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COME MIGLIORARE A SCACCHI?

Introduzione

Una domanda molto comune. Vediamo di dare una risposta, una volta per tutte!

Innanzitutto, è importante sapere a quale livello stai giocando attualmente, livello che
dipende essenzialmente da 2 fattori:

1. cosa studi
2. quanto studi

Il tuo punteggio ELO, purtroppo, non ci spiega esattamente il tuo livello di gioco: la
valutazione ELO dipende strettamente dai risultati dei tornei (se li hai giocati, quando li hai
giocati e quanti ne hai giocati, in un dato intervallo di tempo ) e, soprattutto, dagli avversari
incontrati. Inoltre, i giocatori non eseguono le stesse performances nel variare del tempo.
Durante la nostra carriera scacchistica, scelte personali volontarie (ad esempio, cambio di
repertorio d’apertura) od involontarie (cattiva forma fisica o psicologica, impossibilità a
partecipare a tornei) alterano il livello medio delle nostre abilità scacchistiche, apportando
grosse deviazioni da una distribuzione “standard”, come è quella rappresentata dal
punteggio ELO.
Pertanto, il primo passo per migliorare è stabilire il tuo livello di partenza, tramite l’analisi
delle tue partite, che rappresentano il grado delle tue conoscenze. Troverai la risposta
nell’ultima parte della dispensa (Come prepararsi ad un torneo: punto 1 e 5).
Dedichiamoci invece ora a stilare le basi logiche di un allenamento ben organizzato,
che rappresenteranno l’INDICE di questa dispensa:

¾ Come pensare in mediogioco


¾ Come pensare in finale
¾ Come costruirsi un repertorio d’apertura
¾ Come prepararsi per un torneo

Sono categorie estese, che discuteremo in dettaglio.


In questa introduzione, invece, faremo solo una prima conoscenza generica degli
argomenti che ci apprestiamo ad affrontare.

Il flusso del tuo pensiero, in mediogioco ed in finale, deve seguire una precisa scaletta:

A. Valutazione della Posizione


B. Cosa vuole fare il tuo avversario? (il suo piano)
C. Cosa debbo fare io? (il mio piano)
D. Calcolo delle varianti

Osserviamone le caratteristiche generali.


A. Valutazione della Posizione

Cosa significa valutare una posizione? E’ una tecnica o un algoritmo che permette ad un
giocatore di sapere chi sta meglio in una particolare posizione. E‘ un importante
componente della partita: basandosi su quella valutazione, lo scacchista prende delle
decisioni per la sua mossa successiva o per una sequenza di mosse. Steinitz diceva che
se hai un vantaggio posizionale devi attaccare. Facile a dirsi, ma purtroppo gli errori di
valutazione della posizione sono sempre dietro l’angolo. Ad esempio: se un giocatore
pensa di vincere dopo un cambio delle torri, ma la sua valutazione della posizione non è
corretta, egli perderà il finale con tale cambio, anche se ha studiato una marea di libri sul
finale! Perchè i computers giocano bene a scacchi? Perchè hanno un preciso algoritmo di
come la posizione cambia con una mossa od un’altra. E perché i professionisti battono
sempre i dilettanti? Perchè sanno valutare le posizioni molto bene.

Quindi, per giocare bene a scacchi, devi imparare a valutare le posizioni con
precisione.

Una guida comune per valutare tutte le posizioni consiste di 4 categorie:

1. Sicurezza del Re
2. Materiale
3. Attività dei pezzi
4. Centro/Struttura pedonale

Successivamente, approfondiremo tutte queste fasi.


Per ora, passiamo all’esame generico del punto successivo del corretto modo di pensare:

B. Cosa vuole fare il tuo avversario? (il suo piano)

Una delle questioni più importanti che lo scacchista deve sempre chiedersi è:
“Cosa minaccia il mio avversario?” seguita dalla domanda: “E' una minaccia reale?”
Qui, minaccia non significa solo la semplice cattura, semplici colpi tattici e così
via. L'avversario può minacciare di fare un cambio favorevole, di migliorare la sua
struttura pedonale, di completare lo sviluppo, di ottenere una casa forte ecc.ecc.:
queste sono minacce posizionali.
Quindi, un forte giocatore deve saper:
• identificare le minacce immediate (operazioni a breve termine/tatticismi elementari)
• identificare le minacce posizionali (cosa l'avversario vuole fare, il suo piano a
medio-lungo termine)
• valutare se queste minacce sono reali (valutare se sono veramente buone).

C. Cosa debbo fare io? (il mio piano)

Compresi i piani del nemico, un giocatore deve:


• prevenire le minacce ed i piani dell’avversario;
• rafforzare la propria posizione (riparare la struttura pedonale; migliorare l’attività dei
pezzi)
• identificare un piano attivo contro le debolezze dell’avversario.

Penso sia inutile sottolineare che non si possa arrivare al punto C, senza una disamina
precisa dei due punti precedenti, che rappresentano pertanto il cuore del giudizio
posizionale.

D. Calcolo delle varianti

Il termine “Calcolo” è completamente differente dai termini “Tattica” o “Combinazioni”.


Questa confusione terminologica induce spesso all’errata conclusione che, per imparare a
calcolare, basta risolvere quiz o puzzles.
Innanzitutto, la strategia è alla base di tutto. Se prendi in mano una raccolta di
combinazioni, ti renderai conto facilmente che il vincitore aveva anche, prima della
manovra combinativa, una posizione vantaggiosa (pezzi più attivi, presenza di debolezze
dell’avversario).
Il calcolo è uno strumento utilizzato ad ogni mossa per raggiungere un obiettivo strategico.
La maggior parte degli errori di calcolo dipendono da una errata valutazione della
posizione (punto A), da una sopravvalutazione/sottovalutazione delle minacce
dell’avversario o delle proprie possibilità (punto B e C).
E’ molto importante, però, rendersi conto che raramente si vince una partita con mosse
spettacolari. Una normale partita è vinta da chi gioca mosse più logiche, fa meno errori e
previene il controgioco dell'avversario.
Questa è chiamata “tecnica di gioco” ed è una combinazione tra la comprensione
delle richieste della posizione, una buona valutazione ed un rapido ma preciso
calcolo, subordinato alle idee ed obiettivi strategici.

9 Nella Parte successiva, inizieremo lo studio con: Come pensare in mediogioco.


COME MIGLIORARE A SCACCHI?

¾ Come pensare in mediogioco




Nella Introduzione, abbiamo conosciuto la scaletta mentale da utilizzare:

A. Valutazione della Posizione


B. Cosa vuole fare il tuo avversario? (il suo piano)
C. Cosa debbo fare io? (il mio piano)
D. Calcolo delle varianti

Il primo gradino è rappresentato dalla A. Valutazione della Posizione ed abbiamo anche


detto che, per eseguirla correttamente, hai bisogno di uno studio preliminare dei seguenti
argomenti:

1. Sicurezza del Re
2. Materiale
3. Attività dei pezzi
4. Centro/Struttura pedonale

In particolare, lo studio deve essere suddiviso secondo il seguente programma di


massima:

1. Sicurezza del Re
o Re debole al centro
o Re sicuro al centro
o Arrocchi omogenei (entrambi arroccano corto o lungo)
o Arrocchi eterogenei (un Re arrocca corto e l’altro lungo)
2. Materiale (valore quantitativo dei pezzi) e
3. Attività dei pezzi (valore qualitativo dei pezzi)
o Torre (colonna, avamposto, ingresso in settima ecc)
o Alfiere (diagonali aperte, alfiere “cattivo”, colore contrario ecc)
o Cavallo (centralizzato, fuorigioco, avamposto ecc)
o Donna (ruolo in attacco, fuorigioco ecc)
4. Centro e Struttura pedonale
o Tipi di Centro (fisso, bloccato,mobile,dinamico,chiuso,aperto)
o Strutture pedonali semplici (libero,
passato,isolato,sospeso,doppiato,arretrato)
o Strutture pedonali complesse (Hedgehog,Maroczy ecc.)
Certamente un duro lavoro, ma le fonti disponibili sono, al giorno d’oggi, veramente
notevoli ed interessanti! E la miglior comprensione della posizione, ti aiuterà a scavare
solide fondamenta alla tua ricerca del successo a Scacchi. Al momento, facciamo finta che
tu abbia già delle conoscenze consolidate su questi argomenti (successivamente,
vedremo come l’uso dei databases ti aiuterà nel tuo studio) e vediamo, invece, un paio di
esempi concreti, in cui proveremo ad analizzare una posizione ed a prendere una
decisione, basandoci proprio sulla scaletta mentale definita prima.

Una premessa doverosa: ho scelto queste due posizioni perchè si tratta di situazioni
difficili da valutare, anche per i softwares scacchistici. Ma, in entrambi i casi, non si tratta
di “tirare ad indovinare” la mossa giusta, ma di osservare il flusso del pensiero dei
giocatori e trarne delle considerazioni istruttive.

Nella prima posizione il Bianco è il Grande Maestro Grischuk (ELO 2600), che dopo
l’apertura: 1. e4 c5 2. Cf3 Cc6 3. Ab5 e6 4. O-O Cge7 5. c3 a6 6. Aa4 b5 7. Ac2 Ab7
8. De2 Db6 9. Td1 d5 10. e5 d4 11. Ae4 Td8 12. d3 h6 13. Cbd2 Cd5 14. cxd4 cxd4 15. a4
Ae7 16. axb5 axb5 17. Cb3 O-O 18. Ad2 b4 ha dovuto affrontare la seguente posizione:

Utilizziamo la nostra scaletta mentale.

A. Valutazione della Posizione

1. Sicurezza del Re

La posizione del Re nero è leggermente indebolita per via del pedone in h6.

2. Materiale

Pari.

3. Attività dei pezzi

Tutti i pezzi sono ben piazzati, perchè controllano importanti case centrali.

4. Centro e Pedoni

Centro fisso. Non vi sono debolezze nella struttura.


Prima di proseguire nella valutazione della posizione, voglio attirare la tua attenzione su
questo punto notevole: questa è la tipica situazione che mette in crisi noi dilettanti! Infatti,
sinora, non abbiamo osservato niente di peculiare. La prima tentazione è di muovere un
pezzo quasi a caso, tipo 19.Tdc1, salvo poi renderci conto che non vi sono case
d’ingresso in settima. Perciò non ho scelto la solita posizione “facile”, dove uno schema di
mediogioco od un banale tatticismo suggerisce la risposta.

Ok, continuiamo! Ricordati che siamo solo al primo punto della nostra scaletta!

Il segreto sta nell’approfondire la valutazione. Ad esempio, sappiamo veramente tutto sul


valore qualitativo dei pezzi in gioco? Riguardiamoli con più attenzione, confrontandone il
valore (metodo di Silman). Se badi bene, la Ta1 vale più della Tf8 (sta su una colonna
aperta!) e l’Ae4 vale più dell’Ab7 (guarda su entrambi i lati!). Ma il nostro cavallo in b3 vale
di meno del Cd5, ben centralizzato.

Il giudizio quindi è +=/=, ossia leggero vantaggio per il Bianco.

B. Cosa vuole fare il tuo avversario? (il suo piano)

Il Nero ha minacce reali? Tattiche o posizionali? Ringraziando il cielo, non riusciamo ad


identificarne nessuna. Il Nero non può migliorare la situazione dei suoi pezzi, perchè già
sono piazzati bene. L’unico suo pensiero sarà per la debolezza del lato di Re, indebolito
dalla presenza del pedone in h6.

C. Cosa debbo fare io? (il mio piano)

Un pensiero facile, valido in moltissime situazioni, è quello di migliorare il pezzo peggiore.


Poichè lo abbiamo individuato nella precedente fase, è ovvio che dobbiamo cercare una
casa migliore per il Cb3. Casa che può essere scelta tra c4 (avamposto) o sul lato di Re.

Ecco perchè Grischuk, probabilmente senza nemmeno bisogno di passare dalla quarta
fase D. Calcolo delle varianti, giocò 19.Ac1, con idea Cd2-c4 oppure Cd2-f1-g3-h5.

Il Nero sbagliò con 19...Aa6 (con l’idea di controllare la casa c4) ed il Bianco ottenne
subito una posizione superiore con 20.Cbxd4! Ma a noi poco interessa il seguito della
partita.

Passiamo al secondo esempio, più tattico, tratto da una mia partita del 2009.

Dopo l’apertura 1. e4 c5 2. Cc3 d6 3. f4 Cc6 4. Cf3 g6 5. Ac4 Ag7 6. O-O e6 7. d3 Cge7 8.


De1 O-O 9. f5 gxf5 10. Dh4 fxe4 11. dxe4 Cd4 12. Dh5 f6 13. Cxd4 cxd4 14. Cb5 Cc6
15. Tf3 Tf7 16. Th3 Af8, col Bianco, ho dovuto affrontare la seguente posizione:
Utilizziamo la nostra scaletta mentale.

A. Valutazione della Posizione

1. Sicurezza del Re

Il Re nero è insicuro, per via della colonna g- aperta. Ma anche il Re bianco è sofferente,
anche se in misura minore, per via dell’assenza del pedone f- (debolezza della diagonale
b6-g1)

2. Materiale

Il Nero ha un pedone in più.

3. Centro e Pedoni

Abbiamo un centro indefinito, in cui il Nero ha una evidente maggioranza pedonale, che
però, al momento, non è mobile. Infatti, se il Nero muovesse un qualsiasi pedone
(d6,e6,f6) perderebbe immediatamente del materiale.

4. Attività dei pezzi

Il Bianco sta esercitando una notevole pressione. Il Cb5 attacca i pedoni d6 e d4, l’alfiere
campochiaro preme sulla diagonale c4-g8, la Donna e la Th3 (che ha appena eseguito
un’alzata di torre, con la manovra Tf1-f3-h3) premono su h7. L’alfiere camposcuro ha una
diagonale aperta (c1-h6) attraverso la quale può entrare rapidamente in gioco, liberando la
strada alla Ta1. I pezzi neri, però, tranne la Ta8, stanno svolgendo importanti ruoli
difensivi.

Il giudizio: posizione tesa e con chances per entrambi i colori, in cui il vantaggio del Bianco
è solo temporaneo.

B. Cosa vuole fare il tuo avversario? (il suo piano)

Il Nero ha due esigenze. 1) Mettere al sicuro il suo Re, togliendolo dalla pressione
combinata che subisce sulla diagonale a2-g8 e sulla colonna semi-aperta g-. Una sua
idea, quindi, è sicuramente Rh8. 2) Altra idea è ridurre la pressione dei pezzi minori del
Bianco (Cb5 ed Ac4), cacciandoli via con spinte come a7-a6, seguita da b7-b5.
Successivamente, il Nero cercherà di migliorare la coordinazione dei propri pezzi, con
l’intenzione di sfruttare la maggioranza pedonale centrale al fine di prendere l’iniziativa.

Altra sua idea è quella di cambiare i pezzi, per poter sfruttare il pedone in più.

C. Cosa debbo fare io? (il mio piano)

Il Bianco ha un vantaggio volatile (pezzi più attivi), che deve sfruttare immediatamente,
avendo come target il Re nero. Avere un piano attivo, però, significa creare innanzitutto
una superiorità locale di forze sul lato di Re, dove già puntano la Dh5, la Th3 e l’Ac4.
Trasferire velocemente il Cb5 è impresa impossibile, anche se auspicabile: infatti, dopo
...a6, il Cavallo sembra costretto a ritirarsi in a3, casa molto passiva, sul bordo della
scacchiera. Anche portare l’alfiere camposcuro in gioco non è facile, in quanto se arriva in
h6 facilita il piano a lungo termine del Nero (cambiare i pezzi). Ma, se non si sposta l’Ac1,
la Ta1 rimarrà ancora inattiva. A proposito della Ta1: è il pezzo peggiore del Bianco, e
questo ci offre qualche idea, da valutare col calcolo...

D. Calcolo delle varianti

Per poter calcolare in posizioni complicate come questa, devi innanzitutto stabilire quali
sono le mosse candidate, ossia le mosse che devi considerare (per te o per il tuo
avversario) in risposta alle tue mosse. Naturalmente, nessuno prende in considerazione
tutte le mosse legali, e quindi le mosse candidate sono solo le mosse che ti sembrano
buone dopo la valutazione della posizione.
Nel caso in questione, ho considerato solo queste 2 mosse: 17.Dg4+ e 17.a4 (con idea
Ta3-g3+). Analizziamole entrambe:

-17.Dg4+ (doppio attacco al Re nero ed al pedone e6) Rh8! (fa parte del piano del Nero)
18.Axe6 Axe6;19.Dxe6 De8 (il Nero cerca di cambiare i pezzi) 20.Df5 De5 e la posizione è
equilibrata.
-17.a4 è interessante, ma il Bianco deve calcolare le conseguenze del sacrificio di cavallo
17...a6; 18.Taa3! (micidiale alzata di torre) axb5; 19.Tag3+ Tg7; 20.Dxh7+ Rf7; 21.Ae2 e
la partita è finita, per la posizione catastrofica del Re nero.

In partita, dopo 17. a4!! il Nero giocò l’intelligente 17...d3!?, per chiudere la terza traversa,
ma dopo 18.Txd3 Ce5; 19.Tg3+ il Bianco ha recuperato il pedone sacrificato in apertura,
rimanendo con un attacco vincente.

La lezione, in entrambe le posizioni analizzate, è la seguente: in posizioni complicate, una


mossa che migliora un pezzo può essere molto forte. Ma per trovarla, occorre seguire un
preciso flusso di pensiero ed una scaletta mentale accurata.

So già cosa stai pensando, ora:” Ma dove trovo questi esercizi? Come posso allenarmi?”.
Continua a leggere e troverai la risposta nell’ultima parte della dispensa.

9 Nella Parte successiva, studieremo: Come pensare in finale


COME MIGLIORARE A SCACCHI?

¾ Come pensare in finale




Molte volte, avrai avuto consigli generici del tipo: “SehaiunELOintornoai1500, Imparamatti
basilari(Re+Donnavs.Re,Donna+Donnavs.Re,Torre+Torrevs.Re,Re+Torrevs.Re).Giocali
finchènonacquisticompletaconfidenzanonseiingradodidaremattoachiunqueinqueste
posizioni”. Oppure: “SehaiunELOintornoai1600Ͳ1700,ilfinaleèlachiavevincenteperquesto
livello.Immaginailvantaggioenormechehaicontroiltuoavversariosetusaicomegiocareil
finaleeluino!Studiaschemibasedeifinali:Re+Pedonevs.Re,Re+2Pedonivs.Re,Re+Pedone
vs.Re+2Pedoniecosìvia.”Ed ancora:”SehaiunELOintornoai1800Ͳ1900,dedicatiaifinalidi
Torre,chesonoipiùfrequentiinassoluto”

Sono tutti consigli validi e che sottoscrivo pienamente, ma purtroppo so, per esperienza,
che uno studio solo mnemonico dei finali risulta noioso e, pertanto, poco efficace.

Ora, nelle precedenti due Parti, abbiamo definito la scaletta mentale da utilizzare in
mediogioco:

A. Valutazione della Posizione


B. Cosa vuole fare il tuo avversario? (il suo piano)
C. Cosa debbo fare io? (il mio piano)
D. Calcolo delle varianti

La domanda è: possiamo utilizzare lo stesso flusso di pensiero anche in finale?

E’ ovvio che la conoscenza di schemi abituali (patterns) facilita grandemente il nostro


lavoro mentale e, quindi, non voglio assolutamente sconsigliarti lo studio di un buon
manuale sui finali (Averbach, giusto per citare il più famoso). Ma la conoscenza dei finali
non significa solo teoria, ma anche conoscenza accumulata con proprie esperienze e con
lo studio delle partite dei maestri.

Qualche esempio concreto ci aiuterà a comprendere meglio il concetto che cerco


faticosamente di esprimere.
Un finale di pedoni facile. Il Bianco può giocare 1.Rc4 oppure, in modo più diretto, 1.b5+ ,
in quanto sa che dopo 1…Rxb5; 2.Rd5 il finale è vinto facilmente (ad esempio 2…f5;
3.Re5 e così via, facendo strage dei pedoni).

Ora però guardiamo quest'altra posizione:

Un finale di Torre, con mossa al Bianco, che deve decidere se cambiare le Torri (con
1.Txd6+) o conservarle (con 1.Te4+). Senza bisogno di calcolare le varianti, come farebbe
un computer, il mio cervello sa che deve cambiarle, perchè sa che dopo 1.Txd6+ Rxd6;
2.Rd4 Rc6 3.b5+ il finale è vinto (vedi diagramma precedente).

Quindi, la conoscenza teorica dei finali "aiuta" il nostro cervello a funzionare meglio, ad
essere più rapido. Ma, in posizioni complesse, ci occorre un algoritmo migliore, per trovare
la soluzione.

Osserviamo il seguente studio:

Mossa al Nero.

E’ evidente che qui, anche se abbiamo studiato dei buoni manuali sui finali di Torre, non
possiamo ridurre il finale ad un caso semplice. Abbiamo quindi bisogno di una scaletta
mentale che ci aiuti. Applichiamo lo stesso flusso di pensiero utilizzato nel mediogioco:

A. Valutazione della Posizione

Pedoni: Il Bianco ha due pedoni passati, di cui uno (il pedone c-) in sesta traversa. Il Nero
ne ha solo uno, in quinta.

Torri: la torre bianca sta davanti al pedone e non dietro (la posizione ottimale); però
potrebbe sfruttare tale situazione dando, al momento opportuno, uno Scacco al Re per
liberare di colpo la casa di promozione in c8.
Re: il Re bianco deve avvicinarsi al pedone d5 del Nero. Il Re nero deve evitare ogni
Scacco al Re da parte della Torre bianca (come appena detto).

Valutazione: il Bianco sta meglio.

B. Cosa vuole fare il mio avversario? (il piano del Bianco)

Lo abbiamo detto: spingere in c7 e poi dare Scacco. Ad esempio, dopo 1…Rf7; 2.c7, il
Nero è in zugzwang (senza mosse). Infatti, se gioco 2…Re7 (avvicinandomi al pedone) il
Bianco vince con 3.Te8+. Ovviamente se torno in g6 con 2…Rg6, ho solo perso un tempo
prezioso, perchè il Bianco spingerà anche l'altro pedone con 3.e6 e sono ancor più nei
guai!

C. Cosa debbo fare io? (il piano del Nero)

Il mio problema urgente è mettere al riparo il mio Re, e possibilmente attivarlo. Ad


esempio, metterlo in e4, usando il pedone bianco e5 come scudo.

D. Calcolo delle varianti

Allora: 1…Rf5; 2.c7 Re4; 3.e6 accidenti! come fermo ora il pedone e6? Ci vorrebbe la
torre in e7. Ok, altra variante: 1…Tf7+; 2.Re2 Rf5; 3.c7 Re4. Ok, ora, dopo 4.e6 posso
giocare 4…Te7. La mia torre blocca entrambi i pedoni bianchi, il Re in e4 non può subire
scacchi e difende il mio pedone d5. Una variante di 3 mosse è il mio massimo assoluto.
Ok, gioco 1…Tf7+.

Quali insegnamenti generali possiamo trarre da questi esempi?

In linea generale, tutti i finali possono essere divisi in 2 categorie:

1. Finali Teorici – sono quelli il cui risultato è comunemente noto, ovviamente a gioco
corretto. Sono posizioni ben studiate e la soluzione è interamente tecnica.
2. Finali Pratici – posizioni che appaiono nelle partite reali. Questi di solito hanno più
pezzi e pedoni dei finali teorici, ma possono essere risolti applicando le conoscenze
basilari sui finali. L’obiettivo è di trasporre questi finali in quelli del primo tipo (i
teorici). Il flusso del pensiero, però, deve essere regolato da una scaletta mentale
rigorosa.

9 Nella Parte successiva, studieremo: Come costruirsi un repertorio d’aperture


COME MIGLIORARE A SCACCHI?

¾ Come costruirsi un repertorio d’apertura


 

La prima osservazione da fare sembrerà banale ai giocatori più esperti, ma è una


premessa necessaria: ti devo convincere dell’utilità di avere un repertorio d’aperture!

™ perchè dovrei avere un repertorio d’apertura?

Ti elenco qualche motivo, tra cui scegliere:

a) Col Bianco: ottenere un vantaggio d’apertura


b) Col Nero: ottenere una posizione di mediogioco giocabile
c) Potrai giocare più veloce (ne riparleremo in seguito)
d) Un repertorio intonato al proprio stile di gioco ti farà sentire a tuo agio
e) Potrai punire gli errori del tuo avversario più spesso
f) Potrai sapere quali posizioni tipiche di mediogioco, strutture pedonali, finali e
tatticismi studiare
g) Potrai aggiornarlo
h) Ti divertirai di più se giochi posizioni in cui credi
i) Senza una guida, le cui mosse siano state provate e verificate, è quasi impossibile
oggigiorno giocare bene le prime fasi della partita
j) Perchè dopo 10-15 mosse della partita inizi a pensare all’abbandono
k) Perchè dopo 10-15 mosse della partita pensi: “ho una posizione orribile”
l) Perchè non sei un giocatore universale, bravo in tutte le aperture.

Bene, ora sai che hai bisogno di studiare le aperture; la prossima questione è ovviamente
quali aperture studiare ed in che modo. Inoltre, dobbiamo vedere come trasformare un
insieme di aperture in un repertorio, legate da un filo logico. Infatti, avere un repertorio
significa molto più di una semplice scelta tra 1.d4 o 1.e4 alla prima mossa. Ciò che lega
dei sistemi di apertura in un repertorio è una decisione preliminare tua, una scelta basata
su una ricerca a priori, decisione che ha bisogno di essere valutata e controllata.
Ovviamente, vi deve essere una certa attitudine da parte tua, una preferenza per
determinate posizioni: alcuni sono più forti in posizioni aperte e tattiche, altri preferiscono
una struttura pedonale chiusa e fissa in cui poter fare lente manovre. Altri ancora
preferiscono posizioni semplici con pochi pezzi o, viceversa, altri amano la tensione di
molti pezzi e pedoni. Purtroppo, scegliere le giuste aperture non è una semplice questione
di 'tentativi ed errori'! Potresti trascorrere degli anni a cercare ed a cambiare, senza
venirne a capo! Quindi, occorre stilare un piano d’azione energico, se vuoi veramente
risolvere in modo soddisfacente la questione:

1) Come definire il tuo stile di gioco?


2) Come scegliere le fonti per un repertorio d’apertura?
3) Quanto tempo dedichi agli Scacchi?
4) Linee principali o varianti secondarie?
5) Quanto devono essere lunghe le varianti d’aperture da studiare?
6) Quali aperture studiare, a seconda del proprio livello di gioco?
7) Come fissare la teoria nella tua memoria?
Continuando a leggere, troverai le risposte ai quesiti.

1) Stile di gioco

E’ molto difficile, se non impossibile, definire lo stile di gioco di un dilettante. La risposta


più comune alla mia domanda “Come definisci il tuo stile?” è stata “Sono un giocatore
posizionale o combinativo”. Ma quando poi ho analizzato le loro partite, ho visto che si
trattava solo di “realizzazione di desideri”: giocatori tranquilli, molto timorosi, a cui era
capitato talvolta di vincere una partita per una combinazione fortuita (nata per lo più da
errori dell’avversario), avevano assaporato la gioia del calo di tensione immediato,
dell’eccezionale stato di grazia che un colpo tattico conferisce ad un gioco frenato dalla
“paura di perdere”. E si erano auto-definiti combinativi.

Innanzitutto, vediamo se possiamo definire dei rivelatori di stile, che ci aiutino in modo
più oggettivo. Qui ne elenco alcuni, associandoli per opposto:

i. aperto/chiuso
ii. dinamico /statico
iii. posizionale/tattico
iv. illuso/concreto
v. attendista/aggressivo
vi. occupante del centro/controllore del centro
vii. lottatore per l’iniziativa/contrattaccante
viii. manovriero/posizioni semplici
ix. piano unico/molti piani

Ognuno di noi può divertirsi a leggere elenchi simili, ma ricordano da vicino gli oroscopi
che si leggono su riviste di infimo ordine! Se hai trovato il tuo “stile” in questo elenco...sei
sulla strada sbagliata! Infatti, idealmente, dovresti fare un giusto mix di questi stili, perchè
hai bisogno di volta in volta di varie tecniche per padroneggiare le differenti posizioni. Le
partite posizionali ti portano a costruire situazioni in cui dovrai necessariamente usare la
tattica per poter cogliere i frutti del tuo gioco precedente. E, parimenti, se sei bravo nella
tattica avrai bisogno di alcune competenze strategiche per condurre in porto le posizioni
favorevoli.

All’inizio del secolo scorso, Emmanuel Lasker offrì la seguente classificazione dello stile di
gioco:

1.Lo stile di un automa – il giocatore che ha questo stile memorizza alcuni schemi noti
(patterns), e nelle posizioni date egli ha sempre le stesse idee.

2.Lo stile solido – caratterizzato dalla tendenza verso la sicurezza, ma anche verso un
comportamento passivo.

3.Lo stile d’attesa – provoca l’avversario ad operazioni attive ed è orientate specialmente


al contrattacco.

4.Lo stile combinativo – giocatori che si basano sul calcolo delle varianti.

5.Lo stile classico – basato sulle regole strategiche di Steinitz.


Ma oggigiorno, usiamo un altra definizione per conoscere qual è lo stile: “nell’era
postmoderna, si esalta la conoscenza dei piani e motivi tipici, sia per il Bianco che per il
Nero, del mediogioco derivante dall’apertura”. Da ciò deriva un corollario: il TUO stile di
gioco è ben visibile e descritto da te stesso, nelle TUE partite di torneo! Torneremo
sull’argomento nell’ultima parte della dispensa, ma per ora ti assegno questo compito dal
titolo: quali sono le mie precedenti esperienze e quali i miei risultati?

Salva le tue partite in un database e fai una statistica, rispondendo alle seguenti domande:

a) quali aperture hai giocato di più?


b) con quali aperture hai vinto o perso?
c) quale apertura ti è piaciuta di più? E quale meno?
d) in quale misura l’apertura giocata ha avuto un ruolo importante nel risultato della partita?

Nota che l’ultima domanda è la più importante, in quanto è la vera discriminante tra un
giocatore di alto livello ed un principiante, ed è anche quella che ti dice se hai bisogno di
cambiare il tuo repertorio (se già ne adotti uno!).

Eseguito questo screening, avrai tra le mani una bozza di repertorio, ovviamente molto
incompleta ed insoddisfacente (se tu fossi contento del tuo repertorio attuale, non
perderesti tempo a leggere queste pagine!). Usiamo queste indicazioni come base
operativa (ad esempio: col Bianco gioco 1.e4 e col Nero la Francese e l’Est-Indiana, ma
non sono a mio agio).

2) Come scegliere le fonti per un repertorio d’apertura?

Se sei autodidatta, la prima cosa da fare è raccogliere del materiale utile. La gran quantità
di materiale disponibile ai giorni nostri è in realtà causa di grande confusione: occorre una
selezione ragionata.

Per comodità, dividiamo le fonti in due categorie: libri (anche in formato digitale, tipo CD
Chessbase) e video (DVD).

I libri possono, a loro volta, essere suddivisi in:

- Enciclopedie (tipo ECO)


- Libri di repertorio
- Monografie

Ogni tipo di libro o CD ha pregi e difetti, che ti elenco:

Enciclopedie: coprono tutte le aperture del mondo in 500 pagine, ma non coprono
un’apertura in modo esaustivo. Paradossalmente, dicono troppo poco per un dilettante
(non spiegano il motivo delle linee scelte) e troppo per un professionista (poche
diramazioni secondarie). Il vantaggio è però quello di dare un’utilissima visione d’insieme
al sistema d’apertura prescelto. Inoltre, rappresentano il libro da “consultare”
all’occorrenza, finchè non si è stampato il proprio repertorio.
Libri di repertorio: sono la base fondamentale da cui partire. Spesso sono scritti con una
formula vincente: una introduzione strategica, piani tipici, e poi la teoria in facili blocchi,
usando partite intere per illustrare i piani di mediogioco. Questi libri hanno un vantaggio
ovvio: il Grande Maestro ha già navigato attraverso l’apertura ed ha scelto alcune linee
buone per te, salvandoti dai dubbi. Dunque, il professionista si arroga il diritto di scegliere
le varianti che tu dovresti giocare, legandole da fili logici più o meno forti. Ad esempio, se
consiglia 1...c5 e poi ...g6 per il Nero, ti produce un libro in cui esamina il Dragone e
l’Inglese simmetrica (1.c4 c5). Infine, mette un bel titolo rassicurante (Repertorio per il
giocatore d’attacco o Repertorio completo per il giocatore posizionale). Ovviamente,
nessuno mai pubblicherà un libro dal titolo: ”Come giocare 1.e4 e...perdere”. Quindi, non ti
indicherà mai i difetti del suo repertorio, ma, nonostante ciò, questi libri sono utili, in quanto
ti offrono una rosa di sistemi tra cui scegliere. Niente ti impedisce di modificarlo, inserendo
i sistemi che preferisci. Ma dove trovarli, questi sistemi alternativi? Nelle monografie...

Monografie. I libri dal titolo “Vinci con...”, paradossalmente sono i migliori, in quanto
almeno sai che l’autore è sì un imbroglione (ti ha truffato i soldi, facendoti credere di aver
comprato un libro miracoloso) ma almeno è stato onesto, in quanto sin dal titolo ti ha
avvisato che il suo libro è a senso unico. Infatti, TUTTI i libri di aperture imbrogliano: tutti
gli autori “nascondono” le varianti critiche con accorgimenti tipici, quali l’inserimento in
nota, facendoti intendere che nessuno ti giocherà mai quella mossa demolitrice, oppure
coi commenti quali “ed il Nero ha compenso dinamico”, però intanto tu hai un pedone in
meno... I vantaggi di una monografia, però, sono altrettanto notevoli: hai la possibilità di
dare uno sguardo d’insieme, osservi delle partite modello, comprendi i lati positivi
dell’apertura che ti interessa (ma ricorda: NON i lati negativi!).

Video(DVD). Hanno lo stesso significato delle monografie: ti offrono spunti per lo studio,
ma non puoi costruirti un repertorio completo basandoti solo sulle poche informazioni
sviluppate.

Devi anche considerare che i libri di apertura, come la maggior parte dei libri di scacchi,
non possono essere letti come le riviste. Significa che non puoi solo leggere i commenti ed
i diagrammi, saltando quelle noiose notazioni algebriche...! Il miglior approccio è avere
una scacchiera reale a portata di mano, così da spostare i pezzi mentre leggi.

Purtroppo, sarebbe di cattivo gusto, da parte mia, fare una specie di lista nera, in cui
elencare i peggiori testi in circolazione. E sarebbe anche inutile, in quanto si tratterebbe di
opinioni personali e dunque discutibili. Ed al pari, una lista dei migliori testi si tradurrebbe
in una specie di “consiglio per l’acquisto”. L’unica affermazione che può farti da guida è
quella dell’ex-Campione del Mondo Tigran Petrosian, che disse: ”Quando studio
un’apertura dal punto di vista del Bianco, le varianti finiscono sempre in parità. Quando
studio la stessa apertura, ma dal punto di vista del Nero, il Bianco ha sempre un
vantaggio”.

In conclusione, servono tutte e tre le tipologie, ma vanno usati cum grano salis. La
soluzione migliore è quella di integrarli: scelto un libro di repertorio (occhio all’autore!),
occorre trascrivere le varianti suggerite in un database, confrontandole con una
monografia. Lo so, è un lavoro duro, ma mi ha dato sempre soddisfazioni il tempo usato
in questo modo. Il fattore principale, pertanto, diventa un altro:
3) quanto tempo hai per studiare scacchi?
Ovviamente, se il tempo è limitato, occorre imparare poche semplici aperture, non con
molta teoria. In alternativa, se hai tutti gli ultimi libri di apertura, o un computer con regolari
aggiornamenti di tutte le ultime partite, e se ti diverte memorizzare lunghe e taglienti
varianti, allora vai avanti, gioca la Siciliana Najdorf e buona fortuna! Ne avrai bisogno! Ed il
fattore tempo è decisivo anche per un’altra questione non da poco:

4) Linee principali o varianti secondarie?

Vi sono vantaggi e svantaggi, qualsiasi tipo di scelta tu faccia.


Il vantaggio di giocare linee principali (Spagnola, Siciliana, Nimzo-Indiana ecc.) è che hai
accesso a grandi databases, puoi vedere cosa giocare, e puoi vedere come forti giocatori
padroneggiano queste linee. Dunque, sono aperture che durano una vita.
Lo svantaggio è che devi trascorrere molto tempo a studiare il tuo repertorio, in quanto
sarà più esteso e devi essere sempre sicuro di essere aggiornato sulla teoria recente.
Le linee secondarie offrono meno vantaggi (se i professionisti non le adottano, ci sarà
pure un motivo, no?) ma hanno bisogno di meno manutenzione.
Alcuni giustificano la scelta di determinate aperture secondarie (“gioco l’Ippopotamo o
l’Attacco Grob”) con l’intenzione di “sorprendere” l’avversario, ma lo svantaggio di giocare
linee inferiori è sempre superiore al supposto vantaggio del fattore sorpresa.
In linea di massima, il consiglio migliore è quello di non considerare il repertorio come
qualcosa di statico e sempiterno, ma dinamico ed in continuo rimaneggiamento. Giocare la
Siciliana, ad esempio, è possibile se non ci si avventura subito in sistemi ultra-teorizzati,
come la Najdorf. Ma vi sono tanto altri sistemi, sempre all’interno della Siciliana, che
offrono varietà di scelta anche per il N.C. Ma, ovviamente, minore è il livello di gioco e più
diminuisce la possibilità di fare tutto da soli! Ecco perchè la selezione delle fonti diventa un
fattore cruciale, molto delicato per una categoria nazionale autodidatta.

5) Quanto devono essere lunghe le varianti d’aperture da studiare?

Probabilmente sarai stupito dalla risposta, ma vi è una ragione logica: devono essere
lunghe il più possibile, possibilmente tutta la partita-modello. Da molti anni abbiamo a
disposizione la possibilità di realizzare databases con motori d’analisi che ci possono
aiutare per controllare il nostro repertorio, se è scritto in formato Chessbase! Basta poi un
semplice click per aggiungere o rimuovere linee, o semplicemente per analizzare
materiale rilevante.

Scrivere un repertorio con carta e penna è, oggigiorno, ridicolo. E sperare di leggere i libri
di aperture solo per avere idee, è inutile: le dimenticherai rapidamente! Usando il
database, invece, potrai familiarizzare con le aperture scelte, rigiocare partite tematiche,
per cercare di capire cosa accade dopo l’apertura, ossia quali piani funzionano bene in
quelle situazioni. Quindi, è sempre una buona idea guardare intere partite giocate da forti
giocatori nelle varianti da te scelte, per vedere come affrontano le posizioni (se sono
commentate da loro stessi, tanto meglio!). Cerca così di ottenere un buon feeling per la
base dell’apertura e per le idee/tecniche tipiche del loro mediogioco. Se comprendi
veramente bene le idee dell’apertura, potrai muoverti correttamente anche se non ricordi
esattamente la teoria! Se l’apertura ha finali tipici, allora potrai esaminare anche alcuni di
questi. In questo modo, potrai memorizzare le varianti, comprendendo anche il perchè
delle mosse.

6) Quali aperture studiare, a seconda del proprio livello di gioco?

Come scegliere la giusta apertura, in base al proprio punteggio ELO o, meglio ancora, in
base al proprio livello di gioco? Argomento delicato...
Spesso gli istruttori dicono ai loro studenti di iniziare giocando 1. e4 col Bianco, per
impratichirsi nelle loro capacità tattiche, e solo dopo passare a 1. d4, quando essi sono già
abbastanza forti e con una discreta abilità posizionale. Ma questo insegnamento funziona
solo se lo studente ha una luminosa carriera davanti a sè! Se invece, come tanti fanno,
nascono e muoiono Categoria Nazionale, il consiglio si rivela un boomerang formidabile:
giocando sistemi complessi (ad esempio, il GM John Nunn consiglia la Spagnola, in
quanto è “una mucca da cui puoi mungere latte per tutta la vita”) il giocatore inesperto
perde, decide (spessissimo erroneamente) che la colpa è dell’apertura, la cambia, la
ricambia, riperde ancora, torna alla precedente e così via, vittima della “switch syndrome”.
Secondo la mia modesta opinione, vi è un errore di fondo, che ti espongo.
Le aperture spesso sono classificate in tre categorie basilari: Gioco Aperto (1 e4 e5),
Giochi Semi-Aperti (1 e4 ... – la Difesa Siciliana, la Difesa Francese, ecc.) ed i Giochi
Chiusi (1. d4, 1. c4) ma è difficile credere veramente a queste categorie perchè, ad
esempio, la linea principale della Spagnola Chiusa difficilmente è “Aperta” e molte linee
del Gambetto di Donna Accettato non sono certamente chiuse!
Pertanto, possiamo rifinire meglio questo concetto se realizziamo che la natura tattica o
posizionale dell’apertura è decisa sì dalla struttura pedonale, ma è decisa soprattutto dalla
disposizione dei pezzi, funzione della nostra capacità di attivarli. Insomma, così come non
definiamo “tattico” un giocatore solo perchè gioca 1.h4, così non possiamo definire
“posizionale” un giocatore solo perchè gioca 1.d4 2.c4 (pensate al Gambetto Benko,
giusto per citare un esempio di partita dinamica).

Il mio consiglio (ripeto: opinabile, ignoratelo tranquillamente!) è quello di adottare un giusto


mix: aperture principali (giocate dai professionisti, per avere le loro partite come modello),
ma adottando sistemi secondari (per ridurre il carico di studio).
Compilare una tabella, accoppiando un’apertura ad un punteggio ELO, lo trovo risibile:
quando mai ti è capitato di cambiare apertura, solo perchè te lo ha detto il Maestro XY o
perchè hai letto che il Sistema ZZ è adatto al caso tuo?

Quello che ti serve è studiare molte aperture,con complesse posizioni di mediogioco,


ricche in idee. Solo giocando differenti tipi di strutture, con vari piani e problemi da
risolvere nel mediogioco, puoi allargare i tuoi orizzonti e migliorare la comprensione
scacchistica in generale.

La mia filosofia generale è simile al big bang: partendo da un piccolo nucleo, il tuo
repertorio deve espandersi lentamente ma inesorabilmente, a seconda del tempo
dedicato allo studio ed al metodo di verifica del repertorio (leggi dopo).
Se si vuole tutto e subito (gioco la Francese e l’Est-Indiana col Nero, e col Bianco 1.e4 con
Spagnola e Siciliana Aperta) mi limito a farti tanti auguri!

7) Come fissare la teoria nella tua memoria?

Occorre fare pratica, sia per memorizzare il repertorio e sia, soprattutto, per controllarlo
ed aggiornarlo (manutenzione).
Una volta inserito in Chessbase e stampato su carta, potrai “leggerlo” più volte, ma
giocando contro un qualsiasi avversario avvertirai sempre la stessa, spiacevole
sensazione: il tuo repertorio NON prevede tutto! Ma questo è perfettamente normale: a
parte l’impossibilità matematica di comprendere tutte le possibili mosse di una partita a
scacchi, vi sarebbe anche l’impraticabilità di un repertorio mostruoso!
Giocando le aperture prescelte contro un partner, al circolo o online, avrai del materiale
importante. Giocare contro un forte avversario è la miglior opzione possibile, perchè dalle
sue reazioni potrai trarne i maggiori insegnamenti. Il gioco online ti offre due chances: a) il
gioco per corrispondenza e b) le blitz. Le puoi utilizzare a precise condizioni:
a) Il gioco per corrispondenza è alterato dai motori scacchistici, che adoperano
repertori specifici per il loro tipo di gioco. Ora, il repertorio adatto ad un umano
(qualunque sia il tuo) sarà sempre diverso ed inferiore. Pertanto, puoi giocare solo
se parti dal presupposto che la sconfitta è inevitabile. Ma può essere utile per
approfondire linee specifiche del tuo repertorio. Se il tuo ego ti permette di perdere i
punti ELO virtuali, fai pure!
b) Blitz online. Giocane al massimo tre per volta. Poi, disconnettiti e controlla
IMMEDIATAMENTE le partite, confrontandole col repertorio stampato.
Utilizza il materiale così ottenuto per fare queste verifiche:
ƒ controlla se ti sei ricordato la teoria in modo corretto
ƒ controlla se hai giocato il giusto piano di mediogioco
ƒ come ti sei sentito durante la partita?
ƒ dove hai sbagliato?
ƒ sono stati errori tattici o posizionali?

Se necessario, fai le opportune modifiche al repertorio.


E cosa fare se perdi, nei tuoi primi esperimenti col nuovo repertorio?
E’ normale all’inizio incontrare dei problemi di adattamento, che possono demoralizzarti!
Una regola molto importante degli scacchi è che bisogna analizzare le proprie partite per
vedere dove hai sbagliato, potendo così imparare molto. Puoi giocare una bella partita,
aver vinto, esserti sentito molto felice, ma poi accendere il computer, inserire le mosse in
Fritz, e solo allora scopri che quasi ogni tua mossa è stato un patetico errore!! Quindi, ogni
volta che giochi la tua apertura, o vinci o perdi, ti suggerisco in ogni caso di riguardarla.
Naturalmente, se avevi una buona posizione ed hai fatto una banale svista, l’apertura non
c’entrava niente! Considera che il tempo medio di adattamento ad un nuovo repertorio
richiede dai 6 ai 12 mesi, un periodo nel quale sarai sempre tentato dalla voglia di tornare
alla tua vecchia apertura, quella con cui hai dato quel matto favoloso al tuo circolo...(ma
solo quella sera!).
Solo dopo aver giocato parecchie partite dai risultati non molto incoraggianti, anche se hai
giocato l’apertura correttamente, puoi riconsiderare la questione, ricominciando da capo
l’intera procedura di scelta delle tue aperture.
Ricorda: Non è cambiando spesso, o cambiando a caso, che puoi sperare di trovare le
migliori aperture adatte a te.

9 Nella Parte successiva, studieremo: Come prepararsi per un torneo


COME MIGLIORARE A SCACCHI?

¾ Come prepararsi per un torneo

In questa parte conclusiva, affronteremo i seguenti argomenti, con delle indicazioni


pratiche:

1) Quali argomenti di mediogioco devo conoscere?


2) Quali tipi di finali devo conoscere?
3) Quale repertorio d’aperture devo usare?
4) Come devo usare il tempo, durante la partita?
5) Come devo analizzare le partite giocate?

1)Quali argomenti di mediogioco devo conoscere?


2)Quali tipi di finali devo conoscere?

Rispondere alle prime due domande significa rispondere alla domanda fatta
nell’Introduzione di questa dispensa: qual è il tuo livello di gioco attuale?

La risposta è: dipende dalle tue conoscenze scacchistiche. Ecco un elenco delle


competenze di base che dovresti possedere, nelle diverse fasi della tua carriera
scacchistica:

Mediogioco:

A) Strategia di base per Categorie Nazionali ed inferiori: sviluppo dei pezzi , saper
formare avamposti per i cavalli, controllare colonne aperte con le torri, attivare gli
alfieri su diagonali aperte, riconoscere differenti tipi di centro e saperlo occupare o
controllare, usare bene la coppia degli alfieri, saper individuare le case forti e deboli .

B) Strategia per Categorie Magistrali: conoscere i differenti tipi di strutture pedonali


semplici (pedoni doppiati, arretrati, isolati,connessi,passati) ed il gioco attivo con e
contro di esse. Strutture pedonali complesse ( catene pedonali, vantaggi posizionali
coi pedoni, limitazione della posizione dell’avversario, isole pedonali, blocco, coppia di
pedoni isolati su colonne semi-aperte, pedone isolato di Donna, hanging pawns,
Struttura Karlsbad, Maroczy, Botvinnik, Hedgehog, Dragone, Slava ecc.). Tipi di
compenso (qualità, Donna per tre pezzi, sacrifici dinamici e posizionali di pedone
ecc.). Strategie di gioco complesse (attacchi coi pezzi minori, difesa, profilassi,
controgioco, bluff ecc.)

Finale:

A) Categorie Nazionali ed inferiori (finali di base): Fnali di Pedone (Opposizione,


Triangolazione, Regola del Quadrato, manovre del Re tipiche come lo Zig-zag,
Pedone protetto passato,Pedone passato lontano, Pedoni isolati passati, Spinta di
rottura) e Finali di Torre (Torre contro pedone,Quadrato allargato, T contro 2 pedoni
passati, T+P contro Torre, Manovra di Lucena,Manovra di Philidor, Manovra di
Karstedt)
B) Categorie Magistrali (livelli intermedi): Finali di Alfiere; Finali di Donna; Finali di
Cavallo; Finali complessi.

3)Quale repertorio d’aperture devo usare?

Abbiamo detto che il primo passo è procurarsi gli indici dei libri di repertorio in commercio.

Quali aperture adottare? Ti devi basare su 2 fattori:

a) Le aperture che già giochi (ricordi le statistiche che ti ho fatto fare, sulle TUE
partite?)
b) Il principio dell’economia delle varianti.

Ad esempio, se giochi 1.e4 , invece dei sistemi consigliati nei vari libri contro 1...e5
(Scozzese, Spagnola, Quattro Cavalli, Gioco Piano, Viennese e così via) puoi rimpiazzarli
col Gambetto di Re 2.f4, solo perchè è forzante, cioè obbliga il tuo avversario a giocarlo
(seguire il principio dell’economia non significa adottare sistemi stupidi, come 1.Ch3, che
hanno sì meno teoria, ma non ti permetteranno mai di ottenere risultati agonistici
soddisfacenti). Ma, ovviamente, solo se ti trovi a tuo agio con la filosofia dei Gambetti!

Insomma, i libri di repertorio rappresentano solo una rosa ideale tra cui scegliere:
l’importante è raggiungere un giusto equilibrio, con la consapevolezza che il repertorio
cambierà, con gli anni: se oggi giochi il Sistema Colle, puoi benissimo adottare il Sistema
di Londra o l’Attacco Torre, ma il tuo destino futuro sarà, volente o nolente, passare ai
sistemi più complessi con 1.d4 2.c4.

4) Come devo usare il tempo, durante la partita?

L'orologio scacchistico gioca un ruolo molto importante nel nostro processo


decisionale.Un calcolo preciso durante l'intera partita, specie quando le posizioni sono
molto complicate, è praticamente impossibile.Ecco perchè occorre essere pragmatici e
fare delle concessioni, ma ben guidate.

Quindi,ecco delle raccomandazioni per la partita pratica:

o Non entrare in tatticismi se puoi giocare una continuazione altrettanto buona ma


senza rischi. Gioca mosse naturali di cui sai calcolare le conseguenze.
o Fidati della tua intuizione, ma controlla se la mossa dettata dall’ intuizione è buona.
o Cinque minuti per mossa, in posizioni di mediogioco non complicato, bastano.Usare
più di 5 (massimo 10) minuti di solito non porta nessun miglioramento. In posizioni
estremamente complicate, 20 minuti è un limite giusticato solo una volta, durante
l’intera partita.
o Controlla se l'ultima mossa del tuo avversario ha cambiato il carattere della
posizione, se no gioca coerentemente coi tuoi piani.
o Se 2 o più mosse sembrano ugualmente buone, scegli la mossa che fa pensare di
più il tuo avversario o la mossa che non rivela i tuoi piani futuri.
o Se non trovi una continuazione soddisfacente in 5-10 minuti,sei in una di queste
due comuni situazioni: a.Hai fatto una errata valutazione della posizione iniziale;
b.Sei stanco: alzati e guarda la scacchiera dal lato del tuo avversario.
o Fraziona il tempo con cura. Usa una delle seguenti tecniche:

a)  Metodo del Guardare il tempo del tuo Avversario: è il mio preferito, e ti assicuro che
non ho MAI perso per il tempo, ma solo per la superiorità dell’avversario. Devi
periodicamente confrontare il tuo tempo con quello dell’avversario. Dovresti farlo ogni 10
mo mo mo
minuti, al 10 , 20 , 30 minuto e così via; oppure ogni 10 mosse, in base al controllo del
tempo adottato. L’obiettivo è di rimanere almeno con 5 minuti in meno del tuo avversario
ogni volta e con almeno 1 minuto in meno verso la fine della partita, cioè negli ultimi 5
minuti della partita.

b) Metodo Botvinnik – Fischer : è un metodo un po’ pericoloso, che personalmente adotto


solo nelle blitz online. Mentre giochi una partita a cinque minuti, devi convincerti di essere
in una partita a 3 minuti (immagina di avere inizialmente solo tre minuti sull’orologio invece
di cinque). Per partite rapid, di 15-30 minuti per giocatore, devi giocare come se ne avessi
10-20 di minuti; per una partita classica: 60 – 90 minuti/giocatore, gioca come se fossi in
una partita con solo 40-60 minuti sull’orologio.

c) Metodo dell’Usare il Tempo del tuo Avversario : il titolo parla da solo, ed è un metodo
utile soprattutto se il tuo avversario è più lento di te. Era applicato con successo da
Fischer. Ma devi sentirti a posto anche fisicamente, per poterlo adottare.

Tutti questi metodi, comunque, hanno una premessa comune: aver compilato per iscritto
(in un database), stampato, controllato, provato in partite amichevoli e memorizzato un
repertorio d’aperture. Tra l’altro, potrai anche avere così la possibilità di una preparazione
casalinga contro il tuo avversario, se conosci le aperture che gioca abitualmente,
guadagnando ulteriore tempo nelle fasi iniziali della partita.

5) Come devo analizzare le partite giocate?

Ho lasciato per ultimo l’argomento più importante, cui ho fatto cenno anche nelle
precedenti parti della dispensa, in quanto le TUE partite sono la fonte migliore di esercizi
posizionali (quelli che hai visto in Come pensare in Mediogioco) e sono la chiave del
miglioramento a Scacchi.

Durante una partita, è importante considerare gli scacchi come uno sport: ciò che conta è
vincere, ed in un periodo limitato di tempo occorre prendere molte decisioni pratiche. Ma,
finita la partita, gli scacchi diventano una scienza. La discussione sulla partita è detta
“analisi post-mortem” o semplicemente “analisi”. Analizzare le tue partite è un momento
cruciale del tuo sviluppo scacchistico, perchè puoi imparare molte cose e molto in fretta
dai tuoi errori. Uno dei motivi di ciò risiede nel forte coinvolgimento emotivo che provi per
le tue partite. Se impari anche una cosa sola da ognuna delle tue partite, andrai lontano.

Nei tempi moderni, è essenziale COSTRINGERSI ad analizzare DA SOLO, senza l’uso


del computer. Analizzare significa cercare dei miglioramenti in una partita, visto che sotto
la superficie di ogni mossa vi sono molte altre possibilità. Quindi, una prima definizione
dell’analisi è “cercare altre mosse” che non hai provato in partita (non puoi ripetere la
mossa, in torneo!). Sicuramente esistevano alternative alle tue mosse, alternative difficili
da trovare perchè contro-intuitive: la scoperta di una mossa creativa può darti molta
soddisfazione, anche se è troppo tardi. Ma vi sono delle REGOLE D’ORO da rispettare,
nell’analisi delle proprie partite:

1) Analizza sempre col tuo avversario dopo la partita.

Ti consiglio di prendere delle note scritte, perchè già dopo una settimana avrai scordato
molto.

2) Crea un database delle tue partite.

Inserisci tutte le partite, indipendentemente dal risultato.

3) Pubblica le tue partite.

Questo è un noto consiglio di Mikhail Botwinnik, già Campione del Mondo. E’ un


suggerimento doloroso per tutti, dal GM al NC, ma accettare le critiche ed i commenti dagli
altri gioca un ruolo importante nello sviluppo di uno scacchista. Alcuni giocatori non
rendono pubbliche (al circolo od altrove) le loro partite per paura che i loro rivali possano
prepararsi meglio contro di loro. E’ una paura infondata, perchè il più grande esperto delle
tue partite sarai sempre tu stesso. E se proprio non vuoi rivelare qualche “segreto” in
apertura, basta inserire una nota generica, del tipo ” Qui era interessante 12…b5″.

Esistono 2 modi per analizzare le proprie partite:

A) il modo classico, mossa per mossa.

Il giocatore valuta criticamente ogni mossa, ma di solito perde la visione generale della
partita.

B) il modo tecnico/psicologico.

Oltre ai fattori tecnici, esistono molti fattori psicologici che hanno influenzato la priorità
delle tue scelte. E’ molto utile portare in superficie questi elementi: è interessante non solo
sapere quali errori hai fatto, ma perchè li hai fatti (ansia, indecisione, sottovalutazione
dell’avversario ecc.ecc.). In pratica, si tratta di rispondere ad una serie di questioni, tipo:

                   
 
1) Quale apertura è stata giocata? La giochi spesso? Faceva parte del tuo repertorio?
Conosci le idee dietro questa apertura? Conosci i trucchi tipici?
2) Vi sono state delle situazioni particolari in apertura? (es. trasposizioni di mosse,
perdite di tempo non necessarie,…)
3) Quali mosse ti hanno fatto perdere tempo? Perché?
4) Quale mossa dell’avversario ti ha sorpreso? Cosa ti aspettavi e come hai reagito?
5) Hai giocato attivamente (con l’iniziativa) o passivamente (aspettando)? Perché?
6) Quale mossa, tua e dell’avversario, è stata molto cattiva? Perché?
7) Vi sono stati dei momenti nella partita in cui tu o il tuo avversario avete ottenuto dei
vantaggi permanenti? Ed a causa di quali errori? Quali sono state le conseguenze
per la partita?
8) Quale tua mossa ha segnato l’inizio di un tuo piano? Puoi descrivere questo piano
a parole? Ora, pensi che questo piano sia stato buono o cattivo? Hai cambiato
piano, ad un certo punto?
9) Sai quale piano ha seguito il tuo avversario? Pensi che gli hai dedicato sufficiente
attenzione durante la partita? Come giudichi il suo piano?
10) Potevi sacrificare qualcosa? Perché lo hai fatto o non lo hai fatto?
11) Hai avuto in qualche momento la scelta tra una lotta posizionale ed una tattica? Hai
tenuto in conto la forza del tuo avversario? Avevi paura di lui?
12) Vi sono state delle possibilità di semplificare per entrare in un certo tipo di finale?
Perché lo hai fatto (o non l’hai fatto)?
13) Qual è stato l’errore decisivo della partita? Perché?
14) Quali suggerimenti ti ha fatto l’avversario dopo la partita?
15) Cosa hai intenzione di studiare (di nuovo) dopo questa partita?
16) Quali aspettative avevi all’inizio della partita? Perché? Sono state realizzate?

17) Cosa sapevi sul tuo avversario? Hai tenuto conto di ciò che sapevi? Come?
18) Avevi qualche problema psicologico durante la partita? (nervosismo, dubbi, paura di
perdere, insicurezza, ecc.)
19) Avevi fiducia in te stesso?
20) Come è stata la tua capacità di concentrarsi?
21) Come è stata la tua capacità di sfruttare il tempo sull’orologio ?
22) Sei stato disturbato da cose accadute attorno a te?
23) Eri concentrato solo sui tuoi piani o hai tenuto in considerazione anche quelli
dell’avversario?
24) Hai mostrato al tuo avversario come ti sentivi? (ad esempio, insicuro)
25) Hai avuto un “pensiero basato su desideri” durante la partita? (“Gioco questa
mossa, sperando che il mio avversario risponda con quella mossa”)
26) Eri occupato dalla partita, o pensavi al risultato, a chi ti guardava, al tuo avversario,
ai dubbi?
27) Cosa hai fatto quando le cose erano diventate difficili?
28) Hai commesso sviste? Se sì, quale è stata la causa?
29) Hai lottato finchè tutte le possibilità sono state tentate?
30) Hai smesso di analizzare certe varianti perché “sentivi” che era impossibile per te
calcolarle?
31) Ad un certo momento, hai pensato cosa avresti fatto se fossi stato al posto del tuo
avversario?
Una volta risposto alle domande (almeno la metà) e completata la tua analisi con la
scacchiera reale, puoi accendere il computer:

1) controlla la fase d’apertura, con libri e databases, verificando a che punto sei uscito dal
tuo repertorio;

2) aggiungi tutte le note, tutte le varianti che hai pensato durante la partita e quelle
discusse durante l’analisi immediata post-partita;

3) controlla tutta la partita con un motore e lavora sulle varianti;

4) evidenzia i punti di non-ritorno nella partita e metti punti interrogativi ai posti giusti.
L’analisi deve essere un insieme logico.

5) spegni il computer. Vi deve essere un equilibrio tra testo e varianti. Tutto deve avere un
significato: niente ridondanze od inaccuratezze. L’analisi è di per sè un’arte.

Bene, siamo alla conclusione.

Spero che questa dispensa ti sia stata utile. Continua a lavorare duro e poi mandami una
mail del tipo "Ehi! Ora sono un Maestro anch’io!"

¾  Nella parte successiva:    Come organizzare un programma di studio  
                                  COME MIGLIORARE A SCACCHI? 

¾      Come organizzare un programma di studio  
 

1. Introduzione. 
Nessuno può migliorare a Scacchi rapidamente e senza un duro lavoro; se questo fosse possibile, non 
esisterebbero gli istruttori di Scacchi! Però esistono libri che promettono il contrario, come ad esempio (ne 
cito solo alcuni, in ordine di pubblicazione): 
 ‐ Bornemann  “L'efficacité Aux Echecs ‐ Une Méthode Pour Des Progrés Rapides” (1998) 
‐ Michael de la Maza “Rapid Chess Improvement”(2002);  
‐  Gary Lane “Improve your Chess in 7 Days” (2007); 
‐  Hortillosa, A. D. “Improve your chess at any age”(2009) 
Questi libri esistono perchè tutti sono attratti dall’idea di diventare un giocatore più forte e “rispettato”, 
specie se in poco tempo. Alcuni autori, come ad esempio de la Maza, sottolineano l’importanza della tattica 
come componente principale per ogni piano di miglioramento; Bornemann sottolinea lo studio dell’arte di 
attaccare il Re e lo studio dei finali; Gary Lane afferma che è importante NON giocare su Internet, perchè si 
migliora a Scacchi “solo quando si impara a fare dei piani”; Hortillosa dichiara che conta solo il “corretto 
processo del pensiero”, e per insegnarlo mostra le sue partite di torneo. 

Comunque, non è semplice trovare una “chiave universale” per il miglioramento! Perchè? Perchè se ogni 
giocatore rendesse pubblico il proprio “metodo di studio”, scopriremmo che, sfortunatamente, ognuno ha 
seguito una strada differente; inoltre, ciò che funziona per una persona, può non andar bene per un’altra, 
perchè le preferenze nell’apprendimento sono molto individuali. Ad esempio, vi sono persone che 
assimilano informazioni in modo più efficace se ascoltano, altri se le visualizzano, e pertanto leggere un 
libro o guardare un video può avere benefici differenti. Pertanto, abbiamo bisogno di stilare un metodo di 
studio che sia una buona  “via di mezzo”. Premessa fondamentale è, comunque, la ferma convinzione che, 
per fare un programma di miglioramento, occorra tempo e lavoro. Fare un programma basato su “studio 
solo ciò che mi piace”, avrà senz’altro risultati inferiori. 

2. Cosa devo sapere, di teoria? 
 
La Teoria è il processo tramite il quale immagazziniamo informazioni per migliorare le nostre conoscenze 
scacchistiche. Possiamo leggere libri, prendere lezioni da un istruttore, guardare video, usare software. Ma 
occorre concentrarsi sui seguenti  punti chiave, per raggiungere un livello di una forte categoria nazionale 
(1800‐2000), che rappresenta l’obiettivo di questa discussione: 
A. Tattica  
( per riconoscere rapidamente i motivi basilari come le inchiodature, doppio attacco, matti elementari ecc). 
B. Attività  
(usare tutti i pezzi in modo efficace) 
       C.   Principi Generali  
(tipo “In apertura non muovere lo stesso pezzo due volte, se non è necessario”). 
D. Uso del tempo 
 (imparare non solo a gestire l’intera partita con differenti limiti di tempo, ma anche capire quali mosse 
richiedono più tempo e quali no) 
E. Flusso del Pensiero  
(Conseguenze positive e negative delle mosse; capacità di pianificazione) 
        
 
Di questi, l’ultimo punto, il Flusso del Pensiero, è l’elemento critico, perchè indipendente dagli altri. Si 
potrebbe credere che, se si conoscono bene gli altri 4, allora si diventa automaticamente un giocatore con 
un modo di pensare lucido e corretto. Ma non è così: se il  Processo del Pensiero non è  organizzato in 
modo adeguato, lo studio degli altri fattori non produce gli stessi effetti benefici.  
Ora ti starai chiedendo: ma come faccio a migliorare il flusso del mio pensiero? Ti occorre un buon 
programma di studio. Premessa fondamentale è quella di abbandonare le tue paure di perdere punti ELO! 
Le sconfitte accompagnano sempre ogni nuovo programma di studio; se ti scoraggi, vuol dire che non sei 
determinato, e quindi non arriverai mai da nessuna parte... 
 
3. Programma di studio 
 
Parto dal livello di principiante assoluto, dando per scontato che hai dei libri (e che conosci l’inglese a 
livello scolastico: purtroppo, in italiano la scelta dei buoni testi si riduce decisamente), softwares ed,  
eventualmente, un buon istruttore. Distinguiamo i vari Stadi con un ELO approssimativo e con una quantità 
di tempo necessaria per superare uno Stadio, assumendo 7 ore di studio alla settimana (escluso la pratica: 
leggi sotto il paragrafo 4. dedicato all’argomento).  
 
Stadio 1: Una buona partenza (<1400; 1 mese). Bisogna imparare bene le regole di base 
(arrocco, en passant, patte, ecc.). Prima scelta è senz’altro  Build Up Your Chess 1, The Fundamentals ‐‐  
Yusupov,  2008 , ma a studenti con difficoltà con l’inglese di solito suggerisco “Il primo manuale degli 
Scacchi  volume 1 ‐ lezioni di base”  Mikhail Tal ‐ Nikolaj Zhuravlev, 2008. Gli adulti dovrebbero estendere lo 
studio con esercizi sulla visione della scacchiera (de la Maza li chiama “Chess Vision” ed in Rapid Chess 
Improvement ne mostra degli esempi). Servono ad aumentare la comprensione su cosa i pezzi possano fare 
sulla scacchiera, e personalmente, ne suggerisco vari ai miei studenti, somministrati per 15’ al giorno,  due 
settimane al mese, per i primi due mesi. Un esempio facile: senza guardare la scacchiera, quali sono tutte le 
vie più corte per portare un cavallo da b4 in d7? 
 
 
Stadio 2: Primi passi (1400‐1499; 6 mesi). 
Questa potrebbe essere la fase chiave, perchè se prendi alla leggera i punti importanti di questo Stadio, gli 
Stadi succcessivi ti sembreranno lenti e fastidiosi. E’ meglio darsi un limite di tre libri alla volta.  
TI suggerisco un libro di tattica (perchè questa è la chiave), un libro di partite commentate per conoscere i 
principi generali ed un libro di strategia generale. Dunque: 
1.Esistono vari libri di tattica per principianti, come  Polgar S., Truong P.  Chess Tactics for Champions (2006) 
o l’ottimo Lou Hays ‐ Winning Chess Tactics For Juniors, o la serie The Manual of Chess Combinations ‐ Chess 
School 1a‐1b‐2‐3 di Ivashchenko, che di solito fotocopio per i miei studenti alle prime armi. Ma ti suggerisco 
anche di prendere in considerazione  Predator at the Chessboard vol. I & II  di Ward Farnsworth, perchè 
descrive in maniera limpida il corretto “flusso del pensiero” dello scacchista. Se preferisci usare il computer, 
mi piace molto il Cd di  Weteschnik ‐ School of Elementary Tactics, anche se suggerisco vivamente l’uso del 
supporto cartaceo. Ma, qualsiasi testo tu usi, la chiave è di risolvere molti problemi riguardanti motivi 
tattici di base (de la Maza suggerisce sette volte) finchè non sei in grado di rioscerli a prima vista. Se usi un 
libro come quello della Polgar, con vari quiz, non guardare subito “Muove il Bianco” o “Muove il Nero” 
perchè rappresenta già un suggerimento. Non usare più di 5 minuti per problema; l’obiettivo non è di 
risolverli  correttamente, ma è mettere più schemi possibili (problemi e soluzioni) nella tua mente nel più 
breve tempo possibile. Se usi troppo tempo per  un problema, dopo non ricorderai lo schema sotteso al 
problema stesso. Devi imparare la tattica base come hai imparato le tabelline alla Scuola elementare!  
Richard Teichmann diceva “Gli Scacchi sono al  99% tattica”. Forse esagerava, ma ricordatelo sempre. 
2. Come partite commentate vi è il classico Logical Chess Move by Move di Irving Chernev, ma meglio 
ancora (ed in italiano!) vi è Capire gli Scacchi mossa dopo mossa di John Nunn. 
3. Per aiutarti a sviluppare le basi tattiche, il valore dei pezzi, imparare come pensare correttamente 
ecc.ecc. ti consiglio il libro 2 e 3 (sono piccoli, ma gli esercizi sono molto utili) del Metodo Step by Step 
(www.stappenmethode.nl).  
 
Se giochi parecchie partite lente (leggi sotto il paragrafo 6. sulla Pratica), hai finito i tre libri (o hai usato 
softwares come CT‐ART 3.0 o Encyclopedia of Chess Combinations della Convekta) più volte in un breve 
periodo, dovresti essere arrivato ad un livello dignitoso. A questo punto devi lavorare soprattutto sull’uso 
del tempo (inteso come orologio), cercando di non giocare troppo lentamente, ma usando invece tutto il 
tempo a tua disposizione per l’intera partita. 
 
Stadio 3: La tattica non è tutto, a Scacchi (1499‐1599; 18 mesi).  
Ora devi imparare di più sul gioco posizionale, sui finali, sui principi delle aperture, ecc. Vi sono parecchi 
testi, ognuno con le sue differenze. E’ molto logico studiare il secondo volume di Tal (Il primo manuale degli 
scacchi Volume 2 ‐ Lezioni Avanzate  ‐Mikhail Tal ‐ Nikolaj Zhuravlev, 2008) o quello di Jusupov (Build Up 
Your Chess 2, Beyond the basics , 2008). Ovviamente, esistono anche dei testi classici, come  Ludek 
Pachman Apertura, Mediogioco e Finale nella Moderna Partita a Scacchi , 1981 (traduzione italiana de 
Modern Chess Strategy , 1963) o il trattato di Max Euwe sul Mediogioco, in 2 volumi (in italiano anch’esso), 
ma sono in realtà entrambi libri degli anni ’60. Proprio perchè troppo antiquati, non li consiglio, soprattutto 
ad un giovane lettore. Il mio consiglio (come alternativa o meglio ancora in aggiunta a quelli di Tal e 
Jusupov) è senza dubbio:  Grooten Herman Chess Strategy for Club Players , 2009.  
Inutile aggiungere che il Mio Sistema di Aaron Nimzovich, che spesso capita nelle mani incaute dei 
principianti,  è un classico, ma sa di muffa (1926) e dunque è da evitare.  
 
Come secondo libro puoi usare qualche altra antologia generica. Un ottimo consiglio è Paul Motwani ‐ The 
Most Instructive Games Of The Young Grandmasters (1999), un bel modo per continuare ad imparare 
principi ed un corretto flusso di pensiero (ad esempio, usa la tecnica SCAP = Scacco, Cattura,Attacco, Piano 
come insegnato dal metodo Step by Step). 
 
Per il finale, se vuoi un testo completo puoi usare Endgame Course di Bruce Pandolfini, o il più arido 
Essential Knowledge, di Yuri Averbakh. Ottimo ed in italiano, Il libro completo dei finali di Jeremy Silman, 
2010. Ma non credo che avrai la forza di studiarli! Pertanto, ti offro un’alternativa. Usa  Ian Snape ‐ Chess 
endings made simple , 2003 come libro generale (è breve!) e, se proprio hai voglia di studiare, dedica più 
tempo solo ai finali di Torre con Chris Ward ‐ Starting Out ‐ Rook Endgames, 2007.  
 
Inutile dire che dovresti risolvere qualche quiz tattico – per esempio, Combination Challenge! di Hays ed 
Hall è un buon libro, se ti è piaciuto quello dello stesso autore che cito sopra. Ma ti consiglio in particolare  
It’s Your Move‐Improvers di Chris Ward, un libro di tattica che stimola un corretto flusso del pensiero. 
 
Ora puoi anche imparare qualche variante d’apertura, che possibilmente si adatti a quello che tu già ritieni 
essere il tuo stile. Hai 2 possibilità, a questo livello: a) prendere un manuale come Modern Chess Openings 
14 di Nick de Firmian per imparare i “tabiyas” (posizioni con mosse standard) delle linee principali (una o al 
massimo due, all’inizio), oppure, meglio ancora,  Fundamental Chess Openings ‐ van der Sterren, P ‐ 2009 , 
che spiega verbalmente i piani per il Bianco e per il Nero. Prova le aperture che più ti hanno interessato in 
partite, lente o veloci, e poi controlla le partite cercando cosa sarebbe successo se il tuo avversario avesse 
giocato in modo  differente. Questo metodo è lento ma sicuro. 
b) La seconda possibilità è quella offerta dai libri di Yusupov (ancora!) che già nel secondo volume e poi 
ancora nel terzo (Build Up Your Chess 3, Mastery , 2009)  offre dei repertori già predisposti e li mostra 
usando solo delle partite‐modello. In questo modo, non fai un lavoro specifico sulle aperture, ma usando 
linee “navigate” dal GM impari 1) ad evitare trappole, 2) a conoscere le prime 4‐5 mosse di un’apertura e le 
idee di fondo, e 3) a guardare esempi validi di principi d’apertura. 
 
Stadio 4: Consolidiamo le conoscenze (1600‐1700; 12‐24 mesi):  
Hai imparato vari principi generali, ma spesso sei confuso su come e quando usarli. Altri libri per aiutarti 
sono   It’s Your Move di Chris Ward ( il più difficile è It’s Your Move ‐tough puzzles‐ . In tutti, devi scegliere 
un piano tra quelli proposti, in una data posizione), poi Carsten Hansen ‐ Improve your positional chess, 
2004 ed infine  Elements of Positional Evaluation di Dan Heisman (edizione 2010, però: la precedente era 
del 1974, non adeguata). Questi tre libri dovrebbero aiutarti a stabilire cosa è importante (o no)  quando 
valuti una posizione.  
Libro in italiano con partite commentate potrebbe essere Alekhine Le migliori partite di Alexander Alekhine 
(due volumi) o Torneo di Zurigo 1953 di David Bronstein. 
Aperture: a questo livello la scelta delle aperture comincia a giocare un ruolo importante, quindi avere un 
libro specifico su ogni singola apertura che giochi abitualmente ti servirà senz’altro. Ma non hai ancora le 
conoscenze necessarie per costruirti da solo un repertorio d’aperture, a meno che tu non sia seguito da un 
istruttore esperto. 
 
Un attimo di pausa, per delle considerazioni generali. 
Dopo aver studiato questi libri, il tuo ELO dovrebbe essere aumentato, e dovresti aver giocato  almeno 200 
partite lente al circolo ed in torneo. Dovresti anche prendere in considerazione l’idea di consultare un  
istruttore, di almeno 2000 punti ELO, per controllare le tue parte assieme a lui, osservando se il tuo flusso 
del pensiero è corretto (la gestione del tempo in torneo è assolutamente importante!).  
Dovresti avere acquisito anche sufficienti doti tattiche e se vuoi migliorare ancora hai bisogno di bilanciare 
bene i cinque fattori fondamentali elencati all’inizio. Se non giochi sufficienti partite lunghe contro forti 
giocatori, non credo avrai ulteriori progressi, e morirai Seconda Nazionale. Se perdi le partite perchè lasci 
pezzi in presa od in seguito a semplici combinazioni, allora leggere più libri sui finali o posizionali sarà 
controproducente. Se non hai imparato un corretto processo del pensiero o non riesci a completare lo 
sviluppo dei tuoi pezzi (le torri!)  in apertura, allora o hai bisogno di un istruttore o hai bisogno di ripartire 
da zero dalle cose basilari. Leggere 200 libri di scacchi servirà solo a confonderti ulteriormente. Ecco 
perchè “saltare” gli Stadi di questo programma di miglioramento può non funzionare: tu sei convinto di 
essere “troppo forte” per dover studiare nuovamente le basi, ma in realtà sono proprio delle solide basi che 
danno un reale miglioramento! Quasi tutti i giocatori perdono la maggior parte delle partite non per ciò che 
non sanno, ma perchè non applicano le cose che sanno. 
Esempi di questo genere di errore sono: 
1. Non guardare ogni possibile Scacco al Re, cattura od attacco dell’avversario, prima che egli faccia la 
mossa, ed a ogni mossa (tecnica SCAP); 
2. Non cercare una mossa migliore, dopo averne vista una buona (mosse candidate) 
3. Non sviluppare completamente i pezzi, incluso le torri 
4. Non usare il Re in finale 
5. Usare molto tempo per pensare, quando si ha molto tempo 
6. Non attaccare, quando si è guadagnato del materiale 
 
Questi errori non possono essere risolti leggendo ancora più libri: leggere nuovi libri o (peggio) cambiare 
apertura non ti aiuta se non sai mettere in pratica i “principi fondamentali” descritti nei testi di base. 
Quindi, se non fai tutte le cose basilari, leggere il libro di Silman “Teoria degli Squilibri” (How to Reassess 
Your Chess) o il libro di Mayer The Verdict: Bishop vs Knight  non ti aiuta molto.  Perchè? Perchè sprecare 30 
minuti su una mossa alla ricerca degli squilibri, confrontando tutti i pezzi, si risolve solo in una gran 
confusione mentale, così come leggere 1000 libri di scacchi non è mai migliore di leggerne 30 ma 
appropriati, cercando poi di applicarne i concetti ad ogni mossa, ad ogni partita, sempre! 
  
 
Stadio 5: Inizi a giocare in modo ragionevole (1700‐1800; 12‐ 24 mesi).  
Ora le tue partite non sono più decise solo ( o principalmente) dalla tattica. Comunque, la tattica ha ancora 
un ruolo molto importante, quindi occorre studiarla ancora. Il classico L’ Arte dell’Attacco di Vukovic 
insegna il tipico sacrificio d’alfiere in h7, ecc. Quiz tattici  li trovi sul libro di Lev Alburt Chess Training Pocket 
Book o sul classico  Blokh, Maxim ‐ Combinational Motifs . Ma il mio preferito è Anthology of Chess 
Combinations, Chess Informant, 2005: confermo la sua pubblicità, che promette “un libro che offre anni di 
divertimento e studio con le migliori combinazioni della storia degli scacchi!”. 
Se sei arrivato a questo grado, con fondamenta solide, hai  una buona visione tattica, che non può essere  
assorbita  in 6 mesi ma, insieme alle partite lente giocate, dovresti aver assimilato in 2‐5 anni. 
Siccome molti libri sono dedicati al gioco d’attacco, non è male leggere The Art of Defense di Andrew Soltis. 
Altro libro interessante a questo livello è  Pawn Power in Chess di Hans Kmoch (in italiano “I Pedoni anima 
degli Scacchi), che, anche se ha una classificazione antiquata, rappresenta un’ottima base per studiare le 
strutture pedonali. 
 
Come opera generale sulle aperture vi sono i 5 volumi della Encyclopedia of Chess Openings della serie degli 
Informatori , ma  rappresentano solo un’opera di consultazione. Conviene di più prendere dei libri di 
repertorio, scelti in base alle tue preferenze mostrate sinora nelle tue partite (vedi parte 4 della dispensa). 
Ad esempio, se sei un giocatore che ha mostrato preferenza per 1.e4 , puoi usare Starting Out ‐ 1.e4 ‐ Neil 
McDonald (2006) oppure Sam Collins ‐ An Attacking Repertoire for White 1.e4 (2004) od ancora 
Kalinichenko ‐ Opening Repertoire for Attacking Player (2005) oppure Attacking with 1. e4 (J. Emms) (2001) 
od infine Alburt,Dzindzichashvili,Perelshteyn‐ Openings for White Explained 1.e4 (2007). Come ho già 
spiegato in una precedente parte della dispensa, nessuno di questi libri è “il libro” migliore, ma ognuno 
rappresenta solo una guida, da modificare ed ampliare con monografie specifiche, in base a statistiche 
effettuate sulle proprie partite.  
 
 
Libri di partite consigliabili a questo livello sono le Mie 60 Partite da ricordare di Bobby Fischer  o le  100 
Partite di Mikhail Botvinnik  Allievi, Temi, 1997.  Ovviamente, libri con partite commentate di Tal, Karpov, 
Spassky od altri grandi possono andare benissimo. 
 
Stadio 6: Verso il titolo Magistrale (1800‐2000; ?): Libri come quello di  Silman How to Reassess Your Chess 
(Teoria degli Squilibri, in italiano) accompagnato dai “Quaderni” How to Reassess Your Chess Workbook 
sono buoni. Sui finali abbiamo Fundamental Chess Endings di Mueller and Lamprecht.  
Per migliorare la valutazione della posizione considera Max Euwe Trattato di Scacchi (1976) e il libro già 
citato prima di Chris Ward It’s Your Move, una versione più difficile di Improver’s It’s Your Move. Infine, di 
John Watson Un Secolo di Scacchi.  
Continua lo studio delle partite commentate con The Test of Time di Garry Kasparov o Fuoco e Fiamme sulla 
Scacchiera (Fire on Board: Shirov’s Best Games) di Alexei Shirov. 
Aperture: hai bisogno di un repertorio scritto in Chessbase, aggiornabile con un semplice click. 
 
Vi sono molti altri libri buoni (ad esempio, di Jonathan Rowson I 7 peccati capitali degli Scacchi o Scacchi per 
Zebre, oppure vari libri di Dvoretsky), ma si tratta di scelte personali, fatte al fine di accrescere il proprio 
bagaglio culturale. Inutile dire che se vuoi sostituire qualcuno dei libri consigliati, sei libero di farlo. Ma non 
leggere 20.000 libri se poi non sei in grado di applicare i più importanti tra essi. 
L’attività essenziale per chi vuole diventare un buon Candidato Maestro è giocare regolarmente con 
Maestri (se possibile) e di analizzare le loro partite contro forti giocatori. Avvicinandoti ai 2000 puntio ELO, 
diventa sempre più evidente l’importanza di giocare bene ogni mossa, ed il miglior modo per imparare a 
fare ciò è giocare contro giocatori che ti puniscono ogni volta che non lo fai. Dunque, abbiamo il problema 
di praticare il gioco in modo adeguato. 
 
1. Quanta  pratica? 

Dopo aver risposto al primo dilemma ( cosa devo studiare?) passiamo alla questione successiva: conviene 
giocare molte partite? E come? E con chi? Ok, vediamo di rispondere. 

La questione è, in sintesi, la seguente: quali sono i prerequisiti per poter fare un torneo? Molti studiano la 
teoria in modo casuale, ma è ovvio che occorrerebbe studiare in modo meno generico. Per sfruttare al 
massimo i benefici della teoria e della pratica, occorre applicarsi in modo bilanciato. Vediamo come 
praticare in modo corretto: 

1.  Giocare più partite a tempo lungo possibile (60’), 

2.  Iscriversi ad un circolo locale e giocare più tornei amichevoli possibili; 
3.  On‐line, giocare per corrispondenza, senza ausilio di motori; 

4.  Giocare il più possibile (almeno 2 partite su 3) contro avversari più forti ( +200 punti ELO); 

5.  Analizzare queste partite col tuo avversario o possibilmente con un giocatore forte del circolo, o con un 
istruttore, o nella peggiore delle ipotesi con  un motore scacchistico, per trovare dove hai sbagliato. Con 
questo, si spera che tu sia in grado di modificare il tuo atteggiamento mentale, per imparare a risolvere 
qualunque problema tu abbia incontrato: una chiave decisiva per il miglioramento. Inoltre, riguardando 
l’apertura che hai giocato in un libro od in un database, puoi sperare di rispondere meglio in futuro  (vedi 
sopra lo Stadio 3 su come imparare specifiche linee d’apertura).  
Una precisazione importante sul punto 3: giocare contro avversari al di sotto di un certo livello è 
controproducente perchè non puniranno i tuoi errori e tu acquisirai un ridotto rinforzo positivo se vinci. 
Però, una regolare dose di giocatori con l’ELO basso (1 su 4 partite) è utile per imparare a gestire il tempo. 
Quindi, la formula corretta include giocatori forti più di frequente, ma senza ignorare i più deboli.  
 
Se conosci i 5 fattori basilari in modo dignitoso, sei già un discreto giocatore. Se non  conosci In modo 
sufficiente il contenuto di libri come, ad esempio, Build Up Your Chess 1, The Fundamentals (Yusupov), puoi 
leggere altri 1.000 libri di scacchi e non ottenere niente! Molti giocatori fanno l’errore di sottovalutare 
queste importanti conoscenze di  base e spendono una vita a leggere cose che non li migliorano. Si può 
giocare bene, anche se non  si hanno doti  naturali di memoria, logica e visualizzazione superiori alla media. 
Conoscere i finali elementari, come ad esempio la Posizione di Lucena o di Philidor nei finali di torre, può 
aiutare più di conoscere la 15^ mossa della Najdorf. E’ chiaro che si tratta di due cose distinte e separate, 
ma conoscere la tecnica del finale è più importante, anche se una tale specifica conoscenza non è usata in 
tutte le partite. Se non sei d’accordo, vai avanti e leggi i tuoi 10.000 libri di Scacchi, ma se non padroneggi le 
tecniche di base perderai solo tempo.  
E’ ovvio che le qualità naturali di attenzione, perseveranza, fiducia in sè stessi, voglia di studiare (e non solo 
di giocare) e capacità di imparare dalle sconfitte non possono essere insegnate, ma possono essere 
migliorate tramite un’auto‐disciplina che non sia solo il giocare molte partite o il leggere certi libri. 
 
Buon lavoro! 
 
 
 
 
 
                                       COME MIGLIORARE A SCACCHI? 

¾      Come usare il computer  
 

Sono stati scritti degli interi libri sull’argomento (ad esempio, cito Christian Kongsted ‐ How To Use 
Computers To Improve Your Chess, 2003 e Robin Smith ‐ Modern Chess Analysis , 2004) e molti altri vi 
hanno dedicato dei capitoli specifici, ma sono tutti a senso unico, ossia partono dall’assunto che il 
computer abbia solo aspetti benefici sulla formazione del giocatore. Personalmente non sono né contrario 
né favorevole “a priori”. In questo capitolo intendo solo discutere, in modo neutrale, dei Pro e dei Contro 
dell’uso delle tecnologie nel processo di perfezionamento dello scacchista. Per conservare questa neutralità 
verso i chess engines, mantenendo però la fluidità dei miei pensieri, ho inserito questi avvisi colorati: (PRO) 
e (CONTRO). Come fattore ulteriore di rispetto per il lettore, ho inserito una tabella riassuntiva, riservando 
alla conclusione alcuni consigli operativi, del tutto opinabili. 

Vi sono vari utilizzi del computer per migliorare a Scacchi: 

1. Giocare contro un software scacchistico 
2. Mantenere una traccia delle tue partite (o delle partite di altri) in un database 
3. Usare un motore per analizzare le partite (tue o di altri) 
    3.a   Il motore ed il gioco per “corrispondenza” 
    3.b   Il motore: assistente od allenatore? 

1. Giocare contro un Software scacchistico 
 
Una domanda frequente è “Posso allenarmi da solo, giocando contro un motore scacchistico?”. Il Metodo è 
semplice, in realtà, ed è riassumibile in poche parole: (PRO) 

• Giocare partite, con livelli crescenti di difficoltà e/o di tempo e/o con un numero limitato di consigli 
dati da una specie di tutor virtuale 
• Giocare contro centinaia di posizioni di allenamento, con tempi per pensare diversificati, a seconda 
se si tratta di finali, combinazioni tattiche o problemi (matto in 2,3,4 mosse) 

 
 Secondo il mio modesto parere, ogni tipo di attività scacchistica può aiutare il tuo sviluppo, eccetto il 
giocare contro un computer! (CONTRO) Sono confortato in questo dall’opinione del Grande Maestro John 
Nunn che scrive così (“Secrets of Practical Chess”‐1997, pag.169‐170): ”Curiously, I find playing normal 
games against computers much less helpful. Computers have a particular style of play (...) This knowledge is 
of no value against human players who (normally!) have a very different set of strenghts and weaknesses. 
Moreover, it is quite easy to become depressed playing against the computer. All one really learns is that it 
is common to overlook tactical points”     
Probabilmente Nunn, nel frattempo, avrà modificato il suo giudizio molto severo, ma è comunque 
un’opinione autorevole da tenere in considerazione. E’ innegabile che un programma scacchistico non ti 
prepara al gioco a tavolino, contro essere umani. Il motivo è semplice: come dice Nunn, computers e gli 
umani non solo hanno stili di gioco differenti, ma anche una differente “deviazione standard” rispetto agli 
errori. Nell’ambito di una stessa partita, i programmi sono più consistenti e coerenti al loro stile (dato dal 
settaggio dei parametri), mentre il  giocatore umano ha situazioni in cui manifesta dei flashes di gioco 
brillante, combinati con degli errori non caratteristici del proprio stile abituale di gioco. Certo, uno può 
settare il motore per farlo giocare il più casualmente possibile o con uno stile simil‐umano, ma anche se 
così  sembreranno più “realistici”, potranno solo approssimarsi per difetto all’esperienza umana. 
Inoltre posso aggiungere, per esperienza personale, che è molto difficile concentrarsi contro un motore.  
Il GM Vladimir Kramnik a suo tempo ebbe a dire che si  trovava malissimo a giocare contro un avversario 
che non poteva fare sviste e che era sempre calmo, qualunque fosse la sua posizione e il suo zeitnot. Io 
invece non riesco a concentrarmi, perchè so che in qualunque momento posso spegnerlo, resettare la 
partita o ritirare la mossa... 

D’altra parte, oggigiorno non è difficile avere opportunità per giocare a scacchi contro esseri umani: basta 
entrare in un server tipo Playchess e cliccare sul bottone “Cerca”. La questione vera è: "Cosa voglio, dagli 
Scacchi?" Qualcuno gioca a Scacchi come ad un videogioco, per passare il tempo. Altri vogliono migliorare 
la loro comprensione degli Scacchi e trascorrono molte ore ad allenarsi. Se la tua scelta è quella di 
procedere, passo dopo passo, verso un nuovo  livello di perfezione, allora avrai capito che gli Scacchi non ti 
consentono un approccio “amatoriale” troppo a lungo! Solo gli individui seri ottengono risultati a Scacchi.  

E non sottovalutiamo gli aspetti sociali, in quanto giocare contro un computer è pur sempre un’esperienza 
fatta in isolamento. (CONTRO) Molti giocatori che usano chess engines hanno un’espansione del loro ego, 
basato sulle performances dei loro motori, tale da far credere loro di essere “cresciuti” scacchisticamente in 
modo parallelo. E’un affascinante viaggio sulle strade della Illusione, un mondo virtuale che ha molti 
abitanti. E dalla città dell'Illusione è facile essere trasportati in quella limitrofa, la città della Delusione. 

 
Comunque, se proprio vuoi farti una partitina, (PRO) fai pratica nel giocare una determinata apertura (ma la 
condizione necessaria è il possesso preventivo di un repertorio scritto in pgn o in Chessbase, se no tutto si 
risolve in una perdita di tempo). 

 
Scusami per il tono piuttosto moralistico: non credo molto nelle ´prediche´, ma volevo solo sottolineare 
questa perdita della capacità di miglioramento, provocata dal lavoro col computer. (CONTRO) E’ una 
mentalità che sta infettando molti dilettanti, oggigiorno. 

 
2.   Mantenere una traccia delle tue partite (o delle partite di altri) in un database 
 
La maggior parte dei programmi in commercio contiene databases che ti permettono di conservare le tue 
partite. 

(PRO) Per migliorare a scacchi è di fondamentale importanza saper creare, sviluppare, mantenere ed 
utilizzare un database scacchistico.  

Creare un database delle proprie partite (analizzate e commentate) è uno dei metodi migliori per 
comprendere il proprio gioco ed imparare da esso. Chessbase ha una caratteristica che permette di creare 
un "libro d’apertura" per osservare tutte le mosse che sono state giocate a partire da una specifica 
posizione, controllandone le tendenze storiche, le percentuali negli scores e la performance del rating. Si 
possono creare dei Rapporti sulle aperture, che permettono di imparare le mosse più popolari e le idee 
tipiche. Questa è una delle caratteristiche più utili per lo studio di un’apertura. Sei stato battuto in 
apertura? Vai in un mega database, trova le partite dei professionisti in questa linea, e scopri il modo con 
cui loro l’hanno giocata. In questo modo, osserverai anche i piani tipici di mediogioco usati. 
Personalmente, io fornisco dettagliate spiegazioni ai miei studenti su come creare questi Opening Reports, 
per due motivi: 

1) Li stimolo a studiare le aperture in modo autonomo, ragionando con la propria testa; 
2) Li aiuto a risparmiare soldi, riducendo l’acquisto di libri di aperture ed evitando loro costose lezioni 
con l’Istruttore (lo so! Contro il mio interesse!☺) 

 Ogni partita che giochi si trasformerà in una insospettata fonte di materiale istruttivo, a patto che sia stata 
giocata con un tempo di riflessione sufficientemente lungo. Se il tuo avversario si è solo limitato a muovere 
pezzi ed a spingere l’orologio (o muovere un mouse), allora non vi troverai mai idee profonde o piani 
interessanti!  

Se speri di migliorare giocando blitz, ad 1+0 o 3+0, allora smetti di leggere. Questo non è allenamento. Il 
mio consiglio per chiunque voglia diventare più forte è giocare almeno a 5+5, od a 30+0. Solo così potrai 
dopo analizzarle, facendo più progressi di quelli realizzati in un’intero giorno passato a giocare a 3+0.  

(PRO)  Fare uno studio statistico sulle proprie partite serve anche per la preparazione contro uno specifico 
avversario, in quanto ormai anche giocatori con ELO abbastanza basso come il nostro compaiono nei 
databases.   

(PRO)  Infine, altra splendida caratteristica è quella di poter stampare il proprio repertorio d’apertura in 
formato Enciclopedia.   

 
 
3. Usare un motore per analizzare le tue partite 
 
L’uso principale di programma è l’analisi delle proprie partite. I motori sono efficienti  in due aree: teoria 
delle aperture (tramite un database) e la tattica. Pertanto, quando usi questi programmi per analizzare le 
tue partite giocate a tavolino, devi sempre considerare che la loro conoscenza teorica (libri di apertura) ed il 
loro senso tattico sono enormemente superiori a quello che serve per una comune partita tra umani 
dilettanti. Inoltre, considera anche che i loro suggerimenti, quando sono necessarie mosse posizionali o 
piani tranquilli, possono essere nettamente inferiori a quelli che un Maestro può offrirti, adoperando 
l’esperienza acquisita in torneo.   
Più nello specifico, osserva che vi sono due modi per analizzare una partita con un motore: interattivo o 
passivo.  
(PRO) Nel modo interattivo, lo scacchista dirige il flusso del pensiero del software, indicandogli come 
analizzare. Ad esempio, programmi come Fritz hanno il modo “Analisi completa”, con cui il motore  
automaticamente analizza una partita ad una certa profondità. E’ un modo che richiede un tempo 
variabile, più o meno lungo, in cui lo scacchista è “passivo”  (CONTRO) nei confronti dell’analisi, Il metodo 
interattivo è più difficoltoso, in quanto richiede una pesante interazione col motore. Formalmente è 
identico, perché si mette Fritz in modalità infinita analisi , ma quando il motore mostra le due migliori 
mosse/linee lo costringo a giocare la prima mossa (la linea principale), in modo da forzare il motore ad 
analizzare le varianti che vorrei giocare io. Andando avanti ed indietro lungo le linee, le varie sotto‐varianti 
diventano altrettanti suggerimenti. In questo modo, l’analisi diventa più arte che scienza, ma con un po’ di 
pratica diventa più proficua. Se una mossa che vorrei giocare non è prevista dal motore fra le due suggerite, 
probabilmente è un errore, ma giocandola il motore stesso deve mostrarti perchè. 
(CONTRO) Ma comunque, a cosa servono queste analisi controllate col computer? Le principali aree da 
studiare sono gli errori tattici e le aperture. Un giocatore umano con l’ELO basso si accontenta di 
identificare ogni  errore che gli è costato del materiale (un pedone, la qualità, un pezzo), o di scoprire  
opportunità mancate per guadagnare materiale. La speranza è che, osservando questi errori tattici 
ricorrenti, essi possano non capitare più nelle partite future. Ovviamente, sappiamo tutti che questo non è 
sufficiente per ridurre il nostro margine di errore: se ciò fosse vero, tutti i giocatori “anziani” sarebbero tutti 
Maestri! 
Molti, poi, dicono: “Ma io uso il motore solo per analizzare le partite commentate, o per controllare meglio 
i libri/CD/DVD che studio”. (CONTRO) Bene, ho una domanda delicata per te, o per chiunque nota, tramite 
il motore, un errore di analisi in un  libro di classici:” Confessa! Eri così occupato a guardare i numeri 
prodotti dal tuo splendido motore (+0.27,  ‐0.18, ecc.) o ad osservare la cascata di mosse sviluppate, che ti 
sei “scordato” di notare la bellezza della partita o il suo valore istruttivo?” 

E’ normale che l’analisi effettuata col motore distragga dal cuore della partita. E se lo utilizzi solo dopo aver 
fatto delle tue analisi personali, è pure peggio: quando accendi il motore, avrai dei terribili dubbi sulle tue 
capacità analitiche. Anche lo studente più zelante nell’analisi avrà perso di vista la lezione della partita 
(ossia i concetti generali che se ne possono trarre), perdendo una possibilità per imparare qualcosa.  

In apertura, invece, controllare se ripeti lo stesso errore può essere utile, (PRO) ed in tal senso anche le 
partite blitz giocate online possono essere istruttive.  

Io credo che ogni partita giocata sia come un’azione di borsa, che ci può portare dei dividendi, ma solo se 
viene analizzata con attenzione. E’ impossibile guadagnare conoscenza senza un’analisi post mortem 
accurata.  (PRO) Analizza le TUE partite giocate contro esseri umani, sfruttando la possibilità di evidenziare i 
pezzi attaccati, le case deboli ecc.ecc., con frecce colorate o case colorate. 

                 3.a   Il motore ed il gioco per “corrispondenza” 

Nonostante io preferisca la competizione faccia a faccia, sono stato spesso coinvolto nel gioco per 
corrispondenza, sia con l’uso delle obsolete cartoline sia con l’uso moderno dei web‐servers. Anche se 
l’idea di compromettersi per mesi o addirittura anni in un torneo per corrispondenza può sembrare assurdo 
ad alcuni, dobbiamo riconoscere che giocare a tempi lunghi è una legittima, e per certi versi soddisfacente, 
forma di gioco.  

(CONTRO) Tutti (o quasi tutti) usano motori scacchistici. Vi sono giocatori Non Classificati, con ELO 1440 a 
tavolino, che viaggiano intorno ai 2500 in siti “postali”, diventando così cittadini di diritto della Città 
dell’Illusione!  

Conosco molti siti che cercano di scoraggiare l’uso dei motori negli scacchi via e‐mail, ma onestamente non 
ha senso. Visto che non possiamo fermare l’avanzare della tecnologia, è meglio cavalcarne il flusso, anche 
se tutto si riduce ad una battaglia  ‘computer vs. computer’.  

Ma l’aspetto più disastroso, per il giocatore da torneo, è l’effetto negativo che si riscontra nella gestione del 
Tempo (inteso come orologio). Spesso ti sarà capitato di osservare questa situazione: un giocatore fa una 
bella partita, va in vantaggio, ma poi ha poco tempo a disposizione! Sottoposto a tale pressione, fa un 
banale errore ed addirittura perde la partita! E’ una situazione frustrante. Tu sai bene perchè ciò accade: 
uno scacchista  PENSA solo durante i primi minuti subito dopo aver visto la mossa dell’avversario. Dopo, 
egli inizia a controllare le STESSE varianti, più e più volte. Non contento, inizia a preoccuparsi sulle 
conseguenze, e cerca di trovare la mossa ideale al 100%, ed il ciclo si ripete all’infinito. Alla fine, dopo aver 
pensato alle stesse varianti, essersi preoccupato delle conseguenze, aver cercato invano la mossa perfetta, 
fa qualcosa di ridicolo… e tu sai bene cosa accade...   Ma anche un computer (Rybka, Fritz) NON PUO’ 
calcolare tutte le varianti sino alla fine ed arrivare ad una conclusione corretta al 100 %. Dunque, sforzarsi 
di calcolare per MOLTE mosse in avanti è uno sforzo inutile. Questo difetto è tipico di chi è abituato ad 
usare i motori scacchistici per analizzare le proprie partite nel gioco per corrispondenza.

 
 

(PRO) L’unione uomo/macchina può portare alla creazione di qualcosa di fruttuoso. Non fraintendermi se 
dico che l’abilità di condurre il computer nella corretta direzione è una competenza interessante. Nelle 
competizioni di alto livello per corrispondenza, tutti i databases e tutti i libri sono usati per scovare le 
ultime novità teoriche, teoria poi controllata da un’armata di motori  che cercano buchi teorici ancora 
ignoti. Le tablebases per i finali, che risolvono tutti i finali di 6 pezzi o meno, sono usati in tali situazioni. 
Pertanto, rimangono solo il mediogioco ed i finali complessi, che possono essere giocati da forti giocatori  
capaci di riempire i buchi nella “comprensione posizionale” di Rybka. 

Insomma, il gioco per corrispondenza può essere utile se non ti immedesimi nelle mosse del tuo computer 
(credendo che siano tue proprie … il mondo della Delusione è sempre dietro l’angolo!), se ti chiedi sempre 
(PRO) “Perchè Rybka mi dice di giocare questa mossa?”, se vuoi testare il tuo repertorio d’aperture  senza 
badare all’ELO virtuale del sito,  od anche se ami l’idea di eccellere in una battaglia vinta da chi sa 
manipolare meglio il proprio computer! 

Per quelli che vogliono migliorare, occorre considerare alcuni accorgimenti: 

1) Usa il tuo normale repertorio di apertura, usando libri e databases per rafforzare la tua 
conoscenza (è legale e benefico). 
2)  In mediogioco, prendi note sui tuoi pensieri. Scrivi tutte le varianti nel database e, una 
volta finita la partita, falla commentare al tuo istruttore, il quale potrà così, attraverso le 
tue  note,   “vedere all’interno della tua mente” e correggere meglio il tuo flusso del 
pensiero.  

3.b Il motore: assistente od allenatore?

“La vera questione non è se le macchine pensano, ma se gli uomini pensano.” F.B. Skinner

L’impatto dei chess engines ha rivoluzionato gli Scacchi, ma i progressi della tecnologia hanno anche 
conseguenze negative, da cui il giocatore con ambizioni agonistiche deve guardarsi. Quando osservo un 
torneo su Playchess, c’è sempre qualcuno che scrive in chat:” Rybka dice…”. Ma spegnere il proprio cervello 
ed accendere il motore è un ovvio errore: il computer deve aiutare il flusso di pensiero umano, non 
sostituirlo. Inoltre, di solito si afferma che le analisi dei motori non sono infallibili, per due motivi: 

1) Effetto orizzonte 
2) Comprensione strategica 

  Il primo problema è affrontato con mezzi tecnici (multi‐processori, aumento della RAM ecc.). 

Il problema strategico sembra il tallone d’Achille, riservando ai motori, come detto sopra, il solo campo 
della tattica e dello studio delle aperture. Dunque, il motore può essere solo “assistente” (uno strumento 
complementare) e non “allenatore” (istruttore). Dopo tutto, il computer prende le sue decisioni solo in 
base ad un valore numerico: seleziona una mossa solo perchè lo porta in una posizione col maggiore score. 
L’uomo, invece, usa anche considerazioni non‐numeriche, meno materialistiche. 

Ma devo spezzare una lancia in favore dei motori! 

Una volta chiesero al Maestro Richard Reti (fondatore della Scuola IperModerna assieme a Nimzowitsch) : 
”Maestro, quante mosse analizza, in avanti?” E lui:”Solo una mossa, ma….la migliore!” Il paradosso di Reti è 
stato chiarito più tardi, con la teoria dei Multi‐Piani (Mini‐piani) e con i vari Principi sottesi (ricordo il noto 
“Migliora il pezzo peggiore”). Pertanto, la soluzione del problema non sta nel costruire motori che “pensino 
come l’essere umano”, ma nell’allenare l’essere umano a “pensare come un motore”. E’ una rivoluzione 
copernicana, paradossale, su cui starai già storcendo il naso. Ma rifletti. Se è vero che il computer non può 
capire ma solo calcolare, spetta all’uomo andare oltre le varianti e le valutazioni offerte dal motore e porsi 
la domanda chiave: “Perché? Perché Rybka dice che questa linea è buona per il Nero? Perché spingere in f5 
è la priorità, secondo lui, in questa posizione? Perché non funziona Cf4, la mossa che piace a me?” Se vuoi 
migliorare a Scacchi usando il computer, la questione “Perché?” è della massima importanza.  

Ai miei studenti consiglio di studiare le mie  lezioni di Strategia prima con la scacchiera reale. Questa è una 
vecchia diatriba (scacchiera reale o schermo del pc?) ma il computer è un alter ego che può fare le veci di 
un “allenatore” solo se lo studente si pone SEMPRE la domanda: “Perché?”    

Riassumendo in forma tabellare:

Area di applicazione Pro Contro


Ti piace giocare con un piano in testa, hai un buon 
feeling per la posizione e prevedi il futuro (possibile  Il motore settato a livello 
finale) in mente. Normalmente hai guai nel  basso fa errori “stupidi”. Tendi 
Gioco contro motore realizzare i tuoi piani a lungo termine e/o nel  a deprimerti se perdi, od a 
conseguire vantaggi tattici dalle tue strategie.  illuderti di essere diventato 
Perciò vuoi fare qualche partita senza “ansia da  bravo, se vinci.  
prestazione” per provare i tuoi schemi. 

Pericolo di “troppe 
Archiviazione Database delle tue partite. Ricerche sui tuoi 
informazioni” sulle novità 
partite avversari. Possibilità di stampa del tuo repertorio.
teoriche di apertura.

Guida l’analisi in modo interattivo, senza farla 
gestire autonomamente dal motore;  
dotarsi di tablebases, se si vuole un controllo 
preciso dei finali;   Fidati soprattutto del controllo 
il motore di solito cerca di migliorare la posizione  tattico, ma non delle ´scelte´ 
Analisi post-mortem dei propri pezzi: chiedendosi “Perchè ha giocato 
strategiche a lungo termine 
quella mossa?” si migliora anche la propria  del motore.
conoscenza strategica.  
 

Battaglia “computer vs 
computer”. Cattiva gestione 
Controlli il tuo repertorio d’aperture.   dell’orologio: ti abitui ad 
immergerti nella posizione. 
Gioco per Analisi più approfondite: smetti di fidarti solo della  Cerchi mosse candidate,  
corrispondenza tua “intuizione”, giocando sempre le prime mosse  analizzandole al meglio delle 
che ti vengono in mente.  tue abilità, confronti i risultati 
e giochi solo le mosse che tu 
pensi siano le migliori. 

Ti piace scavarti un rifugio, 
illudendoti che il tuo amico al 
Istruttore/Allenatore Utile se poni sempre la domanda chiave:”Perchè?” 
silicio stia facendo crescere la 
tua forza in modo parallelo. 

 
Conclusione e consigli operativi 

Einstein una volta definì la pazzia come il ‘fare la stessa cosa più e più volte ancora… aspettandosi risultati 
differenti’. Forse è arrivato il momento per curarti da solo da questa pazzia che ti fa ripetere sempre gli 
stessi errori. Cambia il tuo approccio all’allenamento scacchistico! Per aiutarti, ecco qualche consiglio 
pratico, basato sull’esperienza personale: 

A.‐ La condizione fondamentale per aumentare le capacità di uno scacchista è combinare la teoría con la 
pratica. Il gioco pratico senza lo studio della teoría non dà risultati sufficienti. La passione che talvolta si 
osserva nei confronti della pratica costante di partite rapide può causare danno, in quanto si gioca senza la 
necessaria attenzione o responsabilità (“posso anche perdere, contro un motore”). 

Dall’altro lato, quasi in modo proporzionale, uno studio profondo della teoría senza la applicazione nella  
pratica, provoca un senso di  estraniamento sistematico. 

B.‐ La seconda condizione è che occorre variare i  metodi di attività e porre in essere un reale interesse per 
le fasi distinte della cultura e del mondo “reale” scacchistico ( tornei a tavolino). In particolare, occorre: 

1.‐ Partecipare a tornei seri, ove sia necessaria la trascrizione delle mosse. 

2.‐ Analizzare le proprie  partite da solo, col rivale, e successivamente con uno scacchista che sia in grado di 
emettere un giudizio valido. Il motore è l’ultima opzione.  

3.‐ Giocare per corrispondenza è utile. In questi casi si potrà consultare la letteratura esistente: la 
conoscenza dei sistemi di apertura sarà più solida. L’analisi delle posizioni che sorgono aiuta il 
perfezionamento, se il motore non è usato o se è usato solo chiedendosi sempre “Perchè mi consiglia 
questa mossa?” 

4.‐ Fare analisi esaustive delle più diverse posizioni delle partite correlate al proprio repertorio d’apertura, 
tanto in apertura quanto in  mediogioco ed in finale. Il motore serve solo al controllo delle sviste 
grossolane, che capitano anche tra i professionisti. Difficilmente è utile per piani a lungo‐termine, ma è al 
contrario molto efficace per i mini‐piani. 

5.‐ La maggior difficoltà si presenta nello studio dei sistemi di apertura. Ti consiglio di creare prima, in base 
ai propri gusti, un repertorio limitato di aperture, da ampliare gradualmente. E’ imprescindibile, però, 
studiare varie e differenti aperture, per prevenire un prolungato período di autolimitazione artificiale, in cui 
lo scacchista tende a giocare sempre gli stessi sistemi, per non dover affrontare lo stress provocato dai  
sistemi nuovi. I databases sono di estrema utilità. 

6.‐ E’ desiderabile seguire la letteratura corrente (riviste specializzate, bolletini di tornei importanti), per 
osservare l’evolversi della teoría. Usando un repertorio scritto in pgn o Chessbase, incontrando una nuova  
variante si può copiarla ed integrarla molto facilmente nel proprio repertorio, controllandone il valore 
relativo con un motore. 

7.‐ Un incremento delle proprie capacità si ottiene senza dubbio risolvendo studi sui finali o problemi. Lo 
scacchista  così impara nuove idee ed apprezza meglio la bellezza dell’arte scacchistica. Il motore è utile 
solo se integrato da Tavole apposite (come le Nalimov Tablebases) che ci mostrano le alternative possibili. 
Ma la maggiore soddisfazione sta nella soluzione senza aiuto del motore. 
Per favore, usa i prodotti della tecnologia razionalmente e raggiungi i tuoi obiettivi scacchistici 
metodicamente. Vedrai quanto è facile fare progressi! L’esercitazione, con uno spirito crítico, ti darà senza 
dubbio i suoi frutti! 

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