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LA PENTECOSTE

1. Madre de' Santi, immagine [L’inizio dell’inno è solenne e ricorda l’andamento


2. della città superna; di un canto liturgico corale. Una serie di vocativi
3. del Sangue incorruttibile riepilogano le caratteristiche fondamentali della
4. conservatrice eterna; chiesa cattolica] Generatrice di Santi (Madre de'
5. tu che, da tanti secoli, Santi) immagine [sulla terra] del paradiso (città
6. soffri, combatti e preghi, superna, nel linguaggio biblico la Gerusalemme
7. che le tue tende spieghi celeste), custode eterna del sangue di Cristo; tu che da
8. dall'uno all'altro mar; tanti secoli soffri, combatti e preghi (climax), che ti
estendi da un punto all’altro della terra (che le tue
tende…mar = qui la chiesa è vista, secondo
un’immagine biblica, come un accampamento
militare che occupa l’intero mondo - metafora);
9. campo di quei che sperano;
10. Chiesa del Dio vivente; Campo [prosegue la metafora bellica] in cui combattono
11. dov'eri mai? qual angolo coloro che sperano [nella salvezza eterna]; tu Chiesa di
12. ti raccogliea nascente, Cristo (vivente = vivo nella fede); dove eri? In quale
13. quando il tuo Re, dai perfidi luogo (qual angolo) ti nascondevi quando (anafora
14. tratto a morir sul colle vv.13,21,33,37) Cristo (il tuo re) portato a morte dai
15. imporporò le zolle malvagi (perfidi = epiteto usato un tempo nella liturgia
16. del suo sublime altar? per indicare gli ebrei, considerati colpevoli della
crocifissione) sul Golgota (colle) tinse di rosso [con il suo
sangue] (imporporò) la terra (le zolle) del calvario
(sublime altar = Il Golgota reso sublime dal
sacrificio di Cristo)?
17. e allor che dalle tenebre
18. la diva spoglia uscita, [Dove eri] allorché il corpo divino (la diva spoglia –
19. mise il potente anelito spoglia è latinismo) di Cristo, risuscitando dalle
20. della seconda vita; tenebre [del sepolcro e della morte], emise il potente
21. e quando, in man recandosi respiro (anelito) della nuova vita; e quando ascese
22. il prezzo del perdono, (salì) dalla terra al cielo (polve al trono – i termini
23. da questa polve al trono vogliono sottolineare la grande distanza che separa
24. del Genitor salì; la terra, ovvero l’umana miseria, da Dio, ovvero
dalla gloria celeste) offrendo all’Eterno Padre
(Genitor) le sofferenze della passione (il prezzo del
perdono = la morte, ossia il prezzo pagato per la
redenzione degli uomini dal peccato originale);
25. compagna del suo gemito,
26. conscia de' suoi misteri, Tu che avevi pianto con Cristo (compagna del suo
27. tu, della sua vittoria gemito: perché gli apostoli condivisero la passione
28. figlia immortal, dov'eri? di Cristo) ed eri consapevole della verità da Lui
29. in tuo terror sol vigile, predicata (de’ suoi misteri), tu che eri figlia della sua
30. sol nell'obblio secura, vittoria (figlia immortal = frutto della vittoria di
31. stavi in riposte mura Cristo sul male) dove eri? Te ne stavi tra le mura
32. fino a quel sacro dì, appartate del Cenacolo (riposte mura) preoccupata
(vigile) solo delle tue paure, di badare a te stessa (in
tuo terror), tranquilla solo nell’illusione di essere stata
dimenticata (nell’obblio secura) dai persecutori, fino al
giorno della Pentecoste (sacro dì),
33. quando su te lo Spirito
34. rinnovator discese,
in cui (quando) lo Spirito Santo (Spirito Rinnovator =
35. e l'inconsunta fiaccola
lo Spirito Santo che rinnova la fede degli apostoli)
36. nella tua destra accese
scese su di te e accese nelle tue mani la fiaccola della
37. quando, segnal de' popoli,
fede che non si è mai consumata né mai si consumerà
38. ti collocò sul monte,
(l’inconsunta fiaccola = della fede che non può mai
39. e ne' tuoi labbri il fonte
spegnersi), quando ti collocò in alto (sul monte) perché
40. della parola aprì.
tu diventassi visibile guida, punto di riferimento per tutti i
popoli (segnal de’ popoli – segnale, faro) e ti
dischiuse le labbra, per diffondere il messaggio
evangelico (il fonte della parola – metafora che
allude al miracolo della polilalia con il quale lo
41. Come la luce rapida
42. piove di cosa in cosa, Spirito Santo consentì agli apostoli di essere
43. e i color vari suscita compresi da uomini di lingue diverse).
44. dovunque si riposa;
45. tal risonò moltiplice [Una similitudine apre la seconda parte dell’inno]
46. la voce dello Spiro: Come la luce (similitudine) che improvvisamente si
diffonde rifrangendosi su ogni cosa in vari colori, così la
47. l'Arabo, il Parto, il Siro
48. in suo sermon l'udì. voce dello Spirito Santo (spiro) risuonò per bocca degli
apostoli nelle lingue più diverse (molteplice) e da
ciascuno (l’Arabo, il Parto, il Siro – cita tre dei molti
popoli elencati dagli Atti degli apostoli) fu intesa
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nella propria lingua (in suo sermon).

O uomo pagano, che adori ancora false divinità


49. Adorator degl'idoli,
(adorator degl’idoli), dovunque tu ti trovi (sparso per
50. sparso per ogni lido,
ogni lido), rivolgi il tuo sguardo a Gerusalemme
51. volgi lo sguardo a Solima,
(Solima, dal latino Hyerosolima, al luogo dove si è
52. odi quel santo grido:
consumato il sacrificio del Cristo) e presta ascolto al
53. stanca del vile ossequio,
messaggio (odi quel santo grido) [del vero Dio], al
54. la terra a LUI ritorni:
quale tutta la terra [cioè tutti gli uomini] stanca del culto
55. e voi che aprite i giorni
pagano (vile ossequio – vile perché tributato a
56. di più felice età,
divinità false), dovrà ritorni al vero Dio (a LUI ritorni):
e voi [madri] che date inizio (aprite i giorni) [con i
vostri figli] a un’era migliore per l’umanità (più felice
età – perché redenta e cristiana);
57. spose che desta il subito
58. balzar del pondo ascoso; spose che siete risvegliate dall’improvviso movimento
59. voi già vicine a sciogliere (subito balzar) del bambino che portate in grembo
60. il grembo doloroso; (pondo ascoso, cioè peso, lat., nascosto - la
61. alla bugiarda pronuba gravidanza) e voi ormai prossime a partorire (a
62. non sollevate il canto: sciogliere il grembo doloroso) non invocate l’aiuto di
63. cresce serbato al Santo Giunone (bugiarda pronuba, lat. - Giunone la dea
64. quel che nel sen vi sta. pagana - e quindi bugiarda- delle partorienti e delle
nozze): perché il figlio che cresce in voi è consacrato
(serbato) al vero Dio (al Santo).

Perché la schiava, baciando i suoi figli (pargoli) continua


65. Perché, baciando i pargoli, a sospirare? E guarda con invidia le madri [libere] che
66. la schiava ancor sospira? allattano i loro figli destinati ad essere liberi (e il
67. e il sen che nutre i liberi sen…mira)?
68. invidiando mira? Non sa che il Signore innalza al suo regno [dei cieli] con
69. non sa che al regno i miseri sé (seco) proprio i miseri (in senso morale= umili
70. seco il Signor solleva? interiormente) e i derelitti (questi versi contengono
71. che a tutti i figli d'Eva un messaggio democratico ed egualitario; il
72. nel suo dolor pensò? messaggio cristiano si unisce agli ideali
dell’illuminismo)?
Che nel suo sacrificio (nel suo dolor) pensò a tutti gli
uomini (tutti i figli d’Eva)?

73. Nova franchigia annunziano I cieli annunciano [nel Vangelo] l’avvento di una nuova
74. i cieli, e genti nove; (nova – anafora – l’aggettivo ricorre all’inizio dei
75. nove conquiste, e gloria vv.73-75-77) libertà (franchigia – dalla schiavitù del
76. vinta in più belle prove; peccato) e di genti rinnovate (nove - chiasmo), di
77. nova, ai terrori immobile conquiste e vittorie ottenute attraverso la fede (più belle
78. e alle lusinghe infide, prove: rispetto a quelle frutto di guerre e violenze);
79. pace, che il mondo irride, annunciano una nuova pace (iperbato), quella
80. ma che rapir non può. dell’anima, che non cede alle minacce (ai terrori
immobile) e alle lusinghe più ingannevoli (infide), [una
pace] che il mondo [dei malvagi] può schernire (irride)
ma che non può togliere (rapir).

81. O Spirto! supplichevoli [Il terzo momento dell’inno inizia con una
82. a' tuoi solenni altari; apostrofe allo Spirito Santo in cui alla voce del
83. soli per selve inospite; Poeta si unisce quella dell’intera umanità, da ogni
84. vaghi in deserti mari; parte del globo, in una preghiera corale di fede e di
85. dall'Ande algenti al Libano, amore] O Spirito Santo! Ti supplichiamo prostrati ai
86. d'Erina all'irta Haiti, piedi dei tuoi altari solenni; soli nelle inospitali (inospite)
87. sparsi per tutti i liti, foreste; errabondi (vaghi) nei mari deserti; dalle gelide
88. uni per Te di cor, (algenti – lat.) Ande al Libano, dall’Irlanda (Erina, da
Eire) alla montuosa (irta) isola di Haiti, sparso ovunque,
uniti dal medesimo sentimento verso di te [Dio] (uni …di
cor). [Manzoni ricorre a perifrasi geografiche per
indicare i confini del mondo].
89. noi T'imploriam! placabile
90. spirto discendi ancora, Noi (coralità) ti imploriamo! Spirito pacificatore
91. a' tuoi cultor propizio, (placabile) scendi ancora benevolo (propizio – da
92. propizio a chi T'ignora; notare la ripetizione chiastica di questa parola) sia
93. scendi e ricrea; rianima tra gli uomini tuoi fedeli (a’ tuoi cultor) sia tra coloro
94. i cor nel dubbio estinti; che non ti conoscono; scendi e ridesta a nuova vita
95. e sia divina ai vinti (ricrea); rianima i cuori degli uomini consumati (estinti)
96. mercede il vincitor. nel dubbio e sii divina ricompensa (mercede) per coloro
che tu avrai vinto [con il tuo amore] (Vinti = Manzoni
sottintende i vinti dalla fede).

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Discendi, Spirito, con la forza del tuo amore e mitiga
97. Discendi Amor; negli animi
(attuta/attenua) le ire dei superbi e concedi (dona) quei
98. l'ire superbe attuta:
pensieri [retti] di cui non bisogna pentirsi (non muta)
99. dona i pensier che il memore
nel giorno della morte (ultimo dì), quando si ricorda
100. ultimo dì non muta:
tutto (memore – il poeta intende l’ultimo istante di
101. i doni tuoi benefica
vita in cui tutto il passato compare nella nostra
102. nutra la tua virtude;
memoria): la tua grazia (virtute) benefica [che fa del
103. siccome il sol che schiude
bene] nutra e rafforzi i tuoi doni, come il sole
104. dal pigro germe il fior;
(similitudine) che fa germogliare dal seme pigro e
inerte (schiude dal pigro germe) il fiore;

105. che lento poi sull'umili che, però, morirà avvizzito/piegato (lento – lat. indica
106. erbe morrà non colto, il graduale reclinarsi del fiore) sulle erbe più basse
107. né sorgerà coi fulgidi (umili – lat. intende rasenti il suolo) senza essere
108. color del lembo sciolto colto e non sorgerà con i colori splendenti della corolla
109. se fuso a lui nell'etere dischiusa (del lembo sciolto) se non tornerà intorno a
110. non tornerà quel mite lui nell’aria (nell’etere) il mite raggio (mite lume -
111. lume, dator di vite, enjambement) del sole, vivificatore (dator di vite –
112. e infaticato altor. datore di vita) e alimentatore (altor – lat.)
instancabile.

113. Noi T'imploriam! Ne' languidi Noi ti imploriamo! (anafora – ripet. v.89) Spirito
114. pensier dell'infelice discendi come lieve soffio (piacevol alito – piacevole
115. scendi piacevol alito, in quanto porta conforto e speranze), brezza (aura)
116. aura consolatrice: ristoratrice per consolare e rinvigorire l’animo degli
117. scendi bufera ai tumidi infelici, e abbattiti come bufera vendicatrice sui pensieri
118. pensier del violento; gonfi d’ira (tumidi) del violento, suscitando un
119. vi spira uno sgomento turbamento (sgomento – smarrimento angoscioso)
120. che insegni la pietà. che lo riporti alla fede e alla carità cristiana.

Per opera tua il povero sollevi i suoi occhi (le ciglia) al


121. Per Te sollevi il povero cielo a lui destinato (al ciel ch’è suo – poiché dei
122. al ciel, ch'è suo, le ciglia, poveri è il regno di Dio), tramuti i suoi lamenti in grida
123. volga i lamenti in giubilo, di gioia (giubilo), pensando a chi assomiglia (a cui =
124. pensando a cui somiglia: pensando di essere simile a Cristo che scelse la
125. cui fu donato in copia, povertà): doni con generosità, ma soprattutto con
126. doni con volto amico, animo lieto e con riservatezza (tacer pudico) che fa
127. con quel tacer pudico, diventare gradito (accetto) ogni dono, colui che ha
128. che accetto il don ti fa. ottenuto in sorte ricchezze in abbondanza (cui fu
donato in copia: colui che è ricco).

[Le ultime due strofe si incentrano sull’immanenza dello


129. Spira de' nostri bamboli Spirito Santo in ogni età e condizione della vita umana]
130. nell'ineffabil riso; Traspari (spira) nel riso inconsapevole e puro dei
131. spargi la casta porpora bambini (bamboli); spargi il rossore pudico (casta
132. alle donzelle in viso; porpora – il rossore che testimonia la loro modestia
133. manda alle ascose vergini e purezza) sulle guance delle fanciulle (donzelle);
134. le pure gioie ascose; suscita nell’animo delle vergini nascoste (ascose vergini
135. consacra delle spose - ossia le suore che vivono nei conventi) le pure gioie
136. il verecondo amor. dello Spirito (gioie ascose – cioè nascoste perché
interiori); consacra l’amore pudico (verecondo) delle
spose.

Modera (tempra) l’eccessiva fiducia nelle proprie


137. Tempra de' baldi giovani capacità (confidente ingegno – ingegno è latinismo)
138. il confidente ingegno; dei giovani baldanzosi; sorreggi i propositi degli uomini
139. reggi il viril proposito maturi (il viril proposito) verso una meta sicura
140. ad infallibil segno; (infallibil segno – verso mete sagge e perciò non
141. adorna la canizie fallaci); adorna i vecchi (canizie – lett. i capelli
142. di liete voglie sante; bianchi, sineddoche per significare i vecchi) di
143. brilla nel guardo errante desideri sereni e distaccati [adeguati agli ultimi anni di
144. di chi sperando muor. vita]; brilla nello sguardo incerto (errante) di chi muore
nelle fede (sperando)

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Metrica

18 strofe di otto versi settenari, unite a due a due dall’identità


dell’ultimo verso.
Da notare l’incipit formato da versi asindetici (non uniti da congiunzioni)
e l’uso di domande retoriche che hanno valore più affermativo che
dubitativo.
E’ un esempio cospicuo di poesia religiosa e si caratterizza per il tono
solenne, la ricchezza delle immagini e la profondità dei concetti.
Le scelte linguistiche sono di tono molto elevato.

Analisi e commento

“La Pentecoste”, composta fra il giugno del 1817 ed il settembre del 1822, è
l'inno sacro più importante perché riesce a rappresentare in modo completo
l'unione dell'aspetto religioso e di quello umano, ed è il più poetico.

Pentecoste significa cinquantesimo giorno dopo la Pasqua quando lo


Spirito Santo discende sugli Apostoli, i quali, da quel giorno, iniziarono
la predicazione delle dottrine di Cristo: per cui tutti gli uomini possono
conoscere una nuova vita, fatta non di potenza, d'invidia, ma di amore e
libertà spirituale.
L’inno celebra questo importante avvenimento che segna l’inizio della
diffusione del cristianesimo.

Dal punto di vista stilistico-espressivo si articola in tre parti:

 nella prima (vv. 1-48) si rievoca l’origine della Chiesa, la “Madre de'
Santi”. Il primo nucleo della Chiesa vive nascosto e timoroso fino alla
discesa dello Spirito Santo. La Chiesa prende forza e coraggio e diventa
attiva (la predicazione in più lingue narrata dagli Atti degli Apostoli).
 La seconda parte (vv. 49-80) è dedicata alla spiegazione dei
miracolosi effetti della predicazione apostolica che ha raggiunto tutte le
regioni della terra e si è rivolta a tutti gli uomini, ai liberi e agli schiavi, ai
ricchi e ai poveri, alle spose e alle vergini, annunciando libertà, amore e
uguaglianza.
 La terza e ultima parte (vv. 81-144) è una solenne preghiera allo
Spirito Santo perché discenda continuamente, per la salvezza degli
uomini.

Il significato globale dell’Inno è che l’umanità, redenta dal Salvatore, non


ha tuttavia la forza morale di conservare la Grazia: il corpo è debole e
le tentazioni della terra sono tante, perciò occorre che il miracolo della
Pentecoste, della discesa dello Spirito Santo in soccorso dell’umanità,
si rinnovi quotidianamente.

Nella Pentecoste, rispetto agli altri inni, oltre al superamento dei limiti formali,
si nota una maturazione della religiosità del Manzoni. Mentre negli altri
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inni Dio scende verso l'uomo per sua Grazia (il divino scende verso l'umano),
nella Pentecoste Dio è presente negli uomini (fusione del divino e
dell'umano), è forza operante in mezzo agli uomini, diffondendo la pace,
la giustizia, l'eguaglianza.

Con gli Inni Sacri Manzoni si pone l'obiettivo di rinnovare la cultura


poetica italiana. Abbandona la tradizione petrarchista, che attraverso forme
armoniche ed equilibrate esaltava la dimensione della propria individualità, a
vantaggio di un bisogno di comunicazione universale, che lo porta a
sostituire, come termine di riferimento, l'Io con il Noi.

In effetti la discesa dello Spirito Santo sugli Apostoli istituisce la Chiesa,


cioè la comunità dei fedeli, che vengono messi in grado dallo Spirito
Santo di comprendere la predicazione apostolica, il messaggio evangelico
e di comunicare senza nessun problema fra di loro.
La discesa dello Spirito Santo crea una comunità, quella comunità di cui
Manzoni vuole far parte, quella comunità in cui vuole confondersi, perché è
solo nella collettività dei fedeli che l’uomo può trovare una vera
armonia, un vero significato, una piena realizzazione di se stesso.

L’inizio dell’inno è abbastanza drammatico: ricorda la situazione della


Chiesa che, impaurita dopo la morte di Cristo, sta nascosta, perché non ha il
coraggio di presentarsi agli altri. Nonostante, come dice Manzoni, sia stata
testimone della vita del maestro e compagna della sua sofferenza, proprio lei
era chiusa in un angolo, senza capacità e possibilità di comunicare. La prima
parte dell’Inno infatti si concentra sulla situazione di sbandamento in cui si
trova la Chiesa delle origini.

Una similitudine introduce la seconda parte, dopo la rievocazione


dell’evento sacro: “Come luce rapida piove di cosa in cosa, e i color vari suscita
dovunque si riposa; tal risonò molteplice la voce dello spiro: L’Arabo, il Parto, il
Siro In suo sermon l’udì.” La similitudine è significativa perché paragona la
capacità degli Apostoli di attuare una predicazione comprensibile a
tutti, indipendentemente dall’idioma parlato, al fenomeno per cui la luce
piovendo dà colore alle cose.
Il colore non tocca agli oggetti, ma è un effetto ottico, quasi a dire che la
possibilità di instaurare una comunicazione effettiva, profonda, delle
supreme verità che gli Apostoli comunicano alle persone è il frutto di
un atto d’amore dello Spirito Santo, che si qualifica come una forza che
elimina la separazione tra divino ed umano. Gli uomini sono messi in
grado di comprendere il messaggio di Dio e quindi di comprendersi fra
di loro, di ritrovarsi in un’autentica comunità proprio perché un atto di
amore di Dio fa sì che si colmi quella separazione tra piano divino e
piano umano che senza l’intervento dello Spirito Santo, non sarebbe
possibile.
La discesa dello Spirito Santo comporta allora un rinnovamento profondo
della società, che si esprime innanzitutto in una dimensione di reale ed

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effettiva uguaglianza, ma anche di libertà, “nova franchigia annunziano i
cieli, e genti nove”.

In effetti l’inno della Pentecoste, perché sia compreso fino in fondo, va


confrontato con un altro testo che il Manzoni aveva composto nel 1821 e cioè
il Cinque maggio. In quest’ultimo componimento l’autore si concentra sulla
grandezza umana e sul suo fallimento esemplificati dalla figura di Napoleone,
un uomo che aveva saputo unire, come aveva detto Manzoni, “due secoli l’un
contro l’altro armato”. Napoleone aveva plasmato la storia con la sua
grandezza, eppure aveva fallito.
La grandezza umana da sola non basta, e la morte comporta il fallimento
di ogni dimensione umana se questa dimensione umana non è rapportata alla
dimensione dell’eterno.
Nella Pentecoste Manzoni vuol affermare che ciò che conta sono le
vittorie spirituali e il trionfo del messaggio cristiano. Lo Spirito Santo
dà il dono di una pace, di una pace nuova, di una pace straordinaria che si
qualifica come una vittoria sul mondo.

Un altro elemento che avvicina la Pentecoste al Cinque maggio è il


movimento. Tutta la Pentecoste è caratterizzata dalla presenza di un duplice
movimento, verticale, che è il movimento che collega il piano divino al
piano della storia e orizzontale, la Chiesa militante, che combatte, che
soffre, che prega e che attraverso questa lotta riesce a unificare e ad
abbracciare in sé tutti gli uomini.
E’ significativo invece che nel Cinque maggio il movimento sia solo
orizzontale. Il correre dall’uno all’altro mare, un verso che torna identico nella
Pentecoste e nel Cinque maggio. Ma è ben diversa l’estensione della
predicazione della Chiesa rispetto a quella dell’azione di Napoleone.
L’azione di Napoleone finisce nel fallimento, Napoleone finisce a
Sant’Elena, privo di qualsiasi significato umano legato alla sua antica
dimensione eroica. La Pentecoste invece sancisce che il vero eroismo è
l’eroismo quotidiano, è l’eroismo delle imprese della Chiesa, che è
l’insieme delle persone.

La conclusione della Pentecoste vede una preghiera allo Spirito Santo,


perché possa dare finalmente l’esatta dimensione umana rivelata all’uomo
stesso, una dimensione in cui viene abbandonato ogni conflitto di classe,
in cui ognuno ritrova l’autentico significato della sua vita.
Anche nell’atto della morte lo Spirito di Dio brilla e consente di
mantenere viva la speranza, che è quella che arriverà appunto a Napoleone
e che proprio nel momento del massimo fallimento segnerà invece la vera
acquisizione della grandezza umana.

Per la prima volta in questo inno l’evento religioso non è celebrato


isolatamente, ma viene calato nella concreta storia degli uomini e
questo comporta due conseguenze.
La prima è un’attualizzazione del messaggio cristiano che viene
collegato a istanze di quella cultura egualitaria e democratica nella quale
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Manzoni si era formato e che vuole utilizzare in una luce nuova. Gli
schiavi e i liberi sono considerati alla pari, figli tutti dello stesso Padre,
destinatari tutti della nuova franchigia, della nuova libertà e dei nuovi valori
cristiani. Per Manzoni il Vangelo consacra la democrazia, diventata democrazia
cristiana.
La seconda conseguenza è un’attenzione, maggiore che negli altri inni,
alla concreta vita degli uomini, nella varietà delle loro situazioni, nell’infinita
gamma dei loro sentimenti (il sorriso dei pargoli, il confidente ingegno dei baldi
giovani, il pudico amore delle giovani donne, l’errante sguardo di chi muore).
Per la prima volta è realizzato in pieno quel tono corale proprio della
più grande poesia del M. e dei Promessi Sposi.
In questo inno la diversità e la lontananza dei popoli vengono annullate dalla
fede comune e coloro che sono soli, vaghi, sparsi diventano, proprio in virtù
della fede, uni di cor e da questa universale comunità s’innalza l’implorazione
allo Spirito Santo.

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