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Narratologia

Letteratura Italiana (Università degli Studi del Piemonte Orientale Amedeo Avogadro)

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IL PROCESSO DELLA COMUNICAZIONE LETTERARIA

La narratologia è la scienza che studia gli aspetti più specificamente strutturali di un testo letterario:
narratore, personaggio, fabula e intreccio, spazio e tempo della narrazione. In queste pagine verrà
concentrata l’attenzione in particolar modo sulla figura del narratore, presentando le diverse attitudini
narrative che esso può assumere, e sui diversi punti di vista attraverso cui la narrazione può essere
condotta. Prima di procedere, però, è necessario fare una breve premessa e riflettere sul concetto di
letteratura quale forma di comunicazione. Come teorizzato dal linguista russo Roman Jakobson, sei sono gli
elementi che compongono il processo comunicativo: mittente, messaggio, referente, codice, canale e
destinatario. Il mittente è colui che trasmette un’informazione, e costituisce il punto di partenza del
processo. Per esempio, il professor X impegnato a spiegare durante una lezione.

Il messaggio è l’oggetto del mittente, ciò che egli vuole comunicare, e costituisce la fase intermedia del
processo. Per esempio, il professor X impegnato a spiegare un passo della Commedia di Dante Alighieri
durante una lezione di letteratura italiana. A questa fase intermedia appartengono anche il referente, il
codice e il canale, i quali sono strettamente legati al messaggio, in quanto ne determinano la comunicabilità
e la comprensibilità. Il referente è la situazione o la realtà esterna che il messaggio esprime e alla quale,
appunto, si riferisce; il codice è il linguaggio (verbale, gestuale, figurativo…) attraverso cui il messaggio
viene espresso; il canale è il mezzo fisico (aria, carta, cavo…) attraverso cui il messaggio viene trasmesso.
Nel caso del professor X che spiega un passo della Commedia, il referente sarà il poema dantesco, mentre il
codice e il canale saranno prevalentemente il linguaggio verbale e l’aria. Infine, il destinatario è colui che
riceve l’informazione inviatagli dal mittente – per terminare l’esempio, gli studenti del corso di letteratura
italiana del professor X –, e costituisce il punto finale del processo comunicativo. Rispetto a ciò, la
letteratura rappresenta una forma particolare di comunicazione, che ha come mittente l’autore, come
messaggio il testo letterario e come destinatario il lettore. Inoltre, in qualità di messaggio, il testo letterario
rinvia sempre a un referente, reale o immaginario; si esprime in un codice linguistico, del quale, considerata
la natura letteraria del testo, saranno particolarmente importanti la forma e lo stile; e viene trasmesso
attraverso determinati canali, per esempio il libro o lo schermo del pc. Considerare la letteratura quale
forma di comunicazione aiuta a mettere in evidenza una distinzione che è necessario tenere presente
quando si vuole leggere, analizzare e interpretare un testo narrativo: quella tra autore reale, autore
implicito e narratore, tre entità differenti e autonome l’una dall’altra, alle quali corrispondono le entità,
altrettanto differenti e autonome, di lettore reale, lettore implicito e narratario. Infatti, solo l’autore reale
appartiene all’ambito di partenza del processo comunicativo che è proprio del mittente, così come solo il
lettore reale appartiene all’ambito finale del processo comunicativo che è proprio del destinatario. Il
narratore, e con esso il narratario, appartengono invece alla fase intermedia del testo letterario; essi, cioè,
sono parte stessa del messaggio, e non combaciano né vanno mai confusi con l’autore reale e con il lettore
reale. Infine, l’autore implicito e il lettore implicito sono due formazioni che si interpongono tra il piano
della realtà, nel quale si trovano l’autore reale/mittente e il lettore reale/destinatario, e il piano della
fiction, cioè della finzione narrativa (detto anche “piano finzionale”), nel quale si trovano il narratore e il
narratario.

Schema riassuntivo pagina 8

L’AUTORE E IL LETTORE

L’autore reale è la persona storica, fisicamente esistita o ancora in vita, che scrive un’opera; in modo
parallelo, il lettore reale è la persona storica, fisicamente esistita o ancora in vita, che la legge. Per esempio,
l’autore reale de I promessi sposi (1840) è la figura storica di Alessandro Manzoni, nato a Milano il 7 marzo
1785 e morto a Milano il 22 maggio 1873. Chiunque legga I promessi sposi ne è invece il lettore reale.
L’autore implicito è l’immagine che un lettore reale si crea di un autore a partire non dalla sua
autobiografia, ma dalle sue opere. Ovviamente, possono esistere tanti autori impliciti quanti lettori reali,
perché ogni lettore ha la libertà di immaginare l’autore di un libro come meglio crede. Per esempio,

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leggendo Gli indifferenti (1929) di Alberto Moravia ci si potrebbe immaginare un autore cinico,
disincantato, forse sadico; ma non è detto che nella vita Moravia fosse stato effettivamente così. Dall’altra
parte, anche l’autore reale quando compone le proprie opere si figura un lettore implicito al quale
rivolgersi, e che non corrisponde al lettore reale. Scrivendo Gli indifferenti, Moravia avrà avuto in mente
come interlocutore un esponente della media borghesia italiana degli anni Trenta; ciò non significa, però,
che il romanzo non possa essere letto anche in altre epoche, in altri ambiti sociali e da altri tipi di lettore,
per esempio da uno scolaro o da uno studente universitario.

IL NARRATORE E IL NARRATARIO

Il narratore è la voce alla quale l’autore reale conferisce il compito di narrare gli eventi e portare avanti il
discorso narrativo, cioè la narrazione. Quest’ultima si può definire anche “diegesi”. Il narratore, detto anche
“voce narrante”, è dunque una creazione dell’autore reale e, in quanto tale, non appartiene alla
dimensione della realtà, ma a quella della fiction. Nel costruire il narratore di una storia, l’autore reale può
scegliere tra varie possibilità che definiscono la sua fisionomia in rapporto all’atto narrativo (o diegetico) e
alla storia narrata, creando di volta in volta modelli diversi di narratore. Come verrà spiegato nel capitolo
successivo, infatti, il narratore può essere esterno o interno, onnisciente o parziale, personale o
impersonale, presente o assente, attore o spettatore, protagonista o personaggio secondario, attendibile o
inattendibile. Una volta creato e definito nelle sue qualità, il narratore influisce in modo strutturale sulla
narrazione, imprimendole determinate caratteristiche a seconda della natura che egli ha ricevuto
dall’autore reale. Considerare che tipo di narratore l’autore reale abbia scelto per una narrazione aiuta
pertanto a comprendere meglio un’opera letteraria, e a contestualizzarla all’interno di un quadro critico di
riferimento. Per esempio, il narratore onnisciente e personale è tipico del Romanticismo; il narratore
impersonale è tipico del Verismo; il narratore parziale o inattendibile è tipico del Modernismo, ecc. Per
questo motivo, facendo l’analisi di un testo letterario è importante chiedersi sempre, al di là dell’autore
reale, “chi” parla e “come” parla, stabilendo i tratti della voce narrante e il tipo di narrazione che da essa
scaturisce. Come il narratore, anche il narratario è una creazione dell’autore reale, e appartiene dunque al
piano della fiction, non a quello della realtà. Esso, infatti, rappresenta colui o coloro ai quali, nella finzione
narrativa, il narratore si rivolge. Spesso il narratario non compare, restando un’entità sottintesa e teorica.
Altre volte, invece, viene esplicitamente chiamato in causa dal narratore, apparendo nelle vesti di
interlocutore generico ed esterno alla storia, come accade in Se una notte d’inverno un narratore (1979) di
Italo Calvino; oppure in qualità di personaggio interno alla storia, come accade ne Il mar delle Blatte [Il mar
delle blatte e altre storie (1939)] di Tommaso Landolfi, in cui il protagonista Roberto racconta a suo padre e
alla sua fidanzata Lucrezia la favola alla quale si fa riferimento nel titolo.

TIPI DI NARRATORE
Prendendo spunto dalla classificazione fatta dal critico francese Gérard Genette, il narratore si definisce: in
base al suo rapporto con la diegesi, cioè con l’atto stesso della narrazione, rispetto al quale può essere
extradiegetico o intradiegetico; in base al suo rapporto con la storia narrata, rispetto alla quale può rivelarsi
eterodiegetico od omodiegetico; in base alla conoscenza che ha della storia narrata, rispetto alla quale può
risultare onnisciente, parziale o inattendibile. La narrazione può avere uno o più livelli diegetici. Nella prima
ipotesi, si avrà un narratore che racconta una storia. Nella seconda ipotesi, in base al numero di livelli
diegetici, si avrà un narratore che racconta di un narratore che racconta una storia (due livelli); un
narratore che racconta di un narratore che racconta di un narratore che racconta una storia (tre livelli), ecc.
(il numero di livelli è potenzialmente infinito).

Una narrazione che presenta più livelli diegetici presenta necessariamente più narratori, uno per ogni
livello. In tal caso, è necessario distinguere tra narratore extradiegetico, o di primo livello, e narratore
intradiegetico, o di secondo (terzo, quarto, ecc.) livello. Il narratore extradiegetico si chiama così perché la
sua narrazione è esterna rispetto al livello diegetico inferiore che essa contiene. Il narratore intradiegetico
si chiama così perché la sua narrazione è interna rispetto al livello diegetico superiore che la racchiude. Un

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esempio classico di narrazione a più livelli è Decameron (1349-1351 ca.) di Giovanni Boccaccio. L’opera si
costruisce attraverso le voci di un narratore extradiegetico di primo livello e dieci narratori intradiegetici di
secondo livello. Il narratore extradiegetico racconta che nel 1348, con l’intento di sfuggire alla peste che
imperversa a Firenze, dieci ragazzi, sette femmine e tre maschi, si ritirano in campagna per due settimane e
qui, per passare il tempo, decidono tra le altre cose di raccontarsi ogni giorno una novella a turno su un
tema stabilito dal re o dalla regina della giornata. Si hanno così dieci novelle al giorno per 10 giorni, come
recita appunto il titolo dell’opera, per un totale di cento novelle. In qualità di novellatori, i dieci ragazzi
svolgono dunque la funzione di narratori intradiegetici. Ovviamente, nel caso di una narrazione a un solo
livello diegetico, le nozioni di narratore extradiegetico e narratore intradiegetico non sono funzionali. Il
narratore può essere assente, e dunque non comparire all’interno della storia che racconta, oppure
presente, comparendovi come personaggio. Il primo si definisce narratore eterodiegetico, perché
appartiene a una dimensione diversa rispetto a quella del racconto; il secondo, invece, si definisce
narratore omodiegetico, perché appartiene alla stessa dimensione del racconto. Il narratore eterodiegetico
può essere a sua volta personale o impersonale. Nel primo caso interviene nella narrazione per
commentare, giudicare ed esprimere la propria opinione. Può pronunciarsi in modo esplicito, magari
rivolgendosi direttamente al narratario, come ne I promessi sposi di Manzoni; oppure far sentire la propria
presenza in modo meno eclatante, attraverso l’utilizzo di segnali linguistici, espressioni, avverbi, aggettivi
che rivelano la sua opinione, distinguendola da quella dei personaggi. Un esempio di questo tipo si può
trovare nel romanzo Senilità (1898) di Italo Svevo.

Nel secondo caso è un narratore silenzioso e assente, che si limita a narrare senza intervenire nella
narrazione per commentare, esprimere giudizi o dialogare con i lettori, come nel romanzo I viceré (1894) di
Giuseppe De Roberto. Il narratore omodiegetico può essere a sua volta autodiegetico o allodiegetico. Nel
primo caso è anche il protagonista della storia, dunque parlerà principalmente di sé e farà uso della prima
persona. Tra i tanti esempi possibili, si cita quello de La casa in collina (1948) di Cesare Pavese. Nel secondo
caso, è uno spettatore-testimone che racconta la storia di un altro, come avviene nella seconda delle
cinque parti in cui è diviso il racconto I fatali [Racconti fantastici (1869)] di Iginio Ugo Tarchetti, nella quale il
narratore introduce la figura di un giovane misterioso. Il narratore può presentare diversi gradi di
conoscenza della storia che racconta: può conoscerla in modo completo; può conoscerla in modo
incompleto; può conoscerla in modo insufficiente, dubbio o addirittura non conoscerla affatto. Nel primo
caso si ha un narratore onnisciente, che conosce e spiega tutto nei minimi dettagli: ogni aspetto della
storia, così come le azioni, le parole e i pensieri, anche se inconsapevoli o inespressi, dei personaggi,
rispetto ai quali egli si pone dunque su un piano superiore (sa più cose di loro). Grazie alla superiorità e alla
perfezione della sua conoscenza, questo tipo di narratore si presenta come particolarmente attendibile:
non c’è motivo, infatti, di dubitare della “verità” della sua narrazione. Oltre a quello classico de I promessi
sposi, un altro possibile esempio è la voce narrante del romanzo Il piacere (1889) di Gabriele d’Annunzio.
Nel secondo caso si ha un narratore non onnisciente o parziale, che non fornisce una visione completa della
storia, ma racconta solo quello che sa, o comunque non spiega pienamente tutto. Egli si pone sullo stesso
piano dei personaggi (ne sa tanto quanto loro), o su un piano addirittura inferiore (sa meno cose di loro), e
il suo discorso narrativo risulta pertanto incompleto, caratterizzato da salti e vuoti, da domande lasciate
senza risposta. Nel romanzo Una vita (1892) di Italo Svevo, per esempio, i dubbi e i difetti di conoscenza del
protagonista Alfonso Nitti non vengono mai colmati dal narratore eterodiegetico. Nel racconto Una sbornia
(Giovani, 1920) di Federigo Tozzi, invece, il narratore autodiegetico ricorda la signora Costanza, sua vecchia
padrona di casa, e si chiede quali sentimenti ella nutrisse per lui, ma non potrà mai trovare risposta a
questa domanda, perché alla fine del racconto scopre che la donna è morta. Nel terzo caso si ha un
narratore insicuro, reticente (silenzioso), menzognero, dalla personalità nevrotica o paranoica, malato
oppure “visionario”, che possiede una conoscenza insufficiente o alterata della storia e quindi non è in
grado di spiegarla, oppure non vuole spiegarla, tanto da dubitare o far dubitare fortemente dell’esattezza
del proprio racconto e della storia stessa; omettere alcuni suoi passaggi, anche quelli più importanti e
fondamentali per lo svolgimento della narrazione; mentire, modificare la “realtà” o perfino inventarsela del

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tutto, riempiendone i vuoti con congetture e costruzioni immaginarie. Questo tipo di narratore si pone su
un piano inferiore rispetto ai personaggi (sa meno cose di loro), oppure arriva fino a mettersi contro di loro
(ne deforma il carattere e la storia), raggiungendo un grado minimo, se non un grado zero di credibilità, e
rivelandosi fortemente inattendibile: la sua narrazione, infatti, risulta dubbia, imprecisa e incompleta,
fuorviante, menzognera o del tutto inventata. Un esempio classico da questo punto di vista è La coscienza
di Zeno (1923) di Italo Svevo, il cui narratore autodiegetico Zeno Cosini è definito sin dall’inizio un bugiardo
dalla voce extradiegetica del suo vecchio psicanalista, il dottor S., voce a sua volta da considerarsi
inattendibile, in quanto dichiaratamente poco onesta e mossa da sentimenti di vendetta. Un simile
impianto diegetico caratterizza l’intera narrazione come del tutto inattendibile, e richiede di conseguenza
un “lettore sospettoso”.Schema riassuntivo pagina 18

LA FOCALIZZAZIONE

La focalizzazione è il punto di vista dal quale il narratore osserva, e quindi narra la storia. Ha la stessa
funzione che nel cinema assume l’inquadratura. Il regista può scegliere di riprendere la scena in oggettiva,
cioè dal di fuori e in maniera diretta e neutrale; oppure in soggettiva, cioè ponendosi all’interno di un
personaggio e rappresentando ciò che egli vede, la realtà secondo il suo punto di vista, come se la
cinepresa venisse messa in mano all’attore. Allo stesso modo, il narratore può osservare la storia
dall’esterno e in modo oggettivo, con uno sguardo che coglie le cose così come si presentano, senza
modificarle o interpretarle; oppure può guardarla dall’interno, cioè attraverso gli occhi di un personaggio, il
quale modificherà la percezione, e dunque la diegesi stessa, in base alla propria interpretazione e alla sua
personale visione del mondo. Per esempio, in Don Chisciotte di Cervantes i mulini a vento, se osservati con
gli occhi del narratore, restano mulini a vento; se osservati con gli occhi del protagonista, diventano giganti
dalle lunghe braccia. Nel primo caso si ha la “realtà” dal punto di vista del narratore; nel secondo caso si ha
la “realtà” dal punto di vista dell’eroe, al cui interno il narratore si è calato per mostrare il mondo
attraverso i suoi occhi.

In base al rapporto e all’alternanza tra sguardo esterno e sguardo interno, oggettività e soggettività della
narrazione, punto di vista del narratore e punto di vista dei personaggi, si distinguono diversi tipi di
focalizzazione: zero, esterna, interna fissa, interna variabile, interna multipla. Si ha focalizzazione zero
quando il narratore è onnisciente e gode di uno sguardo illimitato che gli permette di osservare e conoscere
la vicenda sotto ogni punto di vista, sia dall’intero che dall’esterno. Egli sa tutto, è informato circa i
precedenti della storia e ne conosce già la conclusione, è superiore rispetto ai personaggi, sa quello che essi
pensano e provano, conosce anche ciò che essi non sanno e può pertanto fornire un quadro completo della
storia. Esempi di focalizzazione zero si possono trovare ne I promessi sposi e Il piacere. Si ha focalizzazione
esterna quando il narratore è come uno spettatore che si trova ad assistere a una scena e racconta solo ciò
che vede in quel momento, senza avere la possibilità o il potere di fornire spiegazioni su avvenimenti
passati, dare anticipazioni su cosa succederà o entrare nella mente dei personaggi. Questo tipo di
narrazione è generalmente caratterizzato da un utilizzo frequente del discorso diretto, attraverso il quale il
narratore riporta nel testo le parole così come vengono pronunciate dai personaggi. Se ne trova un
esempio ne I Viceré. Nella focalizzazione interna, invece, abbonda l’uso del discorso indiretto libero, una
tecnica narrativa che riporta le parole o i pensieri del personaggio non presentandoli come discorsi diretti,
ma incorporandoli nel testo senza alcuna mediazione grafica, e cioè senza usare gli appositi segni di
interpunzione. Un altro importante segnale di focalizzazione interna è l’utilizzo da parte del narratore di
verbi percettivi e cognitivi quali: vedere, notare, osservare, sentire, ascoltare, intendere, avvertire,
percepire, pensare, stimare, ritenere, supporre, ecc. Tali verbi, infatti, rimandano alla sfera del personaggio
impegnato in un atto di percezione o cognizione, e indicano che in quel frangente la narrazione è condotta
secondo il suo punto di vista. Si riporta un esempio tratto dal romanzo Rubè (1921) di Giuseppe Antonio
Borgese. Si ha focalizzazione interna fissa quando il narratore racconta in prima persona, e quindi
caratterizzando la storia in base alla propria soggettività, come ne La casa in collina e La coscienza di Zeno;
oppure in terza persona, ma assumendo per tutta la narrazione il punto di vista di uno stesso personaggio,

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e quindi caratterizzando la storia prevalentemente in base alla soggettività di quest’ultimo. È il caso, per
esempio, dei romanzi Una vita di Svevo o Rubè di Borgese.

Si ha focalizzazione interna variabile quando il narratore adotta, oltre al suo, il punto di vista di più
personaggi in successione, passando nel corso della narrazione da una soggettività all’altra. Se ne ha un
esempio ne Gli indifferenti. Si ha focalizzazione interna multipla quando, nel raccontare un avvenimento, il
narratore alterna il proprio sguardo a quello dei vari personaggi. In altre parole, uno stesso fatto viene
raccontato in base a più punti di vista e attraverso più voci. L’oggetto della narrazione riceve così diverse
interpretazioni, nessuna delle quali, spesso compresa quella del narratore, può essere ritenuta con certezza
la più valida. Un esempio di focalizzazione multipla si trova nella novella Il treno ha fischiato [Novelle per un
anno (1922-1937)] di Luigi Pirandello.

COMBINAZIONI

Quando l’autore (reale) decide di scrivere un’opera, le combinazioni narratologiche a sua disposizione sono
numerose: egli può scegliere tra diversi tipi di narratore, affidare loro diverse posizioni e diversi gradi di
conoscenza della storia, ricorrere a diverse modalità di focalizzazione, ecc. Va ricordato inoltre che
l’impianto narrativo non è mai qualcosa di rigido e immutabile, anzi, una stessa opera può presentare al suo
interno più soluzioni narrative. Per esempio, l’autore può ricorrere a diversi tipi di narratore all’interno di
uno stesso testo, come accade nel racconto Dialogo dei massimi sistemi [Dialogo dei massimi sistemi
(1937)] di Tommaso Landolfi. Il racconto è diviso in tre parti ed è affidato a un narratore di tipo
omodiegetico. Nella prima parte, il narratore riferisce tramite discorso diretto il racconto fattogli da un suo
amico, denominato “Y”: egli diventa dunque extradiegetico rispetto a Y, mentre quest’ultimo assume il
ruolo di narratore intradiegetico. Nella seconda parte il narratore diventa autodiegetico, in quanto
racconta in prima persona un episodio che lo rende protagonista tanto quanto Y. Infine nella terza e ultima
parte, estremamente breve rispetto alle altre due, il narratore si fa allodiegetico, in quanto racconta
l’epilogo della vicenda di Y.

Oppure la scelta della focalizzazione può cambiare più volte all’interno di un’opera, senza che un tipo di
narratore sia necessariamente legato a una sola tecnica di focalizzazione. Per esempio, ne Il treno ha
fischiato di Pirandello il narratore, principalmente allodiegetico, analizza il caso del signor Belluca passando
dalla focalizzazione interna multipla alla focalizzazione interna fissa. Anche la conoscenza della storia da
parte del narratore può presentare gradi diversi e oscillare nel corso della narrazione tra compiutezza,
parzialità e insufficienza. Casi di una certa oscillazione conoscitiva si possono rintracciare addirittura in
un’opera come I Promessi sposi, da sempre citata quale modello classico di piena onniscienza narrativa. In
conclusione, dunque, è sicuramente una buona norma quella di approcciarsi al testo letterario con i giusti
mezzi teorici, tra i quali, appunto, la narratologia; tuttavia, è bene anche non irrigidirsi troppo, riservandosi
uno sguardo aperto e pronto ad accogliere tanto la regola, quanto la sua negazione.

Rispondi per iscritto alle domande


Che cos’è la narratologia? Chi sono l’autore esplicito, l’autore implicito e il narratore, e perché è importante
distinguerli? Chi sono il lettore reale, il lettore implicito e il narratario? Qual è la differenza tra narratore
extradiegetico, narratore eterodiegetico e narratore allodiegetico? Che cos’è la focalizzazione? Quali sono
le tecniche narrative più utilizzate nella focalizzazione esterna e nella focalizzazione interna? Quali sono le
diverse tipologie di focalizzazione interna, e in che cosa si differenziano? Quando un narratore si può
definire “visionario”? Perché secondo te nelle pagine che hai letto sinora la parola “verità” compare sempre
tra virgolette? Che cosa si intende per “combinazioni narratologiche”? Riporta degli esempi

Vocabolario

ANISOCRONIA → durata

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ANNODAMENTO Momento del racconto in cui inizia il conflitto e la tensione narrativa. Ha il suo esito nello
scioglimento.

ASSE PARADIGMATICO Rappresenta il repertorio di termini, affini per significato, ma diversi per
significante, tra i quali l’autore opera la selezione delle parole più consone ai fini della formulazione del
proprio messaggio.

ASSE SINTAGMATICO Disposizione sintattica degli elementi linguistici che danno luogo ad un enunciato.

ATTANZIALE, MODELLO Elaborato da G. Genette, il modello attanziale sintetizza in 6 categorie semantiche


(attanti) i ruoli che i diversi personaggi possono assumere in un racconto: il Soggetto deve superare delle
prove per raggiungere l’Oggetto; in tale percorso è aiutato dall’Aiutante e ostacolato dall’Oppositore; il
Destinatatore pone l’Oggetto, su cui esercita una certa influenza, come termine di desiderio e di
comunicazione, mentre il Destinatario è colui che ne beneficia.
AUTODIEGETICA, NARRAZIONE Narrazione in cui il narratore in prima persona è il protagonista principale.
Un esempio classico di narrazione autodiegetica è l’autobiografia.

AUTORE IMPLICITO È l’immagine che il lettore si crea a proposito dell’autore reale nel corso della lettura
sulla base delle informazioni presenti nel testo; i tratti ideologici, psicologici e morali così desunti possono
coincidere o meno con la reale personalità dell’autore. Il suo corrispondente è il lettore implicito.

AUTORE REALE È la persona storica dello scrittore; si tratta dell’emittente che, in un certo contesto storico-
sociale, ha scritto il testo. Il suo corrispondente è il lettore reale.

AZIONE COMPLICANTE Analoga all’esordio, è l’elemento del reticolo narrativo che enuncia un
sovvertimento dell’equilibrio iniziale.

AZIONE TRASFORMATRICE Azione che fa passare dalla situazione iniziale (spesso negativa) alla situazione
finale (spesso positiva).

CARATTERIZZAZIONE Insieme delle qualità fisiche e psicologiche che definiscono un personaggio. La


caratterizzazione è l’insieme dei tratti (aspetto fisico, profilo psicologico, livello culturale, appartenenza
sociale, ecc.) mediante i quali viene descritto un personaggio.

CHIUSURA DEL TESTO Si parla di chiusura quando un racconto finisce in modo tale da soddisfare le attese e
le domande che ha suscitato.

CLIMAX Procedimento narrativo mediante il quale la tensione (o suspense) sale fino ad arrivare al culmine.

LETTURA RAVVICIANATA Analisi particolareggiata delle sfumature, delle ambiguità dei termini (polisemia),
delle immagini, delle metafore e delle unità minime di un testo.

COMPLICAZIONI Tra l’annodamento, il climax e lo scioglimento, la serie di situazioni che possono


accentuare o rallentare la tensione narrativa.

CORNICE Parte del testo narrativo, per lo più iniziale, che racchiude una narrazione di II grado.

COSTRUZIONE, DEL PERSONAGGIO Evoluzione, in positivo o in negativo, nel corso della narrazione dei
tratti caratteristici di un personaggio.

CRONOTOPO La dimensione spaziale e temporale del discorso narrativo.

DANNEGGIAMENTO Causa la perdita dell’oggetto del desiderio agognato dal protagonista.

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DIEGETICA, NARRAZIONE Il narratore mette in rilievo la propria funzione e si attribuisce un’identità


individuale e individuabile.

DIGRESSIONE Si tratta di un elemento non essenziale per la ricostruzione della fabula, ma significativo per
l’arricchimento espositivo dell’intreccio.

DISCORSO NARRATIVO In narratologia, è l’insieme dei mezzi con cui si racconta una storia: la focalizzazione
(chi percepisce?), la voce (chi parla?), la durata (quanto tempo richiede qualcosa per essere raccontato?), la
frequenza (se qualcosa viene detto secondo una modalità singolativa o ripetitiva). Nella narratologia
strutturalistica, per discorso narrativo si intende il “come” della narrazione, rispetto al “cosa”.

DISCORSO DIRETTO LEGATO Il personaggio parla o pensa in prima persona senza la mediazione del
narratore; le sue parole o i suoi pensieri sono introdotte da un “sintagma di legamento”.

DISCORSO DIRETTO LIBERO Il personaggio parla o pensa in prima persona senza la mediazione del
narratore; le sue parole o i suoi pensieri non sono introdotte da un “sintagma di legamento” (disse, pensò,
ecc.).

DISCORSO INDIRETTO LEGATO Il personaggio parla o pensa attraverso la mediazione del narratore; le sue
parole o i suoi pensieri sono introdotte da un “sintagma di legamento”.

DISCORSO INDIRETTO LIBERO Il personaggio parla o pensa attraverso la mediazione del narratore; le sue
parole o i suoi pensieri non sono introdotte da un “sintagma di legamento”.

DISCORSO NARRATIVIZZATO Riformulazione o riassunto, ad opera del narratore, anche in modo arbitrario,
di discorsi o opinioni di un personaggio.

DURATA Rapporto tra il tempo della finzione narrativa e il tempo della realtà. I fenomeni legati alla durata
si dividono in fenomeni di rallentamento, fenomeni di equilibrio, fenomeni di accelerazione. Si tratta di
anisocronie.

ELLISSI Fenomeno di durata per effetto del quale il tempo del racconto è fermo o molto lento, mentre il
tempo della storia avanza molto velocemente.

EPITESTO Presentazioni del testo non fisicamente legate al testo. Se l’epitesto viene unito al testo, diventa
un peritesto .Viene chiamato anche paratesto.

ESORDIO → azione complicante

ESPOSIZIONE Parte del racconto che fornisce al lettore tutte le informazioni che sono indispensabili alla
comprensione di quanto narrato e relative alla situazione che precede l’inizio dell’azione.

ETERODIEGETICO, NARRATORE Si definisce eterodiegetico o esterno il narratore che non prende parte alla
vicenda che espone.

EXTRADIEGETICA, ISTANZA Tutto ciò che è esterno alla finzione narrativa; per es. l’autore e il lettore sono
istanze extradiegetiche.
FABULA Successione degli accadimenti di una storia, ordinati in modo cronologico e in un rapporto di
causa-effetto.

FLASHBACK → analessi.

FLUSSO DI COSCIENZA Esposizione del susseguirsi dei pensieri di un personaggio per libere associazioni di
idee; mette in risalto le dinamiche psicologiche del personaggio.

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FOCALIZZAZIONE Adozione di un punto di vista particolare, ristretto, determinabile in base alla storia. Si
distingue in: focalizzazione zero (il narratore ne sa più del personaggio e quindi ne dice di più di quanto
sappia uno qualunque dei personaggi), focalizzazione interna (il narratore dice solo quello che sa uno dei
personaggi, del quale adotta il punto di vista), focalizzazione esterna (il narratore ne dice meno di quanto
ne sappia uno dei personaggi).

FREQUENZA → racconto iterativo


INTERTESTUALITÀ Insieme delle relazioni che si manifestano all’interno di un testo; queste relazioni
mettono in rapporto il testo con altre parti del testo e/o con altri testi dell’autore (intertestualità interna)
oppure con altri testi appartenenti a generi letterari analoghi (intertestualità esterna). Il riferimento ad altri
testi può avvenire per citazione (intertestualità diretta) o per allusione (intertestualità indiretta).

INTRADIEGETICA, ISTANZA Tutto ciò che è interno alla finzione narrativa; per es. i personaggi sono istanze
intradiegetiche; cfr. extradiegetica, istanza.

INTRECCIO Costituisce la struttura narrativa prescelta dall’autore per redigere il testo; comprende anche
motivi tematici minori, cioè non essenziali alla dinamica della storia; la presentazione degli eventi non
segue necessariamente l’ordinamento logico-cronologico della fabula, ma è soggetta a possibili scarti di
tempo, operando anticipazioni o posticipazioni rispetto all’ordine di accadimento dei fatti della storia. Le
tappe fondamentali dell’intreccio sono l’annodamento, le complicazioni, il climax e lo scioglimento.

INTRECCIO, TIPOLOGIE Ci possono essere diverse tipologie di intreccio. Intreccio di risoluzione: corrisponde
alla domanda “Cosa accadrà?”; intreccio di rivelazione: consiste in un processo di rivelazione o di
conoscenza da parte di un personaggio; intreccio episodico: quando gli episodi di un racconto sono uniti da
legami piuttosto deboli in quanto ogni episodio forma una unità autonoma (microracconto); intreccio
globale: è formato da un macroracconto; intreccio unificato: è formato da episodi strettamente legate tra
di loro in cui il precedente prepara il successivo.

ISOCRONIA → ordine

LETTORE IMPLICITO È il lettore ideale che l’autore reale presuppone come destinatario della propria opera,
sulla base delle caratteristiche stilistiche dell'opera.

LETTORE REALE Designa, di fatto, tutti coloro che, nel corso del tempo, leggeranno l’opera.
LIVELLI DELLA NARRAZIONE → narrazione, livelli della macrosequenza Racchiude un insieme di sequenze
che, pur rappresentando nuclei narrativi distinti, partecipano di uno stesso carattere unitario, dando luogo,
ad esempio, ad un episodio.

METALESSI È il superamento delle barriere convenzionali tra i livelli della narrazione.

MIMETICA, NARRAZIONE Il narratore scompare o nasconde il più possibile la propria identità. Si tratta del
cosiddetto canone dell’impersonalità.

MISE EN ABÎME Espressione usata da A. Gide per indicare una visione in profondità, indica una sorta di
“racconto nel racconto”, in cui la storia raccontata (livello basso) può essere usata per riassumere o
racchiudere alcuni aspetti della storia che la incornicia (livello alto).

MONOLOGO Un personaggio parla ad un interlocutore presente ma silenzioso.

MONOLOGO INTERIORE Un personaggio pensa in assenza di qualsiasi interlocutore; si tratta in sostanza di


una citazione di pensieri in stile diretto libero.

MONTAGGIO NARRATIVO discorso narrativo

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MOTIVO Una cosa, una immagine o una frase che viene ripetuta in un testo narrativo. Il tema, al contrario,
è un concetto più astratto o più generale suggerito, tra le altre cose, dai motivi. Una moneta può essere un
motivo, mentre l’avidità è un tema.

NARRATARIO È il personaggio che eventualmente compare nel testo come destinatario del narratore.

NARRATIVA La rappresentazione di una racconto. Presenta due componenti fondamentali: la storia e il


discorso narrativo.

NARRATOLOGIA Termine coniato da Tzvetan Todorov nel 1969, la narratologia è lo studio sistematico della
narrativa. A partire dal 1980, il termine viene usato in differentemente per il termine più generico di ricerca
narrativa, teoria narrativa e studi narrativi.

NARRATORE – VOCE NARRANTE È colui che, in prima o in terza persona, presiede all’atto enunciativo. Si
distingue in narratore interno o narratore esterno.

NARRATORE INAFFIDABILE È un narratore le cui percezioni e sensibilità morali differiscono da quelle


dell’autore implicito. Vi sono diversi gradi di affidabilità e inaffidabilità. Secondo Dorrit Cohn bisogna
distinguere tra quei narratori che sono inaffidabili nel riportare i fatti e quelli che sono affidabili nel
riportare i fatti ma inaffidabili nei loro punti di vista.

NARRAZIONE L’atto di raccontare una storia o parte di una storia. Attività del narratore che si rivolge al
narratario.

NARRAZIONE, livelli Quando una narrazione avviene all’interno di un’altra narrazione, si parla di
“narrazione di II grado”; se la narrazione di secondo grado lascia il posto ad un’altra istanza narrativa, si
parlerà di “narrazione di III grado” e così via.

OMODIEGETICO, NARRATORE Si definisce omodiegetico o interno il narratore che partecipa del tempo e
dello spazio della diegesi che racconta.

ORDINE Successione temporale degli eventi. Si parla di isocronia, quando i fatti vengono presentati in
progressione logico-cronologica, di anacronia quando invece compaiono analessi o prolessi.

PAUSA Fenomeno di durata per effetto del quale il tempo della storia è fermo, mentre il tempo del
racconto scorre.

PARALESSI – PARALISSI Tipo di narrazione che non riflette la completa conoscenza del narratore; narrazione
in cui il narratore dice meno di ciò che sa.

PARATESTO → epitesto → peritesto.


PATTO NARRATIVO È una sorta di patto, di natura convenzionale, mediante il quale il lettore presta fede
alle invenzioni dell’autore nella sua qualità di “bugiardo autorizzato”.

PERIPÉTEIA Letteralmente significa “rovesciamento”; è il momento in cui si verifica il mutamento di


situazione con il passaggio dall’infelicità alla felicità o viceversa.

PERITESTO Tutto ciò che circonda il testo, prima o dopo: titolo, prologo, conclusione, colophon, ecc. Viene
chiamato anche paratesto.

PERSONAGGIO Ogni entità implicata in una azione dotata di agency, quindi una figura (umana o meno) che
svolge un determinato ruolo nella trama di un racconto. Dal punto di vista tipologico, ci possono essere
personaggi collettivi o personaggi individuali, mentre dal punto di vista psicologico, si è soliti distinguere tra
personaggi piatti (dotati di una sola qualità) o personaggi a tutto tondo (dotati di più qualità) e personaggi
statici (privi di evoluzione) o personaggi dinamici (capaci di evolvere).

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PROLESSI Anticipazione di un fatto che si verifica successivamente. Come la analessi può essere interna
(anticipazione di un fatto interno al tempo della storia), esterna (anticipazione di un fatto esterno al tempo
della storia), mista (anticipazione di un fatto che ha avuto inizio durante il racconto e continua dopo il
racconto).
PUNTO DI VISTA – PROSPETTIVA Può essere interno, quando i sentimenti e le opinioni di un personaggio
vengono esplicitati a tal punto da indurre il lettore ad immedesimarsi nella sua ottica. È invece esterno,
quando il narratore vuole presentare le emozioni dei personaggi in modo più oggettivo.
CRITICA DELLA RISPOSTA DEL LETTORE Corrente critica che si concentra sull’interpretazione dei lettori e
sulle dinamiche che li portano a ricostruire il significato di un testo. Si studia l’effetto retorico esercitato da
un’opera sul lettore.

RETICOLO NARRATIVO Comprende alcuni motivi di spicco, mediante i quali viene enunciato il racconto,
distinguibili in introduzione, esordio, Spannung ed epilogo, che non sono necessariamente presenti
all’unisono.

RACCONTO ITERATIVO Racconto che narra una sola volta ciò che nella realtà è avvenuto più volte.

RACCONTO RIPETITIVO Racconto che narra più volte ciò che nella realtà è avvenuto una sola volta.

RACCONTO SINGOLATIVO Racconto che narra una sola volta ciò che nella realtà è avvenuto una sola volta.

RACCONTO SINGOLATIVO ANAFORICO Racconto che narra una più volte ciò che nella realtà è avvenuto
tante volte.

RETROSPEZIONE → analessi.

ROVESCIAMENTO → peripéteia

SCENA Fenomeno di durata per effetto del quale il tempo del racconto coincide con il tempo della storia.
Tipico dei dialoghi in discorso diretto. Il termine scena può indicare anche una unità minima di un episodio.
SCENA TIPICA Molto presente nei poemi omerici, si tratta di un racconto che segue uno schema consueto
con la presenza di elementi fissi disposti in un determinato ordine.

SCIOGLIMENTO Conclusione dell’intreccio, ricomposizione dell’equilibrio iniziale, cessazione della tensione


narrativa; spesso la situazione iniziale viene trasformata.

SEQUENZA NARRATIVA Rappresenta un nucleo narrativo all’interno di un testo, distinguibile da altri grazie
alla presenza di precisi indicatori, quali l’entrata o l’uscita di scena di un personaggio, il cambiamento di
tempo o spazio o la modificazione delle stesse modalità espositive.

MIMESI Tecnica narrativa con la quale il narratore “mostra” i fatti lasciando parlare i personaggi e
descrivendo le loro azioni, in modo tale che il lettore possa assistere in presa diretta. È il contrario del
telling.

SISTEMA DEI PERSONAGGI Nell’ambito narrativo i personaggi si distinguono in principali e secondari.


Tenuto conto delle interazioni che si stabiliscono tra loro, determinano il sistema dei personaggi che
comprende i diversi ruoli: protagonista, antagonista, aiutante, oggetto del desiderio.

SOLILOQUIO Un personaggio parla tra sé e sé o a interlocutori immaginari, a voce alta, bassa o in silenzio.

SOMMARIO Fenomeno di durata per effetto del quale il tempo della storia avanza più velocemente rispetto
al tempo del racconto. Si narrano in poche parole periodi di tempo molto lunghi.

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SPANNUNG → climax

STORIA È il “cosa” della narrazione da distinguere dal “come”. Bisogna distinguere, da una parte, tra la
storia in quanto motivo e la storia in quanto intreccio, e, dall’altra, tra la storia in quanto il cosa viene detto
(motivo e intreccio) e il discorso narrativo in quanto testo e in quanto narrazione.

STRANIAMENTO Comporta una percezione della realtà secondo canoni rappresentativi che la rendono
inusuale e divergente rispetto alla norma.

DIEGESI Tecnica narrativa con la quale il narratore espone i fatti in modo succinto senza lasciar parlare i
personaggi e senza descrivere. Il narratore spiega l’azione al lettore. È il contrario dello showing.

TEMA → motivo

TEMPO DELL’AVVENTURA Indica i rapporti di anteriorità, di posteriorità o di contemporaneità rispetto al


tempo della scrittura.
TEMPO DELLA SCRITTURA Indica il momento (al passato, al presente o al futuro) in cui il narratore mette
per iscritto l’atto della narrazione.

TEMPO DEL RACCONTO Tempo effettivamente impiegato dal narratore per raccontare i fatti del racconto.

TEMPO DELLA STORIA Durata effettiva della vicenda narrata.

TRAMA → intreccio

VOCE È la risposta alla domanda “chi parla?” nel discorso narrativo. Ha anche a che fare con la distinzione
tra narrazione in prima persona (omodiegetico) e narrazione in terza persona (eterodiegetico).

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