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G. Verga
Rosso Malpelo
Esercizi pagina 223
1. Malpelo era un ragazzino chiamato così per i suoi capelli rossi, veniva considerato malvagio e
cattivo e quindi tutti gli stavano lontano, lo giudicavano e lo prendevano in giro. Nemmeno la
madre e la sorella gli volevano bene, eccetto il padre. Malpelo aveva un forte legame con il padre e
lavorava assieme a lui in una cava di rena. Un giorno però il padre accettò un lavoro pericoloso ma
ben pagato che tutti gli altri operai avevano precedentemente rifiutato: decise, infatti, di buttare
giù un pilone. Questo crollò e lui venne schiacciato. Malpelo tentò inutilmente di liberare il padre
scavando con le unghie, ma purtroppo non ce la fece e il padre morì. Questo episodio portò il
ragazzino a chiudersi di più in sé stesso e ad essere più aggressivo con gli altri, tanto da
prendersela continuamente con l’asino. In cava, venne un nuovo operaio, un ragazzino
soprannominato Ranocchio e l’atteggiamento di Malpelo nei suoi confronti era abbastanza
particolare: da un lato lo picchiava e lo sgridava perché era così che il più forte avrebbe fatto,
perciò Ranocchio doveva imparare la violenza; dall’altro lato però lo aiutava quando gli altri lo
prendevano in giro e faceva al posto suo i lavori più duri. Successivamente, in cava, venne
ritrovato il corpo del padre e Malpelo prese alcuni dei suoi vestiti e gli attrezzi. Nel frattempo,
però, la salute dell’amico Ranocchio andava peggiorando fino a quando non si presentò più in cava,
per poi morire. Anche questo episodio ebbe un grande effetto su Malpelo a cui non interessava più
nulla di sé stesso. La madre e la sorella si erano trasferite e a lui non rimase più nulla. Infine
accettò un lavoro molto pericoloso, ovvero di andare alla ricerca di un collegamento che porti
verso un pozzo. Da quel momento non si seppe più nulla di Malpelo e divenne una leggenda
tramandata dai ragazzini.
4.
5. Malpelo viene definito “un can rognoso” (riga 11), come “le bestie sue pari” (riga 16), “un cane
arrabbiato” (riga 77), come “quei bufali” (riga 92), ecc. L’amico invece viene definito “ranocchio”
(riga 110).
Questo sta a indicare che Malpelo non era visto come un essere umano, ma come un animale,
infatti nessuno li voleva bene, se non il padre. Una volta che lui muore però, Malpelo rimane da
solo, abbandonato e schiacciato dalla cattiveria degli altri. Questo tipo di vita lo conduce a essere
forte, aggressivo e a non avere paura di niente. Malpelo non sa cosa sia l’amore della famiglia e si
Fatmire Emush 5^ALS Letteratura italiana
sorprende nel momento in cui Ranocchio fa trasparire il comportamento affettuoso della madre
nei suoi confronti. Di conseguenza, Ranocchio è più debole e fragile rispetto a Malpelo.
7. Il rapporto tra Malpelo e Ranocchio non è quello di una tipica amicizia fra due ragazzini. Malpelo,
a causa di un pregiudizio, è sempre stato preso in giro e maltrattato. La vita e le persone che lo
circondano lo hanno portato alla persona che è: aggressiva e malridotta. Ma Malpelo in realtà non
è così cattivo come potrebbe sembrare, è semplicemente un bambino che ha bisogno dell’affetto
dei suoi genitori, soprattutto della madre.
Nel momento in cui conosce Ranocchio, si accorge che lui è troppo debole e diventerebbe
sicuramente la vittima del più forte. Malpelo allora cerca di insegnarli con le maniere forti a essere
anche lui più coraggioso e duro, altrimenti verrebbe schiacciato dagli altri. Allo stesso momento
però Malpelo condivide parte del suo pranzo con lui e lo aiuta con i lavori più difficili, mettendo in
mostra anche il suo lato gentile e amichevole.
Quando, ormai distrutto dalla malattia, Ranocchio non riesce più a tornare in cava, Malpelo, con
parte della sua paga, compra del vino e della minestra calda da portale all’amico per farlo guarire.
Dopo la sua morte però, Malpelo perde ogni speranza e decide di lasciare una vita priva felicità.