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DOTTOR AZALEO ARCIMBOLDI

Azaleo nasce da una famiglia umana nella repubblica serenissima. Di famiglia povera, i genitori
lavoravano come mercanti di bestiame, ma i loro guadagni erano stati troncati di netto dopo
un'epidemia che uccise gran parte dei loro allevamenti. Decisero così di reindirizzarsi nel mercato
delle pelli, ma il commercio non andò bene. Si trasferirono quindi a Mediolanum dove, con una
grande difficoltà iniziale, riuscirono negli anni a far fiorire l'attività e si guadagnarono il benvolere
degli Sforza, Caterina Sforza era infatti una grande amante delle pelli pregiate e sviluppò una
grande simpatia per la famiglia Arcimboldi, forse anche dovuta ai numerosi regali. Acquisirono così
il titolo nobiliare di Patrizi e venne affidato loro un piccolo Patriziato comunale nei pressi della
prima cintura della città. Nel culmine della loro carriera però, una violenta pestilenza investì
mediolanum e la famiglia venne interamente sterminata, anche se un destino diverso fu riservato ad
Azaleo. Egli si era infatti immerso negli studi di medicina, poiché aveva sempre avuto un'indole
buona e propensa ad aiutare gli altri. L'apoteosi dei suoi studi fu la sperimentazione di una tipologia
di spore fungine, che se assunte da una persona erano in grado di stabilire una simbiosi con
l'organismo e curarlo in caso di malattia. L'unico problema era che le spore, nel lungo termine,
rilasciavano delle flebili tossine, che nell'arco degli anni portavano a gravi intossicazioni. Azaleo
stesso fu vittima di queste conseguenze, poiché fu uno dei primi sperimentatori dei suoi studi. Passò
quindi alcuni mesi in condizioni di vita precarie, fino a quando non arrivò la peste che lo contagiò.
Venne ormai dato per spacciato e in effetti, tecnicamente, morì. Venne seppellito nel cimitero
familiare nell'anno 1456, ma i piani del fato avevano programmato diversamente. Le spore presenti
nel suo corpo provarono a sbarazzarsi del batterio della peste, ma non riuscendoci entrarono invece
in simbiosi con esso, guadagnando una semi-coscienza, si insediarono nel cervello e lo rianimarono.
Azaleo tornò di fatto in vita come Rinato, alcuni giorni dopo la sua morte. La sua coscienza venne
parzialmente annientata, così come molti dei suoi ricordi. L'unica parte di lui che rimase in vita fu
l'istinto di sopravvivenza. Riuscì quindi a riemergere dalla terra e iniziò una nuova vita. Tutto ciò
che c'era di buono in lui fu soppiantato dall'egoismo naturale dei parassiti che lo animavano, l'unica
cosa importante era sopravvivere, con qualunque mezzo. Continuò quindi la professione di medico,
che dato il periodo e le sue doti di medicina che vennero estremamente migliorate grazie alla totale
simbiosi con le spore, gli fruttò molto bene. La concezione meschina che poteva guadagnare sulle
sofferenze degli altri si instaurò in lui, unito al fatto che divenne immune alla peste ed
estremamente resistente a veleni e malattie, lo portò a spargere la malattia volontariamente, così da
poterne avere guadagno. L'equilibrio precario tra la sua coscienza umana e l'istinto parassita si
mantiene per il momento, quale dei due avrà il sopravvento sarà solo il tempo a deciderlo. La parte
umana prevarrà e lo convincerà a smettere, o sarà il parassita ad avere la meglio e lo porterà a
diffondere le spore in altri esseri viventi?

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