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Quando il calcio è poesia. Ezio Vendrame - Pallonari https://pallonari.altervista.

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QUANDO IL CALCIO È POESIA. EZIO


VENDRAME

1 di 8 09/03/2023, 19:15
Quando il calcio è poesia. Ezio Vendrame - Pallonari https://pallonari.altervista.org/quando-il-calcio-e-poesia-ezio-vendrame/

Ezio Vendrame è annoverabile nella schiera dei calciatori che hanno messo in
mostra una parte piccolissima delle loro capacità perché poco incline alle
regole.

Per lui il calcio sarebbe la cosa più bella del mondo se non esistesse la
domenica, perché quel giorno, il giorno della partita il calcio perde il sapore
vero, genuino e spontaneo.

Perché a me piaceva da matti giocare al calcio, quello che non mi piaceva era
fare il calciatore.

2 di 8 09/03/2023, 19:15
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Non voleva regole in campo (a dir la verità neanche fuori) perché se mi dicono
marca qua, allarga di qua, stringi di là, finisco per non capirci più niente.
Non amo compiti specifici. Mi lascino giocare alla mia maniera e vedranno
chi è Vendrame. Altrimenti, se lo preferiscono, si dimentichino pure di me.

Un concetto su cui credeva fermamente, pagandolo anche sulla sua pelle


perché si sentiva un incompreso perché il calcio non può essere
schematizzato, ognuno deve essere libero di giocare come sa e soprattutto
come gli piace.

Non si era abituato mai alla passione dei tifosi e, dopo averli ringraziati per il
tanto affetto, ai supporter vicentini un giorno aveva detto che gli sembravano
un po’ fuori di testa. Sono solo uno fortunato a tirar calci ad un pallone, non
un operaio che si fa un culo così per arrivare a fine mese e nemmeno un
chirurgo o un altro medico che salvano vite umane.

Poche frasi che fanno capire che tipo di personaggio sia stato Ezio Vendrame.

Uno dalle doti tecniche immense ma con una totale idiosincrasia a qualsiasi
tipo di costrizione.

Cresciuto in un collegio di Pordenone, inizia lì a giocare al calcio dimostrando


di avere una qualità al di sopra della media.

A quattordici anni lo prende l’Udinese, con cui fa tutta la trafila delle giovanili
fino al 1967, quando viene acquistato dalla Spal, convinta delle doti di questo
giovane veneto.

Quattordici milioni più due giovani calciatori per il cartellino di Vendrame, che
con i primi soldi in tasca comincia la sua vita al limite dello sregolato.

3 di 8 09/03/2023, 19:15
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A Ferrara gioca nella squadra Primavera e non riesce mai ad esordire in serie
A.

Si sposa con una donna del posto, ma il matrimonio dura pochissimo.

Anche perché uno innamorato così tanto del gentil sesso (racconterà che
faceva l’amore la sera prima di ogni partita) difficilmente può essere legato.

Viene mandato in prestito, prima alla Torres e poi al Siena, per poi essere
ceduto al Rovereto.

Sempre in terza serie.

Lo allena l’ex calciatore Giovanni Ballico, che la stagione seguente va a fare il


dirigente al Vicenza e lo consiglia al presidente Farina.

Va a fare un provino e quando vede giocare i titolari afferma con sicurezza a


chi gli sta vicino: Io gioco meglio di tutti questi messi insieme.

Vendrame compra il suo cartellino per tre milioni e si accasa al Lanerossi, con
un ingaggio di cinquantamila lire al mese più stessa cifra a partita giocata.

Cifre basse, ma per Ezio bastano ad esaudire il sogno di giocare in serie A.

4 di 8 09/03/2023, 19:15
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Un rapporto di amore ed odio quello vissuto a Vicenza, dove tra alti e bassi
rimane per tre stagioni.

Mister Puricelli lo aveva convinto a sfoltire barba e capelli che lo facevano


tanto hippie, perché crede tantissimo in lui e pensa che anche l’apparenza ha
un suo peso.

Ma poi lo attacca pesantemente quando gioca in maniera indolente una partita


importantissima contro il Milan.

In un match al San Paolo gioca come vuole lui, al di fuori degli schemi.

Il popolo partenopeo arriva ad applaudirlo e nell’estate 1974, terminato il


contratto con il Vicenza, Vendrame passa proprio al Napoli, voluto fortemente
dall’allenatore Luis Vinicio.

Firma un contratto di venti milioni (il doppio di quanto prendeva in Veneto),


scoprendo solo dopo che tra i suoi nuovi compagni quello fino a quel momento
meno pagato ne percepiva sessanta.

Al mister brasiliano basta poco per capire che il talentuoso neo acquisto c’entra
poco e nulla col suo calcio.

Giocherà, quindi, solo tre partite.

In una trasferta a Cagliari viene mandato in tribuna ma non si abbatte e delizia


la non partita amoreggiando con una donna nei bagni dello stadio.

Un’esperienza che utilizzerà per il titolo di un suo libro del 2002, Se mi mandi
in tribuna godo.

5 di 8 09/03/2023, 19:15
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È la quarta ed ultima stagione giocata in serie A, troppo poco per uno con quei
piedi.

Scende di nuovo in C, per due stagioni al Padova.

Prima di una partita giocata in casa contro l’Udinese il 9 maggio 1977, accetta
un premio di sette milioni per giocare male quella partita.

Quando i tifosi bianconeri iniziano a fischiarlo cambia idea ed inizia a fare


quello che sa fare, segnando una doppietta e portando la sua squadra alla
vittoria con una prestazione straordinaria.

Aveva preferito le quarantamila lire oneste del premio partita alla grossa cifra
promessa dagli avversari.

Nello stesso campionato, nella partita contro la Cremonese, si accorge che i


giocatori in campo si sono messi d’accordo per un pareggio e allora quando ha
la palla nei pressi dell’area rivale si ferma ed inizia a correre verso la propria
porta.

Dribbla gli avversari ma anche gli increduli compagni di squadra, arriva


davanti il portiere, lo salta facilmente e poi si ferma sulla linea, sedendosi sul
pallone.

Si narra che uno degli annoiati spettatori sia stato colto da infarto e sia poi
morto.

In un’altra occasione si accorge della presenza in tribuna dell’amico cantautore


livornese Piero Ciampi, lì per fargli una sorpresa.

Il problema è che lo vede mentre sta giocando e decide di uscire


improvvisamente dal campo per andarlo ad abbracciare.

Dopo Padova, gioca un campionato nella squadra veronese dell’Audace, prima


di scendere tra i dilettanti con il Pordenone, con il quale vince il campionato.

6 di 8 09/03/2023, 19:15
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Rimane nella stessa categoria, passando nell’estate 1979 nella squadra del suo
paese di origine, lo Junior Casarsa.

Qua si rende protagonista di una scorrettezza gravissima: strappa cartellino e


fischietto dalle mani dell’arbitro e viene squalificato inizialmente a vita.

La pena viene poi ridotta a cinque anni e successivamente, grazie alla vittoria
nei Mondiali di Spagna, condonata.

Nella stagione 1982/1983 sfiora la serie C2 con l’Opitergina, squadra


trevigiana, prima di andare a chiudere la carriera di nuovo con lo Junior
Casarsa, nel 1986.

Inizia ad allenare i bambini, per scelta soprattutto, perché con loro può tornare
a vivere il calcio come lo desidera lui.

La sua vita lontano dai campi di calcio è fatta di poesie e storie da raccontare in
una quindicina di libri pubblicati.

Ogni tanto lo si vede anche in televisione, invitato in trasmissioni di generi


diversi per il suo essere un personaggio contro.

Nel 2005 Paolo Bonolis lo vuole nel festival di Sanremo da lui condotto ed Ezio
neanche in quella importante kermesse canora riesce a trattenersi, dando del
ruffiano al cantante napoletano Gigi D’Alessio.

Ripreso dal conduttore, viene fischiato dal pubblico presente in sala, ma non si
scompone per nulla.

Nella serata finale coglie l’occasione per leggere una poesia del 1976 presentata
dall’amico Ciampi al premio Tenco.

Un’ultima frase da lui pronunciata probabilmente racchiude la sua parabola


fuori e dentro il campo: Vivo come mi piace e del resto ho sempre pagato di
persona tutti gli errori. E ne ho commessi parecchi.

7 di 8 09/03/2023, 19:15
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È morto nell’aprile dell’anno scorso per un male incurabile.

8 di 8 09/03/2023, 19:15

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