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- IO E DIO

Dal Vangelo secondo Matteo (Mt 22,34-40)

In quel tempo, i farisei, avendo udito che Gesù aveva chiuso la bocca ai sadducèi, si
riunirono insieme e uno di loro, un dottore della Legge, lo interrogò per metterlo
alla
prova: «Maestro, nella Legge, qual è il grande comandamento?».
Gli rispose: «“Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua
anima e con tutta la tua mente”. Questo è il grande e primo comandamento. Il
secondo poi è simile a quello: “Amerai il tuo prossimo come te stesso”. Da questi
due comandamenti dipendono tutta la Legge e i Profeti».

«Chi non ama il fratello che vede, non può amare Dio che non vede.»

. Bisogna allontanarsi dagli uomini per trovare Dio?

. E chi ha trovato Dio può ancora ritornare verso gli uomini e vivere con loro,
interessarsi di loro e lavorare con loro e per loro?

. In altre parole, l’amore di Dio e l’amore degli uomini sono compatibili o, al


contrario, l’uno esclude l’altro in modo che bisogna assolutamente operare una
scelta?

Ognuna di queste domande ha ricevuto da Gesù una risposta essenziale: il primo


comandamento è di amare Dio, e il secondo, che gli è simile, è di amare gli uomini.
Non si può, dunque, pensare che l’entrata di Dio in una coscienza provochi
l’esclusione dell’uomo.
Non siamo persone libere se non sperimentiamo dei legami.
Forse, siamo persone che hanno paura di lasciarsi coinvolgere come fece Gesù, in
pienezza.

- IO E GLI ALTRI

Le differenze etniche ci hanno sempre portato a distinguere “noi” dagli “altri”.


Nonostante la concezione di essere tutti uguali, che ci viene data al fine di evitare
discriminazioni, è inevitabile fare questa distinzione: quella fra uomini e donne,
ricchi e poveri, uomini politici e privati cittadini, laureati e diplomati, bianchi e neri,
noi e gli altri. Gli altri sono dunque una categoria molto vasta che differisce da noi
stessi per religione, sesso, averi, etnia ecc. Inoltre, la consapevolezza dell’esistenza di
differenze rende il mondo vario e noi capaci di non accusare l’altro per il diverso
colore della pelle o per il lavoro che svolge.

Gli altri sono la nostra ricchezza perché possiamo imparare da qualcuno con una
cultura diversa dalla nostra, qualcosa di bello e nuovo, pur essendo diverso e non
rientrando quindi in ciò che noi riteniamo “ordinario”. Anche noi possiamo
relazionarci con gli altri dando loro il nostro aiuto o qualcosa di buono, che possa
andare a formare una relazione, ovvero un rapporto diverso a seconda delle
sottocategorie che compongono quella degli “altri”.

Fra gli altri rientrano le nostre famiglie, i nostri amici, persone importanti o che non
abbiamo mai conosciuto, con le quali possiamo instaurare rapporti diversi, più o
meno complessi. Aiutare gli altri dipende dalle diverse risorse che ognuno di noi
possiede, a partire dal comune aiuto nei confronti di un familiare o di un amico caro,
fino ad arrivare alle grandi associazioni a sostegno della ricerca per le cure a malattie
rare, o ancora centri di accoglienza per stranieri e senzatetto. L’aiuto crea un rapporto
diretto o indiretto con la persona alla quale viene dato. Le relazioni sono molto
importanti perché definiscono il nostro essere e se queste non esistessero resteremmo
chiusi non solo mentalmente, ma anche sentimentalmente, nella ristretta cerchia del
“noi”.

IN QUESTO PERIODO DI DISTANZIAMENTO, QUANTO HO SOFFERTO PER


LA MANCANZA DELLA VICINANZA AGLI ALTRI O HO COLTO
L’OCCASIONE PER FARE CHIAREZZA SULLE MIE RELAZIONI?

MI SPAVENTA CONOSCERE DAVVERO CHI HO DI FRONTE?

CHE EQUILIBRIO HO TRA L’ASCOLTO E IL RACCONATARE DI ME?

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