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L’atteggiamento ambivalente di

Boccaccio di fronte alla società


mercantile oscilla tra l’adesione
e la critica
Giovanni Boccaccio è un autore italiano
vissuto durante il quattordicesimo secolo.
Era figlio di un noto mercante ed è stato uno
dei primi autori italiani che all’interno delle
loro opere descrivevano la nuova classe
sociale borghese-mercantile, costituita da
coloro che erano impegnati in attività
lavorative come i mercanti, gli artigiani,
avvocati, medici etc. Per esempio
Boccaccio, nella sua opera più famosa,
ovvero il Decameron, inserisce alcuni
personaggi che sono tipici appartenenti alla
classe sociale neonata. Questa nuova classe
sociale è molto in contrasto con la nobiltà,
che fino a pochi anni prima era l’unica
classe di ceto alto, e infatti questa nuova
classe sociale venne spesso criticata da
autori precedenti come per esempio Dante,
che definiva questa classe come una parte
dei cittadini che come unico interesse
avevano il denaro.
Dalle opere di Boccaccio, in
particolare dal Decameron, si può notare
come l’autore abbia un atteggiamento
ambivalente nei confronti della società
borghese-mercantile, infatti in alcune
novelle elogia alcuni comportamenti dei
personaggi che appartengono a questa
classe e ne critica altri.
Della classe neonata Boccaccio
elogia alcune caratteristiche che sono
comuni a quasi tutti i personaggi, come
l’industria, ovvero la capacità delle persone
di risolvere positivamente situazioni
complesse, che possono essere causate dal
fato, un complesso di circostanze che non
possono essere controllate da nessun
personaggio che segnano il destino di una
persona e possono favorirlo o essergli
antagonisti. A sostegno di questa
affermazione possiamo portare la novella di
Andreuccio da Perugia, narrata da
Fiammetta durante la quinta giornata,
ovvero la giornata che come tema ha le
storie a lieto fine. In questa novella
possiamo notare come Andreuccio, dopo
essere stato vittima di un inganno che gli
fece perdere i soldi con cui era andato a
Napoli per comprare i cavalli decide di
aggregarsi ad una banda di ladri per
saccheggiare la tomba dell’arcivescovo.
Durante il tragitto si fermano ad un pozzo e
gli altri due ladri lo abbandonano all’arrivo
di due guardie. Qui si vede la conversione
di Andreuccio che, grazie alla sua astuzia
capisce che deve tenere per se una parte del
bottino in quanto gli altri ladri potrebbero
chiuderlo dentro la tomba. Andreuccio
quindi si tiene un rubino e, dopo essere stato
chiuso dentro la tomba dagli altri due ladri,
riesce ad uscire spaventando altre persone
che stavano cercando di rubare dalla tomba.
Da questo episodio si riesce a capire come
l’astuzia e l’intelligenza di una persona
riesce a contrastare il fato che, in questo
caso, si stava accanendo sul protagonista.
Un’altra caratteristica che appartiene
ai mercanti e che viene esaltata da
Boccaccio è la capacità di amministrare
bene le proprie ricchezze, detta anche
masserizia. Per esempio nella novella di
Lisabetta da Messina possiamo notare come
la protagonista, dopo aver perso tutto quello
che possedeva tra cui anche il suo amato,
decide di dedicare tutto il suo tempo per
prendersi cura dell’unica cosa che le
restava, ovvero il vaso di basilico, dove
all’interno era sepolta la testa del giovane
amato. Si può’ notare questo sostegno da
parte dei Boccaccio nei confronti della
masserizia anche nella novella di Federigo
degli alberighi, dato che, verso la fine della
novella, Boccaccio scrive che l’amore
disinteressato nei confronti di una donna
non può esistere se non viene compensato
da questa caratteristica; infatti nella novella
si vede come Federigo, rappresentazione
della società cavalleresca del tempo, non
disponendo della masserizia, arriva a
uccidere il suo falcone, ovvero l’animale
che, grazie alla caccia, gli avrebbe permesso
di sfamarsi, per onorare Monna Giovanna,
ovvero la donna che lui amava.
Come accennato prima Boccaccio
però critica anche alcune caratteristiche
della società borghese-mercantile del tempo.
Tra queste troviamo la cosiddetta “ragion di
mercatura”, ovvero la caratteristica che
antepone l’interesse economico a tutti gli
altri valori morali e questo può portare ad
atti di estrema crudeltà. A sostegno di questa
affermazione possiamo riprendere la novella
di Lisabetta di Messina, i quali fratelli,
sapendo del suo innamoramento con il
garzone Lorenzo e non volendo rovinare- il
nome della loro famiglia, decidono di
uccidere Lorenzo e questa azione fece poi
morire Lisabetta per il dolore. Un altro
argomento a sostegno è rappresentato dalla
novella di Landolfo Rufolo, un ricco
signore di Napoli che, volendo raddoppiare
le sue ricchezze decise di partire per Cipro
carico di merci. Una volta arrivato a
destinazione, essendo stato costretto
svendere la merce e avendo perso quindi
gran parte del suo investimento, non esita a
darsi alla pirateria pur di recuperare le sue
ricchezze e preferirebbe morire piuttosto
che tornare povero a casa.
Presi in considerazione questi passi
del Decameron possiamo quindi affermare
la tesi, e cioè che Boccaccio assume un
atteggiamento ambivalente nei confronti
della società borghese-mercantile, elogiando
alcune caratteristiche di questa classe e
criticandone altre.

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