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Nel 1914 l’Italia decise di non schierarsi subito nel conflitto, ciò accadde
perché essendo la Triplice Alleanza un patto difensivo, e siccome l’Impero
Austro-Ungarico e la Germania non erano state aggredite ma avevano
attaccato loro per prime, l’Italia sostenne di non avere alcun obbligo ad
entrare in guerra.
Intanto l’opinione pubblica si divise tra interventisti , propensi a scendere
in guerra, fra i quali spiccavano i Nazionalisti i quali sostenevano che
l’Italia dovesse comunque entrare in guerra,perché, secondo i loro principi
imperialisti, la guerra avrebbe dato all’Italia il ruolo di grande potenza che
meritava tra le nazioni forti ed evolute; e gli Irredentisti che pensavano
che l’Italia avrebbe dovuto cogliere l’occasione per schierarsi contro la
nemica delle guerre risorgimentali, con l’obiettivo di completare l’unità
nazionale sottraendole le terre “irredente”, ossia le provincie di Trento e
Trieste ancora soggette all’Impero austro-ungarico.
Erano contrari alla guerra anche molti esponenti politici cattolici, alcuni
perché rappresentavano il mondo contadino tradizionalmente ostile alla
guerra, altri perché non volevano un conflitto contro un impero cattolico
come quello Austro-Ungarico, altri ancora perché adottavano il principio
del pacifismo cristiano.
Nel 1917, in Russia, una rivoluzione abbatté il regime dello zar. Di questo
evento è però importante sottolineare che il governo rivoluzionario decretò
l’uscita della Russia dalla guerra, e ciò favorì tedeschi e austro-ungarici,
perché il venir meno dell’impegno sul fronte orientale permise alla
Germania di spostare le sue armate in parte sul fronte francese e in parte
su quello italiano.
L’intervento degli Stati Uniti fu decisivo, non tanto per il numero di soldati
che essi riuscirono a schierare in Europa,quanto per l’impegno economico
e finanziario che misero in campo. In una guerra che richiedeva la
produzione continua di nuovi armamenti, la capacità produttiva
dell’industria americana diede agli Stati dell’Intesa un vantaggio
determinante.
Sul fronte occidentale le truppe tedesche tentarono, nel marzo del 1918,
un’ultima offensiva, ma nell’agosto dello stesso anno le truppe inglesi,
francesi e americane passarono al contrattacco e sfondarono il fronte. La
prospettiva di una sconfitta militare e le rivolte dei soldati tedeschi che si
ribellavano ai loro comandanti indussero l’Imperatore Guglielmo II ad
abdicare e il nuovo governo tedesco firmò l’armistizio l’11 novembre 1918.
Anche sul fronte italiano, nel corso del 1918, la situazione cambiò. Dopo la
sconfitta di Caporetto si formò un governo di unità nazionale, sostenuto
cioè anche dall’opposizione, e il capo di stato maggiore dell’esercito venne
sostituito: il Generale Armando Diaz prese il posto del generale Luigi
Cadorna.
Nel gennaio del 1919 si aprì a Parigi la conferenza di pace, alla quale
furono ammessi solo i leader dei paesi vincitori ossia il presidente
statunitense Thomas Woodrow Wilson, il britannico David Lloyd George, il
francese Georges Clemenceau e l’italiano Vittorio Emanuele Orlando.
Dalle trattative furono invece esclusi gli sconfitti, cioè i tre grandi imperi
che perdendo si erano disgregati: tedesco,austro-ungarico e ottomano. Il
quarto impero,quello russo, era stato abbattuto dalla rivoluzione del 1917
e il 3 marzo 1918 il nuovo governo aveva firmato una pace separata con la
Germania, la pace di Brest-Litovsk. (che comportava la perdita di molti
territori appartenenti all’Impero Russo : i territori polacchi, la Lettonia,
l’Estonia, la Lituania, la Finlandia, la Georgia e l’Ucraina. Si trattava di
condizioni molto dure: la Russia perdeva regioni vaste e molto importanti
dal punto di vista economico per la presenza di industrie e giacimenti
minerari; Lenin,tuttavia, pensava che questo sacrificio fosse necessario per
uscire dalla guerra e,quindi, mantenere le promesse fatte dai bolscevichi
alla popolazione prima della presa del potere.)
Come risarcimento per i danni causati dalla guerra, alla Germania venne
inoltre imposto il pagamento di 132 miliardi di marchi in oro: un debito
enorme per l’epoca, che avrebbe rallentato pesantemente la ripresa
economica tedesca. Infine, lo stato tedesco perse tutte le sue colonie (in
Africa e nel Pacifico) e dovette impegnarsi a non ricostruire un esercito che
contasse più di 100.000 uomini.