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Direttore responsabile: Fabio Tamburini

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I lavori
Premessa
???
scenario
del futuro

Cari amici di 24+

Il 2020 appena cominciato sarà un anno di grandi


trasformazioni nel mondo del lavoro e dei lavori.

Scelte politiche ed economiche a livello italiano


e internazionale influenzeranno un mercato in
vorticoso cambiamento. Nuove competenze e nuovi
mestieri stanno nascendo alla velocità della luce,
incontrandosi e scontrandosi con mansioni più
tradizionali, pubbliche o private.

Per capire un po’ meglio cosa aspettarci abbiamo


deciso di raccogliere in questo report una serie di
articoli, inchieste e analisi pubblicati in questi primi
mesi di 24+ all’insegna dei LAVORI DEL FUTURO:
futuro inteso come nuovi mestieri figli della tecnologia
che cambia e abilita ma anche futuro inteso come
occasioni e posti di lavoro disponibili nei prossimi
mesi e anni in determinati settori. Con un occhio
attento al tema degli stipendi e dei giovani.

Ci auguriamo che sia una lettura interessante


e un utile recap. Se volete farci sapere che cosa ne
pensate, oppure inviare spunti e idee per la redazione,
potete scriverci a: community@ilsole24ore.com

Buona lettura

Il team di 24+
Sommario
1 Lavoro, in arrivo 1 milione
di assunzioni: ecco dove
di G. Pogliotti e C. Tucci   pagina 5

2 Nei prossimi 4 anni in Italia


cambierà la metà dei lavori
di Francesca Barbieri   pagina 9

3 Intelligenza artificiale,
i lavori più richiesti
di F. Barbieri e A. Magnani   pagina 17

4 Le scuole che fanno trovare


più velocemente lavoro
di E. Bruno e C. Tucci   pagina 23

5 Lo Stato imprenditore: in
arrivo 60mila «posti fissi»
di M. Mobili e M. Rogari   pagina 29

6 Che lavoro faranno


i giovani tra 10 anni
di Alberto Magnani   pagina 34

7 Stipendi, in Italia
non crescono da 20 anni
di Francesca Barbieri   pagina 39
I lavori Primo
scenario
del futuro

Lavoro, in arrivo 1 milione


di assunzioni: ecco dove
di Giorgio Pogliotti e Claudio Tucci

N
el primo trimestre 2020, da Milano a Palermo, le imprese
offriranno oltre 1,1 milioni di opportunità lavorative. Di que-
ste, però, il 30,6% - circa 355mila posizioni - rischiano seria-
mente di rimanere “vuote” per mancanza di candidati. Tra i giovani il
“mismatch” è ancora più alto e raggiunge picchi del 65% (specialisti in
scienze informatiche, fisica e chimica) e sono praticamente “introva-
bili” tecnici, diplomati e Its; laureati nelle discipline «Stem».

5
I lavori del futuro Primo scenario

Tra le nuove professioni, legate soprattutto all’innovazione e al 4.0,


sono richiestissimi (e difficili da reperire) data scientist e data analyst,
ingegneri con preparazione digitale, operai specializzati, chimici,
esperti in marketing, modellisti di capi di abbigliamento, addetti alle
lavorazioni dei prodotti alimentari, solo per citarne alcuni.

L’allarme «mismatch»
I numeri, anticipati da Unioncamere-Excelsior, fotografano molto da
vicino l’allarme “mismatch”, rilanciato qualche giorno fa anche dalle
aziende lombarde. La scorsa estate ha suscitato stupore la notizia che
a Milano sono divenuti introvabili persino i “ragionieri” (oggi l’istituto
tecnico di riferimento ha cambiato nome, «Amministrazione, finanza
e marketing», ndr); e altri numeri stanno facendo altrettanto scalpore:
nell’area di Milano «per 100 disoccupati siamo arrivati ad avere 83
vacancies che rimangono scoperte perché non si riescono a trovare
profili, essenzialmente tecnici, con le competenze richieste dalle im-
prese», racconta il professor Maurizio Del Conte, presidente di Afol,
l’Agenzia per la formazione, l’orientamento e il lavoro partecipata dal-
la città metropolitana di Milano e da 67 comuni dell’hinterland.

I fondi per l’alternanza


Il grido d’allarme, in realtà, arriva da tutto il Centro-Nord, e soprat-
tutto da tutti i settori core della manifattura italiana (quella, per in-
tenderci, che spinge il Pil nazionale). In regioni come il Friuli Vene-
zia Giulia, l’Umbria, il Piemonte, il Veneto, l’Emilia Romagna, ormai il
“mismatch” oscilla tra il 35 e il 38,6 per cento.
Al recente Orientagiovani di Confindustria, che si è svolto alla Luiss di
Roma, il vice presidente degli industriali con delega al Capitale umano,
Gianni Brugnoli, ha evidenziato come nei prossimi tre anni le aziende
“più avanzate” hanno necessità di 205mila lavoratori; ma anche qui,
circa una professione su tre sarà “introvabile”. Per i giovani under29 il
mismatch è arrivato a livelli record, raggiungendo un ragazzo su due.
A testimonianza di uno scollamento sempre più profondo tra scuola
e mondo del lavoro (il precedente governo ha, addirittura, dimezzato
ore e fondi all’alternanza).

Settore per settore


Nella meccanica la figura più richiesta è il tecnico in campo ingegneri-

6
I lavori del futuro Primo scenario

stico; nell’alimentare si cercano gli addetti alla lavorazione del prodot-


to alimentare; nel legno-arredo gli attrezzisti e tecnici del trattamento
del legno; nella chimica l’analista chimico e il tecnico di laboratorio;
nella moda i modellisti e i prototipisti; nell’Ict gli analisti programma-
tore e gli sviluppatori di software e app.

LE RICHIESTE DELLE IMPRESE PER IL PRIMO TRIMESTRE 2020


Entrate previste di giovani

PROFESSIONE DIFFICILE REPERIMENTO ENTRATE QUOTA %

Specialisti in scienze
1.110 1.700 65%
informatiche, fisiche e chimiche

Operai nelle attività


metalmeccaniche ed 4.770 9.000 53%
elettromeccaniche

Tecnici della sanità, dei servizi


1.660 3.190 52%
sociali e dell’istruzione

Operai specializzati e condutt. di


710 1.410 50%
impianti nelle industrie tessili

Tecnici in campo informatico,


3.980 7.950 50%
ingegneristico e della produzione

Tecnici delle vendite, del


marketing e della distribuzione 3.520 7.640 46%
commerciale

Operai specializzati nell’edilizia e


1.900 4.390 43%
nella manutenzione degli edifici

Operatori della cura estetica 520 1.200 43%

Operai nelle attività


metalmeccaniche richiesti in altri 2.590 6.090 43%
settori

Operai specializzati in altre


520 1.250 42%
attività

Fonte: Unioncamere Excelsior

7
I lavori del futuro Primo scenario

L’importanza dell’orientamento
«Le aziende italiane sono alle prese con grandi trasformazioni (digita-
le, Impresa 4.0, green economy, competizione internazionale) e hanno
sempre più necessità di acquisire personale qualificato - evidenzia il
segretario generale di Unioncamere, Giuseppe Tripoli -. Bisogna in-
tervenire sull’orientamento, che deve essere efficace e cominciare già
dalle scuole medie inferiori».
«Le aree produttive più in sofferenza - aggiunge Chiara Manfredda,
direttore dell’Area sistema formativo e capitale umano di Assolombar-
da - sono principalmente quelle relative ai processi di automazione
industriale in ambito manifatturiero, da un lato; e quelle del comparto
Ict, con particolare riferimento alla produzione e alla gestione dei big
data, dall’altro. Accanto all’orientamento, quindi, occorre sensibiliz-
zare i giovani verso questi ambiti di studio e, più in generale, verso le
discipline Stem di cui il sistema paese ha grande bisogno».

Le materie Stem
I laureati in materie Stem (dall’inglese «Science, technology, engine-
ering and mathematics») infatti sono pochissimi in Italia: da noi ogni
anno si laureano in queste discipline solo l’1,4% dei ragazzi tra i 20 e i
29 anni, con una preponderanza schiacciante dei maschi sulle femmi-
ne (rispettivamente 1,2% uomini contro lo 0,2% donne). In Germania
si sale al 3,6%, nel Regno Unito al 3,8% (e il Regno Unito, come noto,
non è un Paese propriamente manifatturiero).

8
I lavori Secondo
scenario
del futuro

Nei prossimi 4 anni in Italia


cambierà la metà dei lavori
di Francesca Barbieri

D
igitali, green, multitasking. Più istruiti e molto spesso super-spe-
cializzati. È questo - in cinque tratti distintivi - l’identikit delle pro-
fessioni del futuro, che emerge con forza dalle ultime previsioni
dal 2019 al 2023. A metterle a fuoco è il Sistema informativo Excelsior di
Unioncamere (in collaborazione con Anpal) sulla base della rilevazione
periodica, effettuata dalla rete delle Camere di commercio, dei programmi
occupazionali delle imprese con dipendenti dell’industria e dei servizi.

9
I lavori del futuro Secondo scenario

Tre direttrici per il nuovo lavoro


In barba alle previsioni cupe di tanta letteratura dell’ultimo decennio,
non c’è alcuna prova che il lavoro umano stia sparendo. Anzi, il 2019 sta
certificando un vero e proprio “jobs boom”, con i tassi di occupazione
più alti mai registrati in 26 Paesi nel mondo, tra cui l’Italia.
«È tuttavia evidente che il lavoro umano cambierà - sottolinea Dona-
to Ferri, med people advisory services della società di consulenza EY
-, anzi sta già cambiando, in almeno tre modi fondamentali. In primis,
cambia la finalità del lavoro: dalla produzione di cose, sempre più auto-
matizzata, si passa alla produzione di “senso” dei beni prodotti, e all’at-
tribuzione di significato e valore.
In secondo luogo, emergono nuove professioni e varia il mix di compe-
tenze richieste dalle aziende, orientati a forme sempre più ibride, in cui
la componente tecnico-specialistica si integra con competenze trasversali
quali la cooperazione, l’empatia, il problem-solving. In terzo luogo, cam-
biano le forme di organizzazione del lavoro: dai parametri fordisti di tem-
po, luogo e processo, a un’enfasi sempre maggiore su output e risultati».
I lavoratori, secondo un recente studio di EY, cambieranno oltre la metà
delle proprie attività nel giro di 4 anni.

Rivoluzione digitale
La “digital transformation” e l’ecosostenibilità saranno i settori trainan-
ti, arrivando a coinvolgere tra il 26 e il 29% dei lavoratori di cui le impre-
se e la Pubblica amministrazione avranno bisogno nei prossimi 4 anni
(in totale tra 2,96 e 3,2 milioni di lavoratori).
Le nuove tecnologie digitali non interesseranno solo la creazione di
nuove professioni emergenti, ma riguarderanno anche il cambiamento
delle competenze richieste alle new entry in quelle esistenti.
Skills come la capacità di usare linguaggi e metodi matematici-infor-
matici e capacità di gestire soluzioni innovative applicando la tecnolo-
gia 4.0 saranno richieste a oltre la metà dei candidati, ma la percentuale
sale all’80% se si considerano solo dirigenti, specialisti e tecnici.
«Ci troviamo al centro della quarta rivoluzione industriale - sottoli-
nea Andrea Rangone, amministratore delegato di Digital360 -, basata
sull’affermarsi di tecnologie come l’internet of things, la blockchain, i
big data, l’intelligenza artificiale». Una nuova era dall’impatto fortissi-
mo sui mercati e sul business di imprese di ogni settore, ma che neces-
sariamente produce effetti dirompenti anche sul lavoro.

10
I lavori del futuro Secondo scenario

«L’innovazione disruptive tra qualche anno porterà alla scomparsa di


alcuni profili e alla creazione di nuovi - spiega Rangone -, mentre tutti
i mestieri, anche quelli più tradizionali, sono destinati a evolvere per
stare al passo con la trasformazione digitale».
Il nuovo “lavoro 4.0” richiederà certamente competenze digitali e
tecnologiche diffuse, su cui l’Italia sconta un certo ritardo, ma prima
ancora lo sviluppo di soft skills e una nuova cultura imprenditoriale
anche tra i lavoratori subordinati, necessarie per cogliere davvero le
opportunità dell’innovazione.
«I profili di domani - spiega Rangone - dovranno accompagnare alla
passione per il digitale voglia di mettersi in gioco, flessibilità, intrapren-
denza, spirito di squadra, leadership, in una parola ”intraprenditoriali-
tà”, che significa capacità di portare innovazione, assumendosi anche
rischi e responsabilità».

LA TOP 10 DELLE FIGURE PIÙ RICHIESTE


Le prime 10 professioni tra i nuovi occupati previsti nel periodo 2019-2023
100.000 150.000 200.000 250.000 300.000

Professioni qualificate nelle attività commerciali


247.100
Professioni qualificate nel turismo
213.900
Tecnici amministrativi, finanziari e commerciali
188.600
Specialisti della formazione e della ricerca
178.400
Tecnici nelle scienze della salute e della vita
168.600
Artigiani specializzati in ambito elettrico ed elettronico
147.900
Specialisti in scienze umane, sociali,artistiche e gestionali
144.700
Impiegati per funzioni di segretaria
137.000
Professioni qualificate nei servizi culturali e di sicurezza
128.900
Tecnici in campo scientifico e ingegneristico
127.200
Fonte: Unioncamere - Anpal, Sistema informativo Excelsior

11
I lavori del futuro Secondo scenario

Green economy stella polare del futuro


L’altra stella polare del lavoro del futuro è la green economy, opportu-
nità per rendere l’economia più sostenibile, contribuire al raggiungi-
mento degli obiettivi climatici e preservare il pianeta, creando al tempo
stesso occupazione. Le imprese sono alla ricerca di figure professionali
per ottimizzare le risorse, rendere efficienti i consumi energetici e l’u-
so di materie prime. «È una domanda trasversale che riguarda tutti i
profili e in diversi settori - si legge nel report Anpal-Unioncamere - dal
turismo all’edilizia sostenibile, passando per i fornitori di tecnologie a
basso impatto ambientale».
Più istruiti, formati, esperti e con il posto fisso assicurato in un caso su
due. I profili green richiesti dalle aziende devono avere titoli di studio
elevati: nel 35% dei casi si tratta di una laurea, rispetto al 10% richiesto
per le altre figure professionali.
Forte è anche l’esigenza avvertita di formazione (interna ed esterna) ri-
spetto alla media: 45% contro 36%.
«Per le aziende - evidenzia Alessandro Bossi, director di Hays Italia -
c’è la necessità sempre più forte di trovare nuove soluzioni dal punto
di vista degli imballaggi, dei packaging di prodotto e per la riduzione
dell’impatto ambientale. Per centrare questi traguardi servono tecnici
e figure legate alla ricerca e sviluppo, come gli ingegneri dei materiali
sempre più gettonati perché coinvolti nella ricerca di soluzioni alterna-
tive all’uso della plastica».
Le figure innovative, o al centro di un processo di rinnovamento, si
moltiplicano: dal cuoco sostenibile all’esperto in gestione dell’energia,
dal meccanico industriale green al giurista ambientale, passando per lo
specialista in contabilità verde.
Dalle previsioni di assunzione 2019 delle imprese emerge così un lega-
me a doppio filo tra green economy e innovazione. Dei nuovi contratti
per dipendenti previsti nell’area progettazione e ricerca e sviluppo, in-
fatti, oltre i due terzi (66,4%) sono green jobs.
Flessibilità e capacità di adattamento sono attitudini ritenute molto im-
portanti per il 77% dei nuovi contratti relativi a green jobs, contro il 61%
relativo alle altre figure professionali. Un’altra competenza richiesta in
modo marcato nel caso dei green jobs è la capacità di lavorare in gruppo
(66,5% contro 48,7%). Al terzo posto per importanza si colloca la capaci-
tà di risolvere problemi (63,3% contro 35,7%), insieme all’autonomia nel
lavoro (59% contro 38%).

12
I lavori del futuro Secondo scenario

I NUOVI POSTI
Nuovi occupati 2019-2023 e prime cinque filiere di sbocco

Salute Education Robotica Mobilità Energia


e benessere e cultura e logistica
400.000

361.100
350.000

300.000

250.000

200.000

150.000 140.200
100.000
85.300
67.500
50.000
39.200
0

Nota: previsioni su outlook Fondo monetario internazionale . Fonte: Unioncamere - Anpal

Cinque settori chiave


Circa un quarto dei nuovi ingressi sul mercato del lavoro nel periodo
2019-2023 riguarderà figure professionali di 5 filiere:  salute e benes-
sere, education e cultura, meccatronica e robotica, mobilità e logistica,
energia. Invecchiamento della popolazione e turnover di una forza la-
voro sempre più senior porteranno una forte richiesta di nuovo perso-
nale nella filiera della salute e benessere (circa 400mila new entry).
Gli scenari delineati dall’Ocse indicano che in Italia nel 2050 il numero
dei pensionati potrà superare quello dei lavoratori attivi, e già nel 2040
la popolazione over 60 sfiorerà il 40% del totale (a fronte del 28% attua-
le). Due dati che danno l’idea delle sfide cui dovrà far fronte il settore
sanitario e dell’assistenza nei prossimi anni.
Il tema della salute si intreccerà sempre di più con quello del benesse-
re e del long term care: il consulente del benessere degli anziani e l’e-
sperto di assistenza anziani sono due esempi di figure già presenti nel
dizionario Excelsior delle professioni di Unioncamere, oggi ben poco
richieste ma certamente attese in crescita. Cambieranno le competenze
richieste, con un crescente impiego dell’informatica che sempre di più
si affiancherà alle conoscenze mediche.
Per la filiera education e cultura - sottolinea il report di Anpal -Union-

13
I lavori del futuro Secondo scenario

camere - i grandi trend di cambiamento daranno all’istruzione un ruo-


lo ancora più centrale. Le crescenti ineguaglianze di reddito, le grandi
esigenze formative dei migranti in arrivo, la formazione continua dei
lavoratori sono alcuni esempi dei compiti che attendono gli operatori
del settore.
E se per la meccatronica e la robotica - il cuore di Industria 4.0 - servi-
ranno figure professionali legate alla trasformazione della produzione,
la filiera mobilità e logistica sarà una di quelle più influenzate dai cam-
biamenti in atto. Globalizzazione, sviluppo tecnologico e cambiamenti
climatici impatteranno in modo profondo sul settore dei trasporti, ob-
bligandoli a maggiori investimenti.
Infine, la filiera dell’energia, dove le public utilities emergono tra i setto-
ri con valori più elevati sia di tasso di espansione sia di turnover.

Quali prospettive per i giovani


Le forme del lavoro stanno mutando: da un lato la forza lavoro in-
vecchia, dall’altro entro il 2020 circa il 50% dei millennial entrerà nel
mercato del lavoro.I laureati e i diplomati - secondo Anpal-Unionca-
mere - dovrebbero rappresentare il 61-62% del fabbisogno totale (54%
nel settore privato, 98% in quello pubblico).
Per i neolaureati emerge però la previsione di una tendenziale carenza
delle “specializzazioni” necessarie alle imprese, che potrà essere più o
meno intensa a seconda degli indirizzi di studio. In ambito sanitario,
ad esempio a fronte ci poco più di 100mila neolaureati in uscita da-
gli atenei, la richiesta delle aziende risulta quasi doppia (171mila), in
ambito economico a fronte di 136mila neolaureati, la domanda è di
152mila, in ingegneria il rapporto è quasi di 1 a 1.

Il gap tra domanda e offerta


«Proprio mentre la domanda di lavoro si sposta verso profili altamen-
te specializzati che rappresentano il 71% dei nuovi lavori potenziali
si osserva una sorta di polarizzazione asimmetrica. «Di conseguenza
- sottolinea Donato Ferri di Ey - la fascia più qualificata dell’occupa-
zione cresce meno di quella poco qualificata. In questo contesto, non
sorprende che più di un quarto delle imprese italiane lamentino diffi-
coltà a rintracciare sul mercato le competenze richieste».
L’indicatore di mismatch dell’Ocse, che misura la quota dei lavoratori
che sono troppo o troppo poco qualificati rispetto alle mansioni che

14
I lavori del futuro Secondo scenario

LE LAUREE PIÙ RICHIESTE


Fabbisogno e ingressi di neolaureati sul mercato del lavoro per gruppi di corsi.
Valori totali 2019 - 2023
NEOLAUREATI RICHIESTA DELLE IMPRESE
0 50.000 100.000 150.000 200.000

Medico-sanitario
109.400
171.400
Economico
135.800
151.800
Ingegneria
109.800
126.800
Giuridico
41.900
98.000
Insegnamento e formazione
105.000
91.900
Politico - socialie
93.400
59.600
Letterario
64.600
56.100
Architettura
32.200
56.000
Linguistico
50.900
34.000
Scientifico, matematico e fisico
25.500
28.900
Psicologico
36.400
25.600
Chimico-farmaceutico
27.700
24.900
Geo-biologico e biotecnologico
35.300
15.200
Agroalimentare
21.900
12.300
Statistico
3.900
6.500
Fonte: elaborazioni su dati Miur

15
I lavori del futuro Secondo scenario

svolgono, è più elevato di circa 5 punti rispetto alla media europea


(38,2% in Italia contro una media del 33,5%) e riguarda soprattutto i
lavoratori sovra-qualificati (18,2% contro il 14,7% della media europea).
Anche dalla prima indagine di Randstad Research, il centro di ricer-
ca del Gruppo Randstad dedicato alle professioni del futuro, emerge
quanto sia importante una formazione di qualità perché candidati, la-
voratori e aziende si preparino al futuro.
«Ma per sostenere questa sfida - conclude Alessandro Ramazza, con-
sigliere di amministrazione di Randstad Group Italia - la scarsa forma-
zione non è l’unico ostacolo da superare: anche le carenze manageriali
e organizzative, la bassa propensione all’aggiornamento e all’inno-
vazione impediscono alle imprese di attrarre talenti. La necessità di
profili specializzati nell’ambito tecnologico è destinata ad aumentare
nei prossimi anni: cresce l’attenzione ai Big Data, alla cyber security,
all’intelligenza artificiale e al machine learning. Occorre, quindi, sti-
molare l’interesse dei giovani, e non solo, verso queste nuove profes-
sioni, riuscendo a comunicare come una formazione adeguata sia la
chiave per entrare nel mondo del lavoro».

16
I lavori Terzo
scenario
del futuro

Intelligenza artificiale,
i lavori più richiesti
di Francesca Barbieri e Alberto Magnani

L
’intelligenza artificiale è un’industria in ascesa su scala globale.
Italia inclusa, se si considera che 7 dei 10 lavori emergenti nel
2020 appartengono all’universo tech.
Peccato però che il nostro paese e l’Europa viaggino in ritardo sulla
formazione dei propri lavoratori: i soli Stati Uniti assumono il doppio
dei professionisti qualificati rispetto ai paesi Ue, pur disponendo di
una forza lavoro pari alla metà di quella attiva nel perimetro europeo.

17
I lavori del futuro Terzo scenario

Il dato è emerso da una ricerca del social network professionale Lin-


kedIn su presenza e distribuzione dei «talenti dell’intelligenza artifi-
ciale» nel Vecchio Continente.

Italia fanalino di coda


Scavando oltre ad annunci e ricerche accademiche, il mercato euro-
peo delle risorse professionali AI si rivela infatti carente e sbilanciato
solo su alcuni paesi: oltre la metà dei professionisti attivi nel settore
in Europa si concentra fra Regno Unito (24%), Germania (14%) e Fran-
cia (12%). L’Italia compare tra i fanalini di coda della rilevazione, con
un’incidenza di appena il 7,32% sul totale.
Ma la domanda delle imprese italiane non manca. Secondo il LinkedIn
Emerging Jobs Italia 2019 - che rivela la classifica delle figure profes-
sionali e delle competenze che hanno registrato il tasso di crescita più
elevato negli ultimi 4 anni (2015-2019) in Italia - risulta chiaro che i
profili che stanno diventando man mano più ricercati nel nostro paese
riguardano proprio il settore digitale e tecnologico. Ben 7 posizioni su
10 risultano chiaramente legate allo sviluppo di software e la gestione
dei dati informatici in ambito business.

La top ten dei profili più richiesti dalle imprese


Ecco la classifica dei profili messa a punto da Linkedin con l’identikit
di ciascuno:

1. Data Protection Officer


Principali competenze richieste: Privacy Law, Data Privacy, Privacy
Policies, General Data Protection Regulation (GDPR), Legal Assistance
2. Salesforce Consultant
Principali competenze richieste: Oracle Application Express, Sale-
sforce.com, Salesforce.com Administration, Customer Relationship
Management (CRM), JavaScript
3. Big Data Developer
Principali competenze richieste: Scala, Hadoop, Big Data, Apache
Spark, Hive
4. Artificial Intelligence Specialist
Principali competenze richieste: Machine Learning, Computer Vision,
Artificial Intelligence (AI), Python (Programming Language), Neural
Networks

18
I lavori del futuro Terzo scenario

5. BIM Specialist
Principali competenze richieste: Building Information Modeling
(BIM), Revit, Navisworks, Architecture, Architectural Design
6. Lending Officer
Principali competenze richieste: Due Diligence, NPL, Credit Manage-
ment, Banking, Credit Analysis
7. Warehouse Operative
Principali competenze richieste: Warehouse Operations, Warehouse
Management Systems, Forklift Operation, Microsoft Word, Inventory
Management
8. Data Scientist
Principali competenze richieste: Machine Learning, Python (linguag-
gio di programmazione), R, Data Mining, Big Data
9. Cyber Security Specialist
Principali competenze richieste: Cybersecurity, Vulnerability Asses-
sment, Information Security, Network Security, Penetration Testing
10. Customer Success Specialist
Principali competenze richieste: Software as a Service (SaaS), Custo-
mer Relationship Management (CRM), Pre-sales, Customer Experien-
ce, Salesforce.com

Le sei destinazioni al top


La geografia europea dei lavoratori nell’Ai si dettaglia anche meglio,
però, quando si passa dal criterio della distribuzione (quali sono i pa-
esi che ospitano più professionisti dell’Ia) a quello della concentra-
zione: l’incidenza di professionisti legati all’intelligenza artificiale in
un certo paese rispetto al totale della popolazione attiva. Sotto questa
luce le sei destinazioni più floride diventano Irlanda (3,5% del totale),
Finlandia (2,18), Cipro (1,91), Lussemburgo (1,88), Svezia (1,84) e Olan-
da (1,81).
Il primato di Dublino si spiega grazie alla presenza di multinazionali
tech e Ict, da Google a Facebook, attratte soprattutto da un sistema
fiscale pensato ad hoc per favorire l’insediamento di colossi interna-
zionali interessati a uno sbocco sul mercato europeo.

Il caso italiano
Da cosa dipende il ritardo italiano, nonostante le richieste in cresci-
ta? Le ragioni vanno da una presenza ancora ridotta di laureati nel-

19
I lavori del futuro Terzo scenario

IL PESO DEI LAVORATORI DELL'INTELLIGENZA ARTIFICIALE


Occupati nel settore dell'intelligenza artificiale, % su popolazione attiva
0 1 2 3 4

Irlanda 3,50
Finlandia 2,18
Cipro 1,91
Lussemburgo 1,88
Svezia 1,84
Olanda 1,81
Malta 1,78
Regno Unito 1,78
Grecia 1,60
Danimarca 1,49
Slovenia 1,35
Estonia 1,31
Belgio 1,17
Portogallo 1,06
Francia 1,01
Croazia 0,94
Germania 0,81
Italia 0,71
Lituania 0,67
Spagna 0,52
Lettonia 0,51
Romania 0,50
Bulgaria 0,49
Polonia 0,44
Slovacchia 0,44
Austria 0,43
RepubblicaCeca 0,42
Ungheria 0,37
Usa 3,19
Fonte: Linkedin

le discipline Stem (scienza, tecnologia, ingegneria e matematica) alla


scarsa propensione della nostra filiera imprenditoriale per gli investi-
menti in innovazione. Un mix di fattori che giustifica, almeno a prima
vista, la discrepanza tra gli standard nazionali e quelli internazionali
sull’offerta di professionisti nell’intelligenza artificiale. «Da un lato -
spiega Stefano Miragliotta, codirettore dell’Osservatorio Artificial in-

20
I lavori del futuro Terzo scenario

telligence del Politecnico di Milano - l’Italia è ancora in ritardo nella


formazione di profili Stem, di per sé necessari all’intelligenza artifi-
ciale: penso a discipline come matematica e in particolare computer
science».
Dall’altro, prosegue Miragliotta, il sistema si scontra su un suo limite
strutturale: l’insufficienza di investimenti rivolti all’innovazione e in
particolare ai cosiddetti «beni intangibili», come i brevetti e i software.
La linfa vitale di una tecnologia che si basa su modelli capaci di ri-
produrre il ragionamento italiano, applicandolo su scala commerciale.
«Le imprese italiane sono le meno propense a investire in beni in-
tangibili - dice - ed essendo il patrimonio dell’intelligenza arrtificiale
per sua natura “immateriale” è chiaro che il tessuto imprenditoriale
valorizzerà meno le risorse che ha a disposizione».

L’IA piace solo ai colossi (e alla ricerca)


La penuria quantitativa di risorse nell’intelligenza artificiale si accom-
pagna a un problema qualitativo: i professionisti europei del settore
finiscono per confinarsi solo in alcune nicchie, senza distribuirsi in
maniera trasversale fra segmenti economici e dimensioni di impresa.
Da un lato, l’indagine LinkedIn rileva che «due terzi delle persone con
competenze in materia di Ia lavorano nel settore tecnologico (ICT) o
in ambito accademico. Le conoscenze e le tecnologie legate all’intel-
ligenza artificiale non sono ancora diffuse in molti segmenti dell’e-
conomia europea». Fra gli esempi del caso c’è proprio l’Italia, dove
l’occupazione dell’intelligenza artificiale dipende in maniera quasi
esclusiva da centri di ricerca. Dall’altro, a incidere sono soprattutto le
dimensioni. Negli Usa la formazione di professionisti nell’intelligenza
artificiale fiorisce soprattutto fra startup o aziende ad alto tasso inno-
vativo, magari con pochi anni di attività alle spalle. In Europa, il bu-
siness sembra essere coltivato con una certa continuità solo dai pesi
massimi del mondo corporate: contrariamente agli Usa, «la maggior
parte delle aziende che impiegano i talenti dell’intelligenza artificiale
nell’Unione europea sono aziende grandi e consolidate che hanno già
operato investimenti nella loro trasformazione digital».

La riscossa parte dalle donne (soprattutto in Italia)


L’universo dell’intelligenza digitale - sottolinea sempre LinkedIn -
non è immune dal gender gap, al pari di quanto avviene nell’ambito

21
I lavori del futuro Terzo scenario

dei corsi di laurea Stem (come matematica, statistica, scienze e in-


gegneria). Se consideriamo tutti i lavoratori dell’IA in Europa risuta
che appena il 16% - come dire uno su 6 - è rappresentato da donne.
Una percentuale leggermente inferiore a quella degli Stati Uniti, dove
meno del 20% dei lavoratori IA sono donne. E passando in rassegna i
paesi del Vecchio Continente la percentuale di donne nella forza lavoro
dedicata all’intelligenza artificiale non supera mai il 30% in nessuno
Statodella Ue. Ma ci sono dei piccoli segnali positivi, che arrivano da
quei paesi in cui storicamente la partecipazione generale delle donne
al mercato del lavoro è debole.
In Italia, Romania e Croazia ci sono circa il 25% delle donne nel settore
dell’intelligenza artificiale, nonostante tassi di occupazione che si ag-
girano tra il 50 e il 60 per cento. Il nostro Paaese ha il più basso tasso
di partecipazione femminile nella forza lavoro dell’Unione europea,
per cui ci si aspettava che il divario di genere fosse uno dei maggiori
anche nel campo dell’intelligenza artificiale. I dati LinkedIn mostrano,
invece, che non è così.
«Una possibile spiegazione fornita dalla letteratura relativa alle donne
nel settore Stem - si legge nella ricerca di LinkedIn, realizzata in col-
laborazione con il Word economic forum -, è che dei role model molto
forti stanno giocando un ruolo chiave nel nostro paese, per l’aumento
della partecipazione delle donne nell’ambito delle discipline scienti-
fiche. A tal proposito, ci sono numerosi di modelli italiani femminili
degni di nota, fra i primi a sperimentare la ricerca sull’intelligenza ar-
tificiale».

22
I lavori Quarto
scenario
del futuro

Le scuole che fanno trovare


più velocemente lavoro
di Eugenio Bruno e Claudio Tucci

L
e famiglie italiane hanno ancora 19 giorni per scegliere la scuola
dei loro figli. Logica vorrebbe che li usassero tutti. Così da indi-
viduare la soluzione più adatta alle aspirazioni, ai sogni e per-
ché no anche ai bisogni dei ragazzi che l’anno prossimo, ad esempio,
andranno in prima superiore.
Sebbene la procedura online del ministero dell’Istruzione sia partita
già il 7 gennaio (si concluderà il 31 di questo mese), non siamo davanti

23
I lavori del futuro Quarto scenario

a un click day. L’ordine di priorità nella presentazione delle domande


non rappresenta infatti alcun titolo preferenziale.
I primi numeri che ci comunica il ministero dell’Istruzione testimo-
niano un buon avvio: in totale, sono interessati all’iscrizione al nuovo
anno 1,5 milioni di famiglie e studenti. Alle ore 18 di venerdì 10 gen-
naio si sono abilitate al sevizio 374.729 utenze, di cui 36.491 tramite
Spid. Le domande gestite sono state 358.393, quelle inoltrate 322.134
Prima di arrivare, pertanto, alla decisione definitiva vale allora la
pena guardarsi intorno, approfondire, chiedere, studiare. Anche per-
ché gli strumenti per informarsi e andare oltre il “passaparola” ormai
non mancano.
Come i dati contenuti nella mappa sugli sbocchi occupazionali dei
diplomati che pubblichiamo qui accanto e che si aggiungono alla
Guida di 96 pagine che Il Sole 24 ha pubblicato il 2 dicembre scorso.

La scuola che guarda al lavoro


Nonostante gli studenti italiani da anni preferiscano i licei in più di
un caso su due, c’è tutto un mondo dell’istruzione superiore che me-
rita di essere preso in considerazione.
Stiamo parlando degli istituti tecnici e professionali, che spesso ven-
gono ancora considerati una realtà di “serie B”. Erroneamente. Soprat-
tutto se l’aspirazione del ragazzo è quella di acquisire un vero e pro-
prio mestiere, ed entrare così nel mondo del lavoro il prima possibile.
Il contesto generale è quello delineato dall’Istat nel suo annuario
statistico di fine 2019. Dove è lo stesso Istituto di statistica a sottoli-
neare che «la scelta del tipo di scuola superiore è determinante nella
successiva partecipazione al mercato del lavoro».
E giù i numeri: a 4 anni dal diploma chi è uscito da un professionale
lavora nel 63% dei casi; chi ha frequentato un tecnico nel 58,5%; i
liceali appena nel 26,1 per cento. Liceali che hanno invece una pro-
pensione molto più alta a iscriversi all’università (55,8%).

Gli indirizzi più gettonati


Pur essendo molto utili a delineare il quadro generale, le statistiche
ufficiali appena citate scontano però il difetto di essere datate, visto
che fotografano le conseguenze nel 2015 dei diplomati del 2011.
Per trovare delle rilevazioni più recenti possiamo allora utilizzare il por-
tale Eduscopio della Fondazione Agnelli, che dal 2014 classifica le scuole

24
I lavori del futuro Quarto scenario

italiane in base agli esiti universitari e occupazionali dei loro studenti.


Una platea che riguarda 7.300 istituti e 1,25 milioni di ragazzi. In un’e-
laborazione ad hoc per il Sole 24 Ore dei dati sui diplomati del 2014,
del 2015 e del 2016 già presenti nella loro banca dati scopriamo che in
alcune aree del paese (tendenzialmente al Centro-Nord) i tecnici-tec-
nologici e i tecnici-economici - i due maxi settori dell’ultima riforma
Gelmini del 2010 - si piazzano stabilmente al di sopra del 60 per cento.
Punto più, punto meno, di anno in anno. Numeri che non sorpren-
dono, e confermano il valore dell’istruzione tecnica italiana. Dove un
neo-perito ha «stesse chance di trovare un lavoro di un laureato»,
per ripetere le parole dell’Ocse di settembre scorso, perché è forte
l’interazione tra queste scuole e le imprese.

Chi sale e chi scende


Rinviando alla cartina qui sopra per i dettagli, in questa sede vale la
pena sottolineare come, tra gli istituti tecnici, gli indirizzi economi-

TECNICO TECNOLOGICO
Percentuale occupazione 2016
20 30 40 50 60 70 80

Veneto 69,1
Emilia-Romagna 68,3
Provincia di Trento 62,0
Lombardia 61,6
Friuli-Venezia Giulia 60,7
Toscana 60,1
Piemonte 59,9
Marche 59,6
Liguria 52,9
Umbria 50,5
Abruzzo 49,7
Lazio 46,6
Molise 44,0
Basilicata 40,8
Puglia 40,3
Sardegna 35,1
Campania 31,4
Calabria 29,7
Sicilia 26,1

Fonte: Eduscopio.it di Fondazione Agnelli 2019

25
I lavori del futuro Quarto scenario

TECNICO ECONOMICO
Percentuale occupazione 2016
20 30 40 50 60 70 80

Veneto 70,1
Emilia-Romagna 67,6
Provincia di Trento 64,8
Lombardia 63,3
Piemonte 60,1
Liguria 59,8
Toscana 59,1
Friuli-Venezia Giulia 58,5
Marche 57,6
Umbria 52,6
Lazio 45,3
Abruzzo 40,7
Puglia 40,0
Basilicata 35,8
Sardegna 34,5
Molise 30,3
Campania 29,4
Calabria 27,2
Sicilia 25,8

Fonte: Eduscopio.it di Fondazione Agnelli 2019

ci da Roma in su, siano veri e propri passepartout per il lavoro, con


percentuali anche superiori al 70 per cento.
Al Sud le percentuali scendono un po’ ma non mancano eccezioni,
come la Puglia, dove la percentuale di occupati sfiora in questi indi-
rizzi il 40 per cento.
Sugli scudi, sempre al Centro-Nord, anche il settore tecnico-tecnolo-
gico, che comprende più articolazioni, tra cui informatica, tlc, ener-
gia, meccatronica.
Tra i professionali vanno molto bene gli indirizzi legati a industria e
artigianato, come in Lombardia, Veneto, Emilia Romagna. Dove sono
elevatissime le chance di trovare lavoro per i ragazzi in uscita.

Le figure che mancano


Tutti questi numeri vanno tenuti ancora più in considerazione in un
Paese che è, contemporaneamente, quarto per dispersione scolastica
(data al 14,5% ma che secondo l’Invalsi arriva addirittura al 20% se

26
I lavori del futuro Quarto scenario

PROFESSIONALE INDUSTRIA E ARTIGIANATO


Percentuale occupazione 2016
20 40 60 80

Veneto
Emilia-Romagna 72,9
Friuli-Venezia Giulia 72,3
Marche 70,5
Lombardia 69,4
Toscana 67,9
Piemonte 66,5
Liguria 64,1
Umbria 60,8
Abruzzo 58,4
Molise 48,8
Lazio 48,7
Basilicata 47,0
Puglia 45,7
Sardegna 43,8
Calabria 34,7
Sicilia 28,2
Campania 26,9

Fonte: Eduscopio.it di Fondazione Agnelli 2019

consideriamo quella implicita) e terzultimo per disoccupazione gio-


vanile. Peggio dell’Italia ci sono solo Spagna e Grecia.
Eppure, da noi, le richieste di lavoro non mancano. Come dimostra-
no le ultime tabelle Excelsior, targate Unioncamere-Anpal, riferite a
questo mese.
Le imprese vanno a caccia di oltre 170mila diplomati (7mila in più sul
2019), essenzialmente periti tecnico-economici, ma anche meccanici,
elettronici ed elettrotecnici. Guarda caso tutte figure formate proprio
negli indirizzi della nostra istruzione tecnica.

Mancano i candidati
Il punto, che purtroppo vale anche per l’inizio del 2020, è che circa
un terzo di queste assunzioni programmate dalle aziende andranno,
molto probabilmente, “a vuoto”.
Come mai? Perché mancano candidati. L’istruzione tecnico-profes-
sionale (quest’ultima riformata un paio d’anni fa) sono anni che per-

27
I lavori del futuro Quarto scenario

PROFESSIONALE SERVIZI
Percentuale occupazione 2016
30 40 50 60 70 80

Veneto 71,4
Emilia-Romagna 66,2
Marche 63,3
Lombardia 61,4
Toscana 60,4
Piemonte 59,9
Friuli-Venezia Giulia 59,2
Liguria 58,4
Umbria 55,1
Provincia di Trento 53,4
Abruzzo 50,6
Lazio 48,6
Puglia 45,6
Sardegna 44,4
Basilicata 41,8
Molise 39,5
Campania 35,1
Calabria 34,8
Sicilia 31,3

Fonte: Eduscopio.it di Fondazione Agnelli 2019

de iscritti. Soprattutto perché non c’è un orientamento degno di que-


sto nome.
Un danno mortale per gli stessi ragazzi, ma anche, nell’immedia-
to, per l’intero comparto manifatturiero. Da tempo ormai la stessa
Confindustria lancia l’allarme su un “mismatch” dilagante, in tutti i
principali settori industriali dalla meccanica all’alimentare, dal chi-
mico-farmaceutico alla tessile-moda. E chissà che stavolta non venga
ascoltata.

28
I lavori Quinto
scenario
del futuro

Lo Stato imprenditore: in
arrivo 60mila «posti fissi»
di Marco Mobili e Marco Rogari

N
ella Pa operazione “porte aperte” per almeno 60mila nuovi
dipendenti nei prossimi tre anni. Dalle agenzie fiscali alla
giustizia, dalla scuola agli uomini in mare delle Capitanerie
di porto, l’industria del “posto fisso” si rimette in moto e mette a
concorso, tra nuovi e vecchi “bandi” fatti rivivere con il “milleproro-
ghe”, un nutrito pacchetto di assunzioni.
Ben quattro i “veicoli” messi a disposizione per accedere a ministeri,

29
I lavori del futuro Quinto scenario

enti e istituti scolastici: manovra, decreto fiscale collegato, decreto


scuola e il Dl proroga termini.
Nel triennio 2020-2022 il grosso dei nuovi “ingressi” arriverà dalla
scuola anche se un corposo drappello arriverà anche dalla sanità dove
sono stati alzati i tetti di spesa per le assunzioni di medici e infermie-
ri: in tre anni gli ospedali potranno assumere almeno 2mila medici e
5mila infermieri.

Proroghe e tetti di spesa


Entro il prossimo mese di febbraio scatteranno invece i due bandi
per l’assunzione di 48mila insegnanti delle scuole medie e di quelle
superiori. Sul comparto scuola interviene anche il decreto millepro-
roghe (Dl n. 162 del 31 dicembre 2019) che consente per gli anni ac-
cademici 2019-2020 di attingere alle graduatorie ad esaurimento per
il reclutamento del personale docente Afam soprattutto per coprire
le carenze di organico a tempo indeterminato e a tempo determina-
to nelle Istituzioni di alta formazione e specializzazione artistica e
musicale.
Il proroga termini tiene in vita anche una serie di misure di spesa per
oltre 120 milioni l’anno, a decorrere dal 2013, stanziate oltre 8 anni
fa per potenziare le assunzioni nel comparto sicurezza-difesa e vigili
del fuoco, le agenzie fiscali, quella italiana per la cooperazione allo
sviluppo, gli enti pubblici e quelli pubblici non economici. Le norme
non quantificavano il numero di unità da assumere ma si limitavano
a fissare il tetto di spesa necessario a sostenere il reclutamento dei
rinforzi.

Obiettivo turnover
A sottolineare la necessità di dover coprire a breve un gran numero
di posti fissi destinati a restare vacanti nella Pa è stata sulle pagine
del Messaggero la stessa ministra della Funzione Pubblica, Fabiana
Dadone, indicando in 150mila i dipendenti che dovranno essere so-
stituiti per il turnover nella Pa ora al 100% e ricordando i 3,4 miliardi
che l’ultima legge di bilancio mette a disposizione per il rinnovo dei
contratti pubblici.
Ma vediamo in sintesi con l’ultima manovra tra legge di bilancio, de-
creto scuola e decreto fiscale dove la Pa vorrà assumere nel 2020.

30
I lavori del futuro Quinto scenario

PUBBLICO IMPIEGO, LA MAPPA DELLE NUOVE ASSUNZIONI


Nuovi posti a concorso nel prossimo triennio

Scuola Insegnanti 48.000

Capi segreteria 1.000

Dirigenti tecnici ispettori 146

Servizio Sanitario Nazionale Medici 2.000

Infermieri 5.000
Pesonale non dirigenziale
Ministero Sviluppo per il Centro di valutazione 627
e certificazione nazionale
(Cvcn)
Agenzia Entrate 007 Antievasione 500
Volontari del corpo delle 450
Capitanerie di Porto
capitanerie di porto
Agenzia Dogane Personale non dirigenziale 300

Ministero dell'interno Carriera prefettizia 130

Ministero Infrastrutture e Trasporti Personale non dirigenziale 50

Avvocatura dello Stato Avvocati dello Stato 15

Personale amministrativo 25
Personale dirigenziale non
Ministero Della Giustizia generale negli Uffici di 18
esecuzione penale esterna
TOTALE 58.243
Nota: assunzioni al netto della riapertura dei concorsi per il personale del comparto sicurezza, vigili del fuoco e Agenzia delle entrate
autorizzati da passate leggi di bilancio

Gli ingressi nella scuola


A febbraio verranno banditi due concorsi, uno straordinario, per oltre
24mila posti, l’altro ordinario per altrettanti 24mila posti. Al concorso stra-
ordinario potranno partecipare i precari “storici” con almeno tre anni di
servizio alle spalle. A quello ordinario, anche i laureati. A questa platea già
ampia si aggiungerà poi un contingente (ancora da quantificare) di prof
di religione cattolica a cui sara destinato un concorso ad hoc, a distanza di
oltre 15 anni dal precedente. Sempre nella scuola è in programma anche
il concorso straordinario per un migliaio di capi segreteria “Dsga facenti
funzione” con tre anni scolastici di servizio dal 2011/2012 e i 146 dirigenti
tecnici (59 nel 2021 e 87 dal 2023) con funzioni di ispettore.

31
I lavori del futuro Quinto scenario

I rinforzi per il Fisco


Il pacchetto più consistente di nuove assunzioni arriva dal mondo
del Fisco. L’agenzia delle Entrate cerca 500 nuovi 007 da dedicare al
contrasto all’evasione fiscale e soprattutto alle frodi. Nelle intenzioni
dell’amministrazione il nuovo personale in arrivo si dovrà dedicare
principalmente al monitoraggio, all’analisi e al contrasto dei principali
fenomeni di evasione fiscale e frode. Particolare attenzione sarà riser-
vata ai soggetti privi dei requisiti soggettivi e oggettivi Iva che magari
hanno scelto di ridursi le tasse transitando nel regime forfettario, più
noto come la flat tax al 15% e comunque si caratterizzano per la pre-
senza di soggetti giuridici inesistenti o con ciclo di vita alquanto breve.
Altro livello di analisi sarà quello sugli elementi di rischio di frodi con
l’uso distorto delle partite Iva.
L’obiettivo dichiarato è quello di procedere a una profilazione del ri-
schio delle singole partite Iva (in particolare di quelle di nuova costi-
tuzione o che hanno avuto recenti modifiche sociali), che mirano ad
intercettare evasioni e frodi.

Nuove apporti alle Dogane


Per contrastare le frodi in materia di accise e diritti doganali, l’agenzia
delle Dogane e dei monopoli, nel 2020 potrà bandire nuovi concorsi
pubblici per l’assunzione di 300 unità non dirigenziali, di cui 200 uni-
tà per profili professionali dell’area II, terza fascia retributiva, e 100
unità dell’area III, prima fascia retributiva. Le assunzioni verranno ef-
fettuale a partire dal 1° luglio 2020 in relazione ai tempi tecnici per
bandire e realizzare i concorsi.

Personale per il Centro di certificazione nazionale


Subito dopo gli 800 posti del comparto Fisco ci sono le 627 assunzioni
che la nuova legge di bilancio autorizza al ministero delle Sviluppo
economico. L’obiettivo è quello di rafforzare lo svolgimento delle atti-
vità a completamento dell’avvio del Centro di valutazione e certifica-
zione nazionale (Cvcn) delle funzioni aggiuntive che la legge assegna
al Mise su certificazione, normativa tecnica e vigilanza sulla sicurezza
dei prodotti e dei processi produttivi, crisi d’mpresa, amministrazio-
ni straordinarie, contenzioso e arbitrati internazionali in materia di
energia, di vigilanza e controllo del corretto uso delle frequenze. I po-
sti saranno a tempo indeterminato e non dirigenziali.

32
I lavori del futuro Quinto scenario

I volontari del mare


Alle Capitanerie di porto l’onere di alzare l’asticella delle new entry
nel pubblico impiego per i prossimi anni. Alle 10mila assunzioni già
previste dalle passate manovre e scaglionate tra il 2022 e il 2026 se ne
aggiungeranno, ripartite nei cinque anni, altre 450 secondo quanto
previsto la nuova legge di bilancio 27 dicembre 2019 n. 160.

Trasporti e giustizia
Gli altri posti fissi che saranno messi a concorso nel 2020 spaziano
dai trasporti alla giustizia. Ecco allora che il ministero delle Infrastrut-
ture e dei Trasporti potrà assumere a tempo indeterminato, con cor-
rispondente incremento della dotazione organica attuale, fino a 50
unità di personale di livello non dirigenziale. L’Avvocatura delle Stato
potrà procedere ai concorsi per assumere 15 avvocati dello Stato e altre
25 unità lavorative di personale amministrativo. Anche al Viminale si
potrà centrare il sogno di diventare prefetto. Il ministero dell’Inter-
no viene infatti autorizzato ad assumere 130 unità di personale della
carriera prefettizia. Infine, nel triennio 2020-2022, il ministero della
Giustizia potrà assumere fino a 18 unità di livello dirigenziale non ge-
nerale della carriera penitenziaria da destinare agli Uffici di esecuzio-
ne penale esterna.

Più personale in corsia


Per sopperire alla carenza di personale che ha colpito gli ospedali e
soprattutto i pronto soccorso il decreto fiscale alza dal 5 al 10% il tetto
di spesa per le Regioni calcolato sugli aumenti del fondo sanitario (che
nel 2020 aumenta di 2 miliardi di euro e di 1,5 nel 2021). Un tetto che
può arrivare al 15% in caso di specifiche esigenze. Le assunzioni per
concorsi o attingendo alle graduatorie grazie ai possibili scorrimenti
decisi in manovra dovranno basarsi sul fabbisogno e, va sottolineato,
resta ad ogni singola Regione individuare le relative copertura, ma se
si aggiunge la dote 2019 ancora da spendere alle risorse che si libera-
no con i nuovi tetti rialzati c’è un tesoretto in tre anni di almeno 400
milioni di euro. Cifra che se divisa a metà corrisponde all’assunzione
di almeno 2mila medici e 5mila infermieri.

33
I lavori Sesto
scenario
del futuro

Che lavoro faranno


i giovani tra 10 anni
di Alberto Magnani

S
econdo dati presentati a Palazzo Chigi a ottobre, l’Italia ha «per-
so» 250mila giovani tra il 2009 e il 2018. L’espressione non è
eccessiva, visto che si parla di decine di migliaia di under 35 pla-
nati all’estero nell’arco di un decennio, senza un ricambio (o un con-
troesodo) di talenti che compensi il flusso in uscita.
Il bilancio può sembrare drastico. Lo è, anche perché al momento non
si intravvedono spiragli di miglioramento sul breve termine.

34
I lavori del futuro Sesto scenario

I fattori che possono far crescere la frattura


La frattura generazionale, lo scontro fra giovani e anziani, potrebbe di-
varicarsi in maniera più netta nei prossimi 5-10 anni, “grazie” al mix
di fattori che pregiudicano la condizione di nuove e nuovissime gene-
razioni: un mercato del lavoro asfittico e polarizzato bruscamente fra
iper-garantiti e iper-precari, dove la seconda categoria è quasi connatu-
rata allo status dei più giovani; un dibattito politico che trascura inte-
gralmente la questione generazionale, confinando il futuro del paese a
una nicchia rispetto a «emergenze» come l’immigrazione o le riforme
del sistema pensionistico; un tessuto economico incapace di valoriz-
zare le competenze espresse dalla formazione italiana, a causa di uno
scollamento sistematico dell’asse istruzione-lavoro e la dimensione mi-
croscopica delle aziende che formano il nostro tessuto imprenditoriale.
Secondo dati già riportati dal Sole 24 Ore, oltre il 24% dei giovani è
troppo qualificato (over-educated) per il lavoro che svolge, a fronte di
retribuzioni inferiori alla media continentale: una retribuzione annua
netta che rasenta appena i 21.500 euro annui, contro gli oltre 30mila
euro annui che si raggiungono in Germania.

QUANTO POSSONO SPENDERE I MILENNIAL RISPETTO AGLI ANZIANI


Le nuove generazioni sono condannate a redditi più bassi e una capacità di spesa
in calo rispetto a chi li ha preceduti
FINO A 34 ANNI ANZIANI

-40 -30 -20 -10 0 10 20 30

-34,4
1991-2016
23,3
-3,0
2014-2016
4,6

Fonte: elaborazione Censis su dati Banca d'Italia

Così si impoveriscono le nuove generazioni


Il risultato è che la polarizzazione sociale tra anziani e giovani sta fi-
nendo per impoverire le nuove generazioni, colpendo indirettamente
(ma non troppo) la sostenibilità dell’intero sistema economico.
Indebolire una generazione vitale per il futuro del paese, quella dei 15-
34enni, significa condannarsi a bassi ritmi di crescita, aumento delle
disuguaglianze sociali e un ruolo sempre più periferico per l’economia
italiana nella concorrenza globale.

35
I lavori del futuro Sesto scenario

Il deja-vu di disoccupati, Neet e precariato


I dati che immortalano la crisi delle nuove generazioni sembrano qua-
si ripetitivi. Il problema è che i campanelli d’allarme sono sempre ri-
masti gli stessi, senza cambi di rotta concreti nei vari esecutivi che si
sono susseguiti dall’esplosione della crisi a oggi.
Il tasso di disoccupazione giovanile viaggiava a settembre 2019 sul
28,7% nella fascia 15-24 anni, in calo del 3,2% rispetto al 2018. Gli entu-
siasmi, si fa per dire, si sgonfiano considerando un tasso di inattività
saldo al73,8% (+0,4% in un anno) e tutti gli indicatori complementari
che descrivono le turbolenze del mercato occupazionale. Il totale di
Neet, i giovani che non studiano né lavorano, ammmonta a 1,8 milioni
di persone nella fascia tra i 18 e i 29 anni di età.
Il part-time involontario, i rapporti a tempo parziale imposti contro la
volontà del dipendente, sono arrivati a incidere nel 2019 sul 75,9% dei
contratti sottoscritti dai giovani tra i 15 e i 34 anni. Decimale in più, de-
cimale in meno, il lavoro per le nuove generazioni resta scarso, insta-
bile e soggetto a retribuzioni ben più modeste sia rispetto alle gene-
razioni precedenti e alla media europea nella stessa fascia anagrafica.

La polarizzazione tra anziani e millennial


Se poi si aggiunge un andamento demografico insidioso, con sempre
più over 65 e sempre meno nascite, non meraviglia che si arrivi a par-
lare delle generazioni più anziane come la «potenza economica» del
paese. Un rapporto dell’istituto di ricerca Censis ha fotografato il diva-
rio di ricchezza che si sta scavando fra i due poli opposti (anagrafici)
del paese.
Gli anziani hanno una ricchezza superiore del 13,5% alla media nazio-
nale, i millennial del54,6% inferiore; la ricchezza degli anziani è aumen-
tata del 77% nell’arco di 25 anni, quella dei millennial è calata del 34,6%;
sempre nell’arco di 25 anni, il reddito medio famigliare degli anziani è
cresciuto del 19,6%, quello dei millennial è scivolato del 34,3%.
La discrepanza economica si manifesta anche nella sua espressione
più tangibile, i consumi. Il gap tra ricchezza e reddito diminuisce la
capacità di spesa dei più giovani, traducendosi in una minore auto-
nomia nelle proprie esigenze (e, spesso, nella propria realizzazione
individuale). Solo nell’ultimo biennio, scrive il Censis, «la spesa degli
italiani per consumi segna +3,6%, quella degli anziani +4,5% e quella
dei millennial -3%».

36
I lavori del futuro Sesto scenario

Cosa stiamo rischiando, tutti


Lo stato dell’arte, però, è solo un’avvisaglia dello scenario che si sta
formando. Senza una inversione di rotta, il sistema economico italia-
no rischia di invecchiare di pari passo con la sua popolazione. Ales-
sandro Rosina, ordinario di Demografia all’Università Cattolica di Mi-
lano, intravvede soprattutto due pericoli.
Il primo è dato dal circolo vizioso tra la maggiore incidenza della po-
polazione anziana sulla popolazione attiva e l’aumento, conseguente,
del budget in welfare per ragioni pensionistiche:  una spirale che sot-
trae risorsaea politiche proattive per i giovani, oltre a gonfiare i volumi
della spesa fino a picchi insostenibili.
Secondo l’allarme lanciato dall’Inps, l’istituto nazionale di previdenza,
si parla di un raddoppio generale dei volumi di spesa nell’arco di 20
anni, passando da un valore nominale di 143 miliardi di euro nel 2019
a una cifra che sfiora i 297 miliardi di euro nel 2039.
«Il rischio -dice Rosina - è quindi di continuare anche nei prossimi
anni con una crescita che rimane debole, con una occupazione gio-
vanile che rimane più bassa rispetto alla media europea e continuo
flusso di giovani diplomati e laureati verso l’estero».
Lo scenario di lungo termine diventa, così, quello di « un paese che
scivola sempre di più in una spirale negativa di bassa crescita, welfare
pubblico insostenibile, inasprimento degli squilibri demografici e del-
le diseguaglianze sociali».
Il secondo pericolo è quello che si creerà, e si è già creato, quando
i vari blocchi sociali di giovani entreranno nell’età adulta con mezzi
e prospettive minime rispetto a chi li ha preceduti. Un handicap che
potrebbe penalizzare ulteriormente la produttività, il rapporto tra va-
lore aggiunto realizzati e i fattori produttivi impiegati, già in stallo da
decenni rispetto agli standard europei.

La produttività e le misure più urgenti


Una ricostruzione Istat ha evidenziato che la produttività del lavoro è
cresciuta di appena lo0,4% tra 1995 e 2017, l’equivalente di un quarto
di una media Ue pari al +1,6%. «Stiamo entrando in una inedita fase
di forte riduzione del pilastro centrale della vita produttivadel pae-
se, ovvero l’età dai 35 ai 49 anni - dice Rosina - L’impatto di questo
cambiamento strutturale, assieme all’elevato debito pubblico e altre
inefficienze croniche, rischia di essere fatale se non si inizia da subito

37
I lavori del futuro Sesto scenario

a mettere in campo solide contromisure». Quali?


Anche qui, il riepilogo delle misure più urgenti crea un effetto deja-vu
rispetto al dibattito pubblico. Fra i motori per un rilancio dell’occu-
pazione giovanile e del sistema economico in generale ci sono i mag-
giori investimenti in formazione, il dispiegamento di politiche attive
per l’inserimento di under 30, maggior dialogo tra mondo produttivo
e sistema scolastico e universitario, incremento della spesa in ricer-
ca&sviluppo e sui settori che possono generare un valore aggiunto
e valorizzare le competenze sprecate di giovani con titoli di studio e
competenze (spesso) superiori all’offerta di un tessuto monopolizzate
da imprese di dimensione piccola e micro.

La pianificazione che non c’è


Gli esempi positivi ci sono, ma al momento pesa un altro vizio sto-
rico del sistema economico italiano: l’assenza di una pianificazione
di lungo termine. Un aspetto cruciale, quando si parla di futuro: «Su
tutti questi aspetti - dice Rosina - si possono trovare esempi positivi
sul territorio italiano, ma manca ancora una visione e una capacità si-
stemica nel renderli gli assi portanti di una relazione complessiva più
solida tra presente e futuro del Paese.»

38
I lavori Settimo
scenario
del futuro

Stipendi, in Italia
non crescono da 20 anni
di Francesca Barbieri

I
salari reali? In Italia sono fermi da oltre 20 anni e addirittura in
calo se puntiamo lo sguardo sull’ultimo decennio. Una parabola
discendente tracciata dall’Ocse, che ha messo a confronto le retri-
buzioni medie annue dei principali Paesi nel mondo.
«In tutti gli Stati - osserva Andrea Garnero, economista dell’organiz-
zazione internazionale che ha sede a Parigi - si è assistito a un rallen-
tamento dei salari negli anni dopo la crisi. Con la disoccupazione in

39
I lavori del futuro Settimo scenario

forte calo, e in alcuni paesi a livelli mai così bassi, avremmo dovuto
assistere a un aumento delle buste paga. Invece, anche al netto dell’in-
flazione più bassa, la crescita dei salari reali è molto lontana dalle ten-
denze pre-crisi»

Produttività del lavoro ferma al palo


L’Italia non fa eccezione. «Però il fenomeno davvero unico - sottolinea
Garnero - è che la stagnazione dei salari è cominciata oltre vent’anni
fa. E questo è il riflesso di una produttività che non cresce. Tra il 1995
e il 2018, la crescita media annua della produttività del lavoro in Italia
è stata dello 0,4% rispetto a una media europea dell’1,6 per cento». Nel
2018, evidenzia l’Istat, la produttività del lavoro è addirittura diminuita
dello 0,3%, mentre quella del capitale è aumentata dello 0,1 per cento.

PRODUTTIVITÀ DEL LAVORO NEI PRINCIPALI PAESI EUROPEI


Tassi di variazione medi annui

1995-2018 2014-2018 2017 2018

EU 28 GER SPA FRA UK ITA

«I fattori che spiegano la produttività al palo sono molteplici - spie-


ga Garnero -: inefficienza del settore pubblico, anche a livello locale,
risorse male allocate, investimenti in tecnologia scarsi, pratiche ma-
nageriali desuete, scarsa meritocrazia o una contrattazione aziendale
ancora poco sviluppata».

40
I lavori del futuro Settimo scenario

L’Italia, secondo l’Ocse, ha mancato il salto tecnologico avviato negli


anni ‘90 e la crisi globale ha accelerato le tendenze negative, con una
riduzione della domanda di lavoratori con competenze intermedie.

Skills mismatch: un problema aperto


«Molti dei posti di lavoro persi durante la grande recessione - com-
menta Garnero - non sono stati ricreati nella fase di ripresa economi-
ca e le nuove posizioni che si aprono spesso richiedono competenze
diverse, in particolare digitali e trasversali, che molti disoccupati non
hanno. Nel caso italiano la situazione è ancora più complessa: le skills
dei nostri lavoratori sono sotto la media Ocse ma anche le imprese
richiedono poche specializzazioni».

IL CONFRONTO IN EUROPA
I salari medi annui a prezzi costanti e a parità di potere d'acquisto in dollari
nei principali paesi europei e variazione % sul 2000
20.000 30.000 40.000 50.000 60.000

Danimarca 55.253
Finlandia 44.111
Francia 44.510
Germania 49.813
Grecia 26.671
Italia 37.752
Olanda 54.262
Spagna 38.761
Svezia 44.196
G. Bretagna 44.770

Il gap dell’Italia e del Mezzogiorno


Un mix di fattori che si riflette sugli stipendi. Se consideriamo la retri-
buzione media annua, l’Italia con poco meno di 38mila dollari si colloca
sotto la media Ocse e si aggiudica il triste primato del livello più basso
tra i Paesi avanzati. Rispetto al 2000 il trend è di un leggero aumento
(+2%), ma è niente in confronto al +25 % della Danimarca, il +20% della
Francia, il + 15% della Germania e il +30% della Svezia. Senza contare che
dal 2008 al 2018, gli stipendi in Italia sono calati di quasi il 2 per cento.
A livello geografico, poi, si registrano livelli di occupazione e retribu-
zioni molto differenti. Negli ultimi 10 anni il numero di occupati è
cresciuto del +2,3% nel Nord e Centro mentre è calato del -4% al Mez-

41
I lavori del futuro Settimo scenario

zogiorno. Il tasso di occupazione è del 66,1% al Centro-Nord e fermo


al 44,5% al Sud. Nel Mezzogiorno, inoltre, si guadagna il 15% in meno
rispetto al Settentrione - sottolinea Job Pricing, osservatorio specia-
lizzato in indagini retributive - per non parlare poi del gender pay gap
che vede le lavoratrici italiane del settore privato intascare il 10% in
meno rispetto ai colleghi maschi.

La frattura giovani-vecchi
E la frattura è ancora più accentuata se si accendono i riflettori sul-
le diverse generazioni. Per chi in Italia è giovane i temi-chiave sono
due: trovare un lavoro e avere una retribuzione adeguata. Le forze in
campo sono sempre più anziane e la componente giovanile è inferiore
a dieci anni fa, con poco più di un quinto dei lavoratori con il posto
fisso che ha meno di 35 anni.
Tra il 1983 e il 2015 il valore dei salari medi annuali dei giovani tra i 15
e 29 anni rispetto a quello degli over 50 è passato dal 70% al 50% e il
salario d’ingresso è diminuito nello stesso periodo di circa il 20%.
«Tutto il paese risente della stagnazione economica e di salari che non
crescono - sottolinea Garnero -. Però ovviamente i giovani sono i più
esposti. Con regole del mercato del lavoro relativamente protettive per
chi ha un contratto a tempo indeterminato e tempo pieno, l’aggiusta-
mento si è fatto al margine».
I salari di entrata sono diminuiti. I contratti si sono spezzettati. Il
part-time involontario è più che raddoppiato. La richiesta di farsi una
partita Iva è diventata una possibilità non più sorprendente in un col-
loquio con un datore di lavoro. «Tutto questo indebolisce il potere
contrattuale dei giovani (e anche dei meno giovani) - conclude Garne-
ro - e riduce la crescita salariale».

Lo stipendio del primo impiego? Poco più di 800 euro al mese


Secondo uno studio di Paolo Naticchioni, Michele Raitano e Claudia
Vittori i nati tra il 1975 e il 1979 con una laurea hanno perso solo nei
primi sei anni di carriera oltre 35.000 euro rispetto ai nati tra il 1965
e il 1969. Quasi 500 euro al mese. E le prospettive per le nuove gene-
razioni non sembrano incoraggianti: oggi, secondo le elaborazioni del
Sole 24 Ore su dati Istat, la paga di un ragazzo al primo impiego non
raggiunge i mille euro ma si ferma di poco sopra gli 800.

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