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Diritto delle cose 17/10

Gaio tripartisce la materia del diritto privato in persone cose e azioni

Secondo e terzo libro parla delle cose in riferimento sia ai diritti che hanno come oggetto le cose, in
riferimento all’eredità pensata come cosa unica e anche alle obbligazioni. Le obbligazioni debito credito
hanno come oggetto i comportamenti che il creditore deve avere. Gaio tratta non solo la proprietà ma
anche, le successioni in caso di morte e le obbligazioni.
Seguendo l’ordine Gaiano, all’inizio del secondo libro procede con le cose. A noi interessano le cose in
quanto oggetto. Il nostro focus è l’oggetto del rapporto giuridico, la cosa dal punto di vista giuridica è un res
che si può definire oggi come cosa del mondo esterno suscettibile di godimento da parte dell’uomo. Gaio
distingue fra le res in commercio e le cose extra commercium: sono res in commercio le cose suscettibili di
rapporti commerciali la cui proprietà può essere trasferita. Res extra commercium: per esempio, il tempio
di Giove è un res extra commercium, la curia dove si riunisce il senato è exta commercium. Tra le res in
commercio si distinguono quelle che sono in patrimonio e quelle extra patrimonium: quelle che fanno
attualmente parte del patrimonio di qualcuno o di nessuno.

Patrimonio intero è un complesso di cose in proprietà di qualcuno. (i pesci che peschi sono extra ma
almeno in commercio).

Le cose si distinguono anche fra res divini iuris e res humani iuris: divini sono cose sacre, atto formale che
stabilisce che sono state dedicate a una divinità, sono tutte extra commercium e patrimonio, però con un
atto contrario alla dedicazione che è la profanazione, quel tempio o statua possono tornare profani quindi
eventualmente in commercio o in patrimonio. (Sacrae) -extra commercium

Religione: rende religiosa la sepoltura di una cosa – extra commercium

Res sanctae cose poste sotto la particolare protezione degli dei, spesso sono le città, le mura di Roma erano
sanctae per questo era vietato marcare le mura di Roma con le armi. – extra commercium

Res humani iuris erano le cose di diritto umano: Distinguendo quelle pubblicae e quelle privatae.

Pubblicae senza essere divine, sono quelle attribuite alla proprietà del senato o popolo romano, imperatore
o civitatae coloniae e quindi sono pubbliche le piazze, e strade i monumenti, terme, i lupanari. Il resto sono
cose private quindi fanno parte del patrimonio di un singolo pater famigliae, il bottino di guerra degli
schiavi diventano res pubblicae.

Fra le res privatae distinguiamo le cose corporali, che si possono toccare, e le cose incorporali quali
possono essere considerati certi diritti. Nel diritto romano è fondamentale la distinzione fra res mancipi e
res nec mancipi: mancipi o mancipia sono le cose più importante nell’agricoltura. Le res mancipi (oggetto
del mancipatio) sono le seguenti: i fonti italici, gli edifici, gli schiavi, certi animali ma solo quelli utili per
l’agricoltura o la pastorizia, quelli che utilizzi cavalcandoli o aggiogandoli. Possono essere trasferiti solo con
l’atto solenne del mancipatio.

Un’altra distinzione più importante per noi è quella fra cose mobili ed immobili: le cose mobili sono quelle
che possono essere spostate da un luogo all’altro senza distruggerle e le cose immobili sono per lo più i
fondi e gli edifici.

Altra distinzione importante è quella fra cose fungibili e infungibili: Fungibili sono cose che si individuano
solo pesandole, misurandole, contandole, le fonti dicono que pondere numero mensura consintunt (es:
denaro).

Ci sono poi le cose consumabili e inconsumabili: le cose consumabili sono quelle cui utilizzo comporta
distruzione (grano, latte, cibo).
Altra distinzione è quella fra cose divisibili e indivisibili: divisibile sono solo quelle che separandole non
perdono la loro utilità (es un blocco di marmo). questa distinzione è importante nel momento della
divisione dei beni alla successione.

Distinzione fra cose semplici e composte: cose semplice quelle che constano di un bene solo; composte
quelle che derivano dalla costruzione di un bene derivato da più beni. Quella cosa composta può essere
formata da cose che vengono a contatto idealmente: la biblioteca è una cosa composta, i libri però non
sono fisicamente congiunti. (universalità di cose, oggi mobili)

Infine, un’altra distinzione fra cose fruttifere e infruttifere: cose fruttifere cose che producono altre cose,
infruttifere cose che non producono nulla (schiavi maschi infruttiferi, femmine fruttifere, cosi anche gli
animali).

I diritti reali sono i diritti sulle cose, il potere che un determinato soggetto esercita sulle cose reali. La prima
cosa a cui pensiamo è la proprietà, ma ce ne sono anche altre di carattere di assolutezza e di esclusione.

In ogni rapporto giuridico c’è un soggetto attivo e altri soggetti passivi. in un rapporto di compra-vendita su
tutti i soggetti passivi grava il dovere di non interferire nel rapporto (assolutezza), esercizio della sua
proprietà. I diritti reali hanno la stessa assolutezza del pater famiglia. Sono diritti esercitati in esclusiva,
diritti assoluti che hanno il diritto di esclusione degli altri e di sequela. Diritti reali hanno quindi carattere di
assolutezza, esclusiva e di sequela perché c’è un rapporto diretto fra i soggetti dopodiché il resto non può
interferire. i romani non facevano le distinzioni fra diritti reali o di credito.

Azioni in rem agisco per recuperare la cosa, a tutela dei diritti di credito.

actionas in personam se io agisco nei confronti del creditore dato il rapporto specifico, lo posso fare solo
nei confronti del debitore non del resto delle persone (rifartela con il comodatario colui che deve restituire
qualcosa).

Diritti reali e actiones in rem sono le cose a cui siamo interessati

Diritto di proprietà, parziale su cose altrui (diritti reali di godimento su cose altrui, usufrutto, e reali di
garanzia come il pegno o l’enoteca) i terzi hanno il diritto di sequela.

Proprietà al plurale, proprietà quiritaria alla quale si aggiunge la proprietà pretoria e poi quella provinciale.

In generale la proprietà è il potere assoluto su qualcosa (ius utenti fruendi abutendi) è un potere quasi
sovrano che non tollera limiti. I romani non tolleravano che l’antica proprietà privata fosse tassata. Oggi alla
proprietà, in particolare immobiliare, apposti limiti di qualsiasi genere (esproprio di un terreno per l’utilizzo
comune). Con la proprietà quiritaria all’età arcaica è possibile ci fossero dei territori comuni. Che limiti ha la
proprietà quiritaria? Tendenzialmente nessuno. Nello spazio tendenzialmente si estende fino alle stelle fino
all’inferno l che vuol dire che la regola normale è che è del proprietario tutto quello che si trova sotto e
sopra. Nel tempo supponiamo che il proprietario non eserciti il suo diritto ma questo resta tale (non lo
eserciti ma lo continui a possedere). Dei limiti possono essere introdotti o dalla legge o da pattuizione
private (accordi fra vicini, rapporti di vicinato) per esempio la legge delle 12 tavole imponeva di non
costruire nello spazio individuato intorno alle cose urbane (le più antiche casa romane erano circolari).
Limiti molto rari poi dopo la legislazione degli imperatori questi ritenevano che i proprietari delle più belle
case a roma e Costantinopoli nel centro delle città avessero l’obbligo di restaurare la facciata della casa per
mantenerne la bellezza. Fra i vicini si potevano fare dei rapporti di vicinato, degli accordi interni come
quelli della schiavitù di passaggio ovvero si permette ad un terzo di passare sul mio terreno perché senno si
ha l’impedimento di raggiungere quella strada.
Proprietà pretoria e provinciale:
vi potevano essere dei casi in cui per qualche ragione l’acquisto di qualcosa era stato difettoso ma intanto
l’acquirente aveva ottenuto il possesso di questa cosa; nell’acquisto non ne aveva ancora acquisito la
proprietà, il trascorrere del tempo avrebbe fatto si che il possessore poi diventasse proprietario (uso
capione) per esempio se io acquisto una res ancipi senza mancipatio e la pago e mi viene consegnato e la
tengo, siccome ci vuole la mancipatio per ottenere quella cosa ma comunque l’ho pagato a quel punto col
passare degli anni ne divento a tutti gli effetti il proprietario. Il pretore garantisce il compratore. al
possessore bonitario spetta un’azione simile modellata sulla rivendita (ius honorarum) che si chiama actio
publiciana.

nel frattempo che il proprietario non è diventato tale effettivamente, che per il momento è possessore, non
possono comunque interferire altre persone, nel caso in cui dei terzi si mettono in mezzo il possessore non
può rivendicare totalmente il suo diritto di proprietà ma può fare una actio publiciana.

al di fuori nelle province conquistate da Roma non si ritiene su tutti i fondi provinciali la proprietà era
sovrana del popolo romano ovvero poi dell’imperatore. Infatti, al contrario dei fondi italici, sui fondi
provinciali si pagano le tasse, lo stipendium allo stato, senato e il tributum all’imperatore. I proprietari
provinciali nei rapporti fra loro erano molto simili a quelli quiritari o pretoriali. Nei rapporti fra privati
valgono le stesse regole (proprietà provinciale stipulata dal governatore provinciale ogni anno). I romani col
fatto che era tassata non volevano chiamarla proprietà perché per loro proprietà è anche sovranità e si
costituiva mediante patti e stipulazioni.

In età post-classica i vari Diocleziano Costantino ecc instituiscono le province anche l’Italia perde centralità
essendo divisa in province. Se ne accorgono per la fiscalità esasperata che non risparmia affatto gli italici e
quindi si assiste ad una fusione dei tre tipi di proprietà, sfuma la differenza fra potere assoluto e civile

Dominium

In boni sapere

Possesum

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