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IL D. LGS.

81/08:
FORMAZIONE SPECIFICA
RISCHIO MEDIO

PERCORSO FORMATIVO AI SENSI DEL D.


LGS. 81/08 E ACCORDO STATO-REGIONI DEL
21/12/2011
Argomenti seconda giornata
Principali Contenuti

Modulo C. Rischi specifici part.2 (2 ore)

•Attrezzature in dotazione;

•Dpi;

•Divieto di assunzioni di bevande alcoliche e sostanze stupefacenti;

•Itinere.

Modulo D. Rischi specifici part.3 (2 ore)

•Rischio elettrico;

•Rischio incendio;

•Segnaletica di sicurezza;

•Rischi a carico dell’apparato muscolo scheletrico;

•Rischi da esposizione al rumore.


Modulo C – Rischi specifici parte 2

Attrezzature in dotazione
Macchine e attrezzature utilizzate

Biciclette muscolari, biciclette elettriche, ciclomotori, motocicli….

Analizziamo le caratteristiche e vediamo le differenze.

Attrezzature manuali: borsa per le consegne


LE ATTREZZATURE DI LAVORO
Differenze tra e-bike, bicicletta elettrica e bicicletta a pedalata assistita….

CHE COS'E' UNA E-BIKE


Il tipo di bicicletta con motore elettrico più diffuso è la bicicletta a pedalata
assistita, detta anche e-bike (i due termini sono sinonimi, così
come pedelec). Una e-bike è una bicicletta a cui sono applicati un motore elettrico,
una batteria al litio e una serie di sensori che rilevano all’istante la forza che
mettiamo sui pedali e li codificano per una centralina che calibra il sostegno da
restituire al ciclista. Quest’ultima funzione è chiamata “pedalata assistita”.
LE ATTREZZATURE DI LAVORO

In pratica, una e-bike è una normale bicicletta se non si mette in funzione il motore;
quando lo si aziona, il ciclista viene "aiutato" nel suo sforzo (si va più veloci!) ma
deve pur sempre pedalare, con il vantaggio di poter mantenere sempre il proprio
ritmo. La possibilità di aumentare o diminuire manualmente la potenza richiesta al
motore è data da un piccolo computer posto sul manubrio; ogni produttore fa le sue
scelte e molte impostazioni dipendono dal tipo di assetto e dal tipo e fascia di prezzo
della bicicletta, ma di solito si trovano almeno tre livelli di assistenza elettrica: eco,
sport (o trail) e turbo (o boost).
LE ATTREZZATURE DI LAVORO

Le batterie più recenti sono portatili e basta una qualsiasi presa di corrente per
ricaricarle. La loro durata dipende, oltre che dall'usura, dall'utilizzo: se si tiene il
"turbo" tutto il tempo della pedalata la batteria si scaricherà presto... In media, una
carica dura almeno una cinquantina di chilometri.
LE ATTREZZATURE DI LAVORO
COS’È UNA E-BIKE PER IL CODICE DELLA STRADA E PER L'EUROPA

L’Articolo 50 del nostro Codice della Strada è chiaro nella distinzione tra bici
muscolare e bici a pedalata assistita: “I velocipedi sono i veicoli con due ruote o più
ruote funzionanti a propulsione esclusivamente muscolare, per mezzo di pedali o
di analoghi dispositivi, azionati dalle persone che si trovano sul veicolo; sono
altresì considerati velocipedi le biciclette a pedalata assistita, dotate di un motore
ausiliario elettrico avente potenza nominale continua massima di 0,25 kW la cui
alimentazione è progressivamente ridotta ed infine interrotta quando il veicolo
raggiunge i 25 km/h o prima se il ciclista smette di pedalare.
LE ATTREZZATURE DI LAVORO

Anche la direttiva europea 2002/24 fa luce sulla definizione di e-bike.


L’Europa dice che le e-bike o “biciclette a pedalata assistita” o EPAC (Electric Pedal
Assisted Cycle) o pedelec sono mezzi “dotati di un motore ausiliario elettrico avente
potenza nominale continua massima di 0,25 kW la cui alimentazione è
progressivamente ridotta e infine interrotta quando il veicolo raggiunge i 25 km/h o
prima se il ciclista smette di pedalare”. Quindi niente omologazione e niente targa,
secondo lo standard europeo EN 15194.
LE ATTREZZATURE DI LAVORO
COS’E' UNA BICICLETTA ELETTRICA

Passiamo alla bicicletta elettrica, chiamata anche “speed pedelec”. Si tratta di


biciclette assimilabili a veri e propri ciclomotori: non c'è rapporto tra pedalata e
motore, in quanto non si deve neppure pedalare per farle avanzare.

Questi mezzi non rispettano la definizione della direttiva 2002/24 e rientrano in un


regolamento d’omologazione che le distingue in L1eA e L1eB.
- Le L1eA sono cicli a due o tre ruote progettati con la trazione a pedale ed
equipaggiati con motore elettrico ausiliario di potenza nominale inferiore a 1000 W e
in grado di esprimere velocità non superiori a 25 km/h.
- Le L1eB sono i cicli a due o tre ruote dotati di motore elettrico con potenza
nominale continua massima sino a 4000 W e velocità di costruzione non superiore
ai 45 km/h.
LE ATTREZZATURE DI LAVORO
Mentre ai mezzi della categoria L1eB si applicano le norme previste per l’impiego dei
ciclomotori (casco, limite di età, targa e assicurazione) è la categoria L1eA a definire
i “motocicli a prestazioni ridotte”. Il terreno si fa quindi sdrucciolevole…..
Come spesso accade, a una legge corrispondono delle interpretazioni che ne
rendono l’applicazione un ginepraio. Rimangono in una zona grigia gli obblighi di
targa, assicurazione, quest’ultima fortemente consigliata…..
LE ATTREZZATURE DI LAVORO
Per quanto concerne le bici elettriche a funzionamento autonomo, queste
dispongono di un acceleratore, che attiva il motore a prescindere dalla forza
impressa sui pedali. Viene perciò sprigionata una potenza superiore a 0,25 kW, e per
questa ragione sono equiparabili ai veicoli a motore come gli scooter.
Ciò significa che il Codice della Strada identifica questi mezzi come ciclomotori,
proprio per evitare e prevenire gli incidenti. A tal proposito, la normativa prevede che
per il loro impiego bisogna munirsi e indossare il casco e tutti i dispositivi di
protezione, oltre all’assicurazione RC moto, al patentino, ai documenti, ai fari di
posizione, allo specchietto retrovisore e alla targa. Qualora anche solo una di queste
cose mancasse, la circolazione sarà ammessa solo in aree private.
LE ATTREZZATURE DI LAVORO
MAI modificare la bici elettrica!!!
Ed il comportamento alla guida dovrà essere il più responsabile possibile!

Ciò significa che chi guida una bici elettrica modificata, cioè aumentando la
limitazione dei 25 km/h in quelle a pedalata assistita, fa un illecito piuttosto
importante. La manomissione può condurre a sanzioni pesanti, che partono da
un minimo di 79€ e un fermo amministrativo di 30 giorni, fino a 158€ se si
viaggia sprovvisti di certificato di circolazione e immatricolazione.

Ma non finisce qui, perché per la mancata copertura assicurativa è previsto il


sequestro e una multa salata che supera 850€. Infine, secondo la normativa,
esiste anche la possibilità di ricevere una sanzione di 5110€ oltre al fermo
amministrativo di 3 mesi, in caso di guida di bici elettrica a motore senza però
la patente.
LE ATTREZZATURE DI LAVORO
ll ciclomotore. Può avere due, tre o quattro ruote e si distingue per le seguenti caratteristiche:
– ha un motore di cilindrata non superiore a 50 cc;
– può sviluppare su strada piana una velocità fino a 45 km/h;
– il trasporto è limitato al solo conducente (salvo diversa omologazione).
Per guidare ciclomotori occorre essere idonei per requisiti fisici e psichici, avere compiuto 14
anni e aver conseguito il certificato di idoneità alla guida di ciclomotori se non si è titolari di
altra patente di guida. Avendo compiuto 16 anni ed essendo titolari della patente di guida
della categoria A1 si possono guidare ciclomotori anche senza avere conseguito il certificato
di idoneità alla guida di ciclomotori.

La manomissione del ciclomotore comporta la sua confisca, in seguito alla quale il veicolo non
viene più restituito al proprietario ed è venduto all’asta.
LE ATTREZZATURE DI LAVORO

ll motociclo. È un veicolo a due ruote destinato al trasporto di persone in numero non


superiore a due compreso il conducente.
Avendo compiuto 16 anni di età ed essendo titolari della patente di guida della categoria A1,
si possono condurre motocicli leggeri di cilindrata fino a 125 cc e di potenza fino a 11kW
senza passeggero.
LE ATTREZZATURE DI LAVORO
Patenti A1, A2, A
Per guidare le moto si hanno a disposizione tre tipi di patenti: patente A1, A2 o A.
Età minima
Patente A1: 16 anni
Patente A2: 18 anni
Patente A: 24 anni
La patente A senza limiti, indicata anche come Patente A3, serve per guidare da
subito tutti i tipi di motocicli, ma adesso non la si può conseguire prima di avere
compiuto 24 anni.
Il limite di età può scendere a 20 anni, a patto di essere titolari di patente A2 da
almeno 2 anni.
Età massima
È valida ogni 10 anni fino a 50 anni di età, 5 anni per chi ha un'età compresa tra 50 e i
70 anni, 3 anni per chi ha superato i 70 anni, 2 anni dopo gli 80 anni.
LE ATTREZZATURE DI LAVORO
Il conducente con patente B, per conseguire la patente A deve sostenere solo l'esame
pratico.

Occorre anche sottolineare il fatto che non esiste più il concetto della "perdita" dei
limiti: per passare da una categoria a quella superiore occorre sostenere solo la prova
pratica corrispondente.
LE ATTREZZATURE DI LAVORO
Le buone norme
Guidando un ciclomotore a due ruote o un motociclo:
– bisogna avere libero uso delle braccia, delle mani e delle gambe e stare seduti in
posizione corretta;
– bisogna reggere il manubrio con ambedue le mani;
– non si deve procedere sollevando la ruota anteriore;
– è vietato il trasporto di altre persone oltre al conducente (per es. salire in due sul
ciclomotore riduce l’azione frenante, rende precario l’equilibrio ed è anche dannoso per la
meccanica del veicolo, se progettato per trasportare una sola persona);
– è vietato trainare o farsi trainare da altri veicoli;
LE ATTREZZATURE DI LAVORO
– è vietato trasportare oggetti che non siano solidamente assicurati, che sporgano
lateralmente rispetto all’asse del veicolo o longitudinalmente rispetto alla sua sagoma oltre
i 50 cm, o che impediscano o limitino la visibilità.

– è vietato procedere a zig zag per portarsi sulla linea di arresto insinuandosi fra veicoli
incolonnati che procedono lentamente o sono fermi al semaforo rosso.

Un consiglio: è bene frenare sempre con tutti e due i freni o comunque prima con il freno
posteriore, per evitare di “inchiodare” il veicolo e ribaltarsi.
LE ATTREZZATURE DI LAVORO

Bici, E-Bike, Speed Pedelec, ciclomotori, motocicli...

- Sono attrezzature di lavoro


- Seguono la loro specifica disciplina che regola: omologazione, abilitazione all’utilizzo,
modalità di utilizzo
- Accertare che il dipendente a cui è dato in uso il veicolo abbia la relativa patente e
che segnali all’azienda ogni sospensione o perdita di validità (per i mezzi ove
necessaria)
- Provvedere alla regolare manutenzione secondo il libretto di uso e manutenzione del
veicolo
- Provvedere alle revisioni obbligatorie per legge.
LE ATTREZZATURE DI LAVORO

Bici, E-Bike, Speed Pedelec, ciclomotori, motocicli...

- Sono attrezzature di lavoro


- Seguono la loro specifica disciplina che regola: omologazione, abilitazione
all’utilizzo, modalità di utilizzo
- Accertare che il dipendente a cui è dato in uso il veicolo abbia la relativa patente e
che segnali all’azienda ogni sospensione o perdita di validità (per lo scooter e la
moto)
- Provvedere alla regolare manutenzione secondo il libretto di uso e manutenzione
del veicolo
- Provvedere alle revisioni obbligatorie per legge.
LE ATTREZZATURE DI LAVORO

- Scegliere veicolo e relativi accessori anche in relazione a tempi e modalità di


utilizzo
- Il dipendente è tenuto per legge al corretto utilizzo dei mezzi di trasporto (Art. 20
Dlgs. 81/08 e successive modifiche ed integrazioni)
- Organizzare il lavoro in modo da non obbligare il dipendente alla guida
prolungata del veicolo
- Tenere conto dello stato di gravidanza delle lavoratrici nel prevedere la guida dei
veicoli.
LE ATTREZZATURE DI LAVORO
LE ATTREZZATURE DI LAVORO
I DISPOSITIVI DI PROTEZIONE INDIVIDUALI

DPI
E’ definito DPI qualsiasi attrezzatura destinata ad essere
indossata e tenuta dal lavoratore, allo scopo di proteggerlo
contro uno o più rischi suscettibili di minacciarne la sicurezza
o la salute durante il lavoro.
Sono DPI anche tutti i complementi o accessori destinati a tale
scopo.

Regolamentazione:
- DLgs 81/2008
- Disposizioni europee per omologazione e marchio CE
I DISPOSITIVI DI PROTEZIONE INDIVIDUALI

Non sono DPI:


-indumenti di lavoro ordinari o uniformi, che non
abbiano lo scopo di proteggere la sicurezza e la salute
del lavoratore
- attrezzature dei servizi di soccorso e salvataggio
- attrezzature utilizzate dalle forze armate e di polizia
- materiali sportivi se non usati in attività lavorative
- materiali per l’autodifesa o la dissuasione
- apparecchi portatili per individuare e segnalare rischi e
fattori nocivi
I DISPOSITIVI DI PROTEZIONE INDIVIDUALI

DPI utilizzati quando i rischi non si possono


eliminare o ridurre sufficientemente
mediante:
- misure tecniche di prevenzione
- dispositivi di protezione collettivi
-riorganizzazione del lavoro
I DISPOSITIVI DI PROTEZIONE INDIVIDUALI

I DPI devono
- essere omologati
- avere marchio CE
- avere documentazione di conformità e di uso e
manutenzione
Marchio CE apposto sul dispositivo stesso o,
qualora non possibile, sull’involucro.
Conservare copia della documentazione allegata a
ciascun DPI in uso
I lavoratori devono leggere le istruzioni di uso e
manutenzione dei dispositivi.
I DISPOSITIVI DI PROTEZIONE INDIVIDUALI

Categorie DPI:

- I^: DPI di progettazione semplice destinati a


salvaguardare da rischi di danni fisici di lieve
entità
- II^: DPI non rientranti nella I^ e nella III^
- III^: DPI di progettazione complessa destinati a
salvaguardare da rischi di morte o lesioni gravi e
permanenti.
I DISPOSITIVI DI PROTEZIONE INDIVIDUALI

Ogni lavoratore DEVE:


- OSSERVARE le disposizioni e le istruzioni impartite dal
datore di lavoro, dai dirigenti e dai preposti, ai fini della
protezione collettiva ed individuale;
- UTILIZZARE correttamente le attrezzature di lavoro, le
sostanze e miscele pericolose, i mezzi di trasporto,
nonché i dispositivi di sicurezza;
- UTILIZZARE in modo appropriato i dispositivi di
protezione messi a loro disposizione;
I DPI

I DPI UTILIZZATI
NELLA VOSTRA ATTIVITA’
I DISPOSITIVI DI PROTEZIONE INDIVIDUALI

DPI UTILIZZATI NELLA VOSTRA ATTIVITA’


Modulo C – Rischi specifici parte 2
Divieto di assunzione bevande alcoliche e sostanze
stupefacenti
Tutti i dipendenti devono essere in perfette condizioni
psicofisiche e non alterati da alcuna sostanza, il che
aumenterebbe a dismisura i rischi per se stessi e per le
altre persone presenti!!!
ALCOL E DROGHE
E’ vietato assumere sostanze alcoliche, psicotrope e stupefacenti, prima
e durante lo svolgimento dell’attività lavorativa, inclusa la pausa pranzo!
Sarà cura del Datore di Lavoro, dell’RSPP e del Medico Competente
valutare situazioni in cui si riscontra l’utilizzo di queste sostanze, e
conseguenti richiami disciplinari e perdita di idoneità alla mansione.
RISCHI BIOLOGICI
Riguardo al rischio biologico da Covid-19, tutti i dipendenti
devono utilizzare le macherine protettive ed il gel igienizzante
(vedi foto – igienizzando frequentemente le mani) e rispettando
tutte le norme nazionali e locali per il contrasto alla pandemia, e
le procedure anticontagio indicate dall’azienda.
Si ricordano i tre pilastri anticontagio:
1. Mascherina protettiva
2. Distanziamento sociale (slmeno 1 metro)
3. Igienizzazione delle mani e delle superfici
Prestare molta attenzione quando si usufruisce dei servizi igienici
nei bar!
Modulo C – Rischi specifici parte 2

Valutazione rischio infortunio in itinere


Il rischio infortunio in itinere è quello in cui il lavoratore può imbattersi,
percorrendo il tragitto che lo porta a casa al lavoro o viceversa. Ѐ da
considerarsi tale, anche, nel caso avvenga durante il tragitto tra due posti
di lavoro, se il lavoratore è impegnato in più attività, oppure tra la sede di
lavoro e il posto dove si mangiano i pasti, quando non vi sia la mensa.
Sono esclusi, invece, i casi in cui vi sia una deviazione di tragitto, dovuta a
cause di forza maggiore, per esigenze essenziali e improrogabili, e per
quelle legate all’adempimento di obblighi penalmente rilevanti.
Modulo C – Rischi specifici parte 2

Il rischio infortunio in itinere, inoltre, può verificarsi anche nel caso si utilizzi un
mezzo di trasporto privato, ma a condizione che ci sia davvero il bisogno di
usarlo. Ciò avviene, ad esempio, quando non ci sono i mezzi pubblici che
colleghino l’abitazione del lavoratore al luogo di lavoro o quando gli orari dei
servizi pubblici non coincidono con quelli lavorativi. Non possono essere tenuti
in considerazione, sempre per quanto riguarda questo genere di rischio e pure
a livello di tutela assicurativa, quegli infortuni causati dall’abuso di alcol, di
psicofarmaci o dall’uso di stupefacenti, come pure in mancanza della patente
di guida.
Modulo C – Rischi specifici parte 2

L’infortunio in itinere, come tutti gli infortuni che avvengono sul posto di
lavoro, sono caratterizzati da tre elementi. Ѐ provocato da una causa
violenta, cioè da un fattore esterno che agisce con modalità concentrata nel
tempo (ad esempio, durante un turno di lavoro); causa una lesione, in
poche parole un’alterazione psicofisica (anatomica o funzionale)
dell’organismo del lavoratore, provocando inabilità al lavoro temporanea,
assoluta, permanente o parziale; infine, è necessario che accada durante
un’occasione di lavoro, cioè deve esserci una connessione tra evento lesivo
e attività lavorativa (in sostanza, l’evento lesivo deve essere avvenuto per
finalità di lavoro).
Modulo C – Rischi specifici parte 2
L’infortunio è provocato da un danno, a sua volta causato dal concretizzarsi di un
pericolo. Ad esempio, un’attrezzatura rumorosa può con il tempo causare problemi
all’udito. Occorre distinguere il danno dal quasi incidente, cioè da quell’evento che
ha solo il potenziale di provocare un danno ma, di fatto, non lo fa. I quasi incidenti
sono da attribuire ad anomalie di funzionamento senza conseguenze,comportamenti
non corretti, mancanze anche organizzative e altro. Infine, si ricordi che da un danno
può derivare pure una malattia. Secondo la norma tecnica UNI 11046 “Statistiche
degli infortuni sul lavoro“, la malattia è l’alterazione psicosomatica oggettivamente
rilevabile, dipendente dall’azione di uno o più agenti patogeni, correlata a uno o più
rischi lavorativi, sufficienti a produrre uno specifico danno. Malattie cui si può
andare incontro sul posto di lavoro sono, ad esempio, la silicosi, l’asbestosi, i vari
disturbi dorso-lombari da movimentazione manuale dei carichi, lo stress e altro
RISCHIO
ELETTRICO
I RISCHI LEGATI ALL’ ELETTRICITA’

Tutte le volte che


durante l’attività
lavorativa è utilizzata
energia elettrica
(quindi in presenza di
un comune impianto
di illuminazione,
attrezzi e
apparecchiature
elettriche, eccetera)
siamo esposti al
rischio elettrico.
DANNI PER LE PERSONE

Il danno per la sicurezza umana


può verificarsi a seguito di
contatto diretto con parti in
tensione (per esempio toccando
un filo scoperto o male isolato
oppure toccando i due poli di
corrente con entrambe le mani) o
di contatto indiretto (per
esempio toccando l’involucro
metallico di un utensile o di un
apparecchio che ha ceduto o si è
deteriorato a seguito di un guasto
o di un degrado e che pertanto si
viene a trovare sotto tensione).
DANNI PER LE PERSONE
In ambedue i casi abbiamo un passaggio di corrente elettrica che
scarica a terra, con un danno per la nostra salute la cui gravità
dipende dall’intensità della corrente e dal tempo di durata del
fenomeno.
Ai fini dell’integrità umana è la corrente elettrica che è dannosa, non
la tensione, ma per ridurre l’intensità di corrente che attraversa il
corpo a livelli di sicurezza è necessario lavorare a bassa tensione (ad
esempio 50 V) oppure offrire un’altissima resistenza al passaggio di
corrente attraverso l’utilizzo di sistemi di isolamento.
EVITARE L’ELETTROCUZIONE
Per evitare il passaggio di corrente
attraverso il corpo umano, ovvero
l’elettrocuzione e, comunque, per
limitare l’intensità della corrente che
possa passare attraverso una
persona, è necessario che l’impianto
elettrico (quadro elettrico, prese
elettriche, apparecchiature, masse
metalliche, ecc.) siano costantemente
collegate elettricamente a terra.
Un efficace collegamento di terra
infatti permette, in caso di guasto,
che la corrente circoli dall’oggetto
in tensione fino a terra, riducendo
al minimo della tolleranza
ammissibile del corpo umano
il passaggio della corrente
attraverso l’operatore che ha in
uso l’apparecchio in tensione.
EVITARE L’ELETTROCUZIONE
Pertanto, in generale, per scongiurare il rischio
elettrico, è necessario che tutte le parti
dell’impianto e gli utensili, alimentati con
tensione superiore a 25 V e provvisti di
involucro metallico, siano collegati a terra, a
meno che non si tratti di utensili realizzati in
classe II e quindi provvisti di un isolamento
supplementare di sicurezza (tale isolamento lo
puoi riconoscere dalla presenza del simbolo
costituito da un doppio quadrato concentrico),
come per esempio il phon a casa per asciugarsi
i capelli.
INTERRUTTORE DIFFERENZIALE
E MAGNETOTERMICO

Al fine di garantire una maggiore protezione occorre l’installazione,


oltre all’impianto di messa a terra, di un interruttore differenziale e
magnetotermico in corrispondenza del quadro elettrico.
In estrema sintesi, tali interruttori hanno lo scopo di interrompere il
flusso elettrico, facendo “scattare” il quadro elettrico, qualora
avvertono delle possibili deviazioni di corrente dal normale circuito o
surriscaldamenti delle linee, sovratensioni, cortocircuiti, ecc.
INTERRUTTORE DIFFERENZIALE E MAGNETOTERMICO

È importante testare
periodicamente la loro funzionalità.

Avanti
DANNI PER LA SALUTE UMANA

Il danno per la salute umana derivante


dall’elettricità può provocare:
Contrazione muscolare

Fibrillazione ventricolare

Ustione
Purtroppo in tutti e tre i casi si può avere
anche la morte.
ALTRI RISCHI

L’elettricità può comportare


anche ulteriori rischi in quanto
si può verificare un incendio a
seguito di un cortocircuito
oppure a seguito di utilizzo di
apparecchiature elettriche non
antideflagranti in atmosfera con
rischio
di incendio (presenza di
sostanze infiammabili,
esplosive, ecc.).
L’utilizzo di apparecchiature
elettriche
e soprattutto di prese
elettriche, può portare a
ALTRI RISCHI

Inoltre un rischio non trascurabile


può derivare da non corretto utilizzo
delle prese elettriche nel caso in cui
sia richiesto l’uso simultaneo di più
apparecchi elettrici con grande
assorbimento. Tale uso
indiscriminato può comportare
surriscaldamenti dei cavi di
alimentazione a causa dei
sovraccarichi di corrente e
conseguenti pericolo d’incendio,
inoltre può comportare l’uso
pericoloso di adattatori di prese
elettriche.
ALTRI RISCHI

L’impiego di “alberi di
Natale” degli adattatori di
prese elettriche è molto
rischioso perché può
determinare sollecitazioni
a flessione sugli alveoli
delle prese, provocando
dei sovrariscaldamenti
localizzati, con alto
pericolo di incendio e di
contatto diretto.
REGOLE DI COMPORTAMENTO

Vediamo di seguito quali comportamenti occorre avere per la


gestione del rischio elettrico:
• Verifica l’integrità dell’involucro costituente l’isolamento della
apparecchiature e non usare assolutamente l’apparecchiatura in
caso che l’isolamento risulti danneggiato;
• Utilizza preferibilmente attrezzature a doppio isolamento a
bassissima tensione verso terra (< 50V);
• Qualora la mansione preveda l’uso di scale all’esterno, utilizza
quelle in materiale isolante (legno, vetroresina) e verificare
periodicamente la loro integrità.
• Gli impianti elettrici, in tutte le loro parti costruttive, devono
essere costruiti e mantenuti in modo da prevenire i pericoli
derivanti da contatti accidentali con gli elementi sotto tensione
ed i rischi d’incendio e di scoppio derivanti da eventuali
anormalità che si verifichino nel loro esercizio;
• Prima di perforare con utensili alimentati da corrente muri,
pareti od altre strutture verifica l’eventuale passaggio di cavi
elettrici ed in caso affermativo richiedi la temporanea
disattivazione;
REGOLE DI COMPORTAMENTO

Qui di seguito saranno elencate, invece, una serie di


regole di comportamento da osservare sempre,
anche all’interno dei locali, tutte le volte che vengono
utilizzati attrezzature e/o impianti elettrici:

• controlla periodicamente l’integrità dei cavi elettrici e dei


componenti elettrici (p. es. spine) segnalando al responsabile
l’eventuale anomalia, e comunque nel caso i cavi risultino
danneggiati, togliere prontamente l'alimentazione e provvedere
alla loro sostituzione;
• in caso di spostamento di una apparecchiatura elettrica, agire per
disattivare l'interruttore alla partenza del cavo di alimentazione
oltre a quello installato sulla apparecchiatura stessa;
• non indirizzare getti d'acqua, durante il lavaggio di una
apparecchiatura, su parti elettriche;
REGOLE DI COMPORTAMENTO

• disinserisci le spine dalle prese impugnando


l’involucro esterno e non tirando il cavo elettrico;
• preferisci le prese con gli alveoli protetti, nelle quali i
fori, normalmente chiusi da una membrana isolante,
si aprono solo inserendo la giusta spina;
• per l’uso simultaneo di più apparecchi elettrici, non
• non usare acqua per spegnere principi di incendi su
realizzare collegamenti elettrici utilizzando diversi
impianti o macchine sotto tensione;
adattatori di prese, ma utilizza un numero maggiore di
utenze/prese; • tieni i cavi di alimentazione lontani da acqua e da
posizioni in cui possano essere soggetti a
• presta attenzione nella predisposizione dei cavi
calpestamenti o danneggiamenti dell'isolante;
evitando inutili attorcigliamenti;
• non depositare sulle batterie strumenti o attrezzi
metallici in quanto potrebbero provocare cortocircuiti;
SIMBOLO TENSIONE
ELETTRICA PERICOLOSA
L’INCENDIO
PERICOLO DI INCENDIO

proprietà o qualità intrinseca di determinati materiali o


attrezzature, oppure di metodologie e pratiche di lavoro o
di utilizzo di un ambiente di lavoro, che presentano il
potenziale di causare un incendio;

RISCHIO DI INCENDIO
probabilità che sia raggiunto il livello potenziale di
accadimento di un incendio e che si verifichino conseguenze
dell'incendio sulle persone presenti;
• Definizioni

VALUTAZIONE DEI RISCHI DI INCENDIO


procedimento di valutazione dei rischi di incendio in un luogo di lavoro,
derivante dalle circostanze del verificarsi di un pericolo di
incendio.

• Valutazione del rischio d’incendio DM 10 marzo 1998

Il datore di lavoro deve valutare il rischio di incendio che si classifica


in:

• luogo di lavoro a rischio di incendio basso


• luogo di lavoro a rischio di incendio medio
• luogo di lavoro a rischio di incendio elevato
Classificazione del livello di rischio

Il rischio d’incendio è sempre presente sulla base di tre


variabili:
1. insorgenza
2. propagazione
3. coinvolgimento di persone o beni attraverso
danni diretti o indiretti.
Valutazione del rischio d’incendio DM 10 marzo 1998

RISCHIO BASSO
Si intendono a rischio di incendio basso i luoghi di lavoro
o parte di essi, in cui sono presenti sostanze a basso
tasso di infiammabilità e le condizioni locali e di esercizio
offrono scarse possibilità di sviluppo di principi di incendio
ed in cui, in caso di incendio, la probabilità di
propagazione dello stesso è da ritenersi limitata.
• Valutazione del rischio d’incendio DM 10 marzo 1998

RISCHIO MEDIO
Si intendono a rischio di incendio medio i luoghi di lavoro
o parte di essi, in cui sono presenti sostanze infiammabili
e/o condizioni locali e/o di esercizio che possono favorire
lo sviluppo di incendi, ma nei quali, in caso di incendio, la
probabilità di propagazione dello stesso è da ritenersi
limitata.
• Valutazione del rischio d’incendio DM 10 marzo 1998

ATTIVITÀ A RISCHIO MEDIO


▪ gruppi per produzione o depositi di
energia elettrica e simili
▪ stabilimenti ed impianti o depositi di
gas, combustibili, olii ecc.
▪ impianti per la saldatura o il taglio
dei metalli
▪ aziende per la lavorazione del vetro
▪ impianti e depositi per la
produzione di gas, calore, liquidi
gassosi
▪ autorimesse pubbliche e private
▪ produzione di creme e lucidi
industriali
• Valutazione del rischio d’incendio DM 10 marzo 1998

RISCHIO ELEVATO
Si intendono a rischio di incendio elevato i luoghi di lavoro
o parte di essi, in cui per presenza di sostanze altamente
infiammabili e/o per le condizioni locali e/o di esercizio
sussistono notevoli probabilità di sviluppo di incendi e
nella fase iniziale sussistono forti probabilità di
propagazione delle fiamme, ovvero non è possibile la
classificazione come luogo a rischio di incendio basso o
medio.
• Valutazione del rischio d’incendio DM 10 marzo 1998

ATTIVITÀ A RISCHIO ELEVATO

▪ industrie e depositi
▪ fabbriche e depositi di esplosivi;
▪ centrali termoelettriche;
▪ impianti di estrazione di oli
minerali e gas combustibili;
▪ impianti e laboratori nucleari;
▪ depositi di materiali combustibili
aventi superficie superiore a
20.000 m².
L’Incendio
L’INCENDIO
INCENDIO:

Combustione indesiderata di beni, materiali che spesso ha


luogo con emissione di calore di fumo e di fiamme; interessa
aree più ampie rispetto al primo focolaio.

COMBUSTIONE:

Reazione chimica di ossidazione con sviluppo di fiamme


di calore.
• Danni provocati da un incendio

DANNI DIRETTI:

▪ A persone
▪ A beni
▪ …

DANNI INDIRETTI:

▪ Perdita di produzione
▪ Mancato servizio
▪ Perdita di clienti
▪ Perdita immagine
▪ ….
• Il triangolo del fuoco

CALORE
• Gli elementi della combustione

ELEMENTI DELLA COMBUSTIONE:


COMBURENTI: sostanze chimicamente attive di cui l’ossigeno è la
più diffusa

COMBUSTIBILI: sostanze che, nel corso della reazione si


ossidano, cioè si legano a più atomi di ossigeno.

CATALIZZATORI: permettono alla reazione di svilupparsi con


velocità significative pur non subendo alcune modificazioni
• Gli elementi della combustione

ESEMPI:

COMBURENTI: ossigeno

COMBUSTIBILI: legno,carta, benzina, gas….

CATALIZZATORI: fiammifero, accendino, corto


circuito, fulmine….
• I prodotti della combustione

• CALORE:
• pone a rischio le persone, deforma e sollecita le
strutture(legno secco 1200 °C, petrolio 1800 °C, acetilene
2600 °C)
• GAS TOSSICI:
• principale causa di morte delle persone in un incendio
(ossido di carbonio, acido cloridrico, acido nitrico …)
• FUMO:
• costituto da particelle solide , che i flussi di aria e di gas
disperdono nell’ambiente circostante
• I gas tossici prodotti nell’incendio

Tipo di gas concentrazione vol. %


Anidride carbonica CO2 da 6 a 12
Ossido di carbonio CO 1,5 a 2
Cianogeno C2N2 0,1 a 0,15
Acido cianidrico HCN 0,1 a 0,15
Ossidi di azoto NO + NO2 0,2 a 0,4
Acido cloridrico HCl 1a2
Cloro Cl2 0,03
Fosgene COCl2 0,025
Acido fluoridrico HF 0,05 a 0,25
Anidride solforosa SO2 0,5 a 0,6
Ammoniaca NH3 2
DIAGRAMMA INCENDIO STANDARD

EVOLUZIONE TIPICA
DELL’INCENDIO:
(flash-over)

inizio espansione incendio estinzione


generalizzato
• Combustione dei liquidi

• Temperatura di infiammabilità:
• temperatura minima a cui il combustibile sviluppa vapori
tali da formare una miscela con il comburente (ossigeno) capace
d’incendiarsi al contatto con un innesco

• Temperatura di autoaccensione:
• temperatura a cui i vapori del liquido combustibile si
autoaccendono senza bisogno d’innesco
• Classificazione fuochi

CLASSE A:

Fuochi di materiali solidi che formano braci

(legno, carta, tessuti, pelli, gomma, plastica…)

CLASSE B:
Fuochi di liquidi infiammabili o solidi liquefatti

(petrolio, catrame, grassi, vernici, solventi…)


Classificazione fuochi

CLASSE C:
• Fuochi da gas
• (metano, GPL, vapore, acetilene…)

CLASSE D:

Fuochi da metalli

(sodio, magnesio, alluminio, calcio …)


• Classificazione fuochi

CLASSE E:

Fuochi da apparecchiature elettriche sotto tensione


MODALITÀ DI ESTINZIONE

▪ Fuochi di CLASSE A:
• Raffreddamento e soffocamento

▪ Fuochi di CLASSE B:
• Soffocamento (schiume e polveri)

▪ Fuochi di CLASSE C:
• Soffocamento

▪ Fuochi di CLASSE D:
• Soffocamento

MODALITÀ DI ESTINZIONE
Per prevenire o spegnere un incendio

Eliminare uno degli elementi del triangolo del


fuoco:
❑ Combustibile
❑ Comburente
❑ Innesco
MODALITÀ DI ESTINZIONE

AZIONE DI SOFFOCAMENTO
Riduzione/eliminazione del comburente nella zona di
combustione
(vapore d’acqua, schiuma, polveri estinguenti o
sabbia).
MODALITÀ DI ESTINZIONE

AZIONE DI SEPARAZIONE

Allontanamento del combustibile dal comburente


Modalità di estinzione
• Gli agenti estinguenti
MODALITÀ DI ESTINZIONE
AGENTE ESTINGUENTE:

Sostanza in grado di spengere un incendio;


Il loro uso dipende dal materiale incendiato e dall’ambiente in cui è
sviluppato l’incendio
▪ acqua
▪ schiuma
▪ polvere
▪ CO2
▪ halon
• Sistemi ad acqua

▪ Raffreddamento (vapor acqueo) e separazione (getto


violento sul fuoco)
▪ Intervento limitato a zone specifiche
• Sistemi a schiuma

▪ Soffocamento (ricopre il combustibile


isolandolo dall’aria) e raffreddamento (acqua
presente nella schiuma)
▪ Separa combustibile da comburente
▪ Per fuochi di classe A e B
▪ Impianti mobili o fissi
• Sistemi a CO2

▪ Raffreddamento e Soffocamento
▪ Utilizzata per mezzi mobili o per saturazione
ambienti
▪ Utilizzata per fuochi B e C
▪ Non lascia tracce
▪ È stoccata in bombole a pressione
• Sistemi a polvere

▪ Sostanze secche e fini


▪ Per fuochi di classe A
▪ Effetto rapido e di durata limitata
• Sistemi ad Halon

▪ Soffocamento (vapori pesanti separano


combustibile e comburente)
▪ Per fuochi di classe B e C e per apparecchiature
elettriche
Conseguenze sull’uomo
CONSEGUENZE SULLA SALUTE DELL’UOMO

FUMI

INCENDIO
CALORE GAS VISIBILITA'
RIDOTTA
PROPAGAZIONE CORROSIVI
DELLE ESODO
FIAMME IMPEDITO

DANNI MORTE TOSSICI


AI PER PERDITE
BENI USTIONI VITE
UMANE
MORTE
PER
INTOSSICAZIONE
ASFISSIANTI

MORTE
PER
SOFFOCAMENTO
CONSEGUENZE SULLA SALUTE DELL’UOMO

• I gas caldi possono provocare edemi disidratazione,


stress da calore;

• L’irraggiamento genera ustioni sull’organismo umano


che sono classificate per la loro profondità.

USTIONI

• Lesione della cute dovuta ad agenti (calore ecc.) in


grado di superare la capacità omeostatica cioè la
capacità dell'organismo di tutti gli animali a sangue
caldo di mantenere costante la temperatura corporea.
CONSEGUENZE SULLA SALUTE DELL’UOMO

• Dovuti alla carenza di ossigeno


• L’ossigeno nell’atmosfera è presente ad una
concentrazione del 21%
• Si associano difficoltà di movimento, asfissia,
abbassamento di pressione…
• Dovuti alla quantità di gas tossici coinvolti:

CONSEGUENZE SULLA SALUTE DELL’UOMO


▪ I gas possono essere tossici a seconda dei tipi di
materiali coinvolti.
▪ Si riscontrano il monossido di carbonio e
l’anidride carbonica
CONSEGUENZE SULLA SALUTE DELL’UOMO

DOVUTE AI FUMI
Irritante per le vie respiratorie e per gli occhi

DOVUTE A POSSIBILI ESPLOSIONI

• Effetti traumatici nei soggetti esposti


• Le principali cause d’incendio

▪ Guasti o incidenti
▪ Comportamenti colposi o dolosi
▪ Mancanza di controlli o manutenzione
▪ Fenomeni naturali
• Come ridurre i rischi?

MISURE DI TIPO TECNICO

▪ Impianti elettrici a regola d’arte

▪ Messa a terra impianti, strutture metalliche

▪ Impianti di protezione contro le scariche atmosferiche a


regola d’arte

▪ Ventilazione degli ambienti in presenza di vapori, gas, polveri


infiammabili

▪ Adozione dispositivi di sicurezza


• Come prevenire l’insorgenza di un incendio

Attuare sempre e costantemente:

▪ AZIONI DI PREVENZIONE
▪ COMPORTAMENTI CORRETTI
LA PREVENZIONE

PREVENZIONE:

Evitare le condizioni per l’innesco e lo sviluppo di un


incendio

(ad esempio non fumare nelle vicinanze di un liquido


infiammabile)

Non fumare durante le operazioni di rifornimeto


dei veicoli!
• Come prevenire?

Prevenzione:

▪ Studiare la disposizione dei


locali di lavoro e dei percorsi di
uscita in caso di emergenza.

▪ Individuare le posizioni di lavoro


più a rischio (isolate, senza via
di fuga ecc.) e capire dove si
possono trovare i lavoratori al
momento dell'incendio.
• Come prevenire?

PREVENZIONE:

▪ Rimuovere le sorgenti di
calore non necessarie e usare
sorgenti di calore più sicure

▪ Depositare i materiali
combustibili o infiammabili in
luoghi specifici, separati, aerati,
resistenti al fuoco, dotati di
proprie attrezzature di
spegnimento
• Come prevenire?

PREVENZIONE:

Alla chiusura di un luogo di


lavoro non lasciare materiali
accesi (es. braci), fiamme libere
accese, rifiuti o scarti, porte o
finestre aperte.
• Come assicurare la salvaguardia delle persone?

▪ rispettando il numero e la dimensione delle uscite di


sicurezza regolamentari e controllando che le uscite
siano facilmente e immediatamente fruibili;
▪ installando un sistema di allarme sonoro;
▪ assicurandosi che la resistenza delle strutture al
fuoco sia adeguata, permettendo l´evacuazione;
• Come ridurre i rischi?

RIDUZIONE DEI RISCHI

▪ Scegliere attrezzature che non possono provocare


incendi;
▪ Limitare, per quanto possibile, la quantità di
materiali e di prodotti infiammabili.
▪ Permettere l´evacuazione.
• Come ridurre i rischi?

ORGANIZZAZIONE

▪ informare sistematicamente i lavoratori e i


neoassunti sui dispositivi di estinzione e di primo
soccorso (localizzazione, condizioni d´uso)
▪ svolgere esercitazioni periodiche;
▪ organizzare la prevenzione incendi sul posto
▪ in caso di rischio di esplosione, inoltre,
prevedere mezzi per scaricare la pressione
provocata dall´esplosione.
• Comportamento delle persone

NO SI

Avere atteggiamenti “freddi”:


▪ Paura ▪ in situazione complessa
▪ Panico ▪ in rapido cambiamento
▪ Comportamento emotivo ▪ in carenza d’informazione
▪ Comportamento incontrollato ▪ su stato e sviluppo d’incendio
• Formazione del personale

SU CHE COSA?

▪ Pericolosità delle sostanze modi e sviluppi


d’incendio
▪ Modalità di utilizzo sistemi di estinzione
▪ Localizzazione delle vie d’uscita
▪ Aspetti critici nello sviluppo dell’incendio
(es.incendio generalizzato è critico per la
sopravvivenza)
Manutenzione
• Sorveglianza

D.M. 10/03/98

▪ Controllo visivo atto a verificare che le


attrezzature e gli impianti antincendio siano
nelle normali condizioni operative, facilmente
accessibili e non presentino danni.
▪ Può essere effettuata da personale
normalmente presente dopo aver ricevuto
adeguate istruzioni.
• Controllo periodico

D.M. 10/03/98

▪ Insieme di operazioni da effettuarsi con


frequenza almeno semestrale, per
verificare la completa e corretta
funzionalità delle attrezzature e degli
impianti.
• Manutenzione ordinaria

D.M. 10/03/98

▪ Operazione che si attua in loco, con strumenti


ed attrezzi di uso corrente.
Si limita a riparazioni di breve entità.
• Manutenzione straordinaria

D.M. 10/03/98

▪ Intervento di manutenzione che richiede mezzi di


particolare importanza oppure attrezzature o
strumentazioni particolari o che comporti
sostituzioni di intere parti di impianto.
(Può essere eseguita in loco o non)
SEGNALETICA DI SICUREZZA NEI LUOGHI DI LAVORO

SEGNALETICA DI SICUREZZA E SALUTE


Fornisce una indicazione o prescrizione concernente la sicurezza o la
salute sul luogo di lavoro

Utilizza:
- cartello
- colore
- segnale luminoso
- segnale acustico
- comunicazione verbale
- segnale gestuale
SEGNALETICA DI SICUREZZA NEI LUOGHI DI LAVORO

Segnaletica permanente
o divieto
o avvertimento
o obbligo
o mezzi di salvataggio
o mezzi di pronto soccorso
o materiali ed attrezzature antincendio
o contenitori e tubazioni
o rischi di urto e caduta
o vie di circolazione
SEGNALETICA DI SICUREZZA NEI LUOGHI DI LAVORO

Segnaletica occasionale
o pericoli
o chiamata di persone per azione specifica
o sgombro urgente
o guida delle persone che effettuano manovre implicanti
un rischio o un pericolo
SEGNALETICA DI SICUREZZA NEI LUOGHI DI LAVORO

INTERCAMBIABILITA’

In alcuni casi la normativa prevede libera scelta tra i tipi di


segnale:
- colore di sicurezza o cartello per segnalare rischio di
inciampo o di caduta con dislivello
- segnali luminosi, acustici o comunicazione verbale
- segnali gestuali o comunicazione verbale
SEGNALETICA DI SICUREZZA NEI LUOGHI DI LAVORO

COMPLEMENTARITA’

In alcuni casi la normativa prevede combinazioni di segnali


diversi:
- segnali luminosi e acustici
- segnali luminosi e comunicazione verbale
- segnali gestuali e comunicazione verbale
SEGNALETICA DI SICUREZZA NEI LUOGHI DI LAVORO

COLORI DI SICUREZZA

ROSSO

Divieto Atteggiamenti pericolosi


Pericolo – allarme Alt, arresto, interruzione
d’emergenza,
sgombro
Materiali ed attrezzature antincendio – Identificazione ed
ubicazione
SEGNALETICA DI SICUREZZA NEI LUOGHI DI LAVORO

GIALLO o
GIALLO-ARANCIO

Avvertimento Attenzione, cautela


Verifica
SEGNALETICA DI SICUREZZA NEI LUOGHI DI LAVORO

COLORI DI SICUREZZA

AZZURRO

Prescrizione Comportamento o azione


specifica
Obbligo di DPI
SEGNALETICA DI SICUREZZA NEI LUOGHI DI LAVORO

VERDE

Salvataggio o soccorso Porte, uscite, percorsi,


materiali,
postazioni,
locali
Situazione di sicurezza Ritorno alla normalità
SEGNALETICA DI SICUREZZA NEI LUOGHI DI LAVORO

CARTELLI DI DIVIETO

• forma rotonda
• pittogramma nero su fondo bianco
• bordo e banda trasversale rossi
SEGNALETICA DI SICUREZZA NEI LUOGHI DI LAVORO

CARTELLI DI AVVERTIMENTO

• forma triangolare
• pittogramma nero su fondo giallo
• bordo nero
SEGNALETICA DI SICUREZZA NEI LUOGHI DI LAVORO

CARTELLI DI PRESCRIZIONE

• forma rotonda
• pittogramma bianco su fondo azzurro
SEGNALETICA DI SICUREZZA NEI LUOGHI DI LAVORO

CARTELLI DI SALVATAGGIO

• forma quadrata o rettangolare


• pittogramma bianco su fondo verde
SEGNALETICA DI SICUREZZA NEI LUOGHI DI LAVORO

CARTELLI PER LE ATTREZZATURE ANTINCENDIO

• forma quadrata o rettangolare


• pittogramma bianco su fondo rosso
SEGNALETICA DI SICUREZZA NEI LUOGHI DI LAVORO

ATTREZZATURE ANTINCENDIO

- Il colore identificativo è il rosso


- Vanno identificate mediante colorazione delle attrezzature
stesse, o colorazione delle posizioni in cui sono
sistemate, o degli accessi a tali posizioni
- Indicarle con gli appositi cartelli
SEGNALETICA DI SICUREZZA NEI LUOGHI DI LAVORO

CONTENITORI E TUBAZIONI

- Normativa prodotti pericolosi


SEGNALETICA DI SICUREZZA NEI LUOGHI DI LAVORO

OSTACOLI E PUNTI DI PERICOLO

- Urto contro ostacoli


- Cadute di oggetti
- Rischio caduta da parte delle persone

Bande alternate inclinate giallo-nere o bianco-rosse

Dimensioni adeguate all’ostacolo o al pericolo da segnalare


SEGNALETICA DI SICUREZZA NEI LUOGHI DI LAVORO

OSTACOLI E PUNTI DI PERICOLO: fate molta attenzione ai cantieri stradali!


Modulo D – Rischi specifici parte 3

Rischi a carico dell’apparato muscolo scheletrico


I disturbi muscoloscheletrici (DMS) sono uno dei disturbi più comuni legati al lavoro.
In Europa colpiscono milioni di lavoratori e costano miliardi di euro ai datori di
lavoro. Affrontare i DMS non solo contribuisce a migliorare la vita dei lavoratori,
ma è anche una scelta molto sensata per le imprese.
I DMS lavoro correlati colpiscono la schiena, il collo, le spalle e gli arti superiori e
inferiori e denotano qualsiasi danno o disturbo delle articolazioni o di altri tessuti. I
problemi di salute vanno da malesseri e dolori di lieve entità sino ad affezioni mediche
più gravi che costringono ad assentarsi dal lavoro o per le quali sono necessarie cure
mediche. Nei casi più gravi, possono persino portare a disabilità e alla necessità di
abbandonare il lavoro.
Rischi a carico dell’apparato muscolo scheletrico

La maggior parte dei DMS lavoro correlati si sviluppa nel tempo. Di solito la causa
dei DMS non è una sola, spesso vi concorrono vari fattori di rischio, tra cui fattori
fisici e biomeccanici, organizzativi e psicosociali nonché quelli individuali.
I fattori di rischio fisici e biomeccanici possono includere:
• movimentazione dei carichi, specialmente durante le fasi di flessione e torsione;
• movimenti ripetitivi o che richiedono uno sforzo;
• posture scomode e statiche;
• vibrazioni, scarsa illuminazione o ambienti di lavoro freddi;
• ritmi intensi di lavoro;
• rimanere seduti o in piedi a lungo nella stessa posizione.
Rischi a carico dell’apparato muscolo scheletrico

I fattori di rischio organizzativi e psicosociali possono includere:


• elevata intensità lavorativa e bassa autonomia;
• assenza di pause o di possibilità di cambiare le posture lavorative;
• lavorare molto velocemente, anche conseguentemente all’introduzione di
nuove tecnologie;
• lavorare per lunghe ore o a turni;
• bullismo, molestie e discriminazione sul luogo di lavoro;
• bassa soddisfazione sul lavoro.
In genere tutti i fattori psicosociali e organizzativi (soprattutto se uniti ai rischi
fisici) che possono portare a stress, fatica, ansia o altre reazioni, suscettibili a
loro volta di aumentare il rischio di DMS.
Rischi a carico dell’apparato muscolo scheletrico

I fattori di rischio individuali possono includere:


• anamnesi precedente;
• capacità fisica;
• stile di vita e abitudini (ad es. fumo, mancanza di esercizio fisico).
Rischi a carico dell’apparato muscolo scheletrico

Non esiste un’unica soluzione, e in determinate occasioni può essere necessario il


parere di esperti per problemi poco comuni o gravi. Tuttavia, molte soluzioni sono
semplici ed economiche, ad esempio utilizzare un carrello per assistere nella
movimentazione delle merci o cambiare la disposizione degli oggetti su una
scrivania.
Per affrontare i DMS, i datori di lavoro dovrebbero ricorrere a:
• una valutazione dei rischi: adottare un approccio olistico, valutare e affrontare
l’insieme delle cause (vedi sopra). È anche importante tenere conto di quei
lavoratori che potrebbero essere più a rischio di soffrire di DMS. La priorità
risiede nell’eliminare i rischi, ma anche nell’adattare il lavoro ai lavoratori;
• una partecipazione dei dipendenti: coinvolgere i lavoratori e i loro
rappresentanti nelle discussioni su possibili problemi e soluzioni.
Rischi a carico dell’apparato muscolo scheletrico

Dopo aver portato a termine la valutazione dei rischi, sarebbe opportuno


stilare un elenco di misure in ordine di priorità, da attuare con la
partecipazione di lavoratori e loro rappresentanti. Le azioni dovrebbero
concentrarsi sulla prevenzione primaria, ma anche sulle misure per ridurre
al minimo la gravità delle lesioni. È importante assicurare che tutti i
lavoratori ricevano informazioni, istruzioni e formazione adeguate sulla
salute e sulla sicurezza sul luogo di lavoro e che sappiano come evitare rischi
e pericoli specifici.
Rischi a carico dell’apparato muscolo scheletrico

Le misure possono riguardare i seguenti ambiti:

configurazione del luogo di lavoro: adattare la configurazione per migliorare le


posture lavorative;
attrezzatura: assicurarsi che sia concepita in modo ergonomico e adatta alle
mansioni da svolgere;
mansioni: cambiare metodi o strumenti di lavoro;
gestione: pianificare il lavoro onde evitare lavori ripetitivi o prolungati con
posture scorrette. Pianificare pause, avvicendarsi nello svolgimento delle
mansioni o riassegnare il lavoro;
Rischi a carico dell’apparato muscolo scheletrico

fattori organizzativi: definire una politica sui DMS per migliorare l’organizzazione
del lavoro e l’ambiente psicosociale sul luogo di lavoro nonché promuovere la
salute muscoloscheletrica.
Le azioni di prevenzione dovrebbero anche tenere conto dei cambiamenti
tecnologici in termini di attrezzature e digitalizzazione dei processi di lavoro e dei
cambiamenti nelle modalità di organizzazione del lavoro che ne conseguono.

Anche il monitoraggio della salute, la promozione della salute nonché la


riabilitazione e il reinserimento dei lavoratori già affetti da DMS devono essere
presi in considerazione nell’approccio usato per la gestione di tali disturbi.
Rischi a carico dell’apparato muscolo scheletrico

Definizione di Movimentazione Manuale dei Carichi


Operazioni di trasporto o di sostegno di un carico ad
opera di uno o più lavoratori, comprese le azioni del
sollevare, deporre, spingere, tirare, portare o
spostare un carico che, per le loro caratteristiche o in
conseguenza delle condizioni ergonomiche
sfavorevoli, comportano, tra l’altro, rischi di lesioni
lombari
Rischi a carico dell’apparato muscolo scheletrico

MOVIMENTAZIONE MANUALE DEI CARICHI

- Studiare le attività per vedere se sia possibile l’utilizzo di ausili meccanici.


- Informare il lavoratore su peso del carico e posizione del baricentro
- Formare il lavoratore sulle adeguate procedure da seguire
- Fornire i dispositivi di protezione individuali se necessari
- Sorveglianza sanitaria
LESIONI DORSO LOMBARI
Lesioni a carico di:
▪ ossa
▪ muscoli
▪ tendini
▪ nervi
▪ vasi
a livello dorso lombare
STRUTTURA DEL RACHIDE
▪ è formato da
33-34 vertebre

▪ tra una vertebra e


l’altra c’è un
cuscinetto
ammortizzante ed
elastico:
disco
intervertebrale
CARATTERISTICHE DEL CARICO
che possono costituire un rischio
di lesioni dorso lombari

Carico troppo pesante (kg.30)


Ingombrante o difficile da afferrare
In equilibrio instabile
Il suo contenuto rischia di spostarsi
Tenuto o maneggiato ad una certa distanza dal tronco o con
una torsione o inclinazione del tronco
La struttura esterna e/o la consistenza, possono comportare
lesioni per il lavoratore, in particolare in caso di urto
SFORZO FISICO RICHIESTO

Può costituire un rischio di lesioni dorso –


lombari se:
▪ è eccessivo
▪ può essere effettuato solo con la torsione
del tronco
▪ può comportare un movimento brusco del
carico
▪ è compiuto con il corpo in posizione
instabile
CARATTERISTICHE DELL’AMBIENTE
DI LAVORO

possono costituire un rischio di lesioni dorso-lombari:


▪ spazio libero insufficiente
▪ pavimento ineguale
▪ pavimento e piano di lavoro che presenta dislivelli
▪ pavimento o punto di appoggio instabile
▪ temperatura, umidità e circolazione dell’aria
inadeguate
ESIGENZE CONNESSE ALL’ATTIVITA’

possono costituire un rischio di lesioni


dorso-lombari:
▪ sforzi fisici troppo frequenti e prolungati
▪ periodo di riposo fisiologico o di
recupero insufficiente
▪ distanze troppo grandi
▪ ritmo imposto da un processo
FATTORI INDIVIDUALI DI RISCHIO

▪ inidoneità fisica a svolgere il compito in


questione
▪ indumenti, calzature o altri effetti
personali inadeguati
▪ insufficienza delle conoscenze e della
formazione
MOVIMENTI PIU’ A RISCHIO
▪ caricare i pesi in modo
asimmetrico
▪ inarcare la schiena
▪ trasportare qualcosa
sollevato sopra l’altezza
della cintola
▪ flettere la schiena
▪ sollevare qualcosa
lontano dal corpo
▪ torcere la schiena
IL SOLLEVAMENTO CARICHI
▪ flettere le ginocchia e
non la schiena
▪ alzarsi lentamente,
senza strappi, facendo
leva sulle gambe

▪ mantenere il carico il
più vicino possibile al
corpo
Rischi da esposizione al rumore

Il rumore è un suono con caratteristiche di frequenza, livello e variabilità nel


tempo che lo rendono problematico per l’orecchio umano, fastidioso.
Esso può provocare una serie di danni sulla salute, il più grave, meglio conosciuto
e studiato dei quali è l’ipoacusia, cioè la perdita permanente di vario grado della
capacità uditiva. Il rumore può agire inoltre con meccanismo complesso anche su
altri organi ed apparati (apparato cardiovascolare, endocrino, sistema nervoso
centrale ed altri), con numerose conseguenze tra le quali l’insorgenza della fatica
mentale, la diminuzione dell’efficienza e del rendimento lavorativo, interferenze
sul sonno e sul riposo e numerose altre.
Nella UE il 28% dei lavoratori (oltre 60 milioni di persone) afferma di essere
esposto a livelli di rumore elevati tali ad esempio da rendere difficile una
conversazione. Quasi 40 milioni di lavoratori sono costretti ad alzare la voce al di
sopra dei normali standard di conversazione per essere uditi e ciò per almeno la
metà del loro orario di lavoro.
Rischi da esposizione al rumore

Al fine di valutare l’esposizione a rumore dei couriers si prende in


considerazione il Piano di Zonizzazione Acustica che è una
classificazione delle aree del territorio di un Comune in base alle
caratteristiche delle sorgenti sonore ivi presenti ed alla loro destinazione
d’uso.
Le classi di destinazione delle diverse zone sono state definite dal D.P.C.M.
1.3.1991 e successivamente dal Decreto del Presidente del Consiglio dei
Ministri del 14 novembre 1997; tali normative determinano i valori limite
delle 6 classi di destinazioni d’uso del territorio.
Rischi da esposizione al rumore

A tal fine, per ciascuna area omogenea, definita in relazione alla sua destinazione d'uso, viene
associata una delle sei classi previste. Per ogni classe sono altresì previsti dei valori limite:

•I valori limite di emissione, riferiti sia alle sorgenti fisse che a quelle mobili, “si applicano a
tutte le aree del territorio ad esse circostanti”, e sono rilevati in corrispondenza degli spazi
utilizzati dalle persone.
•I valori limite di immissione si riferiscono al rumore risultante dall’insieme di tutte le sorgenti
sonore attive.
Rischi da esposizione al rumore
▪ Test di apprendimento secondo modulo
GRAZIE PER L’ATTEZIONE!

E BUON LAVORO IN SICUREZZA!

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