Giappone nel contemporaneo. Terapie spirituali. Uno di quelli che convince si chiama Ioannis Gaitanidis. Si occupa delle conseguenze del boom dell’occulto in Giappone. Fa anche dei film. A inizio anni 2000 nasce in Giappone lo spiritual boom. Nasce a fine anni ‘90 e dopo prima decade di anni 2000 sembra declinare ma in realtà le terapie che questo fenomeno dello spiritual boom aveva popolarizzato continuano ad esistere in circoli piccoli di praticanti con clienti entusiasti. Queste terapie spirituali Yohannis le inserisce nella storia dei rituali di healing in Giappone. Vuole dimostrare come il successo di queste terapie spirituali oggi in realtà sia spiegabile attraverso due fattori fondamentali: 1. queste terapie sono simili alle tecniche usate da nuovi movimenti religiosi in Giappone; 2. critica culturale promossa da queste terapie che è caratteristica proprio delle teorie e delle pratiche dell’occulto moderne riadattate oggi per le esigenze e per colmare quel vuoto che si è creato nella società giapponese dopo l’Aum jiken. Incidente del marzo del 95 provocato dal movimento religioso chiamato Aum Shinrikyo> gas nervino con cui si colpisce la metro di Tokyo. Aum Shinrikyo è un nuovo movimento religioso, il leader è Asahara Shoko. Insieme ad altri giudicato e condannato a morte nel 2014. Considerato un movimento terroristico in quanto commette serie di reati con giustificazione di salvare il mondo distruggendolo. Hanno pratiche ascetiche severe. È stato un evento importante con ripercussioni costanti che ha cambiato anche la periodizzazione delle nuove religioni giapponesi. Ancora oggi c’è fragilità nel rapporto tra opinione pubblica e religioni dovuto a questo incidente. Yohannes si sofferma sul concetto di autocoltivazione che è centrale nei metodi di healing giapponesi. Secondo Yohannes le terapie spirituali sembrano aver semplificato l’autocoltivazione così da rafforzare un discorso più generale sull’appartenenza etnica e su gli stili di vita e quali stili di vita siano più adatti a una clientela giapponese. Yohannes ha studiato in una università conservatrice, la kokugakuhin, chiamata anche Shinto University ma il suo approccio non è conservatore. Ha però potuto sperimentare il nihonjinron (discorso che distingue i jap dal resto del mondo. Se i jap tendono al comunitarismo il resto del mondo è individualista. Sono unici, hanno etnia unica, superiore, di origine divina. Avendo lo shintoismo i jap hanno una natura spirituale cosa che altri non possono avere e nessuno sarà mai spirituale tanto quanto i jap.) Yohannes inizia il suo articolo parlando di una sua esperienza. La sua esperienza nel 2009 a Enoshima, isola a sud di Tokyo. Resort molto frequentato. Lui era lì e prende un caffe con gruppo di persone. Sono in un ristorante italiano. Sentono le cicale, è agosto. È un posto abbastanza silenzioso. Setting che poteva ricordare estate mediterranea. Enoshima è considerata un powerspot> luoghi che hanno potenza particolare per rigenerare la propria energia vitale. La signora Momoyama (nome inventato da Yohannes) l’ha invitato a un incontro con tre terapeuti spirituali, tutte donne sui 30 anni, e i loro clienti più affezionati, due donne e un uomo. Il progetto era quello di poter elaborare ulteriormente un’intervista fatta a questa donna e a sua sorella Chikamatsu, entrambe di 40 anni e che avevano un healing salon al centro di Tokyo. Healing, divinazione e miracoli molto spesso inseriti in contesti di beauty care. Autore vuole capire lo spiritual business in Giappone. Due partecipanti al dibattito al ristorante erano due studenti al Teta healing Japan, una scuola piuttosto nuova. Scuola che voleva fungere come filiazione di una scuola che sta in USA, Teta healing Institute of Knowledge. In genere i praticanti dello Teta healing usano una tecnica che connette il loro teta (onde celebrali della meditazione) con lo healing universale (energia curativa universale), per creare uno healing che sia contemporaneamente fisico, emotivo e spirituale. Questa istituzione ha anche un blog ufficiale che descrive una sessione di questo teta healing. Una sessione tipica inizia con lo healer che discute il tuo problema con te, poi usa il muscle testing, è un esempio del flusso di pratiche occulte che sono sia all’interno sia all’esterno del Giappone. È un metodo di diagnosi della malattia inventato da un medico giapponese, Omura Yoshiaki, il quale crede che il corpo del paziente possa dare segnali della presenza della malattia attraverso l’agio con cui le due dita del paziente possono formare una “o” e come queste due dita si distaccano quando il medico esamina il corpo. Questa tecnica è stata inventata negli anni 80 e divenne molto popolare nei circoli di terapeuti dopo che Omura si trasferisce in USA a inizi anni ‘90. La tecnica è poi rientrata in Giappone, oggi però si crede sia tecnica americana in Giappone. Questo muscle testing (o bidigital testing) si usa per verificare le credenze che sono in qualche modo limitanti e che si trovano nel subconscio. Sono credenze che ti impediscono di raggiungere i tuoi scopi. Per cambiare le credenze del paziente lo healer compie un energy work. La maggior parte dei clienti dice di aver sentito rilassamento durante l’esperienza di healing, alcuni hanno sollievo istantaneo dai loro dolori fisici. Alcuni invece cominciano a vedere la loro vita da una prospettiva completamente nuova. In genere queste sessioni durano un’ora e il teta healer può agire sia sullo healing fisico, sia sul cambiamento di queste credenze che limitano, sia può instillare nuovi pensieri e nuove emozioni positive eliminando spazi con energia negativa. Il terzo terapista era un reconnective healer che si è specializzato in una terapia inventata da Eric Pearl. Eric Pearl scopre questa terapia per caso, dopo che uno zingaro ha riallineato il suo corpo con il pianeta, i meridiani del suo corpo alle linee griglia del pianeta. Pearl capisce che può curare le persone tenendo la sua mano vicino al corpo dei pazienti senza toccarli. Questa tecnica si diffonde nell’ultima decade in tutto il mondo e in Giappone a partire dal 2006 quando iniziarono ad essere offerti dei seminari di Eric Pearl. Ci sono più di 100 praticanti di questo reconnecting healing in Giappone e la maggior parte è a Tokyo. Oltre a queste due sorelle che lo hanno invitato al dibattito e che praticavano una serie di terapie del rain drop (massaggio con oli) allo spiritual counseling – letture di vite passate è che è una sorta di ipnosi. Estratto della discussione: l’uomo di 20 anni dice che è stato molto infelice nella sua vita, infelice del lavoro come ingegnere in quanto molto stressante. L’uomo era depresso. È arrivato al salon di Momoyama ma dopo la prima sessione si rende conto che poteva affrontare le questioni di lavoro in modo diverso perché era già diventato diverso. Signora Momoyama gli risponde: si, sei diverso, noi siamo diversi e speriamo che prima o poi tutta l’umanità possa aprire gli occhi (mesameru). Quel luogo era stato scelto come centro di questo business, ci sono luoghi prescelti per parlare dell’occulto e di queste tecniche di healing. In questi luoghi si affrontano questi argomenti con una certa tranquillità. Quasi tutti gli informatori di Yohannes avevano aperto il loro salon a inizio anni 2000. è chiaro che lui può confermare la nascita di un interesse un po' improvviso, interesse per queste tecniche spirituali nel Giappone contemporaneo. Questo si può spiegare attraverso le condizioni socio-economiche in cambiamento in Giappone. Yohannes distingue tre generazioni di terapeuti: 1. Si dedicano a questi hobby alternativi per sfuggire a una routine alienante, stabile ma monotona. 2. Composta da quelli che durante la bolla economica avevano visto nei loro hobby un’opportunità per guadagnare un extra. 3. Fan e praticanti cresciuti in uno nuovo setting, il luogo spirituale. Entrare nel business spirituale sembrava una scelta legittima e poteva diventare remunerativo. Questo spiritual business nel 2010 stava diventando una e vera propria professione. Ci sono anche dei costi che deve affrontare un terapeuta per diventare un terapeuta professionista. Molto spesso c’è stata quindi una commercializzazione della terapia. Il business spirituale è un’attività in cui si ricevono dei benefici mondani che possono essere paragonati all’acquisto di un omamori, talismano protettivo. C’è stata un’influenza di idee esoteriche occidentali sullo sviluppo dello healing giapponese sin dal periodo moderno. C’è una caratteristica comune tra forme popolarizzate di esoterismo moderne e contemporanee. Per esempio lo spiritismo del XIX secolo, il movimento new age e lo spiritual boom giapponese. La caratteristica comune è la critica culturale che queste forme esprimono attraverso discorsi e pratiche localizzate. Ovvero, le terapie spirituali condividono molte caratteristiche delle tecniche di healing del Giappone moderno e contemporaneo MA esprimono anche delle idee contro-culturali usando concetti che risuonano nella società giapponese odierna e che ci possono far capire perché queste terapie spirituali sembrano nuove (non necessariamente lo sono). La prima parola che dovrebbe essere problematizzata è spiritual > supirituaru (katakana). È diventata una parola in voga in Giappone dopo la Aum Shinrikyo. Questa parola rappresenta dei tentativi di parlare di qualcosa che prima era inserito in ambito religioso, ma che poi diventa problematico discutere come religione dopo incidente del 95. Dopo questo incidente nuove terminologie vengono portate alla luce per sostituire quelle vecchie. Se guardiamo allo sfondo del Giappone POST-Aum spirituaru esprime sia la religiosità sia un sentimento contro-religioso. In questo secondo significato c’è tutto il valore che i terapeuti spirituali attribuiscono alla parola. Queste terapie spirituali calzano a pennello con il modo in cui i nuovi movimenti religiosi si sono sviluppati nel XX secolo anche proprio per quanto riguarda le loro caratteristiche contro-culturali, le loro pratiche di healing e anche in termini di commercializzazione di queste pratiche. Ci sono però voci di terapeuti che devono essere considerate. I terapisti spirituali rivendicano la loro differenza e superiorità rispetto ad altri praticanti magici religiosi e ad altre persone in generale. C’è in loro una mescolanza di nostalgia nazionalistica per una spiritualità giapponese innata insieme però anche a una sorta di nostalgia ingenua per i vantaggi dell’individualismo americano. Ponendo ciò in cui credono sia in un discorso di contro-cultura sia nel contesto di idee simili proposte da personaggi meno recenti dello spiritismo giapponese, si capisce che ciò che loro rivendicano non separa questi nuovi praticanti da altri healers che si basano per il loro healing sulla fede. Se le terapie spirituali sono diverse da altri riti di healing in Giappone, è proprio nel fatto che loro hanno ridotto l’autocoltivazione a qualcosa di più semplice: entrare in contatto con il sé interiore, senza fornire alcun modello o linea guida etica, ad eccezione del positive thinking > pensare positivo. È anche inseribile in un contesto più ampio, ovvero l’uso delle teorie del nihonjiron e promuovono una combinazione della spiritualità giapponese unica con i valori individualisti tipici dell’occidente. Fanno questo amalgama per riempire il vuoto simbolico che è proprio caratteristico del Giappone dopo Aum. In genere è abbastanza consolidato che l’attacco alla metro di Tokyo e l’attività mediatica contro i gruppi religiosi in Giappone ha determinato una svolta nella storia giapponese contemporanea. L’incidente ha causato uno shock immenso in quanto ha portato alla luce una serie di problematiche sociali: attività mediatica irresponsabile, polizia incompetente, training etico nel sistema educativo è superficiale, influenza violenta di manga e anime, religiosi sono poco credibili. Ricerche recenti sul paesaggio religioso giapponese dimostrano che il pubblico ha avversione verso il termine shukyo (religione) a partire dal 1995. Piuttosto che questo shukyo c’è stato un interesse nei fenomeni spiritistici dell’occulto che in realtà non è scomparso dopo l’incidente della Aum Shinrikyo. Un altro studioso in un saggio sul rapporto tra religione e tv in Giappone ha concluso che in anni ‘90 gli show tv sui reinosha (persone che hanno capacità spirituali) non erano pochi. Questi show continuano ad esistere fino all’annuncio della cattura del leader di Aum. Dopo questi programmi sono scomparsi per un breve periodo e ricompaiono l’anno dopo. Piano piano gli spiritualisti riappaiono in tv e hanno continuato ad estrarre concetti (per esempio come quello del culto degli antenati) dal contesto religioso per rappresentarli come una sorta di luogo comune che dovrebbe essere perfettamente naturale per il popolo giapponese. I giapponesi cioè avrebbero il “pollice verde” del culto degli antenati in modo innato. C’è stata quindi una copertura mediatica sempre più forte della cosiddetta religiosità non religiosa del Giappone. In questo contesto si può capire meglio la parola spiritual in Giappone. All’inizio degli anni 2000, insieme a questi terebi reinosha, un’altra figura ha raggiunto apice mediatico appellandosi all’interesse dell’audience giapponese nei confronti dello healing. Questo è Ehara Hiroyuki, un sacerdote Shinto che alla fine degli anni 80 va a Londra per studiare alla Spiritualism Association of Great Britain. Qui incontra Doris Collins, uno dei più grandi sensitivi britannici, è una donna. Collins gli ha consigliato: come me nel Regno Unito, sii tu colui che trasmette la verità in Giappone. Ehara ritorna in Giappone nel 1989 e apre un centro di ricerca sullo spiritismo e qui come reinosha offre delle sessioni ai suoi clienti. A inizio anni 90, scrive delle colonne giornalistiche in riviste femminili sul fortune telling. Nel 2003 appare in TV e poi diventa un consigliere spirituale in due show televisivi (2 slide): Lettere dal Cielo e La fontana dell’Ora. Ehara aveva carisma, ha avuto un grande seguito. Ha lanciato uno spiritual boom. Spiritual in katakana collegato ad altri concetti come sesso, istruzione, dieta alimentare. Sono tutti tentativi di spogliare l’attività religiosa della connessione inaffidabile con l’appartenenza a una organizzazione religiosa. Uno studioso giapponese ha riassunto il pensiero di Ehara così: per lui gli uomini muoiono ma le anime sono eterne, siamo tutti protetti da uno spirito guardiano e dobbiamo apprendere i principi spirituali che ci consentiranno di raggiungere lo stato di divinità. Le religioni non sono che delle coperture fatte dagli uomini. Ehara esprime una cosmologia che è familiare a tutta la letteratura del movimento new age e a tutte queste tendenze affiliate, come ad es. la medicina complementare alternativa. In un volume introduttivo al movimento new age, Sara Pyke nota che quelli che fanno parte del new age sostengono che la salvezza avviene attraverso la scoperta e la coltivazione di un sé interiore divino con l’aiuto di tecniche che possono essere apprese dai libri, dai workshop oppure dai maestri spirituali. Queste terapie spirituali, incluso il counseling spirituale di Ehara, possono anche essere immaginate come una medicina della mente e del corpo. Questa è una categoria della medicina complementare alternativa, come viene descritta anche sul sito web del centro internazionale della medicina complementare alternativa in USA. Sono pratiche quindi che si focalizzano sulle interazioni tra il cervello, la mente e il corpo e il comportamento; con l’intento di usare la mente per influenzare il funzionamento fisico e promuovere quindi la salute. Nonostante l’arbitrarietà della categorizzazione di queste medicine complementari e alternative, c’è stata un dibattito su che cosa può entrare a far parte di questa medicina complementare o alternativa. C’è stato un dibattito discusso anche dai terapisti spirituali giapponesi. In verità anche nei paesi occidentali abbiamo dei festival dedicati all’unione di corpo, mente e spirito e questi sono messaggi tipici del new age. Quello che però sembra essere successo nel caso giapponese è che Ehara, criticando la religione per essere diventata un guscio vuoto e dicendo che le esperienze spirituali individuali sono le sole cose reali, riesce a collegare il disagio giapponese post 95 verso la religione alla caratteristica fondamentale del pensiero dell’occulto, che è la critica culturale. In questa concettualizzazione si deve collocare la comprensione del fenomeno della terapia spirituale del new age in Giappone. In Occidente il movimento new age e questo boom spirituale sono costruiti in modo polemico poiché sono espressioni che prendono in prestito termini popolarmente inventati disponibili per identificare delle credenze che ci sono sempre state e queste credenze sono critiche delle norme socio-culturali stabilite. Queste credenze sono in genere l’oggetto di controversie che hanno popolato la stampa sin dal XIX secolo. Se guardiamo alle tradizioni esoteriche occidentali e a come sono state trattate in ambito accademico, un grande studioso ha dichiarato che i confini del dominio delle spiritualità esoteriche sono definiti in modo vago, difficili da identificare storicamente perché diventano visibili soltanto quando sono attaccati dalle due colonne della cultura moderna: la fede dottrinale e la conoscenza razionale. Nel momento in cui i movimenti spirituali vengono attaccati cominciamo a vedere i confini di queste spiritualità esoteriche. Le terapie spirituali hanno un carattere alternativo perché cercano di trovare una terza via per la terapia. Non è una religione, non è una scienza ma piuttosto una combinazione ideale di tutti questi elementi. Per il pubblico giapponese che vive nell’era POST incidente di Aum, il termine Spirituaru potrebbe essere un’altra parola per religiosità. Nei circoli di terapia spirituale, spirituaru è significativo proprio per il suo uso contro- culturale, cioè il suo ruolo nel criticare le tradizioni religiose organizzate. È chiaro che l’attacco di Aum è diventato uno spartiacque. Adesso spirituaru è un modo per dire spiritualità senza usare la parola religione. Nonostante le rivendicazioni di alcuni terapeuti che dicono che non è così, in realtà questi terapeuti condividono molte caratteristiche con i nuovi movimenti religiosi giapponesi. Si può dimostrare una continuità tra i nuovi movimenti religiosi giapponesi e lo spirituaru almeno in tre aspetti che sono interconnessi tra loro: 1. contro-culturalismo 2. rituali di healing 3. commercializzazione Quando appaiono nel XIX secolo i nuovi movimenti religiosi giapponesi, allora chiamati shinshukyo (nuove religioni), queste vengono caratterizzate proprio per la loro dipendenza da leadership di fondatori carismatici la cui autorità emerge attraverso la loro capacità di attrarre seguaci attraverso lo healing spirituale, rivelazione di nuovi insegnamenti, servono da intermediari tra gli adepti e i regni spirituali. Quello che è nuovo dei nuovi movimenti del XIX è lo sviluppo moderno in cui degli individui laici si trovano dotati di poteri curativi che fino ad allora erano stati monopolio di professionisti e delle tradizioni religiose consolidate. La nozione di autonomia morale dell’individuo e il valore di comunalismo (ampia gamma di movimenti e teorie sociali che sono in qualche modo incentrate sulla comunità) iniziano ad essere due poli importanti di diffusione verso la fine del periodo Edo. Questo avviene proprio in parte come reazione al non riuscire ad accettare le restrizioni che impongono i monaci, ma anche studiosi legati a una religione, sulla conoscenza religiosa. Sawada dice che questi cambiamenti non si tradussero subito in un movimento anticlericale ma all’inizio portarono a una reinterpretazione della relazione tra i settori clericali e il settore laico. Nel momento in cui i politici cercarono di modernizzare il Giappone, adottando pratiche e nozioni occidentali relative anche alla religione e alla medicina scientifica, i nuovi movimenti religiosi iniziarono ad essere etichettati come movimenti che diffondono credenze superstiziose. Uno studioso esperto di Sokagakkai dice che c’è stato un modello distinto di ripetuto capro espiatorio che hanno subito le nuove religioni. Questo designa la storia del Giappone moderno e contemporaneo. Questo segna i contorni tra ciò che è legittimo e quindi tradizionale e ciò che invece diventa il capro espiatorio, le nuove religioni. Nel XX secolo questo tipo di atteggiamento divenne ancora più forte. Ci fu la soppressione di una famosa religione, la Omotokyou nel periodo Taisho. La psicologia da inizio periodo Taisho si sviluppava come metodo per trattare ogni genere di disordine e attaccava i gruppi che promuovevano queste pratiche di healing e sposava il cambiamento della società attraverso mezzi spirituali. Questo era uno dei modi in cui poi bisognava giustificare le proprie rivendicazioni. I gruppi come i nuovi buddhisti e altre organizzazioni settarie volevano distinguere e definire le nuove religioni come antisociali per rafforzare loro stessi. Per rafforzare loro stessi finivano per parlare male dei nuovi movimenti religiosi. In questo contesto si diffondono molte scienze psicologiche e ovviamente la psicologia diventava la possibile cura per qualsiasi cosa. Ecco quindi che anche la psicologia doveva attaccare i gruppi delle nuove religioni pur di affermarsi. Nel periodo post bellico, i critici pre bellici, che avevano affermato che c’era qualcosa di irrazionale nei nuovi movimenti religiosi, vengono riformulati per adattarsi al nuovo contesto della democrazia. Per esempio, il nuovo movimento religioso Jiu (?) fu diagnosticato psicologicamente come un fenomeno sociopatologico centrato su una persona che si pensava avere certe tendenze patologiche. C’è stata una patologicizzazione in termini psicologici di alcuni nuovi movimenti religiosi. Perché? Perché rispetto al periodo pre bellico magari il contesto doveva essere modificato ma il messaggio era sempre quello: eliminare i nuovi movimenti religiosi e invece affermare le nuove scienze psicologiche. IN SOSTANZA dal periodo Taisho i nuovi movimenti religiosi vengono attaccati dalla prospettiva psicologica, mentre nel periodo post bellico vengono ulteriormente riformulate le critiche ai nuovi movimenti religiosi. I critici dell’altro nuovo movimento religioso che è il Tenshoukotaijingu kyou, dissero che il gruppo aveva come target i seguaci che non erano in grado di discernere le vere religioni da quelle false. Rispecchiando la teoria di prima, il contro-culturalismo delle nuove religioni in Giappone fu portato in superficie soprattutto in risposta agli attacchi mediatici fatte dalle istituzioni della religione tradizionale e dalla scienza razionale. Questo non significa che il carattere alternativo di questi gruppi fosse o non fosse reale. Se guardiamo alle idee che sia i nuovi movimenti religiosi sia i terapisti spirituali promuovono in termini di healing, questi fenomeni difficilmente possono essere definiti mainstream. È importante capire che il loro contro-culturalismo è costruito e definito contro ciò che è percepito o ritenuto tradizionale e i modi mainstream di vita e di credenze. Qui si può applicare qualcosa che è stato applicato all’esoterismo occidentale. Mentre coloro che sono stati polemici e sospettano l’esistenza di un’agenda pagana sovversiva e vorrebbero portarla alla luce, le spiritualità esoteriche sono per la maggior parte creature di compromesso. I loro nemici cercano di escluderle come “l’altro”, ma i loro simpatizzanti cercano di restare inclusi. ALLORA non tutti i gruppi sono creatura di compromesso tra qualcosa che è tradizionale e qualcosa che è alternativo. Ne è un esempio Aum. Incidente ha introdotto qualcosa che non era nuovo nel discorso sulle nuove religioni in Giappone, soprattutto per i terapisti spirituali. L’evento di Aum ha contribuito anche alla mainstreamizzazione delle nuove religioni: come una forma di religione organizzata, i nuovi movimenti religiosi per i terapisti spirituali sono solo un altro esempio di ciò che è cattivo rispetto alle religioni e ciò che però invece è buono rispetto allo spirituaru. QUINDI Chi è creatura di compromesso nell’ambito delle nuove religioni? Se guardiamo alla Aum, all’inizio c’erano tante pratiche terapeutiche, leader invitato in tv quindi non c’era paura nei confronti della Aum, popolarizzazione di queste terapie. Se guardiamo a queste nuove religioni dal punto di vista di una religione organizzata forse vediamo che questi movimenti non hanno ciò che di cattivo ha la religione ma hanno ciò che di buono è spirituaru. La teoria di Pearl è che non esiste un’entità come il male. Non ci sono entità il cui scopo è quello di fare del male. Lui aggiunge: We no longer need to throw salt to the four corners, smudge with sage, or call in entities for protection.... We need not use our conscious minds in an attempt to determine what is "wrong" with a person so that we know how to "treat" them. We may now allow ourselves to simply be - be with the person and understand that the uncertainty will be taken care of. Sia la religione che la scienza, interpretate come superstizione, sia il pensare con la nostra mente cosciente sono rifiutate nella critica culturale. Pearl dice che siamo arrivati a un punto in cui noi non dobbiamo più fare delle pratiche come gettare il sale -pratiche apotropaiche che per lui definiscono la religione. Ma non dobbiamo neanche più usare le nostre menti coscienti, possiamo semplicemente essere più sganciati sia dalla religione che dalla scienza. Il Teta healing, molto popolare nel 2000 in Giappone, esprime più o meno gli stessi concetti. Il suo inventore era Vianna Stibal, una naturopata, massaggiatrice e lettrice intuitiva, che rivendica nel suo sito web di aver curato se stessa da un cancro che sia la medicina convenzionale che alternativa non erano riuscite a curare. Quando parla di medicina convenzionale e alternativa le chiama “fellow practioners” quindi si autolegittima come curatrice. Queste argomentazioni pongono i terapisti spirituali giapponesi in una posizione interessante. Poiché criticano la religione organizzata sembrano contribuire a rendere i nuovi movimenti religiosi capro espiatorio di ogni cosa, però hanno anche ereditato da questi gli elementi controculturali per quanto riguarda i metodi di healing e la critica alla società mainstream. Una posizione paradossale perché c’è una mancanza di “effetti” nella pratica di terapia spirituale. La continuità dei nuovi movimenti religiosi giapponesi non si ferma al solo livello controculturale perché ci sono anche delle somiglianze delle pratiche di healing con quelle popolarizzate dai nuovi movimenti religiosi del secolo scorso. Questi riti di healing moderno condividono degli elementi anche con la tradizione sciamanistica giapponese. Rito sciamanico chiamato Yorigito che ha formato la base di altri rituali di healing e persino Carmen Blacker che si occupò di shogendo, descrisse la forma originaria quando parla del folklore sciamanistico giapponese: In the rituals known as yorigito the task of making contact with the world of spirits is accomplished by the combined efforts of the miko and the ascetic. The miko no longer by her dancing and music summons the spiritual beings to approach and take possession of her. She is now a mere passive vessel through whom the spirit speaks. The active task of invoking the spirit, interrogating it, and finally sending it back to its own world is now accomplished by the ascetic. Donne quindi solo passive, asceta maschio ha il compito di invocare e rimandare poi indietro lo spirito. Il nuovo movimento religioso giapponese che sviluppò la forma moderna più influente del yorigito lo Oomotokyou, fondato nel 1892, perché c’era una tecnica del Chinkon Kishin, cioè della “possessione spiritica mediata”. Si spiega che il rituale consiste in una persona che induce la possessione spiritica in un altro e conduce un dialogo con lo spirito prima di rimandarlo indietro nell’altro mondo. Si nota moltissimo l’eredità di antichi rituali sciamanistici e secondo alcuni esperti il chinkon kishin divenne quindi il motore del successo della crescita di Oomotokyou nei primi decenni del ventesimo secolo. Oltre all’uso astuto dei media per popolarizzare questa pratica chi ha studiato a fondo l’Oomotokyo considera “l’interesse appassionato del pubblico nello spiritismo” come secondo fattore della popolarità di questa versione di yorigito. L’argomentazione è particolarmente rilevante per tracciare le origini del recente boom giapponese nei confronti delle terapie spirituali. Lo spiritismo moderno apparve negli USA a metà 800 e già intorno agli anni 60 dell’800 era diventato un punto fisso del panorama culturale americano e europeo. Si sa che aveva ispirato romanzi, dato vita a organizzazioni secolari e religiose, raggiunto le colonie orientali dove si era mescolata con pratiche locali producendo nuove religioni combinatorie con forti tendenze spiritistiche. L’Oomoto è uno di questi movimenti e adottando l’ideologia teosofica (insieme di diverse dottrine esoterico-filosofiche storicamente succedutesi dal XV al XXI secolo, che si richiamano l'una all'altra) occidentale Deguchi Onisaburo, il cofondatore, espresse il bisogno per la verifica dei suoi insegnamenti attraverso la conoscenza progressista occidentale. C’è un’ideologia occidentale che è considerata una fonte onorevole e l’adattamento di questa ideologia al contesto locale. La teosofia della famosa Madam Blavatsky adatta le idee scientifiche contemporanee, come quelle dell’evoluzione, ripristina la dignità e il senso di purpose della vita terrena del genere umano all’interno di un contesto cosmico, uno in cui la coscienza funziona da forza motrice dell’evoluzione spirituale attraverso innumerevoli mondi ed ere. La teosofia è molto più che la semplice proposta spiritistica di una vita dopo la morte e che la si può sperimentare attraverso vari tipi di sedute spiritiche. Blavatsky popolarizza delle idee che riguardano la reincarnazione e il karma, i maestri segreti del tibet e crea una dottrina coerente che fonde concetti hindu e buddhisti che probabilmente per qualcuno come Onisaburo dovevano sembrare allo stesso tempo familiari e nuovi nel loro modo di utilizzo. Il Chinkon (la purificazione del proprio spirito) e il kishin (la possessione spiritica) erano Originariamente due colonne centrali del Koshinto (lo Shinto antico) che era una scuola del 19° secolo ispirata al Kokugaku di Hirata Atsutane e allo Shinto della restaurazione. Onisaburo tuttavia decise di reinterpretare queste pratiche in una combinazione di credenze spiritistiche e teologie teosofiche circa l’evoluzione spirituale, portando a quelli che sono i due elementi basilari dei rituali di healing dei nuovi movimenti religiosi: la magia e l’auto-coltivazione. Laddove si facevano i discorsi scientifici sull’evoluzionismo, sia quello di Darwin che quello culturale di Fraiser, la teosofia pensa a una forma di evoluzionismo diverso: quello dello spirito. La magia e l’auto- coltivazione diventano i due perni fondanti dei nuovi movimenti. Ci fu un’interpretazione pratica dell’auto-coltivazione Neo-confuciana nella prima ondata dei nuovi movimenti religiosi in Giappone. Dopo l’avvento dello spiritismo questo fu visto come inseparabile dall’elemento magico espresso poi nelle ondate successive, che diedero molta importanza all’abilità del mondo dello spirito nell’avere un impatto sulla salute individuale e nel causare la sfortuna personale. Shinnyo-en: nuovo movimento molto buddhista e legato al Mikkyo, il buddhismo esoterico giapponese. Si capisce attraverso questo movimento che c’è una combinazione che riguarda da vicino l’elemento magico. L’influenza dello spiritismo giapponese e visite del co-fondatore della società teosofica, il Colonnello Henry Olcott, hanno ispirato i cambiamenti subiti dai riti di healing religioso fino ad oggi. L’ultima ondata di nuove religioni ha dimostrato un rinnovato interesse nello spiritismo e nei fenomeni occulti, tanto che questa caratteristica è considerata come fondante per i nuovi movimenti religiosi apparsi negli anni ‘70/’80 in Giappone. Oltre alle tecniche come la divinazione, il feng shui e l’agiomanzia, molti enfatizzano lo sviluppo delle facoltà spirituali. Tecniche per identificare e comunicare con gli spiriti protettori dell’individuo forniscono un focus centrale per le attività dell’individuo e per la devozione individuale. I credenti sperano che un’introspezione diretta nel mondo degli spiriti, a volte aiutata da spiriti assistenti, possa fornire uno scudo contro l’incertezza, come fa l’astrologia. Non sorprende che siano diventate particolarmente “appetibili” nei momenti più cupi o più instabili della storia sociale giapponese. Le fonti per tutte queste ideologie provengono da traduzione di libri stranieri scritti da rappresentati dell’occultismo occidentale (Rudolf Steiner, Krishnamurti, Gurdjieff e altri guru occidentali) che si trovano spesso in traduzione giapponese sugli scaffali delle librerie. C’era un interesse fortissimo anche a livello editoriale. I Rosacroce e le Teorie Teosofiche dei continenti perduti, sono tutte teorie tradotte in Giappone e destano molto interesse. C’è stata una globalizzazione dell’occulto. Questi praticanti corrispondono a delle variazioni di healers che condividono punti in comune con i nuovi movimenti religiosi giapponesi e anche a livello temporale hanno punti in comune che vanno dal 20° secolo all’emergere dello spiritismo giapponese. Ad esempio il teta healing può essere visto come un genere di chinkon kishin e la “reconnection therapy” può essere vista come un tipo di tekazashi (imposizione delle mani) praticato dai membri di un nmr (nuovo movimento religioso) legato all’Oomoto, il Mahikari. Il legame tra il movimento new age e il boom spirituale si denota anche nell’utilizzo del termine supirichuariti (スピリチュアリティ, spirituality) che definisce un campo di studi legato allo “spiritual boom” in Giappone e che fu introdotto tramite delle traduzioni di lavori appartenenti allo Human Potential Movement e a una sua branca teorica psicologica della Psicologia Transpersonale che usa moltissimo il buddhismo. Abraham Maslow, che si dice che abbia coniato il termine “human potential” o Ken Wilber (poi dissociato da questa disciplina) sono stati sostenitori dagli anni 60 di idee che sono diventate colonne portanti del movimento new age. Essenzialmente suggerivano l’esistenza di un valore terapeutico nell’esperienza di regni transpersonale/trascendenti attraverso stati alterati della coscienza. Questa enfasi rinnovata sull’esperienza persona ha contribuito all’importanza dell’auto-coltivazione nelle terapie spirituali giapponesi e forse anche al cambiamento nel tempo del significato. C’è un mercato di terapie spirituali che ha attratto molta attenzione e critiche. Ciò non è nuovo però è diventato più forte. Nei centri urbani la tradizione sciamanistica ha assunto un aspetto più imprenditoriale, identificando un mercato e marketizzando i servizi religiosi che variano a seconda delle circostanze sociali ed economiche. Le terapie spirituali sono un aspetto di uno sviluppo imprenditoriale più intenso derivato dall’urbanizzazione dei riti di healing rispetto a quando erano circoscritti ad aree meno urbanizzate. I processi di professionalizzazione e standardizzazione sono centrali nella pratica della “spiritual therapy” (slide con i prezzi che in realtà sono aumentati per via della crisi economica). Ci sono delle scuole che offrono dei diplomi (la Rocky Mountain Mystery School o la Theta Healing Japan) che sono imperativi per un praticante che vuole aprire un business credibile e competitivo. Due studenti della Theta Healing a Enoshima hanno parlato in merito alla questione. I due pensavano di trasformare i loro interessi nelle terapie spirituali in un lavoro, ma la prima cosa di cui avevano bisogno erano delle credenziali per praticare. Secondo la pagina ufficiale del sito del Theta Healing Japan erano quasi 600 theta healer riconosciuti nel paese. Questa professionalizzazione e commercializzazione non sono le uniche caratteristiche delle terapie spirituali. Alcuni terapisti spirituali criticano le chiaroveggenti perché sono solo statistica anche se per molte decadi la divinazione in Giappone è stato un business proficuo. Il primo grande magazzino che si specializza in tipi di fortune-telling apre le sue porte nel 1982 e da allora ci sono degli stand di divinazione un po’ ovunque nelle grandi città. I prezzi delle sessioni sono fissi e poi ci sono costi extra per richieste speciali o per più tempo. C’è un interessante intervento di Laura Miller sui suoi studi sui tarocchi in Giappone: Divination booths... are found in shopping malls in major urban centers. Most of the booths are operated by corporations who employ a stable of divination experts who rotate between them on different days of the week. Clients consult schedules (programmi) to determine what day and time they can visit a selected site for a preferred divination service.... Each booth seats one to three diviners, and there is a standardized price structure based on time; this practice has helped expand their business because it alleviates customer anxiety about being over charged or cheated. Il Japan Times ha riportato che “la Zappalas Inc., che gestisce il più grande network di siti web di fortune telling, dice che negli anni la membership di questi siti era aumentata moltissimo raggiungendo quasi 2M di persone.” Il mercato della divinazione è un mercato abbastanza ricco quindi. Anche vedendo i servizi offerti dai terapisti spirituali non sono molto diversi da quelli offerti dai divinatori. Molti terapisti sono riusciti a standardizzare le loro pratiche a un livello tale da competere con altri professionisti che si specializzano in “problemi di cuore” (心の問題). I clienti dei chioschi di divinazione possono pensare all’attività di divinazione come un intrattenimento o come un tentativo serio di ricerca di consigli, ciò vale anche per le terapie spirituali. Gli individui che cercano gli specialisti del cuore raramente fanno una distinzione, se non per il costo, tra i praticanti a cui chiedono consiglio. Quasi tutti i terapisti diranno che i più regolari dei loro clienti tendono a usare tutti i tipi di business spirituali senza discriminazione. Quando si parla di riti viene chiamata “politropia rituale”, cioè non si va a un solo tipo di rito, ma a tutti perché ognuno mi potrebbe dare qualcosa, si cerca l’efficacia e non l’appartenenza leale a un solo rito. Ehara Hiroyuki adesso non ha più questa fama, però essere un reinosha per Ehara è molto interessante. Una delle signorine al tavolo con Johannis dice che lei discende da una famiglia di reinosha ma che ha deciso di seguire il sentiero dei suoi antenati solo dopo essersi resa conto che la professione non deve essere quella di spaventare le persone dicendo loro quale sfortuna gli capiterà non ascoltando gli spiriti dei morti o le divinità. Questo suo fare riferimento a una professione che non necessariamente deve incutere paura nelle persone vuol dire che questa donna aveva una persona in mente: Hosoki Kazuko. È stata molto criticata perché faceva venire delle celebrità come ospiti e le trattava malissimo facendo commenti molto duri. È stata spesso considerata il cattivo esempio e al suo opposto si trovava invece Ehara Hiroyuki, molto più gentile nel suo approccio alla terapia. Ehara inoltre fece di tutto per nutrire questo confronto per creare un vuoto tra lui e i suoi predecessori. Dice inoltre che i suoi predecessori cercavano il benessere materialistico e mettevano paura ai clienti con dottrine religiose e li rendevano dipendenti dalle loro sessioni fornendo loro solo soluzioni temporanee. I terapisti spirituali hanno un certo atteggiamento nei confronti dei fortune-teller: poiché facevano affidamento su costanti numeriche questi ultimi erano classificati dai terapisti come “esseri umani normali” e praticanti degli studi statistici. Per molti l’abilità dei fortune-teller consiste nell’aiutare le persone a sentirsi parte di un gruppo che condivide gli stessi modelli di vita. Sentire il bisogno di far parte di un gruppo era visto come un difetto della cultura giapponese contemporanea. La mancanza di autostima, di comunicazione con la famiglia e i parenti, la ripetizione degli stessi sbagli e soprattutto la repressione autoimposta erano spesso legati all’essere giapponese. Il signor Suzuki, un consigliere spirituale, dice: “Tutti vogliono avere una vita normale secondo gli standard giapponesi. Sai quante donne vengono a lamentarsi di non essere sposate dicendomi “Ho già 30 anni!” Un terapista dell’aura dice invece che i giapponesi non esprimono se stessi, si reprimono finché non diventa poi insostenibile. Altre due sorelle dicono più o meno la stessa cosa, descrivendo il Giappone come una nazione basata sulla sopportazione, sulla resistenza. C’è una forma di autocritica: sembra che i terapeuti spirituali identificano nella nazionalità la causa del disagio nella maggior parte dei clienti ed è il risultato della fortissima influenza delle idee occidentali, principalmente statunitensi, che hanno avuto origine dalle traduzioni dei libri new age. In generale per quanto riguarda la letteratura il Giappone si è molto importato e non si è esportato tanto. Molti sono gli autori stranieri che vengono letti e ricordati e anche se le pubblicazioni di Ehara sono popolari non sono mai valutate allo stesso modo di teorie spiritistiche dell’occidente. Ehara stesso rafforza la superiorità occidentale dicendo che il suo spiritismo è basato sul codice dell’Associazione Spiritistica della Gran Bretagna che poi ha dovuto semplificare affinchè i giapponesi potessero comprenderlo. Molti dei terapisti spirituali incarnano la critica dei loro stili di vita. Molti dichiarano di mantenere un rapporto forte con i loro tutor occidentali tramite un coinvolgimento continuo negli eventi organizzati dalle accademie spirituali. I due che facevano theta healing a Enoshima stavano progettando di continuare il corso negli stati uniti dopo aver completato quello che l’affiliazione giapponese aveva da offrire. Altri vogliono dimostrare la loro “non conformità” con i valori giapponesi e parlano della loro decisione di cercare una “libertà spirituale”. A volte andare dai terapisti, che sia brainwashing o incoraggiamento, aiuta a fare una scelta impopolare, però quando si parla di etica è una forma di libertà, anche se non di fare ciò che vogliamo. È quella libertà di andare contro i nostri interessi perché molti dei clienti che fanno scelte radicali come separarsi o andar via di casa, non sono scelte facili, ma cambiano i rapporti interpersonali, soprattutto nella società giapponese. I terapisti hanno un impatto sui clienti, a volte li aiutano a mettere fine a qualcosa che crea disagio nelle loro vite. Ms. Ueda dice che il Giappone è un paese spirituale in quanto l’essenza della religione Shinto è una commistione tra politeismo e animismo. Anche Ehara sostiene questo e dice che il consumismo del dopoguerra ha fatto sì che i giapponesi rifiutassero le loro radici. Spesso i terapisti sostengono un parallelo tra la superiorità dei terapisti giapponesi e la “razza” giapponese. Shinto antico sosteneva teorie di omogeneità, unicità e superiorità dei giapponesi > teorie che convergono nella letteratura del nihonjinron del dopoguerra. IN PRATICA questi terapisti spirituali utilizzano spesso pratiche importate dall’Occidente. È una professione fortemente commercializzata che non si discosta da altri ambiti del mercato giapponese in cui si cerca di offrire una combinazione di divertimento e sentimento di speranza e conforto. I terapisti spirituali esprimono i loro ideali controculturali affermando di esseri migliori dei reinosha, fortune tellers ma anche dicendo di sapere meglio di chiunque altro cosa è meglio per i giapponesi. I giapponesi vengono sia criticati per essere giapponesi ma anche per aver dimenticato il loro vero essere giapponese. È una critica culturale tipica delle pratiche dell’occulto ma anche già presente nei praticanti magico-religiosi della storia del Giappone. Secondo uno studioso l’autocoltivazione ha formato le basi per tutti i movimenti di healing alternativi nel Giappone moderno. Autocoltivazione nelle terapie spirituali? Alcuni sostengono che il counseling spirituale di Ehara possa essere paragonato ad una seduta psicoterapica. Il suo counseling segue un format psicoterapico in quattro passi: creare una relazione di fiducia usando la capacità di vedere gli spiriti; trovare le ragioni dei problemi presenti nel passato (trauma); cambiare prospettiva su questioni presenti identificando gli aspetti positivi della vita del “cliente”; assicurare al cliente che è protetto da uno spirito guardiano e affermare che è solo in se stesso che il cliente può trovare la soluzione ai suoi problemi (empowerment). Ehara si concentra sui diversi modi in cui ognuno di noi può entrare in contatto con il proprio spirito > serve mantenere stile di vita sano, pensare, conversare con gli altri, agire positivamente. Se le persone ascoltano se stesse troveranno la soluzione ai loro problemi in quanto la soluzione è già lì. Anche le idee di Pearl e il Theta healing si basano su assunti simili: l’uomo ha un potenziale nascosto che può realizzare se libera la sua mente da preoccupazioni superficiali. Al centro del processo di healing vi è il cliente e lui stesso il promotore della sua stessa guarigione. Per i clienti che non sono aiutati dall’idea di “segui il tuo cuore/pensa positivo” e non hanno proprio idea di cosa fare in futuro, forse gli ideali di un’innata spiritualità giapponese e l’interpretazione dei vantaggi dell’individualismo americano potrebbero un supporto e una soluzione ai loro problemi. IN CONCLUSIONE: il discorso controculturale dei terapisti spirituali include una critica alle religioni organizzate e una contrapposizione tra lo stile di vita giapponese e il nuovo e migliore stile di vita spirituale. Ciononostante, le terapie spirituali sono una continuazione delle pratiche di healing basate sulla fede del XIX secolo. Come i loro predecessori, le terapie spirituali fondono il loro controculturalismo contro le moderne nozioni di religione e razionalismo scientifico e, così come i nuovi movimenti religiosi, presentano gli elementi di magia e di autocoltivazione. Forse le terapie spirituali sono state viste come qualcosa di nuovo perché pubblicizzano il loro prendere in prestito idee e pratiche occidentali. Inoltre sono attraenti grazie alla loro critica culturale, la cui espressione è stata resa adatta alle preoccupazioni della clientela giapponese post-aum. Ciononostante, le pratiche spirituali restano legate ai rituali di healing della lunga tradizione giapponese, si abbassano alla commercializzazione che porta alla competizione. Questo genera un approccio alla terapia che è sembra più semplificato e forse senza effetto.
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