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Poiché Serse, che era re dei Persiani, stava preparando la spedizione, con [avendo]
l'intenzione di mettere a ferro e fuoco tutta la Grecia, i capi dei Greci si riunirono a Corinto
e cercavano di capire che cosa bisognasse fare. Per molto tempo rimasero nell'incertezza:
Serse infatti aveva un esercito più grande di quello di tutti i Greci e navi in numero
superiore.
Infine parve loro (opportuno) respingere i barbari alle Termopili: là infatti lungo la terra le
montagne sono così vicine al mare che (solo) pochi possono combattere contro molti,
mentre in mare ci sono stretti passaggi tra l'(isola) Eubea e il continente. I Greci, saputo
dunque che Serse marciava ormai contro la Grecia, inviarono Leonida, che era re degli
Spartani, con settemila opliti. Questi, giunti alle Termopili, si prepararono a respingere i
barbari dalla Grecia.
Serse, giunto agli stretti con un esercito davvero enorme, rimase fermo quattro giorni:
sperava infatti che i Greci sarebbero fuggiti vedendo la superiorità numerica del (suo)
esercito. Il quinto giorno - infatti i Greci rimanevano ancora immobili - ordinò
improvvisamente all'esercito di attaccare. Ma i Greci, combattendo molto valorosamente,
respinsero i barbari. Infine il re mandò a chiamare i Persiani che chiamava "Immortali", che
erano i più valorosi fra i soldati, sperando che almeno questi avrebbero facilmente
sconfitto i Greci. Ma quando anche costoro attaccarono, non conclusero niente di meglio
degli altri, poiché combattevano nelle gole (montuose) e non potevano sfruttare la (loro)
superiorità numerica. Allora il re, che assisteva alla battaglia, per tre volte, come dicono,
salto giù dal trono, temendo per l'esercito.