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Eraclito e Parmenide di Velia vengono associati per il loro atteggiamento aristocratico. Un atteggiamento di
critica per la gente comune. Per la sua opera si serve del tema del viaggio: immagina di essere raccolto da
un carro alato per arrivare sull’acropoli dove incontra la verità. Dice che la verità non è per tutti, ma è sotto
il dominio di pochi, quindi il sapere è riservato a pochi. Il suo pensiero si racchiude in un aforisma: l’essere
è e non può non essere e il non essere non è e non può essere. Infatti esiste soltanto la realtà che ci
circonda. Se non esiste non si può né pensare né dire perché esiste solo ciò che si può pensare, perché il
nostro pensiero è limitato alla realtà. Quindi tutto ciò che esiste esiste, tutto ciò che non esiste non esiste.
Questo pensiero fonda l’ontologia: quella parte della filosofia che parla dell’esistenza dell’essere.
Parmenide si serve della dialettica.
ARISTOTELE
Aristotele afferma che la logica si basa su tre principi dogmatici (che non si possono spiegare)
Parmenide usa il verbo essere solo in funzione esistenziale: secondo Platone Parmenide ha sbagliato perché
ha considerato il verbo essere solo in chiave esistenziale.
Con Parmenide la dialettica assume una definizione precisa e argomentativa: l’arte di giustificare le cose
attraverso le parole.
ZENONE
Allievo di Parmenide, cerca di dimostrare le tesi del maestro con il paradosso.
Paradosso: qualcosa che va contro all’opinione comune, una cosa sembra così evidente che non si può
affermare il contrario.
Se lo spazio è infinito tra a e b, lo spazio è fatto di infiniti punti e Achille, superando la tartaruga, seppur
partita con del vantaggio, si dimostra che lo spazio è finito.
CARATTERISTICHE COMUNI PARMENIDE E ERACLITO
Entrambi erano aristocratici
Avevano caratteristiche comuni nell’approccio dialettico
Entrambi consideravano la realtà non alla portata di tutti