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Capitolo VII: L’Unificazione Italiana

Bisogna dire che il percorso che portò l’Italia all’Unità dei vari Stati in un
unico Regno fu complesso e articolato.

Importanti in tutta questa operazione furono : Camillo Benso Conte di


Cavour, Giuseppe Garibaldi, Giuseppe Mazzini, Vittorio Emanuele II,
Francesco II- ognuno di loro giocò la propria parte nel rispettivo ambito
politico, sociale e diplomatico di propria competenza.

Ma il personaggio chiave dell’ intera operazione fu Cavour( primo Ministro di


Vittorio Emanuele II re del Piemonte): la sua attività politica fu rivolta
esclusivamente alla difesa della monarchia e all’ampliamento territoriale del
Regno Sabaudo.

Il Congresso di Parigi nel 1856 rappresentò la sua prima grande avventura


nel campo della politica internazionale anche se per lui si rilevò un mezzo
fallimento e questo perché, come afferma Denis Mark Smith, egli aveva
sperato di uscirne portandosi il ducato di Parma e rimase deluso per non
essere riuscito nell’impresa e in più non riuscì nemmeno ad impedire che
l’Austria consolidasse la propria posizione per mezzo di un accordo segreto
con la Francia e l’Inghilterra.

Nello stesso momento, Cavour finalizzava le sue indubbie qualità politiche a


giustificare l’ascesa del Piemonte causata dalla necessità di impedire
l’ampliamento dello spirito rivoluzionario,anche se tutto questo creava le
condizioni per l’ingrandimento del Piemonte e offriva a Cavour l’opportunità di
svolgere un ruolo di primo piano nel panorama politico dei vari Stati italiani.

In ciò Cavour e quindi il Piemonte furono incoraggiati principalmente dall’


Inghilterra, che sfruttando le difficoltà che in quel momento attraversavano le
Nazioni antagoniste, spinse il debole Regno Sabaudo a divenire soggetto
politico forte e capace di contrastare la Francia e l’Austria .
Cavour non intendeva in alcun modo collaborare con Mazzini perché lo
riteneva dannoso all’Italia più della stessa Austria. Egli, in una lettera a Nigra,
arrivò a teorizzare che se gli fosse riuscito di assicurarsi il favore dell’opinione
pubblica(piemontese) non avrebbe esitato a ricorrere persino alla decisione di
combattere una guerra aperta con Garibaldi e Mazzini.

Quello che desiderava Cavour era solamente l’indipendenza dell’Italia dal


controllo dell’Austria, non la sua unificazione in un singolo Stato. Fino al
1856, infatti, egli sosteneva che l’idea dell’unità nazionale fosse una
sciocchezza da accantonare ritenendo che i patrioti rivoluzionari facevano il
gioco dell’Austria.

Sul piano militare, l’unificazione fu principalmente opera di Garibaldi. Va però


detto che Cavour fece di tutto, sempre nelle sue possibilità, per fermare la
partenza dei Mille per la Sicilia. Il progetto fallì perché né la pubblica opinione
né Vittorio Emanuele II erano dalla sua parte. E per questo dovette
continuare a fingersi amico e sostenitore di Garibaldi.

La principale preoccupazione di Cavour era quella di combattere l’influenza di


Garibaldi e di impedire che la rivoluzione si estendesse a tutto il Regno e fu
proprio per questa ragione che le truppe piemontesi marciarono. Se Garibaldi
non avesse ceduto, Cavour l’avrebbe fermato in qualsiasi modo. Però, il
timore di Garibaldi e la necessità di guadagnarsi il favore del pubblico lo
spinsero a superare l’ultimo ostacolo ed a schierarsi decisamente dalla parte
degli unitaristi e diventare un patriota.

Successivamente fallì il progetto di assimilare al Regno di Sardegna le


province meridionali. Quest’ultime che avevano votato per l’Unità(con una
maggioranza del 99%) soltanto poche settimane dopo tutti avevano cambiato
di nuovo opinione. Così metà dell’esercito italiano dovette occupare il
Mezzogiorno per cercare di preservare l’Unità.

Per capire meglio la spedizione dei mille e l’Unità d’Italia bisogna dire che:

Nel Regno delle Due Sicilie regnava Francesco II di Borbone (era un re


inesperto e dal carattere debole). Tra i liberali e i democratici siciliani fuggiti o
esiliati dalla loro isola vi era Francesco Crispi il quale convinse Garibaldi che
era giunto il momento di indurre alla ribellione i contadini siciliani. Cavour era
inizialmente contrario a questo progetto, invece il Re Vittorio Emanuele II lo
approvava. Il governo piemontese lasciò dunque partire Garibaldi senza fare
nulla, né contro e né a favore della spedizione. La notte tra il 5-6 maggio
1860 Garibaldi partì da Quarto, presso Genova con un migliaio di volontari,i
leggendari Mille, Garibaldi dopo una breve sosta in Toscana, sbarcò a Marsala
e malgrado l’inferiorità numerica sconfisse i soldati borbonici.

La popolazione siciliana si unì ai garibaldini e in pochi giorni i Mille riuscirono


a conquistare Palermo. Le truppe garibaldine rinforzate da molti volontari
batterono di nuovo i borbonici a Milazzo e sbarcarono in Calabria,
conquistando Reggio. Il 7 settembre 1860 Garibaldi entrò trionfalmente a
Napoli, la capitale del Regno delle Due Sicilie mentre il re Francesco II
fuggiva a Gaeta.

A mano a mano che la spedizione dei Mille procedeva cresceva la


preoccupazione di Cavour che temeva che il meridione diventasse una
repubblica democratica autonoma ma soprattutto che Garibaldi arrivasse a
conquistare Roma, la sede del Papa Pio IX, se ciò fosse avvenuto, Napoleone
III sarebbe sicuramente intervenuto in difesa del pontefice e per evitare
questo pericolo Vittorio Emanuele II, dopo aver ordinato ai garibaldini di
fermarsi invase lo Stato Pontificio, senza però toccare né il Lazio né Roma.

L’esercito sabaudo conquistò l’Umbria e le Marche, nel frattempo Garibaldi


sconfiggeva definitivamente le truppe borboniche sul fiume Volturno. Vittorio
Emanuele II e Garibaldi si incontrarono a Teano il 26 ottobre 1860. Fu un
incontro storico, Garibaldi consegnò a Vittorio Emanuele II i territori da lui
conquistati, salutandolo come Re d’Italia.

Il re Francesco II di Borbone si rifugiò a Roma presso il Papa. La Sicilia e


l’Italia meridionale con un plebiscito votarono con il 99%di si l’annessione al
Regno di Sardegna. Garibaldi non volle nulla in cambio della sua impresa ma
chiese che tutti gli ufficiali garibaldini fossero accolti nel nuovo esercito
italiano.

Anche se mancava il Veneto e Roma, l’Unità poteva dirsi realizzata. Il 17


marzo 1861 si riunì a Torino il primo parlamento nazionale e Vittorio
Emanuele II fu proclamato Re d’Italia. Il 6 giugno 1861 moriva Cavour, l’Italia
appena nata perdeva il suo uomo politico più esperto e intelligente.

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