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Relazione seminario “Dove va la Cina?


Marilena Deligia

Un intervento molto interessante è stato quello della professoressa Beatrice Gallelli, autrice del libro “La
Cina di oggi in otto parole”. Mi ha particolarmente incuriosito come attraverso delle semplici parole si
possano comprendere le dinamiche sociali e politiche della Cina contemporanea.
Per fare un esempio, mi ha fatto riflettere come la semplice parola “Nazione” può essere utilizzata per
comprendere questioni molto importanti come la vicenda di Taiwan.
Mi sono focalizzata soprattutto nell’analisi della parola “Popolo”, perché carica di significato sia
simbolicamente sia politicamente. Infatti, questa parola può essere utilizzata come chiave di lettura per
comprendere l’obiettivo nella storia dello stato cinese moderno, “Il sogno cinese”.
Il sogno cinese è il sogno del popolo, ed è sul popolo che bisogna fare affidamento per realizzarlo.
Tra tutte le parole analizzate all’interno di questo libro, la parola “popolo” è sicuramente la più diffusa,
pensiamo al nome stesso della Repubblica Popolare Cinese, o al suo organo legislativo l’Assemblea
Nazionale del Popolo Cinese.
E’ stato particolarmente interessante leggere come il popolo banalmente viene considerato un sinonimo di
cittadini, mentre in questo caso no.
All’epoca di Mao Zedong, l’identità del popolo veniva basata sull’appartenenza di classe e sul loro
atteggiamento verso la rivoluzione. A tal punto individuò cinque classi nella società cinese:
• I proprietari fondiari. In particolare, i compradores, persone di nazionalità cinese impiegate in aziende
straniere. Venivano considerati complici dell’imperialismo.
• La media borghesia, il cui atteggiamento veniva definito contradditorio.
• La piccola borghesia.
• Il semiproletariato.
• Il proletariato industriale.
Inoltre, Mao Zedong individuò anche “il nemico”, cioè tutti quelli che erano a favore dell’imperialismo.
Gli amici (ossia quelli che non erano a favore dell’imperialismo) facevano parte del popolo, mentre i nemici
erano il non popolo.
Dopo il periodo maoista, il termine popolo subì un cambiamento, in quanto veniva dato meno peso all’ideologia
politica. Facevano parte del popolo anche tutti quelli che precedentemente erano stati considerati “non popolo”,
come ad esempio gli imprenditori.
Questo punto diventa concreto con le “Tre Rappresentatività”, le quali sancivano che il partito rappresenta “ gli
interessi fondamentali della più ampia maggioranza della popolazione”.
Il termine “classe sociale” viene sostituito con “strato sociale” portando così la lotta di classe a scomparire per
sempre.
In questo modo, il Partito è diventato rappresentante dell’intera nazione.
Un altro punto molto importante che viene messo in luce è come Xi Jinping viene considerato “Uomo del
popolo”. Per comprendere perché viene considerato in questo modo possiamo ripartire dalla sua infanzia,
quando venne mandato a Liangjiahe, un piccolo villaggio di montagna, per essere rieducato dai contadini. Su
questo argomento sono stati pubblicati due libri, il primo che è costituito da alcune interviste agli abitanti di
Liangjiahe che lavorarono con Xi Jinping, mentre il secondo parla della situazione di Xi Jinping nel periodo
della Rivoluzione culturale. Xi Jinping conosceva il popolo e parlava in un modo semplice e accessibile, ma
allo stesso tempo colto e raffinato. Ancora oggi il paesino rurale dove era stato educato Xi Jinping è una meta
per le persone che vogliono esprimere la propria devozione verso il presidente. Grazie alla sua educazione è
riuscito a comprendere di che cosa aveva bisogno il popolo.
Il potere performativo di nominare chi è il popolo e quali sono i suoi bisogni giustifica la devoluzione del
potere politico a favore del leader e, allo stesso tempo, priva il popolo del diritto di esprimere “ciò di cui hanno
bisogno”. Pensiamo alla campagna di repressione nei confronti dei lavoratori della Jiashi International di
Shenzen, che richiedevano la creazione di un sindacato indipendente, che mette in luce l’ipocrisia della Cina
contemporanea, in quanto il Partito affonda le sue radici in quegli stessi ideali.
Per concludere, il concetto di “popolo” non ha una definizione univoca e definitiva. Anzi sarebbe molto più
semplice comprendere quale non sia il significato di popolo. Possiamo parlare di una funzione pragmatica di
“popolo”. Il suo valore non è dato dal riferirsi a precise persone fisiche, quanto dalla sua capacità di far apparire
come interesse comune quel che in realtà è un interesse particolare.

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