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CONSIGLIO NON RICHIESTO n. 5. Seconda parte.

Una rubrica sottovoce per progettare bene e utilizzare al meglio il


superecobonus 110%

Uno dei dettagli più problematici nella progettazione e nella esecuzione dell’isolamento con
cappotto termico riguarda la coibentazione dei balconi e degli sporti.

TUTTO QUELLO CHE AVRESTE VOLUTO SAPERE SUI PONTI


TERMICI DEI BALCONI MA NON AVETE MAI OSATO
CHIEDERE
ovvero: come e perché coibentare anche i balconi e gli sporti?
Sergio Pesaresi ingegnere, logicagotica, docente CasaClima, EES Esperto in Edilizia Sostenibile Italiana

Dopo una necessaria pausa di riflessione riprendiamo il nostro viaggio interrotto nella prima
parte.
LA QUINTA TAPPA: ISOLAMENTO DEL BALCONE TOTALE
Dato che la strada intrapresa finora si è dimostrata non risolutiva ci apprestiamo ora ad un
cambio di passo: progettiamo l’isolamento dell’estradosso del balcone in aggiunta
all’isolamento dell’intradosso. Prevediamo, per semplicità, lo spesso pannello di eps di 5 cm.
La risposta che otteniamo dalla verifica ci conferma che siamo sulla strada giusta.

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Ora finalmente abbiamo raggiunto la temperatura superficiale minima dello spigolo inferiore
che cercavamo: 16.6°C. Sul fronte assenza di muffa e comfort abitativo possiamo ritenerci
soddisfatti, come del resto in termini energetici: la trasmittanza media Ufactor è ora pari a
0.33 W/m2K mentre il flusso è diminuito fino a 14.75 W (in sostanza abbiamo dimezzato la
spesa energetica del nodo!).

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LA SESTA TAPPA: MIGLIORARE ANCORA LA TEMPERATURA DELLO SPIGOLO
La soddisfazione di aver intrapreso la strada giusta ci può portare a cercare di migliorare
ancora la temperatura superficiale dello spigolo inferiore ora giunta a 16.6°C. Proviamo allora
ad aumentare lo spessore dei pannelli isolanti posati a fasciare il balcone: da 5 cm a 6 cm…
così, per vedere di nascosto l’effetto che fa…

Notiamo subito, con soddisfazione, che la temperatura è aumentata anche se solo di un


decimo di grado. E comunque anche i parametri energetici sono migliorati.
Per ottimizzare risultati e spesa ritengo che possiamo evitare questo aumento di spessore e
tornare ai 5 cm.

LA SETTIMA TAPPA: E SE DIMINUISCO LA PROFONDITA’ DEI PANNELLI?


Sorge spontanea una domanda: è necessario isolare l’intera profondità del balcone o posso
limitarmi a 50 cm dalla parete?
L’analisi numerica ci dice che diminuendo la profondità di isolamento ottengo una
diminuzione della temperatura critica e un aumento della spesa energetica. Personalmente
ritengo che anche in termini architettonici oltre che operativi non sia una soluzione
comunque valida.

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L’OTTAVA TAPPA: VOGLIO ESAGERARE: CAPPOTTO DA 10 CM E ISOLAMENTO DEL BALCONE
Per migliorare la temperatura dello spigolo e diminuire la spesa energetica è sicuramente più
vantaggioso applicare un cappotto con spessore maggiore (torniamo ai nostri 10 cm). In
questo modo otteniamo i sospirati 16.7°C con una sensibile diminuzione della spesa
energetica, passando ad un Ufactor di 0.3059 W/m2K (ricordiamo che siamo partiti da 0.6789
W/m2K) e ad un flusso pari a 13.67 W (il viaggio è partito da 30.34 W!).

LA NONA TAPPA: UNA TRAPPOLA DA EVITARE IN CANTIERE


E’ giunta l’ora di passare dalla verifica numerica all’esecutivo di cantiere. Spesso, purtroppo, il
cantiere nasconde insidie, spesso pesanti, che dobbiamo cercare di scansare o, meglio, di
evitare, scendendo nel dettaglio dei disegni esecutivi, disegni che guideranno poi l’effettiva
realizzazione di cantiere. E’ fortemente consigliato approfondire la fase progettuale per non
incorrere poi in cantiere in problemi difficili da risolvere
Negli schemi 6 e 7 ho volutamente posizionato il pannello termico sull’estradosso del solaio
appoggiato sopra al pavimento. Questa “manovra” mi ha consentito di valutare velocemente
l’impatto del pannello nella risoluzione del nodo. Ma, è evidente, non posso adottare questa
soluzione in cantiere. La problematicità dell’isolamento termico all’estradosso (a differenza di
quello all’intradosso, cioè sul plafone del balcone) sta proprio nella necessità di demolire il
pacchetto posto al di sopra del solaio strutturale e di riportare poi i vari strati compresa
l’impermeabilizzazione. Preso atto che gli schemi 6 e 7 non sono realizzabili in cantiere, si

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rende necessario rendere esecutivi i particolari e assoggettarli poi ad una ulteriore verifica
numerica agli EF. E’ pretendere troppo? E’ eccesso di zelo? In effetti può sembrare, ma…

Prendiamo allora in considerazione lo schema 10 che può benissimo rappresentare l’effettiva


posa in cantiere: in sostanza ho progettato e disegnato di asportare il pavimento, il massetto
fratazzato e il sottofondo alleggerito e di posizionare il pannello isolante, magari pendenzato,
e di gettare sopra il massetto cementizio su cui poi poso il pavimento in gres. In sostanza ho
realizzato quello che avevo progettato nello schema 6 (e 7 salvo il diverso spessore del
cappotto). Potrebbe sembrare la soluzione studiata e che ci ha riservato i risultati positivi
visti.
Con eccesso di zelo rifaccio allora la verifica agli EF e… sorpresa! I risultati ottenuti non sono
più quelli che avevo avuto prima! Cosa è successo? E’ successo che la temperatura dello
spigolo è precipitata da 16.6°C (accettabile) a 15.9°C (non accettabile), che il flusso è passato
ad 14.75 W a 16.77W mentre Ufactor da 0.33 si è alzato fino a 0.375 W/m2K.
Ma cosa è successo? Dov’è l’errore?

LA DECIMA TAPPA: IL TRAGUARDO!


L’errore lo possiamo scoprire esaminando attentamente l’andamento delle isoterme sia nella
versione grafica che, meglio, quella agli infrarossi: lì possiamo notare che proprio alla base del
cappotto applicato al muro sopra il balcone, le isoterme hanno una piegatura (evidenziata
dallo sbuffo di colore blu) che rappresenta un raffreddamento della zona causato dal contatto
del massetto cementizio con la parete senza che ciò sia ostruito dal cappotto! In sostanza il
cappotto non è stato posizionato sul solaio ma sopra il massetto, e ciò ha creato un altro…
ponte termico.

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Se infatti posizioniamo correttamente il cappotto otteniamo la situazione riportata nello
schema 11:

Vediamo che vi è continuità fra il pannello posto sull’estradosso del balcone e i pannelli del
cappotto murario, proprio quello che accade all’intradosso.
La corretta posa ci regala ancora un miglioramento nella temperatura dello spigolo che ora è
pari a 16.7 °C oltre al miglioramento energetico, rispetto al corrispondente schema 6: Ufactor
scende a 0.3199 da 0.3301 W/m2K mentre il flusso da 14.75 W scende a 14.29 W.

CONSIDERAZIONI FINALI, TANTO PER TIRARE IL FIATO


Con questo lungo viaggio ho cercato di riproporre, esaminare e sviscerare le diverse tappe
mentali e progettuali che siamo soliti compiere per risolvere il problema legato alla inevitabile
formazione dei ponti termici nel nodo parete-solaio-sbalzo.
Possiamo trarne alcune interessanti considerazioni progettuali: innanzitutto è necessario
essere coscienti che il nodo esaminato è fortemente problematico e che va risolto
correttamente, perché presenta rischi pesanti per la salute, il comfort e il portafoglio
energetico. Abbiamo visto che è necessario isolare anche i balconi perché il solo cappotto
termico murario non risolve il ponte termico. E abbiamo appurato che non è sufficiente
isolare il solo plafone, nonostante sia un’opera abbastanza semplice da realizzare. Semplice
ma non sufficiente. Per una corretta risoluzione del ponte termico si rende allora necessario
isolare il balcone sull’intera superficie non dimenticando, importante!, di isolare anche gli

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spessori laterali lungo tutto il perimetro. Si tratta, insomma, di insaccare tutto il balcone
all’interno di un sacchetto isolante.
Chiudo con un’ultima considerazione: il viaggio mentale che abbiamo percorso è il medesimo
sia in caso di ristrutturazione di un edificio esistente sia nel caso di realizzazione di uno
nuovo. Le problematiche non cambiano e ora sappiamo cosa può esserci utile e cosa no.
E, soprattutto, attenti ai dettagli! Buon lavoro.

Nota: per le verifiche agli elementi finiti ho utilizzato il sofware Therm della LBNL, che ringrazio .

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