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Iniziamo. Koyré, uno dei massimi studiosi della rivoluzione copernicana, scrive che
il 1543 - l'anno in cui appare il DE REVOLUTIONIBUS ORBIUM COELESTIUM di Copernico
- rappresenta la fine di un lungo periodo che abbraccia l'antichità e il medioevo
ed apre un'età radicalmente nuova: dopo Copernico, e "SOLO DOPO COPERNICO, L'UOMO
NON E' PIU' AL CENTRO DEL MONDO. L'UNIVERSO NON RUOTA PIU' PER LUI" (vedi
introduzione al "De revolutionibus orbium, Einaudi).
Non ti sembra puerile pensare che la natura debba rispettare degli schemi umani di
semplicità? Perché mai non potrebbero essere complicate le leggi della natura?
L'esigenza di semplicità ti sembra, forse, un criterio "scientifico"?
Mi poni un’obiezione seria. Non so come rispondere. Io so solo che il sistema
tolemaico è molto complicato.
Ti ricordi indubbiamente bene: il sistema tolemaico è piuttosto complicato. E
l'esigenza, avvertita da Copernico è quella di "semplificare" tale sistema. Proprio
come dicevi. Anche il riferimento ad Einstein è pertinente: anch’egli avverte
l'esigenza di superare la complessità - vedi le invisibili forze attrattive
previste dalla gravitazione universale di Newton. Il criterio della semplicità non
è scientifico, eppure ha rappresentato una molla per le grandi svolte scientifiche.
Ti consiglio di osservare il modello degli epicicli e deferenti per toccare con
mano la sua complessità. Lo trovi in “La rivoluzione copernicana” di Kuhn
(Einaudi).
Copernico è mosso da un’esigenza di "semplicità"; tra l'altro gli sembra
irrazionale far muovere l'enorme sfera delle stella invece della più piccola
Terra . Non è, questo, un criterio "scientifico" (effettivamente la natura potrebbe
essere più complessa di quanto noi la vorremmo). Ti ricordi il "problema" per
risolvere il quale sono stati introdotti nell'antichità epicicli e deferenti?
Certo: il problema era costituito dalla difficoltà di spiegare il movimento della
terra. Mi ricordo le famose obiezioni di tipo fisico: se la Terra girasse intorno a
se stessa, ad esempio, provocherebbe un vento in un'unica direzione, vento che
trascinerebbe nuvole ed uccelli.
Senti: cosa c'entrano le obiezioni contro l'ipotesi del moto della terra intorno a
se stessa con i deferenti e gli epicicli? Non ti sembra di aver fatto un po’ di
confusione?
Hai ragione.
Quale problema, allora, si voleva risolvere introducendo gli epicicli e i deferenti
(il sistema era ancor più complesso perché erano previsti anche equanti ed erano
previsti pure epicicli su epicicli su deferente)?
Ora mi ricordo: si tratta delle retrocessioni dei pianeti.
Perché mai le retrocessioni dei pianeti avrebbero bisogno, per essere spiegate, di
questi strani movimenti circolari di cui uno ha come centro un punto della
circonferenza dell'altro?
Perché i pianeti hanno un percorso circolare.
Perché mai si dovrebbe dire che i pianeti hanno un percorso circolare quando si
"osservano" le retrocessioni?
Eureka! Le retrocessioni sono un problema perché i pianeti non dovrebbero avere un
simile comportamento.
Siamo per caso noi a stabilire come si devono comportare i pianeti? Per sapere come
si comportano, basta avere la pazienza di osservarli (e osservarli non una notte,
ma per mesi, per anni)!
E’ vero, ma è anche vero che le retrocessioni erano considerate dei movimenti
anomali.
Rispetto a che cosa?
Adesso ricordo tutto: gli antichi erano convinti che tutti i corpi celesti
dovessero muoversi con un moto circolare: solo tale moto, infatti, caratterizzava i
corpi celesti.
Non ti sembra quanto meno strana questa convinzione? Come facciamo noi ad
attribuire ai pianeti un moto circolare quando questo è contraddetto dalle
osservazioni?
Ah! Adesso ricordo: i corpi celesti erano considerati una sorta di divinità -
costituiti da una "materia" divina: incorruttibile, trasparente, imponderabile -.
Da qui la convinzione che dovessero avere l'unico moto degno di un corpo "divino":
il moto circolare, in quanto tale, non ha né inizio né fine.
E’ vero che i corpi celesti erano considerati alla stregua di divinità? Anassagora
- dovresti ricordarti - considerava il sole come un metallo infuocato. Non ti
sembra poi banale dire che il moto circolare è un moto perfetto? Perché mai non
dovrebbe essere perfetto un moto rettilineo uniforme all'infinito?
Anassagora era un pensatore anomalo. Aristotele riteneva che i corpi celesti
fossero costituiti da una sostanza (l’“etere”) imponderabile, trasparente,
incorruttibile, in altre parole “divina”. A proposito dell’obiezione, poi, sul moto
circolare, non c’è dubbio che un moto circolare, cioè senza inizio e senza fine,
era considerato un moto "eterno": da qui il suo essere l'unico degno di corpi che
sono costituiti da un materiale divino.
E così. E poi (anzi, questa, probabilmente, era la ragione principale) tutti i
corpi celesti - ad eccezione del moto annuo dei pianeti - apparivano ruotare con un
moto circolare. Siamo arrivati al dunque. E' per spiegare le retrocessioni - alla
luce della convinzione che i corpi celesti avevano solo un moto circolare - che si
sono introdotti i deferenti e gli epicicli: cioè le retrocessioni vengono
"spiegate" con dei moti circolari. Sono questi epicicli su deferenti (o anche
epicicli su epicicli su deferenti, o anche equanti) che, secondo Copernico, rendono
"complicato" il sistema tolemaico. Da qui, quindi, l'esigenza di "semplificazione”.
Un'esigenza di semplificazione che scaturiva anche da un ritorno in auge di Platone
(del platonismo e del neo-platonismo), da una tradizione, cioè, che sosteneva che
la natura presentava delle regolarità matematiche. Il problema, quindi, da cui
parte Copernico non è il dilemma "geocentrismo sì - geocentrismo no", ma un
problema... CELESTE: COME SPIEGARE IN MODO PIU' SEMPLICE LE RETROCESSIONI DEI
PIANETI? Puoi intuire quale è stata la soluzione di Copernico?
Mi sembra scontata la risposta: Copernico ha semplicemente eliminato il problema
sostenendo la falsità del principio secondo cui i corpi celesti hanno un movimento
circolare.
Se Copernico avesse semplicemente eliminato il problema, come mai si è... imbattuto
nell'eliocentrismo (o quasi)?
E’ vero.
Non solo Copernico non ha abbattuto il principio della circolarità del moto dei
corpi celesti, ma anche altri... big dopo di lui tra cui Galileo. E' quindi
affrontando un problema "celeste" che Copernico si... imbatte in quello che
potremmo chiamare l'inizio di una dirompente rivoluzione scientifica. Ma... perché
mai Copernico arriva a spostare sulla periferia la Terra (e a farla muovere) e
trasferire il sole al centro (o quasi) dell'universo? Che rapporti c'è tra
l’"eliocentrismo" e il problema di far "quadrare" le retrocessioni dei pianeti?
Mi hai posto un quesito tutt'altro che facile. Mi viene la tentazione di gettare la
spugna, ma voglio tentare lo stesso: se per Copernico è indiscusso che i pianeti
devono avere un percorso circolare, questo vuol dire che le retrocessioni sono solo
apparenti. Quindi immagino che, spostando la terra alla periferia, si spieghi tale
apparenza. Il come, però, non lo so.
E' questa la "strada" percorsa da Copernico: se la circolarità del moto dei corpi
celesti viene tenuta per certa, allora occorre affermare che le retrocessioni sono
dei moti apparenti. A questo punto devi guardare con attenzione le due figure di
pag. 213 del libro citato "La rivoluzione copernicana", collegare le posizioni -
in tempi diversi - della Terra e del pianeta Marte o Venere e proiettare le
posizioni dei pianeti in questione sulla sfera celeste. I pianeti retrocedono
quando la terra - considerata la sua maggiore velocità rispetto, ad esempio, a
Marte - "sorpassa" Marte oppure quando - è il caso di un pianeta "inferiore" (ad
esempio, Venere) - che ha un moto orbitale più veloce della Terra - sorpassa la
Terra.
E' un polacco (il suo nome è Niklas Koppernigk o Nikolaus Kepperlingk) che nasce a
Thorn - Torùn - nel 1473 da una famiglia borghese. Dopo la morte del padre (il
giovane Nicola ha appena 12 anni), Copernico viene adottato da uno zio che è
vescovo di Ermland. Studia dapprima a Torn, poi, a 18 anni si trasferisce a
Cracovia dove frequenta l'università (i suoi studi: matematica, calcolo
astronomico, fondamenti teorici dell'astronomia). Dopo cinque anni viene a studiare
in Italia.
In Italia frequenta l'università di Bologna. Nel 1498 - grazie allo zio - ottiene
la nomina di canonico della cattedrale di Frauenburg. Copernico, dopo aver preso
ufficialmente possesso della cattedrale, ritorna in Italia dove completa i suoi
studi (studi di medicina a Padova, studi di diritto e soprattutto di matematica ed
astronomia a Bologna - qui, tra l'altro, collabora alle ricerche astronomiche
condotte da Novara - ). Ritornato in Polonia, fa, tra l'altro, il medico ed è
politicamente impegnato. Nel 1532 ha quasi del tutto completato la sua "opera": DE
REVOLUTIONIBUS ("orbium coelestium" fu aggiunto successivamente), ma non la dà alle
stampe nonostante le sollecitazioni avute. Nel 1540 un suo discepolo Rheticus, che
è in possesso del manoscritto di Copernico, fa conoscere ufficialmente la svolta
copernicana pubblicando una sintesi nell'opera "Narratio prima". Nel 1453
finalmente esce il "DE REVOLUTIONIBUS ORBIUM COELESTIUM" (la prima copia viene
portata a Copernico sul letto di morte).
Abbiamo "collocato" Copernico nel suo tempo. Ora domandiamoci: in che misura la
cultura del suo tempo, la cultura in cui egli si è formato, ha stimolato la sua
svolta?
Provo ad intuire: siamo nel periodo - quello umanistico-rinascimentale - in cui si
registra una "riscoperta" dei classici, classici da cui Copernico ha "rubato" delle
idee.
E’ vero. Ma... non ti sembra che la posizione centrale dell'uomo sottolineata
dall'umanesimo viene proprio messa in crisi da Copernico?
E’ vero. Non puoi negare, tuttavia, che è nel quadro umanistico che vengono
riscoperti i classici, classici da cui Copernico trae l'idea "rivoluzionaria".
Sì. Scaviamo: quali sono, secondo te, le "fonti classiche" della sua svolta?
Le abbiamo già viste: la scuola pitagorica, Eraclite di Ponto e Aristarco di Samo.
La scuola pitagorica? Questa non è arrivata all'eliocentrismo: anche il sole,
secondo la dottrina di tale scuola, ruota intorno ad un "fuoco" invisibile!
Dalla scuola pitagorica, però, Copernico mutua l’idea secondo cui la Terra si
muove.
E’ vero. A quanto ci risulta Copernico è stato influenzato proprio dalla scuola
pitagorica grazie a Pico della Mirandola, un platonico matematizzante.
Vuoi dire che vi è anche l’influsso platonico?
Certo: l’ultimo Platone vede nella natura una struttura geometrica.
E cosa c’entra la struttura matematica della natura con la rivoluzione copernicana?
Platone - sulla scorta dei pitagorici - arriva ad una concezione che sarà fatta
propria (naturalmente... mutatis mutandis) dalla scienza: l'universo, cioè, ha un
ordine matematico, è scritto (se vogliamo usare l'immagine di Galileo) con un
linguaggio matematico. Sai in che senso Platone riprende la scuola pitagorica?
La risposta mi sembra ovvia (la domanda mi sembra addirittura offensiva tanto è
semplice): per la scuola pitagorica l'arché è il numero.
Cosa c'entra il numero come "arché”, come cioè l'elemento primo da cui hanno
origine le cose, con la "lettura" matematica delle cose?
Il numero, per la scuola pitagorica, è l'elemento che accomuna tutte le cose in
quanto tutte le cose sono misurabili, numerabili.
E’ così. Per Platone (l'ultimo Platone), quindi, grazie al recupero di Pitagora, la
matematica viene applicata alla natura per cui le PROPRIETA' MATEMATICHE DIVENTANO
CARATTERISTICHE DELLA NATURA. Ti chiedo di fare un ulteriore sforzo intellettuale:
in che senso tutto questo fa da supporto alla teoria "eliocentrica"?
Ci provo (mi sembra difficile questo passaggio): la teoria eliocentrica è vera
perché è una teoria matematica.
Anche l'opera di Tolomeo (Almagesto) è un'opera "matematica": e quale matematica
sofisticata! Cos'è allora che, in base al filone Pitagora-Platone (patrimonio che
Copernico apprende a Bologna dal suo docente Domenico Maria Novara) appare a
Copernico come una sorta di prova della verità della sua teoria?
In base a quanto detto prima, credo che per Copernico la sua teoria è quella vera
perché i calcoli matematici che la sorreggono sono più "semplici" di quelli di
Tolomeo.
Cosa c'entrano i "calcoli", che sono procedimenti dell'uomo, con la realtà?
E' vero che i calcoli sono procedimenti umani, ma è anche vero che per Copernico,
trattandosi di calcoli semplici, spiegano come stanno veramente le cose (tenendo
conto, naturalmente, delle osservazioni).
E’ così. Copernico, in altre parole, è convinto - sulla scia di Platone - che
l'universo sia strutturato in modo "armonico", "ordinato" e quindi solo dei calcoli
semplici (e non quelli complicati di Tolomeo: si pensi appunto agli epicicli, agli
eccentrici, agli equanti), rispecchiano l'ordine, l'armonia della natura (dei
movimenti dei corpi celesti).
Per Copernico Dio è il grande "GEOMETRA" che ha creato un ORDINE UNITARIO,
un'ARMONIA. Kuhn sottolinea altri fattori che in qualche misura hanno spianato la
strada alla rivoluzione copernicana: la stagione dei grandi viaggi esplorativi che
richiede mappe più precise (e questo dipende anche dal miglioramento
dell'astronomia); il movimento per la riforma del calendario (gli errori del
calendario giuliano si erano accumulati e si avvertiva l'esigenza di mettere mano
ad una riforma - è la stessa Chiesa che ad un certo punto fa propria questa
esigenza e chiede a Copernico una consulenza in tale senso, consulenza che
Copernico rifiuta per il semplice fatto che ritiene essenziale prima riformare le
dottrine astronomiche) e la stessa rivalutazione del Sole operata in ambiente
neoplatonico.
Kuhn afferma, inoltre, che "anticipazioni" di idee copernicane si trovano in Nicola
D'Oresme (autorevole esponente della scuola parigina - secolo XIV -). Ad esempio,
D'Oresme, prendendo le distanze da Aristotele, sostiene che la scelta tra una Terra
immobile ed una Terra in movimento è solo una questione di "fede": non vi sono
argomentazioni che siano in grado di confutare la teoria secondo cui la Terra ruota
intorno a se stessa. Non sappiamo, però, con certezza se Copernico abbia letto
D'Oresme.
Ti propongo ora una "riflessione" di Koyré (la puoi trovare in "Dal mondo chiuso
all'universo infinito", pag. 31 - Feltrinelli - ): secondo Koyré Copernico avrebbe
dovuto coerentemente sbarazzarsi della sfera delle stelle. Puoi intuire il perché?
Ci provo. Il cielo delle stelle fisse è stato introdotto per spiegare il
particolare movimento delle stelle (le distanze reciproche rimangono sempre
uguali). Ora con la teoria eliocentrica il movimento delle stelle è visto solo come
apparente (è la Terra che ruota intorno a se stessa), ergo...
Ti ricordi bene. E' questa la ragione per cui, secondo Koyré, Copernico avrebbe
dovuto liberarsi della sfera delle stelle fisse ed arrivare a sostenere l'infinità
dell'universo: se non sono più le stelle a muoversi, non c'è alcun motivo per
conservare una sfera che è stata introdotta apposta per spiegare il fatto che nel
movimento le stelle conservavano identica la loro distanza reciproca. Copernico,
questo passo non lo fa. Per lui l'Universo rimane finito (con al "centro" il Sole).
Il suo Universo, tuttavia, è di gran lunga più esteso di quello medievale: almeno
2000 volte maggiore (dice Koyré il quale aggiunge che l'Universo antico e medievale
non era comunque... a misura d'uomo: era infatti di circa 120 milioni di Km!).
Siamo arrivati al "dopo Copernico". Scrive Koyré che se Copernico avesse avuto la
possibilità di prevedere gli sviluppi della sua teoria, ne sarebbe rimasto
sconvolto. "Si potrebbe dire - aggiunge - che la nuova astronomia si è sviluppata
'contro’ Copernico, pur prendendo le mosse 'da' lui" ("La rivoluzione astronomica”,
Milano).
Vediamo. Copernico conserva gli "orbi", cioè le sfere che trasportano i pianeti:
sfere in cui i pianeti sono incastonati - il termine "orbium" del titolo dell'opera
di Copernico si riferisce a queste sfere, delle sfere "solide" - proprio come le
stelle si riteneva fossero incastonate nella sfera delle stelle fisse. Si tratta di
un modello presente in Aristotele (il sistema delle sfere omocentriche). Ad
abbattere tali orbi è il danese Tycho Brahe, la massima autorità astronomica nella
seconda metà del '500.
Tycho Brahe, cioè, dà un'altra picconata al vecchio sistema. Com'è che vi riesce?
Studiando l'apparire in cielo di una nuova cometa. Puoi intuire la possibile
relazione tra l'apparizione di una cometa e la caduta delle "sfere" che trasportano
i pianeti?
Ci provo: ha visto la traiettoria della cometa intersecare le orbite dei pianeti.
Infatti. La cometa si muoveva intorno al Sole in un’orbita “esterna”. Una
"scoperta", quindi, sensazionale che lo porta a negare l'esistenza delle sfere
(cristalline) che si pensava trasportassero i pianeti. Gli "ORBI", dunque, dei
pianeti DIVENTANO con Tycho Brahe delle "ORBITE MATEMATICHE". Tycho Brahe va anche
oltre avanzando l'ipotesi di un'orbita "ovale" della cometa, un'ipotesi che
cozzava contro, come sai, il principio secondo cui il moto dei corpi celesti doveva
essere quello circolare.
Tycho Brahe, inoltre, osservando sempre questa "nuova" cometa, ha la sensazione di
trovarsi di fronte una ulteriore scoperta. Puoi intuirla?
Virgolettando "nuova", mi inviti a nozze: secondo il modello antico non dovevano
verificarsi delle "novità" nel mondo celeste.
E' così: secondo il modello antico nulla di nuovo, di contingente, doveva
verificarsi nei cieli. E' solo nel mondo sublunare che si verificano
trasformazioni, nascite e morti.
Tycho Brahe, quindi (un osservatore a occhio nudo eccezionale), va per certi versi
oltre Copernico, aprendo la strada a Keplero ed a Galileo. Eppure Tycho Brahe è
ANTICOPERNICANO. E questo, considerata la sua autorità, farà ritardare la
conversione degli astronomi alla teoria eliocentrica. Egli infatti approda ad una
via di mezzo tra geocentrismo ed eliocentrismo. Puoi intuire tale soluzione?
Mi butto (so di... sparare): immagino che il Sole sia posto al centro del moto
delle stelle e la Terra al centro del moto dei pianeti.
Senti: come si spiegherebbe il moto diurno delle stelle, se le stelle ruotassero
intorno al Sole?
Non ci avevo pensato.
Nel cosiddetto "sistema ticonico" (quello, appunto, di Tycho Brahe) la Terra rimane
al centro dell'universo - intorno ad essa ruotano le stelle fisse, il sole, la luna
- e il Sole è al centro del moto dei cinque pianeti allora conosciuti.
Ti consiglio di osservare con attenzione la figura del "Kuhn" (La rivoluzione
copernicana, pag. 259). Il sistema, sotto il profilo dei calcoli, è equivalente a
quello copernicano. Il suo "vantaggio" (?) è quello di evitare lo scontro con la
Chiesa.
Il sistema ticonico (osserva ancora la figura) conferma l'abbandono delle sfere
cristalline (sfere solide) che trasportano i pianeti: puoi notare dalla figura che
l'orbita di Marte interseca quella del Sole e l'orbita del Sole interseca quelle di
Mercurio e di Venere.
Qual è la sua idea geniale? Entusiasta fautore della svolta copernicana, arriva ad
abbattere le mura celesti (la sfera delle stelle fisse che chiude l'universo) e a
teorizzare un universo "infinito". Con questa ulteriore picconata al modello
antico, rivoluziona pure il sistema copernicano. Secondo te, che conseguenza
immediata produce tale innovazione sul modello copernicano?
Immagino che il sistema copernicano sia messo in crisi nel suo... cuore, nel suo
essere, cioè eliocentrico (o giù di lì).
Senti: se cadesse l'eliocentrismo, cosa rimarrebbe della rivoluzione copernicana di
cui Bruno è un entusiasta fautore?
Eppure un universo infinito non ha un "centro". Non è, quindi, né geocentrico, né
eliocentrico. Come potrebbe avere un "centro", un universo che fosse "infinito"?
Hai proprio ragione. Bruno, è vero, innova una rivoluzione (quella copernicana) di
cui è un fautore, ma è anche vero che tale innovazione colpisce al cuore
l'eliocentrismo (come del resto il geocentrismo): un universo infinito non ha
centro. Un universo - quello di Bruno - infinito, quindi acentrico. Si tratta di
un'idea del tutto originale nella storia del pensiero occidentale?
No. L'idea di un universo infinito risale allo stesso Parmenide: l'essere non può
aver nulla al di fuori di sé, quindi è infinito.
Non ricordi bene l'idea di fondo di Parmenide: per lui l'essere è "finito" (nel
senso di compiuto, perfetto) e l'universo - l'insieme delle "cose" - non è essere.
Prova a fare un ulteriore sforzo: a chi appartiene, nell'antichità, l'idea di un
universo infinito (e quindi acentrico)?
Ah! Adesso ricordo: si tratta degli atomisti!
Ma gli atomisti sostengono l'esistenza di un numero infinito di atomi, non
l'esistenza di un numero infinito di mondi! O no?
No (lo ricordo bene): per gli atomisti gli atomi sono infiniti ed hanno costituito
infiniti mondi.
Infatti. Bruno riprende proprio l'idea dell'atomismo antico, idea rilanciata da
Lucrezio (è la scoperta - del 1417 - del manoscritto "Sulla natura" di Lucrezio che
riporta alla luce le idee degli atomisti). La "vittoria" di Aristotele, come sai,
aveva offuscato l'atomismo e con esso l'idea di un universo infinito. Un'idea che
viene ripresa, prima di Bruno, da Cusano (quattrocento)
Cusano - se vogliamo essere precisi - abbatte le pareti delle sfere celesti, ma non
arriva, proprio, ad un universo "infinito": lo considera "interminato",
indeterminato (non raggiunge mai un limite e quindi non è mai oggetto di conoscenza
completa: Cusano attribuisce il termine "infinito" solo a Dio). Alcune sue idee
sono originalissime: vedi, ad esempio, la concezione secondo la quale non esiste
una percezione dell'universo - delle posizioni e dei moti dei corpi celesti -
assoluta in quanto è relativa al luogo di osservazione. Sue sono anche, però, idee
tutt'altro che moderne: la Terra, ad esempio, non ruota intorno a se stessa. La sua
"fama" (sotto questo profilo) nasce solo dopo Copernico e, soprattutto (come scrive
Koyré) dopo Bruno. Ritorniamo a Bruno. Secondo te, come Bruno ha avuto l'idea
geniale di abbattere la sfera che racchiude l'universo?
Ci provo. Immagino sia arrivato (rubo l'osservazione di Koyré che ho incontrato
prima) per rendere coerente il sistema copernicano: come potrebbe esistere la sfera
delle stelle fisse - una sfera che muove queste stelle - se il movimento delle
stelle è solo apparente in quanto è la Terra che si muove intorno a se stessa?
Bruno non era un astronomo: come quindi avrebbe potuto rendersi conto
dell'incoerenza del sistema copernicano, incoerenza che non è stata colta neppure
da un astronomo autentico quale è stato Tycho Brahe? Vi è arrivato per una via
completamente diversa. Quale? Prova ad immaginarla.
Mi... butto. Immagino che la via sia filosofico-teologica: l'universo è infinito in
quanto prodotto di un Essere infinito (Dio).
Senti: non ti sembra fragile una risposta del genere? Come potrebbe il "creato"
essere infinito come Dio? Come potrebbero coesistere due infiniti?
E allora?
Fragile o non fragile, la risposta di Bruno è quella che hai scelto tu: per lui il
creato, per essere degno del Creatore, non può che essere infinito. Di sicuro non
si tratta di un’idea “scientifica”. Bruno arriva a sostenere che Dio non avrebbe
potuto che creare il mondo infinito: che ragioni avrebbe potuto avere Dio nel
creare il mondo qui invece che altrove, considerato che lo spazio, per Bruno, è
omogeneo e infinito? Tale idea di spazio (infinito ed omogeneo) Bruno la mutua da
Lucrezio-Democrito. Un'idea molto diversa da quella di Aristotele. Sai in che senso
lo spazio aristotelico non è omogeneo?
E' un quesito che mi... spiazza. Io ricordo che per Aristotele lo spazio non è che
il "luogo" delle cose (non capisco, quindi, in che senso il luogo non sia
omogeneo).
E' vero che, per Aristotele, lo spazio è il luogo delle cose, ma è anche vero che i
luoghi non sono omogenei: i luoghi "naturali", infatti, sono diversi (ogni cosa,
come sai, ha un suo luogo "naturale", un luogo gerarchizzato).
Bruno, quindi, respinge la dottrina di uno spazio gerarchizzato - la dottrina dei
luoghi naturali - a favore di uno spazio omogeneo. E con questo comincia ad erodere
il cosiddetto dualismo aristotelico (secondo cui esiste una parte nobile - in alto
ed una parte non nobile - in basso - ).
Ma c'è di più: Bruno arriva a sostenere una pluralità di mondi abitati. Come,
secondo te?
Ritengo sia una conseguenza coerente di un universo infinito: in un universo
infinito non possono che esistere altri mondi che ruotano intorno ad altri soli.
Perché mai questi mondi dovrebbero essere abitati? Noi sappiamo che tra i pianeti
del sistema solare solo la Terra è abitata e non è escluso che in altri sistemi
solari non ce ne sia nessuno che sia abitato (tutto dipende se ce ne sono nelle
condizioni ottimali in cui si trova la Terra). E’ un fatto, comunque, che Bruno
suppone che le stelle (anche se non tutte) siano dei soli intorno ai quali ruotano
dei pianeti come la Terra. Che tali pianeti siano abitati, però, non lo dimostra.
Scaviamo ancora un po’. Per Bruno l'universo è infinito. Ma allora Dio cos'è? Bruno
non nega (anzi!) la differenza tra l'infinità di Dio ("perfettamente semplice" -
come la chiama Koyré) e quella dell'universo (composita), a tal punto che a
confronto di Dio l'universo - agli occhi di Bruno - non è che un semplice punto, un
nulla.
Una riflessione: la concezione di Bruno - al di là del suo fondamento - è
compatibile col Cristianesimo?
Non vedo perché non possa esserlo. L'infinità dell'universo, per Bruno, non è che
l'espressione dell'infinità di Dio: solo l'universo infinito è degno della
perfezione divina.
Senti: se dovessero esistere altri uomini su altri mondi, come potrebbe il
Cristianesimo essere valido per tutti? Come potrebbe essere valido per gli uomini
di un pianeta x che non avessero commesso il peccato originale?
E’ vero. E’ questa la ragione, allora, per cui la Chiesa l’ha condannato al rogo?
Anche. La visione bruniana dell'universo di sicuro pone dei problemi al
Cristianesimo: se esistono altri uomini, questi, non essendo discendenti di Adamo
ed Eva, sono o no peccatori, hanno conosciuto o no Gesù Cristo che ha salvato gli
uomini del pianeta Terra? Dio si è incarnato anche in altri mondi? Se l'universo
fosse infinito, come potrebbe essere Dio nei cieli? Sono questi solo alcuni degli
interrogativi che trovi in Kuhn (pagg. 247-248).
In una concezione "infinita" dell'universo l'uomo, ancor più che nella concezione
eliocentrica, perde il suo antico prestigio, la sua "centralità" nell'universo
(centralità fortemente sottolineata dal Cristianesimo). La Terra (come del resto il
Sole) non è che un granello di sabbia nell'immensità del cosmo. Bruno, però, non
avverte questa degradazione dell'uomo. Non vede una perdita di significato per
l'uomo.
Anzi! Bruno esulta come un prigioniero che vede abbattute le mura del suo carcere.
L'universo infinito, per lui, non rende l'uomo un essere "insignificante" in
qualità di abitante di un insignificante pianeta disperso in un immenso universo,
ma anzi lo rende partecipe di un mondo che straripa di vitalità (per essere
"vivente" l'universo non può essere immutabile, ma in movimento).
Keplero non si limita a scoprire le leggi sul moto ellittico dei pianeti, ma cerca
pure di spiegare la causa di tale moto: puoi intuire la causa che Keplero ritiene
di avere scoperto?
Non vedo altra causa che Dio: è Dio, infatti, il Sommo Geometra che ha creato un
universo matematico.
Ti sembra “scientifica” un’ipotesi del genere?
No: è al di là di qualsiasi esperienza possibile.
Per Keplero è il Sole che, con la sua forza magnetica, muove i pianeti in modo
ellittico. L'idea la ruba allo studioso inglese Gilbert secondo il quale la Terra è
un enorme magnete i cui poli sono costituiti dai poli geografici.
Per un approfondimento di questo discorso (l'ipotesi secondo cui è il Sole la causa
motrice del moto ellittico dei pianeti) ti invito a consultare Kuhn (La Rivoluzione
copernicana, op. cit. pagg. 313-314). Ti suggerisco a questo punto una riflessione:
ti sembra "scientifica" tale spiegazione, la spiegazione del moto dei pianeti
mediante la concezione del Sole come causa motrice?
Non mi convince: come potrebbe avere come supporto l'osservazione la forza di cui
parla Keplero?
Keplero è consapevole che la sua non è che un'ipotesi, un'ipotesi che si fonda su
una analogia (l'analogia della calamita).
Un'osservazione finale su Keplero. Keplero, oltre alla "scoperta" del moto
ellittico dei pianeti (moto suffragato da osservazioni), oltre alla convinzione
fermissima che l'Universo ha un ordine matematico, oltre al ruolo particolare (un
ruolo di causa motrice dei pianeti) che attribuisce al Sole - ipotesi che sarà poi
ripresa da Newton - ha indubbiamente il merito di aver ulteriormente "semplificato"
il modello copernicano. Puoi intuire le ragioni di questa semplificazione?
Avendo introdotto la figura dell'ellisse (per quanto riguarda i pianeti), ha fatto
cadere l'esigenza di ricorrere agli epicicli ed agli eccentrici. Ho... osato
troppo?
Senti: l'abbattimento degli epicicli e degli eccentrici non era già un'opera di
Copernico? Che semplificazione avrebbe introdotto, allora, Copernico, se avesse
conservato tali epicicli ed eccentrici?
Copernico (lo ricordo bene) ad un certo punto avverte anch’egli l'esigenza di
ricorrere - per spiegare tutte le anomalie che risultavano dall'osservazione - a
questi epicicli ed eccentrici.
Infatti: è Keplero che spazza via definitivamente l'esigenza di ricorrere agli
epicicli e agli eccentrici.
Galileo è un convinto copernicano. E' convinto, cioè, che è la Terra che ruota
intorno al Sole (oltre che a ruotare intorno a se stessa). E la sua convinzione è
fondata sulla osservazione, cioè...
Immagino che Galileo abbia visto nell'opacità di Venere una prova che anche la
Terra - che è opaca - si muove nel cielo intorno al Sole.
Come potrebbe la scoperta della "terrestrità'" di Venere essere una prova che la
Terra ruota intorno al Sole, quando non è provato che Venere stessa si muove
intorno al Sole?
E’ vero. E allora?
La scoperta delle fasi di Venere conferma l'idea copernicana che la Terra potrebbe
benissimo muoversi in cielo come si muove in cielo, pur avendo una natura
"terrestre", Venere. Si tratta di un “indizio”, non di una “prova”. Ma è
soprattutto un'altra scoperta che lo rende ancor più convinto della esattezza
dell'intuizione di Copernico: la scoperta dei "pianeti" (satelliti) di Giove.
Perché mai, secondo te?
Mi sembra un quesito tutt'altro che facile. Ci provo lo stesso, comunque (anche se
temo di dire qualche... bestemmia). Immagino che trovi un'analogia tra Giove (un
pianeta) e la Terra: ambedue hanno uno o più satelliti.
Perché mai l'analogia porterebbe all'eliocentrismo? Che Giove (con o senza lune)
ruoti intorno al Sole e non alla Terra è da dimostrare!
Si tratterebbe anche qui di un “indizio”, non di una “prova”. L'analogia dice solo
che la Terra non è l'unico corpo all'interno del sistema solare che ha un satellite
che ruota intorno a se stessa.
Infatti. Ma perché sarebbe un buon indizio?
Se Giove si muove in cielo con le sue lune che gli ruotano intorno, nulla osta che
anche la Terra faccia altrettanto.
Galileo è convinto che la sua scoperta sia un buon indizio a favore del
copernicanesimo proprio per questo. Una delle ragioni per cui si è pensato per
millenni che la Terra non può muoversi (e quindi è ferma) è il fatto che le ruota
intorno la luna: come farebbe la luna a rincorrerla?
Si tratta - sia chiaro - di un ulteriore indizio, non di una prova. E Galileo lo
sapeva. Ma Galileo era convinto di avere in mano anche una vera "prova fisica": per
lui le maree non erano che l'effetto della combinazione del moto della Terra
intorno a se stessa e intorno al Sole. A quanto ti risulta, si trattava di una
prova?
Sulla base delle mie conoscenze fisiche, no: le maree sono dovute all'attrazione da
parte della luna.
La luna? Non è il Sole che esercita la sua forza attrattiva nel sistema solare?
Sia la luna che il sole.
E' così: le maree sono dovute alla forza di attrazione della luna (ed anche del
Sole). Lo scoprirà Newton. Anche la luna - come ogni massa - esercita una forza
attrattiva. Nel caso delle maree è la forza della luna che esercita direttamente
l'attrazione dell'acqua dei mari. E' ovvio, naturalmente, che quando Sole e luna
sono allineati, la forza attrattiva è maggiore.
Ti cito a questo proposito una breve nota di Popper ("Poscritto alla Logica della
scoperta scientifica", pag. 206 - Il Saggiatore -): "Galileo apparteneva al campo
razionalista (come la chiesa romana) ed era contrario all'astrologia. Questo,
naturalmente, è anche il motivo per cui era così ossessionato dalla sua teoria
anti-astrologica, e tuttavia sbagliata, delle maree".
Alcuni indizi ed una falsa prova: questo è quanto ha in mano Galileo. Eppure egli
non ha dubbi sull'eliocentrismo. Ed è convinto pure di essere in grado di
rispondere alle antiche obiezioni fisiche contro il movimento della Terra. Puoi
intuire che tipo di risposta dà?
Mi sembra difficile il quesito. Forse le nuvole, gli uccelli... non sono
trasportati dal vento (un vento che, secondo l'obiezione, scatenerebbe il movimento
della Terra intorno a se stessa) perché l'aria partecipa anch'essa del moto della
Terra e quindi, rispetto ad essa è ferma.
E' questa la risposta che Galileo dà nel suo capolavoro "Dialogo sopra i due
massimi sistemi del mondo": l'aria partecipa del moto della Terra e, quindi,
rispetto ad essa è ferma. Questo vale anche per il grave - partecipando anch'esso
al moto della Terra (da ovest a est) - cade perpendicolarmente alla Terra stessa.
Galileo si sente in grado, quindi, di rispondere alle antiche e medievali obiezioni
fisiche contro il movimento della Terra. Da qui la sua ferma convinzione.
Cos’è che trattiene i pianeti e cos’è che impedisce loro di cadere sul Sole?
[1] Nato a Weil, vicino a Stoccarda, nel 1571; protestante, studi di teologia e di
matematica, convertito al copernicanesimo dal suo maestro astronomo e matematico
Maestlin, assistente prima di Tycho Brahe e poi "matematico imperiale" a Praga. Un
grande "astronomo" (anche se miope: si è affidato soprattutto alla mole di
osservazioni effettuate da Tycho Brahe).