Sei sulla pagina 1di 2

SAGGIO BREVE SULLE DIFFERENZE DI BEATRICE DI DANTE E LAURA DI

PETRARCA

Entrambi i poeti sono stati fortemente influenzati dal contesto socio-politico in cui hanno
vissuto, ed è proprio questo che ne delinea le principali differenze. La differenza più grande però
è la figura della donna che hanno come riferimento.

Petrarca è un uomo di un età di crisi in quanto vive in un contesto di grande passaggio, al confine
tra Medioevo e Umaniesimo, nel pieno delle Signorie italiane. La sua donna, Laura, è una figura
terrena, che spinge l’uomo a desideri e pensieri molto reali ma non accettati dal contesto storico.
L’amore diventa quindi qualcosa di doloroso e represso, ed è così che Petrarca lo esprime nelle
proprie opere. Da questa realtà storica deriva un grande dissidio interiore e una personalità
tormentata da contraddizioni irrisolute.

Dante invece è un politico attivo, inserito all’interno della lotta tra Guelfi e Ghibellini della
Firenze di fine 1200. Schierato con i Guelfi Bianchi, crede fermamente nei valori della Chiesa ed
è radicato al suo tempo. La sua immagine di donna, Beatrice, è una creatura angelica, eterea, la
cui vicinanza lo avvicina al Paradiso.

Entrambe le amate portano a comporre ai poeti delle liriche a loro dedicate. Dante scrisse "la
Vita Nuova", un insieme di componimenti principali scritte fino alla morte di Beatrice, ovvero
nel 1290.
Petrarca scrisse invece il "Canzoniere", anch'esso è una raccolta delle liriche migliori.

Nell'opera dantesca "la Vita Nuova", dove si esalta l'amore per Beatrice, possiamo distinguere
le fasi dell'amore che prova il poeta. Dante per arrivare alla salvezza si rifà all' amore mistico,
ovvero l'amore per l'amata che innalza l'animo dell'amante fino a condurlo a Dio. Prendendo ad
esempio il sonetto "Tanto gentil e tanto onesta pare" Beatrice è la classica donna di alta
borghesia che vive nei comuni e rappresenta gli ideali della donna angelo dello stil novo. Dallo
stil novo Dante riprende anche la contemplazione della donna e la spiritualizzazione, infatti, le
virtù morali di Beatrice vengono indicate dal poeta con la metafora "l'umiltà vestuta" (v.6).

Mettendo a confronto "Erano i capei d'oro a l'aura sparsi", sonetto preso dal "Canzoniere", con
il sonetto precedente troviamo una dettagliata descrizione dell'aspetto fisico dell'amata di
Petrarca cosa che Dante non avrebbe mai fatto. Petrarca è solito a descrivere la bellezza
esteriore di Laura soffermandosi sui capelli d'oro "che 'n mille dolci nodi avvolgea" (v.2) i begli
occhi luminosi. Petrarca richiama anche, come possiamo vedere dal verso decimo e dodicesimo,
a dei canoni stil novistici definendo l'amata "d'angelica forma" e uno "spirito celeste".
Anche nella canzone "Chiare fresche e dolci acque" Petrarca descrive i tratti fisici della bellezza
dell'amata, infatti nella prima stanza, richiama con un flashback il ricordo di Laura che si
immerse nelle acque di un fiume esaltandone il suo bel corpo. Il poeta paragona l'amata a una
"fera bella e mansueta" (v.29) con delle trecce bionde che si lasciano cadere sopra al suo
grembo. La descrizione che ci propone Petrarca è una descrizione che rimanda a una tradizione
di poesia amorosa che non definisce nessuna figura concreta, ma l'eleganza astratta di Laura.
L'amore che provava Dante per Beatrice era un amore che elevava l'animo del poeta, al contrario,
l'amore per Laura, accusato anche di accidia da San't Agostino nel Secretum, fa vivere a Petrarca
un conflitto interiore tra l'amore verso dio e l'amore per la sua donna.

Dante quindi riesce ad arrivare alla salvezza, invece Petrarca rimane, come dice Dante nel primo
canto della Commedia, col "piè fermo sempre più basso" (v.30) e non riuscì mai ad arrivare
beatitudine.

Potrebbero piacerti anche