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Premessa

Siamo alla "rivoluzione copernicana", una rivoluzione che scardina la concezione


della "centralità" della terra - e quindi anche dell'uomo - nell'universo. Per te
tutto è scontato. O quasi. Ma la rivoluzione copernicana ha rappresentato un vero e
proprio "terremoto" dal punto di vista culturale in generale ed in particolare dal
punto di vista religioso. La mia ambizione è quella di portarti a rivivere in prima
persona questa sconvolgente svolta.

Una premessa. La rivoluzione copernicana dà il via - come sai - ad un grande balzo


nella esplorazione dell'universo, un'esplorazione che, tuttavia, oggi è ancora
lontana dall'essere compiuta. Pensa che le sonde che abbiamo inviato nello spazio
hanno percorso "appena la decimillesima parte della distanza che ci separa dalla
stella più vicina. In confronto, la porzione di universo osservabile è ... 100
trilioni di volte più estesa".
Ti ho citato alcune righe di Tullio Regge, tratte dal libro "Infinito, Viaggio ai
limiti dell'universo" (Ed. Mondadori, 1994). L'autore, docente di teoria della
relatività presso l'università di Torino, scrive a pag. 10: " Noi ci troviamo più o
meno nella situazione di chi cerca di ricostruire cos'è avvenuto negli ultimi anni
in una certa stanza, avendo a disposizione solo poche fotografie riprese dal buco
della serratura lungo un intervallo di pochi secondi".

Iniziamo. Koyré, uno dei massimi studiosi della rivoluzione copernicana, scrive che
il 1543 - l'anno in cui appare il DE REVOLUTIONIBUS ORBIUM COELESTIUM di Copernico
- rappresenta la fine di un lungo periodo che abbraccia l'antichità e il medioevo
ed apre un'età radicalmente nuova: dopo Copernico, e "SOLO DOPO COPERNICO, L'UOMO
NON E' PIU' AL CENTRO DEL MONDO. L'UNIVERSO NON RUOTA PIU' PER LUI" (vedi
introduzione al "De revolutionibus orbium, Einaudi).

Una puntualizzazione: l'ottica con cui ti guido non è esclusivamente scientifica,


ma vuole avere un respiro più ampio (anche filosofico, anche epistemologico -
parola difficile? la chiariremo -).

Cos'è che sai della "rivoluzione copernicana"?

Cosa sai della rivoluzione coprernicana?


A quanto mi risulta Copernico ha abbattuto i tanti tabù della cosmologia antica:
perché mai, altrimenti, avrebbero chiamata la sua svolta una "rivoluzione"?
Copernico - forse ti può sembrare paradossale - non è stato un "rivoluzionario". Vi
è chi sostiene addirittura che Copernico non è un... copernicano. Più che un
rivoluzionario, ha provocato una rivoluzione. Sai almeno la ragione per cui ha
provocato una rivoluzione?
Certo: ha messo al centro dell'universo il sole (spodestando la terra).
E' vero, ma non del tutto. Copernico, è vero, spodesta la terra, ma è anche vero
che il sole, nel sistema copernicano, non è esattamente al centro. Forse ti trovi
di fronte un Copernico che non conoscevi: un Copernico "non copernicano". Proviamo
a tuffarci nella sua avventura. Ci faremo aiutare da due tra i maggiori studiosi di
Copernico: Kuhn e Koyré (ti darò anche, nel corso di questo viaggio, delle
indicazioni precise sulle pagine che dovrai consultare).
Partiamo subito dalla "svolta" copernicana (se ha provocato una rivoluzione,
significa, ovviamente, che una svolta l'ha operata): l'eliocentrismo o meglio
sistema eliostatico (il centro è costituito dal punto centrale dell'orbita della
terra, non dal sole). A quale esigenza risponde tale svolta?
Provo a congetturare. Immagino risponda ad un'esigenza di "semplicità". Ricordo il
sistema complicato degli epicicli e deferenti. Del resto - questo l'ho letto da
qualche parte - anche Einstein ha operato la sua
rivoluzione grazie ad un'esigenza di semplicità.
Il criterio della “semplicità”: un criterio “scientifico”?

Non ti sembra puerile pensare che la natura debba rispettare degli schemi umani di
semplicità? Perché mai non potrebbero essere complicate le leggi della natura?
L'esigenza di semplicità ti sembra, forse, un criterio "scientifico"?
Mi poni un’obiezione seria. Non so come rispondere. Io so solo che il sistema
tolemaico è molto complicato.
Ti ricordi indubbiamente bene: il sistema tolemaico è piuttosto complicato. E
l'esigenza, avvertita da Copernico è quella di "semplificare" tale sistema. Proprio
come dicevi. Anche il riferimento ad Einstein è pertinente: anch’egli avverte
l'esigenza di superare la complessità - vedi le invisibili forze attrattive
previste dalla gravitazione universale di Newton. Il criterio della semplicità non
è scientifico, eppure ha rappresentato una molla per le grandi svolte scientifiche.
Ti consiglio di osservare il modello degli epicicli e deferenti per toccare con
mano la sua complessità. Lo trovi in “La rivoluzione copernicana” di Kuhn
(Einaudi).
Copernico è mosso da un’esigenza di "semplicità"; tra l'altro gli sembra
irrazionale far muovere l'enorme sfera delle stella invece della più piccola
Terra . Non è, questo, un criterio "scientifico" (effettivamente la natura potrebbe
essere più complessa di quanto noi la vorremmo). Ti ricordi il "problema" per
risolvere il quale sono stati introdotti nell'antichità epicicli e deferenti?
Certo: il problema era costituito dalla difficoltà di spiegare il movimento della
terra. Mi ricordo le famose obiezioni di tipo fisico: se la Terra girasse intorno a
se stessa, ad esempio, provocherebbe un vento in un'unica direzione, vento che
trascinerebbe nuvole ed uccelli.
Senti: cosa c'entrano le obiezioni contro l'ipotesi del moto della terra intorno a
se stessa con i deferenti e gli epicicli? Non ti sembra di aver fatto un po’ di
confusione?
Hai ragione.
Quale problema, allora, si voleva risolvere introducendo gli epicicli e i deferenti
(il sistema era ancor più complesso perché erano previsti anche equanti ed erano
previsti pure epicicli su epicicli su deferente)?
Ora mi ricordo: si tratta delle retrocessioni dei pianeti.
Perché mai le retrocessioni dei pianeti avrebbero bisogno, per essere spiegate, di
questi strani movimenti circolari di cui uno ha come centro un punto della
circonferenza dell'altro?
Perché i pianeti hanno un percorso circolare.
Perché mai si dovrebbe dire che i pianeti hanno un percorso circolare quando si
"osservano" le retrocessioni?
Eureka! Le retrocessioni sono un problema perché i pianeti non dovrebbero avere un
simile comportamento.
Siamo per caso noi a stabilire come si devono comportare i pianeti? Per sapere come
si comportano, basta avere la pazienza di osservarli (e osservarli non una notte,
ma per mesi, per anni)!
E’ vero, ma è anche vero che le retrocessioni erano considerate dei movimenti
anomali.
Rispetto a che cosa?
Adesso ricordo tutto: gli antichi erano convinti che tutti i corpi celesti
dovessero muoversi con un moto circolare: solo tale moto, infatti, caratterizzava i
corpi celesti.
Non ti sembra quanto meno strana questa convinzione? Come facciamo noi ad
attribuire ai pianeti un moto circolare quando questo è contraddetto dalle
osservazioni?
Ah! Adesso ricordo: i corpi celesti erano considerati una sorta di divinità -
costituiti da una "materia" divina: incorruttibile, trasparente, imponderabile -.
Da qui la convinzione che dovessero avere l'unico moto degno di un corpo "divino":
il moto circolare, in quanto tale, non ha né inizio né fine.
E’ vero che i corpi celesti erano considerati alla stregua di divinità? Anassagora
- dovresti ricordarti - considerava il sole come un metallo infuocato. Non ti
sembra poi banale dire che il moto circolare è un moto perfetto? Perché mai non
dovrebbe essere perfetto un moto rettilineo uniforme all'infinito?
Anassagora era un pensatore anomalo. Aristotele riteneva che i corpi celesti
fossero costituiti da una sostanza (l’“etere”) imponderabile, trasparente,
incorruttibile, in altre parole “divina”. A proposito dell’obiezione, poi, sul moto
circolare, non c’è dubbio che un moto circolare, cioè senza inizio e senza fine,
era considerato un moto "eterno": da qui il suo essere l'unico degno di corpi che
sono costituiti da un materiale divino.
E così. E poi (anzi, questa, probabilmente, era la ragione principale) tutti i
corpi celesti - ad eccezione del moto annuo dei pianeti - apparivano ruotare con un
moto circolare. Siamo arrivati al dunque. E' per spiegare le retrocessioni - alla
luce della convinzione che i corpi celesti avevano solo un moto circolare - che si
sono introdotti i deferenti e gli epicicli: cioè le retrocessioni vengono
"spiegate" con dei moti circolari. Sono questi epicicli su deferenti (o anche
epicicli su epicicli su deferenti, o anche equanti) che, secondo Copernico, rendono
"complicato" il sistema tolemaico. Da qui, quindi, l'esigenza di "semplificazione”.
Un'esigenza di semplificazione che scaturiva anche da un ritorno in auge di Platone
(del platonismo e del neo-platonismo), da una tradizione, cioè, che sosteneva che
la natura presentava delle regolarità matematiche. Il problema, quindi, da cui
parte Copernico non è il dilemma "geocentrismo sì - geocentrismo no", ma un
problema... CELESTE: COME SPIEGARE IN MODO PIU' SEMPLICE LE RETROCESSIONI DEI
PIANETI? Puoi intuire quale è stata la soluzione di Copernico?
Mi sembra scontata la risposta: Copernico ha semplicemente eliminato il problema
sostenendo la falsità del principio secondo cui i corpi celesti hanno un movimento
circolare.
Se Copernico avesse semplicemente eliminato il problema, come mai si è... imbattuto
nell'eliocentrismo (o quasi)?
E’ vero.
Non solo Copernico non ha abbattuto il principio della circolarità del moto dei
corpi celesti, ma anche altri... big dopo di lui tra cui Galileo. E' quindi
affrontando un problema "celeste" che Copernico si... imbatte in quello che
potremmo chiamare l'inizio di una dirompente rivoluzione scientifica. Ma... perché
mai Copernico arriva a spostare sulla periferia la Terra (e a farla muovere) e
trasferire il sole al centro (o quasi) dell'universo? Che rapporti c'è tra
l’"eliocentrismo" e il problema di far "quadrare" le retrocessioni dei pianeti?
Mi hai posto un quesito tutt'altro che facile. Mi viene la tentazione di gettare la
spugna, ma voglio tentare lo stesso: se per Copernico è indiscusso che i pianeti
devono avere un percorso circolare, questo vuol dire che le retrocessioni sono solo
apparenti. Quindi immagino che, spostando la terra alla periferia, si spieghi tale
apparenza. Il come, però, non lo so.
E' questa la "strada" percorsa da Copernico: se la circolarità del moto dei corpi
celesti viene tenuta per certa, allora occorre affermare che le retrocessioni sono
dei moti apparenti. A questo punto devi guardare con attenzione le due figure di
pag. 213 del libro citato "La rivoluzione copernicana", collegare le posizioni -
in tempi diversi - della Terra e del pianeta Marte o Venere e proiettare le
posizioni dei pianeti in questione sulla sfera celeste. I pianeti retrocedono
quando la terra - considerata la sua maggiore velocità rispetto, ad esempio, a
Marte - "sorpassa" Marte oppure quando - è il caso di un pianeta "inferiore" (ad
esempio, Venere) - che ha un moto orbitale più veloce della Terra - sorpassa la
Terra.

La teoria copernicana ha delle “prove”?

Proseguiamo. Copernico ha scoperto incidentalmente... l'uovo di Colombo. Senti: ti


sembra corretta l'espressione che ho ora usato "ha scoperto"?
Credo di sì: Copernico ha scoperto nel senso che ha tolto il velo ad un mistero
durato millenni.
Senti: come si può definire Copernico uno scopritore, se Copernico stesso non ha in
mano una prova?
Non avrà una prova, ma è un fatto che la sua idea è stata poi verificata.
E’ vero. Copernico, pur non avendo prove, ha indubbiamente il merito di aver tirato
fuori un'ipotesi che si rivelerà felicissima. La Terra, quindi, per Copernico, si
muove (gira intorno a se stessa e compie un'orbita circolare intorno al sole): è
corretta questa affermazione?
No: la Terra si muove intorno al sole con un moto ellittico (lo sanno tutti!)
E' vero che la Terra si muove con un'orbita ellittica, ma è anche vero che questa -
l'orbita ellittica - è una "scoperta" successiva a Copernico. La Terra si muove,
abbiamo detto. Si tratta di un'idea originale?
No: ricordo, ad esempio, la scuola pitagorica secondo la quale la Terra, in
compagnia dei pianeti, ruota intorno al sole.
E' vero che la scuola pitagorica afferma il moto della Terra: si tratta, però di un
moto, non intorno al sole, ma intorno a un fuoco invisibile (fuoco intorno al quale
ruota anche il sole). Eraclite di Ponto, poi, pitagorico, arriva ad affermare la
rotazione della Terra intorno al suo asse. Aristarco di Samo, addirittura,
introduce - oltre alla rotazione diurna della Terra, l'orbita intorno al sole.
Copernico non fa quindi che ripescare un'idea - anche se "eretica" - già partorita
nell'antichità. Un'idea che serve - come abbiamo già detto - per risolvere in modo
più semplice il "problema" delle retrocessioni dei pianeti.
Copernico è riuscito a "semplificare" il sistema tolemaico? Da quanto abbiamo
detto, sì: nell'ottica "eliocentrica" le retrocessioni non ci sono in quanto sono
solo "apparenti". Ma... il risultato complessivo non è esaltante: Copernico è
costretto a ricorrere anch’egli ad epicicli (vedi la figura 34 di pag. 218 del
libro citato del Kuhn - La Rivoluzione copernicana - ), per l'esattezza sette
epicicli per spiegare i moti planetari. Una semplificazione c'è: sette epicicli
conro i dodici introdotti da Ipparco e Tolomeo. Si tratta, però, di una
semplificazione che - parole di Kuhn - "non permette di prevedere la posizione dei
pianeti con una precisione paragonabile a quella offerta dal sistema di Tolomeo"
(pag. 217).
La rivoluzione" copernicana è - grosso modo - tutta qui: è partita da un'esigenza
di semplificare la spiegazione di un fenomeno celeste ed è approdata ad un sistema
non molto meno complesso e, per l'aggiunta, con una capacità "previsionale" delle
posizione dei pianeti inferiore al sistema tolemaico. Ma... com'è che Copernico
risponde alle antiche obiezioni fisiche contro il moto della terra? Come risponde,
ad esempio, all'obiezione secondo la quale il moto rotatorio della Terra la
porterebbe a sfasciarsi?
Provo a congetturare: immagino che Copernico risponda dicendo che, se fosse vera
tale ipotesi, dovrebbe valere a maggior ragione per il movimento dei cieli - sfere
celesti che sono immensamente più grandi della Terra e quindi viaggiano ad una
velocità enormemente maggiore -.
Senti: come potrebbe Copernico fare un confronto del genere dato che la "materia"
di cui sono costituiti i corpi celesti è una sorta di materia divina (l'etere),
molto diversa dalla terra?
Ho formulato, quindi, una congettura troppo fantasiosa?
Niente affatto: Copernico usa questa arma di difesa, anche se si tratta di
un'arma... spuntata
Che prova ha in mano, allora, Copernico per sostenere l'ipotesi che sia la Terra
che si muove intorno al sole e non viceversa?
Mi tuffo: se la Terra è un pianeta, deve pur comportarsi come tutti gli altri
pianeti (chiamati così - lo ricordo benissimo - in quanto "erranti").
Il tuo ragionamento non fa una grinza, ma non parte, forse, da un presupposto che
tu dai per scontato, che cioè la Terra è un pianeta? Il tuo discorso, cioè,
presuppone proprio ciò che invece deve essere dimostrato.
Per definire la Terra un "pianeta", quindi, occorre dimostrare il suo essere
"errante (pianeta=errante), cioè il suo moto. Copernico, come abbiamo detto, non
"dimostra" tale moto, ma lo afferma perché, in questo modo, le retrocessioni dei
pianeti vengono spiegate più "semplicemente". Ma... perché mai la Terra - che è
pesante - dovrebbe "volare"? Un conto, infatti, sono i "pianeti" che sono
costituiti da etere ed un conto è la Terra.
Provo a buttare una congettura: la Terra si muove perché attratta dal Sole.
Sarà più tardi che verranno introdotte delle "forze" nell'universo, delle forze
"invisibili" tra masse. Forse sai anche chi ha introdotto tali "forze".
Copernico non anticipa certo Newton, ma sostiene che la Terra - come tutti i
pianeti - si muove semplicemente perché "sferica". Siamo di fronte ad una "fisica"
piuttosto ingenua, rozza. Koyré sottolinea questa rozzezza scrivendo: "I corpi
ruotano perché sono rotondi. Senza altra ragione. Senza motore esterno. Ponete un
corpo rotondo nello spazio: esso ruoterà” - vedi l’“introduzione” di cui prima -).
Una concezione ingenua la troviamo anche nella spiegazione della "centralità del
sole": puoi intuire tale spiegazione?
Ci provo: il Sole è al centro dell'universo perché ha la funzione di illuminare
l'universo stesso.
Perché mai allora sarebbe il sole e non una stella più grande ad occupare una
posizione centrale?
E qual è, allora, la spiegazione di Copernico?
Propria la tua. E' una risposta indubbiamente puerile.
Puerile per noi che siamo figli di Newton e di Einstein.
E’ vero. Copernico, quindi, è tutt'altro che un "fisico”: non è in grado di
rispondere alle antiche obiezioni "fisiche" (perché mai, ad esempio, uno che
effettua un salto non ricade a terra in una posizione diversa rispetto a quella
precedente dato che la Terra, nel frattempo, si è mossa sotto i piedi?), argomenta
in modo... risibile la centralità del sole e il movimento dei pianeti.
La sua "specialità" è la matematica (la sua opera è in larga parte incomprensibile
ai noi poveri mortali - pardon! forse tu sei un'eccezione -). E non è neanche un
astronomo che ha fatto "osservazioni" in proprio: si è limitato ad analizzare il
patrimonio di osservazioni accumulato fin dall'antichità. Eppure ha provocato una
"rivoluzione".
Non è stato, però, un rivoluzionario: in lui convivono antiche dottrine: l'universo
"chiuso" (chiuso dalla sfera - una sfera solida - delle stelle fisse), la
circolarità del moto dei corpi celesti, la concezione secondo cui l'universo ha un
"centro", la concezione secondo cui i pianeti sono trasportati da "orbi", cioè vere
e proprie sfere solide.
Abbiamo visto un mix di "innovazione" e di "conservazione". Non siamo entrati nei
dettagli, naturalmente (per questi dettagli ti invito a consultare sia il Kuhn sia
il Koyré). Ci siamo limitati ad un sguardo d'insieme.

“Scienza” contro “fede”?

Soffermiamoci ora sull'aspetto "innovativo" della teoria copernicana. Sai perché la


teoria copernicana, nonostante i suoi limiti, era oggettivamente dirompente nei
confronti della mentalità del tempo?
Perché cozzava contro, oltre al senso comune, la somma Autorità di Aristotele
nonché (e questo è più grave) contro la parola di Dio espressa nella Bibbia.
Senti: la cultura del tempo non era troppo "laica” - vedi l'Umanesimo-Rinascimento
- per avvertire lo scandalo di una dottrina che osava mettere in dubbio la Bibbia?
E’ vero che era una cultura tendenzialmente laica, ma è anche vero che il
Cristianesimo rimaneva un punto di riferimento certo.
Hai ragione: si trattava di una teoria che andava contro i sensi, l'Autorità
filosofica della tradizione e la stessa Chiesa. Sai in che senso la svolta
copernicana costituisce una vera e propria sfida alla Verità biblica?
Non sono molto... ferrato nella Bibbia, ma mi pare di ricordare un passo che dice
"Fermati, o sole!"
Ma... la Bibbia non è scritta col linguaggio e le categorie culturali del tempo?
E vero, ma allora - credo - la si leggeva alla lettera come una Rivelazione di Dio.
Infatti. Il passo che hai citato c'è: Giosuè ordinò al Sole di fermarsi e il Sole
si fermò. Ci sono poi altri passi: "la Terra rimane sempre al suo posto", mentre
"il Sole sorge e tramonta" (Ecclesiaste). Si tratta, naturalmente, di passi che
erano letti "letteralmente".
Lo "scontro" tra Chiesa e teoria copernicana non si manifesta subito: esploderà con
Galileo diversi decenni dopo. Per ora lo scandalo è attenuato dal fatto che
Copernico non aveva in mano uno straccio di prova e dal fatto che la prefazione
alla sua opera - prefazione di Osiander, pastore luterano - presentava la teoria
copernicana come una semplice "ipotesi" "matematica", un semplice artificio
matematico, uno strumento di calcolo, una teoria, quindi, che non aveva nulla a che
fare con la "realtà".
Osiander, cioè, è convinto che la scienza abbia il compito di "salvare i fenomeni",
di spiegare in modo coerente le osservazioni con ipotesi che consentono di
calcolare (in astronomia) le posizioni dei corpi celesti, ma non ha nessuna pretesa
che tali ipotesi corrispondano alla realtà effettiva dei moti di tali corpi:
l'ipotesi migliore è considerata quella più COMODA, più SEMPLICE.
Osiander avverte - da buon protestante (i protestanti, come forse sai, affermano la
Bibbia come unica fonte della Rivelazione) - l'aperta violazione della Parola di
Dio: da qui la sua prefazione (anonima). Copernico è convinto, invece, che la sua
teoria rispecchi la realtà: è convinto, cioè, che sia la Terra a muoversi intorno
al Sole e non viceversa. Fermiamoci ora a scavare sul personaggio Copernico e sul
suo background storico. Chi è Copernico?

E' un polacco (il suo nome è Niklas Koppernigk o Nikolaus Kepperlingk) che nasce a
Thorn - Torùn - nel 1473 da una famiglia borghese. Dopo la morte del padre (il
giovane Nicola ha appena 12 anni), Copernico viene adottato da uno zio che è
vescovo di Ermland. Studia dapprima a Torn, poi, a 18 anni si trasferisce a
Cracovia dove frequenta l'università (i suoi studi: matematica, calcolo
astronomico, fondamenti teorici dell'astronomia). Dopo cinque anni viene a studiare
in Italia.
In Italia frequenta l'università di Bologna. Nel 1498 - grazie allo zio - ottiene
la nomina di canonico della cattedrale di Frauenburg. Copernico, dopo aver preso
ufficialmente possesso della cattedrale, ritorna in Italia dove completa i suoi
studi (studi di medicina a Padova, studi di diritto e soprattutto di matematica ed
astronomia a Bologna - qui, tra l'altro, collabora alle ricerche astronomiche
condotte da Novara - ). Ritornato in Polonia, fa, tra l'altro, il medico ed è
politicamente impegnato. Nel 1532 ha quasi del tutto completato la sua "opera": DE
REVOLUTIONIBUS ("orbium coelestium" fu aggiunto successivamente), ma non la dà alle
stampe nonostante le sollecitazioni avute. Nel 1540 un suo discepolo Rheticus, che
è in possesso del manoscritto di Copernico, fa conoscere ufficialmente la svolta
copernicana pubblicando una sintesi nell'opera "Narratio prima". Nel 1453
finalmente esce il "DE REVOLUTIONIBUS ORBIUM COELESTIUM" (la prima copia viene
portata a Copernico sul letto di morte).

La rivoluzione copernicana: una rivoluzione “umanistica”?

Abbiamo "collocato" Copernico nel suo tempo. Ora domandiamoci: in che misura la
cultura del suo tempo, la cultura in cui egli si è formato, ha stimolato la sua
svolta?
Provo ad intuire: siamo nel periodo - quello umanistico-rinascimentale - in cui si
registra una "riscoperta" dei classici, classici da cui Copernico ha "rubato" delle
idee.
E’ vero. Ma... non ti sembra che la posizione centrale dell'uomo sottolineata
dall'umanesimo viene proprio messa in crisi da Copernico?
E’ vero. Non puoi negare, tuttavia, che è nel quadro umanistico che vengono
riscoperti i classici, classici da cui Copernico trae l'idea "rivoluzionaria".
Sì. Scaviamo: quali sono, secondo te, le "fonti classiche" della sua svolta?
Le abbiamo già viste: la scuola pitagorica, Eraclite di Ponto e Aristarco di Samo.
La scuola pitagorica? Questa non è arrivata all'eliocentrismo: anche il sole,
secondo la dottrina di tale scuola, ruota intorno ad un "fuoco" invisibile!
Dalla scuola pitagorica, però, Copernico mutua l’idea secondo cui la Terra si
muove.
E’ vero. A quanto ci risulta Copernico è stato influenzato proprio dalla scuola
pitagorica grazie a Pico della Mirandola, un platonico matematizzante.
Vuoi dire che vi è anche l’influsso platonico?
Certo: l’ultimo Platone vede nella natura una struttura geometrica.
E cosa c’entra la struttura matematica della natura con la rivoluzione copernicana?
Platone - sulla scorta dei pitagorici - arriva ad una concezione che sarà fatta
propria (naturalmente... mutatis mutandis) dalla scienza: l'universo, cioè, ha un
ordine matematico, è scritto (se vogliamo usare l'immagine di Galileo) con un
linguaggio matematico. Sai in che senso Platone riprende la scuola pitagorica?
La risposta mi sembra ovvia (la domanda mi sembra addirittura offensiva tanto è
semplice): per la scuola pitagorica l'arché è il numero.
Cosa c'entra il numero come "arché”, come cioè l'elemento primo da cui hanno
origine le cose, con la "lettura" matematica delle cose?
Il numero, per la scuola pitagorica, è l'elemento che accomuna tutte le cose in
quanto tutte le cose sono misurabili, numerabili.
E’ così. Per Platone (l'ultimo Platone), quindi, grazie al recupero di Pitagora, la
matematica viene applicata alla natura per cui le PROPRIETA' MATEMATICHE DIVENTANO
CARATTERISTICHE DELLA NATURA. Ti chiedo di fare un ulteriore sforzo intellettuale:
in che senso tutto questo fa da supporto alla teoria "eliocentrica"?
Ci provo (mi sembra difficile questo passaggio): la teoria eliocentrica è vera
perché è una teoria matematica.
Anche l'opera di Tolomeo (Almagesto) è un'opera "matematica": e quale matematica
sofisticata! Cos'è allora che, in base al filone Pitagora-Platone (patrimonio che
Copernico apprende a Bologna dal suo docente Domenico Maria Novara) appare a
Copernico come una sorta di prova della verità della sua teoria?
In base a quanto detto prima, credo che per Copernico la sua teoria è quella vera
perché i calcoli matematici che la sorreggono sono più "semplici" di quelli di
Tolomeo.
Cosa c'entrano i "calcoli", che sono procedimenti dell'uomo, con la realtà?
E' vero che i calcoli sono procedimenti umani, ma è anche vero che per Copernico,
trattandosi di calcoli semplici, spiegano come stanno veramente le cose (tenendo
conto, naturalmente, delle osservazioni).
E’ così. Copernico, in altre parole, è convinto - sulla scia di Platone - che
l'universo sia strutturato in modo "armonico", "ordinato" e quindi solo dei calcoli
semplici (e non quelli complicati di Tolomeo: si pensi appunto agli epicicli, agli
eccentrici, agli equanti), rispecchiano l'ordine, l'armonia della natura (dei
movimenti dei corpi celesti).
Per Copernico Dio è il grande "GEOMETRA" che ha creato un ORDINE UNITARIO,
un'ARMONIA. Kuhn sottolinea altri fattori che in qualche misura hanno spianato la
strada alla rivoluzione copernicana: la stagione dei grandi viaggi esplorativi che
richiede mappe più precise (e questo dipende anche dal miglioramento
dell'astronomia); il movimento per la riforma del calendario (gli errori del
calendario giuliano si erano accumulati e si avvertiva l'esigenza di mettere mano
ad una riforma - è la stessa Chiesa che ad un certo punto fa propria questa
esigenza e chiede a Copernico una consulenza in tale senso, consulenza che
Copernico rifiuta per il semplice fatto che ritiene essenziale prima riformare le
dottrine astronomiche) e la stessa rivalutazione del Sole operata in ambiente
neoplatonico.
Kuhn afferma, inoltre, che "anticipazioni" di idee copernicane si trovano in Nicola
D'Oresme (autorevole esponente della scuola parigina - secolo XIV -). Ad esempio,
D'Oresme, prendendo le distanze da Aristotele, sostiene che la scelta tra una Terra
immobile ed una Terra in movimento è solo una questione di "fede": non vi sono
argomentazioni che siano in grado di confutare la teoria secondo cui la Terra ruota
intorno a se stessa. Non sappiamo, però, con certezza se Copernico abbia letto
D'Oresme.

Ti propongo delle “riflessioni”

Ti propongo ora una "riflessione" di Koyré (la puoi trovare in "Dal mondo chiuso
all'universo infinito", pag. 31 - Feltrinelli - ): secondo Koyré Copernico avrebbe
dovuto coerentemente sbarazzarsi della sfera delle stelle. Puoi intuire il perché?
Ci provo. Il cielo delle stelle fisse è stato introdotto per spiegare il
particolare movimento delle stelle (le distanze reciproche rimangono sempre
uguali). Ora con la teoria eliocentrica il movimento delle stelle è visto solo come
apparente (è la Terra che ruota intorno a se stessa), ergo...
Ti ricordi bene. E' questa la ragione per cui, secondo Koyré, Copernico avrebbe
dovuto liberarsi della sfera delle stelle fisse ed arrivare a sostenere l'infinità
dell'universo: se non sono più le stelle a muoversi, non c'è alcun motivo per
conservare una sfera che è stata introdotta apposta per spiegare il fatto che nel
movimento le stelle conservavano identica la loro distanza reciproca. Copernico,
questo passo non lo fa. Per lui l'Universo rimane finito (con al "centro" il Sole).
Il suo Universo, tuttavia, è di gran lunga più esteso di quello medievale: almeno
2000 volte maggiore (dice Koyré il quale aggiunge che l'Universo antico e medievale
non era comunque... a misura d'uomo: era infatti di circa 120 milioni di Km!).

Ti sottopongo un'altra "riflessione". Copernico, invece di far muovere il luogo (la


sfera delle stelle), muove il localizzato (la Terra). Questo perchè - abbiamo detto
- è irrazionale far muovere un corpo così grande (per spiegare le osservazioni)
invece di uno relativamente piccolo quale è la Terra. Ma c'è un'altra ragione: lo
stato di quiete è più nobile e divino - lo dice lo stesso Copernico - del mutamento
e della instabilità che caratterizzano la Terra.
Copernico, quindi, mantiene una concezione "gerarchica" dell'universo, una
concezione che mutua da Aristotele. Hai presente la concezione "gerarchica" di
Aristotele?
Secondo Aristotele l'Universo è gerarchico nel senso che al vertice vi è la parte
più nobile (più divina) dell'universo - il mondo celeste - costituita da etere e
caratterizzata dall'immutabilità (ricordo benissimo che per Aristotele il divino è
Atto Puro) e in basso c'è il mondo sublunare caratterizzato dal movimento.
E' vero solo in parte: il mondo celeste (l'abbiamo detto finora) è caratterizzato,
oltre dall'etere, dal moto circolare. Il mondo sublunare, inoltre, è
caratterizzato, oltre che dal moto rettilineo, dai quattro famosi elementi.

Un'ulteriore "riflessione". Secondo la teoria copernicana i sensi (che ci dicono


che il sole sorge ad est e tramonta ad ovest e che le stelle pure si muovono nella
stessa direzione) sbagliano. Non ti sembra una tesi, questa, dirompente?
Per quel tempo certamente. Quanto era percepito dai sensi veniva considerato
"evidente", "manifesto". Per cui sembrava poco credibile una dottrina che osasse
sfidare l'evidenza dei sensi.
E' vero quanto dici. O almeno è vero che l'esperienza dei sensi relativa al sole ed
in generale a tutti i corpi celesti era considerata generalmente "evidente": come
sai sono pochissimi nell'antichità che hanno osato mettere in dubbio tale
"evidenza". Questo non significa, però, che non si era consapevoli che i sensi
possono ingannare. La scienza, quindi, nasce mettendo in crisi lo stesso valore
della esperienza immediata. Si assiste, dunque, ad un vero e proprio divorzio tra
"scienza" da una parte e la "diretta esperienza" dall'altro, divorzio che sarà
formalizzato nella metodologia scientifica di Galileo. La teoria della relatività
di Einstein ti dice - se ne sai qualcosa - a quale "astrattezza" è arrivata la
scienza, a quale distanza vi è tra la "scienza" e l'esperienza comune.
Copernico - abbiamo detto - è convinto della verità dell'eliocentrismo
(l'eliocentrismo, per lui, non è solo un sistema più semplice di calcolo). E'
consapevole cioè di essere arrivato ad una svolta radicale, sconvolgente. Non è un
caso che preveda reazioni negative, reazioni di cui però non ha paura. La dedica
del libro a Paolo III si conclude così:

"E se accadrà che vi siano chiaccheroni, che ignorano le matematiche e


ciononostante trinciano giudizi su di esse, che, in base a qualche passo della
Scrittura distorto malamente a loro comodo, ardiranno biasimare e diffamare la mia
opera, non mi curo di questa gente: DISPREZZO IL LORO GIUDIZIO COME ATTO
TEMERARIO".
Copernico, quindi, mette le mani avanti. Anche contro i teologi che distorcono dei
passi biblici. Il canonico Copernico conosce bene tali passi, ma ritiene che si
distorcano se li si legge alla lettera. Sembra, cioè, anticipare la tesi che
formulerà, diversi decenni dopo, Galileo. Lo scontro con la Chiesa, come sai, non
esplode subito (anche grazie all’"espediente" di Osiander).

L’apparire di una nuova cometa: un... fulmine a ciel sereno!

Siamo arrivati al "dopo Copernico". Scrive Koyré che se Copernico avesse avuto la
possibilità di prevedere gli sviluppi della sua teoria, ne sarebbe rimasto
sconvolto. "Si potrebbe dire - aggiunge - che la nuova astronomia si è sviluppata
'contro’ Copernico, pur prendendo le mosse 'da' lui" ("La rivoluzione astronomica”,
Milano).
Vediamo. Copernico conserva gli "orbi", cioè le sfere che trasportano i pianeti:
sfere in cui i pianeti sono incastonati - il termine "orbium" del titolo dell'opera
di Copernico si riferisce a queste sfere, delle sfere "solide" - proprio come le
stelle si riteneva fossero incastonate nella sfera delle stelle fisse. Si tratta di
un modello presente in Aristotele (il sistema delle sfere omocentriche). Ad
abbattere tali orbi è il danese Tycho Brahe, la massima autorità astronomica nella
seconda metà del '500.
Tycho Brahe, cioè, dà un'altra picconata al vecchio sistema. Com'è che vi riesce?
Studiando l'apparire in cielo di una nuova cometa. Puoi intuire la possibile
relazione tra l'apparizione di una cometa e la caduta delle "sfere" che trasportano
i pianeti?
Ci provo: ha visto la traiettoria della cometa intersecare le orbite dei pianeti.
Infatti. La cometa si muoveva intorno al Sole in un’orbita “esterna”. Una
"scoperta", quindi, sensazionale che lo porta a negare l'esistenza delle sfere
(cristalline) che si pensava trasportassero i pianeti. Gli "ORBI", dunque, dei
pianeti DIVENTANO con Tycho Brahe delle "ORBITE MATEMATICHE". Tycho Brahe va anche
oltre avanzando l'ipotesi di un'orbita "ovale" della cometa, un'ipotesi che
cozzava contro, come sai, il principio secondo cui il moto dei corpi celesti doveva
essere quello circolare.
Tycho Brahe, inoltre, osservando sempre questa "nuova" cometa, ha la sensazione di
trovarsi di fronte una ulteriore scoperta. Puoi intuirla?
Virgolettando "nuova", mi inviti a nozze: secondo il modello antico non dovevano
verificarsi delle "novità" nel mondo celeste.
E' così: secondo il modello antico nulla di nuovo, di contingente, doveva
verificarsi nei cieli. E' solo nel mondo sublunare che si verificano
trasformazioni, nascite e morti.
Tycho Brahe, quindi (un osservatore a occhio nudo eccezionale), va per certi versi
oltre Copernico, aprendo la strada a Keplero ed a Galileo. Eppure Tycho Brahe è
ANTICOPERNICANO. E questo, considerata la sua autorità, farà ritardare la
conversione degli astronomi alla teoria eliocentrica. Egli infatti approda ad una
via di mezzo tra geocentrismo ed eliocentrismo. Puoi intuire tale soluzione?
Mi butto (so di... sparare): immagino che il Sole sia posto al centro del moto
delle stelle e la Terra al centro del moto dei pianeti.
Senti: come si spiegherebbe il moto diurno delle stelle, se le stelle ruotassero
intorno al Sole?
Non ci avevo pensato.
Nel cosiddetto "sistema ticonico" (quello, appunto, di Tycho Brahe) la Terra rimane
al centro dell'universo - intorno ad essa ruotano le stelle fisse, il sole, la luna
- e il Sole è al centro del moto dei cinque pianeti allora conosciuti.
Ti consiglio di osservare con attenzione la figura del "Kuhn" (La rivoluzione
copernicana, pag. 259). Il sistema, sotto il profilo dei calcoli, è equivalente a
quello copernicano. Il suo "vantaggio" (?) è quello di evitare lo scontro con la
Chiesa.
Il sistema ticonico (osserva ancora la figura) conferma l'abbandono delle sfere
cristalline (sfere solide) che trasportano i pianeti: puoi notare dalla figura che
l'orbita di Marte interseca quella del Sole e l'orbita del Sole interseca quelle di
Mercurio e di Venere.

L’universo: finito o infinito?

Siamo a Giordano Bruno. Forse lo conosci già come vittima dell'Inquisizione (è


morto sul rogo come eretico nel 1600). E’ italiano (di Nola), frate. Non è un
astronomo e neppure un grande filosofo, eppure - come scrive Koyré ("Dal mondo
chiuso all'universo infinito", op. cit.) – “ha influenzato così profondamente la
scienza e la filosofia moderne, che non possiamo non assegnare a Bruno un posto
importantissimo nella storia dello spirito umano.”

Qual è la sua idea geniale? Entusiasta fautore della svolta copernicana, arriva ad
abbattere le mura celesti (la sfera delle stelle fisse che chiude l'universo) e a
teorizzare un universo "infinito". Con questa ulteriore picconata al modello
antico, rivoluziona pure il sistema copernicano. Secondo te, che conseguenza
immediata produce tale innovazione sul modello copernicano?
Immagino che il sistema copernicano sia messo in crisi nel suo... cuore, nel suo
essere, cioè eliocentrico (o giù di lì).
Senti: se cadesse l'eliocentrismo, cosa rimarrebbe della rivoluzione copernicana di
cui Bruno è un entusiasta fautore?
Eppure un universo infinito non ha un "centro". Non è, quindi, né geocentrico, né
eliocentrico. Come potrebbe avere un "centro", un universo che fosse "infinito"?
Hai proprio ragione. Bruno, è vero, innova una rivoluzione (quella copernicana) di
cui è un fautore, ma è anche vero che tale innovazione colpisce al cuore
l'eliocentrismo (come del resto il geocentrismo): un universo infinito non ha
centro. Un universo - quello di Bruno - infinito, quindi acentrico. Si tratta di
un'idea del tutto originale nella storia del pensiero occidentale?
No. L'idea di un universo infinito risale allo stesso Parmenide: l'essere non può
aver nulla al di fuori di sé, quindi è infinito.
Non ricordi bene l'idea di fondo di Parmenide: per lui l'essere è "finito" (nel
senso di compiuto, perfetto) e l'universo - l'insieme delle "cose" - non è essere.
Prova a fare un ulteriore sforzo: a chi appartiene, nell'antichità, l'idea di un
universo infinito (e quindi acentrico)?
Ah! Adesso ricordo: si tratta degli atomisti!
Ma gli atomisti sostengono l'esistenza di un numero infinito di atomi, non
l'esistenza di un numero infinito di mondi! O no?
No (lo ricordo bene): per gli atomisti gli atomi sono infiniti ed hanno costituito
infiniti mondi.
Infatti. Bruno riprende proprio l'idea dell'atomismo antico, idea rilanciata da
Lucrezio (è la scoperta - del 1417 - del manoscritto "Sulla natura" di Lucrezio che
riporta alla luce le idee degli atomisti). La "vittoria" di Aristotele, come sai,
aveva offuscato l'atomismo e con esso l'idea di un universo infinito. Un'idea che
viene ripresa, prima di Bruno, da Cusano (quattrocento)
Cusano - se vogliamo essere precisi - abbatte le pareti delle sfere celesti, ma non
arriva, proprio, ad un universo "infinito": lo considera "interminato",
indeterminato (non raggiunge mai un limite e quindi non è mai oggetto di conoscenza
completa: Cusano attribuisce il termine "infinito" solo a Dio). Alcune sue idee
sono originalissime: vedi, ad esempio, la concezione secondo la quale non esiste
una percezione dell'universo - delle posizioni e dei moti dei corpi celesti -
assoluta in quanto è relativa al luogo di osservazione. Sue sono anche, però, idee
tutt'altro che moderne: la Terra, ad esempio, non ruota intorno a se stessa. La sua
"fama" (sotto questo profilo) nasce solo dopo Copernico e, soprattutto (come scrive
Koyré) dopo Bruno. Ritorniamo a Bruno. Secondo te, come Bruno ha avuto l'idea
geniale di abbattere la sfera che racchiude l'universo?
Ci provo. Immagino sia arrivato (rubo l'osservazione di Koyré che ho incontrato
prima) per rendere coerente il sistema copernicano: come potrebbe esistere la sfera
delle stelle fisse - una sfera che muove queste stelle - se il movimento delle
stelle è solo apparente in quanto è la Terra che si muove intorno a se stessa?
Bruno non era un astronomo: come quindi avrebbe potuto rendersi conto
dell'incoerenza del sistema copernicano, incoerenza che non è stata colta neppure
da un astronomo autentico quale è stato Tycho Brahe? Vi è arrivato per una via
completamente diversa. Quale? Prova ad immaginarla.
Mi... butto. Immagino che la via sia filosofico-teologica: l'universo è infinito in
quanto prodotto di un Essere infinito (Dio).
Senti: non ti sembra fragile una risposta del genere? Come potrebbe il "creato"
essere infinito come Dio? Come potrebbero coesistere due infiniti?
E allora?
Fragile o non fragile, la risposta di Bruno è quella che hai scelto tu: per lui il
creato, per essere degno del Creatore, non può che essere infinito. Di sicuro non
si tratta di un’idea “scientifica”. Bruno arriva a sostenere che Dio non avrebbe
potuto che creare il mondo infinito: che ragioni avrebbe potuto avere Dio nel
creare il mondo qui invece che altrove, considerato che lo spazio, per Bruno, è
omogeneo e infinito? Tale idea di spazio (infinito ed omogeneo) Bruno la mutua da
Lucrezio-Democrito. Un'idea molto diversa da quella di Aristotele. Sai in che senso
lo spazio aristotelico non è omogeneo?
E' un quesito che mi... spiazza. Io ricordo che per Aristotele lo spazio non è che
il "luogo" delle cose (non capisco, quindi, in che senso il luogo non sia
omogeneo).
E' vero che, per Aristotele, lo spazio è il luogo delle cose, ma è anche vero che i
luoghi non sono omogenei: i luoghi "naturali", infatti, sono diversi (ogni cosa,
come sai, ha un suo luogo "naturale", un luogo gerarchizzato).
Bruno, quindi, respinge la dottrina di uno spazio gerarchizzato - la dottrina dei
luoghi naturali - a favore di uno spazio omogeneo. E con questo comincia ad erodere
il cosiddetto dualismo aristotelico (secondo cui esiste una parte nobile - in alto
ed una parte non nobile - in basso - ).

Esistono altri mondi abitati?

Ma c'è di più: Bruno arriva a sostenere una pluralità di mondi abitati. Come,
secondo te?
Ritengo sia una conseguenza coerente di un universo infinito: in un universo
infinito non possono che esistere altri mondi che ruotano intorno ad altri soli.
Perché mai questi mondi dovrebbero essere abitati? Noi sappiamo che tra i pianeti
del sistema solare solo la Terra è abitata e non è escluso che in altri sistemi
solari non ce ne sia nessuno che sia abitato (tutto dipende se ce ne sono nelle
condizioni ottimali in cui si trova la Terra). E’ un fatto, comunque, che Bruno
suppone che le stelle (anche se non tutte) siano dei soli intorno ai quali ruotano
dei pianeti come la Terra. Che tali pianeti siano abitati, però, non lo dimostra.
Scaviamo ancora un po’. Per Bruno l'universo è infinito. Ma allora Dio cos'è? Bruno
non nega (anzi!) la differenza tra l'infinità di Dio ("perfettamente semplice" -
come la chiama Koyré) e quella dell'universo (composita), a tal punto che a
confronto di Dio l'universo - agli occhi di Bruno - non è che un semplice punto, un
nulla.
Una riflessione: la concezione di Bruno - al di là del suo fondamento - è
compatibile col Cristianesimo?
Non vedo perché non possa esserlo. L'infinità dell'universo, per Bruno, non è che
l'espressione dell'infinità di Dio: solo l'universo infinito è degno della
perfezione divina.
Senti: se dovessero esistere altri uomini su altri mondi, come potrebbe il
Cristianesimo essere valido per tutti? Come potrebbe essere valido per gli uomini
di un pianeta x che non avessero commesso il peccato originale?
E’ vero. E’ questa la ragione, allora, per cui la Chiesa l’ha condannato al rogo?
Anche. La visione bruniana dell'universo di sicuro pone dei problemi al
Cristianesimo: se esistono altri uomini, questi, non essendo discendenti di Adamo
ed Eva, sono o no peccatori, hanno conosciuto o no Gesù Cristo che ha salvato gli
uomini del pianeta Terra? Dio si è incarnato anche in altri mondi? Se l'universo
fosse infinito, come potrebbe essere Dio nei cieli? Sono questi solo alcuni degli
interrogativi che trovi in Kuhn (pagg. 247-248).
In una concezione "infinita" dell'universo l'uomo, ancor più che nella concezione
eliocentrica, perde il suo antico prestigio, la sua "centralità" nell'universo
(centralità fortemente sottolineata dal Cristianesimo). La Terra (come del resto il
Sole) non è che un granello di sabbia nell'immensità del cosmo. Bruno, però, non
avverte questa degradazione dell'uomo. Non vede una perdita di significato per
l'uomo.
Anzi! Bruno esulta come un prigioniero che vede abbattute le mura del suo carcere.
L'universo infinito, per lui, non rende l'uomo un essere "insignificante" in
qualità di abitante di un insignificante pianeta disperso in un immenso universo,
ma anzi lo rende partecipe di un mondo che straripa di vitalità (per essere
"vivente" l'universo non può essere immutabile, ma in movimento).

Il moto dei pianeti: circolare od ellittico?

Siamo al grande Keplero[1]. Ti potrà sembrare strano, ma egli rifiuta la concezione


"infinita" dell'universo. Perché mai, secondo te? Puoi intuirne il motivo?
Ci provo. Immagino che abbia rifiutato la concezione bruniana perché non
"scientifica": come fa uno scienziato a dedurre l'infinità dell'universo
dall'infinita potenza di Dio?
Questo è vero. La considera una concezione metafisica in quanto non basata su dati.
Per lui la scienza deve limitarsi a dati osservabili (l'avventurarsi oltre
significa fare della metafisica, non della scienza). E la rifiuta non solo nel
metodo, ma anche nel merito: ritiene impensabile l'esistenza di stelle - in
particolare quelle visibili - a distanza infinita dalla Terra: tali stelle,
infatti, dovrebbero - secondo Keplero - essere infinitamente grandi, ma un corpo
infinitamente grande è letteralmente impossibile.
Così pure Keplero ritiene impensabile un universo fatto da un numero infinito di
corpi. Ma c'è anche un'altra ragione (forse per lui più convincente) per cui va
rifiutata la concezione dell'infinità dell'universo. Una ragione che potremmo
chiamare "matematica" (Keplero, sulla scia di Copernico, vede Dio come un grande
GEOMETRA).
In altre parole Keplero – anch’egli sulla scia dell'ultimo Platone e del neo-
platonismo, come Copernico - è convinto che nell'universo vi sia un ordine
matematico (un'Armonia geometrica), ordine che può sposarsi solo col mondo
dell'osservabile: non sarebbe "scientifico" un ordine matematico se tale ordine non
fosse qualcosa di osservabile (si avrebbe, cioè, la matematica pura, ma non la
scienza).
Non solo, quindi, Keplero si rifiuta di accogliere la concezione "metafisica" di
Bruno, ma si limita a studiare l'ordine esistente nel sistema solare, un ordine che
può direttamente misurare. Ed è all'interno di questa ottica che Keplero arriva ad
abbattere un altro tabù millenario: il tabù del moto circolare dei corpi celesti.
Ti ricordi su che cosa si basava tale tabù?
Certo. Si riteneva che i corpi celesti avessero un moto circolare perché tale moto
è sorretto proprio dall'osservazione: si tratta, naturalmente, di un moto apparente
dovuto alla rotazione diurna della Terra intorno a se stessa.
E' vero, ma è anche vero che tale fondamento aveva come supporto ulteriore un
argomento metafisico: il moto circolare era l'unico degno dei corpi celesti. Ti
ricordi l'argomento metafisico a fondamento del moto circolare dei corpi celesti?
Certo: il moto circolare era l'unico degno dei corpi celesti in quanto si tratta di
un moto che non ha né' un inizio né una fine.
Per gli antichi il moto circolare è il moto perfetto perché non ha né un inizio né
una fine e, proprio per questo, è eterno, un attributo degno dei corpi celesti.
Keplero arriva, come abbiamo detto, ad abbattere - limitatamente a quei corpi
celesti che sono i pianeti del sistema solare - il tabù del moto circolare. Come è
arrivato, secondo te, a tale scoperta?
Immagino perché il moto circolare non esprimeva quell'Armonia geometrica che
Keplero andava cercando.
Senti: come potrebbe essere "scientifica" una motivazione del genere?
E’ vero: la scienza, per Keplero, dove coniugare matematica con l'osservazione.
E' sulla base delle osservazioni accumulate dal suo maestro Tycho Brahe (Keplero
era miope e questo rappresentava un handicap significativo) che arriva a formulare
prima l'ipotesi del moto ovale e poi del moto ellittico: conoscerai certamente o,
comunque, avrai occasione di studiare le celebri tre leggi di Keplero sul moto
ellittico dei pianeti.

Che cosa provoca il moto ellittico dei pianeti?

Keplero non si limita a scoprire le leggi sul moto ellittico dei pianeti, ma cerca
pure di spiegare la causa di tale moto: puoi intuire la causa che Keplero ritiene
di avere scoperto?
Non vedo altra causa che Dio: è Dio, infatti, il Sommo Geometra che ha creato un
universo matematico.
Ti sembra “scientifica” un’ipotesi del genere?
No: è al di là di qualsiasi esperienza possibile.
Per Keplero è il Sole che, con la sua forza magnetica, muove i pianeti in modo
ellittico. L'idea la ruba allo studioso inglese Gilbert secondo il quale la Terra è
un enorme magnete i cui poli sono costituiti dai poli geografici.
Per un approfondimento di questo discorso (l'ipotesi secondo cui è il Sole la causa
motrice del moto ellittico dei pianeti) ti invito a consultare Kuhn (La Rivoluzione
copernicana, op. cit. pagg. 313-314). Ti suggerisco a questo punto una riflessione:
ti sembra "scientifica" tale spiegazione, la spiegazione del moto dei pianeti
mediante la concezione del Sole come causa motrice?
Non mi convince: come potrebbe avere come supporto l'osservazione la forza di cui
parla Keplero?
Keplero è consapevole che la sua non è che un'ipotesi, un'ipotesi che si fonda su
una analogia (l'analogia della calamita).
Un'osservazione finale su Keplero. Keplero, oltre alla "scoperta" del moto
ellittico dei pianeti (moto suffragato da osservazioni), oltre alla convinzione
fermissima che l'Universo ha un ordine matematico, oltre al ruolo particolare (un
ruolo di causa motrice dei pianeti) che attribuisce al Sole - ipotesi che sarà poi
ripresa da Newton - ha indubbiamente il merito di aver ulteriormente "semplificato"
il modello copernicano. Puoi intuire le ragioni di questa semplificazione?
Avendo introdotto la figura dell'ellisse (per quanto riguarda i pianeti), ha fatto
cadere l'esigenza di ricorrere agli epicicli ed agli eccentrici. Ho... osato
troppo?
Senti: l'abbattimento degli epicicli e degli eccentrici non era già un'opera di
Copernico? Che semplificazione avrebbe introdotto, allora, Copernico, se avesse
conservato tali epicicli ed eccentrici?
Copernico (lo ricordo bene) ad un certo punto avverte anch’egli l'esigenza di
ricorrere - per spiegare tutte le anomalie che risultavano dall'osservazione - a
questi epicicli ed eccentrici.
Infatti: è Keplero che spazza via definitivamente l'esigenza di ricorrere agli
epicicli e agli eccentrici.

Un cannocchiale puntato verso il cielo: crollano antichissimi tabù!

Siamo a Galileo[2], il vero e proprio padre della "scienza”, del metodo


scientifico. E' lui che dà un'ulteriore e decisiva... spallata al sistema
aristotelico. E questo non tanto con l'introduzione di nuovi calcoli o modelli
matematici, quanto...
(mi sembra scontata la risposta) con il semplice utilizzo di uno strumento
tecnologico: il telescopio.
Non ti sembra di esagerare? Come avrebbe potuto "osservare" il moto della Terra
intorno a se stessa ed il moto della Terra intorno al Sole?
Ha fatto, però, scoperte sensazionali col telescopio.
E' vero: col telescopio ha scoperto almeno degli "indizi" a favore della
rivoluzione copernicana e poi ha demolito alcune vecchie concezioni aristoteliche.
Sai che cosa è riuscito a demolire con le osservazioni col cannocchiale?
Il moto circolare dei corpi celesti.
Per nulla: Galileo è rimasto legato alla vecchia concezione del moto circolare dei
corpi celesti.
Allora l’infinità dell’universo!
Ti sembra si possa osservare l’infinità dell’universo? Galileo, puntando il
cannocchiale verso il cielo, ha esteso a dismisura l’orizzonte dell’osservazione
umana (Galileo ha potuto "vedere" ciò che nessun uomo aveva visto nella storia
dell'umanità), ma non ha certo visto l’infinità dell’universo. Cos'è, allora, che
ha visto di tanto importante da mettere in crisi antiche e consolidate concezioni?
Immagino che abbia visto le montagne e le valli della Luna.
Cosa ci sarebbe di sensazionale nel vedere montagne e valli?
Immagino che mettesse in crisi la concezione aristotelica secondo cui il mondo
celeste era costituito da etere.
Già Anassagora, però, nell'antichità aveva affermato la natura "terrestre" della
Luna e del Sole, ma anche in età moderna già Bruno aveva abbattuto il cosiddetto
dualismo di Aristotele (il dualismo tra "mondo celeste" e "mondo sublunare").
Questo non toglie che la diretta osservazione sia stata una spina nel fianco del
sistema aristotelico.
Infatti: la Luna - in quanto appartenente al mondo celeste - doveva essere per
Aristotele non rugosa, ma perfettamente liscia in quanto corpo perfettamente
"sferico". Tieni presente che l'autorità di Aristotele aveva eclissato a lungo le
teorie cosiddette anomale (non solo di Anassagora, ma anche degli atomisti, ad
esempio), e che la visione di Bruno non era considerata scientifica, ma poetico-
teologica. Per Aristotele la Luna - come tutti i corpi celesti - doveva essere
perfettamente sferica in quanto costituita da una sorta di materia divina (cioè
l'etere). L'osservazione di Galileo ha fatto cadere, quindi, il tabù di Aristotele.
Come l'ha fatto cadere l'osservazione delle "macchie" solari. Puoi intuire in che
misura la scoperta di tali macchie ha contribuito ad affossare il dualismo
aristotelico?
Mi pare ovvia la risposta: anche la superficie del sole era rugosa e quindi non
perfettamente sferica.
Ma... le macchie solari appaiono e scompaiono e quindi non denotano la rugosità
della superficie del Sole. Cos'è che metteva in crisi, allora, la scoperta delle
macchie solari?
Ah! Adesso mi si è... accesa la lampadina: se le macchie appaiono e scompaiono,
questo denota la presenza sul Sole di processi di trasformazione, processi che
erano incompatibili con la dottrina dell'etere, una sostanza eterna,
incorruttibile, che non può subire le trasformazioni tipiche della Terra.
Ma perché mai l'apparire e lo scomparire di macchie non potrebbero essere dovuti al
passaggio di corpi davanti al Sole stesso?
Non sono un astronomo.
L’obiezione che ti ho formulato è del gesuita Scheiner. Galileo la respinge con la
motivazione che tali macchie appaiono e scompaiono con ritmi non regolari.
Le macchie solari denotano la presenza sul Sole di processi di alterazione che
erano incompatibili con la dottrina dell'etere: non è un caso che Galileo arriva a
parlare di "funerale della scienza aristotelica". Ma Galileo fa un'altra scoperta
che affossa ulteriormente il dualismo aristotelico: le fasi di Venere. Qual è il
senso di tale scoperta?
Ci provo: le fasi della Luna denotano che la Luna non ha luce propria, ma è
illuminata dal Sole e, quindi, suppongo che questo discorso valga anche per Venere.
E’ così: Galileo è convinto che Venere, proprio perché illuminata dal sole, abbia
una superficie "opaca" e quindi abbia una natura "terrestre".
Galileo, quindi, con le scoperte di cui prima - scoperte che annuncia nel "Sidereus
Nuncius” del 1610 - abbatte definitivamente e sulla base dell'"osservazione” il
dualismo aristotelico, dualismo che, è vero, altri avevano negato, ma senza il
supporto sperimentale. Galileo, inoltre, dilata a dismisura (come abbiamo detto)
l'Universo scoprendo una miriade di "greggi” di stelle che nessun occhio umano
aveva mai visto. Non arriva, tuttavia, a sostenere l'infinità dell'Universo.
O meglio Galileo non partecipa al dibattito sulla finitezza o meno dell'universo.
Vi sono passi in cui parla di universo "interminato" (usando la stessa terminologia
di Cusano). Ce ne sono altri in cui nega la possibilità di conoscere la stessa
esistenza di un "centro" dell'Universo, ma non dice mai che le stelle sono
distribuite in uno spazio infinito. Forse, dopo la condanna di Bruno, Galileo ha
scelto la via della prudenza. O forse tale problema non aveva per lui un grande
interesse.

“Prove” a favore della teoria “copernicana”?

Galileo è un convinto copernicano. E' convinto, cioè, che è la Terra che ruota
intorno al Sole (oltre che a ruotare intorno a se stessa). E la sua convinzione è
fondata sulla osservazione, cioè...
Immagino che Galileo abbia visto nell'opacità di Venere una prova che anche la
Terra - che è opaca - si muove nel cielo intorno al Sole.
Come potrebbe la scoperta della "terrestrità'" di Venere essere una prova che la
Terra ruota intorno al Sole, quando non è provato che Venere stessa si muove
intorno al Sole?
E’ vero. E allora?
La scoperta delle fasi di Venere conferma l'idea copernicana che la Terra potrebbe
benissimo muoversi in cielo come si muove in cielo, pur avendo una natura
"terrestre", Venere. Si tratta di un “indizio”, non di una “prova”. Ma è
soprattutto un'altra scoperta che lo rende ancor più convinto della esattezza
dell'intuizione di Copernico: la scoperta dei "pianeti" (satelliti) di Giove.
Perché mai, secondo te?
Mi sembra un quesito tutt'altro che facile. Ci provo lo stesso, comunque (anche se
temo di dire qualche... bestemmia). Immagino che trovi un'analogia tra Giove (un
pianeta) e la Terra: ambedue hanno uno o più satelliti.
Perché mai l'analogia porterebbe all'eliocentrismo? Che Giove (con o senza lune)
ruoti intorno al Sole e non alla Terra è da dimostrare!
Si tratterebbe anche qui di un “indizio”, non di una “prova”. L'analogia dice solo
che la Terra non è l'unico corpo all'interno del sistema solare che ha un satellite
che ruota intorno a se stessa.
Infatti. Ma perché sarebbe un buon indizio?
Se Giove si muove in cielo con le sue lune che gli ruotano intorno, nulla osta che
anche la Terra faccia altrettanto.
Galileo è convinto che la sua scoperta sia un buon indizio a favore del
copernicanesimo proprio per questo. Una delle ragioni per cui si è pensato per
millenni che la Terra non può muoversi (e quindi è ferma) è il fatto che le ruota
intorno la luna: come farebbe la luna a rincorrerla?
Si tratta - sia chiaro - di un ulteriore indizio, non di una prova. E Galileo lo
sapeva. Ma Galileo era convinto di avere in mano anche una vera "prova fisica": per
lui le maree non erano che l'effetto della combinazione del moto della Terra
intorno a se stessa e intorno al Sole. A quanto ti risulta, si trattava di una
prova?
Sulla base delle mie conoscenze fisiche, no: le maree sono dovute all'attrazione da
parte della luna.
La luna? Non è il Sole che esercita la sua forza attrattiva nel sistema solare?
Sia la luna che il sole.
E' così: le maree sono dovute alla forza di attrazione della luna (ed anche del
Sole). Lo scoprirà Newton. Anche la luna - come ogni massa - esercita una forza
attrattiva. Nel caso delle maree è la forza della luna che esercita direttamente
l'attrazione dell'acqua dei mari. E' ovvio, naturalmente, che quando Sole e luna
sono allineati, la forza attrattiva è maggiore.
Ti cito a questo proposito una breve nota di Popper ("Poscritto alla Logica della
scoperta scientifica", pag. 206 - Il Saggiatore -): "Galileo apparteneva al campo
razionalista (come la chiesa romana) ed era contrario all'astrologia. Questo,
naturalmente, è anche il motivo per cui era così ossessionato dalla sua teoria
anti-astrologica, e tuttavia sbagliata, delle maree".
Alcuni indizi ed una falsa prova: questo è quanto ha in mano Galileo. Eppure egli
non ha dubbi sull'eliocentrismo. Ed è convinto pure di essere in grado di
rispondere alle antiche obiezioni fisiche contro il movimento della Terra. Puoi
intuire che tipo di risposta dà?
Mi sembra difficile il quesito. Forse le nuvole, gli uccelli... non sono
trasportati dal vento (un vento che, secondo l'obiezione, scatenerebbe il movimento
della Terra intorno a se stessa) perché l'aria partecipa anch'essa del moto della
Terra e quindi, rispetto ad essa è ferma.
E' questa la risposta che Galileo dà nel suo capolavoro "Dialogo sopra i due
massimi sistemi del mondo": l'aria partecipa del moto della Terra e, quindi,
rispetto ad essa è ferma. Questo vale anche per il grave - partecipando anch'esso
al moto della Terra (da ovest a est) - cade perpendicolarmente alla Terra stessa.
Galileo si sente in grado, quindi, di rispondere alle antiche e medievali obiezioni
fisiche contro il movimento della Terra. Da qui la sua ferma convinzione.

Il match tra Galileo e la Chiesa. Da riabilitare è Galileo o la Chiesa?

E da qui la sua "battaglia culturale" contro la Chiesa. E da qui - come sai - la


condanna.
Come sai, la Chiesa cattolica per decenni ufficialmente non si pronuncia sulla
dottrina copernicana (il "De revolutionibus orbium coelestium" di Copernico era
letto e, in alcuni casi, insegnato in università cattoliche, la stessa riforma del
calendario - calendario che è entrato in vigore nel 1582 per volontà del papa
Gregorio XIII - è basato sugli studi di Copernico).
E la chiesa cattolica non si pronuncia neanche prima di Copernico di fronte a
concetti (vedi Cusano) ben più sconvolgenti rispetto a quelli di Copernico. Come
mai questo atteggiamento "tollerante" tenuto a lungo che lascia poi il posto alla
celebre condanna contro Galileo? Rispondi tenendo presente quanto hai già scoperto.
Sulla base di quanto ho appreso in questo viaggio posso dire che la Chiesa
cattolica non avverte alcun pericolo per la fede in quanto ha la convinzione che
fede e scienza operano in campi autonomi.
Come dovresti ricordare, non è così. O meglio la Chiesa cattolica non avverte il
pericolo perché la teoria copernicana era considerata una semplice ipotesi
matematica, interpretazione che era stata data dal teologo protestante Osiander
nella sua prefazione al "De revolutionibus orbium coelestium" di Copernico. Non
dobbiamo dimenticare, poi, che l'eliocentrismo non aveva alcuna prova e che il
sistema "ticonico" (anticopernicano) teneva conto delle osservazioni almeno quanto
quello copernicano. Perché allora tanta rigidità nei confronti di Galileo?
Sulla base di quanto appreso fino ad ora non vedo una spiegazione: fino a prova
contraria anche Galileo non possedeva uno... straccio di prova.
E' vero quanto dici, ma è anche vero - e l'abbiamo detto prima - che Galileo non
solo è convinto che l'eliocentrismo corrisponda alla realtà, ma sulla base di
questa convinzione ha voluto condurre una battaglia culturale all'interno della
Chiesa perché la Chiesa stessa non chiudesse gli occhi alla scienza.
Galileo ha una concezione "realistica" della scienza: ciò che dice la scienza non è
uno schema mentale, ma corrisponde alla realtà. Da qui l'irrigidimento da parte
della Chiesa. Un irrigidimento che è motivato anche da un contesto storico ben
preciso: puoi intuirlo?
Immagino sia il contesto della lacerazione all'interno del mondo cristiano tra
cattolici e protestanti.
E' così. Sono i protestanti che - come sai - ritornando (o intendendo tornare) alle
origini, cioè all'unica fonte della Rivelazione che è la Bibbia, avvertono per
primi il pericolo per la fede della teoria copernicana e per primi la condannano. E
sono queste condanne che indubbiamente condizionano la svolta (nel senso
dell'irrigidimento) della Chiesa.
Ci troviamo in un contesto storico, per la Chiesa, delicato: una lacerazione
profonda tra cattolici e protestanti. E c'è di più: siamo di fronte a quella che
viene chiamata la "Controriforma" che, contrapponendosi alla Riforma, crea un clima
di... caccia all'eretico. Nel 1616 la teoria copernicana viene condannata
ufficialmente come eretica e il libro di Copernico viene inserito nell'"Indice dei
libri proibiti". Lo stesso Galileo viene "ammonito" dal card. Bellarmino.
I termini esatti di questa ammonizione non sono del tutto chiari. Il verbale della
seduta ha l'aria di una minuta e non reca né la firma di Galileo, né quella di
testimoni, né quella del notaio (c'è chi considera tale verbale un "falso" creato
più tardi per incastrare con una prova scritta Galileo).
Da una dichiarazione che Galileo chiede allo stesso card. Bellarmino per combattere
la calunnia secondo la quale lui avrebbe abiurato, risulta che Galileo non ha
abiurato, ma è stato solo ammonito a non difendere la dottrina copernicana. Dopo
anni di silenzio Galileo, nel 1632, Galileo, incoraggiato probabilmente
dall'elezione a papa di un suo amico ed estimatore "Urbano VIII", pubblica il suo
capolavoro: il "Dialogo sopra i due massimi sistemi del mondo".
Si tratta di un'opera che viene pubblicata con l'Okay (imprimatur - si diceva
allora in latino) della Chiesa con l'unico obbligo imposto a Galileo di presentare
il libro utilizzando il trucco di Osiander, di concepire cioè le teorie del libro
come delle ipotesi puramente matematiche. Galileo, tra l'altro, aveva scelto
nell'impostazione dell'opera il metodo del "dialogo", un confronto di posizioni che
vengono messe in bocca a tre interlocutori: Simplicio, Salviati e Sagredo.
Nonostante l'espediente letterario del "dialogo" l'opera appare presto come una
chiara "difesa" del sistema copernicano ed una presa in giro del sistema tolemaico
(la stessa opinione del papa viene fatta oggetto di ironia). Da qui il celebre
processo del 1633, la condanna e l'abiura. Puoi intuire la difesa di Galileo (la
sua posizione di fronte alla Bibbia, posizione che aveva espresso nell'epistolario
con don Castelli e con Cristina di Lorena)?
Immagino che Galileo ritenga che la Bibbia non debba essere letta "alla lettera".
Ma... se la Bibbia non dovesse essere letta alla lettera, dovrebbe diventare
oggetto di "interpretazioni", il che non potrebbe che condurre Galileo in braccio
ai protestanti: se viene meno l'Autorità indiscussa della "lettera" della Bibbia,
si cadrebbe in una pluralità di interpretazioni, cioè in una pluralità di... sette.
Eppure mi sembra proprio così: Galileo è convinto che la Bibbia non debba essere
letta "alla lettera".
E’ proprio così. Immagino sia una conoscenza che tu abbia da tanto tempo. Galileo è
convinto che una lettura letterale della Bibbia provocherebbe degli inconvenienti
gravi, come ad esempio, quello di attribuire a Dio mani, piedi, occhi, l'ira, il
pentimento. E' convinto che la Bibbia sia un'Autorità indiscussa, ma solo in campo
religioso-morale e non nell'ambito scientifico. Per lui la Bibbia insegna come si
fa ad andare in cielo (in paradiso, cioè), ma non come va il cielo (cioè i moti dei
corpi celesti). E' convinto, quindi, che è la Chiesa che sbaglia, non lui. Cosa ne
dici?
Se lo collochiamo nella sua storia, mi sembra di aver di fronte un personaggio un
po' borioso, un po' troppo sicuro, lui solo nel giusto, lui che tra l'altro non
aveva in mano alcuna prova.
E' un'impressione più che legittima. Non puoi dimenticare, però, che erano molti
gli "indizi" a favore del copernicanesimo che aveva in mano; e poi non crea
inconvenienti una lettura "letterale" della Bibbia?
Per la Chiesa cattolica in caso di conflitto tra fede (la Parola diretta di Dio) e
ragione, doveva essere la ragione a fare marcia indietro (a rivedere, cioè, i suoi
errori) essendo unica la fonte sia della Bibbia che della ragione, cioè Dio. Anche
per Galileo la fonte è unica: Dio. Per lui Dio ha scritto due libri: la Bibbia e il
libro della Natura.
Si tratta di due libri perfettamente distinti: il primo rivela il messaggio
religioso e morale di Dio e il secondo è lasciato alla lettura da parte dei sensi e
della ragione dell'uomo (perché mai Dio avrebbe fornito l'uomo di sensi e di
ragione?). La scienza, quindi, per Galileo, è autonoma dalla fede in quanto ha a
che fare con un altro libro di Dio.
Nessun conflitto, quindi, tra i due ambiti. La Bibbia va considerata come un
messaggio morale-religioso e non come un trattato scientifico. Per scoprire la
natura, invece, occorre far ricorso ai sensi e alla ragione. Una battaglia
culturale che Galileo perde. Contro di lui, tra l'altro, non solo era schierato il
potente ordine dei Gesuiti, ma anche l'ordine dei Domenicani (sono i domenicani che
sferrano l'attacco finale che porta al processo). Contro Galileo, tra l'altro
(consulta lo splendido libro di P. Redondi, "Galileo eretico", Einaudi) era stata
depositata una denuncia ben più grave di quella di abbracciare la teoria
copernicana: l'accusa di violare il dogma della "transustanziazione".
Galileo, quindi, perde la sua battaglia, viene condannato alla prigione a vita -
commutata in isolamento, prima a Siena e poi nella villa di Arcetri - e costretto
ad "abiurare" e a fare addirittura la... spia contro gli eretici. Sullo storico
“match” ti consiglio di leggere non solo le celebri "lettere copernicane" di
Galileo, ma anche alcune pagine critiche. Trovi il tutto in "Galileo Galilei, Le
lettere copernicane" (a cura di Baldini, Armando Editore): dei testi critici ti
consiglio " La controriforma e l'esegesi biblica di Galileo" di Shea e "Le ragioni
del Cardinale Bellarmino e della Chiesa" di Koestler.

Cos’è che trattiene i pianeti e cos’è che impedisce loro di cadere sul Sole?

Siamo a Newton[3]. Qui ci limitiamo ad affrontare il suo contributo decisivo alla


rivoluzione copernicana. Sulla base delle tue conoscenze acquisite altrove, qual è
questo contributo?
Ricordo la teoria della gravitazione: i corpi celesti non cadono perché sono
attratti dalla forza del Sole.
La forza del Sole c'entra: è la forza di attrazione del Sole che "trattiene" i
pianeti. Ma perché parli di “cadere”?
E’ vero: cadere verso che cosa?
La teoria della gravitazione ha sicuramente a che fare con il cadere ad esempio
della mela sulla terra: ti ricordi, sicuramente, la leggenda della mela - leggenda
"venduta" da Voltaire - secondo la quale Newton avrebbe avuto l'idea della teoria
dopo che gli era caduta una mela in testa. Il peso non è una proprietà dei corpi,
ma dipende dalla forza di gravità che esercita ad esempio la massa "terra".
Come sai, il tuo peso cambierebbe di molto, se tu ti posassi sulla Luna (sarebbe
1/6) e ancor di più se ti posassi su un asteroide, sulla testa di una cometa
(potresti pesare come una farfalla!). La cosiddetta legge della "gravitazione
universale" spiega, quindi, il peso dei corpi e la loro caduta sulla terra. E
spiega anche un altro fenomeno che appare sulla Terra (fenomeno di cui abbiamo già
parlato): sai a quale fenomeno ci riferiamo?
Mi ricordo benissimo: si tratta delle maree, fenomeno che Galileo aveva spiegato
erroneamente con la combinazione del moto diurno intorno a se stessa e in un anno
intorno al Sole.
E' vero: le maree sono l'effetto dell'attrazione della Luna e del Sole (quando Luna
e Sole sono allineati, come sai, il fenomeno è più marcato). Non si tratta di una
dottrina facilmente... digeribile dai cosiddetti "razionalisti" in quanto sembrava
di carattere "astrologico". Popper, in "Poscritto alla Logica della scoperta
scientifica" di K. Popper (Il Saggiatore) dice tra l'altro che "Newton accettò,
consapevolmente, anche se con riluttanza, una dottrina che era stata rifiutata da
alcuni dei migliori cervelli, Galileo incluso, come parte di una pseudo-scienza
screditata" (pagg. 205-206).
Newton dà una soluzione "astronomica" (oltre che "fisica", naturalmente) al
fenomeno delle maree, "smascherando" (se così possiamo dire) la pseudo spiegazione
di Galileo - una spiegazione che, come sai, Galileo riteneva essere la "prova"
tanto ricercata a favore del copernicanesimo.
Non è, quindi, solo la Terra che attrae con la sua forza di gravità, ma anche i
corpi celesti (che non sono fatti di "etere"). Keplero, come sai, ha scoperto le
cosiddette "leggi di Keplero" relative al moto ellittico dei pianeti intorno al
Sole. Newton cerca solo di dare una spiegazione a questo moto ellittico. Che
spiegazione pensi abbia escogitato?
Ci provo: immagino che il Sole attragga i pianeti e impedisca loro di partire per
la tangente e sfuggire nello spazio extra-sistema solare.
Ma perché, se è il Sole che li attrae, non cadono sul Sole come i gravi cadono
sulla Terra?
Ovviamente non cadono sul Sole perché contemporaneamente sono spinti da un'altra
forza in direzione opposta, forza che si chiama "centrifuga".
Infatti. Ma da dove viene l’altra azione? L’una viene esercitata dal Sole. E
l’altra?
Non lo so: forse (so di dare una risposta non "scientifica") tale forza è
esercitata da Dio stesso.
E' vero che non è scientifica, ma è anche vero che è lo stesso Newton che la avanza
per spiegare il moto inerziale dei pianeti: Newton afferma che tale velocità
iniziale è data dall'atto creativo di Dio (è Dio, cioè, che dà l'impulso iniziale
ai corpi).
Per Newton i pianeti si muoverebbero con un moto rettilineo uniforme (moto
inerziale), se non vi fosse l'attrazione esercitata dal Sole. Naturalmente sono gli
stessi pianeti che esercitano una forza reciprocamente (la legge, cioè riguarda
tutte le "masse").
La legge, come forse sai, afferma che due corpi nell'universo si attraggono l'un
l'altro con una forza direttamente proporzionale alle due masse ed inversamente
proporzionale al quadrato della distanza che li separa. Newton, allora, introduce
il concetto di "azione a distanza" ?
Mi sembra ovvio: perché mai non dovrebbe essere un'azione a distanza, un'azione
esercitata su corpi distanti milioni di km?
Come potrebbe essere "scientifica" un'affermazione che dice che un corpo esercita
un'azione su corpi distanti milioni di km? Non saremmo in presenza di forze
"occulte", forze cioè che non cadono sotto l'orizzonte della nostra osservazione?
Eppure, non vedo altra possibile spiegazione.
Può sembrare paradossale in base a quanto abbiamo detto fin qua, ma sembra proprio
che Newton escludesse l'azione a distanza (vedi ad esempio Koyré, "Dal mondo chiuso
all'universo infinito", op. citata, pagg. 135-136): le forze di cui parla Newton
non sono forze "reali", ma "matematiche". Gli bastano queste per spiegare i moti
ellittici dei pianeti. La scienza, secondo Newton, deve "descrivere" (cioè mettere
in collegamento dato con dato), non spiegare le cause ultime.
Chiudiamo con Newton. Il suo grande merito - con la scoperta della "gravitazione
universale" - sta, indubbiamente, nell'aver "unificato" in qualche modo l'universo
(una stessa legge è valida sia per fenomeni terrestri che celesti) abbattendo...
(mi sembra scontata la risposta) il dualismo metafisico di Aristotele: il
dualismo, cioè, tra la sfera celeste costituita da etere e la sfera sublunare
costituita dai quattro elementi e caratterizzata dal moto rettilineo.
Dualismo metafisico?
Pardon! Si tratta del dualismo "cosmologico", non "metafisico": il dualismo
cosiddetto metafisico si riferisce alla dottrina aristotelica secondo cui esistono
due realtà eterne (da una parte l'Atto Puro, dall'altra la materia prima).
Se ti interessa fare un piccolo approfondimento sulle forze gravitazionali, ti
propongo alcune pagine del libro "Infinito, Viaggio ai limiti dell'universo" di
Tullio Regge, Ed. Mondadori, 1994. Leggi da pagina 34 a pagina 43. Un aperitivo? A
pag. 42, Regge (docente di teoria della relatività all'Università di Torino)
scrive, tra l'altro: "Se riuscissimo ad abolire le forze gravitazionali con un
colpo di bacchetta magica, otterremmo la distruzione immediata di tutto l'universo
da noi conosciuto. I pianeti abbandonerebbero le orbite circumsolari dissolvendosi
in una nube di sassi e di polvere. Il Sole esploderebbe scagliando nello spazio
circostante una nube di gas infuocato che si spegnerebbe in brevissimo tempo”.

[1] Nato a Weil, vicino a Stoccarda, nel 1571; protestante, studi di teologia e di
matematica, convertito al copernicanesimo dal suo maestro astronomo e matematico
Maestlin, assistente prima di Tycho Brahe e poi "matematico imperiale" a Praga. Un
grande "astronomo" (anche se miope: si è affidato soprattutto alla mole di
osservazioni effettuate da Tycho Brahe).

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