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Riassunto Dubliners di J. Joyce - Letteratura inglese 1

Letteratura inglese 1 (Università degli Studi di Firenze)

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THE DUBLINERS.

Genere del testo: “Gente di Dublino” è una serie di 15 racconti.

Collocazione temporale: I racconti si svolgono negli ultimi anni del XIX sec o nei primi anni del XX, cioè
nella stessa epoca in cui è vissuto l’autore. Lo si può facilmente capire anche da riferimenti espliciti,
come la data “1/7/1895” che appare nel necrologio all’interno del primo racconto.

Collocazione ambientale: Gli avvenimenti si svolgono tutti in Irlanda, soprattutto a Dublino o dintorni.
Sono luoghi reali, descritti abbastanza ampiamente; sono ovviamente funzionali rispetto alla narrazione
perché Joyce si proponeva di rappresentare l’ambiente dublinese, e più in generale irlandese, nella sua
paralisi e decadenza, e quindi non avrebbe potuto ambientare i suoi racconti in alcun altro luogo.

Sintesi essenziale del testo:

LE SORELLE: Il protagonista di questo racconto è un bambino amico di un vecchio prete che amava
insegnargli tutto quello che sapeva. Da un po’ di tempo, però, il prete non è più lui: è taciturno, nervoso,
se ne sta sempre da solo. Le sue due sorelle raccontano che è “un uomo deluso” e che già da un po’
hanno notato qualcosa di strano in lui; ad esempio, una volta è scomparso e, quando alla fine lo hanno
trovato che rideva da solo nel confessionale, hanno capito subito che c’era qualcosa che non funzionava
nel suo cervello. Poco tempo dopo muore di paralisi.

UN INCONTRO: Un ragazzino di buona famiglia non sopporta più “le finte battaglie della sera… quanto il
monotono avvicendarsi delle ore di scuola al mattino”, poiché era di vere avventure che il suo io
necessitava, quindi, verso la fine dell’anno scolastico, progetta con due amici (di cui poi uno non si
presenta) di marinare la scuola per un giorno. All’inizio della giornata è felice, ma poi lui ed il suo amico
Mahony incontrano un vecchio che inizia a descrivere come punirebbe i ragazzacci; il ragazzo si agita
sempre più finché chiama Mahony con la scusa che per loro è ora di andare.

ARABY: Il ragazzo che narra in prima persona questo racconto è innamorato della sorella del suo amico e
vicino di casa Mangan; non le ha mai parlato, ma la pensa sempre, la osserva e cerca di seguirla, e a
volte il suo nome gli sale alle labbra “frammisto a strane preghiere e lodi”. Un giorno finalmente gli
capita di parlarle, e le promette che le porterà qualcosa dal bazar Araby. Lo zio però se ne dimentica e
così, quando finalmente il ragazzo riesce ad andarci, sono ormai le dieci: il bazar sta chiudendo e non gli
resta che tornarsene a casa sconfitto.

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EVELINE: Eveline Hill è una ragazza che conduce una vita troppo dura per la sua giovane età: a causa
della morte della madre e del fratello maggiore, è lei che deve mandare avanti la casa: lavora ed
accudisce i due figli più piccoli. Il padre, che quando era piccola si adirava solo con i suoi fratelli, adesso
maltratta duramente anche lei. L’unica possibilità di fuggire da questa vita infelice è seguire Frank, il suo
fidanzato marinaio, in Argentina: lui infatti ha una casa a Buenos Aires, dove vuole vivere con lei dopo
averla sposata. All’inizio Eveline, anche se preoccupata, è decisa a partire, ma all’ultimo momento, al
porto, si blocca, il terrore del nuovo la travolge e alla fine non parte.

DOPO LA CORSA: Jimmy Doyle è un giovane proveniente da una ricca famiglia; ha sempre vissuto in
maniera un po’ sregolata. Dopo una gara di macchine, vinta come al solito dai francesi, è invitato a cena
da uno di questi, Ségouin, un costruttore di automobili parigino, con cui ha appena compiuto un affare
che si prospetta vantaggioso, anche se inizialmente un’alta somma di denaro sarà a rischio. Oltre a
Jimmy e Ségouin ci sono anche l’ungherese Villona, il francese Rivière, l’inglese Routh e l’americano
Farley; tra scherzi e risate Jimmy, ubriaco, si ritrova a giocare a carte e a perdere tantissimo.

I DUE GALANTI: Lenehan è un trentenne insoddisfatto della sua vita: vive alla giornata con espedienti ed
intrighi, non ha né un buon lavoro né una casa propria, né dei veri amici: sa benissimo che le tantissime
persone che riesce così facilmente a conoscere non sono più di semplici conoscenti; tuttavia non ha
ancora perso tutte le speranze di poter trovare una brava ragazza da sposare, con cui sistemarsi. Una
sera accompagna il suo amico Corley ad un appuntamento con una ragazza che questi vede da un po’ di
tempo; lungo la strada parlano proprio di lei: Corley ha infatti intenzione di chiederle di sposarlo, in
modo da poterla sfruttare, dato che, anche se le ha fatto credere di essere un signore, in realtà è
disoccupato. Quando Lenehan vede finalmente Corley allontanarsi dalla casa della donna, lo segue
ansioso: dopo qualche attimo, Corley gli mostra sorridendo il segno della sua riuscita: la fidanzata gli ha
dato una moneta d’oro.

PENSIONE DI FAMIGLIA: La signora Mooney, dopo essere riuscita a separarsi dal marito, che beveva e la
picchiava, apre una pensione in cui generalmente ospita turisti, artisti o impiegati della città. La sua figlia
Polly, diciannovenne, era molto vivace e civettava sempre con tutti, ma la madre si accorge che con il
trentacinquenne Doran sta accadendo qualcosa di diverso dal solito. Interrogando Polly ha la conferma
della loro relazione, ed ha quindi un’ottima occasione per sistemare sua figlia: intende costringere Doran
a sposarla. Fa infatti leva sulla sua condizione di madre oltraggiata, che ospita un distinto signore in
buona fede ma questo approfitta della giovinezza e dell’inesperienza di Polly. Doran si sente lacerato,
perché sente assolutamente di non volersi sposare, ma d’altra parte non ha il coraggio di affrontare lo
scandalo che nascerebbe se lasciasse Polly. Pur sapendo che Polly, così volgare, non piacerà alla sua
famiglia, accetta quindi di sposarla.

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UNA PICCOLA NUBE: “Piccolo” Chandler, un ometto timidissimo e dall’aspetto fragile, si reca ad un
appuntamento con un amico che non vede da 8 anni, cioè da quando questi ha iniziato a girare per
l’Europa, stabilendosi poi a Londra. Il suo amico Gallaher gli racconta di tutto quello che ha visto, dei
paesi che ha visitato, della sua professione, delle sue donne. Chandler riconosce di provare invidia per
lui: gli è superiore per nascita e cultura, ed avrebbe le capacità per compiere qualcosa migliore di quello
che Gallaher ha fatto o potrà mai fare, se non fosse per la sua timidezza. Chandler infatti ama la poesia,
ma non ha mai avuto il coraggio di dirlo, nemmeno a sua moglie; quando è con Gallaher, inizia a
chiedersi però se è ancora in tempo a mollare tutto, ad andare magari a Londra per dedicarsi alla sua
passione, la poesia. Questo pensiero non lo abbandona, ma quando poi, a casa, prova a leggere
qualcuna delle poesie che gli piacciono a suo figlio, il bambino si mette a piangere a dirotto e solo la
moglie Annie, dopo aver accusato il marito di aver causato il pianto, riesce a calmarlo.

UN’AVE MARIA: Farrington è un uomo pieno di rabbia repressa. Al lavoro il capo lo tratta con
atteggiamento di superiorità, e Farrington, rispondendogli a tono, non fa altro che rendere la sua
situazione ancora peggiore. L’unico suo sfogo lo trova nel bere con gli amici; un giorno che si trova senza
soldi impegna un suo orologio per 6 scellini, pregustando la piacevole serata che lo aspetta, ma alla fine
spende tutti i suoi soldi senza nemmeno riuscire ad ubriacarsi. Torna quindi a casa gonfio di rabbia
repressa e di propositi di vendetta, anche perché si è fatto sconfiggere per ben due volte a “braccio di
ferro” da un uomo più giovane di lui; arrivato a casa, sfoga tutta la sua ira bastonando uno dei suoi figli,
che terrorizzato lo implora di smettere in cambio di un’Ave Maria.

POLVERE: Maria è un’anziana donna definita da qualcuno “l’angelo della pace” per la sua capacità di
mettere sempre fine ai litigi. È inoltre molto timida e si lascia gettare in confusione per ogni minima cosa
fuori dal normale. Per la festa di Ognissanti è stata invitata a casa di Joe, a cui anni prima aveva fatto la
balia; a quel tempo Joe e suo fratello Alphy erano molto legati, ma adesso non si possono più vedere. Da
Joe si diverte molto, ridendo e scherzando con lui, sua moglie ed i bambini, anche se secondo lei non si
devono tutti disturbare così per lei; alla fine le chiedono di cantare una canzone, e lei canta “Ho sognato
che abitavo”, una canzone in cui una donna dice di aver sognato di abitare in un sontuoso palazzo, ma la
cosa più bella era l’aver sognato che il suo uomo, come sempre, l’amava.

UN INCRESCIOSO INCIDENTE: James Duffy è un distinto signore, impiegato in una banca, dai rigidissimi
principi morali; non ha rapporti con nessuno, nemmeno con i parenti, che vede solo a Natale, solo per
dignità. Un giorno, però, gli capita per caso di conoscere una donna, Emily Sinico, che ha più o meno la
sua stessa età; iniziano a vedersi, soprattutto a casa di lei, a cui lui riesce a dischiudere il suo cuore, tanto
da farla diventare il suo confessore; quando però lei, in uno slancio di passione, gli prende la mano, lui
ne rimane sconvolto e tronca la relazione. Riprende la vita solitaria di prima, rimproverandosi per questa
parentesi; quattro anni dopo legge sul giornale un articolo sulla morte di Emily: si è suicidata gettandosi
sotto ad un treno, dopo essere caduta nel vizio del bere. All’inizio James è ripugnato dalla morte della

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donna con cui un tempo era così intimo, pensa che con questa morte non abbia degradato solo se stessa
ma anche lui, e non gli è difficile approvare la sua decisione di lasciarla. Dopo un po’, però, lo assale un
senso di disagio; tenta di convincersi che la sua è stata l’unica decisione possibile, ma in realtà si incolpa
per averla lasciata sola (come capisce che sarà lui fino alla morte) e per averla condannata a morire. Nel
parco scorge alcune figure umane sdraiate e si riempie di disperazione, perché capisce di essere stato
“escluso dal banchetto della vita”; capisce d aver negato la felicità e la vita, ed anzi di aver costretto ad
una morte ignominiosa, l’unico essere umano che avrebbe mai potuto amarlo: adesso è solo.

IL GIORNO DELL’EDERA: Il vecchio Jack è il custode del quartier generale di un candidato nazionalista alla
carica di sindaco di Dublino, il signor Tierney, e sente i discorsi che fanno coloro che sono stati assunti
con l’incarico di raccogliere voti. Il 6 ottobre è l’anniversario della morte di Parnell, il loro precedente
leader; qualcuno prova a rivangare brutte notizie sul conto di Parnell, ma vengono lasciate da parte per
non parlar male di lui proprio il giorno del suo anniversario.

UNA MADRE: La signora Kearney è una donna di buona famiglia, educata in un collegio esclusivo, dalle
maniere altezzose; ha preteso che le sue figlie ricevessero la sua stessa educazione, e quando il nome di
Kathleen , la sua figlia maggiore, inizia a diffondersi nell’ambiente musicale, si preoccupa di curare i suoi
interessi e di proteggere i suoi diritti. Una grande occasione si presenta a Kathleen quando ha
l’opportunità di partecipare ad una serie di concerti. La madre, però, ritarda la sua entrata in scena
perché vuole che prima la figlia sia pagata; quando le danno solo metà del compenso pattuito, e le
promettono che riceverà il resto del compenso la prossima settimana, la signora Kearney inizia a
sbraitare e, minacciando gli organizzatori, torna a casa con la figlia, pregiudicandole così la promettente
carriera.

LA GRAZIA: Kernan è un uomo sposato da molti anni; è cattolico, ma non si avvicina più alla religione da
almeno un ventennio. Quando una sera, in seguito ad un’ubriacatura, sviene e cadendo si taglia la
lingua, i suoi amici e sua moglie escogitano un piano per tentare di cambiarlo: quando lo vanno a
trovare, fingono di mettersi d’accordo per andare ad un ritiro religioso gesuita. Kernan si incuriosisce e
così i suoi amici, discutendo, gli presentano la Chiesa con immagini ed esempi grandiosi, tanto da
convincerlo ad andare con loro.

I MORTI: Al ballo annuale indetto dalle anziane sorelle Kate e Julia Morkan, partecipano anche il nipote
Gabriel e sua moglie Gretta. Al ritorno a casa lui si sente stranamente preso d’amore per lei, ma
vedendola triste le chiede cos’ha. Lei, inizialmente riluttante, gli spiega che una canzone sentita quella
sera le ha fatto ricordare la sua gioventù: quando aveva circa 17 anni era innamorata di un ragazzo del
suo paese, molto delicato e debole di salute, che quando seppe che lei stava per partire per il collegio
uscì di casa e, anche se gravemente malato, andò a salutarla sotto casa, sotto un acquazzone, dicendo
che se lei partiva lui non voleva più vivere. Una settimana dopo morì. Gretta spiega a Gabriel che

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Michael, il ragazzo, morì per lei, e piangendo si addormenta, mentre Gabriel realizza che in tutti quegli
anni lei non ho fatto altro che serbare nel cuore il ricordo del suo amore.

Tematiche principali:

Il tema predominante in tutti questi racconti è quello della paralisi, del fallimento. Lo disse lo stesso
Joyce quando scrisse al suo editore “le novelle vogliono formare un capitolo della storia morale del mio
paese, ed ho scelto Dublino come scena perché quella città mi pareva essere il centro della paralisi”. In
ogni racconto, infatti, si può ritrovare un progetto fallito, un’aspettativa delusa: sia nei primi, in cui ad
esempio il ragazzino protagonista di “Araby” non riesce a portare alla ragazza di cui è innamorato
qualcosa dal bazar, come lei gli aveva chiesto; sia ad esempio nel racconto “Eveline”, quando la ragazza
rinuncia all’unica opportunità di vivere una vita felice per paura del nuovo; infine, anche ad esempio
nell’ultimo racconto il protagonista riconosce che per la moglie è sempre stato più importante di lui il
ragazzo che lei ha amato da giovane. In molti racconti ci sono elementi che richiamano luoghi esotici e
lontani, come la Persia sognata dal ragazzo nel primo racconto, il desiderio di partire sulle navi ed i
racconti sul Far West nel secondo racconto, il bazar chiamato “Araby” che dà il titolo al terzo racconto,
l’Argentina dove Eveline sarebbe dovuta andare: sono tutti simboli di una realtà diversa ed affascinante
che però nessuno riesce mai a raggiungere. In ogni racconto, in ogni vita, in ogni personaggio, si può
quindi riconoscere quel fallimento che Joyce ascrive all’intera Irlanda: non c’è infatti nessuno, tra tutti i
protagonisti, che riesca a realizzare pienamente i propri desideri.

Funzione dei personaggi:

Solo i primi tre racconti, quelli che hanno come protagonisti dei bambini, sono narrati in prima persona
proprio dai protagonisti; gli altri racconti sono invece tutti in terza persona. Le classi sociali a cui
appartengono i protagonisti dei racconti sono le più disparate, anche se nessuno di loro fa parte di un
ambiente particolarmente elevato né troppo basso; la loro condizione è però sempre quella: la paralisi.
L’elemento che accomuna tutti è infatti il fallimento nei propri propositi, la rinuncia ai propri sogni; forse
solo i bambini si salvano, nel senso che sembra che per loro ci saranno in futuro altre opportunità, ma
per tutti gli altri non c’è più possibilità di riscatto, sono ormai destinati ad una vita misera, spesso
solitaria, come ad esempio Chandler, il protagonista di “Una piccola nube”, che per le sua timidezza non
realizzerà mai il suo sogno di dedicarsi alla poesia, oppure James Duffy, che in “Un increscioso incidente”
capisce troppo tardi di aver destinato alla morte l’unica persona che avrebbe mai potuto amarlo e
riempire così la sua vita assolutamente sola. Accanto al protagonista di ogni racconto si muovono inoltre
altri importanti personaggi, che spesso servono da termine di paragone e rendono ancora più evidente
la condizione infelice del protagonista; l’esempio più lampante è quello di Gallaher nei confronti di
Chandler.

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Collocazione sociale:

L’ambito sociale in cui si svolgono i fatti cambia da racconto a racconto, ma in genere si resta sempre
all’interno della media società dublinese. Il ruolo dell’ambiente è ovviamente fondamentale, dato che
l’autore aveva come scopo proprio il descrivere la condizione di Dublino.

Conoscenza dell’autore:

James Joyce nasce, primo di dieci fratelli, a Rathgar, un sobborgo elegante di Dublino, il 2 febbraio 1882.
La figura del padre, John Stanislaus, lo influenza profondamente. Alla sua morte confesserà: "Lo humour
di Ulisse è suo, la gente di Ulisse sono i suoi amici. Il libro è il suo ritratto sputato".Studia nel prestigioso
collegio gesuita Clongowes Wood College e poi, per le disastrose condizioni economiche della famiglia,
al belvedere College. Nel 1898 si iscrive allo University College of Dublin e in questi anni inizia a
manifestare un carattere anticonformista e ribelle; si scaglia contro il provincialismo della cultura
irlandese. Dopo la laurea in lettere si iscrive a medicina e si trasferisce a Parigi per studiare alla Sorbona,
ma deve presto ritornare a Dublino per la morte della madre. Nel 1904 scrive il saggio autobiografico “Il
ritratto dell’artista” che decide poi di trasformare nel romanzo “Stefano Eroe”: questo costituirà il
nucleo centrale del successivo Ritratto dell'Artista da Giovane. Incontra Nora Barnacle, proveniente
dall'Ovest dell'Irlanda per fare la cameriera a Dublino, che sarà sua compagna per tutta la vita; con lei
lascia l'Irlanda per andare a Zurigo, poi Pola ed infine Trieste, dove lavora come insegnante di inglese alla
Berlitz School. In una lunga vacanza a Roma lavora come corrispondente estero di una banca e progetta,
senza iniziare a scriverlo, un racconto di vita dublinese, primo germe dell'Ulisse. Tornato a Trieste si
inserisce nell'ambiente culturale triestino, diventa amico di Italo Svevo, a cui insegna l'inglese, collabora
con il giornale "Il Piccolo della Sera" e tiene conferenze su temi irlandesi. Nel 1907 la raccolta di poesie
“Chamber Music” viene pubblicata a Londra. Tra il 1911 e il 1914 scrive un poemetto in prosa che sarà
pubblicato postumo con il titolo di “Giacomo Joyce”; è l'unico lavoro non ambientato a Dublino ma in
Italia. Tornato a Dublino, cerca di fare pubblicare “Gente di Dublino” ma continua ad ottenere rifiuti.
Deluso e sconsolato, nel 1912 lascia l'Irlanda per non farvi mai più ritorno. Nel 1913 lavora alla
rielaborazione del “Ritratto dell’artista da giovane” e conosce Ezra Pound, a cui mostra alcuni racconti
suscitando l'interesse del poeta statunitense. “Gente di Dublino” viene finalmente pubblicato e sul
giornale londinese "The Egoist" inizia ad uscire a puntate “Dedalus”.. Durante la guerra si trasferisce a
Zurigo, poi a Parigi, dove nel 1922 viene pubblicato l’ “Ulisse”, che negli Stati Uniti uscirà solo nel 1934,
dopo essere stato assolto dall'accusa di Pornografia. Una grave malattia agli occhi, che per certi periodi
lo prova quasi completamente della vista, lo costringe a numerosi interventi chirurgici. Viaggia
frequentemente tra Inghilterra, Svizzera e Germania. Frammenti di “Finnegans Wake” sono pubblicati
dalle riviste letterarie più d'avanguardia, suscitando giudizi perplessi e polemici. Iniziano a manifestarsi i
primi disturbi mentali della figlia, ma Joyce vorrà tenerla sempre con sé, lasciandola in clinica solo nei
momenti di crisi più violenta. Nel 1939 viene pubblicato “Finnegans Wake”, e dopo l'inizio della guerra
Joyce si trasferisce a Zurigo, dove morirà in seguito ad una operazione chirurgica.

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ASPETTANDO GODOT.

Opera teatrale composta da Samuel Beckett, "Aspettando Godot", o meglio "Attendant Godot", in
quanto originariamente era un'opera in lingua francese, successivamente tradotta in inglese dallo stesso
autore, si inserisce in modo perfetto nel filone del teatro dell'assurdo, implicando situazioni insensate,
trama sterile, messaggi di difficile recezione da parte del pubblico. La storia, ambientata in uno spazio
surreale, che non consente il riconoscimento e la collocazione delle scene in ambito geografico definito,
si incentra sulle figure di Vladimiro ed Estragone. I due protagonisti, probabilmente due barboni, che
discorrono attorno a svariati argomenti, che spesso scadono nella banalità, contribuendo notevolmente
ad annoiare lo spettatore, che si sente quasi preso in giro dall'autore per ciò che gli viene posto di
fronte. I dialoghi dei due personaggi principali ruotano, come già detto, intorno ad argomenti di varia
natura, e che denotano la mancanza di punti fermi e di certezze nei confronti della vita, e una fiducia
nell'esistenza che se anche ci fosse stata in un tempo lontano, ormai non è che polvere. Vladimiro ed
Estragone apparentemente possono ingannare lo spettatore, sembrando due carissimi amici, ma la
realtà consiste non nell'affetto, ma nella "necessità" intesa come complementarità delle due anime: in
numerosi punti dell'opera in questione compaiono indizi che inducono a pensare che i due abbiano
bisogno l'uno dell'altro per vivere, e, inoltre, per esempio quando Vladimiro sveglia Estragone e
quest'ultimo riferisce di aver sognato qualcosa, Vladimiro non vuole sapere cosa Estragone abbia
sognato, dimostrano di non provare l'uno per l'altro un sincero sentimento di amicizia, poiché un amico
desidera sapere tutto ciò che riguarda le persone che ama. Vladimiro ed Estragone aspettano per l'intera
durata dell'opera Godot, però lo spettatore è confuso dall'impossibilità di comprendere la reale entità di
questo personaggio, che, secondo i canoni del teatro classico potremmo definire "muto". Samuel
Beckett alla domanda: "chi è Godot" rispondeva: "Se l'avessi saputo l'avrei descritto nell'opera",
denotanto quindi la soggettività dell'interpretazione del personaggio. Godot può essere inteso a
seconda della sensibilità e dell'animo dello spettatore in vari modi: Godot può essere una divinità, un
vecchio amico, un padrone, o anche l'unica opportunità della loro vita; Godot inteso come l'unica
opportunità della vita dei due "amici" può significare che l'uomo aspetta per tutta la vita qualcosa che
possa dare un senso alla propria vita, qualcosa che possa salvarci dalla disperazione (nonostante si parli
spesso di suicidio, i due protagonisti non giungono mai a questo atto estremo), e la totale insensatezza e
monotonia dell'opera può metaforicamente indicare la vita, nella visione più analitica e pessimistica. Nel
primo atto compaiono inoltre due nuovi personaggi: Pozzo e Lucky, due entità incarnanti
rispettivamente il capitalista e il proletariato sfruttatto. Gli atteggiamenti di Pozzo, uomo borioso e
altezzoso rappresentano il modo di pensare di una classe sociale abituata a governare, ad avere
ricchezze e servi, e ciò è simostrato dagli ordini impartiti a Lucky, membro del proletariato che ha servito
per tutta la vita il padrone e la sua famiglia, e si ritrova vecchio, e, nonostante le sue condizioni,
sfruttato. La trama subisce un'improvviso evolversi quando arriva un ragazzo, che presumibilmente
lavora al servizio di Godot, quindi, volendo vedere l'opera in chiave cristiana, potrebbe essere un angelo,
dando una speranza di vedere Godot, ma allo stesso tempo li intristisce informandoli che quel giorno
non sarebbe potuto arrivare da loro. In seguito a ragionamenti e dialoghi di varia natura alla fine del
secondo atto ritroviamo il ragazzo che informa i due vagabondi che Godot non li verrà a trovare
nemmeno quel giorno, e che dovranno aspettare ancora, e così si conclude l'opera di Beckett, con i due
protagonisti che aspettano Godot. In conclusione ritengo che l'opera, di per sè, priva di qualsiasi visione

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critica, non solo sia priva di senso, ma non può vantare nemmeno meriti artistici notevoli, in quanto la
trama, se di trama è lecito parlare, non è stesa con particolare maestria e il linguaggio inoltre appare
spesso banale e insensato. Nonostante senza una previa preparazione riguardo alla corrente letteraria
dell'assurdo e una grande attenzione nel cogliere i messaggi reconditi dell'opera, "Aspettando Godot"
possa risultare stucchevole e in molte parti noioso, a una lettura più attenta riconosco il lavoro di analisi
filosofica della vita da parte di Beckett, che espose nell'opera teatrale le proprie concezioni
pessimistiche sul senso della vita, o meglio sulla sua assoluta mancanza, e sulla solitudine umana,
rappresentata mirabilmente dal rapporto di pseudo-amicizia di Vladimiro ed Estragone, incentrata su un
utilitarismo materialistico tipico della società moderna e contemporanea, e privata delle concezioni
idilliache del mondo classico, come per esempio quella ciceroniana, più vicina ai miei ideali.
Personalmente non ho trovato l'opera di mio gradimento, e, soprattutto in seguito alla rappresentazione
teatrale alla quale ho assistito, la ritengo completamente priva di qualsiasi attrattiva, esclusa,
ovviamente, quella filosofica ed esistenziale; i dialoghi variano notevolmente a seconda delle scene, e
non seguono una traccia lineare che stimoli la lettura o l'ascolto dello spettacolo, e concludo con un
giudizio negativo sul più ampio teatro dell'assurdo, che priva lo spettacolo teatrale di quella funzione
prettamente ricreativa della quale è stato investito nel corso dei secoli, sebbene alcuni autori, come per
esempio Terenzio, scrivevano le loro opere per uno scopo oltre che ricreativo anche didascalico ed
artistico.

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