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UNIVERSITÀ PONTIFICIA SALESIANA

Facoltà di Scienze dell’Educazione


Corso di Laurea in Pedagogia Sociale

Desiderio di Libertà
La scelta di condurre una vita cristiana prevede una rinuncia ad una
parte della propria libertà?

SAGGIO
di Giulia CAPOBIANCO, Marta GIAMPETRUZZI, Giorgia
MAGNONI

Roma, 2019-2020
Indice
Introduzione………………………………………………………………………………..1
1. Analisi ermeneutica……………………………………………………………………..3
1.1. La verità e la libertà (Gv 8,31-42)……………………………………………3
1.1.1. Livello filologico-storico…………………………………………….4
1.1.2. Livello teologico……………………………………………………..7
2. L’apporto della Tradizione…………………………………………………………….8
3. Livello teologico-sistematico…………………………………………………………..10
4. La nostra teoria………………………………………………………………………..11
5. Teorie che collaborano con la nostra teoria………………………………………….12
6. Dialogo interdisciplinare………………………………………………………………13
Conclusione……………………………………………………………………………….15
Bibliografia e Sitografia……….........................................................................................16
Introduzione

Prima di iniziare con la lettura dello scritto, è importante aver presente cosa sia collegato
al termine “desiderio”, in modo da inquadrare cosa sia frutto delle nostre conoscenze, ed
eventuali preconcetti, per avere una mente pronta e preparata per la lettura che si affronterà
nelle pagine seguenti.

Il desiderio, dal latino desiderium, è considerato un sentimento intenso che spinge a


cercare il possesso, il conseguimento o l’attuazione di quanto possa appagare un proprio
bisogno fisico o spirituale. Il concetto di desiderio potrebbe essere facilmente ed
erroneamente ricondotto a quello di bisogno. Il bisogno, con valore generico, indica la
mancanza di qualche cosa.

Entrando più nello specifico, “il bisogno indica la mancanza di qualcosa di


indispensabile, legata alla necessità di colmare un’assenza o una carenza di soddisfazione;
il desiderio invece è legato al ricordo di gratificazioni già sperimentate e viene appagato
quando si riescono a ripristinare le prime esperienze di soddisfacimento e quindi a
determinare la ricomparsa della percezione dello stato di sé a esse connessa” 1. Quindi
bisogno e desiderio sono due aspetti diversi di una medesima realtà legata al
soddisfacimento.

Il desiderio di Libertà è il punto di partenza di questo elaborato. La libertà oggi è


invocata soprattutto come un diritto del soggetto individuale; e come diritto che soprattutto
consente di esonerarsi dal dovere nei confronti di altri. L’appello alla libertà serve in tal
senso a giustificare un atteggiamento di distanza nei confronti di altri. L’idea di libertà è
entrata in Occidente grazie all’apporto determinante – anche se non esclusivo – del
cristianesimo; ma quell’idea si è progressivamente staccata dalle matrici cristiane.
Nell’ottica della fede cristiana la libertà appariva strettamente legata al rapporto immediato
che il credente ha con il suo Dio; tale rapporto lo emanciperebbe da ogni dipendenza da
poteri terreni. La libertà nella prospettiva biblica, e quindi anche (almeno in linea di
principio) nella prospettiva cristiana, è strettamente legata al servizio: di Dio e

1
http://www.treccani.it/enciclopedia/bisogno-desiderio_%28Dizionario-di-Medicina%29/

1
rispettivamente dei fratelli. Nel XX secolo gli aspetti psicologici, pedagogici, sociali e
politici della libertà umana acquisiscono maggior peso teologico.

È possibile osservare quanto la libertà abbia un peso fondamentale nelle vite di ciascuno
di noi quando questa stessa viene drasticamente limitata nella nostra vita quotidiana. un
esempio è la situazione mondiale del Covid-19.

“Se Dio non può volere il male, ma al massimo permetterlo per un disegno più grande,
non si dovrebbe sentire l’esigenza di chiedergli incessantemente d’intervenire sulla sua
creazione”2.

Molti fedeli si sono visti limitare la possibilità di recarsi a pregare nei luoghi di culto
prima, durante e dopo Pasqua. La nota ministeriale del 27 marzo 2020 ci ha ricordato che la
pandemia ha spinto legittimamente il Governo a limitare alcune libertà, tra le quali la
partecipazione agli atti pubblici di culto. Il motivo di “forza maggiore” che ha mosso questa
limitazione è stato la tutela della salute e la rapida diffusione del contagio da Coronavirus.
Le celebrazioni non sono state in sé vietate, ma hanno continuato a svolgersi senza la
partecipazione del popolo. Posto che viene il tempo in cui non si adora né su un monte, né
in un tempio, abbiamo constatato effettivamente, grazie alle limitazioni, che «i veri adoratori
adoreranno il Padre in spirito e verità; perché il Padre cerca tali adoratori» (Gv 4,23). Per
una volta, infatti, e da tanto tempo non accadeva, la fede intima è stata vissuta anche
pubblicamente: nelle case, sui balconi, in spirito.
Grazie a questa esperienza di fede vissuta intimamente, abbiamo potuto riscoprire da
una parte la bellezza della condivisione e dall’altra l’importanza di avere un rapporto
personale con Dio, che permette di farci sentire liberi anche laddove la nostra libertà fisica
viene limitata.

2
Monsignore Vincenzo Bertolone in https://www.olir.it/focus/vincenzo-bertolone-le-riflessioni-
dellarcivescovo-metropolita-di-catanzaro-squillace-sui-problemi-posti-dalla-sospensione-delle-cerimonie-
religiose/.

2
Qual è il problema di studio?

In una società complessa, egoistica, consumistica e frenetica come quella che viviamo
oggi giorno, la libertà individuale è un concetto molto enfatizzato dai media e dalla cultura,
ognuno cerca la piena realizzazione di se stesso a partire dai propri modelli interiori, dalle
proprie passioni e pulsioni. Anche i fedeli, partecipando alla vita societaria, sono influenzati
ad interrogarsi su questo tema a loro volta e sono disposti sempre meno a scegliere una vita
cristiana che si affidi completamente a Dio e che, automaticamente, richieda l’esclusione di
altre scelte di vita, occorre dunque fare delle rinunce che è sempre più difficile compiere
nella nostra società. Soprattutto le nuove generazioni vivono la scelta di perseguire la vita
cristiana come un ‘dover rinunciare a tante cose’.

Che domanda interpella la parola di Dio?

La scelta di condurre una vita cristiana prevede una rinuncia ad una parte della propria
libertà?

1. Analisi ermeneutica

Partendo da un passo del Vangelo secondo Giovanni è possibile cogliere indicazioni utili
a maturare un atteggiamento che ci possa aiutare a comprendere cosa significa per un
cristiano sentire il desiderio della libertà.

1.1. La verità e la libertà (Gv 8,31-42)

31 Gesù allora disse a quei Giudei che avevano creduto in lui: «Se rimanete fedeli alla
mia parola, sarete davvero miei discepoli; 32 conoscerete la verità e la verità vi farà
liberi». 33 Gli risposero: «Noi siamo discendenza di Abramo e non siamo mai stati
schiavi di nessuno. Come puoi tu dire: Diventerete liberi?». 34 Gesù rispose: «In verità,
in verità vi dico: chiunque commette il peccato è schiavo del peccato. 35 Ora lo schiavo
non resta per sempre nella casa, ma il figlio vi resta sempre; 36 se dunque il Figlio vi
farà liberi, sarete liberi davvero. 37 So che siete discendenza di Abramo. Ma intanto
cercate di uccidermi perché la mia parola non trova posto in voi. 38 Io dico quello che

3
ho visto presso il Padre; anche voi dunque fate quello che avete ascoltato dal padre
vostro!». 39 Gli risposero: «Il nostro padre è Abramo». Rispose Gesù: «Se siete figli di
Abramo, fate le opere di Abramo! 40 Ora invece cercate di uccidere me, che vi ho detto
la verità udita da Dio; questo, Abramo non l'ha fatto. 41 Voi fate le opere del padre
vostro». Gli risposero: «Noi non siamo nati da prostituzione, noi abbiamo un solo
Padre, Dio!». 42 Disse loro Gesù: «Se Dio fosse vostro Padre, certo mi amereste, perché
da Dio sono uscito e vengo; non sono venuto da me stesso, ma lui mi ha mandato.

1.1.1 Livello filologico-storico

Grazie all’indagine filologico-storica si è in grado di comprendere in maniera efficace


sia il senso oggettivo dei testi del passato, che includono e infondono la Parola di Dio, sia
l’intento comunicativo degli autori umani.

In questo passo del Vangelo, Giovanni approfondisce il mistero di Dio che avvolge la
persona di Gesù attraverso il tema della relazione di Gesù con Abramo, il Padre del popolo
di Dio. In questi versi, Giovanni cerca di aiutare le comunità a capire come Gesù si collochi
all’interno della storia del Popolo di Dio. Le aiuta a percepire la differenza che c’è tra Gesù
ed i giudei, ed anche tra i giudei e gli altri: tutti noi siamo figli e figlie di Abramo.

La fede è cammino di libertà. Non restare imprigionati nei piccoli capricci del proprio
io ma riuscire ad avvicinarsi agli altri, non chiudersi nelle proprie pigrizie ma aprire mente
e cuore alle esigenze e ai bisogni altrui, non restare fissi nei propri pensieri, ma saper cogliere
la profondità di una Parola che non è la propria.

La fede autentica non si riduce a un’adesione momentanea al Cristo, ma esige


perseveranza e fedeltà con Gesù, Parola vivente del Padre. Il vero discepolo di Cristo si
riconosce da questa permanenza continua e intima in Gesù. Solo allora si conosce la verità
che libera da ogni schiavitù. La conoscenza della verità non è dunque qualcosa di
speculativo: la verità è Gesù in persona. Quindi, la libertà piena si vive nella fede, credendo
esistenzialmente in Gesù3.

3
AGOSTINO, Commento al Vangelo di Giovanni, (trad. di E. GANDOLFO), Città Nuova, Roma, 2005,
655.

4
Le parole di Gesù provocano la reazione dei suoi interlocutori, offesi per le affermazioni
sulla liberazione operata dalla verità. I giudei si proclamano persone libere e figli di Abramo.
Essi protestano di non essere mai stati schiavi di nessuno. Per Gesù la libertà e la schiavitù
sono di ordine morale e religioso in relazione al peccato, mentre i suoi interlocutori
intendono questi termini in chiave politica.

● Giovanni 8,31-32: La libertà che nasce dalla fedeltà alla parola di Gesù. Gesù

afferma ai giudei: “Se rimanete fedeli alla mia parola, sarete davvero miei discepoli;
conoscerete la verità e la verità vi farà liberi”. Essere discepolo di Gesù è lo stesso
che aprirsi a Dio. Le parole di Gesù sono in realtà parole di Dio. Comunicano la
verità, perché fanno conoscere le cose così come sono agli occhi di Dio.

● Giovanni 8,33-38: Cos’è essere figlio e figlia di Abramo? La reazione dei

giudei è immediata: “Noi siamo discendenza di Abramo e non siamo mai stati schiavi
di nessuno. Come puoi tu dire: Diventerete liberi?” Gesù ribadisce facendo una
distinzione tra figlio e schiavo e dice: “Chi commette il peccato è schiavo del
peccato. Lo schiavo non rimane per sempre in casa, ma il figlio rimane per sempre.
Se dunque il Figlio vi farà liberi, sarete liberi davvero”. Gesù è il figlio e vive nella
casa del Padre. Lo schiavo non vive nella casa del Padre. Vivere fuori dalla casa,
fuori di Dio, vivere nell’incredulità vuol dire vivere nel peccato. Se loro accettassero
la parola di Gesù potrebbero diventare figli e raggiungere la libertà. Non sarebbero
più schiavi. Dietro queste parole c’è una verità profonda: il male ci rende schiavi,
proprio perché contrasta quell’apertura libera e liberante che è tipica della fede.
Inoltre, la frase “lo schiavo non rimane nella casa per sempre” contiene una velata
minaccia di espulsione dei giudei dalla casa di Dio, dal regno e dall’amicizia con il
Padre. Dopo aver sviluppato la tematica della vera schiavitù e della vera libertà, Gesù
contesta l’affermazione dei giudei di essere discendenza di Abramo e dimostra loro
che sono figli di un altro padre, così continua: “Io so che voi siete discendenza di
Abramo, ma state cercando di uccidermi, perché la mia parola non entra nella vostra
testa”. Subito appare ben chiara la distinzione: “Io parlo delle cose che ho visto
quando ero con il Padre, anche voi dovete fare ciò che avete udito dal padre vostro”.

5
Con questa affermazione, Gesù nega loro il diritto di dire che sono figli di Abramo,
uomo di grande fede, perché le loro opere affermano il contrario. Per discendenza
naturale gli ebrei sono figli di Abramo, ma per l'animo e i comportamenti sono figli
del diavolo. Tentando di uccidere Gesù fanno un'opera diabolica perché il diavolo è
omicida fin dal principio.

● Giovanni 8,39-41a: Un figlio di Abramo compie le opere di Abramo. In

questi versi, i giudei insistono in affermare: “Il nostro Padre è Abramo!” come se
volessero presentare a Gesù la loro identità. Gesù ribadisce: “Se siete figli di Abramo,
fate le opere di Abramo! Ora invece cercate di uccidere me, che vi ho detto la verità
udita da Dio; questo, Abramo non l’ha fatto. Voi fate le opere del padre vostro”. Tra
le linee, suggerisce che il loro padre è satana (Gv 8,44).

● Giovanni 8,41b-42: Cosa ci può rendere liberi? Il “Figlio”, ossia colui che ci

spiega e ci fa partecipi di un amore “nonostante tutto”, colui che ci mostra cosa


significa accettare di essere amati così come siamo. Questo tipo di amore è l’unico
che può spingere al cambiamento. Questo amore è il cuore pulsante della vera libertà.
“Se Dio fosse vostro Padre, certo mi amereste, perché da Dio sono uscito e vengo;
non sono venuto da me stesso, ma lui mi ha mandato”. Usando parole diverse, Gesù
ripete la stessa verità: “Chi appartiene a Dio ascolta le parole di Dio”. L’origine di
questa affermazione viene da Geremia che dice: “Porrò la mia legge nel loro animo,
la scriverò sul loro cuore. Allora io sarò il loro Dio ed essi il mio popolo. Non
dovranno più istruirsi gli uni gli altri, dicendo: Riconoscete il Signore perché tutti
mi conosceranno, dal più piccolo al più grande, dice il Signore; poiché io perdonerò
la loro iniquità e non mi ricorderò più del loro peccato” (Ger 31,33-34). Ma loro
non si apriranno a questa nuova esperienza di Dio, e per questo non riconosceranno
Gesù come inviato del Padre.

6
1.1.2. Livello teologico

Attraverso l’analisi teologica si può cogliere, nelle parole umane che la contengono, la
Parola di Dio e la sua intenzione comunicativa, con l’intenzione di scoprire ciò che Dio ha
voluto comunicare “allora”.

L’apostolo Giovanni presenta l’insegnamento di Gesù più che la biografia dello stesso
(infatti non sono messi gli eventi in ordine cronologico e nel primo capitolo non è presenta
la genealogia di Cristo come negli altri Vangeli), egli vuole riportare solamente quello che
Gesù ha detto e insegnato.

Le parole di Gesù, riportate dall’apostolo, includono il concetto della libertà, ma tale


concetto espresso da Cristo è diverso da come viene inteso comunemente oggi e da come
avevano inteso i Giudei con il quale Egli parlava. Essi infatti si riferivano a una libertà
sociale e fisica e nel capitolo 8 verso 33 del Vangelo si riconosce subito il loro
fraintendimento con la risposta “non siamo mai stati schiavi di nessuno”, Gesù invece
faceva riferimento ad una libertà spirituale, alla libertà dal peccato. La verità a cui fa
riferimento Gesù richiama il fatto che Egli è morto per ogni persona che è vissuta sulla Terra,
per dargli la possibilità di essere riscattato dalla morte eterna. L’uomo è incapace di fare del
bene perché è schiavo del peccato, ed è incapace di liberarsi da solo, quando Gesù ci rigenera
ci porta alla salvezza, e allora siamo capaci di fare il bene, non bisogna fare altro che credere
in Lui.

Gesù vuole comunicare l’importanza che la verità si deve ricercare innanzitutto a un


livello interiore, nell’anima, e questa libertà può essere donata, in maniera completa, da Dio.
L’emancipazione sociale può essere una conseguenza di questa rigenerazione interiore. e la
libertà che Egli professa non nuoce a nessuno, e nessuno deve distorcere la libertà che Gesù
professa, approfittando dei più deboli o facendo male agli altri.

“Verità di un amore che è uno per tutti, si dona a ciascuno senza distinzioni, non
legittima ingiustizie e denuncia la logica dei potenti perché non può farsi complice
delle discriminazioni di chi cerca la propria gloria (cf. v. 49). […] Non è sufficiente

7
ritenersi discendenti di Abramo per essere figli. È l’agire a mostrare di chi si è figli.
[…] In effetti, c’è un modo di rifarsi ai padri nella fede che è secondo verità e
conduce alla libertà, e un modo di appropriarsene che è mortifero per sé e per gli
altri. La Pasqua ci salvi anche da questo”4.

2. L’apporto della Tradizione

Nel linguaggio teologico e biblico per Tradizione si intende l’insieme di quelle dottrine
e degli insegnamenti non contenuti esplicitamente nella Scrittura, ma trasmesse dagli
apostoli ai loro successori fino all’attuale Magistero della Chiesa, che li custodisce e li
insegna. Per questo motivo la Tradizione, accanto alla Bibbia, viene definita fonte della
verità rivelata; essa accompagna l’individuo alla comprensione veritiera ed esaustiva delle
dottrine della Bibbia.

Grazie ai testi della Tradizione si può esplorare a fondo il significato biblico del termine
“libertà” e di come essa sia fortemente associata alla “dualità dell’Uomo”, “schiavo” del
peccato ma libero di poter cambiare strada e scegliere Dio. Infatti:

“Finché non si è definitivamente fissata nel suo bene ultimo che è Dio, la libertà
implica la possibilità di scegliere tra il bene e il male, e conseguentemente quella di
avanzare nel cammino di perfezione oppure di venire meno e di peccare. [...] Quanto
più si fa il bene, tanto più si diventa liberi. Non c'è vera libertà se non al servizio del
bene e della giustizia. La scelta della disobbedienza e del male è un abuso della
libertà e conduce alla schiavitù del peccato”5.

Affinché l’Uomo possa raggiungere la libertà, Dio gli fornisce la ragione:

“Dio ha creato l’uomo ragionevole conferendogli la dignità di una persona dotata


dell'iniziativa e della padronanza dei suoi atti. “Dio volle, infatti, lasciare l'uomo 'in
balia del suo proprio volere” (Sir 15,14) perché così esso cerchi spontaneamente il

4
https://www.monasterodibose.it/1647-italiano/preghiera/vdg-pasqua-20/13864-il-figlio-vi-fara-liberi
5
Catechismo della Chiesa Cattolica, n.1732-1733.

8
suo Creatore e giunga liberamente, con l'adesione a lui, alla piena e beata
perfezione”6.

Lettura di Papa Francesco di Martedì 11 giugno 2013 - La legge dei liberi: la


“schiavitù” al Signore che ci rende liberi

Papa Francesco spiega che “la salvezza è questo: vivere nella consolazione dello Spirito
Santo, non vivere nella consolazione dello spirito del mondo”7. Lo spirito del mondo ci porta
al peccato, non alla salvezza. Posto che non è possibile fare un po’ e un po’, seguire un po’
lo Spirito Santo e un po’ lo spirito del mondo, la salvezza è vista come una scelta radicale,
definitiva e - come spiega Papa Francesco - “certamente difficile da prendere per noi che
siamo tentati dalle scelte provvisorie suggeriteci dallo spirito di questo mondo”8.

Tuttavia cosa succede se non apriamo il nostro cuore al Signore, se non ascoltiamo la
parola di Dio con volontà di riceverla, accettarla e comprenderla? Succede che i
comandamenti di Gesù risultino futili “se noi non abbiamo il cuore aperto allo Spirito
Santo”9. Il Pontefice esprime questo concetto con un esempio concreto:

“Essere poveri, essere miti, essere misericordiosi non sembra una cosa che ci porti al
successo. Se non abbiamo il cuore aperto e se non abbiamo gustato quella consolazione
dello Spirito Santo, che è la salvezza, non si capisce questo. Questa è la legge per quelli
che sono stati salvati e hanno aperto il loro cuore alla salvezza. Questa è la legge dei
liberi, con quella libertà dello Spirito Santo” 10.

Lo Spirito Santo ci dà la libertà, ma questa libertà al tempo stesso è anche una


“schiavitù”. Siamo infatti liberi di seguire lo spirito di questo mondo creandoci una nostra
libertà che però non è la libertà di Dio e dunque non ci condurrà alla salvezza. “La salvezza

6
Concilio Vaticano II, Cost. past. Gaudium et spes, 17: AAS 58 (1966) 1037.
7
https://www.papafrancesco.net/la-legge-dei-liberi/
8
Ibidem.
9
Ibidem.
10
Ibidem.

9
è andare avanti e aprire il cuore, perché venga questa consolazione dello Spirito Santo, che
è la salvezza” dice Papa Francesco.

La salvezza è dunque scegliere liberamente la “schiavitù al Signore che ci fa liberi” al


fine di ottenere “un’altra libertà”.

3. Livello teologico-sistematico

Posto che, attraverso l’analisi teologica sistematica è possibile scoprire i nessi logici che
collegano tra loro le molteplici parole di Dio e coglierne il nucleo centrale, possiamo dire
che nella Bibbia la libertà ha una connotazione prettamente spirituale rispetto all’aggiunta
di una prerogativa sociale presente nei testi della Tradizione. Oggigiorno, la libertà esige
determinate condizioni di ordine economico, sociale, politico e culturale, che ne rendono
possibile il pieno esercizio; questo si può evincere dall’affermazione “Non c'è vera libertà
se non al servizio del bene e della giustizia”11.

Rivelando all’uomo la sua qualità di persona libera, chiamata ad entrare in comunione


con Dio, il Vangelo di Gesù Cristo ha suscitato una presa di coscienza delle profondità, fino
allora insospettate, della libertà umana. Così la ricerca della libertà e l’aspirazione alla
liberazione, che sono tra i principali segni dei tempi nel mondo contemporaneo, hanno la
loro prima radice nell’eredità cristiana.

Inoltre Papa Francesco sottolinea l’importanza della predisposizione del nostro cuore,
della nostra anima e del nostro spirito e anche della nostra mente e volontà nella scelta
quotidiana che ogni credente deve fare nel proprio percorso con Cristo: “se non abbiamo il
cuore aperto e se non abbiamo gustato quella consolazione dello Spirito Santo, che è la
salvezza, non si capisce questo” 12. Il pensiero espresso dal Pontefice va ulteriormente a
evidenziare quanto le libertà sociali e spirituali siano unite da questa spinta verso l’esterno,
l’importante è che questo “esterno” sia Dio.

11
Catechismo della Chiesa Cattolica, n.1732-1733.
12
Lettura di Papa Francesco di Martedì 11 giugno 2013 - La legge dei liberi: la “schiavitù” al Signore che ci
rende liberi.

10
Il problema che il Papa mette in risalto è l’importanza della presenza dello Spirito Santo
nella vita di ogni figlio di Dio, poiché senza il suo accompagnamento e se non siamo pronti
ad ascoltare e seguire quello che Egli dice siamo sottoposti a molte pressioni che potrebbero
sviarci dalla retta via, ovvero Cristo Gesù, e seguire una strada parallela che conduce lontano
da Lui.

Infine noi non dobbiamo mirare alla conquista esclusiva di una libertà fisica, come
avevano inteso erroneamente i giudei, ma mirare prima di tutto ad una libertà dal peccato,
spirituale. Inoltre nel Vangelo secondo Giovanni viene espressa l’importanza di essere
consapevoli che ogni credente è figlio di Dio e non suo servo: “Non vi chiamo più servi,
perché il servo non sa quello che fa il suo padrone; ma vi ho chiamati amici, perché tutto
ciò che ho udito dal Padre mio l'ho fatto conoscere a voi”. (Gv 15, 15)

4. La nostra teoria

Facendo riferimento al concetto della “Long Life Learning” vogliamo affermare che non
si smette mai d’imparare, neanche nell’ambito spirituale, anche perché è impossibile
conoscere fino in fondo Dio, e inoltre è un aspetto costitutivo dell’essere umano. La
Pedagogia Sociale dunque, per come la intendiamo noi, deve saper cogliere l’individuo nella
sua totalità.

Crediamo fermamente che l’educare alla spiritualità, con l’apporto della teologia
dell’educazione, permetta di innalzare il livello di autocoscienza degli individui consentendo
così la comprensione dell’importanza di una vita ultraterrena. Di conseguenza, senza
abbandonare i bisogni e le esigenze terrene sarà possibile dedicarsi anche, e soprattutto, ai
bisogni spirituali e alla relazione con Dio. Così che anche in momenti di difficoltà, come
quello appena vissuto a causa del Coronavirus, la persona si sentirà sempre libera di essere
e di esistere perché ritroverà il significato della sua esistenza nel rapporto con Dio e con la
sua spiritualità e non con il mondo materiale e fisico. Nessuno mai potrà limitare la libertà
spirituale di qualcuno e, soprattutto, si troverà la soddisfazione di quel desiderio di libertà
che noi tutti abbiamo in qualcosa di spiritualmente elevato; infatti, per quanto si ricerchi, un

11
appagamento materiale non potrà mai essere soddisfatto in quanto è la spiritualità, è Dio, ciò
che completa l’uomo.

In conclusione, avendo una conoscenza più approfondita della Parola di Dio e sul suo
significato vero, pulito da ogni pregiudizio e dubbio, si riuscirà a comprendere in maniera
più completa la realtà della vita cristiana e della relazione con Dio. Questa accettazione a
livello della volontà, della mente, non basta affinché si possa essere definiti propriamente
“cristiani”, infatti a questa presa di coscienza del proprio bisogno spirituale di Dio, c’è
bisogno di una rigenerazione interiore da parte dello Spirito Santo e della coltivazione
giornaliera della relazione e del dialogo con Dio attraverso la preghiera e la lettura della
Bibbia.

5. Teorie che collaborano con la nostra teoria

Il desiderio di realizzare pienamente le proprie aspirazioni, le proprie potenzialità


personali, costituisce l’istanza che motiva e orienta l’uomo contemporaneo. Il sentirsi liberi
di fronte a qualcosa di Superiore a sé è divenuto sempre di più una necessità; un bisogno
autentico che prevede l’inevitabile riconoscimento della dignità di ogni singola persona
umana e della sua legittimità ad esprimersi.

Con le teorie che seguono, lo scritto vuole sottolineare come l’uomo ha sempre sentito
questo bisogno in vista della propria autorealizzazione. Nonostante già nella cultura greca e
in quella giudaico-cristiana veniva presa in considerazione l’individualità soggettiva, è con
l’età moderna che essa si impone definitivamente a tutto il mondo occidentale,
costringendolo a declinare sulla propria misura ogni aspetto della vita sociale.

La psicologia individuale di Adler

Adler fu molto interessato ad una prospettiva individualistica della vita psichica.


Secondo il suo punto di vista il comportamento umano è interamente subordinato al “fine
ultimo” verso cui tende ogni individuo13.

13
ROVERA G.G., La Psicologia Individuale in Trattato italiano di Psichiatria (a cura di G. Cassano et alii),
vol. III, Ed. Masson, Milano, 1999, 3534-37.

12
La tensione verso “lo scopo finale” coincide per lui con la ricerca continua di sicurezza,
di crescita, di perfezione, cioè con un “impulso verso l’alto” che non si esaurisce mai. Per
tutta la vita l’uomo è spinto a superare i limiti della propria condizione, a raggiungere il
livello di sviluppo immediatamente successivo a quello appena conquistato. Nel bisogno di
vincere la propria inferiorità, la propria incompiutezza, l’uomo trova la più grande forza
propulsiva del suo agire14.

Lo scopo della vita, dunque, ciò che fa sentire l’individuo realizzato, non è il
raggiungimento del piacere, quanto piuttosto la possibilità di perseguire la perfezione.

Il principio di entropia di Jung

Per Jung, infatti, il fine che la vita psichica di ciascuno persegue è la realizzazione del
Sé, resa possibile da una dinamica della personalità orientata verso un perfetto, anche se
precario, equilibrio di forze15. Lo scopo per cui lotta ogni uomo va individuato nell’auto-
attualizzazione. Quest’ultima consiste nella piena differenziazione e, al contempo, nella
armonica fusione di tutti i vari aspetti della personalità di un uomo. Secondo la sua
psicologia, l’unilaterale sviluppo di specifici aspetti della personalità individuale crea
inevitabilmente conflitti e tensioni, mentre al contrario un armonico sviluppo di tutte le
diverse componenti è in grado di produrre equilibrio e benessere, benché sia l’uno che l’altro
siano sempre destinati a rimanere precari16.

6. Dialogo interdisciplinare

A contrario di quanto si possa pensare fede e scienza non sono per forza due elementi
contrastanti, anzi la prima completa la seconda.

Lo psicologo austriaco Alfred Adler afferma che nell’uomo è presente il bisogno di


vincere la propria incompiutezza, con una costante spinta interiore verso l’alto, sentendo la
necessità di superare i limiti della propria condizione. Questa teoria combacia perfettamente
con il nostro pensiero, la fede e la dottrina cristiana. L’uomo sente il bisogno di perfezionarsi,

14
ADLER A., Prassi e teoria della Psicologia Individuale, Newton Compton, Roma, 1970, 75.
15
CAROTENUTO A., A proposito della tecnica Junghiana in Psicologia Analitica, Vol. I, n.2, 1970, 295.
16
JUNG C.G., Realtà dell’anima, Boringhieri, Torino, 1963, 18.

13
di evolversi ed è sempre alla ricerca di qualcosa che lo appaghi, che lo completi, che lo renda
perfetto. Nel libro di Ecclesiaste, capitolo 3 verso 11, è scritto che “Egli ha perfino messo
nei loro cuori il pensiero dell'eternità, sebbene l'uomo non possa comprendere dal principio
alla fine l'opera che Dio ha fatta” questo ci fa capire perché l’uomo senta il bisogno di
superare i propri limiti. Egli utilizza la libertà e la ragione che Dio gli ha fornito per costruire
e cercare intorno a sé qualsiasi cosa; come scritto nel verso precedente, l’uomo non capisce
chiaramente di cosa ha bisogno e di conseguenza cerca con i propri mezzi limitati, di far
fronte a questo vuoto interiore, a questo richiamo al soprannaturale. Questo però non potrà
mai avverarsi, quella “sete” di qualcosa, la ricerca di perfezionarsi e di sentirsi realizzato
può avvenire tramite un uso corretto della libertà; ovvero non attraverso una ricerca di cose
corruttibili che si trovano sulla Terra, che hanno una fine, che possono terminare da un
momento all’altro, ma mediante l’uso della libertà donata all’uomo da Dio. L’uomo trova la
“perfezione” solo con l’aiuto di Dio. Per questa ragione l’uomo da una parte è libero di
provare con i propri mezzi a soddisfare la propria “sete”, e dall’altra l’unico modo in cui egli
potrà veramente sentirsi appagato è solo ed unicamente in Dio.

Proprio come Adler anche Jung afferma che l’uomo possa da solo riuscire a ottenere il
benessere, ma lo stesso psicanalista dichiara che questo equilibrio è destinato ad un’eterna
situazione di precarietà. A questo nuovo problema che l’uomo deve affrontare per poter
essere felice, gli si propone la stessa soluzione presentata prima, che egli è libero di accettare
o meno. Come riportato nei paragrafi precedenti, l’unico modo che l’uomo ha di ottenere un
benessere completo e duraturo è attraverso Gesù Cristo che può dare pace a chiunque gliela
chieda, l’unico ostacolo che si contrappone tra Dio e l’uomo è il peccato. Dio vuole solo una
scelta da parte dell’uomo di seguirlo, di abbandonare i propri peccati, in questo consiste la
nostra libertà di scelta, e da questa libertà ne conseguirà una maggiore, ovvero la libertà che
solo Dio dà.

Ora che abbiamo valutato l’antropologia e la teleologia delle teorie individuate è


importante tenere conto delle tre funzioni che hanno accompagnato la nostra riflessione:

- Funzione critica - Nel dialogo tra discipline questa funzione permette di assumere un
atteggiamento critico sia verso la propria disciplina sia verso quella con le quali si

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collabora; essa inoltre permette di evidenziare eventuali rischi che si potrebbero
presentare qualora ci si irrigidisse nelle proprie posizioni.
- Funzione stimolatrice - Nel dialogo tra discipline questa funzione viene utilizzata per
approfondire lo studio della Parola di Dio, con la possibilità di andare incontro a
nuove intuizioni relative all’Educazione
- Funzione integratrice - Nel dialogo tra discipline questa funzione permette alla
Teologia dell’Educazione di ricavare dalla Parola di Dio sull’uomo e sul suo destino
un valido orizzonte ultimo di senso per tutta l’attività umana, quindi anche per
l’educazione, i suoi obiettivi e le sue strategie metodologiche e didattiche.

Conclusione

“Oggi Gesù scommette sulla libertà: il segreto


è sempre quello, stare con Lui, conoscere Lui, conoscere la Verità che non è
un’astrazione ma è un uomo, è Gesù. Il conoscere la Verità significa innamorarsi di Lui, è
in questo innamoramento che trovo la mia libertà e anche la mia felicità!”17

La libertà è dunque una realtà oggettiva. A ogni singola persona è donata la libertà, la
ragione e il tempo necessario per poter fare questa scelta, anche se il tempo non ci appartiene
completamente noi siamo in grado in ogni momento di compiere scelte. La scelta che viene
proposta in questo scritto, e conseguentemente nella Bibbia, riguarda la ferma decisione di
accettare Cristo e di lasciarlo operare nella propria vita, di fare in modo che Egli sia il
Salvatore dell’anima. Dio è amore ed ha esteso questa possibilità a tutti, ma è anche giusto
e rispetta chi non vuole seguirlo e chi è incredulo di fronte al messaggio annunciato.

17
https://www.preg.audio/p/5e834ac8c9f2233e30587ec9

15
BIBLIOGRAFIA

ADLER A., Prassi e teoria della Psicologia Individuale, Newton Compton, Roma,
1970.

CAROTENUTO A., A proposito della tecnica Junghiana in Psicologia Analitica, Vol.


I, n.2, 1970.

Catechismo della Chiesa Cattolica, Libreria Editrice Vaticana, Città del Vaticano, 1997.

JUNG C.G., Realtà dell’anima, Boringhieri, Torino, 1963.

ROVERA G.G., La Psicologia Individuale in Trattato italiano di Psichiatria (a cura di


G. CASSANO et alii), vol. III, Ed. Masson, Milano, 1999.

AGOSTINO, Commento al Vangelo di Giovanni, (trad. di E. GANDOLFO), Città


Nuova, Roma, 2005.

SITOGRAFIA

http://www.treccani.it/enciclopedia/bisogno-desiderio_%28Dizionario-di-
Medicina%29, consultato il 12 maggio 2020.

https://www.monasterodibose.it/1647-italiano/preghiera/vdg-pasqua-20/13864-il-
figlio-vi-fara-liberi, consultato il 17 maggio 2020.

https://www.papafrancesco.net/la-legge-dei-liberi/, consultato il 18 agosto 2020.

https://www.preg.audio/p/5e834ac8c9f2233e30587ec9, consultato il 28 agosto 2020.

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