Colletta: Padre onnipotente ed eterno, che dopo il battesimo nel fiume Giordano
proclamasti il Cristo tuo diletto Figlio, mentre discendeva su di lui lo Spirito Santo
concedi ai tuoi figli, rinati dall'acqua e dallo Spirito, di vivere sempre nel tuo amore.
Per il nostro Signore Gesù Cristo...
Dopo la Comunione: Dio misericordioso, che ci hai nutriti alla tua mensa, concedi a
noi tuoi fedeli di ascoltare come discepoli il tuo Cristo, per chiamarci ed essere
realmente tuoi figli. Per Cristo nostro Signore.
Commenti:
Sant’Agostino
Il Signore benedice il suo popolo con la pace
La presenza di Dio nella Chiesa
1. [v 1.] Salmo di David per la fine del tabernacolo. Salmo rivolto al Mediatore
dalla mano vigorosa, riguardo alla perfezione della Chiesa in questo secolo, dove, nel
tempo, si combatte contro il diavolo.
2. [v 2.] Dice il profeta: Offrite al Signore, o figli di Dio, offrite al Signore i figli
degli arieti. Offrite al Signore voi stessi, che gli Apostoli, pastori del gregge,
generarono per il Vangelo. Rendete al Signore gloria e onore. Per mezzo delle opere
vostre il Signore sia glorificato ed onorato. Date al Signore gloria al suo nome. Nella
gloria egli sia conosciuto nel mondo. Adorate il Signore nel suo santo atrio. Adorate il
Signore nel vostro cuore dilatato e santificato: poiché voi siete la sua regale e santa
dimora.
3. [v 3.] La voce del Signore sopra le acque. La voce di Cristo sopra i popoli. Il
Dio della maestà ha tuonato. Il Dio della maestà, dalla nube della carne ha annunziato
con terribile tuono la penitenza. Il Signore sopra le molte acque. Lo stesso Signore
Gesù, dopo avere emesso questa voce sopra i popoli ed averli atterriti, li ha convertiti a
sé, ed ha abitato fra loro.
4. [v 4.] La voce del Signore nella potenza. La voce del Signore è già in essi, e li fa
potenti. La voce del Signore nella magnificenza. La voce del Signore opera grandi
cose in loro.
5. [v 5.] La voce del Signore spezza i cedri. La voce del Signore umilia i superbi
con la contrizione del cuore. Il Signore spezzerà i cedri del Libano. Il Signore
spezzerà con la penitenza quanti si inorgogliscono per lo splendore della nobiltà
terrena, dal momento che, per confonderli, ha eletto le cose ignobili di questo mondo
(cf. 1 Cor 1, 28), nelle quali manifesta la sua divinità.
6. [v 6.] E li frantumerà come un vitello del Libano. E, troncata la superba altezza
di costoro, li abbatterà perché imitino la sua umiltà; egli che, come un vitello, è stato
condotto al sacrificio per quella medesima nobiltà di questo secolo: Si levarono infatti
i re della terra, e i principi si riunirono insieme contro il Signore e contro il suo
Cristo (cf. Sal 2, 2). E l'amato come il figlio degli unicorni. Anch'egli infatti, amato
ed unico del Padre, ha annientato la sua nobiltà; e si è fatto uomo come figlio dei
Giudei che ignoravano la giustizia di Dio (cf. Rm 10, 3) e superbamente vantavano la
loro giustizia quasi fosse unica.
7. [v 7.] La voce del Signore divide la fiamma di fuoco. Quella voce del Signore
che passa attraverso il concitato ardore dei persecutori senza alcun suo danno, o che
divide la furente ira dei suoi persecutori, tanto che alcuni dicono: Forse egli è il Cristo,
mentre alti dicono: No, anzi seduce il popolo (cf. Gv 7, 12); quella voce fa a pezzi il
loro folle tumulto tanto che alcuni attira al suo amore, mentre altri abbandona alla loro
malvagità.
8. [v 8.] La voce del Signore muove il deserto. La voce del Signore che eccita alla
fede le genti che un tempo stavano in questo mondo senza speranza e senza Dio (cf. Ef
2, 12), e tra le quali non abitava nessun Profeta, nessun predicatore della parola di Dio,
e quasi non vi era nessun uomo. E muoverà il Signore il deserto di Cades. Ed allora il
Signore farà celebrare la santa parola delle sue Scritture, che, dai Giudei che non
capivano, era stata abbandonata.
9. [v 9.] La voce del Signore fa perfetti i cervi. Perché la voce del Signore
dapprima ha reso perfetti i vincitori e i trionfatori sulle lingue velenose. E rivelerà le
selve. Ed allora rivelerà loro le oscurità dei Libri Divini e le ombre dei misteri, affinché
con libertà vi pascolino. E nel suo tempio ognuno dice gloria. E nella sua Chiesa
ognuno, rigenerato per la speranza eterna, loda Dio per il proprio dono che ha ricevuto
dallo Spirito Santo.
10. [v 10.] Il Signore abita nel diluvio. Dapprima infatti il Signore dimora nel
diluvio di questo secolo nei suoi santi, custoditi, come in un'arca, nella Chiesa. E
sederà il Signore, Re in eterno. E poi si assiderà, regnando in loro in eterno.
11. [v 11.] Il Signore darà la virtù al suo popolo. Perché il Signore darà fortezza al
suo popolo che combatte contro le tempeste e le bufere di questo mondo, dato che non
ha loro promesso la pace in questo mondo. Il Signore benedirà il suo popolo in pace.
E il Signore stesso benedirà il suo popolo, offrendogli in se medesimo la pace, poiché,
dice, vi dò la mia pace, la mia pace vi lascio (cf. Gv 14, 27).
(Agostino S., Commento al Salmo 28, ed. digitale, pp. 233-235).
Stock
Il Figlio di Dio si fa battezzare con il popolo peccatore
Il motivo di festa e di gioia nel Tempo di Natale è costituito da questa realtà: «Il
Verbo si è fatto uomo ed è venuto ad abitare in mezzo a noi» (Gv 1,14). Nel suo Figlio
Dio si è legato in maniera definitiva e irrevocabile a noi uomini, e rimane sempre al
nostro fianco. Con l'Incarnazione inizia il cammino del Figlio di Dio con noi uomini;
essa è l'evento fondamentale. Il battesimo di Gesù sta all'inizio della sua attività
pubblica e rafforza il legame del Figlio di Dio con noi. Perciò è molto significativo
concludere il Tempo di Natale con il festoso ricordo del battesimo di Gesù.
Giovanni Battista ha annunciato, presso il Giordano, «un battesimo di conversione
per il perdono dei peccati» (3,3). Ha battezzato nel Giordano molte persone che
venivano a lui; ha ricordato loro che era assolutamente necessaria la loro conversione e
ha indicato loro concrete forme di conversione (3,7-14). L'attività di Giovanni Battista
provoca una profonda impressione nel popolo, che lo riconosce in ogni caso come
profeta (cfr 20,6). Anche Gesù, non solo perché si fa battezzare da Giovanni, ma anche
per un'esplicita presa di posizione, riconoscerà l'opera di Giovanni e rimprovererà
quelli che non sono venuti a farsi battezzare (7,24-35). Il popolo pensa addirittura che
Giovanni sia non solo un profeta, ma il Messia, mandato da Dio al suo popolo come
ultimo e definitivo re, e tramite il quale egli dona al popolo la pienezza della salvezza.
Qui si mostra di nuovo la grandezza di Giovanni. Egli non permette che queste idee,
che il popolo sottopone a lui, gli montino la testa. Conosce i suoi limiti, e li riconosce.
Tuttavia non ha bisogno di deludere il popolo, perché può rimandare a colui che viene
dopo di lui. In tre modi si confronta con lui, e ne mostra la superiorità. Giovanni può
annunciare la Buona Notizia (cfr 3,18) di colui che è incomparabilmente superiore a
lui. Il fatto che colui che viene è più forte di Giovanni significa solo un inizio. Il fatto
che Giovanni, il grande profeta, non sia degno di prestargli il servizio proprio dello
schiavo indica quanto essi siano differenti in grado e dignità. La vera differenza appare
quando Giovanni contrappone il suo battesimo con acqua al battesimo di colui che
viene: battesimo fatto con lo Spirito Santo e con il fuoco. L'acqua ha una grande
capacità di pulire e di vivificare per la vita naturale dell'uomo; inoltre può servire come
simbolo per il rapporto dell'uomo con Dio. Ma lo Spirito Santo è la vita di Dio, non
mortale né caduca, bensì intramontabile e dotata di una forza e potenza infinita. Solo
Dio stesso può comunicare lo Spirito Santo. Colui che battezza con lo Spirito Santo,
porta dunque la vita divina, immortale, e deve appartenere completamente a Dio. Il
fatto che egli battezzi anche con fuoco sta a indicare il duplice effetto della sua venuta,
di cui ha parlato già Simeone: «Egli è qui per la rovina e la risurrezione di molti in
Israele» (2,34). Chi crede in lui, riceve da lui la vita divina. Per chi lo rifiuta egli
diventa giudizio. Anche questo rimanda alla sua dignità divina, poiché il giudizio
spetta a Dio.
Ciò che Giovanni annuncia è Buona Notizia in senso pieno. Colui che viene porterà
il dono più prezioso possibile, lo Spirito Santo, la vita divina, e avrà una dignità divina.
Il fatto che egli si faccia battezzare da Giovanni con acqua può sorprendere e creare
confusione. Ma la rivelazione che fa seguito al suo battesimo conferma ciò che
Giovanni ha annunciato, mostrando di nuovo la sua posizione e dignità.
L'ultima cosa che Luca aveva riferito di Gesù era: «Scese dunque con loro e venne
a Nazaret e stava loro sottomesso» (2,51). Allora Gesù aveva dodici anni. Ora ha circa
trent'anni (3,23), e si trova improvvisamente presso il Giordano, senza che Luca abbia
menzionato la sua venuta (cfr Mt 3,13). Gesù si fa battezzare assieme al popolo, che
viene battezzato da Giovanni, e prega. Ma Luca riferisce questo come per inciso, come
le circostanze che accompagnano l'evento principale, la triplice rivelazione: il cielo si
apre; lo Spirito Santo scende su Gesù; la voce dal cielo designa Gesù come il Figlio
prediletto.
L'apertura del cielo mostra che Gesù non è separato da Dio; che per lui Dio non è
nascosto e lontano, ma che egli sta in una relazione aperta e libera con Dio. Lo Spirito
Santo, la vita e la forza di Dio, scende su di lui. Gesù compirà la sua missione con la
forza dello Spirito Santo (cfr 4,1.14.18; 10,21); battezzerà con lo Spirito Santo;
attraverso tutta la sua opera fino alla sua morte, risurrezione, ascensione e invio dello
Spirito Santo, comunicherà agli uomini la vita divina. Per mezzo della voce dal cielo si
manifesta in definitiva il rapporto di Gesù con Dio. La voce gli dice: «Tu sei il Figlio
mio, il prediletto: in te ho posto il mio amore» (3,22). Dio Padre riconosce Gesù come
suo Figlio. Finora Dio ha mandato suoi servi nella persona dei profeti. Ora invece è
presente, come suo ultimo inviato dopo il quale non verrà più nessun altro, il suo Figlio
prediletto (cfr 20,13). Gesù dice di se stesso: «Nessuno sa chi è il Figlio se non il
Padre, né chi è il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio vorrà rivelarlo »
(10,22). Il compito principale di Gesù è quello di comunicare agli uomini la sua
esclusiva conoscenza e la sua esclusiva esperienza di Dio in quanto Padre. Così egli
pone il fondamento perla fede e la fiducia, per il rapporto vitale con il Padre, per la vita
con Dio.
Questa triplice rivelazione mostra che cosa caratterizza Gesù e qual è il fondamento
della sua opera; perciò sta al centro. Ma colui che ha questo singolare rapporto con
Dio, come si comporterà con gli uomini, il cui rapporto con Dio è disturbato?
Troviamo la risposta a questa domanda nelle circostanze che accompagnano la
rivelazione. Gesù si fa battezzare, assieme a tutto Il popolo, non perché abbia bisogno
del battesimo di Giovanni, ma per mostrare che egli non prende le distanze dagli
uomini peccatori. Va in mezzo a loro e cerca di stare loro vicino; vuole raggiungerli
nel loro posto e condurli a Dio, rendendoli partecipi della sua conoscenza di Dio e del
suo rapporto con Dio. Il battesimo di Gesù anticipa tutto il suo successivo
comportamento, soprattutto le sue parole: «Io non sono venuto a chiamare i giusti, ma
i peccatori, perché si convertano» (5,32). Che questa sua dedizione valga per tutta
l'umanità, lo mostra la genealogia di Gesù, che in Luca segue immediatamente il
battesimo e risale fino ad Adamo e a Dio Creatore; pertanto essa ha un carattere
universale. Il fatto che Gesù dopo il suo battesimo preghi manifesta la sua dedizione
consapevole e intensa a Dio, che proprio da Luca viene spesso ricordata (5,16; 6,12;
9,18.29; 11,1; 22,41). Luca è l'evangelista di Gesù che prega. La rivelazione successiva
mostra chi è colui che prega qui, e da quale rapporto con Dio proviene la sua preghiera.
La festa del battesimo di Gesù conclude il Tempo di Natale. Tutto quello che in
esso viene festeggiato con gioia – il fatto che Dio con l'Incarnazione di suo Figlio si sia
legato in maniera definitiva a noi uomini; il fatto che la venuta di Gesù sia determinata
dallo Spirito Santo ed egli sia il Figlio dell'Altissimo (1,35); il fatto che egli sia venuto
per i piccoli e i semplici (2,8-20); il fatto che egli si lasci guidare dalla volontà di suo
Padre (2,49) –, viene ripreso e riassunto nella festa del battesimo di Gesù.
Domande
1. Che cosa dice Giovanni nella sua Buona Notizia su colui che viene dopo di
lui?
2. Che cosa ci viene rivelato attraverso il battesimo e nel battesimo di Gesù? Che
cosa è avvenuto nel nostro battesimo?
3. Come sono legati tra loro Tempo di Natale e battesimo di Gesù?
(Stock K., La Liturgia de la Parola. Spiegazione dei Vangeli domenicali e festivi,
Anno C (Luca), ADP, Roma 2003, 71-74).
Vanhoye
Festa del battesimo del Signore
Quest'anno, nella festa del battesimo del Signore, leggiamo il Vangelo di Luca. La
prima lettura, tratta da Isaia, è in relazione con il ministero di Giovanni Battista. La
seconda lettura, tratta dalla Lettera di Tito, fa accenno al dono meraviglioso del
battesimo cristiano.
Nella prima lettura riconosciamo l'oracolo del profeta Isaia che i Vangeli citano a
proposito del ministero di Giovanni Battista.
Il profeta proclama un messaggio di consolazione per gli ebrei esiliati a Babilonia.
Il tempo del castigo per i peccati è finito. Dio sta per mettersi alla testa del trionfale
corteo di ritorno alla terra promessa. Bisogna quindi preparare la via al Signore nel
deserto che separa la Palestina da Babilonia. Perciò il profeta parla di una voce che
grida: «Nel deserto preparate la via al Signore, appianate nella steppa la strada per il
nostro Dio. Ogni valle sia colmata, ogni monte e colle siano abbassati».
Il ministero del Battista è stato capito alla luce di questo oracolo. Egli stesso si è
presentato così ai sacerdoti e leviti ebrei venuti da Gerusalemme per interrogarlo sulla
sua identità e sulla sua missione. Ha negato di essere il Messia, o il profeta Elia o il
profeta simile a Mosè annunciato nel Deuteronomio, e ha detto di essere soltanto una
voce che grida nel deserto: «Preparate la via del Signore», come aveva detto Isaia (Gv
1,19-23).
L'invito del profeta a colmare le valli e ad abbassare i monti andava interpretato in
senso morale: colmare le gravi mancanze alla legge di Dio e abbassare le pretese
orgogliose e le ribellioni. Il Battista esortava la gente a convertirsi e a ricevere il suo
battesimo per esprimere il desiderio di essere purificati.
Sotto questo punto di vista, il battesimo di Gesù è stato un fatto sorprendente,
inaspettato. Di per sé Gesù non doveva farsi battezzare. Il battesimo di Giovanni,
infatti, era destinato ai peccatori.
Giovanni battezzava predicando un battesimo per la remissione dei peccati; e l'atto
del battesimo esprimeva proprio questo: la purificazione.
Giovanni battezzava con acqua. L'acqua purifica, lava. Così simboleggia la
purificazione che viene richiesta e desiderata nel battesimo.
Paolo ci dice che il battesimo ha un significato ancora più importante: significa la
morte al peccato, per rivivere nella purezza e nella santità. In quel tempo infatti si
veniva battezzati per immersione, cioè il peccatore immergeva tutto se stesso
nell'acqua, per indicare così che era come morto, sepolto nell'acqua. Poi riemergeva,
per indicare il ritorno a una vita nuova.
Gesù non aveva bisogno del battesimo per se stesso, perché era senza peccato. Ma
ha avuto bisogno del battesimo per significare la sua missione: egli è venuto a prendere
su di sé i nostri peccati, a morire al peccato al posto nostro, per risorgere a una vita
nuova: vita che ora viene messa a nostra disposizione.
Questo è il battesimo che Gesù stesso darà. Giovanni prevede che colui che viene
dopo di lui darà un battesimo molto più efficace del suo. Dice infatti: «Io vi battezzo
con acqua; ma viene uno che è più forte di me, al quale io non sono degno di
sciogliere neppure il legaccio dei sandali: costui vi battezzerà in Spirito Santo e
fuoco».
Il battesimo che Gesù darà sarà efficace. Il battesimo di Giovanni è un segno, sta a
indicare il battesimo efficace di Gesù, e Gesù lo riceve, come segno della propria
missione di morire e risorgere per noi, così da poterci dare il battesimo nello Spirito
Santo.
Nel battesimo di Gesù c'è la manifestazione dello Spirito Santo. Luca racconta che,
mentre Gesù, dopo aver ricevuto il battesimo, sta in preghiera, il cielo si apre e scende
su di lui lo Spirito Santo, in apparenza corporea, come di colomba. Questo è il segno
della missione di Gesù.
Poi c'è una voce dal cielo che dice: «Tu sei il mio figlio prediletto, in te mi sono
compiaciuto».
Con queste parole Gesù viene glorificato dal Padre. La sua umiliazione – perché
farsi battezzare è stata per lui un'umiliazione, non dovuta – produce la sua
glorificazione.
Così qui abbiamo tutto il mistero pasquale di Gesù, annunciato con il rito del
battesimo di Giovanni.
Con la seconda lettura passiamo dal battesimo di Gesù al nostro battesimo, frutto
del mistero pasquale. Paolo lo chiama «un lavacro di rigenerazione e di rinnovamento
nello Spirito Santo», il che corrisponde alla predizione di Giovanni: «Costui vi
battezzerà in Spirito Santo» (Lc 3,16).
L'Apostolo mette in rilievo l'aspetto di dono meraviglioso di Dio. Grazie all'amore
generosissimo di Cristo, che «ha dato se stesso per noi, per riscattarci da ogni
iniquità», «è apparsa la grazia di Dio, apportatrice di salvezza per tutti gli uomini», e
«si sono manifestati la bontà di Dio, salvatore nostro, e il suo amore per gli uomini».
La grazia ricevuta nel battesimo è un dono gratuito, non fondato su buone opere da
noi previamente compiute. Ma questa grazia ci dà poi la luce e la forza di essere
«zelanti nelle opere buone» e di «rinnegare l'empietà e i desideri mondani e di vivere
con sobrietà, giustizia e pietà in questo mondo», nell'attesa, piena di speranza, della
manifestazione gloriosa di Cristo.
Il battesimo mostra che Gesù è venuto per salvare tutti gli uomini. Egli «si è
manifestato nella nostra carne mortale», come dice la Colletta di questa domenica, per
effondere la sua grazia su ogni carne.
Accogliamo la rivelazione del battesimo di Gesù come rivelazione della sua
mitezza, umiltà e, d'altra parte, come rivelazione della fecondità straordinaria della sua
umiliazione, che è seguita dalla sua glorificazione. Questa consiste anzitutto nella
salvezza comunicata a tutti noi, che ne approfittiamo in continuazione.
(Vanhoye A., Le Letture Bibliche delle Domeniche, Anno C, ADP, Roma 2003, 63-
65).
Benedetto XVI
Mentre Gesù, ricevuto il battesimo, stava in preghiera, il cielo si aprì
Ricevuto anche [Lui] il battesimo, "stava, ci dice san Luca, in preghiera" (3,21).
Gesù parla col Padre suo. E siamo sicuri che Egli ha parlato non solo per sé, ma anche
di noi e per noi; ha parlato anche di me, di ognuno di noi e per ognuno di noi. E poi
l'evangelista ci dice che sopra il Signore in preghiera si aprì il cielo. Gesù entra in
contatto col Padre, il cielo è aperto su di Lui [...] Il cielo si apre sopra di noi nel
Sacramento. Quanto più viviamo in contatto con Gesù nella realtà del nostro
Battesimo, tanto più il cielo si apre sopra di noi. E dal cielo - ritorniamo al Vangelo - in
quel giorno venne una voce che disse a Gesù: "Tu sei il mio figlio prediletto" (Lc
3,22). Nel Battesimo, il Padre celeste ripete queste parole [...] Egli dice: "Tu sei il mio
figlio". Il Battesimo è adozione e assunzione nella famiglia di Dio, nella comunione
con la Santissima Trinità, nella comunione col Padre, col Figlio e con lo Spirito Santo.
Proprio per questo il Battesimo va amministrato nel nome della Santissima Trinità [...]
Siamo salvati "per la misericordia di Dio mediante un lavacro di rigenerazione e di
rinnovamento nello Spirito Santo" (Tt 3,5). Un lavacro di rigenerazione. Il Battesimo
non è soltanto una parola; non è solamente una cosa spirituale, ma implica anche la
materia. Tutta la realtà della terra viene coinvolta. Il Battesimo non concerne solo
l'anima. La spiritualità dell'uomo investe l'uomo nella sua totalità, corpo e anima.
L'azione di Dio in Gesù Cristo è un'azione ad efficacia universale. Cristo assume la
carne e questo continua nei sacramenti nei quali la materia viene assunta ed entra a 66
f: arte dell'azione divina [...]. Nel Battesimo siamo adottati dal Padre celeste, ma in
questa famiglia che Egli si costituisce c'è anche una madre, la madre Chiesa. L'uomo
non può avere Dio come Padre, dicevano gli antichi scrittori cristiani, se non ha anche
la Chiesa come madre: vediamo così nuovamente come il cristianesimo non sia una
realtà solo spirituale, individuale, una semplice decisione soggettiva che io prendo, ma
sia qualcosa di reale, di concreto, potremmo dire qualcosa anche di materiale. La
famiglia di Dio si costruisce nella realtà concreta della Chiesa. L'adozione a figli di
Dio, del Dio trinitario, è contemporaneamente assunzione nella famiglia della Chiesa,
inserimento come fratelli e sorelle nella grande famiglia dei cristiani. E solo se, in
quanto figli di Dio, ci inseriamo come fratelli e sorelle nella realtà della Chiesa,
possiamo dire "Padre nostro" al nostro Padre celeste [...] "Io vi battezzo con l'acqua,
ma dopo di me viene uno più forte di me che vi battezzerà con lo Spirito Santo e col
fuoco" (Lc 3,16) [...]. In che cosa consiste il fuoco a cui san Giovanni Battista
accenna? Per vedere questa realtà del fuoco, presente nel Battesimo con l'acqua,
dobbiamo osservare che il Battesimo di Giovanni era un gesto umano, un atto di
penitenza, un protendersi dell’uomo verso Dio per chiedere il perdono dei peccati e la
possibilità di iniziare una nuova esistenza. Era solo un desiderio umano, un andare
verso Dio con le proprie forze. Ora, questo non è sufficiente. La distanza sarebbe
troppo grande. In Gesù Cristo vediamo che Dio ci viene incontro. Nel Battesimo
cristiano, istituito da Cristo, non agiamo solo noi con il desiderio di essere lavati, con
la preghiera di ottenere il perdono. Nel Battesimo agisce Dio stesso, agisce Gesù
mediante lo Spirito Santo. Nel Battesimo cristiano è presente il fuoco dello Spirito
Santo.
(Santa Messa e battesimo di alcuni bambini, 7 gennaio 2007).
1. Il Figlio prediletto. "Viene dopo di me uno che è più forte di me, e io non sono
degno di prostrarmi per sciogliergli la correggia dei calzari" (Mc 1,7). Siamo di
fronte a una grande prova di umiltà: è come se avesse dichiarato di non essere degno di
essere servo del Signore...
"Io vi battezzo con acqua" (Mc 1,8), cioè sono solamente un servo: egli è il creatore
e il Signore: Io vi offro l’acqua, sono una creatura e vi offro una cosa creata: egli che
non è stato creato, vi porge una cosa increata. Io vi battezzo con acqua, cioè vi offro
una cosa visibile; egli invece vi offre l’invisibile. Io che sono visibile, vi do l’acqua
visibile; egli che è invisibile, vi dà lo Spirito invisibile.
"E accadde che in quei giorni venne Gesù da Nazareth della Galilea" (Mc 1,9).
Osservate il collegamento e il significato delle parole. L’evangelista non dice, venne
Cristo, e neppure venne il Figlio di Dio, ma venne Gesù. Qualcuno potrebbe chiedere:
perché non ha detto che venne Cristo? Parlo secondo la carne: evidentemente Dio è da
sempre santo e non ha bisogno di santificazione, ma ora parliamo di Cristo secondo la
carne. Allora non era stato ancora battezzato e non era stato ancora unto dallo Spirito
Santo. Nessuno si scandalizzi: parlo secondo la carne, parlo secondo la forma del servo
che egli aveva assunto, cioè parlo di Colui che venne al battesimo quasi fosse un
peccatore. Così dicendo non intendo affatto dividere il Cristo, come se una persona
fosse il Cristo, un’altra Gesù e un’altra il Figlio di Dio: ma intendo dire che, pur
essendo uno solo e essendo sempre lo stesso, apparve però a noi diverso a seconda dei
diversi momenti.
«Gesù da Nazareth della Galilea», dice Marco. Considerate il mistero. Dapprima
accorsero da Giovanni Battista la Giudea e gli abitanti di Gerusalemme: nostro Signore
che dette inizio al battesimo del Vangelo e mutò in sacramenti del Vangelo i
sacramenti della legge, non venne dalla Giudea né da Gerusalemme, ma dalla Galilea
delle genti. Gesù viene infatti da Nazareth, villaggio della Galilea. Nazareth significa
fiore: cioè il fiore, che è Gesù, viene dal fiore.
"E fu battezzato da Giovanni nel Giordano" (Mc 1,9). E’ un grande atto di
misericordia: si fa battezzare come un peccatore colui che non aveva commesso alcun
peccato. Nel battesimo del Signore tutti i peccati vengono rimessi: ma, in un certo
senso, il battesimo del Signore precede la vera remissione dei peccati che ha luogo nel
sangue di Cristo, nel mistero della Trinità.
"E subito, risalendo dall’acqua, vide i cieli aperti" (Mc 1,10). Tutto quanto è stato
scritto, è stato scritto per noi: prima di ricevere il battesimo abbiamo gli occhi chiusi e
non vediamo il cielo. "E vide lo Spirito come colomba, discendere e fermarsi su di lui.
E una voce venne dal cielo: «Tu sei il mio dilettissimo Figlio, in cui io mi
compiaccio»" (Mc 1,10-11). Gesù Cristo è battezzato da Giovanni, lo Spirito Santo
discende sotto forma di colomba e il Padre dai cieli rende la sua testimonianza. Guarda
o Ariano, guarda o eretico: anche nel battesimo di Gesù c’è il mistero della Trinità.
Gesù è battezzato, lo Spirito discende come colomba, e il Padre parla dal cielo.
«Vide i cieli aperti», scrive Marco. Così, dicendo «vide» mostra che gli altri non
videro: non tutti infatti vedono i cieli aperti. Che dice infatti Ezechiele all’inizio del
suo libro (cf. Ez 1,2)? «E accadde - dice - che mentre stavo seduto lungo il fiume
Cabar in mezzo ai deportati, vidi i cieli aprirsi «. Io vidi, dice: quindi gli altri non
vedevano. E non si creda che i cieli si aprano così, materialmente e semplicemente: noi
stessi che qui sediamo, vediamo i cieli aperti o chiusi a seconda dei nostri meriti. La
fede piena vede i cieli aperti, la fede esitante li vede chiusi.
(Girolamo, Comment. in Marc., l)
2. Ecco l’Agnello di Dio. Cristo, concluso il discorso sui segni rivolto ai suoi
discepoli disse loro: «Andiamo sul fiume Giordano». E s’incamminarono insieme con
lui e giunsero in Betania che si trova tra Gerusalemme e il Giordano e passarono la
notte in casa di Lazzaro.
Sul far del giorno, Nostro Signore disse ai discepoli: «Andiamo insieme sul
Giordano. Lì sentiremo una voce che grida nel deserto per appianare le mie vie (cf. Is
40,3); lì vedrete una fiaccola ardente che splende di vivida luce. Dunque, andiamo
verso la luce che risplende sul deserto, andiamo a vedere la stella luminosa. In verità vi
dico: solo Giovanni battezza, e mai donna generò un uomo più perfetto di lui; le sue
opere si possono paragonare a quelle del profeta Elia. Ecco, oggi abbatterò lo
scellerato, ridurrò il suo potere, e lui stesso sprofonderà nell’abisso delle acque. Oggi si
adempiranno le profezie. Oggi il mare vedendomi si ritirerà. Oggi sarà annientato il
potere di satana. Oggi il mondo comincerà a risplendere. Oggi sarà rigenerato il santo
Adamo, oggi sarà cancellato il peccato di Eva, madre del genere umano. Oggi saprete
veramente chi sono io. Oggi vi farò sentire la voce del Padre, oggi sarete testimoni
della potenza dello Spirito Santo. Oggi vi si manifesterà la natura della Santissima
Trinità. Oggi i monti e i deserti esulteranno, come gioiscono gli agnelli. Oggi la gioia
invaderà tutti i popoli ed essi la porteranno nelle loro mani. Oggi Giovanni, figlio di
una donna sterile, mi vedrà e la sua anima esulterà. Oggi si commuoverà il cuore di
ogni povero. Oggi sorgerà il sole per quelli che sono simili a me e dimorano negli
inferi. Oggi si apriranno le porte del cielo. Oggi i primi saranno gli ultimi, e gli ultimi i
primi. Oggi saprete chi sono io e da dove vengo. Oggi sentirete la voce del Padre e la
Sua testimonianza su di me e sulla mia origine dal Padre. Oggi il Giordano e tutti i
fiumi si rallegreranno. Oggi il cielo e la terra grideranno, le acque amare diventeranno
dolci, e coloro che hanno sete gusteranno una dolce acqua. Oggi rinnoverò ciò che
creai. Oggi il sole sette volte emanerà la sua luce. Questo è il giorno del Signore di cui
hanno parlato i Profeti».
Quando finì di parlare eravamo giunti sul Giordano. E quando Giovanni vide Gesù
gridò a gran voce: «"Ecco l’agnello di Dio, ecco colui che toglie i peccati del mondo"
(Gv 1,29). Questi è il Figlio Unigenito che è venuto per la nostra salvezza. Questi è il
Re dei re annunziato dal profeta Zaccaria. È questi certamente il Figlio Unigenito
dell’eterno Dio...».
Dunque Gesù scese spogliatosi delle vesti e si fermò in mezzo al fiume. C’era lì
molta gente che Giovanni battezzava. E Gesù disse a Giovanni: «Fa’ quello che ti ho
ordinato».
E Giovanni gli si avvicinò profondamente turbato e impose le mani sul capo di
Nostro Signore. E quando volse gli occhi verso il cielo, lo vide aprirsi e lo Spirito
Santo scendere sul capo di Cristo come una colomba che aleggiando si fermò sul capo
di Nostro Signore. E sentì una voce che gridava dal cielo: «Questi è il Figlio mio
prediletto, nel quale mi sono compiaciuto; questi è il Figlio mio prediletto di cui
gioisco; questi è il Figlio mio diletto per mezzo del quale creai il cielo e la terra; questi
è il Figlio mio generato prima dei secoli e dei tempi; questi è il Figlio mio che mai sarà
separato da me; questi è il Figlio mio che è veramente la mia immagine».
(Evangelium apocryphum Iohan., 33, 4-6.12)
Briciole
San Tommaso
I. Era conveniente...
Era conveniente che Cristo fosse battezzato.
1°) Primo, perché come dice S. Ambrogio “Il Signore fu battezzato, non per essere
purificato, ma per purificare le acque, affinché queste, purificate dal corpo di Cristo, il
quale non conobbe peccato, acquistassero la virtù richiesta dal battesimo”; “consacrate
per quelli che sarebbero stati battezzati in seguito”, secondo l'espressione del
Crisostomo.
2°) Secondo, perché, come nota il Crisostomo, «benché Cristo non fosse un
peccatore, tuttavia aveva preso una natura peccatrice, e "una carne somigliante a
quella del peccato". Quindi, anche se personalmente non aveva bisogno del battesimo,
tuttavia la natura carnale ne aveva bisogno negli altri». E quindi, per dirla con S.
Gregorio Nazianzeno, «Cristo si fece battezzare per immergere nell'acqua tutto il
vecchio Adamo».
3°) Terzo, Cristo volle essere battezzato, dice S. Agostino, «perché volle fare ciò
che aveva comandato a tutti gli altri». Tale è il significato di quelle sue parole: «È
conveniente che adempiamo così ogni giustizia». Come infatti dice S. Ambrogio, «La
giustizia è questa, che tu faccia per primo ciò che pretendi facciano gli altri,
stimolandoli col tuo esempio».
(STh 3, q. 39, a. 1).