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MW FITNESS COACH
Official Manual

Manuale Ufficiale per la preparazione al corso


Istruttori di Military Workout®

Livello 1

Ultimo Aggiornamento: Settembre 2014

A cura di:
Andrea Varri – Fondatore e Titolare del marchio Military Workout®

Copyright©  2014  by  Andrea  Varri.  All  rights  reserved.     1  


           

ATTENZIONE!

Copyright© 2014 by Andrea Varri

Il materiale contenuto nella seguente dispensa è destinato esclusivamente ai corsisti


iscritti al corso ufficiale di Military Workout® e non può essere divulgato a terzi se
non previa autorizzazione diretta da parte di Andrea Varri.

Nessuna parte di questo materiale può essere copiata, riprodotta o trasmessa sotto
ogni forma digitale o cartacea.

Marchio Registrato

La denominazione MILITARY WORKOUT® è un marchio registrato sul


territorio italiano. Nessuno ha diritto di utilizzare la denominazione verbale
“militaryworkout” o “military workout” associandola ad un corso, evento o
metodo correlato ad attività ricreativa, culturale o sportiva.

Andrea Varri come unico proprietario del marchio è l’unica persona che può
concedere l’utilizzo dello stesso a terzi o viceversa può limitarne l’utilizzo nel
caso in cui un istruttore certificato non rispetti gli accordi in corso.

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MW FITNESS COACH
TABLES OF CONTENENTS
 
 
INTRODUZIONE  ..................................................................................................................  4  
OBIETTIVI  DEL  CORSO  .....................................................................................................  5  
PRINCIPI  DEL  METODO  ....................................................................................................  6  
1  -­‐  MOBILITA’  ARTICOLARE  (FLEXIBILITY)  .....................................................................................  8  
2  –  LA  RESPIRAZIONE  .............................................................................................................................  11  
3  -­‐  STABILITA’  DEL  CENTRO  (THE  CORE)  ......................................................................................  12  
4  -­‐  EQUILIBRIO  ...........................................................................................................................................  15  
5  -­‐  ALLINEAMENTO  ..................................................................................................................................  16  
6  -­‐  CONTROLLO  DEL  MOVIMENTO  ....................................................................................................  16  
7  -­‐  COORDINAZIONE  ................................................................................................................................  17  
8  -­‐  FLUIDITA’  ...............................................................................................................................................  18  
9  -­‐  CONDIZIONAMENTO  .........................................................................................................................  18  
10  -­‐  PERFEZIONAMENTO  ......................................................................................................................  20  
LE  5  REGOLE  DEL  P.R.A.T.O.  ........................................................................................  21  
INTRODUZIONE  AI  TEST  DI  VALUTAZIONE  ...........................................................  22  
I  PARAMETRI  ...............................................................................................................................................  23  
IL  METODO  ...................................................................................................................................................  24  
LA  SCHEDA  VALUTATIVA  ......................................................................................................................  25  
MW  “SIX  PACK”  TEST  ...............................................................................................................................  26  
TEST  n.1  -­‐  BW  SQUAT  ..............................................................................................................................  27  
TEST  n.2  -­‐  ALTERNATE  BACKWARD  LUNGES  -­‐  ...........................................................................  28  
TEST  n.3  -­‐  SUPINATE  PELVIC  TILT  ....................................................................................................  31  
TEST  n.4  -­‐  PUSH  UPS  ................................................................................................................................  33  
TEST  n.5  -­‐  FOUR  POINT  STABILITY  SERIES  ...................................................................................  34  
TEST  n.6  -­‐  HIP  EXTENSION  ...................................................................................................................  36  
FORMAZIONE  DELLA  CLASSE  ......................................................................................  37  
LA  PROGRAMMAZIONE  .................................................................................................  38  
LA  SEDUTA  DI  ALLENAMENTO  ...................................................................................  39  
PRIMA  FASE:  WARM-­‐UP  ........................................................................................................  40  
SECONDA  FASE:  ELABORAZIONE  DEL  WORKOUT  ........................................................  41  
Classificazione  dei  movimenti  in  base  alla  modalità  esecutiva  ........................................  43  
Esempio  MW  Livello  Base  .................................................................................................................  45  
Esempio  MW  Livello  Intermedio-­‐Avanzato  ..............................................................................  46  
TERZA  FASE:  COOL  DOWN  ....................................................................................................  47  
SCELTA  DELL’AMBIENTE  ..............................................................................................  48  
UTILIZZO  DEL  MARCHIO  ..............................................................................................  49  

 
 

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INTRODUZIONE

Il marchio MILITARY WORKOUT viene registrato in Italia nel Novembre del


2011 con lo scopo di tutelare alcune metodiche di allenamento funzionale che
nascono dagli addestramenti delle forze militari e sono riadattate sia al fitness che alla
preparazione atletica.

Il metodo MW è il frutto di anni di esperienza e di ricerca nel settore Fitness da parte


di Andrea Varri e dal contatto con numerosi coach di fama internazionale. Il continuo
confronto e la condivisione con altri professionisti da tutto il mondo, rappresentano
tuttora per Andrea la chiave vincente per la continua evoluzione di un metodo che
fornisce al Coach/istruttore strumenti e competenze focalizzati maggiormente
sull’aspetto didattico piuttosto che sul piano prettamente atletico.

Grazie a quest’aspetto di continua ricerca e condivisione, i protocolli di allenamento


studiati nel MW saranno sempre in continua crescita ed aggiornamento, filosofia
professionale che dovrà essere mantenuta da ciascun istruttore anche dopo essersi
certificato.

A differenza di altri metodi di allenamento funzionale, i principi del MW ed in


particolare il corso di primo livello MW FITNESS COACH, non si limitano sul
“COSA fare” bensì si incentrano sul “COME fare” approfondendo gli aspetti didattici
legati alla valutazione e all’insegnamento del gesto tecnico. L’istruttore sarà quindi in
grado di osservare, valutare e quindi allenare al meglio la propria classe adattando
ciascun movimento alle caratteristiche individuali di ciascun soggetto.

Questo manuale raccoglie i fondamenti delle nozioni teoriche strettamente correlate ai


principi del metodo Military Workout® e utili al Coach per la preparazione alla
certificazione di MW FITNESS COACH. Attraverso il corso tali nozioni saranno
messe in pratica sul campo fornendo all’istruttore tutti gli strumenti necessari per
un’organizzazione efficace di piccoli gruppi di allenamento funzionale rivolti al
fitness e al benessere psico-fisico.

E’ importante sottolineare che il corso preso singolarmente non è in grado di colmare


le eventuali carenze che possono essere presenti nel bagaglio tecnico personale del
corsista. Al contrario, uno degli obiettivi principali del corso è di stimolare il corsista
stesso ad approfondire attraverso il continuo studio, la pratica e il nostro supporto
didattico le varie tecniche di allenamento che saranno trattate durante le ore di
lezione.

Ci auguriamo che il corsista possa apprezzare questo nostro impegno di continua


ricerca ed evoluzione in campo nazionale e internazionale; è molto importante per noi
del Military Workout sensibilizzare gli istruttori all’ erogazione di un servizio
sempre più qualitativo per il fitness e il benessere psico-fisico della clientela.

Andrea Varri
Fondatore e Titolare del Marchio MW

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OBIETTIVI  DEL  CORSO

Il corso si rivolge agli istruttori ed educatori motori che già operano nel settore
fitness-sportivo. L’obiettivo è fornire ai professionisti le conoscenze teoriche e
pratiche necessarie per poter organizzare corsi di gruppo indoor e outdoor sulla base
dei principi del MW.
I neo-istruttori dovranno essere in grado di saper riconoscere e distinguere il livello di
ogni singolo partecipante cosi da poter organizzare gruppi di allenamento omogenei
per ogni livello: principiante, intermedio e avanzato.

OBIETTIVI:

Il candidato dovrà dimostrare di…

1) …aver appreso i principi teorici e le rispettive applicazioni pratiche su cui si fonda


il metodo MW. Questa è la condizione necessaria per essere in grado di classificare in
maniera veloce ed efficiente il livello motorio di ciascun partecipante al corso.

2) …essere allenato e avere una preparazione fisica sufficiente per mostrare in


maniera pratica e coinvolgente la maggior parte delle esercitazioni proposte durante
un allenamento;

3) …aver compreso in maniera esaustiva la biomeccanica degli esercizi fondamentali,


di saperli praticare e mostrare con tutte le varianti di progressione (sofisticazione) e
regressione;

4) …avere le conoscenze minime indispensabili sulla teoria dell’allenamento e le


regole basilari sull’impostazione e gestione di una lezione di gruppo.

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PRINCIPI  DEL  METODO

Il metodo MW si basa su 10 principi fondamentali (o CATEGORIE) posizionati in


ordine di primaria importanza e correlati a catena l’uno con l’altro. Ciascuno di questi
può comprendere capacità più specifiche che devono essere prese in esame solo dopo
aver raggiunto un livello sufficiente nelle categorie precedenti.

1) MOBILITA’ ARTICOLARE

2) RESPIRAZIONE

3) STABILITA’ DEL CENTRO

4) EQUILIBRIO

5) ALLINEAMENTO

6) CONTROLLO DEL MOVIMENTO

7) COORDINAZIONE

8) FLUIDITA’

9) CONDIZIONAMENTO (fisico e mentale. Generale e specifico. reclutamento di


tutti i metabolismi. Forza, potenza, resistenza)

10) PERFEZIONAMENTO (precisione)

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MW  PYRAMID  PRINCIPLES  
 
Rappresentazione  grafica  sulla  gerarchia  dei  principi  e  delle  loro  correlazioni.    

 
 
 

 
 
 
 
 

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1  -­‐  MOBILITA’  ARTICOLARE  (FLEXIBILITY)

La MOBILITA’ ARTICOLARE (detta anche articolarità o flessibilità) è quella


capacità condizionale di un soggetto di muovere una o più articolazioni con la
massima escursione fisiologica (articolare) possibile, senza alcun limite e senza
dolore.

La M.A. è quindi la misura del ROM (range of motion o grado di movimento


articolare) e ha componenti statiche e dinamiche.
La STATIC FLEXIBILITY è il grado di movimento relativo a una articolazione e ai
suoi muscoli circostanti durante un movimento passivo. Non richiede un attivazione
volontaria della muscolatura.
La DYNAMIC FLEXIBILITY è il ROM possibile durante i movimente attivi e
quindi richiede un azione volontaria della muscolatura.
Dynamic ROM è generalmente più ampio dello Static ROM. Nel campo della sport
performance ci si riferisce sempre al Dynamic ROM.

Ogni sport e attività specifica ha dei parametri ottimali di grado di flessibilità e il


rischio di infortunio può aumentare qual ora l’atleta stesso risulti fuori da questi
parametri.
E’ importante ricordare che una ipoflessibilità (inflexibility) così come una
iperflessibilità (hyperflexibility) possono quindi essere segnali di un maggior rischio
di infortunio.

FATTORI CHE INFLUENZANO LA FLESSIBILITA’

• Struttura ossea delle articolazioni;


• Tessuto Connettivo (grado di estensibilità dei legamenti, dei tendini, delle
capsule articolari, guaine fasciali e pelle);
• Età e sesso;
• Allenamenti con sovraccarichi utilizzando un ROM limitato;
• Temperatura ambientale (la bassa temperatura riduce la mobilità)
• Insufficiente livello di riscaldamento del corpo.

IL TESSUTO CONNETTIVO

Situati tutt'attorno al muscolo e alle sue fibre sono i tessuti connettivi. Il tessuto
connettivo è composto da una sostanza di base e due tipi di fibre a base di proteine. I
due tipi di fibra sono il tessuto connettivo collageno e il tessuto connettivo elastico. Il
tessuto connettivo collageno consiste per la maggior parte in collagene (da cui il
nome) e dà resistenza alla trazione. Il tessuto connettivo elastico consiste per la
maggior parte di elastina e (come si può dedurre dal nome) fornisce elasticità.

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Più tessuto connettivo elastico c'è attorno ad un'articolazione, maggiore è la gamma di


movimento in quell'articolazione. I tessuti connettivi sono composti da tendini,
legamenti, e le guaine fasciali che avvolgono, o tengono insieme, i muscoli in gruppi
separati. Queste guaine fasciali, o fascie, vengono chiamate così a seconda di dove
sono situate nei muscoli:

Endomisio
La guaina fasciale profonda che avvolge fibre muscolari individuali.

Perimisio
La guaina fasciale che tiene insieme gruppi di fibre muscolari in fasci individuali;

Epimisio
La guaina fasciale superficiale che tiene insieme interi fasci;

Questi tessuti connettivi aiutano a dare agilità e tono ai muscoli.

L’ ELASTICITA’ MUSCOLARE è la capacità del muscolo di riassumere la


lunghezza originaria di riposo dopo aver subito un allungamento passivo.
Quanto più rapido è il ritorno del muscolo allo stato originario, tanto più apprezzabile
sarà la sua capacità elastica.

L’ ESTENSIBILITA’ MUSCOLARE è invece la proprietà dei muscoli, dei tendini


e in parte anche dei legamenti , pur con possibilità diverse, di potere essere estesi ed
allungati se sottoposti a trazione. In questo caso il valore di valutazione non è più la
velocità di ritorno ma solo la quantità dell’allungamento, quindi, non esiste alcun
riferimento alla velocità di ripristino.
(Ref. Definiz. Giorgio Garufi)

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PRINCIPALI TECNICHE UTILIZZATE


1. STATIC STRETCH
a) Anderson
b) Mézières

2. BALLISTIC STRETCH

3. DYNAMIC STRETCH

4. PROPRIOCEPTIVE NEUROMUSCOLAR FACILITATION STRETCH


(PNF)
a) Hold-Relax
b) Contract-relax
c) Hold-relax with agonist contraction

CONCETTO DI RETRAZIONE MUSCOLARE

Immaginate il muscolo, composto da migliaia di fibre muscolari, avvolte e circondate


da un tessuto che le avvolge e ne permette lo scorrimento. Se voi non estendete mai
un muscolo, queste stesse fibre verranno parzialmente bloccate all’ interno del
tessuto che le avvolge, facilitando i movimenti che compiamo con maggiore
frequenza. Questo fenomeno ha l’ effetto di limitare la massima estensione del
muscolo, mantenendolo in uno stato di contrazione intermedia.

I muscoli non utilizzati al loro meglio sono andati incontro al processo di


“ accorciamento muscolare “ ossia i muscoli non sono più in grado di distendersi al
massimo delle loro capacità.

I muscoli non opportunamente esercitati quindi si irrigidiscono perdendo parte della


loro capacità di allungamento. Gli effetti di questo fenomeno non si limitano ad una
perdita di capacità di allungamento ma, in situazioni croniche hanno conseguenze
anche sulle articolazioni. Questo fenomeno di “accorciamento muscolare cronico” è
definito RETRAZIONE MUSCOLARE.

Muscoli retratti e in accorciamento, mantengono una pressione endo articolare


superiore alla norma. Le conseguenze sono dolori articolari che posso degenerare in
patologie conclamate.

References: “CSCS, Stretching & flexibility by Brad Appleton

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2  –  LA  RESPIRAZIONE

Durante un allenamento più o meno intenso, la gestione della respirazione è


determinante. Una respirazione inefficace contribuisce a una alterata ossigenazione
dei tessuti con conseguenza di accumulo di acido lattico e compromissione del gesto e
quindi della performance.

In ambito fitness, durante l’esecuzione degli esercizi e in particolar modo con la


gestione di sovraccarichi importanti, la raccomandazione più comune suggerita dal
personal trainer ai propri clienti è quella che correla l’espirazione al momento di
sforzo maggiore (sticking point) e l’inspirazione durante la fase meno difficoltosa,
che il più delle volte coincide con la fase eccentrica. Solo in casi particolari lo sforzo
maggiore viene invece compiuto nella fase eccentrica con respirazione invertita (vedi
push ups nel tacfit commando).

In altre situazioni, per esempio durante l’esecuzione di esercizi strutturali (back


squat, push press, dead lift,...) una tecnica utilizzata è la manovra di Valsalva. In
questo caso la glottide (parte più stretta della laringe) viene chiusa, trattenendo l’aria
nei polmoni e attivando la contrazione dei muscoli addominali e della gabbia toracica.
Il risultato è una forte contrazione del diaframma e della muscolatura profonda del
torso con conseguente aumento della pressione intra-addominale e una riduzione delle
forze di compressione a carico della colonna. Questo permette un facilitazione nel
mantenimento dell’allineamento e della postura durante il movimento.

Ci sono dei casi invece in cui la respirazione diventa più funzionale se segue la
fisiologia di compressione ed espansione della gabbia toracica. Si tratta degli esercizi
prettamente aerobici che richiedono una esecuzione di media-lunga durata. Un
esempio è lo swing con kettlebell che se eseguito con la tecnica madre (ghiri-sport)
rispecchia perfettamente questo principio.
La medesima modalità può essere applicata con altri movimenti, per esempio degli
affondi sul posto eseguiti con un protocollo Tabata (20’’ di lavoro + pausa 10’’, per 6-
8 serie).

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3  -­‐  STABILITA’  DEL  CENTRO  (THE  CORE)

In qualsiasi tipo di addestramento e disciplina fisica, è necessario acquisire un livello


progressivo di consapevolezza del proprio corpo, così da raggiungere un buon
controllo nel movimento, migliorare la qualità del gesto e conseguentemente
abbassare il rischio di infortunio. Migliorare il controllo significa ottenere un
allineamento corretto e di conseguenza una maggiore fluidità e precisione nel
movimento. Nel campo atletico sportivo questo porta a una maggior economia del
gesto e quindi aumento della performance.

Per ottenere questi risultati occorre focalizzarsi sui muscoli specifici che controllano il
centro (core) / le zone chiavi che permettono al resto del corpo di funzionare in modo
efficiente.

Il CORE

la parete addominale è strutturata come 4 strati di muscoli a forma di anello. Lo strato


più profondo di questa regione viene chiamato Unità Interna ed è costituita da 4
muscoli fondamentali che hanno lo scopo principale di stabilizzare tutta la zona della
colonna lombare.

UNITA’ INTERNA:

1. DIAFRAMMA
2. TRASVERSO DELL’ADDOME
3. MULTIFIDO
4. PAVIMENTO PELVICO

1. DIAFRAMMA. E’ un muscolo largo a forma di cupola che separa la cavità


toracica dalla cavità addominale. Si inserisce sulle coste, sullo sterno e sulla colonna
lombare.

Ha 2 principali funzioni: La prima respiratoria mentre la seconda stabilizzatrice


lombare. L’escursione di movimento di questo muscolo è molto influenzata dagli
“stress” emozionali che possono influire negativamente su di esso limitando la sua
escursione originaria. A causa delle sue inserzioni sulla colonna vertebrale un
diaframma “retratto” può influire negativamente sul nostro atteggiamento posturale.

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2. TRASVERSO DELL’ADDOME. E’ un muscolo largo con la funzione di


appiattire la parete addominale, comprimere i visceri e ha un ruolo fondamentale
come stabilizzatore di colonna e stabilizzatore posturale durante i movimenti degli arti
inferiori e superiori in statica eretta. Proprio per questa sua funzione stabilizzatrice,
esso svolge un attività anticipatoria nei movimenti degli arti. E’ quindi il primo ad
attivarsi. Un’attivazione ritardata di questo muscolo gioca un ruolo importante nelle
disfunzioni di colonna lombare nei pazienti che soffrono di lombalgia.

3. MULTIFIDO. Il muscolo multifido lombare si estende per tutta la lunghezza della


colonna vertebrale dal sacro fino alla seconda vertebra cervicale. Con la sua parte
superficiale esso svolge un azione estensoria sulla colonna vertebrale, mentre la
porzione profonda del multifido lombare ha un ruolo essenzialmente stabilizzatore dei
rapporti fra una vertebra e l’altra (S. Gracovetsky). Questo muscolo non produce
movimento rotatorio ma resiste a tale movimento generato dai muscoli obliqui.
Allenare il multifido riduce l’incidenza di lombalgia.

4. PAVIMENTO PELVICO. Oltre ad avere una importante funzione viscerale, il


pavimento pelvico ha un ruolo altrettanto importante nei riguardi della stabilità della
colonna lombare e del bacino, del quale si è avuta indicazione sufficientemente
precisa e oggettiva abbastanza recentemente (Richardson et al. 1999). In sostanza si è
dimostrato che la presenza di un adeguato tono muscolare del pavimento pelvico è il
presupposto per avere una costante partecipazione dei muscoli stabilizzatori profondi
della colonna lombare e del bacino sopra citati: muscolo trasverso dell’addome e
muscolo multifido lombare.

L’UNITA’ ESTERNA invece collabora nella dinamica e comprende 4 sistemi:

1. OBLIQUO POSTERIORE
2. OBLIQUO ANTERIORE
3. SISTEMA LATERALE
4. SISTEMA LONGITUDIANLE PROFONDO

1. IL SISTEMA OBLIQUO POSTEIORE comprende il gran dorsale, il grande


gluteo e la porzione della fascia toracodorsale che interviene nel movimento.

2. IL SISTEMA OBLIQUO ANTERIORE comprende gli obliqui esterni ed


interni, gli adduttori controlaterali della coscia e della fascia addominale
anteriore che interviene nel movimento

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3. IL SISTEMA LATERALE comprende il medio e piccolo gluteo e gli adduttori


contro laterali della coscia.

Il SISTEMA LONGITUDINALE PROFONDO comprende l’erettore della


colonna, la lamina profonda della fascia toracodorsale, il legamento sacro
tuberoso ed il bicipite femorale.

I muscoli dell’unità interna sono deboli e non sono progettati per svolgere azioni di
potenza. Sono muscoli anticipatori, ovvero, si attivano prima che inizi il movimento e
mantengono un livello di contrazione basso durante tutto il processo del movimento.
(Hodgs e Richardson 1993,1997).

La contrazione sincrona e simultanea del diaframma, dei muscoli del pavimento


pelvico, del trasverso dell’addome e del multifido, con il retto dell’addome (unità
esterna) e con gli addominali obliqui (unità esterna), determina un aumento della
pressione intra-addominale e “costruisce” un cilindro rigido attorno al quale si
sviluppano i movimenti degli arti.

Il CORE STABILITY è concepita come l’abilità di controllare le variazioni di


posizione del tronco nei confronti della pelvi, al fine di ottimizzare la produzione, il
controllo ed il trasferimento di forza, dal centro alla periferica e viceversa.

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4  -­‐  EQUILIBRIO

E’ la capacità che ci permette, attraverso aggiustamenti riflessi, automatizzati o


volontari di mantenere una posizione statica o di eseguire un movimento senza
cadere anticipando o reagendo prontamente ai possibili fattori di squilibrio.

PAROLA CHIAVE: BARICENTRO

Il BARICENTRO (o CENTRO DI GRAVITA’) è il punto di applicazione della


risultante di tutte le forze peso applicate ad un corpo.

Nell’uomo adulto di costituzione e proporzioni medie ed in stazione eretta, si trova


all’incirca al 56% dell’altezza totale (55% per la donna) coincidente con la prima o
seconda vertebra sacrale o di poco al di sotto dell’ombelico. La sua posizione varia a
seconda dell’età.
(un esempio in cui il baricentro si trova fuori dal corpo è nello stile fosbory in cui è
situato sotto l’asticella)

La condizione fisica fondamentale affinché un corpo possa rimanere in equilibrio è


che la proiezione a terra del suo baricentro cada all’interno del poligono di appoggio.

CLASSIFICAZIONE

1. Equilibrio statico
(capacità di un corpo o di un suo segmento di mantenere una posizione
statica)
2. Equilibrio dinamico
(capacità di mantenere, durante le gestualità e traslocazioni, i segmenti
corporei in una condizione di stabilità)
- Equilibrio del corpo in volo

MODALITA’ DI MIGLIORAMENTO

1. Riduzione della base di appoggio attuabile in due modi:


a) delle parti del corpo che appoggiano
b) della superficie su cui il corpo appoggia;
2. Instabilità della base di appoggio;
3. Elevazione della base di appoggio;
4. Variazione volontaria dell’allineamento dei segmenti corporei;
5. Preclusione dell’uso della vista;
6. Combinazione di tutti questi fattori;

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FATTORI CHE INFLUENZANO LA CAPACITA’

1. Altezza del baricentro;


2. Vicinanza dei segmenti corporei alla linea di proiezione del baricentro a terra;
3. Ampiezza ed orientamento della base di appoggio;
4. Presenza di vincoli esterni;

5  -­‐  ALLINEAMENTO

L’allineamento è il parametro fondamentale che determina una corretta meccanica nel


movimento.

Allineamento degli arti e del capo rispetto al corpo,


Dei segmenti corporei tra di loro,
Del bacino rispetto al corpo

Un allineamento degli arti non corretta produce una biomeccanica errata. Questo nel
medio-lungo periodo aumenta il rischio di infortuni e l’insorgenza di problematiche
con conseguente alterazione posturale.

6  -­‐  CONTROLLO  DEL  MOVIMENTO  

La capacità di controllare il movimento si evolve insieme a ogni aspetto del


movimento stesso e il livello di abilità acquisita aumenta proporzionalmente alla
complessità della sequenza motoria.

Possedere un buon controllo significa riuscire ad esprimere un movimento


qualitativamente valido, attivando i muscoli opportuni nella giusta sequenza e
rispettando l’allineamento più fisiologico alla propria struttura muscolo-scheletrica.

Non è importante quanto sia complesso il movimento; esso può essere mono-
articolare o multi-articolare, segmentario o inter segmentario.

Il controllo del movimento può essere identificato come principio cardine, poiché
esso rappresenta il risultato ottenuto dallo sviluppo e unione dei principi precedenti.

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7  -­‐  COORDINAZIONE

La coordinazione motoria è la capacità che permette di eseguire un qualsiasi


movimento nella maniera più efficace. Le capacità coordinative dipendono dal grado
di maturazione del sistema nervoso centrale e periferico. Determinano il tipo e la
qualità della risposta.

Le capacità coordinative si distinguono in:

1. CAPACITA’ COORDINATIVE GENERALI

2. CAPACITA’ COORDINATIVE SPECIFICHE

Le capacità coordinative generali sono costituite dalla capacità di apprendere un


nuovo movimento, dalla capacità di controllare e regolare il movimento e dalla
capacità di saper adattare e trasformare i movimenti che si sono appresi in base alle
necessità.

Le capacità coordinative specifiche hanno come base le capacità coordinative


generali. Le capacità coordinative specifiche sono:

• Capacità di accoppiamento e combinazione dei movimenti


• Capacità di coordinazione oculo-muscolare
• Capacità di differenziazione
• Capacità di equilibrio
• Capacità di orientamento
• Capacità di ritmo
• Capacità di reazione
• Capacità di trasformazione

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8  -­‐  FLUIDITA’  

E’ la caratteristica primaria che entra in gioco nel momento in cui i movimenti scelti
devono essere ripetuti su un tempo a medio-lungo termine. Un movimento fluido è
caratterizzato da un elevata coordinazione e controllo del movimento; rappresenta il
risultato di un movimento o sequenza di movimenti automatizzati e precisi.

Questa caratteristica è inoltre strettamente correlata alla respirazione. Grazie a una


buona gestione della respirazione il movimento rimane fluido per tutta la durata del
workout.
Pensiamo per esempio ad uno swing con kettlebell (aerobico) protratto per più minuti,
in questo caso la gestione della respirazione è determinante sulla fluidità del gesto. Se
la respirazione viene ben gestita la fluidità viene mantenuta evitando progressioni a
scatto o rigidità muscolari; Il gesto quindi rimane economico ed efficace.
Quando la fluidità inizia a diminuire vuol dire che il sistema sta entrando in crisi:
l’ossigenazione diminuisce, l’acido lattico viene smaltito con più fatica e il controllo
del movimento va a diminuire.

9  -­‐  CONDIZIONAMENTO  

Con il termine CONDIZIONAMENTO si indica l’adattamento metabolico prodotto


dal corpo come conseguenza diretta di un programma di allenamento mirato ad
incrementare delle capacità motorie specifiche dette capacità condizionali.

Le capacità condizionali determinano la durata, la quantità e l’intensità della


risposta motoria ed incidono in modo determinante sulle prestazioni sportive. Sono
quindi direttamente influenzate dai processi metabolici che conducono alla
produzione di energia (aerobico, anaerobico alattacido e anaerobico lattacido)
indispensabile per muoverci; un loro miglioramento incide sull’efficienza e sulla
funzionalità di questi processi.

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Fino a 8’’-10’’ il substrato energetico è il Creatinfosfato (CP).E' un sistema


metabolico tipico degli sforzi di brevissima durata. Non richiede Ossigeno, non
produce acido lattico.

Fino a 15”/20’’ circa prevale il sistema anaerobico alattacido; dopo i 15’’/20’’ inizia a
prevalere il sistema anaerobico lattacido che si mantiene fino circa al 1’ minuto di
lavoro.
Tra il 1’ e il 3’ minuto inizia a integrarsi il sistema ossidativo che gradualmente
diverrà prevalente dopo circa il 3’ minuto.

Avere le idee chiare sulla risintesi del CP, ci permette di poter sviluppare protocolli di
condizionamento specifici in base all’obiettivo dell’allenamento.
La maggior parte del CP viene risintetizzato nei primi 10’’ a partire dal cessare dello
sforzo o dalla diminuzione dell’intensità.

Tale ciclo di rigenerazione è strettamente correlato all' ossigeno di restauro trasportato


nel sangue dall'emoglobina.

QUALI SONO LE CAPACITA’ CONDIZIONALI?

1. Forza
2. Resistenza
3. Rapidità / Velocità
4. Mobilità articolare (*)

(*) capacità con componenti miste

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10  -­‐  PERFEZIONAMENTO

La ripetizione del gesto tecnico e dei movimenti, il volume di allenamento specifico


devono portare sempre ad un miglioramento delle capacità specifiche e quindi della
performance.

E’ la fase in cui si pone l’attenzione sul dettaglio, sul miglioramento di una carenza
specifica, sul rafforzamento dei punti più deboli senza mai tralasciare l’insieme.

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LE  5  REGOLE  DEL  P.R.A.T.O.

1. OSSERVARE l’individuo

2. TESTARE le capacità

3. ANALIZZARE i risultati

4. RIELABORARE i dati

5. PROGRAMMARE l’allenamento

OSSERVARE le note storte, quelle caratteristiche fisiche che saltano all’occhio e che
ci permettono di farci un idea dell’individuo a prima vista.

Es: Asimmetrie pronunciate, appoggio plantare, camminata, disallineamento degli arti

Raccolta generale delle informazioni attraverso una breve intervista sul passato
sportivo e traumatico.

TESTARE le capacità principali che ci permetteranno di inquadrare il livello di


fitness di ciascun individuo.

ANALIZZARE i risultati ottenuti attraverso i test.

RIELABORARE i dati suddividendo gli individui nei 3 macro livelli: Base,


Intermedio, Avanzato

PROGRAMMARE il workout più adatto in base al livello della classe e agli


obiettivi sul breve, medio e lungo termine.

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INTRODUZIONE  AI  TEST  DI  VALUTAZIONE

I TEST rappresentano la fase principale che aiuta il coach ha identificare in maniera


veloce ed efficace il livello motorio generale del soggetto.
Inserire in una classe già avviata un individuo senza possedere alcuna informazione
relativa al suo bagaglio motorio e soprattutto senza averlo mai osservato in “azione” è
senza dubbio una scelta rischiosa che può mettere a repentaglio sia la salute del
cliente che la professionalità dell’istruttore stesso.

Se sei già operatore FMS (www.functionalmovement.com) potrai utilizzare tale


metodo per testare ciascun partecipante ad una classe di MW. Tale metodica però
comporta del tempo necessario da dover dedicare al singolo allievo. Nella maggior
parte dei casi questo non è possibile poiché l’istruttore si ritrova a dover lavorare fin
da subito con un gruppo di individui e per tale ragione il tempo diventa un fattore
prezioso per entrambe le parti. Il metodo FMS comprende un’analisi del movimento
specifica ed è quindi consigliato utilizzarlo in maniera individuale in una seconda
fase.

L’esigenza di testare in maniera veloce, efficace e contemporaneamente i partecipanti


ad una classe di functional training, ha portato alla creazione di una serie di TEST che
fosse semplice da proporre ma che allo stesso tempo potesse fornire dati importanti
sul livello motorio generale di ciascun individuo di un gruppo.

Questi test sono mascherati da sei esercizi base e prendono il nome di MW “SIX
PACK” TEST. Ogni esercizio o test permette di osservare e valutare capacità
differenti ma sempre correlate l’una all’altra. L’ordine degli esercizi è studiato per
essere il più pratico possibile e agevolare quindi per l’istruttore nella conduzione degli
stessi.

E’ strettamente consigliato non testare più di 6-8 individui contemporaneamente. E’


bene tenere conto che una classe di livello base/intermedio non dovrebbe superare il
numero di 8 partecipanti per classe, per istruttore. Questo numero rappresenta il limite
oltre il quale la qualità del servizio erogato rischia di essere compromessa salvo che il
gruppo non dimostri di essere realmente omogeneo.

I TEST aiuteranno il Coach ad evidenziare i movimenti errati prodotti durante gli


esercizi come conseguenza di un disequilibrio muscolare, di modelli di reclutamento
alterati, così come di una lunghezza e di una forza muscolare alterate.

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I  PARAMETRI    
 
 
Ciascun test è studiato per facilitare l’istruttore in una valutazione rapida ed efficace
sulla Qualità Globale del Movimento (QGM) durante una seduta di allenamento con
la propria classe di allievi.

La QGM è determinata da due parametri fondamentali:

1. ALLINEAMENTO (A)
(comprende i compensi e la mobilità generali)

2. CONTROLLO DEL MOVIMENTO (C)


(comprende stabilità / Instabilità)

Valutando l’ALLINEAMENTO dei segmenti corporei durante i movimenti, sarà


possibile individuare anche i compensi che emergono ed eventuali restrizioni
correlate ad una ipo-mobilità articolari o rigidità muscolari.

Valutando il CONTROLLO DEL MOVIMENTO si osserverà invece il grado di


stabilità/instabilità presenti durante l’intero movimento, la fluidità e la coordinazione
generali.

L’istruttore dovrà osservare l’esecuzione di ciascun esercizio focalizzando


l’attenzione su questi due parametri. In questo modo sarà determinata la QGM per
ciascun individuo della classe.

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IL  METODO    

Ogni test è valutato con tre lettere corrispondenti ai 3 colori del semaforo

R = rosso Presenza di dolore, impossibilità di compiere il gesto

G = giallo Movimento eseguito ma non sufficiente nella qualità e/o nel


controllo. Si evidenzia importante disallineamento e/o
instabilità. Necessita di facilitazione

V = verde Sufficiente sia nei parametri di Qualità che di Controllo

Nel caso in cui un TEST risultasse “giallo” è possibile dare un punteggio sia per il
parametro di ALLINEAMENTO sia per quello del CONTROLLO DEL
MOVIMENTO attraverso 3 numeri:

5 = non sufficiente
6 = sufficiente
7 = buono

Questo è stato deciso per due motivi:

1. Il segnale giallo deve essere assegnato a un TEST anche se solo uno dei
parametri non risultasse sufficiente.

2. Ci permette di capire quale dei due parametri non è sufficiente.

ESEMPIO: potrebbe capitare che durante un Balance Lunge, l’allineamento del


ginocchio o del piede di appoggio non siano sufficienti ma l’individuo mostri
ugualmente un buon controllo.

Il medesimo esempio potrebbe verificarsi con il BW Squat e analogamente con gli


altri TEST.

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LA  SCHEDA  VALUTATIVA  
 
 

Esempio: Marco Rossi, 19 anni, studente

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MW  “SIX  PACK”  TEST  

1) BW SQUAT (BS)
a) BW Over-head Squat

2) ALTERNATE BACKWARD LUNGES (ABL)


a) Balance lunges
b) Forward lunges

3) SUPINE PELVIC TILT (SPT)


a) Arms Over-Head

4) PUSH UPS (PU)

5) 4 POINT STABILITY SERIES (4PS)


a) superman static
b) rotary dynamic
c) cat position variations

6) HIP EXTENSION (HE)

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TEST  n.1  -­‐  BW  SQUAT

OBIETTIVO
Valutazione funzionale della stabilità del centro, simmetria bilaterale e mobilità di
anca, ginocchia e caviglie.

POSIZIONE DI PARTENZA
Gambe divaricate larghezza delle spalle;
Piedi e ginocchia leggermente extraruotate di circa 15 gradi;
Sguardo in avanti;
Braccia raccolte al petto;

AZIONE
Eseguire un accosciata cercando di scendere al di sotto del parallelo;

PARAMETRI DI VALUTAZIONE

Verde:
Scendere almeno fino al parallelo;
Spalle allineate (inalterata la cifosi dorsale);
Mantenimento curva lombare;
Mantenimento allineamento femore-rotula-tipia-piede (osservazione frontale);
Il ginocchio non deve superare la punta del piede (osservazione laterale);

Giallo:
Viene classificato come giallo se i compensi (spalle, ginocchia, schiena) non vengono
eliminati con la correzione verbale da parte del coach.

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TEST  n.2  -­‐  ALTERNATE  BACKWARD  LUNGES  -­‐  

OBIETTIVO
Valutazione della stabilità dinamica e asimmetrica degli arti inferiori; Valutazione
della stabilità monopodalica e core stability (Balance Lunge); Integrazione del
parametro di precisione (Forward Lunges).

POSIZONE DI PARTENZA
Gambe larghezza delle spalle (o poco meno) con piedi paralleli (come se fossero su
due binari);

AZIONE
Indietreggiare mantenendo i piedi paralleli sui “due binari” fino a sfiorare il ginocchio
posteriore con il terreno. Ritornare nella posizione di partenza e ripartire con l’altra
gamba. Le braccia possono essere mantenute lungo i fianchi oppure raccolte al petto.
Sofisticazione: mani dietro la nuca.

PARAMETRI DI VALUTAZIONE

Verde:
Mantenimento del busto eretto e della lordosi lombare per tutto il movimento;
Allineamento del ginocchio anteriore con il piede, terzo dito circa. (Osservazione
frontale);
Mantenimento allineamento spalle (Osservazione frontale);
La perpendicolare della rotula del ginocchio anteriore non deve superare la punta del
piede (osservazione laterale);
L’angolo del ginocchio posteriore mantenuto di circa 90 gradi.

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- BALANCE LUNGES -

Posizione di Partenza
Partenza da terra con angoli delle ginocchia mantenuti a circa 90 gradi.

Azione
Staccare il ginocchio posteriore (appoggiato a terra) ed eseguendo una flessione della
coscia sull’anca portarlo in avanti fino a quando il femore non è parallelo al terreno.
Ritornare nella posizione di partenza. Ripetere 3 volte per gamba.

Verde
Movimento stabile dall’inizio alla fine;
Mantenimento dell’allineamento di spalle, tronco e ginocchia;

- FORWARD LUNGES -

Posizione di partenza
Gambe larghezza delle spalle con piedi paralleli (come se fossero su due binari);

Azione
Sollevare il piede dal terreno ed eseguire un passo ampio in avanti; terminare il
movimento con l’appoggio del ginocchio posteriore a terra. Ritornare nella posizione
di partenza e cambiare gamba. Ripetere 2/3 volte.

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Verde
Movimento stabile e controllato dall’inizio alla fine;
Mantenimento dell’allineamento spalle, tronco, ginocchio anteriore;
Assenza di compensi;

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TEST  n.3  -­‐  SUPINATE  PELVIC  TILT  

OBIETTIVO
Valutazione del controllo del “core”, della respirazione e della mobilità del bacino.

POSIZIONE DI PARTENZA
Sdraiati a terra in posizione supina, mantenere le braccia aperte di circa 15-30 gradi
lungo i fianchi con i palmi rivolti verso l’alto. Le gambe larghezza delle spalle, le
ginocchia naturalmente flesse e i piedi paralleli.

AZIONE
Compiere movimenti di antiversione e retroversione del bacino abbinati alla corretta
respirazione. Espirazione durante retroversione (appiattimento curva lombare) +
piccola inspirazione durante l’antiversione.

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Verde
- Mantenimento di spalle e testa immobili.
- Assenza di compensi.

Esercizi Integrativi

1. Stessa posizione, attivazione muscolo trasverso attraverso retrazioni


ombelicali.
2. Elevazione braccia tese sopra la testa per valutazione mobilità scapolo-
omerale.

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TEST  n.4  -­‐  PUSH  UPS  

OBIETTIVO
Valutazione del controllo e della forza del tronco e del cingolo scapolare.

POSIZIONE DI PARTENZA
Uomo: appoggio su dita dei piedi e palmi delle mani ben aperte, altezza delle spalle e
leggermente più larghe. Gambe distese in linea con il tronco.
Donna: appoggio su ginocchia e palmi delle mani ben aperte, altezza delle spalle e
leggermente più larghe. Femore, bacino e tronco sulla stessa linea.

AZIONE
Spingere e sollevare il busto distendendo le braccia. Nella fase di discesa fermarsi a 5
dita dal terreno. Compiere il gesto ripetutamente fino a quando non subentra il primo
compenso.

Verde:
Mantenimento allineamento di collo, tronco e bacino durante tutto il movimento e
tutte le ripetizioni.
Assenza di compensi.

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TEST  n.5  -­‐  FOUR  POINT  STABILITY  SERIES  

OBIETTIVO
Capacità di controllo di tronco e bacino mentre è sottoposto a sollecitazione
(superman static). Valutazione dei riflessi di stabilizzazione e di spostamento del peso
sul piano trasversale combinando l’azione contemporanea degli arti inferiori e
superiori (Rotary stability).

- SUPERMAN STATIC -

POSIZIONE DI PARTENZA
Assumere posizione a carponi con braccia ben distese, palmi delle mani aperti in
corrispondenza delle spalle e ginocchia in corrispondenza delle anche. Collo e torso
allineati.

AZIONE
Allungare gamba e braccio opposti lentamente fino a quando entrambi gli arti non
risultano allineati con il tronco. Mantenere la posizione per circa 6’’ e lentamente
ritornare nella posizione di partenza.

Verde:
- Movimento fluido senza compensi;
- Mantenimento dell’allineamento di collo, tronco e bacino.

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- ROTARY STABILITY - (sofisticazione dell’esercizio precedente)

POSIZIONE DI PARTENZA
E’ la stessa posizione del Superman Static.

AZIONE
Eseguire il superman static e dopo aver mantenuto la posizione per circa 3’’, eseguire
una rotazione del tronco avvicinando il gomito del braccio esteso in avanti con il
ginocchio della gamba distesa indietro. Successivamente ritornare nella posizione con
i due arti opposti in allungamento, mantenerla per altri 3’’ e ritornare nella posizione
di partenza.

Verde:
- Movimento simmetrico e privo di compensi.

Sofisticazione: Cat position variations

I due esercizi possono essere sofisticati modificando le basi di appoggio e apportando


maggiore instabilità con richiesta maggiore di equilibrio e stabilità del tronco, del
cingolo scapolare e della caiglie. L’appoggio in quadrupedia avviene direttamente sui
piedi e non più sulle ginocchia. Questa posizione mette alla prova anche l’estensibilità
della catena posteriore (muscoli posteriori della coscia e della gamba).

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TEST  n.  6  -­‐  HIP  EXTENSION  

OBIETTIVO
Valutazione della stabilità del “core” in estensione

POSIZIONE DI PARTENZA
Posizione supina con ginocchia piegate a 90 gradi. Braccia lungo i fianchi aperte di
circa 15-30 gradi con palmi rivolti verso l’alto. Il bacino rimane in posizione neutra.

AZIONE
Sollevare il bacino da terra fino al punto in cui tronco e bacino risultano allineati.
Abbinare all’elevazione del bacino la espirazione senza modificarne la posizione
neutra. Ritornare nella posizione di partenza.

Verde:
Mantenimento della posizione neutra durante tutto l’arco di movimento;
Assenza di compensi da parte del bacino e delle spalle;
Mantenimento dell’allineamento rotula-tibia-piede (osservazione frontale);
Assenza di asimmetrie (in genere da parte del bacino)

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FORMAZIONE  DELLA  CLASSE  


(Building the Crew)

Una volta eseguita la valutazione motoria globale attraverso i test, sarà più semplice
capire quali sono gli individui a rischio (giallo) e quali più facilmente allenabili
(verdi).

Un soggetto per essere classificato come “VERDE” dovrà risultare sufficiente (verde)
nei seguenti TEST:

1) BW SQUAT (BS)
2) ALTARNATE BACKWARD LUNGE (ABL)
4) PUSH UP (PU)
6) HIP EXTENSION (HE)

Se uno di questi test risultasse “giallo” (o peggio ancora rosso), il soggetto risulterà
“giallo”.

I soggetti “gialli” dovranno appartenere a una classe di livello BASE oppure potranno
aggregarsi a una classe INTERMEDIA applicando tutte le facilitazioni negli esercizi e
un adattamento del volume e dell’intensità generale.

I soggetti “verdi” sono soggetti che possono partecipare a classi di livello


INTERMEDIO oppure AVANZATO con le conseguenti facilitazioni.

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LA  PROGRAMMAZIONE  

In questo corso l’obiettivo principale rimane insegnare ai propri allievi a muoversi


rispettando i propri limiti fisiologici e superandoli sfruttando al massimo le proprie
potenzialità.
E’ importante per il coach far prendere consapevolezza agli allievi di quanto il corpo
sia un incredibile strumento di allenamento dalle infinite combinazioni.

E’ quindi compito dell’insegnante stimolare ciascun allievo attraverso piccoli


obiettivi raggiungibili che lezione dopo lezione daranno vita a grandi risultati.

Per fare questo bisogna tenere presente le seguenti regole RIGOROSE per tutti.

La QUALITA’ DEL MOVIMENTO ha sempre la priorità su tutto.

In secondo luogo avviene il CONDIZIONAMENTO fisico.

La PROGRESSIONE è l’elemento chiave che correla tutti i parametri e che


permetterà a ciascun individuo del gruppo di raggiungere i propri obiettivi con
successo.

CONSIGLI GENERALI PER LA PROGRAMMAZIONE DELLE


SEDUTE

• Stabilire un numero di sedute apriori: (10 o 12 lezioni);


• La prima lezione servirà per testare la classe e valutarne il livello;
• Dopo la prima sarà più facile capire quali obiettivi fissare: individuare una
serie di movimenti su cui lavorare;
• A ogni lezione creare il workout mantenendo alcuni elementi fissi ed altri
variabili; è importante variare l’allenamento per non essere monotoni ma non
bisogna neanche stravolgerlo!
• Studiare la giusta progressione e la proposta dei workout in base alla
frequenza del corso: le proposte varieranno a seconda che il corso sia
settimanale o bisettimanle.
• Essere sempre pronti a cambiare le carte in tavola a seconda dei feedback di
riscontro. Non essere mai troppo schematici poichè sono diverse le variabili
che mutano nel corso delle sedute: presenza e costanza del cliente, stato psico-
fisico (infortuni, imprevisti,...)
• Parlare e fidelizzare con loro a fine seduta spiegando e motivando le vostre
scelte e rendersi disponibili per eventuali chiarimenti sul programma.
• Farli Divertire!!!

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LA  SEDUTA  DI  ALLENAMENTO  


 

La seduta di allenamento, indipendentemente dal tipo di programma


svolto (Indoor o Outdoor) è sempre suddivisa in 3 fasi

Fase  2  
WORKOUT  
(20-­‐30  min)  

Fase  1   Fase  3  
WARM-­‐UP   COOL-­‐DOWN  
(15-­‐20  min)   (10-­‐15  min)  

Le 3 fasi sono rappresentate a piramide indicando attraverso le frecce rosse


l’incremento progressivo dell’INTENSITA’ dalla Fase 1 di warm-up alla fase 2 del
Workout per poi decrescere con la Fase 3 di Cool Down.

La durata di una seduta completa di Military Workout® varia da un minimo di 40-


45minuti fino a 60-80 minuti a seconda di come viene impostata la lezione (volume di
lavoro, frequenza settimanale della classe, tipologia di allenamento, ambiente scelto,
ecc.).

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PRIMA  FASE:  WARM-­‐UP  


(Riscaldamento  e  attivazione)  

La fase di Warm-up si focalizza su un lavoro di riscaldamento generale seguito da una


fase di attivazione muscolare più specifica, con lo scopo di preparare
progressivamente l’allievo alla fase centrale del WORKOUT.

Una fase di Warm-up ben condotta guiderà ciascun partecipante della vostra classe ad
una condizione psico-fisica tale da poter affrontare al meglio il workout senza
incorrere a spiacevoli infortuni.

L’intensità di questa fase cresce progressivamente fino ad avvicinarsi e quasi


mascherarsi alla fase successiva del workout. In molti casi infatti l’ultima parte del
Warm-up consiste nel primo “giro di prova” sugli esercizi che saranno eseguiti nel
workout stabilito.

La durata di questa fase è di circa 15-20min.

Di seguito alcuni punti guida utili per condurre al meglio una sessione di MW Warm-
up completa:

1. Partenza con esercizi di attivazione del centro (in particolare trasverso


dell’addome) da supino (livello base) oppure da in ginocchio o da in piedi
(livello intermedio o avanzato);
2. Attivazione della muscolatura cervicale, poi cingolo scapolare e polsi;
3. Procedere progressivamente verso il centro attivando il bacino i primi esercizi
di mobilità specifica;
4. Continuare l’attivazione del “core” con esercizi a terra integrandoli con
movimenti di attivazione muscolatura del tronco (dorsali, pettorali e muscoli
stabilizzatori del tronco);
5. Attivazione delle caviglie e inserimento degli arti inferiori con accosciate
(squat + affondi);
6. Completare il tutto con movimenti che coinvolgano l’utilizzo dei quattro arti e
di tutta la muscolatura corporea.
7. Inserimento di movimenti circolari che richiamino tutti i piani di azione;
8. Inserimento di esercizi di ritmo, coordinazione, equilibrio in volo (rotazioni);
9. Attivazione muscolare specifica propedeutica agli esercizi che verranno
proposti nel workout;
10. Spiegazione e pratica degli esercizi del workout scelto e giro di prova.

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SECONDA  FASE:  ELABORAZIONE  DEL  WORKOUT  


Dopo la prima fase il sistema neuro-muscolare è pronto per affrontare la fase centrale
dove l’intensità raggiunge il picco più elevato.

La durata di questa fase può variare tra i 20 e i 30 minuti di lavoro, a seconda del
rapporto tra intensità e volume stabiliti.

Ci sono tre parametri di riferimento da tenere in considerazione per l’elaborazione di


un MW efficace:

1) PARAMETRI TECNICI: Scelta dei movimenti (analitici o combinati)


2) PARAMETRI ESECUTIVI: Scelta della modalità esecutiva (rapidità,
esplosività, active recovery, core-stability)
3) PARAMETRI TEMPORALI: tempo fisso o ripetizioni target

Queste 3 componenti si combinano tra di loro a seconda del livello motorio del
gruppo (base, intermedio o avanzato) e a seconda dell’obiettivo specifico della
singola sessione.

Per esempio in una classe di livello base, la priorità ricadrà sempre e comunque sulla
tecnica esecutiva. Per facilitare questo, i 3 parametri verranno cosi combinati:

1) Priorità su movimenti analitici piuttosto che combinati (o globali);


2) Modalità esecutiva con velocità adeguata per un ottimale apprendimento del
gesto tecnico;
3) Priorità sul tempo fisso piuttosto che sulle ripetizioni target. Durante la fase
centrale del workout, eseguire movimenti in un arco di tempo prestabilito
permetterà a ciascun individuo di eseguire la velocità ottimale per la sua
migliore esecuzione. Viceversa nella fase preparatoria al workout, le
ripetizioni scandite dal coach possono aiutare i singoli a concentrarsi
maggiormente sulla ripetizione del gesto stimolando allo stesso tempo lo
spirito di squadra.

La comprensione del gesto tecnico da parte degli allievi è un elemento


importantissimo per un corretto apprendimento motorio. La competenza e
l’attenzione del coach giocano un ruolo decisivo in questa prima fase. Un bravo
coach deve essere in primis un attento osservatore pronto ad individuare gli errori
grossolani che emergono durante l’esecuzione di movimenti nuovi e a farli
comprendere in maniera chiara all’allievo. Solo con la presa di coscienza di tali errori
da parte dell’allievo, il coach potrà procedere con la strategia più adeguata alla
correzione ottimale del gesto. Questo processo permetterà al coach di tenere
sott’occhio i punti deboli di ciascun allievo e monitorare la progressione lezione dopo
lezione attraverso la ripetizione corretta del gesto.

La ripetizione del gesto unite alla consapevolezza degli errori commessi ed alla
conoscenza degli interventi di correzione condurrà con il tempo l’allievo alla
automatizzazione della tecnica corretta.

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L’automatizzazione dei movimenti di base è uno dei punti che maggiormente


distingue un atleta di livello intermedio-avanzato da un principiante. Solo quando la
tecnica è stata ben acquisita l’attenzione potrà maggiormente focalizzarsi sul
condizionamento psico-fisico.

Soprattutto all’inizio, con classi di livello base, è importante che il workout sia il più
vario possibile in modo tale da mettere alla prova il maggior numero di capacità
condizionali e coordinative dell’individuo (MW FITNESS PROGRAM). Questo
permetterà di capire meglio su quali obiettivi più specifici focalizzarsi durante le
lezioni successive.

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Classificazione  dei  movimenti  in  base  alla  modalità  esecutiva  


 
La   maggior   parte   dei   movimenti   di   seguito   proposti   sono   eseguibili   sul   posto   (1-­‐
2  mq  di  spazio).    
 
 
Per   ogni   movimento   scelto   si   possono   distinguere     4   principali   modalità  
esecutive:  
 
1) MAX  SPEED  (Massima  velocità/rapidità,  resistenza  alla  forza  rapida)  
2) MAX  POWER  (Massima  esplosività,  resistenza  alla  forza  esplosiva)  
3) ACTIVE  RECOVERY  (Recupero  Attivo)  
4) CONSTANT  MUSCLE  TENSION  (CMT  –  Tensione  Muscolare  Costante)  
 
 
 
1) MAX-­‐SPEED    (massima  velocità/rapidità,  resistenza  alla  forza  rapida).    
Movimenti   eseguiti   alla   massima   velocità   di   movimento,   con   la   massima  
frequenza,   rispettando   i   parametri   di   riferimento   per   la   TECNICA   esecutiva  
corretta.  Questa  componente  è  strettamente  correlata  al  tempo.  
 
Esempi:  
 
AIR  SQUAT  
LOUNGES  (e  varianti  forward,  backward,  leteral,  ecc.)  
PUSH  UPS  (e  varianti)  
 
 
 
2) MAX  POWER  (massima  Esplosività,  resistenza  alla  forza  esplosiva).  
Movimenti   che   richiedono   il   massimo   reclutamento   delle   componenti  
correlate  alla  forza  esplosiva  muscolare.    
 
Esempi:  
 
SQUAT  JUMP  (con  tutte  le  varianti…es.jumping-­‐jack,ecc…)  
LOUNGES   JUMP   (alternati   sul   posto,   senza   contromovimento;   jump   one-­‐leg  
con  e  senza  contromovimento)  
PUSH  UPS  (clap-­‐hands,  spieder-­‐jump  push  ups,  monolateral-­‐power  push  ups,  
dynamic  lateral  power)  
 
SUSPENSION  ROW  (Row  eseguito  con  TRX  o  funi)  
 
MW   POWER   SQUAT   (avanzando   o   indietreggiando   sul   posto,   piedi   sempre   a  
terra)  
 
Movimenti  combinati:  
BURPEES  COMPLETI  (variante:  ginocchia  al  petto)  
 

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3) ACTIVE  RECOVERY  (Recupero  Attivo).    


Movimenti  globali  eseguiti  ad  intensità  medio-­‐bassa  incentrati  sulla  scioltezza  
del   movimento   e   sulla   ricerca   dell’allungamento   muscolare   globale.    
All’interno   di   un   workout   vengono   preferibilmente   posizionati   subito   dopo  
uno   o   più   esercizi   ad   altà   intensità   con   il   fine   di   smaltire   parzialmente  
l’accumulo  di  acido  lattico  e  preparare  la  muscolatura  alle  serie  successive.  
 
Esempi:  
 
MW  HIP  EXTENSION  SERIES  (es.  supine  bridge  with  reach)    
PUSH  UPS  SFINGE  
YOGA  PUSH  UPS  (variazioni  MW)  
QUADRUPEDIA:  BACK  EXTENSION  +  MANO  TOCCA  PIEDE  OPPOSTO  
LOUNGES  +  ARMS  EXTENSION  
 
 
 
4) CMT  (Constant  Muscle  Tension)  
 
In   questo   caso   il   muscolo   è   sottoposto   ad   una   tensione   elevata   sia   in   fase  
concentrica  che  in  eccentrica.  Si  intende  la    forza  fasica  (tonica  e  fasico-­‐tonica,  
Verchosanskij).   La   modalità   esecutiva   del   gesto   in   questo   caso   può   variare   a  
seconda   dell’intensità   individuale   scelta   e   del   coinvolgimento   con   il   partner  
(esercizi  di  coppia).  
Il   parametro   determinante   è   il   tempo   totale   in   cui   il   muscolo   risulta   essere  
sotto  tensione.    
L’esecuzione   è   legata   al   numero   di   ripetizioni   che   è   scandito   e   regolato   dal  
Coach.  E’  il  Coach  quindi  a  determinare  il  tempo  sotto  tensione  (TUT).  
Esempi:  
 
SQUAT  E  AFFONDI  MONOPODALICI  
MOVIMENTI  DI  SPINTA  (push  ups  series,…)  
MOVIMENTI  DI  TIRATA  (pull  ups  series,  row  series)  
 
PLANK  series  
 
Esercizi  MW  CORD  TRAINING  
   
Esempio  di  push  ups  per  lavoro  sulle  spalle:  
PUSH  BACK  SHOULDER  (posizione  sfinge)  
 
 

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Esempio  MW  Livello  Base  


Di seguito alcuni esempi e linee guida per la costruzione di MW Workout
proporzionato al livello della classe.

LIVELLO BASE

Gli esercizi scelti devono interessare grosse aree muscolari e i movimenti è


importante che siano opposti o che richiamino aree differenti.

Un Circuit Training è buon punto di partenza per una classe di livello base.

Esempio: MW Circuit training + Corde Training PUSH&PULL

BW SQUAT 15
PUSH UPS 20’’ (*)
SUPINE HIP EXTENSION 15
ALT. BACKWARD LUNGES 6
DYNAMIC PLANK 15’’

Recupero sciogliendo la muscolatura per 30’’. Ripetere 5 volte.


All’occorrenza: misurare i battiti nei primi 15’’ di pausa

A questo punto sarà possibile introdurre il CORD-TRAINING sfruttando un


protocollo PUSH&PULL.

1.CORD-ROW 2 X 10 PAUSA 30’’


2.ROD CHEST 10/12

3.SHOULDER 10
4.CORD-BICEPS 10
5.CORD-TRICEPS 10

Ripetere 3.4.5. per 2/3 volte

(*) in questo caso la scelta del tempo come priorità dà la possibilità a ciascuno di
seguire il proprio ritmo senza trascurare la tecnica.

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Esempio  MW  Livello  Intermedio-­‐Avanzato  


LIVELLO INTERMEDIO - AVANZATO

SQUAT OVER-HEAD (con corda o bastone) 15


BURPEES COMPLETI 8
ROW CORD (a coppia) 10
PUSH UPS (stretti) 10’’-15’’ (max frequenza)
DYNAMIC LATERAL LUNGES 20’’
DYNAMIC PLANK (con distensione braccio) 20’’

Pausa 30’’ a fine circuito. Ripetere per 3-4 volte

Varianti: a fine circuito si può inserire un recupero attivo attraverso:

a) corsa intorno alla palestra


b) spostamenti laterali o capovolte

Inserimento del CORD-TRAINING nell’ultima parte.

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TERZA  FASE:  COOL  DOWN  


(Defaticamento  generale)  
 

Il defaticamento è uno step importante da non sottovalutare mai. L’obiettivo di questa


fase è quello di ripristinare lo stato fisiologico dell’organismo favorendone il processo
di recupero fin da subito.

La durata di questa fase non dovrebbe essere inferiore ai 10-15 minuti.

I seguenti 4 punti sono fondamentali per poter svolgere in maniera ottimale una
sessione di defaticamento completa.

1) Eseguire movimenti di scioltezza globale per qualche minuto per favorire lo


smaltimento dell’acido lattico accumulato;
2) Eseguire esercizi incentrati su un allungamento globale DINAMICO e
coordinando la corretta respirazione a ciascun movimento scelto;
3) Solo quando la FC è ritornata a livelli standard e dopo aver terminato la routine di
allungamento attivo, è possibile proporre esercizi di stretching statico globale che
favoriscano il rilassamento generale attraverso una corretta respirazione
addominale.
4) Prestare particolare attenzione all’allungamento della catena muscolare posteriore
e alla respirazione ad esso strettamente correlata;

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SCELTA  DELL’AMBIENTE  

Due sono gli ambienti principali in cui viene svolto un allenamento di Military
Workout®.

INDOOR, nelle palestre: MW INDOOR PROGRAM

OUTDOOR, nei parchi o in ambienti naturali: MW FITNESS BOOT CAMP

Nei programmi INDOOR è consigliato sfruttare una pavimentazione con tatami da


arti marziali dallo spessore di almeno 2cm, materiale polietilene o Eva. Questo
permette di lavorare a piedi scalzi ed eseguire molti movimenti di balzi e rotolamenti
riducendo di gran lunga il rischio di infortuni.

L’ambiente OUTDOOR è consigliabile sceglierlo con terreno morbido in erba. La


presenza di alberi, ringhiere ed altri ostacoli incrementa la varietà degli stimoli
allenanti per la proposta del workout.

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

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UTILIZZO  DEL  MARCHIO  


 
Gentile Collega,

Questo manuale racchiude i principi e le metodologie che rendono peculiare il metodo


MILITARY WORKOUT.
Con il superamento della prova finale e il conseguimento della certificazione MW
FITNESS COACH, sarà nostro interesse che la tua figura professionale sia
valorizzata attraverso il nostro supporto mediatico (sito web e social network). Questo
permetterà e a te di avere maggiore visibilità e a noi di diffondere la metodologia
attraverso un professionista competente.

L’obiettivo di MW è una continua evoluzione non concentrata sui numeri ma sulla


qualità dei professionisti che intraprenderanno questo percorso.

In quanto istruttore certificato, è tuo dovere tutelare questo marchio che attualmente
risulta registrato come denominazione verbale presso l’ufficio brevetti su tutto il
territorio nazionale. Solamente chi è Istruttore Certificato e regolarmente tesserato ha
diritto all’utilizzo dello stesso attraverso l’organizzazione di eventi sul proprio
territorio.

L’unico dovere dell’istruttore sarà quello di segnalare ogni evento ufficiale alla
direzione attraverso l’indirizzo email info@militaryworkout.it fornendo tutti i dettagli
dell’evento. In questo modo noi potremo pubblicizzare la tua attività e saremo
aggiornati sulla tua crescita professionale.

E’ inoltre interesse dell’istruttore stesso segnalarci tempestivamente qualsiasi utilizzo


non appropriato della denominazione MILITARYWORKOUT. Saremo poi noi a
raccogliere ulteriori dettagli e a procedere per vie legali nella maniera più efficiente.

Il titolare del marchio Andrea Varri, in quanto proprietario unico, è la sola figura che
può decidere di interrompere in qualsiasi momento la collaborazione con l’istruttore
certificato nel caso in cui non vengano rispettati i termini concordati per l’utilizzo del
marchio.

La certificazione MW FITNESS COACH ha validità biennale. Ogni anno però dovrà


essere mantenuta attraverso una delle seguenti opzioni:

1. Frequentando l’aggiornamento annuale;


2. Frequentando almeno un corso ufficiale MW;
3. Partecipando a uno dei corsi riconosciuti da MW;

Grazie per la tua sincera collaborazione,

E’ un onore e immenso piacere averti nella nostra squadra!

Andrea Varri

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