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Prof di Scienze religiose Nadia Toschi, si occupa anche della formazione

liturgica.
Prof. Cerruti di origine tra Roma e Napoli, abita a Firenze, sposato 2 figli,
oltre ad insegnare Teologia Morale Fondamentale ed è prof di Religione a
Firenze, ha fatto studi teologici a Roma.

“Corso di teologia fondamentale” Tamanti ,Cittadella.

Lezione n. 1 del 01 ottobre 2020

La prof. vorrebbe iniziare condividendo

L’accusa che il Signore fa ad Israele non è un elenco di trasgressioni o di


peccati,ma il peccato di aver perso le meorie della storia di salvezza. Le
memorie della liberazione che ha operato il Signore con la sua liberazione
dall’Egitto. Tutti i prodigi che Il Signore ha compiuto durante l’esodo, il
pentateuco. Il Signore ricorda a Israele tanti episodi che ha vissuto con
Israele, ricordati, non perdere la memoria.
La voce fuori campo che entra in scena fuori campo del versetto 6.
Israele cerca di accaparrarsi la bevolenza del Signore offrendo dei beni
sempre maggiore. Sono le risposte che sono deludenti.
Lezione del 8 ottobre 2020
La lezione di oggi non si trova nei manuali:
Per ogni lezione i prof faranno degli schemi degli appunti.
Ma sono di solito delle dispense che i prof hanno per fare la lezione.

Quelli del giovedì scorso le troviamo sulle pagine personali del prof. Tomasz
Grzy e la prof. Toschi Nadia.

Password per discite di oggi è la sigla del nostro corso


TM01
se scriviamo questa sigla entriamo nella

Oggi il prof fa una lezione più sintetica di quello che troviamo sugli appunti
di caricare.
Razionalità come paradigma etico.
In questa lezione il prof cercherà di dimonstrare come la relazione
personale della persona le è fondante in ogni situazione personale.
Diventa un dato antropologico costitutivo. Non si può escludere questo
elemento che coinsiste nelle sue relazioni con glia ltri.
Senza la relazione interpersonale la personale la persona resterebbe un
mistero insolvibile.
Relazione come situazione costitutiva. Non è una aggiunta o una circostanza
dell’agire morale ma è una cosa costituente.
Una persona perfezionata o perfetta è una persona virtuosa.
Non esite la perfezione della persona senza la vita relazionale.
La dimensione relazione deve essere presente in ogni riflessione di morale e
anche in morale speciale.
Che cosa stiamo indagando nella lezione di oggi?
Vogliamoindagare ciò che è la nostra consapevolezza morale, ciò che
pssiamo chiamare coscienza personale.
Consapevolezza morale, con+sapersi dal punto di vista morale.
La consapevolezza morale è un esperienza interiore.
Quando questa consapevolezza morale sorge dentro di noi, quando ci
accorgiamo di essere sottoposto ad un’istanza del bene e del male?
Per arrivare a questa risposta mi propongo di fare un piccolo percorso in tre
tappe, piccoli passaggi.
Non sonotre momenti da considerare cronologicamente.
Ma in queste tappe possiamo capire diversi livelli in cui trovare la nostra
consapevolezza.
1)La relazione con il mondo
2) La genesi della consapevolezza di se
3) Genesi della consapevolezza di sè nell’esperienza di responsabilità.
Il testo biblico di riefrimento è Genesi 2,4b ss
Il prof ci propone di fare un esercizio da fare con i ragazzi, provate a far
sviscerare il rapporto che c’è tra le mie relazioni e la mia consapevolezza.
Proviamo a scrivere un curriculum vitae.
Quando parlo di me dico il mio nome e cognome, poi c’è la mia genealogia,
il luogoe la data della mia nascita, le scuole dove siamo andati, gli insegnanti
che hanno avuto un ruolo particolare con me, i sacerdoti, le esperienze, etc
No parliamo di noi in questo modo. Di per se parliamo delle cose che sono
fuori da noi stessi. Ciòche so di me stesso sono le relazioni in cui mi sono
trovato. Non solo relazioni con persone, ma anche con luoghi, con il tempo.
Tutte queste cose parlano della nostra irreperibile identità. Non è lo stesso
nascere e crescere in Italia, in grecia, in Polonia o in Africa. Essere nati oggi,
nel medioevo o nella preistoria. Così nascere come figlio di contadini, di
artisti o essere figlio con un solo genitore. La nostra coscenza è costituita
dalle nostre relazioni, queste relazioni costituiscono la consapevolezza di se.
Sono le relazioni che dicono la mia identità.

è molto interesante la dinamica di questo racconto, prima Dio formò come il


vasaio fa come la creta, il prof chiede di fare una ricerca sulla parola uomo,
questa parola vuol dire (da admach in ebraico terra) che è stato creato dalla
terra, terrestre, come l’umanità, ognuno di nuoi è Adam è l’essere terrestre.
Dio come un giardiniere deve fare un’altra cosa, deve creare il giardino delle
delizie. Finita la creazione di questo giardino delle delizie, prende l’uomo e
lo pone nel giardino delle delizie con i compiti di coltivarlo e custodirlo.
Questo giardino in Eden è un insieme nel mondo di relzioni dove ogni uomo
creato viene inserito. Le relazioni che al primopasso ritrova. Infatti nella
nostra vita personale troviamo due tipi di relazioni che non sono frutto delle
nostre scelte. Sono preesistenti la nostra vita, costituiscono quel giardino in
cui noi siamo stati posti, quel giardino che è stato creato per noi. Una parte
importante di relazioni che noi non possiamo scegliere. Nessuno di noi può
scegliere, il luogo la cultiura in cui nascere, i genitori che ci mettono al
mondo, la lingua che parliamo, la data della nostra nascita. Quel giardino
che qualcuno ha preparato con cura per la nostra venuta al mondo. In tutta
la nostra vita le relazioni che esistono sono un dono. Poi esistono anche le
relazioni che sono frutto della nostra libertà, frutto dell’esercizio della
nostra libertà. L’uomo come compito, relazioni che noi stessi con le nostre
scelte abbiamo creato. Anche queste relazioni diventano unìa comonente
della mia vita, dicono chi sono io.
Scegliendo una relazione io mi scelgo in un determinato modo.
il nostro racconto ha riassunto le relazioni che io incontro nel giardino sono
quelle che non sono fruto delle nostre scelte eunite alle mie scelte
costituiscono la mia consapevolezza personale. Il Signore Dio pose l’uomo
nel giardino perchè lo coltivasse e lo custodisse. Così questi due verbi
mettono in risalto che noi dobbiamo con le nostre scelte avere una
responsabiltà che dal punto di vista morale ci impegnano nella nostra
esistenza. L’immagine del giardino in questo senso è qualcosa di
estremamente vivace, un qualcosa che ha un limite, di solito siamo tentati
di guardare al giardino degli altri senza custodire quello che il Signore ci ha
affidato. Quindi il giardino mette in risalto l’impegno che devo avere nel
mettere a frutto quello che il Buon Dio mi ha dato.Coltivare rappresenta così
l’azione che devo mettere in pratica per le relazioni che devo mettere in atto
con la mia libertà con le mie scelte.

Proviamo a sviscerare la situazine dell’uomo nell’eden con una domanda


che riguarda la sua solitudine, per ora un uomo solo inserito in questo
giardino delle relazione come spazio della sua esperienza personale. Quale
sarebbe la mia consapevolezza personale se fossi collocato in un luogo in cui
mi trovassi da solo? Avrebbe senso di parlare del bene del male.
Se fossi da solo saprei di essere diverso da Dio e da tutto il creato.
Saprei che non sono albero, non sono erba, non sono Dio. L’uomo avendo
coscienza di se al negativo non avrebbe una vera cosienza di se. Non
sarebbe in grado di dare nome a se stesso. Dio plasmò dal suolo ogni sorta
di animale selvatico e lo portò all’uomo così che lui gli desse il nome che lui
avesse scelto. C’è qualcosa che non va, Dio crea tutte le relazioni possibili
con il mondo ma l’uomo non trovò un aiuto per se stesso. Il prof ha trovato
una corrispondenza esegetica dall’ebraico non trovo “qualcuno di fronte a
se stesso”(che gli sia d’aiuto), quindi Dio risponde a questo desiderio
dicendo, non è bene che l’uomo sia solo.
Lezione del 15 ottobre 2020

Giovedì scorso abbiamo parlato della genesi e della nostra consapevolezza


morale.

La lezione di oggi sarà diversa dal solito.


Il prof vorrebbe fare un viaggio nel brano Parabola del buon samaritano.

IL BUON SAMARITANO Lc 10, 25-37


25
Un dottore della legge si alzò per metterlo alla prova: «Maestro, che devo
fare per ereditare la vita eterna?».  26Gesù gli disse: «Che cosa sta scritto
nella Legge? Che cosa vi leggi?».  27Costui rispose: « Amerai il Signore Dio
tuo con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima, con tutta la tua forza e con
tutta la tua mente e il prossimo tuo come te stesso».
  28E Gesù: «Hai risposto bene; fa questo e vivrai»
29
Ma quegli, volendo giustificarsi, disse a Gesù: «E chi è il mio
prossimo?».  30Gesù riprese:
  «Un uomo scendeva da Gerusalemme a Gerico e incappò nei briganti che
lo spogliarono, lo percossero e poi se ne andarono, lasciandolo mezzo
morto.  31Per caso, un sacerdote scendeva per quella medesima strada e
quando lo vide passò oltre dall'altra parte.  32Anche un levita, giunto in quel
luogo, lo vide e passò oltre.  33Invece un Samaritano, che era in viaggio,
passandogli accanto lo vide e n'ebbe compassione.  34Gli si fece vicino, gli
fasciò le ferite, versandovi olio e vino; poi, caricatolo sopra il suo giumento,
lo portò a una locanda e si prese cura di lui.  35Il giorno seguente, estrasse
due denari e li diede all'albergatore, dicendo: Abbi cura di lui e ciò che
spenderai in più, te lo rifonderò al mio ritorno.  36Chi di questi tre ti sembra sia
stato il prossimo di colui che è incappato nei briganti?».  37Quegli rispose:
«Chi ha avuto compassione di lui». Gesù gli disse: «Va' e anche tu fa' lo
stesso».
Preziosissima fonte rivelata per leggere un modello etico.
Brevemente il prof riassume quello che ci ha spiegato l’altra volta. Viaggio
intellettuale per capire dove nasce la nostra consapevolezza, in particolare
la consapevolezza morale. Questa consapevolezza morale è scoperta solo
nella relazione con l’altro. La semplice presenza dell’altro mi provoca il
bisogno di prendere una posizione. Quando nasce la consapevolezza e
viene esercitata è sempre frutto dell’alterità. La responsabilità è sempre la
responsalità, il bisogno di rispondere alla presenza dell’altro.
Andiamo al nostro racconto, la sezione centrale del racconto lucano, Gesù
va verso Gerusalemme, mentre stavano compiendosi i giorni... egli prese la
decisione di mettersi in cammino verso Gerusalemme e i suoi discepoli sono
chiamati a camminare dietro di lui, invito alla sequela. Dopo il racconto del
buon samaritano segue il racconto di Marta e Maria.

Lui non chiede neanche cosa deve chiedere, nn chiede cosa deve pensare,
quali riti religiosi deve compiere.
Non dce chi si salverà. Chiede cosadevo fare qui ed oggi per arrivare ad
ereditare la vita etrne nella sua interezza.
Probabilmente per gl ebreinavere conoscenza di questo non doveva essere
facile. Al tempo di Gesù c’ernao i mizuot 613, (448 ossa comandamenti
positivi, e i precetti negativi) precetti registrati nella tradizione talmudica
che contenevano le prescrizioni, sociali, alimentari, morali che guidava la
vita degli uomi.
uesta moltitudine di precetti creavano molti problemi di discernimento sulla
gerarchia di questi precetti. Un avolta gli fu chiesto quale era il
comandamento più grande.
La domanda più importante è Cosa devo fare per ereditare la vita eterna?
in questa visione in cui erano presenti tutta quetsta serie di cose di fare era
un po come se venisse ricompensato da Dio con la vita eterna per quello
che aveva fatto seguendo i precetti che “Dio “aveva dato.
Non bisogna subito pensare nella vita dopo la morte, il dottore non chiede
come è fatta la vita eterna, ma sembra che sia interessato al presente in
vista della vita eterna. Quando la vita umana èpiena di eternità, come posso
fare per superare il limite di questa vita.
Gesù risponde con un’altra domanda, non gli da una ricetta pronta o gli
propone la gerarchia tra i 613 precetti.. Gesù vuole stimolare l’interlocutore
affinchè si risponda da se.
Gesù dice, tu che sei esperto che hai in mano ogni giorno la torah risponditi
da solo.
Amerai il tuo Dio e amerai il tuo prossimo come te stesso, il dottore rispose
in amniera perfetta. In un certo senso la sua risposta è anche originale
perchè mette insieme due testi dell’antico testamento che non sono vicini,
dal Deuteronomia 6, 5 e dal levitico. Originale è l’accostamento senza dire
quale dei due è più grande. Ne parla come se fosse un unico
comandamento.
Siamo qui di frnte ad una risposta nuova, creativa e molto origuinale. Gesù
dirà hai risposto bene e lo loda pubblicamente. Anche qui Gesù aggiunge, fai
questo vivrai. Si torna all’agire, all’azione concreta del fare. La vita piena è
questione del fare quindi è una questione morale. A questo punto il dottore
della legge si trova in difficoltà. Poi il dottore della legge chiede chi è il suo
prossimo, volendosi riscattare per mettere in difficoltà Gesù chiede chi sia il
suo prossimo. Con questa ulteriore domanda morale si rimanda alla
consapevolezza morale che viene generata nel rapporto con gli altri.
Riflettiamo ad entrare dentro questa domanda “chi è il io prossimo?”
Quale è la domanda che uno si fa per sapere chi è il suo prossimo?
Porre questa domanda vuol dire cercare di definire il suo limite. Ccercare di
definire il limite, l’orizzonte per me. Se si dicesse che tutti sono prossimo il
concetto di prossimità non avrebbe più senso, si dovrebbe dire tutti. Così si
vuole capire fno a dove arriva la mia prossimità. Fino a dove devo amare.
Una domanda così sa di relativismo Lui vuo, sapere che è che rimane fuori
dal limite dell’obbligo morale di prossimità.
Il popolo di Israele si considerava eletto e l’alleanza lo fece diventare popolo
esclusivo di Dio, in alcuni ambienti questa cosa ha degenerato pensando che
questo sentimento di appartenenza a Dio fosse una cosa di esclusività. Così
essere prossimi per il dottore della legge doveva essere sicuramente
qualcuno che faceva parte del popolo eletto di Dio. Pensiamo che gli eretici,
dovevano essere esclusi e sicuramente anche i smaritani e anche tutti gli
altri popoli non semitici. Pensiamo di porci questa domanda per i tempi in
cui viviamo. Oggi il prossimo cambia con una grande velocità. Oggi mondo in
cui viviamo è molto complesso, molto più complesso di un tempo.
La chiamiamo Parabola di Buon Samaritano, ma da nessuna partec c’è
scritto che è una parabola o che il samaritano è buono.
I generi letterari, secondo il Concilio Vaticano II bisogna accorgersi quale sia
il suo genere letterario. Non sappiamo quale sia il genere letterario di
questo testo.
Così possiamo tentare tre letture diverse.
Lettura storica, questi avvenimenti sono realmente accaduti e Gesù li ha
raccontati.
Lettura Patristica, Teologica e simbolica, una lettura cristologica,
Poi lo potremo leggere come lettura morale, racconto di un modello etico.
Ritorneremo a questo testo quando parleremo della morale del nuovo
testamento.
Vogliamo anche fare si che la nostra riflessione morale sia nutrio dalla sacra
scrittura.
Nel racconto del samaritano vediamo i suoi passaggi, tra i dialoghi del
Dottore della Legge e Gesù.
Inizia dicendo un uomo scendeva da Gerusalemme a Gerico.
Un uomo viene introdottoc he si tratta di un uomo.
Qualche traduzione addirittura dice un tale, espressione molto, molto vaga.
Indefinita e volutamente generale. Si tratta di un tale di cui non sappiamo
nulla. Gesù non dice nessun altra caratteristica che possa qualificare questa
persona.

La vita del picchiato è nelle mani dei passanti. Glia hanno portato via tutto.
E’ rimasto un uomo, lo hanno spogliato di tutto ma no la sua dignità.
Richiamiamo queste caratteristiche che il prof ha rammentato l’altra volta,
le caratteristiche dell’uomo.
Alterità dell’altro, quando incontriamo qualcuno, fa parte della sana
conoscenza della persona umana, un valore intrinseco, non attribuibile e
non attribuito, fa parte della natura intrinseca dell’uomo.
Il prof ci rimanda al documento che possiamo trovare nel discite
Credo che la password sia TM01
Lezione relativa al gg 22/10/2020
Prof Toschi

Lezione che troviamo nel III capitolo del manuale di Teologia Morale
Fondamentale.

La prof vi parla di San Tommaso.


Siamo nel secolo d’oro per la teologia morale, Buonaventura è un altro. San
Tommaso è domenicano, secolo della nascita degli ordini mendicanti. La
scienza, la teologia, le scienze cominciano ad organazzarsi, usano la logica,
dove ogni cosa a meno che sia evidente, va dimostrata.
Viene tradotta l’etica nicomachea. Tommaso fa sua questa prospettiva etica
filosofica e sistematica. E’ un dato di fatto che la teologia Morale parte in
modo sistematico dalla sua Summa Teologica, la morale per tommaso una
scienza specultaiva, in vista di Dio che ha un risvoltopratico. Riguarda l’agire
dell’uomoin vista della sua realzizzazien. In vista dell visione di Dio.
Tommaso inseridsce la sua visione morale all’interno della sua opera. In
massima parte i temi sono inseriti nella seconda parte della Summa
telogica.
Questo perchè ha un progetto nella costruzione della Summa, descrive nel
prologo e dice che nella prima parte affronat il discorso di Dio in se e delle
sue opere.Nella seconda parte parla dlel’uomo in quanto è immagine di Dio,
Dioin quanto autore delle opere, Dio nell’immagine che è l’uomo. Poi nella
terza parte Dio incarnato, parlando di Gesù, via per ritornare a Dio.
La teologia morale ci viene presentata vome la scienza che ci mostra il
vivere bene, il vivere virtuoso, il progettoè un progetto di vita buona.
Questo Tommaso lo descrive bene nel prologo della seconda parte. Nel
secondo prologo Tommaso cita San Giovanni Damasceno, di fede ortodossa
Come insegna il damasceno, l’uomo stato creato ad immagine di Dio, per
questo dopo aver presentato resta da trattare della sua immagine, è libero
delle proprie azioni, perchè dotato di libero arbitrio.
nella seconda parte della Summa è divisa in due parti:
1 Prima secundae (I-II) e una secunda secundae(II-II)
Nella seconda parte, della seconda parte Tommaso dice che la volontà è
sempre voltà di qualcosa e il mio agire è sempre motivato da qualcosa.
Da questo discorso inizia a ragionare Tommaso e dice che c’è un fine ultimo:

la felicità, che però va individuata, lapiena felicità dell’uomo è la visione di


Dio.
Questa beatitudine ultima è il principio, il motore che serve a tute le azioni,
da un senso a tutte le azioni. Questo ragionamento è la chiave di volta.
Il bene ultimo è riconoscibile in Dio. Dopo Tommaso passa a dire come
l’uomo può raggiungere questo fine ultimo. Quindi Tommaso studia la
volontà, gli atti umani, l’agire. Un limatato uso della libertà mi porta ad
allonatnarmi da Dio.
Se la morale di Tommaso viene chiamata delle virtù, la morale di Ocam
viene detta dell’obbedienza della legge.

La prof inizia con delle affermazioni dette da un redontrista morto nel 1990,
il più grande storico della Teologia Morale scrive:

“la storia è necessaria alla teologia Morale


copia del testo fornito commentato in colore
Lezione del 28 ottobre 2020
Questo è il nostro V incontro e nel programma seguiamo la scaletta
parlando della Bibbia e Morale e del messaggio dell’antico testamenteo
Bibbia e morale nella prima parte
Messaggio morale nell’antico testamento nella seconda parte della lezione.
Possiamo intuire che le tematiche sono ampie e complesse, abbiamo una
bibliografia immensa, scritti magisterilai che dovremmo leggere.
Per queste leziojni ci rimanda al manuale di damanti sulla morale
dell’anticoe nuovo testamento.
Il prof ci fa una sintesi.
Nella terza parte della lezione ci sono le conseguenze della seconda parte.
Gli appunti li troveremo sul sito del prof discite.
Nella seconda parte delle lezioni ci chiede di avere sotto mano la bibbia,
esodo 19 e esodo 20 come esemplificazione dell’allenza e le sue
conseguenze per la vita morale.
Nela prima parte cercherà di focalizzare il tema
Rapporto tra bibbia e morale,non è un rapporto così da capire
spontaneamente, perchè si presta e a delle interpretazioni sbagliate.
In gaudium et spes si parla del rappoorto tra la chiesa e il mondo , il vangelo
attira tutti sua alcuni problemi conbtemporanei.
Il concilio vuole utilizzare due fonti per la sua riflessione, per la scienza
teilogica e la teologia fondamnetale:l’eesperienza umana e il vangelo.
Il vangelo non significa quello che noi intendiamo tutti i giorni , ma quando il
conccilioparla del vangeloparla della rivelazione di Dio, della parola di Dioin
quanto tale. Parola di Dio includde più realtà, bibbia, sacre scritture, la
tradizione vivente della chiesa, quello che la chiesa tramanda da una
generazione all’altra sotto la guida del magistero.Sacrizione , sacra scrittura
e magistero.
Tutte e tre sono fonti della teologia morale fondamentale.
La parola “deposito della fede”: costituite dalle sacre scitture, affidate al
magistero della sacra chiesa.
Sacra scrittura, magistero, tradizione sono intercnesse al punto da costituire
il depositito della fede.
Nel nostro tempo , una mentalità condivisa abbiamo un rifiuto netto,
esplicito di quelli che sono gli obblighi i comandamenti, le generazioni si
caratterizzano con il desiderio di felicità collegato al desiderio di libertà
illimitata. Quindi la bibbia non può essere un libro di norme, la morale di er
se sarebbe contraddittorio come esecuzione materiale delle norme esterne,
che vengono da fuori la nostra vita. Teniamo amente il clima culturale in cui
oggi viviamo.
C’è un testo a cui il prof fa riferimento intitolato “Bibbia e morale, le radici
bibliche della morale” del 2008.
Due posizioni estreme che sono le indicazioni di comenon usare la bibbia in
teologia morale,

I° posizione estrema: rifiuto totale del supporto della bibbia, la bibbia non
avrebbe più nulla da dire oggi, La bibbia ci dice solo quello che Dio ha fatto
per l’uomo, ma non quello che devo fare io
Qui entrerebbe tutte quelle obiezioni che vedono la bibbia come un libro
storico.
II° poszione estrema: si colloca all’estremo punto rispetto all’altra,
Fondamentalismo Biblico: sempre possibile. Lettura della parola di Dio
come facesse una lettura morale fondamentale della bibbia, noi dobbiamo
solo applicare questi precetti.
Abbiamo un testo della pontificia commissione biblica, che porta il titolo
“l’interpretazione della bibbia nella chiesa”:
documento prezioso perchè presenta diversi approicci con cui è possibile
interpretare la lettura delle sacre scritture.
Alla fine di tutti gli approcci che il libro elenca, si parla della lettura
fondamentalista della bibbia, come approccio. Oggi è totalemte rifiutato
dalla tradizione biblica.
Due fasi sono necessarie nella riflessione teologica.
La prima fase appartiene ad un biblista esegeta, nonè possibile aprocciarsi
al testo senza avere gli strumenti, le informazioni per avere una fedele
comprensione delle sacre scritture. Solo dopo arriva il lavoro del teologo
morale.
Quindi questo è il lavoro ermeneutico della bibbia. Il testo della sacra
scrittura mi porta a capire la mia vita, il “testo della mia vita “ mi aiuta a
capire il testo deklka sacra scrittura.
Paolo VI fa eco ad un’antica tradizione formulata nel catechismo della
chiesa cattolica dai numeri 115 in poi che ciparla del catechismo dei sensi
nella sacra scrittura.
Il prof cilegge qualche passaggio:
secondo la tradizione si possono distinguere due sensi quello letterale e
quello spirituale.
Poi il testo continua dicendo che il testo spirituale appartene alla
riflessione teologica si divide in tre altri sensi: allegorico, morale,
anagogico.

I sensi della Scrittura

115 Secondo un'antica tradizione, si possono distinguere due sensi della Scrittura: il senso letterale e


quello spirituale, suddiviso quest'ultimo in senso allegorico, morale e anagogico. La piena concordanza
dei quattro sensi assicura alla lettura viva della Scrittura nella Chiesa tutta la sua ricchezza.

116 Il senso letterale. È quello significato dalle parole della Scrittura e trovato attraverso l'esegesi che
segue le regole della retta interpretazione. « Omnes [Sacrae Sripturae] sensus fundentur super unum,
scilicet litteralem – Tutti i sensi della Sacra Scrittura si basano su quello letterale ». 138

117 Il senso spirituale. Data l'unità del disegno di Dio, non soltanto il testo della Scrittura, ma anche le
realtà e gli avvenimenti di cui parla possono essere dei segni.

1. Il senso allegorico. Possiamo giungere ad una comprensione più profonda degli avvenimenti se


riconosciamo il loro significato in Cristo; così, la traversata del Mar Rosso è un segno della vittoria di
Cristo, e quindi del Battesimo. 139

2. Il senso morale. Gli avvenimenti narrati nella Scrittura possono condurci ad agire rettamente. Sono
stati scritti « per ammonimento nostro » (1 Cor 10,11). 140

3. Il senso anagogico. Possiamo vedere certe realtà e certi avvenimenti nel loro significato eterno, che ci
conduce (in greco: •<"(T() verso la nostra Patria. Così la Chiesa sulla terra è segno della Gerusalemme
celeste. 141

118 Un distico medievale riassume bene il significato dei quattro sensi:

« La lettera insegna i fatti, l'allegoria che cosa credere,


il senso morale che cosa fare, e l'anagogia dove tendere ». 142

119 « È compito degli esegeti contribuire, secondo queste regole, alla più profonda intelligenza ed
esposizione del senso della Sacra Scrittura, affinché, con studi in qualche modo preparatori, maturi il
giudizio della Chiesa. Tutto questo, infatti, che concerne il modo di interpretare la Scrittura, è sottoposto
in ultima istanza al giudizio della Chiesa, la quale adempie il divino mandato e ministero di conservare ed
interpretare la Parola di Dio ». 143

« Ego vero Evangelio non crederem, nisi me catholicae Ecclesiae commoveret auctoritas – Non crederei
al Vangelo se non mi ci inducesse l'autorità della Chiesa cattolica ». 144
Nel 110 della chiesa cattolica sta scritto:
III. Lo Spirito Santo, interprete della Scrittura

109 Nella Sacra Scrittura, Dio parla all'uomo alla maniera umana. Per una retta interpretazione della
Scrittura, bisogna dunque ricercare con attenzione che cosa gli agiografi hanno veramente voluto
affermare e che cosa è piaciuto a Dio manifestare con le loro parole. 128

110 Per comprendere l'intenzione degli autori sacri, si deve tener conto delle condizioni del loro tempo e
della loro cultura, dei « generi letterari » allora in uso, dei modi di intendere, di esprimersi, di raccontare,
consueti nella loro epoca. « La verità infatti viene diversamente proposta ed espressa nei testi secondo
se sono storici o profetici, o poetici, o altri generi di espressione ». 129

111 Però, essendo la Sacra Scrittura ispirata, c'è un altro principio di retta interpretazione, non meno
importante del precedente, senza il quale la Scrittura resterebbe « lettera morta »: « La Sacra Scrittura
[deve] essere letta e interpretata con l'aiuto dello stesso Spirito mediante il quale è stata scritta ».  130

Il Concilio Vaticano II indica tre criteri per una interpretazione della Scrittura conforme allo Spirito che
l'ha ispirata: 131

112 1. Prestare grande attenzione « al contenuto e all'unità di tutta la Scrittura ». Infatti, per quanto
siano differenti i libri che la compongono, la Scrittura è una in forza dell'unità del disegno di Dio, del
quale Cristo Gesù è il centro e il cuore aperto dopo la sua pasqua. 132

« Il cuore 133 di Cristo designa la Sacra Scrittura, che appunto rivela il cuore di Cristo. Questo cuore era
chiuso prima della passione, perché la Scrittura era oscura. Ma la Scrittura è stata aperta dopo la
passione, affinché coloro che ormai ne hanno l'intelligenza considerino e comprendano come le profezie
debbano essere interpretate ». 134

113 2. Leggere la Scrittura nella « Tradizione vivente di tutta la Chiesa ». Secondo un detto dei Padri, «
Sacra Scriptura principalius est in corde Ecclesiae quam in materialibus instrumentis scripta  135 – la Sacra
Scrittura è scritta nel cuore della Chiesa prima che su strumenti materiali ». Infatti, la Chiesa porta nella
sua Tradizione la memoria viva della Parola di Dio ed è lo Spirito Santo che le dona l'interpretazione di
essa secondo il senso spirituale (« ...secundum spiritalem sensum, quem Spiritus donat Ecclesiae
– ...secondo il senso spirituale che lo Spirito dona alla Chiesa »). 136

114 3. Essere attenti all'analogia della fede. 137 Per « analogia della fede » intendiamo la coesione delle
verità della fede tra loro e nella totalità del progetto della Rivelazione.

Dio ha voluto parlare a noi alla maniera umana, bisogna intendere l’intenzione degli autori
sacri, tenendo conto del tempo, il genere letterario, ciò che ci voleva comunicare l’autore.
Dobbiamo stare atenti alla molteplicità dei generi letterari che compongono la bibbia, che in
se è una biblioteca di libri.

Si arriva a parlare di morale rivelata. Di per se il cvII ha parlato nella dei verbum della morale
che è risultato frutto della rivelazione divina.
Questo concetto dobbiamo capirlo bene (morale rivelata).
Potrebbe portarci a intendere che la bibbia è un manuale dove troviamo tutte le soluzioni
pronte alle situazioni in cui viviamo.
Dire che la morale cristiana ha senso ed è fruttuoso, è l’enrgia atutte le riflessioni successive
a condizione in cui abbiamo ben chiaro cosa è la rivelazione divina .
La dei verbum dice che il dio della bibbia non svela un codice ma se stesso nel suo mistero, il
mistero della sua volontà.
Piacque a Dio rivelarsi nella sua persona, rivelando il suo mistero. Con questa rivelazione, il
dio invisibile parla agli uomini come amici per ammetterli alla comunione con se.
Altro che un codice morale eseguito.
Quindi la bibbia non è un insieme di virtù da praticare, ne un insieme di precetti morali.
Labibbia è un progetto di Dio di comunicarsi con i suoi amici. Quando parliamo di morale
rivelata dobbiamo capire che sitratta di una morale che prende ispirazione dalla rivelazione
di Dio., il desiderio di dio di entrare in dialogo, in comunione con noi
Nella bibbia, la morale senza essere secondaria è seconda.
Ciò che è fondante è il dono di Dio a noi, la rivelazione.
Rapporto tra dono e risposta umana.
la Bibbia laprima cosa che fa decivel’agire di Dio, il dono di Dio. Soltanto dopo come
conseguenza, come nuova possibiltà aggiunge i compiti che crede possibili di essere relaizzati
nella vita degli uomini.
Ogni gruppo di libri della sacra scrittura ha contenuti propri, e volendo studiare la morale
biblica è importante dipassare da libroa libro per trovare le linee comuni. Ci sono due
proprietà che costuituiscono il fondamento della morale ditutto l’antico testamento:
1Dono della creazione
2Dono dell’alleanza
Quest’ultime sono le cornici su cui inquadrare la morale nell’antico testamento.
Dell’uomo viene detto che viene creato ad immagine e somiglianza di Dio, quindi ha un
valore inestimabile:

volontà,
libertà,
capacità di entrare in realzione con glia altri e il creatore,
lacapacità di imtare il creatore.
Tutti questi doni diventano anche un cmpito, devono essere vissuti con responsabilità.
Morale basata sulla razionalità, capacità di autodeterminazione., diventare custodi e
coltivatori delle relazioni con gli altri e dio stesso.
Vediamo che la creazione stessa essendo un dono antecedente chiama ad una risposta.
Un evento storico del tutto particolare e rilevante per la comprensione dell’antico
testamento è il dono dell’Alleanza che porta in avanti.
Un invitopersonale fatto da prof, ci chiede di dedicare, anche per la nostra vita cristiana, di
entrare nelle profondità di questo concettobiblico dell’allenaza, perchè esprime il tipo di
rapporto che ha scelto per instaurare con il suo popolo ed ogni singolo presente.
Il concetto che abbraccia tutti ed è polifunzionante è il concetto dell’alleanza, relazione
stabile, patto, impegno che però ha bisogno di un’accoglienza di colui che viene scelto dal
Signore. Questo concetto lo troviamo 300 volte, diverse alleanza che vengono descritte nella
bibbia. Ci soffermeremo su una sola alleanza.
C’è l’alleanza con Noè, Abramo, Mosè, Pinecas (il sacerdote), con Davide , etc...
Ma noi ci soffermeremo sulla nuova allenza che si realizza in pienezza nella salvezza di Gesù
Cristo che ci donerà lo Spirito Santo.

Il prof ci parla ora dell’Alleanza che viene riportata qui di seguito

III. L'ALLEANZA SUL SINAI

1. L'ALLEANZA E IL DECALOGO

Arrivo al Sinai

19 Al terzo mese dall'uscita degli Israeliti dal paese di Egitto, proprio in quel giorno,
essi arrivarono al deserto del Sinai. 2 Levato l'accampamento da Refidim, arrivarono al
deserto del Sinai, dove si accamparono; Israele si accampò davanti al monte.

Promessa dell'alleanza


Mosè salì verso Dio e il Signore lo chiamò dal monte, dicendo: «Questo dirai alla
casa di Giacobbe e annuncerai agli Israeliti: 4 Voi stessi avete visto ciò che io ho fatto
all'Egitto e come ho sollevato voi su ali di aquile e vi ho fatti venire fino a me. 5 Ora, se
vorrete ascoltare la mia voce e custodirete la mia alleanza, voi sarete per me la
proprietà tra tutti i popoli, perché mia è tutta la terra! 6 Voi sarete per me un regno di
sacerdoti e una nazione santa. Queste parole dirai agli Israeliti».


Mosè andò, convocò gli anziani del popolo e riferì loro tutte queste parole, come gli
aveva ordinato il Signore. 8 Tutto il popolo rispose insieme e disse: «Quanto il Signore
ha detto, noi lo faremo!». Mosè tornò dal Signore e riferì le parole del popolo.

Preparazione dell'alleanza


Il Signore disse a Mosè: «Ecco, io sto per venire verso di te in una densa nube,
perché il popolo senta quando io parlerò con te e credano sempre anche a te».

Mosè riferì al Signore le parole del popolo.

10 
Il Signore disse a Mosè: «Và dal popolo e purificalo oggi e domani: lavino le loro
vesti 11 e si tengano pronti per il terzo giorno, perché nel terzo giorno il Signore
scenderà sul monte Sinai alla vista di tutto il popolo. 12 Fisserai per il popolo un limite
tutto attorno, dicendo: Guardatevi dal salire sul monte e dal toccare le falde.
Chiunque toccherà il monte sarà messo a morte.
13 
Nessuna mano però dovrà toccare costui: dovrà essere lapidato o colpito con tiro di
arco.

Animale o uomo non dovrà sopravvivere.

Quando suonerà il corno, allora soltanto essi potranno salire sul monte».

14 
Mosè scese dal monte verso il popolo; egli fece purificare il popolo ed essi lavarono
le loro vesti. 15 Poi disse al popolo: «Siate pronti in questi tre giorni: non unitevi a
donna».

La teofonia

16 
Appunto al terzo giorno, sul far del mattino, vi furono tuoni, lampi, una nube densa
sul monte e un suono fortissimo di tromba: tutto il popolo che era
nell'accampamento fu scosso da tremore.

17 
Allora Mosè fece uscire il popolo dall'accampamento incontro a Dio. Essi stettero in
piedi alle falde del monte.

18 
Il monte Sinai era tutto fumante, perché su di esso era sceso il Signore nel fuoco e il
suo fumo saliva come il fumo di una fornace: tutto il monte tremava molto. 19 Il suono
della tromba diventava sempre più intenso: Mosè parlava e Dio gli rispondeva con
voce di tuono.

20 
Il Signore scese dunque sul monte Sinai, sulla vetta del monte, e il Signore chiamò
Mosè sulla vetta del monte. Mosè salì.

21 
Poi il Signore disse a Mosè: «Scendi, scongiura il popolo di non irrompere verso il
Signore per vedere, altrimenti ne cadrà una moltitudine! 22 Anche i sacerdoti, che si
avvicinano al Signore, si tengano in stato di purità, altrimenti il Signore si avventerà
contro di loro!».

23 
Mosè disse al Signore: «Il popolo non può salire al monte Sinai, perché tu stesso ci
hai avvertiti dicendo: Fissa un limite verso il monte e dichiaralo sacro».

24 
Il Signore gli disse: «Và, scendi, poi salirai tu e Aronne con te. Ma i sacerdoti e il
popolo non si precipitino per salire verso il Signore, altrimenti egli si avventerà contro
di loro!».

25 
Mosè scese verso il popolo e parlò.
Il decalogo

20 Dio allora pronunciò tutte queste parole: 2 «Io sono il Signore, tuo Dio, che ti ho
fatto uscire dal paese d'Egitto, dalla condizione di schiavitù: 3 non avrai altri dei di
fronte a me. 4 Non ti farai idolo né immagine alcuna di ciò che è lassù nel cielo né di
ciò che è quaggiù sulla terra, né di ciò che è nelle acque sotto la terra. 5 Non ti
prostrerai davanti a loro e non li servirai. Perché io, il Signore, sono il tuo Dio, un Dio
geloso, che punisce la colpa dei padri nei figli fino alla terza e alla quarta generazione,
per coloro che mi odiano, 6 ma che dimostra il suo favore fino a mille generazioni, per
quelli che mi amano e osservano i miei comandi.


Non pronuncerai invano il nome del Signore, tuo Dio, perché il Signore non lascerà
impunito chi pronuncia il suo nome invano.


Ricordati del giorno di sabato per santificarlo: 9 sei giorni faticherai e farai ogni tuo
lavoro; 10 ma il settimo giorno è il sabato in onore del Signore, tuo Dio: tu non farai
alcun lavoro, né tu, né tuo figlio, né tua figlia, né il tuo schiavo, né la tua schiava, né il
tuo bestiame, né il forestiero che dimora presso di te. 11 Perché in sei giorni il Signore
ha fatto il cielo e la terra e il mare e quanto è in essi, ma si è riposato il giorno
settimo. Perciò il Signore ha benedetto il giorno di sabato e lo ha dichiarato sacro.

12 
Onora tuo padre e tua madre, perché si prolunghino i tuoi giorni nel paese che ti dà
il Signore, tuo Dio.

13 
Non uccidere.

14 
Non commettere adulterio.

15 
Non rubare.

16 
Non pronunciare falsa testimonianza contro il tuo prossimo.

17 
Non desiderare la casa del tuo prossimo.

Non desiderare la moglie del tuo prossimo, né il suo schiavo, né la sua schiava, né il
suo bue, né il suo asino, né alcuna cosa che appartenga al tuo prossimo».

18 
Tutto il popolo percepiva i tuoni e i lampi, il suono del corno e il monte fumante. Il
popolo vide, fu preso da tremore e si tenne lontano.
19 
Allora dissero a Mosè: «Parla tu a noi e noi ascolteremo, ma non ci parli Dio,
altrimenti moriremo!».

20 
Mosè disse al popolo: «Non abbiate timore: Dio è venuto per mettervi alla prova e
perché il suo timore vi sia sempre presente e non pecchiate».

21 
Il popolo si tenne dunque lontano, mentre Mosè avanzò verso la nube oscura, nella
quale era Dio.

2. IL CODICE DELL'ALLEANZA

Legge dell'altare

22 
Il Signore disse a Mosè: «Dirai agli Israeliti: Avete visto che vi ho parlato dal
cielo! 23 Non fate dei d'argento e dei d'oro accanto a me: non fatene per voi! 24 Farai
per me un altare di terra e, sopra, offrirai i tuoi olocausti e i tuoi sacrifici di
comunione, le tue pecore e i tuoi buoi; in ogni luogo dove io vorrò ricordare il mio
nome, verrò a te e ti benedirò. 25 Se tu mi fai un altare di pietra, non lo costruirai con
pietra tagliata, perché alzando la tua lama su di essa, tu la renderesti profana. 26 Non
salirai sul mio altare per mezzo di gradini, perché là non si scopra la tua nudità.

COMMENTO DEL PROF ALL’ALLEANZA SOPRA RIPORTATA


Il capitolo 19 lo potremmo chiamare anche teofania, rivelzione di Dio.
Mnosè come mediatore sale verso Dio e viene scelto come intermediari tra il popolo e
Dio.
Esodo 20, il capitolo famoso per la presenza dei dieci comandamenti.
Innazi tutto la forma è molto lapidaria (lapidario deriva dala pietra, quando si scriveva
sulla pietra tutte le espressioni dovevano essere brevi), quindi i comandamenti erano
veramente lapidari. Custoditi in una cassa in legno all’interno dell’arca.
Il prof si vuole soffermare su un paio di cose. Esodo 20, Dio pronunciò tutte queste
parole:
io sono il Signore tuo Dio e ti ho fatto uscire dalla condizione servile dell’Egitto.
Dio si presenta con indicativo e comunica quello che ha già fatto per il suo popolo.
Questo versetto 20, 2 non va mai lasciato e abbandonato quando parliamo del
decalogo.
Ognuno che legge il decalogo dovrebbe riempire questocontwnitore con quello che
Dio ha già fatto per noi, facendo diventare quel decalogo qualcosa di potente.
Guardate con i vostri occhi, quello ce Dio ha fatto per voi. Poi c’è l’elenco che all’inizio
doveva essere ancora più breve. La forma dei verbi è particolare, di comandato c’è
poco.
A parte del 3ç e 4° che sono comandamento, tutte le altre parole sono scritte al futuro
infinito. Questa forma grammaticale è fondamentalissima per la comprensione di
questa dinamica che il prof cerca di cumincarci.
Al futuro perchè parlano della conseguenza, un frutto di quello che Dio ha fatto per
ilsuo popolo. , la morale dell’impegno dell’uomo che segue la grazia ricevuta.
Siccome Io tio ho già liberato, siccome io ti darò la terra non è possibile che tu abbia
un altro Dio, non ruberai, etc.
Queste cose tu non le farai nel tuo futuro.

Il dono precede il nostro impegno.

Lezione del 5 novembre 2020


Oggi il prof vorrebbe disegnare i contorni, come pensare.
Importantissimo messaggio che basterebbe anche per un altro corso, orale del Nuovo
Testamento.
Qui cogliamo solo alcuni elementi che sono fondamentali per cogliere il messaggio
del N.T.
Il prof non ci manda le dispense per questa lezione perchè i contenuti di questa
lezione leggermente diverse lo troviamo nel manuale e in documento della pontificia
commissione biblica nella bibliografia.
Con la categoria dell’alleanza andremo ad approfondire la teologia morale nel nuovo
testamento.
Il termine Nuova Alleanza , la sua relatà e la sua realizzazione piena è la persona di
Gesù insieme allesue opere e le sue parole.
Il fondamento della morale dell’ A.T. è l’alleanza.
Dobbiamo parlare della tematica del regno di Dio nei vangeli sinottici, metafora
principale, fondamentale la metafora della predicazione di Gesù. Gesù rivela la sua
manifestazione per salvare il mondo. La predicazione di Gesù che riguarda il regno di
Dio non è una predicazione del tutto nuova, anche nell’antico T. La signoria di Dio è
un tema principale, fondamentale. Un regno che ha alcune caratteristiche: un regno
dipace , di giustizia, di amore. Al tempo della predicazione di Gesù ha subito un
cambiamento, una visione che ha creato un ostacolo determinante per accogliere
Gesù con la sua predicazione del regno. Questo regno è stato politicizzato er liberare
la comunità e il suo popolo dall’oppressione dell’occupazione umana. Così Gesù è
stato visto da alcuni come colui che era venuto a liberare Israele per edificare un
nuovo regno. Ma nell’insegnamento di Gesù il regno di Dio ha dei tratti non
conicidente con quello che intendevano gli altri.
Nel N.T. possiamo vedere che lìinsegnamento di gesù ha un carattere di futuro, una
dimensione escatologica, la definitiva presenza di Dio nel suo popolo dovranno
ancora realizzarsi ma con la presenza di Gesù è già presente. Situazione doppia.
Alcuni passi del vangelo parlano di alcuni tratti del regno di Dio che non si sono
compiuti, come ad esempio nel Padre Nostro.
In Marco 1,11 “dopo che giovanni fu arrestato.. il tempo di Dio è compiuto ...
convertitevi e credete al vangelo”.
Quindi il concetto del regno di dio è un concetto che si è avvicinato.
Altre parole riferiscono di una promessa futura, di una ricompensa, qualcoosa che si
deve realizzare.
Il regno di dio che si sta realizzando, ma che ancora deve realizzarsi:
diventa un compito da essere vissuto, realizzato, accolto qui ed oggi. La dimensione
del già e presente. Attraverso lavenuta di esù non è solo un perfezionamento della
realtà umana ma è anche qualcosa che si sta compiendo con Gesù, se io scaccio i
demoni con il dito, vuol dire che il regno è già giunto per voi (Vangelo di Matteo).
Anche in Luca troviamo “Il regno di Dio è già in mezzo a voi”.
Quindi questa duplice sfaccettatura per la realtà del regno di Dio è molto importante
perchè ha delle implicazioni della nostra vita morale.
La vita morale delle persone che seguono Gesù è una anticipazione della venuta del
regno di Dio, vissuta con le nostre imperfezioni, ma ci dobbiamo impegnare.
Tutta l’etica cristiana è un’anticipazione, il preludio del regno di Dio che deve
compiersi in pienezza.
Il regno di Dio coincide la sua rivelazione, la sua realizzazione coincide con cGesù, si
manifesta mediante la parola e l’azione di gesù, scacciare il male, perdonare il
perccato è l’anticipazione della venuta del regno di Dio.
In questo senso, nella persona di Gesù si realizza in maniera nuova sorprendente, la
nuova relzaione che Dio ha deciso di rendere possibile per l’umanità, in una nuova
allenza, la persona di Gesù è la nuova allenza. Gesù detrmina tutta la novità della
korale nel nuovo testamento.
Si parla di alleanza quando in Matteo c’è l’istituzione dlel’eucarestia.
Io vi dico che da ora non berrò più il frutto di questa vita fino a quando lo berrò con
voi nel banchetto della nuova alleanza 1( qualcosa del genere).
Proviamo ora a sviscerare il concetto della nuova allenza che si realizza con
l’incarnazione.
Innanzi tutto lasciamoci provocare dalla parola nuova alleanza,:
se cì’è nuova vuol dire che c’è anche vecchia, addirittura stipulata più volte:
Abramo, nNoè, Mosè, Davide.Quindi c’inseriamo con questa relazione che Dio ha
deciso di avere von il suo popolo.
Non abbiamo tempo ma il prof ci vuol parlare dell’alleanza fondamentale che poi
scatutisce la costituzione del popolo e la terra è quella del Sinai.
Dal capitolo 32 in poi dell’esodo.
In questa allenazna sinaitica succede qualcosa di assurdo, nell’’libro dell’esido si parla
dellìalleanza stipulata ecc, ma appena finisce il racconto il racconto deve rferire la fine
dell’alleanza stessa a causa del peccato del popolo. Dando uno sguardo d’insieme alla
storia di Israele come la storia di una proposta, offerta, una rinnovata gratuità di Dio e
di una infedeltà costitutiva del popolo a mantenere fede a questa promessa.
C’è qualcosa che è imperfetto nell’antica allenza, qualcosa che contiene la scheggia di
un fallimento quasi inevitabile, quasi costitutivo.
Esiste un evento nella storia del popolo d’israele dove l’infedeltà è diventata storia di
un fallimento generale, cioè l’esilio, la deportazione a Babilonia al tempo di
Nabucodonosor (tra il VII e il VI sec.a.C.
Il trauma per gli esiliati e tutto il popolo, hanno perso tutto. Dovevano reiterpretare la
loro identità, come si può essere il popolo di Dio senza tempio, senza re e senza terra.
Attraverso i profeti il Signore rivela alpopolo che la perdita della terra, del re e del
tempio non è successo a caso. Ha un significato. Tutta la sciagura viene spiegata da
parte della predicazione profetica come l’infedeltà del popolo all’alleanza.
Quindi abbiamo nella dinamica della vecchia allenaza una dinamica fallimentare, anzi
il popolo l’ha persa. Ovviamente la perdita è stata casata dall’infedeltà del popolo.
Chi legge questa storia dice: cosa sarà di questa allenza stipulata?
Dio non ricicla la vecchia alleanza ma ne fa una nuova, con il dono del Figlio che viene
dato al mondo come Salvatore.
Le novità , le caratteristiche quali sono nel messaggio morale del N.T.
Il prof ci propone di vedere la novità dell’alleanza per i suoi risvolti morali e profetici.
Nelle profezie di due profeti dell’antico testamento troviamo dei dati.

Una delle vie possibile è analizzare queste profezie che ritornano anche nella liturgia
cristiana.
Cosa c’è di nuovo o di diverso.
Ritorniamo a sottolineare che è una cosa nuova. Non si tratta della riparazione della
vecchia, non è che lavecchia alleanza viene rinnovata, che si cerca un nuovo Mosè.
Quindi è indispensabile cogliere in pienezza la sua novità.
Geremia nome del Signore dice...

Interiorizzazione della legge

“Porrò il mio spirito dentro di voi” profetizzazione dellaPentecoste.


Gesù nella sua predicazione parla del cuore, fa un elogio dei puri di cuore, imparate
da me che sono mite ed umile di cuore.
La differenza tra la vecch e la nuova sta che nellavecchia la legge era scolpita sulle
tavole della legge, sulla pietra: c’era l’esteriorità.
L’esperienza morale esige la massima interiorizzazione della legge, se la legge non è
scritta nelcuore della persona, probabilmente alla prima occasione sarà trasgredita. La
tetazine arriva nella nostra vita quandola legge è esteriore alla nostra vita. Quando
agiamo soltanto per paura, per un conformismo, siamo esposti ad un forte rischio.
Alla prima occasione andiamo verso la sua trasgressione.
La vecchia alleanza non poteva garantire la realizzazione di questo obbettivo.
Dio non ottiene nulla quando l’uomo mette in pratica le leggi, la vittoria di Dio è tale
quando la volontà di Dio coincide con il desiderio del cuore dell’uomo di Dio, quando
il dono dello Spirito Santo pervade l’anima del cristiano.
Un cuore nuovo, la legge scritta nel cuore dell’uomo.
Quindi c’è una nuova comunione tra Dio e l’umanità:
Io sarò il loro Dio ed essi saranno il mio popolo, Ez 37,27
questa nuova comunione tra l popolo e Dio viene descritta anche da Ezecchiele.
Quindi non siamo più lontani da Dio.
Un altro risultato è la nuova conoscenza di Dio.
“Non dovranno più istruirsi, perchè tutti mi conosceranno”.
Quandosi parla della conoscenza non si parla degli studi di teologia, ma di un senso
della realtà di Dio che hanno tutti i credenti.
Sensus fidei dei fedeli,Papa Franecsco di questo sensus fidei sta facendo una
bandiera.
Chi ha avuto il dono dello Spirtito Santo e vive in comunione con Dio, conosce Dio
anche se non ha studiato, conosce la morale che i discepoli di Gesù portano dentro di
se.
Perdonare il peccato vuol dire far tornare la persona santa, immacolata, innocente.
La nuova alleanza rende le persone dinuovo innocenti come se non avessero mai
infranto i peccati.
Questo ha procurato anche diffcoltà per chi vedeva la sua opera. Non accettavano
che lui perdonasse i peccati, la gente si chiedeva chi fosse costui che perdonava i
peccati. Sapevano che l’atto di perdonare era riservato a Dio, era inteso come una
nuova creazione. Ricordiamo la scena della vocazione di Matteo, non sono i sani che
hanno bisogno del medico....
Gesù con la sua opera di salvezza realizza l’opera di Dio.
Rende le persone innocenti, giustificatem, sante.
L’uomo ritorna così alla sua originaria innocenza.
Quindi la N:A: è una cosa nuova, non riciclata.
Comunione particolare con l’inabitazioned dello spirito santo
Nuovo rapporto tra Dio e il suo popolo.
Caratteristiche peculiare della nuova alleanza:
ce le dirà la prossima volta.
Ci rimanda alla lettura del manuale e a questo documento de
https://www.vatican.va/roman_curia/congregations/cfaith/pcb_documents/
rc_con_cfaith_doc_20080511_bibbia-e-morale_it.html lla commissione biblica
Lezione del

Al centro della morale cristiana c’è la sequela a Cristo, l’imitazione di Cristo.


Nella veritatis splendor al n. 19 Giovanni Paolo II scrive
“Seguire Gesù vuol dire....
condividere il suo destino, obbedire alla

Anche Ben XVI nel suo Dueus Caritas Est all’inizio parla di un nuovo
orizzonte, una decisione difinitva una direzione essenziale.

La vita morale del cristiano è legata alla sua adesione alla figura di gesù
Cristo.
Con questo presupposto he il cuore della morale cristiana è la figura di
gesù, non il decalogo, non una legge ma il conformarsi alla figura di gesù.
Oggi il prof ci fa vedere qualcosa per dare nontinuità a questo corso.
Nella terza lezione abiamo parlato della lettura del buon dsaaritano luca 10,
dando a questo racconto una lettura teologico morale.
In quel occ s il prof ci ha detto che non si sa se questo sia un racconto o una
parabola che è stat inventata. Oggi leggeremo questa parabola con un
approccio cristologico che trova un posto eminente nella nostra tradizione
liturgica. Abbiamo un testo liturgico, prefazio n.8, per la preghiera
eucaristica che segue, porta il titolo “Gesù buon samaritano”.
Il prof legge il prefazio sintesi di quello che dirà,

“È veramente giusto lodarti e ringraziarti, Padre santo, Dio


onnipotente ed eterno, in ogni momento della nostra vita,
nella salute e nella malattia nella sofferenza e nella gioia,
per Cristo tuo servo e nostro Redentore.
Nella sua vita mortale egli passò beneficando e sanando tutti
coloro che erano prigionieri del male.
Ancor oggi come buon samaritano viene accanto ad ogni uomo
piagato nel corpo e nello spirito e versa sulle sue ferite
l'olio della consolazione e il vino della speranza.
Per questo dono della tua grazia, anche la notte del dolore si
apre alla luce pasquale del tuo Figlio crocifisso e risorto.”

Tutta questa parabola ruota attorno a due domande:


1) la prima domanda che cosa devo fare per ereditare la vita
eterna?
2)1chie è il mio prossimo?
Un uomo scendeva da gerudsalemme a Gerivco, in questa inter
l’uomo è ogni uomo, tutta l’umanità che scende dalla città in
cui abita dio finoa Gerico la città notturnoa (gerico=luna)
città dei ciechi e dei peccatori. L’iumo che va dalla luce
alle tenebere, dal cielo alla terra.
Quell’uomo mezzo morto giace mezzo morto lungo la strada dopo
essere stato derubato dai ladroni.
Mezzo morto dell’uomo è paragonato alla morte a causa del
peccato.
Se quell’uomo non verrà guarito da qualcuno morirà
definitivamente. Quell’uomo ha bisogno di un intervento di
terzi per essere salvato.
Per caso passava un sacerdote e lo vide e passò dall’altra
parte, un levita fece lo stesso. Questi sono rappreasentatnti
della religione ebraica. Non sono in grado di curarlo, la
religione ebraica non era in grado di aiutarlo, la premanebnte
infedeltà del popolo la continua mancanza di fedeltà
all’alleanza non glipermettonodi salvare quell’uomo. Intervine
un samaritano, Gesù stesso, nel vangelo di giovanni 8,48
trviamo una lettura interessante, non abbiamo noi ragione di
cerdere che tu sei un asamaritano, un indemoniato.
Probabilmente Gesù era stato soprannominato così, come un
bastardo, deriso, rifiutato dai religiosi ebrei.
Viene detto di questo samaritano , che era Gesùù che era in
viaggio, era nel suo cammino dopo l’incarnazione che loportava
verso la resurreziomne. Il cammino che Gesù sta facendo verso
il Vangelo è anche una categoria teologica.
Del sacerdote e del levita sappiamo che loro stavano
scendendo, mentre anche se non detto ci possiamo immaginare
per contrapposizione che quel samaritano salisse a
Gerusalemme, il samaritano lo vide e vedere s’intende vedere
le sofferenze dell’uomo.

.......................................

Ora il prof passa ad altri brani che ci parlano dell’importanza del seguir
eGesù come esempio.
Le 10 parole, i 10 comandamenti sicuramente non bastano, sono il minimo.

Non possiamo far a meno di un altro testo fondamentale


“Il comandamento nuovo” nel vangelo di Giovanni dai cap 13 al 16 dove
Gesù dice Amatevi come io hoi amato voi, è difficle
chiamarlocomandamento, riassume tutta la nuova morale proposta da lui,
la nuova legge. In greco dicono gli studiosi può anche essere tradotto
migliore, è un comandamento miglkiore Amarci gli uni gli altri come lui ha
amato noi, supera il vecchio comandamento.
Si trova nel capitolo 13 dal v34 in poi
"Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri; come io vi ho
amato, così amatevi anche voi gli uni gli altri. 35 Da questo tutti sapranno
che siete miei discepoli, se avrete amore gli uni per gli altri."
Questo capitolo inizia con la lavanda dei piedi,
Alcuni studiosi hanno scoperto che la lavanda dei piedi era un simbolo per
commemorare la presenza di Gesù nella sua comunità.
Il pane spezzato e il pane spezzato sono segni per attualizzare la vita di Gesù
che si fa dono alla sua comunità.
Alla fine della lavanda dei piedi dice se bene io il signore e maestro ho
lavato a voi
Vi ho dato un esempio è la sintesi di tutta la morale del discepolo.
La morale cristiana è fondata su qualcosa che possiamo vedere su qualcosa
che possiamo comprendere con i sensi.
La congiunzione che troviamo nellalavnada dei piede e nel cuore del
comandamento cristiano
COME significa una generazione, una relazione intima tra le due parti:
io avendo agitocosì lo rendo possibile anche per voi, una relazione che
rende possibile un nuovopotere. Egli fattosi uomo diventa una posssibilità
degli uomini di agire come lui.
Queste due colonne che costiutuiscono l’istituzione dell’eucarestia e della
lavanda dei piedi, fate questo in memoria di me, fate questo che avete visto
fare a me.
L’ultima cosa Gesù questo lo chiama comandamento nuovo.
Questa parola nuovo ci dovrebbe attirare, esisteva già nell’antico
testamento “Amare il prossimo come te stesso”, Gesù ci dice “amare il
prossimo come lui ci ha amato”.
Gesù non dice amerete me stesso , ma amatevi gli uni con gli altri.
Tre piccolimpassaggiper riassumere
Nuova è la capacità, Gesù associa ai suoi discepoli ciò che lui ha vissuto.
L’amore con il quale Gesù amato il Padre, Gesù prega che sia in loro, non un
esempio, ma una capacità intrinseca nel discepolo di amare come lui ci ha
amati.
Il discepolo è chiamato a chiamare gli altri perchè lui lo ha motivato.
La carità vistacome senso specifico particolare come norma.
L’etica è un saper che indica anche delle direzioni dell’agire, propone delle
direzioni imperative, non solamente indicative.
pensiamo all’indicazione di tipos tradale, se il cartello indica Rome un altro
Milano. Sceglierò ladirezione giusta a seconda della meta.
L’etica ha un’indicazione che mostra la strada da prendere a seconda della
mediazione della coscenza.
Il termine norma deriva dal latino nosco, la cui forma arcaica è gnosco, una
norma che ha a cge fare con laconoscenza. Ci viene dall’amito della tecnica,
la norma è la squadra che ci permette di costruire in modo crretto, l’angolo
retto che viene così chiamato normale.
La norma dell’etica è lidicazione giusta che ci permette di costruire la nostra
vita in mnaiera corretta.
nel nostro contesto la norma è morale: regola dell’esistenza su cuiposso
misurare l’iclinazione della mia vita, della mia azione morale. Chiaremnte la
regola va misurata secondo il bene.
Si può chiaramente dire che la norma fondamentale è la carità , la norma
delle norme su cui il cristiano è chiamato a misurare le sue azioni.
Il punto di riferimento su cui devo cercare di misurare le mie scelte.
Il termine norma lo possiamo specificare rispetto ad altri ambiti:
pnsiamo alle norme soiali, la sociologia le descrive, non deve valutarle, le
può proporre.
Per la teologia morale c’è un peso diverso tra norma e norma:
oggi riteniamo che non è mai lecito torturare una persona, non ci sono
condizioni che possano giustificare un atteggaimento del genere, è qualcosa
per sempre, riconoscimento di un valore della persona umana.
Pensiamo che sia un punto di arrivo oggettivo.
Non frutto di un apporto, contenuto normativo che scopriamo strettamente
all’uomo, al quale non possiamo pi rinunciare. Ci sono norme che non si
fondaono sull’accordo, ma si fondono sull’essere stesso dell’uomo.
L’uomo creato secondo l’oggetto.
Inclinazione strettamente all’uomo verso il suo compimento. Lo
riconosciamo come connesso alla natura umana.
!uesta antropologia è resa più forte dell’uomo che ha ricevuto il germe della
vita nuova, che accogliamo attraverso il battesimo e che ci chiede di essere
vissuto. L’imperativo di cercare di vivere quello che abbiamo ricevuto per
dono. In qualche modo avendo ricevuto la vita nhuova cristica, il cristiano è
chiamato a vivere secondo Cristo.
Nel rito del battesimo, il celebrante dice, i bambini che preentate state per
ricevere il battesimo, Dio darà loro una vita nuova, rinasceranno dall’acqua
e dallo Spirito,..., orchè la vita cristiana che loro ricevano possa crescere di
giorno in giorno. Un dono che vive nella dimensione che glieelo permetto. Il
sacerdote poi si rivolge al bambino e gli dice, seiu diventato una creatura
nuova e ti sei rivestito di Cristo, questo dono va portato per la vita eterna e
ssenza macchia. Quindi il battesimo come atto generativo, nati in Cristo,
rigenerati in Cristo per vivere a modo fi Cristo.
Quindi kl’etica cristiana si propone come etica della fedeltà, il cristiano è
chiamato a far crescere, afar vivere quel nuovo essere che ha ricevuto,
Cristo che vive in noi. Secondo i documenti del Vaticano, questa
affermazione è molto potente nel CVII, il battesimo è da vedersi nei suoi
effetti .
Così in Gaudium et Spes , la legge fondamentale della perfezione umana è la
carità, che va vissuta anche nei momenti ordinari e straordinari della vita.
Cristo è il punto di riferimento.
Tutto ciò che leggiamo nel concilio ha radici profonde, fin dalle origini la
comunità cristiana ha questa consapevolezza.
Ci prospetta fin da subito questa consapevolezza, che la carità è
quell’esigenza morale che riassume in se tutta la legge. Il riassunto della
legge.
La chiesa delle origini ha questa convinzione profonda: Gesù ci ha fatto
dono di questa consapevolezza, di chiarire qual’è il fulcro, ci ha aperto gli
occhi di questa realtà.
Siamo fatti per amore e siamo chiamati a viverlo.
nel nuovo testamento troviamo il verbo agape
Agapao designa l’amore, non di un innammoramento, il termine vuole
esprime un amore profondo che si scegli, il bene che cerca il bene dell’altro
e lo comanda questo bene. Qualcosa di diverso dall’amore spontaneo.
Mentre Agapao è l’amore di chi decidere di accogliere l’altro come un ene e
quindi di agire secondo il bene dell’altro. Un amore che ha una dimensione
razionale.
gesù ci amplia ladimensione dell’amore, unisce strettamente l’amore di Dio
e l’amore per il prossimo, connessi indissolubilmente, e l’altro èla visione
universlistica di colui che è oggettodel nstro amore, colui che incontro lungo
la strada. Un amore che non ha nessuna barriera, nessuna delimitazione.
Un amore con caratteristiche di radicalità , descritto da Paolo, attraverso il
dono dello Spirito, la carità come azione libera dello Spirito Santo in noi.
Camminando secondo lo spirito possiamo vivere con coerenza con lo Spirito
dell’ amore. La carità dice San Paolo è la pienezza della legge.
Tutta la legge trova il suo compimento in un comandamento “amerai con
tutto il cuore il tuo prossimo e Dio”, “chi ama il prossimo adempie alla
legge”, “amerai il prossimo come te stesso”. La carità come norma culmine,
norma sintesi della legge morale.
Norma che da senso a tutta la legge.
Il dono della vita morale che accogliamo interiormente, una legge interiore
che muove, sospinge, lo spirito ha questa funzione di motore verso la
pienezza della nostra realizzazione, fino alla nostra felicità.
Quindi carità, come lex gratia, legge interiore, profonda del cristiano. Lo
spirito stesso che abita in noi. C’è una coincidenza, ci fa amici di Dio, ci
trasforma secondo un ordo caritatis, un esistenza secondo la carità.
Sinteticamente:
la carità , norma fondamentale, da una parte un’affermazione nuova che ha
un fondamento biblico, fondametale, un fondamento conciliare, tuttavia
possiamo grazie a questo radicamento ci può sorprendere che nella teologia
morale si parlasse di carità.

La carità scrltta come norma è stata scelta come una cosa importante,
coraggiosa, perchè il limite che si dava alla carità nella manualistica, è il
fatto che la carità lascia molto spazio alla sua declinazione, alla sua
realizzazione; ancora la carità, norma molto alta, magari troppo alta per
essere presa come riferimnento.

Prima del concilio nei manuali troviamo ben poco sulla carità.
La messa in guardia nei confronti della cartà.
Il concilio scegli di collocare la carità come fondamento normativo, norma
delle norme, coerente in questo progetti il principio formale, la costituzione
della creatura cheè nata per essere fatta ad immagine di Cristo, di
conformarsi a Cristo, in visione della figira di Cristo, precisa volontà di
collocare l’amore al centro della teologia morale.
il concilio fa un altro passaggio, usa altri due liguaggi che sno coestensivi con
l’espressione normativa della carità, perchè prospetta la santità e
l’imitazione di Cristo come sinonimi della carità.
La santità è una vocazione universale, tutti siamo chiamati alla santità come
esigenza intrinseca del vivere con Cristo.
Santità come perfezione della carità a cui tutti siamo chiamati.
Esigenza che si fonda sul battesimo, tutti siamo chiamati a diventare santi.
Ricevuto il dono, siamo chiamati a restituire questo dono.
Categoria che usa il concilio è “imitazio Christi” come carità,
Lumen gentium 40
per tutti i fedeli, sono chiamati alla perfezione della vita cristiana.
Gesù si è relazionato con noi grazie alla sua incarnazione, così Gesù è
cartterizzato dal modo di porsi con gli altri, dei più mlati, reietti, poveri,
emarginati. Gesù manifesta una sua coerenza nella sua fedeltà alla sua
missione, si manifesta come sincero, retto, umile di cuore, per il grande
cuore, per la sua misericordia, per una persona vera, si identifica nelle
beatitudini, la ricerca della pace. Tutte caratteristiche che ci sono ben
familiari, abbiamo un ritratto interiore di come ha vissuto la sua vita, punto
imprescindibile per capire che cosa dobbiamo fare per vivere la carità.
L’altro punto di riferimento è l’insegnamento.
Gesù parla, ma anche i suoi silenzi hanno una forte carica. Gessù come
maestro, ci mostra i suoi insegnamenti di vita, propone un insegnamento
autorevole, si presenta superiore a Mosè, le sue parole vanno ascoltate
tutte. Gesù ci lascia tanti insegnamenti che giustamente tutti.
Gesù nel suo insegnamnto ci ripropone il decalogo, ripropone la regola
aurea, ci prospetta tutte le esigenze profetiche e insegna durante la sua
predicazione. Ci sono degli insegnamenti morali nelle parole di Gesù.
Nella lettera Efesini c’è un senso cristologico, il progetto cristico che
attraversa tutta la creazione, quello che cerchiamo di cogliere come modo di
concretizzare la morale, la carità, ruolo cosmico di Cristo. La sapienza
creatrice che in vista di Cristo, per Cristo, in ricapitolazione di Cristo.
Gaudium et Spes al numero 16, i padri conciliari ci parlano dellacoscenza
morale, dove la carità viene prospettata come compimento della legge
naturale,anch’essa cristica. La cu pienezza è la carità stessa.
Abbiamo queste tre vie:
la vita di Cristo,
insegnamento di Cristo,
progetto della creazione,
da cui possiamo cogliere le indicazioni fondamentali per vivere con carità.
Il CVII ha avuto il coraggio, ci sono stati secoli incui la teologia non ha
parlato di carità nella morale, ne parlava nell’aspetto spirituale.
L’orizzonte morale di tipo casistico ha difficoltà a confrontarsi con
l’infinitezza dellacarità.
Dooo secoli in cui nella manualistica si parlava della carità come virtù da
coltivare nell’ambito della vita di grazia, della vita ascetica. Nella vita morale
c’è posto per le norme.
Lezione del 3 dicembre 2020 lezione registrata caricata su drive

Viviamo in un mondo sempre più secolarizzato e moralista, con diverse


opzioni e diverse religioni. Chi di noi bnon ha mai avuto questa domanda?
Noi cristiani abbiamo una morale diversa? Ci sono degli atteggiamenti
morali che ci contraddistingono?
Credo che sia una problematica attuale che riguarda ancvhe laquestione
morale ed è sicuramente un problema ecclesiologico( riguarda la chiesa e il
mondo in cui si trova).
Diciamo che questa tematica nel manuale di tamanti viene collocata
nell’appendice “Morale autonoma... “
Il prof ci dice di concentrare la nostra attenzione sui 5 punti che il tamanti
propone perchè sonouna buona sintesi a quello che il prof ci propone.
.....
La fede per alcuni la fede è superflua, non serve avere la fede per essere
onesti moralmente.
A volte viene detto al prete che chi viene alla messa è un bigotto, mentre ci
sono molte persone che non vanno in chiesa e sono buone.
La morale è una questione che riguarda la coscenza, la morale è laica.
La fede mentre viene messa alla pari di un sentimento religioso.
Questa una posizione, il prof crede che abbiamo sentito anche noi qualcosa
di simile.
L’altra opzione è tutto il contrario, solo i credento possono cpnoscere e
mettere in pratica questi valori etici. Senza la fede non è possibile avere la
motivazione o la forza per comportarsi in maniera retta.
Possiamo anche qui che i cristiani hanno il monopolio della conoscenza del
bene e del male. Per quello che riguarda la sfera sociale e la sfera sessuale
noi cristiani siamo superiori. (:
Queste due posizioni estreme non funzionano, dobbiamo trovare una
posizione che sia intermedia.
Il cristiano dal punto di vista di valori, rispetto alla persona non credente,
animata dalla sua rettitudine morale, il cristiano ha dei contenuti specifici?
perdoinare il nemico vincola solo i cristiani? Oppure no?
L’indissulubilità del vincolo matrimoniale, fedele per sempre è una
specificità cristiana, o è un valore che anche un ateo può conoscere e vivere.
L’astinenza prematrimoniale e la verginità è qualcosa di caratteristico,
inventato dalla chiesa?
Le questioni che riguardano l’inizio e la fine della vita?
L’aborto come bandiera della cristianità.

Un altro problema riguarda la conoscibilità edella comunicabnilità dei valori


morali.
Se la morale fosse cristiana anche dal punto della conoscibilità come potrei
comunicarlo attraverso la comunicabilità.
Es.:
Se noi come unica argomentazione usassimo solo il libro della genesi per
affrontare igli argomenti della sostenibilità del mondo e della natura, ci
verrebbe risposto che quello che noi proponiamo sono solo argomenti di
fede, quindi se ci relazionassimo con un credente ci direbbe:”Io del mondo
faccio quello che voglio.
Subito assieme a questa problematica ci sono anche altri due problemi. Il
ruolo della chiesa nel mondo, il ruolo della chiesa per quello che riguarda
nelle sue competenze, il magistero per quel che rigurda la morale.
La chiesa non deve mescoplarsi troppo con il mondo e farlo diventare
chiesa?
Oppure la chiesa deve diventare parte del mondo e farlolievitare verso il
bene ?
Il prof c’indica alcune opzioni.
Quando ilprof ci parla di questo argomento il prof ci rammenta la
Lettera a Diogneto:
questo testo contiene tutta una serie di indicazione che ciparla della
collocazione dei cristiani nel mondo e della morale cristiana.
Leggeremeo due parti non brevissime ma importanti oi continueremeo le
riflessioni:

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