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SPAZIALE
ANNO 2019/2020
Molinaro Domenico
1
2
Sommario
Lezione 1 9
Studio del problema dei due corpi 9
Equazione della Traiettoria 11
Lezione 2 13
L orbita ellittica 13
L orbita iperbolica 13
Periodo dell orbita ellittica 14
Time of Flight 15
Lezione 3 16
Spostamento da un punto ad un altro su orbita circolare 16
Spostamento su orbita iperbolica 16
Velocità circolare 16
Velocità di fuga 16
Velocità cosmica 17
Lezione 4 19
Sistema di riferimento orbitale 19
Posizione e velocità nel sistema di riferimento orbitale 21
Lezione 5 22
Matrice di trasferimento 22
Metodo del triangolo sferico 22
Teorema dei coseni 23
Teorema dei seni 23
Metodo delle tre rotazioni 23
Misura del tempo 24
Forza di Coriolis e forza centripeta 24
Sistema di riferimento topocentrico 25
Lezione 6 26
Velocità nel riferimento topocentrico 26
Traccia del satellite 26
Calcolo della Traccia 27
Calcolo della posizione di αGreenwitch 28
Determinare la porzione di pianeta visibile dal satellite 29
Lezione 7 30
Propulsione 30
Trasferimento orbitale 31
3
Orbite circolari 31
Lezione 9 34
Iniezione in orbita 34
Effetto dell errore sulla velocità finale 34
Effetto dell errore sulla direzione 34
Perturbazioni 34
Metodo delle perturbazioni speciali 35
Metodo di Encke 36
Metodo dei parametri orbitali 36
Metodo delle perturbazioni generali 36
Lezione 10 37
Azioni aerodinamiche 40
Lezione 11 41
Orbite 41
Classificazione delle orbite 41
Orbite Geostazionarie 42
Perturbazioni sul satellite 42
Analisi effetto del 3° corpo 42
Lezione 13 44
Orbita Molniya 44
Orbite eliosincrone 44
Satelliti GPS 45
Manovre Orbitali 45
Equazione di Tsiokowlskij Rocket Equation 46
Missioni ad 1 impulso 46
Lezione 14 48
Cambiamento di piano dell orbita 48
Combino rotazione del piano e cambio di energia 49
Manovre a due impulsi 49
Rifasamento su un orbita 50
Lezione 15 51
Trasferimento orbitale 51
Caso generale (iperbole) 51
Traiettoria Hohmanniana 52
Manovra Hohmanniana con tempo ridotto 52
Manovre a 3 impulsi caso ideale 52
4
Manovre a 3 impulsi caso reale (trasferimento biellittico) 53
Traiettorie Lunari 53
1° Modello Trascuro l attrazione della luna 53
Lezione 16 56
2° Modello Considero l attrazione della luna 58
Lezione 17 59
Caso: freno al periselenio 61
Caso: nessuna manovra al periselenio 62
Correzione componenti della velocità 63
Lezione 18 64
Modello dei tre corpi 64
Punti di equilibrio Lagrangiani 65
Utilità dei punti di equilibrio 66
Costanti del moto 67
Adimensionalizzazione 67
Lezione 19 69
Surface of zero velocity 69
Ricerche di orbite a bassa energia per raggiungere la Luna 70
Lezione 20 72
Problema del rifasamento 72
Missioni Interplanetarie 74
Trasferimento interplanetario 74
Lezione 21 76
Orbita di trasferimento per raggiungere Marte 76
Analisi parametrica 77
Soluzione di Beith 77
Problema della partenza 78
Lezione 22 79
Caso: Partenza da orbita di parcheggio 80
Problema dell arrivo 81
Analisi della frenata 83
Lezione 23 84
Vincoli per la manovra ad un impulso. 84
Manovra di Fly By 85
Gravity Assist 85
Manovra di 𝚫𝒗 gravity assist o 𝑽∞ Leverating 86
5
Lezione 25 87
Traiettoria del lanciatore 87
Spinta del motore a razzo 87
Controllo della traiettoria 88
Lezione 26 90
Analisi della traiettoria del razzo 90
Controlli 91
Lezione 28 92
Effetto delle perdite 92
Analisi delle perdite 93
Lezione 29 94
Come decido il sistema propulsivo adeguato al 𝚫𝑽𝒊𝒅𝒆𝒂𝒍𝒆? 94
Motore elettrico 95
Analisi della massa 95
Lezione 30 97
Pluristadi 97
Dimensionamento 97
Lezione 32 100
Dinamica del corpo rigido 100
Matrice dei coseni direttori 101
Equazioni cinematiche usando la matrice dei coseni direttori 102
Elementi della rotazione principale 104
Lezione 33 105
Altra derivazione degli elementi della rotazione principale 106
Equazioni cinematiche usando gli elementi della rotazione principale 107
Angoli di Eulero 110
Set 3-2-1 standard 111
Lezione 34 113
Set 3-1-3 standard 113
Parametri di Eulero o quaternioni 114
Composizione di rotazioni usando i parametri di Eulero 115
Equazioni cinematiche usando i parametri di Eulero 116
Piccole rotazioni 117
Composizione delle velocità di rotazione 118
Lezione 35 119
Equilibrio alla traslazione 119
6
Equilibrio alla rotazione 120
Lezione 36 122
Momento angolare del corpo rigido rispetto al baricentro 122
Momento angolare rispetto a un punto fisso del corpo rigido 123
Equazioni del moto di un satellite 124
Assi principali d inerzia 125
Equazioni del moto di Eulero 126
Energia cinetica 128
Lezione 37 130
Moto del corpo rigido in assenza di coppie esterne 130
Approccio classico 133
Moto libero di un corpo assialsimmetrico 135
Altra analisi del moto libero di un corpo assialsimmetrico 136
Lezione 38 146
Stabilità del moto libero intorno ad un asse principale 146
Effetti delle dissipazioni interne 147
Lezione 39 150
Coppie agenti sul veicolo spaziale 150
Risposta del satellite a coppie esterne 150
Risposta del satellite alle coppie interne 152
Classificazione dei veicoli spaziali 153
Lezione 40 155
Controllo di assetto 155
Coppia gravitazionale 156
Coppia aerodinamica 158
Pressione della radiazione solare 159
Impatto di meteoriti 161
Movimenti di masse 161
Propulsori 161
Apparati di accumulo del momento angolare 162
Lezione 41 163
Controllo passivo dell assetto 163
Stabilizzazione con gradiente di gravità 163
Stabilizzazione giroscopica 163
Corpo rigido in orbita circolare 164
Satellite in orbita ellittica di piccola eccentricità 167
7
Lezione 42 169
Manovra di spin-up 169
Risposta ad una coppia ortogonale all asse giroscopico 170
Spinner (riferimento rotante con il corpo) 171
Spinner assialsimmetrico (riferimento non rotante) 172
Manovre orbitali con spinta non perfettamente in asse 173
Lezione 43 181
Manovre orbitali con spinta non perfettamente in asse: esempio 181
Caso corpo oblato 182
Impiego efficiente del propellente 186
Lezione 44 189
Spinner assialsimmetrico (riferimento non rotante) 189
Controllo attivo dell angolo di nutazione 192
8
Lezione 1
𝑴𝒓
𝒓 𝑮
𝒓𝟐 𝒓
Dove G = 6.67*10^-11 m3/(kg * s^2) è la costante di Gravitazione Universale, M è la massa
del secondo corpo in considerazione ed r è la distanza tra i due corpi.
Tale formula è stata ricavata considerando l ipotesi in cui la massa dello spacecraft risulti
molto inferiore a quella del secondo corpo.
Applicando tale ipotesi alla Legge di Gravitazione universale otteniamo la formula desiderata.
Per comodità definiremo µ = GM, ottenendo:
𝑘𝑚3
𝜇𝑟 𝜇 1 312 ∗ 1011 → 𝑆𝑜𝑙𝑒
𝑟 → 𝑠2
𝑟2 𝑟 𝑘𝑚3
{ 𝜇 398 600 2 → 𝑇𝑒𝑟𝑟𝑎
𝑠
9
Partendo dall equazione dei due corpi si possono ottenere, tramite opportune operazioni
matematiche,varie costanti. In particolare vedremo:
1. Moltiplicare scalarmente esternamente per r punto vettore (ottengo Energia=cost);
2. Moltiplicare vettorialmente esternamente per r vettore (ottengo 𝒉 𝒄𝒐𝒔𝒕);
3. Moltiplicare vettorialmente internamente per h vettore (ottengo 𝒆 𝒄𝒐𝒔𝒕).
---------------------------------------------------------------------------------------------------------
PRIMA DI PROCEDERE AI CALCOLI, VENGONO RIPORTATE ALCUNE NOTE SUL CALCOLO
VETTORIALE UTILI
𝑰 𝒂∗𝒂 𝒂∗𝒂
Da questa prima equazione deduciamo che se voglio guadagnare energia devo spingere
parallelamente al vettore velocità.
La spinta, inoltre, deve essere utilizzata in prossimità del corpo attrattore.
𝐼𝐼 𝑎 𝑏 𝑐 𝑎∙𝑏 ∙𝑐 𝑏∙𝑐 ∙𝑎
---------------------------------------------------------------------------------------------------------
Caso 1
𝜇 𝑟𝑟 𝜇
𝑟∙𝑟 𝑉∙𝑉 ∗ 𝐼 𝑟
𝑟2 𝑟 𝑟2
𝜇 𝑑 𝑉2 𝜇
𝑉∙𝑉 𝑟 0→ 0
𝑟2 𝑑𝑡 2 𝑟
𝐸𝑛𝑒𝑟𝑔𝑖𝑎 𝑐𝑖𝑛𝑒𝑡𝑖𝑐𝑎
Dove 2 → 𝑬𝒄 𝑬𝒈 𝚬 𝒄𝒐𝒔𝒕
𝐸𝑛𝑒𝑟𝑔𝑖𝑎 𝑝𝑜𝑡𝑒𝑛𝑧𝑖𝑎𝑙𝑒
10
Caso 2
𝑑 ℎ 𝑐𝑜𝑠𝑡
𝑟 𝑟 0→ 𝑟 𝑟 0→
𝑑𝑡 ℎ ℎ |𝑟 𝑣| 𝑟𝑉𝑐𝑜𝑠𝜑
Caso 3
𝑟 ℎ 𝑟 ℎ 0→
→ 𝑟 ℎ 𝑟 𝑟 𝑟 0→
𝑑 𝜇 2
𝑎𝑝𝑝𝑙𝑖𝑐𝑎𝑛𝑑𝑜 𝐼𝐼 𝑟 ℎ 𝑟 𝑟 𝑟𝑟𝑟 0
𝑑𝑡 𝑟3
→ 𝑟 ℎ 𝑟 𝑟𝑟 0→
𝑑 ℎ 𝑟
→ 𝑟 0
𝑑𝑡 𝜇 𝑟
Il termine tra parentesi è chiamato Eccentricità (e), che quindi nelle nostre ipotesi resta
costante.
𝒉 𝒓
𝒆 𝒗 𝒄𝒐𝒔𝒕
𝝁 𝒓
11
𝑟∙𝑒 𝑣 ∙𝑟 →
∙
→ 𝑟 𝑒 cos 𝜐 𝑟 → 𝑟 𝑒 cos 𝜐 𝑟→
𝒉𝟐
𝝁
→ 𝒓 𝐸𝑞𝑢𝑎𝑧𝑖𝑜𝑛𝑒 𝑑𝑒𝑙𝑙𝑎 𝑡𝑟𝑎𝑖𝑒𝑡𝑡𝑜𝑟𝑖𝑎
𝟏 𝒆𝒄𝒐𝒔 𝝊
12
Lezione 2
L bi a e i ica
Di seguito sono riportate alcune formule geometriche utili per il caso di orbita ellittica.
𝑥2 𝑦2
1 𝑟 𝑟 2𝑎
𝑎2 𝑏2
𝑐
1 𝑒 𝑟 𝑎 1 𝑒 𝑒
𝑎
𝑎 1 𝑒2 𝑝
𝑟 𝑑𝑜𝑣𝑒 𝜐 è 𝑙 𝑎𝑛𝑜𝑚𝑎𝑙𝑖𝑎 𝑣𝑒𝑟𝑎
1 𝑒𝑐𝑜𝑠𝜐 1 𝑒𝑐𝑜𝑠𝜐
ℎ2 ℎ2
𝑎 1 𝑒2 𝑒2
𝜇 →𝑎 1 𝜇
𝑝
𝜐 90°
L bi a iperbolica
𝑥2 𝑦2 𝑐 𝑏2 𝑎2 1
1 𝑎 0 𝑏 → cos 𝑝ℎ𝑖
𝑎2 𝑏2 tan 𝜙 𝑒
𝑎
𝑣2 𝜇 𝜇
Ε 𝑝 ℎ2
2 𝑟 2𝑎 → 𝑒 1 1 2Ε
ℎ 𝑎 𝜇2
𝑣
𝑟
𝑒 l eccentricità può essere uguale a quando h va a , ovvero volando in direzione
puramente radiale.
Consideriamo ora uno spacecraft intorno ad una massa, che si muove con una certa velocità
v. Per tale corpo potremmo esprimere velocità e accelerazione come:
𝑟 𝑟𝑖̂
𝑣 𝑟
𝑣 𝑟 𝑟𝑖̂ 𝑟𝜃 𝑗̂ →
𝑣 𝑟𝜃
13
𝑎 𝑟 𝑟𝜃 2
𝑎 𝑟 𝑟 𝑟𝜃 2 𝑖̂ 2𝑟𝜃 𝑟𝜃 𝑗̂ →
𝑎 2𝑟𝜃 𝑟𝜃
Pe i d de bi a e i ica
Consideriamo nuovamente il caso di uno spacecraft orbitante intorno un corpo attrattore.
Al variare del tempo, il corpo ovviamente si sposterà, e tale spostamento può essere
tradotto in una variazione di r e 𝜃.
𝑑𝐴 1 𝑟𝑑𝜃 1 ℎ
𝑟 𝑟𝑣
𝑑𝑡 2 𝑑𝑡 2 2
14
𝑎2 𝑏 2
𝜋𝑎𝑏 𝜋𝑎𝑏 1 𝑇 2𝜋
𝐴 → 𝜇𝑇 → 𝜇𝑝 →
2 2 2
𝑏2 𝑎2 𝑐2 𝑎2 1 𝑒2
1−
𝑇 1−
Time of Flight
Nel caso invece volessimo calcolare il tempo che lo spacecraft
impiega per spostarsi da un punto ad un altro ci basterà fare una
semplice proporzione, come di seguito illustrato
𝑡 1 𝑇
𝐹𝑃1 𝜋𝑎𝑏
E= anomalia eccentrica 𝜐= anomalia vera
𝐸 2 𝐸 2 1
𝐴 𝐹𝑃𝐶 𝑎 𝐴 𝑂𝐹𝐶 𝑎 𝑒𝑎 ∙ 𝑠𝑒𝑛𝐸
2 2 2
1
𝐴 𝑂𝐹𝐶 𝑒𝑎 ∙ 𝑎𝑠𝑒𝑛𝐸
2
L equazione del cerchio di raggio a è:
𝑥2 𝑦2
1
𝑎2 𝑎2
L equazione dell ellisse invece è:
𝑥2 𝑦2
1
𝑎2 𝑏2
𝑦2 𝑥2
1 2 2
𝑥2
𝑎2 𝑎2 → 𝑦 𝑏 1
𝑦2 𝑥 2 𝑦 2 𝑎2 𝑥2
{𝑏 2 1 𝑎2
𝐴 𝐹𝑃𝐶 𝑎
𝐴 𝐹𝑃1 𝑏
Ritornando all espressione del tempo:
𝑎3 2𝜋 𝑏 1 2 2
𝑎3 𝑎3 𝑀
𝑡 1 𝐸𝑎 𝑎 𝑒 𝑠𝑖𝑛𝐸 𝐸 𝑒 𝑠𝑖𝑛𝐸
𝑚𝑢 𝜋𝑎𝑏 𝑎 2 𝜇 𝜇 𝑛
Dove M è l anomalia media e n indica che solitamente si indica il tempo impiegato per
percorrere un radiante su un cerchio di raggio a.
15
Lezione 3
𝑎 𝑟 𝑒 𝑐𝑜𝑠𝜐
𝑐𝑜𝑠𝐸
𝑒𝑎 1 𝑒𝑐𝑜𝑠𝜐
𝑎3
𝑡 1 𝑒 𝑠ℎ𝐹1 𝐹1
𝜇
Velocità circolare
La velocità circolare è la velocità che compete ad un orbita circolare. Essa è funzione solo del
raggio.
𝑟 0
𝑟 𝑐𝑜𝑠𝑡 →
𝑟 0
𝜇 𝑟
𝑟
𝑟2 𝑟
𝜇
𝑎 𝑟𝜃 2
𝑟2
𝜇
𝑟𝜃 Vc
𝑟
Velocità di fuga
Velocità minima necessaria ad un corpo a distanza r per raggiungere l infinito.
Partendo dall equazione di conservazione dell energia otteniamo:
16
𝑉2 𝜇 𝑉2 𝜇 𝜇
𝜖 0
2 𝑟 2 ∞ 2𝑎
2𝜇
𝑉 √2𝑉
𝑟
Tale velocità cambia continuamente perché lo spacecraft si allontana sempre di più. Inoltre
essa è indipendente dalla direzione del moto.
Nel caso 𝜺 𝟎 avremo Vinfinito > 0, ottenendo il cosiddetto eccesso iperbolico di velocità.
Velocità cosmica
Prima velocità cosmica. Velocità necessaria per girare intorno alla Terra al raggio più
basso possibile:
𝛍
𝐕𝐈 = 7,9 Km/s
𝐫𝐓𝐞𝐫𝐫𝐚
Seconda velocità cosmica. Velocità necessaria ad evadere il campo terrestre.
Terza velocità cosmica. Sforzo propulsivo necessario per evadere dal sistema solare.
Sfruttiamo l eccesso iperbolico di velocità (che ha un suo modulo e direzione).
Considerando la velocità della Terra rispetto al sole (circa 30 km/s), sfruttiamo il
movimento proprio del pianeta per ridurre la velocità necessaria per evadere il
sistema solare.
2𝜇 𝑘𝑚
𝑉 42
𝑅 𝑠
𝑉 𝑉 𝑉 42 30 12 𝑘𝑚\𝑠
𝜇 𝑉2
𝑉2
𝑟 2
17
RICAPITOLANDO
𝑽𝟐 𝝁 𝑽𝟐 𝑽𝟐𝒆 𝝁 𝑽 𝟐𝚬𝒉𝟐
𝚬 𝒆 𝟏
𝟐 𝒓 𝟐 𝟐 𝟐𝒂 𝟐 𝝁𝟐
18
Lezione 4
19
è detta longitutine del
Nodo Ascendente e varia
tra 0° e 360°
20
Se l orbita è circolare equatoriale possiamo calcolare la logitudine vera all epoca come:
𝒍𝟎 𝝅 𝝂𝟎 Ω 𝝎 𝝂𝟎
ℎ
𝑘 𝑝̂3
ℎ
𝑒 |𝑒|
𝑣0 ℎ 𝑟 𝑒
𝑒 → ℎ2 → 𝑝̂1
𝜇 𝑟 𝑝 |𝑒|
𝜇
𝑝̂1 è il versore che indica la direzione dell asse del riferimento perifocale.
Il riferimento perifocale è il sistema di riferimento basato sul piano della traiettoria (p1, p2,
p3 ortogonale).
cos 𝑖 𝑘 ∙ 𝑔3 𝑔3 →𝑖 cos −1
𝑛 → 𝑐𝑜𝑠Ω 𝑔1 ∙ 𝑛 → Ω cos −1 𝑛1
Ω varia tra 0° e 180° dipendentemente dal segno di 𝑛1 .
̂ ∙
𝑐𝑜𝑠𝜐0 | |
21
Lezione 5 (30/09/2019)
Matrice di trasferimento
𝑎 1 𝑝̂1 𝑔1 𝑝̂ 2 𝑔1 𝑝̂3 𝑔1 𝑎 1
𝑎 ∙ 𝑔1 𝑎 2 𝑝̂1 𝑔2 𝑝̂ 2 𝑔2 𝑝̂ 3 𝑔2 ∙ 𝑎 2
𝑎 3 𝑝̂1 𝑔3 𝑝̂ 2 𝑔3 𝑝̂ 3 𝑔3 𝑎 3
Ipotizzando che gli angoli i, e ω siano costanti si può dimostrare che i versori {p1,p2,p3} sono
solidali al corpo in movimento.
Si introducano altri tre parametri {i, ω, } che cambino nel tempo. Vogliamo vedere come è
possibile calcolare la matrice di trasferimento.
22
Dopodichè si può guardare dal centro della sfera i vertici B e C e misurare l angolo al centro
della sfera (a). Dal momento che la sfera ha raggio unitario, la misura della lunghezza BC
corrisponde esattamente ad a.
E importante notare che per un triangolo sferico non vale la proprietà per cui la somma degli
angoli interni debba essere minore di 180°. Valgono invece il
Dove 𝑖 180 𝐴.
E importante notare che qualora fossimo in un riferimento equatoriale i avremo che gli
elementi in posizione (1,1) e (2,1) diventano rispettivamente [cos 𝜔 Ω ] e [sin 𝜔 Ω ],
ovvero i due angoli ω e non sono più distinguibili.
23
La prima, intorno a g3, porta il versore g1, a coincedere con il versore n.
La seconda, intorno a g1, e la terza, intorno a g3 di nuovo, servono a far coincedere gli altri
due versori con p3 e p1.
Quindi potremo scrivere:
𝑎 𝐴 ∙𝐴 ∙𝐴 𝑎
Dove le tre matrici, A , A e A sono di seguito riportate cosi come la matrice di traferimento
complessiva A):
𝑐𝑜𝑠Ω 𝑠𝑖𝑛Ω 0 1 0 0 𝑐𝑜𝑠𝜔 𝑠𝑖𝑛𝜔 0
𝐴 𝑠𝑖𝑛Ω 𝑐𝑜𝑠Ω 0 𝐴 0 cos 𝑖 sin 𝑖 𝐴 𝑠𝑖𝑛𝜔 𝑐𝑜𝑠𝜔 0
0 0 1 0 sin 𝑖 cos 𝑖 0 0 1
𝑓 𝑓1 𝑖̂ 𝑓2 𝑗̂ 𝑓3 𝑘
𝑓1 𝑖̂ 𝑓2 𝑗̂ 𝑓3 𝑘 𝑓1 𝑖̂ 𝑓2 𝑗̂ 𝑓3 𝑘
→ 𝑓1 𝑖̂ 𝑓2 𝑗̂ 𝑓3 𝑘 𝑓1 𝜔 𝑖̂ 𝑓2 𝜔 𝑗̂
𝑖̂ 𝜔 𝑖̂; 𝑗̂ 𝜔 𝑗̂; 𝑘 𝜔 𝑘
𝑓3 𝜔 𝑘
24
𝒅𝒇 𝒅𝒇
𝝎 𝒇
𝒅𝒕 𝒅𝒕 𝑹
I due termini che compaiono nel calcolo dell accelerazione rispetto ad un riferimento fisso
sono appunto i termini derivanti dalla forza di Coriolis e dalla forza centripeta. Queste due
sono forze fittizie, che non esistono, ma necessarie per valutare correttamente il
movimento del secondo sistema di riferimento rispetto al primo.
Il riferimento topocentrico può essere solidale alla Terra o può rimanere fisso mentre lo
spacecraft si muove.
Il raggio ρ e la velocità ω possono essere decomposte secondo i versori di riferimento come
segue:
𝑟 𝜌 𝑟 𝑡̂3 𝑣 𝑤 𝑢
25
Lezione 6 (01/10/19)
𝑢 𝑟 𝜔 𝑐𝑜𝑠𝛿 𝑡̂2
𝑟 6371 𝑘𝑚
2𝜋
𝜔 𝑟𝑎𝑑\𝑠
86164
La velocità massima la si ottiene in corrispondenza dell equatore, dove 𝛿 1, e vale
𝑢 0,46 𝑘𝑚/𝑠
Andiamo ora a calcolare la velocità che ha un razzo che parte dalla superfice terrestre.
𝑣 𝜔 𝑢 𝜔 𝑢 𝜔𝑐𝑜𝑠𝜑 𝑠𝑖𝑛𝜑 𝑧 𝜔 𝑐𝑜𝑠𝛿
𝜔 𝑢 𝑣 𝜔 𝑢
𝑣1 𝑣 𝑐𝑜𝑠𝜑 𝑐𝑜𝑠𝜓
𝑣 𝑣2 𝑣𝑐𝑜𝑠𝜑 𝑠𝑖𝑛𝜓
𝑣𝑠𝑖𝑛𝜑
sin 𝜑
tan 𝜓
Il fisso, immaginato come un reticolo composto dai meridiani e dai paralleli del pianeta
che punta sempre alle stelle fisse individuato dal simbolo dell Ariete
Il mobile, solidale alla Terra e che quindi ruota con essa (individuato dal nome della
base di osservazione)
26
Il satellite sorvola punti della Terra a latitudine
comprese tra 𝑖 𝑒 𝑖.
2 ci daranno la traccia;
1 ci darà la coordinata azimutale necessaria a
disegnare meglio la traiettoria del satellite sul
grafico.
27
q = giorni trascorsi
Parametri orbitali
Anomalia vera
Tempo
Possiamo calcolare i due parametri necessari a definire la traccia
sin 𝛿 sin 𝑢 ∙ sin 𝑖 sin 𝐿𝑎
cos 𝑖
sin ∆𝛼 ∙ sin 𝑢
cos 𝛿
e il parametro necessario a disegnarla
cos 𝑖 cos 𝛿 ∙ sin 𝜓
Quando il satellite passa per il nodo avremo che
𝛿 0 → cos 𝛿 1→𝑖 𝜓 90°
𝛼 Ω ∆𝛼
𝐿0 𝛼 𝛼
𝛼 𝛼 0 𝜔0 ∙ 𝑡 𝑡0
Si ricordi che dopo ogni anno la Terra percorre ¼ di grado in meno, il che implica che a
partire da ogni anno bisestile bisogna togliere n* ¼ di grado.
28
Determinare la porzione di pianeta visibile dal satellite
𝑟 𝑟 ℎ 𝐷
𝜋 𝜋 sin 𝛦
sin 2 𝜀 𝛦 sin 2 𝜀
𝐷𝑜𝑣𝑒:
𝜋 𝑟 𝑠𝑖𝑛Ε
sin 𝜀 𝛦 cos 𝜀 Ε 𝑐𝑜𝑠𝜀 𝑒 𝐷 𝑟 ℎ
2 𝑟 ℎ 𝑐𝑜𝑠𝜀
29
Lezione 7 (02/10/19)
Propulsione
Per posizionare un satellite in orbita circolare intorno alla Terra si utilizzano due impulsi in
sequenza:
Si noti che il costo che paghiamo per generare una differenza del vettore velocità (che può
essere sia in modulo che in direzione) è sottoforma di massa di propellente consumato (e
quindi di propellente da caricare a bordo del lanciatore).
Per ottenere la spinta richiesta esistono diversi tipi di propulsione chimica, elettrica, solare
a seconda della missione da eseguire.
Inoltre, a seconda dei casi, parleremo di spinta impulsiva quando il tempo per cui il motore
è attivo è molto piccolo rispetto alla durata della misione e spinta finita quando il motore
è acceso per tutto il tempo della missione.
Ad esempio, il decollo di un lanciatore richiede una spinta finita, mentre una manovra orbitale
richiede una spinta impulsiva.
La tabella seguente riassume quanto detto:
30
Trasferimento orbitale
Considero un orbita su cui mi sto muovendo a velocità v1. Applico una spinta T parallela al
Δv necessario per spostarmi all orbita . Fissata la variazione di energia necessaria al
trasferimento, questa può essere espressa come:
μ 𝜇 𝑉22 𝑉12 1 2 Δ𝑉
ΔΕ 𝑉 Δ𝑉 2 2𝑉1 Δ𝑉𝑐𝑜𝑠𝛽 𝑉12 Δ𝑉 2𝑉1 𝑐𝑜𝑠𝛽
2a2 2𝑎1 2 2 2 1 2
Dall equazione ricavata si vede come, fissata l energia
richiesta per il trasferimento orbitale, è importante
minimizzare il Δv richiesto per minimizzare i consumi.
Per fare ciò si deve:
𝑉2 𝜇
Ε → 𝑑Ε 𝑉𝑑𝑉 𝑉 𝑑𝑉
2 𝑟
In quanto prodotto scalare dei vettori è zero quando l angolo tra loro compreso è , mentre
il prodotto scalare dei moduli è massimo quando v è massimo.
Orbite circolari
Consideriamo un orbita circolare di raggio rc.
𝜇
𝑉
𝑟
𝐿 2𝜋 𝑟 2 𝑟3
𝑇 2𝜋
𝑉 𝜇 𝜇
𝑟
1 𝜇 𝜇 1 𝜇
𝐸 𝐸 Ε
2 𝑟 𝑟 2 𝑟
31
Dal grafico si osserva come all aumentare del raggio dell orbita, pur essendo vero che la
velocità richiesta allo spacecraft per mettersi in orbita va via via diminuendo (Ec diminuisce),
è anche vero che lo sforzo propulsivo iniziale aumenta.
Fissato il raggio dell orbita circolare che voglio raggiungere, se anche sparassi da terra il razzo
con un unico impulso di velocità sufficiente a raggiungere la Vc necessaria per mettermi in
orbita 𝑉0 , il lanciatore arrvierebbe si alla quota richiesta, ma descriverebbe una traiettoria
ellittica di parametro a = rc, ritornando poi al punto di partenza.
Essendo però necessari due impulsi (uno che ci permetta di raggiungere la quota richiesta con
velocità ortogonale alla traiettoria e uno per accellerare fino alla V c dell orbita) aumenta
anche la perdita (e quindi il consumo di propellente) necessaria al fine di completare la
manovra.
Per quantificare questa perdita Δ𝑊, egualiamo l energia cinetica richiesta dalla manovra a
due impulsi con quella con un solo impulso:
Δ𝑉 𝑉0 Δ𝑉
𝑉0 Δ𝑉 2 𝑉02 𝑉02 Δ𝑉 2 𝑉02 Δ𝑉 2
Δ𝑊 16Δ𝑉 𝑉1 Δ𝑉
2 2 2 2 2 2
Δ𝑊 𝑉0 𝑉1 Δ𝑉
32
Continuazione (Lezione 9)
Dalla conservazione dell energia risulta:
𝑽𝟐 𝑽𝟏
𝚫𝑾 𝒄 𝑐𝑜𝑛 Δ𝑉 𝑉2 𝑉1
𝑽𝟎 𝑽𝟏
V0 e V1 crescono insieme, quindi aumentando V1 (e di conseguenza V0) il denominatore
aumenta e il numeratore diminuisce, migliorando quindi l efficacia del lancio.
L ellisse migliore per entrare in orbita sarebbe quella con l apogeo più grande e tangente alla
circonferenza nel punto di iniziezione.
Sotto i 150km questa manovra non è viabile a causa dell atmosfera. Questo problema non si
pone nelle orbite interplanetarie, in quanto possiamo dare tutta la spinta necessaria sulla
Terra.
33
Lezione 9 (7\10\19)
Iniezione in orbita
Supponiamo di arrivare all orbita di raggio prefissato r2 con la precisione voluta ma con:
𝑉2 𝜇 𝜇 𝜇
→ 𝑑𝑖𝑓𝑓𝑒𝑟𝑒𝑛𝑧𝑖𝑜 → 𝑉𝐷𝑉 0 𝑑𝑎
2 𝑟2 2𝑎 2𝑎2
2𝑎2
Δ𝑎 ≅ 𝑉Δ𝑉 𝑎 ≅ 𝑟2
𝜇
𝜇 Δ𝑎 2𝑉
𝑉2 𝑒 Δ𝑉
𝑟2 𝑟2 𝑉2
Δ𝑧 4Δ𝑉
2𝑟 𝑉
Si vede dall equazione che un errore di un millesimo sulla velocità porterebbe a un errore di
quattro millesimi sul raggio dell orbita.
Effe de e e a di e i e
Supponiamo un errore di 1/1000 di grado.
𝑝 𝑉22 𝑟22
𝑒 1 1 cos2 𝜑2 1 cos 2 𝜑2 |𝑠𝑒𝑛𝜑2 |
𝑎 𝜇𝑎
|Δ𝜑2 |
Δ𝑧
Δ𝑧 𝑟 𝑎 1 𝑒 𝑒𝑎 → 𝑒, Δ𝑧 6 𝑘𝑚
𝑎
Perturbazioni
La traiettoria reale di un corpo orbitante non segue una conica ideale, pertanto i parametri
orbitali variano lievemente nel tempo.
34
Conica oscillatoria: conica che, in un dato punto, è tangente alla traiettoria reale, calcolata a
partire dai parametri in quel punto.
I vari tipi di perturbazione dipendono dalla quota intorno cui orbita il satellite:
35
Metodo di Encke
𝛿𝑟 𝑟 𝑟 𝜇 𝑎
𝑟 ∇𝑈
𝜇 𝑟 𝑟
𝑈 1 𝐽𝑛 𝑃 sin 𝐿𝑎 𝐽 ,
𝑃 sin 𝐿𝑎 cos 𝑚 𝐿𝑜 𝐿𝑜
𝑟 𝑟 𝑟
=2 =2 =2
36
Lezione 10 (08/10/19)
Sono influenzati da J2 solo due parametri:
𝑟 2
ΔΩ 3𝜋𝐽2 cos 𝑖
𝑝
3 𝑟 2
Δ𝜔 𝜋𝐽2 5𝑐𝑜𝑠 2 𝑖 1
2 𝑝
Ci sarebbe anche un influenza sull anomalia media, ma è trascurabile.
a = attrazione dovuta alla cintura equatoriale in cui si
immagina una maggiore concentrazione di massa.
𝑑ℎ
𝑐
𝑑𝑡
Dove 𝑐 è il vettore coppia.
Analisi di 𝟓 𝒄𝒐𝒔𝟐 𝒊 𝟏 𝟎
i < 63,4° concorde al movimento del satellite
i = 63,4° non cambia
i > 63,4° discorde al movimento del satellite
37
Effetto del terzo corpo
Abbiamo (n-1) equazioni per n corpi, poiché
studiamo il moto relativo a Mp.
𝑟 𝜌0 𝑅0
𝐺𝑚𝑀 𝑟 𝐺𝑚𝑀 𝜌
𝑚𝜌0
𝑟2 𝑟 𝜌2 𝜌
𝐺𝑚𝑀 𝑟 𝐺𝑀𝑀 𝑅
𝑀𝑅0 2
𝑟 𝑟 𝑅2 𝑅
𝑠𝑜𝑡𝑡𝑟𝑎𝑒𝑛𝑑𝑜 𝑚𝑒𝑚𝑡𝑟𝑜 𝑎 𝑚𝑒𝑚𝑏𝑟𝑜 𝑜𝑡𝑡𝑒𝑛𝑔𝑜:
𝐺 𝑀 𝑟 𝑅 𝜌
𝑟 𝜇
𝑟2 𝑟 𝑅 3 𝜌3
𝐷𝑜𝑣𝑒 𝑖𝑙 𝑠𝑒𝑐𝑜𝑛𝑑𝑜 𝑎𝑑𝑑𝑒𝑛𝑑𝑜 è 𝑎
𝜌2 𝑅2 𝑟2 2𝑟𝑅𝑐𝑜𝑠𝛽
𝜌2
1 Ε2 2Ε𝑐𝑜𝑠𝛽 4Ε 3 𝑐𝑜𝑠𝛽 Ε4 4Ε 2 cos2 𝛽
𝑅2
38
2
𝜌2
1 2Ε 4Ε𝑐𝑜𝑠𝛽 4Ε 3 𝑐𝑜𝑠𝛽 Ε4 4Ε 2 cos 2 𝛽
𝑅2
1
𝜌2 2 Ε2 1 2
1 Ε𝑐𝑜𝑠𝛽 Ε cos 2 𝛽
𝑅2 2 4
𝑎2 1 1 2Ε 2 4Ε𝑐𝑜𝑠𝛽
4Ε 2 cos2 𝛽 2 Ε 2 2Ε𝑐𝑜𝑠𝛽 Ε 2 cos2 𝛽 1 Ε cos 𝛽
1 1 2Ε 2 4Ε𝑐𝑜𝑠𝛽 4Ε 2 cos 2 𝛽 2 Ε 2 2Ε𝑐𝑜𝑠𝛽 Ε 2 𝑐𝑜𝑠𝛽 2Ε 2 𝑐𝑜𝑠𝛽
𝜇 𝜇 𝑟
𝑎 Ε2 3Ε 2 cos2 𝛽 1 3 cos 2 𝛽
𝜌2 𝑅2 𝑅
Si osservi come l effetto perturbativo dipende dall azione del corpo perturbato moltiplicato
per l orbita del satellite diviso l distanza dal terzo corpo.
Esempio per satellite geostazionario
𝜇 𝑟 1 −3
3 𝑆𝑜𝑙𝑒: 0.3 ∙ 106 , 10
𝑎 𝜇 𝑟 𝜇 𝑅 3
𝑎 𝜇 𝑅3 𝜇 1 𝑟 1
𝐿𝑢𝑛𝑎: ∙ 0.3 ∙ 106 ,
{ 𝜇 81 𝑅 9
39
Azioni aerodinamiche
𝟏 𝟐
𝑫
𝟏
𝑪 𝝆𝑾𝟐 𝑺, 𝒂𝒑 𝟐 𝑪𝑫 𝝆𝑾 𝑺
𝟐 𝑫 𝒎
La sezione frontale del satellite cambia durante il suo moto. Osserviamo come variano i
parametri dell equazione:
la densità, che dipende dalla quota, varia anche con la temperatura, che in orbita è
altamente variabile, dipendendo, oltre che dall ora del giorno e dalla stagione, anche
dalla diversa attività del Sole; ρ varia tra e
il CD ha poca rilevanza a causa dell elevata rarefazione delle molecole cammino libero
medio molto alto). (cD = 2)
Ad un altitudine maggiore di 800 km il satellite ha una vita pressochè perpetua.
Ad un altitdine inferiore di km la resistenza è maggiore al perigeo a causa dell elevata
velocità e pressione. Ciò implica che la forza frenante al perigeo fa scendere di quota l apogeo,
di conseguenza l orbita da ellittica diventa circolare.
Come a ia il aggio dell o bi a
𝑉2 𝜇 𝜇
,𝑟 𝑐𝑜𝑠𝑡
2 𝑟 2𝑎
Derivo rispetto al tempo:
𝜇
𝑉𝑑𝑉 𝑑𝑎 𝑑𝑟 2𝑎2 𝑉𝐷𝑉
2𝑎2 →
𝑑𝑡 𝑑𝑡 𝑑𝑡 𝜇 𝑑𝑡
2
𝑑𝑉 𝐷 𝑑𝑟 2𝑎 𝐷 2𝑎2 𝑉 1 𝑆
→ 𝑉 ∙ 𝐶 𝜌𝑉 2 𝜇
𝑑𝑡 𝑚 𝑑𝑡 𝜇 𝑚 𝜇 √𝜇 2 𝑚
Dato che:
3
3
𝜇 2
𝑉
𝑎
Otteniamo che:
𝑑𝑟 𝑆
𝜇𝑎 𝐶 𝜌
𝑑𝑡 𝑚
40
Lezione 11 (09/10/19)
Orbite
Vogliamo che ogni n giorni il satellite faccia un
numero intero di orbite.
Supponiamo di volcerci emttere in un orbita
inclinata di 50°.
cos 𝑖 cos 𝛿 𝑠𝑖𝑛𝜓
Ho quindi due Azimuth di lancio, analoghi dal
punto di vista propulsivo, ma geograficamente bisogna vedere su cosa si passa.
Parleremo pertanto di corridio di lancio, ovvero l ampiezza dell Azimuth per cui il lanciatore
nel suo percorso non sorvola centri abitati.
Supponiamo ora di voler fare una missione
interplanetaria.
L angolo è fissato ad un valore di circa .
Nel momento in cui la base di lancio attraversa la
traccia del satellite posso lanciare sia verso nord che
verso sud. Tuttavia al fine di avere una finestra di
lancio più ampia possiamo diminuire di circa l il
carico utile al fine di avere un surpluss di propellente
sufficiente da poter lanciare circa 10 minuti prima o
10 minuti il tempo t di lancio ottimale.
Orbite alte (LEO): a circa 600 km, sono orbite circolari in cui i satelliti hanno una bassa
ampiezza di veduta, usate soprattutto per:
Telefonia;
Missioni con equipaggio umano;
41
Parcheggio per missioni
interplanetariaìe;
Orbite medie (MEO)
Orbite alte (GEO): orbite sopra i 10.000 km in cui i satelliti hanno un ampia veduta del
pianeta.
Si preferisce l utilizzo di orbite ellittiche rispetto alle circolari poiché per essere raggiunta
richeide un dispendio minore di propellente.
Orbite Geostazionarie
Sono orbite in cui il satellite si trova sempre allo zenith di un particolare punto della Terra.
Condizioni affinchè un orbita possa essere geostazionaria sono:
1. i = 0 (orbita equatoriale)
2. e= 0 (orbita circolare)
3. 𝑇 2𝜋 rGEO = 42.000 km
42
Il ritmo con cui il satellite esce dal piano equatoriale è circa di 1°\anno
Riportare il satellite nel piano equatoriale costa un Delta V di circa 40 m\s ogni anno in termine
di propellente. La manovra consiste nel riposizionare il satellite all inizio del cono della
stazione di Terra quando giunge alla fine di esso.
(Statio keeping Nord Sud).
Il Satellite inoltre risente delle diverse distribuzione di massa del pianeta, tendendo ad uscire
dal meridiano in cui è posizionato. Per fare ciò si effettua una manovra di Station Keeping Est-
West (circa 10 m\s).
43
Lezione 13 (14/10/19)
Orbita Molniya
L URSS, a causa della latitudine a cui si trovano le sue stazioni di lancio, non può permettersi
facilmente satelliti in orbite geostazionarie, preferisce adoperare satelliti con orbite
fortemente ellittiche: in questo modo il satellite spende la maggior parte della sua vita
operativa all apogeo.
Per ottenere questo risultato si impone l argomento del perigeo pari a -90°).
Orbite eliosincrone
Sono orbite in cui il satellite sorvola la Terra sempre nelle
stesse ore, in modo da ottenere sempre le stesse condizioni
di luce. L orbita scelta è quella alba-tramonto per questioni di
ombre (aiutano a calcolare le altezze e visuallizzare particolari
del terreno). Tale orbita, se polare, viene teoricamente
sempre illuminata dal Sole, rendendo necessarie poche
batteria perché la maggior parte dell energia del satellite
viene ricavata tramite cellule fotovoltaiche.
Il problema è che quando la Terra arriva nel punto B circa giorni , l orbita si inclina di
(circa 1°/giorno).
44
Per evitare ciò voglio che Ω, procedendo da A a B, cresca di circa 1°\giorno.
𝑟0 2
ΔΩ 3𝜋𝐽2 cos 𝑖
𝑝
Il segno (- indica che l orbita ruota nella direzione opposta a quella voluta→ 𝑖 90°.
ΔΩ
Ω 1°/𝑔𝑖𝑜𝑟𝑛𝑜
𝑇
Il fatto che l asse della Terra sia inclinato implica che a volta il satellite, in inverno, sia in
ombra.
Satelliti GPS
Servono a determinare la posizione sulla Terra.
Vedo 3 satelliti e misuro a che distanza sono, in questo modo determino la mia posizione.
Il satellite GPS manda un segnale con l ora, se conosco l ora della ricezione posso calcolare la
distanza . Per correggere errori di precisione nella misurazione del tempo si aggiungo un
quarto satellite.
Soluzione scelta per satelliti GPS:
Manovre Orbitali
Motivi:
perturbazioni;
errori di lancio;
raggiungere l orbita voluta se non è possibile con un solo lancio per motivi geografici.
Chi le fa?:
lanciatore (raramente);
motore del satellite (soprattutto per correggere le perturbazioni).
45
Equazione di Tsiokowlskij Rocket Equation
𝑑𝑚
𝑑𝑉 𝑔0 𝐼
𝑚
Dal momento che utilizzo la propulsione chimica l impulso specifico può essere considerato
costante, pertanto integrando l equazione precedente otteniamo:
𝒎𝒊 𝒎𝒊
𝚫𝑽 𝒈𝒐 𝑰𝒔 𝐥𝐨𝒈 𝒈𝒐 𝑰𝒔 𝐥𝐨 𝐠
𝒎𝒇 𝒎𝒊 𝒎𝒑
Missioni ad 1 impulso
Non voglio cambiare la direzione dell asse, quindi sparo ortoganalmente ad esso.
Posso effettuare la manovra sia al perigeo che all apogeo quindi parralelamente alla V .
Sia aumentando la velocità all apocentro che al pericentro posso rispettivamente alzare o
abbassare il punto fino a scambiare apocentro e pericentro.
4𝑎
Δ𝑧 2Δ𝑎 𝑉Δ𝑉 𝐹𝑜𝑟𝑚𝑢𝑙𝑎 𝐴𝑝𝑝𝑟𝑜𝑠𝑠𝑖𝑚𝑎𝑡𝑎
𝜇
Una formula esatta invece la si può ottenere dalla conservazione dell energia nelle due orbite:
𝑉12 𝜇 𝜇
𝑑𝑎 𝑐𝑢𝑖 𝑟𝑖𝑐𝑎𝑣𝑜 𝑉1
2 𝑟1 2𝑎1
𝑉22 𝜇 𝜇
𝑑𝑎 𝑐𝑢𝑖 𝑟𝑖𝑐𝑎𝑣𝑜 𝑉2
2 𝑟2 2𝑎2
Δ𝑉 𝑉2 𝑉1 𝑣𝑎𝑙𝑜𝑟𝑒 𝑒𝑠𝑎𝑡𝑡𝑜
𝑉 12 𝑉 22 𝐶𝑎𝑚𝑏𝑖𝑎 𝑖𝑙 𝑠𝑒𝑔𝑛𝑜
2𝜇 2𝜇 Δω
Δ𝑉 2|𝑉 | 𝑒 sin 𝑟 sin
ℎ ℎ 2
47
Lezione 14 (15/10/19)
Ca bia e di ia de bi a
Per effettuare un cambio di piano dell orbita, è necessario che l incremento di velocità Δ𝑉
abbia una componente perpendicolare al piano iniziale.
𝜀1 𝜀2 ℎ1 ℎ2 𝑉1 𝑉2 𝑉 1 𝑉 2
𝜟𝝍
𝚫𝑽 𝟐𝑽𝜽 𝐬𝐢𝐧
𝟐
Un analisi della variazione dell angolo di azimuth, in funzione degli angoli di incliazione e di
latitutide indica che un cambio di piano a 𝛿 0 comporta che Δ𝑖 Δ𝜓. Inoltre, l inclinazione
dopo la manovra non può essere più bassa della latituinde locale 𝑖2 𝛿 .
Se l obbiettivo per cui si effettua questa manovra è quello di cambiare l inclinazione, allora la
manovra più efficiente viene effettuata quando il satellite passa l equatore e Ω è mantenuto
costante se devo solo cambiare l inclinazione mi conviene farlo in corrispondenza del nodo,
perché ΔΨ è minore).
0
1.00
10
20
0.75
i/
0.50
= 30
0.25
0
-30 0 30 60
i (deg)
Questa manovra non fa variare l energia pertanto posso variare il piano dell orbita gia dal
lancio, risparmiando propellente (faccio variare solo 𝑖).
Partendo dalla stazione di lancio posso ottenere due orbite:
polare Ψ 0°
pari alla latitudine del punto di manovra Ψ 0°
E conveniente inoltre che uno dei nodi sia anche l apogeo dell orbita in quanto la manovra
ha un efficienza maggiore se la velocità con cui si sta muovendo il satellite è bassa.
48
Combino rotazione del piano e cambio di energia
ΔΨ
Δ𝑉 2𝑉1 𝑠𝑒𝑛
2
Δ𝑉 Δ𝑉 Δ𝑉
0.15 0.4
vs - vc
0.10
0.2
0.05 ve = 0.1
0
0 30 60 90
(deg)
2 1
/2
𝑝1 𝑝1
𝑝
1 𝑒1 𝑐𝑜𝑠 𝜈1 1 𝑒1 𝑠𝑖𝑛 𝛥𝜔⁄2
𝑝 1
𝑝1 𝛥𝑤
1 𝑒1 sin 2
49
ℎ 𝑝 𝑝 𝜇 𝑝 𝜇 𝛥𝜔
𝑣 𝑣 1 𝑣 1 1 𝑒1 𝑐𝑜𝑠 𝜈1 1 𝑒1 𝑠𝑖𝑛
ℎ1 𝑝1 𝑝1 ℎ1 𝑝1 ℎ1 2
Bisogna notare che 𝑣 non dipende da 𝑒, che può essere scelto per calcolare
𝑣 𝑣1
ℎ 𝛥𝜔 𝑝 𝛥𝜔
𝑒 𝑒1 𝑐𝑜𝑠 𝑒1 𝑐𝑜𝑠
ℎ1 2 𝑝1 2
𝑝
𝛥𝑣1 𝑣 𝑣 1 1 𝑣 1
𝑝1
𝜟𝝎 𝝁 𝜟𝝎
𝜟𝒗 𝟐𝜟𝒗𝟏 ≅ 𝒗𝝑𝟏 𝒆𝟏 𝒔𝒊𝒏 ≅ 𝒆𝟏 𝒔𝒊𝒏
𝟐 𝒉𝟏 𝟐
Rifa amen o n o bi a
50
Lezione 15 (16/10/19)
Trasferimento orbitale
𝑟2 𝑟1 𝑣𝑒𝑟𝑠𝑜 𝑎𝑛𝑡𝑖𝑜𝑟𝑎𝑟𝑖𝑜
𝑟 𝑟1 𝑟 𝑟2
1+ 1−
1.5
hyperbolae
rP= r1
eccentricity e
1.0
ellipses
rA= r2
0.5
0
0 1 2 3
semi-latus rectum p
51
𝜇
𝑉2 → Δ𝑉2 𝑉22 ∙ 𝑉22 2𝑉2 𝑉2 𝑐𝑜𝑠𝜙2 𝑙𝑜 𝑠𝑡𝑒𝑠𝑠𝑜 𝑣𝑎𝑙𝑒 𝑛𝑒𝑙 𝑝𝑢𝑛𝑡𝑜 1
𝑟2
Traiettoria Hohmanniana
Serve per spostarsi tra due orbite circolari con un consumo minimo
(ma tempi piuttosto lunghi).
Si utilizza un ellisse tangente alle due orbite manovra a due impulsi .
𝑟1 𝑟2 𝑇 𝑎3
𝑎 → Δ𝑡 𝜋
2 2 𝜇
𝜇
𝑉
𝑟
Δ𝑉1 𝑉1 𝑉1 √2 1 𝑉1
52
Arrivo ad un punto lontano infinitamente, e quindi ritorno dall infinito nell orbita
attraverso un altra orbita parabolica, in modo da avere un consumo di energia nullo.
Δ𝑉2 𝑉2 𝑉2 √2 1 𝑉2
0.55
0.53
0.51
v/v1
r2
Traiettorie Lunari
Il rapporto di massa Terra-Luna è il più grande del Sistema Solare.
Luna e Terra ruotano intorno al baricentro del sistema (a circa 4500 km dal centro della terra)
Il calcolo numerico di una precisa traiettoria lunare può essere fatto solo tramite
l integrazione dell equazioni di moto, tenendo in considerazione la forma non perfettamente
sferica della Terra, le pertubazioni solari, la pressione solare e l attrazione della Luna nella
parte terminale. Dato l estrema complessità di un analisi del genere, spesso le missioni lunari
sono programmate ora per ora, giorno per giorno e mese per mese.
1° Modello Ta c a a i e de a a
In questo primo modello si assume:
53
si trascuri l attrazione lunare;
⊕
𝐸 2
ℎ 𝑟0 𝑣0 𝑐𝑜𝑠 𝜙0
h2
𝑎 ⊕
p= 𝑒 1
2
𝑝 𝑟0
𝑐𝑜𝑠 𝜈0
𝑒𝑟0
Ponendo 𝑟0 𝑟1 𝑟𝑎𝑔𝑔𝑖𝑜 𝑑𝑒𝑙𝑙 𝑜𝑟𝑏𝑖𝑡𝑎 𝑙𝑢𝑛𝑎𝑟𝑒 nell equazione dell anomalia vera, possiamo
calcolare l anomalia vera quando il satellite intercetta la luna:
𝑝 𝑟1
𝑐𝑜𝑠 𝜈1
𝑒𝑟1
Dal grafico della Tempo di volo in funzione della velocità di iniezione, si vede come sia possibile
ottenere un ingente riduzione del tempo aumentando di poco la velocità.
𝛾0 𝜐1 𝜐0 𝛾1 𝜔 𝑡1 𝑡0
Dove 𝛾1 è l angolo di fase all arrivo che vale zero per un allunaggio diretto .
54
𝜇
𝑉0 𝑉0 𝑠𝑒𝑛𝜑0 𝑖̂ 𝑉0 𝑐𝑜𝑠𝜑0 𝑗0 𝑉0 𝑗̂
𝑟0
55
Lezione 16 (17/10/19)
In una missione umana preferisco usare orbite chiuse per permettere il rientro in caso di problemi.
Bisogna notare che negli allunaggi è la luna che colpisce (di faccia) lo
spacecraft in quanto essa viaggia a 1 km\s, mentre lo spacecraft a
circa 200 m\s. (Nel rendez-vous mi fermo 1 km prima del target, per
poi utilizzare una manovra radiale per il docking)
z0= 320 km
180 1.15
-
1 0
160 1.10
(deg)
eccentricity e
1.05
0
140 0
- 0;
e
1
1.00
120
ellipses hyperbolae
0.95
10.8 10.9 11.0 11.1
56
125
z0= 320 km - 0
=0
z0= 220 km - 0
=2
time-of-flight (hour)
z0= 220 km - =0
100 0
75
v =0
50
25
11.2 11.3
total v (km/s)
Qualora dovessi sparare con la una velocità iniziale più debole di quella iniziale, posso ancora
incontrare la luna se nel tempo di ritardo che impiego per raggiungere l orbita lunare, la luna
stessa ha percorso un arco di circonferenza opportuna. In particolare se:
Δ𝜐1
𝜔
Δ𝑡
Allora raggiungo la luna ugualmente anche partendo
con una velocità iniziale leggermente più debole di
quella ottimale.
Stazionarietà di 𝜸𝟎
𝛾0 𝛾1 𝜔 𝑡1 𝑡0
𝑑𝛾0 𝑑𝛾0 𝑑𝑡1 𝑑𝑣1 𝑑𝑡1
𝜔
𝑑𝜐0 𝑑𝑡1 𝑑𝜐0 𝑑𝑡1 𝑑𝜐0
Da cui ottengo che : 𝑑𝑣1 𝜔 𝑑𝑡1
57
2° Modello C ide a a i e de a a
Mentre è accettabile non considerare l attrazione gravitazionale della Luna se siamo interessati a
determinare solo una condizione di iniezione approssimativa per impattarla, questo non è più
possibile nel momento in cui vogliamo calcolare le condizioni di arrivo sulla Luna in modo più esatto.
Possiamo però considerare il satellite che entra nel raggio di azione della forza di attrazione lunare
come sottoposto solo a quella forza e non all attrazione terrestre .
Introduciamo quindi il concetto di sfera di influenza della Luna, ovvero il raggio d azione entro cui
l azione gravitazionale lunare è considerata preponderante rispetto a quella terrestre.
Per formulare questo secondo modello quindi ci mettiamo nelle seguenti ipotesi:
Patched conics;
Sfera di influenza del corpo secondario (inglobata in quella del primario)
Nota bene: l analisi tramite patched conics non è applicabile con buona approssimazione per
il calcolo delle traiettoria di ritorno proprio a causa dell errore sul calcolo della sfera di
influenza della Luna.
Per calcolare le dimensioni di questa sfera di influenza partiamo dall equazione dei due corpi,
una volta applicata al sistema Terra satellite e una volta applicata al sistema Luna satellite:
58
Lezione 17 (21/10/19)
59
𝜇 ℎ
𝑣1 2 𝜀 𝑐𝑜𝑠𝜙1
𝑟1 𝑟1 𝑣1
𝑣2 𝑉1 𝑉
𝑗̂ è il versore che indica la direzione tangenziale, 𝜀2 indica l angolo con la direzione radiale.
Indicato con 𝜌 la distanza satellite Luna:
60
Orbita di arrivo selenocentrica
ℎ2
ℎ 𝑣2 𝜌 sin 𝜀2 → 𝑑𝑎 𝑐𝑢𝑖 𝑟𝑖𝑐𝑎𝑣𝑜 𝑝 𝑠𝑒𝑚𝑖𝑙𝑎𝑡𝑜 𝑟𝑒𝑡𝑡𝑜
𝜇
𝑣22 𝜇 𝜇
Ε → 𝑑𝑎 𝑐𝑢𝑖 𝑟𝑖𝑐𝑎𝑣𝑜 𝑎 𝑠𝑒𝑚𝑖𝑎𝑠𝑠𝑒 𝑚𝑎𝑔𝑔𝑖𝑜𝑟𝑒
2 𝜌 𝑎
Noti a e p ricavo
2
𝑒 1 ,
e da qui il periselenio.
𝑟 𝑎 1 𝑒 𝑝𝑒𝑟𝑖𝑠𝑒𝑙𝑒𝑛𝑖𝑜 ≅ 50~100 𝑘𝑚
𝜇
𝑣 2 𝜀
𝑟
𝑉32 𝜇
ε3 𝐸𝑛𝑒𝑟𝑔𝑖𝑎 𝑎𝑙 𝑝𝑒𝑟𝑖 𝑠𝑒𝑙𝑒𝑛𝑖𝑜 𝑟3 𝑝𝑒𝑟𝑖𝑠𝑒𝑙𝑒𝑛𝑖𝑜
2 𝑟3
Arrivati in mi metto su un ellisse abbastanza grande tale da non dover frenare troppo.
𝑟3 𝑟2
𝑎 ≅ 20000𝑘𝑚
2
61
𝜇
Δ𝑣3 𝑣3 𝑣03 2 𝜀3 𝑣03
𝑟3
2𝜇 𝜇 𝜇
𝑣03 𝑣 3
𝑟3 𝑎0 𝑟3
Con una 𝑣1 ≅ 300𝑚/𝑠 ottengo una 𝑉5 600 1000 1600 , ovvero la velocità di
evasione a raggio lunare dal sistema terrestre.
Bisogna notare che nel tempo in cui è avvenuta la manovra selenocentrica, la Luna ha
percorso un arco di circonferenza pari a 𝜔 𝑡4 𝑡2 . La sua velocità 𝑉 risulterà anch essa
ruotata in senso antiorario dello stesso angolo.
In alternativa, il punto di uscita può essere ruotato in senso orario dell angolo 𝜔 𝑡4 𝑡2 in
modo da mantenere orizzontale la direttrice Terra Luna. In questo caso:
𝜃4 𝜆1 2|𝜐2 | 𝜔 𝑡4 𝑡2
dove il segno + va preso se 𝜀2 0, altrimenti va preso il segno
𝑉 𝑣 𝑉
Posso ruotare 𝑣 in senso antiorario. In questo modo avrò una velocità
𝑉 più grande , guadagnando energia.
La rotazione di 𝑣 dipende:
62
Correzione componenti della velocità
Teniamo presente che la Luna percorre circa 10° in 24 h. Questo comporta che la velocità 𝑉
ruota anch essa di circa . Per tenere conto di ciò allora ruoto il sistema di riferimento nel
punto in modo tale da far coincidere la direzione della velocità della Luna con l asse y del
primo sistema di riferimento:
𝜆4 𝜆1 2𝜐2 𝜔 𝑡4 𝑡2
𝑉5 𝑣4 sin 𝜆4 𝜖4 𝑉
𝑉5 𝑣4 cos 𝜆4 𝜖4
63
Lezione 18 (22/10/19)
𝜆∗4 𝜆1 |2𝜐2 |
A causa del moto di rotazione della luna intorno la Terra, per un angolo pari a 𝜔 𝑡4 𝑡2
ottengo che la nuova posizione del punto 4 risulta essere data da:
𝜆4 𝜆∗4 𝜔 𝑡4 𝑡2
massa dello spacecraft trascurabile rispetto a quella del corpo primario e secondario;
problema circolare: orbita del corpo secondario intorno a quello primario è un orbita
circolare (ciò implica che la distanza Terra Luna rimane costante);
𝑉 𝑟1 𝑐𝑜𝑠𝑡;
𝐹
𝑎 →
𝑚
𝑑𝑉 𝑑2𝑟 𝑑𝜔 𝑀1 𝑀2
2𝜔 𝑣 𝜔 𝜔 𝑟 𝑟 𝐺 𝑟1 𝑟2
𝑑𝑡 𝑑𝑡 2 𝑑𝑡 𝑟13 𝑟23
64
𝑟 𝐺 𝑟1 𝑟2 𝜔 𝜔 𝑟 2𝜔 𝑟
1
→𝑟 ∇𝑈 2𝜔 𝑟
𝑈 𝐺 𝜔2 𝑟 2 cos 2 𝛿
2
𝑟 𝑐𝑜𝑠𝑡 → 𝑟 0→𝑟 0
𝜕𝑈 1 𝜇 𝜇
𝑟 ∇𝑈 2𝜔 𝑟 → ∇𝑈 0→ 𝑧 0→𝑧 0
𝜕𝑧 𝑟13 𝑟23
Da ciò deduciamo che i punti di equilibrio Lagrangiani esistono nel piano per cui 𝑧 0.
𝐿1 ≅ 15 16% 𝑑𝑒𝑙𝑙𝑎 𝑑𝑖𝑠𝑡𝑎𝑛𝑧𝑎 𝑇𝑒𝑟𝑟𝑎 𝐿𝑢𝑛𝑎 𝑣𝑖𝑐𝑖𝑛𝑜 𝐿𝑢𝑛𝑎 corrisponde al confine della
sfera di influenza (secondo INN).
I punti di equilibro colineari sono instabili.
Considero un piano ortogonale a {x,y} passante per 𝐿1 .
Lo spacecraft descrive un orbita intorno a 𝐿1 nel piano {z,y} (HALO orbits).
Quando si considera anche l influenza del sole, che rende l orbita non periodica, si parla di
Lissajous orbits.
L importanza del punto di Lagrange è che, essendo di equilibrio, anche allontanandosi da esso,
basta una piccola spesa di propellente per ritornarci.
In 𝐿1 giriamo più lentamente perché anche se sono ad un orbita più bassa della Luna,
comunque mi muovo a velocità angolare 𝜔 . E come se la luna facesse diminuire la massa
1
della Terra facendo quindi aumentare il periodo 𝑇 ∝ .
65
In L2 invece la luna si associa alla massa della Terra, ottenendo l effetto opposto.
È sempre illuminato dal sole ed esposto a particelle imperturbate -> ottimo per satelliti
scientifici;
È semplice passare dal punto di equilibrio alla Terra (o alla Luna).
𝐿2 :
Utile durante le esplorazioni della faccia nascosta della luna (soprattutto per le
telecomunicazioni);
66
Si ci posizionano i telescopi essendo a riparo dalla luce solare (meno disturbo
dell immagine e dal calore non si dilatano le lenti),
𝐿3 : inutile
𝐿4 , 𝐿5 :
Presenza di polveri;
Per i sistemi Sole Giove o Sole Saturno si segnala la presenza di gruppi di asteroidi.
𝑟∙𝑟 ∇𝑈 𝜔 𝑟 ∙𝑟 𝑟 ∙ ∇𝑈
𝑟∙𝑟 𝑉∙𝑉 𝑉𝑉
𝑑𝑥 𝑑𝑦 𝑑𝑧 𝜕𝑈 𝜕𝑈 𝜕𝑈
𝑟 ∙ ∇𝑈
𝑑𝑡 𝑑𝑡 𝑑𝑦 𝜕𝑥 𝜕𝑦 𝜕𝑧
𝜕𝑈 𝑑𝑥 𝜕𝑈 𝑑𝑦 𝜕𝑈 𝑑𝑧
𝜕𝑥 𝑑𝑡 𝜕𝑦 𝑑𝑡 𝜕𝑧 𝑑𝑡 𝑑𝑈
0
𝜕𝑈 𝑑𝑡
{ 0 𝑝𝑒𝑟 𝑖𝑝𝑜𝑡𝑒𝑠𝑖
𝜕𝑡
𝑉𝑉 𝑈 0→ 𝑈 𝑐𝑜𝑠𝑡 → 𝑉 2 2𝑈 𝐶
2
Dove C è la costante di Jacobi. Questa costante vale circa 3, e varia intorno a questo valore in
base al rapporto di massa fra il primario e il secondario.
L energia quindi si conserva e la velocità dell energia cinetica in questo caso tiene anche
conto del fatto che il sistema sta ruotando).
Adimensionalizzazione
The equations of the three-body problem are usually made non-dimensional by using as
reference quantities
𝑀1 𝑀2
𝑀1 𝑀2 𝑅1 𝑅2 𝐺
𝑅1 𝑅2
67
for masses, distances, and velocities, respectively (𝑅1 and 𝑅1 are the distances of the
primaries from the center of mass). The non-dimensional masses of the primaries are
therefore
𝑀2 𝑀1
𝜇 1 𝜇
𝑀1 𝑀2 𝑀1 𝑀2
and we assume 𝜇 0.5; the non-dimensional angular velocity is unit, and the non-
dimensional potential is written as
1 𝜇 𝜇 𝑥2 𝑦2
𝑈
𝑟1 𝑟2 2
where
𝑟1 𝜇 𝑥 2 𝑦2 𝑧2 𝑟2 1 𝜇 𝑥 2 𝑦2 𝑧2
as the non-dimensional distances of the greater and smaller bodies from the origin of the
frame are and 1 - , respectively.
68
Lezione 19 (23/10/19)
𝑉2 𝐶
𝑈
2 2
Riusciamo a trovare la circonferenza equipotenziale soltanto mettendosi su un ellisse
degenere Ε 2
Se lo spacecraft ha energia pari a -C/2 potrebbe arrivare in L1 con velocità nulla e passare da
un moto intorno alla Terra ad un moto intorno alla Luna.
- C>C1: sono confinato ad orbitare intorno alla Terra
- C1>C>C2: arrivo sulla Luna
- C2>C>C3: posso evadere il sistema terrestre dal lato della Luna
- C3>C>C4: posso evadere il sistema terrestre da entrambi i lati
- C4>C: posso andare ovunque
69
Ricerche di orbite a bassa energia per raggiungere la Luna
70
Partiamo dalla Terra con DV1 e arrivo sulla Luna con DV2. Nel DVtot non è inclusa la spesa per
salire in orbita.
Volendo arrivare ad una low moon orbit la trasferta Hohmaniana sembrerebbe essere
migliore di quella biellittica (sia in termini di consumi che di tempo).
Invece di portarmi troppo in alto con l energia
alla partenza, do un Δ𝑣 sufficiente a portarmi al
punto L1, e da qui eseguo il trasferimento sulla
LMO.
Analiticamente dalle equazioni:
𝑉12
𝑈1 𝐸0
2
𝑉22
{2 𝑈2 𝐸2
71
Lezione 20 (24/10/19)
Dal triangolo delle velocità si vede che la 𝑉 è più inclinata della 𝑉2. È pertanto possibile,
tramite trigonometria, calcolare quanto è il Δ𝑣 tra i due trasferimenti orbitali.
72
La soluzione migliore, inoltre, è quella di eseguire due accensioni per portarci una volta in
un orbita di attesa più piccola di quella homaniana a energia più bassa quindi , e in seguito
accelerare fino alla velocità dell orbita GEO.
In particolare la seconda accensione va effettuata a T=64623 s.
𝑜𝑡𝑡𝑒𝑛𝑢𝑡𝑖 𝛼, 𝛽 𝑒 𝛾 𝑝𝑒𝑟 𝑡𝑟𝑖𝑔𝑜𝑛𝑜𝑚𝑒𝑡𝑟𝑖𝑎 𝑐𝑎𝑙𝑐𝑜𝑙𝑜 Δ𝑣 𝑉2 𝑉2
Esistono più soluzioni per raggiungere l orbita GEO in sincronia con Capo Kennedy:
𝑇 𝑇
𝑃𝑎𝑟𝑡𝑒𝑛𝑑𝑜 𝑑𝑎 𝑇 20274 𝑠
4 2
8𝑇 62966 𝑠 → 𝑚𝑎𝑛𝑜𝑣𝑟𝑎 𝑒𝑠𝑒𝑟𝑛𝑎 2
𝑆𝑜𝑚𝑚𝑜 ∶
9𝑇 68302 𝑠 → 𝑚𝑎𝑛𝑜𝑣𝑟𝑎 𝑖𝑛𝑡𝑒𝑟𝑛𝑎 2
Ovviamente la manovra interna risulta la migliore.
Un altra soluzione potrebbe consistere nel:
1𝑇 1𝑇 63505 𝑠 → 𝑚𝑖𝑔𝑙𝑖𝑜𝑟𝑒 𝑜𝑟𝑏𝑖𝑡𝑎 𝑒𝑠𝑡𝑒𝑟𝑛𝑎
𝑠𝑜𝑚𝑚𝑎𝑟𝑒: 1𝑇 2𝑇 68939𝑠
73
Missioni Interplanetarie
La massa del sistema solare è composta al 99% dalla massa del Sole, e il restante 1% è
distribuita tra gli altri corpi (in ordine Pianeti -> luna ->altri satelliti ->asteroidi (Cerere per
primo).
Calcolo della distanza Pianeta Sole:
0 3 6 12 24 48 96
N1 N2 N3 N4 N5 N6 N7
𝑁 4
𝐷 𝑈𝐴
10
Trasferimento interplanetario
Durante un trasferimento interplanetario possiamo supporre che lo spacecraft si muova, per la
maggior parte del tempo, sotto l azione preponderante della forza gravitazionale del Sole.
Applicando il metodo delle patched conics, possiamo ignorare l influenza gravitazionale del sole fino
a quando lo spacecraft non è a grande distanza dalla Terra. A questo punto la velocità relativa alla
Terra è molto vicina all eccesso iperbolico di velocità. Se ora passiamo al sistema di riferimento
eliocentrico possiamo determinare la velocità dello spacecraft rispetto al Sole e la conseguente
orbita eliocentrica.
Mentre è spesso preferibile avere un orbita di trasferimento che sia tangente all orbita di partenza
intorno la Terra, nel caso di una missione con rientro sarebbe più auspicabile intercettare Marte
prima dell apogeo dell orbita di trasferimento. Il trasferimento alla Hohmann, infatti, se continuato
dopo il pianeta target, non fornirebbe una traiettoria di rientro accettabile.
74
L angolo relativo tra Terra e Marte alla partenza pedice e all arrivo pedice è dato da:
𝛾1 𝜃2 𝜃1 𝜔2 𝑡2 𝑡1
𝛾2 𝜔1 𝑡2 𝑡1 𝜃2 𝜃1
Nella figura D indica il ritardo che avrebbe uno spacecraft in orbita intorno al pianeta da
esplorare a ricevere i comandi inviati dalla Terra.
75
Lezione 21 (21/10/19)
Partendo con una 𝑉 più alta mi metto su un ellisse più breve che interseca l orbita di Marte
in due punti (2 e .
Per raggiungere Marte in , all inizio della trasferta Marte deve trovarsi in i ->𝛾 𝛾1
Marte arriva più velocemente dello spacecraft in , pertanto per intercettare Marte in
questo punto, i deve stare prima di hi -> 𝛾1 𝛾
La finestra di lancio corrisponde a Δ𝛾1.
Bisogna considerare che durante la finestra di lancio anche la Terra si muove, pertanto per
esprimere la finestra di lancio in termini di tempo scriveremo:
Δ𝛾1
Δ𝑡
𝜔 𝜔
76
Analisi parametrica
𝑡1 90 𝑔𝑖𝑜𝑟𝑛𝑖 → 𝑡𝑒𝑚𝑝𝑜 𝑑𝑖 𝑝𝑎𝑟𝑡𝑒𝑛𝑧𝑎
𝑡 9 𝑚𝑒𝑠𝑖
𝑡2 𝑡1 𝑡
Dal sito della GTL ottengo 𝑟 𝑡1 , 𝑣 𝑡1 , 𝑟 𝑡2 , 𝑣 𝑡2
PROBLEMA DI L AMBERT:
Se io conosco 𝑟 𝑡1 e 𝑟 𝑡2 (e il tempo di volo), determino la conica che passa per il punto di
partenza e di arrivo. E incluso il fatto che le orbite siano ellittiche e non complanari .
Esistono 2 tipologie di coniche (iperbole e ellissi), ma noi siamo interessati solamente
all ellissi.
Riporto il Δ𝑣 della missione in un diagramma (t1,t2) utilizzando delle curve di isolivello per
valori costanti di Δ𝑣.
P=punto ottimale
In corrispondenza della trasferta homaniana ho le
condizioni peggiori perché bisogna considerare anche
trasferte che non sono nel piano dell eclittica.
In particolare tracciando il piano che unisce i vettori (r1 e
r2) tutto è normale fintanto che questi due vettori sono
nello stesso piano dell eclittica. Se invece r2 si trova fuori
da tale piano, la trasferta homaniana non è più quella
ottimale, ma lo diventa quella con un inclinazione di .
Soluzione di Beith
Consideriamo che Marte si muova effettivamente sul piano dell eclittica. Scopriamo che la
missione migliore è la (1). Se però Marte fosse (come effettivamente è) inclinato un certo
angolo 𝛽 rispetto al piano dell eclittica, Beith ci dice di muoverci fino al punto (2), ottenuto
intersecando una retta inclinata di 2 𝑐𝑜𝑛 𝑟2 , e poi da muoversi su un orbita inclinata di un
angolo 𝛽 rispetto al piano dell eclittica.
77
Problema della partenza
Nel caso di una trasferta Homanniana, il vettore velocità, diretto come la velocità della Terra,
risulta intercettare quest ultima in un certo punto P.
P si troverà:
𝑣02 𝜇 𝑉2 𝑑𝑣0 𝑑𝑉
→ 𝑑𝑖𝑓𝑓𝑒𝑟𝑒𝑛𝑧𝑖𝑜 → 𝑣02 𝑉2
2 𝑟 2 𝑣0 𝑉
2
𝑑𝑣0 𝑉 𝑑𝑉
𝑣0 𝑣0 𝑉
Ovvero le variazione di 𝑣0 sono 1/16 di quelle di 𝑉 .
Ciò è:
Positivo: perché ho la 𝑣0 ≅ 𝑣 .
78
Lezione 22 (29/10/19)
→ 𝑎 è 𝑛𝑜𝑡𝑜
2 2
𝛼 Φ 𝜐
1
𝑐𝑜𝑠Φ
1−
𝑟 1+
Le incognite sono Φ, 𝜐, 𝑒.
Ho tre equazioni in tre incognite, quindi le posso risolvere
Fissato 𝛼 → 𝜑 (angolo di tiro)
Non posso scegliere un qualsiasi 𝛼, infatti:
𝑟
𝑟 𝑎 1 𝑒 →𝑎 → 𝑑𝑎 𝑒 𝑟𝑖𝑐𝑎𝑣𝑜 Φ → 𝛼 Φ
1 𝑒
79
Caso: Partenza da orbita di parcheggio
Scelgo un certo 𝑟 (il più basso
possibile).
𝑟 𝑎 1 𝑒 → 𝑟𝑖𝑐𝑎𝑣𝑜 𝑒 → Φ
−1 1
cos
Il 𝑐𝑜𝑠𝛿 è noto per la missione. Possiamo quindi calcolare gli angoli al lancio:
𝑐𝑜𝑠𝛿
𝑠𝑖𝑛Ψ 𝑠𝑖𝑛Ψ
𝑐𝑜𝑠𝛿
Scelta la base di lancio (ad esempio Capo Kennedy), grafico come variano Ψ 𝑒 𝛿 .
80
Aspetto che Capo Kennedy si trovi in A e parto (con Azimuth verso il basso) oppure che si trovi
in B e parto con Azimuth verso l alto : in questo modo ottengo una finestra di lancio anche
per la giornata.
P b e a de a i
𝑎3 \\𝑉
𝑉 2𝐵2 𝜇 𝑉 2 2𝑟32 2𝜇
∙ 2 → 𝑟32 𝑟 𝐵2 0
2𝑟32 𝑟3 2 𝑉 𝑉2 3
Da cui:
𝜇 𝜇2 𝑉2 𝑉2 𝐵2𝑉 4
𝑟3 𝐵2 → →1 𝑟 1
𝑉 𝑉4 𝜇 𝜇 3 𝜇
1 𝑝 𝑉 4𝐵2 𝑉4
𝛿 2𝜋 2Ψ → 𝑒 1 1 1 𝑟
𝑐𝑜𝑠Φ 𝑎 𝜇2 𝜇 3
81
Dove per trovare l ultimo termine abbiamo sfruttato le
equazioni:
𝑉2 𝜇
𝑒 ℎ2 𝑉 2𝐵2
2 2
L obiettivo è avere 𝑐𝑜𝑠Φ piccolo → 𝑑𝑖𝑚𝑖𝑛𝑢𝑖𝑠𝑐𝑜 𝑒 →
𝑉 𝑜 𝑟 𝑝𝑖𝑐𝑐𝑜𝑙𝑜.
𝜇2 𝜇
𝐵2 𝑟
𝑉2 𝑉2
Ovvero:
2𝜇 2𝜇
𝐵2 𝑟2 1 →𝐵 𝑟 1
𝑟 𝑉2 𝑟 𝑉2
2
Essendo 𝑉 𝑣𝑒𝑙𝑜𝑐𝑖𝑡à 𝑑𝑖 𝑓𝑢𝑔𝑎 𝑑𝑎𝑙 𝑝𝑖𝑎𝑛𝑒𝑡𝑎 𝑡𝑎𝑟𝑔𝑒𝑡:
82
𝑉2
𝐵 𝑟 1
𝑉2
𝑉32 𝜇 𝑉2 2𝜇
𝑟3 𝑎 𝑠𝑐𝑒𝑙𝑡𝑎 → → 𝑉3 𝑉2
2 𝑟3 2 𝑟3
Scelgo come punto di frenata il pericentro dell iperbole in modo da ridurre le perdite).
𝜇
𝑉3 → Δ𝑣 𝑉3 𝑉3 𝑓 𝑟3
𝑟3
𝑑Δ𝑣 1 2𝜇 1 𝜇 1 1
0→
𝑑𝑟3 2𝑉3 𝑟32 2𝑉3 𝑟32 𝑉3 2𝑉3
2𝜇 4𝜇
𝑉3 2𝑉3 → 𝑉32 4𝑉32 → 𝑉 2 →
𝑟3 𝑟3
2𝜇 2𝜇
→ 𝑉2 → 𝑟3
𝑟3 𝑉2
Ho trovato l 𝑟3 che rende minimo il Δ𝑣 di frenata. Per valori di 𝑟3 più piccoli avrò una frenata
molto grande, ma con una buona efficienza, perché sarà su orbite più vicine al pianeta,
mentre per valori più grandi dovrò frenare poco, ma essendo molto distante dal pianeta, avrò
comunque un gran consumo.
83
Lezione 23 (30/10/19)
Scelgo 𝑣 e 𝑟3 𝑟3
𝑟3 𝑟
Arrivo al raggio 𝑟3 :
𝑣32 𝜇 𝑉2
2 𝑟3 2
Freno in A e poi accelero nuovamente per mettermi
sull ellisse homaniana.
𝑣32 𝜇 𝜇
2 𝑟3 𝑟3 𝑟
Δ𝑣 𝑉3 𝑣3
84
Manovra di Fly By
Arrivo con 𝑉
b=bisettrice iperbole
𝑉 proiezione della velocità del pianeta nel piano del fly-
by.
𝑉2 𝑉 𝑣
Dove 𝑣 𝑣𝑒𝑙𝑜𝑐𝑖𝑡à 𝑟𝑒𝑙𝑎𝑡𝑖𝑣𝑎 𝑒𝑐𝑐𝑒𝑠𝑠𝑜 𝑖𝑝𝑒𝑟𝑏𝑜𝑙𝑖𝑐𝑜 𝑑𝑖 𝑣𝑒𝑙𝑜𝑐𝑖𝑡à.
𝑉4 𝑉 𝑣
𝑉42 𝜇 𝑉22 𝜇 1
ΔΕ 𝑉 𝑉2 ∙ 𝑉4 𝑉2
2 𝑅4 2 𝑅2 2 4
1
2𝑉 𝑉 𝑣 ∙ 𝑉 𝑣
2
2𝑉 𝑐𝑜𝑠Φ𝑉 𝑐𝑜𝑠𝛽
2𝑣 𝑉 𝑐𝑜𝑠𝛽
1 𝑉 2 𝑟3 → ΔΕ
1 𝑒 𝑉 2 𝑟3
cos Φ 𝜇 1 𝜇
Gravity Assist
Voglio un pianeta veloce e di massa grande (Giove, Venere, Terra);
Modalità di approccio:
o Passare vicino al target;
o 𝛽 0 𝑐𝑜𝑠𝛽 1 𝑜 𝛽 180° 𝑠𝑒 𝑣𝑜𝑔𝑙𝑖𝑜 𝑓𝑟𝑒𝑛𝑎𝑟𝑒
85
o 𝑣 0, lim ΔΕ → non abbiamo effetto utile ne con 𝑣 troppo bassa
→
ne troppo alta
Perché è utile avere un iperbole simmetrica rispetto alla velocità del pianeta?
La componente orizzontale di a è maggiore di quella di
a , pertanto se arrivo con un iperbole non simmetrica ho
una perdita di velocità maggiore.
86
Lezione 25 (04/11/19)
𝑄 𝑡0 𝑀1 𝑉 𝑀2 𝑉 𝑣0
𝑄 𝑡 𝑑𝑡 𝑀1 𝑑𝑚 𝑉 𝑑𝑉 𝑀2 𝑉 𝑑𝑉 𝑣0
𝑑𝑚 𝑉 𝑑𝑉 𝑣
𝑄 𝑡 𝑑𝑡 𝑄 𝑡0 𝑑𝑡 𝑃𝑑𝐴 𝐹
+
87
𝑀1 𝑑𝑉 𝑀2 𝑑𝑉 𝑑𝑚𝑣 𝑑𝑡 𝑃𝑑𝐴 𝐹
+
𝑀𝑑𝑉 𝑑𝑚
𝑣 𝑃 𝑃 𝑑𝐴 𝐹
𝑑𝑡 𝑑𝑡 +
𝑑𝑉
𝑀 𝑣 𝑞 𝑃 𝑃 𝐴 𝑃 𝑃 𝑑𝐴 𝐹
𝑑𝑡
𝑑𝑉 𝑇 𝐷
𝑔
𝑑𝑡 𝑀
Inoltre, per descrivere completamente la traiettoria del razzo bisogna aggiungere due
equazioni, che descrivano la rotazione e la variazione di massa del lanciatore e sono
rispettivamente:
𝑑𝐻
𝐶
𝑑𝑡
𝑑𝑀
𝑞
𝑑𝑡
88
Raggiungere una velocità ben precisa in orbita
(spegnimento);
Ritardare l accensione tra il penultimo e l ultimo stadio
(accensione);
L unico vero controllo a nostra disposizione è quello di
direzionare la spinta. In particolare per direzionare la spinta noi
modifichiamo l inclinazione dell ugello in modo da formare una
coppia rispetto al baricentro che fa ruotare l asse del razzo nella
direzione voluta (non direzioniamo direttamente l ugello nella
direzione della traiettoria). Quando utilizzo l ugello per
direzionare il lanciatore, faccio in modo di arrivare a metà
rotazione e poi freno, in modo da arrivare con velocità angolare
nulla quando l asse del lanciatore è allineato con la direzione
ottimale.
E inoltre importante ricordare che la spinta del motore a razzo
aumenta sempre con la quota (perché il prodotto 𝑃 ∙ 𝐴
diminuisce).
Anche utilizzando le azioni aerodinamiche posso generare una coppia che mi faccia ruotare
opportunamente l asse del razzo.
Inoltre, quando il razzo raggiungerà la posizione ottimale, esso tenderà a oscillare
leggermente intorno a quella posizione. Per questo in una prima trattazione della traiettoria
del razzo, si trascura l equazione ∑ 𝐶 ovvero si disaccoppia la guida dal pilotaggio. Ciò,
nella realtà, significa che mentre il razzo è in volo, si calcolerà la traiettoria ottimale in base
alle condizioni in cui di volta in volta si trova (guida) e per raggiungere le quelle condizioni
utilizzerò le superfici mobili (pilotaggio).
Possiamo quindi immaginare che il razzo si trovi istante per istante in condizioni di equilibrio:
𝐷 𝑝𝑜𝑟𝑡𝑎𝑛𝑧𝑎
𝐷 𝑟𝑒𝑠𝑖𝑠𝑡𝑒𝑛𝑧𝑎
89
Lezione 26 (05/11/19)
𝑑𝑉 𝑇 𝐷 𝜇𝑟
𝑑𝑡 𝑀 𝑟3
𝑑𝐻
𝐶
𝑑𝑡
𝑑𝑀
𝑞
𝑑𝑡𝑡
Le ultime due equazioni non le prendo in considerazione in una prima approssimazione.
Per integrare la prima equazione, applico le seguenti semplificazioni:
i=angolo di incidenza aerodinamica: angolo tra la velocità del razzo e il suo asse;
𝛽 angolo tra la direzione della spinta e l asse ugello disassato di un angolo 𝛽);
Ho 5 incognite 𝑟, 𝛼, 𝑉, 𝑀, 𝜑 →ho bisogno di 5 equazioni differenziali:
90
Sostituisco la (4) nella (2) per ottenere 𝜑.
𝛽 può variare al massimo tra 5°~10°.
Controlli
La traiettoria di solito è soggetta a vincoli che ne determinano forma e fase:
Il razzo deve partire verticalmente (sarebbe preferibile una partenza orizzontale, per
lanciare in direzione Est, ma non è ancora tecnologicamente possibile a causa delle
dimensioni dei lanciatori);
Le accelerazioni longitudinali devono essere nel limite di 4~5𝑔, altrimenti le
sollecitazioni longitudinali potrebbero causare danni ai controlli (o alle persone);
Rapporto spinta/peso il più basso possibile 1.2~1.4 𝑝𝑒𝑟 𝑙𝑖𝑞𝑢𝑖𝑑𝑖, 1.6 𝑝𝑒𝑟 𝑠𝑜𝑙𝑖𝑑𝑖 ;
Carichi trasversali il più bassi possibile (i=0 di progetto);
Pressione dinamica massima ≅ 0.6 ~1 𝑏𝑎𝑟 ;
Flusso termico sull ogiva aumenta con il cubo della velocità -> mi libero dell ogiva solo
quando la densità è bassa.
91
Lezione 28 (07/11/19)
𝑔𝑑𝑡: componente dell accelerazione di gravità che ruota gradualmente il vettore velocità (e
ne aumenta il modulo).
In un lanciatore a due stadi, il primo viaggerà ad incidenza nulla fino ai km quando non c è
più atmosfera).
𝑇 𝑇 𝐷 𝐷
𝑉 𝑉 𝑑𝑡 1 cos i β dt cos 𝑖 𝑑𝑡 |sin 𝑖 |𝑑𝑡
𝑀 𝑀 𝑀 𝑀
𝑔𝑠𝑖𝑛 𝜑 𝑑𝑡
L incremento della velocità è ottenuto tramite un Δ𝑉 ideale valutato fuori dall atmosfera,
con l incidenza migliore, senza gravità) che corrisponde al primo integrale dell equazione,i
restanti integrali indicano invece le perdite, rispettivamente per :
92
𝑉 𝑣𝑒𝑙𝑜𝑐𝑖𝑡à 𝑐𝑎𝑟𝑎𝑡𝑡𝑒𝑟𝑖𝑠𝑡𝑖𝑐𝑎 𝑉 𝑉 𝑝𝑒𝑟𝑑𝑖𝑡𝑒
𝑉 Δ𝑉
Perdite gravitazionali
𝑑𝑡 𝑉𝑠𝑖𝑛 𝜑 𝑑𝑧 𝑔
→ 𝑑𝑧
∫ 𝑔 sin 𝜑 𝑑𝑡 𝑉
93
Lezione 29 (11/11/19)
𝑑𝑉 𝑇 𝑇 𝐷
𝑉 𝑉 𝑑𝑡 1 𝑐𝑜𝑠𝛾 𝑑𝑡 𝑐𝑜𝑠𝛼 𝑔𝑠𝑖𝑛𝜑 𝑑𝑡
𝑑𝑡 𝑀 𝑀 𝑀
1
𝑔𝑠𝑖𝑛𝜑 𝑑𝑡 𝐸
𝑉
𝑉∗ 𝑉 𝑉 𝑉 𝑝𝑒𝑟𝑑𝑖𝑡𝑒
Nel caso di una missione orbitale da Capo kennedy: 7800 400 400 100 800
Nel caso di una missione interplanetaria (sempre da Capo Kennedy): 11600 400 400
100 800
𝑇 𝑚𝑔0 𝐼 𝑔0 𝐼 𝑑𝑀 𝑚
Δ𝑉 𝑑𝑡 𝑑𝑡 𝑔0 𝐼 log
𝑀 𝑀 𝑀 𝑚
Dove 𝐼 è l impulso specifico medio tra quello alla partenza e quello in orbita.
L impulso specifico è una misura della qualità di propellenti che uso. In un motore standard
l impulso specifico indica per quanto tempo, con kg di propellente, riesco a generare N di
spinta.
Ogni motore ha il suo impulso specifico dipendente dalle condizioni esterne.
𝑇 ∫ 𝑇𝑑𝑡 𝐼
𝐼 →𝐼
𝑚𝑔0 ∫ 𝑚𝑔0 𝑑𝑡 𝑚 𝑔0
𝑚𝑐 2
𝑃 𝑝𝑜𝑡𝑒𝑛𝑧𝑎 𝑚𝐸 𝜂 → 𝑐 2𝐸 𝜂
2
La dissociazione dei prodotti di combustione assorbe energia, infatti abbiamo un valore limite
per la temperatura parti a 𝑇° 3500°𝐶.
Dalla variazione di entalpia totale deduciamo:
𝑐2
𝑐 𝑇° 𝑐 0 →𝑐 2𝑐 𝑇°
2
94
Siccome la temperatura massima è limitata, allora per incrementare la c agisco sul 𝑐 :
2𝛾 𝑅
𝑐 𝑅, 𝑑𝑜𝑣𝑒 𝑅 𝑐𝑜𝑛 𝜇 𝑝𝑒𝑠𝑜 𝑚𝑜𝑙𝑒𝑐𝑜𝑙𝑎𝑟𝑒
𝛾 1 𝜇
Per avere un basso peso molecolare utilizzo come propellenti ossigeno e idrogeno.
Motore elettrico
2𝑃
𝑐 𝜂
𝑚
Il motore elettrico mi genera piccole spinte per un tempo prolungato, ed è molto utile nelle
missioni interplanetarie soprattutto per aggiustare la posizione in prossimità di manovre di
flyby (al costo di trasportare con il lanciatore il generatore di potenza).
𝑚 𝑚 𝑚
Definiamo:
𝑚
𝜆 𝑝𝑎𝑦𝑙𝑜𝑎𝑑 𝑟𝑎𝑡𝑖𝑜
𝑚
𝑚
𝑘
𝑚
𝑚 𝑚
𝜖 𝑒𝑓𝑓𝑖𝑐𝑒𝑛𝑧𝑎 𝑠𝑡𝑟𝑢𝑡𝑡𝑢𝑟𝑎𝑙𝑒
𝑚
Vale allora la relazione:
1 𝑚 𝑚 𝑚 𝑚 𝑚 1
𝜆 𝜆 1 𝜆
𝑘 𝑚 𝑚 𝑚 𝑚 𝜖
𝑘 𝑘 →𝜆 0, 𝑘 𝜖
𝛼𝑚
𝑚 𝛼𝑉
𝜌
Sono in grado di eseguire una missione con un razzo monostadio?
Suppongo 𝑚 0→𝜆 0, 𝑘 𝜖 → Δ𝑉 𝑔0 𝐼 log 𝜖
95
𝑢 0
1
Δ𝑉 𝑔0 𝐼 log 𝜆 1 𝜆
𝜖
𝜕Δ𝑉 𝑔0 𝐼 1 𝜆
𝜕𝜖 1 𝜖2
𝜆 𝜖 1 𝜆
𝜕Δ𝑉 𝑔0 𝐼 1
1
𝜕𝜆 1 𝜖
𝜆 𝜖 1 𝜆
2 2
𝜕 𝑉 𝑔0 𝐼 1
2 1
𝜕𝜆2 1 𝜖
𝜆 𝜖 1 𝜆
96
Lezione 30 (12/11/19)
Pluristadi
𝑚 , 𝑚 ,
𝜀
𝑚,
𝑚 𝑚 −1
𝜆
𝑚 𝑚
𝑚 1 1
𝑘 → 𝜆 1 𝜆 →
𝑚 𝑘 𝜀
𝜀
1
𝑘
→𝜆
𝜀 1
Δ𝑉1 𝑔0 𝐼 1 log 𝑘1
Δ𝑉 𝑔0 𝐼 log 𝑘 𝑔0 𝐼 log 𝑘
Suppongo 𝑘1 𝑘2 𝑘3
𝑚 2 𝑚 2 𝑚2 𝑚 2 𝑚 1
Λ 𝜆1 𝜆2
𝑚 𝑚2 𝑚 𝑚2 𝑚1
Dobbiamo massimizzare Λ con il prodotto 𝑘1 𝑘2 assegnato:
1 𝜖 𝜖 1 𝜖2 1 1
Λ 2
1 1 2
1 𝜖
𝜖 1 𝑘1 𝑘2 𝜖 1 𝑘1 𝑘2 𝑘1 𝑘2
97
Si supponga un 𝐼 300 𝜖 7
Si supponga un 𝐼 450 𝜖 9
𝑚
𝑇 𝑔0 𝐼 𝑞 → 𝑝𝑜𝑟𝑡𝑎𝑡𝑎 𝑐𝑜𝑠𝑡𝑎𝑛𝑡𝑒 → 𝑇 𝑔0 𝐼
𝑡
Dove 𝑞 𝑝𝑜𝑟𝑡𝑎𝑡𝑎 e 𝑡 𝑡𝑒𝑚𝑝𝑜 𝑑𝑖 𝑐𝑜𝑚𝑏𝑢𝑠𝑡𝑖𝑜𝑛𝑒.
𝑚
Δ𝑉 𝑔0 𝐼 log
𝑚
𝑉2
𝑔 𝑐𝑜𝑠𝜑
𝑅
98
Deduciamo che una velocità più bassa comporta una
pendenza della traiettoria maggiore per bilanciare la
forza centrifuga.
Questo effetto negativo è tuttavia bilanciato dal fatto
che diminuendo la spinta diminuisce anche il peso del
motore, aumentando il carico utile.
Inoltre, superata la condizione di traiettoria ottimale
(2), le perdite sono molto basse.
Supponiamo ora di voler andare con lo stesso motore ad una quota più alta: la traiettoria (2)
traslerà divenendo una traiettoria di tipo (1), che è meno efficiente. Ciò comporta che il
tempo di burn ottimale per una certa quota non è uguale a quello ottimale per una quota
più alta.
Chi ottimizza il lanciatore quindi, lo ottimizza per una quota quanto il più alta possibile
perché cosi, anche andando a quote più basse, le perdite sono ridotte (viceversa, se si
ottimizzasse per quote basse, andando a quote alte le perdite sarebbero molto maggiori).
Mettiamo ora il caso di voler entrare in orbita ellittica, come mi comporto? Mi porto prima
in orbita circolare a raggio pari al pericentro dell ellisse che voglio raggiungere, quindi,
invece di spegnere i motori, spingo parallelamente alla velocità circolare per mettermi
sull orbita ellittica.
99
Lezione 32 (19/11/19)
100
Matrice dei coseni direttori
Si introducono due terne destrorse di versori ortogonali
𝑏 𝑏1 𝑏2 𝑏3 𝑛 𝑛1 𝑛2 𝑛3
Ciascun versore 𝑏 può essere espresso come combinazione lineare della terna di versori 𝑛
(1.2.1) 𝑏 𝐶 𝑛 𝐵𝑁 𝑛
ovvero
(1.2.2) 𝑏 ∑ 𝐶 𝑛 𝑖 1,2,3
(1.2.3) 𝐶 𝑏 ⋅𝑛 𝑐𝑜𝑠 𝛼
La riga i-esima della matrice C contiene quindi i coseni direttori (ovvero le componenti) del
versore 𝑏 nel riferimento FN.
Ripetendo il procedimento per la trasformazione inversa
(1.2.4) 𝑛 𝑁𝐵 𝑏 𝐶 𝑏
101
(1.2.5) 𝐶 𝐵𝑁 𝑛1 𝑛2 𝑛3 𝑏1 𝑏2 𝑏3
(1.2.6) 𝑏 𝐶 𝑛 𝐶 𝐶 𝑏 ⇒ 𝐶 𝐶 𝐼
si deduce immediatamente che la matrice C, che esprime la trasformazione tra due terne di
versori ortogonali, è ortonormale.
La matrice BN consente di ottenere le componenti di un generico vettore 𝑣 nel riferimento
FB, a partire dalle componenti nel riferimento FN.
(1.2.7) 𝑣 𝑣 𝑏
(1.2.8) 𝑣 𝑣 𝑛 𝑣 𝐵𝑁 𝑏
(1.2.9) 𝑣 𝑣 𝐵𝑁
e per mezzo dell eq. 𝐴 𝐵 𝐵 𝐴
(1.2.10) 𝑣 𝐵𝑁 𝑣
Introdotto un ulteriore sistema di riferimento FR, definito dalla terna di versori ortogonali
(1.2.11) 𝑟̂ 𝑅𝐵 𝑏
(1.2.12) 𝑟̂ 𝑅𝐵 𝑏 𝑅𝐵 𝐵𝑁 𝑛 𝑅𝑁 𝑛
(1.3.1) 𝜔 𝜔1 𝑏1 𝜔2 𝑏2 𝜔3 𝑏3 𝜔 𝑏
(1.3.2) 𝑏 𝑏 𝜔 𝑏 𝜔 𝑏 𝜔 𝑏 𝜔 𝐶 𝑛
NOTE BENE:
102
SCHEW MATRIX:
Dato un vettore 𝑎, la matrice antisimmetrica è definita come:
0 𝑎3 𝑎2
𝑎 𝑎3 0 𝑎1
𝑎2 𝑎1 0
Possiamo scrivere :
𝑖 𝑗 𝑘 0 𝑎3 𝑎2 𝑐1
𝑏 𝑎 𝑐 𝑎1 𝑎2 𝑎3 → 𝑏 𝑎𝑐 𝑎3 0 𝑎1 𝑐2
𝑐1 𝑐2 𝑐3 𝑎2 𝑎1 0 𝑐3
Il segno ( - ) è dovuto al fatto che:
𝑏1 𝑏2 𝑏3
𝜔 𝑏1 𝜔1 𝜔2 𝜔3 𝑏2 𝜔3 𝑏3 𝜔2
1 0 0
D altra parte
(1.3.3) 𝑏 𝐶 𝑛 𝐶 𝑛
(1.3.4) 𝐶 𝜔 𝐶
(1.3.5) 𝐶 𝐶 𝐶 𝐶 𝐶 𝐶 𝜔 𝐶 𝐶 𝐶 𝜔 𝐶
𝜔 𝐶 𝐶 𝜔 𝜔 𝜔 𝜔 𝜔 0
L ulteriore ridondanza è connessa alle tre componenti di uno dei versori, che deve essere
ortogonale agli altri due. Si possono in effetti integrare le equazioni differenziali
corrispondenti a sei coseni direttori
103
Il principale merito dell uso della matrice dei coseni direttori consiste nel fatto che si
integrano equazioni differenziali lineari e non singolari.
(1.4.1) 𝑒̂ 𝑒̂ 𝑏 𝑒̂ 𝑛 con 𝑒̂ 𝐵𝑁 𝑒̂ 𝐶 𝑒̂ 𝑒̂
104
Lezione 33 (20/11/19)
̂ − ̂
(1.4.7) 𝑢 𝑣 𝑒̂ 𝑒̂
105
Posto 𝛴 1 𝑐𝑜𝑠 𝜑, si ha
(1.4.13) 𝐶 2 𝑒̂ 𝑒̂ 𝐼
+1 +1 +1
(1.4.16) 𝑒1 𝑒2 𝑒3
2 2 2
ed usando l eq. . . per discriminare il segno. In realtà solo due dell eq. . . sono
indipendenti, e si può ottenere la direzione di 𝑒̂ , ma non il verso.
106
𝑒1 𝑒2 𝑒3
(1.6.1) 𝑎 𝐴𝑁 𝑛 con 𝐴𝑁 𝐴21 𝐴22 𝐴23
𝐴31 𝐴32 𝐴33
avendo fatto uso dell eq.(1.2.5) con 𝑎1 𝑒̂ ;
una rotazione 𝜑 intorno ad 𝑎1 che porta FN a coincidere con FB
1 0 0
(1.6.2) 𝑎 𝐴 𝐴 𝑎 con 𝐴 𝐴 0 𝑐𝑜𝑠 𝜑 𝑠𝑖𝑛 𝜑
0 𝑠𝑖𝑛 𝜑 𝑐𝑜𝑠 𝜑
avendo fatto uso dell eq. . . con 𝜗1 𝜑;
(1.6.3) 𝑏 𝐵𝐴 𝑎 𝐴𝑁 𝑎
Pertanto
(1.6.4) 𝑏 𝐴𝑁 𝐴 𝐴 𝐴𝑁 𝑛 𝐵𝑁 𝑛 𝐶 𝑛
(1.6.5) 𝐶 𝐴𝑁 𝐴 𝐴 𝐴𝑁
Nell effettuare il prodotto delle tre matrici occorre considerare che 𝐴 𝑁 è ortonormale e
pertanto
107
(1.7.1) 𝐶 𝐶 𝜔 𝐶 𝐶 𝜔
(1.7.3) 𝐶 𝐶 𝐼 1 𝐶 𝑒𝑒 𝑆 𝑒̃
e quindi
(1.7.4) 𝐶 𝐶 𝐼 1 𝐶 𝑒𝑒 𝑆 𝑒̃
(1.7.5) 𝐶 𝑆 𝜑𝑒̃ 𝑒̃ 𝐶 𝜑 𝑒̃ 1 𝐶 𝑒𝑒 𝑒𝑒 𝑆 𝑒̃
(A.4.2) 𝒂⋅𝒂 𝟏 𝒂𝑻 𝒂 𝟏
(A.4.3) 𝒂⋅𝒂 𝒂⋅𝒂 𝟎 𝒂𝑻 𝒂 𝒂𝑻 𝒂 𝟎
(A.4.4) 𝒂 𝒂 𝟎 𝒂𝒂 𝟎
(A.4.5) 𝒂 𝒂 𝒂 𝒂 𝟎 𝒂𝒂 𝒂𝒂 𝟎
2
(1.7.6) 𝐶 𝐶 𝑆 2 𝜑𝑒̃ 𝑒̃𝑒̃ 𝐶 2 𝜑 𝑒̃ 𝐶 1 𝐶 𝑒𝑒 𝑒𝑒 1 𝐶 𝑒𝑒
2
𝑆 1 𝐶 𝑒𝑒 𝑒̃ 𝑆 𝐶 𝑒̃ 𝑆 1 𝐶 𝑒̃ 𝑒𝑒 𝑆 𝑒̃ 𝑒̃
(1.7.7) 𝐶 𝐶 𝜑𝑒̃ 1 𝐶 𝑒𝑒 𝑒𝑒 𝑆 1 𝐶 𝑒̃ 𝑒̃ 𝑒̃ 𝑒𝑒 𝑆 𝐶 𝑒̃
(1.7.8) 𝐶 𝐶 𝜑𝑒̃ 1 𝐶 𝑒𝑒 𝑒𝑒 𝑆 𝑒̃
108
Dall eq. . . , tenendo conto dell eq.
𝟎 𝒂𝟏 𝒂𝟐 𝒂𝟏 𝒂𝟐 𝒂𝟏 𝒂𝟑 𝒂𝟏 𝒂𝟑 ∼
(A.4.12) 𝒂𝒂 𝒂𝒂 𝒂𝒂𝑻 𝒂𝒂𝑻 𝒂𝟐 𝒂𝟏 𝒂𝟐 𝒂𝟏 𝟎 𝒂𝟐 𝒂𝟑 𝒂𝟐 𝒂𝟑 𝒂𝒂,
𝒂𝟑 𝒂𝟏 𝒂𝟑 𝒂𝟏 𝒂𝟑 𝒂𝟐 𝒂𝟑 𝒂𝟐 𝟎
si ottiene
∼
(1.7.9) 𝜔 𝜑𝑒̃ 1 𝐶 𝑒̃ 𝑒 𝑆 𝑒̃
(1.7.10) 𝜔 𝜑𝑒 1 𝐶 𝑒̃ 𝑒 𝑆 𝑒
𝒂⋅𝒂 𝒂⋅𝒂 𝟎 𝒂𝑻 𝒂 𝒂𝑻 𝒂 𝟎
𝒂⋅ 𝒂 𝒃 𝟎 𝒂𝑻 𝒂 𝟎
diviene
(1.7.11) 𝑒 𝜔 𝜑
L eq.(1.7.10) premoltiplicata due volte consecutive con 𝑒̃ , usando l eq. (A.4.11)
𝒂𝒂𝒂 𝒂𝒂𝑻 𝑰𝒂 𝒂:
(1.7.12) 𝑒̃ 𝜔 1 𝐶 𝑒 𝑆 𝑒̃ 𝑒
(1.7.13) 𝑒̃ 𝑒̃ 𝜔 𝑆 𝑒 1 𝐶 𝑒̃ 𝑒
(1.7.14) 1 𝐶 𝑒̃ 𝜔 𝑆 𝑒̃ 𝑒̃ 𝜔 2 1 𝐶 𝑒
un differente set di quattro parametri che tenga conto dell evidente ruolo giocato
dall angolo 𝜑⁄2;
109
un set di tre parametri ottenuto scomponendo la rotazione principale in tre rotazioni
intorno agli assi di FN o, meglio, di FB.
Angoli di Eulero
L orientamento di FB rispetto a FN può essere descritto da tre rotazioni elementari
consecutive (il cui ordine è importante):
110
Set 3-2-1 standard
(1.8.1) 𝑏 𝐶1 𝜙 𝑏 𝑏 𝐶2 𝜗 𝑏 𝑏 𝐶3 𝜓 𝑛
(1.8.2) 𝑏 𝐶1 𝐶2 𝐶3 𝑛 𝐵𝑁 𝑛 𝐶 𝑛
Il set diviene singolare per 𝜗 𝜋⁄2 lontano dall assetto iniziale , quando, pur essendo
definita la matrice 𝐶 , gli angoli 𝜙 e 𝜓 non sono definiti, ma lo è la loro somma.
Un vantaggio di questo set di angoli di Eulero è la facile visualizzazione dell assetto nel caso
di piccole rotazioni, quando l eq. . . diviene
1 𝜓 𝜗
(1.8.5) 𝐶 ≅ 𝜓 1 𝜙
𝜗 𝜙 1
111
La velocità angolare può essere espressa nella forma
0 0 𝜙
(1.8.6) 𝜔 𝑏 𝜔 𝑏 0 𝑏 𝜗 𝑏 0
𝜓 0 0
con
(1.8.7) 𝑏 𝐶2 𝑏 𝑏 𝑏 𝐶2
𝑏 𝐶1 𝑏 𝑏 𝑏 𝐶1
e quindi
0 0 𝜙
(1.8.8) 𝜔 𝐶1 𝐶2 0 𝐶1 𝜗 𝐼 0
𝜓 0 0
𝜔1 1 0 𝑆 𝜙
(1.8.9) 𝜔2 0 𝐶 𝑆 𝐶 𝜗
𝜔3 0 𝑆 𝐶 𝐶 𝜓
in cui la matrice non è ortonormale; deve essere invertita per ottenere la trasformazione
inversa cioè l equazione cinematica
𝜙 𝐶 𝑆 𝑆 𝐶 𝑆 𝜔1
1
(1.8.10) 𝜗 0 𝐶 𝐶 𝑆 𝐶 𝜔2 𝐵 𝜙, 𝜗, 𝜓 𝜔
𝜓 0 𝑆 𝐶 𝜔3
112
Lezione 34 (21/11/19)
(1.8.11) 𝑏 𝐶3 𝜔 𝑏 𝑏 𝐶1 𝑖 𝑏 𝑏 𝐶3 𝛺 𝑛
(1.8.12) 𝑏 𝐶3 𝐶1 𝐶3 𝑛 𝐵𝑁 𝑛 𝐶 𝑛
113
Il set diviene singolare per 𝑖 0 oppure 𝜋, quando, pur essendo definita la matrice 𝐶 , gli
angoli 𝛺 e 𝜔 non sono definiti, ma lo è la loro somma.
Le componenti del vettore 𝜔 sono
𝜔1 𝑆 𝑆 𝐶 0 𝛺
(1.8.15) 𝜔2 𝐶 𝑆 𝑆 0 𝑖
𝜔3 𝐶 0 1 𝜔
e con inversione della matrice si ottiene l equazione cinematica
𝛺 𝑆 𝐶 0 𝜔1
1
(1.8.16) 𝑖 𝐶 𝑆 𝑆 𝑆 0 𝜔2 𝐵 𝛺, 𝑖, 𝜔 𝜔
𝜔 𝑆 𝐶 𝐶 𝐶 𝑆 𝜔3
soggetti al vincolo
1 2 𝑞22 𝑞32 2 𝑞1 𝑞2 𝑞0 𝑞3 2 𝑞1 𝑞3 𝑞0 𝑞2
(1.9.9) 𝐶 2 𝑞2 𝑞1 𝑞0 𝑞3 1 2 𝑞12 𝑞32 2 𝑞2 𝑞3 𝑞0 𝑞1
2 𝑞3 𝑞1 𝑞0 𝑞2 2 𝑞3 𝑞2 𝑞0 𝑞1 1 2 𝑞12 𝑞22
Il primo elemento ad esempio si calcola come:
114
2𝑞12 𝑞02 𝑞12 𝑞22 𝑞32 2𝑞12 𝑞02 𝑞12 𝑞22 𝑞32 𝑞22 𝑞32 𝑞22 𝑞32
1 2 𝑞22 𝑞32
1
(1.9.10) tr 𝐶 3 4𝑞 ⋅ 𝑞 4𝑞02 1 ⇒ 𝑞0 1 𝐶11 𝐶22 𝐶33
2
Si calcola la radice quadrata del più grande 𝑞 e, per determinare gli altri parametri, si usano,
tra le seguenti,
4𝑞0 𝑞1 𝐶23 𝐶32
4𝑞2 𝑞3 𝐶23 𝐶32
4𝑞0 𝑞2 𝐶31 𝐶13
(1.9.13)
4𝑞1 𝑞3 𝐶31 𝐶13
4𝑞0 𝑞3 𝐶12 𝐶21
{4𝑞1 𝑞2 𝐶12 𝐶21
le equazioni che contengono 𝑞 . Un semplice cambiamento dei segni consente, se
necessario, di passare al set di parametri alternativo.
(1.10.1) 𝑏 𝐶 𝑞 𝑏 𝑏 𝐶 𝑞 𝑛
115
è esprimibile usando il prodotto delle due matrici di trasformazione
(1.10.2) 𝑏 𝐶 𝑞 𝑛 𝐶 𝑞 𝐶 𝑞 𝑛
1
ed utilizzando l eq. . . 𝜑 𝑒̂ ⋅ 𝜔, 𝑒̂ 𝑒̂ 𝜔 𝑡𝑎𝑛−1 2 𝑒̂ 𝑒̂ 𝜔
2
1 1
(1.11.2) 𝑞0 𝑠𝑖𝑛 2 𝑒̂ ⋅ 𝜔 𝑞⋅𝜔
2 2
1
(1.11.3) 𝑞 𝑠𝑖𝑛 2 𝑒̂ 𝜔 𝑐𝑜𝑠 2 𝑒̂ 𝑒̂ 𝜔 𝑐𝑜𝑠 2 𝑒̂ ⋅ 𝜔 𝑒̂
2
𝒂 𝒃 𝒂 𝒂 𝒂 𝒃 𝒂 𝒃 𝒂 𝒂⋅𝒂 𝒃 𝒂⋅𝒃 𝒂
1
(1.11.4) 𝑞 𝑞0 𝜔 𝑞 𝜔
2
116
𝑞0 𝑞1 𝑞2 𝑞3 𝑞0 𝑞1 𝑞2 𝑞3 0
𝜔1
𝑞1 1 𝑞0 𝑞3 𝑞2 1 𝑞1 𝑞0 𝑞3 𝑞2 𝜔1
(1.11.5) 𝜔2
𝑞2 2 𝑞3 𝑞0 𝑞1 2 𝑞2 𝑞3 𝑞0 𝑞1 𝜔2
𝜔3
𝑞3 𝑞2 𝑞1 𝑞0 𝑞3 𝑞2 𝑞1 𝑞0 𝜔3
L aggiunta della prima colonna consente di avere una matrice 4 4 ortonormale e quindi
immediatamente invertibile. Pertanto
0 𝑞0 𝑞1 𝑞2 𝑞3 𝑞0
𝜔1 𝑞1 𝑞0 𝑞3 𝑞2 𝑞1
(1.11.6) 2 𝑞2 𝑞3 𝑞0 𝑞1
𝜔2 𝑞2
𝜔3 𝑞3 𝑞2 𝑞1 𝑞0 𝑞3
da cui si vede che si è aggiunta l equazione differenziale
Tutte le precedenti equazioni differenziali sono lineari, prive di singolarità e senza funzioni
trigonometriche. Sovente si integrano i quaternioni ma il risultato è presentato in termini di
angoli di Eulero. Si possono integrare:
quattro quaternioni, usando la condizione di ortogonalità come controllo;
il vettore 𝑞 , ricavando 𝑞0 dalla condizione di ortogonalità, eq.(1.9.4).
Piccole rotazioni
Per una rotazione infinitesima
(1.12.2) 𝐶 ≅ 𝐼 𝜑 𝑒̃ 𝑒̂ 𝑒̂ 𝐼
2
Nel caso di una successione di piccole rotazioni, al primo ordine la loro sequenza non ha
importanza:
(1.12.3) 𝐶1 𝐶2 ≅ 𝐼 𝜑1 𝑒̃1 𝜑2 𝑒̃2
Si potrebbe inoltre esprimere la rotazione con il vettore 𝛾 𝜑 𝑒̂ (procedura inutile nel caso
di ampie rotazioni . Dall eq. . . si ottiene
117
(1.12.4) 𝐶 ≅ 𝐼 𝛾
Utilizzando i parametri di Eulero, 𝑞0 ≅ 1, 𝑞 ⋅ 𝑞 ≅ 0, e 𝑞 𝑞 ≅ 0. L eq. . .
𝑪 𝒒𝟐𝟎 𝒒 𝑻
𝒒 𝑰 𝟐𝒒 𝒒 𝑻
𝟐𝒒𝟎 𝒒 diviene
(1.12.5) 𝐶 ≅ 𝐼 2𝑞
(1.12.6) 𝐶 ≅ 𝐼 𝛩
(1.10.1) 𝒃 𝑪 𝒒𝒊 𝒃 𝒃 𝑪 𝒒𝒊 𝒏,
(1.13.1) 𝜔 𝐶 𝐶 𝜔 𝐶 𝐶
(1.13.2) 𝐶 𝐶 𝐶 𝐶 𝐶 𝐶
(1.13.3) 𝜔 𝐶 𝐶 𝐶 𝐶 𝐶 𝐶 𝐶 𝐶 𝐶
𝐶 𝐶 𝐶 𝐶
118
Lezione 35
(2.1.1) ∫ 𝑑𝑚 𝑀
(2.1.2) ∫ 𝑟𝑑𝑚 0
ma anche
(2.1.5) 𝑑𝐹 𝑅 𝑑𝑚
(2.1.6) ∫ 𝑑𝐹 ∫ 𝑑𝐹 ∫ 𝑑𝐹 ∫ 𝑑𝐹 𝐹
(2.1.7) ∫ 𝑅 𝑑𝑚 ∫ 𝑅 𝑟 𝑑𝑚 𝑀𝑅
e quindi
(2.1.8) 𝐹 𝑀𝑅
(𝐹 è la risultante delle sole forze applicate dall esterno all intero corpo B .
Alternativamente, a partire dalla quantità di moto della massa elementare
119
(2.1.9) 𝑑𝑝 𝑅 𝑑𝑚
per integrazione si ottiene la quantità di moto o momento lineare del corpo B
(2.1.10) 𝑝 ∫ 𝑑𝑝 ∫ 𝑅 𝑑𝑚 ∫ 𝑅 𝑟 𝑑𝑚 𝑀𝑅
(2.1.11) 𝑝 𝑀𝑅 𝐹
costruite rispettivamente con le velocità nel riferimento inerziale (centrato nel punto O) e in
un riferimento non rotante centrato in P. Sviluppando l eq . . con 𝑹 𝑹𝒑 𝝆e𝝆 𝝆𝒄 𝒓
(2.2.3) 𝐻 ∫ 𝜌 𝑅 𝜌 𝑑𝑚 ∫ 𝜌 𝑟 𝑅 𝑑𝑚 ∫ 𝜌 𝜌𝑑𝑚
𝜌 𝑅 𝑑𝑚 ℎ 𝜌 𝑀𝑅 ℎ
Pertanto, se il polo
è un punto fisso (𝑅 0) 𝐻 ℎ
coincide con il centro di massa (P C, 𝜌 0) 𝐻 ℎ
Si voglia ora valutare il momento angolare rispetto ad un diverso polo P ; sia 𝜌 la posizione
della massa elementare rispetto al nuovo polo; pertanto
(2.2.4) 𝜌 𝜌 𝜌
(2.2.5) 𝐻 ∫ 𝜌 𝑅 𝑑𝑚 ∫ 𝜌 𝜌 𝑅 𝑑𝑚 ∫ 𝜌 𝑅 𝑑𝑚 ∫ 𝜌 𝑅 𝑑𝑚
𝜌 𝑅 𝑟 𝑑𝑚 𝐻 𝜌 𝑀𝑅 𝐻
(2.2.6) 𝑇 ∫ 𝜌 𝑑𝐹 ∫ 𝜌 𝑑𝐹 ∫ 𝜌 𝑅 𝑑𝑚
(2.2.7) 𝑇 ∫ 𝜌 𝑅 𝑑𝑚 ∫ 𝜌 𝜌 𝑅 𝑑𝑚 ∫ 𝜌 𝑅 𝑑𝑚 ∫ 𝜌 𝑅 𝑑𝑚
120
𝜌 𝑅 𝑟 𝑑𝑚 𝑇 𝜌 𝑀𝑅 𝑇 𝜌 𝐹 𝑇
(2.2.8) 𝐻 ∫ 𝜌 𝑅 𝑑𝑚 ∫ 𝜌 𝑅 𝑑𝑚 ∫ 𝑅 𝑅 𝑅 𝑑𝑚 𝑇
𝑇 𝑅 𝑅 𝑑𝑚 𝑇 𝑅 𝑅 𝑟 𝑑𝑚 𝑇 𝑅 𝑀𝑅
𝑇 𝜌 𝑅 𝑑𝑚 𝑇 𝜌 𝑟 𝑅 𝑑𝑚 𝑇 𝜌 𝑀𝑅
(2.2.10) 𝐻 ℎ 𝑇
se il polo
è un punto fisso (𝑅 𝑅 0)
coincide con il centro di massa (𝑅 𝑅 ,𝜌 0).
121
Lezione 36 (26/11/19)
𝑛 𝑛1 𝑛2 𝑛3 𝑏 𝑏1 𝑏2 𝑏3
Sia 𝜔 la velocità di rotazione di FB rispetto a FN; la derivata rispetto al tempo della posizione 𝑟
(rispetto al baricentro) di una massa elementare dm, come appare ad un osservatore solidale
al riferimento FN, è
(2.3.1) 𝜔 𝑟 𝜔 𝑟
Pertanto,
(2.3.2) 𝐻 ℎ ∫ 𝑟 𝑟𝑑𝑚 ∫ 𝑟 𝜔 𝑟 𝑑𝑚 ∫ 𝑟 𝑟 𝜔 𝑑𝑚
ed essendo 𝜔 costante in tutto il corpo rigido,
(2.3.3) 𝐻 𝐽 𝜔
Il carattere tensoriale dell eq. . . indica che 𝑯𝑪 e 𝝎 non sono in generale paralleli. Anche
se la predetta relazione vettoriale è valida in un qualsiasi sistema di riferimento, per un pratico
utilizzo conviene esplicitarla in forma scalare in un riferimento solidale al corpo, ad esempio
FB, per avere 𝐽 costante nel tempo.
(2.3.4) 𝐻 ∫ 𝑟̃ 𝑟̃ 𝜔 𝑑𝑚 ∫ 𝑟̃ 𝑟̃ 𝜔 𝑑𝑚 𝐽 𝜔
𝑻
avendo utilizzato l eq. A. . 𝒃 𝒂 𝒄 e (A.3.3) 𝒂 𝒂 , e definito la matrice di
inerzia
(2.3.5) 𝐽 ∫ 𝑟̃ 𝑟̃ 𝑑𝑚
Posto pertanto
(2.3.6) 𝑟 𝑟1 𝑏1 𝑟2 𝑏2 𝑟3 𝑏3
usando l eq. . . si ottengono facilmente gli elementi della matrice 𝐽
(2.3.8) 𝐽 ∫ 𝑟12 𝑟22 𝑟32 𝑟 2 𝑑𝑚 momenti d inerzia
122
𝑟22 𝑟32 𝑑𝑚 𝑟1 𝑟2 𝑑𝑚 𝑟1 𝑟3 𝑑𝑚
𝐽 𝑟2 𝑟1 𝑑𝑚 𝑟12 𝑟32 𝑑𝑚 𝑟2 𝑟3 𝑑𝑚
𝑟3 𝑟1 𝑑𝑚 𝑟3 𝑟2 𝑑𝑚 𝑟12 𝑟22 𝑑𝑚
[ ]
(A.3.8) 𝒂 𝒃 𝒂 𝒂 𝒂 𝒃 𝒂 𝒃 𝒂 𝒂⋅𝒂 𝒃 𝒂 ⋅ 𝒃 𝒂,
posto
(2.3.10) 𝜔 𝜔1 𝑏1 𝜔2 𝑏2 𝜔3 𝑏3
(2.3.11) 𝐻 ∫ 𝑟 𝜔 𝑟 𝑑𝑚 ∫ 𝑟⋅𝑟 𝜔 𝑟 ⋅ 𝜔 𝑟 𝑑𝑚
𝑟22 𝑟32 𝜔1 𝑟1 𝑟2 𝜔2 𝑟1 𝑟3 𝜔3 𝑏1 𝑑𝑚
𝑟1 𝑟2 𝜔1 𝑟12 𝑟32 𝜔2 𝑟2 𝑟3 𝜔3 𝑏2 𝑑𝑚
𝑟1 𝑟3 𝜔1 𝑟2 𝑟3 𝜔2 𝑟12 𝑟22 𝜔3 𝑏3 𝑑𝑚
e pertanto
(2.4.2) 𝐻 𝐽 𝜔
con
(2.4.3) 𝐽 𝐽 𝑀𝜌 𝜌
utilizzando ovviamente lo stesso sistema di riferimento per esprimere 𝐽 e 𝜌 .
La matrice 𝐽 può essere anche ricavata direttamente a partire dalla definizione (2.2.2),
ponendovi 𝜌 𝜔 𝜌:
123
(2.4.4) 𝐻 ℎ ∫ 𝜌 𝜔 𝜌 𝑑𝑚 ∫ 𝜌 𝜌 𝜔 𝑑𝑚
(2.4.5) 𝐽 ∫ 𝜌 𝜌 𝑑𝑚
(2.5.1) 𝑝 𝐹 con 𝑝 𝑀𝑣
(2.5.2) 𝑅 𝑣
(2.5.3) 𝐻 𝑇 con 𝐻 𝐽 𝜔
(2.5.4) 𝐶 𝜔 𝐶
Si hanno due sistemi di equazioni differenziali, disaccoppiati se
(2.5.5) 𝐻 ∫ 𝑅 𝑅 𝑑𝑚 ∫ 𝑅 𝑟 𝑅 𝑟 𝑑𝑚
𝑅 𝑀𝑅 𝑟 𝑟𝑑𝑚 ℎ ℎ ℎ 𝐻
124
è somma del momento angolare della massa M concentrata nel baricentro del satellite (ℎ ),
e del momento angolare intorno al baricentro 𝐻 . Usando l eq.
(2.2.7)𝑻𝒑 𝝆𝑷 𝑴𝑹𝑪 𝑻𝑷 𝝆𝑷 𝑭 𝑻𝑷
la coppia intorno al punto O risulta
(2.5.6) 𝑇 𝑇 𝑅 𝑀𝑅 𝑇 𝑅 𝐹
e quindi l equazione di equilibrio alla rotazione diviene
(2.5.7) 𝐻 ℎ 𝐻 𝑇
(2.5.8) ℎ 𝑅 𝐹
e sommandola all eq. . . .
In realtà si verifica frequentemente, ad esempio per un satellite composto da due masse
M collegate da un asta di lunghezza L, soggetto a sole forze gravitazionali, che la risultante
𝐹 dipende dall assetto e si ha una coppia 𝑇 dovuta al gradiente del campo gravitazionale.
D altra parte
(2.5.9) 𝑇 ∫ 𝑅 𝑑𝐹 ∫ 𝑅 𝑅 𝑑𝑚 0
e quindi la presenza di una coppia di origine gravitazionale si associa, per via dell eq. . . e
(2.5.8) ad una perturbazione, molto modesta, del moto orbitale
(2.5.10) ℎ 𝐻 𝑇
A i i ci a i d i e ia
Si introduce ora un altro sistema di riferimento FF solidale al corpo e con origine nel centro di
massa, definito dalla terna ortogonale di versori
(2.6.1) 𝑓 𝐹𝐵 𝑏
(2.6.2) 𝐻 𝐹𝐵 𝐻
(2.6.3) 𝜔 𝐹𝐵 𝜔
ed usando l eq. . . 𝑯𝑪 𝑩
𝑱𝑪 𝑩 𝝎 𝑩 si ottiene
125
(2.6.4) 𝐻 𝐹𝐵 𝐽 𝜔 𝐹𝐵 𝐽 𝐹𝐵 𝜔
ovvero
𝑻
(2.6.5) 𝑱𝑪 𝑭 𝑭𝑩 𝑱𝑪 𝑩 𝑭𝑩
relazione che consente di ottenere i nuovi elementi della matrice d inerzia nel caso di cambio
di sistema di riferimento.
Si vuole ora cercare il riferimento FF che consenta di ottenere una matrice d inerzia diagonale
(𝐽 𝐽 𝜆 e𝐽 0 con 𝑖 𝑗). Premoltiplicando con 𝐹𝐵 l eq. . .
(2.6.6) 𝐹𝐵 𝐽 𝐹𝐵 𝐹𝐵 𝐽 𝐹𝐵 𝐽 𝐹𝐵
dove (si veda la sezione 1.2)
(2.6.7) 𝐹𝐵 𝑓1 𝑓2 𝑓3
(2.6.8) 𝑓1 𝑓2 𝑓3 𝐽1 𝐽2 𝐽3 𝐽 𝑓
(2.6.9) 𝜆 𝑓 𝐽 𝑓 ⇒ 𝜆 𝐼 𝐽 𝑓 0
126
𝜔 𝐻
(2.7.1)
𝜔 𝜔 𝜔
(2.7.2) 𝐽 𝐽 𝜔
(2.7.3) 𝜔 𝐻 𝐽 𝜔 𝜔 𝐽 𝜔 𝑇
(2.7.4) 𝑇 𝐽 𝜔 𝐽 𝜔
con poca utilità pratica perché la matrice d inerzia non è costante nel tempo e, per di più, non
è riducibile alla forma diagonale. Dal confronto dell eq. . . e . . si deduce
(2.7.5) 𝐽 𝜔 𝜔 𝐽 𝜔
(A.3.82) 𝒃 𝒂 𝒃 𝒂 𝒂 𝒃 𝒂 𝒃 𝒂 𝒃 𝒃 𝒂
(2.7.6) 𝑇 𝐻 ∫ 𝜔 𝑟 𝑟 𝜔 𝑑𝑚 ∫ 𝑟 𝜔 𝑟 𝜔 𝑑𝑚
𝑟 𝑟 𝜔 𝑑𝑚 𝜔 𝑟 𝑟 𝜔 𝑑𝑚 𝐽 𝜔 𝐽 𝜔 𝜔 𝐽 𝜔
(2.7.8) 𝐻 𝐻1 𝑏1 𝐻2 𝑏2 𝐻3 𝑏3
(2.7.9) 𝜔 𝜔1 𝑏1 𝜔2 𝑏2 𝜔3 𝑏3
Qualora FB coincida con gli assi principali d inerzia
(2.7.10) 𝐻 𝐽1 𝜔1 𝑏1 𝐽2 𝜔2 𝑏2 𝐽3 𝜔3 𝑏3
e l eq. . . si porta alla forma
127
𝑱𝟏 𝝎𝟏 𝑱𝟑 𝑱𝟐 𝝎𝟐 𝝎𝟑 𝑻𝟏
(2.7.11) 𝑱𝟐 𝝎𝟐 𝑱𝟏 𝑱𝟑 𝝎𝟑 𝝎𝟏 𝑻𝟐
𝑱𝟑 𝝎𝟑 𝑱𝟐 𝑱𝟏 𝝎𝟏 𝝎𝟐 𝑻𝟑
𝐽𝜔 𝐽 𝐽 𝜔𝜔 𝑇 (in generale avendo posto 𝑖, 𝑗, 𝑘 1,2,3)
Energia cinetica
L energia cinetica di un corpo rigido B è
1 1
(2.8.1) 𝐸 ∫ 𝑅 ⋅ 𝑅 𝑑𝑚 ∫ 𝑅 𝑟 ⋅ 𝑅 𝑟 𝑑𝑚
2 2
1 1
𝑀𝑅 ⋅ 𝑅 𝑟 ⋅ 𝑟𝑑𝑚 𝐸 𝐸
2 2
somma di energia cinetica traslazionale (𝐸 ) e rotazionale (𝐸 . Derivata l eq. . . rispetto
al tempo,
𝐹⋅𝑅 𝑟 ⋅ 𝑅 𝑑𝑚 𝐹⋅𝑅 𝑟 ⋅ 𝑑𝐹
occorre notare che il secondo integrale, anche in assenza di forze esterne, potrebbe essere
non nullo, qualora il corpo fosse deformabile, perché in tal caso una forza interna lavorerebbe
in genere con due diversi spostamenti. Questo fatto è più evidente considerando un sistema
discreto costituito da più masse 𝑚
1
(2.8.3) 𝐸 ∑ 𝑚 𝑅 ⋅𝑅
2
(2.8.4) ∑ 𝑚 𝑅 ⋅𝑅 ∑ 𝐹 ∑ 𝐹 ⋅𝑅
dove 𝐹 è la risultante delle forze esterne agenti sulla massa 𝑚 , mentre 𝐹 è la forza interna
(2.8.5) ∑ ∑ 𝐹 ⋅𝑅 0
Si deduce che, nel caso di corpo deformabile, il termine 𝐸 comprende anche l energia
cinetica che nei movimenti di deformazione può essere convertita in energia potenziale
elastica; questa quota, anche in assenza di azioni esterne, può diminuire nel tempo a causa di
dissipazioni.
Per un corpo rigido, utilizzando l eq.
(2.3.1) 𝜔 𝑟 𝜔 𝑟
128
(2.3.2) 𝐻 ℎ ∫ 𝑟 𝑟𝑑𝑚 ∫ 𝑟 𝜔 𝑟 𝑑𝑚 ∫ 𝑟 𝑟 𝜔 𝑑𝑚
(2.3.3) 𝐻 𝐽 𝜔
si ha che:
1 1 1
(2.8.6) 𝐸 ∫ 𝑟 ⋅ 𝑟𝑑𝑚 ∫ 𝜔 𝑟 ⋅ 𝑟𝑑𝑚 𝜔⋅∫ 𝑟 𝑟𝑑𝑚
2 2 2
1 1
𝜔⋅𝐻 𝜔⋅𝐽 𝜔
2 2
1 1
(2.8.7) 𝜔⋅𝐽 𝜔 𝜔⋅𝐽 𝜔 𝜔⋅𝐽 𝜔 𝜔⋅ 𝑇 𝜔 𝐽 𝜔 𝜔⋅𝑇
2 2
129
Lezione 37
𝐽1 𝜔1 𝐽2 𝐽3 𝜔2 𝜔3
(3.1.1) 𝐽2 𝜔2 𝐽3 𝐽1 𝜔3 𝜔1
𝐽3 𝜔3 𝐽1 𝐽2 𝜔1 𝜔2
la cui soluzione è stata ottenuta da Jacobi in termini di funzioni ellittiche. Conviene tuttavia
procedere per altra via.
Il vettore
(3.1.2) 𝐻 𝐽1 𝜔1 𝑏1 𝐽2 𝜔2 𝑏2 𝐽3 𝜔3 𝑏3 𝑐𝑜𝑠𝑡
è costante (direzione e modulo) in un riferimento inerziale, ma le componenti nel
riferimento FB variano nel tempo con il vincolo sul modulo
(3.1.3) 𝐻 𝐻 𝐽12 𝜔12 𝐽22 𝜔22 𝐽32 𝜔32 𝐻12 𝐻22 𝐻32 𝐻2
Per un osservatore solidale al corpo, la punta del vettore 𝐻 si muove quindi sulla superficie
di una sfera di raggio 𝐻 .
L energia cinetica rotazionale è
1 1 1 1 1 1
(3.1.4) 𝐸 𝐽 𝜔2 𝐽 𝜔2 𝐽 𝜔2
2 1 1 2 2 2 2 3 3 2 2 2
(3.1.5) 1
2 2 2
130
Fig. 1a: 𝐸 𝐻 2 ⁄2𝐽1 Fig. 3a: 𝐸 𝐻 2 ⁄2𝐽3
In entrambi i casi i vettori 𝐻 e 𝜔 sono paralleli tra loro e ad uno degli assi principali
d inerzia.
L atto di moto libero richiede l esistenza di punti comuni ad ellisse e sfera; quindi, in base
all eq. . . l energia cinetica 𝐸 deve essere compresa tra
In generale però l intersezione tra sfera ed ellissoide è costituita da due curve chiuse Fig.
3.2a) ed i vettori 𝐻 e 𝜔 non sono paralleli. Per 𝐸 𝐻 2 ⁄2𝐽2 queste due curve (Fig. 3.1, 2a)
si uniscono in corrispondenza dell asse 𝑏2 e insieme assumono il nome di separatrice, in
quanto separano le zone in cui il vettore 𝐻 , nel riferimento corpo, ruota intorno a 𝑏1 , da
quelle in cui ruota intorno a 𝑏3 . Per 𝐸 𝐻 2 ⁄2𝐽2 non necessariamente si ha una rotazione
pura del corpo intorno a 𝑏2 .
A causa di dissipazioni interne, il corpo perde energia cinetica
rotazionale, e la punta di 𝐻 non segue una curva chiusa, ma
una rotazione inizialmente intorno a 𝑏3 terminerà in una
rotazione intorno a 𝑏1 (asse maggiore o di massima inerzia);
non è possibile prevedere se in verso concorde o discorde con
𝐹𝑖𝑔. 2𝑎: 𝐸 𝐻 2 ⁄2𝐽2
𝑏1 . Proprio a causa di fenomeni dissipativi, i pianeti si sono
gradualmente portati in rotazione intorno all asse maggiore, o
di massima inerzia, corrispondente alla minima energia cinetica rotazionale.
131
Fig. 1a: 𝐸 𝐻 2 ⁄2𝐽1 Fig. 1b: 𝐸 𝐻 2 ⁄2𝐽1
Fig. 3.1 Moto libero con di ersi alori dell energia cinetica l ogo della p nta dei ettori 𝐻 (colonna sinistra) e 𝜔 (colonna
destra)
132
Approccio classico
Nella visione classica, riscrivendo opportunamente l eq. . . e . . , si preferisce
osservare (Fig. 3.2b) che la punta del vettore 𝜔 è vincolata agli ellissoidi
di costante momento (con semiassi 𝐻 ⁄𝐽 )
(un piano quindi con orientamento fisso nel riferimento FN). Per un osservatore solidale a FN,
il moto è rappresentabile dal rotolamento dell ellissoide dell energia sul piano suddetto. Lo
strisciamento non è concepibile perché, in base all eq. . . il vettore 𝑑𝜔 è lo stesso nel
riferimento FN (e quindi sul piano) e FB e quindi sull ellissoide . Il punto di contatto descrive:
- una curva chiusa sull ellissoide poloide);
- una curva non necessariamente chiusa sul piano (erpoloide).
La poloide è anche l intersezione dei due ellissoidi di momento ed energia (Fig. 3.2, destra).
La poloide per 𝐸 𝐻 2 ⁄2𝐽2 è ancora detta separatrice.
133
Il segno dei coefficienti deve essere diverso per consentire di avere componenti 𝜔 reali. Si
richiede quindi 𝐽1 𝐽 𝐽3 (ovvero 𝐸𝑟 . In Fig. . sono disegnate sull ellissoide di
momento le poloidi corrispondenti a differenti valori di energia cinetica.
Fig. 3.4 Ellissoide di momento con poloidi per differenti valori di energia cinetica; vista e proiezioni in direzione parallela
agli assi principali d iner ia
−
- per 𝐽 𝐽2 −
134
- per 𝐽 𝐽1 𝜔2 𝜔3 0 (𝐸 𝐸min )
Nel caso intermedio, invece di un punto si ottengono gli asintoti delle iperboli, che sono
anche la proiezione della separatrice.
Per corpi assialsimmetrici le poloidi sono cerchi in piani ortogonali all asse 𝑏1 per 𝐽2 𝐽3
(corpo oblato o all asse 𝑏3 per 𝐽1 𝐽2 (corpo prolato).
Occorre infine notare che, quando nella rotazione del corpo i vettori 𝐻 e 𝜔 si vengono a
trovare nel piano dei versori 𝑏1 e 𝑏3 (cioè quando 𝜔2 0), 𝐻 è il vettore più vicino a 𝑏1 .
(3.3.1) 𝐻 𝐻 𝑛3 𝐻 0 0 𝐻
Usando l eq. . .
𝐻 𝑠𝑖𝑛 𝜗
(3.3.2) 𝐻 𝐵𝑁 𝐻 𝐻 𝑠𝑖𝑛 𝜙 𝑐𝑜𝑠 𝜗
𝐻 𝑐𝑜𝑠 𝜙 𝑐𝑜𝑠 𝜗
Dal confronto con le stesse componenti nell eq. . . si ricava
𝐻 ⁄𝐽1 𝑠𝑖𝑛 𝜗
(3.3.3) 𝜔 𝐻 ⁄𝐽2 𝑠𝑖𝑛 𝜙 𝑐𝑜𝑠 𝜗
𝐻 ⁄𝐽3 𝑐𝑜𝑠 𝜙 𝑐𝑜𝑠 𝜗
e quindi per mezzo dell eq. . .
1
(3.3.4) 𝜙 𝐻 𝑠𝑖𝑛 𝜗
1 1
(3.3.5) 𝜗 𝑠𝑖𝑛 2 𝜙 𝑐𝑜𝑠 𝜗
2
(3.3.6) 𝜓 𝐻
135
(3.3.8) 𝜔1 𝑠𝑖𝑛 𝜗 0 𝜔23 𝜔22 𝜔32 𝑐𝑜𝑠 𝜗
I vettori 𝜔, 𝐻 e 𝑏1 (asse di simmetria del corpo) sono contenuti nel piano della Fig. 3.5
(manca) che ruota con velocità 𝜓 intorno a 𝑛3 . In funzione della componente della velocità
angolare lungo l asse di simmetria del corpo 𝜔1)
−
(3.3.11) 𝜙 𝜔1 (relative spin rate)
Quest ultima è positiva per un corpo prolato (una barra, 𝐽 𝐽 ), ma negativa per un corpo
oblato (un disco, 𝐽 𝐽 ).
𝜗 𝜋⁄2 ⇒ 𝜙 𝜓 𝐻 ⁄𝐽
𝐽1 𝐽2 𝐽3 𝐽 ⇒ 𝜓 𝐻 ⁄𝐽 𝜙 𝜗 0
(3.4.1) 𝐻 𝐻 𝑛3 𝐻 0 0 𝐻
(3.4.2) 𝐽1 𝐽2 𝐽 𝐽3 𝐽
(𝐽 sta per transverse e 𝐽 𝐽 𝑠𝑢 𝑎𝑣𝑎𝑛𝑧𝑖𝑛𝑖 sta per spin)
L eq. . . diviene
𝐽 𝜔1 𝐽 𝐽 𝜔2 𝜔3 0
(3.4.3) 𝐽 𝜔2 𝐽 𝐽 𝜔3 𝜔1 0
𝐽 𝜔3 0
136
(3.4.6) 𝜔1 𝜔1 𝜔 2 𝜔2 0 ⇒ 𝜔12 𝜔22 cost 2
𝜔12
2
Il vettore 𝜔 è costante in modulo (𝜔2 𝜔12 𝑛2 ), ma non in direzione. Derivando
la prima dell eq. . . e eliminando 𝜔2 con la seconda, si ha
(3.4.7) 𝜔1 𝜆𝜔2 𝜔1 𝜆2 𝜔1 0
che integrata fornisce
𝜔1 𝐴 𝑐𝑜𝑠 𝜆 𝑡 𝐵 𝑠𝑖𝑛 𝜆 𝑡
(3.4.8)
𝜔2 𝐴 𝑠𝑖𝑛 𝜆 𝑡 𝐵 𝑐𝑜𝑠 𝜆 𝑡
e, scelte le costanti in modo da avere 𝜔10 𝜔12 e 𝜔20 0 all istante iniziale
𝜔1 𝜔12 𝑐𝑜𝑠 𝜆 𝑡
(3.4.9) 𝑡𝑎𝑛 𝜆 𝑡
𝜔2 𝜔12 𝑠𝑖𝑛 𝜆 𝑡
L evoluzione di 𝜔1 𝑒 𝜔2 mostra che 𝜔12 ruota intorno all asse 𝑏3 con velocità 𝜆.
Scrivendo la velocità angolare come:
𝜔 𝜔12 𝑛𝑏3
durante l evoluzione, 𝜔 descrive un cono intorno all asse 𝑏3 del corpo rotante, che è
chiamato body cone (cono corpo).
137
𝐻 𝐽1 𝜔1 𝑏1 𝐽2 𝜔2 𝑏2 𝐽3 𝜔3 𝑏3
𝐽 𝜔1 𝑏1 𝜔2 𝑏2 𝐽 𝜔3 𝑏3
𝐽 𝜔12 𝐽 𝑛𝑏3
sia il momento angolare che la velocità angolare sono entrambe combinazioni lineare del
vettore 𝜔12.Ciò significa che durante il moto del corpo rotante, i due vettori e l asse 𝑏3
giacciono sullo stesso piano, che ruota intorno all asse 𝑏3 . Nel caso generale 𝐻 𝑒 𝜔 non sono
allineati, a meno che 𝜔12 0 spinning puro intorno all asse di simmetria : questa è la
condizione di spin desiderabile.
138
Gli angoli, costanti, che 𝑏3 forma con e 𝜔 e 𝐻 sono rispettivamente:
𝑡𝑎𝑛 𝛾
(3.4.10) ⇒ 𝑡𝑎𝑛 𝑖 𝑡𝑎𝑛 𝛾
𝑡𝑎𝑛 𝑖
con 𝑖 𝛾 per corpo prolato e viceversa per corpo oblato. L angolo di nutazione i è
complementare dell angolo di beccheggio 𝑖 𝜋⁄2 𝜗).
Nel caso di corpo oblato sarà 𝜔 a descrivere un cono intorno ad 𝐻 , fisso nel sistema di
riferimento inerziale, detto space cone (cono spazio).
𝜔1 𝛺 𝑠𝑖𝑛 𝜛 𝑠𝑖𝑛 𝑖
(3.4.11) 𝜔2 𝛺 𝑐𝑜𝑠 𝜛 𝑠𝑖𝑛 𝑖
𝜔3 𝛺 𝑐𝑜𝑠 𝑖 𝜛
139
(3.4.12) 𝜔12 𝜔22 2
𝜔12 𝛺 2 𝑠𝑖𝑛2 𝑖 𝛺 0
−
(3.4.13) 𝜛 𝑛 𝛺 𝑐𝑜𝑠 𝑖 𝜛 𝑛 𝜆
(3.4.14) 𝐻3 𝐻 𝑐𝑜𝑠 𝑖 𝑛𝐽 𝐻 𝐽𝛺
Occorre notare che la componente 𝜔12 nel piano 𝑏1 ,𝑏2 è ferma rispetto al versore 𝑏1 che
indica la direzione del nodo. Infatti, con la stessa velocità 𝜆, ma in opposte direzioni,
ruotano sia 𝑏1 rispetto a 𝑏1 , che 𝜔12 rispetto a 𝑏1 .
140
141
142
143
144
145
Lezione 38 (02/12/19)
𝐽1 𝜔1 𝐽2 𝐽3 𝑛𝜔3 0
(3.5.1) 𝐽2 𝜔2 0
𝐽3 𝜔3 𝐽2 𝐽1 𝑛𝜔1 0
per 𝐽2 13 𝐾1
per 𝐽3 12 𝐾1
e analogamente si trova 1 𝐾3 1.
La condizione
(A.6.3) 3 𝐽1 𝐽3 𝐽2
è scritta nella forma
(A.6.4) 𝐽2 𝐽1 𝐽3 𝐽1 𝐽3 3 𝐽1 𝐽3 0
Ciascun addendo può essere egualmente moltiplicato per uno qualsiasi dei lati dell’eq.(A.6.3); in
particolare
(A.6.5) 𝐽22 𝐽2 𝐽1 𝐽3 3 𝐽12 𝐽32 3𝐽2 𝐽1 𝐽3
𝐽2 𝐽3 𝐽2 𝐽1 𝐽1 𝐽3 3𝐽3 𝐽2 𝐽3 3𝐽1 𝐽2 𝐽1 0
che, divisa per 𝐽1 𝐽3, fornisce la condizione
(A.6.6) 𝐾1 𝐾3 3 𝐾1 𝐾3 1 0
equivalente all’eq.(A.6.3).
146
− −
(3.5.2) 𝐾1 𝐾3
NB 𝐽2 𝐽1 𝐽3 → 1 𝐾1 , 𝐾3 1
𝜔1 𝐾1 𝑛𝜔3 0
(3.5.3) ⇒ 𝜔1 𝐾1 𝐾3 𝑛2 𝜔1 0
𝜔3 𝐾3 𝑛𝜔1 0
la cui soluzione
(3.5.4) 𝜔1 𝐴𝑒 con 𝑠 𝐾1 𝐾3 𝑛2
(3.6.1) 𝑅 𝑅 𝑟 𝜔 𝑟 con 𝑟 𝜔 𝑟
(3.6.2) 𝑟 2𝜔 𝜔 𝑟 𝜔 𝜔 𝑟
147
e questo termine è compensato da forze esterne ed interne; differenze nell attrazione
gravitazionale possono essere significative in corpi di dimensioni non trascurabili. Più
frequentemente si hanno forze elastiche connesse alle deformazioni prodotte da un campo
di forze centrifugo. Qualora campo e deformazioni non siano stazionari (𝜔 varia nel tempo),
si hanno dissipazioni che terminano solo quando 𝜔 0, situazione che, in base all eq. . .
𝑩
𝒅𝑯𝑪
𝒅𝒕
𝝎 𝑯𝑪 𝑱𝑪 𝝎 𝝎 𝑱𝑪 𝝎 𝑻𝑪 comporta 𝜔 𝐽 𝜔 0, cioè moto di pura rotazione
intorno ad uno degli assi principali.
In un corpo sufficientemente rigido la frequenza propria della struttura è maggiore della
frequenza della rotazione e le deformazioni strutturali sono disaccoppiate dalla dinamica di
assetto.
L analisi degli effetti delle dissipazioni può essere effettuata
- con l ipotesi del pozzo di energia energy sink);
- con l aggiunta di smorzatori virtuali nel modello;
- con modelli strutturali più sofisticati;
in ordine crescente di accuratezza e impegno.
Il modello del pozzo di energia ne presuppone il lento decadimento, corrispondente ad una
graduale diminuzione delle dimensioni dell ellissoide dell energia. La poloide cessa di essere
una curva chiusa: diviene una curva aperta (Fig. 3.8) che termina in corrispondenza di uno
dei semiassi maggiori dell ellissoide del momento angolare. Il corpo quindi allinea l asse
maggiore al vettore 𝐻 , ma il verso è imprevedibile. La rotazione libera intorno all asse
maggiore di inerzia è detta flat spin.
Fig. 3.8 Poloide calcolata con il modello di dissipazione energy-sink. La figura di destra è ottenuta con velocità di
dissipazione più alta del 10%.
Il moto libero del corpo quasi-rigido è quindi asintoticamente stabile, nel senso che in
risposta ad una perturbazione si ha il riallineamento dell asse maggiore al vettore 𝐻 (non al
vettore originale ma al nuovo, come modificato dalla perturbazione).
Nel condurre un analisi numerica con il modello del pozzo di energia
148
(3.6.3) 𝐽 𝐸 0 𝐽 𝐸 0
2
(3.6.5) 𝐻 𝐻 𝐻 ⋅𝐻 𝐻 ⋅𝑇 0
Allo scopo è sufficiente che 𝑇 sia ortogonale a 𝐻 ; la direzione di 𝐻 può pertanto mutare.
149
Lezione 39 (05/12/19)
150
L applicazione di una coppia costante, parallela ad un asse principale di un satellite
inizialmente fermo, in base all eq. . . (equazioni di Eulero) avvia una rotazione intorno
all asse principale con accelerazione 𝜑 costante
(4.2.1) 𝑇3 𝐻3 𝐽3 𝜔3 𝐽3 𝜑
La rotazione dopo il tempo 𝛥𝑡 sarà
1
(4.2.2) 𝛥𝜑 𝛥𝑡 2
2
(4.2.3) 𝜔 𝐽−1 𝑇
e la stessa coppia parallela a 𝑏3 (𝑇1 𝑇2 0) avvia una rotazione intorno agli altri due assi
(crosscoupling . Per avviare una rotazione pura intorno all asse 𝑏3 , oltre alla componente 𝑇3
si richiederebbero particolari valori delle componenti 𝑇1 e 𝑇2 . Se un satellite senza
irrigidimento giroscopico è già in movimento con asse di rotazione non coincidente con
quello della coppia (𝜔1 e/o 𝜔2 diversi da zero dall eq. . . si rileva che il crosscoupling è
inevitabile; potrebbe convenire fermare il satellite prima di iniziare una manovra di
riorientamento.
(4.2.5) 𝑇1 𝐻1 𝑇2 𝐻2
La componente della coppia parallela al momento della quantità di moto produce una
variazione del modulo di 𝐻 ; la componente ortogonale determina una rotazione di 𝐻 nel
piano (solidale al corpo) contenente il vettore 𝑇 .
In particolare, per un satellite assialsimmetrico oblato (𝐽1 𝐽2 𝐽3 ) in rotazione intorno
all asse di simmetria 𝑏1 , l eq. . . assume la forma
(4.2.6) 𝑇1 𝐽1 𝜔1 𝑇2 ≅ 𝐽2 𝜔2 𝐽1 𝜔3 𝜔1 𝑇3 ≅ 𝐽3 𝜔3 𝐽1 𝜔2 𝜔1
NOTA
𝐽2 𝜔2 𝐽1 𝜔2 𝜔3 𝑇2
𝐽3 𝜔3 𝐽1 𝜔1 𝜔2 0
151
𝐽1 𝜔2 𝜔3 𝑇2 𝜔2 0
Posto 𝜔2 𝜔3 𝑐𝑜𝑠𝑡 → →
𝐽1 𝜔1 𝜔2 0 𝜔3
Una coppia parallela all asse 𝑏1 determina una variazione della velocità di rotazione 𝜔1. Una
coppia ortogonale all asse di spin e all asse fisso 𝑛3 , esaurito il transitorio iniziale, produce
una rotazione dell asse di spin con velocità angolare costante intorno all asse 𝑏3
(4.2.7) 𝜔3
dimostrando come l irrigidimento giroscopico riduca la risposta del satellite alle coppie di
disturbo.
152
(4.3.1) 𝑇 𝑇 1 𝑇 2 𝑇1 𝑇2 0
(4.3.2) 𝐻 𝐻1 𝐻2 𝐻1 𝑇 1 𝑇1 𝐻2 𝑇 2 𝑇2
In particolare, supponendo che la parte 2 sia un volano (reaction wheel RW) isolato dalle
azioni esterne (𝑇 2 0) e con asse parallelo alla coppia di disturbo 𝑇 , il motore elettrico di
controllo della velocità di rotazione può essere usato per compensare la coppia esterna
conservando l assetto della parte
(4.3.3) 𝑇1 𝑇 1 𝑇 𝐻1 0
e trasferendo sul volano la variazione di momento angolare associata alla coppia esterna
(4.3.4) 𝐻2 𝑇2 𝑇1 𝑇
3-axis stabilized
spinner
Il momento della quantità di moto complessivo è la somma vettoriale dei momenti angolari
di tutte le parti componenti (si suppongono tutte le ruote ferme)
(4.4.1) 𝐻 𝐽 𝜔 𝐻 𝐽 𝜔 ∑𝐽 𝜔
153
dove il primo termine rappresenta il momento angolare del corpo principale a volani fermi,
mentre 𝜔 è la velocità della ruota i-esima relativa al riferimento solidale al corpo
principale. Pertanto, l asse di rigidità giroscopica è unico anche con più volani.
154
Lezione 40 (9/12/19)
Controllo di assetto
Il sistema di controllo d assetto ACS ha il compito di orientare con la dovuta accuratezza
- la struttura principale con il payload;
- i pannelli solari verso il sole;
- i radiatori termici verso lo spazio profondo;
- le antenne verso le stazioni ricetrasmittenti;
- i motori nella corretta direzione di spinta.
Si distingue tra controllo passivo e controllo attivo.
Il primo sfrutta, esaltandone gli effetti, i principi fondamentali della dinamica rotazionale
e/o le coppie naturali. Richiede in genere di integrare artificialmente lo smorzamento
naturale. Offre al satellite il vantaggio di un elevata vita operativa per il minimo consumo di
propellente e l assenza o quasi di parti soggette a usura. Aspetti negativi sono la scarsa
accuratezza di puntamento e la ridotta flessibilità al mutamento delle condizioni operative.
Il controllo attivo:
opera anche se le coppie di disturbo non sono perfettamente note;
richiede sensori di assetto di precisione maggiore dell accuratezza di puntamento
voluta);
necessita generalmente di coppie di controllo esterne, ma spesso usa la gestione del
momento angolare nel funzionamento corrente;
è flessibile, potendosi modificare da terra il software di controllo;
usa la gestione del momento angolare.
155
Coppia gravitazionale
(4.6.2) 𝑅2 𝑅⋅𝑅 𝑅 𝑟 ⋅ 𝑅 𝑟 𝑅2 2𝑅 ⋅ 𝑟 𝑟2
−3 2
3 ⋅ 1 ⋅
(4.6.3) 𝑅 −3
𝑅2 − 2 𝑅 2
1 2 ≅ 1 3
156
⋅
(4.6.4) 𝑇 𝜇 ∫ 𝑟 3 𝑑𝑚 3𝜇 ∫ 𝑅 ⋅ 𝑟 𝑟 𝑑𝑚
(4.6.5) 𝑇 3𝜇 ∫ 𝑟 𝑅 𝑟 𝑟 2𝑅 𝑑𝑚 3𝜇 𝐽 𝑅
essendo
(4.6.6) ∫ 𝑟 𝑅 𝑟 𝑑𝑚 ∫ 𝑟̃ 𝑟̃ 𝑅 𝑑𝑚 𝐽 𝑅 𝐽 𝑅
(4.6.7) 𝑅 𝑅 1 𝑅 2 𝑅 3 𝐽 𝑅 𝐽1 𝑅 1 𝐽2 𝑅 2 𝐽3 𝑅 3
𝑅 2𝑅 3 𝐽3 𝐽2
3
(4.6.8) 𝑇 𝑅 3𝑅 1 𝐽1 𝐽3
𝑅 1𝑅 2 𝐽2 𝐽1
𝜗≅ ≅
(4.6.9)
𝜙≅ ≅
3𝜇 𝜙 𝐽3 𝐽2
𝑇 ≅ 𝜗 𝐽1 𝐽3
𝑅3
0
NB: non c è coppia gravitazionale intorno all asse .
Per un satellite con 𝛥𝐽 1000kg𝑚2 in orbita bassa (𝑅 6600km)
157
398600
(4.6.10) ≅ ≅3 1000 ≅ 7.3 10−5 Nm deg
6600 180
Usando l eq. . . anche per la valutazione della risultante delle forze gravitazionali, si
ottiene (equazione errata da correggere da lasciar perdere la parte algebrica)
⋅
(4.6.11) 𝐹 𝜇∫ 𝑑𝑚 ∫ 𝑅 1 3 𝑑𝑚
𝜇 3𝜇
𝑅 𝑟 𝑑𝑚 𝑅 ⋅𝑟 𝑅 𝑟 𝑑𝑚
𝑅3 𝑅5
𝜇 3𝜇
𝑀𝑅 𝑟 𝑅 𝑟 𝑟 2𝑅 𝑑𝑚
𝑅3 𝑅5
𝜇 3 𝑅
2 𝑀 𝐽 𝑟 2 𝑑𝑚
𝑅 𝑅2 𝑅
Coppia aerodinamica
La coppia dovuta alle azioni aerodinamiche è
(4.7.1) 𝑇 𝑟 𝐹
avendo indicato con 𝐹 la risultante delle forze aerodinamiche e con 𝑟 la posizione del
centro di pressione rispetto al centro di massa.
Alle quote operative il cammino libero delle particelle è molto maggiore delle dimensioni del
satellite. La resistenza aerodinamica è quindi dovuta all impatto delle particelle sul veicolo.
Supponendo che le particelle si arrestino sulla superficie
1
(4.7.2) 𝐹 𝑚 𝑣 𝑆𝜌 𝑣 2 𝐶 𝑆𝜌 𝑣 2
2
con 𝐶 2. Sono possibili modelli più complicati che tengano conto della riflessione
speculare e della riemissione delle particelle assorbite; vi corrisponde un lieve aumento del
coefficiente di resistenza.
158
La posizione del centro di pressione varia con l assetto e per lo spostamento del centro di
massa dovuto ad esempio a spostamenti del propellente o all estensione di appendici.
Per un satellite con sezione frontale 𝑆 5𝑚2 in orbita circolare equatoriale di altezza 400
km (𝜌 4 10−12 kg m3 )
(4.7.3) 𝑣 𝑣 𝜔⊕ 𝑟 7.18 km s
(4.8.1) 𝐹 𝑝𝑆𝑠̂ 𝑇 𝑟 𝐹
dove il versore 𝑠̂ è diretto dal sole al veicolo, S è la proiezione della superficie illuminata
nella direzione di 𝑠̂ , mentre la pressione p della radiazione solare è la potenza in arrivo per
unità di superficie, divisa per la velocità della luce. La pressione p:
è inversamente proporzionale al quadrato della distanza dal sole;
è indipendente dall altezza dell orbita;
vale 4.5 10-6 N/m2 per un satellite terrestre (con variazioni del 6% dovute
all eccentricità dell orbita della terra intorno al sole ;
si riduce in penombra e annulla in ombra, ma andrebbe integrata con la radiazione
riflessa ed emessa dalla terra.
Modelli più complessi della superficie illuminata possono tener conto di
trasmittanza, riemissione, riflessione speculare e diffusa.
Per un satellite terrestre con sezione frontale della superficie illuminata 𝑆 5𝑚2 ,
𝑇 ⁄𝑟 2.25 10−5 𝑁. La pressione della radiazione solare rappresenta il disturbo
dominante nel caso di un satellite in orbita geostazionaria.
Nel corso di una missione verso Mercurio, in condizioni di emergenza, la pressione della
radiazione solare è stata usata per ottenere il controllo di assetto del satellite, variando in
misura differenziale la superficie dei pannelli esposti al sole.
159
Coppia magnetica
(4.9.1) 𝑇 𝐷 𝐵
che tende ad allineare il dipolo con il campo esterno. In linea di principio il dipolo magnetico
può essere annullato disponendo opportunamente nel satellite i componenti che
contribuiscono a 𝐷 , e compensando il residuo con un elettromagnete con dipolo variabile.
Con un dipolo magnetico residuo di 0.1 Atm2 (Ampere turn m2), a 200 km di altezza 𝐵 ≅
3 10−5 Tesla e 𝑇 ≅ 3 10−6 Nm.
Facendo passare una corrente attraverso un avvolgimento si produce un dipolo magnetico
ortogonale alle spire, di modulo proporzionale al numero di spire e all area della spira
(𝐷 𝑛𝑖𝐴). Con tre avvolgimenti ortogonali si può orientare arbitrariamente 𝐷 . Si
ottengono così coppie magnetiche di controllo insensibili ad eventuali spostamenti del
centro di massa, e soprattutto assorbendo potenza elettrica ma senza consumare
propellente.
A fronte dei suddetti vantaggi bisogna considerare che:
160
Impatto di meteoriti
Oltre agli impatti sporadici, occorre considerare gli impatti ripetuti (shower) che si verificano
in occasione dell attraversamento della scia di comete o di zone del sistema solare
particolarmente ricche di polveri.
Movimenti di masse
I movimenti di massa (equipaggio, pannelli solari, etc.) si accompagnano a coppie interne
che non alterano il momento angolare complessivo, ma la sua ripartizione tra le parti
costituenti lo spacecraft. Generano spesso disturbi di alta frequenza (maggiore della
bandwidth del sistema di controllo) e contribuiscono al noise complessivo del sistema.
Tra i movimenti di massa sono compresi:
l eiezione di coperchi e altri accessori;
lo sfiato di fluidi, da effettuarsi preferibilmente con tubi a T;
la spinta dei propulsori che è però vista come una coppia esterna di controllo.
In ogni caso gli spostamenti di massa alterano la posizione del baricentro (e quindi le coppie
esterne di disturbo ad eccezione di quelle magnetiche e i momenti d inerzia e quindi la
risposta dello spacecraft alle coppie esterne). I serbatoi di propellente sono costruiti in
modo che il baricentro non si sposti a seguito del consumo; la possibilità di movimento del
propellente (fuel slosh) altera comunque la risposta del sistema alle coppie esterne.
Propulsori
L azione dei propulsori per l ascesa o le manovre orbitali può introdurre coppie non volute a
causa di un eventuale disallineamento della spinta. Nel caso di manovre orbitali si ricorre
spesso allo spinning dell intero veicolo. Nelle traiettorie di ascesa si effettua un controllo
attivo dell assetto del razzo, ruotando motore o ugello, ovvero utilizzando getti ausiliari.
L impiego di thruster per il controllo di assetto comporta consumo di propellente ma si ha il
vantaggio di prestazioni indipendenti dalla quota. Sono sufficienti coppie molto basse (𝑇
10−2 Nm; 𝐼 10−4 Ns).
Utilizzando la propulsione chimica:
non si hanno limiti superiori alla spinta;
si modula la durata della spinta, piuttosto che la sua entità;
anche se l impulso specifico è più basso, si preferiscono motori monopropellente e
addirittura a gas freddo (questi ultimi sono più pronti per la mancanza di un transitorio
termico). La legge di spinta è spesso schematizzata con un trapezio.
161
I propulsori elettrici offrono i vantaggi di:
spinta molto bassa;
impulso specifico molto elevato;
facilità di accensione e controllo.
162
Lezione 41 (10/12/19)
Controllo passivo de a e
Il controllo passivo utilizza, esaltandone gli effetti, i principi fondamentali della dinamica
rotazionale e/o le coppie naturali. Di fatto, la stabilizzazione passiva è ottenuta sfruttando il
gradiente di gravità o l irrigidimento giroscopico (spin stabilization). Episodicamente il
controllo passivo è stato ottenuto con:
coppie aerodinamiche (satellite MAGSAT, in orbita bassa per la mappatura del
campo magnetico terrestre);
pressione della radiazione solare sui pannelli solari orientati in modo differenziale
(Mariner 10 diretto verso Mercurio).
Stabilizzazione giroscopica
La rotazione intorno ad un asse irrigidisce lo spacecraft aiutandolo a conservare la direzione
del momento angolare sotto l azione di coppie di disturbo nel seguito per asse di
rotazione si intende non la direzione di 𝜔 ma l asse del satellite intorno a cui avviene la
rotazione nominale . Uno smorzatore può annullare l angolo di nutazione, allineando con
𝐻 l asse maggiore del satellite, e di conseguenza anche 𝜔.
La stabilizzazione giroscopica è usata frequentemente per controllare la direzione della
spinta durante le manovre orbitali. Un applicazione specifica è stata la stabilizzazione della
sonda Giotto contro l impatto di particelle durante l attraversamento della coda della
cometa Halley.
Il sistema è molto semplice ma poco flessibile; le manovre di orientamento del veicolo
spaziale divengono complesse e costose. Per variare l assetto si usano magnetic torquers o
thrusters; in quest ultimo caso ne occorrono tre, uno nella direzione dell asse di rotazione e
due nella direzione tangenziale (questi ultimi solo spin-up e spin-down); normalmente
163
divengono sei per assicurare ridondanza. Il propellente contribuisce allo smorzamento del
sistema; l azione centrifuga favorisce o determina l alimentazione dei motori.
Nei satelliti spin-stabilized si hanno alcuni inconvenienti:
l antenna deve essere omnidirezionale o despun;
le celle solari sono disposte sulla superficie cilindrica; nel migliore dei casi (sole in
direzione ortogonale all asse di rotazione la superficie utilmente esposta è pari a 𝐷𝐿
rispetto alla superficie 𝜋𝐷𝐿dei pannelli installati (efficienza 1⁄𝜋);
per aumentare la superficie dei pannelli solari il satellite è talvolta telescopico, con
l indesiderata conseguenza di aumentare il momento d inerzia trasversale 𝐽 .
𝜙 𝑆 𝜓 𝐶 𝑆
(5.2.2) 𝜔 / 𝜔 / 𝜔 / 𝐶 𝜗 𝑆 𝐶 𝜓 𝛺 𝑆 𝑆 𝑆 𝐶 𝐶
𝑆 𝜗 𝐶 𝐶 𝜓 𝐶 𝑆 𝑆 𝑆 𝐶
𝝎𝟏 𝟏 𝟎 𝑺𝝑 𝝓
(1.8.9) 𝝎𝟐 𝟎 𝑪𝝓 𝑺𝝓 𝑪𝝑 𝝑
𝝎𝟑 𝑩 𝟎 𝑺𝝓 𝑪𝝓 𝑪𝝑 𝝍
, e quelle di 𝜔 / trasformando l eq. . . con la matrice 𝐵𝑆 𝐶 fornita dall eq.
𝑪𝝑 𝑪𝝍 𝑪𝝑 𝑺𝝍 𝑺𝝑
(1.8.3) 𝑪 𝑺𝝓 𝑺𝝑 𝑪𝝍 𝑪𝝓 𝑺𝝍 𝑺𝝓 𝑺𝝑 𝑺𝝍 𝑪𝝓 𝑪𝝍 𝑺𝝓 𝑪𝝑 (prendo solo la 2°
𝑪 𝝓 𝑺𝝑 𝑪𝝍 𝑺𝝓 𝑺𝝍 𝑪𝝓 𝑺𝝑 𝑺𝝍 𝑺𝝓 𝑪𝝍 𝑪𝝓 𝑪𝝑
colonna)
Le equazioni cinematiche si ricavano per mezzo dell eq.
𝝓 𝑪𝝑 𝑺𝝓 𝑺𝝑 𝑪𝝓 𝑺𝝑 𝝎𝟏
𝟏
(1.8.10) 𝝑 𝟎 𝑪𝝓 𝑪𝝑 𝑺𝝓 𝑪𝝑 𝝎𝟐
𝑪𝝑
𝝍 𝟎 𝑺𝝓 𝑪𝝓 𝝎𝟑 𝑩
164
(5.2.3) 𝜙𝜗𝜓 𝐵 𝜔 / 𝐵 𝜔 / 𝐵 𝜔 /
ottenendo una forma particolarmente semplice dallo sviluppo del secondo prodotto
𝜙 𝐶 𝑆 𝑆 𝐶 𝑆 𝜔1 𝑆
1
(5.2.4) 𝜗 0 𝐶 𝐶 𝑆 𝐶 𝜔2 𝐶 𝐶
𝜓 0 𝑆 𝐶 𝜔3 𝑆 𝑆
dove 𝜔 / 𝜔1 𝜔2 𝜔3 .
𝜔1 𝜙 𝛺𝜓 𝜔1 𝜙 𝛺𝜓
(5.2.5) 𝜔2 ≅ 𝜗 𝛺 𝜔2 ≅ 𝜗
𝜔3 𝜓 𝛺𝜙 𝜔3 𝜓 𝛺𝜙
essendo 𝛺 costante.
𝑹𝑪𝟐 𝑹𝑪𝟑 𝑱𝟑 𝑱𝟐
𝟑𝝁
Per valutare la coppia gravitazionale con l eq. . . 𝑻𝑮 𝑹𝑪𝟑 𝑹𝑪𝟏 𝑱𝟏 𝑱𝟑
𝑩 𝑹𝟓𝑪
𝑹𝑪𝟏 𝑹𝑪𝟐 𝑱𝟐 𝑱𝟏
0 𝑆
(5.2.6) 𝑅 𝐵𝑆 𝑅 𝐶 0 𝑅 𝑆 𝐶
𝑅 𝐶 𝐶
𝑆 𝐶 𝐶 2 𝐽3 𝐽2 𝜙 𝐽3 𝐽2
3
(5.2.7) 𝑇 𝐶 𝑆 𝐶 𝐽1 𝐽3 ≅ 3𝛺 2 𝜗 𝐽1 𝐽3
𝑆 𝑆 𝐶 𝐽2 𝐽1 0
165
𝐽1 𝜙 𝐽1 𝐽2 𝐽3 𝛺𝜓 4 𝐽2 𝐽3 𝛺 2 𝜙 0
(5.2.9) 𝐽2 𝜗 3 𝐽1 𝐽3 𝛺 2 𝜗 0
𝐽3 𝜓 𝐽1 𝐽2 𝐽3 𝛺𝜙 𝐽2 𝐽1 𝛺 2 𝜓 0
Il moto di pitch è disaccoppiato dagli altri due; per la sua stabilità si richiede 𝐽1 𝐽3 ; in tal
caso il moto è un oscillazione librazione di frequenza
−
(5.2.10) 𝜔lib 3𝛺 2
(è stato sommato 𝐽 )
da cui si deduce che la condizione 𝐽1 𝐽3 è equivalente a 𝐾1 𝐾3. Le equazioni che
governano i moti accoppiati di rollio e imbardata divengono
𝜙 1 𝐾1 𝛺𝜓 4𝐾1 𝛺 2 𝜙 0
(5.2.12)
𝜓 1 𝐾3 𝛺𝜙 𝐾3 𝛺 2 𝜓 0
che possono essere poste nella forma
𝜙 0 𝐾1 1 𝛺 𝜙 4𝐾1 𝛺 2 0 𝜙
(5.2.13) 0
𝜓 1 𝐾3 𝛺 0 𝜓 0 𝐾3 𝛺 2 𝜓
ovvero
(5.2.14) 𝑀 𝑞 𝐺 𝑞 𝑁 𝑞 0
(5.2.17) 1 3𝐾1 𝐾1 𝐾3 4 𝐾1 𝐾3
166
La regione II corrisponde però ha moto instabile qualora si considerino fenomeni dissipativi
l asse di rotazione 𝑏2 sarebbe di minima inerzia). In definitiva, per la stabilità il satellite
deve avere (regione I)
l asse maggiore normale al piano dell orbita;
l asse minore in direzione radiale.
(5.2.18) 𝜓 1 𝐾1 1 𝐾3 𝛺 2 𝜓 4𝐾1 1 𝐾3 𝛺 3 𝜙 𝐾3 𝛺 2 𝜓 0
Derivando ancora l eq. . . , ed usando la seconda dell eq. . . per eliminare
1 𝐾3 𝛺𝜙, si ottiene
2
(5.3.1) 𝛺 𝜈 1 𝑒 𝑐𝑜𝑠 𝜈 ≅𝛺 1 2𝑒 𝑐𝑜𝑠 𝜈
167
dove i tempi sono contati a partire dal passaggio al perigeo. Con 𝛺 𝛺 la derivata
dell eq. . . diviene
𝜔1 𝜙 𝛺𝜓 𝜙 𝛺𝜓
(5.3.3) 𝜔2 ≅ 𝜗 𝛺 𝜗 2𝛺 2 𝑒 𝑠𝑖𝑛 𝛺 𝑡
𝜔3 𝜓 𝛺𝜙 𝜓 𝛺𝜙
−
(5.3.5) 𝜔lib 3𝛺 2
ottenendo in definitiva
2
(5.3.8) 𝜗 𝑠𝑖𝑛 𝛺 𝑡 𝐴 𝑐𝑜𝑠 𝜔lib 𝑡 𝛾
3 − −
168
Lezione 42 (11/12/19)
Manovra di spin-up
Il satellite è molto spesso posto in rotazione dal lanciatore, ma in questo caso la rotazione è
generalmente intorno all asse minore. Altrimenti lo spin-up è effettuato dai thruster del
satellite dopo lo sgancio.
Supponendo di applicare una coppia perfettamente assiale ad un satellite assialsimmetrico,
ed utilizzando un riferimento rotante con il corpo, l eq. . . di Eulero divengono
𝐽 𝜔1 𝑇1
(5.4.1) 𝐽 𝜔2 𝐽 𝐽 𝜔3 𝜔1 0
𝐽 𝜔3 𝐽 𝐽 𝜔1 𝜔2 0
e l eq.
𝝓 𝑪𝝑 𝑺𝝓 𝑺𝝑 𝑪𝝓 𝑺𝝑 𝝎𝟏
𝟏
(1.8.10) 𝝑 𝟎 𝑪𝝓 𝑪𝝑 𝑺𝝓 𝑪𝝑 𝝎𝟐
𝑪𝝑
𝝍 𝟎 𝑺𝝓 𝑪𝝓 𝝎𝟑 𝑩
con 𝜗 ≅ 0 e 𝜗𝜓 𝜔1
𝜙 𝜔1 𝜗𝜓 𝜔1
(5.4.2) 𝜗 𝜔2 𝑐𝑜𝑠 𝜙 𝜔3 𝑠𝑖𝑛 𝜙
𝜓 𝜔2 𝑠𝑖𝑛 𝜙 𝜔3 𝑐𝑜𝑠 𝜙
Supponendo al tempo iniziale 𝜔1 0 𝜙 0 0, per integrazione delle equazioni relative
all asse 𝑏1 , si ha
(5.4.3) 𝜔1 𝑡 𝜙 2
Posto
−
(5.4.4) 𝜎 𝜏 𝜎 𝑑𝜏 𝜎𝑡𝑑𝑡
2
𝜎𝑡𝜔3 0 𝜔3 0
(5.4.5) ⇒
𝜎𝑡𝜔2 0 𝜔2 0
169
Ri a ad ac ia g aea a e gi c ic
Si vuol studiare la risposta di un satellite, irrigidito giroscopicamente intorno all asse
principale 𝑏1 (inizialmente fermo in un riferimento inerziale), ad una coppia ortogonale a
detto asse.
Valle allora la relazione:
𝐽 Ω 𝜔 𝑇1
𝐽Ω 𝐽1 𝜔 0
la quale dice che il momento angolare complessivo (volano + satellite) rimane costante.
Per il momento angolare si può porre
(5.5.1) 𝐻 𝐽 𝜔 𝐻 𝑏1 𝐻 𝐽 Ω
𝐽1 𝜔1 𝐻 𝐽3 𝐽2 𝜔2 𝜔3 𝑇1
(5.5.2) 𝐽2 𝜔2 𝐻 𝜔3 𝐽1 𝐽3 𝜔3 𝜔1 𝑇2
𝐽3 𝜔3 𝐻 𝜔2 𝐽2 𝐽1 𝜔1 𝜔2 𝑇3
e devono essere accompagnate da un equazione che lega le variazioni del momento
angolare del volano 𝐻 alla relativa coppia interna di controllo.
Possiamo immaginare di introdurre un momento angolare:
𝐽Ω
𝐽1 𝐽1
𝜔1
Grazie alala prima equazione di Eulero può essere riscritta nella forma:
𝑱𝟏𝒆𝒇𝒇 𝝎𝟏 𝑱𝟑 𝑱𝟐 𝝎𝟐 𝝎𝟑 𝑻𝟏
170
𝑱𝟑 𝝎𝟑 𝑱𝟐 𝑱𝟏𝒆𝒇𝒇 𝝎𝟏 𝝎𝟑 𝑻𝟑
(5.5.6) 𝜔nut 𝑛 1 1
(5.5.7) 𝜔nut 𝑛 1
171
Spinner assialsimmetrico (riferimento non rotante)
Il caso del satellite ibrido (dual spinner o 3-axis stabilized) è trattabile allo stesso modo,
esprimendo le equazioni scalari in un riferimento solidale alla parte non rotante
(eventualmente non assialsimmetrica) ed assumendo 𝜔1 , 𝜔2 , 𝜔3 ≅ 0. L eq. . . diviene
𝐻 0 𝐻 𝑐𝑜𝑠𝑡
(5.5.8) 𝐽2 𝜔2 𝐻 𝜔3 𝑇2 ⇒ 𝜔3 𝑐𝑜𝑠𝑡
𝐽3 𝜔3 𝐻 𝜔2 0
𝜔2 𝜔3 0 𝑠 𝜔2
(5.5.9) ⇒ 𝜔3 0
𝜔3 𝜔2 0 𝑠
(5.5.10) 𝑠2 0
La stabilità di breve periodo è assicurata comunque anche per rotazione intorno all asse
d inerzia intermedio . Se le dissipazioni avvengono soprattutto nella parte non rotante del
sistema, si ha anche stabilità di lungo periodo.
L ampiezza dei moti oscillatori è proporzionale alla radice quadrata dell energia coinvolta,
ma lo smorzamento naturale nei sistemi spaziali è molto modesto. Per sopprimere le
oscillazioni occorrono smorzatori addizionali (posti nella piattaforma non rotante nel caso di
satelliti dual-spin) con dissipazioni innescate dal moto di nutazione. In alternativa si può
ricorrere allo smorzamento attivo usando coppie di controllo. Ad esempio, nel caso di
satellite ibrido
𝐽2 𝜔2 𝐻 𝜔3 𝑇2 𝑘2 𝜔2 𝐽2 𝑠 𝑘2 𝐻 𝜔2
(5.5.12) ⇒ 0
𝐽3 𝜔3 𝐻 𝜔2 𝑇3 𝑘3 𝜔3 𝐻 𝐽3 𝑠 𝑘3 𝜔3
con equazione caratteristica
(5.5.13) 𝐽2 𝐽3 𝑠 2 𝐽2 𝑘3 𝐽3 𝑘2 𝑠 𝑘2 𝑘3 𝐻2 0
Si richiede pertanto 𝑘2 , 𝑘3 0.
Smorzando un modo di oscillazione se ne possono purtroppo eccitare altri (in particolare
strutturali: ad esempio le appendici flessibili che hanno frequenze proprie basse).
172
Manovre orbitali con spinta non perfettamente in asse
che, ponendo
−
(5.6.2) 𝜆 𝑛 𝜇
divengono
𝜔2 𝜆𝜔3 𝜇 𝜔3 𝜆2 𝜔3 𝜆𝜇
(5.6.3) ⇒
𝜔3 𝜆𝜔2 0 𝜔2 ⁄
𝜔3 𝜆
la cui soluzione è
𝜔3 𝐴 𝑐𝑜𝑠 𝜆 𝑡 𝐵 𝑠𝑖𝑛 𝜆 𝑡 𝜇 ⁄𝜆
(5.6.4)
𝜔2 𝐴 𝑠𝑖𝑛 𝜆 𝑡 𝐵 𝑐𝑜𝑠 𝜆 𝑡
Le condizioni iniziali (𝜔2 𝜔3 0 per 𝑡 0) permettono di determinare le costanti 𝐴
𝜇 ⁄𝜆 e 𝐵 0, e quindi
173
𝜔2 𝑠𝑖𝑛 𝜆 𝑡
(5.6.5)
𝜔3 𝑐𝑜𝑠 𝜆 𝑡 1
2
Se lascio trascorrere un tempo pari a Δ𝑡 ottengo 𝜔2 𝜔3 0. 𝜆 quindi rappresenta la
velocità per cui, dopo un certo lasso di tempo, il satellite ritorna in condizione di Flat Spin.
--------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------
NOTA
2
Durante un ciclo di periodo il moto smette di essere di Flat Spin (dato che compaiono le
componenti 𝜔2 𝑒 𝜔3), tuttavia bisogna considerare che in qualunque momento è possibile
spegnere il motore, facendo nascere una condizione di moto libero, ovvero avremo che
𝑏1 , ℎ 𝑒 𝜔 siano tutti e tre contenuti nello stesso piano ad ogni istante. Inoltre bisogna anche
considerare il fatto che dipendente da quale sia l asse di spin se quello maggiore o minore
cambia l ordine con cui sono disposti i tre vettori.
--------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------
Prendo l eq.
𝝓 𝑪𝝑 𝑺𝝓 𝑺𝝑 𝑪𝝓 𝑺𝝑 𝝎𝟏
𝟏
(1.8.10) 𝝑 𝟎 𝑪𝝓 𝑪𝝑 𝑺𝝓 𝑪𝝑 𝝎𝟐
𝑪𝝑
𝝍 𝟎 𝑺𝝓 𝑪𝝓 𝝎𝟑 𝑩
𝝓 𝝎𝟏 𝝑𝝍 𝝎𝟏
(5.4.2) 𝝑 𝝎𝟐 𝒄𝒐𝒔 𝝓 𝝎𝟑 𝒔𝒊𝒏 𝝓 con (𝜗 ≅ 0,𝜗𝜓 𝜔1) con 𝜙 𝜔1 𝑡 𝑛𝑡
𝝍 𝝎𝟐 𝒔𝒊𝒏 𝝓 𝝎𝟑 𝒄𝒐𝒔 𝝓
sostituendo le espressioni 𝜔 appena trovate e
(5.6.6)
𝜗 𝑠𝑖𝑛 𝜆 𝑡 𝑐𝑜𝑠 𝑛 𝑡 𝑐𝑜𝑠 𝜆 𝑡 𝑠𝑖𝑛 𝑛 𝑡 𝑠𝑖𝑛 𝑛 𝑡 𝑠𝑖𝑛 𝑛 𝜆 𝑡 𝑠𝑖𝑛 𝑛 𝑡
𝜓 𝑠𝑖𝑛 𝜆 𝑡 𝑠𝑖𝑛 𝑛 𝑡 𝑐𝑜𝑠 𝜆 𝑡 𝑐𝑜𝑠 𝑛 𝑡 𝑐𝑜𝑠 𝑛 𝑡 𝑐𝑜𝑠 𝑛 𝜆 𝑡 𝑐𝑜𝑠 𝑛 𝑡
174
𝐴 0, 𝜓 0). Nel caso di corpo oblato (𝐽 𝐽 ), si ha 𝜆 0, 𝜔 𝑛, ma 𝐴 e 𝐴 sono
negativi, per via di 𝜆 negativo nell eq. . . . L eq. . . corrisponde ancora ad
un epicicloide ottenuta per rotolamento di un cerchio di raggio |𝐴 | su un cerchio di raggio
𝐴 𝐴 con centro in (𝜗 𝐴 𝐴 0, 𝜓 0).
Le punte dei vettori 𝜔 e 𝐻 si muovono sul cerchio di raggio maggiore a differente velocità
per ottenere l allineamento dei vettori in corrispondenza di ogni cuspide della traiettoria
percorsa da 𝑏1 . Nel tempo occorrente per il riallineamento, il vettore 𝐻 percorre un intero
giro in più di 𝜔 e 𝑏1 nel caso di corpo prolato; per il corpo oblato è 𝜔 a percorrere un giro in
più di 𝐻 e 𝑏1 .
175
t = 0.5 s
t=2s
176
Si noti che è sempre 𝑑𝐻 𝑇 𝑑𝑡
t=4s
(massimo angolo di nutazione)
t=6s
(il corpo e la coppia hanno completato una rotazione e 𝐻 è di nuovo nella posizione iniziale)
177
t=8s
l oscillazione di 𝜔 nel riferimento corpo ha completato un periodo e 𝜔 è di nuovo parallelo
a 𝐻 e 𝑏1 )
178
t = 24 s
(per la particolare scelta del rapporto si realizza flat spin con𝐻 , 𝜔 e 𝑏1 nella posizione
iniziale)
179
T = 100 Nm - t = 12 s
Essendo usciti dall approssimazione che abbiamo fatto per la soluzione analitica, vediamo
che i cerchi dei vari giri (due) non si sovrappongono.
T = 1000 Nm - t = 8 s
180
Lezione 43 (12/12/19)
𝐽 = 500 kg m2 n = 10 rpm T = 10 Nm
Prolato Oblato
4 0.25
−
𝜆 𝑛 7.5 rpm - 30 rpm
1
𝐴 1.459° 0.365°
𝜔 𝑛 10 rpm 10 rpm
1
𝐴 0.365° 1.459°
(in rosso dimensione e velocità di rotazione del braccio che guida il centro dell epiciclo
𝜔 velocità di rotazione del braccio per corpo prolato (e di 𝜔 intorno al centro dell epicicloide
𝜔 velocità di rotazione del braccio per corpo oblato (e di 𝐻 intorno al centro dell epicicloide
L integrale della coppia, nel tempo occorrente al corpo per completare un giro nel riferimento
inerziale, è nullo e quindi 𝐻 ritorna nella posizione iniziale.
Il movimento di 𝜔 è legato alla posizione che deve assumere rispetto a 𝐻 e 𝑏1 nel moto libero e
quindi gira più lentamente di 𝐻 per corpo prolato e più velocemente per corpo oblato.
181
Caso corpo oblato
t = 0.5 s
t=1s
182
t=2s
t=6s
La differenza con il caso di corpo prolato è che il tempo finale è diverso 𝜆 è 𝑝𝑖ù 𝑔𝑟𝑎𝑛𝑑𝑒
183
Andamento nel tempo di 𝜔2 e 𝜔3
184
T = 1000 Nm - t = 2 s
185
𝐽1 = 500 kg m2 𝐽2 = 2000 kg m2 𝐽3 = 500 kg m2 - t = 24 s
186
2 2
(5.8.2) |𝛥𝑖| ≅ 𝑠𝑖𝑛 𝑠𝑖𝑛
2 2
Tuttavia, qualora la coppia sia prodotta da propulsori, l impulso della coppia effettivamente
applicata e pagata con il propellente vale
T = 10 Nm - t = 3 s - H = 2.09°
187
T = 100 Nm - t = 0.3 s - H = 3.27°
𝑏2 ha descritto un arco di 18°, ma H è cresciuto molto (ho usato la coppia in direzione ottimale)
Cosa succede se spengo i motori: il corpo va in condizioni di moto libero (prima figura). Lascio che lo
smorzamento mi porti in flat spin, mentre per un corpo oblato, devo fare una seconda accensione
dei motori per ottenere le stesse condizioni.
188
Lezione 44 (17/12/19)
t = 50 s
𝑇 𝑇
𝜔3 0.191 rad s 1.095 𝑑𝑒𝑔/ 𝑠
𝐻 𝐽 𝛺
189
𝐽 = 125 kg m2 (tutto il resto uguale)
t = 50 s
190
𝐽1 = 500 kg m2 𝐽2 = 2000 kg m2 𝐽3 = 125 kg m2 - t = 50 s
191
C a i de a g di a i e
(parte analitica da non imparare)
Valido per corpo prolato, in quanto il corpo oblato, una volta messo in condizioni di flat spin,
permane in quello stato.
la componente trasversale di 𝜔,
2
2
(5.7.5) 𝜔23 𝜔22 𝜔32 𝜔30 𝑐𝑜𝑠 𝜆 𝑡1 𝑐𝑜𝑠 𝜆 𝑡2 𝑠𝑖𝑛 𝜆 𝑡1
2
𝑠𝑖𝑛 𝜆 𝑡2
𝜇 2 𝜇
2
𝜔30 2 1 𝑐𝑜𝑠 𝜆 𝑡2 𝑡1 2𝜔30 𝑐𝑜𝑠 𝜆 𝑡1 𝑐𝑜𝑠 𝜆 𝑡2
𝜆 𝜆
192
Per determinare, a fissato 𝛥𝑡, l istante ottimale in cui iniziare l applicazione della coppia, si
annulla la derivata dell eq. . . rispetto a 𝑡1 (si noti che Δ𝑡 è fisso, pertanto 𝑡2 𝑡1 Δ𝑡)
deducendo che l azione della coppia deve essere distribuita uniformemente intorno alla
posizione in cui 𝜔2 è stazionaria
2 +
(5.7.7) 𝜆 2𝑘 1 ⇒ 𝑡1 2𝑘 1
2 2 2 2
Tuttavia, solo se 𝜔2 è negativa la coppia muove 𝐻 verso 𝜔; dunque nell eq. . . k deve
essere pari.
Applicata la coppia tra gli istanti 𝑡1 e 𝑡2 , al completamento del giro, e cioè al tempo 𝑡3
𝑘𝜋⁄𝜆, l eq. . . fornisce 𝜔2 𝑡3 0e
(5.7.10) 𝑖 ≅ 𝑡𝑎𝑛 𝑖
2
(5.7.11) 𝛥𝑖 ≅ 𝑠𝑖𝑛 2
variazione che deve essere ampiamente maggiore dell incremento di i dovuto alle
dissipazioni.
Occorre però tenere presente che in un riferimento non rotante (coincidente con quello
rotante al tempo 𝑡 𝑡1 𝛥𝑡⁄2 , in base all eq.
𝑯𝒗 𝟎
(5.5.8) 𝑱𝟐 𝝎𝟐 𝑯𝒗 𝝎𝟑 𝑻𝟐 ,
𝑱𝟑 𝝎𝟑 𝑯𝒗 𝝎𝟐 𝟎
trascurando il transitorio (𝜔2 𝜔3 ≅ 0
193
Analisi tramite immagini
6
n = 5 rpm T = 10 Nm
5
− 5
𝜆 𝑛 𝛺≅ 𝑛 𝑛
6 6
6 1
𝛾 ≅ 𝑡𝑎𝑛 𝛾 𝑖 ≅ 𝑡𝑎𝑛 𝑖 𝛾 𝑖 𝛾 𝛾
5 5
1 giro in 12 s
194
i(0) = 1°
195
i(0) = 0.5016°
196