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Indice
Tipi di falsi ricordi
Cause organiche
Cause psicologiche
Teoria della visione costruttiva della memoria
Teoria degli errori di source monitoring
Teoria della fuzzy trace
Altre cause e fattori che generano falsi ricordi
Il ruolo del sonno: il test DRM
Procedimento
Esperimenti
Cause organiche
Le cause organiche per cui si originano i falsi ricordi sono da ricondursi a malattie, traumi e a disfunzioni neurologiche e
psicologiche[2][3].
I pazienti che hanno subito lesioni al cervello, specie se alle regioni corticali prefrontali, possono accusare - tra gli altri sintomi -
anche dei falsi ricordi. È possibile soffrire di falsi ricordi anche dopo danni all'arteria comunicante anteriore, nel Poligono di Willis.
Anche alcuni tipi di droghe possono generare un falso ricordo.
Cause psicologiche
Tra le principali cause psicologiche che possono incoraggiare la formazione di falsi ricordi si possono elencare:
1. l'influenza di persone care o autorevoli, per le quali si nutre stima e fiducia; un esempio può essere l'esperienza di
Jean Piaget, importante psicologo infantile. Il primo ricordo di Piaget era di essere stato sequestrato all'età di due
anni. Di questo episodio l'uomo ricordava diversi dettagli: si rivedeva in carrozzina mentre la sua baby-sitter si
difendeva contro il delinquente; ricordava i graffi sul viso della donna e il poliziotto che con un bastone bianco aveva
inseguito il rapitore. La storia era confermata dalla tata, dalla famiglia e da altri che ne erano a conoscenza. Piaget
era così convinto di ricordare l'evento. In realtà, il tentato sequestro non era mai avvenuto: infatti, tredici anni dopo il
presunto tentativo di rapimento, la prima tata di Piaget scrisse a suoi genitori per confessare di aver inventato l'intera
storia. In seguito Piaget scrisse: «Devo dunque aver sentito, da bambino, il resoconto di questa storia... e devo
averlo proiettato nel passato nella forma di una memoria visiva, che è la memoria di una memoria, ma è falsa».
2. una terapia insistente e suggestiva per recuperare ricordi perduti, come la RMT (recovered memory therapy) o
anche l'ipnosi (anche se non è detto che i ricordi recuperati in seguito ad una terapia siano necessariamente falsi);
infatti, se un terapista esercita pressione su un paziente o gli suggerisce puntualmente dei particolari nel momento in
cui questi tarda a rispondere, allora il terapista può essere il responsabile della costruzione di un falso ricordo; infatti,
il paziente, incalzato dalle domande, può sentirsi obbligato a completare il ricordo, arricchendolo così di particolari
irreali, come ha dimostrato anche Frederic Bartlett [4]. Al termine di questo processo, è possibile che il paziente
dimentichi l'origine dei particolari aggiunti e si convinca della genuinità del falso ricordo. Di conseguenza, coloro che
lavorano nel settore della salute della mente devono essere consapevoli dell'enorme influenza che potrebbero
esercitare sui loro pazienti, influenza che non può essere stimata con certezza e che varia da individuo a individuo. I
terapisti devono quindi agire con moderazione e cautela in situazioni in cui l'immaginazione è utilizzata come
supporto per recuperare memorie presumibilmente perse.
in primo luogo, probabilmente c'è una propensione generale verso le tracce di sostanza, dovuta alla loro ficienza”;
“ef
in secondo luogo, le "tracce alla lettera" (esatte) sarebbero meno stabili delle tracce di sostanza, e si perderebbero
prima;
infine, nel corso del tempo i ricordi e si frammentano: in questi casi le tracce alla lettera e le tracce di sostanza
possono diventare indipendenti le une dalle altre.
1. totalmente inventato; infatti, un evento immaginato con grande ricchezza di particolari può lasciare nel cervello una
traccia molto simile a quella di un avvenimento realmente accaduto, e questo spiega la dif ficoltà della distinzione tra
memorie reali e falsi ricordi.
2. formato sulla base di un ricordo autentico, alterato;
3. formato per aggregazione di frammenti di altri ricordi, che vengono confusi e mischiati. Questi ricordi possono
concernere avvenimenti accaduti in tempi diversi, ma nel "ricordo ricombinato" si neutralizza il dato temporale di ogni
frammento, e la memoria inventata viene percepita integra, come se si fosse realizzata in un unico momento;
4. indotto da un sogno piacevole che dopo tempo viene erroneamente considerato un' esperienza reale;
5. indotto dall'ipnosi; nel caso dell'ipnosi un terapista deve essere particolarmente cauto, perché essa crea facilmente
confusione e mescolanza tra ricordi autentici e invenzioni del paziente: il ricordo ricostruito può corredarsi di
particolari sgradevoli e dolorosi, che possono avere un forte impatto sul paziente, che ne sof fre come il falso evento
ricostruito sia realmente avvenuto.
Anche il sonno concorre tra i fattori che stimolano un falso ricordo. Infatti, durante il sonno vengono rielaborate le immagini del
giorno: il nostro cervello ne salva alcune e le elimina altre. Questo processo si divide in due fasi:
consolidazione sinaptica: i nuovi fatti acquisiti vengono "stampati" in particolari circuiti cerebrali;
consolidazione del sistema: i nuovi fatti vengono integrati con fatti preesistenti, già memorizzati in altri circuiti; è
questa la procedura che permette la correlazione spontanea di vecchi ricordi con nuovi.
Molti esperti ritengono che il processo di memorizzazione possa portare alla formazione di falsi ricordi.
Procedimento
Il test è molto semplice: consiste di una prima fase di training nella quale ai partecipanti vengono letti vari gruppi di 15 parole, legate
da una caratteristica comune; ad esempio, si propongono termini come notte, buio, carbone,… escludendo però il termine chiave che
li accomuna, in questo casonero.
Dopo un certo tempo ai partecipanti vengono mostrati altri gruppi di parole; i nuovi gruppi sono formati da:
Esperimenti
Per verificare se effettivamente il sonno ha un ruolo nella formazione di queste memorie, sono state considerate diverse situazioni:
egli esperimenti
Nell'esperimento 2 si verifica il comportamento di due gruppi; entrambi ricevono il training di sera, dormono e
passano la giornata successiva senza essere testati; la dif
ferenza è che a questo punto solo ad un gruppo viene
consentito di dormire.
Il test avviene il mattino seguente; il risultato è che il gruppo che non ha dormito l'ultima
notte ha una maggiore percentuale di falsi ricordi – e non di hits o falsi allarmi – rispetto al
gruppo che ha dormito. Ciò suggerisce che il punto di discrimine sia nella fase di retrieval,
cioè nella fase di recupero delle memorie quando occorrono, durante il testing: chi non ha
dormito fa più fatica a recuperare i ricordi memorizzati, e ha più probabilità di sbagliare.
Nell'esperimento 3 a uno dei due gruppi non viene permesso di dormire dopo training;
il entrambi i gruppi dormono
però prima del testing. In questo caso non ci sono differenze tra i due gruppi: anche il gruppo che non ha dormito
dopo il training ha avuto modo di consolidare le nuove memorie; inoltre entrambi i gruppi hanno potuto dormire prima
del testing, e hanno mostrato la stessa capacità di consolidare le nuove memorie, confermando l'importanza del
sonno per il recupero.
L'esperimento 4 si differenzia dagli altri perché un'ora prima del test ad un gruppo viene somministrato unplacebo,
all'altro gruppo circa 200 mg dicaffeina (due tazzine di espresso); la scelta della caffeina si spiega con il fattoche la
sua azione nel cervello simula quella dell'adenosina, un neurotrasmettitore che è correlato a problemi cognitivi
causati dalla mancanza di sonno.
Risulta che il gruppo che ha assunto caffeina ha una percentuale di falsi ricordi più bassa
rispetto al gruppo che ha ricevuto il placebo. Bisogna considerare che la caffeina ha noti
effetti sull'attenzione: è quindi difficile giudicare se l'esito della prova è dovuto all'attivazione
del sistema adenosinergico o se qualsiasi altro stimolante avrebbe sortito lo stesso effetto.
Gli autori dell'esperimento hanno concordato che la deprivazione del sonno porta ad un aumento dei falsi ricordi, e che al
contrario dormire dopo il training non ha effetto sulla loro formazione.
1. compilare un questionario sulle proprieesperienze alimentari nell'infanzia (food history inventory); le domande
vertono su possibili eventi alimentari che possono essersi verificati prima dei 10 anni di età. Ad ogni evento
bisogna associare un valore che corrisponde alla sicurezza che il fatto si sia verificato; il valore si sceglie su una
scala che va da 1 a 8. Tra le esperienze proposte è inserita la chiave dello studio, l'avvenimento "Mi sono sentito
male dopo aver mangiato un'insalata alle uova";
2. compilare un secondo questionario sulle propriepreferenze alimentari (food preference), indicando il gradimento
per ognuno dei 62 cibi elencati, tra cui l'insalata alle uova;
3. immaginare di essere ad una festa in cui vengono servite 20 diverse scelte tra cibi e bevande; indicare per ogni
opzione la probabilità di consumarla. Tra le alternative viene proposta l'insalata di uova.
La seconda sessione si tiene una settimana dopo la prima:
1. ai partecipanti viene detto che sulla base delle loro risposte è stato compilato un profilo alimentare
personalizzato per ognuno di loro;
2. il gruppo di partecipanti viene diviso in un gruppo sperimentale e in un gruppo di controllo (nell'esperimento della
Geraerts rispettivamente di 120 e 60 studenti);
3. al gruppo di controllo viene restituito un profilo corretto; al gruppo sperimentale viene invece consegnato un falso
feedback; il profilo personalizzato contiene risultati inventati (ad esempio, "Durante l'infanzia non ti piacevano i
cavoletti di Bruxelles"), tra cui la suggestione su cui si fonda l'esperimento: "Durante l'infanzia ti sei sentito male
dopo aver ingerito un'insalata alle uova". La notizia ha ovviamente lo scopo di indurre un falso ricordo.
4. a questo punto, ad entrambi i gruppi vengono riproposti i questionari iniziali più un memory test su alcuni eventi
del primo questionario (quello sulla storia alimentare). rTa gli eventi si trova la dichiarazione «Mi sono sentito
male dopo aver ingerito un'insalata alle uova».
5. accanto agli avvenimenti indicati i partecipanti devono specificare ulteriori dettagli; in particolare bisogna
apporre:
una M di memory se si ritiene di ricordare bene l'accaduto, fornendo il maggior numero possibile di dettagli;
una B di belief se si presume che il fatto sia avvenuto, ma non si ha un ricordo preciso; viene chiesto di
spiegare perché si suppone che l'avvenimento si sia verificato;
una P di positive se si è certi che l'evento non si sia verificato, specificando la motivazione.
L'effetto del test fu sorprendente: dopo la seconda sessione un numero elevato di studenti ricordava distintamente di aver avuto una
reazione allergica dopo aver ingerito un'insalata di uova, collocando quest'evento in precise coordinate spazio-temporali.
Inoltre, 41 studenti su 117 del gruppo sperimentale avevano più fiducia nel fatto di essersi sentiti male dopo aver ingerito un'insalata
alle uova da bambini; in particolare, 3 studenti avevano optato per unaM e 38 per una B all'ultimo test.
In particolare, le risposte di quest'ultimo gruppo - chiamato "gruppo dei falsi ricordanti" - sono state:
nel questionario delle preferenze: minor preferenza per l'insalata alle uova;
nel compito di immaginazione: minor probabilità di mangiare insalata alle uova.
Per verificare l'influenza del test sul comportamento alimentare, i partecipanti sono stati divisi in piccoli gruppi e sono stati invitati a
servirsi ad un buffet di bevande e panini farciti in vario modo: insalata alle uova, insalata al tonno, formaggio, prosciutto, insalata di
pollo. Il consumo del panino con insalata di uova è risultato ridotto sia per i falsi ricordanti che per gli altri partecipanti; ciò dimostra
che il falso feedback del test (cioè il profilo alimentare personalizzato con risultati inventati) aveva avuto un ruolo nelle scelte dei
soggetti, anche in quelli in cui non si era generato il falso ricordo.
Il responso non costituisce però un dato certo perché le scelte dei partecipanti avvengono poco dopo la fine del test. Per ottenere un
dato più significativo, dopo 4 mesi le stesse persone sono state convocate per partecipare ad un nuovo esperimento, apparentemente
non correlato al precedente.
Nel nuovo test si chiede di giudicare gli stessi cinque tipi di panini proposti in precedenza assegnando un valore su una scala da 1 a 8
ai parametri:
1. aspetto;
2. odore;
3. preferenza;
4. sapore.
L'esito del test (effettuato sugli stessi studenti del primo) questa volta è diverso: i falsi ricordanti ancora una volta giudicavano
peggiore il panino farcito con le uova, ma il resto del gruppo non risultava più influenzato dal falso feedback quattro
di mesi prima.
La ricerca mostra non solo la facilità con cui è possibile indurre falsi ricordi, ma anche una probabile spiegazione del fatto che, senza
motivi razionali, le persone rifiutano a priori un cibo: si può ipotizzare che la ritrosia verso un certo alimento dipenda da un falso
ricordo alimentare dell'infanzia.
Note
1. ^ John J. Furedy - Daniel Berlyne, su psych.utoronto.ca.
2. ^ "Mind fiction: Why your brain tells tall tales(http://www.newscientist.com/channel/being-human/mg19225720.100-m
ind-fiction-why-your-brain-tells-tall-tales.html)", «New Scientist», 7 ottobre 2006
3. ^ William Hirstein, Brain Fiction:Self-Deception and the Riddle of Confabulation , «The MIT Press», 2004
4. ^ Bartlett, F. La memoria: studio di psicologia sperimentale e sociale , Franco Angeli, 1990,ISBN 88-204-3709-0
5. Reyna, V.F. & Brainerd, C.J., "Fuzzy trace theory: an interim synthesis", Learning and indi vidual differences, 7, 1–75,
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6. ^ Bransford, J.D. & Franks, J., "The abstraction of linguistic ideas", Cognitive Psychology , 2, 331–350., 1971
7. Reyna, V.F. & Lloyd, F., "Theories of false memory in children and adults", Learning individual dif ferences, 9 (2), 95–
123, 1997
8. ^ Johnson, Hashtroudi & Lindsay, "Source monitoring" Psychological Bulletin, 114, 3–28, 1993
9. ^ Sleep Loss Produces False Memories(http://www.plosone.org/article/info%3Adoi%2F10.1371%2Fjournal.pone.00
03512#pone-0003512-g001)
10. ^ Sonno e false memorie(http://www.molecularlab.it/insideneuroscience/?p=40)
11. ^ Daniel Schacter Searching for Memory - the brain, the mind, and the past , 1996, 114
12. ^ Canestrari R., Godino A., (2007)La psicologia scientifica. Nuovo trattato di psicologia.Clueb, Bologna. ISBN 978-
88-491-2736-2
13. ^ Joseph Sandler, Peter Fonagy Il recupero dei ricordi di abuso. Ricordi veri o falsi? , Edizioni Franco Angeli, 2002
14. ^ Daniel Schacter, Searching for Memory - the brain, the mind, and the past , 1996, p. 232
15. ^ Elke Geraerts (http://www.personeel.unimaas.nl/e.geraerts/)
16. ^ I falsi ricordi e le loro influenze sul comportamento alimentare , su psicocafe.blogosfere.it.
17. ^ NorthWestern University (http://www.northwestern.edu/)
18. ^ Elizabeth Loftus (http://faculty.washington.edu/eloftus/)
19. Charles L. Whitfield, Joyanna L. Silberg, Paul Jay Fink,Misinformation Concerning Child Sexual Abuse and Adult
Survivors, Haworth Press, 2001,p. 56, ISBN 0-7890-1901-9.
20. ^ Dallam, S. (2002). "Crisis or Creation: A systematic examination of false memory claims". Journal of Child Sexual
Abuse 9 (3/4): 9–36
21. ^ Charles Whitfield (http://www.cbwhit.com/Bio-Charles.htm)
22. ^ American Heritage Dictionary of the English Language , Boston, Houghton Mifflin, 2000, ISBN 0-395-82517-2
(archiviato dall'url originale il 2 febbraio 2009).
23. ^ Stephanie Salter, Feminist Treason and Intellectual Fascism, in San Francisco Examiner, 7 aprile 1993. URL
consultato il 15 dicembre 2007.
24. ^ Ralph Underwager, Hollida Wakefield, Return of the Furies: An Investigation into Recovered Memory Therapy ,
Open Court Pub Co, ottobre 1994,p. 360, ISBN 978-0-8126-9271-6.
25. ^ Hammond, D. Corydon; Brown, Daniel P .; Scheflin, Alan W., Memory, trauma treatment, and the law, New York,
W.W. Norton, 1998, ISBN 0-393-70254-5.
26. ^ Brain Stains, Kelly Lambert & Scott O. Lilienfeld, Scientific American Mind, 2007(http://www.sciam.com/article.cf
m?chanID=sa006&articleID=4338D296-E7F2-99DF-3D7F5370B4FB5D10)
Bibliografia
Joseph Sandler, Peter Fonagy, Il recupero dei ricordi di abuso. Ricordi veri o falsi?
, 1ª edizione, Milano, Editore
Franco Angeli, 2002, ISBN 88-464-3845-0.
Daniel Schacter, Searching for Memory - the brain, the mind and the past .
Whitfield M.D., Charles L. (1995).Memory and Abuse - Remembering and Healing the Effects of rauma. T Deerfield
Beach, 1-55874-320-0.
Voci correlate
Frederic Bartlett
Elizabeth Loftus
Collegamenti esterni
Elizabeth Loftus, su faculty.washington.edu.
Testimonianze di falsi ricordi, su skepdic.com.
Il sito della FMSF, su fmsfonline.org.
La mancanza di sonno produce falsi ricordi, su plosone.org.
Articolo di Elizabeth Loftus sui falsi ricordi, su faculty.washington.edu.
Definizione di falsa memoria, su skepdic.com.
Articolo di Le Scienze, su lescienze.espresso.repubblica.it.
Il recupero dei ricordi di abuso. Ricordi veri o falsi? , su francoangeli.it.
Estratto da "https://it.wikipedia.org/w/index.php?title=Falso_ricordo&oldid=101369641
"
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