“Breve Cum Catholica Ecclesia” con cui scomunicava i responsabili dell’annessione delle Legazioni dando inizio a quella che verrà chiamata “questione romana” e ai complessi rapporti tra lo Stato italiano e la Chiesa Cattolica: questione che verrà risolta solo l’11 febbraio 1929 con la firma dei Patti Lateranensi.
Nel 1861 con la costituzione del Regno
d’Italia la legislazione piemontese fu estesa in tutta Italia generando contrasti sia con il clero che con la popolazione; il contrasto tra Stato Pontificio e Stato italiano si acuì con l’invasione militare e la conseguente annessione dei territori pontifici allo Stato Piemontese. Particolarmente complessa e delicata era la situazione che il clero e la Chiesa vivevano negli ex territori borbonici dopo il 1861.
La Patria il 27 marzo 1863 dichiarava che
spesso le riunioni dei briganti avvenivano nelle chiese all’ombra degli altari. Spesso i briganti per scampare alle persecuzioni dei soldati venivano accolti nelle parrocchie o nei monasteri dove vi ritrovavano rifugio ricevendo cure e denaro. Tra il 1861 e il 1870 il clero in molte occasioni subì da parte dei governanti vere e proprie angherie, in particolar modo nei confronti dei vescovi a cui fu indirizzata una dura campagna di odio e persecuzione. A subire danni fu soprattutto il basso clero quello più a stretto contatto con la popolazione vittima contemporaneamente delle autorità civili e dei briganti.
Sul piano politico generale ognuna delle controparti
cercava l’aiuto francese per salvaguardare i propri interessi; infatti, la Convenzione di settembre stipulata il 15 settembre 1864 era finalizzata sia per garantire l’autonomia e l’indipendenza del Papa e della Chiesa Cattolica sia per allentare la pressione di garanzia del papato da parte di alcune potenze straniere sul governo italiano.
Il nuovo regno però proseguì la sua strada per una
politica restrittiva che incideva sui beni ecclesiastici e infatti nel 1867 fu approvata la legge “per la soppressione degli enti ecclesiastici e la liquidazione dell’asse ecclesiastica”.
Sempre nell’Ottobre 1867 Giuseppe Garibaldi con i suoi
volontari invase lo Stato Pontificio, vero anche che il 3 novembre 1867 a Mentana Garibaldi fu sconfitto dalle truppe pontificie. L’episodio rappresentava l’ulteriore testimonianza che gli accordi internazionali non venivano rispettati dal governo italiano. Successivamente lo scenario europeo venne sconvolto dalla guerra franco-prussiana scoppiata nel luglio 1870 che comporterà all’abbandono di Roma da parte delle truppe francesi. Il governo italiano ne approfittò ed ordinò al generale Raffaele Cadorna di invadere lo Stato pontificio ed il 20 settembre 1870 Roma fu attaccata e bombardata.