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- In nessun studio le false memorie hanno riguardato il 100% campione da questo dato è emersa
la questione delle possibili differenze individuali nelle false memorie: alcuni individui sono più
propensi di altri a commettere falsi ricordi?
- La ricerca sulle differenze individuali nelle false memorie è ancora agli inizi le ricerche sono
orientate ad identificare possibili caratteristiche psicologiche associate ad un maggior rischio di
produrre alcuni tipi di false memorie.
- Le false memorie sono un universo molteplice e sono il risultato di una molteplicità di fattori,
ovvero di alcune variabili psicologiche e di variabili di natura situazionale-contestuale MA il peso
relativo dei vari fattori, individuali e situazionali, può variare in soggetti diversi e in contesti diversi,
rendendo così impossibile prevedere con un elevato margine di sicurezza se una persona produrrà
o meno una falsa memoria.
Quello a cui la ricerca mira è stabilire se la probabilità di commettere una falsa memoria in un
individuo sia più o meno elevata ricerca condotta sulle:
1. False memorie testimoniali indotte dall’informazione fuorviante post-evento (misinformation)
2. False memorie testimoniali autobiografiche infantili
3. False memorie testimoniali per liste di parole semanticamente associate (paradigma DRM)
queste ricerche hanno prodotto risultati contraddittori
a) Immaginazione mentale
Rappresenta una modalità di funzionamento della nostra mente altamente pervasiva
(utilizziamo immagini mentali per ricordare dove abbiamo messo le cose, per dare
indicazioni stradali…)
Non tutti però abbiamo le stesse capacità immaginative la differenza principale dipende
soprattutto dalla vividezza delle immagini mentali: alcune persone riescono facilmente a
crearsi delle immagini mentali nitide e vivide, mentre altre hanno più difficoltà nel farlo.
L’immaginazione mentale può favorire la memoria = metodo dei loci: ad ogni informazione
viene creata un’immagine mentale corrispondente
Dodson e Markham sono stati i primi a mettere in evidenza l’esistenza di una relazione fra
vividezza immaginativa e false memorie al paradigma della misinformation esperimento:
ai soggetti viene mostrato un filmato che mostra un crimine = alti immaginatori hanno
riportato un numero più elevato di errori rispetto ai bassi immaginatori
Tomes e Katz esperimento: ai soggetti venivano mostrati 4 diversi filmati in 4 diverse
occasioni = i soggetti che avevano commesso false memorie ripetutamente e stabilmente,
ovvero per tutti e quattro i filmati, avevano mostrato livelli più alti di vividezza
immaginativa rispetto a coloro che avevano commesso false memorie solo per uno dei
quattro filmati o per nessuno.
Relazione tra vividezza di immagine e false memorie al paradigma del misinformation è
spiegata attraverso il Modello della confusione di fonte-monitoraggio di fonte è
probabile che gli alti immaginatori producano, spontaneamente, immagini mentali durante
l’ascolto del resoconto contenente l’informazione fuorviante. La produzione di immagini
mentali vivide sulle informazioni ricevute post-evento renderebbe più facile la confusione
di fonte e l’attribuzione errata delle informazioni fuorvianti al filmato: le immagini mentali
visive sono più facilmente confondibili e scambiabili con una reale percezione, di quanto
non lo siano delle semplici descrizioni verbali.
= immaginare l’informazione fuorviante, anziché ascoltarla solo, aumenta il rischio di
confusione di fonte e quindi di produzione di falsi ricordi.
b) Memoria episodica
= forza della traccia mnestica per l’informazione originaria: chi è capace di creare una
traccia mnestica dettagliata, accurata e duratura dell’evento a cui ha assistito, dovrebbe
anche essere in grado di resistere maggiormente all’influenza esercitata dalla
misinformation post-evento.
Risultati contradditori emersi dagli studi la memoria per l’evento originario non può
essere considerata un correlato stabilmente associato alle false memorie indotte dalla
misinformation: in alcuni casi, una traccia più forte e dettagliata può aiutare a resistere
all’influenza di informazioni contradditorie ricevute in un secondo momento, ma la
presenza di una traccia forte di per sé non protegge dall’influenza della misinformation
post-evento.
Variabili di personalità
Gli studi sulle caratteristiche di personalità hanno arricchito ulteriormente il profilo del testimone a rischio
di false memorie. I risultati più interessanti e promettenti riguardano tre costellazioni di variabili:
1) Dissociazione – Assorbimento
Dissociazione= si indica uno spettro di esperienze molto diverse tra loro, accomunate però,
dalla presenza di un certo grado di separazione e di distacco dei pensieri e dei ricordi dalla
coscienza e consapevolezza, e da un certo grado di discontinuità nell’esperienza cosciente.
Esistono due tipi di dissociazione
Esse sono abbastanza frequenti, di breve durata, a tonalità emozionale neutra o positiva,
che non disturbano in modo significativo la capacità di funzionare socialmente e sul piano
lavorativo.
Le forme gravi (meno frequenti, il periodi di stress elevato in risposta a gravi esperienze
traumatiche):
Depersonalizzazione = l’individuo vive una sensazione di distacco da sé, come se si
guardasse dal di fuori come farebbe un osservatore esterno.
Derealizzazione= situazione di distacco dall’ambiente, di irrealtà dell’ambiente e delle
persone che stanno intorno.
Amnesia dissociativa= si caratterizza per l’incapacità di ricordare interi periodi del proprio
passato, con un conseguente senso di discontinuità nella propria esistenza e identità.
2) Suggestionabilità
= ampia varietà di fenomeni, che vanno dalla sensibilità alla procedura ipnotica alla
semplice credulità
La suggestione riguarda le caratteristiche specifiche contenute in uno stimolo, che lo
rendono suggestivo =// La suggestionabilità è la tendenza individuale a rispondere in uno
specifico modo a stimoli suggestivi e si riferisce alle caratteristiche della persona stimolata
rispondere.
Esistono due tipi distinti di suggestionabilità:
1. Suggestionabilità interrogativa consiste nella tendenza ad accettare, da parte del
soggetto, all’interno di un contesto di interazione sociale, i messaggi contenuti nelle
domande rivolte in un interrogatorio, modificando di conseguenza la propria risposta
comportamentale.
Le differenze individuali nel livello di suggestionabilità interrogativa vengono misurate
attraverso una scala messa a punto da Gudjonsson: la Gudjonsson Suggestibility Scale
la scala misura sia la tendenza della persona a cedere ai suggerimenti forniti in sede
di interrogatorio con domande fuorvianti, sia la reazione a commenti-feedback negativi
dati alla propria risposta e la tendenza a cambiare la propria risposta in un
interrogatorio successivo
Alcuni studi in cui è stata applicata questa scala, hanno evidenziato una relazione
positiva significativa tra il punteggio di suggestionabilità interrogativa e la tendenza ad
accettare la misinformation post-evento fornita durante recupero: I soggetti con livelli
di suggestionabilità interrogativa elevata accettano maggiormente l’informazione
fuorviante quando questa viene fornita nelle domande rivolte in fase di recupero.
2. Suggestionabilità ipnotica si indica la sensibilità di un individuo alle suggestioni
ipnotiche, la sua ipnotizzabilità.
Soggetti altamente ipnotizzabili sono anche più vulnerabili all’effetto dell’informazione
fuorviante post-evento, fornita sia in stato ipnotico che non ipnotico.
c) Acquiescenza
Secondo il “modello delle richieste” del compito proposto da McCloskey e Zaragoza le
false memorie testimoniali indotte dalla misinformation potrebbero essere riconducibili alla
tendenza dei soggetti a rispondere secondo le aspettative e le richieste dello
sperimentatore: I soggetti accettano la misnformation come vera perché pensano che lo
sperimentatore si aspetti da loro che rispondano così.
Associazione positiva fra il livello di acquiescenza degli individui, ovvero la tendenza ad
andare incontro alle richieste e aspettative altrui, e il numero di false memorie al
paradigma della misinformation: chi compie più false memorie è risultato quindi, avere un
livello più alto di acquiescenza ed essere maggiormente sensibile alle aspettative del
ricercatore rispetto chi resiste all’informazione fuorviante.
= le false memorie derivanti dalla misinformation possono essere risposte false date per
compiacere lo sperimentatore e contribuire al raggiungimento dell’obiettivo presunto dalla
ricerca dall’indagine.
Variabili cognitive
Sul versante cognitivo, una delle prime variabili indagate è stata la vividezza immaginativa due studi
contrastanti:
1. Studio di Hyman e Billings relazione positiva tra la creazione di false memorie infantili e il grado
di vividezza immaginativa: gli studenti più immaginativi avevano riportato maggior numero di false
memorie rispetto a quelli meno immaginati
2. Studio di Mazzoni e Memon non è stata trovata alcuna relazione tra false memorie e vividezza
immaginativa
Il diverso risultato ottenuto nei due studi potrebbe dipendere dalla differenza nel paradigma
utilizzato: nel primo studio È stato adottato il paradigma del falso racconto familiare che non
prevede un esplicito ricorso all’immaginazione mentale, mentre nel secondo studio è stato
applicato il paradigma della dilatazione dell’immaginazione, centrato sullo svolgimento di un
esercizio immaginativo strutturato.
= l’invito esplicito ad immaginare potrebbe contribuire a ridurre le differenze tra i soggetti sul piano
immaginativo: il peso delle differenze individuali nell’immaginazione mentale emergerebbe quando
i soggetti sono lasciati liberi di elaborare la suggestione esterna nel modo che ritengono più
opportuno (come avviene nel paradigma della misinformation e in quello del falso racconto
familiare)
Variabili di personalità
Alcuni studi hanno rilevato una relazione positiva tra la frequenza di esperienze dissociative la produzione
di false memorie autobiografiche infantili =// in altri studi non è stata trovata alcuna relazione
Fortemente contrastanti sono anche i risultati degli studi sulla suggestionabilità ipnotica: in alcune ricerche
è stata trovata una maggiore propensione alla produzione di falsi ricordi autobiografici remoti in soggetti
altamente ipnotizzabili =// in altri non è emersa alcuna relazione tra queste due dimensioni.
Questi risultati hanno spinto alcuni ricercatori ad ipotizzare che vi siano variabili psicologiche cognitive e/o
di personalità predisponenti alle false memorie associative E che la probabilità di incorrere in questo tipo di
falsi ricordi dipenda esclusivamente da variabili contestuali.
L’expertise nei settori a cui si riferiscono le liste di parole e un’altra motivazione a conoscere sono risultate
associate ad un maggiore rischio di false memorie associative al paradigma DRM
1. Expertise – organizzazione delle conoscenze
Gli studi sull’expertise hanno dimostrato che chi è esperto in indeterminato settore una
memoria semantica per quel settore più organizzata, con connessioni più forti fra i vari nodi
concettuali, rispetto ad una persona non esperta.
Al paradigma DMR, un soggetto perfetto dovrebbe compiere più false memorie per le liste
di cui esperto, rispetto ad un non esperto: per un soggetto esperto dovrebbe essere più
facile e automatico attivare mentalmente la parola critica durante la lettura delle liste ho
formare una traccia mnestica relativa al nocciolo (traccia gist) comune alle parole della lista
Esperimento: una lista di parole era stata mostrata ad un gruppo di esperti ed uno di non
esperti. Il gruppo degli esperti aveva riportato un numero maggiore di richiami corretti, MA
anche un numero maggiore di falsi richiami rispetto al gruppo dei non esperti.
= I risultati di queste ricerche suggeriscono che la tendenza a compiere false memorie al
paradigma DRM sia specifica per liste, non globale o indipendente alla lista di parole ogni
individuo attenderebbe maggiormente a compiere false memorie per alcune liste di parole
rispetto ad altre E queste differenze sarebbero attribuibili alle specifiche conoscenze che
l’individuo ha per i vari ambiti a cui le liste si riferiscono.
2. Motivazione a conoscere
Chi ha una motivazione elevata alla conoscenza, ha una maggior probabilità di successo
accademico.
Sul versante cognitivo, le persone con alta motivazione a conoscere tendono a cercare
attivamente occasioni per impegnarsi in attività di pensiero, sono motivate ad eseguire
compiti cognitivi complessi, hanno una maggiore preferenza per l’elaborazione semantica
approfondita =// I soggetti con bassa motivazione a conoscere preferiscono attività
cognitive più semplici che richiedono un’attività di elaborazione più rapida, Meno
approfondita e impegnativa.
I risultati di uno studio condotto da Graham sembrano confermare queste previsioni,
Indicando nei bisogni elevato di conoscenza un fattore di rischio per le false memorie al
DRM infatti al paradigma DRM, un’alta motivazione alla conoscenza potrebbe rivelarsi
svantaggiosa: un’elaborazione più approfondita potrebbe aumentare la probabilità di
attivazione della parola critica e/o formazione di una traccia gist.