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81/08:
FORMAZIONE SPECIFICA
RISCHIO MEDIO
•Attrezzature in dotazione;
•Dpi;
•Itinere.
•Rischio elettrico;
•Rischio incendio;
•Segnaletica di sicurezza;
Attrezzature in dotazione
Macchine e attrezzature utilizzate
In pratica, una e-bike è una normale bicicletta se non si mette in funzione il motore;
quando lo si aziona, il ciclista viene "aiutato" nel suo sforzo (si va più veloci!) ma
deve pur sempre pedalare, con il vantaggio di poter mantenere sempre il proprio
ritmo. La possibilità di aumentare o diminuire manualmente la potenza richiesta al
motore è data da un piccolo computer posto sul manubrio; ogni produttore fa le sue
scelte e molte impostazioni dipendono dal tipo di assetto e dal tipo e fascia di prezzo
della bicicletta, ma di solito si trovano almeno tre livelli di assistenza elettrica: eco,
sport (o trail) e turbo (o boost).
LE ATTREZZATURE DI LAVORO
Le batterie più recenti sono portatili e basta una qualsiasi presa di corrente per
ricaricarle. La loro durata dipende, oltre che dall'usura, dall'utilizzo: se si tiene il
"turbo" tutto il tempo della pedalata la batteria si scaricherà presto... In media, una
carica dura almeno una cinquantina di chilometri.
LE ATTREZZATURE DI LAVORO
COS’È UNA E-BIKE PER IL CODICE DELLA STRADA E PER L'EUROPA
L’Articolo 50 del nostro Codice della Strada è chiaro nella distinzione tra bici
muscolare e bici a pedalata assistita: “I velocipedi sono i veicoli con due ruote o più
ruote funzionanti a propulsione esclusivamente muscolare, per mezzo di pedali o
di analoghi dispositivi, azionati dalle persone che si trovano sul veicolo; sono
altresì considerati velocipedi le biciclette a pedalata assistita, dotate di un motore
ausiliario elettrico avente potenza nominale continua massima di 0,25 kW la cui
alimentazione è progressivamente ridotta ed infine interrotta quando il veicolo
raggiunge i 25 km/h o prima se il ciclista smette di pedalare.
LE ATTREZZATURE DI LAVORO
Ciò significa che chi guida una bici elettrica modificata, cioè aumentando la
limitazione dei 25 km/h in quelle a pedalata assistita, fa un illecito piuttosto
importante. La manomissione può condurre a sanzioni pesanti, che partono da
un minimo di 79€ e un fermo amministrativo di 30 giorni, fino a 158€ se si
viaggia sprovvisti di certificato di circolazione e immatricolazione.
La manomissione del ciclomotore comporta la sua confisca, in seguito alla quale il veicolo non
viene più restituito al proprietario ed è venduto all’asta.
LE ATTREZZATURE DI LAVORO
Occorre anche sottolineare il fatto che non esiste più il concetto della "perdita" dei
limiti: per passare da una categoria a quella superiore occorre sostenere solo la prova
pratica corrispondente.
LE ATTREZZATURE DI LAVORO
Le buone norme
Guidando un ciclomotore a due ruote o un motociclo:
– bisogna avere libero uso delle braccia, delle mani e delle gambe e stare seduti in
posizione corretta;
– bisogna reggere il manubrio con ambedue le mani;
– non si deve procedere sollevando la ruota anteriore;
– è vietato il trasporto di altre persone oltre al conducente (per es. salire in due sul
ciclomotore riduce l’azione frenante, rende precario l’equilibrio ed è anche dannoso per la
meccanica del veicolo, se progettato per trasportare una sola persona);
– è vietato trainare o farsi trainare da altri veicoli;
LE ATTREZZATURE DI LAVORO
– è vietato trasportare oggetti che non siano solidamente assicurati, che sporgano
lateralmente rispetto all’asse del veicolo o longitudinalmente rispetto alla sua sagoma oltre
i 50 cm, o che impediscano o limitino la visibilità.
– è vietato procedere a zig zag per portarsi sulla linea di arresto insinuandosi fra veicoli
incolonnati che procedono lentamente o sono fermi al semaforo rosso.
Un consiglio: è bene frenare sempre con tutti e due i freni o comunque prima con il freno
posteriore, per evitare di “inchiodare” il veicolo e ribaltarsi.
LE ATTREZZATURE DI LAVORO
DPI
E’ definito DPI qualsiasi attrezzatura destinata ad essere
indossata e tenuta dal lavoratore, allo scopo di proteggerlo
contro uno o più rischi suscettibili di minacciarne la sicurezza
o la salute durante il lavoro.
Sono DPI anche tutti i complementi o accessori destinati a tale
scopo.
Regolamentazione:
- DLgs 81/2008
- Disposizioni europee per omologazione e marchio CE
I DISPOSITIVI DI PROTEZIONE INDIVIDUALI
I DPI devono
- essere omologati
- avere marchio CE
- avere documentazione di conformità e di uso e
manutenzione
Marchio CE apposto sul dispositivo stesso o,
qualora non possibile, sull’involucro.
Conservare copia della documentazione allegata a
ciascun DPI in uso
I lavoratori devono leggere le istruzioni di uso e
manutenzione dei dispositivi.
I DISPOSITIVI DI PROTEZIONE INDIVIDUALI
Categorie DPI:
I DPI UTILIZZATI
NELLA VOSTRA ATTIVITA’
I DISPOSITIVI DI PROTEZIONE INDIVIDUALI
Il rischio infortunio in itinere, inoltre, può verificarsi anche nel caso si utilizzi un
mezzo di trasporto privato, ma a condizione che ci sia davvero il bisogno di
usarlo. Ciò avviene, ad esempio, quando non ci sono i mezzi pubblici che
colleghino l’abitazione del lavoratore al luogo di lavoro o quando gli orari dei
servizi pubblici non coincidono con quelli lavorativi. Non possono essere tenuti
in considerazione, sempre per quanto riguarda questo genere di rischio e pure
a livello di tutela assicurativa, quegli infortuni causati dall’abuso di alcol, di
psicofarmaci o dall’uso di stupefacenti, come pure in mancanza della patente
di guida.
Modulo C – Rischi specifici parte 2
L’infortunio in itinere, come tutti gli infortuni che avvengono sul posto di
lavoro, sono caratterizzati da tre elementi. Ѐ provocato da una causa
violenta, cioè da un fattore esterno che agisce con modalità concentrata nel
tempo (ad esempio, durante un turno di lavoro); causa una lesione, in
poche parole un’alterazione psicofisica (anatomica o funzionale)
dell’organismo del lavoratore, provocando inabilità al lavoro temporanea,
assoluta, permanente o parziale; infine, è necessario che accada durante
un’occasione di lavoro, cioè deve esserci una connessione tra evento lesivo
e attività lavorativa (in sostanza, l’evento lesivo deve essere avvenuto per
finalità di lavoro).
Modulo C – Rischi specifici parte 2
L’infortunio è provocato da un danno, a sua volta causato dal concretizzarsi di un
pericolo. Ad esempio, un’attrezzatura rumorosa può con il tempo causare problemi
all’udito. Occorre distinguere il danno dal quasi incidente, cioè da quell’evento che
ha solo il potenziale di provocare un danno ma, di fatto, non lo fa. I quasi incidenti
sono da attribuire ad anomalie di funzionamento senza conseguenze,comportamenti
non corretti, mancanze anche organizzative e altro. Infine, si ricordi che da un danno
può derivare pure una malattia. Secondo la norma tecnica UNI 11046 “Statistiche
degli infortuni sul lavoro“, la malattia è l’alterazione psicosomatica oggettivamente
rilevabile, dipendente dall’azione di uno o più agenti patogeni, correlata a uno o più
rischi lavorativi, sufficienti a produrre uno specifico danno. Malattie cui si può
andare incontro sul posto di lavoro sono, ad esempio, la silicosi, l’asbestosi, i vari
disturbi dorso-lombari da movimentazione manuale dei carichi, lo stress e altro
RISCHIO
ELETTRICO
I RISCHI LEGATI ALL’ ELETTRICITA’
È importante testare
periodicamente la loro funzionalità.
Avanti
DANNI PER LA SALUTE UMANA
Fibrillazione ventricolare
Ustione
Purtroppo in tutti e tre i casi si può avere
anche la morte.
ALTRI RISCHI
L’impiego di “alberi di
Natale” degli adattatori di
prese elettriche è molto
rischioso perché può
determinare sollecitazioni
a flessione sugli alveoli
delle prese, provocando
dei sovrariscaldamenti
localizzati, con alto
pericolo di incendio e di
contatto diretto.
REGOLE DI COMPORTAMENTO
RISCHIO DI INCENDIO
probabilità che sia raggiunto il livello potenziale di
accadimento di un incendio e che si verifichino conseguenze
dell'incendio sulle persone presenti;
• Definizioni
RISCHIO BASSO
Si intendono a rischio di incendio basso i luoghi di lavoro
o parte di essi, in cui sono presenti sostanze a basso
tasso di infiammabilità e le condizioni locali e di esercizio
offrono scarse possibilità di sviluppo di principi di incendio
ed in cui, in caso di incendio, la probabilità di
propagazione dello stesso è da ritenersi limitata.
• Valutazione del rischio d’incendio DM 10 marzo 1998
RISCHIO MEDIO
Si intendono a rischio di incendio medio i luoghi di lavoro
o parte di essi, in cui sono presenti sostanze infiammabili
e/o condizioni locali e/o di esercizio che possono favorire
lo sviluppo di incendi, ma nei quali, in caso di incendio, la
probabilità di propagazione dello stesso è da ritenersi
limitata.
• Valutazione del rischio d’incendio DM 10 marzo 1998
RISCHIO ELEVATO
Si intendono a rischio di incendio elevato i luoghi di lavoro
o parte di essi, in cui per presenza di sostanze altamente
infiammabili e/o per le condizioni locali e/o di esercizio
sussistono notevoli probabilità di sviluppo di incendi e
nella fase iniziale sussistono forti probabilità di
propagazione delle fiamme, ovvero non è possibile la
classificazione come luogo a rischio di incendio basso o
medio.
• Valutazione del rischio d’incendio DM 10 marzo 1998
▪ industrie e depositi
▪ fabbriche e depositi di esplosivi;
▪ centrali termoelettriche;
▪ impianti di estrazione di oli
minerali e gas combustibili;
▪ impianti e laboratori nucleari;
▪ depositi di materiali combustibili
aventi superficie superiore a
20.000 m².
L’Incendio
L’INCENDIO
INCENDIO:
COMBUSTIONE:
DANNI DIRETTI:
▪ A persone
▪ A beni
▪ …
DANNI INDIRETTI:
▪ Perdita di produzione
▪ Mancato servizio
▪ Perdita di clienti
▪ Perdita immagine
▪ ….
• Il triangolo del fuoco
CALORE
• Gli elementi della combustione
ESEMPI:
COMBURENTI: ossigeno
• CALORE:
• pone a rischio le persone, deforma e sollecita le
strutture(legno secco 1200 °C, petrolio 1800 °C, acetilene
2600 °C)
• GAS TOSSICI:
• principale causa di morte delle persone in un incendio
(ossido di carbonio, acido cloridrico, acido nitrico …)
• FUMO:
• costituto da particelle solide , che i flussi di aria e di gas
disperdono nell’ambiente circostante
• I gas tossici prodotti nell’incendio
EVOLUZIONE TIPICA
DELL’INCENDIO:
(flash-over)
• Temperatura di infiammabilità:
• temperatura minima a cui il combustibile sviluppa vapori
tali da formare una miscela con il comburente (ossigeno) capace
d’incendiarsi al contatto con un innesco
• Temperatura di autoaccensione:
• temperatura a cui i vapori del liquido combustibile si
autoaccendono senza bisogno d’innesco
• Classificazione fuochi
CLASSE A:
CLASSE B:
Fuochi di liquidi infiammabili o solidi liquefatti
CLASSE C:
• Fuochi da gas
• (metano, GPL, vapore, acetilene…)
CLASSE D:
Fuochi da metalli
CLASSE E:
▪ Fuochi di CLASSE A:
• Raffreddamento e soffocamento
▪ Fuochi di CLASSE B:
• Soffocamento (schiume e polveri)
▪ Fuochi di CLASSE C:
• Soffocamento
▪ Fuochi di CLASSE D:
• Soffocamento
•
MODALITÀ DI ESTINZIONE
Per prevenire o spegnere un incendio
AZIONE DI SOFFOCAMENTO
Riduzione/eliminazione del comburente nella zona di
combustione
(vapore d’acqua, schiuma, polveri estinguenti o
sabbia).
MODALITÀ DI ESTINZIONE
AZIONE DI SEPARAZIONE
▪ Raffreddamento e Soffocamento
▪ Utilizzata per mezzi mobili o per saturazione
ambienti
▪ Utilizzata per fuochi B e C
▪ Non lascia tracce
▪ È stoccata in bombole a pressione
• Sistemi a polvere
FUMI
INCENDIO
CALORE GAS VISIBILITA'
RIDOTTA
PROPAGAZIONE CORROSIVI
DELLE ESODO
FIAMME IMPEDITO
MORTE
PER
SOFFOCAMENTO
CONSEGUENZE SULLA SALUTE DELL’UOMO
USTIONI
DOVUTE AI FUMI
Irritante per le vie respiratorie e per gli occhi
•
• Le principali cause d’incendio
▪ Guasti o incidenti
▪ Comportamenti colposi o dolosi
▪ Mancanza di controlli o manutenzione
▪ Fenomeni naturali
• Come ridurre i rischi?
▪ AZIONI DI PREVENZIONE
▪ COMPORTAMENTI CORRETTI
LA PREVENZIONE
PREVENZIONE:
Prevenzione:
PREVENZIONE:
▪ Rimuovere le sorgenti di
calore non necessarie e usare
sorgenti di calore più sicure
▪ Depositare i materiali
combustibili o infiammabili in
luoghi specifici, separati, aerati,
resistenti al fuoco, dotati di
proprie attrezzature di
spegnimento
• Come prevenire?
PREVENZIONE:
ORGANIZZAZIONE
NO SI
SU CHE COSA?
D.M. 10/03/98
D.M. 10/03/98
D.M. 10/03/98
D.M. 10/03/98
Utilizza:
- cartello
- colore
- segnale luminoso
- segnale acustico
- comunicazione verbale
- segnale gestuale
SEGNALETICA DI SICUREZZA NEI LUOGHI DI LAVORO
Segnaletica permanente
o divieto
o avvertimento
o obbligo
o mezzi di salvataggio
o mezzi di pronto soccorso
o materiali ed attrezzature antincendio
o contenitori e tubazioni
o rischi di urto e caduta
o vie di circolazione
SEGNALETICA DI SICUREZZA NEI LUOGHI DI LAVORO
Segnaletica occasionale
o pericoli
o chiamata di persone per azione specifica
o sgombro urgente
o guida delle persone che effettuano manovre implicanti
un rischio o un pericolo
SEGNALETICA DI SICUREZZA NEI LUOGHI DI LAVORO
INTERCAMBIABILITA’
COMPLEMENTARITA’
COLORI DI SICUREZZA
ROSSO
GIALLO o
GIALLO-ARANCIO
COLORI DI SICUREZZA
AZZURRO
VERDE
CARTELLI DI DIVIETO
• forma rotonda
• pittogramma nero su fondo bianco
• bordo e banda trasversale rossi
SEGNALETICA DI SICUREZZA NEI LUOGHI DI LAVORO
CARTELLI DI AVVERTIMENTO
• forma triangolare
• pittogramma nero su fondo giallo
• bordo nero
SEGNALETICA DI SICUREZZA NEI LUOGHI DI LAVORO
CARTELLI DI PRESCRIZIONE
• forma rotonda
• pittogramma bianco su fondo azzurro
SEGNALETICA DI SICUREZZA NEI LUOGHI DI LAVORO
CARTELLI DI SALVATAGGIO
ATTREZZATURE ANTINCENDIO
CONTENITORI E TUBAZIONI
La maggior parte dei DMS lavoro correlati si sviluppa nel tempo. Di solito la causa
dei DMS non è una sola, spesso vi concorrono vari fattori di rischio, tra cui fattori
fisici e biomeccanici, organizzativi e psicosociali nonché quelli individuali.
I fattori di rischio fisici e biomeccanici possono includere:
• movimentazione dei carichi, specialmente durante le fasi di flessione e torsione;
• movimenti ripetitivi o che richiedono uno sforzo;
• posture scomode e statiche;
• vibrazioni, scarsa illuminazione o ambienti di lavoro freddi;
• ritmi intensi di lavoro;
• rimanere seduti o in piedi a lungo nella stessa posizione.
Rischi a carico dell’apparato muscolo scheletrico
fattori organizzativi: definire una politica sui DMS per migliorare l’organizzazione
del lavoro e l’ambiente psicosociale sul luogo di lavoro nonché promuovere la
salute muscoloscheletrica.
Le azioni di prevenzione dovrebbero anche tenere conto dei cambiamenti
tecnologici in termini di attrezzature e digitalizzazione dei processi di lavoro e dei
cambiamenti nelle modalità di organizzazione del lavoro che ne conseguono.
▪ mantenere il carico il
più vicino possibile al
corpo
Rischi da esposizione al rumore
A tal fine, per ciascuna area omogenea, definita in relazione alla sua destinazione d'uso, viene
associata una delle sei classi previste. Per ogni classe sono altresì previsti dei valori limite:
•I valori limite di emissione, riferiti sia alle sorgenti fisse che a quelle mobili, “si applicano a
tutte le aree del territorio ad esse circostanti”, e sono rilevati in corrispondenza degli spazi
utilizzati dalle persone.
•I valori limite di immissione si riferiscono al rumore risultante dall’insieme di tutte le sorgenti
sonore attive.
Rischi da esposizione al rumore
▪ Test di apprendimento secondo modulo
GRAZIE PER L’ATTEZIONE!