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La battaglia delle Termopili (parte prima)

Poiché Serse, che era re dei Persiani, stava preparando la spedizione, con [avendo]
l'intenzione di mettere a ferro e fuoco tutta la Grecia, i capi dei Greci si riunirono a Corinto
e cercavano di capire che cosa bisognasse fare. Per molto tempo rimasero nell'incertezza:
Serse infatti aveva un esercito più grande di quello di tutti i Greci e navi in numero
superiore.
Infine parve loro (opportuno) respingere i barbari alle Termopili: là infatti lungo la terra le
montagne sono così vicine al mare che (solo) pochi possono combattere contro molti,
mentre in mare ci sono stretti passaggi tra l'(isola) Eubea e il continente. I Greci, saputo
dunque che Serse marciava ormai contro la Grecia, inviarono Leonida, che era re degli
Spartani, con settemila opliti. Questi, giunti alle Termopili, si prepararono a respingere i
barbari dalla Grecia.
Serse, giunto agli stretti con un esercito davvero enorme, rimase fermo quattro giorni:
sperava infatti che i Greci sarebbero fuggiti vedendo la superiorità numerica del (suo)
esercito. Il quinto giorno - infatti i Greci rimanevano ancora immobili - ordinò
improvvisamente all'esercito di attaccare. Ma i Greci, combattendo molto valorosamente,
respinsero i barbari. Infine il re mandò a chiamare i Persiani che chiamava "Immortali", che
erano i più valorosi fra i soldati, sperando che almeno questi avrebbero facilmente
sconfitto i Greci. Ma quando anche costoro attaccarono, non conclusero niente di meglio
degli altri, poiché combattevano nelle gole (montuose) e non potevano sfruttare la (loro)
superiorità numerica. Allora il re, che assisteva alla battaglia, per tre volte, come dicono,
salto giù dal trono, temendo per l'esercito.

La battaglia delle Termopili (parte seconda)


Il giorno seguente i barbari, attaccando di nuovo, non conclusero niente di meglio del
giorno precedente. Mentre dunque Serse non sapeva che fare, si recò da lui un uomo dei
Greci, di nome Efialte, e (gli) rivelò il sentiero che attraverso i monti portava alle Termopili.
Saputo questo, Serse mandò gli Immortali attraverso questo (sentiero), ordinando loro di
prendere alle spalle i Greci. I Greci, compreso cosa stava accadendo, in un primo momento
non sapevano che cosa bisognasse fare, ma infine Leonida decise di [a Leonida sembrò
(opportuno)] rimandare gli altri in Attica, mentre lui rimase alle Termopili con trecento
Spartiati, con l'intenzione di difendere il varco.
I barbari dunque attaccarono, ma gli Spartiati combatterono contro i nemici, che erano
molti di più, e ne uccisero in verità moltissimi; ma fra i Greci caddero, oltre a molti altri
(soldati) [molti altri ed anche], lo stesso Leonida, che era stato un uomo nobilissimo. Infine
i Persiani che erano passati attraverso il monte sopraggiunsero e (li) attaccarono alle
spalle. Allora gli Spartiati cominciarono a ritirarsi verso la strettoia del sentiero e qui
combatterono finché morirono tutti.
I Greci, dopo la battaglia, seppellirono i trecento dove erano caduti ed eressero a Leonida
un monumento sepolcrale, un leone di pietra che ancora adesso è possibile vedere. E
incisero su una stele di pietra questo epigramma:
"o straniero, annuncia agli Spartani che qui
siamo sepolti [giacciamo], obbedendo alle loro parole."
Nel frattempo per mare i Greci, rimanendo fermi presso il (capo) Artemisio, custodivano gli
stretti, e in un combattimento navale vinsero i barbari, sebbene fossero più numerosi, e li
respinsero. Quando i barbari presero le Termopili, però, i Greci non custodirono più gli
stretti, ma si ritirarono con le navi a Salamina. Sulla terra non potevano più opporsi ai
barbari, ma fuggirono nel Peloponneso, abbandonando la Beozia e l'Attica ai nemici. Così
dunque i barbari, avanzando via terra, avevano intenzione di attaccare Atene, e, recatisi per
mare al Falero, ormeggiarono nel porto.

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