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La Donna Il fascino della ginecologia moderna tra salute e sicurezza della donna: aggiornamenti e necessità

ATTI

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Comunicazioni Orali: Travaglio e Parto 1

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CO1.1
- RIDURRE I TAGLI CESAREI MIGLIORANDO GLI ESITI NEONATALI. -
DEIANA SARA FRANCESCA*[1], GIAMBATTISTA ERIKA ANGELA[2], SANTOPIETRO XENIA MARIA
GABRIELLA[2], VILLA PAOLA MARIA[2], ALIMONDI PIETRO[3], MASTROMATTEO CRISTINA[2], MELONI
ALESSANDRA[1], ANTONELLI ANTONELLO[4], MELIS GIAN BENEDETTO[1], RAGUSA FRANCO
ANTONIO[2]

- [1]CLINICA OSTETRICA E GINECOLOGICA AOU CAGLIARI ~ CAGLIARI - [2]P.O SESTO SAN GIOVANNI U.O
GINECOLOGIA E OSTETRICIA ~ SESTO SAN GIOVANNI - [3]U.O GINECOLOGIA E OSTETRICIA UNIVERSITA'
[4]
DEGLI STUDI DI PALERMO ~ PALERMO - OSSERVATORIO EPIDEMIOLOGICO REGIONE SARDEGNA ~
CAGLIARI

Negli ultimi decenni, l’incidenza dei tagli cesarei è aumentata progressivamente in


Italia e nel Mondo, in particolare da dati dell' Iss, i tagli cesarei nel 2008 in Italia sono stati
il 37.8%. Il nostro intento è stato quello di applicare le tecniche di „risk management? per
ridurre i tagli cesarei senza aumentare la morbilità materna e neonatale
Lo studio retrospettivo ha confrontato i tagli cesarei effettuati tra Gennaio
2010 e il 30 Giugno 2010 e tra Gennaio 2011 e il 31 Dicembre 2011 presso l’Unità Operativa di
Ginecologia e Ostetricia dell?Ospedale di Sesto San Giovanni. Ad Agosto 2010 in corrispendenza con il
cambiamento della figura apicale responsabile dell?U.O., sono stati introdotti metodi di miglioramento della
performance clinico/assistenziale, in particolare:
1. Audit continuo
2. Discussione collegiale quotidiana
3. Introduzione dell?ecografia in sala parto
4. Attenzione al benessere psicologico della partoriente
5. Nuova classificazione del tracciato tococardiografico in periodo espulsivo
I cesarei sono stati suddivisi in gruppi secondo i criteri di Robson (6). E? stato effettuato ,
complessivamente e nel dettaglio di ogni singola classe, un test a due code per valutare la differenza
tra le proporzioni. Il livello di significatività scelto è 95% con alpha=0.05. In particolare sono stati analizzati
inoltre i tagli cesarei eseguiti per alterazioni tococardiografiche

I tagli cesarei si sono ridotti di circa un quarto (tab.1).


In particolare la riduzione si è riscontrata nelle classi uno, due e quattro di Robson e i tagli cesarei per
alterazioni del ctg si sono ridotti sia complessivamente sia in maniera significativa nella classe uno. Alla
riduzione dei tagli cesarei è corrisposto un miglioramento dell'outcome neonatale (tab. 2).

La riduzione dei tagli cesarei è risultata statisticamente significativa e si è riscontrata


in particolare nelle classi I,II,IV di Robson e la categoria che ha maggiormente beneficiato di tale condotta
clinica è stata quella delle primigravide a termine. Questi risultati sono stati resi possibili dall?aumento della
qualità della prestazione clinica, determinato dall?applicazione delle tecniche di „risk management?
all?assistenza ostetrica con conseguente miglioramento degli esiti neonatali.

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CO1.2
- IL TAGLIO CESAREO IN CAMPANIA: EPIDEMIOLOGIA, ANALISI E CONFRONTO
TRA I CONSULTORI CHE UTILIZZANO LA CARDIOTOCOGRAFIA
COMPUTERIZZATA VS CASI-CONTROLLO -
TAGLIAFERRI SALVATORE*[1], CARBONE ILMA FLORIANA[1], DI NARDO MARIA ANTONIETTA[1],
CASTALDO FILIPPO[1], ROMANO CARMINE[1], SCALA MARIAMADDALENA[1], ANNUNZIATA MARIA
LAURA[1], ESPOSITO FRANCESCA GIOVANNA[1], IMPERATO OLGA CARMELA MARIA[1], GIULIANO
NATASCIA[1], PARISI EMANUELA[1], CAMPANILE MARTA[1], DI LIETO ANDREA[1]

- [1]DIPARTIMENTO DI SCIENZE OSTETRICO-GINECOLOGICHE UROLOGICHE E MEDICINA DELLA


RIPRODUZIONE, UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI NAPOLI FEDERICO II. U.O.C. DI MEDICINA DELL’ETÀ
PRENATALE. ~ NAPOLI

Nella moderna medicina dell’età prenatale la cardiotocografia computerizzata è fondamentale per la


valutazione del benessere fetale, poiché consente un’interpretazione più obiettiva e riproducibile rispetto a
quella convenzionale. Scopo del nostro studio è quello di confrontare il tasso di taglio cesareo delle gravide
seguite nei consultori della regione Campania, sottoposte a monitoraggio cardiotocografico computerizzato,
ed il tasso di taglio cesareo riportato dalle Asl di appartenenza territoriale, sottoposte a monitoraggio
cardiotocografico tradizionale.
Nel biennio 2008-2010 presso il servizio di Telecardiotocografia e Telemedicina Prenatale dell’Università
degli Studi di Napoli Federico II, sono state esaminate 424 cartelle cliniche appartenenti a 5 consultori della
regione Campania (Miano, Castel Volturno, Ischia, Monte di Procida e Ravello), valutando la modalità del
parto, la percentuale di gravidanze fisiologiche, la struttura in cui è avvenuta il parto, la parità, l’età media, il
livello socio-culturale e l’ attività lavorativa.
La popolazione di studio è risultata: primipare (50.4%), pluripare senza taglio cesareo pregresso (10.8%);
età media non elevata (31±4.2), livello di istruzione prevalentemente basso (85% scuola media inferiore) e
senza occupazione (87% casalinghe). Il ricorso al consultorio familiare è stato maggiore per le pazienti con
gravidanze fisiologiche (92%), preferendo partorire in strutture pubbliche (70%). Nel consultorio di Miano il
50.5% ha avuto un taglio cesareo, mostrando una riduzione del 11.9% dei tassi di taglio cesarei rispetto
all’Asl Napoli 1. Nel consultorio di Castel Volturno il 54.5% ha avuto un taglio cesareo, con una riduzione del
7.5% rispetto all’Asl di Caserta. Nel consultorio di Ischia il 36% ha avuto un taglio cesareo, con una riduzione
del 30.9% rispetto all’Asl Napoli 2. Nel consultorio di Monte di Procida, il 46.5% ha avuto un taglio cesareo,
con una riduzione del 20.4% rispetto all’Asl Napoli 2. Nel consultorio di Ravello il 46.4% ha avuto un taglio
cesareo, con una riduzione di 4.5% rispetto all’Asl Salerno 1.
Nei consultori familiari dove si esegue la cardiotocografia computerizzata, la valutazione oggettiva del
tracciato cardiotocografico risulta valida nel prevenire l’eccesso di medicalizzazione dell’evento nascita,
comportando, inoltre, un aumento delle competenze del personale nelle unità periferiche.

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CO1.3
- MIOMECTOMIA CESAREA -
TRAVERSA PIERLAURA*[1], RINOLDO CALOGERO[1], POLIZZI GIOVANNI[2], CATANIA MARIA[3],
MILAZZO NICOLA[2], GUARINO ROBERTO[2], PIRO RICCARDO[2], D'ANNA MARIA ROSA[2]

- [1]U. O. OSTETRICIA E GINECOLOGIA CON P.S. OST. E FISIOP. DELLA RIPRODUZIONE UMANA, A.O.
UNIVERSITARIA "P. GIACCONE" ~ PALERMO - [2]UNITA' OPERATIVA COMPLESSA DI OSTETRICIA E
[3]
GINECOLOGIA, OSPEDALE "BUCCHERI LA FERLA" FATEBENEFRATELLI ~ PALERMO - UNITA' OPERATIVA
COMPLESSA DI OSTETRICIA E GINECOLOGIA, OSPEDALE "BUCCHERI LA FERLA" FATEBENEFRATELLI ~
PALERMO

Stabilire se la miomectomia eseguita durante il taglio cesareo aumenti l’incidenza di emorragie e la morbilità
post operatoria e quindi definire l’appropriatezza e la sicurezza della miomectomia cesarea.

Tradizionalmente, è stato sconsigliato eseguire l’enucleazione dei nodi fibrosi durante il parto cesareo, per
un rischio aumentato di emorragia incontrollabile . D’altro canto, nell’immediato post-partum, l’utero si adatta
meglio e in maniera più fisiologica al controllo dell’emorragia; in più si eviterebbe alla paziente un secondo
intervento. In questo studio abbiamo analizzato la nostra esperienza, in 6 anni, ed abbiamo comparato gli
outcomes clinici tra le pazienti sottoposte a miomectomia durante il cesareo, e le pazienti sottoposte
esclusivamente al taglio cesareo, ma che avevano miomi uterini.
Si tratta di uno studio retrospettivo, condotto presso l’U.O.C. “ FBF Buccheri la Ferla” di Palermo, dal
01\01\2006 al 31\12\2011. Attraverso una ricerca computerizzata sono state identificate 74 donne che
presentavano nodi fibrosi uterini, sottoposte a taglio cesareo per altre indicazioni ostetriche ( principalmente
precesarizzate ). Tra queste, le 35 che sono state sottoposte anche a miomectomia cesarea hanno costituito
il gruppo di Studio, mentre le altre 39 hanno costituito il gruppo di controllo. Sono state analizzate le
caratteristiche della popolazione, dei fibromi,e gli outcomes. I TC sono stati eseguiti in anestesia spinale con
tecnica Stark. Per l’asportazione del fibroma si è proceduto ad enucleazione intracapsulare della
neoformazione.
Le caratteristiche della popolazione, dei fibromi e gli outcomes sono risultati essere sovrapponibili nei due
gruppi. Si è evidenziata unicamente una differenza significativa nella durata dell’intervento: la miomectomia
cesarea allungherebbe i tempi operatori solamente di circa 10 minuti.
Nel presente studio non sono state riscontrate differenze significative degli outcomes clinici dei due gruppi.
Le pazienti hanno potuto risolvere la patologia fibromatosa affrontando esclusivamente un solo intervento, il
TC, a cui comunque avrebbero dovuto sottoporsi per le indicazioni ostetriche. Tuttavia,trattandosi di uno
studio retrospettivo, è soggetto a molti biases e, inoltre, la popolazione studiata, anche se corposa, non è
numerosissima.
In definitiva, a nostro avviso, la miomectomia cesarea, quando eseguita da operatori esperti, può essere
praticata con successo e sicurezza, a vantaggio delle pazienti.

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CO1.4
- ISTERECTOMIA D’URGENZA PER EMORRAGIA DEL POST-PARTUM. STUDIO DEI
PARAMETRI CARDIOCIRCOLATORI -
SIMEONE ALESSIA*[1], PERRONE SEILA[2], ALGIERI MARISA[2], PERUGINI ANGELA[1], DI EMMA
VERONICA[2], MOFFA GIULIANA[2], MANESCHI FRANCESCO[2]

- [1]CLINICA OSTETRICA E GINECOLOGICA POLICLINICO UMBERTO I UNIVERSITÀ SAPIENZA ~ ROMA - [2]


UOC
OSTETRICIA E GINECOLOGIA OSPEDALE S. MARIA GORETTI ~ LATINA

Definire le condizioni cardiocircolatorie al momento della laparoisterectomia d'urgenza per emorragia del
post-partum (EPP).
Analisi retrospettiva dei casi di isterectomia post-EPP eseguiti d'urgenza nell'Ospedale Santa Maria Goretti
di Latina nel periodo gennaio 2001-dicembre 2011. Per ciascuna paziente sono stati analizzati i seguenti
parametri: età media, BMI, parità, modalità del parto, cause di EPP, parametri cardiocircolatori (FC, PAS,
PAD, Hb all'intervento), N°di trasfusioni, intervallo di tempo tra il parto e l'isterectomia, procedure eseguite
prima dell'isterectomia, durata dell'intervento, necessità di terapia intensiva e giorni di degenza post-
operatoria. Il grado di shock è stato classificato in 4 categorie: compensato, lieve, moderato, e grave.
Su un totale di 17859 parti, si sono verificati 10 casi (0,55/1000) di EPP che hanno richiesto un intervento di
isterectomia d'urgenza, 4 dopo parto spontaneo e 6 dopo TC. In 9 pazienti é stata eseguita isterectomia
extrafasciale, in 1 isterectomia sopracervicale. La causa di EPP è stata in 4 casi l'atonia uterina; in 3 la
rottura d'utero, in 2 la placenta previa, e in 1 la lacerazione del parametrio. Tutte le pazienti sono state
sottoposte a terapia uterotonica; in 4 é stata eseguita revisione della cavità uterina; in 1 applicazione del
pallone di Bakri; 1 paziente é stata sottoposta a legatura bilaterale delle arterie uterine e 1 a legatura
dell'arteria iliaca comune. Al momento dell'isterectomia lo stato di shock era lieve in 5 pazienti, tutte dopo TC
(intervallo parto- isterectomia: mediana 120 min [range 30-720]; Hb preoperatoria: mediana 7,7 g/dl [range
6,6-9,4]; numero unità EC: mediana 6 [range 4-7]) e moderato in 5 pazienti di cui 1 dopo TC e 4 dopo parto
spontaneo (intervallo parto-isterectomia: mediana 220 min [range 170-1020]; Hb preoperatoria: mediana 6,4
g/dl [range 6,4-9,7]; numero unità EC: mediana 6 [range 5-8]). Nell’immediato post-operatorio 5 pazienti
hanno richiesto TIPO (2 pz con shock lieve e 3 con shock moderato). La degenza post-operatoria mediana è
stata di 6 giorni [range 5 -7] nel gruppo con shock lieve e 10 giorni [range 6 – 16] nelle pazienti con shock
moderato.
In pazienti con grave emorragia post-partum in cui l’isterectomia è la soluzione del problema clinico,
l'intervallo tra il parto e l’intervento sembra condizionare il grado di shock, e il tempo di recupero post-
operatorio. L’intervallo parto-intervento sembra più lungo dopo parto spontaneo.

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CO1.5
- ISTERECTOMIA OSTETRICA PERIPARTUM (EPH): REVIEW DEL BIENNIO 2010-
2012 -
RINOLDO CALOGERO*[1], TRAVERSA PIERLAURA[1], D'ANNA MARIA ROSA[2]

- [1]U. O. OSTETRICIA E GINECOLOGIA CON P.S. OST. E FISIOP. DELLA RIPRODUZIONE UMANA, A.O.
UNIVERSITARIA "P. GIACCONE" ~ PALERMO - [2]UNITA' OPERATIVA COMPLESSA DI OSTETRICIA E
GINECOLOGIA, OSPEDALE "BUCCHERI LA FERLA" FATEBENEFRATELLI ~ PALERMO

Verificare l’incidenza, i fattori di rischio, le indicazioni, il tipo di intervento effettuato, e le complicanze legati
all’EPH.
L'isterectomia ostetrica peripartum ( EPH ) è il più drammatico tra gli interventi ostetrici . In genere, viene
eseguita quando tutti i trattamenti conservativi, quali la somministrazione di uterotonici e/o il tamponamento
uterino, atti a contenere un'emorragia del post-partum, non sono stati sufficienti.
Analisi retrospettiva, effettuata presso l'U.O.C. di Ginecologia e Ostetricia del "FBF Buccheri la Ferla" di
Palermo ( Centro di II livello ) sui casi di EPH riguardanti il Biennio Gennaio 2010- Gennaio 2012. L’EPH è
stata definita come intervento salvavita effettuato entro le 24 ore successive l’evento parto, ove non è stato
possibile arrestare un’ emorragia massiva con gli approcci conservativi.

Sono state identificate 7 isterectomie ostetriche d’emergenza su 4743 eventi nascita. L’incidenza è stata di
1,4 per 1000 nascite. Le indicazioni principali all’EPH sono state: l’atonia uterina (42,8%) e l’accretismo
placentare (28.5%). E’ stata riscontrata un’associazione significativa tra pregressi parti cesarei e incidenza
di EPH. In questa classe di pazienti infatti l’incidenza sale al 0,4 %, contro lo 0,7 % per i parti naturali. Il
rischio di incorrere in una EPH sale all’1,16% se la paziente ha effettuato in precedenza più di un taglio
cesareo. La morbilità materna è stata significativa. Tutte le donne sono state sottoposte a trasfusioni; 5
pazienti ( 71,4% ) sono state trasferite in UTIR. La degenza media è stata di 9,5 giorni. Tra le principali
complicanze chirurgiche si sono verificate: un caso di lesione del tratto urinario e in un altro caso una ri-
laparotomia per shock emorragico da emoperitoneo.
Nella nostra esperienza l'atonia uterina e, subito dopo, gli accretismi placentari si confermano le principali
cause di emorragia copiosa del post-partum e, quindi, quali predominanti indicazioni per l'EPH. E' stata
confermata un'associazione significativa tra pregressi parti cesarei e anomalie placentari, in particolar modo
per gli accretismi. I pregressi tagli cesarei,soprattutto se maggiori di uno, costituiscono un fattore di rischio
per le aderenze patologiche della placenta. Non si sono verificate morti materne ne fetali/neonatali anche se
la morbilità rimane ancora oggi elevata.

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CO1.6
- CARBETOCINA VERSUS OSSITOCINA NEL CONTROLLO DELL’ EMORRAGIA
POSTPARTUM: STUDIO RETROSPETTIVO CASO-CONTROLLO -
CANDELIERI MIRIAM*[1], SCHIAVI MICHELE CARLO[1], FRANCESCHETTI SILVIA[1], DE FILIPPIS
ANGELA[1], ZANNINI ILARIA[1], MARCOCCIA ELEONORA[1], ANCESCHI MAURIZIO MARCO[1]

- [1]DIPARTIMENTO DI SCIENZE GINECOLOGICO-OSTETRICHE E DI SCIENZE UROLOGICHE, POLICLINICO


UMBERTO I° ~ ROMA

Confrontare l’efficacia della Carbetocina e dell’Ossitocina nel prevenire l’emorragia postpartum, in donne
sottoposte a taglio cesareo a termine di gravidanza, che presentavano almeno un fattore di rischio.
Studio retrospettivo caso-controllo eseguito su 182 pazienti afferite presso il Dipartimento di Scienze
Ginecologiche-Ostetriche e Scienze Urologiche del Policlinico Umberto I, “Sapienza” Università di Roma, tra
gennaio 2010 e ottobre 2011. È stata considerata una popolazione composta da 182 donne a termine di
gravidanza, che presentavano almeno un fattore di rischio per emorragia postpartum, sottoposte a taglio
cesareo elettivo. A 91 pazienti è stata somministrata Carbetocina 100 µg in bolo endovenoso subito dopo
l’estrazione del feto e a 91 Ossitocina 10 UI in bolo dopo l’estrazione + 10 UI in 500 ml di soluzione
fisiologica in infusione continua per 2 h. Sono stati valutati i parametri emodinamici ed ematochimici a 24 h
dal parto, le complicanze materne, l’utilizzo di farmaci uterotonici aggiuntivi, gli effetti collaterali del farmaco e
i giorni di degenza. L’analisi statistica è stata eseguita tramite test t di Student e chi quadro, considerando
valori di significatività per p< 0.05.
Nelle donne trattate con Carbetocina si è verificata una minore riduzione dei valori di Hb (?Hb: 0,95± 0,91 vs
1,15 ± 1,02) , globuli rossi (? G.R: 0,32± 0,31 vs 0,39 ± 0,36) ed ematocrito (?Ht: 2,73 ± 2,79 vs 2,99 ± 3,26)
a 24 h dal parto, anche se statisticamente non sigificativa, minore rialzo dei globuli bianchi nei giorni post TC
statisticamente non significativo(? G.B:1,97 ± 2,99 vs 2,18 ± 3,07), minore riduzione del valore delle piastrine
a 24 h statisticamente significativa (? PLT: 19,98 ± 32,41 vs 30,42 ± 36,81, p< 0.05). Nelle donne trattate
con Ossitocina si sono utilizzati farmaci uterotonici aggiuntivi con una differenza statisticamente significativa
tra i 2 gruppi (p< 0.01). Per quanto riguarda i valori dei parametri vitali, i giorni di degenza post TC e le
complicanze materne, i due gruppi sono risultati sovrapponibili.
La Carbetocina è una valida alternativa nel prevenire l’ emorragia postpartum; è associata ad un minor
utilizzo di farmaci uterotonici aggiuntivi, minore riduzione( non significativa) dei valori di Hb, G.R., Ht, minore
riduzione del valore delle piastrine e minima incidenza di effetti collaterali.

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CO1.7
- EMORRAGIA DEL POST-PARTUM: APPROCCIO RADIOCHIRURGICO MEDIANTE
L’EMBOLIZZAZIONE PELVICA SUPERSELETTIVA. -
GRIGNAFFINI ALESSANDRO[2], LAURIOLA ILARIA*[2], ROSA GIULIA[2], BACCHI MODENA ALBERTO[2]

- [2] ~ PARMA

lo studio è stato condotto per valutare l’efficacia della embolizzazione arteriosa pelvica superselettiva nel
trattamento e nella profilassi delle emorragie ostetriche.
lo studio ha interessato 70 donne sottoposte a embolizzazione da aprile 2002 a novembre 2011. 13 sono
state sottoposte a embolizzazione profilattica e 57 a embolizzazione terapeutica. In 3 casi l’embolizzazione
terapeutica è stata effettuata dopo un’isterectomia non risolutiva nel controllo del sanguinamento.
L’embolizzazione è stata effettuata attraverso cateterismo arterioso transfemorale con utilizzo di gelatine di
fibrina riassorbibili (Spongostan®). In 8 casi è stato necessario ricorrere all’aggiunta di spirali di platino.
In 66 pazienti l’embolizzazione è stata efficace nell’arrestare il sanguinamento. In quattro casi (5,7%) si è
dovuti ricorrere ad un’isterectomia successiva alla procedura. Dolore ed iperpiressia, principali complicanze
della procedura, si sono manifestate in 10 pazienti.
L’elevata probabilità di successo, la bassa morbilità e la possibilità di conservare la funzione riproduttiva
hanno reso l’embolizzazione superselettiva la metodica di scelta per il controllo e la profilassi delle gravi
emorragie del post-partum non gestibili farmacologicamente.
L'esperienza da noi maturata ha dimostrato che l'embolizzazione è una tecnica estremamente duttile e può
essere utilizzata non solo in alternativa alla chirurgia, ma anche dopo un eventuale insuccesso della stessa.

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CO1.8
- RUOLO DELL’ECOGRAFIA IN SALA PARTO: RELAZIONE FRA LA POSIZIONE
FETALE (TESTA E DORSO) ED ESITI DELLE DISTOCIE -
ALIMONDI PIETRO*[1], DEIANA SARA[2], MASTROMATTEO CRISTINA[3], PIANO CAMILLA[2],
GIANBATTISTA ERIKA[3], COSTA DANIELA[4], PERINO ANTONINO[1], RAGUSA FRANCO ANTONIO[3]

- [1]UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI PALERMO, DIPARTIMENTO MATERNO INFANTILE, POLICLINICO “P. GIACCONE”
~ PALERMO - [2]UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI CAGLIARI, DIPARTIMENTO MATERNO INFANTILE, OSPEDALE “G.
[3]
GIOVANNI DI DIO” ~ CAGLIARI - ISTITUTI CLINICI DI PERFEZIONAMENTO, STRUTTURA COMPLESSA DI
OSTETRICIA E GINECOLOGIA, PRESIDIO OSPEDALIERO “CITTÀ DI SESTO SAN GIOVANNI” ~ SESTO SAN
GIOVANNI - [4]UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI MESSINA ~ MESSINA

La più frequente malposizione della testa fetale è la posizione occipito posteriore (OP).
Tale posizione al parto è associata ad una maggiore frequenza di esiti materno-fetali negativi. Ad inizio
travaglio, circa il 30% dei feti si trova in posizione OP, ma l’incidenza al parto è di circa il 5% -7%. Alcune
misure ostetriche possono favorire o velocizzare la rotazione fetale dall’OP in occipito anteriore (OA). Nella
diagnosi manuale, l’errore di posizione fetale posteriore, può superare il 46%. L’obiettivo dello studio è
chiarire se esiste una relazione fra posizione fetale (testa e dorso) e distocia.
Studio prospettico osservazionale su donne con gravidanza singola a termine di gestazione, con feto in
situazione longitudinale e presentazione cefalica. Sono stati valutati tutti i casi di distocia in periodo dilatante
ed espulsivo, sia dinamiche che meccaniche, avvenuti presso il reparto di Ostetricia del presidio ospedaliero
“Città di Sesto San Giovanni” nei primi dieci mesi del 2011.
In tutti i casi è stato valutato sia il dorso che la testa fetale dall’inizio del travaglio e ogni due ore, fino alla
nascita. La valutazione è stata effettuata attraverso l’uso dell’ecografia in sala parto, ad integrazione della
visita ostetrica e della palpazione bimanuale esterna.
Tra il 1 Gennaio e il 30 Ottobre 2011 hanno partorito nel nostro ospedale 887 donne; 115 casi di taglio
cesareo elettivo (13%) sono stati esclusi dallo studio.
L’analisi si è basata su tutti i casi di distocia avvenuti nei restanti 772 parti (87%).
Sono stati registrati 29 casi di distocia, che rappresentano circa il 3.7% dei parti.
Nei casi di distocia in cui il feto presentava il dorso anteriore persistente:
Nel 70% è stato espletato un parto spontaneo.
Nel 20% in un parto operativo vaginale con applicazione di ventosa.
Nel 10% in un Taglio cesareo urgente. (Grafico 1).

Nei casi di distocia e feto in dorso posteriore persistente:


Nel 60% è stato espletato un taglio casareo urgente.
Nel 25% un parto operativo vaginale, attraverso ventosa ostetrica.
Nel 15% un parto spontaneo (Grafico 2).
I dati di questo studio mostrano che le distocie con feto in dorso posteriore sono risultate le più difficili da
trattare.
L’ausilio dell’ecografia consente di diagnosticare una delle cause più importanti di distocia cervicale, la
malposizione fetale e quindi di intraprendere misure terapeutiche eziologiche, volte a favorire la rotazione
fetale e non ad accelerare la progressione cervimetrica, cosa che accadrà, eventualmente, in un secondo
tempo, avvenuta la correzione della malposizione fetale.

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CO1.9
- CONFRONTO TRA DIVERSE CONCENTRAZIONI DI ROPIVACAINA SULLE
CARATTERISTICHE DELLE CONTRAZIONI UTERINE E SULLA VELOCITÀ DI
DILATAZIONE DELLA CERVICE UTERINA IN PARTO ANALGESIA EPIDURALE. -
MARINO LAURA ANITA*, CIPRIANI GIANNI, ROSELLI DOMENICO, TAGARIELLO VINCENZO, BONITO
MARCO

- [0]DIPARTIMENTO MATERNO-INFANTILE, OSPEDALE SAN PIETRO FATEBENEFRATELLI ~ ROMA

Malgrado i benefici che un parto senza dolore ha apportato negli ultimi anni, si continua a discutere se
l’analgesia epidurale possa essere responsabile di modificazioni della dinamica del travaglio, del suo
espletamento fisiologico e soprattutto degli effetti dovuti dagli anestetici sull’attività contrattile dell’utero e
sulla progressione del travaglio di parto. Nonostante la vasta letteratura, le opinioni in materia sono ancora
discordanti.
L’obiettivo di questo studio è stato quello di valutare se le pazienti trattate con diverse concentrazioni
dell’anestetico locale Ropivacaina cloridato (Ropivacaina 0,1% 20 ml, Ropivacaina 0,15% 15 ml,
Ropivacaina 0,2% 15 ml) in associazione con un oppioide (50 mcg di Fentanil) differivano sulle
caratteristiche delle contrazioni uterine e sulla velocità di dilatazione cervice uterina.
Sono state arruolate 120 pazienti (75 primipare e 45 pluripare) suddivise casualmente in 3 gruppi composti
ognuno da 15 primipare e 25 pluripare. Per tutte le pazienti è stata compilata una scheda clinico-
anamnestica che prendeva in considerazione età, tipo di paziente (pluripara, primipara), dosaggio del
farmaco, intensità, frequenza e durata delle contrazioni, pressione arteriosa, testa e dilatazione della cervice
uterina, frequenza cardiaca fetale e VAS. L’attività contrattile uterina è stata misurata osservando il tracciato
cardiotocografico fetale e con la palpazione dell’addome materno.
Le concentrazione di farmaco utilizzate non hanno dato effetti di rallentamento delle contrazioni uterine dopo
un certo lasso di tempo dalla loro somministrazione, indifferentemente dal tipo di paziente. Nelle pazienti alle
quali è stata somministrata Ropivacaina 0,15% si è verificato un aumento della frequenza e dell’intensità nel
tempo. Con la Ropivacaina 0,2% sono stati registrati valori medi della variazione della dilatazione della
cervice uterina pari a 2,93 cm/h nelle pluripare e 2,48 cm/h nelle primipare.
Le conclusioni a cui si è giunti sono le seguenti:
•non c’è un’influenza dell’Analgesia Epidurale negativa sulla progressione del travaglio e sulle caratteristiche
delle contrazioni uterine;
•la Ropivacaina allo 0,2 % è risultata la più efficace sul controllo del dolore e nella durata dell’effetto dando
maggiore soddisfazione materna;
•l’Analgesia Epidurale fa sì che la dilatazione cervicale avvenga più rapidamente grazie ad una
regolarizzazione dell’attività contrattile sia nelle primipare che nelle pluripare;
•deve essere l’intensità del dolore piuttosto che lo stadio della dilatazione cervicale a far iniziare l’Analgesia
Epidurale.

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La Donna Il fascino della ginecologia moderna tra salute e sicurezza della donna: aggiornamenti e necessità

Comunicazioni Orali: Oncologia Ginecologica 1

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CO10.1
- USO DEL MANIPOLATORE UTERINO E RISCHIO DI SPILLAGE PERITONEALE DI
CELLULE NEOPLASTICHE IN CORSO DI ISTERECTOMIA TOTALMENTE
LAPAROSCOPICA PER CANCRO DELL’ENDOMETRIO -
LICO DANIELA *[1], VENTURELLA ROBERTA[1], MOCCIARO RITA[1], LA FERRERA NICOLA[1], GALLO
FRANCESCO[1], PROTA GIOVANNI[1], MORELLI MICHELE[1], ZULLO FULVIO[1]

- [1]UNIVERSITÀ MAGNA GRECIAE DI CATANZARO ~ CATANZARO

Scopo dello studio: La laparoscopia sta guadagnando sempre più campo nel management di donne con
carcinoma endometriale agli stadi iniziali. Alcuni dati, tuttavia, sembrano mostrare, in pazienti trattate con
LAVH, un aumentato rischio di spillage peritoneale di cellule neoplastiche, causato dal posizionamento del
manipolatore uterino. Una analisi del tasso di concordanza tra due set di citologia peritoneale prelevati prima
e dopo l’inserimento del manipolatore stesso, potrebbe permettere di dimostrare che la TLH in donne con
carcinoma endometriale stadio FIGO I non si associa ad un aumento del tasso di spillage peritoneale e non
influenza quindi in maniera negativa la prognosi delle pazienti trattate.
Materiali e metodi: Sono state arruolate pazienti con carcinoma dell’endometrio allo stadio FIGO I a basso
rischio. Tutte le pazienti sono state sottoposte a isterectomia totale laparoscopica tipo A + linfadenectomia
livello 2 secondo Querleu. Nello specifico, sono stati prelevati due set di washing peritoneale, il primo subito
dopo l’accesso in cavità addominale, il secondo dopo coagulazione delle tube e inserimento del
manipolatore uterino di Clarmont-Ferrand a punta liscia. Tutte le pazienti sono state inserite in un
programma di follow up in accordo con le linee guida NCCN 2011.
Risultati: Sono state arruolate 29 pazienti. Il tasso totale di citologia peritoneale positiva è stato del 6.89%.
Tutte le pazienti con washing negativo al primo set hanno mantenuto un esito citologico negativo anche al
secondo set (tasso di concordanza del 100%). Ad oggi nessuna paziente arruolata ha sviluppato una
recidiva locale di malattia.
Conclusioni: Dall’analisi dei dati preliminari di questo studio ongoing, l’inserimento del manipolatore uterino a
punta liscia in corso di TLH per carcinoma endometriale stadio FIGO I non modifica in alcun modo il tasso di
citologia peritoneale positiva. Per definire un dato di sicurezza statisticamente significativo, tuttavia, il
campione di pazienti da arruolare dovrà avere una numerosità minima di 94 casi. Conclusioni definitive
saranno pertanto ottenute al termine dell’arruolamento del campione previsto.

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CO10.2
- L’INVASIONE DEGLI SPAZI LINFOVASCOLARI QUALE FATTORE PROGNOSTICO
NELLE PAZIENTI CON CARCINOMA DELL’ENDOMETRIO STADIO FIGO I -
FALAGARIO MADDALENA*[1], CORMIO GENNARO[1], LOIZZI VERA[1], LORUSSO MASSIMO[1], DE MITRI
PAOLA[1], TERRANOVA MARIA[1], SELVAGGI LUIGI E.[1]

- [1]U.O. GINECOLOGIA ED OSTETRICIA I, DIPARTIMENTO DI GINECOLOGIA OSTETRICIA E NEONATOLOGIA.


UNIVERSITA' DEGLI STUDI DI BARI ~ BARI

L’invasione degli spazi linfovascolari non è ancora incluso trai fattori prognostici del carcinoma
dell’endometrio (grading, istotipo e invasione del miometrio). L’obiettivo dello studio è stato quello di valutare
se la presenza di invasione degli spazi linfovascolari (ISLV) influenza la sopravvivenza ed il rischio di
recidiva in pazienti con adenocarcinoma dell’endometrio stadio FIGO I.
È stato raccolto retrospettivamente un campione di 560 pazienti con diagnosi istologica di adenocarcinoma
dell’endometrio trattate per tale patologia presso la I U.O. di Ostetricia e Ginecologia del Policlinico di Bari.
L’associazione statistica tra sopravvivenza libera da recidiva e ISLV e tra sopravvivenza generale e ISLV
sono stata valutate mediante analisi di sopravvivenza di Kaplan Maier e log-rank test (un valore p < 0.01 è
stato definito come limite di significatività).
525 pazienti (94%) sono state sottoposte a chirurgia; di queste, il 76% (399 pazienti) era in stadio FIGO I al
momento della diagnosi. L’esame istologico ha evidenziato la presenza di ISLV in 59 pazienti. Le pazienti
con stadio IC (68) sono state sottoposte anche a radioterapia, mentre le pazienti con istotipo a cellule chiare
(11) o siero papillifero (10) a chemioterapia adiuvante a base di platino.
Il 12% (49) delle pazienti operate ha sviluppato una recidiva di malattia a livello locoregionale o a distanza
(odd ratio 3,78), di queste 20, avevano ISLV. Le sedi di recidiva a distanza più frequenti sono state quelle
linfonodali, meno frequentemente sono state riscontrate localizzazioni ossee, polmonari e cerebrali. La
sopravvivenza libera da malattia, nelle pazienti con ISLV è risultata essere di 18 mesi, mentre nelle pazienti
senza ISLV di 25 mesi.
La sopravvivenza generale media è stata di 34 mesi in pazienti con LVSI e di 44 mesi in pazienti senza
LVSI.
L’analisi statistica ha dimostrato che l’ISLV è fortemente associata sia al tempo di sopravvivenza libero da
malattia (p<0.0001, Figura 1) che alla sopravvivenza generale (p<0.0001, Figura 2).

La presenza di ISLV è un potente fattore prognostico che dovrebbe essere incluso nella stadiazione del
carcinoma dell’endometrio e quindi diventare fattore determinante la scelta terapeutica. Le pazienti con
adenocarcinoma dell’endometrio in Stadio FIGO I con ISLV dovrebbero essere candidate ad un trattamento
terapeutico adiuvante.

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CO10.3
- VALUTAZIONE DEL RUOLO DELLA SPECT/CT NELLA RICERCA
PREOPERATORIA DEL LINFONODO SENTINELLA IN PAZIENTI AFFETTE DA
TUMORE ENDOMETRIALE E CERVICALE STADIO I SOTTOPOSTE A CHIRURGIA
MININVASIVA: L’ESPERIENZA PRELIMINARE DEL SAN GERARDO DI MONZA. -
RECALCATI DARIO*[1], GIULIANI DANIELA[1], CUZZOCREA MARCO[1], MONTANELLI LUCA[1], DOLCI
CARLOTTA[1], BUDA ALESSANDRO[1], MILANI RODOLFO[1]

- [1]OSPEDALE SAN GERARDO MONZA/UNIVERSITÀ MILANO-BICOCCA SEDE MONZA ~ MONZA

Lo scopo di questo studio è di stabilire il ruolo della SPECT/CT rispetto alla singola LSG (linfoscintigrafia
planare) per la mappatura preoperatoria del linfonodo sentinella (LS) in pazienti affette da tumore uterino
endometriale o cervicale invasivo.
questo studio prospettico è stato condotto su 16 pazienti affette da carcinoma della cervice uterina stadio
IA2–IB1 e su 31 pazienti con carcinoma endometriale stadio I. Preoperatoriamente, dopo iniezione nei
quattro quadranti della portio con 200-300 m Ci di 99mTc albumina nanocolloide, le pazienti sono state
sottoposte alla LSG. Lo studio SPECT/CT è stato effettuato a 3 ore dalla LSG. Dopo induzione
dell’anestesia generale, l’iniezione di blu di metilene è stata eseguita mediante due inieizioni, a ore 3 e ore 9
della cervice (1 ml per lato). Tutte le pazienti sono state sottoposte ad isterectomia semplice o radicale ed a
linfoadenectomia pelvica e/o lombo aortica bilaterale.
il detection rate (DR) per almeno un LS è risultato pari al 40% per la LSG, mentre quello associato alla
SPECT/CT è risultato pari al 93% (44/47). La migrazione bilaterale si è verificata nel 62% dei casi (29/47).
La percentuale di bilateralità è incrementata al 75% nella seconda metà dei casi. La sede anatomica dei LS
è risultata: iliaci esterni ed interni 68%, otturatori 5%, iliaci comuni 13%, presacrali 6%, paraortici 1%. La
presenza di metastasi linfonodali all’esame istologico è risultata presente in 9 casi (19%). La metodica del
LS ha predetto correttamente tutti i casi di coinvolgimento linfonodale. La sensibilità ed il valore predittivo
negativo della SPECT/CT sono stati del 100%.
dall’analisi dei nostri dati risulta evidente che la SPECT/CT preoperatoria aumenta il DR dei LS rispetto alla
sola LSG e fornisce al chirurgo importanti informazioni utili sulla localizzazione anatomica dei LS delle
pezienti affette da tumore endometriale o cervicale. Dalla nostra esperienza questo dato riviste maggiore
importanza all’inizio della curva di apprendimento della metodica.

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CO10.4
- ESPRESSIONE DI MICRO-RNAS NELL’ENDOMETRIO NORMALE, IPERPLASTICO
E NEL CANCRO ENDOMETRIALE -
PALATUCCI VALERIA[1], PASCALE RENATO[1], MARRA MARIA LUISA[1], VISCONTI FEDERICA[1], D'
ALESSANDRO PIETRO[2], GUIDA MAURIZIO[1], ZULLO FULVIO[1], BUONOMO BARBARA*[1]

- [1]UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI SALERNO; FACOLTÀ DI MEDICINA E CHIRURGIA; DIPARTIMENTO DELLA


DONNA, UNITÀ OPERATIVA DI GINECOLOGIA ED OSTETRICIA ~ SALERNO - [2]UNIVERSITÀ DEGLI STUDI
“MAGNA GRAECIA” DI CATANZARO; FACOLTÀ DI MEDICINA E CHIRURGIA, DIPARTIMENTO DI OSTETRICIA E
GINECOLOGIA ~ CATANZARO

Obiettivo del lavoro è l’acquisizione di nuove conoscenze concernenti i profili di espressione dei miRNAs
nell’endometrio sano, iperplastico e tumorale per poi procedere all’ identificazione dei geni target espressi in
modo differenziale in condizione fisiologica e patologica.
Una precisa regolazione genica è fondamentale per i processi alla base delle normali funzioni endometriali e
la loro sregolata espressione può essere responsabile di varie patologie tra cui l'infertilità, l’endometriosi e il
cancro dell'endometrio.
Diversi studi evidenziano l’espressione e la funzione regolatrice di numerosi prodotti genici nell’endometrio
durante il ciclo mestruale; nell’endometrio ectopico di donne con endometriosi sono espressi micro-RNAs
differenti da quelli presenti nell’endometrio di donne sane. Nella patologia tumorale diversi profili di
espressione di miRNAs distinguono il cancro endometriale di tipo endometrioide dal sieroso papillare ed i
carcinomi endometriali dai carcinosarcomi.
Sebbene i risultati sopra riportati riflettano importanti informazioni sulle basi genetico-molecolari è necessario
ampliare la comprensione globale per predire la prognosi della singola paziente ed individuare nuovi bersagli
per la terapia.
Al fine della nostra ricerca si prelevano campioni di endometrio da donne sottoposte ad isteroscopia
diagnostica o ad intervento chirurgico di isterectomia che vengono immediatamente congelati e conservati in
provette autoclavate a -80°C. Della stessa paziente un secondo campione è conservato in formalina ed
inviato al Servizio di Anatomia Patologica.
Per l’estrazione dei miRNAs si utilizza il mirVana™ miRNA Isolation Kit (AMBION). Per individuare i geni
target dei micro-RNAs si utilizzano algoritmi di predizione computazionale.

Uno studio dettagliato, che coinvolga il profilo di espressione dei miRNAs nelle diverse fasi del cancro
endometriale (dall’iperplasia al cancro conclamato) e nei diversi sottotipi di esso, permetterebbe una migliore
comprensione dei geni coinvolti nel processo di cancerogenesi e di stabilire lo stato di progressione della
malattia.
I miRNAs espressi aberrantemente nella patologia endometriale potrebbero essere bersaglio dei loro anti-
microRNAs complementari e / o dei pri-microRNAs, rispettivamente per la perdita di funzione o per il
guadagno di funzione.
I risultati di tali ricerche consentirebbero l'identificazione di potenti applicazioni terapeutiche per la
prevenzione e la cura del cancro endometriale in vista anche di un’auspicabile possibilità di diagnosi
precoce.

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CO10.5
- HUMAN EPIDIDYMIS PROTEIN 4 (HE4) COME MARCATORE NEL CARCINOMA
DELL’ENDOMETRIO: UNO STUDIO PROSPETTICO CASO-CONTROLLO. -
ALOISI ALESSIA*[1], PLOTTI FRANCESCO[1], TERRANOVA CORRADO[1], ANGELUCCI MICHELA[1],
MONTERA ROBERTO[1], DAMIANI PATRIZIO[1], GUZZO FEDERICA[1], RICCIARDI ROBERTO[1],
[1] [1] [1]
SCALETTA GIUSEPPE , CAPRIGLIONE STELLA , LI DESTRI MARTA , BENEDETTI PANICI
PIERLUIGI[2], ANGIOLI ROBERTO[1]
[1]
- DIPARTIMENTO DI GINECOLOGIA ED OSTETRICIA UNIVERSITÀ CAMPUS BIO-MEDICO ~ ROMA -
[2]
DIPARTIMENTO DI GINECOLOGIA ED OSTETRICIA UNIVERSITÀ "LA SAPIENZA" ~ ROMA

Il carcinoma endometriale è la neoplasia ginecologica maligna più frequente in Occidente, per la quale al
momento non sono disponibili dei biomarcatori attendibili. Infatti il CA125, frequentemente impiegato nella
pratica clinica, solo nel 10%-20% delle pazienti con tumore iniziale e approssimativamente nel 25% delle
pazienti asintomatiche con recidiva risulta positivo.
In letteratura questo è il terzo studio prospettico che valuta la sensibilità e la specificità dell’HE4 nell’
identificare il tumore dell’endometrio.

: I campioni di siero sono stati prospetticamente ottenuti 24 ore prima dell’intervento da 25 pazienti con
tumore dell’endometrio e da 25 pazienti con patologia benigna dell’utero (Leiomiomi), operate da Gennaio
2011 ad Ottobre 2011 presso l’università Campus Bio-Medico di Roma. I livelli di CA125 nei campioni
preoperatori sono stati valutati con dosaggio immunoenzimatico non competitivo, in fase solida, basato sul
“metodo sandwich” diretto. I livelli di HE4 sono stati valutati con un immunodosaggio Il normale cut-off per il
CA125 è < 35 UI/mL. Per l’HE4 abbiamo considerato due cut-off: <70 pmol/L e <150 pmol/L. L’analisi della
specificità è stata condotta utilizzando il Mann-Whitney test per la serie di CA125 e il T-Test parametrico per
comparare la serie di HE4. E' stato fissato un livello di significatività pari a p < 0.05.
La sensibilità del CA125 nell’individuare tumori dell’endometrio è stato pari al 16% (4/25 pazienti), mentre la
sensibilità dell’HE4 è stata pari al 48% (12/25 pazienti) e al 28 % (7/25 pazienti), considerando i cut-off di 70
pmol/L e 150 pmol/L, rispettivamente. Nel gruppo di controllo il CA125 è risultato positivo in 6/25 pazienti
(24%), mentre l’HE4 è risultato sempre negativo, considerando entrambi i cut-off. Perciò la specificità
dell’HE4 è del 100% (Valore predittivo Positivo=100%, Valore Predittivo Negativo= 65.79% e 58.14%,
considerando i cut-off di 70 pmol/L e 150 pmol/L, rispettivamente). Invece la specificità del CA125
nell’identificare il tumore endometriale è del 72% (Valore predittivo Positivo=36.36%, Valore Predittivo
Negativo= 46.15%)-
Questo studio mette in evidenza che il nuovo marcatore HE4 ha una sensibilità del 48% e del 28 %,
considerando i cut-off di 70 pmol/L e 150 pmol/L rispettivamente, e soprattutto ha una specificità del 100%
nell’identificare il tumore dell’endometrio. e puo’ essere utile per la diagnosi in uno stadio precoce.

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CO10.6
- È SEMPRE NECESSARIA LA DISSEZIONE ASCELLARE NEL CARCINOMA DELLA
MAMMELLA CON COINVOLGIMENTO DEL LINFONODO SENTINELLA? ANALISI DI
3383 CASI. -
PICARDO ELISA*[1], PORPIGLIA MAURO[1], ARISIO RICCARDO[2], CANUTO EMILIE MARION[1],
CAMPOLO FEDERICA[1], LANZO GABRIELE[1], CSERNI GABOR[3], ISABELLA CASTELLANO[4], BIANCHI
SIMONETTA[5], BAU MARIA GRAZIA[6], DURANDO ANTONIO[6], SAPINO ANNA[4], BENEDETTO CHIARA[1]

- [1]DIPARTIMENTO DI GINECOLOGIA E OSTETRICIA, UNIVERSITÀ DI TORINO, OSPEDALE S. ANNA, TORINO,


[2]
ITALIA ~ TORINO - DIPARTIMENTO DI PATOLOGIA, OSPEDALE S. ANNA, TORINO, ITALIA ~ TORINO -
[3]
DIPARTIMENTO DI PATOLOGIA CHIRURGICA, BÁCS-KISKUN COUNTY TEACHING HOSPITAL, KECSKEMÉT,
[4]
UNGHERIA ~ KECSKEMÉT - DIPARTIMENTO DI SCIENZE BIOLOGICHE E ONCOLOGIA UMANA, UNIVERSITÀ DI
TORINO, TORINO, ITALIA ~ TORINO - [5]DIPARTIMENTO DI PATOLOGIA UMANA E ONCOLOGIA, UNIVERSITÀ DI
[6]
FIRENZE, FIRENZE, ITALIA ~ FIRENZE - DIPARTIMENTO DI ONCOLOGIA GINECOLOGICA, OSPEDALE S. ANNA,
TORINO, ITALIA ~ TORINO

Identificare un sottogruppo di pazienti affetti da cancro al seno in cui la malattia metastatica è confinata al
linfonodo sentinella (LSN), senza coinvolgimento di ulteriori stazioni linfonodali.
Abbiamo condotto uno studio retrospettivo sulle pazienti affette da carcinoma mammario e sottoposte a
biopsia del linfonodo sentinella (BLS) per identificare una scala predittiva di rischio, analizzando una serie di
caratteristiche clinico-patologiche coinvolte nelle metastasi di ulteriori stazioni linfonodali.
Dal 2002 al 2008 sono state sottoposte a BLS un totale di 3383 donne.
Sono state riscontrate metastasi al LSN in 898 pazienti (26,6%): 84 avevano cellule tumorali isolate (CTI,
2,5%), 349 avevano micrometastasi (10,3%), 465 avevano macrometastasi (13,7%). La dissezione ascellare
(DA) è stata eseguita in 804 casi, 277 dei quali hanno rivelato metastasi non LSN (34%). Tra le 465 pazienti
con macrometastasi, 426 sono state sottoposte a DA e 228 (53,5%) tra queste avevano metastasi non LSN;
39 di loro non sono state sottoposte a DA. Ventiquattro pazienti con metastasi, tra 2,1 e 3 mm, avevano
metastasi non LSN in 4 casi (16,6%). Tra le pazienti con micrometastasi, 267 sono state sottoposte a DA: 41
(15,3%) di loro avevano metastasi, altre due pazienti avevano CTI negli altri linfonodi. Ventiquattro delle 84
pazienti con CTI sono state sottoposte a DA e tutte sono risultate negative. Recidiva a distanza è stata
osservata nell’ 1,7% dei casi con micrometastasi LSN, a prescindere dal completamento della DA, e nell’
1,8% dei casi con macrometastasi al LSN. Nessuna delle 126 pazienti con micrometastasi LSN e delle 60
con CTI, non andate incontro a DA, ha sviluppato al giorno attuale recidiva ascellare. Abbiamo isolato 3
variabili come indipendentemente correlate a metastasi non LSN: dimensioni del tumore <15 mm, tumore di
grado 1 e micrometastasi di dimensione <1 mm.
Abbiamo dimostrato che in questo gruppo selezionato di pazienti l’incidenza di coinvolgimento non LSN è
bassa (2.5%) e quindi la DA potrebbe essere omessa.

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CO10.7
- LE RECIDIVE LOCO-REGIONALI DOPO LA CHIRURGIA PER CARCINOMA
MAMMARIO : LO STUDIO RETROSPETTIVO DI UN ISTITUTO -
CANUTO EMILIE MARION*[1], PORPIGLIA MAURO[1], PICARDO ELISA[1], GIBBONE ELENA[1], CAMPOLO
FEDERICA[1], LANZO GABRIELE[1], BENEDETTO CHIARA[1]

- [1]DIPARTIMENTO DI OSTETRICIA E GINECOLOGIA, UNIVERSITÀ DI TORINO, OSPEDALE SANT'ANNA ~


TORINO

L’obiettivo del nostro studio è la migliore comprensione del significato della recidiva loco-regionale (LRR) in
seguito a chirurgia per carcinoma mammario.
Abbiamo analizzato 5934 pazienti affette da carcinoma mammario trattate presso il nostro Istituto tra il 1995
e il 2010. La coorte finale includeva 128 pazienti (età media 55 anni), che hanno sviluppato una LRR
invasiva come primo evento, con un follow up medio di 5 anni. Una recidiva è stata classificata come locale
(LR; 110/128), o come regionale (RR; 18/128).
Il tasso di LRR non era correlato allo stato linfonodale né alla dimensione del tumore, ma era correlato al
grado istologico (G2-G3). Le LRR erano più frequenti nelle pazienti = 50 anni ma più aggressive in quelle
più giovani. Nel 50% delle pazienti la LRR insorgeva entro 3 anni.. Il sottotipo più frequente era il Luminal A
(50/128), ma il più alto tasso di recidive regionali si presentava nel sottotipo HER2 (ma solo 2 pazienti erano
state trattate con trastuzumab). Ad oggi 42 pazienti hanno sviluppato metastasi a distanza (per il 45%
ossee), di queste il 56% come evoluzione di una RR e solo il 29% dopo una LR (p<0.5, IC 0.12- 0.91).
Abbiamo anche confrontato le caratteristiche biologiche tra il primo tumore e la recidiva, riportando un tasso
di discordanza del 14% nello stato di ER, del 18% in quello di PgR e del 5.5% nell’espressione di HER2.
Le pazienti con una RR hanno una prognosi peggiore rispetto a quelle con LR: hanno una maggiore
probabilità di sviluppare metastasi a distanza. Per quanto riguarda le caratteristiche biologiche, l’alto tasso di
discordanza tra primo tumore e LRR impone sempre una valutazione istologica al momento della recidiva.

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CO10.8
- LA SOMMINISTRAZIONE PERIOPERATORIA DI BETAMETASONE PER VIA
SISTEMICA RIDUCE L’INCIDENZA DI DISFUNZIONI VESCICALI IN UN MODELLO
MURINO DI NEUROPRASSIA ASSOCIATA A ISTERECTOMIA RADICALE NERVE
SPARING. -
BERGAMINI ALICE*[1], CASTIGLIONE FABIO[2], BENIGNI FABIO[2], MONTORSI FRANCESCO[2], RIGATTI
PATRIZIO[2], BIVALACQUA TRINITY J.[3], HEDLUND PETTER[5]

- [1]DIPARTIMENTO DI GINECOLOGIA, OSPEDALE S.RAFFAELE ~ MILANO - [2]UROLOGICAL RESEARCH


INSTITUTE ~ MILANO - [3]DEPARTMENT OF UROLOGY, JOHN HOPKIN'S UNIVERSITY ~ BALTIMORE (USA) -
[5]
DEPARTMENT OF CLINICAL AND EXPERIMENTAL PHARMACOLOGY ~ LUND (SWEDEN)

L’isterectomia radicale (RH) è associata a disfunzioni urologiche. Le tecniche nerve sparing (NSRH) hanno
contribuito a ridurre la morbidità, sebbene non ad annullarla per il persistere di un danno neuroprassico.
Modelli preclinici in questo ambito non sono disponibili. L’obiettivo dello studio è di valutare gli effetti della
somministrazione perioperatoria di betametasone sulla funzionalità vescicale in un modello murino di NSRH.
Dopo approvazione da parte del Comitato Etico, ratti femmina Sprague Dawley (250g) sono stati sottoposti a
compressione (crush) del nervo pelvico (PN) bilateralmente (PNC; n=20) e trattati con betametasone 0.6
mg/kg/giorno (n=10) o con soluzione fisiologica (n=10) per via sottocutanea nei 5 giorni perioperatori. La
funzionalità vescicale è stata valutata mediante cistometrie eseguite nei ratti svegli a 3 e 10 giorni di distanza
dalla procedura di crush. Le caratteristiche funzionali del muscolo detrusore sono state valutate con
procedure di organ bath. Il contenuto di collagene nel tessuto vescicale è stato indagato con colorazione
tricromica di Masson e quantificato con un analisi di western blot. Sono state eseguite colorazioni
immunoistochimiche volte a valutare l’espressione di CGRP(calcitonin G related peptide), PGP 9.5(protein
gene product 9.5), VAChT (vesicular acetylcholine transporter protein), a – actina (muscolo liscio) e
CD68(marker per macrofagi tissutali).
L’incidenza di iscuria paradossa in ratti sottoposti a PNC è risultata significativamente inferiore nel gruppo
trattato con betametasone (p<0.05). La frequenza di contrazioni vescicali non funzionali (NVC, non voiding
contractions) si è rivelata essere non significativamente differente tra i due gruppi ma l’ampiezza delle NVC
è risultata maggiore nei ratti trattati con soluzione fisiologica (p<0.05). La contrattilità del tessuto vescicale
dopo attivazione nervosa valutata con organ bath è risultata essere significativamente inferiore negli animali
trattati con soluzione fisiologica. Una maggiore espressione di CD68 è stata identificata nel plesso pelvico di
ratti trattati con soluzione fisiologica; negli stessi è stata riscontrata inoltre una maggiore quantità di
collagene e una innervazione meno omogenea a livello vescicale rispetto agli animali trattati con
betametasone.
La somministrazione di betametasone per via sistemica nel periodo perioperatorio contribuisce a ridurre gli
effetti della neuroprassia e quindi a preservare la funzionalità vescicale in ratti sottoposti a danno funzionale
del nervo pelvico.

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CO10.9
- CLINICAL FACTORS AND MALIGNANT PROGRESSION IN ENDOMETRIAL
POLYPS.ANALYSIS OF 1027 CASES. -
RICCIARDI ENZO [1], MANIGLIO PAOLO[1], DI MARTINO GIAMPAOLO[1], FUSCO DAVIDE*[1], CASERTA
DONATELLA[1], MOSCARINI MASSIMO[1]

- [1]DEPARTMENT OF WOMEN’S HEALTH AND TERRITORIAL MEDICINE. SAPIENZA UNIVERSITY OF ROME.


SANT'ANDREA HOSPITAL ~ ROMA

To assess the prevalence of malignant polyps and the association with hormonal status, tamoxifen,
hypertension, symptoms, diabetes mellitus, obesity and hormonal replacement therapy, in pre- and post-
menopausal women.
We retrospectively analyzed data from 1027 women consecutively treated for endometrial polyps at our
center. Clinical symptoms and associated conditions were recorded and evaluated.
Mean age was 45.8±10.8 years. Benign polyps accounted for 92,09 %, pre-malignant for 5,53%, malignant
for 2,47 %. Our data showed that post-menopausal and older women (>60) with endometrial polyps have an
independent higher risk to develop a related endometrial cancer (p<0.005; p<0.001). Diabetes mellitus and
obesity (body mass index >30kg/m2) were independent clinical risk factor being statistically significant in our
series (p<0.001; p<0.001).
Post-menopausal, obese, diabetic and older women (>60) with endometrial polyps should have a higher
surveillance and undergo prompt polyp resection and histology examination.

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CO10.10
- ISTEROSCOPIA OFFICE IN DONNE IN POST-MENOPAUSA -
NAPPI LUIGI[1], CAZZATO LUCIA*[1], MECCARIELLO GABRIELLA[1], FICARELLI VALERIA[1],
SORRENTINO FELICE[1], GRECO PANTALEO[1]

- [1]OSPEDALI RIUNITI DI FOGGIA ~ FOGGIA

studio si propone di valutare l'isteroscopia office come test di screening per anomalie endometriali in donne
in postmenopausa.
Sono state selezionate 970 pazienti (39-80 anni), che hanno avuto l'ultima mestruazione almeno un anno
prima. Le pazienti hanno eseguito un'ecografia transvaginale e, successivamente, l'isteroscopia con biopsia.
L'isteroscopia è stata effettuata ambulatorialmente, senza analgesia o anestesia. Le pazienti sono state
suddivise in 2 gruppi: nel gruppo 1(n=350) sono state incluse pazienti con spessore endometriale>4mm, nel
gruppo 2 (n=620) pazienti con spessore endometriale <4mm, valutate con TVS. Abbiamo calcolato
sensibilità, specificità, valore predittivo positivo (VPP), valore predittivo negativo (VPN) della valutazione
isteroscopica in ogni gruppo di pazienti.

Nel primo gruppo abbiamo osservato con l'isteroscopia un'anomalia endometriale in 129 pazienti (36,8%).
In questo gruppo il confronto del valore diagnostico di isteroscopia e istologia nel rilevare anomalie
endometriali ha avuto il 99% di sensibilità, il 99% di specificità, un VPP 98%, VPN100% a favore
dell’isteroscopia.
Nel secondo gruppo, l’isteroscopia ha rivelato un' anomalia endometriale in 120 pazienti (19,35%). In questo
gruppo, il confronto tra il valore diagnostico dell' isteroscopia con istologia per la rilevazione di anomalie
endometriali ha dato una sensibilità del 100%,specificità del 100%, 100% VPP, VPN 99% per l'isteroscopia.

Riteniamo che tutte le donne in post-menopausa, anche se asintomatiche, debbano eseguire un’isteroscopia
con biopsia.
Tuttavia, l’isteroscopia potrebbe essere considerata come un test di screening solo se eseguita
ambulatorialmente, senza analgesia o anestesia.

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CO10.11
- POLIPECTOMIA ISTEROSCOPICA: ISTEROSCOPIA IN REGIME DI DAY SURGERY
VERSUS ISTEROSCOPIA AMBULATORIALE -
NAPPI LUIGI[1], SCUTIERO GENNARO FRANCESCO[1], MECCARIELLO GABRIELLA[1], CAZZATO
LUCIA*[1], FICARELLI VALERIA[1], GRECO PANTALEO[1]

- [1]OSPEDALI RIUNITI DI FOGGIA ~ FOGGIA

Questo studio si propone di valutare due tipi di trattamento: polipectomia isteroscopica (HP) ambulatoriale e
in regime di Day Surgery
70 casi di polipi endometriali sono stati diagnosticati mediante isteroscopia e suddivisi in 2 gruppi: nel gruppo
A 35 pazienti sono state sottoposte ad HP operativa ambulatoriale con approccio vaginoscopico, utilizzando
un isteroscopio a flusso continuo con elettrodi bipolari e pinze da presa, senza anestesia; nel gruppo B
altre 35 pazienti sono state sottoposte, in anestesia generale, ad HP operativa in regime di Day Surgery con
elettrodo monopolare. Tutte le donne sono state sottoposte ad un follow up a 6 mesi dall’intervento.
Nessuna differenza e nessuna complicanza è stata rilevata nei due tipi di procedure. Il valore medio del
Visue Analogue Scale (VAS) (0-100 ) riportato durante le procedure ambulatoriali è stato del 19,3 (0-75).
Durante la procedura l’ 84.6% delle pazienti del gruppo A non ha riferito alcun tipo di disagio contro il 22.3%
del gruppo B; il 9% del gruppo A e il 44% del gruppo B ha riferito dolore; il 6.4% del gruppo A e il 33.3% del
gruppo B ha riferito un dolore di grado moderato. Il giorno successivo alla procedura, tutte le donne del
gruppo A non hanno riferito alcun disturbo, mentre solo il 53.9% del gruppo B ha riferito dei disturbi.
Dopo sei mesi non si è verificata nessuna recidiva e nessuna persistenza della patologia in entrambi i gruppi
Attualmente gli isteroscopi miniaturizzati, dotati di sistema elettrochirurgico bipolare, permettono di eseguire
isteroscopie ambulatoriali in modo sicuro e con successo, senza anestesia, offrendo significativi vantaggi
economici ed ottenendo, allo stesso tempo, la preferenza delle pazienti.

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CO10.12
- BIOPSIE MIRATE IN PAZIENTI CON POLIPI ENDOMETRIALI: AREE A RISCHIO E
PLANNING ISTEROSCOPICO -
CARTA GASPARE[1], PALERMO PATRIZIA[1], DI RAMIO RAFFAELLA[1], DE LELLIS VALENTINA*[1],
PATACCHIOLA FELICE[1]

- [1]HEAD OF THE DEPARTMENT OF GYNECOLOGY AND OBSTETRICS, DEPARTMENT OF SURGICAL SCIENCES,


UNIVERSITY OF L’AQUILA, ~ L'AQUILA

Obiettivo: L’isteroscopia diagnostica office permette l’esecuzione di biopsie mirate endometriali. Lo scopo del
nostro studio è di valutare l’insorgenza di patologia endometriale concomitante in pazienti con polipi benigni
su aree della cavità uterina più a rischio di malignità
Materiali e metodi: Sono state incluse nello studio tutte le pazienti sottoposte consecutivamente ad
isteroscopia diagnostica office presso l’ambulatorio di Isteroscopia della Clinica Ostetrica Ginecologica
dell’Ospedale San Salvatore di L’Aquila a partire da Luglio 2011 durante la quale è stata riscontrata la
presenza di polipi endometriali. Sono state eseguite tre biopsie mirate multiple, sempre durante
l’isteroscopia diagnostica office, su aree endometriali predeterminate: fondo uterino, parete posteriore e
parete anteriore. L’esame è stato eseguito utilizzando l’isteroscopio rigido Bettocchi 4 mm (STORZ
Tuttlingen, Germany) con pinze da biopsia 5 Fr e l’isteroscopio semirigido VERSASCOPE 3.2 mm
(Gynecare, Ethicon Women’s Health and Urology) con pinze da biopsia 7 Fr. La polipectomia è stata
eseguita office per polipi di diametro = 2 cm e resettoscopica per polipi endometriali = 2 cm.
Risultati: Delle 219 pazienti sottoposte ad isteroscopia diagnostica office sono state arruolate 54 (24.7 %)
donne di età compresa tra 28-77 anni (Età media 49, 60). Il 37 % (n= 20) delle pazienti era in stato
menopausale e di queste il 30% era giunto alla nostra osservazione per sanguinamento uterino anomalo.
Nelle pazienti sintomatiche il 16.7 % presentava iperplasia complessa con atipie su biopsia del fondo
uterino. Il 14.3% delle pazienti non sintomatiche mostrava iperplasia semplice sempre su biopsia del fondo
uterino. In entrambi i casi i polipi sono risultati benigni. Non è stata rilevata patologia endometriale nelle
restanti aree bioptizzate
Discussione e Conclusioni: I polipi endometriali sono una causa comune di sanguinamento uterino anomalo.
E’ stata raramente dimostrata una associazione tra polipo benigno e iperplasia endometriale. I nostri dati
dimostrano tuttavia che, in alcuni casi, le pazienti con polipi endometriali presentano patologia a carico
dell’endometrio circostante. Vengono interessate maggiormente specifiche aree sedi primarie d’insorgenza
di patologia maligna. Quindi nelle pazienti con polipi endometriali sarebbe corretto eseguire biopsie mirate
adiacenti per pianificare una più adeguata strategia preoperatoria.

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Comunicazioni Orali: Oncologia Ginecologica 2

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CO11.1
- IL RUOLO DELLA LINFOADENECTOMIA NEL CARCINOMA VULVARE -
DE MITRI PAOLA*[1], LOIZZI VERA[1], CORMIO GENNARO[1], FALAGARIO MADDALENA[1], TERRANOVA
MARIA[1], SELVAGGI LUIGI E.[1]

- [1]U.O. GINECOLOGIA ED OSTETRICIA 1ª, DIPARTIMENTO DI GINECOLOGIA, OSTETRICIA E NEONATOLOGIA.


UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI BARI ~ BARI

Lo scopo di questo studio è stato quello di valutare se l’associazione della


linfoadenectomia inguinale sistematica con la chirurgia radicale possa migliorare la sopravvivenza nelle
pazienti affette da tumore della vulva.
Dal 1990 al 2011 sono state identificate, in maniera retrospettiva, presso il Dipartimento di Ginecologia ed
Ostetricia dell’Università degli Studi di Bari tutte le pazienti con carcinoma vulvare. Le curve di sopravvivenza
sono state stimate utilizzando il metodo di Kaplan- Meier e comparate usando il long-rank test. Tutti i test
erano a due code con valori p<0,05 considerati significativi.
Sono state identificate 122 pazienti con carcinoma della vulva. Delle 122 donne con carcinoma vulvare, 110
sono state sottoposte primariamente a chirurgia, le altre 12 erano in uno stadio avanzato per il quale non era
indicato un trattamento chirurgico. Delle pazienti trattate chirurgicamente, 73 sono state sottoposte a
linfoadenectomia inguinale e in 26 di esse, i linfonodi sono risultati positivi, mentre in 47 i linfonodi erano
negativi. Le pazienti sono state divise in base allo stadio FIGO della loro malattia ed in base alla positività o
meno dei margini chirurgici. Da tale analisi è emerso che la linfoadenectomia non si correla con una migliore
sopravvivenza (p>0.05, Figura 1). Anche considerando le pazienti in base allo stadio FIGO ed escludendo
quelle con margini chirurgici positivi, i risultati hanno confermato la non significatività della linfoadenectomia
(p>0.05).
Sebbene la linfoadenectomia sistematica sia una procedura chirurgica maggiore e consenta una prognosi
più accurata sulla base della valutazione patologica linfonodale, i nostri dati non forniscono alcuna evidenza
di un effetto positivo della linfoadenectomia sulla sopravvivenza.

Figura 1. Analisi di sopravvivenza sec Kaplan Meier per il confronto tra pazienti sottoposte

o meno a linfoadenectomia

lymphadenectomy
100
Survival probability (%)

80

60 no
yes
40

20

0
0 100 200 300 400
Time
 

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CO11.2
- LINFADENECTOMIA NEL CANCRO DELLA VULVA: STUDIO MULTICENTRICO
PARMA - LJUBLJANA -
PATRELLI TITO SILVIO[1], MAUTONE DANIELE*[1], FRANCHI LAURA[1], BERRETTA ROBERTO[1],
KOSTADINOVIC HELENA[2], KOBAL BORUT[2], LUKANOVIC ADOLF[2], BACCHI MODENA ALBERTO[1]

- [1]CLINICA OSTETRICA E GINECOLOGICA - UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI PARMA ~ PARMA - [2]


UNIVERZITETNI
KLINICNI CENTER - GINEKOLOSKA KLINIKA - LJUBLJANA ~ LJUBLJANA

L’endpoint primario dello studio è stato valutare le complicanze a breve, medio e lungo termine connesse
con la LNF inguinofemorale in funzione del numero di linfonodi asportati (>10 vs <10) e della profondità di
tale resezione (superiore o inferiore alla lamina cribriforme). In particolar modo in riferimento a maggiore
invasività/rischio di falsi negativi.
Le pazienti oggetto dello studio sono giunte all’ osservazione in seguito a riscontro bioptico di cancro
vulvare. Dall’esito complessivo delle indagini preoperatoria è stata effettuata una preliminare stadiazione
secondo FIGO ed è stato pianificato l’approccio chirurgico.
Sono stati raccolti i dati inerenti alle complicanze nell’immediato post-operatorio
e a lungo termine nel corso dei 5 anni successivi durante i quali le pazienti sono
state sottoposte a controlli seriati a cadenza trimestrale nei primi 2 e a cadenza semestrale nei successivi 3,
come da protocolli internazionali.
L’inserimento e la successiva analisi dei dati è stata effettuata mediante il pacchetto
statistico PASW-SPSS Statistics v.18 (2009).
Le pazienti con le caratteristiche suddette sono risultate 130: 75 stadio IB, 13 stadio II, 36 III, 1 stadio IVA, 5
stadio IVB. Non abbiamo riscontrato significativa differenza nella prognosi quod valetudinem nelle pazienti in
cui era stata praticata linfoadenectomia superficiale, con exeresi di un numero di linfonodi < 10 versus quelle
Pz in cui la linfoadenectomia si era approfondita sotto la lamina cribriforme ed erano stati asportati oltre 10
linfonodi. Significativo, invece, è risultato il gap tra i due gruppi in relazione alla aspettativa di vita libera da
malattia in favore di quelle in cui si era praticata linfoadenectomia profonda.
Il K vulvare incide prevalentemente nella VII-VIII decade di vita. Pertanto l’estensione della radicalità
chirurgica va sempre valutata in relazione alle condizioni cliniche della Pz.
Resta momento fondamentale la valutazione dell’estensione della malattia alle stazioni linfonodali e quindi ci
pare necessario sottolineare come inopportuna la tendenza a considerare la possibilità di una chirurgia
meno invasiva come l’optimum in relazione esclusivamente alla malattia nel momento attuale, sottostimando
i rischi successivi e come venga dato eccessivo risalto alle complicanze dell’atto chirurgico, in nome delle
quali si rinuncia alla radicalità che invece risulta necessaria nell’intento disease-free a 60 mesi.

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CO11.3
- CHEMIOTERAPIA ADIUVANTE DOPO CHEMIOTERAPIA NEOADIUVANTE +
CHIRURGIA RADICALE COME TRATTAMENTO COMBINATO NEL TUMORE
LOCALMENTE AVANZATO DELLA CERVICE UTERINA: UNO STUDIO
PROSPETTICO -
LUVERO DANIELA*[1], PLOTTI FRANCESCO[1], DE CICCO NARDONE CARLO[1], TERRANOVA
CORRADO[1], MONTERA ROBERTO[1], DAMIANI PATRIZIO[1], GUZZO FEDERICA[1], ALOISI ALESSIA[1],
RICCIARDI ROBERTO[1], SCALETTA GIUSEPPE[1], CAPRIGLIONE STELLA[1], MIRANDA ANDREA[1],
BENEDETTI PANICI PIERLUIGI[2], ANGIOLI ROBERTO[1]
[1]
- DIPARTIMENTO DI GINECOLOGIA ED OSTETRICIA UNIVERSITÀ CAMPUS BIO-MEDICO ~ ROMA -
[2]
DIPARTIMENTO DI GINECOLOGIA ED OSTETRICIA UNIVERSITÀ "LA SAPIENZA" ~ ROMA

Nel panorama mondiale il trattamento standard del tumore localmente avanzato della cervice uterina è
rappresentato dalla radio-chemioterapia concomitante con tassi si sopravvivenza a 5 aa che si aggirano
intorno al 65%. Sull’utilizzo della terapia adiuvante i pareri sono ancora molto discordi.
Lo scopo di questo studio è valutare la tollerabilità e l’efficacia, in termini di sopravvivenza globale (OS) e
intervallo libero da malattia (DFS), della chemioterapia adiuvante dopo chemioterapia neoadiuvante (NACT)
e chirurgia radicale (RS) in pazienti affette da carcinoma localmente avanzato della cervice uterina.

Da Giugno 2000 a Maggio 2007, sono state arruolate prospetticamente tutte le pazienti, affette da carcinoma
della cervice uterina localmente avanzato.
Tutte le pazienti sono state sottoposte a 3 cicli di trattamento chemioterapico neoadiuvante a base di platino
secondo lo schema Cisplatino 100 mg/mq + Taxolo175 mg/mq.
Le pazienti con risposta clinica completa o parziale, sono state poi sottoposte a chirurgia radicale e a 6 cicli
di chemioterapia adiuvante a base di platino secondo lo schema Cisplatino 100 mg/mq + Taxolo 175 mg/mq.
Le tossicità da trattamento chemioterapico sono state valutate in accordo con i criteri WHO.

Un totale di 110 pazienti sono state arruolate nello studio e trattate secondo protocollo.
E’ stata registrata una tossicità ematologica al termine del trattamento nel 31% delle pazienti, la nausea e il
vomito si sono presentate nel 35% dei casi.
La sopravvivenza totale (OS) delle pazienti a 5 e a 3 anni è stata rispettivamente del 78% e dell’86%.

Il trattamento combinato di chemioterapia adiuvante dopo chemioterapia neoadiuvante e chirurgia radicale,


rappresenta un trattamento fattibile con tassi di tossicità accettabili. Inoltre, sembra offrire un beneficio in
termini di Overall Survival (78%) e Disease Free Survival (61%), rispetto al trattamento standard chemio-
radioterapico

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CO11.4
- TRATTAMENTO CHIRURGICO PRIMARIO NEL TUMORE DELLA CERVICE STADIO
FIGO IVA: UNO STUDIO RETROSPETTIVO MULTICENTRICO -
DAMIANI PATRIZIO*[1], PLOTTI FRANCESCO[1], MUZII LUDOVICO[1], ZULLO MARZIO ANGELO[1],
MONTERA ROBERTO[1], GUZZO FEDERICA[1], RICCIARDI ROBERTO[1], ALOISI ALESSIA[1], LUVERO
DANIELA[1], SCALETTA GIUSEPPE[1], CAPRIGLIONE STELLA[1], LOPEZ SALVATORE[1], LINCIANO
FRANCESCA[1], BENEDETTI PANICI PIERLUIGI[2], ANGIOLI ROBERTO[1]
[1]
- DIPARTIMENTO DI GINECOLOGIA ED OSTETRICIA UNIVERSITÀ CAMPUS BIO-MEDICO ~ ROMA -
[2]
DIPARTIMENTO DI GINECOLOGIA ED OSTETRICIA UNIVERSITÀ "LA SAPIENZA" ~ ROMA

Lo scopo del presente studio è quello di descrivere la fattibilità, la tecnica chirurgica, i dati perioperatori, le
complicanze precoci e tardive della chirurga eviscerativa pelvica come trattamento primario per il tumore
della cervice stadio IVa.
Nello studio sono state incluse retrospettivamente 73 pazienti, afferenti a tre centri internazionali di
ginecologia oncologica, con diagnosi di tumore della cervice stadio IVa e sottoposte a pelvectomia anteriore
o totale. Gli steps chirurgici sono stati: 1 - laparotomia esplorativa; 2 – esame istologico estemporaneo dei
linfonodi para-aortici, 3 - linfadenectomia sistematica pelvica, isterectomia radicale con annessectomia
bilaterale e pelvectomia anteirore o totale; 5 – confezionamento di erivazioni urinarie continenti e
anastomosi colo-rettali se necessarie.
Il trattamento chirurgico delle pazienti affette da tumore della cervice stadio IVa viene ancora oggi
considerato una delle procedure più complesse che si trova ad affrontare il ginecologo oncologo. Il nostro
studio si è concentrato sui dati clinici e operatori, in termini di sopravvivenza globale (OS) e sopravvivenza
libera da malattia (DFS). La sopravvivenza a 5 anni della nostra serie è stata del 43%. Tutti i dati saranno
completamente discussi.
Il trattamento chirurgico del tumore della cervice stadio IVa sembra essere una valida alternativa al
trattamento standard chemioradioterapico. Nelle pazienti con questo stadio della malattia, in buone
condizioni generali, con una malattia resecabile e con chiari margini di resezione, la pelvectomia dovrebbe
essere considerata come trattamento primario per i centri di riferimento di ginecologia oncologica.

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CO11.5
- CARCINOMA DELLA CERVICE UTERINA :ANALISI DELLA DIFFUSIONE
PARAMETRIALE: TECNICHE A CONFRONTO -
GAGLIARDI FRANCESCO*[1], MANICONE ANNAMARIA[2], PARISELLA MARCO[3], NALE ROBERTA[3],
ALGIERI MARISA[3], MANESCHI FRANCESCO[3], BENEDETTI PANICI PIERLUIGI[1]
[1]
- CLINICA OSTETRICA E GINECOLOGICA POLICLINICO UMBERTO I UNIVERSITÀ SAPIENZA ROMA ~ ROMA -
[2]
UOC ANATOMIA PATOLOGICA S. MARIA GORETTI LATINA ~ LATINA - [3]UOC OSTETRICIA E GINECOLOGIA
OSPEDALE S. MARIA GORETTI, LATINA ~ LATINA

L’obiettivo del nostro studio è stato quello di verificare quale l’accuratezza diagnostica, nell’identificare le
caratteristiche di diffusione del carcinoma della cervice uterina nel parametrio, di differenti metodiche di
campionamento e processazione anatomo-patologica del parametrio.
Novantatrè pazienti con cervicocarcinoma (stadio IA2-III) trattate con chirurgia radicale classe 2 (RHB) e 3
(RHC) costituiscono l’oggetto del nostro studio. Di queste, 58 pazienti (25 RHB e 33 pazienti RHC) sono
state sottoposte a processazione e campionamento del pezzo operatorio secondo il protocollo del College
of American Pathologists, mentre in 35 (RHC) , la processazione il campionamento del pezzo operatorio è
stato condotto con la tecnica della macrosezione. Le pazienti con stadio Ib2-III sono state trattate
preoperatoriamente con chemioterapia neoadiuvante.
Tra le 25 pazienti trattate con RHB (st Ia2: 4; Ib1< 2 cm : 21) linfonodi nel parametrio sono stati identificati
in 5 (20%) pazienti (numero linfonodi mediana 2 range 1-3). Diffusione parametriale e metastasi ai linfonodi
pelvici erano presenti in 2 pz (9%) stadio Ib1. Tra le 33 pz trattate con RHC (stadio Ib1 >2cm : 11¸ stadio Ib2
–IIB : 22) e campionate con metodo standard, 23 (71%) pazienti mostravano linfonodi nel parametrio
(numero linfonodi mediana 3 range 1-10). Diffusione parametriale era presente in 3 (27,3%) stadio Ib1 e 7
(31,8%) pazienti stadio IB2-IIB. Metastasi ai linfonodi pelvici era presente in 3 (27,3%) pazienti stadio IB1 e
6 (27,2%) pazienti stadio IB2-IIB. Su 35 pazienti trattate con RHC (st Ib2-IIA: 21, st IIb- III: 14) campionate
con macrosezione, 26 (74%), p=ns vs tecnica standard, mostravano linfonodi nel parametrio (mediana 3,
range 1-10. Diffusione parametriale era presente in 5 (23,8%) pazienti stadio Ib2-IIA e 8 (57%) pazienti
stadio IIB-III. Metastasi ai linfonodi pelvici erano presenti in 8 (38%) e 6 (42,8%) pazienti, rispettivamente.
I nostri dati sembrano dimostrare che la tecnica di processazione standard del parametrio sembra avere una
accuratezza diagnostica analoga alla più complessa tecnica della macrosezione nell’identificare la presenza
di linfonodi nel parametrio. Inoltre questi dati suggeriscono che i linfonodi nel parametrio vengono riscontrati
con frequenza significativamente superiore dopo l’esecuzione dell’intervento di isterectomia radicale di tipo 3
rispetto all’isterectomia radicale di tipo 2.

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CO11.6
- CHEMIOTERAPIA NEOADIUVANTE E TUMORE DELLA CERVICE: VALUTAZIONE
DELLE PAZIENTI “NON RESPONDERS” -
GASPARRI MARIA LUISA*[1], BELLATI FILIPPO[1], DI DONATO VIOLANTE[1], PALAIA INNOCENZA[1],
PERNIOLA GIORGIA[1], ANTONILLI MORENA[1], MAFFUCCI DIANA[1], RUSCITO ILARY[1], CACCETTA
JLENIA[1], FISCHETTI MARGHERITA[1], BENEDETTI PANICI PIERLUIGI[1]

- [1]"SAPIENZA" UNIVERSITÀ DI ROMA ~ ROMA

Riportare i risultati ottenuti con la chirurgia in pazienti affette da tumore della cervice in stadio avanzato non
responsive alla chemioterapia neoadiuvante.
Sono state analizzate pazienti affette da tumore della cervice, stadio FIGO IB2-IVB, inserite in protocolli di
chemioterapia neoadiuvante, in particolare quelle con steady disease o progressione.
Sono state identificate 72 pazienti affette da neoplasie steady (69) o in progressione (3) dopo NACT.
Settanta pazienti sono state considerate operabili dalle analisi clinico-strumentali preoperatorie. Sessantasei
(94%) sono state sottoposte a chirurgia radicale (64 isterectomie radicali e 2 eviscerazioni anteriori). A 4
anni di follow up, 50 pazienti sono libere da malattia (OS=89%), nove hanno avuto una o più recidive, ed 7
sono decedute.
Le pazienti non responders possono comunque beneficiare di una lunga sopravvivenza se la neoplasia
viene rimossa chirurgicamente in maniera radicale. In assenza di controindicazioni assolute clinico-
strumentali, le pazienti non responders dovrebbero comunque essere candidate a chirurgia radicale.

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CO11.7
- MICRORNAS: PROFILO DI ESPRESSIONE NELLA PATOLOGIA
PRENEOPLASTICA DELLA CERVICE UTERINA E LORO POSSIBILE RUOLO NELLA
CARCINOGENESI -
DI PROPERZIO MATILDE*[1], MANCINI RITA[2], DE VITIS CLAUDIA[2], PIZZUTI SVEVA[1], NOBILI
FLAVIA[1], GIOVAGNOLI MARIA ROSARIA[2], ZANESI NICOLA[3], VOLINIA STEFANO[3], LUKIC ANKICA[1]

- [1]DIPARTIMENTO SALUTE DELLA DONNA E MEDICINA TERRITORIALE DIRETTORE PROF. MASSIMO


MOSCARINI SAPIENZA UNIVERSITÀ DI ROMA ~ ROMA - [2]UOD CITOPATOLOGIA ~ ROMA - [3]COMPREHENSIVE
CANCER CENTER, OHIO STATE UNIVERSITY, MICROBIOLOGY AND IMMUNOLOGY COLUMBUS, OHIO ~ OHIO

I MicroRNAs (miRs) sono piccole molecole di RNA a singolo filamento non codificanti, coinvolti nel
meccanismo dell’oncogenesi.
Obiettivo è identificare il profilo di espressione dei microRNAs nei campioni con diversa diagnosi citologica, e
di individuare e correlare i profili dei microRNAs in due gruppi di esami citologici: negativi e lesioni da
infezione da HPV versus positivi con displasia lieve/moderata-grave, e lesioni lievi da infezione virale versus
displasia lieve/moderata-grave.

Presso l’ambulatorio di Colposcopia e Patologia dal basso tratto genitale femminile del Dipartimento Salute
della Donna e Medicina Territoriale da giugno 2010 a giugno 2011 sono state arruolate 114 pazienti. Sono
emerse quattro categorie citologiche: 18 negativi, 20 ASC, 56 LSIL e 20 HSIL. Tutte le pazienti sono state
sottoposte a colposcopia con biopsia. Durante l’esame colposcopico sono stati effettuati prelievi citologici
per la valutazione dei miRs, estratti secondo il protocollo Trizol.
Il nostro campione è stato inviato presso il laboratorio di Ohio dove è stata utilizzata una versione della
tecnica microarray.
Abbiamo incorporato in un unico gruppo le pazienti con diagnosi citologica LSIL con displasia lieve e HSIL
(LSIL-HSIL) confrontandolo con un gruppo comprendente i casi con citologia negativa e lesioni di basso
grado senza displasia (Others 1), e con un altro formato dalle sole lesioni di basso grado senza displasia
(Others 2).

Riguardo i profili di espressione dei diversi miRs il risultato statisticamente più significativo è stato quello
relativo alla frequenza di espressione di miR-551b nel gruppo LSIL con displasia e in quello HSIL (frequenza
di espressione del gene rispettivamente di 46.9 e di 40.5). La media geometrica della frequenza di questo
miRs nel gruppo LSIL-HSIL è stata del 43.6, superiore rispetto a quella degli altri gruppi considerati (Others
1 e Others 2) con una differenza statisticamente significativa.
Nel processo di immortalizzazione intervengono una serie di disregolazioni epigenetiche tra cui la perdita del
braccio p del cromosoma 3 (su cui è presente il gene codificante per miR-551b). In base ai risultati ottenuti si
può cautamente affermare che miR-551b può essere considerato il più promettente markers di progressione
delle lesioni preneoplastiche, intervenendo nella fase intermedia della carcinogenesi cervicale.
Per ampliare questi dati preliminari ci siamo proposti di correlarli con il profilo immunoistochimico di p16 e Ki-
67, e con i livelli di espressione di miR 551-b nelle diverse classi citologiche della nostra casistica.

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CO11.8
- IL PRELIEVO CITOLOGICO ESOENDOCERVICALE NELLA PREVENZIONE DEL
CERVICOCARCINOMA. STRUMENTI A CONFRONTO: PAPCONE® VERSUS
SPATOLA DI AYRE E CYTOBRUSH -
IANNACCIO STEFANIA*[1], GIOVAGNOLI MARIA ROSARIA[2], HEYN ROSEMARY[3], LUKIC ANKICA[1]

- [1]DIPARTIMENTO DI SALUTE DELLA DONNA E MEDICINA TERRITORIALE, II FACOLTÀ DI MEDICINA E


CHIRURGIA, SAPIENZA, UNIVERSITÀ DI ROM ~ ROMA - [2]UOC DI CITOPATOLOGIA, II FACOLTÀ DI MEDICINA E
CHIRURGIA, SAPIENZA, UNIVERSITÀ DI ROMA,AZIENDA OSPEDALIERA SANT’ANDREA ~ ROMA -
[3]
LABORATORIO DI MICROSCOPIA ELETTRONICA PIETRO M. MOTTA, SEZIONE DI ANATOMIA UMANA,
DIPARTIMENTO DI SCIENZE ANATOMICHE, ISTOLOGICHE, MEDICO LEGALI E DELL'APPARATO LOCOMOTORE
~ ROMA

Per verificare eventuali alternative alla metodica standard di screening citologico del cervicocarcinoma nelle
pazienti selezionate, presso il nostro ambulatorio di Colposcopia e Patologia cervicovaginale è stato testato
il PapCone® studiato per ottenere un prelievo esoendocervicale in un unico gesto, confrontandolo con la
metodica standard (spatola di Ayre e il cytobrush).

18 pazienti in età fertile, 13 nullipare e 5 pluripare, senza storia di pregresse patologie cervicovaginali sono
state sottoposte a 2 prelievi cervicovaginali a 3 mesi di distanza. Il primo prelievo è stato effettuato random
con PapCone®(Otto Bock, Duderstadt, Germany) o con metodica standard, il secondo è stato effettuato con
la metodica non utilizzata nel primo prelievo. Il campione citologico è stato allestito su vetrino secondo il
metodo di Papanicolaou. I vetrini sono stati refertati dal Citopatologo secondo Bethesda System 2001. Sono
stati considerati i seguenti criteri come indice di qualità per il confronto: numero di cellule esocervicali,
metaplastiche ed endocervicali, presenza di sangue, di sovrapposizione cellulare, di muco e di essudato
flogistico. Con scala numerica da 0 a 3 è stata classificata la qualità di ogni vetrino in relazione a ciascun
criterio, ove 0 è il punteggio minimo e 3 il punteggio indice di massima qualità. Dopo lo striscio, gli strumenti
di prelievo sono stati allestiti per lo studio al microscopio elettronico a scansione (SEM) valutando la
presenza di cellule residue e muco su di essi.

L’analisi statistica dei dati ha mostrato maggiore qualità dei vetrini ottenuti da PapCone®in rapporto a:
sovrapposizione cellulare (minore con PapCone® ), presenza di essudato flogistico (minore con PapCone®)
e presenza di cellule metaplastiche (maggiore con PapCone®). Differenze non statisticamente significative
sono state evidenziate rispetto alla metodica standard rispetto a gli altri parametri considerati. Relativamente
allo studio degli strumenti al SEM si è evidenziata sulla superficie del PapCone® maggiore presenza di
cellule endocervicali e di eritrociti rispetto al brush ed alla spatola.

Da questo primo studio possiamo concludere che il Papcone®ha ottenuto buoni risultati come strumento di
prelievo e si è mostrato migliore rispetto agli strumenti standard nel garantire un vetrino leggibile con meno
sangue e meno sovrapposizione cellulare, a parità di quantità di cellule. La sua struttura sembra intrappolare
le cellule endocervicali e gli eritrociti. Maggiori approfondimenti potranno essere fatti in futuro.

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CO11.9
- FOLLOW-UP CITOLOGICO NELLE PAZIENTI HPV POSITIVE SOTTOPOSTE A
VACCINAZIONE ANTI HPV -
SCHETTINO MARIA TERESA *[2], AMMATURO FRANCO PIETRO[2], LEGNANTE ANTONIETTA[2], DI
PAOLA CRISTINA[2], COLACURCI NICOLA[2], ZARCONE ROBERTO[2]

- [2]DIPARTIMENTO DI GINECOLOGIA ED OSTETRICIA DELLA SECONDA UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI NAPOLI ~


NAPOLI

Trial clinici randomizzati hanno dimostrato l’efficacia del vaccino quadrivalente nella prevenzione delle
lesioni cervicali ed ano genitali. Attualmente le nuove strategie per il controllo dell’infezione da HPV sono
orientate allo sviluppo di vaccini sia profilattici che terapeutici, ma sono già in corso studi randomizzati per
valutare la possibile cross-reattività esistente tra le L1 specifiche contenute nel vaccino quadrivalente e la
clearance virale in pazienti HPV positive. Il nostro studio si inserisce in tale ambito, infatti è finalizzato a
valutare se la somministrazione del vaccino quadrivalente in pazienti con citologia L-SIL (low-squamous
intraepithelial lesion = lesione intraepiteliale squamosa di basso grado) persistente, HPV positive, possa
influenzarne l’evoluzione.
Sono state sottoposte a vaccinazione, previa acquisizione di consenso informato, 14 pazienti afferenti
all’ambulatorio di Colposcopia del Dipartimento di Ginecologia ed Ostetricia della Seconda Università di
Napoli, con una pregressa alterazione citologica di basso grado (L-SIL) da oltre 12 mesi, con colposcopia
negativa ed HPV test positivo per ceppi differenti dal 16 e 18. Tutte le pazienti sono state sottoposte a
controllo citologico, virologico e colposcopico sia al tempo zero che un mese dopo il termine della
vaccinazione.
In tutte la pazienti abbiamo riscontrato al tempo zero un pap test positivo per L-SIL, ma di queste il 28,5%
erano positive per HPV 33, il 14,3% per HPV 35, il 21,4% per HPV 73 ed il resto 35,7% per infezioni multiple
di HPV. Tutte le pazienti avavevano, inoltre, una diagnosi colposcopica negativa.
Al controllo eseguito un mese dopo il termine della vaccinazione abbiamo riscontrato una negativizzazione
del pap test nel 92.9% dei casi con una totale negativizzazione degli HPV test.
L’esiguità dei campioni esaminati non ci permette di avanzare teorie sulla reale interferenza del vaccino sulla
clearance virale e quindi sulla negativizzazione della citologia. Sicuramente ipotizziamo un meccanismo di
cross-reattività tra gli anticorpi reclutati ed attivati dagli antigeni vaccinali e quelli presenti nel campione
esaminato . Ciò fa supporre anche l’induzione di una immunità cellulo-mediata che porta alla soppressione
delle cellule infettate. Tali supposizioni necessitano di essere avvalorate da ulteriori dati clinici, ma
soprattutto biochimici e molecolari. In tal senso ci riserviamo di fornire ulteriori risultati in futuro.

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CO11.10
- LA GESTIONE DEL PAP TEST ANORMALE: SIGNIFICATO PROGNOSTICO
DELL’OVERESPRESSIONE DI P16INK4A NELLA CITOLOGIA ASC-US. -
VITALI MARTA*[1], DI PROPERZIO MATILDE[1], CARICO ELISABETTA[2], GIOVAGNOLI MARIA
ROSARIA[2], LUKIC ANKICA[1]

- [1]DIPARTIMENTO SALUTE DELLA DONNA E MEDICINA TERRITORIALE, SAPIENZA UNIVERSITÀ DI ROMA ~


ROMA - [2]DIPARTIMENTO DI MEDICINA CLINICA E MOLECOLARE, SAPIENZA UNIVERSITÀ DI ROMA ~ ROMA

La gestione della citologia ASC-US prevede l'esecuzione dell’HPV-test e, in caso di positività per HPV-DNA
ad alto rischio (HR-HPV) la colposcopia, o l'invio diretto alla colposcopia. Nel 5-17% dei casi la citologia
ASC-US si associa a diagnosi istologica di CIN2+, e nello 0,1-0,2% a carcinoma invasivo. Valore Predittivo
Negativo (VPN) e sensibilità dell’HPV-test tendono al 100%; Valore Predittivo Positivo (VPP) e specificità
sono rispettivamente del 19% e 63,3%. E' ormai consolidato che l’HPV-test sia indice di infezione più che di
lesione. La proteina p16INK4a regola negativamente il ciclo cellulare, ed è overespressa per inattivazione
dei meccanismi di controllo della divisione cellulare mediata dall’oncoproteina E7 prodotta da HR-HPV.
Scopo dello studio è chiarire il significato clinico-prognostico dell’overespressione di p16INK4a in pazienti
con citologia ASC-US.
Lo studio ha incluso 84 pazienti con citologia ASC-US, giunte all’osservazione presso l’Ambulatorio di
Colposcopia e Patologia del Basso Tratto Genitale (Dipartimento Salute della Donna e Medicina Territoriale)
tra Giugno 2008 e Luglio 2009: 39 con colposcopia positiva (Gruppo 1), sottoposte a biopsia ed esame
istologico, 45 con colposcopia negativa (Gruppo 2), inviate a follow-up colposcopico e citologico per un
anno. L’espressione di p16INK4a è stata testata all’arruolamento con immunocitochimica (anticorpo
monoclonale E6H4, CINtec p16INK4a; MTM Laboratiories, Heidelberg, Germania) su campioni citologici in
fase liquida (Thin Prep) e correlata al grado delle lesioni presenti all’esordio nel Gruppo 1, ed eventualmente
comparse nel follow-up nel Gruppo 2. La positività è stata definita da colorazione immunocitochimica di
almeno una cellula con morfologia anormale (displastica o neoplastica). Il test Chi-quadro è stato applicato
per l’analisi statistica.
Nel Gruppo 1, l’82% di CIN1/condilomi (<CIN2) è risultato p16INK4a-negativo e il 100% di CIN2 p16INK4a-
positivo (p=0.00044). Il 77% delle pazienti del Gruppo 2 con follow-up negativo ad un anno era p16INK4a-
negativo all’esordio e il 100% delle pazienti con follow-up positivo era p16INK4a-positivo (p=0.00113). Il VPP
di p16INK4a per CIN2+ è risultato del 50% e il VPN del 100%.
La negatività di p16INK4a sembra dunque un marker di assenza di CIN3 e la sua positività è correlabile con
la presenza o la probabilità di sviluppo di CIN2+. L'analisi dell’overespressione di p16INK4a come strumento
diagnostico di supporto assumerebbe un importante ruolo prognostico nella valutazione delle lesioni
preneoplastiche delle cervice uterina.

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CO11.11
- UTILIZZO DELLA DOXORUBICINA LIPOSOMIALE NON PEGHILATA (DLNP)
NELLA TERAPIA DEL CARCINOMA EPITELIALE DELL'OVAIO , IN PAZIENTI
AFFETTE DA TOSSICITA' CUTANEA SEVERA DA DOXORUBICINA. -
CAFÀ ESTER VALENTINA*[1], ANGELUCCI MICHELA[1], PLOTTI FRANCESCO[1], TERRANOVA
CORRADO , MONTERA ROBERTO[1], DAMIANI PATRIZIO[1], GUZZO FEDERICA[1], RICCIARDI
[1]

ROBERTO[1], ALOISI ALESSIA[1], LUVERO DANIELA[1], SCALETTA GIUSEPPE[1], MIRANDA ANDREA[1],


BENEDETTI PANICI PIERLUIGI[2], ANGIOLI ROBERTO[1]
[1]
- DIPARTIMENTO DI GINECOLOGIA ED OSTETRICIA UNIVERSITÀ CAMPUS BIO-MEDICO ~ ROMA -
[2]
DIPARTIMENTO DI GINECOLOGIA ED OSTETRICIA UNIVERSITÀ "LA SAPIENZA" ~ ROMA

Valutare la tollerabilità della doxorubicina liposomiale non peghilata (DLNP) in pazienti affette da carcinoma
epiteliale dell'ovaio, che presentano tossicità severa da DLP.
Sono state arruolate 43 pazienti affette da carcinoma ovarico avanzato o recidivante. Tutte le pazienti sono
state sottoposte a citoriduzione chirurgica primaria e a successiva chemioterapia di prima linea a base di
platino seguita da multiple linee di chemioterapia allo scopo di controllare la progressione o la recidiva di
malattia. Tutte le pazienti hanno ricevuto DLP come II, III o IV linea di trattamento. Tutte le pazienti hanno
manifestato tossicità cutanea severa (grado III-IV) in seguito a terapia con doxorubicina, motivo di
sospensione del farmaco. La DLNP è stata somministrata alla dose di 50 mg/mq ogni 3 settimane fino a
completamento della precedente schedula programmata con DLP.
Nelle pazienti in terapia con doxorubicina liposomiale non peghilata non sono stati riscontrati casi di tossicità
cutanea nè casi di cardiotossicità. Più frequentemente è stata riscontrata tossicità ematologica, riportata
nella maggior parte dei casi intorno al terzo ciclo di terapia. In particolare una paziente (2%) ha sospeso la
terapia per neutropenia febbrile G4 e in sette pazienti (16%) è stata necessaria una riduzione di dose del
farmaco del 25%. Nove pazienti (20%) hanno mostrato risposta parziale di malattia, 16 pazienti (37%) hanno
mantenuto malattia stabile e 14 pazienti (32%) hanno presentato progressione di malattia. Tre pazienti (6%)
hanno infine mostrato risposta completa.
La terapia con DLNP è ben tollerata e sembra essere una valida alternativa nelle pazienti affette da
carcinoma ovarico, impossibilitate a proseguire terapia con DLP per tossicità cutanea severa.

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CO11.12
- INTRODUZIONE DI UN NUOVO SCORE SYSTEM NELLA DIAGNOSTICA
DIFFERENZIALE DELLE MASSE PELVICHE: IL PMS (PELVIC MASSES SCORE) -
ROSSI ALBERTO[2], FORZANO LEONARDO*[2], ISOLA MIRIAM[3], CAPODICASA VALENTINA[2],
LONDERO AMBROGIO PIETRO[2], MARCHESONI DIEGO[2]

- [2]UNIVERSITÀ DI UDINE - CLINICA DI GINECOLOGIA ED OSTETRICIA ~ UDINE - [3]


UNIVERSITÀ DI UDINE -
DIPARTIMENTO DI STATISTICA ~ UDINE

Il cancro ovarico rappresenta la quarta causa di morte tra le neoplasie che interessano il sesso femminile. Il
costante miglioramento delle strategie chirurgiche e chemioterapiche adottate ha contribuito a prolungare il
periodo di remissione dalla patologia.Tuttavia, la sopravvivenza a cinque anni non si è modificata negli ultimi
trent’anni. Scopo del presente studio è di introdurre un nuovo score system, denominato PMS (Pelvic
Masses Score), in grado di fornire un ausilio valido nella diagnosi differenziale delle masse pelviche
i principali sistemi di punteggio già introdotti e validati nella pratica clinica sono principalmente 3: lo score di
Sassone, lo score OTI (Ovarian Tumor Index) ed infine l’ RMI3 (Risk of Malignancy Index 3). Tra il settembre
2008 e il dicembre 2011 sono state arruolate 160 donne con massa pelvica, sulle quali è stato calcolato il
nuovo punteggio PMS, ottenuto tramite esecuzione di un’ecografia tranvaginale. Il PMS combina in un
modello matematico le caratteristiche morfologiche, strutturali e di volume, la distribuzione della
vascolarizzazione, l’indice di resistenza del flusso ematico della massa, la concentrazione plasmatica del
CA125 e lo stato menopausale delle pazienti stesse. Ponendosi come una combinazione matematica di
peculiari aspetti della masse pelviche, valutati finora separatamente dai singoli punteggi in uso, il PMS si
presenta come un indice in grado di discriminare con migliore accuratezza la natura di una massa
annessiale rilevata all’ecografia transvaginale.
L’analisi statistica dei dati calcolati utilizzando il nuovo sistema di punteggio ha dimostrato che la sua
sensibilità, specificità, valore predittivo positivo e valore predittivo negativo sono superiori a quelli ottenuti
separatamente dai singoli sistemi di punteggio già accreditati, cioè lo score di Sassone, lo score OTI e il RMI
3.
I dati ottenuti nel nostro studio confermano la buona performance del nuovo sistema di punteggio delle
masse annessiali PMS in termini di specificità, sensibilità, valore predittivo positivo e negativo, rispetto a
quelli ottenuti utilizzando i comuni sistemi di punteggio già validati nella pratica clinica (Sassone, OTI, RMI3).
Studi prospettici condotti in futuro su una popolazione di dimensioni maggiori sono necessari per confermare
i dati preliminari del presente studio. L’applicazione del metodo ad un numero più ingente di casi consentirà
una migliore valutazione e la successiva validazione clinica del sistema di punteggio proposto nel presente
lavoro scientifico.

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CO11.13
- TRACHELECTOMIA SEMPLICE EXTRAFASCIALE E LINFADENECTOMIA PELVICA
BILATERALE NEL CARCINOMA DELLA CERVICE STADIO FIGO IA2-IB1 -
MUSELLA ANGELA*[1], PALAIA INNOCENZA[1], LOPRETE ELISA[1], CASORELLI ASSUNTA[1], DE MEDICI
CATERINA[1], BELLATI FILIPPO[1], MARCHETTI CLAUDIA[1], DI DONATO VIOLANTE[1], PERNIOLA
GIORGIA[1], BENEDETTI PANICI PIERLUIGI[1]

- [1]DIPARTIMENTO DI SCIENZE GINECOLOGICO-OSTETRICHE E SCIENZE UROLOGICHE, UNIVERSITÀ DI ROMA


“SAPIENZA” ~ ROMA

Determinare la fattibilità e la sicurezza della trachelectomia semplice extrafasciale associata alla


linfadenectomia pelvica nelle giovani pazienti affette da carcinoma della cervice in stadio iniziale.
Le pazienti affette da carcinoma della cervice stadio IA2-IB1 che si sono rivolte al nostro Dipartimento sono
state prospetticamente selezionate. I criteri di inclusione comprendevano: età ≤ 38 anni, forte desiderio di
preservare la fertilità, stadio FIGO ≤ Ib1, dimensioni del tumore < 2 cm, non evidenza di metastasi
linfonodali. La tecnica chirurgica utilizzata includeva due fasi: linfadenectomia pelvica laparoscopica e
trachelectomia semplice extrafasciale per via vaginale. Dopo il trattamento chirurgico, le pazienti sono state
sottoposte ad uno stretto follow-up sia dal punto di vista oncologico che ostetrico.
Quattordici pazienti sono state arruolate nello studio. L’età media registrata è stata 32 anni (range 28-37);
l’istotipo del tumore era squamoso in 11 pazienti (79%) e adenocarcinoma nelle restanti 3 (21%). Cinque
pazienti (36%) presentavano stadio FIGO Ia2, e 9 pazienti (64%) stadio FIGO Ib1. La mediana delle
dimensioni del tumore è stata 17 mm (range 14-19); la mediana dei tempi chirurgici è stata 120 minuti (range
95-210). Non sono state riportate complicanze severe intraoperatorie e si sono verificate due complicanze
nel decorso postoperatorio. Durante il periodo di follow-up non sono state individuate recidive di malattia e
una sola paziente è deceduta per patologia non correlata alla neoplasia cervicale. Si sono verificate otto
gravidanze di cui tre con parto a termine.
Le pazienti giovani affette da carcinoma della cervice in stadio iniziale, a basso rischio e con forte desiderio
di preservare la fertilità, potrebbero essere sottoposte in maniera sicura a trachelectomia semplice. Tuttavia
ulteriori studi sono necessari per meglio definire il ruolo degli approcci chirurgici conservativi ed
ultraconservativi (conizazzione) in queste pazienti, sia in termini di fertilità sia per minimizzare le
complicanze legate all’intervento chirurgico.

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La Donna Il fascino della ginecologia moderna tra salute e sicurezza della donna: aggiornamenti e necessità

Comunicazioni Orali: Oncologia Ginecologica 3

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La Donna Il fascino della ginecologia moderna tra salute e sicurezza della donna: aggiornamenti e necessità

CO12.1
- I TUMORI OVARICI DEL SENO ENDODERMICO: UNO STUDIO ITALIANO
MULTICENTRICO (MITO-9). -
SIGISMONDI CRISTINA*[6], GADDUCCI ANGIOLO[7], MARINACCIO MARCO[3], MAGAZZINO
FRANCESCAPAOLA[4], SCARDIGNO DORIANA[4], GRECO FILIPPO[5], CASSANI CHIARA[8], DI LEGGE
ALESSIA[9], PETRILLO MARCO[10], DE VIVO ROCCO[11], GIORGIONE VERONICA[6]

- [3]GINECOLOGIA I UNIVERSITÀ ~ BARI - [4]GINECOLOGIA II UNIVERSITÀ ~ BARI - [5]ONCOLOGIA MEDICA,


[6]
S.GIOVANNI CALIBITA FATEBENEFRATELLI ISOLA TIBERINA ~ ROMA - GINECOLOGIA, IRCCS SAN RAFFAELE
~ MILANO - [7]GINECOLOGIA, AZIENDA OSPEDALIERA UNIVERSITARIA PISANA ~ PISA - [8]GINECOLOGIA, IRCCS
[9]
POLICLINICO SAN MATTEO ~ PAVIA - GINECOLOGIA, UNIVERSITÀ CATTOLICA DEL SACRO CUORE ~ ROMA -
[10]
GINECOLOGIA, UNIVERSITÀ CATTOLICA DEL SACRO CUORE ~ CAMPOBASSO - [11]ONCOLOGIA MEDICA,
OSPEDALE SAN BORTOLO ~ VICENZA

I tumori ovarici del seno endodermico costituiscono l’istotipo più aggressivo tra i tumori germinali ovarici,
sono estremamente rari e colpiscono donne giovani. L’obiettivo dello studio è stato quello di valutare i fattori
di prognosi in un gruppo di 26 pazienti affette da tumore ovarico del seno endodermico.
Sono stati analizzati i dati di 26 donne affette da tumore del seno endodermico e trattate presso i centri del
gruppo MITO dal 1985 al 2008.
La mediana dell’età è risultata di 26 anni (range 13-76). Il 61.5% delle pazienti presentava dolore pelvico e
l’11.5% irregolarità mestruali al momento della diagnosi. In tutte le pazienti il dosaggio del marcatore
alfafetoproteina mostrava livelli alterati. La procedura chirurgica effettuata è stata l’annessiectomia
monolaterale in 15 pazienti, l’isteroannessiectomia bilaterale in 10 pazienti e la sola laparotomia esplorativa
in 1 paziente. Ventuno pazienti sono state sottoposte a stadiazione chirurgica con biopsie peritoneali e/o
omentectomia, 11 a linfoadenectomia, 14 a washing peritoneale (positivo in 4 casi). Gli stadi secondo FIGO
erano: 8 IA (30.8%), 9 IC (34.6%),1 IIA (3.8%) e 8 IIIC (30.8%). Tutte le pazienti sono state sottoposte a
chemioterapia adiuvante. Si sono verificate 5 recidive di malattia (19.2%) entro i 25 mesi dalla diagnosi. La
sede della recidiva è stata addomino-pelvica in tutte le pazienti, con coinvolgimento linfonodale in un caso.
Tutte le donne che hanno presentato una recidiva di malattia sono decedute. All’analisi univariata i fattori
prognostici sono risultati essere: presenza di tumore residuo dopo la chirurgia primaria (Sig=0.027, RR=
6.82), citologia peritoneale positiva (Sig=0.033, RR=6.07) e stadio>I (Sig 0.01, RR= 16.22) .
L’età, la presenza di marcatori elevati, la chirurgia in centro di riferimento, la chirurgia demolitiva, l’approccio
chirurgico, la stadiazione con biopsie peritoneali e omentectomia, la linfoadenectomia, le caratteristiche
anatomo-patologiche della neoplasia (capsula/ infiltrazione superficiale), il diametro tumorale, il tempo tra
chirurgia primaria e inizio della chemioterapia non hanno dimostrato valore prognostico. La sopravvivenza
globale a 5 anni nelle pazienti in stadio I è del 92.9%, mentre negli stadi II-III-IV è del 26.7% (log rank p
value=0.001), con un follow-up mediano di 50 mesi.

La terapia dei tumori ovarici del seno endodermico deve mirare a una diagnosi precoce e a una chirurgia
conservativa con citoriduzione ottimale seguita da una chemioterapia in base platino. Lo stadio, il residuo
tumorale, la citologia positiva sono prognostici.

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CO12.2
- IL RUOLO L’HE4 COME MARCATORE NELLE RECIDIVE DEL TUMORE OVARICO:
UNO STUDIO PROSPETTICO CASO-CONTROLLO. -
GUZZO FEDERICA*[1], PLOTTI FRANCESCO[1], MUZII LUDOVICO[1], DE CICCO NARDONE CARLO[1],
MONTERA ROBERTO[1], DAMIANI PATRIZIO[1], RICCIARDI ROBERTO[1], SCALETTA GIUSEPPE[1],
ALOISI ALESSIA[1], CAPRIGLIONE STELLA[1], BENEDETTI PANICI PIERLUIGI[1], ANGIOLI ROBERTO[1]

- [1]DIPARTIMENTO DI GINECOLOGIA ED OSTETRICIA UNIVERSITÀ CAMPUS BIO-MEDICO ~ ROMA

L’ HE4 è stato recentemente approvato dalla Food and Drug Administration come marcatore nella
sorveglianza delle recidive e delle progressioni di tumore dell’ovaio in combinazione con il CA125. In
letteratura questo è il primo studio che valuta la sensibilità e la specificità dell’HE4 e del CA125 in pazienti
con recidiva di tumore ovarico e in pazienti con patologia ovarica benigna (gruppo di controllo).
I campioni di siero sono stati prospetticamente ottenuti 24 ore prima dell’intervento da 34 pazienti con
sospetta recidiva di tumore dell’ovaio e da 25 pazienti con patologia ovarica benigna (gruppo di controllo),
operate da Novembre 2010 ad Novembre 2011 presso l’università Campus Bio-Medico di Roma. I livelli di
CA125 nei campioni preoperatori sono stati valutati con dosaggio immunoenzimatico non competitivo, in
fase solida, basato sul “metodo sandwich” diretto. I livelli di HE4 sono stati valutati con un immunodosaggio
Il normale cut-off per il CA125 è < 35 UI/mL. Per l’HE4 abbiamo considerato due cut-off: <70 pmol/L e <150
pmol/L. L’analisi della specificità è stata condotta utilizzando il T-Test parametrico per la serie di CA125 e il
Mann-Whitney test per comparare la serie di HE4. E' stato fissato un livello di significatività pari a p < 0.05.
La sensibilità e la specificità del CA125 nell’individuare le recidive di tumore ovarico è stata del 35.29% e
58.82%, rispettivamente. La sensibilità dell’ HE4 è stata del 73.53 % e 26.47%, per i cut-off di 70 pmol/L e
150 pmol/L, rispettivamente. La specificità dell’HE4 è stata del 100%.
Associando il CA125 e l’ HE4, la sensibilità nell’individuare le recidive di tumore dell’ovaio è stata del 76.47%
e del 44.11%, considerando i cut-off di 70 pmol/L e 150 pmol/L rispettivamente, mentre la specificità è stata
del 100%.

Il nostro studio suggerisce che l’HE4 può essere un marcatore più sensibile e più specifico nelle recidive del
tumore dell’ovaio. In particolare la combinazione di CA125 e HE4 al cut-off di 70 pmol/L raggiunge la
migliore sensibilità e specificità.

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CO12.3
- CARCINOMA SIEROPAPILLIFERO ASINTOMATICO DI III STADIO CHE
COINVOLGE L’INTESTINO: MANAGEMENT E TRATTAMENTO -
LEANZA VITO[2], COCO LUANA*[2], PALUMBO MARCO[2], GULINO FERDINANDO ANTONIO[2], LEANZA
GIANLUCA[2]

- [2]ISTITUTO DI PATOLOGIA OSTETRICA E GINECOLOGICA, DIPARTIMENTO DI CHIRURGIA, SEZIONE DI


OSTETRICIA E GINECOLOGIA, OSPEDALE SABTO BAMBINO, UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI CATANIA ~ CATANIA

Il carcinoma sieroso papillifero peritoneale (PSPC) è un tumore maligno, di origine extraovarica,


clinicamente e istologicamente simile al carcinoma sieroso dell’ovaio in stadio avanzato. Il PSPC
rappresenta interessa principalmente le donne più anziane ed in post-menopausa. Sebbene la sua
patogenesi rimane non chiara, numerosi studi includono il carcinoma peritoneale tra le sindromi
carcinomatose ereditarie dell’ovaio e della mammella, comprese le neoplasie maligne tubariche. In
particolare è stata rilevata una forte associazione con la mutazione del gene BRCA1 che esporrebbe tali
donne ad un rischio maggiore di sviluppare il tumore .
Il PSPC si manifesta come una carcinosi peritoneale senza evidenti punti focali tumorali e clinicamente con
distensione addominale, costipazione, alterazioni dell’alvo, nausea, vomito, anoressia e perdita di peso. Dal
peritoneo tale tumore si diffonde all’addome ed alle ovaie.
Presentiamo il caso di una donna di 47 anni giunta alla nostra osservazione per un controllo ginecologico di
routine. La visita ha rilevato un utero di volume regolare alla cui sinistra si apprezza una tumefazione di circa
9 cm occupante la fossa iliaca sinistra fino al Douglas e che comprime il sigma ed il retto. Nulla a destra. La
TAC e la RMN hanno confermato la presenza di una massa a livello dello scavo pelvico e del Douglas in
contiguità con la superficie sierosa del sigma e della parete posteriore dell’utero. In sede pelvica versamento
peritoneale. E’ stato rilevato inoltre ispessimento del foglietto peritoneale che riveste la cupola vescicale e la
parete antero-inferiore dello scavo pelvico.
La paziente è stata sottoposta ad intervento chirurgico: isterectomia totale con annessiectomia bilaterale con
accesso retroperitoneale, resezione anteriore del retto (25 cm) con anastomosi ileo-terminale. Infine
linfoadenectomia pelvica e lomboaortica ed omentectomia. Al trattamento chirurgico ha fatto seguito la
chemioterapia con cisplatino.
L’esame istologico ha diagnosticato un carcinoma sieropapillifero G3 interessante le ovaie, il peritoneo, il
retto-sigma, l’omento.
Il follow-up ad un anno è stato regolare e la paziente è in buono stato di salute.
Similmente al carcinoma sieroso dell’ovaio, una elevata percentuale di casi di PSCP (come quello su citato)
vengono diagnosticati in fase avanzata, sottolineando l’aggressività e la difficoltà di diagnosi di questa
neoplasia.
Il trattamento è chirurgico e la prognosi migliore è associata alla mancanza di recidiva nel comparto
anatomico rappresentato dalla cavità addomino-pelvica.

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CO12.4
- PREVENZIONE DI LINFOCELE IN PAZIENTI SOTTOPOSTE A LINFADENECTOMIA
SISTEMICA PER CANCRO OVARICO -
MOCCIARO RITA*[1], VENTURELLA ROBERTA[1], DE TRANA ENRICO[1], DI CELLO ANNALISA[1],
MORELLI MICHELE[1], ZULLO FULVIO[1]

- [1]DIPARTIMENTO GINECOLOGIA E OSTETRICIA, UNIVERSITÀ "MAGNA GRAECIA" ~ CATANZARO

La stadiazione del cancro ovarico prevede la linfadenectomia pelvica e para-aortica. Tale procedura, nelle
pazienti con neoplasia allo stadio iniziale, ha valore diagnostico mentre, per le pazienti affette da cancro
ovarico avanzato, la linfadenectomia sistemica ha un ruolo terapeutico, in quanto migliora significativamente
la sopravvivenza libera da progressione e riduce il tasso di recidive. La linfadenectomia, tuttavia, è associata
a complicanze intra- e postoperatorie. La complicanza postoperatoria più frequentemente è lo sviluppo di
linfoceli, con un tasso di incidenza, per le pazienti trattate per cancro ovarico, tra il 18.8% ed il 26%.
Lo scopo di questo studio retrospettivo è stato quello di valutare l’efficacia dell’applicazione, a livello delle
fosse otturatorie ed in regione para-aortica, di una spugna medicata rivestita con fibrinogeno e trombina, nel
prevenire l’insorgenza di linfocele in pazienti sottoposte a linfadenectomia sistemica per cancro ovarico.

Sono state valutate 79 pazienti trattate chirurgicamente per cancro ovarico: in 36 era stata applicata la
spugna medicata durante la procedura chirurgica (Gruppo A) e in 43 era stata effettuata soltanto emostasi
con bipolare (Gruppo B). Gli outcomes valutati sono stati: tasso di linfoceli sintomatici e asintomatici, volume
di linfa drenata (ml), tempo di mantenimento del drenaggio (gg), tasso di reintervento per linfocele.
I due gruppi non presentavano differenze statisticamente significative in termini di numero di linfonodi
escissi, presenza di metastasi linfonodali, radioterapia pre-/postoperatoria e profilassi con eparina. È stato
rilevato un tasso di linfoceli significativamente inferiore nel gruppo A (16.6% vs. 32.5% p<0.05 nei gruppi A e
B, rispettivamente). Inoltre, nel gruppo A, il volume di linfa drenata è stato significativamente inferiore (65±28
vs. 140±45 ml; p<0.05 nei gruppi A e B, rispettivamente), come significativamente minori sono stati i giorni di
degenza (5±0.5 vs. 7±0.9 gg; p<0.05 nei gruppi A e B, rispettivamente). È stato necessario il reintervento
soltanto in 1 paziente nel gruppo A e in 3 pazienti nel gruppo B (2.7% vs 6.9% p=NS nei gruppi A e B,
rispettivamente).
L’applicazione intraoperatoria di una spugna medicata rivestita con fibrinogeno e trombina sembra efficace
nel ridurre il tasso di linfoceli. Per giungere a conclusioni definitive, tuttavia, è in corso presso la nostra unità
operativa uno studio prospettico con un adeguato power.

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La Donna Il fascino della ginecologia moderna tra salute e sicurezza della donna: aggiornamenti e necessità

CO12.5
- COMPLICANZE A LUNGO TERMINE DELLE LINFOADENECTOMIE PELVICHE E
LOMBO-AORTICHE IN GINECOLOGIA ONCOLOGICA -
PANUCCIO ENRICO*[1], LIBRINO ARMANDO[2], DANIELE ALBERTO[1], FERRERO ANNAMARIA[1],
PECCHIO SILVIA[1], CHAHIN ACHTARI[2], BIGLIA NICOLETTA[1]

- [1]DIPARTIMENTO DI GINECOLOGIA ONCOLOGICA, UNIVERSITÀ DI TORINO, “OSPEDALE UMBERTO I” ~


TORINO - [2]DIPARTIMENTO DI OSTETRICIA E GINECOLOGIA UNIVERSITÀ DI LOSANNA, CHUV ~ LOSANNA

Lo staging linfonodale pelvico e lomboaortico è un fattore importante nella stadiazione delle neoplasie
ginecologiche.
Obbiettivo di questo studio è confrontare le complicaze delle linfoadenectomie pelviche e lombo aortiche tra
donne operate in laparoscopia e in laparotomia.
Per valutare le complicanze a lungo termine delle linfoadenectomie (edemi degli arti inferiori, nevralgie, e
deficit motori) è stato inviato un questionario a domicilio.
Sono stati raccolti dati di 183 pazienti, 38 affette da carcinoma della cervice uterina (20.7%), 96 da
carcinoma dell’endometrio (52.4%), 37 da carcinoma ovarico (20.2%) e 12 da carcinoma della salpinge
(6.55%). Di queste 115 (62.8%) sono state sottoposta ad intervento chirurgico per via laparotomica e 68
(37,2%) per via laparoscopica.
Una linfoadenctomia lomboartica è stata associata ad una linfoadenectomia pelvica in 63 pazienti (35,6%).
Il numero medio dei linfonodi prelevati in laparotomia è stato di 22,6 (range 6-73) e in laparoscopia 22,6
(range 6-62) con (p=0.993).
87 pazienti (47,5%) lamentano almeno un disturbo a distanza legato all'intervento, 35 pazienti lo riferiscono
come severo.
E' stata dimostrata differenza nella comparsa di edemi tra i due gruppi (p=0,043) con maggior incidenza
degli stessi nel gruppo sottoposto ad intervento laparoscopico.
Non è stata dimostrata correlazione tra la comparsa di edemi ed il numero di linfonodi asportati (p=0,652).
Non si è dimostrata differenza per quanto riguarda la comparsa di nevralgie (p=0,856) e deficit motori
(p=0,268).
I nostri risultati confermano che l'approccio laparoscopico permette di effettuare una linfoadectomia con
risultati di radicalità pari alla chirurgia laparotomica.
L'importanza e la frequenza dalle complicanze post-chirurgiche legate alla linfoadenectomia devono portare
il chirurgo ad eseguirla solo se indicata dal punto di vista oncologico.

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CO12.6
- ANALISI IMMUNOISTOCHIMICA DELLE LESIONI PRECURSORE DEL CARCINOMA
SIEROSO DELL’OVAIO LOCALIZZATE NELLE FIMBRIE DELLA TUBA: DATI
PRELIMINARI -
DI MARTINO GIAMPAOLO*[1], LUKIC ANKICA[1]

- [1]DIPARTIMENTO SALUTE DELLA DONNA E MEDICINA TERRITORIALE, SAPIENZA UNIVERSITÀ DI ROMA (DIR.
PROF. MASSIMO MOSCARINI) ~ ROMA

Il Carcinoma ovarico ( CO) rappresenta la più letale neoplasia ginecologica nel mondo occidentale. Questa
sua alta aggressività è da ricercare nella mancanza sia di uno screening adeguato sia della conoscenza
della storia naturale. In questo lavoro studiato la presenza di lesioni precursori ( p53 signature) e neoplasie
intraepiteliali della tuba (TIC) in 3 sottopopolazioni di pazienti affette da neoplasia ovarica
Abbiamo considerato 3 gruppi di pazienti: 33 con carcinoma epiteliale di tipo sieroso, 31 pazienti sottoposte
ad una annessiectomia per patologia benigna dell'utero definite "controlli" e 5 con forme sierose borderline.
L’analisi immunoistochimica del materiale relativo alle fimbrie è stata condotta utilizzando 4 diversi anticorpi :
p53, pax8, h2ax e Ki67. Per la rilevazione delle TIC ci siamo avvalsi della collaborazione di un patologo
esperto.
Lo studio della fimbria tubarica nelle pazienti con carcinoma ha mostrato, nel 51 % (17/33) dei casi, la
presenza di lesioni precursori (p53 signature) mentre l’analisi morfologica ha evidenziato la presenza di TIC
in solo 2 casi. Nel gruppo controllo 13 pazienti su 31 (42 %) ha evidenziato le p53 signature e nessuna TIC.
Nel gruppo delle pazienti con forme borderline 1 paziente su 5 ha presentato una positività
immunoistochimica non rilevando però lesioni p53 signature
Il nostro lavoro ha mostrato come la tuba possa rappresentare l’origine delle forme sierose di carcinoma
ovarico sebbene l’elevata percentuale di lesioni riscontrate nel gruppo di controlli imponga ulteriori riflessioni
su come il modello recentemente proposto in letteratura debba essere ulteriormente rivalutato. I vantaggi
clinici proponibili sono quelli relativi all’utilizzo di terapie biologiche specifiche e allo studi di imaging
molecolare che consentirebbe una diagnosi precoce. Infine, nelle giovani donne con forme borderline, si
potrebbe ipotizzare un limite temporale condiviso tra il trattamento conservativo iniziale e quello demolitivo
successivo

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CO12.7
- VALORE PROGNOSTICO DELLE METASTASI SOVRADIAFRAMMATICHE
IDENTIFICATE ALLA PET/TC NEL CARCINOMA EPITELIALE DELL’OVAIO DI
STADIO AVANZATO (AEOC) -
SINA FEDERICA PAOLA *[2], DELL'ANNA TIZIANA[2], FRUSCIO ROBERT[2], BETTI MARTA[2], DELL'ORTO
FEDERICA[2], DOLCI CARLOTTA[2], GUERRA LUCA[2], MILANI RODOLFO[2]

- [2]OSPEDALE SAN GERARDO / UNIVERSITÀ MILANO-BICOCCA ~ MONZA

Indagare il valore prognostico delle metastasi sovradiaframmatiche identificate alla PET/TC di stadiazione in
relazione all’outcome chirurgico in termini di citoriduzione ottimale nelle pazienti con tumore epiteliale
dell’ovaio di stadio avanzato.
Razionale dello studio: Il trattamento standard del carcinoma ovarico di stadio avanzato prevede una prima
istanza chirurgica con finalità citoriduttiva seguita dalla chemioterapia a base di platino. Il tumore residuo è
noto essere uno dei fattori prognostici che maggiormente influenza la sopravvivenza ma non sempre è
possibile ottenere una citoriduzione ottimale in pazienti con diffusione di malattia extra addominale e
metastasi a distanza. Se identificato preoperatoriamente questo gruppo di pazienti potrebbe beneficiare di
un trattamento chemioterapico neoadiuvante.

Dal 1 Gennaio 2006 al 31 Dicembre 2009 67 pazienti con diagnosi clinica di aEOC sono state sottoposte a
PET/TC preoperatoria. La presenza di uptake di F-FDG a livello sovradiaframmatico è stato correlato alla
citoriduzione ottimale usando il test del chi quadrato. Per valutare le differenze in termini di sopravvivenza
(OS) e intervallo libero da malattia (PFS) sono state utilizzate le curve di Kaplan-Meier.
La mediana di follow up era 34 mesi; l’età media del campione era 59 anni (range 33-82). 87% (58/67) delle
pazienti aveva uno stadio FIGO III, il 13% (9/67) aveva stadio FIGO IV. La PET/TC ha identificato ulteriori 17
pazienti con metastasi a distanza (39%, 26/67). Le sedi delle metastasi erano: linfonodi mediastinici (42%),
pleura o polmone (25%) e linfonodi sovraclaveari (24%). Una citoriduzione ottimale alla prima chirurgia
(tumore residuo <1cm) è stata ottenuta in 13/28 (32%) pazienti senza metastasi sovradiaframmatiche e in
8/18 (31%) pazienti dell’altro gruppo (p-value=0,93). Tra i due gruppi non c’era differenza statisticamente
significativa in termini di sopravvivenza globale (HR 1,02; 95% IC 0,47-2,22) e di intervallo libero da malattia
(HR 1,10; 0,57-2,13).
I nostri dati suggeriscono che, sebbene la grazie alla PET/TC sia possibile identificare un maggior numero di
pazienti con metastasi a distanza, l’uptake di F-FDG sovradiaframmatico non correla con una minore
percentuale di citoriduzione ottimale o una peggiore sopravvivenza. La PET/TC non dovrebbe essere
routinariamente effettuata come diagnostica di stadiazione nelle pazienti con carcinoma ovarico avanzato.

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CO12.8
- VACCINAZIONE CON PEPTIDI IN PAZIENTI AFFETTE DA NEOPLASIA
DELL’OVAIO COME TERAPIA DI CONSOLIDAMENTO. RISULTATI PRELIMINARI DI
UNO STUDIO CLINICO FASE I/II -
ANTONILLI MORENA*[1], VISCONTI VALERIA[1], PERNICE MILENA[1], GASPARRI MARIA LUISA[1],
RUSCITO ILARY[1], NAPOLETANO CHIARA[1], RAHIMI HASSAN[1], ZIZZARI ILARIA[1], DI DONATO
VIOLANTE[1], MUSELLA ANGELA[1], RUGHETTI AURELIA[1], BELLATI FILIPPO[1], BENEDETTI PANICI
PIERLUIGI[1], NUTI MARIANNA[1]

- [1]"SAPIENZA" UNIVERSITÀ DI ROMA ~ ROMA

Valutazione della risposta immunitaria, fattibilità e sicurezza della vaccinazione peptidica in pazienti in
remissione completa di malattia
Pazienti affette da neoplasia ovarica avanzata con aplotipo HLA-A2 in remissione completa di malattia.
Vaccinazione peptidica con MUC-1, CEA e Erb-B2 con adiuvanti: Montanide ISA51 e GM-CSF, in due
schedule a 100µg e 500µg per ciascun peptide. Il programma di vaccinazione ha previsto 6 somministrazioni
di vaccino con peptidi e una dose di richiamo dopo 3 mesi. Sono state arruolate dieci pazienti.
Il vaccino è risultato sicuro, fattibile e ben tollerato (tossicità massima secondo ECOG: I/II). In 9/10 pazienti si
è osservato un aumento di linfociti T CD8+ specifici con produzione di IFN-gamma all’analisi ELISpot. Le
pazienti vaccinate con la schedula da 500µg hanno mostrato una risposta immunitaria più elevata. Dopo la
sesta dose, la risposta immunologica ha mostrato un progressivo decremento nel tempo ma una significativa
riattivazione dopo il boost di richiamo. Il DFS e l’OS a 3 anni sono stati rispettivamente del 50% e dell’85%.
La vaccinazione con peptidi è una strategia sicura e fattibile. L’analisi immunologica suggerisce una
schedula a dosaggio elevato e ripetuto nel tempo. Ulteriori studi sono necessari per definire il beneficio in
termini di sopravvivenza.

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CO12.9
- IDENTIFICAZIONE DELLO STATO DI METILAZIONE DEL GENE BRCA1 IN
PAZIENTI AFFETTE DA CARCINOMA DELL'OVAIO SIEROSO AD ALTO GRADO DI
MALIGNITÀ. -
RUSCITO ILARY*[1], BRAICU ELENA IOANA[2], BENEDETTI PANICI PIERLUIGI[1], CHEKEROV
RADOSLAV[2], DIMITROVA DESISLAVA[2], GANAPATHI RAM N.[2], VASCONCELOS INES[2], BELLATI
FILIPPO[1], FOTOPOULOU CHRISTINA[2], LICHTENEGGER WERNER[2], OLEK SVEN[3], SEHOULI JALID[2]

- [1]DIPARTIMENTO DI SCIENZE GINECOLOGICO-OSTETRICHE E SCIENZE UROLOGICHE, SAPIENZA


[2]
UNIVERSITÀ DI ROMA ~ ROMA, ITALIA - DIPARTIMENTO DI GINECOLOGIA, CHARITÉ UNIVERSITÄTSMEDIZIN
[3]
DI BERLINO ~ BERLINO, GERMANIA - EPIONTIS GMBH ~ BERLINO, GERMANIA

Le mutazioni dei geni BRCA1/2 contribuiscono ad accrescere il rischio di tumore della mammella e tumore
dell'ovaio (OC).L' ipermetilazione delle isole CpG dei promotori genici è considerato un meccanismo
frequentemente associato all'inattivazione di geni oncosoppressori che contribuisce alla trasformazione
tumorale. Diversi studi hanno identificato fenomeni di dismetilazione presenti in pazienti (pz) affette da OC,
tuttavia, la maggior parte di essi analizzano piccole coorti ed includono diversi sottotipi istologici. Il
carcinoma dell'ovaio sieroso ad alto grado di malignità (HGSOC) costituisce una entità speciale di OC
associato a prognosi peggiore. Scopo del presente studio è stato quello di analizzare l'impatto clinico dello
stato di metilazione del promotore del gene BRCA1 nel HGSOC.
La coorte ha incluso 127 pz affette da HGSOC trattate con citoriduzione primaria seguita da chemioterapia a
base di platino presso il Dipartimento di Ginecologia della Charité Universitätsmedizin di Berlino, in
Germania. Campioni di tessuto di OC fresco congelato fornito dal TOC (Tumor bank of Ovarian Cancer) di
Berlino sono stati esaminati per accertarne la qualità del tessuto tumorale.I campioni contenenti almeno il
50% di area tumorale sono stati inclusi nello studio. Gli stessi sono stati sottoposti ad estrazione del DNA e
successiva bisulfitinazione ed il tasso di metilazione del promotore del gene BRCA1 è stato così determinato
mediante l'impiego della real time-PCR. L'analisi statistica è stata condotta con SPSS.
Nel presente studio, il 14.2% delle pz ha mostrato ipermetilazione del promotore del gene BRCA1.
L'ipermetilazione si è registrata essere significativamente più frequente nelle pz più giovani (<59 anni:77.8%
nel gruppo delle pz ipermetilate vs 47.7% nel gruppo delle pz ipometilate, p=0.022). Non sono state
osservate differenze nello stato di metilazione tra tessuto tumorale primitivo e metastatico, così come
nessuna correlazione con lo stadio FIGO è stata identificata. La citoriduzione ottimale è stata ottenuta nel
57.5% delle pz senza significative differenze tra i due gruppi (ipermetilate vs ipometilate). La responsività al
platino è stata simile tra i due gruppi così come nessuna differenza è emersa in termini di PFS ed OS.
Lo studio mostra che le pz affette da HGSOC con ipermetilazione del promotore del gene BRCA1
sviluppano la malattia significativamente prima rispetto alle pz affette da OC che non presentano
ipermetilazione dello stesso. L'outcome clinico dele pz con HGSOC è simile indipendentemente dallo stato di
metilazione del promotore di BRCA1.

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Comunicazioni Orali: Medicina Materno-Fetale 2

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CO13.1
- CD39 E CD73 NELL'ABORTIVITA' RICORRENTE -
CECATI MONIA*[1], EMANUELLI MONICA[1], GIANNUBILO STEFANO RAFFAELE[1], TRANQUILLI
ANDREA LUIGI[1], SACCUCCI FRANCA[1]

- [1]UNIVERSITÀ POLITECNICA DELLE MARCHE ~ ANCONA

CD39 e CD73 sono due ectoenzimi coinvolti nella generazione dell’adenosina attraverso l’idrolisi dell’ ATP e
dell’AMP extracellulari.
Studi recenti hanno dimostrato che CD39 e CD73 mediano la soppressione della risposta immunitaria e
sono coinvolti nella progressione del tumore. Il successo di una gravidanza dipende anche dall’instaurarsi di
uno stato di tolleranza nei confronti del feto che si esplica attraverso una serie di adattamenti del sistema
immunitario materno e della struttura embrionale. Obiettivo del nostro studio è stata l’analisi dei profili di
espressione di CD39 e CD73 nelle gravidanze complicate da aborto spontaneo ricorrente (ASR) per
esplorare l’eventuale coinvolgimento di tali due geni nel meccanismo di tolleranza nei confronti del feto.

I livelli di espressione dei geni CD39, CD73 e TNF-alpha sono stati analizzati in termini di mRNA, mediante
Real-Time PCR, e di proteina, mediante Western Blot, nel tessuto trofoblastico di 10 pazienti con
interruzione volontaria di gravidanza (IVG) e in quello di 20 pazienti con gravidanza complicata da ASR. Per
gli enzimi CD39 e CD73 sono stati allestiti dei saggi di attività enzimatica a supporto delle indagini
biomolecolari sopra descritte. Il test di Mann- Whitney è stato utilizzato per valutare la significatività dei
risultati ottenuti.
I geni CD39 e CD73 risultano down-regolati nelle gravidanze complicate da ASR con un massivo
decremento della loro espressione pari rispettivamente all’87% e al 73%. Le analisi di Western blot e attività
enzimatica sono in linea con i dati di Real-Time PCR, evidenziando una diminuzione sia a livello di proteina
sia a livello di attività catalitica per entrambi i geni. L’espressione di TNF-alpha appare significativamente
aumentata nel gruppo patologico.
Una significativa riduzione dell’espressione di CD39 e CD73 potrebbe essere responsabile di una locale
pertubazione dell’equilibrio che caratterizza il microambiente attorno al feto con conseguente erronea
attivazione delle cellule natural killer. Resta da chiarire se la diminuita espressione di CD39 e CD73 nel
trofoblasto di gravidanze complicate da ASR sia una causa di aborto oppure una conseguenza degli eventi
associati all’aborto.

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CO13.2
- ANALISI DEI POLIMORFISMI HLA-G E DELLE CELLULE REGOLATORIE HLA-G+
IN DONNE CON INATTESO ABORTO SPONTANEO. -
MUGIONE ALESSANDRA*[2], AMODIO GIADA[3], SANCHEZ ANA M[2], GREGORI SILVIA[3], VIGANO
PAOLA[2], EDGARDO SOMIGLIANA[4], CANDIANI MASSIMO[2], PANINA PAOLA[2]

- [2]ISTITUTO SCIENTIFICO SAN RAFFAELE ~ MILANO - [3]


TIGET, ISTITUTO SCIENTIFICO SAN RAFFAELE ~
MILANO - [4]POLICLINICO CA GRANDE ~ MILANO

Le molecole HLA-G sono membri HLA non classiche espresse prevalentemente a livello del citotrofoblasto
extravilloso e svolgono un ruolo critico nell’induzione della tolleranza materna Di recente (1) sono stati
rilevati alti livelli di HLA-G e del suo ligando ILT4 in un particolare subset di cellule dendritiche (DC10),
suggerendo un possibile ruolo dell’HLA-G nell’induzione delle cellule T regolatorie. Il gene codificante per
HLA-G presenta un elevato grado di variazione a livello della regione 3’ non tradotta (UTR). Tale regione
presenta otto siti di variazione ed almeno due di essi, la delezione/inserzione di 14 bp ed il polimorfismo +
3142, sono stati associati alla stabilità dell’RNA messaggero
Obiettivi
Valutare la frequenza degli aplotipi 3’ UTR materni in donne con ripetuto fallimento dell’impianto dopo
fertilizzazione in vitro (IVF), ed analizzare l’impatto dei polimorfismi 3’ UTR sulla frequenza e la funzione
delle cellule dentritiche e delle cellule T HLA-G+ nella decidua di donne dopo aborto spontaneo (AS) o
aborto elettivo (AE)
I polimorfismi genetici sono stati analizzati mediante sequenziamento diretto della regione 3’ UTR del gene
HLA-G. Il DNA genomico è stato estratto dal sangue di donne con fallimento ricorrente dell’impianto (RIF) e
di donne fertili. Le cellule deciduali sono state purificate mediante immunodeplezione con anti-CD45 da
pazienti con AS e da donne che si sottopongono AE nel primo trimestre di gravidanza. La proporzione delle
cellule tollerogeniche DC-10 è stata determinata mediante analisi citofluorimetrica.
E’ stata osservata una proporzione significativamente più alta delle cellule DC10 (2.8, 0.9% vs 0.9, 0.7%,
n=4, P=0.02) nella decidua da AS rispetto all'AE. La proporzione delle cellule T CD4+HLA-G+ (37.2,16.2
vs13.6, 3.5%, n=3) e di cellule T CD8+HLA-G+ (21.1,9.4% vs 3.0, 1.1%, n=3, p=0.028) è risultata più alta
nella decidua di pazienti con AS rispetto AE.
La frequenza degli aplotipi +14 bp è risultata maggiore nelle donne con RIF rispetto al gruppo di controllo (5,
62% n=8 vs 5, 25 % n=20 ). Il genotipo omozigote per l’inserzione +14bp/+14bp ha una frequenza più alta
(2, 50%, n=4 vs 0, n=10) nelle pazienti con RIF rispetto alle donne fertili.

I nostri dati ipotizzano la localizzazione di cellule HLA-G+ nella decidua di pazienti con AS con il potenziale
fine di regolare l’eccessiva infiammazione associata al rigetto fetale (2).

1. Gregori S, et al. Blood. 2010: 116: 935.


2. Baricordi OR. et al. Inlamm Allergy Drug Targets. 2008: 7:67.

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CO13.3
- METOTREXATE E GRAVIDANZA ECTOPICA: STUDIO DEGLI EFFETTI DELLA
MODULAZIONE BIOLOGICA SUL TROFOBLASTO -
CARINGELLA ANNA MARIA*[1], LATERZA FEDERICA[1], SILVESTRIS ERICA[1], DE NOLA ROSALBA[1],
BARNABA MARIO[1], LOVERRO GIUSEPPE[1]

- [1]2 U.O. GINECOLOGIA ED OSTETRICIA-UNIVERSITÀ DI BARI ~ BARI

Il metotrexate è un farmaco immunosoppressore, antagonista folico che lega l’enzima deidrofolato-reduttasi.


Inibendo pertanto la sintesi di serina, timidilato e metionina, blocca la sintesi di DNA, RNA e proteine
provocando la morte cellulare.
E’ generalmente utilizzato per la terapia dei tumori, malattie autoimmuni (psoriasi e artrite reumatoide), così
come per patologie ginecologico-ostetriche: patologie del trofoblasto e le gravidanze ectopiche.
La maggior parte degli studi pubblicati in letteratura riportano risultati circa il trattamento medico delle
gravidanze ectopiche utilizzando il metotrexate, focalizzando l’attenzione sulla efficacia dei protocolli di
somministrazione (singola dose e/o multi dose) così come sull’outcome sulla fertilità e la successiva
gravidanza.
Non ci sono però dati in letteratura circa gli effetti del farmaco sulle cellule del trofoblasto da un punto di vista
biologico e anatomo-patologico.
Obiettivo: valutazione biologica e anatomo-patologica degli effetti del methotrexate sul trofoblasto nelle
gravidanze ectopiche, con il fine ultimo di chiarire i meccanismi responsabili del successo/insuccesso della
terapia medica.

Cases report: riportiamo 4 casi di gravidanza ectopica (2 interstiziali, 2 cervicali) trattate con methotrexate.
Ne è stato discusso il management alla luce delle piu’ recenti acquisizioni della letteratura (1).
Abbiamo inoltre riportato le caratteristiche del tessuto trofoblastico dopo l’esposizione al farmaco da un
punto di vista anatomo-patologico.
Partendo dai risultati di uno studio giapponese su colture di cellule BeWo, come modello del trofoblasto
umano, i cui risultati confermavano la presenza di un “carrier-mediated transport system” asimetrico per l’ac.
Folico e suoi analoghi, abbiamo riportato delle caratteristiche anatomo-patologiche peculiari, effetto della
modulazione biologica del trofoblasto da parte del methotrexate.

Bibliografia
1) Gungorduc K et al Comparison of single-dose and two-dose methotrexate protocols for the treatment of
unruptured ectopic pregnancy J Obstet Gynaecol. 2011May 2011, Vol. 31, No. 4 , Pages 330-334
2) Takahashi T et al. Carrier-mediated transport of folic acid in BeWo cell monolayers as a model of the
human trophoblast. Placenta. 2001 Nov;22(10):863-9

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CO13.4
- MORTE FETALE INTRAUTERINA E RITARDO DI CRESCITA -
SERENA CATERINA*[1], MARCHETTI GAIA[1], OTTANELLI SERENA[1], RAMBALDI MARIANNA PINA[1],
SIMEONE SERENA[1], TREDICI ZELINDA[1], MELLO GIORGIO[1], DI TOMMASO MARIAROSARIA[1],
MECACCI FEDERICO[1]

- [1]AZIENDA OSPEDALIERA UNIVERSITARIA CAREGGI ~ FIRENZE

L’Organizzazione Mondiale della Sanità definisce morte fetale intrauterina (MIF) la morte di un feto in utero a
partire dalla 22a settimana o la nascita di un feto morto con peso superiore ai 500 gr. Ancora oggi nel 25-
50% dei casi si parla di “MIF inspiegate”. Un recente sistema classificativo, ReCoDe, inserisce tra le possibili
cause di MIF il ritardo di crescita intrauterino (FGR), definito con curve personalizzate, ottenendo una
riduzione importante delle MIF inspiegate e confermando la forte associazione tra IUGR e morte in utero.
Scopo dello studio è confermare il ruolo del FGR quale causa di MIF e comparare l’accuratezza diagnostica
delle curve di crescita di popolazione e personalizzate nell’identificare i casi FGR in una popolazione di MIF
precoci e tardive.

Studio retrospettivo su 189 casi di MIF avvenute in corso di gravidanza singola da Gennaio 2006 a
Settembre 2011. Le MIF inspiegate, definite con le classificazioni di Aberdeen-Wigglesworth e ReCoDe,
sono state valutate sulla base del peso fetale alla nascita sia con curve standard della popolazione Toscana
che con curve personalizzate di Gardosi, successivamente sono state divise in precoci e tardive sulla base
dell’epoca gestazionale (< 27 o >27 settimane) alla quale erano avvenute
L’applicazione del sistema classificativo Aberdeen-Wigglesworth alle 189 MIF lascia 94 casi (49.7%)
inspiegati mentre il sistema ReCoDe solo 40 casi (21%) . L’introduzione del FGR nei sistemi classificativi
porta ad una riduzione delle MIF inspiegate con significatività statistica (p<0.05). Delle 94 MIF inspiegate
secondo Aberdeen-Wigglesworth 26 (28%) erano avvenute < 27a setttimana e 68 (72%) >27a settimana.
Stimando il peso fetale alla nascita delle 94 MIF inspiegate abbiamo trovato 31 feti FGR (33%) con curve di
popolazione e 54 feti FGR (57%) con curve personalizzate. Le curve personalizzate identificano un maggior
numero di FGR nel terzo trimestre (51% vs 25%) piuttosto che nel secondo (73% vs 54%), rispetto alle curve
di popolazione (p= 0.005) e mostrano una likelihood ratio positiva migliore dopo la 27a settimana
nell’identificare casi di FGR
Le curve personalizzate hanno un’alta accuratezza diagnostica nell’identificare feti FGR soprattutto dopo la
27a settimana. Sarebbe pertanto utile un programma di prevenzione delle MIF attraverso l’ identificazione
ecografica, nel terzo trimestre e con curve personalizzate, di feti apparentemente normali ma in realtà ad
alto rischio di outcome avverso

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CO13.5
- POLIMORFOSMI DEL GENE ENOS (ENDOTHELIAL NITRIC OXIDE SYNTHASE) E
MORTE FETALE ENDOUTERINA INSPIEGATA -
FERRARI FRANCESCA*[1], FACCHINETTI FABIO[1], SAADE GEORGE[2], LONGO MONICA[2]

- [1]OSTETRICIA E GINECOLOGIA ~ UNIVERSITÀ DI MODENA E REGGIO EMILIA - [2]


OBSTETRICS &
GYNECOLOGY ~ UNIVERSITY OF TEXAS MEDICAL BRANCH IN GALVESTON (TX), USA

La morte fetale endouterina (MEF) inspiegata rimane fra le più frequenti e traumatiche complicanze della
gravidanza. Diversi studi supportano l’ipotesi che la natimortalità inspiegata sia da correlarsi alla funzionalità
vascolare placentare. L’ossido nitrico (NO) svolge un ruolo essenziale nella regolazione di angiogenesi e
permeabilità vascolare in gravidanza ed eNOS è l’enzima cruciale per la sua sintesi. Studi precedenti
suggeriscono che Single Nucleotide Polymorphisms (SNPs) del gene eNOS siano associati a preclampsia
ed abortività ricorrente. Il nostro studio si propone di valutare l’associazione fra 4 SNPs di eNOS e MEF
inspiegata.
Sono state analizzate 50 placente di feti nati morti (Apgar 0 al 1° minuto ed età gestazionale > 22 settimane)
e 46 placente di controllo. È stato adottato un protocollo clinico che includeva: accertamenti biochimici e
colturali, esame obiettivo neonatologico del feto, autopsia ed esame placentare. La causa di natimortalità è
stata classificata secondo una versione modificata del sistema di Wigglesworth per cui la MEF inspiegata
esclude MEF correlate ad anomalie congenite, sindrome da trasfusione feto-fetale, infezione ed asfissia
intra-partum. Sono stati inclusi sia casi di MEF con peso adeguato per età gestazionale (AGA-MEF) sia casi
con basso peso (SGA-MEF). Il DNA placentare è stato estratto (Quiagen) e sono stati indagati 4 SNPs di
eNOS (rs1007311 A/G, rs891512 A/G, rs1800779 A/G and rs1800783 A/T) per mezzo di real time PCR
utilizzando specifici TaqMan probes. Le distribuzioni alleliche e genotipiche sono state analizzate mediante
Chi-square (p <0.05).
Tutti i SNPs rispettano l’equilibrio di Hardy-Weinberg. Non si osservano differenze statisticamente
significative complessivamente fra il gruppo MEF e i controlli. Tuttavia analizzando i sottogruppi SGA-MEF e
AGA-MEF si evidenzia diversa distribuzione genotipica per eNOS-SNP rs1800783 rispetto ai controlli
(p=0.004). Specificamente l’allele-A del gene rs1800783 si manifesta più frequentemente nelle AGA-MEF
rispetto sia ai controlli (p=0.03) che alle SGA-MEF (p=0.001).
Questo è il primo studio che indaga l’associazione fra polimorfismi placentari dell’eNOS e MEF inspiegate.
Emerge che l’allele A dell’eNOS rs1800783 è associato a casi di MEF inspiegata con peso adeguato per età
gestazionale suggerendo dunque un ruolo dell’eNOS placentare nell’eziopatogenesi di MEF inspiegate e
supportando il valore di future analisi su più larghe popolazioni di studio.

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CO13.6
- INFEZIONI BATTERICHE IN MORTI FETALI ENDOUTERINE ANTEPARTUM:
DIAGNOSI E PREVENZIONE -
PEDRIELLI GIULIA*[3], MONARI FRANCESCA[3], RIVASI FRANCESCO[2], FACCHINETTI FABIO[3]

- [2]ISTITUTO DI PATOLOGIA, UNIVERSITÀ DI MODENA E REGGIO EMILIA ~ MODENA - [3]


DIPARTIMENTO
MATERNO INFANTILE UNIVERSITÀ DI MODENA E REGGIO EMILIA ~ MODENA

Questo studio è indirizzato a valutare il significato degli agenti infettivi in determinati casi di MEF e valutare
l’efficacia degli esami microbiologici e istologici nel diagnosticare e prevenire tali eventi.
Lo studio è parte del programma nazionale “Studiare il Nato Morto” sponsorizzato dal Ministero
dell’Educazione, Università e Ricerca. Per tutti i casi di MEF il reclutamento è stato effettuata da giugno
2005 a maggio 2011 nell’ unità di ostetricia del nostro Policlinico – Universitario di Modena. Al fine di
classificare con precisione la causa di morte è stato utilizzato uno specifico protocollo. Le cause di morte e le
condizioni associate significative sono state classificate e discusse utilizzando la classificazione CoDAC
mediante audit multidisciplinare. Sono stati così raccolti consecutivamente tutti i casi di MEF. Per ogni caso
sono stati eseguiti, al ricovero, tamponi vaginali (TV) e sierologia materna, e al momento del parto, tamponi,
biopsie placentari, prelievo di sangue fetale intracardiaco, tamponi fetali di superficie (naso-faringeo e
auricolare) (TFS) successivamente istologia placentare e autopsia. Tutti i campioni istologici placentari, di
sangue materno e di sangue fetale sono stati conservati in freezer a -80°C. L’analisi statistica dei risultati è
stata eseguita con il software statistico SPSS.18.
Sono stati arruolati nello studio 101 casi di MEF. Ogni caso è stato attentamente investigato seguendo il
protocollo diagnostico. TV, TFS, tamponi placentari e sierologia materna completa sono stati eseguiti nel
100% dei casi mentre l’emocultura fetale è stata eseguita con successo in 91 casi (90.1%). Nella nostra
popolazione di MEF l’emocultura è risultata positiva in 6 casi. Le caratteristiche cliniche della madre nei casi
di MEF con sepsi sono riportate in tabella 1. Confrontando i risultati delle emoculture con le altre indagini
effettuate (TV, istologia fetale e placentare) abbiamo valutato la corrispondenza tra i risultati di alcuni test e
il valore predittivo degli stessi. I tamponi vaginali materni (TV) hanno una scarso valore predittivo positivo ed
un valore predittivo negativo (VPN) poco soddisfacente così come i tamponi fetali di superficie (TFS) e la
diagnosi istologica di corioamnionite. Le colture placentari hanno invece un discreto VPN (98.6%).
Le infezioni batteriche sono una causa significativa, ma di ridotta entità epidemiologica nella determinazione
delle MEF. I TV e i TFS sono inefficaci nel predire la sepsi, quindi l’emocultura non può essere sostituita da
nessuno degli esami fin qui descritti.

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CO13.7
- L’ATTIVITÀ DELL’ALFA1-ANTITRIPSINA NELLE CELLULE EPITELIALI DELLE
MEMBRANE AMNIOTICHE UMANE. -
CAMPOLO FEDERICA*[1], LANZO GABRIELE[1], RIBOTTA MARISA[3], BELTRAMI VALERIA[3], SALTON
LOREDANA[1], PICARDO ELISA[1], CANUTO EMILIE MARION[1], DE FAZIO ROBERTA[1], PETTINAU
GRAZIA[1], BENEDETTO CHIARA[1]

- [1]DIPARTIMENTO DISCIPLINE GINECOLOGICHE E OSTETRICHE ~ TORINO - [3]


DIPARTIMENTO DI ANATOMIA
PATOLOGICA ~ TORINO

Le membrane amniotiche (MA) sono fonte di una grande quantità di cellule, preziose per il grande potenziale
differenziativo e la non immunogenicità; sono, inoltre, eticamente ineccepibili.
Le MA sono costituite da uno strato basale di cellule mesenchimali stromali (CMA) e da uno strato
superficiale di cellule epiteliali (CEA).
Recenti studi hanno evidenziato che le CEA sono in grado di produrre in maniera finemente controllata
l’Alfa1-antitripsina (AAT), mantenendo la delicata funzione fisiologica delle MA.
Kanayama et al.(1986) hanno dimostrato che, in casi di rottura prematura delle membrane (PROM), alla
diminuzione della concentrazione di AAT corrisponde un aumento dell'attività di tripsina (T).
Takashima et al (2004) hanno suggerito che le MA si proteggono dall’azione di enzimi digestivi attraverso la
secrezione di AAT; un aumento di AAT nel sacco amniotico potrebbe dunque impedire la PROM. Al fine di
approfondire tali studi, abbiamo redatto un protocollo di coltura per selezionare le CEA.

Le caratteristiche fenotipiche delle cellule sono state valutate utilizzando specifici anticorpi con metodica
immunoistochimica sviluppata in un sistema automatico.
Su sezioni istologiche di MA, le CMA sono risultate positive per desmina e vimentina, mentre le CEA hanno
mostrato una co-espressione di marcatori epiteliali e mesenchimali (citocheratina 7 e AE1/AE3 e
vimentina).Inoltre parte delle CEA è risultata positiva per AAT.
Sono stati dunque utilizzati due protocolli di digestione cellulare per isolare da MA le CEA: uno con tripsina
(T) e l’altro con collagenasi (C). Le cellule così ottenute sono state caratterizzate usando lo stesso pannello
anticorpale.

In entrambi i casi (digestione T e C) abbiamo osservato una co-espressione di citocheratina e vimentina ma


solo le cellule trattate con C sono risultate positive per AAT.
Inoltre le colture di cellule epiteliali trattate con protocollo T morfologicamente mostrano una tendenza a
formare cloni, mentre le cellule trattate con protocollo C crescono a confluenza formando un monostrato.
Mediante il protocollo di digestione con C siamo in grado di selezionare le CEA che esprimono AAT nel
citoplasma.
Questo è il punto di partenza per definire il ruolo e la funzione di queste cellule e per aprire la strada a future
ricerche e possibili applicazioni cliniche nella terapia cellulare umana.

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Comunicazioni Orali: Medicina Materno-Fetale 3

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CO14.1
- IL RUOLO DEL CONTROLLO GLICEMICO NELLO SVILUPPO DI PREECLAMPSIA
IN DONNE DIABETICHE DI TIPO 1. -
CARDINI FEDERICA*[1], OTTANELLI SERENA[1], TREDICI ZELINDA[1], SERENA CATERINA[1], RAMBALDI
MARIANNA[1], MECACCI FEDERICO[1], MELLO GIORGIO[1]

- [1]DIPARTIMENTO DI SCIENZE PER LA SALUTE DELLA DONNA E DEL BAMBINO,AOU-CAREGGI ~ FIRENZE

Indagare il ruolo del controllo glicemico materno nello sviluppo di preeclampsia in donne diabetiche di tipo 1,
essendo l’associazione tra diabete mellito pre-gestazionale e preeclampsia ampiamente riconosciuta, con
un’incidenza della sindrome quattro volte superiore nelle donne diabetiche rispetto alla popolazione
generale.
Sono state studiate 277 gravidanze singole in donne diabetiche di tipo 1. Sono state valutate: HbA1c, media
dei livelli glicemici giornalieri, glicemia a digiuno e postprandiale a 1 e 2 ore ed aree glicemiche postprandiali
giornaliere. Sono stati inoltre studiati gli indici di resistenza (RI) delle arterie uterine a 16, 20 e 24 settimane
di gestazione. I dati metabolici e quelli doppler-flussimetrici sono stati infine incrociati al fine di valutare
l’eventuale correlazione tra controllo glicemico, indici doppler-flussimetrici e rischio di sviluppo di
preeclampsia.
33 gestanti (12,2%) hanno sviluppato preeclampsia. La media delle tre aree glicemiche postprandiali a 16,
20 e 24 settimane ha mostrato una correlazione significativamente positiva con quella degli RI delle arterie
uterine alla stessa epoca (p .0001, p .00008, p .00004), mentre nessuna correlazione è stata dimostrata tra
glicemie medie giornaliere e dati doppler-flussimetrici a 16, 20 e 24 settimane. L’analisi di regressione
multivariata ha dimostrato l’associazione tra incremento della HbA1c iniziale, della media dei livelli glicemici,
delle aree glicemiche postprandiali ai 3 pasti giornalieri nel 1 e nel 2 trimestre e della media degli RI di
entrambe le arterie uterine a 24 settimane ed aumento del rischio di sviluppare successivamente
preeclampsia.
Nella nostra esperienza nelle gestanti con diabete mellito di tipo 1 , un inadeguato controllo metabolico nel 1
e nel 2 trimestre è associato con un aumentato rischio di sviluppo di preeclampsia, dimostrato da elevati
livelli glicemici medi giornalieri ed elevati livelli glicemici postprandiali. Il nostro studio identifica un’
associazione tra un precoce deficiente controllo glicemico in gravidanza ed una inefficiente placentazione,
come indicato dagli RI di entrambe le arterie uterine. Tale associazione potrebbbe spiegare l’aumentata
incidenza di sindrome preeclamptica in donne con diabete mellito di tipo 1.

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CO14.2
- ALTERAZIONI DEL METABOLISMO GLUCIDICO IN GRAVIDANZA: STUDI A
CONFRONTO TRA GESTANTI CINESI E CAUCASICHE -
OTTANELLI SERENA*[1], NARDINI CAMILLA[1], XIAOWEI LIN[1], BIAGIONI SARA[1], CARDINI
FEDERICA , BALDI SONIA[1], BALDINI GIANNA[1], MELLO GIORGIO[1]
[1]

- [1]DIPARTIMENTO DI SCIENZE PER LA SALUTE DELLA DONNA E DEL BAMBINO ~ FIRENZE

Un numero crescente di gestanti cinesi afferiscono alla SOD di Medicina Prenatale, AOUCareggi, in
particolare a causa di alterazioni del metabolismo glucidico. Abbiamo confrontato l’outcome materno-fetale
di gestanti cinesi, con quello di gestanti italiane.
Abbiamo esaminato 577 gestanti cinesi afferenti a due ambulatori consultoriali dedicati e p.sso la SOD di
Medicina Prenatale, AOUCareggi nel periodo 2006-2011 e le abbiamo confrontate con un gruppo di 230
gestanti Italiane affette da Diabete Gestazionale (GDM). Le pazienti cinesi sono state suddivise in tre gruppi
in relazione al risultato del GCT e OGTT: Normali (420),pazienti con GCT negativo a 26-28 settimane; GDM
(54), pazienti con GDM diagnosticato secondo i criteri di Carpenter e Coustan; IGT (103), pazienti con GCT
positivo e OGTT negativa o con un solo valore alterato. Tutte le gestanti con GDM hanno eseguito una
terapia nutrizionale standard, terapia insulinica se necessaria e monitoraggio dei valori glicemici con 6
determinazioni al giorno.
L’incidenza di GDM nella popolazione studiata risulta essere del 9.3%, mentre l’incidenza di IGT del 17.8%.
Nel gruppo di gestanti cinesi, quelle con IGT o GDM hanno età maggiore di quelle con normale
metabolismo glicidico. Tra le gestanti affette da GDM, le italiane hanno età maggiore delle gestanti cinesi
(p<0,01), hanno un BMI più elevato (p<0,05) ma un minor incremento ponderale. Nella popolazione di
pazienti cinesi ed italiane affette da GDM la glicemia basale risulta significativamente più elevata tra le
cinesi; a 60’ non si osservano differenze significative; a 120’ i livelli glicemici sono mediamente più alti nelle
italiane; a 180’ risultano più alti nelle gestanti cinesi. Il ricorso alla terapia insulinica risulta minore nelle
gestanti con GDM di etnia cinese, nessuna differenza significativa nella dose giornaliera di insulina. Per
quanto riguarda l’outcome perinatale nei quattro gruppi non si osservano differenze significative nell’epoca
gestazionale al parto, peso medio alla nascita, PI medio, incidenza di macrosomia, PI > 90° centile e peso
alla nascita < 2500gr. Il 22-23% delle gestanti cinesi partorisce con TC, tra le gestanti italiane con GDM la
percentuale sale al 36,5%.
Nella nostra esperienza la presenza di diabete gestazionale nelle gestanti cinesi non rappresenta un fattore
di rischio aggiuntivo di outcome perinatale avverso quando si ottenga da queste gestanti una sufficiente
aderenza alla terapia nutrizionale ed eventualmente alla terapia farmacologica.

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CO14.3
- UN VALORE DI GLICEMIA A DIGIUNO COMPRESO TRA 92-100 MG/DL ENTRO LA
10° SETTIMANA DI GRAVIDANZA PUÒ ESSERE PREDITTIVO DI INTOLLERANZA
GLICIDICA? -
NARDINI CAMILLA*[1], OTTANELLI SERENA[1], CARDINI FEDERICA[1], SERENA CATERINA[1], BIAGIONI
SARA[1], MECACCI FEDERICO[1], MELLO GIORGIO[1]

- [1]DIPARTIMENTO DI SCIENZE DELLA SALUTE DELLA DONNA E DEL BAMBINO ~ FIRENZE

Le linee guida IADPSG per la diagnosi di diabete gestazionale (GDM) stabiliscono che un valore glicemico a
digiuno =92 mg/dl (Fasting Plasma Glucose: FPG) nel primo trimestre di gravidanza sia diagnostico per
GDM. Abbiamo valutato la prevalenza e la relazione tra il riscontro di FPG =92 mg/dl nel primo trimestre e la
positività ai test di tolleranza glicidica tra 24 e 28 settimane gestazionali.
Sono state analizzate retrospettivamente 4727 gestanti che afferivano all’Unità di Medicina Prenatale
dell’AOU Careggi Firenze da Gennaio 2009 a Settembre 2010 e che hanno effettuato lo screening e la
diagnosi di GDM in accordo con i criteri di Carpenter e Coustan. Le gestanti con FPG > 126 mg/dl sono state
escluse e quelle con FPG > 110 mg/dl sono state considerate affette da GDM e trattate senza eseguire
GCT. Tutte le gestanti con GDM hanno seguito una terapia nutrizionale standard ed hanno effettuato
monitoraggio quotidiano dei valori glicemici con 6 determinazioni al giorno e terapia insulinica se necessaria.
208 gestanti (4,4%) avevano FPG =92 mg/dl nel primo trimestre, 185 hanno eseguito i test di tolleranza
glucidica. 52 gestanti (28,12%) mostravano una normale tolleranza al glucosio (NGT), 48 (25,94%) avevano
GDM e 85 (45,94%) presentavano un grado minore di intolleranza ai carboidrati (IGT) (GCT positiva e OGTT
negativa o con un solo valore alterato). Le gestanti NGT erano più giovani e hanno mostrato un maggior
incremento ponderale rispetto ai gruppi di gestanti GDM e IGT. Non è stata riscontrata alcuna differenza per
quanto riguarda il BMI pregravidico. L’outcome gestazionale non è risultato differente nei due gruppi (età
gestazionale al parto : 38±6 vs 39 settimane , peso medio alla nascita : 3314±721 vs 3450±127 gr , Ponderal
Index-PI- medio : 2,68±0,3 vs 2,53±0,1, prevalenza di macrosomia : 16% vs 7,4% e PI > 90° centile : 28% vs
27%).
Solo una piccola percentuale di gestanti con FPG=92 mg/dl nel 1° trimestre hanno mantenuto questo valore
a 24-28 settimane; sembra comunque un dato utile per identificare una popolazione ad elevata incidenza di
intolleranza glicidica documentata dai risultati alterati ottenuti nel 71% dei test di tolleranza glicidica eseguiti.
È probabile che spostare la determinazione della FPG in un’epoca più avanzata della gravidanza, possa
risultare un metodo meno sensibile ma più specifico per fare diagnosi di GDM secondo i nuovi criteri
IADPSG. Inoltre, i nostri risultati mostrano una tendenza verso un PI maggiore nelle gestanti NGT con FPG
> 92 mg/dl nel primo trimestre ma senza una significatività statistica.

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CO14.4
- PROGRESSI NEL TRATTAMENTO DEL DIABETE DI TIPO I IN GRAVIDANZA:
MULTIPLE DAILY INJECTION (MDI) E CONTINUOUS SUBCUTANEOUS INSULIN
INFUSION (CSII) A CONFRONTO TRA IERI E OGGI. -
MECACCI FEDERICO[1], OTTANELLI SERENA[1], BIAGIONI SARA*[1], NARDINI CAMILLA[1], CARDINI
FEDERICA[1], SERENA CATERINA[1], RAMBALDI MARIANNA[1], MELLO GIORGIO[1]

- [1]DIPARTIMENTO DI SCIENZE PER LA SALUTE DELLA DONNA E DEL BAMBINO, AOU CAREGGI ~ FIRENZE

L’impiego del microinfusore in gravidanza finora non si è dimostrato in grado di migliorare l’outcome
gestazionale rispetto al regime MDI. Inoltre l’introduzione di nuovi analoghi dell’insulina ha contribuito a
migliorare il controllo glicemico.
Siamo andati a verificare se l’impiego di analoghi insulinici “long acting” nel trattamento di gestanti diabetiche
di tipo I sia in grado di migliorare l’outcome gestazionale rispetto al trattamento con insulina intermedia,
confrontato con la terapia insulinica in infusione continua.

Sono state analizzate retrospettivamente 115 gestanti diabetiche di tipo I, afferite alla SOD di Medicina
Prenatale dell’AOU-Careggi, Firenze, in due periodi: periodo 1) 2000-2004, periodo 2) 2008-2011. Nel
periodo 1, sono state studiate 71 gestanti: 35 trattate con CSII (lispro), 36 con MDI (lispro ai pasti e 2
iniezioni di insulina NPH). Nel periodo 2, sono state studiate 44 gestanti: 29 trattate con CSII (aspart/lispro),
15 con MDI (aspart/lispro ai pasti e 2 iniezioni di insulina long acting detemir). Gli outcome primari
considerati sono stati il controllo glicemico (glicemia media a digiuno, 1h e 2h postprandiali nel I, II, III
trimestre), la crescita di massa grassa fetale (spessore parete addominale anteriore), epoca gestazionale
(e.g.) al parto e modalità, caratteri antropometrici neonatali.
Nel periodo 1, il regime CSII mostrava una netta superiorità rispetto al regime MDI in termini di controllo
glicemico: a 2h dal pasto, i livelli glicemici risultavano inferiori soprattutto nel II e nel III trimestre. Il regime
CSII inoltre consentiva di ottenere una crescita di massa adiposa fetale “ottimizzata” e ridotta rispetto a
quella del gruppo MDI. Nessuna differenza nel timing e modalità del parto, nel peso medio alla nascita, ma il
ponderal index (PI) e il numero di neonati con PI>2,85 era maggiore nel gruppo MDI.
Nel periodo 2, le gestanti del gruppo CSII mostrano un miglior controllo glicemico durante il I trimestre,
rispetto a quelle del gruppo MDI, per eguagliarsi nel corso della gravidanza. La crescita dello spessore della
parete addominale fetale non mostra differenze tra i due gruppi così come l’incidenza di taglio cesareo e
l’outcome neonatale.

In passato l’adozione del microinfusore mostrava una netta superiorità rispetto alla terapia multiniettiva. Allo
stato attuale, nella nostra esperienza, il regime MDI con analoghi insulinici lenti ha consentito di ottenere
risultati non diversi dal regime in infusione continua in termini di outcome materno e feto-neonatale, con un
contenimento dei costi.

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CO14.5
- INFUSIONE SOTTOCUTANEA CONTINUA DI INSULINA VERSO TERAPIA MULTI
INIETTIVA NEL TRATTAMENTO DEL DIABETE TIPO I IN GRAVIDANZA. -
OTTANELLI SERENA*[1], CARDINI FEDERICA[1], NARDINI CAMILLA[1], BIAGIONI SARA[1], TREDICI
ZELINDA[1], MECACCI FEDERICO[1], MELLO GIORGIO[1]

- [1]DIPARTIMENTO DI SCIENZE PER LA SALUTE DELLA DONNA E DEL BAMBINO, AOU CAREGGI ~ FIRENZE

Nella gravidanza complicata da DM1 l’ottimizzazione del controllo glicemico materno rappresenta la variabile
più importante per normalizzare l’outcome materno fetale. L scopo dello studio è quello di confrontare le
glicemie materne, la crescita della massa grassa fetale e l’outcome materno fetale in gestanti affette da DM1
trattate con infusione continua sottocutanea di insulina (CSII) e iniezioni multiple (MDI) di insulina.
Presso la SOD di Medicina Prenatale dell’AOU Careggi, da Gennaio 2009 a Gennaio 2012, sono state
seguite 43 gestanti affette da DM1. Prima del concepimento, 28 pazienti erano in trattamento con
microinfusore sottocutaneo con infusione continua (CSII) di insulina Aspart e 15 con iniezioni multiple
giornaliere (MDI) di insulina Aspart ai tre pasti e di insulina Detemir per il controllo della glicemia basale. Le
gestanti hanno accettato di mantenere il proprio schema terapeutico durante la gravidanza. Non esistevano
differenze significative nelle caratteristiche antropometriche materne, nella durata del diabete e
nell’incidenza di complicanze croniche tra i due gruppi. Tutte le pazienti sono state sottoposte a terapia
nutrizionale standard e hanno eseguito profili glicemici giornalieri con 10-12 determinazioni. Sono stati
considerati come target glicemici ottimali: < 90 mg/dl a digiuno e < 120 mg/dl ad un’ora dal pasto. È stata
eseguita una valutazione ecografica dell’accrescimento e della massa grassa fetale ogni due settimane a
partire dalla 28° settimana
Non sono state riscontrate differenze significative tra i due gruppi per quanto riguarda la massa grassa fetale
e l’outcome materno e neonatale (peso alla nascita, PI, LGA, PI > 90° centile, ipoglicemia neonatale,
incidenza di TC e complicanze materne). Le glicemie medie a digiuno, ad un’ora e a due ore dai pasti e
l’HbA1c nei tre trimestri non sono risultate significativamente differenti tra i due gruppi, anche se le gestanti
del gruppo MDI avevano una glicemia media giornaliera più alta nel I trimestre rispetto a quelle del gruppo
CSII (130±23mg/dl vs 133±15mg/dl)
L’utilizzo della terapia multi iniettiva sembra in grado di fornire un compenso metabolico ed un outcome
gestazionale non dissimile da quello ottenibile attraverso l’infusione continua di insulina mediante
microinfusore nelle pazienti affette da DM1.

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CO14.6
- EFFETTI DEL FUMO DI SIGARETTA SUL DECORSO DELLA GRAVIDANZA E
SULL’ESITO PERINATALE IN DONNE CON DIABETE GESTAZIONALE -
BRUNO GIULIETTA*[1], ANGELA NAPOLI[2], FRANCESCO MARIA PRIMIERO[1], MASSIMO MOSCARINI[1]

- [1]DIPARTIMENTO DI SCIENZE GINECOLOGICO OSTETRICHE E SCIENZE UROLOGICHE, SAPIENZA


UNIVERSITÀ DI ROMA, VIA DI GROTTAROSSA 1035-1039, 00189, ROMA, ITALY ~ ROMA - [2]DIPARTIMENTO DI
MEDICINA CLINICA E MOLECOLARE, SAPIENZA UNIVERSITÀ DI ROMA, VIA DI GROTTAROSSA 1035-1039,
00189, ROMA, ITALY ~ ROMA

Il diabete gestazionale (GDM) è un’intolleranza al glucosio comparsa, ma anche riconosciuta per la prima
volta, durante la gravidanza e relativamente frequente nella nostra popolazione (circa 5%). L’abitudine al
fumo è largamente diffusa tra le donne in età fertile e la concomitanza tra fumo di sigaretta e GDM potrebbe
avere significative conseguenze sul piano clinico; è noto infatti che il fumo di sigaretta, attraverso
meccanismi prevalentemente vasocostrittivi, influenza negativamente l’accrescimento neonatale, al contrario
del diabete, che induce un incremento peso alla nascita. Questa interazione tra effetti contrapposti non è
stata finora oggetto di adeguata attenzione.
Lo studio si propone di valutare gli effetti sull’esito perinatale del fumo in gravidanza complicata da GDM,
relativamente al peso alla nascita e ad altri parametri di outcome neonatale e di co-morbidità gravidica.

La casistica oggetto della nostra valutazione comprende 243 donne seguite presso l’ambulatorio di Diabete
in gravidanza dell’ospedale S. Andrea, affidato alla responsabilità della Prof.ssa Angela Napoli, nel periodo
2002-2009. Sessantotto donne (27,9%) erano fumatrici, 7 sono state escluse perché non vi erano dati
sull’abitudine al fumo. Sono stati presi in considerazione diversi parametri tra cui la presenza di ipertensione
in gravidanza, l’andamento delle glicemia, l’epoca del parto, l’antropometria del neonato e le complicanze
neonatali. L’analisi statistica è stata eseguita calcolando le differenze delle distribuzioni di frequenza delle
variabili qualitative e la media e i valori standard per le variabili quantitative, rispettivamente nei due gruppi di
donne fumatrici e non fumatrici.
Non sono state evidenziate differenze significative tra i due gruppi, con la sola eccezione delle medie
glicemiche nel II trimestre, con una tendenza verso un peggioramento del controllo pressorio e di quello
glicemico.
Per quanto riguarda i parametri antropometrici, non sono state riscontrate differenze significative, anche se
gli unici due casi di macrosomia appartenevano al gruppo delle non fumatrici.

Il confronto tra donne fumatrici e non fumatrici relativamente all’andamento di gravidanze complicate da
GDM e all’esito perinatale non ha in generale evidenziato differenze significative. Ulteriori studi su un più
ampio campione saranno utili per meglio chiarire eventuali specifiche interazioni tra questi importanti fattori
di rischio ostetrico-perinatale.

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CO14.7
- L'ENTROPIA APPROSSIMATA COME NUOVO PARAMETRO PER IL TIMING DEL
PARTO NELLE GRAVIDANZE COMPLICATE DA DIABETE -
SIRICO ANGELO*[1], SIMIOLI STEFANIA[1], MALLIA MILANES GIOVANNA[1], TESSITORE GIOVANNI[1],
ESPOSITO GIUSEPPINA[1], DONADONO VERA[1], SAVIANO ROSA[1], DI CRESCE MARCO[1], SARNO
LAURA[1], MIGLIUCCI ANNALISA[1], MAZZARELLI LAURA LETIZIA[1], MARUOTTI GIUSEPPE MARIA[1],
MARTINELLI PASQUALE[1]

- [1]AOU FEDERICO II - AREA FUNZIONALE DI EMERGENZE OSTETRICHE E GINECOLOGICHE. ~ NAPOLI

Attualmente la dinamica cardiovascolare fetale nelle ultime settimane di gestazione viene valutata attraverso
la cardiotocografia computerizzata (cCTG); la variabilità a breve termine della frequenza cardiaca (STV) è
considerata il parametro più attendibile del benessere fetale.
Lo scopo del nostro studio è stato quello di valutare l'efficacia di un parametro cardiotocografico non classico
quale l'entropia approssimata della frequenza cardiaca (ApEn), nel timing del parto nelle gravidanze
complicate da diabete, confrontandola con la STV.
Dal 2006 al 2011 sono state reclutate 47 donne con gravidanza complicata da diabete, 33 (70%) con diabete
mellito di tipo 1, 12 (25,5%) con diabete gestazionale (GDM), 2 (4,5%) con diabete mellito tipo 2. Per ogni
caso sono stati registrati l’epoca del parto ed i valori di STV ed ApEn dell’ultimo tracciato cCTG prima del
parto. Considerato che risultano essere outcome avversi sia un parto pretermine (< 37 settimane) che un
parto post-termine (> 41 settimane), è stata effettuata una regressione non lineare (quadratica) correlando
STV e ApEn con l’epoca del parto. Sono stati valutati due gruppi di pazienti; gruppo 1: i casi con parto a
termine; gruppo 2: i casi con parto pretermine (< 37 settimane). L’analisi statistica è stata effettuata mediante
un test t-Student per confrontare le medie di ciascun parametro nei due gruppi. Sono stati analizzati e
confrontati i valori di sensibilità (Se), specificità (Sp), valore predittivo positivo (VPP) e valore predittivo
negativo (VPN) di ApEn e STV per la predizione di un parto pretermine.
Esiste una relazione quadratica statisticamente significativa tra ApEn ed epoca del parto (r2=0,367; p>0,05);
non esiste una relazione quadratica tra STV ed epoca del parto (r2=0,067; p<0,05). Il valore medio di ApEn
(1,40 + 0,13 vs 1,24 + 0,20; p=0,01) e STV (5,17 + 1,26 vs 4,73 + 1,97; p=0,45) è minore nel gruppo 2
rispetto al gruppo 1. La validità di ApEn (Se 57%; Sp 91%; VPP 73%; VPN 83%) risulta sovrapponibile alla
STV (Se 71%; Sp 51%; VPP 38%; VPN 81%) nel predire il rischio di parto pretermine.
La ApEn risulta utile nella determinazione del benessere fetale nelle gravidanze complicate da diabete e può
rivelarsi utile nel migliorare la capacità della STV di predire accuratamente il timing del parto.

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CO14.8
- DIABETE INSIPIDO IN GRAVIDANZA: POSSIBILE RUOLO DELL’APELINA -
GRASSO ROBERTA*[1], GIACOBBE ANNAMARIA[1], LACQUANITI ANTONIO[2], PIZZO ALFONSA[1],
TRIOLO ONOFRIO[1], BUEMI MICHELE[2], MANCUSO ALFREDO[1]

- [1]DIPARTIMENTO DI SCIENZE GINECOLOGICHE OSTETRICHE E MEDICINA DELLA RIPRODUZIONE ~ MESSINA


- [2]DIPARTIMENTO MEDICINA INTERNA ~ MESSINA

Descrivere un caso di Diabete Insipido (DI), rara complicanza della gravidanza dovuta ad un’alterazione dell’
attività della vasopressina che, se non prontamente riconosciuta, può determinare gravi ripercussioni sul
benessere materno-fetale. Valutare se l’Apelina, neuropeptide recentemente identificato e coinvolto nella
regolazione di vari processi metabolici e nell’omeostasi emodinamica, possa rivestire un ruolo
etiopatogenetico.
Una terzi gravida è stata ricoverata alla 32 settimana per Oligoamnios (AFI 6) con comparsa di polidipsia (12
l/die) e poliuria (10 l/die). La diagnosi differenziale è stata posta con i disturbi del comportamento di tipo
ossessivo-compulsivo ed eventuali traumi o lesioni espansive cerebrali. La valutazione psichiatrica ha dato
esito negativo, le tecniche di diagnostica per immagini proposte non sono state accettate ed il test da
deprivazione idrica è controindicato in gravidanza. La consulenza nefrologica, sulla base dell’osmolarità
urinaria e sierica, (132 mOsm/Kg e 285 mOsm/Kg), ha posto diagnosi di DI ed ha iniziato trattamento con
desmopressina acetato spray nasale (Minirin, Ferring-Italia). La paziente ha risposto alla terapia con
progressiva riduzione della diuresi ed incremento dell’osmolarità urinaria (605 mOsm/Kg). La gravidanza ha
avuto un decorso privo di altre complicanze e alla 37 settimana per l’insorgenza del travaglio di parto è stato
effettuato un taglio cesareo iterativo: la paziente ha partorito un neonato, vivo e vitale, del peso di 3120 g.
Nei prelievi ematici effettuati per il controllo dell’osmolarità è stata dosata anche l’Apelina.
I livelli di Apelina riscontrati (11.5±0.7 ng/l), superiori a quelli riportati in letteratura per la gravidanza
fisiologica (4.45 µg/l), sono andati incontro ad una riduzione statisticamente significativa nell’immediato
puerperio (7.6 µg/l; p=0.003) per assestarsi a valori di 0.03 µg/l in 8a giornata dal parto (Fig 1). Il neuro
peptide è stato anche dosato nel sangue cordonale e nelle urine del neonato dove sono stati registrati i
valori rispettivamente di 8.2 µg/l e 0.04 µg/l. Nel liquido amniotico i valori sono risultati pari a 0.01 µg/l.
La forma transitoria di DI è ricondotta in letteratura alla presenza della Vasopressinasi di origine placentare
che degrada la Vasopressina impedendone la funzione. Alla luce dei nostri risultati, si può ritenere che
nell’etiopatogenesi del DI, un ruolo non secondario possa essere svolto anche dalla Apelina, sebbene
ulteriori studi siano necessari.

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  7: Una settimana prima del parto; 0: Parto ; 7: Una settimana dopo il parto

   

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CO14.9
- FUNZIONALITA’ ENDOTELIALE E METABOLISMO GLUCIDICO IN GRAVIDE
SOVRAPPESO/OBESE: RUOLO DEL SISTEMA L-ARGININA/OSSIDO D’AZOTO -
PETRELLA ELISABETTA*[1], PIGNATTI LUCREZIA[1], NERI ISABELLA[1], FACCHINETTI FABIO[1]

- [1]UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI MODENA E REGGIO EMILIA. DIPARTIMENTO MATERNO-INFANTILE,


STRUTTURA COMPLESSA DI GINECOLOGIA E OSTETRICIA ~ MODENA

Insulinoresistenza e iperinsulinemia sono caratteristiche fisiologiche della gravidanza, ma nelle gravide


obese tale condizione è esasperata e sembra associarsi alla disfunzione endoteliale. Metabolismo glucidico
e funzionalità endoteliale sono entrambe modulate dal sistema L-Arginina/Ossido d’azoto (L-Arg/NO), il
quale sembra alterato in caso di obesità. Considerando l’incremento della prevalenza di gravide con BMI>25
Kg/m2, il presente studio valuta la funzionalità del sistema L-Arg/NO in relazione al BMI.
Le gravide in studio (gruppi sperimentali) sono state suddivise in relazione al BMI < o > di 25 Kg/m2: 10
normopeso (BMI 18.8-24.9 Kg/m2) e 12 sovrappeso/obese (BMI 26.3-45.2 Kg/m2) sono state sottoposte, a
9-12 e 24-27 settimane, all’infusione di 20g in 3 ore di L-Arginina con dosaggio serico seriato di glucosio,
insulina e nitriti/nitrati (NOx) ai tempi 0’, 60’,120’, 180’. Al fine di valutare se l’andamento dei livelli glicemici e
insulinemici nei 2 gruppi sperimentali fosse realmente esercitato dall’infusione di L-Arg e non una
conseguenza del digiuno, a 6 gravide normopeso a 24-27 settimane (gruppo di controllo) è stata infuso un
placebo (500 ml di soluzione fisiologica). È stata effettuata, inoltre, la valutazione ultrasonografica della
vasodilatazione endotelio-dipendente (FMD) dell’arteria brachiale unicamente nei gruppi sperimentali.
La glicemia al 2°trimestre è invariata nelle pazienti sovrappeso/obese e aumenta nelle normopeso.
L’insulinemia a digiuno è fisiologicamente più elevata in entrambi i gruppi sperimentali al 2°trimestre, ma le
gravide con BMI>25 Kg/m2 mantengono livelli insulinemici significativamente più elevati durante l’infusione
di L-Arg (AUC: p=0.02). L’FMD al 1°trimestre non ha mostrato differenze tra i due gruppi, al 2°trimestre è,
invece, apparsa significativamente ridotta nelle pazienti sovrappeso/obese (16.7±13.3% vs. 32.2±6.7%;
p=0.03). Tale andamento si rispecchia nei livelli di NOx che al 1°trimestre sono simili nei due gruppi
sperimentali, ma al 2°trimestre sono significativamente inferiori nelle gravide con BMI>25 Kg/m2 (p=0.05).
Al 2°trimestre la ridotta utilizzazione di L-Arg nelle pazienti sovrappeso/obese, dimostrata da inferiori livelli di
NOx, si riverbera sia sulla funzionalità vascolare e, quindi, su una ridotta FMD, sia sul metabolismo glucidico,
traducendosi in una ridotta mobilizzazione del glucosio. Un’alterato funzionamento del sistema L-Arg/NO in
grvide con un BMI>25 Kg/m2 sembra, quindi, ripercuotersi in un peggiore adattamento fisiologico alla
gravidanza.

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CO14.10
- DIVERSI EFFETTI DELL’OBESITÀ E DELL’ECCESSIVO INCREMENTO
PONDERALE SULL’OUTCOME MATERNOFETALE -
CARBONI SIMONA[1], PIVATO ELENA[1], CAPUCCI ROBERTA[1], MARCI ROBERTO[1], PATELLA
ALFREDO[1], MOSSUTO ELENA*[1]

- [1]CLINICA OSTETRICO-GINECOLOGICA, DIPARTIMENTO DI SCIENZE BIOMEDICHE E TERAPIE AVANZATE,


UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI FERRARA ~ FERRARA

L’obesità rappresenta una patologia cronica multifattoriale e, insieme all’eccessivo incremento ponderale in
gravidanza, è diventata una dei più frequenti fattori di rischio materno-fetale. Scopo di questo studio è stato
valutare gli effetti del BMI (indice di massa corporea) pre-gravidico e dell’eccessivo incremento ponderale in
gravidanza sulle complicanze materne e fetali.
Sono state analizzate le cartelle cliniche di 118 donne gravide afferite presso la sezione di Ginecologia e
Ostetricia dell’Ospedale di Ferrara. Il peso pre-gravidico è stato quello riferito dalla paziente in
corrispondenza della data dell’ultima mestruazione, in occasione della prima visita a 10-12 settimane di
amenorrea. La classificazione del BMI si è basata sulle linee guida WHO, secondo cui si definisce
normopeso un BMI tra 18.6 e 24.9 kg/m2, sovrappeso un BMI tra 25.0 e 29.9 kg/m2 e obesità un BMI > 30
kg/m2, che comprende obesità (BMI 30-40 kg/m2) e grande obesità-III grado (BMI>40 kg/m2). In un
secondo momento sono state analizzate le complicanze materne (pre-eclampsia, diabete gestazionale,
parto pretermine, taglio cesareo) e l’outcome fetale in rapporto al BMI pre-gravidico e all’incremento
ponderale, in relazione alle raccomandazioni dell’Institute of Medicine (IOM) del 2009.
Il peso medio fetale è stato 2923 gr nelle pazienti normopeso, 3426 gr nelle pazienti in sovrappeso, 3330 gr
nelle obese e 2938 gr nelle obese di III grado. Nell’intero gruppo analizzato non si sono verificati aborti,
malgrado tutte le classi in anamnesi fossero gravate da un’elevata percentuale di abortività. La pre-
eclampsia è risultata aumentare con l’aumento del BMI pre-gravidico, mentre il diabete gestazionale ha
raggiunto valori superiori al 30% nei gruppi sovrappeso ed obeso, malgrado nell’obesità grave fosse simile al
gruppo normopeso (>15%). Il taglio cesareo ha avuto incidenza massima nelle pazienti normopeso e con
grande obesità. Il parto pretermine ha avuto un’incidenza crescente con l’aumento del BMI pre-gravidico. Tra
le complicanze fetali, è stata riscontrata macrosomia fetale sono nelle donne obese. Considerando
l’incremento ponderale, la percentuale di complicanze materne è risultata molto alta nelle donne con
incremento superiore alle raccomandazioni IOM; tuttavia l’unica significatività statistica raggiunta è stata la
comparsa di complicanze materne totali nel gruppo con obesità grave.
Secondo i risultati del nostro studio, il BMI pre-gravidico è maggiormente correlato alle complicanze
materno-fetali rispetto all’eccessivo incremento ponderale.

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Comunicazioni Orali: Medicina Materno-Fetale 4

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CO15.1
- IUGR: DALLA SEMEIOTICA FETALE ALL'ANATOMIA PATOLOGICA PLACENTARE
-
PATRELLI TITO SILVIO[1], FRANCHI LAURA*[1], FERRARO MARGHERITA[1], VOLPI LAVINIA[1],
MANCARELLA MARY[1], PIANTELLI GIOVANNI[1], BACCHI MODENA ALBERTO[1]

- [1]CLINICA OSTETRICA E GINECOLOGICA - UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI PARMA ~ PARMA

Ogni feto è dotato di uno specifico potenziale di crescita determinato geneticamente. Qualora non venga
espresso il potenziale di crescita fetale si stabilisce una condizione patologica definita ritardo di crescita
intrauterina-IUGR, che implica un rallentamento/arresto della crescita.
Si stima, dai dati ISTAT, che in Italia il 7% delle gravidanze venga complicato da deficit della crescita fetale.
Obiettivo del nostro studio è quello di individuare il livello di gravità di IUGR comparato alla lesione
placentare diagnosticata attraverso esame istopatologico.
Abbiamo valutato tutti i casi di IUGR che si sono verificati nel periodo compreso tra gennaio 2009 e giugno
2011 presso il Dipartimento di Scienze Ginecologiche, Ostetriche e di Neonatologia dell’Università di Parma.
Abbiamo suddiviso le lesioni placentari, diagnosticate tramite esame istopatologico in due gruppi:
infarti/trombi e ipoplasia/alterazione dei villi, che abbiamo denominato rispettivamente GRUPPO 0 e
GRUPPO 1. Abbiamo così analizzato comparativamente i dati materni, quelli del neonato pre-partum e quelli
post-partum.
30 casi sono risultati eleggibili per il nostro studio. L’analisi statistica prodotta su parametri ecografici pre-
partum e clinici-istopatologici post-partum (neonato-placenta) confermano, nei nostri dati, il ruolo centrale
della morfologia placentare nello stabilirsi di difetti della crescita fetale.
Anche la presenza/assenza di fattori di rischio individuali, quali l’abitudine al fumo di sigaretta, si confermano
concorrere nella patogenesi dello IUGR ed in particolare di quel gruppo caratterizzato da lesioni placentari
tipo infarti e trombi.
Ovviamente il nostro studio, per la ridotta numerosità del campione di donne che prende in esame, merita
ulteriori conferme; tuttavia è chiaro che, in linea con la più recente letteratura, anche per lo IUGR il momento
cruciale nello stabilirsi delle precondizioni necessarie al manifestarsi della patologia appaiono le prime
settimane di gravidanza, ovvero quelle in cui avviene la placentazione.

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CO15.2
- LIVELLI SIERICI MATERNI DELLA PROTEINA S IN GRAVIDANZE CON RITARDO DI
CRESCITA INTRAUTERINO -
DE BONIS MARIA*[3], TORRICELLI MICHELA[3], SABATINI LAURA[2], VOLTOLINI CHIARA[3], CONTI
NATHALIE[3], BOCCHI CATERINA[3], SEVERI FILIBERTO MARIA[3], PETRAGLIA FELICE[3]

- [2]U.O.C. LABORATORIO DI EMATOLOGIA E COAGULAZIONE, AZIENDA OSPEDALIERA UNIVERSITARIA


SENESE ~ SIENA - [3]CLINICA OSTETRICA E GINECOLOGICA, DIPARTIMENTO DI PEDIATRIA, OSTETRICIA E
MEDICINA DELLA RIPRODUZIONE, UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI SIENA ~ SIENA

Il deficit di proteina S (PS) rappresenta una condizione trombofilica che può correlare con alcune patologie
gravidiche come la preeclampsia (PE) e il ritardo di crescita intrauterino (IUGR). La patogenesi dello IUGR in
molti casi è sconosciuta, tuttavia sembra associata ad anomalie della placentazione, della perfusione
placentare e ad alterazioni dell’emostatsi e del flusso utero-placentare. Esistono, tuttavia, pochi dati riguardo
alla correlazione tra deficit della PS e lo sviluppo di IUGR. Rimane, infatti, ancora da definire quale delle tre
forme circolanti di PS (funzionale, libera e totale) si associ con lo IUGR. Il presente studio ha lo scopo di
valutare quale di questi tre parametri correli maggiormente con il ritardo di crescita fetale.
Studio restrospettivo caso-controllo. Sono stati analizzati sieri di donne gravide al terzo trimestre di
gravidanza: i) 123 con gravidanza fisiologica e ii) 27 con gravidanza complicata da IUGR.
I livelli sierici materni di PS funzionale (54.07±24.72 %) e PS libera (42.88±11.01%) sono significativamente
più bassi (p<0.005 e p<0.0001 rispettivamente) nelle donne con gravidanza complicata da IUGR rispetto ai
controlli (PS funzionale: 65.20 ± 17.95 %, PS libera: 56.64 ± 13.30 %). Riguardo alla PS totale non sono
state riscontrate differenze significative tra il gruppo di studio e il gruppo di controllo.
Nelle gravidanze complicate da IUGR i valori sierici materni di PS funzionale e libera sono significativamente
più bassi che nei controlli, e correlano con lo IUGR.

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CO15.3
- MARKER PREDITTIVI DI OUTCOME SFAVOREVOLE NEI RITARDI DI CRESCITA
INTRAUTERINI TARDIVI -
MARCHI LAURA*[1], RAMBALDI MARIANNA PINA[1], SERENA CATERINA[1], MARCHETTI GAIA[1], MELLO
GIORGIO[1], MECACCI FEDERICO[1]

- [1]AZIENDA OSPEDALIERA UNIVERSITARIA CAREGGI, SOD MEDICINA PRENATALE, C.R.R. MEDICINA


MATERNO-FETALE GRAVIDANZE AD ALTO RISCHIO ~ FIRENZE

Si definisce ritardo di crescita intrauterino tardivo (late IUGR) il rilievo ecografico di un valore di
circonferenza addominale (CA) o di un peso fetale stimato inferiori al 10° centile dopo la 34° settimana in un
feto con crescita precedentemente regolare.
Attualmente non sono noti pattern ultrasonografici specifici per predire l’outcome di queste gravidanze e non
esiste un consenso su quale monitoraggio e timing del parto adottare.
Scopo dello studio è valutare l’efficacia di marker predittivi di outcome avverso materno e neonatale nelle
gravidanze complicate da late IUGR, potenzialmente utili per un’eventuale programmazione del parto.

Studio retrospettivo su 73 casi di late IUGR diagnosticati tra gennaio 2009 e dicembre 2011. I casi
considerati sono stati diagnosticati sulla base di un CA inferiore al 10° centile dopo la 34° settimana per
curve di crescita standard.
L’outcome è stato valutato in termini di: complicanze fetali (ricovero in terapia intensiva neonatale (TIN),
Apgar score < 7 al 5° minuto, pH arterioso cordonale <7,15) e materne (incidenza di tagli cesarei (TC) e parti
operativi). Sono stati presi in esame parametri fetali (PI arteria cerebrale media (ACM) <5° centile, arteria
ombelicale (AO) >75° centile, oligoidramnios, CA <5°) o materni (fumo in gravidanza, ipertensione gravidica
con o senza proteinuria).

L’età gestazionale media al parto è stata di 38+6 settimane ed il peso medio alla nascita 2537 g. Il parto è
stato indotto in 29 pazienti (39,7%). L’espletamento del parto è avvenuto tramite TC in 23 casi (31,5%), di
cui la metà eseguiti per indicazione materna.
Sei neonati sono stati ricoverati in TIN di cui uno per malformazione fetale. In nessun caso è stato rilevato
Apgar score <7 al 5 minuto o pH arterioso <7,15.
Nessuno dei parametri fetali o materni analizzati mostrava una correlazione statisticamente significativa con
l’esito della gravidanza.

Ad oggi non esistono parametri predittivi dell’esito della gravidanza complicata da late IUGR. Ulteriori studi
sono necessari per individuare marker che possano guidare la gestione clinica della paziente.

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La Donna Il fascino della ginecologia moderna tra salute e sicurezza della donna: aggiornamenti e necessità

CO15.4
- SCALA DI VALUTAZIONE DEL RISCHIO CARDIOVASCOLARE IN FETI IUGR:
UTILIZZO DI SPESSORE INTIMA-MEDIA DELL'AORTA, ALTERAZIONI
FLUSSIMETRICHE, COLESTEROLO TOTALE, HDL, MICROALBUMINURIA E
NATRIURIA -
BERTIN MARTINA*[3], VISENTIN SILVIA[4], ZANARDO VINCENZO[2], COSMI ERICH[5]
[2]
- DIPARTIMENTO DI SALUTE DELLA DONNA E DEL BAMBINO, UNIVERSITÀ DI PADOVA ~ PADOVA -
[3]
DIPARTIMENTO DI SALUTE DELLA DONNA E DEL BAMBINO, UNIVERSITÀ DI PADOVA ~ PADOVA -
[4]
DIPARTIMENTO DI SALUTE DELLA DONNA E DEL BAMBINO, UNIVERSITÀ DI PADOVA ~ PADOVA -
[5]
DIPARTIMENTO DI SALUTE DELLA DONNA E DEL BAMBINO, UNIVERSITÀ DI PADOVA ~ PADOVA

Di recente abbiamo dimostrato che i feti con ritardo di crescita intrauterino (IntraUterine Growth Restriction o
IUGR) hanno uno spessore dell’intima-media dell’aorta aumentato (aortic Intima Media Thickness o aIMT) e
che gli stessi bambini, ad un follow-up eseguito a 18 mesi d’età, presentavano l’aIMT persistentemente
aumentato, una pressione arteriosa sistolica (PAS) elevata e una disfunzione del glomerulo renale
dimostrata dalla presenza di microalbuminuria e natriuria aumentata.Calcolare una scala di valutazione
prenatale per predire il rischio cardiovascolare dei neonati IUGR.
Da agosto 2008 a giugno 2011, abbiamo considerato 344 feti: 124 IUGR e 220 controlli (Adeguate for
Gestational Age o AGA). In ciascun feto abbiamo valutato l’aIMT ad un’età gestazionale media di 32
settimane, alla nascita è stato raccolto un campione ematico della vena ombelicale nel quale abbiamo
valutato il colesterolo totale e le HDL. Abbiamo potuto riesaminare alcuni di questi neonati a 18 mesi d’età,
per valutare i seguenti parametri: aIMT, PAS, albuminuria e natriuria. Per calcolare la scala predittiva del
rischio cardiovascolare abbiamo considerato, con analisi di regressione multivariata, i seguenti parametri:
aIMT ed ecoDoppler fetali, peso alla nascita, colesterolo totale e HDL.
In 82 IUGR e 100 AGA, ai quali erano stati valutati: aIMT ed ecoDoppler fetali, peso corporeo, colesterolo
totale e HDL, è stato possibile eseguire il follow-up a 18 mesi d’età. I parametri prenatali che sembrano
predire il rischio cardiovascolare in età pediatrica sono risultati essere: aIMT fetale >0.8mm, Umbelical Artery
Pulsatility Index (UA PI)>2 SD, peso alla nascita <1800 gr e HDL <30 mg/dL, mentre la colesterolemia non
sembra essere significativamente correlata. In particolare, l’aIMT fetale, le anormalità all’ecodoppler fetale e
le HDL alla nascita sono i principali fattori predittivi per PAS elevata e disfunzione renale (evidenziata da
microalbuminuria e natriuria elevata) ad un’età media di 18 mesi.
La scala di rischio cardiovascolare dovrebbe essere applicata a tutti i feti IUGR così da identificare quali
bambini siano esposti ad un rischio elevato di PAS elevata e disfunzione glomerulare.

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CO15.5
- LA CARDIOTOCOGRAFIA COMPUTERIZZATA DI FETI IUGR IN RAPPORTO ALLA
FLUSSIMETRIA E ALL’OUTCOME NEONATALE. -
IMPERATO OLGA CARMELA MARIA*[1], CARBONE ILMA FLORIANA[1], DI NARDO MARIA
ANTONIETTA[1], CASTALDO FILIPPO[1], ROMANO CARMINE[1], SCALA MARIAMADDALENA[1],
ANNUNZIATA MARIA LAURA[1], TAGLIAFERRI SALVATORE[1], ESPOSITO FRANCESCA GIOVANNA[1],
GIULIANO NATASCIA[1], BARRA VALERIA[1], PARISI EMANUELA[1], CAMPANILE MARTA[1], DI LIETO
ANDREA[1]

- [1]DIPARTIMENTO DI SCIENZE OSTETRICO-GINECOLOGICHE UROLOGICHE E MEDICINA DELLA


RIPRODUZIONE, UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI NAPOLI FEDERICO II. U.O.C. DI MEDICINA DELL’ETÀ
PRENATALE. ~ NAPOLI

Valutare in feti IUGR la relazione esistente tra parametri flussimetrici (AO e ACM), cardiotocografici (FHR,
ApEn, STV), biofisici (BPD, HC, AC, FL, LA) ed outcome neonatale (Apgar, pH, ricovero in TIN, distress
respiratorio).
Studio longitudinale retrospettivo di valutazione di 100 gravidanze con IUGR (monitoraggio cCTG
settimanale dalla 28° alla 39° settimana). Le gravide sono state suddivise in 4 gruppi in base al monitoraggio
flussimetrico (fisiologico/patologico) e all’outcome (negativo/positivo). In ciascun gruppo si è identificata una
categoria a rischio con valori dei parametri cCTG <5° e/o >95° pc. Test statistici utilizzati: Test di
correlazione di Pearson; ANOVA test single factor; Test chi-quadro.
Delle gravide analizzate il 59% presentava flussimetria fisiologica (89,1% outcome positivo-10,1% outcome
negativo), il 41% presentava flussimetria patologica (82% outcome positivo-18% outcome negativo). I
parametri cCTG a rischio sono stati, nei casi con flussimetria fisiologica: FHR (13%), STV (23.14%), ApEn
(32.43%); nei casi con flussimetria patologica: FHR (13.6%), STV (45.76%), ApEn (42.22%). Il test di
Pearson ha evidenziato: FHR in riduzione al progredire della gravidanza in tutti i gruppi (maggiormente per
le pazienti con flussimetria patologica e outcome negativo); STV in aumento in tutti i gruppi (meno per le
pazienti con outcome positivo e flussimetria patologica); ApEn in riduzione in tutti gruppi eccetto le pazienti
con outcome negativo e flussimetria fisiologica.
I parametri biometrici evidenziano un andamento sovrapponibile nei 4 gruppi con incrementi tuttavia minori
sia per AC nelle pazienti con outcome negativo e flussimetria fisiologica, che per FL nelle pazienti con
outcome negativo e flussimetria patologica.
L’ANOVA test ha evidenziato una differenza statisticamente significativa solo per STV nelle pazienti
esclusivamente sulla base dei risultati flussimetrici; integrando l’analisi flussimetrica con l’outcome tale
differenza è presente anche per FHR e ApEn.
Il chi-quadro ha evidenziato una dipendenza tra flussimetria patologica e CTG a “rischio” solo per STV.

È evidente una relazione dei parametri cardiotocografici e biometrici con il monitoraggio flussimetrico e
l’outcome neonatale. In particolare l’analisi di STV, FHR e ApEn risulta utile nell’evidenziare feti con
flussimetria patologica e outcome negativo.
E’ stata inoltre evidenziata una stretta relazione tra valori STV “a rischio” e flussimetria patologica.

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La Donna Il fascino della ginecologia moderna tra salute e sicurezza della donna: aggiornamenti e necessità

CO15.6
- FETI PICCOLI PER EPOCA GESTAZIONALE, INDICE PLACENTARE, RESISTENZA
DELLE ARTERIE UTERINE NEL SECONDO TRIMESTRE E PAPP-A MOM NEL PRIMO
TRIMESTRE DI GRAVIDANZA COME FATTORI DI RISCHIO PER TAGLIO CESAREO
A TERMINE DI GRAVIDANZA DURANTE TRAVAGLIO -
LONDERO AMBROGIO P*[1], CITOSSI ALESSANDRA[1], GRASSI TIZIANA[1], VISENTIN SILVIA[2],
FRUSCALZO ARRIGO[3], BERTOZZI SERENA[4], COSMI ERICH[2], DRIUL LORENZA[1], MARCHESONI
DIEGO[1]

- [1]CLINICA DI GINECOLOGIA ED OSTETRICIA, AOU «SM DELLA MISERICORDIA» ~ UDINE - [2]DIPARTIMENTO DI


[3]
SCIENZE GINECOLOGICHE E DELLA RIPRODUZIONE UMANA, UNIVERSITÀ DI PADOVA ~ PADOVA - KLINIKUM
IBBENBÜREN, IBBENBÜREN, GERMANIA ~ IBBENBÜREN - [4]DIPARTIMENTO DI CHIRURGIA, AOU «SM DELLA
MISERICORDIA» ~ UDINE

La sofferenza fetale ed una prima o seconda fase del travaglio anomalamente prolungate sono importanti
fattori che portano ad aumentare la prevalenza dei cesarei realizzati a travaglio già avviato. L'obiettivo di
questo studio è quello di valutare l'influsso dei fattori placentari e fetali nel primo, secondo e terzo trimestre
di gravidanza nei confronti del taglio cesareo a travaglio avviato in gravidanze a termine.
Analisi retrospettiva su 5575 donne che hanno avuto un travaglio di parto a termine di gravidanza presso la
nostra clinica tra il 2002 ed il 2010. Nello studio sono stati considerati resistenza delle arterie uterine a 20
settimane gestazionali, percentile del peso fetale alla nascita, indice placentare alla nascita e caratteristiche
della gravidanza e del parto. L'analisi statistica è stata effettuata mediante R (versione 2.14.1). Abbiamo
eseguito anche un'analisi mediante regressione logistica multivariata.
In analisi monovariata sono risultati fattori di rischio per taglio cesareo in travaglio di parto a termine di
gravidanza: donne africane provenienti dall'area sub-sahariana, feti piccoli per epoca gestazionale (sotto il
10° percentile). Elevato incremento ponderale in gravidanza, elevato BMI pregravidico, pre-eclampsia
tardiva, elevato indice placentare ed induzione medica di travaglio. Risultano predittivi anche: elevate
resistenze uterine alla 20° settimana gestazionale e basso PAPP-A MoM nel primo trimestre di gravidanza.
Avendo trovato delle differenze nei fattori predittivi per taglio cesareo in travaglio prima e dopo la 39
settimana gestatazionale, abbiamo deciso di stratificare l'analisi multivariata in due intervalli temporali il cui
limite divisorio era la 39° settimana gestazioionale. I fattori di rischio più significativi prima della 39°
settimana gestazionale sono risultati essere: elevati BMI pregravidico, incremento ponderale in gravidanza,
indice placentare ed una basso PAPP-A MoM nel coso del primo trimestre di gravidanza. Nel caso dei
travagli dopo la 39° settimana gestazionale sono dei fattori di rischio per taglio cesareo: elevati BMI
pregravidico, incremento ponderale in gravidanza, indice placentare, donne provenienti dall'Africa Sub-
Sahariana ed induzione medica di travaglio.
Oltre al ruolo dei fattori biometrici materni quello della funzionalità placentare sembra molto importante
(indipendente dalle caratteristiche materne, dall'induzione medica di travaglio, da patologie ipertensive e
disfunzioni del metabolismo glucidico) nel determinare il rischio di taglio cesareo in travaglio di parto.

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CO15.7
- INDICI DI RESISTENZA DELLE ARTERIE UTERINE MISURATI IN EPOCA PRECOCE
E OUTCOME MATERNO-FETALE AVVERSO IN UNA POPOLAZIONE A RISCHIO PER
PATOLOGIA CRONICA MATERNA -
PIVATO ELENA*[1], POGGI ALICE[1], CAPUCCI ROBERTA[1], CARBONI SIMONA[1], PATELLA
ALFREDO , MARCI ROBERTO[1]
[1]

- [1]CLINICA OSTETRICO-GINECOLOGICA, DIPARTIMENTO DI SCIENZE BIOMEDICHE E TERAPIE AVANZATE,


UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI FERRARA ~ FERRARA

Donne affette da patologie reumatiche a patogenesi auto-immunitaria e trombofilia congenita o acquisita


sono a maggior rischio per complicanze gravidiche quali parto pretermine, ipertensione, rottura pretermine
delle membrane, ritardo di crescita intrauterina. É stato notato che queste pazienti tendono ad avere indici di
resistenza delle arterie uterine particolarmente elevati, anche in quella fase della gravidanza in cui il distretto
placentare fisiologicamente dovrebbe presentarsi come un circolo a bassa resistenza. Le evidenze mediche
sulle correlazioni tra Eco-Color-Doppler delle arterie uterine e sviluppo di complicanze nelle pazienti
riconosciute come a rischio sono documentate solamente per l'indagine eseguita a 21 settimane di
gestazione, settimane in cui il cut-off di riferimento per l'indice di resistenza (IR) viene fissato, secondo la
letteratura, a 0,58. Scopo del nostro studio è verificare se l'IR mantiene il suo potere predittivo su outcome
materno-fetale avverso anche in epoca precoce, vale a dire a 16/18 settimane.
Un campione di 91 gravide affette da patologie reumatologiche e trombofilia è stato reclutato e per ogni
gravida intrapreso un percorso di follow up che prevedeva, oltre agli esami di routine, l'esecuzione di un Eco-
Color-Doppler delle arterie uterine a 10, 16/18, 21, 28 settimane. Gli outcome analizzati sono stati aborto
spontaneo e comparsa di complicanze ostetriche (parto pretermine, ipertensione, IUGR, PROM).
É stato verificato una correlazione statisticamente significativa (test di Fisher) per valori di IR > 0,58 e
rischio di sviluppare complicanze gravidiche anche a 16/18 settimane, oltre che a 21. Tuttavia gli IR misurati
a quest'epoca tendono ad avere valori tendenzialmente maggiori rispetto agli stessi misurati a 21 settimane.
Sulla base di quanto anticipato, una successiva supervisione degli indici di resistenza delle arterie uterine ha
identificato un valore medio di IR pari a 0,68. Tale valore è stato quindi scelto come cut-off per condurre la
medesima analisi. Anche in questo caso è stata individuata una correlazione statisticamente significativa tra
IR > 0,68 misurato a 16/18 settimane e comparsa di complicanze materno-fetali.
L'indice di resistenza delle arterie uterine si è dimostrato un buon indice predittivo per complicanze materno
fetali anche quando misurato a 16/18 settimane per valori > 0,68.

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CO15.8
- OUTCOME GRAVIDICO IN PAZIENTI AFFETTE DA LES CON E SENZA IMPEGNO
RENALE. -
RAMBALDI MARIANNA PINA*[1], SERENA CATERINA[1], SIMEONE SERENA[1], TREDICI ZELINDA[1],
MARCHETTI GAIA[1], MELLO GIORGIO[1], MECACCI FEDERICO[1]

- [1]AZIENDA OSPEDALIERA UNIVERSITARIA CAREGGI, SOD MEDICINA PRENATALE, C.R.R. MEDICINA


MATERNO-FETALE GRAVIDANZE AD ALTO RISCHIO ~ FIRENZE

Il lupus eritematoso sistemico (LES) è una patologia autoimmune che interessa maggiormente il sesso
femminile, in particolare durante l’età riproduttiva. In gravidanza, esso costituisce un importante fattore di
rischio per lo sviluppo di preeclampsia (22,5%), parto pretermine (20,8%), aborto o morte fetale (10-50%),
ritardo di crescita intrauterino (IUGR) (5,6%). L'outcome delle gravidanze complicate da LES è condizionato
dalle caratteristiche della patologia stessa, quali: attività di malattia al concepimento, positività per anticorpi
antifosfolipidi (apL), impegno renale (nefropatia lupica) e/o ipertensione arteriosa. Studi precedenti hanno
dimostrato che la nefropatia grave può determinare complicanze materne nell'85% dei casi, parto pretermine
nel 70% dei casi e IUGR nel 60% dei casi.
Lo scopo del presente studio è di confrontare l'outcome della gravidanza in pazienti affette da LES, con e
senza impegno renale.

Il campione studiato comprende 99 gravidanze complicate da LES, seguite presso la nostra struttura dal
2003 al 2011. Le gravidanze sono state trattate secondo il seguente protocollo: eparina a basso peso
molecolare (LMWH) a dose profilattica, in caso di positività per apL (33 casi); LMWH ed acido acetilsalicilico
a basso dosaggio (LDA) in caso di sindrome da apL (APS; 8 casi); solo LDA in caso di impegno renale;
nessuna profilassi in caso di assenza di queste caratteristiche. Il campione è stato suddiviso in due gruppi in
base alla presenza o meno di nefropatia. Sono stati considerati eventi sfavorevoli: perdita fetale, parto
pretermine, IUGR, preeclampsia.
Tredici gravidanze sono state escluse per aborto nel primo trimestre, interruzione volontaria di gravidanza e
gravidanza ectopica. Delle 86 gravidanze restanti, 59 non presentavano impegno renale all'arruolamento,
mentre 27 erano complicate da nefropatia. La differenza nell'incidenza di complicanze materne (flares,
preeclampsia/HELLP, taglio cesareo) e fetali (parto pretermine, epoca gestazionale al parto, peso alla
nascita, IUGR e Apgar score) non è risultata significativa tra i due gruppi.
Dai dati sono stati identificati come significativi fattori di rischio per preeclampsia e IUGR la presenza di
ipertensione cronica (OR 41,40), attività di malattia nei sei mesi prima del concepimento (OR 4,96 per
IUGR), creatininemia >1,2mg/dL (OR 13).

Un trattamento profilattico ad ampio raggio come quello proposto nel presente studio potrebbe essere utile
per migliorare l’esito materno e fetale nelle gravidanze complicate da LES con interessamento renale.

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Comunicazioni Orali: Medicina Materno-Fetale 5

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CO16.1
- PPROM: TIMING DEL PARTO IN RELAZIONE AL BENESSERE MATERNO-FETALE.
DIECI ANNI DI ESPERIENZA. -
PATRELLI TITO SILVIO[1], PATURZI ANNA*[1], FRANCHI LAURA[1], VOLPI LAVINIA[1], PIANTELLI
GIOVANNI[1], BACCHI MODENA ALBERTO[1]

- [1]CLINICA OSTETRICA E GINECOLOGICA - UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI PARMA ~ PARMA

L'enpoint dello studio è stato valutare il benessere materno-fetale in casi di pPROM mediante validazione di
indici di flogosi affidabili in relazione ai quali stabilire il timing del parto.
Studio prospettico con arruolamento di tutti i casi di pPROM, ricoverati presso la Clinica Ostetrica
dell’Università degli studi di Parma dal gennaio 2000 al dicembre 2010.
Criteri di inclusione:pProm tra 24 e 36+6 settimane, assenza di malformazioni fetali rilevate all’ecografia
morfologica del II trimestre.Criteri di esclusione:gravidanza gemellare, malformazioni fetali, diagnosi di
amniotite al ricovero.Abbiamo dosato globuli bianchi, PCR, D-dimero, LDH e interleuchina 6 per valutarne
l’andamento e studiarne l’affidabilità. Abbiamo inoltre eseguito su tutte le pazienti arruolate tamponi cervicali,
vaginali e ricerca di Chlamydia trachomatis nelle urine mediante dosaggio della PCR.
Abbiamo inoltre valutato l’outcome feto-neonatale in relazione al punteggio di APGAR, valori di pH su arteria
ombelicale, indici di flogosi dosati alla nascita.
Abbiamo infine valutato i giorni intercorsi tra la pPROM e il parto anche in relazione all’assetto infettivologico
materno.
I dati sono stati analizzati con metodi convenzionali di statistica descrittiva.
I test routinariamente utilizzati per la valutazione della presenza/assenza di infezioni sono altamente
sensibili, ma scarsamente specifici.
Tuttavia esiste differenza statisticamente significativa tra il potere predittivo dei singoli analiti dosati e il
rischio di insorgenza di amniotite. E’risultato inoltre diverso l’outcome della gravidanza in relazione al timing
del parto nelle donne con tamponi ed urinocoltura negativi rispetto alle donne con diagnosi di infezione
cervicale o di IVU.
L’outcome feto-neonatale è sensibilmente differente nelle pPROM complicate da infezioni rispetto a quelle
non complicate, anche a parità di epoca gestazionale.
La stretta sorveglianza degli indici di flogosi materni e l’attenta analisi del benessere fetale rappresentano la
strategia più efficace per prolungare le gravidanze complicate da pPROM. E’quindi fondamentale valutare
con attenzione tutti i fattori di rischio per l’insorgenza di flogosi endoamniotiche, sia in relazione alle
complicanze settiche materne che alla morbilità/mortalità neonatale di questi feti, i quali, al rischio della
prematurità, sommano il rischio di possibile sofferenza cronica su base infettiva.

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CO16.2
- VALORE DELLA CERVICOMETRIA NELLE GRAVIDANZE GEMELLARI -
PAPI FEDERICA*[1], SISTI GIOVANNI[1], PASQUINI LUCIA[1], BONITO CONSUELO[1], MOLINO CECILIA[1],
DI TOMMASO MARIA ROSARIA[1]

- [1]UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI FIRENZE ~ FIRENZE

Determinare la predittività di parto prematuro nelle pazienti gemellari tra le 20 e le 32 settimane con
cervicometria <= 20mm.
Studio retrospettivo effettuato su 99 pazienti con gravidanza bigemina che hanno partorito presso l’ Azienda
Ospedaliero Universitaria Careggi tra il 1 Gennaio 2010 e il 31 Gennaio 2011. Il valore della cervicometria
considerato è stato quello più prossimo all’epoca del parto. Il gruppo di studio è composto da 28 pazienti
con cervicometria <= 20 mm e il gruppo di controllo da 71 pazienti con cervicometria > 20 mm. Criteri di
esclusione: parto prematuro iatrogeno. Il parto prematuro è stato considerato <= 28, <= 30 e <= 32
settimane. Analisi statistica:test “t Student” per le variabili continue e "Chi Quadrato" per le variabili
categoriche. E’ stata calcolata la sensibilità, la specificità, il valore positivo e negativo per la cervicometria
ridotta e parto prematuro. Un valore di p <= 0.05 è stato considerato statisticamente significativo.
L’epoca gestazionale media del parto per il gruppo di studio è stata 32,46 settimane, mentre nel gruppo di
controllo è stata 35,21 settimane (p <= 0,001). C’è stata una significativa differenza nella percentuale di nati
prematuri (<= 32 settimane) tra i 2 gruppi di studio (p = 0,01). La sensibilità, specificità, valore predittivo
positivo e negativo della cervicometria <= 20 mm nel predire il parto prematuro <= 32 settimane è stata di
60%, 77,3%, 32,1%, 91,5% rispettivamente; <= 30 settimane 63,6%, 76,1%, 25%, 93,9% rispettivamente;
<= 28 settimane 85,7%, 76% , 21,4%, 97,5% rispettivamente.
Il peso medio alla nascita del gruppo di studio è stato 1764,55 vs 2253,59 gr del gruppo di controllo (p <
0,0001); l’indice di Apgar a 1 minuto è stato 7,57 ± 1,81 nel gruppo di studio, e 8,42 ± 1,09 nel gruppo di
controllo (p = 0,005); l’indice di Apgar a 5 minuti è stato 8,35±0,99 nel gruppo di studio e 8,90 ± 0,82 nel
gruppo di controllo (p = 0,005).

Lo studio ha dimostrato che anche nelle gravidanze gemellari come nelle singole la cervicometria <= 20 mm
è un importante fattore di rischio di parto prematuro. In particolare nel 32% dei casi una cervicometria <= 20
mm si associa a parto prematuro <= 32 settimane. L’introduzione della cervicometria nella pratica clinica per
la gestione della minaccia di parto prematuro nelle gravidanze gemellari rappresenta uno strumento più
affidabile della visita ostetrica nella valutazione della cervice. Ne deriva una riduzione del numero delle
ospedalizzazioni e della durata della degenza media.

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CO16.3
- PREDITTIVITA’ DEL TEST ALLA FIBRONECTINA IN PAZIENTI TRA LA 24ESIMA E
LA 34ESIMA SETTIMANA DI GESTAZIONE CON CERVICOMETRIA <=20 MM -
TOMAIUOLO TIZIANA*[1], SPITALERI MARINA[1], LA TORRE PASQUALE[1], SISTI GIOVANNI[1], GIANNINI
REBECCA[1], DI TOMMASO MARIAROSARIA[1]

- [1]AZIENDA OSPEDALIERA UNIVERSITARIA CAREGGI ~ FIRENZE

determinare la predittività del test alla Fibronectina fetale (test fFN) in pazienti con minaccia di parto
pretermine (MPP) e cervicometria (CL) <=20 mm tra la 24^ e la 34^ settimana di gestazione.
studio retrospettivo su 69 pazienti tra la 24^ e la 34^ settimana di gestazione seguite c/o l'ambulatorio per la
MPP dell’AOU Careggi–Firenze: 34 pazienti con CL <=20 mm hanno costituito il gruppo di studio, 35
pazienti con CL >=21 e <=30 mm hanno costituito il gruppo di controllo. Ad ognuna è stata effettuato il test
fFN. Nelle pazienti che hanno eseguito più volte CL e test fFN sono stati considerati i dati raccolti all’epoca
gestazionale più prossima al parto. E’ stato calcolato il valore predittivo negativo (VPN) e la specificità (SP)
del test fFN nei due gruppi.
Nel gruppo di studio, in 2 pazienti su 34 il test fFN è risultato positivo ed entrambe hanno partorito dopo più
di 14 giorni dall’esecuzione del test. In 32 pazienti su 34 il test fFN è risultato negativo: di queste, 29
(90.63%) hanno partorito dopo almeno 14 giorni e 3 (9.37 %) hanno partorito entro 14 giorni dall’esecuzione
del test e comunque dopo 7 giorni; nello specifico: all’8°, 9°e 10° giorno. Nel gruppo di controllo, in una
paziente su 35 il test fFN è risultato positivo e tale paziente ha partorito dopo più di 14 giorni dall’esecuzione
del test. In 34 pazienti su 35 il test fFN è risultato negativo: tutte hanno partorito dopo almeno 14 giorni
dall’esecuzione del test. Il VPN relativo a un parto nei successivi 14 giorni dall’esecuzione del test fFN
eseguito per CL >=21 e <=30 mm risulta essere del 100% e la SP del 97.1%, mentre per CL <=20 mm il
VPN risulta essere del 90,6% e la SP del 93.5%. Se si considera invece un cut off temporale di 7 giorni tra
esecuzione del test fFN e parto per il gruppo di studio, il VPN è 100% e la SP al 94.1%.
lo studio se da una parte conferma che il test fFN eseguito per CL >=21 e <=30 mm ha un ottimo VPN in
relazione ai 14 giorni successivi all’esecuzione del test, dall’altra dimostra che per valori di CL <=20 mm, tale
lasso di tempo si riduce a 7 giorni. I risultati ottenuti sono estremamente importanti nella gestione della
paziente con MPP perché consentono anche per le pazienti con CL <=20mm una gestione ambulatoriale
che da una parte riduce il numero dei ricoveri e i giorni di degenza media e dall’altra soddisfa le esigenze di
maggior confort della paziente che non necessitando di ospedalizzazione, può essere gestita
ambulatorialmente mediante la programmazione di controlli con cadenza settimanale.

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CO16.4
- NUOVI STRUMENTI CLINICI NELLA GESTIONE DELLA MINACCIA DI PARTO
PRETERMINE E OTTIMIZZAZIONE DEL TRATTAMENTO CLINICO -
SPITALERI MARINA*[1], TOMAIUOLO TIZIANA[1], SCAVELLO IRENE[1], PAPI FEDERICA[1], MOLLICA
NILDE[1], DI TOMMASO MARIAROSARIA[1]

- [1]AOUCAREGGI. DIPARTIMENTO SCIENZE DELLA SALUTE DELLA DONNA E DEL BAMBINO. UNIVERSITÀ DI
FIRENZE. ~ FIRENZE

Valutare l’impatto dell’introduzione di nuovi strumenti di gestione quali cervicometria, test alla Fibronectina
fetale e ambulatorio dedicato nelle pazienti con minaccia di parto pretermine (MPP) al fine di ottimizzare la
gestione di questa patologia.
Studio retrospettivo condotto sul totale di donne che si sono ricoverate c/o Clinica Ostetrico-Ginecologica
dell’AOUCareggi–Firenze nell’anno 2004 (238) e nell’anno 2011 (274) con diagnosi di MPP in gravidanza
singola. Nei due gruppi sono stati calcolati l’incidenza del parto pretermine (PPT) spontaneo e i giorni di
degenza media in ospedale, confrontando i risultati ottenuti nei due distinti periodi. Il confronto tra i gruppi è
stato effettuato mediante chi-quadro e t-student.
Nel 2011 dei 274 ricoveri che sono stati effettuati per MPP in gravidanza singola, 101 sono esitati in PPT
(36.9%) mentre dei 238 ricoveri avvenuti nel 2004, 63 sono esitati in PPT (26.5%). Il confronto tra i due
periodi ha evidenziato per il 2011 una miglior appropriatezza nei ricoveri di pazienti che effettivamente hanno
avuto un PPT rispetto al 2004 (OR 1.62; p<0.05). Il tempo di degenza media è stato 19.4 giorni nel 2004
(minimo 0, massimo 126) mentre nel 2011 è stato 8.8 giorni (minimo 2, massimo 61). Questa differenza è
statisticamente significativa (p<0.001).
I dati dimostrano come ci sia stata una migliore appropriatezza nei ricoveri per MPP e una riduzione del
numero di giorni di degenza ospedaliera nell’anno 2011 rispetto all’anno 2004. Tale miglioramento si ritiene
che sia attribuibile all’introduzione di nuovi strumenti di gestione delle pazienti con MPP come cervicometria,
test alla Fibronectina fetale e ambulatorio dedicato. Infatti tali strumenti, largamente impiegati nel 2011, non
erano in uso nel 2004. Il dato è ancor più rilevante considerando che dal 2004 al 2011 l’incidenza del PPT è
aumentata.

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La Donna Il fascino della ginecologia moderna tra salute e sicurezza della donna: aggiornamenti e necessità

CO16.5
- OUTCOMES NEONATALI: CONFRONTO TRA LATE-PRETERM E NATI A TERMINE
-
MASTRICCI ANNA LUCIA[2], BARONE IDA[2], MECCARIELLO GABRIELLA*[2], CAZZATO LUCIA[2],
FERRARA ANTONIETTA[2], GRECO PANTALEO[2]

- [2]ISTITUTO DI OSTETRICIA E GINECOLOGIA, DIPARTIMENTO DI SCIENZE CHIRURGICHE, UNIVERSITÀ DEGLI


STUDI DI FOGGIA ~ FOGGIA

In letteratura esistono pochi dati riguardanti gli outcomes neonatali nei late-preterm (34+0-36+6
settimane).Questo studio si propone di valutare gli outcomes neonatali nei late preterm e nei nati a termine (
>37+0 settimane).
Il nostro studio è un’analisi retrospettiva degli outcomes neonatali a breve termine condotto presso l’U.O. di
Ginecologia ed Ostetricia Universitaria degli OO.RR. di Foggia tra Gennaio 2009 ed Agosto 2010. Sono
state reclutate tutte le pazienti con epoca gestazionale al momento del parto= 34+0 settimane (n.1130):
late-preterm (n.57) e nati a termine (n.1073). I principali outcomes analizzati sono: distress respiratorio
(RDS), ipoglicemia, iperbilirubinemia, anemia ed emorragia intraventricolare (IVH). L’associazione tra
outcomes ed età gestazionale alla nascita è stata determinata utilizzando X2. E’ stato considerato
statisticamente significativo un valore di p value < 0.001
Confrontati con i nati a termine, i late-preterm mostrano una maggiore incidenza di distress respiratorio
(14.04% vs 0.56%, p < 0.0001), ipoglicemia (21.05% vs 1.49%, p < 0.0001), iperbilirubinemia (31.58% vs
1.58%, p < 0.0001), anemia (3.51% vs 0.28%, p < 0.0001) ed emorragia intraventricolare (3.51% vs 0.19%,
p <0.0001).
I late-preterm mostrano un rischio aumentato di distress respiratorio (RDS), ipoglicemia, iperbilirubinemia,
anemia ed emorragia intraventricolare (IVH). Dunque, sarebbe opportuno dedicare maggiore attenzione ai
late-preterm, avendo un rischio più alto rispetto ai nati a termine.

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CO16.6
- ENCEFALOPATIA ISCHEMICA E PARALISI CEREBRALE: NUOVE PROSPETTIVE
DIAGNOSTICHE CON L’ANALISI CARDIOTOCAGRAFICA INTRAPARTUM. -
CASTALDO FILIPPO*[1], CARBONE ILMA FLORIANA[1], DI NARDO MARIA ANTONIETTA[1], ROMANO
CARMINE[1], SCALA MARIA MADDALENA[1], ANNUNZIATA MARIA LAURA[1], SCAFURI STEFANIA[1],
TAGLIAFERRI SALVATORE[1], ESPOSITO FRANCESCA GIOVANNA[1], IMPERATO OLGA CARMELA
MARIA[1], GIULIANO NATASCIA[1], BARRA VALERIA[1], IMPRODA FRANCESCO PAOLO[1], PARISI
EMANUELA[1], CAMPANILE MARTA[1], DI LIETO ANDREA[1]

- [1]DIPARTIMENTO DI SCIENZE OSTETRICO-GINECOLOGICHE, UROLOGICHE E MEDICINA DELLA


RIPRODUZIONE, UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI NAPOLI FEDERICO II - MEDICINA DELL’ETÀ PRENATALE ~
NAPOLI

L’obiettivo principale del nostro studio è stato determinare se l’analisi computerizzata di determinati
parametri cardiotocografici, in travaglio, può fornire dei mezzi per identificare preventivamente la presenza di
ipossia o di acidosi metabolica. Abbiamo studiato le variazioni intrapartum della Short Term Variability (STV)
della Fetal Heart Rate (FHR) e dell’ Entropia Approssimata (ApEn) correlandole al punteggio Apgar ed al PH
neonatale
È stato condotto uno studio, in cui sono state esaminate 60 pazienti che hanno partorito, tra Febbraio e
Dicembre 2011. Le pazienti selezionate, sono state donne, con decorso fisiologico della gravidanza, in
travaglio di parto non indotto e sottoposte a monitoraggio cardiotocografico continuo, durante il periodo
dilatante. Sono stati considerati FHR, STV ed ApEn. Dopo il parto, sono stati registrati i valori del PH
neonatale e quelli del punteggio Apgar
Il punteggio Apgar sia a 1 che a 5 minuti non ha mostrato alcuna variazione significativa tra i feti con un pH>
7,25 e i feti con pH<7,25. I feti con un pH<7,25 all’emogasanalisi sono stati 5 ed i tracciati cardiotocografici
corrispondenti hanno evidenziato una riduzione delle accelerazioni ed un aumento delle decelerazioni e
della FHR. Valutando l’andamento della FHR, STV e ApEn a partire dal periodo gestazionale fino al
travaglio, abbiamo riscontrato i seguenti risultati: a) Il valore FHR è risultato più basso nell’intrapartum che
nell’antepartum, fino alla 41 settimana; successivamente si è innalzato. Dalla 41a settimana c’è stato,
invece, l’aumento della frequenza nell’intrapartum e la riduzione nell’antepartum; b) Il valore STV è risultato
piu’ alto nell’ intrapartum che nel periodo gestazionale; c) Il valore dell’ApEn, in antepartum, ha avuto un
andamento costante a partire dalla 37a settimana fino al termine della gestazione, mentre in intrapartum, ha
avuto un picco alla 39a settimana, per poi, attestarsi a valori simili a quelli dell’antepartum, alla 41a
settimana.
Nell’ intrapartum, la STV non risulta utile nell’ identificazione dei casi di acidosi o di ipossia, non essendo
correlata al pH fetale e quindi non sembra predire un outcome neonatale negativo . L’ApEn, invece, ha avuto
valori bassi in presenza di un aumento della pCO2 e quindi potrebbe essere associata ad ipossia ed acidosi
sia metabolica che respiratoria. Abbiamo, pertanto ottenuto dati statisticamente significativi a favore della
correlazione esistente tra le declerazioni varibili, tardive e l’ApEn con il distress fetale, punteggio Apgar.

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CO16.7
- DISPLASIA SEVERA DELLE VALVOLE ATRIO-VENTRICOLARI ED ESITO FETALE
SFAVOREVOLE. -
CIPRIANI ARCANGELA RAFFAELLA*[1], CARINGELLA ANNA MARIA[1], SCARAMUZZI FRANCESCA[1],
MARRANO TERESA[1], MESSINA ANNARITA[1], DI NARO EDOARDO[1]

- [1]SCUOLA DI SPECIALIZZAZIONE IN GINECOLOGIA ED OSTETRICIA ~ BARI

OBIETTIVO: L’insufficienza severa delle valvole atrio-ventricolari (AV) è spesso associata ad esito fetale
sfavorevole come scompenso cardiaco congestizio e idrope fetale. Questo studio è stato condotto per
approfondire il significato dell’insufficienza delle valvole AV fetali.
MATERIALI E METODI: L’esame ecocardiografico fetale è stato eseguito in 633 donne gravide con feto
singolo durante la seconda metà della gravidanza per sospetta anomalia cardiaca. Il Color Doppler è stato
utilizzato per valutare la presenza o assenza di reflusso delle valvole AV. Il grado di reflusso è stato stimato
con metodo semiquantitativo come lieve, moderato o severo in base alla distanza raggiunta dal jet
retrogrado dal piano valvolare. Il Follow up neonatale o l’autopsia sono stati ottenuti in tutti i casi di
insufficienza delle valvole AV.
RISULTATI: L’ecocardiografia fetale è risultata anomala in 77 feti di cui 16 con insufficienza delle valvole AV.

Un feto con insufficienza A-V moderata è morto dopo 72 ore per una sindrome del cuore sinistro ipoplasico.
In un caso di anomalia di Ebstein la gravidanza è stata interrotta. I rimanenti casi con insufficienza severa
sono morti tra la 24 e 26 settimana di gestazione, entro 3 settimane dall’esame, per scompenso cardiaco
congestizio. In presenza di una severa insufficienza mitralica frequentemente si associava una chiusura
prematura del forame ovale. L’esame autoptico di questi feti non ha rivelato alcuna anomalia cardiaca o
extracardiaca se non la sola displasia valvolare. In caso di interessamento di entrambe le valvole AV , il
coinvolgimento del cuore destro si mostrava predominante durante l’esame doppler ma il riscontro autoptico
ha rilevato un ugual grado di displasia in entrambe le valvole.
CONCLUSIONI: La insufficienza severa sinistra e/o destra delle valvole AV, anche in assenza di
malformazioni cardiache, è associata con un alto rischio di morte endouterina fetale

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Comunicazioni Orali: Travaglio e Parto 2

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CO2.1
- RIDUZIONE DEL LIQUIDO AMNIOTICO NELLE GRAVIDANZE FISIOLOGICHE A
TERMINE: MANAGEMENT DELLA GRAVIDANZA E OUTCOME NEONATALE -
FRANCESCHETTI SILVIA*[1], SCHIAVI MICHELE CARLO[1], CANDELIERI MIRIAM[1], DE FILIPPIS
ANGELA[1], MARCOCCIA ELEONORA[1], ZANNINI ILARIA[1], ANCESCHI MAURIZIO MARCO[1]

- [1]DIPARTIMENTO DI SCIENZE GINECOLOGICO-OSTETRICHE E DI SCIENZE UROLOGICHE, POLICLINICO


UMBERTO I° ~ ROMA

Valutare la presenza di correlazione tra l’ Oligoamnios nelle gravidanze fisiologiche a termine e l’outcome
neonatale.
Studio caso-controllo eseguito su 87 pazienti con Oligoamnios (gruppo S) e su 100 pazienti di controllo
(gruppo C) afferite nel nostro Dipartimento tra Luglio 2010 e Dicembre 2011. Criteri di inclusione gruppo S:
AFI< 5° centile, gravidanza singola, fisiologica, età gestazionale tra la 39a e la 41a settimana; criteri di
esclusione: gravidanza multipla; PROM. Criteri di inclusione gruppo S: gravidanza singola, fisiologica, età
gestazionale tra la 39a e la 41a settimana, AFI nella norma; criterio di esclusione: gravidanza multipla,
PROM. Parametri materni valutati: età materna, parità, età gestazionale al ricovero e al parto, volume di
liquido amniotico, parametri flussimetrici dell’arteria ombelicale e dell’arteria cerebrale media, eventuale
stimolazione e modalità del parto. Parametri neonatali valutati: peso, indice Apgar, pH del cordone
ombelicale , permanenza in terapia intensiva neonatale, complicanze neonatali maggiori, peso placentare.
Vi è una differenza statisticamente significativa riguardante la modalità del parto ( TC 72% GRUPPO C vs
51% GRUPPO S, p<0.05), il peso alla nascita (2932gr ± 545 vs 3286gr ± 384,p<0.04), il peso placentare
(499gr ± 118 vs545gr ± 97,p<0.05), per l’indice Apgar al 1° minuto anche se si tratta di valori compresi nel
range di normalità.
Nonostante l’oligoidramnios sia correlato a riduzione del peso della nascita e dell’Apgar al 1° minuto non si
associa ad un aumento della morbidità neonatale. Questo dato anche se preliminare induce a ritenere
l’oligoidramnios a termine come una condizione parafisiologica che non dovrebbe influenzare il management
della gravidanza.

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CO2.2
- INDUZIONE AL TRAVAGLIO DI PARTO NELLE PAZIENTI PRECESARIZZATE -
ANNESSI ELEONORA*[1], PIGNATTI LUCREZIA[1], PETRELLA ELISABETTA[1], FACCHINETTI FABIO[1]

- [1]UNIVERSITÀ DI MODENA E REGGIO EMILIA, DIPARTIMENTO MATERNO-INFANTILE, U.O. DI GINECOLOGIA E


OSTETRICIA ~ MODENA

Il tasso di incidenza del taglio cesareo (TC) è drammaticamente aumentato nei paesi industrializzati nel
corso dell’ultimo decennio. Lo studio WHOGS (World Health Organization Global Survey on Maternal and
Perinatal Health), ha valutato la relazione tra TC e benessere materno-fetale. I risultati indicano un aumento
dei rischi materni associati al TC. Attualmente donne precesarizzate possono scegliere tra TC iterativo e
travaglio di prova (TOL), il cui tasso di successo è del 60-80%. La più importante complicanza del TOL dopo
un TC è la rottura d’utero. Il rischio di rottura d’utero è dello 0.7% con sutura isterotomica trasversale bassa,
rischio che sale al 2% con più di un precedente TC, isterotomia verticale, precedente rottura d’utero,
induzione al travaglio di parto/augmentation, macrosomia fetale. In tale studio abbiamo voluto valutare
l'incidenza di complicanze materno/fetali a seconda della modalità del parto.
Abbiamo valutato gli esiti di 998 donne precesarizzate che hanno successivamente affrontato il TOL o un TC
iterativo elettivo. Nessuna donna presentava controindicazioni assolute all’ammissione al TOL. Criteri di
inclusione erano: un pregresso TC con incisione isterotomica trasversale, gravidanza singola,
presentazione cefalica, epoca gestazionale superiore alle 35 settimane.
Le pazienti che hanno effettuato un TOL sono state 434 (43,5%) di cui 329 donne (75,8%) hanno partorito
spontaneamente, 105 (24,2%) sono state indotte. La percentuale di successo del travaglio di prova è
risultata del 77,3% nelle pazienti con travaglio spontaneo, rispetto alle indotte (66,0%; p=0.019). La
morbidità totale materna (trasfusioni, febbre superiore a 38°C nel puerperio, rottura d’utero, deiscenza della
sutura) è significativamente superiore nelle pazienti sottoposte a TC iterativo rispetto alle pazienti che hanno
partorito per via vaginale. L’ Apgar al 5°minuto <7 e il pH arterioso <7 non presentano differenze significative
tra i neonati nati da un parto spontaneo o indotto, mentre risultano significativamente inferiori nei nati da TC
(p=0.002).
Dai nostri dati, in accordo con la letteratura, emerge che le donne sottoposte a TC iterativo elettivo sono
maggiormente soggette a complicanze materne. L'induzione al TOL è possibilie, sicura, in un ambiente
ospedaliero in cui sia presente un'assistenza ostetrica, anestesiologica e neonatologica in grado di garantire
un'assistenza adeguata in caso di emergenza.

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CO2.3
- INDUZIONE DEL TRAVAGLIO DI PARTO: CATETERE DI FOLEY VERSUS
PROSTAGLANDINE VAGINALI -
SCARAMUZZI FRANCESCA*[1], CARINGELLA ANNA MARIA[1], CIPRIANI ARCANGELA RAFFAELLA[1],
MESSINA RITA ANNA[1], MARRANO TERESA[1], DI NARO EDOARDO[1]

- [1]II CLIN GIN OST POLICLINICO UNIVERSITARIO ~ BARI

L’induzione del parto con uso di prostaglandine vaginali è una pratica comune ma è associata a rischi e
complicanze materno- fetali anche gravi. Obiettivo del nostro studio è stato quello di proporre una tecnica
efficace e sicura per l’induzione del travaglio di parto nel più breve tempo possibile e con i minori rischi.
Abbiamo messo pertanto a confronto due tecniche per l’induzione del parto: l’uso del catetere di Foley e
l’uso del dinoprostone vaginale.
300 pazienti rispettavano i criteri di inclusione e sono state suddivise in due gruppi ognuno di 150 unità. Il
primo gruppo è stato trattato con gel di prostaglandine vaginale PGE2(Prepidil 1 mg). La dose è stata
ripetuta ogni 6 ore per un massimo di 2 applicazioni. Nel secondo gruppo le pazienti sono state trattate con
catetere di Foley 18 Gauge, insufflato con 50 ml di soluzione fisiologica posizionato oltre l’orifizio uterino
interno. L’induzione è stata considerata efficace in presenza di una variazione progressiva del punteggio di
Bishop. Tutte le pazienti sono state monitorate con cardiotocografia nei 30 minuti precedenti l’applicazione
del gel o del catetere e successivamente per almeno due ore.
L’intervallo di tempo che intercorre dalla prima somministrazione di prostaglandine al parto è sovrapponibile
al tempo intercorso tra l’inserimento del catetere di Foley ed il parto . Analogamente la percentuale di
pazienti che hanno partorito per via vaginale entro le prime 12 ore dall’induzione è sovrapponibile nei due
gruppi. Nel gruppo delle pazienti sottoposte al trattamento con catetere di Foley si è osservato un numero
maggiore di pazienti con punteggio di Bishop >7 dopo 12 ore rispetto al gruppo PGE2. Inoltre nel gruppo del
Foley la percentuale di tagli cesarei è inferiore a quella riscontrata nel gruppo del PGE2. Non si sono
osservate differenze statisticamente significative relativamente alla somministrazione di ossitocina nel
travaglio di parto e nell’outcome neonatale.
I nostri dati dimostrano che l’impiego del catetere di Foley consente l’induzione del parto in tempi più brevi
rispetto alle prostaglandine, con una minore incidenza di tagli cesarei e di complicanze.

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CO2.4
- INTERRUZIONE VOLONTARIA DI GRAVIDANZA: METODI A CONFRONTO TRA
DUE OSPEDALI UNIVERSITARI EUROPEI -
DE FILIPPIS ANGELA*[1], CANDELIERI MIRIAM[1], FRANCESCHETTI SILVIA[1], DE STEFANO MARIA
GRAZIA[1], MINOZZI MASSIMO[1], ANCESCHI MAURIZIO MARCO[1]

- [1]DIPARTIMENTO DI SCIENZE GINECOLOGICO-OSTETRICHE E DI SCIENZE UROLOGICHE, POLICLINICO


UMBERTO I ~ ROMA

Lo scopo dello studio è confrontare l’interruzione volontaria di gravidanza (IVG) del primo trimestre in due
ospedali universitari europei [A. Szent-Gyorgyi Medical Center, University of Szeged , Hungary(U.H.S.); e
Policlinico Umberto I, “Sapienza” Università di Roma(U.H.R.)]. Il confronto riguarda efficacia, tasso di
complicanze, dati epidemiologici e legislazione dei due Stati.
Questo studio retrospettivo include due gruppi: il primo di 195 donne sottoposte ad IVG presso U.H.S. tra
Febbraio 2010 e Ottobre 2011; il secondo di 197 sottoposte ad IVG presso U.H.R. tra Ottobre 2011 ed Aprile
2011. Sono stati valutati: età della paziente, nazionalità, anamnesi ostetrica, settimana di gestazione al
momento dell’interruzione, metodo utilizzato per l’IVG, complicanze.
Lo studio ha mostrato differenza statisticamente significativa tra i due gruppi circa il numero medio di
gravidanze (U.H.S. 3,00 ± 0,14 DS vs U.H.R. 2,54 ± 0,12 DS; p=0,01), la settimana di gestazione media al
momento dell’IVG (U.H.S. 8,21 ± 0,12 DS vs U.H.R. 9,00 ± 0,08 DS; p=0,0001), il numero medio di
pregresse IVG (U.H.S. 0,77 ± 0,07 DS vs U.H.R. 0,40 ± 0,05 DS; p=0,0001). Circa le complicanze abbiamo
riscontrato, in entrambi i gruppi, lo 0,5% di sanguinamento per ritenzione di materiale deciduale per cui è
stata necessaria una revisione della cavità uterina (RCU): Inoltre in U.H.S. lo 0,5% delle pazienti è stata
sottoposta a terapia antibiotica per la comparsa di dolore pelvico associato a segni di flogosi.
Le metodiche utilizzate sono state: in U.H.S. Dilatazione+Curettage 22%, Laminaria(Dilapan)+Curettage
25%, Dilatazione+Isterosuzione+Curettage 27%, Laminaria(Dilapan)+Isterosuzione+Curettage 27%; in
U.H.R. Dilatazione+Isterosuzione(Metodo Karman) 96,45%, Dilatazione+Isterosuzione+Curettage 3,55%.

I minori tempi burocratici e la mancata regolamentazione circa l’obiezione di coscienza, rende l’accesso al
servizio di IVG più rapido e semplice nel centro U.H.S. Tutti i metodi utilizzati per l’IVG nei due gruppi sono
risultati sicuri ed efficaci. In U.H.S. la guida ecografica intra e post-operatoria e la profilassi antibiotica è
riservata a casi selezionati, mentre tutte le pazienti vengono sottoposte a curettage; invece in U.H.R. la
curettage è limitata al 3,55% dei casi, mentre tutti gli interventi vengono eseguiti previa profilassi antibiotica,
sotto guida ecografia intra e post-operatoria. Data l’incidenza di infezioni in U.H.S. l’antibiotico profilassi
dovrebbe essere eseguita di routine. Infine, l’utilizzo di Laminaria vs Dilatazione meccanica comporta un
tempo di degenza maggiore.

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CO2.5
- LA CARDIOTOCOGRAFIA COMPUTERIZZATA NELLE GRAVIDANZE DIABETICHE:
RELAZIONE TRA LA SHORT TERM VARIABILITY E L’OUTCOME NEONATALE -
ANNUNZIATA MARIA LAURA*[1], CARBONE ILMA FLORIANA[1], DI NARDO MARIA ANTONIETTA[1],
CASTALDO FILIPPO[1], ROMANO CARMINE[1], SCALA MARIAMADDALENA[1], TAGLIAFERRI
SALVATORE[1], PARISI EMANUELA[1], IMPERATO OLGA CARMELA MARIA[1], ESPOSITO FRANCESCA
GIOVANNA[1], GIULIANO NATASCIA[1], IMPRODA FRANCESCO PAOLO[1], MARTA CAMPANILE[1], DI
LIETO ANDREA[1]

- [1]UNIVERSITA' DI NAPOLI FEDERICO II DIPARTIMENTO DI SCIENZE OSTETRICO-GINECOLOGICHE E DELLA


MEDICINA DELLA RIPRODUZIONE ~ NAPOLI

valutare il rapporto tra i parametri ottenuti mediante cardiotocografia computerizzata, Short Term Variability
(STV) ed Entropia approssimata (ApEn), le caratteristiche cliniche ed ecografiche della popolazione materna
e gli esiti perinatali.
è stato condotto uno studio osservazionale su 232 gravide, 96 con diabete gestazionale (D.G.) e 136 con
diabete pregravidico (D.P.). I criteri di inclusione sono: gravidanza singola tra 31 e 41 settimane; disponibilità
di dati materni clinici, ecografici, cardiotocografici e flussimetrici, e dei dati perinatali. L’analisi statistica è
stata eseguita mediante l’uso del Test esatto di Fisher ( p <0.05). i risultati finali sono state ulteriormente
analizzati in base alla specificità e sensibilità e mediante Curve ROC.
l’ipertensione materna è presente in 16 casi nel D.G. (16.6%) e in 18 casi (13.2%) nel D.P.; la flussimetria
dell’arteria ombelicale è alterata solo nel D.G. e solo in un caso (1.04%); la quantità di liquido amniotico è
alterata in 94 casi, 31 nel D.G. e 63 nel D.P., comprendendo 10 casi di oligoidramnios, 4 (4.2%) nel D.G. e 6
(4.41%) nel D.P., e 84 casi di polidramnios, 27 (28.1%) nel D.G. e 57 (41.9%) nel D.P. I bambini
macrosomici sono 10 (10.4%) nel gruppo D.G. e 30 (22%) nel D.P.; quelli piccoli per l’epoca gestazionale
sono 2 (2.1%) nel D.G. e 5 (3.7%) nel D.P., quelli con punteggio Apgar a 5 minuti <7 sono 10 (10.4%) nel
D.G. e 3 (2.2%) nel D.P.; il ricovero in TIN è stato necessario per 11 bambini (11.5%) nel D.G e per 5 (3.7%)
nel D.P. Nel D.G. una correlazione statisticamente significativa è risultata tra le alterazioni nella quantità di
liquido amniotico e la STV =5°pc e =75° pc., mentre valori di STV intermedi (10°-75°pc) hanno correlato in
maniera statisticamente significativa con il punteggio Apgar a 5 minuti <7. Nel D.P. la STV =5°pc ha
correlato con le alterazioni del liquido amniotico e la STV=75° pc con la macrosomia fetale; il numero di
bambini assistiti in TIN correla invece con una STV =5°pc e con STV compresa tra 10° e 75° pc. L’analisi
ROC conferma che il miglior compromesso tra sensibilità e specificità è presente nella relazione tra STV
=5° pc e alterazioni di liquido amniotico nel gruppo D.P.
la STV si delinea come uno strumento aggiuntivo alla valutazione clinica utile per confermare la presenza di
condizioni materne a rischio e predire condizioni neonatali patologiche.

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CO2.6
- DETERMINAZIONE DEL CUT-OFF PER I PARAMETRI DELLA
CARDIOTOCOGRAFIA COMPUTERIZZATA NEL MONITORAGGIO DEI FETI AD ALTO
RISCHIO -
ROMANO CARMINE*[1], CARBONE ILMA FLORIANA[1], DI NARDO MARIA ANTONIETTA[1], CASTALDO
FILIPPO[1], SCALA MARIAMADDALENA[1], ANNUNZIATA MARIA LAURA[1], TAGLIAFERRI SALVATORE[1],
IMPERATO OLGA CARMELA MARIA[1], ESPOSITO FRANCESCA GIOVANNA[1], GIULIANO NATASCIA[1],
IMPRODA FRANCESCO PAOLO[1], PARISI EMANUELA[1], CAMPANILE MARTA[1], DI LIETO ANDREA[1]

- [1]DIPARTIMENTO DI SCIENZE OSTETRICO-GINECOLOGICHE UROLOGICHE E MEDICINA DELLA


RIPRODUZIONE, UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI NAPOLI FEDERICO II. U.O.C. DI MEDICINA DELL’ETÀ
PRENATALE. ~ NAPOLI

Nella moderna medicina dell’età prenatale la cardiotocografia computerizzata costituisce un pilastro portante
per la valutazione del benessere fetale peripartale perché l’analisi computerizzata (cCTG) consente
un’interpretazione più obiettiva e riproducibile rispetto a quella convenzionale. In feti con ritardo di crescita
(IUGR) l’insorgenza di uno stato di distress fetale è valutabile sia attraverso la velocimetria Doppler
dell’arteria ombelicale sia tramite la cCTG mediante, lo studio dei parametri derivanti dall’analisi standard
(FHR e STV) e dall’analisi spettrale (ApEn) analizzati dal 2CTG2.
Scopo del nostro studio è stato quello di valutare, in relazione alla flussimetria Doppler, l’andamento della
Short Term Variability (STV) e dell’ Entropia Approssimata (ApEn) al fine di individuare per questi ultimi i cut-
off che possano indirizzare correttamente il management del parto in gravidanze a rischio con feti IUGR.

Sono stati analizzati i segnali registrati tramite il nostro Sistema Software 2CTG2 SEA per un periodo di 40
minuti in 60 donne con feti IUGR tra la 28esima e 36esima settimana afferenti al Servizio di
Telecardiotocografia e Telemedicina Prenatale dell’Università degli Studi di Napoli Federico II. Le donne
sono state divise in due gruppi: Gruppo 1 con presenza di alterazioni alla flussimetria Doppler (assenza di
flusso in diastole o reverse flow in diastole nell’arteria ombelicale, assenza di onda a nel dotto venoso);
Gruppo 2 con assenza di alterazioni flussimetriche; per entrambi i gruppi sono stati analizzati la STV e
l’ApEn.

Abbiamo effettuato nei due gruppi un test ?2 per valutare l’esistenza di una correlazione statisticamente
significativa tra flussimetria Doppler e STV e ApEn, con cut-off rispettivamente di 3,0 bt/min e 0,90.
L’associazione è risultata statisticamente significativa sia per la STV che per l’ApEn con un ?2 di 4,34 e
41,94 rispettivamente (valore critico 3,84 per p = 0,05).
I risultati preliminari del nostro studio mostrano che per la STV è possibile individuare un cut-off di 3,0 al di
sotto del quale si dovrebbe considerare l’espletamento del parto, rispetto al cut-off di 4,50 individuato da
Dawes-Redman; con una sensibilità del 73% ed una specificità del 57%. Per l’ApEn abbiamo individuato un
valore soglia con sensibilità del 96 % e specificità del 87%, in maniera tale da creare un indice di riferimento
ulteriore nell’ utilizzazione di quest’ultima come indicatore di benessere fetale nel corretto managment del
timing del parto dei feti IUGR.

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CO2.7
- 2000-2010 : PROGETTO EUROPEO DI TELEMEDICINA IN CTG, ATTUALITÀ E
PROSPETTIVE -
ESPOSITO FRANCESCA GIOVANNA*[1], CARBONE ILMA FLORIANA[1], DI NARDO MARIA
ANTONIETTA[1], CASTALDO FILIPPO[1], ROMANO CARMINE[1], SCALA MARIAMADDALENA[1],
ANNUNZIATA MARIA LAURA[1], TAGLIAFERRI SALVATORE[1], IMPERATO OLGA CARMELA MARIA[1],
GIULIANO NATASCIA[1], BARRA VALERIA[1], PARISI EMANUELA[1], CAMPANILE MARTA[1], DI LIETO
ANDREA[1]

- [1]DIPARTIMENTO DI SCIENZE OSTETRICO-GINECOLOGICHE UROLOGICHE E MEDICINA DELLA


RIPRODUZIONE, UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI NAPOLI FEDERICO II. U.O.C. DI MEDICINA DELL’ETÀ
PRENATALE. ~ NAPOLI

Dal 2000 presso il Dipartimento di Scienze Ostetrico-ginecologiche, Urologiche e Medicina della


Riproduzione dell’Università degli Studi di Napoli “Federico II” è attivo il progetto TOCOMAT: un sistema di
Telecardiotocografia computerizzata che ha permesso di fornire nell’ultimo decennio un’assistenza
specialistica a sette Unità periferiche ubicate in Campania. Recentemente tale progetto si è arricchito con la
nascita nel 2011 di una collaborazione con l'Università di Salerno e con il primo collegamento
intercontinentale (Perù). Obiettivo del nostro studio è valutare i benefici apportati dall’introduzione della
Telemedicina prenatale nella gestione delle gravide nel territorio analizzando, l’impatto di tale tecnologia
sulla qualità dell’offerta sanitaria e sul rapporto costi/benefici.
Da ottobre 2000 a dicembre 2010 presso il servizio di Cardiotocografia e Telemedicina dell’ U.O.C. di
Medicina dell’Età Prenatale sono state monitorate 5250 gravide. Ogni unità remota è stata dotata di un
cardiotocografo in grado di registrare i tracciati cardiotocografici ed inviarli via modem, insieme ai dati
anagrafici delle pazienti e alle principali informazioni anamnestiche, alla Centrale Operativa. Dopo la
visualizzazione e la successiva memorizzazione del tracciato e delle informazioni relative alla gestante,
viene attuata un’analisi computerizzata del tracciato mediante il sistema 2CTG2. Infine il referto viene inviato
all’unità periferica via e-mail
Sono stati registrati 11.326 tracciati in antepartum di cui il 4,3% è risultato patologico, il 23,2% non
rassicurante e il 72,5% rassicurante. L’87,5% delle gravide ha avuto un parto a termine, mentre il 13,5%
pretermine. Il 45% delle gravide ha effettuato il taglio cesareo ed il 55% il parto spontaneo.
Grazie alla Telemedicina prenatale si è assistito a un graduale decentramento della sorveglianza ostetrica
con conseguente miglioramento della qualità di vita di gestanti e neonati, a una diminuzione del numero di
tagli cesarei e ad una razionalizzazione della spesa sanitaria. La diffusione della Telecardiotocografia
computerizzata permette un aumento delle competenze del personale delle unità periferiche e ad una
riduzione di errori nell’interpretazione dei tracciati. Infine tramite un’attività di Teledidattica e di e-learning, vi
è una condivisione di esperienze e competenze che permette un continuo aggiornamento professionale.
L’attuale elaborazione di una panciera elettronica ci permetterà di eseguire la cardiotocografia anche a
domicilio.

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La Donna Il fascino della ginecologia moderna tra salute e sicurezza della donna: aggiornamenti e necessità

Comunicazioni Orali: Medicina Materno-Fetale 1

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La Donna Il fascino della ginecologia moderna tra salute e sicurezza della donna: aggiornamenti e necessità

CO3.1
- INQUINAMENTO AMBIENTALE E SALUTE RIPRODUTTIVA -
MARRA MARIA LUISA*[1], VISCONTI FEDERICA[1], PALATUCCI VALERIA[1], PASCALE RENATO[1],
D'ALESSANDRO PIETRO[2], GUIDA MAURIZIO[1], ZULLO FULVIO[1]

- [1]DIPARTIMENTO DELLA DONNA,UNITÀ OPERATIVA DI GINECOLOGIA ED OSTETRICIA ,FACOLTÀ DI


MEDICINA E CHIRURGIA ~ SALERNO - [2]DIPARTIMENTO DI OSTETRICIA E GINECOLOGIA,FACOLTÀ DI
MEDICINA E CHIRURGIA,,2UNIVERSITÀ DEGLI STUDI “MAGNA GRAECIA”DI CATANZARO ~ CATANZARO

Lo studio si propone di verificare le ripercussioni dell’inquinamento ambientale sulla riproduzione umana in


Campania e in particolare,la correlazione con le malformazioni congenite.
Lo studio si avvale di un’analisi clinico-epidemiologica su un campione di donne,cui è distribuito
preliminarmente un questionario relativo alle abitudini di vita,condizioni socio-ambientali e di residenza e
mediante l’esecuzione di ecografie.Su tale campione si procede ad un’analisi tossicologica e genetica.La
prima consiste nella valutazione della concentrazione e di specifici congeneri di PCB(Policlorobifenili) nel
siero.I campioni ematici sono suddivisi in 4 gruppi ciascuno comprende donne gravide di età tra i 20 e i 35
anni.Il 1°,il 2°e il 3°gruppo comprendono donne gravide con feti malformati,residenti rispettivamente,in una
zona a rischio,in una zona limitrofa e fuori dalla Campania.Il 4° gruppo comprende donne gravide con feti
sani e non residenti in Campania.Il sangue prelevato è centrifugato e trasferito in una nuova
provetta,etichettata con un codice identificante madre e bambino.I campioni sono congelati e conservati a -
30 °C fino all’analisi.Per ognuno di essi è analizzata la presenza di 12 congeneri di PCB mentre 2 sono
utilizzati come standard interni.Infine si effettua la gascromatografia con successiva spettrometria di
massa.La seconda si esegue sugli stessi campioni,suddivisi nei medesimi 4 gruppi,procedendo alla
valutazione dei profili di miRNAs e loro eventuale disregolazione,comparando i dati ottenuti con quello degli
inquinanti presenti nel siero delle gestanti.Il sangue materno, prelevato in una provetta con EDTA ,è
conservato a -80°.Si procede all’estrazione dei miRNA ,alla marcatura e all’ibridizzazione su microArray
chips contenenti le sonde per tutti i miRNAs umani finora noti.
L’analisi epidemiologica deve fornire informazioni sull’aumento o meno di anomalie fetali nella popolazione
a rischio rispetto alle medie regionali nazionali.Le analisi di laboratorio sono volte ad individuare un valore
soglia di riferimento di Pcb nelle donne a rischio rispetto a quelle non a rischio.L’analisi genetica individua
nelle stesse donne, ove presenti,profili di espressione di miRNA correlati all’inquinamento da Pcb.
Verificare la sussistenza di un’associazione tra livelli di Pcb ed anomalie fetali, ed estrapolare un valore
limite della concentrazione di specifici congeneri, offre la possibilità di individuare un fattore prognostico per
anomalie fetali.Lo stesso risultato può essere perseguito con l’individuazione dell’espressione di profili di
miRNAs.

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La Donna Il fascino della ginecologia moderna tra salute e sicurezza della donna: aggiornamenti e necessità

CO3.2
- IMPATTO DELL’ETA’ MATERNA SUGLI OUTCOMES OSTETRICI E PERINEALI -
DI DEDDA MARIA CARMELA*[1], MAURI SILVIA[1], LAZZARINI CHIARA[1], MARCHITELLI GIULIA[1],
PIAZZA NICOLETTA[1], BOLIS PIERFRANCESCO[1]

- [1]UNIVERSITA' DEGLI STUDI DELL'INSUBRIA ~ VARESE

Negli ultimi decenni si è assistito a unatendenza a posticipare la prima gravidanza oltre i 35-40 anni. Scopo
del nostro studio è valutare l’impatto dell’età materna su gravidanza, travaglio-parto e puerperio
Studio prospettico condotto su 726 primigravide consecutive che hanno partorito tra il 1 marzo e il 31 luglio
2011 presso la Clinica Ostetrica e Ginecologica dell’Università dell’Insubria di Varese.Si è cercata
correlazione fra l’età maternae numerose variabili legate alla gravidanza, al travaglio di parto, al parto e al
puerperio con particolare attenzione agli esiti perineali immediati e a distanza. Abbiamo definito come
gravidanze a rischio quelle con comparsa di patologia ipertensiva, diabete gestazionale, IUGR, oligo-
polidramnios, pPROM.
Le pazienti sono state suddivise in quattro gruppi in base all’età: pazienti < 30 anni (gruppo di controllo), tra
30-34 anni, tra 35-39 anni e =40 anni.

L’età media al parto è stata 31,3 anni (18-44).La popolazione inclusa era per età distribuita come Fig.1.Le
gravidanze spontanee sono state n=683 (94.2%),quelle insorte mediante tecniche di PMA n=41(5.8%). Il
ricorso a tecniche di PMA risulta significativamente più frequente già nelle pazienti di età = 35 anni
(p<0.0001).Con l’aumentare dell’età materna si assiste a un significativo aumento dell’incidenza di
gravidanze a rischio Fig.2. La patologia che più si è correlata con l’età materna è la patologia ipertensiva
(p=0.002 in donne >35 anni).Il rischio d’induzione aumenta significativamente oltre i40 anni con un RR
dell’1.69(p=0.003)Fig.3. Durata media del periodo dilatante edel periodo espulsivo,utilizzo di ossitocina,entità
delle perdite ematiche al parto, lacerazioni spontanee, episiotomia, modalità di secondamento e ritenzione
urinaria nel post partum sono risultati sovrapponibili nei 4 gruppi. Le tabelle e il grafico seguente mostrano
rispettivamente le modalità del parto (Fig.4)in relazione all’età materna e il RR di Taglio cesareo Fig.5. Nelle
donne>40 anni si è avuta un’incidenza maggiore di parto prematuro (p 0.001, RR 6.4), con un Apgar al 5’
significativamente inferiore in questo gruppo di donne (p 0.003). A 2 mesi dal parto le donne > 40 anni hanno
maggiore incidenza di incontinenza urinaria da sforzo (SUI) (p 0.002)

Il nostro studio mostra che le primigravide con età >40 anni hanno un rischio aumentato di sviluppare una
gravidanza a rischio (patologia ipertensiva),di avere un parto pretermine,di esitare in un’induzioneo un taglio
cesareo,di sviluppare SUI

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CO3.3
- ETA’ MATERNA AVANZATA E OUTCOME DELLA GRAVIDANZA -
PICARDO ELISA*[1], CANUTO EMILIE MARION[1], CAMPOLO FEDERICA[1], LANZO GABRIELE[1],
GIBBONE ELENA[1], POLAROLO GIULIA[1], MAROZIO LUCA[1], BENEDETTO CHIARA[1]

- [1]DIPARTIMENTO DI DISCIPLINE GINECOLOGICHE E OSTETRICHE ~ TORINO

Le gravidanze in donne di età superiore ai 40 anni sono in netto aumento nei paesi occidentali. Lo scopo del
nostro studio è di valutare gli outcome della gravidanza in donne di età maggiore o uguale a 45 anni.
Nel periodo compreso tra Gennaio 2004 e Dicembre 2010 abbiamo effettuato uno studio caso-controllo per
confrontare i risultati di gravidanze singole in pazienti di età >45 anni con i risultati di tre gruppi di controllo
composti da donne di età compresa tra i 20-29 anni, 30-39 e 40-44 anni.
Durante il periodo di studio hanno partorito, nel nostro centro, 58.744 donne e 179 di queste donne erano di
età > 45 anni. 80 di queste (44,7%) erano nullipare. Il peso medio alla nascita dei bambini del gruppo di
studio è risultato inferiore a quello dei controlli. L'epoca gestazionale al parto era significativamente più
bassa tra i casi, sia nelle nullipare (37,75 ± 2,34DS) sia nelle pluripare (37,58 ± 2,8DS). Le donne di età >45
anni hanno avuto un rischio maggiore di taglio cesareo rispetto al gruppo di controllo delle donne dai 20 ai
29 anni (p<0,005 OR 11,24). La frequenza di diabete gestazionale(11,73% vs 2,79% per 20-29, p< 0,005
OR 4,63); di disordini ipertensivi (13,96% vs 5,02% per 20 -29 e 30-39, p = 0,005 OR 3,07) e di parto
pretermine < 34 settimane di gestazione (per 20 -29, p < 0,005 OR 2,24), sono risultati maggiori nel gruppo
di studio se confrontati con il gruppo di controllo specificato.
La gravidanza in età materna avanzata è associata ad un aumentato rischio materno- fetale, specialmente
per le nullipare. Nonostante la morbilità materna sia risultata maggiore nelle donne di età avanzata, gli
outcome globali neonatali non sembrano essere influenzati dall’età materna.

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La Donna Il fascino della ginecologia moderna tra salute e sicurezza della donna: aggiornamenti e necessità

CO3.4
- CONTRIBUTO DEL METODO DI CONCEPIMENTO SULLA GRAVIDANZA:
SCREENING PROSPETTICO A 11-13 SETTIMANE -
CARBONE ILMA FLORIANA*[1], DI NARDO MARIA ANTONIETTA[1], CASTALDO FILIPPO[1], ROMANO
CARMINE[1], ANNUNZIATA LAURA[1], SCALA MARIA MADDALENA[1], ESPOSITO FRANCESCA
GIOVANNA[1], IMPERATO OLGA C.M.[1], GIULIANO NATASCIA[1], IMPRODA FRANCESCO[1],
TAGLIAFERRI SALVATORE[1], DI LIETO ANDREA[1]

- [1]DIPARTIMENTO DI SCIENZE OSTETRICO-GINECOLOGICHE UROLOGICHE E MEDICINA DELLA


RIPRODUZIONE ~ NAPOLI

Esaminare l'effetto del metodo di concepimento sull'esito della gravidanza dopo lo screening a 11-13
settimane
Studio di screening prospettico per esiti avversi ostetrici nelle donne con gravidanze singole e feto vivo
senza malformazioni evidenti a 11+ 0-13+ 6 settimane. Il metodo di concepimento è stato classificato come
a) spontaneo; b) secondario a fecondazione in vitro (IVF); c) assistito con farmaci per l’ induzione
dell'ovulazione (OI) senza fecondazione in vitro. Lo studio è stato condotto presso il Dipartimento di Scienze
Ostetrico-Ginecologiche Urologiche e Medicina della Riproduzione e dell’Università Federico II di Napoli in
un arco temporale di 18 mesi.
E’ stata effettuata l'analisi di regressione per esaminare l'associazione tra il metodo di concepimento e l'esito
della gravidanza dopo aggiustamento per le caratteristiche materne.

Nella popolazione di studio di 597 gravidanze, il concepimento è stato spontaneo in 579 casi (96,9%),
conseguente ad IVF in 8 (1,5%) e secondario a OI in 9 (1,6%). In gravidanze ottenute con tecniche di
fecondazione assistita (ART), rispetto ai concepimenti naturali, è stato riscontrato un alto rischio di morte
fetale, preeclampsia, ipertensione gestazionale, idiabete mellito gestazionale, la nascita di feti piccoli per
l'epoca gestazionale (SGA) neonati e taglio cesareo. Tuttavia, l'analisi di regressione multipla ha mostrato
che dopo aver preso in considerazione le caratteristiche materne l'unico contributo significativo della
fecondazione in vitro sono stati per la pre-eclampsia, il taglio cesareo elettivo e il contributo di OI erano per
aborto spontaneo, parto prematuro spontaneo pretermine e SGA.
Il concepimento secondario ad IVF e OI è associato ad aumentato rischio di esiti negativi della gravidanza

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CO3.5
- OUTCOME MATERNO-FETALE IN GRAVIDANZE DA IVF CON DONAZIONE
OVOCITARIA E OMOLOGA -
SIMEONE SERENA*[1], OTTANELLI SERENA[1], RAMBALDI MARIANNA PINA[1], SERENA CATERINA[1],
MELLO GIORGIO[1], MECACCI FEDERICO[1]

- [1]AOU CAREGGI ~ FIRENZE

La fecondazione eterologa con donazione ovocitaria potrebbe costituire un fattore di rischio per complicanze
legate alla gravidanza. Il presente studio si propone di comparare l'outcome di gravidanze da fecondazione
in vitro (IVF) con ovociti omologhi con quello di gravidanze da donazione ovocitaria.
Il campione include 65 gravidanze da donazione ovocitaria e 71 gravidanze da IVF omologa in donne di
età>35 anni, afferite presso il nostro centro tra il 2009 e il 2011. Gli outcome considerati sono: peso fetale
alla nascita, incidenza di parto prima della 34a settimana, preeclampsia grave/HELLP, ritardo di crescita
intrauterino (IUGR), diabete gestazionale, taglio cesareo, gravi complicanze postpartum, necessità di terapia
intensiva neonatale e Apgar score<7.
Tredici gravidanze da ovodonazione sono state escluse per aborto spontaneo nel primo trimestre,
gravidanza extrauterina o incompletezza dei dati. Le restanti 52 sono state confrontate con il gruppo delle
gravidanze da IVF omologa (n=71). I gruppi sono risultati omogenei per età, BMI, parità e gemellarità.
L'incidenza di preeclampsia grave è risultata significativamente maggiore nel gruppo da donazione
ovocitaria, inclusi 3 casi prima della 24a settimana (27% vs 5,6%, p=0,0024 OR=6,17); anche confrontando
tra loro le sole gravidanze singole, la significatività del dato è conservata (16,7 vs 1,9%; p=0,02, OR=9). Il
peso medio fetale alla nascita è risultato inferiore nel gruppo da donazione ovocitaria (p=0,0497), ma non
escludendo dal campione le gravidanze gemellari (p=0,4). Due gravidanze del gruppo da donazione
ovocitaria sono andate incontro ad interruzione secondo la legge n.194/78 per grave pericolo di vita
materna, legato a preeclampsia severa e precoce. Nello stesso gruppo, è stata inoltre osservata
un’aumentata incidenza di taglio cesareo (p=0,000001; OR 8,27) ed emorragia postpartum con risoluzione di
tipo demolitivo (2 vs 0). Gli altri parametri considerati non hanno mostrato differenze statisticamente
significative.
Indipendentemente dall'età, la gravidanza da IVF con donazione ovocitaria costituisce un fattore di rischio
critico di morbidità materna, in particolare per complicanze placenta-mediate.

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CO3.6
- PARTO VAGINALE ED INCONTINENZA URINARIA A LUNGO TERMINE: ANALISI
DEI FATTORI PREDITTIVI INDIPENDENTI -
POSSAVINO FEDERICA LINDA *[1], ALLAIS ILARIA[1], PRETI MARIO[1], BENEDETTO CHIARA[1]

- [1]GINECOLOGIA E OSTETRICIA I, S.C.D.U., AS OIRM-S. ANNA ~ TORINO

Analizzare i fattori di rischio clinici ed ostetrici predittivi di incontinenza urinaria persistente a tre mesi dal
parto
Sono state reclutate per lo studio tutte le donne che hanno partorito presso la Struttura complessa di
Ginecologia ed Ostetricia 1 dell’Università di Torino dal luglio del 2007 al dicembre 2008 (1712 soggetti)
escluse le pazienti sottoposte a taglio cesareo, parti strumentali (forcipe/ventosa), parti pretermine,
gravidanze gemellari, o affette da diabete, malattie urologiche e neurologiche. Alla dimissione sono stati
registrati i dati relativi alla paziente (anamnesi personale ed ostetrica, modalità e dinamica del parto e del
secondamento e presenza di incontinenza) ed al neonato (sesso, peso e biometria). Tre mesi dopo il parto
sono state eseguite interviste telefoniche (1410 risposte) relative alla continenza. Dopo due anni da questa
intervista sono state richiamate tutte le pazienti risultate incontinenti al termine del primo trimestre di
puerperio.
I risultati sono stati inseriti nel database di Excel® e rielaborati mediante SPSS®.

l’analisi statistica univariata ha evidenziato:


1) la significatività di alcune variabili già note in letteratura (Peso neonatale, età della paziente, tipo di parto,
numero delle gravidanze precedenti a termine, lacerazioni ed interventi perineali)
2) la significatività di altre variabili non segnalate in altri studi scientifici (durata del periodo dilatante, la
perdita ematica nel post partum, lunghezza fetale)
3) Variabili non significative (durata del periodo espulsivo, circonferenza cranica neonatale)
I risultati dell’analisi multivariata confermano tuttavia la presenza di significatività statistica solamente per
età, peso neonatale e durata del periodo dilatante, spiegando le altre variabili come confondenti.

da questo studio si deduce che pazienti con età maggiore di 35 anni, con neonati di peso superiore a 3800gr
e con un periodo dilatante maggiore di 6 ore hanno circa 8 volte la probabilità di sviluppare incontinenza
urinaria rispetto a pazienti senza questi fattori di rischio e pertanto beneficiano in prima istanza di un
percorso terapeutico-riabilitativo per la correzione non chirurgica dell’incontinenza.

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CO3.7
- INFLUENZA DI UN CORRETTO REGIME ALIMENTARE E STILE DI VITA IN
GRAVIDE CON BMI PREGRAVIDICO > 25 KG/M2 -
PIGNATTI LUCREZIA*[1], ANNESSI ELEONORA[1], PETRELLA ELISABETTA[1], FACCHINETTI FABIO[1]

- [1]UNIVERSITÀ DI MODENA E REGGIO EMILIA, DIPARTIMENTO MATERNO-INFANTILE, U.O. DI GINECOLOGIA E


OSTETRICIA ~ MODENA

Negli ultimi decenni si è assistito ad un significativo incremento dell’obesità, anche in gravidanza, con un
aumentato rischio di disordini ipertensivi e diabete gestazionale (DG). Una corretta alimentazione è
indispensabile per un buon esito della gravidanza e la dietoterapia costituisce il punto di partenza del
trattamento del DG. La restrizione calorica, se non associata ad esercizio fisico, induce una riduzione
marcata del dispendio energetico e perdita di massa magra. È quindi fondamentale associare ad un
controllo calorico e modificazioni delle abitudini alimentari, un programma di attività fisica regolare. Scopo
dello studio è valutare l’effetto di un programma di educazione alimentare e di esercizio fisico in donne con
BMI pregravidico = 25 kg/m2.
Sono state arruolate 48 donne (criteri di inclusione: BMI = 25, età tra 24 e 45 anni, età gestazionale tra la 10°
-14° settimana), randomizzate in 2 gruppi, sperimentale (27 donne alle quali è stato consegnato un
programma alimentare e motorio) e di controllo (13 donne a cui non è stato consegnato alcun programma).
A tutte le donne è stato chiesto di compilare un Food Frequency Questionnaire (FFQ). Durante la gravidanza
sono stati effettuati 4 controlli (a 16-18, 20-22, 26-28, 35-36 settimane), con valutazione dell’incremento
ponderale e delle variazioni di composizione corporea attraverso bioimpedenziometro. Tra la 24° e la
26°settimana le donne si sono sottoposte ad un OGTT.
Dalle misurazioni effettuate tramite bioimpedenziometria, nel gruppo sperimentale è emerso un aumento
della massa magra (p=0.02), dell’acqua corporea (p=0.02) e del metabolismo basale (p=0.006). Attraverso
l’elaborazione del FFQ si è riscontrato un significativo cambiamento nelle abitudini alimentari delle pazienti
tra la prima visita e l’ultimo controllo. Sono risultate positive all’OGTT 4 donne del gruppo sperimentale e 7
donne del gruppo di controllo. La glicemia al 120’ risulta significativamente inferiore nel gruppo sperimentale
rispetto ai controlli (p=0.05).
L’educazione alimentare e comportamentale della gravida con BMI pregravidico superiore alla norma induce
un importate miglioramento dello stile di vita che si riflette sia sulle abitudini alimentari che sull’attività fisica.
Inoltre si assiste ad un importante e clinicamente significativo miglioramento della tolleranza glucidica. Dai
nostri dati emerge che un corretto stile di vita, fin dalle prime fasi della gravidanza, sarebbe in grado di
migliorare la tolleranza glucidica in pazienti a rischio per DG.

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Comunicazioni Orali: Medicina della Riproduzione

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CO4.1
- NATALITÀ POST-SISMA: DOMINANZA DEL SESSO FEMMINILE -
COLAGRANDE ILARIA*[1], PATACCHIOLA FELICE[2], D'ALFONSO ANGELA[1], D'ALESSANDRO GIADA[1],
CARTA GASPARE[1]

- [1]CLINICA OSTETRICA GINECOLOGICA OSPEDALE SAN SALVATORE ~ L'AQUILA - [2]


DIPARTIMENTO DI
SCIENZE DELLA SALUTE, UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI L'AQUILA ~ L'AQUILA

Nella specie umana il rapporto tra maschi e femmine alla nascita, ovvero la Secondary Sex Ratio (SSR),
non è di 50:50 ma appare sbilanciato a favore del sesso maschile attestandosi intorno ad un valore di circa
1,07. Ciò lascia presupporre che esistano dei fattori implicati nella modulazione di tale rapporto: tra questi lo
stress, in particolare, sembrerebbe comportare una riduzione dei nati di sesso maschile. I terremoti, così
come altre catastrofi, costituiscono un’importante causa di stress acuto. Scopo di questo studio è stato
valutare gli effetti del sisma verificatosi a L’Aquila il 6 Aprile 2009 sulla SSR alla nascita.
Partendo dal presupposto che i primi bambini concepiti dopo il 6 Aprile 2009 sarebbero nati nel Gennaio
2010 e volendo mettere a confronto le nascite avvenute presso l’Ospedale San Salvatore di L’Aquila prima e
dopo il terremoto, abbiamo deciso di studiare e comparare la SSR dei primi sei mesi del 2010 con quella
della stessa finestra temporale del 2008. A tal scopo abbiamo utilizzato i registri di sala parto del reparto di
Clinica Ostetrica e Ginecologica degli anni 2008 e 2010. L’analisi statistica dei dati è stata effettuata con il
chi-quadrato test ed il test esatto di Fisher quando necessario.
Nove mesi dopo il terremoto si è registrata un’ importante riduzione della SSR alla nascita: Gennaio 2010 vs
Gennaio 2008 = 0,62 vs 0,96 (P = 0,23); anche considerando complessivamente il primo trimestre (Gennaio
– Febbraio – Marzo) del 2010 e comparandolo con quello del 2008 si è osservato un decremento della SSR:
0,82 vs 1,11 (P = 0,13). Mettendo a confronto il primo con il secondo trimestre 2010 si evidenzia un
decremento statisticamente significativo della SSR nei primi tre mesi (0,82 vs 1,27) (P = 0,0313).
I nostri dati suggeriscono la possibilità che uno stress acuto come quello occorso durante il sisma aquilano
possa determinare una riduzione in percentuale del numero dei nati maschi. Ciò confermerebbe le evidenze
cliniche a sostegno di una maggiore vulnerabilità del sesso maschile nei confronti degli eventi stressanti sia
al momento del concepimento sia durante lo sviluppo embrio-fetale. I nostri risultati sono in accordo con
quanto osservato in occasione del terremoto di Kobe e, come allora, allontanandosi dalla data del terremoto
la sex ratio tende a tornare ai valori attesi. Tale variazione statisticamente significativa sottolinea come un
evento catastrofico possa determinare modificazioni della SSR a favore del sesso femminile soprattutto
nell’immediato.

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CO4.2
- ESITO DEL COUNSELLING RIPRODUTTIVO IN PAZIENTI ONCOLOGICHE -
PESCIO MARIA CAROLINA*[1], DEL MASTRO LUCIA[1], NICOLETTI ANNAMARIA JANE[1], SCARUFFI
PAOLA[1], VENTURINI PIERLUIGI[1], ANSERINI PAOLA[1]

- [1]IRCCS AZIENDA OSPEDALIERA UNIVERSITARIA SAN MARTINO - IST ~ GENOVA

Negli ultimi anni viene rivolta sempre maggiore attenzione alla preservazione della fertilità nelle pazienti
oncologiche. In letteratura esistono pochi dati su quale sia l’accettazione da parte della pazienti delle
tecniche utilizzabili. Obiettivo di questo studio è descrivere l’esito del counselling riproduttivo nelle pazienti
affette da neoplasia.
Tra marzo 2010 e gennaio 2012 è stato effettuato un counselling riproduttivo a 37 donne con diagnosi di
neoplasia presso il Servizio di fisiopatologia della riproduzione umana nell’ambito di un Progetto Regionale
sulla preservazione della fertilità in pazienti oncologiche. Il counselling è stato incentrato sulla valutazione
del rischio di riduzione della fertilità successivo alle terapie necessarie per la patologia di base della paziente
in relazione anche alla sua storia riproduttiva, sulla tempistica delle cure cui la donna doveva essere
sottoposta per la patologia di base, sulle tecniche di preservazione della fertilità a cui la paziente era
candidata. Si procedeva quindi, ove indicato e se la paziente lo desiderava, o a crioconservazione di ovociti
o a trasposizione di tessuto ovarico o a crioconservazione di tessuto ovarico. Per la crioconservazione di
ovociti è sempre stato utilizzato un protocollo con antagonista e gonadotropine, con l’aggiunta di letrozolo
nei casi di carcinoma mammario.
Delle 37 pazienti oncologiche pervenute alla nostra attenzione: 29 avevano diagnosi di carcinoma
mammario, 1 di carcinoma ovarico borderline, 3 di linfoma, 1 di neuroblastoma, 1 di cervicocarcinoma e 2 di
carcinoma del colon-retto. 32 donne erano eleggibili per trattamenti di preservazione della fertilità (86%) di
queste: 24 pazienti hanno rifiutato (75%), 2 sono state sottoposte a trasposizione ovarica, e di queste una
anche a prelievo e crioconservazione di tessuto ovarico; in 6 pazienti è stata effettuata la stimolazione
ovarica, di queste 4 erano affette da carcinoma mammario (1 di esse ha rinunciato in corso di trattamento).
Vedi tabella 1.
Alle donne in età fertile affette da neoplasia e con buona prognosi dovrebbe sempre essere proposto un
counselling sulla preservazione della fertilità. Tuttavia dai dati di questo studio emerge che solo una
minoranza delle pazienti eleggibili, correttamente informate, accetta di essere sottoposta a
crioconservazione ovocitaria per preservare la fertilità. Sarà interessante chiarire in futuro quali sono le
principali motivazioni che determinano questa ridotta disponibilità.

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CO4.3
- IPERSTIMOLAZIONE OVARICA E RISCHIO DI CANCRO TUBO-OVARICO -
DI LUIGI GIANLUCA*[1], CECCONI SANDRA[2], ROSSI GIANNA[2], MARGIOTTA GABRIELE[3], D'ALFONSO
ANGELA[1], CARTA GASPARE[1]

- [1]UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DELL'AQUILA -CLINICA OSTETRICA E GINECOLOGICA ~ L'AQUILA - [2]UNIVERSITÀ


DEGLI STUDI DELL'AQUILA-BIOLOGIA APPLICATA ~ L'AQUILA - [3]UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DELL'AQUILA -
ANATOMIA PATOLOGICA ~ L'AQUILA

Eventi avversi sono stati da sempre correlati ai trattamenti per l’infertilità. Nuovi dati significativi
dimostrerebbero che il cancro epiteliale ovarico di tipo sieroso potrebbe insorgere dalle fimbrie tubariche e
non dall’epitelio ovarico stesso. Oct-4 (octamer-binding transcription factor 4) è una proteina coinvolta
nell'auto-rinnovamento di cellule embrionali indifferenziate; regola la trascrizione di numerosi geni
interagendo con fattori di trascrizione presenti in cellule pluripotenti. È stato rilevato in diversi tumori umani e
può giocare un ruolo critico nella carcinogenesi (Zhang J, 2010). Sox-2 è un fattore di trascrizione essenziale
per mantenere l’auto-rinnovamento delle cellule staminali embrionali indifferenziate. L'espressione di Sox2
gradualmente aumenta dai tumori benigni, ai borderline, ai tumori ovarici maligni (Ye F, 2010). Questo studio
nato con la finalità di esaminare in modo critico la possibile associazione tra farmaci induttori dell'ovulazione
ed il cancro ovarico, ha messo in evidenza un insolito effetto derivante dalla superovulazione sull'epitelio
delle tube di Falloppio di topo.
Una coorte di 30 topi di sesso femminile è stata stimolata con gonadotropine secondo il protocollo di Van
Blerkom, 2001. Una valutazione immunoistochimica in doppio cieco delle proteine Sox-2, Oct-3/4, p53 è
stata accuratamente eseguita focalizzando l'attenzione sull'epitelio della regione ampollare delle tube di
Falloppio.
Il rischio di cancro ovarico è risultato nettamente inferiore al rischio antecedente l’iperstimolazione,
specialmente confrontando topi pluripare con quelle virgo; in particolare la proteina Sox-2 risultava
nettamente down-regolata con l’aumento dei cicli di iperstimolazione ovarica. I dati sono stati confermati da
accurate analisi di Western blot. Dopo quattro cicli di stimolazione ovarica, distanziati 0-1-4-6 settimane, si
ottiene la conferma dei dati descritti da Van Blerkom circa la scarsa qualità degli ovociti ottenuti: alterazioni
del fuso mitotico in Metafase II, disallineamento dei cromosomi e disorganizzazione citoplasmatica, cui si
aggiunge uno scarsissimo numero di ovociti reperiti dopo iperstimolazione ovarica con l’aumentare dei cicli
effettuati.
I risultati circa la possibile associazione tra farmaci inducenti l’ovulazione e cancro ovarico invasivo non
mostrano un aumento del rischio risultando molto rassicuranti, a conferma degli studi epidemiologici
provenienti dalla Svezia e dalla Danimarca su donne sottoposte a fecondazione in vitro.

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CO4.4
- TECNICHE DI PROCREAZIONE MEDICALMENTE ASSISTITA E GRAVIDANZA
MULTIPLA: OUTCOME DELLA GRAVIDANZA E
NEONATALE -
MARZANO SARA*[2], FRANCESCHETTI SILVIA[3], D'ARPE STELLA[4], DE STEFANO MARIA GRAZIA[5],
SCHIAVI MICHELE CARLO[6], MARCOCCIA ELEONORA[7], ZANNINI ILARIA[8], CANDELIERI MIRIAM[9],
ANCESCHI MAURIZIO MARCO[10]

- [2]DIPARTIMENTO DI SCIENZE GINECOLOGICO-OSTETRICHE E SCIENZE UROLOGICHE, POLICLINICO


[3]
UMBERTO I ~ ROMA - DIPARTIMENTO DI SCIENZE GINECOLOGICO-OSTETRICHE E SCIENZE UROLOGICHE,
POLICLINICO UMBERTO I ~ ROMA - [4]DIPARTIMENTO DI SCIENZE GINECOLOGICO-OSTETRICHE E SCIENZE
[5]
UROLOGICHE, POLICLINICO UMBERTO I ~ ROMA - DIPARTIMENTO DI SCIENZE GINECOLOGICO-
OSTETRICHE E SCIENZE UROLOGICHE, POLICLINICO UMBERTO I ~ ROMA - [6]DIPARTIMENTO DI SCIENZE
[7]
GINECOLOGICO-OSTETRICHE E SCIENZE UROLOGICHE, POLICLINICO UMBERTO I ~ ROMA - DIPARTIMENTO
DI SCIENZE GINECOLOGICO-OSTETRICHE E SCIENZE UROLOGICHE, POLICLINICO UMBERTO I ~ ROMA -
[8]
DIPARTIMENTO DI SCIENZE GINECOLOGICO-OSTETRICHE E SCIENZE UROLOGICHE, POLICLINICO
UMBERTO I ~ ROMA - [9]DIPARTIMENTO DI SCIENZE GINECOLOGICO-OSTETRICHE E SCIENZE UROLOGICHE,
[10]
POLICLINICO UMBERTO I ~ ROMA - DIPARTIMENTO DI SCIENZE GINECOLOGICO-OSTETRICHE E SCIENZE
UROLOGICHE, POLICLINICO UMBERTO I ~ ROMA

Valutare l’outcome materno e neonatale delle gravidanze multiple spontanee e insorte in seguito a
Procreazione Medicalmente Assistita (PMA), considerando l’impatto della corionicità sull’esito della
gravidanza.
Studio retrospettivo eseguito su 209 gravidanze multiple afferite presso il Dipartimento di Scienze
Ginecologico-Ostetriche e Scienze Urologiche del Policlinico Umberto I, Università “Sapienza” di Roma, tra
Gennaio 2006 e Aprile 2011. Popolazione composta da 196 gravidanze bigemellari: 131 gravidanze
spontanee (82 bicoriali e 49 monocoriali) e 65 insorte in seguito a PMA (59 bicoriali e 6 monocoriali); 13
trigemellari: 7 spontanee e 6 insorte dopo PMA. Sono stati esaminati: età materna, età gestazionale al
momento del ricovero e del parto, degenza pre e post-parto, complicanze materne e fetali, terapia effettuata
in gravidanza e outcome neonatale a breve termine.
Tra gravidanze bicoriali spontanee e insorte dopo PMA, l’outcome è sovrapponibile; tuttavia nelle PMA è
stata riscontrata una maggiore incidenza di parto pretermine (P.P.) < 37 settimane (76,8% vs 61%), non
statisticamente significativa; inoltre nelle gravidanze PMA è risultato più frequente il ricorso a terapia con
eparina a basso peso molecolare (52% vs 23%, p<0,001), aspirina a basso dosaggio (23,2% vs 6,1%,
p<0,005) o prednisone (14,3% vs 0%, p<0,001) rispetto alle gravidanze spontanee (p<0,005). Nel confronto
tra gravidanze bigemellari monocoriali vs bicoriali, le monocoriali hanno mostrato una maggiore incidenza di
P.P. < 37 settimane (85,5% vs 66,7%, p<0,05), di P.P. < 34 settimane (40% vs 20,6%, p<0,005), di minaccia
di P.P. (58,2% vs 32,6%, p<0,001), pPROM (31% vs 13,5%, p<0,005) e TTTS (5,5% vs 0%, p<0,05); inoltre
le gravidanze monocoriali sono caratterizzate da un minor peso alla nascita di entrambi i gemelli (p<0,005).
Non c’è differenza significativa per l’outcome materno in base a corionicità e modalità di concepimento. Nelle
gravidanze trigemellari c’è un’incidenza di P.P. < 37 settimane del 100% e di P.P. < 34 settimane del 77%;
inoltre i trigemini hanno un minor peso alla nascita rispetto ai bigemini.
Il ricorso alla PMA non peggiora l’outcome della gravidanza e neonatale, poiché è la monocorialità (presente
in 6 gravidanze da PMA su 65), ad associarsi ad esiti neonatali sfavorevoli. Tuttavia, resta da chiarire il ruolo
del maggior ricorso a terapie mediche nel determinare questo risultato. Le gravidanze trigemellari sono
associate ad un peggior outcome neonatale. Non c’è differenza statisticamente significativa per l’outcome
materno.

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CO4.5
- IL SELENIO NELL’ ABORTIVITÀ SPONTANEA RICORRENTE -
STEFANIDOU ERATO MARIA*[1], CARAMELLINO LAURA[2], PATRIARCA AMBRA[3], MENATO GUIDO[4]

- [1]OSPEDALE CARDINAL MASSAIA ~ ASTI - [2]DIPARTIMENTO DI DISCIPLINE GINECOLOGICHE ED


OSTETRICHE SCDU CLINICA III, OSPEDALE S. ANNA ~ TORINO - [3]DIPARTIMENTO DI DISCIPLINE
[4]
GINECOLOGICHE ED OSTETRICHE, SCDU CLINICA I, OSPEDALE S. ANNA ~ TORINO - DIPARTIMENTO DI
DISCIPLINE GINECOLOGICHE ED OSTETRICHE, SCDU GINECOLOGIA ED OSOETRICIA OSPEDALE
MAURIZIANO UMBERTO I ~ TORINO

Studio caso-controllo retrospettivo sull’associazione tra ridotti livelli plasmatici di selenio e abortività
spontanea ricorrente (ASR) “sine causa”, abortività spontanea ricorrente associata a tiroidite autoimmune
(TAI) e aborto spontaneo sporadico.
Abbiamo dosato i livelli plasmatici di selenio in 110 donne reclutate presso il Dipartimento di Discipline
Ginecologiche ed Ostetriche dell’Università degli Studi di Torino, così suddivise: Gruppo 1: 11 donne con
ASR “sine causa”; Gruppo 2: 10 donne con ASR associata a TAI, ossia con anticorpi anti tireoperossidasi
positivi eutiroidee; Gruppo 3: 29 donne con un solo aborto nel primo trimestre senza storia precedente di
abortività e senza precedenti gravidanze a termine; Gruppo 4 (controllo): 60 donne senza storia di abortività,
non in gravidanza, con una o due gravidanze a termine fisiologiche. I criteri di inclusione: età = 40 anni,
insuccessi riproduttivi nel primo trimestre di gravidanza, assenza di altre cause di ASR, anamnesi negativa
per ipertensione e patologie correlate, diabete, patologie autoimmuni, dieta di tipo mediterraneo priva di
integratori contenenti selenio. Abbiamo effettuato un prelievo ematico venoso (10 cc) in singola provetta con
EDTA, centrifugato a 3500 gpm per 5 min. Si è prelevato 1 cc di plasma inviato in laboratorio per il dosaggio
del selenio. La significatività statistica è stata valutata attraverso il test t di Student (p<0.05).
I quattro gruppi erano comparabili per età, parità e BMI. La concentrazione media di selenio è: 4.14 mcg/L
(DS 2.29) nelle donne con ASR “sine causa”, 5.11 mcg/L (DS 2.49) nella donne affette da ASR associata a
TAI, 11.33 mcg/L (DS 5.10) nelle donne con un solo aborto spontaneo e 30.19 mcg/L (DS 7.06) nei controlli.
I livelli plasmatici di selenio risultano, pur al limite della significatività statistica (p: 0.05), ridotti tra le donne
del Gruppo 1 rispetto alle donne del Gruppo 2. Rispetto alle donne del Gruppo 3, nelle donne del Gruppo 2 e
1 si riscontrano livelli plasmatici significativamente inferiori di selenio (p: 0.03 e p: 0.004 rispettivamente).
Infine, nei gruppi 1, 2, 3 i livelli plasmatici di selenio risultano significativamente inferiori rispetto al gruppo 4
(p: 0.019, p: 0.025, p: 0.043 rispettivamente).
Questa riduzione determinerebbe l’aumento dei radicali liberi che indurrebbero indiscriminata ossidazione e
perossidazione di proteine, lipidi e DNA, con conseguente danno biologico a carico del materiale genetico e
delle membrane cellulari, potenzialmente responsabile di aborto spontaneo.

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CO4.6
- UNO STUDIO RANDOMIZZATO CONTROLLATO SUL CONFRONTO TRA
LETROZOLO E CLOMIFENE CITRATO PER L’INDUZIONE DELL’OVULAZIONE IN
CICLI DI INSEMINAZIONI INTRAUTERINE IN PAZIENTI RECENTEMENTE
SOTTOPOSTE A CHIRURGIA PER ENDOMETRIOSI SEVERA O RECIDIVANTE. -
VENTURELLA ROBERTA*[1], MOCCIARO RITA[1], LICO DANIELA[1], RANIA ERIKA[1], MORELLI
MICHELE[1], ZULLO FULVIO[1]

- [1]UNIVERSITÀ MAGNA GRECIA ~ CATANZARO

E’ noto che, in pazienti desiderose di prole trattate chirurgicamente per endometriosi, ricercare
immediatamente la gravidanza si associa a migliori tassi di successo e ridotto rischio di recidiva di malattia.
Queste pazienti possono essere avviate ad un protocollo di induzione dell’ovulazione (COS) per cicli di
inseminazione intrauterina (IUI). L’obiettivo di questo studio randomizzato controllato è stato quello di
confrontare gli outcomes gravidici e il tasso di ripresa di endometriosi (ERR) di due diversi protocolli di COS
seguiti da IUI.
Sono state arruolate donne con pervietà tubarica accertata, desiderose di prole immediatamente dopo
chirurgia per endometriosi al IV stadio AFS o subito dopo re-intervento per qualunque stadio di endometriosi,
o ancora pazienti che avessero sospeso il trattamento estroprogestinico in continuo di mantenimento dopo
chirurgia per endometriosi. Le pazienti sono state così randomizzate: 78 sono state trattate con 2.5 mg di
letrozolo/die (gruppo A) e altre 81 con 100 mg di Clomifene Citrato (CC)/die (gruppo B) dal III al VII giorno
del ciclo. In tutte le pazienti, quando almeno un follicolo ha raggiunto 18 mm sono state somministrate
10.000 UI i.m. di gonadotropina corionica umana (hCG) e 24-36 ore dopo è stata effettuata la IUI. Gli
outcomes dello studio sono stati: l’ERR (calcolato mediante curve di sopravvivenza), i tassi di gravidanza
(PR) e aborto spontaneo (MR) per ciclo, il numero di follicoli ovulatori (OF) ed il livello di estradiolo sierico al
giorno dell’hCG (E2).
l’ERR è stato significativamente minore nel gruppo A (8.9% vs.22.2%; p=0.02 nei gruppi A e B,
rispettivamente), con un rischio relativo di 2.49 di ripresa di malattia nel gruppo B. I PR e MR per ciclo sono
risultati simili nei due gruppi (12.8% vs. 14.81% e 10.3% vs. 11.1%; p=0.71 and p=0.89 nei gruppi A e B,
rispettivamente). Il numero OF è risultato omogeneo nei due gruppi (2.22 +/- 1.1 vs 2.37 +/- 0.9; p=0.35 nei
gruppi A e B, rispettivamente). I livelli di E2 sono risultati significativamente minori nel gruppo A (305.73 +/-
94.1 pg/ml vs. 777.6 +/-141.9; p<0.001 nei gruppi A e B, rispettivamente).
In pazienti con endometriosi, il letrozolo ha efficacia comparabile in termini di PR ma si associa ad una
riduzione significativa del rischio di ripresa di malattia rispetto al CC. Questo aspetto, soprattutto in una
popolazione di pazienti già trattate per endometriosi severa o recidivante, può rappresentare una
motivazione valida per preferire il letrozolo al CC in regimi di COS per IUI.

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CO4.7
- MECCANISMI MOLECOLARI E CELLULARI ALLA BASE DELLO SCARSO TASSO
DI GRAVIDANZA IN DONNE INFERTILI TRATTATE CON CLOMIFENE CITRATO -
RANIA ERIKA*[1], DI CELLO ANNALISA[1], ROCCA MORENA[1], RUSSO VALENTINA[1], PALOMBA
STEFANO[1], FALBO ANGELA[1], ZULLO FULVIO[1]

- [1]UNIVERSITÀ DEGLI STUDI "MAGNA GRAECIA" DI CATANZARO ~ CATANZARO

Il clomifene citrato (CC), farmaco di prima linea per l’induzione dell’ovulazione in donne con infertilità
anovulatoria, ripristina la ciclicità ovarica nell’80% circa dei casi ma solo nel 40% consente di ottenere la
gravidanza, forse in seguito ad alterazioni della recettività endometriale. Lo scopo del presente studio è
quello di valutare se il CC ha un effetto anti-proliferativo sull’endometrio e se tale effetto sia correlato a dose
e durata del trattamento.
Sono state arruolate donne anovulatorie trattate con un regime classico a dosi incrementali di CC, con una
dose iniziale di 50 mg/die dal III al VII giorno di una mestruazione indotta con progesterone. Nelle pazienti
ancora anovulatorie, la dose di CC è stata aumentata di 50 mg per ogni ciclo successivo (dose massima 150
mg) fino al ripristino dell’ovulazione. In presenza di ovulazione, invece, veniva mantenuta la stessa dose di
CC per un massimo di 6 cicli. Tutte le pazienti sono state sottoposte a biopsie endometriali al I, III e VI ciclo
di trattamento. Alcuni campioni sono stati congelati in azoto liquido e conservati a -80°C per la valutazione
del livello di apoptosi cellulare mediante analisi della frammentazione del DNA (RT-PCR). Altri sono stati
fissati in formalina al 10% e sottoposti a saggi di immunofluorescenza per valutare la localizzazione dei
recettori degli estrogeni (ER-a e ER-ß) e del progesterone (PRA), e a saggi di immunoistochimica per
valutare l’espressione di indici apoptotici (CASP3/9), geni homeobox (HOXA10 e 11) e regolatori del ciclo
cellulare (p53, p27).
Dall’analisi preliminare dei risultati sembra che il CC svolga un’azione pro-apoptotica, tempo e dose
correlata, a carico delle cellule endometriali. Le cellule esposte al trattamento, infatti, presentano un
incremento dei livelli di frammentazione del DNA e di CASP3/9. Dopo trattamento con CC, inoltre, le cellule
endometriali presentano un’espressione aumentata di PRA e ridotta di ER-a, cui consegue una ridotta
espressione di geni anti-proliferativi HOXA11, p27.
Interferendo con la via di trasmissione del segnale mediata dai ER, il CC modifica probabilmente
l’espressione di molecole e la trascrizione di geni correlati all’impianto. Nello specifico, la repressione di ER-
a determina una espressione aberrante di geni regolatori del ciclo cellulare (p27, HOXA11) e altera i livelli
del PRA. Il conseguente effetto anti-proliferativo a carico dell’endometrio potrebbe spiegare la discrepanza
tra tasso di ovulazione e gravidanza in corso di terapia con CC.

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CO4.8
- VALUTAZIONE DELLA RISERVA OVARICA MEDIANTE ORMONE
ANTIMÜLLERIANO IN PAZIENTI SOTTOPOSTE A SALPINGECTOMIA
LAPAROSCOPICA PER GRAVIDANZA ECTOPICA. -
DE TRANA ENRICO*[1], MOCCIARO RITA[1], VENTURELLA ROBERTA[1], DI CELLO ANNALISA[1],
MORELLI MICHELE[1], ZULLO FULVIO[1]

- [1]DIPARTIMENTO DI GINECOLOGIA E OSTETRICIA, UNIVERSITÀ "MAGNA GRAECI" ~ CATANZARO

La salpingectomia è l’intervento più spesso eseguito per il trattamento della gravidanza ectopica (GEU).
Pochi dati sono ad oggi disponibili circa l’eventuale correlazione tra salpingectomia e funzionalità ovarica in
termini di risposta a cicli di riproduzione assistita. Negli studi finora condotti, la valutazione della funzionalità
ovarica è stata effettuata sia in termini di risposta a iperstimolazione ovarica controllata (COH), sia mediante
la conta dei follicoli antrali (AFC) e la valutazione degli indici di vascolarizzazione ovarica. I risultati ottenuti
da questi studi sono tuttavia contrastanti. È ormai noto che il dosaggio dell’ ormone anti-antimulleriano
(AMH) ha un potere predittivo sulla risposta ovarica a cicli di stimolazione con gonadotropine esogene,
superiore sia all’FSH basale che alla AFC misurata ecograficamente.
Lo scopo del nostro studio retrospettivo è stato quello di valutare, mediante dosaggio dell’AMH ematico,
l’influenza della salpingectomia laparoscopica sulla riserva ovarica in pazienti sottoposte a salpingectomia
laparoscopica per GEU.

sono state esaminate le cartelle cliniche di 18 pazienti trattate con salpingectomia laparoscopica con tecnica
anterograda per GEU, che avevano effettuato un dosaggio di AMH preconcezionale per infertilità. Tutte le
pazienti avevano ripetuto il dosaggio ematico di AMH dopo il trattamento chirurgico. L’outcome primario è
stata la concordanza tra i livelli di AMH preconcezionali e quelli post-salpingectomia.
L’età media delle pazienti al momento della salpingectomia era di 32.9±2.4. Nessuna della pazienti era stata
sottoposta a chirurgia annessiale, nè era affetta da endometriosi o patologia tubarica. Non sono state
riscontrate differenze statisticamente significative tra i livelli di AMH prima della salpingectomia e dopo
(3.2±0.4 vs. 3.6±0.3 ng/ml rispettivamente; p=NS).
La salpingectomia laparoscopica per GEU non sembra inficiare la riserva ovarica. Per giungere a conclusioni
definitive, tuttavia, è in corso presso la nostra unità operativa uno studio prospettico con un adeguato power,
che ha lo scopo di valutare la riserva ovarica, misurata mediante dosaggio di AMH, in pazienti trattate per
GEU con salpingectomia, salpingotomia e metotrexate.

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CO4.9
- IMPATTO DI ELEVATI LIVELLI SIERICI DI PROGESTERONE AL MOMENTO DELLA
SOMMINISTRAZIONE DELL’ HCG SULL’OUTCOME DEI CICLI DI PROCREAZIONE
MEDICALMENTE ASSISTITA -
OTTOLINA JESSICA*[1], CORTI LAURA[1], VANNI VALERIA[1], PAPALEO ENRICO[1], DE MICHELE
FRANCESCA[1], VIGANÒ PAOLA[1], CANDIANI MASSIMO[1]

- [1]IRCCS SAN RAFFAELE ~ MILANO

Evidenze recenti mostrano che elevati livelli sierici di progesterone al momento della somministrazione dell’
hCG possono influire negativamente sull’outcome della FIVET/ICSI. Il nostro scopo è stato individuare, in
pazienti con elevati livelli sierici di progesterone (P) all’hCG, possibili marker predittivi di precoce
luteinizzazione e valutarne l’impatto sul tasso di gravidanza.
Studio retrospettivo, osservazionale, caso-controllo; un gruppo di donne (n=14) con progesterone elevato
(P=2 ng/ml) è stato confrontato con un gruppo di donne (n=28) con progesterone normale (P<2 ng/ml)
stratificando i due gruppi con un rapporto di 1:2 per età e numero di ovociti recuperati. Tutte le pazienti sono
state sottoposte a induzione dell’ovulazione con protocollo “long”.
I due gruppi sono risultati essere sovrapponibili per entità della riserva ovarica, dose totale di FSH, numero
totale di follicoli, numero di ovociti recuperati e numero di embrioni trasferiti. Nel gruppo con P elevato, il
numero di follicoli di diametro < 16 mm valutati il giorno di somministrazione dell’hCG è risultato
significativamente aumentato rispetto a quello riscontrato nei cicli di trattamento senza rialzo dei livelli di P
(3.93, 95% CI 0.96-6.93 vs 2.82, 95% CI 0.72-4.92, Student’s t test, p value=0.022). Al prelievo ovocitario, il
numero di ovociti in metafase II è risultato significativamente ridotto (4.21, 95% CI 2.28-6.14 vs 5.11, 95% CI
2.36-7.86, Student’s t test, p value =0.016); il tasso di gravidanza clinica è risultato essere influenzato
negativamente da alti livelli di P (14.2% vs 32.2%, Chi Square p value=0.05).
L’ipotesi che la precoce luteinizzazione derivi da follicoli di piccole dimensioni è già stata riportata in
letteratura; i nostri dati confermano che in pazienti con P elevato al momento della somministrazione dell’
hCG, sono evidenziabili un numero maggiore di follicoli di piccole dimensioni rispetto ai controlli; un precoce
rialzo del P al momento dell’ hCG impatta negativamente sul tassi di gravidanza. Questi dati implicano la
necessità di definire una strategia futura per la gestione clinica di questi casi.

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CO4.10
- ANTAGONISTA VS AGONISTA DEL GNRH NELLE PAZIENTI A BUONA PROGNOSI
NEI CICLI DI PMA: LA NOSTRA ESPERIENZA -
COPPOLA ANGELA[1], STILE ANTONELLA[1], AMORUSO RITA[1], AVINO LUISA[1], FABOZZI
FRANCESCA[1], ALVIGGI CARLO[1], STRINA IDA[1], DE PLACIDO GIUSEPPE[1], COPPOLA GIUSEPPE*[1]

- [1]DIPARTIMENTO DI SCIENZE OSTETRICHE GINECOLOGICHE UROLOGICHE E MEDICINA DELLA


RIPRODUZIONE ~ NAPOLI

I dati presenti in letteratura sono contrastanti circa l’efficacia dell’utilizzo degli antagonisti del GnRH in termini
di gravidanze ottenute se confrontati con il protocollo standard con agonisti del GnRH nelle pazienti a buona
prognosi. L’utilizzo degli antagonisti del GnRH è apparso particolarmente vantaggioso nelle pazienti con
sindrome dell’ovaio polistico e nelle poor responder. Scopo di questo lavoro è stato valutare l’efficacia degli
antagonisti del GnRH versus agonisti del GnRH in donne a buona prognosi sottoposte a PMA (età = 39 anni,
FSH < 9 UI/l, BMI < 25 kg/m2, conta follicoli antrali > 6).
300 pazienti sono state sottoposte a tecnica di PMA da gennaio a febbraio 2011. Le pazienti sono state
randomizzate in due gruppi: in 114 pazienti è stato utilizzato il protocollo con GnRH antagonist dal 5°-7°
giorno di stimolazione in presenza di un follicolo di diametro = 14 mm e/o di valori di estradiolo = 200 pg/ml
(Gruppo A), mentre 226 paziente sono state sottoposte a GnRH agonist long protocol più gonadotropine
ricombinanti (Gruppo B). Si è quindi proceduto al prelievo ovocitario ed alla successiva fertilizzazione in vitro
degli ovociti così ottenuti. Gli embrioni sono stati trasferiti in utero dopo 2-3 giorni dal pick-up. In tutte le
pazienti è stata effettuata la supplementazione della fase luteale con progesterone.
Nel Gruppo A e nel Gruppo B sono state ottenute rispettivamente 76 e 128 gravidanze (51,5 vs 56,6%).
L’età media delle pazienti è risultata pari a 33,9 ± 3,6 vs 32,1 ± 3,1 anni; il numero medio di ovociti recuperati
è risultato pari a 7.3 ± 4,4 vs 7,6 ± 2,3 ovociti per ciclo; il valore medio dell’estradiolo al picco è risultato pari
a 1165 ± 592,9 vs 1353 ± 546,8 pg/ml; la media dei giorni di stimolazione è risultata pari a 9,5 ± 2,4 vs 11,2
± 3,5 giorni. La dose media di gonadotropine utilizzate è stata pari a 2100 ± 350 vs 2450 ± 450 UI. Si è
proceduto alla crioconservazione degli ovociti soprannumerari in 16 pazienti del Gruppo A (14,03%) e in 42
pazienti del Gruppo B (18,6%).
I dati mostrano tassi di gravidanza comparabili nei due gruppi: gli antagonisti hanno mostrato un’efficacia
comparabile agli agonisti del GnRH, che appare tutt’ora il gold-standard. Nonostante questo, l’utilizzo degli
antagonisti sembra consentire una maggiore compliance da parte del medico e della paziente (minor giorni
di stimolazione, minor numero di fiale di gonadotropine somministrate, minor rischio di iperstimolazione
ovarica e di cancellazione del ciclo). Ciò incoraggia l’utilizzo routinario di tale protocollo anche nelle pazienti
a buona prognosi.

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CO4.11
- GLI ANTAGONISTI DEL GNRH NELL’INSEMINAZIONE INTRAUTERINA:
EVOLUZIONE DEGLI SCHEMI TERAPEUTICI -
GRAZIANO ANGELA*[1], ZAVATTA CATIA[1], CAGNAZZO ELISA[1], PICARELLI VENELIA[1], MARCI
ROBERTO[1], PATELLA ALFREDO[1]

- [1]DIPARTIMENTO SCIENZE BIOMEDICHE E TERAPIE AVANZATE, UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI FERRARA ~


FERRARA

Verificare l’efficacia dell’utilizzo degli Antagonisti del GnRH (Gonadotropin Releasing Hormone) nei protocolli
di stimolazione ovarica con gonadotropine in pazienti sottoposte ad inseminazione intrauterina
In questo studio prospettico randomizzato sono state incluse 60 pazienti (range di età: 23-40 anni) con
infertilità primaria o secondaria di coppia. Le pazienti sono state suddivise in due gruppi (Gruppo
A=controllo; Gruppo B=studio) e sono state sottoposte a stimolazione ovarica controllata (COS) con FSH-
ricombinante (r-FSH: 50-75 IU/die, gruppo A di controllo n=30), e con r-FSH (50-75 IU/die) e Antagonista del
GnRH (0,25 mg/die), da quando uno o più follicoli avevano raggiunto un diametro di 14 mm (gruppo B di
studio n=30). L’inseminazione intrauterina è stata effettuata 36 ore dopo la somministrazione di 250 mcg di
hCG (Human Chorionic Gonadotropin). La fase luteale è stata supportata somministrando 200 mg/die di
progesterone micronizzato per via vaginale per 14 giorni fino al dosaggio dell’hCG e fino alla 10-12°
settimana in caso di gravidanza clinica.
E’ stato riscontrato un incremento significativo del numero di follicoli con diametro > 16 mm nel gruppo B
(2.3±1.8 vs Gruppo A 1.7±1.2). Le UI di r-FSH utilizzate per la stimolazione ovarica sono risultate uguali nei
due gruppi, come la durata della stimolazione. Il pregnancy rate è risultato aumentato nel Gruppo B (17% vs
12% nel Gruppo A).
L’utilizzo degli Antagonisti del GnRH nella stimolazione ovarica controllata per inseminazione intrauterina
può essere utile per sincronizzare la maturazione di due o più follicoli e aumentare di conseguenza il
pregnancy rate. Tuttavia, considerata la scarsa numerosità del campione saranno necessari ulteriori trials
clinici per confermare l’efficacia di tale protocollo.

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CO4.12
- STUDIO PROSPETTICO SULLA TOLLERABILITA’
DELL’ISTEROSALPINGOGRAFIA CON ISTEROINIETTORE MONOUSO:
L’INSUFFLAZIONE DEL PALLONCINO E’ SIGNIFICATIVAMENTE MENO DOLOROSA
IN SEDE INTRACERVICALE CHE IN SEDE INTRACAVITARIA. -
DARRETTA VALERIA*[1], GARDELLA PATRIZIA[1], SANTORI GREGORIO[1], DE CARO GIOVANNI[2],
VENTURINI PL[1], ANSERINI PAOLA[1]

- [1]IRCCS AZIENDA OSPEDALIERA UNIVERSITARIA SAN MARTINO IST, GENOVA ~ GENOVA - [2]
UNIVERSITÀ
DEGLI STUDI DI GENOVA ~ GENOVA

Obiettivo: Analisi delle variabili anamnestiche, cliniche e procedurali che influenzano la tollerabilità della
Isterosalpingografia (ISG) nelle diverse fasi dell’esame. L’ISG è un esame radiologico che viene
routinariamente effettuato nell’iter diagnostico dell’infertilità. Un tempo eseguita in anestesia generale con
pinze da collo e cannule rigide, è oggi una procedura ambulatoriale complessivamente ben tollerata.
Tuttavia chi esegue abitualmente questa prestazione è consapevole della variabile tollerabilità da caso a
caso. Pertanto abbiamo deciso di valutare cosa maggiormente influisca sulla tollerabilità delle varie fasi
dell’esame per migliorare una prestazione che ancora spaventa molte pazienti.

Materiali e Metodi:Sono state reclutate 347 pazienti sottoposte a ISG tra Aprile 2008 e Ottobre
2010.L’esame è stato condotto come segue: posizionamento della paziente sul lettino radiologico in
posizione ginecologica, disinfezione dei genitali esterni, posizionamento dello speculum, introduzione di
isteroiniettore da 5-French transcervicale (Inter.V-PBN Medicals,Denmark A/S) e insufflazione del palloncino
con 2 cc di aria, iniezione di 3-10 ml di Mezzo di Contrasto (MdC) solubile non ionico lentamente sotto
controllo fluoroscopico. La sede dell’insufflazione del palloncino è stata determinata casualmente. Durante le
fasi della procedura è stato chiesto alle pazienti il livello di dolore percepito secondo una scala analogica da
0 a 10(VAS). Per ogni paziente sono stati registrati su apposita scheda i dati relativi alla storia clinica, alle
modalità di esecuzione e ai risultati dell’esame e i punteggi della scala VAS.
Risultati: L’analisi del dolore percepito durante la ISG ha dimostrato che la fase di iniezione del MdC risulta il
passaggio meno tollerato (media 4.3 ± 3.1, mediana 4). Il dolore percepito in questa fase è correlato ad
alcune variabili anamnestiche (nulliparità e distanza dal ciclo mestruale) ed più severo in caso di patologia
(occlusione tubarica). L’insufflazione del palloncino in sede intrauterina è risultata significativamente
(p=0.013) meno tollerata di quella in sede cervicale(grafico 1).
Conclusioni:Lo studio conferma l’impatto di alcune variabili anamnestiche e dell’esito dell’esame sul dolore
percepito durante l’iniezione del MdC. Inoltre i risultati di questo studio dimostrano, per la prima volta, che il
dolore percepito all’introduzione dell’isteroiniettore è significativamente minore se non si supera l’orifizio
uterino interno, fornendo un’indicazione procedurale importante per migliorare la tollerabilità dell’esame.

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La Donna Il fascino della ginecologia moderna tra salute e sicurezza della donna: aggiornamenti e necessità

Comunicazioni Orali: Endocrinologia


Ginecologica e Menopausa

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CO5.1
- CONTRACCETTIVI CON SOLI PROGESTINICI IN PERIMENOPAUSA. EFFETTI SUL
DISPENDIO ENERGETICO E COMPOSIZIONE CORPOREA. -
XHOLLI ANJEZA*[1], NAPOLITANO ANTONELLA[1], GALETTI SILVIA[2], MENOZZI RENATA[2], VELARDO
ANTONINO[2], VOLPE ANNIBALE[1], CAGNACCI ANGELO[1]

- [1]DIPARTIMENTO INTEGRATO MATERNO INFANTILE, GINECOLOGIA E OSTETRICIA,AZIENDA OSPEDALIERO-


UNIVERSITARIA DI MODENA ~ MODENA - [2]STRUTTURA SEMPLICE DIPARTIMENTALE DI MALATTIE DEL
METABOLISMO E NUTRIZIONE CLINICA, AZIENDA OSPEDALIERO-UNIVERSITARIA DI MODENA ~ MODENA

I progestinici sono spesso utilizzati nel trattamento delle irregolarità mestruali e nella prevenzione
dell’iperplasia endometriale nelle donne in perimenopausa. Alcuni studi dimostrano che la supplementazione
con progestinici è in grado di aumentare la temperatura corporea ed il metabolismo basale.
Scopo del nostro studio è stato quello di valutare se in perimenopausa l’uso di due diversi contraccettivi a
base di solo progestinico fosse in grado di aumentare il metabolismo basale ed influenzare i parametri
antropometrici e la composizione corporea.

Studio prospettico randomizzato su un campione di 30 donne in perimenopausa con irregolarità mestruali.


Le pazienti sono state randomizzate in due gruppi: gruppo 1 (n=15): desogestrel 0,75 mg/die; gruppo 2
(n=15): IUD medicato al progestinico levonorgestrel (IUD-LNG; 20mcg/24 h). Prima di iniziare la terapia le
donne sono state sottoposte nella fase follicolare iniziale di un ciclo spontaneo o indotto, a calorimetria,
impedenziometria, e misurazione dei parametri antropometrici (peso, altezza, vita, fianchi). Dopo 15 giorni
dall’inizio del trattamento le donne hanno ripetuto la calorimetria e dopo 6 mesi tutte le valutazioni eseguite
al basale.
Dall’analisi statistica è emerso che entrambi i trattamenti non aumentano il dispendio energetico, al contrario
dopo 6 mesi il dispendio energetico si è ridotto in maniera similare con entrambi i contraccettivi (p= 0.0274).
Dopo 6 mesi di utilizzo nel gruppo desogestrel non sono state evidenziate significative modificazioni delle
composizione corporea e dei parametri antropometrici, mentre nel gruppo IUD-LNG è stata osservata una
riduzione dell’acqua totale corporea (TBW)(p= 0.0344) e una lieve riduzione del peso corporeo (p=0.027).
I nostri dati dimostrano che in donne in perimenopausa l’utilizzo di contraccettivi con solo progestinico non
aumenta il dispendio energetico e non influenza in modo rilevante la composizione corporea ed i parametri
antropometrici.

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CO5.2
- FATTORI DI RISCHIO CARDIOVASCOLARE, DOLORE MESTRUALE E QUALITA’
DI VITA CON CONTRACCETTIVI ORALI CONTENENTI ESTRADIOLO
VALERATO/DIENOGEST VS. ETINIL-ESTRADIOLO/CLORMADINONE ACETATO:
TRIAL PROSPETTICO, RANDOMIZZATO -
GRANDI GIOVANNI*[1], CANNOLETTA MARIANNA[1], XHOLLI ANJEZA[1], VOLPE ANNIBALE[1],
CAGNACCI ANGELO[1]

- [1]AZIENDA OSPEDALIERO UNIVERSITARIA POLICLINICO DI MODENA DIPARTIMENTO MATERNO-INFANTILE


UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI MODENA E REGGIO EMILIA ~ MODENA

Valutare l’impatto sul dolore mestruale e sui fattori di rischio cardiovascolare di due formulazioni
contraccettive orali contenenti progestinici con spiccato tropismo endometriale e con proprietà anti-
androgeniche.
Donne con dolore mestruale da più di 3 mesi sono state randomizzate a ricevere un contraccettivo orale
quadrifasico a base di estradiolo valerato/dienogest (E(2)V/DNG) (Klaira®) (n=12) o monofasico con 30 mcg
di EE/2 mg di clormadinone acetato (CMA) (Lybella®) (n=9).
Il dolore mestruale con scala VAS, la qualità di vita (QoL) con SF 36, il metabolismo lipidico, la resistenza
insulinica valutata con HOMA-IR, la pressione arteriosa (PA) con monitoraggio Holter e la composizione
corporea con Bioelectrical Impedance Analysis (BIA) sono stati controllati al basale senza OC fra giorno 1-3
del ciclo mestruale ed al terzo blister del OC tra le pillole 14-21. Due donne sono state perse al follow up
durante il primo mese di E(2)V/DNG.
Il gruppo di studio finale è risultato composto da 19 donne; n=10 nel gruppo E(2)V/DNG, n=9 nel gruppo
EE/CMA. Le caratteristiche basali erano simili tra i due gruppi.
Il dolore mestruale è diminuito (p<0,0001) e la QoL è migliorata (p:0,02), in maniera simile con entrambi i tipi
di trattamento.
Nel gruppo E(2)V/DNG le lipoproteine sieriche e l’HOMA-IR non sono variate durante il trattamento. Nel
gruppo EE/CMA invece si è assistito ad un significativo incremento delle HDL (p:0,01), del colesterolo totale
(p:0,02), dei trigliceridi (p:0,03), delle Apo-A (p:0,01) e delle Apo-B (p:0,03), con HOMA-IR stabile.
Comparando i due trattamenti, l’aumento delle HDL (p:0,05), dei trigliceridi (p:0,02), delle Apo-A (p:0,05) e
delle Apo-B (p:0,02) è risultato significativamente maggiore nel gruppo EE/CMA.
La PA media giornaliera non è variata significativamente al follow up nei due gruppi, anche se si è osservata
una tendenza ad un aumento della PA media notturna solo nel gruppo EE/CMA. In entrambi i gruppi non si
sono osservate modificazioni della Fat-Free Mass (FFM), della Fat Mass (FM), della Total Body Water
(TBW) e dell’Extracellular Water (EW).
Entrambe le associazioni estroprogestiniche sono efficaci sul dolore mestruale e migliorano la QoL. Nei tre
mesi di trattamento entrambe le formulazioni non hanno modificato la sensibilità insulinica, la PA e la
composizione corporea.
E(2)V/DNG sembra essere più neutrale rispetto ad EE/CMA sul metabolismo lipidico.
Questi dati rappresentano risultati preliminari di un trial comparativo su 15 pazienti per gruppo in conclusione
ad Aprile 2012.

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La Donna Il fascino della ginecologia moderna tra salute e sicurezza della donna: aggiornamenti e necessità

CO5.3
- NEXPLANON : IMPATTO SULLA VITA SESSUALE DELLE DONNE -
VISCONTI FEDERICA*[1], PALATUCCI VALERIA[1], PASCALE RENATO[1], MARRA MARIA LUISA[1],
D'ALESSANDRO PIETRO[2], GUIDA MAURIZIO[1], ZULLO FULVIO[1]

- [1]UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI SALERNO ~ SALERNO - [2]


UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI CATANZARO ~
CATANZARO

Lo studio si propone di documentare nella popolazione a rishio di gravidanze indesiderate (post-aborto,


gravidanza o assunzione di un contraccettivo ormonale di emergenza) una serie di fattori quali: l'indice di
gradimento, variazioni metaboliche, predisposizione alle infezioni vaginali, principali effetti collaterali,
alterazioni del ciclo mestruale e l'influenza che il Nexplanon ha sulla libido.
Nexplanon è un dispositivo sottocutaneo contenente etonogestrel precaricato in un applicatore monouso; è
un contraccettivo a lunga durata d'azione efficace per 3 anni il cui meccanismo di azione consiste
nell'inibizione dell'ovulazione, aumento della viscosità del muco cervicale e riduzione dello spessore
endometriale.
A tutte le donne che si sono presentate al nostro Dipartimento per l'utilizzo di un metodo contraccettivo è
stato chiesto di partecipare al nostro studio.
Le partecipanti hanno età compresa tra i 18 e i 45 anni, una vita sessualmente attiva e cicli mestruali
regolari; sono state escluse donne con disturbi tromboembolici venosi e malattie epatiche in atto, con
neoplasie maligne accertate e con sanguinamento vaginale non diagnosticato.
Tutte le donne sono sottoposte ad anamnesi e a visita ginecologica, vengono effettuati il tampone vaginale
ed il pap-test; a tutte le pazienti viene valutata la pressione arteriosa, il BMI, ed effettuato un prelievo di
sangue venoso per gli esami ematochimici.
Nella prima fase viene valutata l'attività sessuale attraverso la compilazione di un questionario
comprendente una serie di voci: ansia, disagio, iniziativa personale, fantasia sessuale, orgasmo, interesse
sessuale, soddisfazione, complicità; ad ognuna di queste voci è associata una scala analogica visuale (VAS)
attraverso la quale la paziente potrà assegnare un punteggio compreso tra 0 a 100.
Il Nexplanon viene inserito tra il primo e il quinto giorno dall'inizio del ciclo mestruale.
Il questionario sulla vita sessuale verrà effettuato in 3 momenti diversi; per valutare gli effetti dell’uso del
Nexplanon sulla soddisfazione sessuale viene considerata la differenza del VAS score tra l’inizio del
trattamento, dopo 3 mesi e dopo 6 mesi; verranno inoltre confrontati i risultati del tampone vaginale e degli
esami ematochimici.
La prospettiva del nostro studio è valutare se l'utilizzo di un metodo contraccettivo a lunga durata d'azione -
la cui funzione è indipendente dalla compliance, legata all'ímpiego quotidiano o comunque ravvicinato del
sistema contraccettivo - ha effetti sulla sessualità e se cio' è correlato ad un alto tasso di infezioni vaginali

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La Donna Il fascino della ginecologia moderna tra salute e sicurezza della donna: aggiornamenti e necessità

CO5.4
- DISPOSITIVO INTRAUTERINO A RILASCIO DI LEVONORGESTREL (LNG-IUD) E
PREVENZIONE DELL’ATIPIA CELLULARE E DEL CANCRO ENDOMETRIALE: DATI
RETROSPETTIVI DI UNA POPOLAZIONE DI DONNE OBESE IN MENOPAUSA -
DI CELLO ANNALISA*[1], VENTURELLA ROBERTA[1], MOCCIARO RITA[1], ALBANO ALDO[1],
SACCHINELLI ANGELA , TRAPASSO SIMONA , MORELLI MICHELE , ZULLO FULVIO[3]
[1] [2] [3]

- [1]SCUOLA DI SPECIALIZZAZIONE GINECOLOGIA E OSTETRICIA UNIVERSITÀ MAGNA GRAECIA CATANZARO ~


CATANZARO - [2]UNIVERSITÀ MAGNA GRAECIA CATANZARO ~ CATANZARO - [3]UNITÀ OPERATIVA
GINECOLOGIA E OSTETRICIA UNIVERSITÀ MAGNA GRAECIA CATANZARO ~ CATANZARO

Donne in sovrappeso o obese, a causa dell’iperestrogenismo correlato alla produzione periferica di estrone
da parte del tessuto adiposo, rappresentano una popolazione ad alto rischio di sviluppare iperplasia
endometriale (IE), causa di sanguinamento uterino anomalo (SUA) in menopausa. Il dispositivo intrauterino
a rilascio di levonorgestrel (LNG-IUD) rappresenta una strategia alternativa all’isterectomia per il trattamento
dell’IE, e potrebbe costituire un presidio efficace per la prevenzione di episodi ripetuti di SUA e di
progressione verso il cancro dell’endometrio.
Sono state valutate retrospettivamente donne, in sovrappeso o obese (IMC=25 kg/m2), che si erano recate
presso i nostri ambulatori con episodi di SUA trattate con LNG-IUD, dopo esecuzione di una biopsia
endometriale isteroscopica. Sono stati valutati parametri clinici [età; IMC; circonferenza addome (CA)],
biochimici [livelli di estrone (E1), emoglobina (Hgb)], ed ecografici (spessore endometriale). Tali valutazioni
sono state effettuate al basale e al follow-up (3, 6 e 12, 36 mesi). L’isteroscopia è stata ripetuta a 12 e 36
mesi.
Le 34 donne osservate avevano età media di 65.5 anni (55-68), livelli medi di E1 di 49.7 pg/mL (47.5-51.6) e
IMC di 38.5 kg/m2 (30-61). Nessuna variazione è stata osservata al follow-up per IMC, CA e livelli di Hgb.
Una percentuale significativa di pazienti (91%) non ha mostrato nuovi episodi di SUA al follow-up. All’ETV è
stata osservata una riduzione significativa dello spessore endometriale (da 8.2±2.2 a 3.2±1.5 mm; P<0.05)
dopo applicazione di LNG-IUD in tutte le pazienti. Alla biopsia effettuata al follow up, l’IE è regredita nel 60%
a 12 mesi, nel 99% a 36 mesi. Nessun caso di atipia cellulare o di evoluzione in cancro è stato rilevato. In
nessuna delle pazienti in cui a 12 e 36 mesi persisteva l’IE, si è osservata la comparsa di atipie.
LNG-IUD rappresenta una strategia efficace nel trattamento di donne in menopausa, obese con SUA e IE.
Dall’analisi dei dati ottenuti sembrerebbe che nelle donne obese il dispositivo sia in grado di prevenire lo
sviluppo di atipie cellulari e di cancro dell’endometrio. Al fine di validare questa ipotesi, è in corso presso la
nostra Unità Operativa un protocollo che prevede il confronto tra pazienti in sovrappeso o obese in
menopausa alle quali è stata somministrata LNG-IUD e stessa popolazione non consenziente all’utilizzo di
tale dispositivo, in termini di tassi di SUA e IE.

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La Donna Il fascino della ginecologia moderna tra salute e sicurezza della donna: aggiornamenti e necessità

CO5.5
- FOLLICOLI OVARICI PERSISTENTI IN DONNE IN TRATTAMENTO CON LNG-IUD E
DIENOGEST + ESTRADIOLO VALERATO PER SANGUINAMENTI UTERINI ANOMALI
O ALGIE PELVICHE CRONICHE. -
ALBANO ALDO*[1], DI CELLO ANNALISA[1], VENTURELLA ROBERTA[1], MOCCIARO RITA[1], DE TRANA
ENRICO[1], MORELLI MICHELE[1], ZULLO FULVIO[1]

- [1]DIPARTIMENTO DI GINECOLOGIA E OSTETRICIA ~ CATANZARO

Sia il dispositivo intrauterino a rilascio di levonorgestrel (LNG-IUD) che il contraccettivo ormonale combinato
con dienogest + estradiolo valerato (E2V/DNG) rappresentano una strategia alternativa all’isterectomia per il
trattamento dei sanguinamenti uterini anomali (SUA) e per il controllo del dolore in pazienti affette da algie
pelviche croniche. L’utilizzo di LNG-IUD, tuttavia, sembra associarsi ad un tasso di follicoli ovarici persistenti
più alto che nella popolazione generale e nelle pazienti trattate con E2V/DNG. Lo scopo di questa analisi di
dati retrospettivi è stato valutare l’incidenza di follicoli ovarici persistenti in pazienti trattate con LNG-IUD, e i
tempi di risoluzione spontanea degli stessi, nell’ottica di riduzione del rischio di sovratrattamento chirurgico.
Sono state valutate retrospettivamente donne, in epoca premenopausale, che si erano recate presso i nostri
ambulatori per SUA o per algie pelviche croniche, trattate con LNG-IUD o E2V/DNG. Tutte le pazienti sono
state sottoposte a valutazione ecografiche, al basale e al follow-up (6 e 12 mesi), al fine di identificare la
presenza di follicoli ovarici persistenti.
Sono state valutate 67 donne, trattate con LNG-IUD (gruppo A=29) e E2V/DNG (gruppo B=38). L’età media
delle pazienti era di 43.6±3.8 anni all’inizio del trattamento. Nessuna paziente al basale presentava follicoli
ovarici persistenti. È stata identificata la presenza di follicoli ovarici persistenti in 8 pazienti (27.58%) del
gruppo A e in nessuna paziente del gruppo B al sesto mese di trattamento. A 12 mesi di trattamento, 5
pazienti (17.21%) del gruppo A e nessuna paziente del gruppo B presentavano follicoli ovarici persistenti.
Tutti i follicoli persistenti evidenziati alla valutazione ecografica effettuata a 6 mesi erano andati incontro a
regressione spontanea e pertanto non più presenti alla ETV a 12 mesi.
In corso di LNG-IUD, l’insorgenza di follicoli ovarici persistenti è un evento più frequente che nella
popolazione generale e nelle pazienti trattate con E2V/DNG. Tali formazioni, tuttavia, vanno incontro a
regressione spontanea nel 100% dei casi. Pertanto, in pazienti in trattamento con LNG-IUD, in caso di
riscontro di follicoli ovarici persistenti, un follow up ecografico adeguato permetterebbe di evitare inutili
interventi chirurgici.

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CO5.6
- BODY MASS INDEX E FUMO PER MIGLIORARE LA PREDIZIONE DELL’ETA’
DELLA MENOPAUSA BASATA SULLA RISERVA OVARICA -
SIGHINOLFI GIOVANNA*[4], CAGNACCI ANGELO[4], TONIOLO DANIELA[5], VOLPE ANNIBALE[4], LA
MARCA ANTONIO[4]

- [4]CLINICA OSTETRICO-GINECOLOGICA, UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI MODENA E REGGIO EMILIA ~ MODENA -


[5]
DIPARTIMENTO DI BIOLOGIA MOLECOLARE E GENOMICA FUNZIONALE, FONDAZIONE SAN RAFFAELE ~
MILANO

L’età della menopausa spontanea ha una distribuzione normale con una media intorno ai 51 anni, ma varia
dai 40 ai 58 anni. Sebbene non siano ancora del tutto noti gli elementi che la determinano, la variabile che
più la influenza sembra essere la riserva ovarica, intesa come pool di follicoli primordiali presenti nell’ovaio
della donna. Negli ultimi anni sono stati studiati diversi markers sia di tipo ecografico che di tipo endocrino
per la valutazione indiretta della riserva ovarica. Alcuni lavori sembrano anche suggerire che questi markers,
e in particolare l’AFC e l’AMH, possano essere impiegati nella predizione della menopausa. L’età della
menopausa risulta inoltre influenzata da fattori legati allo stile di vita della donna.
Lo scopo dello studio è stato quello di valutare se l’associazione di un marker di riserva ovarica come l’AMH
e due fattori legati allo stile di vita come il BMI e l’abitudine tabagica era in grado di aumentare la
performance predittiva sull’età della menopausa.

Oggetto di questo studio retrospettivo sono stati due gruppi di donne: 2635 donne con menopausa
fisiologica e con BMI e abitudine tabagica noti, afferite al centro menopausa di uno degli ospedali facenti
parte dell’Emilia-Romagna Operative Group for Menopause e un gruppo di 375 donne di età compresa fra i
19 e i 44 anni, con mestruazioni regolari, su cui è stato dosato l’AMH.
E’ stata utilizzata l’analisi di regressione multipla allo scopo di identificare la distribuzione dell’età della
menopausa fisiologica in base alle covariate.

L’analisi statistica ha permesso di calcolare un valore soglia di AMH per ogni età al di sotto del quale si
verifica la menopausa. Questo valore risulta essere modificato significativamente dal BMI e dall’abitudine
tabagica: il BMI riduce tale valore soglia (per cui nelle donne con BMI maggiore la menopausa si verifica più
tardivamente), mentre il fumo alza tale soglia (per cui le donne fumatrici hanno una menopausa anticipata).
Abbiamo pertanto elaborato un semplice algoritmo in grado di predire con migliore accuratezza, rispetto al
solo AMH, l’età della menopausa.

Questo ha dei risvolti clinici di grande interesse.


Negli studi condotti negli ultimi anni, infatti, la predizione della menopausa è un endpoint importante per il
medico in quanto consente un couselling più preciso per la modificazione dello stile di vita della donna, per
la pianificazione dell’età della prima gravidanza e per l’eventuale applicazione di tecniche invasive di
preservazione della fertilità

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CO5.7
- ASSOCIAZIONE METFORMINA INOSITOLO IN PAZIENTI CON PCOS E INSULINO
RESISTENZA. QUALI I BENEFICI? -
VITRANO ROSSELLA*[1], LUCIANO ANTONIO[1], VENEZIA RENATO[1], PERINO ANTONINO[1]

- [1]POLICLINICO UNIVERSITARIO "P.GIACCONE", SCUOLA DI SPECIALIZZAZIONE IN OSTETRICIA E


GINECOLOGIA ~ PALERMO

La Sindrome dell’Ovaio Policistico(PCOS) colpisce il 5-10% delle donne in età riproduttiva ed è una delle
cause più comuni di ipofertilità da disfuzione ovarica e di irregolarità mestruali. Il 65-70% delle pazienti
presenta resistenza insulinica e conseguente iperinsulinemia, non necessariamente correlate all’Indice di
Massa Corporea. Dati della letteratura mostrano che tale eccesso d’insulina sarebbe direttamente
responsabile dell’iperproduzione di androgeni ovarici e dei disturbi ovulatori e che l’insulino-resistenza
sarebbe determinata da un difetto dei secondi messaggeri del segnale insulinico, gli
Inositolfosfoglicani(IPG), in particolare il D-Chiroinositolo e il suo precursore MyoInositolo(MI). Per tale
ragione queste sostanze rientrano attualmente nei piani terapeutici per il trattamento della disfunzione
ovulatoria della PCOS, in alternativa agli insulino-sensibilizzanti, in particolare la Metformina. Poiché IPG e
insulino-sensibilizzanti aumentano la sensibilità insulinica agendo a livelli differenti, abbiamo ipotizzato un
loro effetto sinergico e ci siamo proposti di verificare se la loro associazione possa essere più efficace nel
trattamento delle irregolarità mestruali della PCOS.

Dal nostro ambulatorio di Ginecologia Endocrinologica abbiamo selezionato un campione di 10 pazienti con
diagnosi di PCOS (ROTTERDAM CRITERIA 2003, ESHRE/ASRM), di età compresa tra 23 e 30 anni, con
insulino resistenza e iperinsulinemia (dimostrate tramite dosaggio insulinemico dopo carico orale di glucosio
75gr, con dosaggio basale e dopo una e due ore dal carico). Abbiamo iniziato un ciclo di trattamento per
tutte le pazienti con MI 4gr/die per tre mesi. Successivamente, alle pazienti ancora amenorroiche abbiamo
somministrato l’associazione Metformina (1500gr/die) e MI(4gr/die).
Solo nei casi con iperinsulinemia meno grave (valori di insulinemia a 60’entro sei volte il valore basale)
abbiamo ottenuto un ripristino dei cicli mestruali e l’ovulazione. Nelle restanti pazienti il trattamento
combinato è ancora in corso.
Se i risultati di questo trattamento saranno positivi, l’uso del Myonositolo in associazione con la Metformina
potrà consentire di ottenere un più rapido ripristino dei cicli ovulatori con regolarizzazione del ciclo mestruale
anche nelle forme di PCOS più severe. Inoltre, poiché l’Inositolo è noto per miglioriare la qualità ovocitaria,
potrà esserci un potenziamento della fertilità. Infine l’associazione dei due farmaci potrà consentire di ridurre
i dossaggi iniziali di Metformina, con riduzione dei suoi più comuni effetti collaterali.

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CO5.8
- INVASIONE TROFOBLASTICA ENDOVASCOLARE NELLE DONNE AFFETTE DA
SINDROME DELL’OVAIO POLICISTICO (PCOS). -
GALLO FRANCESCO*[1], DI CELLO ANNALISA[1], RUSSO VALENTINA[1], MATERAZZO CATERINA[1],
RANIA ERIKA[1], MORELLI MICHELE[1], PALOMBA STEFANO[1], ZULLO FULVIO[1]

- [1]UNIVERSITÀ "MAGNA GRAECIA" ~ CATANZARO

Dati sperimentali e clinici sembrano suggerire che le donne affette da sindrome dell’ovaio policistico (PCOS)
presentano processi di invasione trofoblastica alterati. Lo scopo del presente studio prospettico caso-
controllo è stato di valutare se nelle donne gravide con PCOS esiste un impedimento all’invasione deciduale
del trofoblasto e chiarire i meccanismi potenzialmente coinvolti.
Un totale di 45 donne in attesa di interruzione di gravidanza (IVG) sono state arruolate nello studio. Sono
state arruolate rispettivamente 15 donne nel gruppo sperimentale (PCOS) e 30 nel gruppo controllo (non
PCOS), matchate per età e indice di massa corporea (IMC). La diagnosi di PCOS è stata effettuata in
accordo con i criteri del ESHRE/ASRM. All’ingresso nello studio tutte le pazienti sono state sottoposte ad
una valutazione clinica, biochimica ed ecografica. Al basale e nel giorno dell’IVG, in tutte le donne è stata
valutata ecograficamente l’impedenza vascolare delle arterie uterine [indice di pulsatilità (PI) resistenza (RI)]
. Al momento dell’IVG il materiale deciduo-ovulare è stato prelevato, i campioni sono stati conservati e
sottoposti ad esame istologico.
Il numero di siti di impianto identificati è risultato significativamente ridotto nelle donne con PCOS rispetto a
quelle non PCOS (75%vs.90%; P<0.05). L’invasione trofoblastica endovascolare a livello del sito di impianto
e il numero di siti vascolari con invasione trofoblastica endovascolare è risultata significativamente superiore
nelle donne non PCOS rispetto alle donne con PCOS (60%vs.70%; 30%vs.58%; P<0.05). I valori di PI e RI
sono risultati significativamente più alti nel gruppo PCOS rispetto al gruppo controllo (P<0.05). In tutte le
pazienti è stata osservata una correlazione tra in numero dei siti di invasione trofoblastica e l’impedenza
vascolare delle arterie uterine. Nelle pazienti affette da PCOS una correlazione positiva è stata identificata
tra il numero dei siti di invasione trofoblastica e l’indice di insulino- sensibilità (HOMA).
:Nelle donne con PCOS i processi di invasione deciduale del trofoblasto risultano alterati. Tale fenomeno
potrebbe determinare gli outcomes materno-fetali sfavorevoli tipicamente osservati nelle donne gravide con
PCOS. Ulteriori studi dovranno chiarire il ruolo patogenetico di insulino-resistenza, iperandrogenismo e
anovulazione nelle anomalie dell’invasione trofoblastica nelle donne con PCOS.

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CO5.9
- EFFETTI DEL DROSPIRENONE SULLE ESCURSIONI GLICEMICHE IN DONNE IN
POST-MENOPAUSA AFFETTE DA SINDROME METABOLICA -
LEO STEFANIA*[1], DE FRANCISCIS PASQUALE[1], TORELLA MARCO[1], DIFIORE CORNELIA[1],
LAUDANDO EMANUELA[1], COLACURCI NICOLA[1]

- [1]DIPARTIMENTO DI SCIENZE GINECOLOGICHE, OSTETRICHE E DELLA RIPRODUZIONE DELLA SECONDA


UNIVERSITA' DI NAPOLI ~ NAPOLI

La sindrome metabolica contribuisce in maniera rilevante al rischio cardiovascolare nella postmenopausa ed


in particolare le escursioni glicemiche giornaliere rappresentano un co-fattore importante nella patogenesi
del danno cardiovascolare. L’influenza della terapia ormonale sostitutiva sul metabolismo glucidico è stata
valutata in donne sane e con differenti tipologie di molecole, ma mancano dati sull’impatto di nuovi
progestinici in donne affette da sindrome metabolica. Scopo del nostro studio è valutare gli effetti del
drospirenone 2mg in associazione con l’estradiolo emiidrato 1mg (DRSP+E2) sulle escursioni glicemiche
giornaliere in donne in postmenopausa affette da sindrome metabolica.
Sessanta pazienti in postmenopausa con sindrome metabolica sono state randomizzate e trattate con
DRSP+E2 o con il calcio (gruppo controllo) per sei mesi. All’arruolamento e a fine terapia sono stati valutati i
parametri clinici-antropometrici e laboratoristici. Le escursioni glicemiche giornaliere sono state valutate
misurando il valore Mean Amplitude of Glycaemic Excursions (MAGE) ottenuto dall’applicazione dell’Holter
glicemico.
I risultati evidenziano una riduzione significativa delle fluttuazioni glicemiche dopo terapia con DRSP+E2
valutate attraverso il MAGE rispetto al gruppo controllo (p<0,05). L’indice di massa corporea e il valore del
Waist-hip ratio risultano immodificati dopo terapia. Si è inoltre osservata una riduzione statisticamente
significativa dei livelli plasmatici di insulina (p<0,05) nel gruppo trattato con DRSP+E2 rispetto al gruppo
controllo e del valore della Pressione arteriosa sistolica (p<0,05). DRSP+E2 non ha modificato i valori della
pressione arteriosa diastolica. La terapia ormonale sostitutiva ha inoltre determinato un miglioramento
statisticamente significativo dei parametri del metabolismo lipidico (colesterolo totale, LDL e trigliceridi)
(p<0,01). Nel gruppo trattato con il calcio non ci sono state modificazioni significative né dei parametri
antropometrici, né dei parametri pressori e metabolici tra cui le escursioni glicemiche.
In donne in postmenopausa affette da sindrome metabolica il drospirenone influenza positivamente il profilo
glicemico e metabolico.

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La Donna Il fascino della ginecologia moderna tra salute e sicurezza della donna: aggiornamenti e necessità

CO5.10
- EFFICACIA DEL TRATTAMENTO TOPICO CON SYNECOL GEL NELL’ATROFIA
VAGINALE IN DONNE IN POST MENOPAUSA -
PARMA MARTA*[1], CHIONNA RAFFAELLA[2], SALVATORE STEFANO[2], DINDELLI MORENO[2],
CANDIANI MASSIMO[1]

- [1]UNIVERSITÀ VITA-SALUTE SAN RAFFAELE ~ MILANO - [2]OSPEDALE SAN RAFFAELE ~ MILANO

L’atrofia vaginale è un disturbo frequente nelle donne in menopausa; i sintomi comprendono secchezza
vaginale, prurito e bruciore. Il trattamento con terapia ormonale locale o sistemica non è sempre ben
tollerato. Synecol gel vaginale è un preparato topico muco protettivo con azione antibatterica naturale e di
miglioramento del trofismo vaginale, che contiene lactoperossidasi altamente purificate dal latte bovino,
Acido Ialuronico, Glucosio Ossidasi e Xanthan Gum.

Lo scopo dello studio è valutare l'efficacia, in termini di benessere e soddisfazione della paziente, di Synecol
gel vaginale nel trattamento dell'atrofia delle donne in post-menopausa.

Abbiamo valutato donne in menopausa consecutive con sintomi di alterato trofismo vulvo-vaginale. Il
trofismo genitale è stato valutato tramite il Vaginal Health Index (VHI), unico score riportato in letteratura per
questo scopo, e mediante Scala Visuo-analogica (VAS). Pazienti con un VHI index maggiore-uguale a 14 e
sintomi genitali riscontrati come disturbanti con la VAS sono state reclutate. Tutte le pazienti sono state
trattate con Synecol gel vaginale 1 applicazione alla sera per 20 giorni consecutivi. Dopo 7 giorni dalla
sospensione della terapia ciascuna paziente è stata rivalutata con VHI e la scala VAS. Un analisi non-
parametrica per campioni appaiati è stata eseguita sullo score totale delle scale e su ogni singolo parametro
al fine di rilevare differenze significative tra la valutazione basale e quella ottenuta durante il follow-up.

Abbiamo considerato 29 pazienti di età compresa tra i 47 e 70 anni, da gennaio a dicembre 2010. Delle 29
pazienti reclutate, 5 hanno abbandonato lo studio, non per intolleranza al prodotto, mentre 24 hanno
eseguito correttamente il protocollo.
L’analisi statistica ha evidenziato un miglioramento significativo nella scala VHI e nella scala VAS dopo la
somministrazione di Synecol gel per 20 giorni consecutivi; per quanto riguarda l’analisi dei singoli parametri
è stato osservato un miglioramento statisticamente significativo per i parametri leucorrea e secrezioni
mucosali della scala VHI e per il parametro secchezza della scala VAS.

Synecoll gel appare avere un effetto benefico nei disturbi locali vaginali indotti dalla menopausa. Dai nostri
risultati si osserva che l’efficacia maggiore si ottiene in termini di secchezza vaginale. Non è stato riscontrato
nessun effetto collaterale; possiamo dunque proporre Synecoll gel come una valida alternativa alla terapia
estrogenica nel trattamento dei sintomi locali post menopausali.

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La Donna Il fascino della ginecologia moderna tra salute e sicurezza della donna: aggiornamenti e necessità

CO5.11
- PERIMENOPAUSA E TROFISMO PERINEALE: EFFICACIA DI PREPARAZIONE
TOPICA DI AC COLLAGENE, ACIDO IALURONICO ED ELASTINA SUI DISTURBI
DISTROFICI VULVO VAGINALI -
TAMMARO CAROLINA*[1], TORELLA MARCO[2], SALVATORE STEFANO[4], CANDIANI MASSIMO[4],
COLACURCI NICOLA[1]

- [1]SECONDA UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI NAPOLI ~ NAPOLI - [2]SECONDA UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI
NAPOLI ~ NAPOLI - [4]FONDAZIONE CENTRO SAN RAFFAELE DEL MONTE TABOR ~ MILANO

Le terapie ormonali sostitutive in forma sistemica e topica rappresentano il gold standard per il trattamento
dei disturbi distrofici. Recentemente l’attenzione è rivolta a prodotti complementari/alternativi per il
trattamento dei sintomi in pazienti non elegibili a terapia ormonale sostitutiva.
Le mucose uro-genitali e le strutture connettivo-muscolari sono elementi estremamente sensibili all’
ipoestrogenismo. Lo scopo di tale studio è valutare l’efficacia soggettiva ed oggettiva di una preparazione
topica di AC collagene,acido ialuronico ed elastina su tono e trofismo del perineo in donne in perimenopausa
con disturbi vaginali,urinari e sessuali di lieve entità.

Abbiamo reclutato 27 donne consecutive in menopausa, età media 52.8 anni (range 44-61) con sintomi di
distrofia vulvo-vaginale. Preliminarmente esse sono state valutate con:
? Questionario valutativo dei sintomi soggettivi vaginali (secchezza, dispareunia, prurito, eritema ) ed urinari
(disuria, incontinenza da urgenza e da sforzo, uretriti)
? Vaginal Health Index (umidificazione vaginale, quantità secrezioni, elasticità, difficoltà nel coito);
? valutazione oggettiva ed arbitraria per colorito,elasticità e rugosità della commissura vulvare posteriore.
Sono stati criteri di esclusione: incontinenza urinaria severa,collagenopatie, prolasso genitale di grado >II,
esiti di lacerazioni vagino-perineali di III-IV grado, terapia estrogenica in atto. Le pazienti sono state
sottoposte a terapia topica vagino-perineale di AC Collagene, con automassaggio perineale, 2 volte a
settimana per 24 settimane, epoca in cui se ne valutava il miglioramento soggettivo ed oggettivo con gli
stessi strumenti usati all’inclusione.

Al controllo a 24 settimane si osservavano miglioramenti soggettivi statisticamente significativi relativamente


a secchezza (76,9 %), prurito vulvo-vaginale (80,76%) e facilità ad ottenere il coito (76%).Circa i sintomi
urinari,miglioravano la disuria (70%),l’incontinenza da sforzo (71%) e le uretriti (63,6%). Il parametro più
rilevante è stato l’incremento dell’umidificazione vaginale (88,46%) e del volume delle secrezioni vaginali
(72%). Alla valutazione oggettiva del perineo si rilevava un miglioramento di elasticità, rugosità e colorito
cutaneo.
Tutte le pazienti hanno mostrato buona compliance al trattamento e non si sono osservati eventi avversi.

Con questo studio abbiamo verificato l’efficacia e la buona tollerabilità di applicazione vulvo vaginale topica
di AC collagene, ac.ialuronico ed elastina, in pazienti non estrogenizzate e sintomatiche per atrofia genito-
urinaria

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La Donna Il fascino della ginecologia moderna tra salute e sicurezza della donna: aggiornamenti e necessità

CO5.12
- SICUREZZA DEGLI ISOFLAVONI DI SOIA PIÙ LACTOBACILLUS SPOROGENES
SU ENDOMETRIO,MAMMELLA E FEGATO IN DONNE IN POST-MENOPAUSA -
NOCERINO ANTONIO*[1], LEO STEFANIA[1], DI FIORE CORNELIA[1], LAUDANDO EMANUELA[1], DE
FRANCISCIS PASQUALE[1], COLACURCI NICOLA[1]

- [1]DIPARTIMENTO SCIENZE OSTETRICHE E GINECOLOGICHE DELLA SECONDA UNIVERSITÀ DI NAPOLI ~


NAPOLI

Valutare la sicurezza di un composto natraceutico contenente Isoflavoni di soia e Lactobacillus sporogenes


sull’endometrio, mammella e funzione epatica.
Sono state reclutate presso l'ambulatorio di menopausa del dipartimento di Scienze Ostetriche e
Ginecologiche della Seconda Università di Napoli 130 donne sane in post-menopausa sofferenti di sintomi
menopausali. Sono stati randomizzate a ricevere 60 mg di isoflavoni di soia e 1 miliardo di spore di
Lactobacillus sporogenes (gruppo A: 65 donne) o Calcio e Vitamina D3 (gruppo B: 65 donne). La sicurezza
del trattamento è stato valutato al basale e dopo 1 anno, tenendo conto dello spessore endometriale, la
densità mammografica, dei livelli sierici di transaminasi, delle ?-GT e della bilirubina. L'efficacia del
trattamento è stata valutata con un punteggio dei sintomi della menopausa al basale e ogni 3 mesi. L'analisi
statistica è stata effettuata con test "Chi-quadrato", test di Fisher e ANOVA.
Dopo 12 mesi di trattamento la densità mammografica, lo spessore dell'endometrio e la funzione epatica non
hanno mostrato differenze significative tra i gruppi, mentre i sintomi della menopausa si sono
progressivamente e significativamente ridotti in gravità e frequenza durante il trattamento con isoflavoni di
soia e Lactobacillus sporogenes rispetto al calcio più vitamina D3.
Gli isoflavoni di soia più Lattobacillus possono effettivamente e tranquillamente essere usati nelle donne
sintomatiche in post-menopausa.

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La Donna Il fascino della ginecologia moderna tra salute e sicurezza della donna: aggiornamenti e necessità

Comunicazioni Orali: Ecografia Ostetrica e


Ginecologica

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La Donna Il fascino della ginecologia moderna tra salute e sicurezza della donna: aggiornamenti e necessità

CO6.1
- FATTIBILITA’ DELLO STUDIO ECOGRAFICO TRANSADDOMINALE DEL CUORE
FETALE NEL CORSO DELL’ESAME ULTRASONOGRAFICO ESEGUITO A 11.4 – 13.6
SETTIMANE. -
ORLANDI EMANUELA*[1], PERINO ANTONINO[1], ORLANDI FRANCESCO[2], ROSSI CINZIA[2]

- [1]UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI PALERMO, DIPARTIMENTO UNIVERSITARIO MATERNO INFANTILE DI


UROLOGIA E DI ANDROLOGIA ~ PALERMO - [2]CENTRO DIAGNOSI PRENATALE ~ PALERMO

L’esame di routine del cuore fetale durante l’ecografia eseguita a 11.4 – 13.6 settimane viene raramente
eseguito, nonostante i difetti cardiaci siano la più frequente fra le malformazioni congenite. Questo studio è
stato eseguito per valutare la fattibilità dell’esame del cuore fetale per via transaddominale nel primo
trimestre di gravidanza.
1020 donne con gravidanze singole non complicate (CRL 45-84) sono state sottoposte ad ecografia
transaddominale per la misurazione della traslucenza nucale. L’esame è stato eseguito utilizzando ecografi
ad elevata risoluzione (Voluson E8, GE Healthcare, Kretz Ultrasound, Austria) da tre operatori certificati
dalla Fetal Medicine Foundation e con vasta esperienza nell’ecografia del I° trimestre. Nel corso dell’esame
si è tentato di visualizzare le 4camere cardiache e gli assi lunghi con color doppler, utilizzando adeguati
settaggi. In tutti i casi l’esposizione del feto agli ultrasuoni è stata minimizzata
La percentuale di successo nella visualizzazione dell’anatomia cardiaca cresce con il progredire dell’età
gestazionale. La capacità di eseguire un esame cardiaco soddisfacente, che consentiva di evidenziare
strutture fetali normali, aumenta da 11 settimane(74%), a 12 (85%) ed a 13 (92%), con una Detection Rate
complessiva dell’87%. Nel caso in cui l’esame risultava negativo, una normale anatomia del cuore fetale è
stata confermata a 20-22 settimane dagli stessi ecografisti e quindi alla nascita
Questo studio di fattibilità mostra che l’esame del cuore fetale (4 camere ed assi lunghi), eseguito durante la
misurazione della traslucenza nucale, è efficace anche per via transaddominale. Devono però essere
utilizzati ecografi con elevato potere di risoluzione, con settaggi adeguati, e l’esame deve essere eseguito da
operatori esperti nell’ecografia del I° trimestre e specificamente addestrati per lo studio del cuore fetale.

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CO6.2
- VALUTAZIONE ECOGRAFICA DEL CUORE FETALE ALLA 11-13+6 SETTIMANA
PER LO SCREENING DELLE CARDIOPATIE CONGENITE -
MASTROCOLA NUNZIA*[1], DI NICOLA MARIAPIA[1], PALERMO PATRIZIA[1], MUSCATELLO ANDREA[1],
CARTA GASPARE[1]

- [1]CLINICA OSTETRICA UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI L'AQUILA ~ L'AQUILA

Le cardiopatie congenite sono la malformazione congenita fetale più frequente. Con il miglioramento delle
apparecchiature ecografiche e degli operatori, la diagnostica ecografica si sta spostando sul I trimestre di
gravidanza. In uno studio del cuore fetale a 11-13+6 settimane abbiamo selezionato una popolazione di
pazienti a rischio, da indirizzare all'esecuzione di indagini di II livello per una diagnosi di CHD, valutando
fattibilità, attendibilità e detection rate dell’esame ecografico del cuore fetale eseguito nel I trimestre in una
popolazione di pazienti a basso rischio.

Sono state arruolate 152 pazienti, sottoposte a screening per le aneuploidie fetali nel I trimestre tra marzo
2011 e gennaio 2012. E’stata eseguita una scansione delle 4 camere ed una valutazione degli efflussi
arteriosi con color Doppler ed una velocimetria Doppler a livello della valvola tricuspide e del dotto venoso
con Doppler pulsato. Le pazienti sono state esaminate di nuovo nel II trimestre. I neonati sono stati
sottoposti a visita pediatrica e, su indicazione clinica, inviati ad ecocardiografia neonatale.

Delle 152 pazienti esaminate in 33(21%) non è stato possibile valutare accuratamente il cuore fetale per
limitazioni correlate all’ecogenicità dei tessuti materni (70%), alla posizione (21%) e ai movimenti fetali (9%).
Una scansione soddisfacente delle 4 camere è stata possibile in 119 (79%) pazienti con lo studio degli
efflussi arteriosi, della valvola tricuspide e del dotto venoso; in 4 casi (3% circa) la scansione delle 4 camere,
il riempimento ventricolare e gli efflussi non erano soddisfacenti. Nelle pazienti è stato esaminato il flusso del
dotto venoso e in un caso c’era un’onda A invertita. Lo studio ecografico del cuore fetale eseguito tra 20 e
22 settimane è risultato normale in 117 (98%) casi, in 1 si è riscontrata una ipoplasia del ventricolo sinistro
con atresia dell’aorta e in 1 un difetto del setto interventricolare. La detection rate dello studio in epoca
precoce nella popolazione a basso rischio è del 66% con una specificità del 97%.

Sebbene la detection rate dell’ecocardiografia del primo trimestre superi l’85% nelle popolazioni ad alto
rischio, l’80% delle cardiopatie congenite fetali viene rivelata in popolazioni a basso rischio. Lo studio del
cuore fetale precoce può identificare cardiopatie maggiori con ottima specificità mantenendo la percentuale
di falsi negativi mediamente bassa. La sensibilità non elevata è dovuta all’evolutività di alcune patologie
cardiache e alla impossibilità di eseguire una valutazione appropriata delle anomalie minori.

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CO6.3
- RUOLO DELL’OMNIVIEW NELLA DIAGNOSI PRENATALE DELLE
MALFORMAZIONI CEREBRALI -
GAVIOLI ALBERTA *[1], GRISOLIA GIANPAOLO[1], MAINI MARZIA[1], VELTRI FILOMENA[2], ZACCHÈ
GABRIO[1]

- [1]AZIENDA OSPEDALIERA C.POMA MANTOVA U.O. COMPLESSA OSTETRICIA E GINECOLOGIA, OSPEDALE


C.POMA MANTOVA ~ MANTOVA - [2] ~ MANTOVA

Valutare la sensibilità diagnostica nelle anomalie cerebrali dell' ecografia tridimensionale mediante
applicazione dell' algoritmo ominiview
Sono state selezionate 16 anomalie cerebrali congenite diagnosticate nell’ambulatorio ecografico
dell’ospedale C.Poma nel periodo 2008-2010
Su tali anomalie è stata confrontata la diagnosi effettuata mediante ecografia bidimensionale , e quella
ottenuta tridimensionale multiplanare e omniview off-line su volumi acquisiti.

Con l’ecografia tridimensionale con entrambe le metodiche , ominiview e multiplanare , è stata effettuata
una diagnosi off-line corretta, sovrapponibile a quella ottenuta all'ecografia esperta bidimensionale
L’ominiview consente un’accurata diagnosi di anomalia cerebrale nel secondo trimestre semplificando
ulteriormente l’esame tridimesionale multiplanare

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CO6.4
- RUOLO DELL’ECOGRAFIA TRIDIMENSIONALE NEL MIGLIORAMENTO DELLA
SENSIBILITA’ DIAGNOSTICA PRENATALE DELLE MALFORMAZIONI DELLE MANI -
DI NICOLA MARIAPIA*[2], MASTROCOLA NUNZIA[1], D'ALFONSO ANGELA[1], MUSCATELLO ANDREA[1],
CARTA GASPARE[1]

- [1]CLINICA OSTETRICA UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI L'AQUILA ~ L'AQUILA - [2]


CLINICA OSTERICA UNIVERSITÀ
DEGLI STUDI DI L'AQUILA ~ L'AQUILA

Le malformazioni congenite delle mani sono un gruppo di anomalie clinicamente eterogenee variando da
piccoli difetti a gravi alterazioni, isolate oppure incluse in complesse sindromi genetiche. L'incidenza è di 1 su
1500 nati e l’ origine può essere genetica, casuale oppure da agenti teratogeni. La diagnosi ecografica non
è semplice viste le posizioni delle mani in utero. Secondo le Linee Guida SIEOG 2010 il periodo migliore per
analizzare le mani è tra 18 e 25 settimane quando il feto si muove frequentemente e le apre permettendo
spesso la visualizzazione delle dita. Le malformazioni possono essere individuate casualmente ma più
spesso vengono ricercate dopo l'identificazione di anomalie maggiori come quelle delle ossa lunghe, del
cranio, del torace. L'ecografia ha in questo periodo una bassa sensibilità (18-53%) per questo è considerato
difficile identificare in utero i difetti a carico delle estremità. Il miglioramento tecnologico delle
apparecchiature ultrasonografiche con la metodica 3D ne ha consentito l’utilizzo su larga scala. Gli studi
sulla sua applicazione concordano nell'attribuirle un'alta affidabilità nel rendere più agevole lo studio delle
estremità, nel migliorare la localizzazione spaziale dell'arto ed i rapporti con il resto del corpo. Sempre più
numerosi sono i dati della letteratura che dimostrano la maggiore facilità di studiare alcuni distretti anatomici
mediante l’utilizzo della metodica 3D.

Riportiamo un caso di una paziente di 22 anni primigravida con un esame ecografico nel primo trimestre
risultato nella norma ed un’ amniocentesi precoce che aveva rilevato un cariotipo normale. Durante l’esame
ecografico del secondo trimestre abbiamo rilevato una malformazione fetale bilaterale e simmetrica delle
estremità superiori, caratterizzata da agenesia del dito medio, deformità del mignolo e sindattilia parziale
(prime due falangi) dell'indice e del medio.

La descrizione dettagliata dell’anomalia si è resa possibile solo dopo lo studio delle mani mediante la
metodica 3D. Il sospetto clinico di ectrodattilia ci ha indotto a consigliare di eseguire approfondimenti genetici
che la coppia non ha ritenuto opportuno eseguire decidendo di interrompere la gravidanza. All'esame
autoptico è stata confermata una perfetta corrispondenza con i rilevamenti ecografici.
Sebbene la diagnostica rimane a tutt’oggi pertinenza della metodica ecografica tradizionale, l’utilizzo
dell’ecografia tridimensionale può essere utile nell’aumentare la sensibilità nell’identificazione di alcuni
dismorfismi, consentendo una migliore gestione di queste gravidanze.

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CO6.5
- VALUTAZIONE DELLA VASCOLARIZZAZIONE CEREBRALE FETALE MEDIANTE
ANGIOGRAFIA TRIDIMENSIONALE POWER DOPPLER (D-PDA) IN FETI CON
CRESCITA REGOLARE E IUGR -
FACHECHI GIORGIO*[1], ROMANELLO IRENE[1], ROSSI ALBERTO[1], FORZANO LEONARDO[1],
MARCHESONI DIEGO[1]

- [1]CLINICA OSTETRICO GINECOLOGICA, AOUD DI UDINE ~ UDINE

valutare il possibile impiego dell’ angiografia tridimensionale Power Doppler (3D-PDA) per determinare la
perfusione ematica in varie regioni cerebrali in feti normali e con IUGR.
nel nostro studio sono stati arruolati 51 feti IUGR e 81 feti con peso appropriato per epoca gestazionale
(AGA). Sono state definite due regioni cerebrali fetali di interesse (ROI). La prima ROI è definita dalla
porzione cerebrale anteriore rispetto al cavo del setto pellucido (CSP). La seconda ROI è stata ottenuta
tracciando un contorno compreso tra le due ossa temporali ed il cavo del setto pellucido. I feti IUGR sono
stati divisi in tre gruppi: gruppo 1 con un PI (Pulsatility Index) dell’arteria ombelicale nella norma; gruppo 2
feti IUGR con PI dell’arteria ombelicale alterata, ma normale PI dell’arteria cerebrale media e normale PI del
dotto venoso; gruppo 3 feti IUGR con PI dell’arteria ombelicale, dell’arteria cerebrale media e del dotto
venoso alterati. Gli indici di vascolarizzazione calcolati con 3D-PDA (VI:vascolarizzazione, FI: flusso, VFI
vascolarizzazione e flusso) cono stati determinati in entrambe le ROI sia nei feti AGA che nei feti IUGR da
un unico operatore.
i valori di VI e VFI della ROI 1 (irrorata principalmente dell’arteria cerebrale anteriore) sono risultati essere
aumentati nei feti del gruppo 1. Gli aumentati valori del VFI della ROI 2 (irrorata principalmente dall’arteria
cerebrale media) nei feti del gruppo 2 dimostrano una concordanza tra il 3D-PDA ed il Doppler 2D.
i nostri risultati sono in linea con i più recenti studi condotti su feti IUGR ed in particolare suggeriscono che
l’arteria cerebrale anteriore mostra segni Doppler di vasodilatazione prima che essi si osservino nell’arteria
cerebrale media, dimostrando un effetto precoce di "brain sparing" frontale.

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CO6.6
- EFFECTIVENESS OF THIRD TRIMESTER BIOMETRY IN PREDICTION OF SMALL
AND LARGE FOR GESTATIONAL AGE NEWBORNS -
DI LORENZO GIOVANNI*[2], CECCARELLO MATTEO[2], MONASTA LORENZO[1], CECOTTI VERA[2],
D'OTTAVIO GIUSEPPINA[1], GUASCHINO SECONDO[2]

- [1]IRCCS BURLO GAROFOLO ~ TRIESTE - [2]


UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI TRIESTE - IRCCS BURLO GAROFOLO
~ TRIESTE

To understand if ultrasound biometric evaluation at 30-32 weeks of gestation is a valuable screening tool for
the detection of small for gestational age (SGA) and large for gestational age (LGA) at birth in a low risk
population.
We enrolled 1848 pregnant women with singleton pregnancy that performed routinely fetal biometry. We
verified which of the ultrasound biometric factors could become a useful tool in predicting SGA and LGA
newborns and divided our infants into four groups: moderate SGA, severe SGA, moderate LGA and severe
LGA. We considered third trimester estimated fetal weight (EFW), abdominal circumference (AC), EFW
centile (EFWc), AC centile (ACc) and compared their prediction towards SGA and LGA to determine which of
these parameters was the best estimator for fetal size. Then we took the strongest predictive value and
added all anamnestic and ultrasound factors to run a stepdown multivariate logistic regressions. All the
variables were then dichotomized and sensitivity models only for statistically significant parameters were
calculated.
We identified the following predictive factors for each outcome: for severe SGA: EFWc with p<0.001, uterine
artery Pulsatility Index (UtA PI) with p<0.002. For moderate SGA: EFWc with p<0.001, UtA PI with p<0.004,
maternal preeclampsia p<0.002. For moderate and severe LGA: EFWc with p<0.001.
We can detect in a low-risk population a risk group among growth deviations. Our study, adding Doppler
velocimetry to 30-32 weeks EFWc, improves the exam’s specificity (84%) regarding SGA newborns,
maintaining a good sensitivity (71%), with a smaller rate of population to be re-screened from 27 to 17% than
the EFWc alone. An ultrasound exam at 34-36 weeks or the assessment of maternal risk factors and the
clinic remain the best tools for LGA newborns.

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CO6.7
- VALORE PROGNOSTICO DELL’ONDA DI FLUSSO RETROGRADA NELLE VENE
POLMONARI E CAVA INFERIORE -
MESSINA RITA ANNA*[1], CARINGELLA ANNAMARIA[1], SCARAMUZZI FRANCESCA[1], CIPRIANI
ARCANGELA RAFFAELLA[1], MARRANO TERESA[1], DI NARO EDOARDO[1]

- [1]II UNITA' OPERATIVA GINECOLOGIA ED OSTETRICIA POLICLINICO DI BARI ~ BARI

La valutazione nel feto dell’onda di flusso delle vene polmonari è stata ampiamente studiata nella
gravidanza in assenza di patologie cardiache. Tale distretto mostra un flusso pulsatile positivo rappresentato
da due onde di picco: una durante la sistole ventricolare (S) ed uno durante la fase iniziale di riempimento
diastolico (D) con un nadir durante la contrazione atriale (A).
OBIETTIVO: valutare il comportamento dell’onda di flusso delle vene polmonari in feti che mostravano segni
iniziali o conclamati di scompenso cardiaco.

MATERIALI E METODI: Abbiamo studiato mediante tecnica ecoDoppler e Color Doppler le curve di flusso
delle vene polmonari (VP) e della vena cava inferiore (VCI) confrontando i valori dell’onda A retrograda
ottenuti in 25 feti normali e in 14 feti con segni iniziali o conclamati di scompenso cardiaco.
In VCI l’aumento dell’onda A si verifica in tutte le condizioni che si associano a iniziale o conclamato
scompenso cardiaco. Il notevole incremento del flusso retrogrado A può spiegare la difficoltà che ha il cuore
fetale di mantenere un adeguato flusso anterogrado cui consegue il facile e rapido sviluppo di scompenso
destro. Nelle VP i valori dell’onda a retrograda superano quelli della VCI soltanto nelle insufficienze A-V
sinistre.
CONCLUSIONI: L’incremento dell’onda di flusso retrograda nei distretti venosi fetali e particolarmente in VCI
è un segno precoce di scompenso cardiaco ed assume un significato prognostico sfavorevole.

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CO6.8
- L’ANGOLO ECOGRAFICO DI PROGRESSIONE: OBIETTIVITA’ IN SALA PARTO -
MIELE GIANMARCO*[1], PALATUCCI VALERIA[1], MARRA MARIA LUISA[1], VISCONTI FEDERICA[1],
D'ALESSANDRO PIETRO[2], GUIDA MAURIZIO[1], ZULLO FULVIO[1], MIELE GIANMARCO*[2]

- [1]UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI SALERNO ~ SALERNO - [2]


UNIVERSITÀ DEGLI STUDI “MAGNA GRAECIA” DI
CATANZARO ~ CATANZARO

Lo studio si propone di documentare la relazione esistente tra il valore dell’ Angolo di Progressione e la
modalità di parto dopo un secondo stadio di travaglio prolungato in feti in posizione occipito-anteriore.
La diagnosi di regolare progressione del travaglio di parto nel II stadio si basa sulla valutazione del grado di
discesa della testa fetale. Oggi questa valutazione viene realizzata attraverso palpazione addominale o visita
trans vaginale della posizione e direzione della testa fetale. La diagnosi di mancata discesa della parte
presentata attraverso queste metodiche è basata sulla percezione soggettiva dell’operatore, quindi variabile.
Un metodo obiettivo di valutazione della stazione permetterebbe di identificare con precisione l’evoluzione di
un parto spontaneo rispetto ad una distocia, consentendo un accurato management del parto.
Lo studio valuta pazienti a termine con prolungato II stadio di travaglio.
L’Angolo di Progressione viene visualizzato attraverso un’ecografia trans perineale. La sonda è posizionata
tra le labbra e sotto la sinfisi pubica sulla linea mediana, in posizione trasversale. Visualizzata la sinfisi con i
rami pubici, si effettua un movimento di lateralità e la sonda è posta sagittalmente. L’immagine ottenuta deve
permettere una chiara visualizzazione della sinfisi pubica e del cranio fetale per permettere il calcolo
dell’Angolo di Progressione. Questo angolo è determinato dall’incrocio, all’apice inferiore della sinfisi, della
linea mediana della sinfisi pubica stessa con la tangente l’estremità fetale distale della testa a partenza
dall’apice inferiore della sinfisi. Maggiore è l’ampiezza di tale angolo e maggiore è la probabilità di parto
spontaneo. I primi dati della letteratura riportano che un angolo di 120° è associato con un parto vaginale
spontaneo nel 90% dei casi. La valutazione di ogni paziente è completata attraverso la compilazione di una
scheda contenente parametri materni, fetali e outcame del parto. I dati ecografici sono confrontati con quelli
clinici e sono valutati modalità del parto, outcome neonatale e morbidità materna.

Lo scopo dello studio è documentare la relazione esistente tra il valore dell’ Angolo di Progressione e la
modalità di parto; In particolare intendiamo dimostrare che, allo stesso modo di un angolo di 120°, anche un
valore di 110° è associato con parto vaginale.
La prospettiva è che la valutazione dell’Angolo di Progressione diventi una documentazione oggettiva
dell’andamento del parto, un sussidio prognostico in casi difficili ed un ausilio pratico nella routine della sala
parto.

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CO6.9
- RUOLO DEGLI ULTRASUONI NELLA DIAGNOSI PREOPERATORIA
DELL’ADENOMIOSI -
TOSTI CLAUDIA*[2], BOCCHI CATERINA[2], LAZZERI LUCIA[2], PINZAUTI SERENA[2], LUISI STEFANO[2],
ERRICO ZUPI[2], PETRAGLIA FELICE[2]

- [2]CLINICA OSTETRICA E GINECOLOGICA, DIPARTIMENTO DI PEDIATRIA, OSTETRICIA E MEDICINA


RIPRODUTTIVA, UNIVERSITÀ DI SIENA, SIENA. ~ CLINICA OSTETRICA E GINECOLOGICA, DIPARTIMENTO DI
PEDIATRIA, OSTETRICIA E MEDICINA RIPRODUTTIVA, UNIVERSITÀ DI SIENA, SIENA.

L’adenomiosi è una frequente patologia uterina, tuttavia l’accuratezza della sua diagnosi preoperatoria
risulta essere solo del 2,6-26%. Sebbene la Risonanza Magnetica Nucleare (RMN) rivesta un ruolo
predominante nella diagnostica preoperatoria con un’accuratezza di circa l’80%, attualmente l’introduzione
nella pratica clinica dell’ecografia transvaginale 3D (3D-TVS) e del 3D Power-Doppler ha evidenziato come
queste due tecniche diagnostiche possano dimostrarsi efficaci nella dignostica preoperatoria
dell’adenomiosi.
Obiettivi dello studio: Valutare l’efficacia e l’accuratezza diagnostica preoperatoria del 3D-TVS e 3D-Power
Doppler nella diagnosi preoperatoria dell’adenomiosi.

92 pazienti, con diagnosi istologica di adenomiosi, sono state sottoposte 7 giorni prima dell’intervento
chirurgico a ecografia transvaginale 2D e 3D associate a Power Doppler 2D e 3D.
Usando la 3D-TVS preoperatoria la diagnosi di adenomiosi era stata descritta in 81 casi (88% veri positivi);
mentre utilizzando la 2D-TVS la diagnosi era stata fatta correttamente nel 71,7% dei casi; e raggiungeva il
75% dei casi se veniva utilizzata la 2D-Power Doppler. I parametri ultrasonografici che offrono maggiori
informazioni sono: 1) lo spessore della parete posteriore dell’utero; 2) il miometrio e 3) l’analisi 3D Power
Doppler dei vasi sub-endometriali.
3D-TVS e 3D-Power Doppler migliorano l’accuratezza diagnostica delle lesioni miometriali dell’adenomiosi.
Una diagnosi accurata delle lesioni miometriali dell’adenomiosi può migliorare l’approccio terapeutico di
questa patologia. Maggiori dati riguardanti lo studio della zona giunzionale possono aggiungere importanti
informazioni diagnostiche.

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CO6.10
- VALUTAZIONE DELLA CICATRICE ISTEROTOMICA IN PAZIENTI SOTTOPOSTE A
MIOMECTOMIA LAPAROSCOPICA E MINI-LAPAROTOMICA. -
CIRILLO ROBERTO*[2], ALBANO ALDO[2], DE TRANA ENRICO[2], GALLO FRANCESCO[2], PROTA
GIOVANNI[2], RUSSO TIZIANA[2], MORELLI MICHELE[2], ZULLO FULVIO[2]

- [2]UNIVERSITÀ DEGLI STUDI MAGNA GRAECIA ~ CATANZARO

L’endpoint primario è stato la valutazione dello spessore della cicatrice isterotomica (mm) nelle due
procedure chirurgiche. L’endpoint secondario è stato il tasso di incidenza di ematomi peri-cicatriziali (%).
Sono state analizzate 72 donne, di cui 47 sottoposte a miomectomia laparoscopica (gruppo A) e 25 a
miomectomia mini-laparotomica (gruppo B). Le valutazioni ecografiche sono state effettuate a 7 e 30 giorni
dall’intervento chirurgico.
Non sono state evidenziate differenze statisticamente significative nello spessore della cicatrice isterotomica
valutato a 7 e 30 giorni dall’intervento (39±23 vs 41±18 mm e 21±9 vs 24±10 nei gruppi A e B,
rispettivamente). Il tasso di incidenza di ematomi peri-cicatriziali è risultato omogeneo nei due gruppi: due
casi sono stati documentati alla valutazione ecografica a 7 giorni nel gruppo A e un caso nel gruppo B (4.2
vs 4.0% nei gruppi A e B, rispettivamente).
Dai risultati ottenuti si evince che le caratteristiche ecografiche della cicatrice isterotomica, parametro
indiretto della guarigione della stessa dopo miomectomia, sono indipendenti dall’approccio chirurgico.

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CO6.11
- ACCURATEZZA DELL’ECOGRAFIA TRANSVAGINALE E DELLA COLONOGRAFIA-
RM NELLA STADIAZIONE PRECHIRURGICA DELL’ENDOMETRIOSI PROFONDA -
ACHILARRE MARIA TERESA*[1], VIMERCATI ANTONELLA[1], SCARDAPANE ARNALDO[2], LORUSSO
FILOMENAMILA[2], CECI ORONZO[1], MANGIATORDI GIOVANNI[1], ANGELELLI GIUSEPPE[2], VAN
HERENDAEL BRUNO[3], SELVAGGI LUIGI[1], BETTOCCHI STEFANO[1]

- [1]DIPARTIMENTO DI GINECOLOGIA OSTETRICIA E NEONATOLOGIA, I U.O. DI GINECOLOGIA E OSTETRICIA,


[2]
UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI BARI ~ BARI - DIPARTIMENTO DI MEDICINA INTERNA E MEDICINA PUBBLICA,
SEZIONE DI DIAGNOSTICA PER IMMAGINI, UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI BARI ~ BARI -
[3]
ENDOSCOPICTRAINING CENTRE ANTWERPEN, ZNA STUIVENBERG, ANTWERPEN, BELGIUM ~ ANTWERPEN,
BELGIUM

L’obiettivo dello studio è investigare l’accuratezza dell’ecografia transvaginale (ETV) e della


Colonografia-RM (C-RM) con mezzo di contrasto nella valutazione prechirurgica dell’endometriosi profonda
(DIE, Deep Infiltrating Endometriosis).

Novanta pazienti sono state arruolate prospetticamente per un sospetto di DIE. Tutte sono state sottoposte
ad ETV e C-RM, eseguite in cieco rispettivamente da un ecografista e un radiologo esperti, prima della
laparoscopia. I siti esplorati mediante entrambe le tecniche di imaging sono stati: scavo del Douglas, plica
vescico uterina, vescica e uretere, legamenti utero sacrali, setto retto vaginale, intestino e vagina. Come end
point secondario sono stati valutati anche la presenza di aderenze, il coinvolgimento annessiale e noduli
della parete addominale in corrispondenza di cicatrici laparotomiche. I risultati di ETV e C-RM sono stati
confrontati con la diagnosi chirurgica ed istologica.
L’endometriosi è stata confermata chirurgicamente nel 95.6% dei casi (86/90). Nell’82.2% delle pazienti è
stata riscontrata una DIE. I valori globali di accuratezza, sensibilità, specificità, valore predittivo positivo,
valore predittivo negativo, likelihood ratio positivo e likelihood ratio negativo sono stati rispettivamente per
l’ETV 89.2%, 81.1%, 94.2%, 89.6%, 89.0%, 13.9 e 0.2, e per la C-RM , 87.2%, 71.1%, 97.1%, 93.7%,
84.6%, 24.4 e 0.3. La C-RM ha permesso la diagnosi preoperatoria di tutti i casi di coinvolgimento
intestinale, con un’accuratezza nel predire l’infiltrazione della tonaca muscolare e la stenosi del lume
intestinale del 100%. L’ETV ha mostrato un’accuratezza nella diagnosi di noduli del retto sigma e di
infiltrazione di parete del 91.1% e 88.9%.
Entrambe le tecniche hanno mostrato risultati soddisfacenti. L’ETV si è dimostrata una tecnica semplice,
riproducibile, con bassi costi ma efficace nella stadiazione preoperatoria della DIE. La C-RM è una tecnica
“raggi X free”, che può essere riservata ai casi con sospetto ecografico di coinvolgimento del retto sigma, per
valutare il grado di stenosi e per escludere il coinvolgimento delle porzioni superiori del colon o dell’intestino
tenue.

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CO6.12
- UTILIZZO DELLA PERINEAL CARD INTEGRATA ALL’ECOGRAFIA
TRANSPERINEALE COME STRUMENTO PER LA RILEVAZIONE PRECOCE DELLE
DISFUNZIONI DEL PAVIMENTO PELVICO -
MATULA IDA*[1], MANNELLA PAOLO[1], GENAZZANI ANDREA R.[1], SIMONCINI TOMMASO[1]

- [1]DIVISIONE DI GINECOLOGIA E OSTETRICIA UNIVERSITARIA ~ PISA

La gravidanza ed il parto sono fattori di rischio per l’incontinenza urinaria.Forme di incontinenza transitoria
sono di frequente riscontro nel postpartum, ed in percentuale minore, tale incontinenza permane. Il nostro
obiettivo è di stabilire una relazione tra l'indice di rischio dato dalla Perineal Card in fase di dimissione, e la
reale situazione del pavimento pelvico ad un anno dal parto
Abbiamo valutato, a distanza di un anno dal parto, 200 puerpere che hanno partorito presso la nostra
struttura. Al momento della dimissione erano state valutate in base al decorso del parto, eventuali
episiotomie o lacerazioni, peso del feto, PC test etc creando una Perineal Card che classificava la paziente
in una delle tre fasce di rischio perineale: basso, medio ed alto (R1, R2, R3). Dopo un anno queste pazienti
hanno ricevuto un controllo uroginecologico con una nuova valutazione perineale associata ad ecografia
transperineale, esame dinamico essenziale per lo studio delle variazioni dell’angolo uretro-vescicale
posteriore e dell’angolo di mobilità uretrale, a riposo e durante manovra di Valsalva. Infine tutte le pazienti
hanno compilato un questionario sull’indice della funzione sessuale femminile (FSFI).
Ad un anno dal parto le pazienti con una Perineal Card R3 alla dimissione (rischio perineale alto)
presentavano in genere un indice di funzione sessuale alterato e più spesso forme di incontinenza transitoria
durante l’ultimo anno.Tuttavia l’ecografia transperineale non forniva maggiori informazioni e spesso risultava
simile a pazienti a basso rischio perineale (R1). Donne con R1 hanno maggior recupero della tonicità
muscolare. Donne con un R2-R3 hanno bassa/assente ripresa della tonicità muscolare
L'inquadramento perineale della puerpera in fase di dimissione costituisce un valido supporto per una
diagnosi precoce delle disfunzioni perineali. L’utilizzo della Perineal Card può fornire indicazioni importanti
soprattutto in quei casi in cui il supporto muscolare (PC test alto) è comunque associato a disfunzioni
transitorie quali incontinenza urinaria in quanto in tali casi la presenza di rischio perineale medio-alto può
supporre l’esistenza di lesioni fasciali subcliniche. L’ecografia transperineale di per sé non fornisce dati
sufficienti alla diagnosi precoce delle disfunzioni perinali ma costituisce un valido supporto insieme al PC test
per la prevenzione a lunga scadenza di eventuali ipermobilità uretrali e cistoceli. Il danno perineale quando
non può essere evitato deve essere limitato adottando strategie preventive e terapie ostetriche riabilitative.

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CO6.13
- ISTEROSONOGRAFIA: RUOLO NELLA DIAGNOSI DEI POLIPI ENDOMETRIALI -
PENATI CRISTINA*[1], VENEZIANO FANNY[1], MARRA CHIARA[1], PASSONI PAOLO[1], CALIENNO
CLAUDIA[1], BARGOSSI LORENA[2]

- [1]OSPEDALE SAN GERARDO ~ MONZA - [2]UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI MILANO-BICOCCA ~ MONZA

lo scopo dello studio è valutare la correlazione tra i reperti isterosonografici e l’esame istologico nella
diagnosi dei polipi endometriali.
sono state retrospettivamente analizzate le schede isterosonografiche di 254 pazienti ,eseguite dal 1°
Gennaio 2009 al 31 Dicembre 2011.L’indicazione all’isterosonografia(ISG) era il sospetto ecografico di
polipo endometriale. L’età mediana delle pazienti era 44 anni.37 pazienti erano in menopausa(15%) e 217
erano in età fertile(85,4%).L’esame istopatologico è stato ottenuto sia mediante biopsia ambulatoriale
eseguita con Pipelle sia mediante prelievo bioptico in corso di isteroscopia operativa. Abbiamo quindi
confrontato la diagnosi isterosonografica con l’esito dell’esame istologico.

delle 254 pazienti analizzate,144 avevano una diagnosi isterosonografica di polipo endometriale (56.7%)
mentre in 110 donne l’imaging non evidenziava la presenza di alcuna lesione polipoide(43.3%).In 52 pazienti
delle 144 il diametro del polipo era inferiore ad 1 cm (36.1%),in 77 aveva dimensioni comprese tra 1 e 2
centimetri(53.4%) e in 15 pazienti aveva un diametro superiore a 2 cm(10.4%).In 44 pazienti era stato
visualizzato all’ISG più di un polipo endometriale(30.5%).Delle 110 donne con imaging negativo per polipo,9
sono state escluse perché non è stato eseguito nessun prelievo bioptico (8,1%).Dall’analisi dei referti degli
esami istologici è risultato:in 90 casi un endometrio sincrono con la fase del ciclo mestruale, pazienti in età
fertile,o un endometrio atrofico nelle pazienti in menopausa(35,4%),in 139 casi un quadro compatibile con la
presenza di polipo endometriale(54,7%),in 5 casi un’iperplasia endometriale semplice(2%) e in 2 casi un’
iperplasia endometriale complessa(0,8%).In 9 referti istologici vi era la contemporanea presenza di polipo
endometriale ed iperplasia: semplice in 6 pazienti(2,4%) e complessa in 3 pazienti(1,2%).In 4 pazienti sia la
valutazione isteroscopia che l’esame istologico,eseguiti 6 mesi dopo l’ISG,risultavano negativi per polipo
endometriale(2,8%).Per valutare la concordanza tra il reperto isterosonografico e l’esame istologico nella
diagnosi di polipo endometriale, sono stati calcolati sensibilità,specificità, valore predittivo positivo e valore
predittivo negativo che erano rispettivamente: 96%,96%,97%,94%.
L’ISG risulta essere una metodica diagnostica più accurata dell’ecografia trans-vaginale nell’identificare la
presenza di un polipo endometriale.Inoltre se all’ISG non si visualizza alcun polipo intracavitario,si evita che
alle pazienti vengano prescritti esame diagnostici più invasivi.

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Comunicazioni Orali: Endometriosi

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CO7.1
- NUOVI ORIZZONTI NELLA DIAGNOSI NON INVASIVA DELL’ENDOMETRIOSI -
PATACCHIOLA FELICE[1], DI FONSO ADINA*[1], DI GIOVANNI SILVIA[2], DI FEBBO GIOVANNA[1], CARTA
GASPARE[1]

- [1]UNIVERSITÀ DE L'AQUILA ~ L'AQUILA - [2]ASL TERAMO ~ SANT'OMERO

L’indagine laparoscopica resta oggi il gold standard nella diagnosi di endometriosi. Tuttavia, è necessaria la
ricerca di nuovi biomarkers che permettano la diagnosi non invasiva di tale patologia. Scopo dello studio è
stato individuare, attraverso la revisione sistematica della letteratura scientifica, i biomarkers plasmatici,
sierici, urinari e peritoneali più adatti alla diagnosi clinica dell’endometriosi.
Il lavoro ha previsto tre fasi: specifica dei criteri di inclusione-esclusione; revisione sistematica della
letteratura scientifica dal 1984 ad oggi; analisi di sensibilità (S) e specificità (Sp) dei singoli biomarkers e di
panels di biomarkers proposti dagli autori. La ricerca è stata eseguita utilizzando i motori di ricerca online:
PUBMED, EMBASE, MEDLINE e le parole chiave: endometriosis, plasma-serum-blood-urine-biological-
tissue-endometrial biomarkers; diagnosis; non invasive; screening.
Di 11665 articoli totali ne abbiamo selezionati 177, dalla cui analisi sono emersi numerosi biomarkers di cui
riportiamo S e Sp: Citochine: IL6 (67%,90%), TNFa (100%,89%), Monocytechemotactic protein1 (65%,61%);
Autoanticorpi: Ac anti-tropomyosin3a (TPM3a) (61%,93%), Ac anti-TPM3d (78%,89%), Ac anti-stomatin-like
protein2a (SLP2a) (50%,96%), Ac anti-SLP2c: (61%,93%), Ac anti-tropomodulina3b (TMOD3b) (61%,96%),
Ac anti-TMOD3c (78%,93%), Ac anti-TMOD3d (78%,96%), Ac anti-transferrina ed Ac anti-a2HS glycoprotein
(=95%), Ac anti-laminina (43%,89%), Ac anti-enolasi a (S. e Sp. analoghi al CA125), Ac anti-PDIK1L
(59,4%,84,1%), Ac anti-sintaxina5 (53,6%,87,8%), Ac anti-IGFII mRNA-binding protein1 ed Ac anti- cyclinB
(S 83,9%,72,7%); Glicoproteine: CA125 (86%,89%), CA19-9 (61%,89%); Osteopontina (93%,72%); DNA
circolante (70%,87%); Markers proteomici con S. dell’ 80-100% e Sp. del 70-100%; Urocortina
(72,6%,45,7%); Paraoxonase1 (98%,83%); metalloproteinasi MMP9-2 e phospatase of regenerating liver-3
(S.87,5%); Urinaryvitamin D-bindingprotein (58%,76%); Citocheratina-19 urinaria (S. e Sp.100%). Tra i
panels ricavati, i migliori sono risultati: IL6, IL8, TNFa, hsCRP, CA125, CA19-9 (S. 92,2%, Sp.82%); CA125,
NLR (S>86% e Sp.> 89%); PGP9, VIP, sostanza P (S. 95%, Sp.100%); CCR1 m RNA, MCP1, CA125 (S.
92,2%, Sp.82%); CA125, CA19-9, survivin (S.87%).
I biomarkers evidenziati, pur essendo dotati di alta sensibilità e specificità, presentano costi elevati e sono
difficilmente dosabili. Pertanto, ulteriori studi sono necessari ad individuare un iter diagnostico non invasivo
introducibile nell’immediato nella pratica clinica.

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CO7.2
- INSTABILITÀ GENOMICA ED ENDOMETRIOSI: ESPRESSIONE DI AURORA A
CHINASI, MLH1 E PMS2. -
GRASSI TIZIANA*[1], CALCAGNO ANGELO[1], LONDERO AMBROGIO P.[1], MARIUZZI LAURA[2],
MARZINOTTO STEFANIA[2], ORSARIA MARIA[2], BELTRAMI CARLO ALBERTO[2], MARCHESONI
DIEGO[1]

- [1]CLINICA DI GINECOLOGIA E OSTETRICIA, AZIENDA OSPEDALIERO-UNIVERSITARIA DI UDINE ~ UDINE,


[2]
ITALIA ~ UDINE - ISTITUTO DI ANATOMIA PATOLOGICA, AZIENDA OSPEDALIERO-UNIVERSITARIA DI UDINE
~ UDINE, ITALIA ~ UDINE

Il sistema di riparazione del DNA (MMR) è importante per promuovere la stabilità genetica. Le proteine MMR
riconoscono e correggono gli errori prodotti durante la replicazione del DNA. Il sistema MMR è composto da
diverse proteine, includenti gli omologhi MutS e MutL. Ci sono sei omologhi MutS (da MSH1 a MSH6) e
quattro omologhi MutL (MLH1, PMS1, PMS2 e MLH3) negli eucarioti. Come parte di un complesso processo
di riparazione, l’eterodimero MSH2-MSH6 si lega all’errore di replicazione. Successivamente, l’eterodimero
MLH1-PMS2 è reclutato da questo complesso come parte del meccanismo coinvolto nella riparazione del
DNA. Aurora A chinasi (AAK), proteina implicata nell’assemblaggio del fuso mitotico, frequentemente
overespressa nei tumori umani, è recentemente emersa come regolatore mitotico della stabilità genomica. In
una pubblicazione precedente abbiamo dimostrato alta espressione citoplasmatica di AAK in un sottogruppo
di lesioni endometriosiche con maggior incidenza di recidiva. Lo scopo di questo studio è verificare se esista
un’aumentata instabilità genomica nei casi di endometriosi che iperesprimono AAK.
Abbiamo analizzato retrospettivamente 438 campioni di endometriosi ottenuti da 194 pazienti affette e 28
campioni di endometrio ottenuti da 28 pazienti sane, tutti raccolti dall'Istituto di Anatomia Patologica e dalla
Clinica Ginecologica dell’Azienda Ospedaliero Universitaria di Udine. Un tissue microarray è stato costruito
per indagare immunoistochimicamente l’espressione di AAK, MLH1, PMS2.
Nei campioni di endometriosi che iperesprimono AAK a livello ghiandolare citoplasmatico abbiamo
un’iperespressione di MLH1 e PMS2 ghiandolari. Relativamente a MLH1 nella componente ghiandolare
risultano statisticamente significative le differenze tra endometriosi ovarica o extra-ovarica rispetto
all’endometrio secretivo (p<0.05). Relativamente a PMS2 nella componente ghiandolare risultano
statisticamente significative le differenze tra endometriosi ovarica o extra-ovarica ed endometrio proliferativo
(p<0.05).
Lo stress ossidativo può indurre un danneggiamento della doppia elica del DNA risultante in un reclutamento
dell’eterodimero MLH1-PMS2 o in un suo possibile malfunzionamento. L’iperespressione di AAK a livello
ghiandolare citoplasmatico e MLH1 e PMS2 ghiandolari nel sottogruppo di lesioni endometriosiche con
maggior incidenza di recidiva potrebbe indicare un subset di lesioni con maggior rischio di instabilità
genomica e formazione di neoplasie associate all'endometriosi.

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CO7.3
- CONFRONTO TRA LETROZOLO COMBINATO CON NORETISTERONE ACETATO
VERSUS PILLOLA CONTRACCETTIVA NEL TRATTAMENTO DEGLI ENDOMETRIOMI
OVARICI -
LEONE ROBERTI MAGGIORE UMBERTO*[1], REMORGIDA VALENTINO[1], DI LUCA MARTINA[1], SCALA
CAROLINA[1], VENTURINI PIER LUIGI[1], FERRERO SIMONE[1]

- [1]CLINICA OSTETRICA E GINECOLOGICA, UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI GENOVA ~ GENOVA

questo studio si propone di valutare se la combinazione di letrozolo e noretisterone acetato (NETA) sia
superiore all’utilizzo della pillola contraccettiva nel ridurre la dimensione degli endometriomi ovarici e nel
migliorare i sintomi correlati all’endometriosi.
in questo studio prospettico sono state incluse donne in età riproduttiva con endometriomi unilaterali. I criteri
di esclusione sono stati: pregressa chirurgia ovarica, uso di terapie ormonali nei 6 mesi precedenti
l’intervento, desiderio di concepire e controindicazioni alla terapia ormonale. La diagnosi di endometrioma è
stata effettuata mediante l’ecografia transvaginale ed il volume della cisti è stato stimato attraverso il sistema
“virtual organ computer-aided analysis” (VOCAL, GE Healthcare, USA). Le pazienti arruolate hanno assunto
NETA (2,5 mg/die, Primolut-Nor; Schering, Milan, Italy) combinato con letrozolo (2,5 mg/die, gruppo L) o
pillola contraccettiva (Mercilon; gruppo OCP). Il tipo di terapia è stato assegnato in funzione della preferenza
delle pazienti. L’intensità della sintomatologia dolorosa è stata determinata utilizzando una scala visiva
analogica di 10 cm. La dimensione della cisti endometriosica e l’intensità della sintomatologia algica sono
state valutate all’inizio dello studio, a 3 mesi e a 6 mesi dall’inizio della terapia e a 6 mesi dall’interruzione
della terapia.
nello studio sono state incluse 40 pazienti. L’età, il BMI e il volume iniziale della cisti sono risultati simili nei
due gruppi di pazienti. Dopo 3 mesi di terapia l’intensità del dolore pelvico non mestruale, della dispareunia
profonda e della dischezia sono risultati significativamente inferiori nel gruppo L rispetto al gruppo OCP (p <
0,001); queste differenze nell’intensità della sintomatologia algica sono state osservate anche dopo 6 mesi di
terapia (p < 0,001). Il volume delle cisti è risultato inferiore nel gruppo L rispetto al gruppo OCP sia dopo 3
mesi (p < 0,001) che dopo 6 mesi (p < 0,001) di terapia. Dopo 6 mesi dalla sospensione della terapia non è
stata osservata alcuna differenza significativa nel volume delle cisti endometriosiche nei due gruppi di studio
(0,467). In nessun caso gli endometriomi sono scomparsi durante il trattamento. I sintomi dolorosi sono
recidivati in maniera simile nei due gruppi di studio dopo l’interruzione della terapia.
la combinazione del letrozolo con NETA è più efficace della pillola contraccettiva nel ridurre la dimensione
degli endometriomi ovarici ma non determina la completa regressione delle cisti.

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CO7.4
- DISPAREUNIA E QUALITA’ DELLA VITA SESSUALE NELLE DONNE CON
ENDOMETRIOSI DEL SETTO RETTOVAGINALE DURANTE TRATTAMENTO CON
NORETISTERONE ACETATO -
LEONE ROBERTI MAGGIORE UMBERTO*[1], REMORGIDA VALENTINO[1], DI LUCA MARTINA[1], SCALA
CAROLINA[1], VENTURINI PIER LUIGI[1], FERRERO SIMONE[1]

- [1]CLINICA OSTETRICA E GINECOLOGICA, UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI GENOVA ~ GENOVA

questo studio si propone di valutare gli effetti del noretisterone acetato (NETA) sulla dispareunia profonda e
la qualità della vita sessuale nelle donne con endometriosi del setto rettovaginale.
questo studio prospettico ha incluso donne in età riproduttiva con endometriosi del setto rettovaginale affette
da dispareunia profonda. I criteri di esclusione sono stati: pregresso uso di NETA, uso di terapia ormonale
nei 6 mesi precedenti, desiderio di concepire e controindicazioni alla terapia ormonale. Le pazienti incluse
nello studio hanno assunto NETA (2,5 mg/die, Primolut-Nor; Schering, Milan, Italy) per 12 mesi. L’intensità
della dispareunia profonda e la qualità della vita sessuale sono state indagate all’inizio dello studio, dopo 6
mesi e 12 mesi dall’inizio del trattamento. L’intensità della dispareunia profonda è stata valutata usando una
scala analogica visiva di 10 cm. Le pazienti hanno completato un questionario basato sulla scala di
soddisfazione sessuale del Derogatis Sexual Functioning Inventory (DSFI). Alle pazienti è stato inoltre
richiesto di valutare il loro grado di soddisfazione sessuale con una scala da 0-8 (Global Sexual Satisfaction
Index, GSSI). Le pazienti hanno risposto a domande aggiuntive sulla dispareunia profonda utilizzando una
scala di Likert a 6 punti.
lo studio ha incluso 53 pazienti; l’età media (± DS) della popolazione inclusa nello studio è stata di 34,2 anni
(± 4,7 anni). La somministrazione di NETA ha determinato una significativa diminuzione dell’intensità della
dispareunia profonda sia a 6 mesi (p < 0,001) che a 12 mesi (p < 0,001). Cinque pazienti non hanno
completato il trattamento di 12 mesi. Dopo 12 mesi dall’inizio del trattamento è stato osservato un
incremento del numero di rapporti sessuali nel 64,2% (n = 34) delle pazienti; il 54,7% (n = 29) delle donne ha
dichiarato di sentirsi più rilassata e appagata dopo il rapporto sessuale, il 43,4% (n = 23) delle pazienti ha
riferito di provare un orgasmo più soddisfacente. Al follow-up a 12 mesi c’è stata una significativa
diminuzione della percentuale di pazienti che necessitavano di interrompere il rapporto a causa del dolore (p
= 0,012). Il risultato del GSSI è stato significativamente più alto a 6 e 12 mesi di follow-up rispetto all’inizio
dello studio.
il trattamento con NETA ha migliorato la dispareunia profonda e la qualità della vita sessuale nelle donne
con endometriosi del setto rettovaginale.

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CO7.5
- RIDUZIONE DEL DOLORE PELVICO E DEL RISCHIO DI RECIDIVA IN PAZIENTI
SOTTOPOSTE AD INTERVENTO CHIRURGICO PER ENDOMETRIOSI: DIENOGEST
VS DISPOSITIVO INTRAUTERINO RILASCIANTE LEVONORGESTREL -
SACCHINELLI ANGELA*[1], MOCCIARO RITA[1], VENTURELLA ROBERTA[1], DI CELLO ANNALISA[1],
ALBANO ALDO[1], TRAPASSO SIMONA[1], MORELLI MICHELE[1], ZULLO FULVIO[1]

- [1]UNIVERSITÀ MAGNA GRAECIA ~ CATANZARO

Confrontare due differenti approcci terapeutici per il controllo del dolore e la riduzione del rischio di recidiva
in pazienti sottoposte ad intervento chirurgico per endometriosi.
Lo studio è stato condotto attraverso un’analisi retrospettiva dei dati relativi a 92 pazienti con dolore pelvico
sottoposte ad intervento chirurgico per endometriosi presso la nostra divisione dal settembre 2009 a giugno
2011. Dopo la chirurgia, tutte le pazienti sono state sottoposte a trattamento con dienogest + estradiolo
valerato o dispositivo uterino rilasciante levonorgestrel (LNG-IUD) per il controllo del dolore e per la riduzione
del rischio di recidiva. Tutte le pazienti, al momento dell’intervento, avevano espresso mediante scala VAS il
livello del dolore percepito e tale valutazione è stata ripetuta dopo 6 mesi di trattamento. Allo stesso tempo,
è stata effettuata un dosaggio di CA125, un esame clinico e una valutazione ecografica per diagnosticare
eventuali recidive. Gli endpoints primari sono stati la riduzione del dolore su scala VAS (?VAS) ed il tasso di
recidiva dopo 6 mesi di trattamento. L’endpoint secondario è stata la compliance della paziente alla terapia.
Sono state arruolate 92 pazienti, 48 nel gruppo A (dienogest + estradiolo valerato) e 44 nel gruppo B (LNG-
IUD). Al basale, i due gruppi sono risultati omogenei per età, peso, livelli CA125 e VAS score. A 6 mesi di
trattamento, una riduzione statisticamente significativa del VAS score è stata riscontrata solo nel gruppo A
(34,29 vs 25,32 nei gruppi A e B, rispettivamente; P<0.001). Il tasso di recidiva è risultato statisticamente
minore nel gruppo A (12.5 vs 29.5% nei gruppi A e B, rispettivamente; P<0.05). La compliance al trattamento
è risultata statisticamente superiore nel gruppo B (tasso di accettazione completa della terapia 50 vs 72,7%
nei gruppi A e B, rispettivamente; P<0.05).
Il dienogest è più efficace dello LNG-IUD in termini di riduzione della sintomatologia dolorosa e del tasso di
recidive a 6 mesi dall’inizio del trattamento terapeutico. Tuttavia, la compliance al trattamento è risultata
migliore nel gruppo LNG-IUD. Sulla base di tali risultati, per il controllo del dolore e la riduzione del rischio di
recidive dopo intervento chirurgico per endometriosi, si potrebbe sperimentare un nuovo dispositivo
intrauterino rilasciante dienogest. Questo presidio combinerebbe infatti, i vantaggi clinici di entrambi i
trattamenti studiati.

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CO7.6
- STUDIO RETROSPETTIVO SUL MIGLIORAMENTO DEL DOLORE PELVICO
CRONICO CATAMENIALE DOPO SOMMINISTRAZIONE DI ANALOGHI DEL GNRH IN
DONNE IN PREMENOPAUSA AFFETTE DA ADENOMIOSI ED ENDOMETRIOSI. -
ROCCA MORENA LUIGIA*[1], VENTURELLA ROBERTA[1], MOCCIARO RITA[1], SACCHINELLI ANGELA[1],
PROTA GIOVANNI[1], TRAPASSO SERENA[1], MORELLI MICHELE[1], ZULLO FULVIO[1]

- [1]UNIVERSITÀ MAGNA GRAECIA ~ CATANZARO

Nelle pazienti con sospetto clinico di adenomiosi l’efficacia del Gonadotropin Releasing Hormone analogue
(GnRH-a) nella risoluzione del dolore pelvico cronico (CPP) non è stata ancora comprovata. L’obiettivo del
presente studio è stato valutare retrospettivamente la riduzione dell’intensità del CPP dopo
somministrazione di GnRH-a in donne con sospetto clinico di adenomiosi.
Sono state analizzate in modo retrospettivo le cartelle cliniche di pazienti in pre-menopausa con CPP
catameniale. Al fine di definire l’origine del CPP, ogni paziente è stata sottoposta ad un’ecografia
transvaginale e, quando necessario, a risonanza magnetica nucleare. Ad ogni paziente è stato
somministrato GnRH-a [leuprorelina acetato o triptorelina pamoato], una fiala i.m. alla dose di 11,25 mg, in
fase luteale del ciclo. Le pazienti sono state invitate a descrivere in modo soggettivo l’intensità del CPP
mediante Visual Analogue (VAS) ed a compilare il Questionario Sullo Stato di Salute SF-36, al basale
(tempo 0), e a 1 e 3 mesi dall’inizio del trattamento. L’end-point primario è stato la riduzione dell’intensità del
CPP (?VAS) dopo GnRH-a nelle pazienti con sospetto clinico di endometriosi (gruppo A) ed adenomiosi
(gruppo B). End-points secondari sono stati il miglioramento della qualità di vita, la riduzione del numero di
compresse di analgesico assunte nel corso del trattamento e del numero di giorni di assenza dal lavoro tra le
pazienti con sospetto clinico di adenomiosi ed endometriosi.
Sono state analizzate retrospettivamente 63 pazienti in totale, 48 nel gruppo A e 15 nel gruppo B. A 3 mesi
dal trattamento, in tutte le donne è stata osservata una significativa riduzione dell’intensità del CPP rispetto
al basale(?VAS=32,95; p<0.05) senza alcuna differenza tra il tipo di GnRH-a impiegato. Nel gruppo B è stata
rilevata una maggiore riduzione dell’intensità del CPP catameniale (27,5 vs 38,4; p<0.05 nei gruppi A e B,
rispettivamente). In entrambi i gruppi è stata osservata una significativa riduzione del numero di compresse
di analgesico (p<0.01) e del numero di giorni di assenza dal lavoro (p<0.05).
Nelle pazienti con adenomiosi, l’impiego di GnRH-a comporta una riduzione dell’intensità del CPP superiore
rispetto alle donne affette da endometriosi. Tali risultati preliminari rappresentano il preludio per il disegno di
uno studio prospettico che confermi in modo definitivo il ruolo terapeutico svolto dal GnRH-a e ne validi
l’impiego come criterio diagnostico ex adiuvantibus dell’adenomiosi.

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CO7.7
- PREVENZIONE DELLA RICORRENZA DELL’ENDOMETRIOMA DOPO
TRATTAMENTO LAPAROSCOPICO: IL RUOLO DEI PROGESTINICI -
SVELATO ALESSANDRO*[1], CALAGNA GLORIA[1], RINOLDO CALOGERO[1], GRANESE ROBERTA[2], LO
VERSO LAURA[1], VENEZIA RENATO[1], CUCINELLA GASPARE[1], PERINO ANTONINO[1]

- [1]AZIENDA UNIVERSITARIA POLICLINICO "PAOLO GIACCONE" UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI PALERMO ~


PALERMO - [2]DIPARTIMENTO DI GINECOLOGIA ED OSTETRICIA OSPEDALE UNIVERSITARIO "GAETANO
MARTINO" ~ MESSINA

Lo scopo del nostro studio è valutare il tasso di ricorrenza di endometrioma in pazienti sottoposte a
escissione laparoscopica della cisti e trattate in seguito con tre differenti pillole contraccettive orali (OCP),
contenenti tre tipi diversi di progestinico, al fine di stabilire se il tipo di progestinico usato può influenzare il
rischio di ricorrenza.
Dal settembre 2009 al giugno 2010 furono arruolate 168 pazienti. Dopo l’escissione laparoscopica
dell’endometrioma ovarico è stata offerta alle pazienti, non desiderose di una gravidanza a breve tempo, una
pillola contraccettiva orale. Le pazienti che rifiutarono la terapia andarono a costituire il Gruppo A o dei
nonusers. Le pazienti che accettarono il trattamento furono randomizzate in tre gruppi a seconda del tipo di
contraccettivo assunto (Gruppo A: pillola monofasica con DESOGESTREL; Gruppo B: pillola monofasica
con GESTODENE; Gruppo C: pillola bifasica con DIENOGEST). Un mese dopo l’intervento chirurgico, e
ogni sei mesi dopo, le pazienti sono state sottoposte a valutazione clinica ed ecografia trans-vaginale. Tutte
le pazienti sono state valutate almeno per 18 mesi.
Il tasso di ricorrenza a 18 mesi era significativamente più basso nei pazienti che utilizzavano la terapia (23%)
rispetto a coloro che non usavano alcuna terapia (43%). Il tempo libero da ricorrenza era significativamente
più basso nei non users rispetto a coloro che assumevano terapia. Nessuna differenza significativa è stata
identificata tra i differenti contraccettivi in termini di ricorrenza di endometrioma.
L’utilizzo post-operatorio a lungo termine della pillola contraccettiva orale riduce e ritarda la ricorrenza di
endometrioma.

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CO7.8
- NORETISTERONE ACETATO IN MONOTERAPIA NEL TRATTAMENTO
DELL’ENDOMETRIOSI DEL SETTO RETTO-VAGINALE : FOLLOW-UP A 5 ANNI. -
MOROTTI MATTEO*[1], REMORGIDA VALENTINO[1], VENTURINI PIER LUIGI[1], FERRERO SIMONE[1]

- [1]IRCCS AZIENDA OSPEDALIERA UNIVERSITARIA SAN MARTINO - IST ISTITUTO PER LA RICERCA SUL
CANCRO ~ GENOVA

I progestinici, da soli o in combinazione con estrogeni, sono comunemente utilizzati nel trattamento della
sintomatologia dolorosa causata dall’endometriosi, perché sono efficaci, sicuri, generalmente ben tollerati e
poco costosi. Tuttavia, in letteratura, vi sono pochi dati sull'efficacia e sulla tollerabilità del trattamento
medico a lungo termine con progestinici dell'endometriosi del setto retto-vaginale. Obiettivo di questo studio
è valutare l’efficacia e la tollerabilità del trattamento in monoterapia del noretisterone acetato in pazienti con
endometriosi del setto retto-vaginale.
Questo studio prospettico ha incluso 103 donne con dolori causati dall’endometriosi del setto retto-vaginale.
Il coinvolgimento rettale è stato escluso mediante risonanza magnetica. Le pazienti hanno ricevuto
noretisterone acetato in monoterapia per cinque anni. Sono state esaminate le variazioni, valutate mediante
scala VAS, di dolore pelvico cronico, dismenorrea, dispareunia e dischezia e gli effetti collaterali alla fine di
ogni anno di trattamento. Dopo cinque anni di trattamento è stata eseguita una risonanza magnetica per
valutare lo stato della malattia.
61 donne hanno completato lo studio. Tra le donne che non hanno completato il protocollo, 16 sono uscite
dallo studio a causa di effetti avversi, 9 donne per ricerca di gravidanza, 6 donne sono state sottoposte ad
intervento chirurgico e 11 donne sono state perse al follow-up. L’intensità del dolore pelvico cronico e della
dispareunia profonda è stata significativamente inferiore durante il trattamento (p <0,001 rispetto al basale a
1 e 5 anni). Un miglioramento del dolore pelvico cronico e della dispareunia profonda è stato osservato
anche tra il primo e il secondo anno di trattamento (p <0,001, rispettivamente). L’intensità della dischezia è
stata inferiore dopo 1 anno rispetto alla valutazione basale (p = 0,008), ma è rimasta stabile tra il primo ed il
secondo anno (p = 0,409). Alla fine dei cinque anni di trattamento, in 7 donne (7 / 61, 11,4%) è stato valutato
un aumento delle dimensioni del nodulo del setto retto-vaginale. Due di queste pazienti erano clinicamente
asintomatiche, due pazienti mostravano un peggioramento della sintomatologia algica e tre donne
mostravano una sintomatologia dolorifica simile al basale
Il noretisterone acetato è efficace nella riduzione della sintomatologia dolorosa nelle donne con endometriosi
del setto retto-vaginale. A un follow-up di cinque anni, l’11,4% delle pazienti ha avuto un aumento delle
dimensioni dei noduli, tuttavia il 29,6% di queste pazienti erano asintomatiche.

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CO7.9
- TRATTAMENTO MEDICO IN PAZIENTI CON ENDOMETRIOSI DEL SETTO
RETTOVAGINALE ED EMICRANIA SENZA AURA -
MOROTTI MATTEO*[1], REMORGIDA VALENTINO[1], PIER LUIGI VENTURINI[1], GIANOLA GAIA[1],
FERRERO SIMONE[1]

- [1]DIPARTIMENTO DI OSTETRICIA E GINECOLOGIA, IRCCS AZIENDA OSPEDALIERA UNIVERSITARIA SAN


MARTINO - IST ISTITUTO NAZIONALE PER LA RICERCA SUL CANCRO ~ GENOVA

Scopo dello studio è quello di valutare l'efficacia della contraccezione con solo progestinico (minipillola)
versus la contraccezione orale combinata in donne con endometriosi del setto rettovaginale e concomitante
emicrania senza aura.
Questo studio ha valutato 83 pazienti con endometriosi del setto rettovaginale ed emicrania senza aura. Le
pazienti hanno ricevuto una contraccezione con solo progestinico (desogestrel, 75 mcg/day, Cerazette®; NV
Organon, Oss, gruppo P) o un contraccettivo orale combinato (etinilestradiolo 0.020 mg e desogestrel
0.150mg, Mercilon®; NV Organon, gruppo COC) per 6 mesi.
Cinque donne nel gruppo P (11.9%, 5/42) e 11 donne nel gruppo COC (26.8%, 11/41) sono uscite dallo
studio per effetti avversi legati alla terapia (p=0.101). Dopo 6 mesi di trattamento, l'intensità del dolore
pelvico cronico e della dispareunia erano diminuite significativamente in entrambi i gruppi rispetto al baseline
(p=0.001). Dopo 6 mesi di trattamento il numero di attacchi di emicrania e la severità degli stessi erano
diminuiti in maniera significativa nel gruppo P (p=0.029 e p<0.005, rispettivamente) ma non nel gruppo COC
rispetto al baseline (p=0.823 e p= 0.084).
Alla fine del trattamento, il 62.2% delle donne nel gruppo P erano soddisfatte o molto soddisfatte del
trattamento rispetto al 40.0% del gruppo COC (p=0.08).

Quando non vi è desiderio di gravidanza, sia il trattamento combinato estroprogestinico che quello con solo
progestinico possono essere somministrati nelle donne con endometriosi del setto rettovaginale ed
endometriosi senza aura. Entrambe le combinazioni sono efficaci nell'alleviare i sintomi correlati
all'endometriosi, tuttavia il solo progestinico è meglio tollerato della combinazione estroprogestinica.
Questo studio supporta l'utilizza della pillola con solo progestinico nelle donne con endometriosi del setto
rettovaginale e concomitante emicrania senza aura

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CO7.10
- CONFRONTO TRA PROGESTINICI E DANAZOLO NEL TRATTAMENTO
DELL’ENDOMETRIOSI DOPO INTERVENTO CHIRURGICO CONSERVATIVO -
RALLI ELEONORA *[2], PACCHIAROTTI ARIANNA[2], MATTEUCCI ELEONORA[2]

- [2] ~ ROMA

Scopo dello studio è confrontare l’efficacia di 2 terapie mediche nel trattamento del dolore pelvico ricorrente
e della dismenorrea dopo intervento chirurgico conservativo per endometriosi

In questo studio prospettico randomizzato, da gennaio 2008 a dicembre 2011, sono state selezionate presso
l’ambulatorio di Endometriosi dell’Azienda Ospedaliera Sant’Andrea, 147 pazienti sottoposte ad intervento
chirurgico conservativo e successivamente a terapia medica basata sull’ uso di progestinici o danazolo, che
rispondessero ai seguenti criteri di inclusione:1)età tra i 18 e 45 anni;2)diagnosi istologica di
endometriosi;3)intervento conservativo per endometriosi;4)dolore prima dell’intervento;5)cicli regolari;6)BMI
tra 20 e 25

Le pazienti sono state randomizzate in 3 gruppi a seconda del trattamento dopo intervento chirurgico:gruppo
A(n=36):pazienti trattate con Desogestrel 75 µg/die;gruppo B(n=40):pazienti trattate con Noretisterone
acetato(NETA) 10 mg/die;gruppo C(n=71):Danazolo 200 mg/die

Dopo aver rilevato il livello di dolore sofferto dalle pazienti prima dell’intervento, è stato valutato, tramite
intervista diretta, come questo si modificasse al termine dei 6 mesi di trattamento.Per quantificarlo è stata
usata la scala VAS(scala analogica visiva. Gli altri parametri presi in considerazione sono stati: spotting
intermestruale, cefalea, aumento di peso, depressione, ritenzione idrica, riduzione del volume mammario,
acne e irsutismo

In termini di dolore pelvico cronico e dismenorrea non si è evidenziata una differenza statisticamente
significativa nei 3 trattamenti medici che invece si è rilevata per gli effetti collaterali dei 3 farmaci. In
particolare con i progestinici non si sono manifestati gli effetti androgenici tipici del danazolo e confrontando
gli effetti collaterali più comuni quali spotting, cefalea ed aumento ponderale, si sono avute le seguenti
percentuali: con il Desogestrel rispettivamente 25,5%, 22,5 %, 19,4 % ; con il NETA 13,3 %, 2,5 %, 8,1 %
e con il Danazolo 35,4 %, 34,8 %, 36,1 %. Gli effetti collaterali del NETA sono risultati significativamente
minori rispetto agli altri 2 farmaci

Sia i progestinici che il danazolo sono efficaci nel ridurre il dolore dopo intervento chirurgico conservativo.
Per quanto riguarda la tollerabilità dei 2 farmaci, senza dubbio i progestinici, in particolare il NETA, sono
risultati superiori. Questo studio dimostra che i progestinici sono migliori in termini di:bassa percentuale di
effetti collaterali, basso costo e utilizzo per lunghi periodi di tempo

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CO7.11
- ENDOMETRIOSI E NEUROPATIA SENSITIVA ASSONALE -
MILAZZO GIUSI NATALIA*[1], ASSORGI CHIARA[1], PACCHIAROTTI ARIANNA[1]

- [1] ~ ROMA

L’endometriosi è una patologia che interessa il 10% delle donne in età fertile,caratterizzata da impianti di
tessuto endometriale ectopico.Il dolore rappresenta il sintomo più invalidante tuttora oggetto di ricerca.
In alcune pazienti la sintomatologia dolorosa non è limitata alla pelvi ma interessa anche gli arti inferiori. Il
dolore agli arti inferiori è spesso associato a infiltrazione perineurale del nervo deputato all’innervazione del
dermatomero dolente.
Obiettivo: Dimostrare che l’endometriosi, infiltrando il nervo,possa comprometterne l’integrità,determinando
una neuropatia assonale sensitiva, con perdita delle terminazioni libere intraepidermiche (fibre C di piccolo
calibro).
Da Maggio2011 a Gennaio2012 sono state arruolate 10 pazienti affette da endometriosi. I criteri di
inclusione sono stati: età 20-45 anni, diagnosi istologica di endometriosi, dolore ad un arto inferiore,assenza
di neuropatie periferiche. Queste pazienti sono state sottoposte a biopsia cutanea di coscia con punch di
3mm. La biopsia è stata eseguita nella sede in cui la paziente riferiva dolore e sull’arto controlaterale. Sui
campioni bioptici è stata valutata la densità di fibre nervose intraepidermiche (IENF). La procedura di
fissazione e lettura dei campioni è conforme alle linee guida dell’ European Federation of Neurological
Societies/Peripheral Nerve Society .
Le pazienti sono state sottoposte ad esame obiettivo neurologico (EON) per la valutazione della forza, dei
riflessi, della sensibilità tattile e dolorifica.
Sono state effettuate biopsie cutanee della coscia, con le medesime modalità sopra descritte, su 10 soggetti
sani (gruppo controllo). L’analisi statistica è stata effettuata utilizzando il test T Student.
All’analisi statistica dei dati preliminari è emersa una differenza non statisticamente significativa (P=0,09) tra
la densità IENF dell’arto con dolore rispetto al controlaterale. Mentre si è evidenziato un trend di riduzione
della densità IENF nei casi rispetto ai controlli sani (P=0,05). L’EON è risultato positivo in 5/10(50%) pazienti.
Inoltre in 3/10 (33,3%) pazienti i disturbi sensitivi interessavano sia la coscia con dolore che quella
controlaterale.
La riduzione della densità delle fibre nervose e i deficit sensitivi all’EON suggeriscono la possibilità che
l’endometriosi determini una neuropatia sensitiva assonale. La biopsia cutanea, inoltre, potrebbe essere
considerata un metodo diagnostico mini invasivo per la diagnosi precoce di endometriosi. È necessario
tuttavia ampliare la popolazione di studio per confermare il trend osservato.

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CO7.12
- ANASTOMOTIC STENOSIS IS THE MOST FREQUENT COMPLICATION AFTER
LARGE BOWEL RESECTION FOR DEEP INFILTRATING ENDOMETRIOSIS (DIE), “A
SERIES OF 110 CASES” -
GOCEVSKA SASKA*[1], ANAF VINCENT[1], NOEL JEAN-CHRISTOPHE[1], BUGGENHOUT. ALEXIS[1]

- [1]ULB UNIVERSITY HOSPITAL - ERASME ~ BRUSSELS

Evaluation of complications following large bowel resection for DIE of the colon in a consecutive series of
110 cases severe pelvic endometriosis with symptomatic large bowel involvement in Erasme Hospital,
Brussels.
Retrospective study on a prospective database on complications after large bowel resection for highly
symptomatic DIE, with particular attention to anastomotic stenosis. 110 patients underwent surgical
management for deep infiltrating endometriosis, 79 patients had anterior rectal resection (end-to-end
mechanical anastomosis), 27 segmental sigmoid resection and 4 ileocaecal resections (mechanical sutures).
Three patients had two resections. 96 patients had laparoscopically assisted large bowel resection and 14
laparotomy.
Rectal resections were mechanical end-to-end anastomoses performed with a 31 mm diameter EEA stapler.
Segmental sigmoid resections anastomoses were 30-35 mm diameter handsewn latero-terminal
anastomoses performed with Vicryl 3/0. All patients with symptoms of constipation and/or small caliber stools
underwent rectosigmoidoscopy in order to rule out anastomotic stenosis.

Mean operating time was: 250±64 min. Mean follow-up was 64±44 months. Median age was 33±6 years and
median BMI was 23±3 kg/m². Mean length of the resection specimen was 14±7 cm. Mean largest diameter of
the endometriotic lesion was 3,45±2,4 cm. All patients had other concomitant endometriotic localizations. 19
patients (17%) had complications. Complications were: anastomotic fistulae (n=2), rectovaginal fistulae
(n=2), small bowel occlusion (n=1) and anastomotic stenosis (n= 12). All anastomotic stenoses occurred
after mechanical end-to-end low anastomosis with an EEA 31 millimeters diameter stapling device and
required one or several balloon dilatations under general anesthesia. Symptoms consisted in obstipation and
small caliber stools.
In this series, the most frequent complication after colonic resection for DIE was anastomotic stenosis which
can be responsible for considerable functional discomfort. It seems to occur mainly after mechanical low
EEA anastomosis even when a large diameter (31 mm) stapling device is used. No cases were observed
after handsewn lateroteminal anastomosis.
It is highly recommended to preoperatively clearly inform patients about the risk of such possible potential
functional complications requiring rehospitalizations as well as for the risk of other severe complications.

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Comunicazioni Orali: Chirurgia Ginecologica 1

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CO8.1
- MIOMECTOMIA ROBOTICA E LAPAROSCOPICA: CONFRONTO TRA CURVE DI
APPRENDIMENTO E RISULTATI CHIRURGICI -
RICCIARDI ROBERTO*[1], PLOTTI FRANCESCO[1], DE CICCO NARDONE CARLO[1], MUZII LUDOVICO[1],
DAMIANI PATRIZIO[1], MONTERA ROBERTO[1], GUZZO FEDERICA[1], ALOISI ALESSIA[1], SCALETTA
GIUSEPPE[1], CAPRIGLIONE STELLA[1], MIRANDA ANDREA[1], BENEDETTI PANICI PIERLUIGI[2],
ANGIOLI ROBERTO[1]
[1]
- DIPARTIMENTO DI GINECOLOGIA ED OSTETRICIA UNIVERSITÀ CAMPUS BIO-MEDICO ~ ROMA -
[2]
DIPARTIMENTO DI GINECOLOGIA ED OSTETRICIA UNIVERSITÀ "LA SAPIENZA" ~ ROMA

Nelle ultime decadi sono state sviluppate diverse tecniche endoscopiche per l’asportazione dei fibromi
uterini, tra cui quella isteroscopica, laparoscopica e robotica. L’obiettivo di questo studio è mettere a
confronto i risultati ottenuti con la tecnica laparoscopica e quella robotica e calcolare il numero minimo di
procedure che bisogna eseguire per ottenere la giusta competenza nell’esecuzione di queste due tecniche.
Sono state incluse nello studio le pazienti maggiorenni candidate a miomectomia robotica (RM) con un unico
mioma intramurale sintomatico e che presentavano un margine miometriale libero (distanza tra la porzione
più profonda del mioma e cavità endometriale) = 0.5 cm (gruppo A). Per il gruppo laparoscopico (gruppo B)
sono state selezionate dal database del nostro istituto tutte le miomectomie laparoscopiche (LM) eseguite
dallo stesso chirurgo che ha eseguito le RM e tra queste sono state prese in considerazione tutte le pazienti
con caratteristiche simili al gruppo robotico.
Sono state arruolate 21 pazienti nel gruppo A. Per il gruppo B sono state selezionate 28 pazienti con
caratteristiche preoperatorie simili a quelle del gruppo robotico. Il tempo operatorio medio, misurato dalla
prima incisione cutanea fino all’ultima sutura delle brecce cutanee (skin-to-skin time), è risultato
significativamente più alto per il gruppo A (p < 0.05). In particolare, il tempo medio per la preparazione
dell’intervento è risultato significativamente più alto per il gruppo robotico (p < 0.05). Sottraendo quest’ultimo
dallo skin-to-skin time è stato calcolato il reale tempo chirurgico, che è risultato più basso per il gruppo A,
anche se questa differenza non è statisticamente significativa (p = 0.9). Le curve di apprendimento delle due
procedure sono state create come regressioni lineari, in particolare l’asse delle ascisse rappresenta il
numero di pazienti trattate, l’asse delle ordinate rappresenta invece il tempo operatorio espresso in minuti.
Il tempo operatorio necessario per eseguire una RM è maggiore di quello richiesto per una LM, ma,
considerando esclusivamente il reale tempo chirurgico, questo è inferiore per la tecnica robotica, anche se
tale differenza non è risultata statisticamente significativa. Non ci sono differenze statisticamente significative
tra le due tecniche in termini di perdita ematica, complicanze intra e post operatorie e degenza media. Dal
nostro studio è emerso che, per un chirurgo esperto in laparoscopia, è necessario eseguire 10 RM e 18 LM
per apprendere correttamente le tecniche.

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CO8.2
- CHIRURGIA SECONDARIA CITORIDUTTIVA PER RECIDIVA LINFONODALE
ISOLATA DI CARCINOMA OVARICO: STUDIO MULTICENTRICO -
DANIELE ALBERTO[1], FERRERO ANNAMARIA[1], PANUCCIO ENRICO*[1], PECCHIO SILVIA[1], DITTO
ANTONINO[2], GIORDA GIORGIO[3], RASPAGLIESI FRANCESCO[2], BIGLIA NICOLETTA[1]

- [1]DIPARTIMENTO DI GINECOLOGIA ONCOLOGICA, UNIVERSITÀ DI TORINO, “OSPEDALE UMBERTO I” ~


TORINO - [2]GINECOLOGIA ONCOLOGICA, INT ~ MILANO - [3]GINECOLOGIA ONCOLOGICA, CRO ~ AVIANO

La chemioterapia rappresenta il trattamento standard nel carcinoma ovarico recidivante, ma il ruolo della
stessa nella recidiva linfonodale isolata rimane dibattuto. Lo scopo dello studio è valutare fattibilità e risultati
della chirurgia secondaria citoriduttiva nella recidiva linfonodale isolata.
Raccolta e analisi retrospettiva di dati riguardanti chirurgia, istologia e sopravvivenza, in pazienti con
carcinoma ovarico sottoposte a chirurgia citoriduttiva secondaria per recidiva linfonodale isolata, condotta in
tre istituti (ASO Mauriziano-Torino, INT-Milano and CRO-Aviano) dal 2002 al 2011.
Cinquanta pazienti con carcinoma ovarico sono state sottoposte a chirurgia secondaria per recidiva
linfonodale isolata. Durante chirurgia primaria, 9 pazienti sono state sottoposte a linfoadenectomia pelvica,
11 pelvica e lomboaortica e 30 a nessuna linfoadenectomia. L’intervallo libero da malattia tra la fine della
chemioterapia e la recidiva linfonodale è stato in media di 27 mesi. La sede linfonodale interessata è stata
lomboaortica in 29 pazienti (55.8%), pelvica in 12 (23.1%), inguinale in 1 (1.9%), pelvica ed inguinale in 1
(1.9%) e pelvica e lomboaortica in 6 (11.5%). Durante chirurgia secondaria, in una paziente si è resa
necessaria nefrectomia a causa di lesione accidentale della vena renale. Non sono state registrate
complicanze postoperatorie. La media della sopravvivenza globale dopo chirurgia secondaria risulta 27
mesi. Allo stato attuale, 20 pazienti (40%) sono decedute per la malattia, 9 (18%) sono vive con malattia, 19
(38%) sono vive senza segni di malattia e 2 (4%) non rintracciabili dopo chirurgia secondaria.
La chirurgia citoriduttiva secondaria per recidiva linfonodale isolata è fattibile con scarsa morbilità e buoni
risultati in termini di sopravvivenza.

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CO8.3
- LA RICOSTRUZIONE VULVO-PERINEALE CON LEMBI V-Y DOPO VULVECTOMIA
RADICALE PER CARCINOMA -
CECCACCI IRENE*[1], MOFFA GIULIANA[2], BICCIRÈ DESIREÈ [2]
, DI EMMA VERONICA[2], PERRONE
SEILA [2], NALE ROBERTA [2], MANESCHI FRANCESCO[2]

- [1]CLINICA OSTETRICA E GINECOLOGICA POLICLINICO UMBERTO I UNIVERSITÀ SAPIENZA ~ ROMA - [2]


UOC
OSTETRICIA E GINECOLOGIA OSPEDALE S. MARIA GORETTI ~ LATINA

Verificare le indicazioni e i risultati della chirurgia ricostruttiva vulvare dopo l’escissione per carcinoma.
Le pazienti con carcinoma vulvare trattate con chirurgia radicale nell’ospedale S.M.Goretti di Latina.
Utilizzando indicazioni cliniche condivise sono state impiegate tecniche di vulvectomia radicale, di
emivulvectomia o di ampia escissione. La linfoadenectomia inguinale mono o bilaterale è stata eseguita con
incisioni separate rispettando la fascia di Camper. La ricostruzione vulvo-perineale è stata eseguita con la
tecnica dei lembi V-Y a peduncolo sottocutaneo proposta da Nakajma nel 1987.
31 pazienti sottoposte a chirurgia vulvare sono state suddivise in due gruppi, il gruppo A (11 pz) trattato con
chirurgia demolitiva e ricostruzione vulvo-perineale ed il gruppo B (20 pz) sottoposto a sola chirurgia
demolitiva. L’età mediana era 77 (range 63-87) e 71 (range 55-85) anni, il BMI mediano era 29 (range 23,4-
31,6) e 27,5 (range 20,8-34,4), rispettivamente. Comorbilità era presente nel 36% nel gruppo A e nel 50%
nel gruppo B. Il diametro medio della lesione vulvare era 5,8 cm (1,5-10,2) nel gruppo A e 2,6 cm (0,6-6,5)
nel gruppo B. Lo stadio FIGO era IA-IB in 3 pazienti (27,3%) del gruppo A e 10 (50%) del gruppo B, II in 3
(27,3%) e 3 (15%) pazienti , III in 4 (36,4%) e in 6 (30%) pazienti, IV in 1 (9%) e 1 (5%) paziente,
rispettivamente. L’istotipo era squamoso in 10 (91%) pazienti del gruppo A e in 19 (95%) del gruppo B. La
linfoadenectomia è stata bilaterale in 6 pazienti (54,5%) del gruppo A e in 15 (75%) del gruppo B,
monolaterale in 2 pazienti (18%) e 3 pazienti (15%), rispettivamente. Il numero mediano di linfonodi asportati
è stato di 17 (range 3-40). La durata mediana dell’intervento è stata di 185 minuti (range 75- 290) per il
gruppo A e di 150 minuti (range 45-240) per il gruppo B. La degenza operatoria è stata di 10 giorni (range 3-
31) per entrambi i gruppi. La deiscenza massiva della ferita vulvare si è verificata in 4 (20%) donne del
gruppo B e in nessuna del gruppo A. Una piccola deiscenza di ferita vulvare (un sito, < 2 cm) si è verificata
in 6 (54,5%) donne del gruppo A e in 6 (30%) del gruppo B.
I nostri dati mostrano che la tecnica di ricostruzione vulvare mediante l’utilizzo di lembi V-Y è indicata nelle
pazienti con diametro del T > 5 cm e determina un incremento della durata dell’intervento, ma sembra
evitare la deiscenza massiva della sutura vulvare.

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CO8.4
- STUDIO PROSPETTICO DI UNA COORTE DI PAZIENTI SOTTOPOSTE AD
ISTERECTOMIA VAGINALE PER PROLASSO GENITALE CON E SENZA L’UTILIZZO
DI BICLAMP ®: RISULTATI A MEDIO TERMINE -
REDAELLI ANNA*[1], GANDINI LUCA MARIA[2], VIGANÒ RICCARDO[2], SALVATORE STEFANO[2],
CANDIANI MASSIMO[1]

- [1]UNIVERSITÀ VITA-SALUTE SAN RAFFAELE ~ MILANO - [2]OSPEDALE SAN RAFFAELE ~ MILANO

Determinare la frequenza di recidiva di prolasso di cupola vaginale in pazienti affette da isterocele e


sottoposte ad isterectomia vaginale con l’utilizzo di BiClamp® e culdoplastica secondo McCall
In questo studio abbiamo reclutato pazienti affette da isterocele, associato o meno a cistocele e rettocele,
afferenti al Servizio di Uro-ginecologia dell’ospedale San Raffaele di Milano. Le pazienti sono state valutate
per la severità del prolasso utilizzando la classificazione di Baden and Walker - Half-way System. Le pazienti
arruolate sono state sottoposte a colpoisterectomia utilizzando BiClamp e culdoplastica secondo McCall;
questa tecnica non prevede la repertazione dei legamenti cardinali e/o degli uterosacrali. Le pazienti sono
poi state valutate ad 1 mese e a 6 mesi dall’intervento chirurgico. E’ stata definita recidiva di prolasso
genitale la presenza di prolasso vaginale con grado uguale o superiore al II (sec. Half-way system).
In questo studio abbiamo incluso 20 pazienti con età media di 68,45 anni (range 55-78 anni), affette da
prolasso genitale, con uno score medio per l’isterocele preoperatorio pari al III grado e di cistocele di III
grado. Nessuna delle pazienti presentava rettocele.
Nell’immediato post-operatorio non abbiamo osservato complicanze relative alla modalità della procedura. Al
controllo post-operatorio a 6 mesi dall’intervento, 2 pazienti riferivano sintomi da prolasso. All’esame
obiettivo una paziente presentava un prolasso di cupola vaginale di III grado ed un cistocele di II grado
mentre la seconda un prolasso di cupola di II-III grado (sec. Half-way system). Abbiamo inoltre confrontato il
nostro risultato con un campione di pazienti con le stesse caratteristiche, ma sottoposte a colpoisterectomia
e culdoplasitca sec. McCall secondo tecnica tipica. Nessuna paziente di questo gruppo al follow up di 1 e 6
mesi presentava sintomi o segni di prolasso di cupola vaginale.
Il tasso di recidiva di prolasso di cupola in pazienti isterectomizzate si aggira intorno al 1,8-11,6%. In questo
studio preliminare abbiamo osservato un tasso di recidiva di prolasso di cupola del 10% per le pazienti
operate mediante la tecnica con BiClamp. Questo dato si colloca ai margini superiori di quanto riportato in
letteratura e ci impone ad una stretta sorveglianza in pazienti che si sottopongono a tale procedura. Sarà
anche interessante valutare se la repertazione dei legamenti uterosacrali possa in qualche modo migliorare
gli outcome anatomici anche quando si intende utilizzare il BiClamp.

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CO8.5
- LA SACROPESSIA LAPAROSCOPICA "NERVE-PRESERVING" -
COSMA STEFANO*[2], CECCARONI MARCELLO[3], MARCHINO GIAN LUIGI[2], PETRUZZELLI PAOLO[2],
VOLPI EUGENIO[4], MENATO GUIDO[5], BENEDETTO CHIARA[2]

- [2]DIPARTIMENTO DI GINECOLOGIA E OSTETRICIA, OSPEDALE SANT’ANNA, UNIVERSITÀ DI TORINO ~


TORINO, ITALIA - [3]DIVISIONE DI GINECOLOGIA ONCOLOGICA, INTERNATIONAL SCHOOL OF SURGICAL
ANATOMY, EUROPEAN GYNECOLOGY ENDOSCOPY SCHOOL, DIPARTIMENTO DI GINECOLOGIA E
OSTETRICIA, OSPEDALE SACRO CUORE ~ NEGRAR, VERONA, ITALIA - [4]DIPARTIMENTO DI SCIENZE
GINECOLOGICHE, PEDIATRICHE E NEONATALI, OSPEDALE SANT’ANDREA ~ LA SPEZIA, ITALIA -
[5]
DIPARTIMENTO DI GINECOLOGIA E OSTETRICIA, A.O. ORDINE MAURIZIANO, UNIVERSITÀ DI TORINO ~
TORINO, ITALIA

Fino al 30% delle pazienti sottoposte a sacropessia rischia di incorrere in disfunzioni intestinali post-
operatorie inficianti la qualità di vita. Scopo della nostra ricerca è stato quello di indagare un’eventuale
correlazione tra le accidentali lesioni iatrogene delle fibre nervose autonome pelviche in corso di sacropessia
laparoscopica (LSP) e il manifestarsi di sindrome da defecazione ostruita (ODS) nel post-operatorio.
Tra Settembre 2007 e Dicembre 2010, 30 pazienti con prolasso genitale di stadio 2-4 secondo la
classificazione POP-Q, afferirono consecutivamente al nostro Dipartimento di Ginecologia e Ostetricia e
furono sottoposte a LSP.
Di queste 30 pazienti, le prime 18 trattate fino a Dicembre 2009 furono classificate come appartenenti al
Gruppo 1 in quanto sottoposte a LSP con tecnica classica o “non nerve-preserving”. Il 22,8% (4/18) di
queste manifestò stipsi ostinata post-operatoria e fu quindi eseguita una revisione critica della tecnica
chirurgica.
Fu effettuato uno studio anatomico su 5 cadaveri durante il quale le vie nervose del sistema autonomo
pelvico furono messe in relazione ai passaggi della procedura chirurgica individuando 10 variabili di
potenziale rischio di danno nervoso; l’emi-sacro di destra fu scomposto in aree inscritte in un triangolo
rettangolo anatomicamente definito e denominato triangolo di dissezione.
Quindi seguì l’elaborazione e la valutazione in cieco dei 18 filmati intraoperatori sulla base delle 10 variabili
di rischio precedentemente individuate.
Infine i dati delle 4 pazienti con ODS furono confrontati con quelli delle 14 pazienti sane.
Fu evidenziata un’associazione statisticamente significativa tra l’ODS post-operatoria e la dissezione a livello
dell’angolo retto del triangolo di dissezione. A questo livello infatti giace la porzione caudale del plesso
ipogastrico superiore (SHP) come rilevato nei preparati anatomici.
La ODS che variabilmente segue la sacropessia sembra essere dovuta ad un’aprassia del simpatico,
causata da una lesione del SHP durante la dissezione sul promontorio sacrale.
Sulla base dei risultati ottenuti, modificammo la nostra tecnica chirurgica. Le successive 12 pazienti operate
tra Gennaio 2010 e Dicembre 2010, furono trattate con una tecnica preservante le fibre nevose autonome e
furono assegnate al Gruppo 2.
L’utilizzo di una tecnica rispettosa dell’innervazione pelvica si impone in una chirurgia “ricostruttiva“ quale
quella uroginecologica, il cui primario obiettivo dovrebbe essere la qualità di vita della paziente.

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La Donna Il fascino della ginecologia moderna tra salute e sicurezza della donna: aggiornamenti e necessità

CO8.6
- THE "FIVE TROCAR METHOD" NELL'ISTERECTOMIA LAPAROSCOPICA IN
PAZIENTI OBESE -
LA FERRERA NICOLÓ*[2], MOCCIARO RITA[2], VENTURELLA ROBERTA[2], CIRILLO ROBERTO[2], PROTA
GIOVANNI[2], LICO DANIELA[2], MORELLI MICHELE[2], ZULLO FULVIO[2]

- [2]UNIVERSITÁ MAGNA GRAECIA ~ CATANZARO

La chirurgia laparoscopica è stata utilizzata con frequenza sempre crescente nel management di donne
affette da patologie ginecologiche, grazie ai vantaggi che offre in termini di ridotta morbidità intra e post-
operatoria, seppure, in pazienti obese, si associ a più alti tassi di complicanze urologiche e tempi operatori
più lunghi rispetto all’approccio classico. La realizzazione di un 5° accesso laparoscopico, mediante il quale
un terzo operatore allontani le anse del tenue e l’omento, permetterebbe una migliore esposizione del
campo operatorio. L’obiettivo del presente studio retrospettivo è stato quello di valutare l’efficacia e la
sicurezza del 5° accesso in corso di isterectomia laparoscopica (TLH) in pazienti obese o in sovrappeso.
Sono state incluse nello studio pazienti con BMI>25, sottoposte a TLH per leiomiomi uterini, fibromatosi
uterina diffusa, sanguinamenti uterini anomali, adenomiosi. I dati retrospettivi sono stati stratificati in 2 gruppi
di trattamento: gruppo sperimentale (utilizzo della 5° via laparoscopica) e gruppo controllo (utilizzo delle 4 vie
tradizionali). Gli outcomes valutati sono stati: tempi operatori (min), delta emoglobina (gr/dl), tasso di
conversione laparotomica (%), tasso di complicanze anestesiologiche (%), dolore post-operatorio (mg di
analgesici) e degenza ospedaliera (giorni).
sono state valutate 67 pazienti, 25 appartenenti al gruppo sperimentale e 42 al gruppo controllo. Entrambi i
gruppi di studio sono risultati omogenei per BMI ed età media. È stata osservata una riduzione
statisticamente significativa in termini di tempi operatori (81±13 vs 118±10 min, nei gruppi sperimentale e
controllo, rispettivamente; P<0.05), delta Hb (1.55 vs 2.15 g/dl nei gruppi sperimentale e controllo,
rispettivamente; P<0.05) e tasso di conversione laparotomica (4 vs 9.5% nei gruppi sperimentale e controllo,
rispettivamente; P<0.05). Nel gruppo sperimentale si è osservata una riduzione nel tasso di complicante
anestesiologiche, seppure non statisticamente significativa (P=0.07). I due gruppi, infine, non hanno
mostrato differenze significative in termini di dolore post-operatorio e giorni di degenza ospedaliera.
I risultati di questa analisi retrospettiva, mostrano che il posizionamento di un quinto accesso laparoscopico
migliora gli outcomes chirurgici in corso di isterectomia in pazienti in sovrappeso o obese. Per validare i
risultati preliminari di questa analisi è già in corso un protocollo di studio prospettico settato su power
statistico adeguato.

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CO8.7
- LEIOMIOMI PARASSITICI DOPO CHIRURGIA LAPAROSCOPICA: EMERGENTE
COMPLICANZA DELL’IMPIEGO DEL MORCELLATORE ELETTRICO? DESCRIZIONE
DI CINQUE CASI. -
CUCINELLA GASPARE[1], GRANESE ROBERTA[2], CALAGNA GLORIA[1], TRIOLO M. MARGHERITA *[1],
ROTOLO STEFANO[1], PERINO ANTONIO[1]

‐ [1]Dipartimento di Ostetricia e ginecologia con p.s. ostetrico e fisiopatologia della riproduzione umana del 
Policlinico Universitario "Paolo Giaccone" ~ Palermo ‐ [2]AOU "G. Martino" ~ Messina  

Rapportare lo sviluppo dei leiomiomi parassitici all’impiego del morcellatore elettrico nelle miomectomie
laparoscopiche
I criteri d’inclusione utilizzati per il nostro studio sono stati i seguenti:
- pazienti miomectomizzate per via laparoscopica dall’Aprile 2007 al Marzo 2011
- pazienti miomectomizzate per via laparotomica dall’Aprile 2007 al Marzo 2011
- diagnosi istologica di leiomioma uterino con caratteri di benignità.
Nell’arco di un periodo di studio di quattro anni abbiamo identificato cinque casi di leiomiomiatosi parassitica.
Due dei cinque casi erano sintomatici. La prevalenza di questa complicanza, considerando tutte le donne
per le quali era stata eseguita morcellazione elettrica (n = 672) è stata dello 0.9% . Considerando
esclusivamente le pazienti sottoposte a miomectomia(n = 421), è stata diell’1.2%
La miomectomia laparoscopica con l’impiego del morcellatore elettrico è associata ad un aumentato rischio
di sviluppare leiomiomi parassitici. Motivo per cui, alla fine di ogni intervento dovrebbe essere eseguita
un’ispezione accurata e un attento washing della cavità addomino-pelvica al fine di prevenire tale
complicanza.

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CO8.8
- CONFRONTO TRA OUTCOMES OPERATORI IN PAZIENTI ANZIANE
SOTTOPOSTE A CHIRURGIA GINECOLOGICA LAPAROSCOPICA VS
LAPAROTOMICA: RUOLO DELL’OBESITA’ E DELLA PRECEDENTE CHIRURGIA -
DI GIUSEPPE JACOPO*[1], CECCHI STEFANO[1], MANCIOLI FRANCESCA[1], STEVENAZZI GUIDO[2],
LITTA PIETRO[2], TRANQUILLI ANDREA LUIGI[1], CIAVATTINI ANDREA[1]

- [1]DIPARTIMENTO DI SCIENZE CLINICHE SPECIALISTICHE ED ODONTOSTOMATOLOGICHE. SEZIONE DI


SCIENZE DELLA SALUTE DELLA DONNA. UNIVERSITÀ POLITECNICA DELLE MARCHE. ~ ANCONA -
[2]
DIPARTIMENTO DI SCIENZE GINECOLOGICHE E DELLE RIPRODUZIONE UMANA. UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI
PADOVA. ~ PADOVA

confrontare l’outcome operatorio di pazienti anziane sottoposte a chirurgia ginecologica laparoscopica e


laparotomica ed analizzare l’impatto dell’obesità e della precedente chirurgia.
sono state reclutate retrospettivamente 101 pazienti con più di 60 anni, sottoposte a chirurgia laparoscopica
elettiva per patologia ginecologica benigna e maligna tra Gennaio 2007 e Dicembre 2010, nei nostri centri
affiliati di Ancona e Padova. Gli outcomes operatori sono stati confrontati con quelli di altrettanti controlli
sottoposti a chirurgia open. I dati sono stati analizzati mediante l’utilizzo dei test t di Student, U di Mann-
Whitney , ?² e del test esatto di Fisher.
le pazienti sottoposte a laparoscopia hanno mostrato, rispetto al gruppo di controllo, un significativo minor
tempo di ospedalizzazione (3 vs 5 giorni, p<0.05), una minor perdita ematica intraoperatoria (22.7 ± 39.5 vs
293.5 ± 312.4 ml, p<0.05), un minor calo del livello emoglobinico (0.6 ± 0.6 vs 1.9 ± 0.9 gr/dl, p<0.05),
l’assenza di richiesta di terapia trasfusionale (0% vs 5.9%, p<0.05), una minor incidenza di rialzo febbrile
post-operatorio (5.9% vs 14.9%, p<0.05), un ridotto incremento relativo dei leucociti (34.9 ± 24.8% vs 47.7 ±
47.9%, p<0.05) ed una minor incidenza di complicanze (3% vs 11.9%, p<0.05). Le pazienti obese (BMI =30
kg/m2) sottoposte a laparoscopia hanno mostrato, rispetto a quelle con BMI=30 kg/m2 sottoposte ad
intervento per via laparotomica, simili tempi operatori, ma hanno avuto una minor perdita ematica in corso di
intervento (38.2 ± 55.5 vs 307.4 ± 168 ml, p<0.05), un minor declino dell’emoglobina (0.6 ± 0.5 vs 2.1 ± 0.9
gr/dl, p<0.05) e l’ assenza di complicanze post-operatorie (0% vs 24%, p<0,05). Nel gruppo delle pazienti
sottoposte a laparoscopia, le pazienti obese hanno mostrato rispetto a quelle con BMI <30 kg/m2 tempi
operatori più lunghi (141.8 ± 77.2 vs 88.7 ± 71.1 min, p<0.05), una maggior perdita ematica (38.2 ± 55.5 vs
18.4 ± 31.1 ml, p<0.05), ma nessun altro peggior outcomes operatorio.
Le pazienti sottoposte a chirurgia laparoscopica sottoposte precedentemente a chirurgia open hanno
necessitato di una maggior durata dell’ ospedalizzazione rispetto alle pazienti già sottoposte a chirurgia
laparoscopica (p<0,05) o a nessuna precedente chirurgia (p<0.05).

dai dati che emergono dal nostro studio la chirurgia ginecologica mini-invasiva appare come una metodica
sicura e fattibile nelle pazienti anziane con aumentata comorbidità, anche se affette da obesità e se già
sottoposte precedentemente a chirurgia.

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CO8.9
- CONFRONTO DI EFFICACIA E SICUREZZA TRA DUE PROCEDURE MINI-INVASIVE
PER IL TRATTAMENTO DELL’INCONTINENZA URINARIA DA STRESS. -
MATERAZZO CATERINA*[1], PROTA GIOVANNI[1], PALOMBA STEFANO[1], OPPEDISANO ROSAMARIA[1],
TORELLA MARCO[2], MORELLI MICHELE[1], MAIORANA ANTONIO[3], TARTAGLIA EDUARDO[4], TOLINO
ACHILLE[5], MASTRANTONIO PASQUALE[4], ALIO LUIGI[3], COLACURCI NICOLA[2], ZULLO FULVIO[1]

- [1]DIPARTIMENTO DI OSTETRICIA E GINECOLOGIA, UNIVERSITÀ “MAGNA GRAECIA” DI CATANZARO, ITALIA ~


[2]
CATANZARO - DIPARTIMENTO DI OSTETRICIA E GINECOLOGIA, SECONDA UNIVERSITÀ DI NAPOLI, ITALIA ~
NAPOLI - [3]UNITÀ DI OSTETRICIA E GINECOLOGIA, OSPEDALE “CIVICO” DI PALERMO, ITALIA ~ PALERMO -
[4]
DIPARTIMENTO DI OSTETRICIA E GINECOLOGIA, UNIVERSITÀ DEL MOLISE, ITALIA ~ CAMPOBASSO -
[5]
DIPARTIMENTO DI OSTETRICIA E GINECOLOGIA, UNIVERSITÀ “FEDERICO II” DI NAPOLI, ITALIA ~ NAPOLI

Obiettivo: lo scopo del nostro studio prospettico, semi-randomizzato, multicentrico, osservazionale è stato
confrontare due tecniche mini-invasive quale trattamento chirurgico dell’incontinenza urinaria da stress e
valutarne l’efficacia e la sicurezza.
Materiali e Metodi: dal settembre 2008 all’ottobre 2010 sono state arruolate 200 pazienti con incontinenza
urinaria da sforzo (IUS) o mista (IUM) (con prevalente componente da sforzo) e sono state suddivise in due
gruppi (A e B). Nel gruppo A (100) le pazienti sono state trattate mediante posizionamento di tape retro-
pubica trans vaginale (RT-TVT) e nel gruppo B (100), invece, mediante posizionamento di dispositivi a
singola incisione (DSI). Le pazienti presenti nel gruppo B sono state randomizzate in tre sottogruppi e
trattate con tre differenti devices presenti in commercio (B1 Ajust®; B2 MiniArc®; B3 TVT Secur System®).
Risultati: Non vi sono state differenze statisticamente significative in termini di sicurezza tra i gruppi A e B.
Tutti i trattamenti effettuati si sono dimostrati efficaci in termini di tassi di cura soggettivi ed oggettivi. Il tasso
di cura soggettivo è risultato significativamente più alto nel gruppo A rispetto al gruppo B [90/100 (90%) vs.
62/100 (62%), rispettivamente], mentre fra i tre sottogruppi B1, B2 e B3 non sono state riscontrate differenze
significative. Anche i tassi di cura oggettivi hanno mostrato differenze statisticamente significative nel
confronto tra gruppo A e B [85/100 (85%) vs 54/100 (54%) per i gruppi A e B rispettivamente], mentre fra i
tre sottogruppi B1, B2 e B3 non sono state riscontrate differenze significative.
Conclusioni: I DSI possiedono una minore efficacia rispetto alla RT- TVT, attuale standard di riferimento per
il trattamento della IUS femminile. Nonostante una teorica maggiore mini-invasività, i DSI possiedono una
fattibilità in anestesia locale simile rispetto alla RT- TVT. Il principale vantaggio dei DSI sembra attualmente il
minore tempo operatorio, mentre un risvolto negativo sembra essere costituito da un più frequente dolore
postoperatorio. Allo stato attuale non vi sono differenze in termini di efficacia fra i diversi DSI disponibili in
commercio. Il completamento dello studio, con un follow-up di almeno due anni per paziente, è necessario
per valutare i tassi di re-intervento per persistenza o ricorrenza dell’incontinenza urinaria.

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CO8.10
- RISULTATI A LUNGO TERMINE DELLA PROMONTOSACROPESSIA
LAPAROSCOPICA NEL TRATTAMENTO DEL PROLASSO DI CUPOLA VAGINALE -
CUCINELLA GASPARE[1], ROTOLO STEFANO*[1], CALAGNA GLORIA[1], TRIOLO MARGHERITA[1],
GRANESE ROBERTA[2], PERINO ANTONIO[1]

- [1]DIPARTIMENTO OSTETRICIA, GINECOLOGIA E FISIOPATOLOGIA DELLA RIPRODUZIONE UMANA,


POLICLINICO UNIVERSITARIO "PAOLO GIACCONE" ~ PALERMO - [2]DIPARTIMENTO OSTETRICIA E
GINECOLOGIA, POLICLINICO UNIVERSITARIO "GAETANO MARTINO" ~ MESSINA

Valutazione dei risultati a lungo termine della promontosacropessia laparoscopica.


Il presente studio rappresenta la continuazione del follow-up precedentemente pubblicato su 165 pazienti
consecutive, operate dal Gennaio 1999 al Gennaio 2007, per prolasso di cupola vaginale tramite
promontosacropessia laparoscopica. L’indagine si è svolta tra il Gennaio 2010 e il Gennaio 2012 e si è
basata sull’esecuzione di visite ginecologiche di controllo e sulla compilazione di questionari da parte delle
pazienti. Per la misurazione del risultato anatomico è stata utilizzata la classificazione HWS (Half Way
System), mentre per la stima del risultato soggetivo ogni paziente contattata ha espresso il proprio grado di
soddisfazione.
Sono state contattate 121 pazienti dopo una mediana di 92 mesi dall'intervento (range 54-142). Di queste, 9
pazienti non hanno risposto per sopraggiunta invalidità/demenza o perchè decedute; 87 sono state visitate e
hanno compilato i questionari e altre 25 hanno risposto alle domande dei questionari telefonicamente. L’età
media preoperatoria era di 67±19 anni, mentre la parità media di 3 (range 2-5). Delle 87 pazienti visitate, in 8
è stato riscontrato un prolasso di cupola vaginale; in 36 si è dimostrato un prolasso vaginale, equamente
distribuiti tra compartimento anteriore e posteriore; 25 presentavano un’incontinenza urinaria da sforzo, 18
un’incontinenza da urgenza minzionale e 14 un’incontinenza mista. Complessivamente 94 pazienti su 112
intervistate (84%) affermavano di ritenersi “molto soddisfatte”.
I casi di recidiva di prolasso di cupola ad una mediana di 92 mesi dall’intervento sono stati il 9.2% (8/87)
rispetto al 5.1% (7/138) registrato nel precedente follow-up. La sospensione della cupola vaginale tramite
promontosacropessia laparoscopica si è quindi mantenuta stabile anche nel lungo-termine (91% delle
pazienti). Nonostante si sia riscontrato un prolasso vaginale nel 39% dei casi e un’incontinenza urinaria nel
29% dei casi, l’84% delle pazienti si è ritenuto molto soddisfatto.

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CO8.11
- SICUREZZA ED EFFICACIA DELLA TVT-O NELLE DONNE CON OLTRE 70 ANNI DI
ETA' -
MAURI SILVIA*[1], BRAGA ANDREA[1], DI DEDDA MARIA CARMELA[1], MARCHITELLI GIULIA[1], PIAZZA
NICOLETTA[1], LAZZARINI CHIARA[1], BOLIS PIERFRANCESCO[1]

- [1]H. FILIPPO DEL PONTE, UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DELL'INSUBRIA ~ VARESE

Le sling medio-uretrali sono il gold standard nella chirurgia dell'incontinenza urinaria da sforzo (SUI). Alcuni
studi hanno dimostrato la sicurezza e l'efficacia della TVT (Tension-free Vaginal Tape) anche nelle donne
anziane. In letteratura, però, solo due studi hanno esaminato l'efficacia dell'approccio trans-otturatorio (TVT-
O) in queste pazienti. Tuttavia in questi lavori nella maggior parte delle donne è stata necessaria la
concomitante riparazione del prolasso genitale. Lo scopo del nostro studio è valutare sicurezza ed efficacia
della TVT-O nelle donne > 70 anni, senza riparazione concomitante del prolasso genitale.
Tutte le donne con SUI, sottoposte a TVT-O, senza altre procedure concomitanti, dal 2007 al 2010, sono
state arruolate nello studio. Pre-operatoriamente tutte le pazienti sono state sottoposte ad esame
urodinamico. Le indicazioni all’intervento chirurgico sono state: provata incontinenza urinaria da sforzo o
incontinenza urinaria mista (MUI). I criteri di esclusione erano: pazienti con prolasso di stadio >=II, infezioni
ricorrenti del tratto urinario, malattie neurologiche, difficoltà minzionali. Le pazienti sono state divise in due
gruppi: donne >= 70 anni (gruppo 1) e donne più giovani (gruppo 2). Nel post-operatorio, le pazienti sono
state valutate a 1, 3 e 12 mesi e poi annualmente. Gli outcomes principali valutati sono stati: tasso di
guarigione, complicanze, sintomi da vescica iperattiva (OAB) post-operatoria (persistente e/o de novo) e
dolore post-operatorio, misurato con una VAS a 1 mese dalla TVT-O.
Sono state incluse 181 donne, 60 >= 70 anni e 121 donne più giovani. Le caratteristiche dei due gruppi sono
elencate in Tabella 1. Non ci sono state differenze nei tassi di guarigione tra i due gruppi (95% vs 88,3%, p
=0.12), né in termini di difficoltà di svuotamento vescicale (7,4% vs 3,3%, p =0.34), erosioni vaginali (0,81%
vs 0%, p =1.00), dolore persistente (2,4% vs 5%, p =0.39) e vescica iperattiva (30,5% vs 41,7%, p =0.12).
Inoltre nessuna differenza in termini di OAB persistente (57,3% vs 45,1%, p =0.27) e de novo (9% vs
13,3%, p =1.00) è stata trovata tra i due gruppi.
La TVT-O è una procedura sicura ed efficace per il trattamento della SUI anche nelle donne anziane.
Nessuna differenza significativa in termini di dolore e sintomi da OAB è stata trovata nel post-operatorio.

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CO8.12
- VALUTAZIONE DELL’ANGOLO URETRO-VESCICALE POSTERIORE PER LA
PREVENZIONE DELLA RITENZIONE URINARIA POSTCHIRUGICA NEL
TRATTAMENTO DELL’INCONTINENZA URINARIA DA SFORZO -
MATULA IDA*[1], RUSSO ELEONORA[1], PAOLO MANNELLA[1], GENAZZANI ANDREA R.[1], SIMONCINI
TOMMASO[1]

- [1]DIVISIONE DI GINECOLOGIA E OSTETRICIA UNIVERSITARIA ~ PISA

La valutazione dell’ angolo uretro-vescicale posteriore costituisce una tappa fondamentale nella diagnosi ed
il trattamento dell’incontinenza urinaria da sforzo.La presenza tale angolo è indispensabile al meccanismo
della continenza, e che nelle pazienti con incontinenza da stress è alterato in modo significativo.Tale
valutazione è inoltre utile nella gestione post-operatoria quando l’eccessiva correzione chirurgica del
cistocele può portare a ritenzione urinaria, che nella maggior parte dei casi dura solo per un breve periodo,
ma a volte può prolungarsi, predisponendo la paziente ad infezioni genitourinarie recidivanti, e ad alterazioni
della minzione. Lo scopo principale di questo studio è quello di mettere in relazione la monitorizzazione
ecografica pre e post intervento dell’angolo uretro-vescicale posteriore con la possibile ritenzione urinaria
conseguente alla chirurgia ricostruttiva di cistocele fornendo informazioni importanti circa la correzione
dell’incontinenza e la prevenzione post-operatoria della ritenzione urinaria con una più rapida ripresa
funzionale della paziente.
Abbiamo analizzato in maniera prospettica un campione di circa 96 donne affette da prolasso genitale
associato ad incontinenza urinaria da sforzo che si è sottoposto presso il nostro centro ad intervento di
colpoisterectomia con ricostruzione fasciale e riduzione dell’uretro-cistocele. Le pazienti si sono sottoposte in
fase preoperatoria e posteoperatoria (in giornata 0 e 2) ad ecografia trans perineale per la valutazione
dell’angolo uretro-vescicale posteriore e tali dati sono stati messi in correlazione con l’evoluzione clinica
della paziente.
La valutazione dell’angolo uretrovescicale posteriore in fase preoperatoria fornisce poche informazioni circa
la possibilità di sviluppare ritenzione urinaria post-chirurgica.
La valutazione dell’angolo in fase postoperatoria mediante ecografia tranperineale può costituire un valido
supporto per la previsione di possibili ritenzioni urinarie post-chirurgiche, evidenziando nella nostra casistica
che l'eccessiva correzione chirurgica dell’angolo uretro vescicale posteriore (> 25°) è associata a maggior
rischio di sviluppare ritenzione urinaria post-intervento

Pur non essendoci una diretta correlazione tra un valore specifico dell’angolo uretro-vescicale posteriore e la
severità di ritenzione postoperatoria, una variazione eccessiva di tale angolo può costituire un fattore di
rischio importante per la comparsa della ritenzione urinaria postchirugica e dunque di una più lenta ripresa
funzionale della paziente.

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CO8.13
- TRANSOBTURATOR ADJUSTABLE TAPE: EFFICACIA E SICUREZZA. -
PATRELLI TITO SILVIO[1], MONICA MICHELA*[1], MUSARÒ ANDREA[1], DALL'ASTA ANDREA[1], FRANCHI
LAURA[1], VOLPI LAVINIA[1], PIANTELLI GIOVANNI[1], BERRETTA ROBERTO[1], BACCHI MODENA
ALBERTO[1]

- [1]CLINICA OSTETRICA E GINECOLOGICA - UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI PARMA ~ PARMA

L’incontinenza urinaria è definita come la perdita involontaria di urina attraverso l’uretra in tempi e luoghi non
appropriati. Può essere sostanzialmente distinta in tre tipologie principali: da sforzo, da urgenza e mista. E’
una patologia ad elevata prevalenza nella popolazione femminile, specie adulta - anziana, di enorme
rilevanza poiché comporta una notevole diminuzione della qualità di vita. E’ un disturbo realmente
debilitante, causa di problemi psicologici e sociali. Negli ultimi anni le conoscenze sulla fisiopatologia e sul
trattamento dell’incontinenza urinaria sono andate progressivamente migliorando ed oggi esistono delle
valide opzioni, sia di tipo medico che chirurgico.
Gli interventi di sling sono oggi divenuti il gold-standard per il trattamento chirurgico dell’incontinenza urinaria
da sforzo. In particolare abbiamo deciso di studiare l’efficacia e la sicurezza di una recente e innovativa
sling, la TOA. Questa prevede il posizionamento di una benderella in materiale sintetico a livello
mediouretrale per via transotturatoria. Tale benderella, e in questo consiste la novità rispetto alle precedenti
tecniche protesiche, può essere regolata in maniera ottimale nel periodo post-operatorio.

Nella nostra casistica, raccolta dagli interventi effettuati presso la Clinica Ginecologica dell’Università di
Parma, abbiamo preso in considerazione un totale di 77 pazienti affette da incontinenza urinaria da sforzo o
mista. A sei mesi di distanza dall’intervento le pazienti sono state contattate telefonicamente da un singolo
ginecologo ed invitate a rispondere al questionario validato UDI-6. Abbiamo inoltre voluto indagare il livello di
soddisfazione personale derivante dall’intervento.

Dall’analisi dei dati la correzione chirurgica dell’incontinenza urinaria da sforzo mediante sling TOA è stata
completamente raggiunta nel 90,9% dei casi, con il 92,2% delle pazienti dichiaratesi soddisfatte
dell’intervento. Non abbiamo rilevato complicanze intra o post-operatorie di rilievo. Trascurabili sono risultati i
problemi ostruttivi, il dolore e il discomfort nell’area genitale inferiore. Brevi anche i tempi di degenza, in
media pari a circa due giornate.

Nella nostra esperienza l’applicazione della sling TOA si è dunque rivelata altamente efficace e scevra da
rischi, con conseguente netto miglioramento della qualità di vita delle pazienti.

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La Donna Il fascino della ginecologia moderna tra salute e sicurezza della donna: aggiornamenti e necessità

Comunicazioni Orali: Chirurgia Ginecologica 2

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La Donna Il fascino della ginecologia moderna tra salute e sicurezza della donna: aggiornamenti e necessità

CO9.1
- LAPAROSCOPIA VERSUS LAPAROTOMIA IN PAZIENTI SEVERAMENTE OBESE
CON CARCINOMA ENDOMETRIALE IN FASE INZIALE: UNO STUDIO
MULTICENTRICO. -
TINELLI RAFFAELE*[1], MALZONI MARIO[4], MEIR YORAM[1], CICINELLI ETTORE[3]

- [1]OSPEDALE BASSANO DEL GRAPPA ~ BASSANO DEL GRAPPA - [3]UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI BARI ~ BARI -
[4]
CENTRO ENDOSCOPIA GINECOLOGICA AVANZATA, CLINICA MALZONI ~ AVELLINO

Scopo delle studio è stato quello di confrontare in modo retrospettivo la sicurezza, le complicanze ed il tasso
di recidive dopo isterectomia totale laparoscopica (TLH) con linfadenectomia ed isterectomia laparotomica
con linfadenectomia (OH) in 60 pazienti con obesità di grado severo con carcinoma endometriale in fase
iniziale
60 pazienti con obesità di grado severo (BMI medio di 38 ± 7.3, 35-47) e clinicamente allo stadio I di
carcinoma endometriale sono state arruolate in uno studio multicentrico retrospettivo e sono state sottoposte
a stadiazione chirurgica con isterectomia, annessiectomia bilaterale ed in tutti i casi è stata eseguita la
linfadenectomia pelvica sistematica nel gruppo TLH e OH. La linfadenectomia para-aortica fino all’arteria
mesenterica inferiore è stata eseguita in tutti i casi in cui sono stati riscontrati linfonodi pelvici positive
all’esame istologico estemporaneo.
La durata media dell’intervento è stata di 166 min ± 21 (95% CI 116-208) nel gruppo TLH e 143 min ± 25
(95% CI 117-197) nel gruppo OH (0.08). Le perdite ematiche intraoperatorie sono state 65 ml ± 15 nel
gruppo TLH (95% CI 22-95) e 125 ml ± 32 nel gruppo OH (95% CI 50-270) (p<0.01). La durata media
dell’ospedalizzazione è stata di 6.3 ± 1.1 nel gruppo OH (95% CI 2-10) e 3.1 ± 0.4 nel gruppo TLH (95% CI
2-9) (p<0.01). In 3 pazienti del gruppo OH è stata osservata una deiscenza della sutura con infezione della
stessa nella prima settimana dopo l’intervento chirurgico risuturata con punti staccati. Sono stati riportati 5
casi di febbre post-intervento nel gruppo OH ed 1 caso nel gruppo TLH (p<0.01).
La chirurgia laparoscopica nelle donne severamente obese può essere considerata una procedura
terapeutica sicura ed efficace nel trattamento del carcinoma endometriale in fase iniziale con una morbidità
minore di quella riportata nella chirurgia open ed è caratterizzata da un minore tasso di complicanze, minor
numero di casi di deiscenza e infezione della ferita chirurgica, minori perdite ematiche e ridotta
ospedalizzazione, sebbene siano necessari studi multicentrici con un più lungo follow-up per valutare i
risultati a lungo termine di questa procedura.

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La Donna Il fascino della ginecologia moderna tra salute e sicurezza della donna: aggiornamenti e necessità

CO9.2
- LAPAROSCOPIA VS LAPAROTOMIA NEL TUMORE DELL’ENDOMETRIO: ANALISI
RETROSPETTIVA MULTICENTRICA DI 10 ANNI. -
ANNUNZIATA GIANLUCA*[2], PALOMBA STEFANO[1], GHEZZI FABIO[4], FALBO ANGELA[1], MANDATO
VINCENZO DARIO[5], LUCIA EMILIO[6], CROMI ANTONELLA [4], ABRATE MARTINO[5], LA SALA
GIOVANNI BATTISTA [5], GIORDA GIORGIO[9], ZULLO FULVIO[2], FRANCHI MASSIMO[8]

- [1]DIPARTIMENTO DI OSTETRICIA E GINECOLOGIA, UNIVERSITÀ ‘‘MAGNA GRAECIA’’ DI CATANZARO ~


[2]
CATANZARO - UNITÀ OPERATIVA DI ONCOLOGIA GINECOLOGICA, CENTRO ONCOLOGICO D’ECCELLENZA
‘‘TOMMASO CAMPANELLA’’ DI GERMANETO, CATANZARO ~ CATANZARO - [4]DIPARTIMENTO DI OSTETRICIA E
[5]
GINECOLOGIA, UNIVERSITÀ DI INSUBRIA, VARESE ~ VARESE - DIPARTIMENTO DI OSTETRICIA E
GINECOLOGIA, ARCISPEDALE ‘‘SANTA MARIA NUOVA,’’ REGGIO EMILIA ~ REGGIO EMILIA - [6]UNITÀ
OPERATIVA DI ONCOLOGIA GINECOLOGICA, ISTITUTO NAZIONALE TUMORI DI AVIANO, AVIANO ~ AVIANO -
[8]
DIPARTIMENTO DI OSTETRICIA E GINECOLOGIA, UNIVERSITÀ DI VERONA ~ VERONA - [9]UNITÀ OPERATIVA
DI ONCOLOGIA GINECOLOGICA, ISTITUTO NAZIONALE TUMORI DI AVIANO ~ AVIANO

Obiettivo: fornire un’ immagine reale dell’uso della chirurgia laparoscopica per la stadiazione del carcinoma
endometriale fuori dal setting sperimentale.
Metodi: sono stati registrati i dati consecutivi di pazienti con carcinoma dell’endometrio sottoposte alla
chirurgia stadiativa laparoscopica o addominale in 6 Centri Italiani . Le caratteristiche delle pazienti al
basale, la chirurgia eseguita, le caratteristiche del tumore ed i dati di sicurezza sono stati raccolti ed
analizzati.
Risultati: un totale di 1012 pazienti (403 e 609 trattate con la laparoscopia e la laparotomia, rispettivamente)
che hanno ricevuto stadiazione chirurgica per il tumore dell’ endometrio sono state incluse nell’analisi finale.
L’approccio laparoscopico è stato eseguito più comunemente nelle pazienti più giovani e non obese e che
avevano eseguito meno interventi chirurgici, mentre l’approccio addominale era preferito per gli stadi
avanzati e per gli istotipi rari. Indipendentemente dallo stadio, il tempo operatorio è stato più alto per la
laparoscopia rispetto alla laparotomia, mentre la perdita di sangue e le complicanze postoperatorie erano più
basse nel gruppo della laparoscopia rispetto a quello della laparotomia. Nessuna differenza tra gli approcci
chirurgici è stata osservata per il tasso di complicanze nello stadio I del cancro endometriale, mentre essi
erano maggiori negli stadi più alti. Il sito, ma non l’incidenza delle recidive è risultato diverso solo per lo
stadio avanzato. Nessuna differenza è stata osservata per i tassi di sopravvivenza totale, i tassi liberi da
malattia, e la sopravvivenza cancro-correlata.
Conclusioni: nella pratica clinica, criteri eterogenei vengono adottati nel ricorrere alla laparoscopia per la
stadiazione del cancro dell’endometrio. La sicurezza e la fattibilità della laparoscopia sono stati confermati
per lo stadio I dei tumori dell’endometrio, mentre sembrano sub ottimali per gli stadi avanzati.

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La Donna Il fascino della ginecologia moderna tra salute e sicurezza della donna: aggiornamenti e necessità

CO9.3
- VALUTAZIONE DEL POTENZIALE RIPRODUTTIVO FEMMINILE DOPO
ANNESSECTOMIA MONOLATERALE -
GASPARRI MARIA LUISA *[1], RUSCITO ILARY[1], PERNICE MILENA[1], ANTONILLI MORENA[1], MORANO
GIUSEPPINA[1], VALLONE CRISTINA[1], CHIRLETTI PIERO[1], BERLOCO PASQUALE[1], BENEDETTI
PANICI PIERLUIGI[1], BELLATI FILIPPO[1]

- [1]"SAPIENZA" UNIVERSITÀ DI ROMA ~ ROMA

Confronto dell’outcome ostetrico tra un gruppo di donne sottoposte ad annessectomia monolaterale ed uno
composto da donne trattate chirurgicamente per altri interventi addomino-pelvici non ginecologici
Novantasei donne desiderose di prole, aventi in anamnesi un intervento chirurgico addominopelvico per
patologia benigna, sono state divise in tre coorti in base al tipo di intervento cui erano state sottoposte:
annessiectomia monolaterale (MA), appendicectomia (AP) e colecistectomia (CO). In tutti i gruppi è stato
valutato il pregnancy rate.
Trentadue donne, tra il 1995 ed il 2001, sono state sottoposte ad annessiectomia monolaterale per patologia
benigna, 32 ad appendicectomia e 32 a colecistectomia. Le pazienti con storia di infertilità prima
dell’intervento chirurgico o in terapia contraccettiva post-chirurgia, non sono state incluse nello studio. Dopo
un intervallo di tempo di massimo 10 anni dall’intervento chirurgico, il pregnancy rate ammontava al 63.8%
(58/96). Nel gruppo MA il 70.3% (23/32) delle donne ha avuto almeno una gravidanza dopo la chirurgia, il
60% (19/32) nel gruppo AP, ed il 50%(16/32) nel gruppo CO (p=0.12; p=0.6). In particolare, nel gruppo MA il
53.2% (17/32) ha avuto 1 gravidanza, il 40.6%(13/32) ne ha avute 2, ed il 6.2%(2/32) ne ha avute più di 2.
Nel gruppo AP, l’81.2% (26/32) e il 18.8%(6/32) hanno avuto rispettivamente una o due gravidanze. Infine,
nel gruppo CO, una singola gravidanza e’ stata ottenuta nel 59.3%(19/32) e due gravidanze nel 40.7%
(13/32).
Questo studio asserisce una non significatività in termini di differenze di pregnancy rate tra pazienti
sottoposte ad annessiectomia monolaterale ed altri interventi addomino-pelvici, facendo supporre che la
rimozione di una delle due ovaie non vada a modificare la capacità riproduttiva di una donna.

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La Donna Il fascino della ginecologia moderna tra salute e sicurezza della donna: aggiornamenti e necessità

CO9.4
- CONSEGUENZE DELL’ISTERECTOMIA ASSOCIATA O NO AD OVARIECTOMIA
NELLA DONNA -
PALMA FEDERICA*[1], ZANIN RENATA[1], VOLPE ANNIBALE[1], CAGNACCI ANGELO[1]

- [1]DIPARTIMENTO INTEGRATO MATERNO INFANTILE, GINECOLOGIA E OSTETRICIA, AZIENDA OSPEDALIERO


UNIVERSITARIA DI MODENA ~ MODENA

Rischi e benefici della conservazione ovarica in donne sottoposte ad isterectomia sono ancora oggetto di
dibattito.
L’obiettivo di questo studio è fornire delle maggiori evidenze sulle conseguenze dell’isterectomia con o
senza ovariectomia (OVR) in 30 donne (19 in premenopausa e 11 in menopausa fisiologica).

Prima dell’intervento e, poi, ad 1,6 e 12 mesi sono stati misurati i parametri antropometrici, ed eseguito il
dosaggio di glucosio, insulina, estradiolo (E), FSH, LH, testosterone (T), androstenedione (A), cortisolo
urinario delle 24h e densitometria calcaneare. Inoltre, sono state compilate la scala climaterica di Greene, la
scala dell’ ansietà (STAI), del desiderio sessuale ipoattivo (PFSF) e della depressione (Zung).
Fra le donne in premenopausa l’isterectomia associata o no a OVR ha indotto ad 1,6 e 12 mesi un aumento
significativo dei livelli di FSH, LH ed una diminuzione del T anche quando non associata a OVR. La
diminuzione nei livelli di estradiolo, non è risultata significativa. I livelli di A, si sono ridotti significativamente
dopo 6 e 12 mesi.
In entrambi i gruppi la riduzione del T e dell’A non ha comportato variazioni dello score PFSF. I parametri
antropometrici non hanno subito variazioni significative, così come i livelli di insulina e di glucosio. La
cortisoluria nel primo mese si è ridotta significativamente (p=0.0403), cosi come lo score STAI dopo 6 mesi
(p=0.0440). Stesso andamento della cortisoluria hanno mostrato la PA diastolica (p=0.0471) e la PA sistolica
(p=0.0008). Ad un anno dall’intervento si è registrato un calo significativo del T-score calcaneare (p=0.0453).
Nel gruppo di donne in menopausa fisiologica l’impatto che la chirurgia ginecologica può avere è risultato
minore, ma non nullo. Riduzioni significative si sono registrate per i livelli di T a 6 mesi (p=0.0238) e ad un
anno (p=0.0147). La cortisoluria si riduce significativamente ad 1 mese (p=0.0422) e a 6 mesi (p=0.0473)
dall’intervento, così come la PA diastolica con valori di p-value rispettivamente di 0.0121 e 0.0276.
Questi dati indicano che la sola isterectomia influenza l’assetto endocrino della donna in peri-premenopausa
e che l’ovariectomia anche in donne in postmenopausa induce una riduzione degli androgeni circolanti.

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La Donna Il fascino della ginecologia moderna tra salute e sicurezza della donna: aggiornamenti e necessità

CO9.5
- NEUROMODULAZIONE SACRALE NELLA PAZIENTE ANZIANA: QUALITÀ DI VITA,
SUCCESSO E COMPLICANZE A 1 ANNO DI FOLLOW-UP -
MONTERA ROBERTO*[1], ZULLO MARZIO ANGELO[1], PLOTTI FRANCESCO[1], DAMIANI PATRIZIO[1],
GUZZO FEDERICA[1], MONTONE EVA[1], ALOISI ALESSIA[1], HYSENI ENTELA[1], SCALETTA
GIUSEPPE[1], SCALETTA GIUSEPPE[1], CAPRIGLIONE STELLA[1], LINCIANO FRANCESCA[1], LI DESTRI
MARTA[1], MIRANDA ANDREA[1], BENEDETTI PANICI PIERLUIGI[2], ANGIOLI ROBERTO[1]
[1]
- DIPARTIMENTO DI GINECOLOGIA ED OSTETRICIA UNIVERSITÀ CAMPUS BIO-MEDICO ~ ROMA -
[2]
DIPARTIMENTO DI GINECOLOGIA ED OSTETRICIA UNIVERSITÀ "LA SAPIENZA" ~ ROMA

La vescica iperattiva è una patologia molto frequente in donne in età superiore ai 65 anni. Tale condizione
spesso è considerata una normale conseguenza del processo di invecchiamento, ma il suo costo dal punta
vista dello stato è molto alto . Le linee guida internazioni raccomandano come trattamento iniziale in quante
pazienti quello farmacologico a base di antimuscarinici. Ben un 40 % di tali pazienti è però refrattario al
trattamento e solo un 30% delle pazienti che rispondono continua la terapia per oltre 1 anno. Pertanto esiste
una grossa fetta di pazienti che non sarebbe trattata e che a nostro avviso può essere sottoposta a un
trattamento mininvasivo come la neuro modulazione sacrale. Obiettivo del nostro studio è pertanto quello di
valutare l’efficacia, la fattibilità, sicurezza e qualità di vita delle pazienti sottoposte a tale trattamento.
Da Ottobre 2008 ad Aprile 2010 di età superiore ai 65 anni, affetta da vescica iperattiva verranno arruolate
nello studio. L’intervento sarà eseguito in due tempi. Un primo tempo consisterà nell’inserzione del catetere
quadripolare collegato ad uno generatore di corrente esterno. Il secondo tempo consisterà nell’inserzione in
una tasca glutea del neuro modulatore definitivo. Tutte le pazienti saranno sottoposte al primo tempo
chirurgico. Il caso di remissione dei sintomi superiore al 90% le pazienti saranno sottoposte ad impianto
definitivo.
Diciotto pazienti sono stati complessivamente arruolati nello studio. 15 (83.3%) hanno risposto positivamente
al primo tempo chirurgico e sono stati sottoposti a impianto definitivo. A 12 mesi dall’intervento tutti i pazienti
impiantati hanno riferito miglioramento dei sintomi, 10 (55.5%) di questi sono stati considerati guariti. Il tasso
di successo globale è stato pertanto dell 83.3%. Abbiamo anche trovato una differenza statisticamente
significativa in(P< 0.0001) termini di qualità di vita valutata mediante appositi questionari standardizzati
(OAB-q) tra il pre e post-operatorio. No complicanze maggiori intra e post-operatorie sono state riportate.
L’utilizzo della neuromodulazione sacrale appare sicuro, con un tasso di successo elevato (83.3%) anche in
pazienti di età superiore ai 65 anni.

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La Donna Il fascino della ginecologia moderna tra salute e sicurezza della donna: aggiornamenti e necessità

CO9.6
- VAGINOPLASTICA CON TESSUTO VAGINALE AUTOLOGO COLTIVATO IN VITRO
PER IL TRATTAMENTO DELL'AGENESIA VAGINALE IN PAZIENTI AFFETTE DALLA
SINDROME DI MAYER-ROKITANSKY-KÜSTER-HAUSER. -
MAFFUCCI DIANA*[1], BELLATI FILIPPO[1], CECCARELLI SIMONA[2], PALAIA INNOCENZA[1], PERNIOLA
GIORGIA[1], MARCHETTI CLAUDIA[1], TOMAO FEDERICA[1], BONI TERENZIO[1], MARCHESE CINZIA[2],
BENEDETTI PANICI PIERLUIGI[1]

- [1]DIPARTIMENTO DI SCIENZE GINECOLOGICO-OSTETRICHE E SCIENZE UROLOGICHE, SAPIENZA


[2]
UNIVERSITÀ DI ROMA ~ ROMA - DIPARTIMENTO DI MEDICINA SPERIMENTALE, SAPIENZA UNIVERSITÀ DI
ROMA ~ ROMA

La Mayer-Von-Rokitansky-Kuster-Hauser syndrome (MRKH) è la più frequente malformazione congenita


dell'apparato genitale femminile. È caratterizzata, nella sua forma classica, dall'assenza o dalla grave
ipoplasia dell'utero e dei 2/3 superiori della vagina. Un trattamento di scelta è l’intervento di Abbè-McIndoe
tradizionale, che consiste nella creazione chirurgica del canale vaginale e nel suo rivestimento con innesti
cutanei. Nel nostro istituto la tecnica tradizionale è stata modificata utilizzando tessuto vaginale autologo
prelevato dal vestibolo vaginale e cresciuto in vitro. L’obiettivo dello studio è stato la valutazione della
fattibilità, sicurezza ed efficacia di questa tecnica.
Sono state arruolate 18 pazienti e sottoposte tutte ad uno screening ematochimico e strumentale per la
valutazione della funzione endocrina e di eventuali malformazioni associate. L’età mediana è stata di 20 anni
(range 17-49). Le pazienti sono state sottoposte ad una biopsia di circa 1 cm² del vestibolo vaginale, dalla
quale sono state ricavate, per dissociazione enzimatica, le cellule per la coltivazione in vitro. Ottenuto un
quantitativo sufficiente di tessuto, è stato creato chirurgicamente un canale vaginale in sede ortotopica, in cui
è stato introdotto un tutore preventivamente ricoperto dal tessuto vaginale autologo cresciuto in vitro. Dopo
una settimana veniva valutata la percentuale di attecchimento del tessuto mediante colposcopia e dopo circa
quattro settimane veniva valutata la funzione sessuale della paziente.
In tutti i casi la procedura è risultata fattibile e sicura. Il tempo medio dell’intervento di reimpianto è stato di
20 minuti. La perdita di sangue stimata è stata inferiore a 100 ml. Il tasso mediano di attecchimento è stato
dell’ 80% (70%-100%). A quattro settimane dall’intervento tutte le pazienti presentavano un canale vaginale
normo-epitelizzato e riferivano rapporti sessuali soddisfacenti. L'esame colposcopico e la biopsia vaginale
confermavano la normale epitelizzazione del canale vaginale, che risultava adeguato in termini di
apparenza, funzionalità e sensibilità.
La ricostruzione vaginale con tessuto autologo, per il trattamento della Sindrome di Rokitansky, è un
intervento poco invasivo e sicuro. Il canale vaginale appare epitelizzato lungo l'intera parete della neovagina,
che risulta sovrapponibile ad una vagina normale. Pur essendo necessari ulteriori dati sul follow-up a lungo
termine, i nostri risultati, come decretato dai test sulla soddisfazione sessuale, confermano il successo
anatomico e funzionale della procedura.

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La Donna Il fascino della ginecologia moderna tra salute e sicurezza della donna: aggiornamenti e necessità

CO9.7
- OUTCOME RIPRODUTTIVO DOPO GRAVIDANZA TUBARICA -
DE DOMINICI ROSANNA*[1], RETTO GIOVANNI[1], PALMARA VITTORIO[1], LAGANÀ ANTONIO SIMONE[1],
STURLESE EMANUELE[1]

- [1]POLICLINICO UNIVERSITARIO "G.MARTINO" ~ MESSINA

E’ dimostrato che la salpingectomia laparoscopica per gravidanza ectopica, rappresenta l’approccio


preferenziale in presenza di tuba controlaterale macroscopicamente nella norma.
Obiettivo dello studio è stato quello di valutare l’outcome riproduttivo nelle pazienti sottoposte a
salpingectomia per gravidanza ectopica.

Abbiamo condotto uno studio retrospettivo su 48 pazienti consecutive afferite presso il nostro dipartimento
dal 2005 al 2010 con diagnosi di gravidanza ectopica ed emoperitoneo sottoposte a salpingectomia
laparoscopica.
I dati sono stati raccolti consultando le cartelle cliniche e con questionario telefonico, dopo un anno
dall’intervento, analizzando: parità, età, epoca gestazionale, integrità della tuba interessata, condizioni della
tuba controlaterale, insorgenza spontanea della gravidanza, esito della gravidanza. Sono state escluse:
pazienti monotuba, con tuba controlaterale compromessa, gravidanze medicalmente assistite.

L’età media delle pazienti era di 32.25±4.94 anni (range 19-42), il 45% erano nullipare, il 55% pluripare,
l’epoca gestazionale era 6.4±1.19 settimane (range 5-10), la tuba risultava essere integra nel 90% dei casi.
La tuba controlaterale era macroscopicamente nella norma nel 72.5%, presentava tortuosità ma fimbrie
indenni nel 27.5%. Il 60% delle pazienti desiderava prole: il 66.6% di queste ha ottenuto una o più
gravidanze spontaneamente, il 16.6% con tecniche di PMA, il restante 16.6% non ha avuto gravidanze.
Tra le pluripare il 50% desiderava prole, nel 90.9% questa è insorta spontaneamente, nel 9% mediante
PMA, nel 54,5% dei casi la tuba controlaterale presentava un decorso tortuoso, di queste il 50% ha fatto
ricorso a PMA; tra pazienti nullipare il 72.2% desiderava prole, di queste l’84.61% ha ottenuto una
gravidanza spontaneamente (9% mediante PMA), mentre 15.3% non l’ha ottenuta. Il 15.3% delle pazienti
nullipare presentava una tuba controlaterale tortuosa, queste hanno ottenuto spontaneamente una
gravidanza.
Nel nostro studio, anche se con risultati statisticamente non significativi, l’outcome riproduttivo delle nullipare
è lievemente più sfavorevole. La tuba controlaterale tortuosa è condizione più frequente nelle pluripare, per
cui la metà dei casi è ricorso a PMA; nelle nullipare questa condizione ha un incidenza minore ed in tutti i
casi con un’insorgenza spontanea della gravidanza. E’ interessante notare, che non è mai insorta una
gravidanza extrauterina ripetuta e che le gravidanze a termine sono esitate nel 100% dei casi in taglio
cesareo per indicazioni non riconducibili alla pregressa salpingectomia.

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La Donna Il fascino della ginecologia moderna tra salute e sicurezza della donna: aggiornamenti e necessità

CO9.8
- LA RESEZIONE CORNUALE CON TECNINCA “PURSE-STRING” NEL
TRATTAMENTO LAPAROSCOPICO DELLA GRAVIDANZA INTERSTIZIALE: LA
NOSTRA ESPERIENZA -
CALAGNA GLORIA*[1], ROTOLO STEFANO[1], SVELATO ALESSANDRO[1], TRIOLO MARGHERITA[1],
GRANESE ROBERTA[2], CUCINELLA GASPARE[1], PERINO ANTONINO[1]

- [1]DIPARTIMENTO DI GINECOLOGIA, OSTETRICIA E FISIOPATOLOGIA DELLA RIPRODUZIONE UMANA,


POLICLINICO UNIVERSITARIO "PAOLO GIACCONE", PALERMO ~ PALERMO - [2]DIPARTIMENTO DI
GINECOLOGIA E OSTETRICIA, POLICLINICO UNIVERSITARIO "GAETANO MARTINO" ~ MESSINA

Obiettivi: Valutare l'efficacia, la sicurezza chirurgica e l'outcome ostetrico della resezione cornuale
laparoscopica associata alla tecnica emostatica del "purse-string" nel trattamento chirurgico della gravidanza
interstiziale.

Metodi: Analisi retrospettiva su sei pazienti da noi trattate dal Maggio 2004 al Giugno 2010. Cinque pazienti
sono state sottoposte a resezione cornuale laparoscopica associata ad una particolare tecnica emostatica
che consiste nel creare una borsa di tabacco posta alla base della massa gestazionale prima della resezione
cornuale, per minimizzare la perdita ematica intraoperatoria. In un caso abbiamo proceduto all'approccio
laparotomico. I criteri di risultato chirurgici valutati sono stati: il tempo operativo medio, la perdita ematica
intraoperatoria e il tempo di normalizzazione dei valori ematici di ß-hCG. I criteri di risultato ostetrici
considerati sono stati: il numero di gravidanze ectopiche secondarie, il tasso di aborti e il numero di
gravidanze a termine verificatesi durante un follow-up medio di 48 mesi.
Risultati: il tempo operativo medio è stato di 39.4 ±6 minuti, le perdite ematiche medie intraoperatorie sono
state di 47 ±10 ml e i valori ß-hCG si sono normalizzati mediamente in 24 ±4 giorni. Non si è inoltre verificata
nessuna gravidanza ectopica secondaria, nessun aborto e tre pazienti, su quattro desiderose di prole, hanno
partorito a termine.
Conclusioni: la nostra esperienza incoraggia l’uso della resezione cornuale laparoscopica nei casi
appropriati di gravidanze interstiziali precoci e integre, garantendo, nelle mani di un chirurgo esperto, degli
ottimi risultati in termini chirurgici e di preservazione della fertilità, oltre ai noti vantaggi correlati di per
sè all'approccio mininvasivo.

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La Donna Il fascino della ginecologia moderna tra salute e sicurezza della donna: aggiornamenti e necessità

Poster - Medicina della riproduzione ed


endocrinologia ginecologica

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La Donna Il fascino della ginecologia moderna tra salute e sicurezza della donna: aggiornamenti e necessità

P1.1
- INTERFERENTI ENDOCRINI E RIPRODUZIONE: EFFETTI DEI FENOLI SULLA
FUNZIONE LUTEALE UMANA IN VITRO -
ROMANI FEDERICA*[1], TROPEA ANNA[1], SCARINCI ELISA[1], FAMILIARI ALESSANDRA[1], CATINO
STEFANIA[2], CIARDULLI ANDREA[1], PALLA CAROLA[1], URAS MARIA LETIZIA[1], LANZONE ANTONIO[2],
APA ROSANNA[1]

- [1]CATTEDRA DI FISIOPATOLOGIA DELLA RIPRODUZIONE, UNIVERSITÀ CATTOLICA DEL S. CUORE (UCSC) ~


[2]
00168 ROMA - 2ISTITUTO DI RICERCA “ASSOCIAZIONE OASI MARIA SS ONLUS”, ~ 94018 TROINA (EN)

I fenoli sono inquinanti chimici classificati tra gli interferenti endocrini (EDs) per la loro capacità di interferire
con il sistema endocrino dell’organismo. In particolare, tali composti sembrano esercitare un’attività simil-
estrogenica in differenti tessuti. Si tratta di sostanze organiche molto diffuse, utilizzate come intermedi nella
sintesi industriale di molteplici prodotti come biberon, posate, rivestimento di barattoli per uso alimentare e
otturazioni dentarie.
In modelli animali femminili, alcune evidenze suggeriscono una correlazione tra pubertà precoce ed
esposizione intrauterina al Bisfenolo A (BPA), uno tra i più studiati EDs per il suo uso comune e i potenziali
effetti biologici dannosi. Tale sostanza sembrerebbe, inoltre, in grado di influenzare negativamente la
steroidogenesi ovarica nei ratti.
Data l’ampia diffusione di queste sostanze e la ben nota contaminazione ambientale, in questo studio
abbiamo indagato la possibile influenza di alcuni tra i più diffusi fenoli, BPA e p-nonilfenolo(p-NP), sulla
funzione luteale umana in vitro. In particolare, abbiamo analizzato i loro effetti sul rilascio di Progesterone
(P4) e sul delicato bilancio esistente tra fattori luteotropici, quali il Vascular Endothelial Growth Factor
(VEGF) e la prostaglandina (PG) E2 , e luteolitici come la PGF2alfa.

A tale scopo, cellule luteali umane altamente purificate sono state incubate per 24h con solo terreno di
coltura (controllo) o con hCG (100 ng/ml) o con CoCl2 (10 mcM)-ipossia chimica- o con concentrazioni
crescenti (1, 10, 100, 1000 nM) di BPA e p-NP.
I terreni di coltura sono stati in seguito prelevati e sottoposti a dosaggio ELISA per il VEGF e le due
prostaglandine PGF2alfa e PGE2, e dosaggio EIA per il P4.

I nostri risultati hanno mostrato la capacità dei due fenoli da noi testati di influenzare negativamente sia la
steroidogenesi luteale, riducendo significativamente il rilascio di P4, che il bilancio tra fattori luteotropici e
lutelitici. Infatti sia il BPA che il p-NP sono stati in grado di ridurre la secrezione del VEGF e delle due
prostaglandine PGE2 e PGF2alfa. Come atteso, il rilascio di P4 e del VEGF sono risultati aumentati in
seguito all’incubazione con hCG e CoCl2, rispettivamente.
Il nostro studio, in conclusione, suggerisce per i fenoli un possibile effetto negativo sulla funzione in vitro del
corpo luteo umano. Poiché l’integrità funzionale di quest’ultima ghiandola endocrina svolge un ruolo centrale
sulla salute riproduttiva femminile, l’esposizione ai fenoli potrebbe avere negative ripercussioni sull’outcome
riproduttivo umano.

  189
La Donna Il fascino della ginecologia moderna tra salute e sicurezza della donna: aggiornamenti e necessità

P1.2
- FTALATI E FUNZIONE LUTEALE: POSSIBILI IMPLICAZIONI SULL’OUTCOME
RIPRODUTTIVO UMANO -
TROPEA ANNA[2], ROMANI FEDERICA*[2], SCARINCI ELISA[2], FAMILIARI ALESSANDRA[2], CATINO
STEFANIA[3], CIARDULLI ANDREA[2], PALLA CAROLA[2], URAS MARIA LETIZIA[2], LANZONE ANTONIO[3],
APA ROSANNA[2]

- [2]CATTEDRA DI FISIOPATOLOGIA DELLA RIPRODUZIONE, UNIVERSITÀ CATTOLICA DEL S. CUORE (UCSC) ~


[3]
00168 ROMA - ISTITUTO DI RICERCA “ASSOCIAZIONE OASI MARIA SS ONLUS” ~ 94018 TROINA (EN)

Inquinanti chimici come gli ftalati costituiscono una potenziale minaccia per la salute riproduttiva umana,
essendo in grado di agire come interferenti endocrini (EDs). In particolare, alcuni di tali composti
posseggono una debole attività estrogenica in vitro e altri agirebbero da EDs riducendo l’affinità del 17
ßestradiolo al suo recettore.
L’uomo è costantemente esposto a tali composti,essendo, infatti, impiegati nella produzione di diversi
prodotti come giocattoli, pellicole per alimenti, vernici, cosmetici e alcuni medicamenti.
Nella popolazione femminile tali sostanze sembrano esercitare effetti avversi in ambito riproduttivo; in
particolare l’esposizione cronica agli ftalati sembra associarsi ad un ridotto tasso di gravidanze e ad un
aumentato numero di aborti.
Al fine di approfondire il ruolo esercitato da questi EDs nella sfera riproduttiva, ci siamo proposti di indagare
gli effetti dei più abbondanti ftalati presenti in natura, di-n-butile ftalato (DBP), di-(2-etilexil) ftalato (DEHP),
butil benzil ftalato (BBP), sulla funzione luteale umana in vitro. In particolare abbiamo valutato la loro
possibile influenza sul rilascio di Progesterone (P4) e sull’equilibrio tra Vascular Endothelial Growth Factor
(VEGF), prostaglandina (PG) E2-fattori luteotropici- e la prostaglandina luteolitica PGF2alfa.

A tale scopo, cellule luteali umane altamente purificate sono state incubate per 24h con solo terreno di
coltura (controllo), o con hCG (100 ng/ml), o con CoCl2 (10 mcM)-ipossia chimica- o con concentrazioni
crescenti (1, 10, 100, 1000 nM) di DEHP, BBP o DBP. I terreni di coltura sono stati, in seguito, prelevati e
sottoposti a dosaggio EIA per il P4 ed ELISA per il VEGF, PGF2alfa e PGE2.
I nostri dati hanno mostrato la capacità di questi tre ftalati di influenzare negativamente il rilascio di P4. Le
più alte dosi da noi testate (100-1000 nM) sono state in grado di ridurre in maniera statisticamente
significativa la secrezione del VEGF e della PGE2, mentre solo DEHP e DBP sono state in grado di ridurre
quella della PGF2alpha. Come atteso, l’incubazione con hCG e CoCl2 ha determinato un incremento del
rilascio di P4 e del VEGF, rispettivamente.
Il nostro studio suggerisce un’influenza degli ftalati sulla funzione luteale umana in vitro. Visto il ruolo
essenziale del corpo luteo nella riproduzione umana, tali dati potrebbero contribuire a spiegare il ridotto
tasso di gravidanze e l’aumentato numero di aborti riscontrati in donne esposte cronicamente a questa
classe di EDs.

  190
La Donna Il fascino della ginecologia moderna tra salute e sicurezza della donna: aggiornamenti e necessità

P1.3
- IMPATTO DEI LIVELLI DI BENZENE SUL LIQUIDO SEMINALE IN PAZIENTI
AFFETTI DA OLIGOASTENOTERATOZOOSPERMIA -
PICARELLI SILVIA[1], DE ROSA PASQUALE[1], SALERNO ARMANDO[1], VALLONE ROBERTA*[1],
COPPOLA GIUSEPPE[1], FIORENTINO AGNESE[1], ALVIGGI CARLO[1], DE PLACIDO GIUSEPPE[1]

- [1]DIPARTIMENTO DI SCIENZE OSTETRICHE GINECOLOGICHE UROLOGICHE E MEDICINA DELLA


RIPRODUZIONE ~ NAPOLI

Precedenti studi a carattere osservazionale hanno evidenziato una riduzione della fertilità sia in donne sia in
uomini esposti al benzene. L'obiettivo dello studio è stato valutare l'impatto del benzene sui parametri
seminali in pazienti giovani, normogonadotropi selezionati nell’ambito di coppie candidate a procedure di
Procreazione Medicalmente Assistita.
In ciascun paziente sono stati valutati i principali parametri demografici, antropometrici ed ormonali. Sono
stati esclusi dallo studio pazienti con criptorchidismo, varicocele, anomalie cromosomiche, endocrinopatie ed
infezioni del tratto genitale. Sulla base di tali criteri è stata selezionata una popolazione di studio di 92
pazienti (campioni). La quantizzazione dei livelli di benzene nel liquido seminale è stata effettuata mediante
Gas-cromatografia abbinata a Spettrometria di Massa. I pazienti affetti da anomalie del liquido seminale
(WHO, 2010) sono stati stratificati in sottogruppi sulla base di tre variabili di raggruppamento, ciascuna
valutata in modo indipendente: oligozoospermia (n = 21), astenozoospermia (n = 35) e teratozoospermia (n
= 32). Pazienti che non mostravano alterazioni dei tre parametri sopramenzionati (normospermici) hanno
costituito un quarto gruppo di controllo (n = 46).
La popolazione è stata ulteriormente suddivisa in due gruppi in base alle concentrazioni di benzene nel
liquido seminale, utilizzando un valore di cut-off pari alla mediana (gruppo 1, pazienti con benzene < o
=1485,91 pg/ml, n = 53; gruppo 2 pazienti con benzene >1485,91 pg/ml, n = 39). Il test del chi-quadrato è
stato utilizzato per il confronto tra variabile categoriche.
La percentuale di campioni contrassegnati da oligozoospermia è risultata significativamente più elevata nel
gruppo 2 (13,2 versus 43,6% nei due gruppi, rispettivamente). Non sono emerse differenze statisticamente
significative nelle percentuale di casi di astenozoospermia (32 versus 41% nei due gruppi, rispettivamente) e
teratozoospermia (32 versus 36,1% nei due gruppi, rispettivamente) nel gruppo con livelli elevati di benzene.
I risultati dello studio evidenziano una correlazione tra livelli di benzene nel liquido seminale ed
oligozoospermia. Sebbene la percentuale di asteno e/o teratozoospermia sia più elevata tra i pazienti con
concentrazioni di idrocarburo elevate, le differenze rispetto alla popolazione di controllo non sono risultate
statisticamente significative. Tali osservazioni suggeriscono un ruolo cruciale del benzene nei disturbi della
spermatogenesi. Resta tuttavia da confermare il dato in una popolazione più ampia.

  191
La Donna Il fascino della ginecologia moderna tra salute e sicurezza della donna: aggiornamenti e necessità

P1.4
- PRESERVAZIONE DELLA FERTILITA’ MEDIANTE CRIOCONSERVAZIONE DI
OVOCITI IN UNA GIOVANE PAZIENTE CON PREMUTAZIONE DEL GENE DELL’ X
FRAGILE -
SALVAGNO FRANCESCA[2], DELLE PIANE LUISA[2], DOLFIN ELISABETTA[2], MOLINARI EMANUELA[2],
CHIADÒ ALESSANDRA*[2], RAZZANO ALESSANDRA[2], CASANO SIMONA[2], GENNARELLI GIANLUCA[2],
REVELLI ALBERTO[2], BENEDETTO CHIARA[2]

- [2]DIPARTIMENTO DI OSTETRICIA E GINECOLOGIA, UNIVERSITÀ DI TORINO, OSPEDALE SANT'ANNA ~


TORINO

L’insufficienza ovarica prematura (POI) è caratterizzata dalla presenza di amenorrea ipergonadotropa nelle
donne con meno di 40 anni. L’incidenza della POI ha subito un incremento, soprattutto nella forma su base
iatrogena, a causa dell’aumento dei trattamenti antitumorali gonadotossici in pazienti giovani, ma anche per
cause ovariche, autoimmuni e gentiche. Tra le cause genetiche ricordiamo la mutazione del gene FMR1,
localizzato sul braccio lungo del cromosoma X (Xq27.3), responsabile della “sindrome dell' X fragile”.
La sindrome classica, associata a ritardo mentale ereditario, è causata dall'espansione anomala di una
sequenza trinucleotidica (citosina-guanina-guanina, CGG) superiore alle 200 ripetizioni. Un’espansione del
numero di triplette compreso tra 55 e 200 ripetizioni, invece, è definito premutazione e si associa nel 15-20%
dei casi a insufficienza ovarica prematura.

Una donna di 22 anni con polimenorrea è stata riferita al nostro Centro, dove è stata sottoposta a una
completa valutazione della riserva ovarica. L’ormone antimullerinao (AMH) era ai limiti inferiori della norma
(1.1 pg/ml), e l’esame ecografico ha mostrato un volume ovarico ridotto e una conta dei follicoli antrali
uguale a 4, molto modesta. Concluso l‘iter diagnostico, la donna è risultata portatrice di una premutazione
del gene dell’ X fragile in numero di 66 ripetizioni della tripletta CGG. Si è, quindi, impostato un ciclo di
stimolazione ovarica per ottenere ovociti maturi da crioconservare prima del completo esaurimento ovarico a
cui la paziente sembra destinata. Abbiamo impostato un protocollo “flare-up” con analogo del GnRH e 300
UI di hMG dal secondo giorno del ciclo mestruale.

E’ stato raggiunto un valore di estradiolo sierico di 1147 pg/ml in 10° giornata di stimolazione. Al pick-up
ecoguidato sono stati recuperati quattro ovociti, di cui tre maturi, che sono stati crioconservati in azoto
liquido nel nostro laboratorio mediante la consolidata tecnica del congelamento lento.
L’infertilità è un evento assai probabile nelle pazienti con POI, e, una volta insorta, risulta irreversibile. Per
questo motivo l’identificazione delle pazienti ad alto rischio di POI è fondamentale per poter offrire loro
opzioni di preservazione della fertilità prima dell’insorgenza definitiva di un esaurimento ovarico.
Tuttavia, una scarsa risposta ovarica alle stimolazioni e il recupero di un numero assai modesto di ovociti
maturi è assai probabile in questa categoria di pazienti.

  192
La Donna Il fascino della ginecologia moderna tra salute e sicurezza della donna: aggiornamenti e necessità

P1.5
- APPROCCIO INTEGRATO MEDICO-PSICOLOGICO AD UN PROGETTO DI
PRESERVAZIONE DELLA FERTILITÀ FEMMINILE -
RAZZANO ALESSANDRA[1], RANDACCIO SARAH[1], SALVAGNO FRANCESCA[2], DELLE PIANE LUISA[2],
DOLFIN ELISABETTA[2], POLAROLO GIULIA*[2], LANTIERI TERESA[2], REVELLI ALBERTO[2],
BENEDETTO CHIARA[2]

- [1]SSD PSICOLOGIA, DIPARTIMENTO DI NEUROPSICHIATRIA E PSICOLOGIA, AO REGINA MARGHERITA - S.


[2]
ANNA ~ TORINO - DIPARTIMENTO DI DISCIPLINE OSTETRICHE E GINECOLOGICHE, UNIVERSITÀ DI TORINO,
OSPEDALE SANT'ANNA ~ TORINO

La diagnosi di neoplasia nella donna in età fertile rappresenta un evento sempre più frequente e il danno
irreversibile alla fertilità dovuto alle terapie antitumorali comporta una ferita emotiva che si associa a quella
legata alla patologia. Dal 2001 all’Ospedale Sant’Anna di Torino è stato istituito un programma di
preservazione della fertilità per tutte le pazienti a rischio di insufficienza ovarica precoce (POI), denominato
“Progetto Fertisave”, a cui afferiscono sia pazienti oncologiche candidate a trattamenti gonadotossici, sia
pazienti ad alto rischio di POI per cause benigne. Esso offre un’opportunità di “conservazione di vita” in un
momento critico, ove le angosce possono ostacolare l’adesione all’intero progetto proposto. In quest’ambito
è stata costruita una ricerca-intervento rivolta alle pazienti, o ai genitori nel caso di pazienti pediatriche, che
prendesse in considerazione il crescente bisogno di informazione e supporto.
Lo scopo della ricerca è stato verificare la comprensibilità ed adeguatezza delle informazioni fornite dai
medici, migliorando la comunicazione medico-paziente/genitori e favorendo quindi scelte autonome e
consapevoli. Si è cercato inoltre di valutare gli stati di ansia relativi alla condizione di malattia e alla
prospettiva offerta dal progetto di preservazione della fertilità, esplorando eventuali aree di incomprensione e
resistenza.
Per valutare tali punti si è proceduto innanzitutto ad un’osservazione della comunicazione medico-paziente.
Sono stati in seguito somministrati dello State-Trait Anxiety Inventory, per misurare l’ansia di stato e di tratto,
e un questionario abbinato ad un’intervista semi-strutturata, con cui sono state indagate alcune aree
tematiche inerenti le difficoltà e aspettative delle pazienti. A tutte è stata offerta la possibilità di un supporto
psicologico.
Da una prima interpretazione dei dati raccolti si può affermare che la comunicazione medico-paziente,
risentendo di turbolenze emotive, non può essere mera trasmissione di nozioni tecniche. La presenza dello
psicologo ha favorito la nascita di uno spazio diverso in cui "l’informazione" ha potuto arricchirsi di
connotazioni emotive, facilitando una miglior comprensione del "Progetto Ferisave" e favorendo una presa in
carico completa della paziente.
Un programma di preservazione della fertilità deve sempre far parte della cura del cancro sin dalle prime fasi
diagnostiche. Per le pazienti, potervi aderire sembra permettere, soprattutto a livello psicologico, un
approccio alle terapie connotato da maggiori aspettative e speranze verso il futuro.

  193
La Donna Il fascino della ginecologia moderna tra salute e sicurezza della donna: aggiornamenti e necessità

P1.6
- “ORMONE DEL BUIO” E PROCESSI RIPRODUTTIVI UMANI: EFFETTI DELLA
MELATONINA SULLA FUNZIONE LUTEALE UMANA IN VITRO -
SCARINCI ELISA*[2], TROPEA ANNA[2], ROMANI FEDERICA[2], FAMILIARI ALESSANDRA[2], CATINO
STEFANIA[3], CIARDULLI ANDREA[2], PALLA CAROLA[2], URAS MARIA LETIZIA[2], LANZONE ANTONIO[3],
APA ROSANNA[2]

- [2]CATTEDRA DI FISIOPATOLOGIA DELLA RIPRODUZIONE, UNIVERSITÀ CATTOLICA DEL S. CUORE (UCSC), ~


[3]
00168 ROMA - ISTITUTO DI RICERCA “ASSOCIAZIONE OASI MARIA SS ONLUS”, ~ 94018 TROINA (EN)

La melatonina è un’indoleamina coinvolta nella regolazione dei ritmi circadiani, del sonno e del food-intake.
Questo “ormone del buio” è sintetizzato primariamente dalla ghiandola pineale durante l’oscurità e il suo
rilascio è inibito dall’esposizione alla luce. Vari distretti periferici esprimono sia la melatonina sia i suoi
recettori, suggerendo per tale ormone anche possibili effetti autocrino-paracrini. Questo potrebbe essere
anche il caso dell’ovaio, in cui è stata dimostrata la presenza della melatonina e dei suoi recettori in cellule di
granulosa umane luteinizzate. Tuttavia, in letteratura sono presenti dati discordanti circa la capacità di
questa indoleamina di influenzare direttamente la funzione ovarica. Al fine di far luce sul possibile ruolo della
melatonina nella regolazione della funzione del corpo luteo umano, nel presente lavoro abbiamo valutato
l’effetto di questo ormone sia sul rilascio di Progesterone (P4) da parte di cellule luteali umane, sia sul
delicato equilibrio esistente tra fattori luteotropici, quali il Vascular Endothelial Growth Factor (VEGF) e la
prostaglandina (PG) E2, e fattori luteolitici, come la PGF2alfa.
A tale scopo cellule luteali umane altamente purificate sono state incubate per 24-48-72h con solo terreno di
coltura ( controllo), o con concentrazioni crescenti di melatonina (10 pM-100 nM), o con hCG (100 ng/ml), o
con CoCl2 (10 mcM),ipossia chimica.
Dopo 24-48-72h di incubazione, i terreni di coltura sono stati prelevati e sottoposti a dosaggio EIA per il P4
ed ELISA per il VEGF e le due prostaglandine PGF2alfa e PGE2. La Real-Time PCR è stata utilizzata per
studiare l’espressione genica delle due isoforme del VEGF (121 e 165) nelle cellule luteali incubate con o
senza melatonina.

I nostri risultati hanno mostrato la capacità della melatonina di aumentare il rilascio di P4 e PGE2 e di ridurre
quello di PGF2alfa, mentre nessuna dose da noi testata è risultata in grado di modificare la secrezione del
VEGF e l’espressione del suo mRNA. Come atteso, il rilascio di P4 è risultato aumentato nelle cellule con
hCG, così come il VEGF e l’espressione del suo mRNA dopo incubazione con CoCl2.
Questo studio suggerisce l’abilità della melatonina di influenzare positivamente sia la steroidogenesi luteale
che il bilancio esistente tra fattori luteotropici e luteolitici, supportando quindi l’ipotesi di un ruolo diretto di
tale ormone nella regolazione della funzione luteale umana e nel mantenimento dell’integrità funzionale del
corpo luteo.

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La Donna Il fascino della ginecologia moderna tra salute e sicurezza della donna: aggiornamenti e necessità

P1.7
- STIMOLAZIONE OVARICA IN PAZIENTI IPORESPONSIVE SOTTOPOSTE A
FECONDAZIONE IN VITRO (FIV): CONFRONTO PROSPETTICO, RANDOMIZZATO,
CONTROLLATO TRA DUE PROTOCOLLI DI STIMOLAZIONE -
CHIADÒ ALESSANDRA *[1], GENNARELLI GIANLUCA[1], PATRIARCA AMBRA[1], OCHETTI SIMONA[1],
EVANGELISTA FRANCESCA[1], SALVAGNO FRANCESCA[1], BIASONI VALENTINA[1], BENEDETTO
CHIARA[2], REVELLI ALBERTO[1]

- [1] SSD FISIOPATOLOGIA DELLA RIPRODUZIONE E PMA, DIPARTIMENTO DI DISCIPLINE GINECOLOGICHE E


[2]
OSTETRICHE, UNIVERSITA’ DI TORINO, OSPEDALE S. ANNA ~ TORINO - DIRETTORE DIPARTIMENTO
DISCIPLINE GINECOLOGICHE E OSTETRICHE, UNIVERSITÀ DI TORINO, ASO OIRM - SANT'ANNA ~ TORINO

Confrontare due diversi protocolli di stimolazione ovarica per FIV in pazienti con comprovata iporisposta alla
stimolazione ovarica.
201 pazienti con parametri ormonali ed ecografici identificativi di pazienti iporesponsive (FSH basale >10
UI/l, conta follicolare antrale totale <8) sono state randomizzate come segue: 143 nel gruppo LONG
(protocollo lungo con GnRH agonista + 250-400 UI/die di FSH ricombinante), 134 nel gruppo MILD
(Clomifene Citrato 100 mg/die dal secondo al sesto giorno di stimolazione + 150 UI/die di FSH ricombinante
dal quinto giorno di stimolazione + GnRH antagonista dall’ottavo giorno di stimolazione). La stimolazione e’
stata monitorizzata con ecografie seriate e dosaggio seriato dell’estradiolo sierico. La maturazione finale dei
follicoli e’ stata indotta con 10000 UI/ hCG sottocute quando almeno due follicoli raggiungevano i 18 mm di
diametro medio. Sono stati sospesi i cicli con risposta monofollicolare. Recupero degli ovociti, inseminazione
e coltura in vitro, transfer degli embrioni sono stati effettuati con tecnica standard (FIVET o ICSI)
Nel gruppo MILD la durata della stimolazione è stata significativamente più breve, la dose totale di
gonadotropine minore, il livello massimo di estradiolo e lo spessore endometriale inferiori rispetto al gruppo
LONG (p <0,01). Nel gruppo LONG sono stati ottenuti più ovociti (p <0,01), ma la dose di gonadotropine per
ovocita (Ovarian Sensitivity Index: OSI) è risultata significativamente maggiore (p <0,01). Il numero di ovociti
inseminati, fertilizzati e degli embrioni disponibili per il transfer è stato significativamente maggiore nel
braccio LONG, tuttavia non sono state osservate differenze significative tra i due gruppi in termini di
pregnancy rate, clinical pregnancy rate ed ongoing pregnancy rate. In 43 pazienti sottoposte ad entrambi i
tipi di trattamento (sottogruppo CROSSOVER) i risultati sono stati sovrapponibili a quelli osservati per il
campione in toto.
Nelle pazienti iporesponsive il protocollo MILD è una valida alternativa alla stimolazione ovarica standard
con GnRh agonista e alte dosi di gonadotropine (trattamento LONG), ottiene risultati simili pur impiegando
una dose significativamente inferiore di farmaci, con conseguente vantaggio sul piano economico.

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La Donna Il fascino della ginecologia moderna tra salute e sicurezza della donna: aggiornamenti e necessità

P1.8
- DALLE LINEE GUIDA (LEGGE 40/2004) ALLA PRATICA: ASSISTENZA
PSICOLOGICA NEL CENTRO DI MEDICINA DELLA RIPRODUZIONE
DELL’OSPEDALE SANT’ANNA DI TORINO -
DELIA CHIARA*[2], RANDACCIO SARAH[2], CHIADÒ ALESSANDRA[3], BIASONI VALENTINA[3], REVELLI
ALBERTO[3]

- [2]SSD PSICOLOGIA, DIPARTIMENTO DI NEUROPSICHIATRIA E PSICOLOGIA, AO REGINA MARGHERITA, - S.


ANNA ~ TORINO - [3]SSD FISIOPATOLOGIA DELLA RIPRODUZIONE E PMA, DIPARTIMENTO DI DISCIPLINE
GINECOLOGICHE E OSTETRICHE, UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI TORINO, AO REGINA MARGHERITA – S. ANNA
~ TORINO

La diagnosi di subfertilità si associa a ripercussioni emozionali e a distress psichico. Le Linee Guida emesse
dall'I.S.S. (legge 40/2004), contengono indicazioni relative al management psichico delle coppie che si
sottopongo a PMA. Art. 6 “Consenso Informato” “la possibilità di consulenza e supporto psicologico deve
essere accessibile...in tutte le fasi dell'approccio diagnostico terapeutico dell'infertilità e, eventualmente,
anche dopo che il trattamento è stato completato”. Attraverso una ricerca intervento della durata 1 anno, si è
monitorato l’impatto in termini di sofferenza psicologica, delle coppie afferenti al Centro di Medicina della
Riproduzione dell’Ospedale Sant’Anna di Torino.

Con 242 coppie è stato condotto un colloquio clinico ed utilizzata un’intervista semistrutturata contenente
diverse aree d’indagine. Attenzione particolare è stata prestata alla ricezione dell’informazione relativa alle
procedure, alla capacità emozionale della donna a sottoporvisi, alle risorse psichiche atte ad affrontare i
trattamenti/fallimenti e all’immaginario genitoriale.
I dati emersi suggeriscono l’esistenza di un bisogno psicologico di “accompagnamento” che emerge sin dalla
diagnosi di sterilità. La ricerca intervento ha dato avvio ad un lavoro assistenziale con uno specialista
psicologo dedicato. Finalità dell'intervento sono, tra le altre, la comprensione delle motivazioni sottostanti la
ricerca prole, la diagnosi di problematiche psichiche correlate all’infertilità e l'approfondimento delle
informazioni a disposizione della coppia. Come indicato dalle Linee Guida, successivi interventi sono
finalizzati a sostenere la coppia durante i trattamenti, sia per aiutarla “ad accettare il fallimento del
trattamento e ad accettare l'idea di non avere bambini” che “quando si instaura una gravidanza come esito di
un trattamento”, sostenendo la creazione di una solida immagine materna. Nel 33% dei casi si è concordato,
già nel primo colloquio, un secondo appuntamento, a cui nel 93% dei casi la coppia ha aderito.
I dati suggeriscono che l'elaborazione emotiva del “lutto procreativo” e della ferita intrapsichica legata alla
mortificazione del desiderio di prole può migliorare la compliance e consentire miglior gestione dei fallimenti
terapeutici. Si è reso altresì evidente che il lavoro clinico è sostegno alle capacità genitoriali in fieri. Può
sostenere l’identità di sé come “fertile”, a dispetto della diagnosi di infertilità, facilitando la nascita di uno
spazio mentale ove l’immagine di un figlio proprio, “naturale” può essere costruita.

  196
La Donna Il fascino della ginecologia moderna tra salute e sicurezza della donna: aggiornamenti e necessità

P1.9
- INCIDENZA DI TROMBOFILIA NELLE PAZIENTI STERILI CANDIDATE A PMA: LA
NOSTRA ESPERIENZA -
TORES ALESSANDRA*[1], CACCIAPUOTI LUCIA[1], COPPOLA GIUSEPPE[1], AVINO LUISA[1], AMORUSO
RITA[1], SCUOTTO DI FREGA MARIATERESA[1], CIOFFI FERNANDA[1], PICARELLI SILVIA[1], VALLONE
ROBERTA[1], RANIERI ANTONIO[1], DE PLACIDO GIUSEPPE[1]

- [1]DIPARTIMENTO DI SCIENZE OSTETRICHE GINECOLOGICHE UROLOGICHE E MEDICINA DELLA


RIPRODUZIONE ~ NAPOLI

In letteratura rimane da definire il ruolo della trombofilia nella patogenesi della sterilità femminile: in
particolare la presenza del polimorfismo C677T della Metilentetraidrofolato-reduttasi (MTHFR) viene
associata alla sterilità idiopatica.
Questo studio ha valutato l’incidenza della trombofilia nella pazienti candidate a PMA con anamnesi negativa
per abortività.

Nel centro di Sterilità ed Infertilità di Coppia “Federico II” di Napoli 540 pazienti sono state valutate per la
ricerca di mutazioni della MTHFR nelle due varianti A1298C e C677T(frequenza genica della mutazione è di
0,3-0,37%, in condizione di eterozigosi ed omozigosi rispettivamente in circa 42-46% e il 12-13% della
popolazione),fattore V di Leiden (frequenza genica in eterozigosi del 2-3%, in omozigosi di 1:5000),fattore
II(frequenza genica del 1,0-1,5% con una percentuale di eterozigoti del 2-3%) e per la ricerca di anticorpi
anti-cardiolipina,anti-nucleo,anti-nucleo estraibili e del lupus anti-coagulant. Sono state escluse 144 pazienti
con storia clinica di 1 o più aborti.
162 pazienti (41%) presentavano positività per anticorpi antifosfolipidi e/o per una o più mutazioni nel pattern
trombofilico: di queste 45 pazienti (27,6%) presentavano un’eterozigosi composita del gene MTHFR, 20
(12,2%) presentavano sia trombofilia su base genetica sia positività per anticorpi anti–fosfolipidi,77 (47,9%)
presentavano alterazioni della variante A1298C del gene MTHFR e 122 (75,6%) la mutazione della variante
C677T del gene MTHFR. Di queste ultime, 74 pazienti (61,1 %) presentavano il polimorfismo C677T in
eterozigosi e 47 (38,9%) in omozigosi. La frequenza del polimorfismo del fattore V Leiden e del fattore II
risultava essere la stessa presente nella popolazione generale; tuttavia tutte le pazienti con tali polimorfismi
presentavano in associazione il polimorfismo del gene della MTHFR.
I nostri dati sottolineano un aumento statisticamente significativo dell’incidenza del polimorfismo del gene
MTHFR nella popolazione sterile (75,6%), se confrontati con le attuali stime di incidenza in Italia (54-59%). In
letteratura è dimostrata un'associazione fra tale disordine della coagulazione e la sterilità. Tale associazione
potrebbe riflettersi in un’alterata steroidogenesi ovarica causando una ridotta risposta alle gonadotropine
esogene in pazienti candidate a tecnica di PMA. Vantaggiosa potrebbe essere la ricerca delle condizioni
trombofiliche e/o autoimmunitarie nelle pazienti sterili allo scopo di migliorare l’outcome gravidico e meglio
comprendere alcune forme di sterilità.

  197
La Donna Il fascino della ginecologia moderna tra salute e sicurezza della donna: aggiornamenti e necessità

P1.10
- EFFICACIA DELLE TECNICHE DI PMA NELLE DONNE OVER 40: LA NOSTRA
ESPERIENZA -
AVINO LUISA*[1], COPPOLA GIUSEPPE[1], AMORUSO RITA[1], PARZIALE LUCIA[1], FAUSTO MARSIA[1],
BIZZARRO ELIO[1], TORES ALESSANDRA[1], STRINA IDA[1], DE PLACIDO GIUSEPPE[1]

- [1]DIPARTIMENTO DI SCIENZE OSTETRICHE GINECOLOGICHE UROLOGICHE E MEDICINA DELLA


RIPRODUZIONE ~ NAPOLI

In letteratura è riportata una progressiva riduzione della capacità riproduttiva e della fertilità di coppia a
partire dai 40 anni.Nell'ultimo ventennio si è assistito ad un aumento del ricorso a tecniche di PMA in pazienti
di età avanzata.Lo scopo del presente studio è di valutare l’efficacia delle tecniche di PMA nelle donne over
40 anni.
322 pazienti afferenti al Centro di Sterilità ed Infertilità di coppia dell’AOU “Federico II” di Napoli sono state
sottoposte a tecnica di PMA da gennaio a dicembre 2010. Le pazienti sono state sottoposte a stimolazione
ovarica controllata con gonadotropine esogene (GnRH agonist long protocol o GnRH antagonist protocol). Si
è quindi proceduto al prelievo ovocitario ed alla successiva fertilizzazione in vitro degli ovociti così ottenuti.
Gli embrioni sono stati trasferiti in utero dopo 2-3 giorni dal pick-up. In tutte le pazienti è stata effettuata
supplementazione della fase luteale con progesterone.
Le pazienti sono state suddivise in due gruppi in base all’età. Il Gruppo A includeva 245 pazienti con età <
40 anni (76,1%). Il Gruppo B comprendeva 77 pazienti con età pari a 40 anni (23,9%).
Nel Gruppo A 6 pazienti (2,5%) non hanno proceduto al trasferimento degli embrioni in utero. In 104 pazienti
la tecnica di PMA ha esitato in una gravidanza (43,5%) e 14 gravidanze biochimiche (5,9%). Tra le gravide è
stata evidenziata una gravidanza extrauterina (0,8%) e 6 aborti spontanei tra la 6° e la 9° settimana (5,8%).
Nel gruppo B 10 pazienti (12,9%) non sono state sottoposte al trasferimento embrionario in utero. Sono state
ottenute 8 gravidanze (11,9%) e 5 gravidanze biochimiche (7,5%). In questo gruppo non sono stati registrati
aborti spontanei. L’analisi dei dati ha inoltre mostrato come non siano state ottenute gravidanze nelle donne
di età superiore ai 43 anni che rappresentano il 10,6% dei trattamenti.

L’analisi dei dati mostra una drammatica riduzione dei tassi di gravidanza nelle donne di età pari o superiore
ai 40 anni (43,5% vs 11,9%). Tale risultato evidenzia come le tecniche di PMA possano essere considerate
“poco efficaci” nelle donne over 40 anni e inutili nelle pazienti di età pari a 43 anni. Nella nostra esperienza il
23,9% delle pazienti ha avuto una prescrizione erogata con outcome altamente sfavorevole.
Dunque non sarebbe ragionevole consigliare in prima istanza il ricorso a protocolli di ovodonazione nelle
donne di età superiore ai 43 anni tenuto conto della scarsa prognosi riproduttiva, dei costi sanitari e dei rischi
legati all’utilizzo dei farmaci induttori dell’ovulazione in questa fascia d’età?

  198
La Donna Il fascino della ginecologia moderna tra salute e sicurezza della donna: aggiornamenti e necessità

P1.11
- SPLENOSI PELVICA IN PAZIENTE STERILE: CASE REPORT -
PAGANO TIZIANA*[1], GRANATA MARCELLO[1], STILE ANTONELLA[1], AMORUSO RITA[1], AVINO
LUISA[1], MOLLO ANTONIO[1], DE PLACIDO GIUSEPPE[1]

- [1]DIPARTIMENTO DI SCIENZE OSTETRICHE GINECOLOGICHE UROLOGICHE E MEDICINA DELLA


RIPRODUZIONE ~ NAPOLI

Una donna di 28 anni è giunta alla nostra attenzione con storia di infertilità da circa due anni, dismenorrea,
dispareunia. Inoltre, la paziente era stata sottoposta a splenectomia a causa di B-Talassemia Maior.
Durante lo studio per l’infertilità, la paziente è stata sottoposta ad ecografia transvaginale (USG-TV) che ha
evidenziato la presenza di una massa isoecogena di 37 x 48 mm, che sembrava avere origine dall’ovaio
destro. Alla esplorazione bimanuale, si apprezzava, posteriormente all’utero, in antiversoflessione e di
dimensioni normali, una massa solida e fissa. I livelli sierici di Ca-125 sono risultati nella norma: 12.7 UI/L
(n.r. < 35 UI/ml).In considerazione della storia clinica e dei reperti clinici e strumentali, la paziente è stata
sottoposta ad una laparoscopia diagnostica che ha evidenziato la presenza di una massa non ben definita,
di tessuto molle rosso, con un diametro maggiore di 5 cm, occupante completamente il cavo del Douglas,
densamente aderente alla parete posteriore dell’utero e agli annessi, intervallata da secrezioni giallastre
simili a gelatina.
L’analisi citologica intraoperatoria del liquido di lavaggio peritoneale, il campione istopatologico della biopsia
estemporanea della massa pelvica e della neoformazione omentale, hanno rivelato la presenza di cellule e
tessuti non maligni, ma in quella sede non è stato possibile determinare l’esatta origine dei tessuti a causa
dell’eseguita del tessuti rimosso. Le biopsie sono state estese e l’intervento sospeso in attesa della diagnosi
finale sulle sezioni definitive. L’esame istopatologico finale concludeva per la presenza di tessuto splenico e
pertanto si è giunti alla diagnosi di splenosi pelvica.
La splenosi è una condizione benigna, di solito asintomatica, che si verifica frequentemente dopo rottura
della milza a causa di un trauma oppure di un intervento chirurgico e consiste in un autotrapianto di tessuto
splenico. E’ più comunemente osservata nella cavità peritoneale, ma è stata descritta anche in lesioni
intratoraciche, sottocutanee, intra-epatiche e intracraniche. Confermata la diagnosi di splenosi , non è
necessario effettuare ulteriori approfondimenti, tranne nel caso in cui la paziente sia sintomatica. In tutte le
pazienti con noduli addominali, pelvici, toracici e sottocutanei, e con una storia di trauma splenico o di
asportazione della milza, tale diagnosi dovrebbe essere presa in considerazione nella diagnosi differenziale.

  199
La Donna Il fascino della ginecologia moderna tra salute e sicurezza della donna: aggiornamenti e necessità

P1.12
- LA GRAVIDANZA GEMELLARE SPONTANEA E DA PROCREAZIONE
MEDICALMENTE ASSISTITA: OUTCOMES MATERNI E NEONATALI -
BORDI GIULIA*[1], MANIGLIO PAOLO[1], CIARDO FRANCESCA[1], CASERTA DONATELLA[1]

- [1]DIPARTIMENTO SALUTE DELLA DONNA E MEDICINA TERRITORIALE, UNIVERSITÀ SAPIENZA, OSPEDALE


SANT'ANDREA ~ ROMA

A partire dagli Anni ’80 si è riscontrato un progressivo incremento dell’incidenza delle gravidanze multiple
causato dall’aumento dell’età materna e, soprattutto, dal più frequente ricorso alle tecniche di procreazione
medicalmente assistita (PMA).
Se in letteratura è noto che le gravidanze multiple, indipendentemente dalla modalità di insorgenza,
presentano un maggior rischio di esiti avversi rispetto alle gestazioni singole, il ruolo delle tecniche di PMA
nel determinare gli outcomes materni e neonatali è a tutt’oggi dibattuto.
Lo scopo di questo studio è quello di confrontare le complicanze materne e ostetriche e gli esiti perinatali
delle gravidanze bigemine spontanee e da PMA.

Sono state analizzate in modo retrospettivo le cartelle cliniche di 361 pazienti con gravidanza gemellare
bicoriale biamniotica che hanno partorito tra Gennaio 2007 e Giugno 2011 presso l’Ospedale San Pietro
FBF di Roma, e le cartelle neonatali dei rispettivi 722 neonati.
Delle 361 gravidanze bigemine, 207 erano insorte spontaneamente e 154 erano risultanti da PMA.
L’età media materna, il tasso di nulliparità e la percentuale di pazienti con patologie sistemiche preesistenti
all’esordio della gravidanza e con pregressi interventi chirurgici ginecologici erano significativamente più
elevati nel gruppo di donne ricorse a PMA.
Le gravidanze da PMA sono state complicate in maniera significativamente più frequente da parto
pretermine, diabete gestazionale, distacco intempestivo di placenta. L’età gestazionale media e il peso alla
nascita sono risultati significativamente inferiori nelle gravidanze da PMA. I neonati da PMA hanno
presentato una prevalenza di complicanze respiratorie e pervietà del dotto arterioso significativamente
superiore. Nessuna differenza significativa è emersa in merito a modalità del parto, APGAR score, anomalie
congenite, mortalità perinatale e ricovero in terapia intensiva neonatale. La durata media del ricovero sia
delle madri che dei neonati è risultata significativamente maggiore nel gruppo di gravidanze da PMA.

Dal nostro studio è emerso che le gravidanze e i gemelli da PMA presentano un rischio più elevato di esiti
avversi, secondario tanto ai fattori di infertilità materna quanto alle tecniche di PMA.
Dati i rischi materni e fetali di queste gestazioni, la prevenzione dell’insorgenza di gravidanze multiple
iatrogene, il corretto tailoring terapeutico delle tecniche di PMA e il consenso informato della coppia riguardo
ai rischi insiti nelle gravidanze gemellari risultano di basilare importanza in tutti i protocolli di trattamento
dell’infertilità.

  200
La Donna Il fascino della ginecologia moderna tra salute e sicurezza della donna: aggiornamenti e necessità

  201
La Donna Il fascino della ginecologia moderna tra salute e sicurezza della donna: aggiornamenti e necessità

P1.13
- VALUTAZIONE DI PAPP-A E FREE BETA-HCG PER IL CALCOLO DEL RISCHIO DI
SINDROME DI DOWN IN GRAVIDANZE DA OVODONAZIONE -
LAORETI ARIANNA*[1], SAVASI VALERIA[1], MANDIA LUCA[1], GHISONI LUCIANO[1], DUCA
PIERGIORGIO[2], CETIN IRENE[1]

- [1]DIPARTIMENTO DI SCIENZE CLINICHE “L SACCO”, UNITÀ DI OSTETRICIA E GINECOLOGIA, UNIVERSITÀ


DEGLI STUDI DI MILANO. ~ MILANO - [2]ISTITUTO DI STATISTICA MEDICA E BIOMETRIA, UNIVERSITÀ DEGLI
STUDI DI MILANO ~ MILANO

La donazione di ovociti è diventata parte integrante delle moderne tecniche di riproduzione assistita,
contando più di 12000 cicli effettuati ogni anno in Europa. Attualmente, lo screening per le aneuploidie fetali
nelle gravidanze da ovodonazione si avvale di metodiche non invasive, quale il Test Combinato del I
trimestre. Lo screening biochimico in queste gravidanze merita una particolare riflessione: considerata la
differenza tra “età ovocitaria” del prodotto del concepimento ed “età uterina” della madre, le gravidanze da
ovodonazione rappresentano un modello clinico unico per valutare l’influenza dell’età del compartimento
uterino sulla concentrazione e secrezione dei marcatori fetoplacentari. In letteratura finora sono stati riportati
dati limitati. L’obiettivo di questo studio è la valutazione dei livelli dei marcatori fetoplacentari del I trimestre,
free-ßhCG e PAPP-A, in gravidanze singole da ovodonazione e gravidanze concepite spontaneamente.
Sono stati confrontati i valori MoM di PAPP-A e free ß-hCG (tra 11-13 settimane) di 158 gravidanze singole
da ovodonazione versus i valori MoM di 435 gravidanze singole concepite spontaneamente. Criteri di
esclusione: gravidanze multiple, gravidanze singole risultanti da embrioriduzione e anomalie fetali strutturali
o cromosomiche.
I livelli di PAPP-A sono risultati significativamente inferiori nelle gravidanze da ovodonazione (0.83 MoM)
rispetto alle gravidanze concepite spontaneamente (1.02 MoM) (p<0.01). Livelli di free ß-hCG
significativamente aumentati sono stati rilevati nelle gravidanze da ovodonazione (1.12 MoM) rispetto al
gruppo di gravidanze a concepimento spontaneo (0.99 MoM) (p<0.05).
Le gravidanze da ovodonazione sono associate a ridotti livelli di PAPP-A ed aumentati livelli di free ß-hCG.
E’ noto come alterazioni dei marcatori biochimici siano associati ad outcome ostetrico e perinatale
sfavorevole; è possibile pertanto che tale alterazione sia predittrice di queste complicanze, risultate anche
più frequenti nelle gravidanze da riproduzione assistita. Resta ancora da determinare il ruolo dell’interazione
tra compartimento uterino materno ed embrione, geneticamente non correlato alla madre, come anche
l’influenza della somministrazione esogena di ormoni utilizzati per rendere l’endometrio recettivo
all’embrione. Aggiustamenti dei livelli dei marcatori fetoplacentari potrebbero essere necessari al fine di
ridurre il rischio di ricevere un risultato falsamente positivo del Test Combinato ed il ricorso a procedure
diagnostiche invasive.

  202
La Donna Il fascino della ginecologia moderna tra salute e sicurezza della donna: aggiornamenti e necessità

P1.14
- POLIPOSI ENDOMETRIALE E STERILITÀ: RUOLO DELL’IFNG -
CAGGIANO FRANCESCO[1], CONFORTI ALESSANDRO[1], CADENTE COLUCCI CAMILLO[1], LANNINO
GIUSEPPE*[1], GRANATA MARCELLO[1], PICARELLI SILVIA[1], CIOFFI FERNANDA[1], MOLLO ANTONIO[1],
DE PLACIDO GIUSEPPE[1]

- [1]DIPARTIMENTO DI SCIENZE OSTETRICHE GINECOLOGICHE UROLOGICHE E MEDICINA DELLA


RIPRODUZIONE ~ NAPOLI

Il presente studio è stato disegnato al fine di valutare i livelli di Interferone-gamma (IFNg) nel siero e in
campioni bioptici di endometrio di pazienti sterili affette da poliposi endometriale, al fine di indagare i
processi molecolari coinvolti nella formazione dei polipi endometriali e il potenziale ruolo di questi ultimi
nell’infertilità.
Nello studio sono state incluse 42 pazienti con storia di sterilità di almeno 1 anno selezionate tra tutte quelle
trattate presso il Centro di Sterilità del nostro Istituto dal gennaio 2010 all’ottobre 2010. 21 di esse, affette da
poliposi endometriale e candidate ad isteroscopia operativa, hanno costituito il gruppo di studio (Gruppo A)
mentre 21 donne con cavità uterina regolare sono state arruolate come controllo (Gruppo B). Tutte le
pazienti sono state sottoposte ad isteroscopia diagnostica in fase proliferativa seguita da biopsia con curette
di Novak. Sono stati inoltre prelevati circa 36 cc di sangue periferico da tutte le pazienti in 3 differenti
provette. Il metodo ELIspot è stato utilizzato per valutare il sistema immunitario sia localmente sia a livello
periferico. Le cellule IFNg positive sono state valutate e conteggiate come spot-forming colonies (SFCs).
I livelli di IFNg sono risultati notevolmente aumentati sia nel siero che nei tessuti bioptici di donne con polipi
endometriali. In particolare, nel siero le concentrazioni sono state 85.7 ± 84.14 SFCs nel gruppo di studio
contro 36.7 ± 45,55 SFCs (p < 0.05) nei controlli. Allo stesso modo, nelle biopsie il numero medio di spots è
stato di 39.8 ± 34.15 e 15.7 ± 22.34 rispettivamente (p < 0.05).
Alte concentrazioni di IFNg sono state riscontrate in pazienti infertili con polipi endometriali sia nel siero sia
nelle biopsie endometriali. Una stretta correlazione tra polipi endometriali e sterilità è già stata ampiamente
dimostrata, ma non sono ancora chiari i meccanismi alla base di questa associazione. Sicuramente i risultati
di questo studio sottolineano ancora una volta il ruolo fondamentale delle citochine nei processi di impianto.
D’altro canto, il possibile ruolo di un fattore infiammatorio in una patologia proliferativa apre nuove
prospettive nella comprensione dell’etiopatogenesi della poliposi endometriale e della sua relazione con i
fallimenti riproduttivi.

  203
La Donna Il fascino della ginecologia moderna tra salute e sicurezza della donna: aggiornamenti e necessità

P1.15
- CONFRONTO TRA DIFFERENTI PATTERNS ECOGRAFICI IN PAZIENTI AFFETTE
DA SINDROME DELL'OVAIO POLICISTICO -
DE ROSA PASQUALE*[3], PICARELLI SILVIA[3], AVINO LUISA[3], AMOROSO RITA[3], COPPOLA
GIUSEPPE [3], CONFORTI ALESSANDRO[3], COPPOLA MARINA [3], ALVIGGI CARLO[3], CIOFFI
FERNANDA[3], DE PLACIDO GIUSEPPE [3]

- [3]DIPARTIMENTO DI SCIENZE OSTETRICHE GINECOLOGICHE UROLOGICHE E MEDICINA DELLA


RIPRODUZIONE ~ NAPOLI

La sindrome dell'ovaio policistico (PCOS) è una delle più frequenti cause di amenorrea associata spesso a
sterilità nella donna. (Criteri Rotterdam, 2004).
L’obiettivo del presente studio è stato quello di confrontare gli aspetti ecografici delle gonadi ed i patterns
clinici - biochimici in pazienti con differenti fenotipi di PCOS. A tal fine abbiamo condotto un’analisi
retrospettiva in pazienti selezionate sulla base dei criteri di Rotterdam sopra descritti. Più specificamente, è
stato considerato criterio di inclusione il riscontro di un aspetto policistico di entrambe le gonadi. In ciascuna
paziente sono stati valutati i principali parametri demografici, antropometrici ed endocrini, con particolare
riferimento alle gonadotropine, alla quota androgenica ed ai parametri di insulino-resistenza. E’ stato, inoltre,
rilevato il punteggio di Ferriman e Galway. Le pazienti sono state sottoposte ad ecografia transvaginale o
sovrapubica. Per ciascun ovaio, sono stati valutati il numero totale di follicoli con diametro <10 mm, il
rapporto tra area stromale ed area ovarica totale ed il volume totale della gonade.

Sono stati arbitrariamente contraddistinti due differenti patterns morfologici: tipo A, contrassegnato da
dominanza di follicoli con diametro >4 mm, disposizione degli stessi a “corona di rosario”, presenza di area
iperecogena centrale e prevalenza del diametro longitudinale; tipo B, con dominanza di follicoli di diametro
medio inferiore e disposizione ubiquitaria, assenza dell'area iperecogena centrale ed aspetto più “globoso”
della gonade. Le pazienti che presentavano quadri ecografici intermedi sono state escluse dall’analisi. Sulla
base di tali criteri è stato selezionato un totale di 78 pazienti.
Nel gruppo di pazienti con ovaio di tipo A, i parametri antropometrici BMI e WHR e i principali indici di
iperinsulinismo (HOMA e insulinemia post carico di glucosio) sono risultati significativamente più bassi
rispetto al gruppo di donne con policistosi ovarica di tipo B. Nello stesso gruppo si è osservato un
incremento significativo dei livelli circolanti di androgeni e del punteggio medio di Ferriman e Galway.

I dati preliminari emersi dal presente studio indicano la possibilità che quadri ecografici diversi siano
correlabili a patterns clinico - biochimici differenti.
Questa osservazione rinforza, sul piano morfologico, l’ipotesi che i fenotipi dominati da iperandrogenismo o
iperinsulinismo possano essere riconducibile a differenti meccanismi patogenetici.

  204
La Donna Il fascino della ginecologia moderna tra salute e sicurezza della donna: aggiornamenti e necessità

P1.16
- LA TERAPIA CON DROSPIRENONE/ETINILESTRADIOLO E/O METFORMINA PUÒ
MODIFICARE IL RISCHIO CARDIOVASCOLARE IN DONNE IPERINSULINEMICHE
CON PCOS? RISULTATI DI UNO STUDIO RANDOMIZZATO -
PALLA CAROLA[1], TROPEA ANNA[1], SAGNELLA FRANCESCA[1], MORO FRANCESCA[1], MORCIANO
ANDREA[1], MARTINEZ DANIELA[1], CIARDULLI ANDREA[1], URAS MARIA LETIZIA[1], SCARINCI ELISA*[1],
TETI ANGELA[1], LANZONE ANTONIO[2], APA ROSANNA[1]
[1]
- DIPARTIMENTO DI GINECOLOGIA E OSTETRICIA, UNIVERSITÀ CATTOLICA DEL SACRO CUORE ~ ROMA -
[2]
ISTITUTO DI RICERCA “ASSOCIAZIONE OASI MARIA SS ONLUS” ~ TROINA (EN), ITALIA

La Sindrome dell’Ovaio Policistico (PCOS), il più comune disordine endocrino femminile, risulta associata ad
un aumento del rischio cardiovascolare.
In particolare, un nostro recente studio ha dimostrato in donne con PCOS un’espansione dei linfociti T
CD4+CD28null , sottopopolazione linfocitaria con carattere di aggressività, associata ad instabilità
coronarica e diabete mellito di tipo II.
Alla luce di ciò, la presente ricerca è stata finalizzata alla valutazione degli effetti a lungo termine della
terapia con 3mg di drospirenone / 0.03mg di etinilestradiolo (DRPS/EE) versus metformina versus
l’associazione di DRPS/EE e metformina sull’espansione dei linfociti T CD4+CD28null in pazienti
iperinsulinemiche con PCOS.

76 donne iperinsulinemiche con PCOS diagnosticata secondo i criteri di Rotterdam (iperandrogenismo


clinico e/o biochimico, oligo-anovulazione, aspetto ecografico di policistosi ovarica) sono state randomizzate
in tre gruppi di trattamento: 25 pazienti trattate con DRPS/EE (gruppo A), 25 pazienti trattate con metformina
(gruppo B) e 26 pazienti trattate con DRPS/EE più metformina (gruppo C).
Al terzo giorno di un ciclo mestruale spontaneo o indotto (con medrossiprogesterone acetato 10mg al giorno
per 7 giorni), prima e dopo 6 mesi di terapia, in tutte le pazienti è stata eseguita un’ecografia pelvica
transvaginale e una valutazione su sangue periferico del profilo lipidico e androgenico e, mediante
citofluorimetria, della frequenza dei linfociti T CD4+CD28null. In tutte le pazienti è stato, inoltre, eseguito un
emocromo completo e una curva glicemica ed insulinemica dopo carico orale di glucosio (75g).

Dopo 6 mesi di trattamento i gruppi A e C presentavano una significativa diminuzione di testosterone totale,
indice di testosterone libero, androstenedione e deidroepiandrosterone solfato rispetto ai valori basali
(p<0.05). L'area sotto la curva insulinemica (AUCI-2h) è risultata ridotta e i livelli di colesterolo HDL
aumentati in maniera statisticamente significativa nei gruppi B e C (p<0.05). Infine, dopo i 6 mesi di terapia,
mentre nei gruppi A e B la frequenza dei linfociti T CD4+CD28null non risultava modificata (p=0.6 e p=0.09,
rispettivamente), quest’ultima era significativamente diminuita dal trattamento con DRSP/EE più metformina
(gruppo C) (p<0.007).
La terapia combinata sembra, quindi, in grado di ridurre il rischio cardiovascolare in termini di frequenza di
linfociti T CD4+CD28null e di livelli di AUCI-2h e colesterolo HDL nelle donne iperinsulinemiche affette da
PCOS.

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La Donna Il fascino della ginecologia moderna tra salute e sicurezza della donna: aggiornamenti e necessità

P1.17
- PCOS E RISCHIO CARDIOVASCOLARE: STUDIO DELLA FREQUENZA DEI
LINFOCITI T CD4+CD28 NULL NEI DIVERSI FENOTIPI -
URAS MARIA LETIZIA[1], TROPEA ANNA[1], SAGNELLA FRANCESCA[1], MORO FRANCESCA[1],
MORCIANO ANDREA[1], MARTINEZ DANIELA[1], CIARDULLI ANDREA[1], PALLA CAROLA*[1], SCARINCI
ELISA[1], TETI ANGELA[1], LANZONE ANTONIO[2], APA ROSANNA[1]
[1]
- DIPARTIMENTO DI GINECOLOGIA E OSTETRICIA, UNIVERSITÀ CATTOLICA DEL SACRO CUORE ~ ROMA -
[2]
ISTITUTO DI RICERCA “ASSOCIAZIONE OASI MARIA SS ONLUS” ~ TROINA (EN), ITALIA

Le donne con Sindrome dell’Ovaio Policistico (PCOS) presentano notoriamente un aumentato rischio
metabolico e cardiovascolare. In un nostro precedente lavoro abbiamo dimostrato, in particolare, che
pazienti affette da PCOS mostrano un’espansione dei linfociti T CD4+CD28null, aggressiva
sottopopolazione linfocitaria associata ad instabilità coronarica e diabete mellito di tipo II. Nel presente studio
ci siamo proposti di indagare la frequenza dei linfociti T CD4+CD28null nei differenti fenotipi di pazienti con
PCOS normopeso.
A tal fine, abbiamo studiato retrospettivamente 167 pazienti normopeso di età compresa tra i 18 ed i 35 anni
con diagnosi di PCOS secondo i criteri di Rotterdam (iperandrogenismo clinico e/o biochimico, oligo-
anovulazione, aspetto ecografico di policistosi ovarica). In accordo con i suddetti criteri diagnostici, le
pazienti sono state divise in gruppi in base ai diversi fenotipi: 82 pazienti presentavano il fenotipo A
(iperandrogenismo+oligo-anovulazione+aspetto ecografico di policistosi ovarica); 24 pazienti il fenotipo B
(iperandrogenismo+oligo-anovulazione); 30 pazienti il fenotipo C (iperandrogenismo+aspetto ecografico di
policistosi ovarica); 31 pazienti il fenotipo D (oligo-anovulazione+aspetto ecografico di policistosi ovarica).
In tutte le pazienti abbiamo valutato inoltre la frequenza dei linfociti T CD4+CD28null mediante
citofluorimetria, il livello di proteina C reattiva, il rapporto vita-fianchi (waist-hip ratio-WHR) e altri parametri
glico-metabolici.

All’analisi univariata, la frequenza dei linfociti T CD4+CD28null è risultata significativamente più alta nel
gruppo di pazienti con fenotipo D (5.7%, range 3.2-7.1) rispetto ai gruppi con fenotipo A (3.5%, range 1-5.8;
p=0.016), B (3%, range 1.8-4.7; p=0.021) e C (2.63%, range 1.2-4.1; p=0.003).
I livelli di PCR non sono risultati significativamente differenti tra i quattro gruppi.
La regressione lineare multivariata ha mostrato che il WHR (B = 10.967; ES 5.546; p= 0.048) ed il fenotipo
PCOS (B = 0.716; ES 0.362; p= 0.040) sono predittori indipendenti della frequenza dei linfociti T
CD4+CD28null.

I nostri risultati supportano l’ipotesi dell’esistenza di un differente livello di rischio cardiovascolare tra i vari
fenotipi della PCOS e dimostrano che il fenotipo non iperandrogenico presenta un rischio cardiovascolare
superiore agli altri in termini di frequenza dei linfociti T CD4+CD28null.

  206
La Donna Il fascino della ginecologia moderna tra salute e sicurezza della donna: aggiornamenti e necessità

P1.18
- ASSOCIAZIONE TRA PCOS E PSORIASI : RISULTATI DI UNO STUDIO PILOTA -
CIARDULLI ANDREA[1], TROPEA ANNA[1], SAGNELLA FRANCESCA[1], MORO FRANCESCA[1],
MORCIANO ANDREA[1], MARTINEZ DANIELA[1], URAS MARIA LETIZIA[1], PALLA CAROLA[1], SCARINCI
ELISA*[1], TETI ANGELA[1], LANZONE ANTONIO[2], APA ROSANNA[1]
[1]
- DIPARTIMENTO DI GINECOLOGIA E OSTETRICIA, UNIVERSITÀ CATTOLICA DEL SACRO CUORE ~ ROMA -
[2]
ISTITUTO DI RICERCA “ASSOCIAZIONE OASI MARIA SS ONLUS” ~ TROINA (EN), ITALIA

La sindrome dell'ovaio policistico (PCOS) e' il più frequente disordine endocrinologico nella popolazione
femminile, poiché interessa circa il 10% delle donne in età fertile. L'insulino- resistenza sembra giocare un
ruolo fondamentale nella patogenesi di questa sindrome. Inoltre, le donne con PCOS mostrano
un’aumentata prevalenza di NAFLD (non alcholic fatty liver disease) , sindrome metabolica e di uno stato
pro- infiammatorio. Tali condizioni di incrementato rischio metabolico e cardiovascolare sono state descritte
anche in associazione a patologie infiammatorie croniche come la psoriasi. Quest’ultima è una delle più
comuni malattie cutanee non infettive, a carattere cronico recidivante, ad eziologia sconosciuta, che
interessa circa l’1-2 % della popolazione generale. L’obiettivo di questo studio caso-controllo e' stato quello
di valutare l’esistenza di una possibile correlazione tra psoriasi e PCOS.
Sono state arruolate 195 pazienti di età compresa tra 14 e 35 anni, delle quali 98 affette da psoriasi e 97
sane (controlli). La diagnosi di PCOS e' stata eseguita sulla base dei criteri di Rotterdam (oligo-amenorrea,
anovulatorietà, irsutismo biochimico e/o clinico). A tal fine, al terzo giorno di un ciclo mestruale spontaneo od
indotto (mediante medrossiprogesterone acetato,10 mg/die per 7 giorni) tutte le pazienti, dopo un’accurata
anamnesi ginecologica, sono state sottoposte ad ecografia pelvica transvaginale e a valutazione di eventuali
segni di irsutismo clinico (score di Ferriman Gallwey) e laboratoristico (dosaggio ematico di testosterone, sex
hormone binding globulin, free androgen index , androstenedione , 17- idrossiprogesterone,
deidroepiandrosterone solfato).
Nella popolazione oggetto dello studio, la PCOS e' stata diagnosticata nel 47,1% delle pazienti affette da
psoriasi e, come atteso, nell' 11.1% dei controlli.
I nostri dati dimostrano, quindi, che nelle donne affette da psoriasi la prevalenza di PCOS è nettamente
superiore a quella osservata nei controlli sani, suggerendo pertanto l’esistenza di una forte correlazione tra
psoriasi e PCOS. Tale evidenza risulta di particolare importanza in quanto potenzialmente in grado di fornire
preziosi strumenti per un nuovo approccio diagnostico – terapeutico atto a prevenire il rischio metabolico e
cardiovascolare nelle pazienti affette da psoriasi.

  207
La Donna Il fascino della ginecologia moderna tra salute e sicurezza della donna: aggiornamenti e necessità

P1.19
- RUOLO DEL COLOSTRO NELLA MATURAZIONE DELLE CELLULE VAGINALI IN
MENOPAUSA. REVISIONE DEI DATI. -
TUCCI STEFANIA*[1], LUKIC ANKICA[1], MANCINI RITA[2], DE VITIS CLAUDIA[2], MARRA EMANUELE[2],
GIOVAGNOLI MARIA ROSARIA[2]
[1]
- DIPARTIMENTO DI SALUTE DELLA DONNA E MEDICINA TERRITORIALE. UNIVERSITÀ SAPIENZA ~ ROMA -
[2]
DIPARTIMENTO DI MEDICINA CLINICA E MOLECOLARE.UNIVERSITÀ SAPIENZA ~ ROMA

Scopo dello studio è stato quello di valutare gli effetti sulla citologia vaginale di una crema vaginale non
ormonale che ha come costituente principale il colostro.
Presso gli Ambulatori della UOC di Ginecologia della II Facoltà di Medicina “Sapienza”, sono state arruolate
38 pazienti in menopausa fisiologica con Pap test negativo nell’ultimo anno. E’ stata analizzata, la
citomorfologia delle cellule vaginali al tempo zero e dopo venti giorni di terapia in monosomministrazione
giornaliera con crema vaginale a base di colostro (tempo uno), valutando il rapporto tra cellule parabasali,
intermedie e superficiali (indice di maturazione cellulare; IM). Per il confronto delle medie dei campioni al
tempo zero e al tempo 1, è stato applicato il test t- di Student (significatività statistica con P=0.05).
L’analisi dei dati al tempo 0 e tempo 1 mediante test di Student che aveva evidenziato una differenza
statisticamente significativa nel miglioramento dell’indice di maturazione cellulare del prelievo effettuato al
tempo 1 ( p= 0,00195097), è stata valutata in funzione dell’osservazione ottenuta mediante la revisione dei
vetrini al tempo 1.
Il 78.5% delle pazienti infatti, presentava segni citologici di infiammazione aspecifica nel prelievo effettuato al
tempo 1 cioè dopo trattamento con colostro ed in dettaglio il 45% aveva una infiammazione lieve, il 18%
discreta ed il 36% severa.

I dati revisionati, suggeriscono il possibile ruolo di mediatori di infiammazione aspecifica nel miglioramento
dell’indice di maturazione delle cellule vaginali dopo venti giorni di terapia locale con il colostro nella pazienti
in menopausa.

  208
La Donna Il fascino della ginecologia moderna tra salute e sicurezza della donna: aggiornamenti e necessità

P1.20
- VALUTAZIONE DELLA CAPACITA’ DI ADERIRE ALLE CELLULE VAGINALI DI UNA
MISCELA DETERGENTE A BASE POLIMERICA -
BRAGA PIERCARLO*[1], LATTUADA NORMA[1], DAL SASSO MONICA[1], MOTTA TIZIANO[2]

- [1]DIPARTIMENTO DI FARMACOLOGIA, FACOLTÀ DI MEDICINA E CHIRURGIA, UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI


MILANO ~ MILANO - [2]PRIMA CLINICA OSTETRICA E GINECOLOGICA, UNIVERSITÀ DI MILANO, CLINICA “L.
MANGIAGALLI”, FONDAZIONE IRCCS CÀ GRANDA OSPEDALE MAGGIORE POLICLINICO ~ MILANO

. In campo ginecologico la richiesta terapeutica di proteggere gli epiteli e le mucose dell’apparato genitale,
inclusa la possibilità di rilasciare molecole con varie attività, ha portato a formulare preparazioni in cui sono
presenti biopolimeri con lo scopo di facilitarne il contatto e l’adesione. Essendo la preparazione finale, in
genere, trasparente non è facile valutare la sua reale presenza su cellule che al microscopio sono
altrettanto trasparenti. Scopo dello studio è stato quindi quello di visualizzare direttamente (mediante un
particolare marker) la presenza di un detergente intimo caratterizzato da estratti di salvia e di calendula in
associazione con un polimero filmogeno quale lo xanthan gum.
Cellule vaginali (3x105/ml), raccolte mediante spatolamento, da donne sane di età dai 24 ai 48 anni, non
incinte, con mestruazioni regolari e senza segni clinici di infezioni sono state lavate, centrifugate e poste su
vetrini da microscopio. Le cellule di una prima serie di vetrini veniva posta a contatto per 5 min con soluzione
fisiologica (controllo) ed una seconda serie veniva posta in contatto con il detergente intimo (Saugella
idraserum, Rottapharm-Madaus) (come tale e poi a diluizioni 1:1, 1:2,1:4) per 5 min. In seguito si procedeva
a lavaggio con fisiologica e quindi si coprivano per 3 min le cellule con un particolare marker inorganico
costituito da una sospensione di particelle di “red iron” (Sigma) (dia. circa 2-3 micron). L’analisi visuale
veniva eseguita in microscopia interferenziale di Nomarski. Su 40 cellule di controllo e 40 cellule trattate con
il detergente per ciascuna diluizioni veniva eseguito anche un conteggio numerico delle particelle di red iron
adese.
L’osservazione dei campi cellulari trattati con fisiologica ha mostrato la pressochè assenza di particelle
adese, mentre quelle trattate con le varie diluizioni del detergente intimo mostravano una superficie
variamente ricoperta di particelle proporzionale alla diluizione utilizzata, indice della presenza del detergente.
Il conteggio numerico delle particelle confermava questo aspetto con una differenza statisticamente
significativa fino alla diluizione 1:2.
La possibilità di “vedere” e documentare direttamente la presenza della preparazione a livello delle singole
cellule costituisce un importante elemento di validazione del contatto e della sua capacità di bioadesione.
Metodi con l’impiego di coloranti chimici inseriti nel detergente non hanno permesso di evidenziare
differenze in quanto venivano colorate anche le cellule.

  209
La Donna Il fascino della ginecologia moderna tra salute e sicurezza della donna: aggiornamenti e necessità

Poster - Chirurgia e oncologia ginecologica

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La Donna Il fascino della ginecologia moderna tra salute e sicurezza della donna: aggiornamenti e necessità

P2.1
- EFFETTI DEL TRATTAMENTO CHIRURGICO PER ENDOMETRIOSI PROFONDA
SULLA FERTILITA' -
VIGNALI MICHELE[1], BARBASETTI DI PRUN ALLEGRA[1], CIOCCA ERIKA*[1], SPADACCINI
GIOVANNA[1], BUSACCA MAURO[1]

- [1]PRESIDIO OSPEDALIERO MACEDONIO MELLONI DI MILANO ~ MILANO

L'endometriosi é una patologia tipica dell’età fertile,caratterizzata da una significativa sintomatologia algica
che si associa,spesso,a sterilità.Lo scopo principale del nostro studio è stato quello di valutare gli effetti sulla
fertilità del trattamento chirurgico per endometriosi profonda.
Studio retrospettivo osservazionale che analizza 75 pazienti sintomatiche con diagnosi istologica di lesioni
endometriosiche profonde,sottoposte ad intervento chirurgico,presso il P.O.M.Melloni,dall’anno 2003
all’anno 2010.Il tempo medio di follow-up dal momento dell’intervento è 3,1 anni(range 0,5-6,0).Le lesioni
endometriosiche profonde sono state classificate secondo lo schema proposto da Chapron.Di 100 lesioni
endometriosiche profonde,48 (48%)erano localizzate a livello dei legamenti uterosacrali,37(37%)a livello di
vagina e scavo di Douglas,11(11%)a livello vescicale,4(4%)a livello intestinale.
32 donne (42,7%) hanno cercato prole dopo l’intervento con un tasso di gravidanze postoperatorio di
40,6%(13 pazienti).24 donne(32%)avevano una storia di infertilità prima dell’intervento e per queste
donne,esclusa la presenza di altri fattori di sterilità oltre all’endometriosi,il tasso di gravidanze postoperatorio
è 37,5 %(9 pazienti).La probabilità cumulativa di concepimento dopo l’intervento nelle pazienti
precedentemente sterili è pari a 25% a 12 mesi dall’intervento.Non è stata rilevata alcuna correlazione
significativa tra il tasso di gravidanze postoperatorio e la dimensione,la sede e la localizzazione delle lesioni
profonde.Nelle donne sterili,che dopo l’intervento chirurgico hanno avuto una gravidanza,si é evidenziata
una riduzione statisticamente significativa (p< 0,05)dell’intensità di dismenorrea e dispareunia.
il trattamento chirurgico dell’endometriosi profonda sembra avere un impatto positivo sulla fertilità,dal
momento che ha consentito al 37,5% delle pazienti sterili di ottenere una gravidanza e ha garantito un tasso
complessivo di gravidanze del 40%.Oltre all'escissione delle lesioni profonde, non si può escludere che tale
risultato risenta dell'influenza di altri cofattori, quali l’enucleazione di cisti ovariche e la rimozione di impianti
peritoneali superficiali che consentono di ricostituire un corretto assetto anatomico pelvico.
La riduzione dei sintomi di dismenorrea e dispareunia tra le pazienti infertili ha contribuito probabilmente a
un miglioramento della qualità di vita,caratterizzato da un maggior numero di rapporti sessuali
e,conseguentemente,da una maggior possibilità di ottenere gravidanze.

  211
La Donna Il fascino della ginecologia moderna tra salute e sicurezza della donna: aggiornamenti e necessità

P2.2
- RECIDIVA POST-CHIRURGICA NELL’ENDOMETRIOSI OVARICA: CONFRONTO
TRA STRIPPING E CISTECTOMIA -
ASSORGI CHIARA*[1], MILAZZO GIUSI NATALIA[1], PACCHIAROTTI ARIANNA[1]

- [1] ~ ROMA

L’obiettivo di questo studio è di confrontare due diverse tecniche chirurgiche,lo stripping e la cistectomia in
termini di recidiva della malattia fino a due anni dall’intervento chirurgico.
Dal 2007 al 2011 sono state arruolate 53 pazienti con i seguenti criteri di inclusione:1) età compresa tra i 25
e i 45 anni, 2) endometrioma ovarico di almeno 3 cm di diametro valutato attraverso tecnica ultrasonografica
trans vaginale, 3) ciclo mestruale regolare, 4) terapia medica post chirurgica con progestinici per almeno tre
mesi dopo l’intervento. I criteri di esclusione sono stati:1) la presenza di un mioma, 2) precedenti trattamenti
medici per endometriosi, 3) presenza di adenomiosi, 4) precedenti interventi chirurgici per endometrioma, 5)
cisti multiple, 6) interessamento bilaterale, 7) coesistenza di endometriosi profonda. Le pazienti sono state
randomizzate a 2 gruppi di studio: gruppo A (19 pazienti) sottoposte alla tecnica di stripping; il gruppo B (34
pazienti) sottoposte alla tecnica di cistectomia. Il principale aspetto valutato è stata la ricorrenza
dell’endometrioma e la recidiva del dolore pelvico. La ricorrenza di endometrioma ovarico è stata definita
come la presenza di una cisti rilevata attraverso ecografia trans vaginale, di almeno 3 cm di diametro entro 2
anni dall’intervento chirurgico.I parametri sono stati comparati utilizzando il test del chi quadrato, fissando il
livello di significatività alla probabilità P%05.
Nei pazienti trattati con cistectomia la % di presenza entrambi i tipi recidiva, sia ecografica che
sintomatologica è (2,9% ; N=1, rest.stand corretto= -4)) nettamente inferiore rispetto i pazienti trattati con lo
stripping (47.4%, N=9, rest.stand corretto=4) (P value<0.05).
Tra le diverse scelte terapeutiche chirurgiche nel trattamento degli endometriomi, ad oggi la cistectomia
sembra essere il trattamento più appropriato sia in termini di recidiva di malattia sia per la meno frequente
ricomparsa dei sintomi.

  212
La Donna Il fascino della ginecologia moderna tra salute e sicurezza della donna: aggiornamenti e necessità

P2.3
- UTILIZZO DELLO STENT NEL TRATTAMENTO DELL' ENDOMETRIOSI
URETERALE STENOSANTE -
VIGNALI MICHELE[1], ALABISO GIULIA[1], NATALE ANDREA[1], D'AMICO CHIARA AUGUSTA EMMA*[1],
BUSACCA MAURO[1]

- [1]PRESIDIO OSPEDALIERO M. MELLONI ~ MILANO

L'endometriosi presenta una localizzazione ureterale nello 0.1-0.2 % delle paziente affette da tale patologia.
Essa si può manifestare con stenosi ureterale, idroureteronefrosi ed insufficienza renale. Lo scopo di questo
studio è quello di valutare l'efficacia dell'apposizione di stent ureterali, al fine di evitare interventi chirurgici
maggiori di resezione ureterale, frequentemente associati a complicanze di grave entità.

La casistica analizzata comprende otto pazienti che sono state sottoposte ad intervento chirurgico tra il 2004
e il 2007, nelle quali è stata riscontrata una stenosi ureterale significativa. Cinque di queste pazienti sono
state sottoposte a posizionamento di stent ureterale a doppia J. L'età media delle pazienti al momento della
diagnosi era di 31.8 anni.

In sei casi la stenosi era localizzata a livello dell' uretere sinistro, mentre nei restanti due casi era bilaterale.
Tutte le pazienti lamentavano dolore in sede lombare, di grado variabile da moderato a severo. Il diametro
medio dell'uretere al momento della diagnosi era di 1.56 cm (compreso tra 0.8 e 2.4 cm). In tre casi, è stata
diagnosticata una forma intrinseca di endometriosi ureterale ed è stato pertanto necessario procedere ad un
intervento chirurgico di resezione ureterale. Nei rimanenti 5 casi (due con stenosi bilaterale, tre con stenosi
unilaterale sinistra) è stato invece posizionato uno stent ureterale a doppia J. La durata media del
posizionamento dello stent è stato di 38.4 mesi (da un minimo di 6 mesi a un massimo di 90), con
sostituzioni semestrali. In tutti i casi è stata osservata la completa risoluzione della sintomatologia algica pre-
operatoria. Nelle pazienti in cui le scansioni uro-TC hanno evidenziato un diametro ureterale nei range di
normalità, e in cui la funzionalità renale appariva conservata, si è proceduto alla rimozione dello stent. Le
pazienti sono state sottoposte ad un lungo follow-up, di durata compresa tra 30 e 60 mesi (media 54.6 mesi):
non si sono verificate recidive, nè complicanze importanti (infezioni delle alte vie urinarie o lesioni ureterali).
Solo in una paziente abbiamo evidenziato la comparsa di concrezioni calcifiche sullo stent.

Lo stent potrebbe rappresentare la terapia di prima scelta dell'endometriosi ureterale stenosante come
alternativa all'intervento chirurgico di resezione ureterale. Tale presidio è ben tollerato dalle pazienti, e può
essere mantenuto in sede per un periodo variabile da pochi mesi a diversi anni.

  213
La Donna Il fascino della ginecologia moderna tra salute e sicurezza della donna: aggiornamenti e necessità

P2.4
- RICONOSCIMENTO DELLE LESIONI VULVARI BENIGNE. -
RICCIARDI DOMENICO*[2], LA MANNA VIVIANA[2], FIORE GIUSEPPE[2], ZAMBRANO VALENTINA[2],
LAVITOLA GIADA[2], PICCOLI ROBERTO[2]

- [2]DIPARTIMENTO DI GINECOLOGIA OSTETRICIA E FISIOPATOLOGIA DELLA RIPRODUZIONE UMANA.


UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI NAPOLI, FEDERICO II. ~ NAPOLI

Le lesioni vulvari benigne sono fenomeni di frequente riscontro nella pratica ginecologica e possono essere
spesso sottovalutate dalle pazienti, che ritardano la consultazione medica praticando auto prescrizioni e
ritardando in tal modo una corretta diagnosi e guarigione. Non è poi da escludere l’errata prescrizione
farmacologica a seguito di visite mediche in assenza di accertata diagnosi istologica come causa di erroneo
management.
sono giunte alla nostra osservazione 23 pazienti di età compresa tra i 35- 55 anni con storia clinica di
bruciore e/o prurito persistente e con evidenza di lesione vulvare. Le pazienti riferirono de essere state
trattate con preparazioni topiche a base di cortisonici, applicate senza consultare il medico o prescritte senza
le necessarie indagini istologiche. Esse furono sottoposte a vulvoscopia e a biopsia mirata.
La diagnosi istologica escluse la presenza di una lesione vulvare in 10 casi di distrofia iatrogena e in 1 caso
di vitiligine, che manifestò, dato il trattamento cortisonico, assottigliamento della cute in sede vulvare, con
formazione di lacerazioni e conseguente infezione batterica. 12 pazienti mostrarono, invece, all’esame
istologico la presenza di “ ispessimento dello strato spinoso dell’epitelio con fenomeni di iper cheratosi
associati a scarso o nullo infiltrato linfocitario lungo la giunzione dermo-epidermica”.
La diagnosi non risultò definibile dall’anatomo patologo che suggerì la ripetizione del prelievo dopo
sospensione della terapia locale. La ripetizione del prelievo a 2 mesi di sospensione dimostrò in 8 pazienti la
presenza di “ infiltrato lichenoide in corrispondenza della giunzione dermo-epidermica, con iper cheratosi
compatta e con strato corneo spesso “ compatibile con una lesione da lichen scleroso, e nei restanti 4 casi
evidenziò la presenza di una lesione compatibile con una diagnosi di lichen planus.

La lesione vulvare può essere considerata come una patologia di interesse multidisciplinare, che in fase
diagnostica necessita del contributo dell’anatomo-patologo onde evitare ritardi o errori nella terapia.
L'interazione tra clinico e patologo può consentire una diagnosi più precoce e una terapia che sia tempestiva
ed efficace.

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La Donna Il fascino della ginecologia moderna tra salute e sicurezza della donna: aggiornamenti e necessità

P2.5
- L’ACIDO BETA GLICIRRETICO NEL TRATTAMENTO SINTOMATICO DELLE
DISTROFIE VULVARI. -
CAVALLARO ANGELO*[2], RICCIARDI DOMENICO[2], ZAMBRANO VALENTINA[2], LA MANNA VIVIANA[2],
FIORE GIUSEPPE[2], PICCOLI ROBERTO[2]

- [2]DIPARTIMENTO DI GINECOLOGIA OSTETRICIA E FISIOPATOLOGIA DELLA RIPRODUZIONE UMANA.


UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI NAPOLI, FEDERICO II. ~ NAPOLI

L’obiettivo del presente studio è la valutazione dell’efficacia del trattamento topico con acido beta glicirretico
del prurito associato ad alterazioni distrofiche o atrofiche vulvari.
Nel periodo compreso tra novembre 2009 e settembre 2010 sono state arruolate 64 pazienti con prurito
associato ad alterazioni atrofiche e/o distrofiche vulvari, quali lichen sclerosus, scleroatrofico e lichen
planus.Esse sono state trattate con applicazione topica di crema cortisonica (clobetasolo propinato 0,5mg/g)
2-3 volte a settimana per un periodo di 6 mesi. Il quadro clinico, vulvoscopico e sintomatologico, è stato
rivalutato a fine trattamento e le pazienti sono state suddivise in 2 gruppi. Il gruppo A (32 pazienti), in
presenza del sintomo prurito, ha proseguito il trattamento terapeutico con applicazione, al bisogno, di un
preparato ad uso topico a base di acido glicirretico (Salvagyn spray – Beleaf; Acido beta glicirretico, acido
ialuronico) per un periodo di 3 mesi. Il gruppo B (32 pazienti) non è stato sottoposto ad alcuna terapia ed ha
eseguito follow up vulvoscopico e sintomatologico a 3 mesi.
Dopo 6 mesi di applicazione topica di clobetasolo propinato 0,5 mg/g, il quadro vulvoscopico e
sintomatologico delle 64 pazienti è notevolmente migliorato. A 3 mesi dalla sospensione del trattamento
cortisonico, il gruppo A (29/32 = 91%) ha presentato, rispetto al gruppo B (12/32 = 37%), una notevole
riduzione del sintomo prurito, soprattutto in acuto. In nessuna paziente si è osservato un peggioramento del
quadro vulvoscopico. Viceversa, nel gruppo B, 5 pazienti hanno mostrato alla vulvoscopia lesioni o
irritazione da grattamento per cui fu suggerito di riprendere la terapia cortisonica.
Tali dati mostrano come l’uso topico di preparati a base di acido glicirretico, dopo trattamento cortisonico, in
pazienti con prurito vulvare associato ad alterazioni distrofiche e/o atrofiche, determini una significativa
riduzione della sintomatologia rispetto alle pazienti trattate con sola terapia cortisonica topica ciclica.
La terapia con acido glicirretico potrebbe essere un valido adiuvante nel trattamento delle distrofie vulvari, al
fine di prolungare l’intervallo di sospensione previsto nello schema terapeutico del cortisone per uso topico,
riducendo gli effetti collaterali derivanti dal suo utilizzo prolungato, come l’azione distrofizzante a livello
tissutale.
Dati gli effetti benefici riscontrati, si ipotizza che tale terapia possa risultare efficace anche in prima istanza
come sintomatico, non associato a terapia cortisonica, in fase di acuzie.

  215
La Donna Il fascino della ginecologia moderna tra salute e sicurezza della donna: aggiornamenti e necessità

P2.6
- EFFETTI DELLA STIMOLAZIONE TIBIALE PERCUTANEA SULLO SPESSORE
DETRUSORIALE E SULLA FREQUENZA URINARIA IN DONNE CON INCONTINENZA
URINARIA DA URGENZA -
RUSSO ELEONORA*[1], MANNELLA PAOLO[1], TOSI VERONICA[1], MATULA IDA[1], SIMONCINI
TOMMASO[1], GENAZZANI ANDREA RICCARDO[1]

- [1] ~ PISA

Scopo dello studio è quello di valutare in un campione di circa 14 donne affette da sindrome della vescica
iperattiva, associata o meno a incontinenza urinaria, gli effetti, in termini di miglioramento della
sintomatologia e della qualità di vita, di un trattamento complessivo di 12 settimane di sedute di stimolazione
tibiale percutanea (PTNS).
Un gruppo di 14 pazienti con sintomi quali urgenza minzionale, frequenza e nicturia, associati o meno a
prolasso vescicale, è stato sottoposto a 12 sedute (una a settimna) di PTNS. Gli strumenti di valutazione
sono stati il diario minzionale (per la valutazione del sintomo urgenza minzionale), l’Incontinence Impact
Questionnaire (per la valutazione delle modifiche della qualità di vita) e l’ecografia trans perineale (per la
valutazione dello spessore detrusoriale).
Tutte le pazienti sono state valutate al tempo 0, dopo 6 settimane di trattamento con PTNS e dopo 12
settimane.

Al termine del trattamento il tasso di successo è stato di circa il 70%. Il diario minzionale e l’Incontinence
Impact Questionnaire hanno evidenziato un miglioramento della qualità di vita significativo (p <0.01), con
riduzione soprattutto della nicturia. La valutazione ecografica trans perineale ha evidenziato una effettiva
riduzione dello spessore detrusoriale, anche se non statisticamente significativa, in circa la metà delle
pazienti trattate.
La stimolazione tibiale percutanea è una tecnica minimamente invasiva e sicura per il trattamento
dell'urgenza minzionale in particolare in pazienti che non hanno risposto alla terapia farmacologica o con
controindicazioni alla stessa.

  216
La Donna Il fascino della ginecologia moderna tra salute e sicurezza della donna: aggiornamenti e necessità

P2.7
- CISTI DEI DOTTI DI GARTNER, DIAGNOSI DIFFERENZIALE CON DIVERTICOLO
URETRALE : NOSTRA ESPERIENZA -
COLICCHIO DANIELA*[1], DI PROPERZIO MATILDE[1], MARZIANI ROSALIA[1], LUKIC ANKICA[1], NOBILI
FLAVIA[1]

- [1]DIPARTIMENTO SALUTE DELLA DONNA E MEDICINA TERRITORIALE. AZIENDA OSPEDALIERA


SANT’ANDREA, UNIVERSITÀ DEGLI STUDI SAPIENZA DI ROMA. ~ ROMA

Le cisti dei dotti di Malpighi-Gartner (o cisti mesonefriche), originano dalla porzione caudale del dotto
mesonefrico o di Wolff, per mancata o incompleta obliterazione di questo diverticolo peritoneale durante la
vita intrauterina. Rappresentano circa il 12.5% delle patologie cistiche vaginali benigne. Clinicamente si
presentano in forma di neoformazioni cistiche uniloculari, singole o multiple, di dimensioni in genere
contenute e consistenza teso-elastica. Sono spesso asintomatiche o se raggiungono dimensioni notevoli,
possono determinare un quadro clinico caratterizzato da senso di peso e di corpo estraneo in vagina,
dispareunia e disturbi minzionali. Considerando questa sintomatologia aspecifica e sovrapponibile a quella di
patologie del tratto urinario, il nostro obiettivo preliminare è stato quello di escludere la dipendenza della
formazione cistica vaginale dall’apparato urinario, essenzialmente effettuando la diagnosi differenziale con il
diverticolo uretrale.
Descrizione di 2 casi clinici esaminati presso l’ambulatorio di Uroginecologia (U.O.C. Ginecologia) dell’
Azienda Ospedaliera Sant’ Andrea di Roma. Il primo caso è una donna di 51 anni con sensazione di corpo
estraneo in vagina, dispareunia e pollachiuria. ll secondo caso è una donna di 48 anni anch’essa con
sensazione di corpo estraneo e dispareunia, associati ad urgenza minzionale, disuria e tenesmo uretrale.
Entrambe le pazienti sono state sottoposte a visita ginecologica ed ecografia pelvica transvaginale, che sono
risultate sufficienti, nel primo caso, per porre diagnosi di cisti vaginale; nel secondo caso invece, è stato
richiesto un approfondimento diagnostico con cistouretrografia retrograda e minzionale che ha portato alla
diagnosi di diverticolo uretrale.
La diagnosi differenziale tra cisti di Gartner e diverticolo uretrale è stata effettuata correttamente, grazie ad
un adeguato iter diagnostico e poi confermata dall’esame istologico definitivo. Entrambe le pazienti sono
state sottoposte con successo ad intervento chirurgico, rispettivamente di escissione della neoformazione
cistica della parete vaginale e di diverticolectomia uretrale.
Le cisti di Gartner, pur costituendo una percentuale minore della patologia vaginale benigna, possono
rappresentare un problema diagnostico da non sottovalutare a causa della scarsa specificità della
sintomatologia, analoga a quella del diverticolo uretrale. Solo il raggiungimento di una corretta diagnosi
differenziale di queste patologie uro-ginecologiche permette un adeguato e specifico approccio terapeutico.

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La Donna Il fascino della ginecologia moderna tra salute e sicurezza della donna: aggiornamenti e necessità

P2.8
- USO DELL’ECHINACEA ASSOCIATA A RESVERATROLO NELLA PREVENZIONE
DELLE RECIDIVE DI LESIONI HPV-CORRELATE -
ZAMBRANO VALENTINA*[2], CAVALLARO ANGELO[2], BERTRANDO ALESSANDRA[2], DE ROSA
NICOLETTA[2], LAVITOLA GIADA[2], PICCOLI ROBERTO[2]

- [2]DIPARTIMENTO DI GINECOLOGIA OSTETRICIA E FISIOPATOLOGIA DELLA RIPRODUZIONE UMANA.


UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI NAPOLI, FEDERICO II. ~ NAPOLI

L’obiettivo dello studio è la valutazione dell’efficacia dell’associazione echinacea + resveratrolo nel


determinare una riduzione dell’incidenza di recidive di neoplasia intraepiteliale cervicale di grado lieve (CIN I)
e di condiloma tosi genitale diffusa.

Sono state arruolate 213 donne di età compresa tra i 25 e i 55 anni. Di queste, 112 erano affette da CIN 1 e
101 da condilomatosi genitale diffusa. 56 pazienti con CIN1 e 51 pazienti con condilomatosi genitale diffusa
(gruppo A) sono state sottoposte a trattamento di laservaporizzazione associato a terapia con echinacea
angustifolia (radici) (75 mg) e echinacea purpurea (parti aeree) (75 mg) + resveratrolo (98%, 35 mg)
[CitoproE, Beleaf] due volte al giorno per 3 mesi. Le restanti pazienti, 56 con CIN1 e 50 con condiloma tosi
genitale diffusa (gruppo B), sono state, invece, trattate con la sola laser vaporizzazione.
Tutte le pazienti sono state sottoposte a controllo colposcopico + pap-test a 6 mesi dal trattamento di laser
vaporizzazione. Il gruppo A ha presentato un tasso di recidiva (26/107= 24%) inferiore rispetto al gruppo B
(39/106= 36%) (p< 0.05 IC: 95%).
Tali dati mostrano come l’associazione echinacea + resveratrolo determini una riduzione delle recidive di
CIN1 e condilomatosi genitale diffusa, probabilmente, attraverso un miglioramento della risposta immunitaria
nei confronti dell’infezione da HPV. Pertanto, sono necessari ulteriori studi volti ad approfondire le interazioni
di tipo molecolare tra queste sostanze e la risposta immunitaria all’infezione.

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La Donna Il fascino della ginecologia moderna tra salute e sicurezza della donna: aggiornamenti e necessità

P2.9
- LA BIOPSIA MULTIPLA NELLA DIAGNOSI DELLE LESIONI DELLA CERVICE
UTERINA: CONCORDANZA TRA QUADRO COLPOSCOPICO ED ESAME
ISTOLOGICO. -
DE ROSA NICOLETTA*[2], ZAMBRANO VALENTINA[2], BERTRANDO ALESSANDRA[2], LA MANNA
VIVIANA[2], LAVITOLA GIADA[2], PICCOLI ROBERTO[2]

- [2]DIPARTIMENTO DI GINECOLOGIA OSTETRICIA E FISIOPATOLOGIA DELLA RIPRODUZIONE UMANA.


UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI NAPOLI, FEDERICO II. ~ NAPOLI

L’obiettivo di questo studio è stato quello di valutare la concordanza tra grading colpo-istologico e l’utilità
dell’esecuzione di biopsie multiple al fine di migliorare l’accuratezza diagnostica della tecnica colposcopica.
Nel periodo compreso tra Maggio 2010 ed Ottobre 2011, presso l’Ambulatorio di Colposcopia e Patologia
Vulvare del Dipartimento Clinico di Ginecologia Ostetricia e Fisiopatologia della Riproduzione Umana
dell’AOU Federico II di Napoli, 216 pazienti, positive all’esame colposcopico, sono state sottoposte a
biopsia doppia.
L’operatore, al momento della diagnosi, ha attribuito un grado alla lesione evidenziata, segnalando eventuali
differenze esistenti tra le due zone sottoposte a prelievo. In accordo con l’anatomopatologo, la valutazione
colposcopica non è stata allegata alla scheda della paziente, al fine di mantenere ignoto il grading in modo
da non influenzarne l’analisi istologica.

Nel 20.8% dei casi l’esame istologico ha rilevato la presenza di una lesione di gravità maggiore per le
biopsie effettuate in quelle aree ritenute colposcopicamente “meno rappresentative”. Nell’8.4% dei casi,
l’esame istologico ha evidenziato lesioni di pari gravità in entrambi i campioni. Nel 70.8% dei casi, invece, ha
confermato la valutazione colposcopica di gravità.
In conclusione una analisi approfondita delle diverse figure del quadro colposcopico consente nella
maggioranza dei casi di ottenere una concordante diagnosi istologica. Ad ogni modo, eseguire una doppia
biopsia, può consentire una migliore caratterizzazione della lesione e può essere di ausilio nello studio di
quei quadri colposcopici particolarmente complessi.

  219
La Donna Il fascino della ginecologia moderna tra salute e sicurezza della donna: aggiornamenti e necessità

P2.10
- NUOVE PROSPETTIVE NEL MANAGEMENT DELLE LESIONI DI BASSO GRADO
DELLA CERVICE UTERINA. RUOLO DELLE COINFEZIONI DA MULTIPLI GENOTIPI
DI HPV. -
BERTRANDO ALESSANDRA*[2], DE ROSA NICOLETTA[2], CAVALLARO ANGELO[2], ZAMBRANO
VALENTINA[2], FIORE GIUSEPPE[2], PICCOLI ROBERTO[2]

- [2]DIPARTIMENTO DI GINECOLOGIA OSTETRICIA E FISIOPATOLOGIA DELLA RIPRODUZIONE UMANA.


UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI NAPOLI, FEDERICO II. ~ NAPOLI

analizzare la rilevanza della presenza di coinfezione da parte di multipli genotipi di HPV riguardo la storia
clinica delle lesioni di basso grado della cervice uterina, e della loro gestione.
nel periodo compreso da Gennaio 2009 a Settembre 2011, presso l’Ambulatorio di Colposcopia e Patologia
Cervico-vaginale dell’Università di Napoli Federico II, sono state arruolate 264 pazienti con manifestazioni
cliniche HPV correlate. Tutte le pazienti sono state sottoposte a colposcopia ed a prelievo cervicale con
esecuzione di genotipizzazione virale. L’analisi dei dati è stata fatta utilizzando il ?2 test e, quando
appropriato, il test esatto di Fisher è stato impiegato per calcolare la significatività (valore di p) della
differenza tra i gruppi in studio. Tabelle di contingenza sono state realizzate per valutare la correlazione tra
infezione singola, multipla e progressione o regressione di lesione, nel gruppo di pazienti con diagnosi
istologica di CIN 1. Valori con p < 0.05 sono stati considerati statisticamente significativi. Le pazienti sono
state sottoposte a follow-up citologico e colposcopico a 6 e a 12 mesi.
pazienti con infezione multipla da HPV presentano una prevalenza di regressione inferiore rispetto a pazienti
con infezione da singolo genotipo (rispettivamente 22.2% vs 63.8%; p < 0.0005). La presenza dei genotipi
virali a più alto rischio oncogeno, come HPV16 e 18, non modifica la storia naturale dell’infezione (25% vs
58,2%).
le CIN1 associate a infezione da multipli genotipi di HPV, sia che siano coinvolti i genotipi 16 e 18 sia che
siano coinvolti altri genotipi, presentano un rischio maggiore di progressione/persistenza a distanza di un
anno.

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La Donna Il fascino della ginecologia moderna tra salute e sicurezza della donna: aggiornamenti e necessità

P2.11
- APPROCCIO MININVASIVO DELLE NEOPLASIE CERVICALI INTRAEPITELIALI DI
ALTO GRADO. COMPLICANZE POST-OPERATORIE DEL TRATTAMENTO LEEP -
ZAMBRANO VALENTINA*[3], CAVALLARO ANGELO[3], LAVITOLA GIADA[3], BERTRANDO
ALESSANDRA , DE ROSA NICOLETTA , PICCOLI ROBERTO[3]
[3] [3]

- [3]DIPARTIMENTO DI GINECOLOGIA OSTETRICIA E FISIOPATOLOGIA DELLA RIPRODUZIONE UMANA.


UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI NAPOLI, FEDERICO II. ~ NAPOLI

La LEEP (loop electrosurgical excisional procedure) è oggi la tecnica più semplice ed efficace nel
trattamento della neoplasia cervicale intraepiteliale (CIN) perché, a parità di risultati diagnostico-terapeutici,
rispetto ad altre tecniche di conizzazione comporta, vantaggi quali rapidità di esecuzione, anestesia locale e
una minore incidenza di complicanze. Tra le principali complicanze che si possono avere nel follow-up post-
operatorio quelle che rivestono maggior importanza sono il sanguinamento cervicale, l’infezione e la stenosi
del canale. Quest’ultima è più frequente dopo conizzazione a lama fredda oppure nelle pazienti in peri-
menopausa. La frequenza di stenosi sembra correlata alla profondità del cono oltre che al danno termico
nelle resezioni laser ed elettrochirurgiche. L’obiettivo di questo studio è stato valutare la frequenza della
stenosi cervicale nelle pazienti trattate con escissione LEEP e valutare i fattori pre-operatori e terapeutici
associati alla sua scomparsa.
238 pazienti(età media 38 ± 4 anni), sono state arruolate in uno studio prospettico presso il Centro di
Patologia Cervico-Vaginale del nostro Dipartimento. Tutte le pazienti con diagnosi istologica di CIN II-III,
sono state sottoposte ad endocervicoscopia, al fine di valutare l’estensione della lesione e la presenza di
stenosi all’interno del canale cervicale. Le pazienti sono state trattate con LEEP, e a 4 mesi
dall’intervento,hanno eseguito follow-up consistente in colposcopia, citologia ede endocervicoscopia.
L’endocervicoscopia eseguita in fase pre operatoria ha evidenziato in casi stenosi del canale di tipo
moderato, in 9 casi stenosi di grado lieve, ed in 13 casi di aderenza ve lamentose che si sono superate per
via smussa con pinze grasping.L’estensione cervicale della lesione in nessun caso ha superato i 3 mm.Al
follow-up a 4 mesi, una paziente ha sviluppato stenosi del canale mentre in 8 casi si è evidenziata la
presenza di aderenze ve lamentose del canale.
il trattamento della CIN con LEE>P è sicuro ed efficace; esso presenta un’incidenza di complicanze post-
operatorie inferiore rispetto ad altre metodiche. L’assenza di stenosi del canale dimostrata al follow-up, può
essere attribuita alla tecnica chirurgica che consente di modulare l’escissione del cono di tessuto. In tutte le
pazienti la profondità di escissione non ha superato i 4mm. Limitare al minimo l’escissione di tessuto
cervicale è sempre auspicabile al fine di ridurre l’incidenza di stanosi post-trattamento.L’endocervicoscopia
può essere utile per raggiungere questo obiettivo.

  221
La Donna Il fascino della ginecologia moderna tra salute e sicurezza della donna: aggiornamenti e necessità

P2.12
- “WHAT WOMEN WOULD”: QUALI SONO LE PREFERENZE DELLE DONNE PER IL
TRATTAMENTO DELLE LESIONI DI BASSO GRADO DELLA CERVICE UTERINA. -
BERTRANDO ALESSANDRA*[2], DE ROSA NICOLETTA[2], CAVALLARO ANGELO[2], LAVITOLA GIADA[2],
ZAMBRANO VALENTINA[2], PICCOLI ROBERTO[2]

- [2]DIPARTIMENTO DI GINECOLOGIA OSTETRICIA E FISIOPATOLOGIA DELLA RIPRODUZIONE UMANA.


UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI NAPOLI, FEDERICO II. ~ NAPOLI

Obiettivo dello studio è stato quello di valutare la scelta delle donne affette da patologia preneoplastica della
cervice uterina di basso grado nella decisione di sottoporsi o meno al trattamento ablativo.
Nel periodo compreso tra Marzo e Settembre 2011, presso il Dipartimento Clinico di Ginecologia Ostetricia e
Fisiopatologia della Riproduzione Umana dell’AOU Federico II di Napoli, è stato proposto, ad un campione di
144 donne con diagnosi istologica di CIN I, un modulo informativo relativo alle due differenti opzioni
terapeutiche, e un questionario al fine di evidenziare le loro preferenze di trattamento: “wait and see” o “see
and treat”.
Il 71.8% delle donne intervistate, dopo essere state informate delle opzioni terapeutiche, ha preferito un
trattamento immediato, mentre il 25,2% ha scelto una sorveglianza colpo-citologica. Il 3% non si è espresso.
La maggior parte delle donne intervistate, dopo essere stata informata circa le opzioni terapeutiche, ha
scelto il trattamento immediato piuttosto che il follow-up. Pertanto, si rende imperativo assicurare un corretto
counseling alle pazienti affette da CIN I, in modo da poter incrementare la compliance al “wait and see” ed
allo stesso modo migliorare la loro qualità di vita.

  222
La Donna Il fascino della ginecologia moderna tra salute e sicurezza della donna: aggiornamenti e necessità

P2.13
- VALORE PROGNOSTICO DELL’ETÀ SUGLI OUTCOME DELLE GIOVANI DONNE
CON CARCINOMA DUTTALE IN SITU (CDIS) -
PUOPOLO MANUELA[1], PORPIGLIA MAURO[1], CANUTO EMILIE MARION*[1], PICARDO ELISA[1],
GIBBONE ELENA[1], FEDERICA CAMPOLO[1], GABRIELE LANZO[1], CHIARA BENEDETTO[1]

- [1]DIPARTIMENTO DI GINECOLOGIA E OSTETRICIA, UNIVERSITA DI TORINO, OSPEDALE SANT'ANNA ~


TORINO

Lo scopo di questo studio era di valutare la relazione tra caratteristiche patologiche ed età delle pazienti in
una coorte di donne trattate per CDIS.
Abbiamo studiato retrospettivamente 580 pazienti (65 di età < 40 anni) con CDIS sottoposte a mastectomia
o a chirurgia conservativa più radioterapia tra il 1988 e il 2006 presso il nostro centro. Le caratteristiche
patologiche sono state valutate e correlate all'età delle pazienti.
Ad un follow-up medio di 7.8 anni il tasso di recidiva è stato del 5,8% (34/580). Nelle donne di età < 40 anni
è stato riscontrato un tasso più alto di LR, piuttosto che nelle donne di età maggiore (13,8% versus 4,8%, p
<0,001), e un tasso significativamente più alto di LR invasiva (77,8% vs 36,0%, p <0,005). La giovane età
non è stata associata con peggiori caratteristiche istologiche ma era legata ad una maggiore probabilità di
tumori > 40 mm alla diagnosi, probabilmente per l’assenza di screening mammografico a tale età. Abbiamo
riscontrato una minore sopravvivenza libera da malattia (DFS) nelle lesioni micropapillari con grado 2-3
rispetto ad altri pattern con grado 3 (p <0,001), e un più alto tasso di recidive in caso di margini chirurgici
“stretti” (<1 mm) in confronto a margini chirurgici indenni (10.9% vs. 4.5%, p <0,001).
Il CDIS in donne di età inferiore ai 40 anni è una malattia eterogenea, che non differisce per caratteristiche
patologiche rispetto a quello in donne più anziane, ma con alto rischio di LR. La natura di questa
associazione non è stata stabilita. Il pattern micropapillare e lo stato dei margini chirurgici sono anch’essi
correlati a un aumentato rischio di LR.

  223
La Donna Il fascino della ginecologia moderna tra salute e sicurezza della donna: aggiornamenti e necessità

P2.14
- IMPATTO DELL’ETÀ SULLA QUALITÀ DI VITA, SULLO STILE DI VITA E SULLA
ESPERIENZA LAVORATIVA IN PAZIENTI AFFETTE DA TUMORE DELLA SFERA
GENITALE FEMMINILE. -
DE ROSA NICOLETTA*[1], BERTRANDO ALESSANDRA[1], LAVITOLA GIADA[1], ZAMBRANO
VALENTINA[1], FIORE GIUSEPPE[1], LA MANNA VIVIANA[1], PAOLELLA FILOMENA[1], MORRA ILARIA[1],
BIFULCO GIUSEPPE[1], NAPPI CARMINE[1]

- [1]DIPARTIMENTO DI GINECOLOGIA OSTETRICIA E FISIOPATOLOGIA DELLA RIPRODUZIONE UMANA.


UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI NAPOLI, FEDERICO II. ~ NAPOLI

Obiettivo di questo studio è stato quello di valutare le differenze e i cambiamenti nella qualità di vita (QoL),
nello stile di vita e nelle esperienze lavorative in donne giovani rispetto a donne di età più avanzata a
seguito di una diagnosi di cancro della sfera genitale femminile in stadio precoce (I-II).
263 pazienti, suddivise in due fasce di età (Gruppo A: = 45 e Gruppo B:> 45 anni), sono state intervistate in
merito alla loro qualità di vita, al loro stile di vita (abitudini alimentari, fumo e alcol, attività fisica) e alla loro
esperienza di lavoro (stato di occupazione e orario di lavoro) al momento della diagnosi ed a 4 anni dal
trattamento. La QoL è stata valutata attraverso il questionario C-30 della European Organization for
Research and Treatment of Cancer Quality of Life con moduli specifici per ogni tipo di cancro ginecologico
(endometrio, cervice uterina, ovaio e mammella).
Lo stato di salute generale è risultato significativamente diverso nei due gruppi. Nel gruppo di donne più
giovani, il cancro ha condizionato in modo importante i rapporti familiari e le attività sociali, inoltre è stato
osservato anche un più forte impatto sulla percezione dello stato di salute.
Tra le giovani donne sono stati riscontrati con maggiore frequenza sintomi come stipsi, astenia, disturbi
gastrointestinali e linfedema, nonché svalutazione del proprio corpo e compromissione della vita sessuale.
La diagnosi di cancro ha avuto anche un impatto peggiore sulle giovani donne per quanto riguarda l’ambito
lavorativo.
Tuttavia, le giovani donne hanno presentato migliori abitudini di vita, quale consumo giornaliero di frutta e
verdura, limitazioni nell’assunzione di alcool, e attività fisica costante, rispetto all’altro gruppo di intervistate.

Per migliorare la qualità della vita e promuovere uno stile di vita sano tra le pazienti oncologiche, in
particolare tra le più giovani, è indispensabile garantire approcci multidisciplinari con specifici interventi
medici e supporti psicologici. Infatti, le donne in età più avanzata sembrano avere una capacità di
adattamento più rapida, rispetto alle giovani donne, così da tornare in più breve tempo verso livelli di
benessere precedenti la diagnosi e il trattamento del cancro.

  224
La Donna Il fascino della ginecologia moderna tra salute e sicurezza della donna: aggiornamenti e necessità

P2.15
- PECOMA UTERINO, UNA NEOPLASIA RARA AD INCERTO POTENZIALE
MALIGNO: CASO CLINICO E DISCUSSIONE DEL MANAGEMENT -
BEDONI CARRIE*[1], CREMONINI GIORGIO[1], BORGHI CHIARA[1], MARTINELLO RUBY[1], MARCI
ROBERTO[1], PATELLA ALFREDO[1]

- [1]CLINICA OSTETRICO-GINECOLOGICA, DIPARTIMENTO DI SCIENZE BIOMEDICHE E TERAPIE AVANZATE,


UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI FERRARA ~ FERRARA

Riportare un caso di PEComa uterino (tumore perivascolare a cellule epitelioidi), una rara neoplasia
mesenchimale a potenziale maligno incerto e illustrare la strategia di management clinico-chirurgico da noi
adottata alla luce della revisione della letteratura disponibile. Il PEComa è una neoplasia ad insorgenza
ubiquitaria caratterizzata dal riscontro a livello istologico ed immunoistochimico di cellule epitelioidi
perivascolari che esprimono markers muscolari e melanocitici e può essere associato alla concomitante
presenza di sclerosi tuberosa. In letteratura è stata descritta una localizzazione a livello uterino solo in circa
60 casi.
Analisi e discussione di un caso clinico e revisione della letteratura online disponibile.
Ad una donna di 65 anni fu fatta diagnosi incidentale di PEComa uterino, a seguito di una colpoisterectomia
eseguita per prolasso uterino. Il tumore immunoistochimicamente era caratterizzato dall’espressione di
HMB45, actina, desmina e fu classificato come “benigno” secondo i criteri di istologici di Folpe. La seguente
TC addome mise in evidenza reperti diagnostici confondenti, compatibili con possibili localizzazioni
retroperitoneali e pelviche della stessa malattia. Una successiva laparotomia esplorativa ed annessiectomia
bilaterale escluse elementi patologici sia intraoperatoriamente che nelle formazioni sospette asportate.
L’indagine clinica genetica sulla paziente escluse fenotipo clinico e storia di malattia riconducibili a sclerosi
tuberosa all’anamnesi personale e familiare. Attualmente viene seguita con follow-up annuali ed è libera da
malattia.
I PEComi mostrano un comportamento clinico multiforme, da benigno ad estremamente maligno.
Attualmente stabilirne l’aggressività rimane una sfida e richiede adeguate indagini diagnostiche, anche per
escludere possibili PEComi coesistenti in altri siti nello stesso paziente, come descritto in certi casi in
letteratura. A nostro avviso ed in considerazione quanto riportato in letteratura, il management dovrebbe
prevedere la classificazione del tumore secondo i criteri istologici indicati da Folpe, che sembrano poterne
stimare la malignità. Inoltre è necessario sempre considerare la possibile presenza di sincrone neoplasie, da
escludere, in particolare in pazienti che potrebbero essere affetti da sclerosi tuberosa, per cui appare anche
indicato ricercare brevemente le stimmate di questa malattia genetica.

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La Donna Il fascino della ginecologia moderna tra salute e sicurezza della donna: aggiornamenti e necessità

P2.16
- TUBERCOLOSI PELVICA O CANCRO OVARICO? CASE REPORT E REVIEW
DELLA LETTERATURA -
ZAVATTA CATIA*[1], PICARELLI VENELIA[1], GRAZIANO ANGELA[1], CAGNAZZO ELISA[1], MARTINELLO
RUBY[1], MARCI ROBERTO[1], PATELLA ALFREDO[1]

- [1]DIPARTIMENTO DI SCIENZE BIOMEDICHE E TERAPIE AVANZATE, UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI FERRARA ~


FERRARA

Introduzione:
La tubercolosi è una malattia a larga diffusione: nel mondo circa 8-12 milioni di persone ne sono affette. La
tubercolosi peritoneale è una forma di tubercolosi addominale che coinvolge il tratto intestinale, il fegato, la
milza, il tratto genitale femminile, l’omento, il peritoneo parietale e viscerale. Colpisce circa l’1-2% dei
soggetti affetti da tubercolosi.
La diagnosi differenziale con il carcinoma ovarico in stadio avanzato risulta difficile a causa dei sintomi e dei
segni che queste due patologie hanno in comune.
Case report:
Una donna di 27 anni è giunta alla nostra osservazione con un quadro clinico di addome acuto.
Il riscontro ecografico di disomogeneità ovarica sinistra e versamento addominale faceva sospettare un
tumore ovarico in stadio avanzato.
Le condizioni cliniche della paziente, emodinamicamente instabile, hanno reso necessario un intervento
laparotomico d’urgenza. All’apertura dell’addome è stata riscontrata la presenza di abbondante ascite, di un
processo infiltrativo dell'omento e di numerosi noduli miliariformi a livello delle anse intestinali, del peritoneo
parietale, del fegato e del diaframma che facevano sospettare una carcinosi diffusa.
L'esame istologico estemporaneo del nodulo omentale ha diagnosticato la presenza di un processo
granulomatoso riferibile a tubercolosi, mentre l'esame microscopico diretto sul lavaggio bronchiolo-alveolare,
sul liquido ascitico e sulle urine erano negativi per la ricerca di Mycobacterium Tubercolosis.
Attualmente la paziente sta eseguendo terapia antitubercolare con completa remissione dei sintomi.
La diagnosi di tubercolosi pelvica risulta difficile a causa della sua sintomatologia clinica variabile e della
carenza di mezzi diagnostici.
La diagnosi differenziale con la patologia ovarica maligna risulta altamente complessa in quanto spesso si
hanno reperti di massa annessiale accompagnata da un versamento pelvico e da un rialzo del CA 125. La
letteratura internazionale negli ultimi 20 anni ha riportato più di 100 casi.
La tubercolosi pelvica dovrebbe sempre essere considerata nella diagnosi differenziale di una donna
giovane con sintomi di distensione addominale, ascite, massa pelvica e, considerando che la diagnosi di
certezza può essere formulata solo con l'esame istologico intraoperario, un esaustivo counselling
preoperatorio riveste un ruolo chiave nella corretta gestione del caso.

  226
La Donna Il fascino della ginecologia moderna tra salute e sicurezza della donna: aggiornamenti e necessità

P2.17
- RARA LOCALIZZAZIONE DI CARCINOMA ENDOMETRIALE A LIVELLO OSSEO
MUSCOLARE: CASE REPORT -
LATERZA FEDERICA*[1], CARINGELLA ANNA MARIA [1]
, GAETANI MARIA[1], MARRANO TERESA[1],
SILVESTRIS ERICA[1], LOVERRO GIUSEPPE[1]

- [1]UO GINECOLOGIA E OSTETRICIA II CLINICA POLICLINICO DI BARI ~ BARI

Il carcinoma dell'endometrio è il tumore maligno più comune del tratto genitale femminile. La malattia si
diffonde di solito con disseminazione locale o linfatica. Metastasi a distanza sono meno comuni e di solito
coinvolgono il polmone e fegato. Diversi studi hanno riportato che metastasi ossee si osservano nel 2% -
14% di tutti i carcinomi dell'endometrio, anche se uno studio ne ha riportato il 25% dei casi (includendo i
risultati dell'autopsia e radiologici).
Presentiamo un caso di recidiva di cancro endometriale a livello del muscolo gluteo di sinistra che infiltra l'ala
sacrale omolaterale

Paziente di 60 anni, sottoposta ad intervento chirurgico per adenocarcinoma squamoso dell'endometrio


scarsamente differenziato stadio FIGO III C (2009) con l'esplorazione intraoperatoria negativa in addome
(Isterectomia radicale, linfadenectomia pelvica e lombo aortica, contumore residuo = 0).

Un mese dopo l'intervento la paziente ha presentato recidiva pelvica e metastasi polmonari rivelate
attraverso la Tomografia assiale computerizzata total body e la Risonanza magnetica.
La paziente ha quindi eseguito 7 cicli di chemioterapia con adriamicina, cisplatino e taxolo, intervallati da
radioterapia, che ha portato alla totale scomparsa delle lesioni secondarie ed alla regressione della recidiva
pelvica.
Imprevista è stata la scoperta di una lesione secondaria al muscolo grande gluteo di sinistra che infiltrava
l'ala sacrale, evidenziata dalla RMN e dalla Tomografia ad Emissione di Positroni eseguite per indagare sulla
causa del dolore e del quadro infiammatorio al gluteo riportata dal paziente.
La paziente è attualmente in attesa di eseguire trattamento radioterapico.
Nonostante la maggior parte dei carcinomi dell’endometrio siano diagnosticati in fase iniziale, ci sono
comunque a tutt’oggi casi avanzati e/o resistenti alle comuni terapie (radio e chemioterapia).
Non ci sono dati in letteratura su casi di localizzazione muscolare del carcinoma dell’endometrio né di
coinvolgimento dell’ala sacrale pertanto si rende necessaria l’applicazione di terapie biologiche anche nel
carcinoma dell’endometrio.

  227
La Donna Il fascino della ginecologia moderna tra salute e sicurezza della donna: aggiornamenti e necessità

P2.18
- DERMATOMIOSITE PARANEOPLASTICA CON DISFAGIA IN PAZIENTE CON
CARCINOMA SIEROSO DELLA SALPINGE: CASO CLINICO E ANALISI DELLA
LETTERATURA -
CODROMA ANNA*[1], BREDA ELISA[1], LITTA PIETRO SALVATORE[1], D'ANTONA DONATO[1], NARDELLI
GIOVANNI BATTISTA[1]

- [1]DIPARTIMENTO DI SALUTE DELLA DONNA E DEL BAMBINO, CLINICA GINECOLOGIA E OSTETRICA,


DELL'UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI PADOVA ~ PADOVA

riportare un caso clinico in cui la comparsa di una dermatomiosite con impegno esofageo classificata come
paraneoplastica ha portato alla diagnosi di carcinoma sieroso della salpinge.
una paziente nullipara di 51 anni ha presentato come prima manifestazione un rash cutaneo diffuso con
disfagia e rialzo degli enzimi muscolari suggestivi per dermatomiosite, confermata da EMG e biopsia
patologiche ma con autoanticorpi negativi che hanno posto il sospetto di sindrome paraneoplastica. la
paziente è stata studiata con esami ematochimici, ricerca del sangue occulto fecale, mammografia,
ecografia pelvica, TAC toraco-addominale e laparoscopia esplorativa.
agli esami ematochimici si è riscontrato aumento di creatinfosfochinasi, creatinina, mioglobina, AST, ALT e
VES; sono stati eseguiti immunoblotting per autoanticorpi e ricerca di anticorpi miosite-specifici risultati
negativi; la conferma diagnostica è stata ottenuta mediante elettromiografia e biopsie suggestive per
dermatomiosite. La ricerca di sangue occulto fecale, la mammografia e l’ecografia pelvica sono risultate
negative. Alla TAC toraco-addominale si sono riscontrate linfoadenopatie addominali diffuse indagate con
laparoscopia esplorativa che ha ottenuto esame al congelatore di fimbrie della tuba destra positivo per
carcinoma con ascite e linfonodi positivi.
La dermatomiosite è una patologia reumatologica che coinvolge il muscolo striato con un patognomonico
quadro cutaneo che in più del 15% dei casi può essere una manifestazione paraneoplastica. L’esordio può
seguire o concomitare con la diagnosi di malignità ma tipicamente la anticipa con una media in letteratura di
11 mesi.
Nel caso in esame la diagnosi di dermatomiosite ha preceduto quella di neoplasia, nel nostro caso di circa 4
mesi. E’ ormai stabilita la correlazione della dermatomiosite paraneoplastica con diversi tipi di cancro ma
soprattutto con il carcinoma dell’ovaio ma in una paziente con imaging negativo non va esclusa la possibilità
di un cancro ovarico in stadio iniziale né quella di un carcinoma, seppur raro, ad origine tubarica.
Alla luce delle teorie che propongono l’origine tubarica dei carcinoma sierosi dell’ovaio, nuovi studi
sarebbero necessari per stimare la vera associazione tra dermatomiosite paraneoplastica e cancro tubarico.

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La Donna Il fascino della ginecologia moderna tra salute e sicurezza della donna: aggiornamenti e necessità

P2.19
- INDAGINE SUL GRADIMENTO E SULL’IMPATTO DELLA SORVEGLIANZA
CLINICO-STRUMENTALE E DELLA CHIRURGIA PROFILATTICA IN DONNE CON
MUTAZIONE BRCA. -
PIVA ELEONORA[1], SGANDURRA PAOLA[1], PONZONE RICCARDO[1], SGRO LUCA[1], BENEVELLI
CARLOTTA[1], PASINI BARBARA[1], BIGLIA NICOLETTA[1], PANUCCIO ENRICO*[1]

- [1] ~ TORINO

le donne ad alto rischio di tumore mammario e ovarico per mutazioni dei geni BRCA 1 e BRCA 2 devono
sottoporsi nell'arco della vita ad uno stretto programma di sorveglianza clinico strumentale ed eventualmente
ad interventi di chirurgia profilattica mammaria e ovarica che influenzano molti aspetti della vita. L’obiettivo
di questo studio è stato valutare il gradimento ed il vissuto delle donne relativamente alla sorveglianza
mammaria ed ovarica nonché l’impatto degli interventi di chirurgia preventiva su diversi aspetti, fra cui
immagine femminile, l’esito estetico, i sintomi da menopausa precoce e l’utilizzo di terapie ormonali
sostitutive.
E’ stato inviato per posta un questionario anonimo ad un gruppo di 174 donne con mutazione accertata di
BRCA seguite in sorveglianza presso i centri di riferimento attivi a Torino per i tumori eredo-familiari.
Il tasso di risposta è stato del 45.4%. 57 donne (72%) ritengono i controlli utili per la diagnosi precoce di
neoplasie mammaria/ovarica ed il 63,3% ritiene che la sorveglianza consenta di acquisire una maggiore
tranquillità; una quota significativa delle donne al contrario (36,7%) imputa alla necessità di controlli
ravvicinati un maggiore stato d’ansia. Tra le donne sottoposte a profilassi chirurgica mammaria il 95% ritiene
che l’intervento abbia diminuito il rischio oncologico, il 96% rifarebbe la stessa scelta ed il 100% la
consiglierebbe ad altre donne; tuttavia solo il 65% si ritiene completamente soddisfatta dell’esito estetico ed
il 70% riferisce un’assenza o una riduzione della sensibilità della mammella. Tra le donne sottoposte a
chirurgia ovarica preventiva, il 90,5% rifarebbe la stessa scelta ed il 92,9% ha acquisito una maggiore
tranquillità in relazione al rischio oncologico, pagando tuttavia un costo in termini di qualità di vita che è
peggiorata nel 20% delle donne per la comparsa di sintomi da menopausa precoce in quasi l’80% del
campione. Nonostante i sintomi tuttavia solo il 21% ha utilizzato terapie per la menopausa, inclusi estro
progestinici, estrogeni topici o fitoestrogeni.
Il grado di soddisfazione delle donne che seguono i programmi di sorveglianza clinica e che si sono
sottoposte ad interventi chirurgici preventivi è complessivamente buona, in particolare in relazione al ridotto
livello di preoccupazione emotiva sullo sviluppo di una neoplasia. La chirurgia profilattica, in particolare
quella ovarica, ha tuttavia un impatto sulla qualità di vita che può essere controllato con il ricorso a terapie
mirate.

  229
La Donna Il fascino della ginecologia moderna tra salute e sicurezza della donna: aggiornamenti e necessità

P2.20
- AFFIDABILITA’ E RISUTATI DELLA SORVEGLIANZA CLINICO-STRUMENTALE
DELLA MAMMELLA E DELL’OVAIO NELLE DONNE CON MUTAZIONI DEI GENI
BRCA1 E BRCA2. -
SGANDURRA PAOLA[1], PASINI BARBARA[1], PIVA ELEONORA[1], MAGGIOROTTO FURIO[1], PECCHIO
SILVIA[1], SGRO LUCA[1], BIGLIA NICOLETTA[1], PONZONE RICCARDO[1], PANUCCIO ENRICO*[1]

- [1] ~ TORINO

L’obiettivo di questo studio è stato valutare i risultati e l’affidabilità del programma di sorveglianza per i tumori
eredo-familiari della mammella e dell’ovaio adottati presso l’FPO di Candiolo e l’Ospedale Mauriziano di
Torino [per la mammella esame clinico, mammografia (MX), risonanza magnetica (RM) ed ecografia (ETG) e
per l’ovaio esame pelvico, ecografia trans-vaginale (ECO TV) e dosaggio del Ca125].
è stata condotta un’analisi retrospettiva su 168 donne ad elevato rischio di tumore eredo-familiare, di cui 122
con mutazione accertata dei geni BRCA, seguite dal 2000 al 2011.
complessivamente sono stati effettuati 890 esami di sorveglianza mammaria: 134 MX, 287 RMN e 469 ETG.
Il 3% degli esami sono stati classificati come positivi o sospetti (4/134 MX, 8/287 RMN e 15/469 ETG) ed
hanno portato in 17 casi (63%) all’effettuazione di un esame cito/istologico di approfondimento, risultato per
15 volte (88,2%) negativo. Nei restanti 2 casi (1,2% dell’intera casistica) è stata diagnosticata una neoplasia:
1 caso di CDIS di grado moderato ed 1 caso di recidiva di CDI triplo negativo. A 2 anni di follow-up entrambe
le pazienti sono libere da malattia. Sono stati effettuati 781 esami di sorveglianza ovarica (309 dosaggi del
Ca125 e 472 ECO TV); 12 esami sono risultati sospetti e hanno portato ad un approfondimento con
ripetizione degli esami a breve distanza. In 2 casi è stata posta diagnosi di neoplasia: un adenocarcinoma
infiltrante della salpinge (pT1c, pN0, G3) ed un adenocarcinoma scarsamente differenziato dell’ovaio (stadio
FIGO IIIa). Nel primo caso dopo 9 mesi di follow-up la donna è libera da malattia, nel secondo è attualmente
viva con malattia. Nei restanti 10 casi il sospetto iniziale non è stato confermato, evitando un intervento
chirurgico di laparoscopia esplorativa.
si conferma che la sorveglianza mammaria (MX, RMN, ETG) nelle donne ad alto rischio consente di
identificare neoplasie allo stadio iniziale, mentre la sorveglianza ovarica si dimostra anche nella nostra serie
non efficace per la diagnosi in fase precoce di una neoplasia ovarica. In entrambi i casi si sottolinea
l’importanza di procedere ad approfondimenti diagnostici in tutti i casi sospetti; questo, pur generando ansia
nella paziente per l’attesa dei risultati, consente in molti casi di evitare interventi chirurgici inutili.

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La Donna Il fascino della ginecologia moderna tra salute e sicurezza della donna: aggiornamenti e necessità

P2.21
- VALUTAZIONE DELLA QUALITA’ DI VITA E DELLA VITA RIPRODUTTIVA IN
DONNE GIOVANI TRATTATE PER CARCINOMA DELLA MAMMELLA . -
PECCHIO SILVIA[1], MOGGIO GIULIA[1], PANUCCIO ENRICO*[1], D'ALONZO MARTA[1], BENEVELLI
CARLOTTA[1], PONZONE RICCARDO[2], BIGLIA NICOLETTA[1]
[1]
- DIPARTIMENTO DI GINECOLOGIA ONCOLOGICA OSPEDALE MAURIZIANO UMBERTO I ~ TORINO -
[2]
DIVISIONE DI GINECOLOGIA ONCOLOGICA, FPO CANDIOLO ~ CANDIOLO

Il carcinoma della mammella in giovane età (< 36 anni) non è frequente ma comporta problematiche
peculiari connesse alla vita riproduttiva ed alla qualità di vita. Il trattamento adiuvante chemio-
ormonoterapico può determinare un deficit ovarico con menopausa precoce; anche nelle donne che
riprendono a mestruare, permangono timori riguardo al possibile effetto sfavorevole della gravidanza sulla
prognosi. L’obiettivo dello studio è stato valutare questi aspetti in donne giovani sottoposte a trattamento
adiuvante per tumore mammario.
E’ stato inviato per posta un questionario anonimo ad un gruppo di 89 donne trattate per carcinoma invasivo
della mammella ad un età inferiore ai 36 anni fra il 1998 ed il 2010 nei nostri Istituti.
Il tasso di risposta al questionario è stato del 45% (40 pazienti; età media 32,3 anni). 33 pazienti (80,4%)
avevano ricevuto chemioterapia e 28 (70%) ormonoterapia.
18 pazienti (44%) sono andate incontro a menopausa precoce permanente; le restanti 22 (56%) hanno
ripreso a mestruare (75% con cicli regolari e 25% irregolari). Fra le donne in menopausa precoce, tutte
hanno riferito vampate di calore, il 48% insonnia, il 62% dolori articolari, il 71% secchezza vaginale e
difficoltà nei rapporti sessuali ed il 66% calo della libido. Nonostante i sintomi, solo il 38,8% ha assunto
preparati per questi problemi, per lo più lubrificanti vaginali ed antidepressivi; in nessun caso terapia
ormonale sostitutiva e solo in 2 casi estrogeni vaginali. Le pazienti sintomatiche che non hanno assunto
alcun trattamento hanno motivato la loro scelta con la sporadicità dei sintomi (68,2%) oppure con il timore di
effetti collaterali e di una recidiva tumorale (31,8%).
Per quanto riguarda l’aspetto riproduttivo, il 73,1% delle pazienti ha dichiarato che desiderava una
gravidanza prima della diagnosi di tumore ed il 63,4% (26) ha continuato a desiderarla anche dopo la
malattia. Fra queste, 10 donne (38%; età media 31 anni) hanno avuto una gravidanza dopo il termine del
trattamento e 13 (50%) non ne hanno avuto la possibilità a causa della menopausa precoce. La modalità di
concepimento è stata sempre naturale; il 50% delle donne ha allattato al seno.

Nonostante i sintomi menopausali siano frequenti nelle donne giovani trattate per carcinoma mammario,
emerge una netta riluttanza all’uso di terapie ormonali. Al contrario, il desiderio di gravidanza prevale sui
timori e globalmente il 24% delle nostre pazienti giovani ha portato a termine una gravidanza dopo la
malattia.

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La Donna Il fascino della ginecologia moderna tra salute e sicurezza della donna: aggiornamenti e necessità

P2.22
- RUOLO DEL POWER DOPPLER 3D NELLA STADIAZIONE PRE-OPERATORIA DEL
CARCINOMA ENDOMETRIALE -
LACERENZA LOREDANA*[3], CARINGELLA ANNA MARIA[3], GAETANI MARIA[3], TROYANO LUQUE
JUAN MARIO[4], TRUJILLO CARRILLO JOSÉ LUIS [4], PADILLA PÉREZ ANA ISABEL[4], DI NARO
EDOARDO[3]

- [3]II UNITÀ OPERATIVA GIN.E OST. POLICLINICO DIRETTORE PROF. LOVERRO ~ BARI - [4]
GIN.E OST.
OSPEDALE UNIVERSITARIO DE CANARIAS ~ LA LAGUNA, SPAGNA

L’obiettivo del nostro studio è stato stabilire una stadiazione preoperatoria del carcinoma endometriale
attraverso l’ecografia 3D e il power-Doppler 3D, correlando gli indici di vascolarizzazione e i diversi fattori
istoprognostici.
Sono state arruolate 69 pazienti con diagnosi di carcinoma endometriale. Tutte le pazienti sono state pre-
operatoriamente valutate con ecografia 3D e sottoposte a biopsia endometriale al fine di ottenere una
conferma istologica. In tutti i casi è stata valutata la vascolarizzazione attraverso il Power Doppler 3D e con
la funzione “istogramma” del Vocal sono stati ottenuti i tre indici: VI (indice di vascolarizzazione) FI (indice di
flusso) VFI (indice di vascolarizzazione-flusso).
Risultati ecografici:
La mediana del volume dei 69 casi di carcinoma endometriale è stata 6 ml (1,6-93,1);
VI = 8,5 (0,2-65,20)
FI = 29,284 (0,12-46.71)
VFI = 2,31 (0,01 - 25,66)
Risultati istologici:
Sono stati riscontrati:
53 casi (76,8%) di carcinoma endometrioide e 16 casi (23,2%) con istotipo speciale;
37 casi (53,6%) con Grading (G)1, 16 casi (23,2%) G2 e 16 casi (23,2%) G3;
48 casi (69,6%) hanno presentato un’invasione del miometrio inferiore al 50%;
42 pazienti (60,8%) hanno presentato una stadiazione Ia e 27 pazienti (39%) IB o stadi superiori;
9 casi (13%) hanno mostrato un’invasione dello spazio linfovascolare.

1 - Lo studio power-Doppler 3D permette di studiare in maniera non invasiva la vascolarizzazione


dell’endometrio e del carcinoma endometriale.
2 - Esiste una correlazione statisticamente significativa tra tutti i fattori istoprognostici ed il volume, che
dimostra così la sua utilità nella valutazione preoperatoria del carcinoma endometriale
3 - Il volume è il parametro che si correla meglio con il grado di differenziazione, con l’invasione cervicale e
con l’invasione dello spazio linfovascolare
4 - Il FI è un parametro che meglio si correla con i tumori poco differenziali e con invasione del miometrio
superiore del 50%
5 - Per lo stadio tumorale il parametro più affidabile è l’indice di vascolarizzazione (VI) mentre per l’invasione
miometriale l’indice di vascolarizzazione-flusso (VFI) è il parametro più specifico.

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La Donna Il fascino della ginecologia moderna tra salute e sicurezza della donna: aggiornamenti e necessità

Poster - Medicina materno-fetale

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P3.1
- LE OPINIONI DELLE DONEE SULLA MODALITA’ DEL PARTO -
MONARI FRANCESCA*[1], BASEVI VITTORIO[2], FACCHINETTI FABIO[1]

- [1]DIPARTIMENTO MATERNO INFANTILE, UNIVERSITÀ DI MODENA ~ MODENA - [2]


CENTRO DI VALUTAZIONE
DELL’EFFICACIA DELLE CURE SANITARIE - CEVEAS, AUSL MODENA ~ MODENA

Il crescente tasso di tagli cesarei (TC) è un problema in molti paesi, specialmente in Italia. Ad aumentare tale
tasso contribuiscono diversi fattori, come le opinioni delle donne e le attitudini dei professionisti. Determinare
le opinioni delle donne italiane circa la preferenza sulla modalità del parto, e identificare i fattori associati ad
essa.
Studio prospettico di coorte osservazionale effettuato tramite interviste faccia a faccia. Donne italiane alla
35-37 settimane di gestazione, con gravidanza singola, sono state arruolate al momento della prima visita
nel nostro centro. Le interviste, di circa 20 minuti l’una, sono state effettuate, dopo consenso informato, da
febbraio a settembre 2009, da una unica intervistatrice, opportunamente addestrata. Il questionario era
anonimo e opportunamente tradotto da una Survey Australiana(Women's preference for a cesarean section:
incidence and associated factors). Per l’analisi statistica è stata utilizzato SPSS 18.
Il questionario è stato compilato da 350 donne consecutivamente. Due terzi delle donne hanno riferito di
aver avuto problemi in gravidanza soprattutto minacce d'aborto/di parto pretermine (13,7%) e il 57,7% delle
donne ha assunto farmaci in gravidanza. Le multipare (M) (152) hanno riportato di aver avuto un’esperienza
negativa nel 17,6% di quelle che hanno partorito spontaneamente e nel 43,8% di quelle sottoposte a TC in
travaglio (p = 0,001). La fonte più autorevole di informazione differenziata in funzione dell’ istruzione e della
parità è riportata in Tabella 1. Il TC è la modalità preferita del parto nel 18,3% delle donne (N = nullipare 9%,
M = 30,3%) e le N che si affidano ai professionisti preferiscono meno il TC (7,8%) rispetto alle donne che
ottengono le informazioni fai-da-te (11,6%). Inoltre, quelle che partecipano ai corsi preparto preferiscono
significativamente meno il TC (5,5%).
Questa survey evidenzia che le donne hanno una percezione di inadeguatezza al parto e che soprattutto le
più anziane e quelle che svolgono esami prenatali invasivi sono più orientate verso un TC, mentre i corsi
preparto rappresentano un elemento di protezione contro il TC. I Professionisti occupano poco tempo nel
parlare con le pazienti della modalità del parto, quindi mancano di credibilità a tal punto che esse consultano
frequentemente i bloogs su internet, invece occupano la maggior parte del tempo ad affrontare il tema
"gravidanza" fino arrivare al punto che 2/3 delle donne stesse hanno una rappresentazione di se stesse
come "gravide patologiche".

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La Donna Il fascino della ginecologia moderna tra salute e sicurezza della donna: aggiornamenti e necessità

P3.2
- EPISIOTOMIA SELETTIVA E PREVENZIONE DELLE LACERAZIONI PERINEALI
NEL PARTO SPONTANEO: UN’ANALISI RETROSPETTIVA. -
LAGANÀ ANTONIO SIMONE*[1], STURLESE EMANUELE[1], RETTO GIOVANNI[1], RETTO ANNALISA[1],
DE DOMINICI ROSANNA[1]

- [1]A.O.U. "GAETANO MARTINO" - UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI MESSINA D ~ MESSINA

Verificare se in caso di parto spontaneo il ricorso alla tecnica episiotomica selettiva possa permettere una
riduzione del numero delle lacerazioni e della loro gravità, nonché compiere un’analisi della sede delle
lacerazioni stesse.
Materiali:
L’analisi retrospettiva dei dati è stata eseguita su un campione di 382 parti spontanei, nell’arco temporale di
12 mesi, verificatisi presso l’A.O.U. “G. Martino” (Messina). Tale analisi è stata resa possibile dai dati
ottenuti dal database delle nostre cartelle cliniche.

Metodo:
Dalla coorte di studio sono stati prima di tutto divisi i parti spontanei senza episiotomia da quelli con
episiotomia; successivamente all’interno del gruppo dei parti spontanei con episiotomia sono stati divisi
ulteriormente quelli in cui si è effettuata una tecnica episiotomica con incisione paramediana e quelli con
incisione medio laterale (Tab. I).
Successivamente è stata analizzata l’incidenza delle lacerazioni sia nel parto spontaneo senza episiotomia,
che nel parto spontaneo con episiotomia (Tab. II), suddividendo le varie lacerazioni a secondo della gravità
(lieve, I e II grado. Tab. III) e della sede (Vaginali, Vagino-Perineali, Forchetta, Parauretrali. Tab. IV).
Le lacerazioni, nel campione trattato con episiotomia, risultano notevolmente ridotte (24,86%) rispetto al
campione non trattato (65,99%).
Dal confronto analitico dei dati percentuali relativi alla gravità ed alla sede delle lacerazioni associate al
campione trattato con episiotomia rispetto al campione non trattato, risulta:
- un incremento delle lacerazioni Lievi (+9,67%) ed un decremento di quelle di I° Grado (-4,52%) e di II°
Grado (-5,15%);
- un incremento per la sede vaginale (+13,28%) e la sede parauretrale (+2,81%), mentre si ha un
decremento per la sede vagino-perineale (-5,18%) e per la sede forchetta (-10,90%).
Quando, in fase di pre-ospedalizzazione, si esegue un’anamnesi accurata per ricerca di patologie pregresse,
seguita da adeguata assistenza al parto spontaneo, il ricorso all’episiotomia selettiva, giustificata dal giudizio
clinico, può diminuire il numero e la gravità delle lacerazioni.

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P3.3
- RAPPORTO TRA BODY MASS INDEX (BMI) E MODALITA’ DI ESPLETAMENTO
DEL PARTO NELLE PRIMIPARE -
GULINO FERDINANDO ANTONIO*[1], GENOVESE FORTUNATO[2], RAPISARDA VINCENZO[2],
GIUFFRIDA ELEONORA[1], RUBBINO GABRIELLA[1], VALENTI ORIANA[1], COCO LUANA[2], PALUMBO
MARCO ANTONIO[1]

- [1]CENTRO DI FISIOPATOLOGIA DELLA RIPRODUZIONE - DIPARTIMENTO DI CHIRURGIA - SEZIONE DI


[2]
OSTETRICIA E GINECOLOGIA - OSPEDALE S. BAMBINO - UNIVERSITÀ DI CATANIA ~ CATANIA - PATOLOGIA
OSTETRICA E GINECOLOGICA - DIPARTIMENTO DI CHIRURGIA - SEZIONE DI OSTETRICIA E GINECOLOGIA -
OSPEDALE S. BAMBINO - UNIVERSITÀ DI CATANIA ~ CATANIA

Valutare il ruolo del BMI in relazione alla modalità di espletamento del parto in pazienti primipare.
L’aumentata prevalenza di sovrappeso ed obesità nelle donne in età riproduttiva costituisce un problema di
sanità pubblica. La valutazione del BMI nel periodo preconcezionale identifica le donne che in gravidanza
hanno un rischio addizionale legato alle alterazioni dei parametri metabolici: l’obesità, se insufficientemente
compensata, ha la capacità di compromettere il benessere materno e fetale, con effetti a breve e a lungo
termine.
Studio retrospettivo, eseguito attraverso la revisione delle cartelle cliniche su un campione di 492 pazienti
primigravide che hanno partorito presso l’Ospedale S. Bambino di Catania, nell’anno 2011.Unico criterio di
esclusione nella selezione del campione è stato la gravidanza multipla. E’ stato considerato il BMI
pregravidanza, l’aumento ponderale in gravidanza e la modalità di espletamento del parto.
Del campione considerato 210 pazienti sono andate incontro a parto spontaneo(Gruppo 1) e 282 pazienti a
taglio cesareo(Gruppo 2).La pazienti del Gruppo 1 avevano un’età media di 26,49±5,93 anni, un’altezza
media di 1,63 m ed un peso di 59,27±11,97 kg, con un BMI medio di 22,07±3,93.L’aumento di peso in
gravidanza è stato in media di 14,25±5,09 kg ed hanno partorito in media alla 39sett+4gg.Le pazienti del
Gruppo 2 avevano un’età media di 29,01±6 anni, un’altezza media di 1,62 m ed un peso di 61,43±11,99 kg,
con un BMI medio di 23,29±4,52.L’aumento di peso in gravidanza è stato in media di 14,7±9,1 kg ed hanno
partorito in media alla 39sett+2gg.La differenza di peso e, conseguentemente, la differenza di BMI calcolato
in epoca preconcezionale nelle pazienti del Gruppo 2 rispetto al Gruppo 1 è risultata statisticamente
significativa al Test T di Student (p<0.05).
E’ già stata documentata in letteratura una correlazione tra il BMI pregravidico e l’insorgenza di patologie
quali diabete,ipertensione,parto pretermine,alterazioni nel peso neonatale. Questi sono tutti fattori che
influiscono sulla modalità di espletamento del parto. Lo studio condotto dimostra come il BMI pregravidico si
correli positivamente con una maggiore probabilità di espletamento del parto mediante taglio cesareo. Un
elevato BMI pregravidico si associa inoltre ad un maggiore incremento ponderale nel corso della gravidanza.
Il riscontro di un BMI elevato al momento del concepimento deve quindi essere considerato un fattore di
rischio primario,tale da rendere necessaria l’applicazione di misure adeguate di assistenza sanitaria.

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P3.4
- INFLUENZA DELL’ATTIVITA’ LIBERO PROFESIONALE SULLA MODALITÀ DI
PARTO -
SERAVALLI VIOLA[2], CORDISCO ADALGISA[2], IANNUZZI LAURA[2], LA TORRE PASQUALE[2],
BANCHELLI IRENE[2], DI TOMMASO MARIAROSARIA*[2]

- [2]AOU CAREGGI. DIP.TO SCIENZA PER LA SALUTE DELLA DONNA E DEL BAMBINO, UNIVERSITÀ DI FIRENZE
~ FIRENZE

Lo scopo dello studio è determinare se l’attività libero professionale in ambito ostetrico svolta all’interno di un
ospedale pubblico influenza la modalità di parto.
Nel corso dell’anno 2010 (Gennaio -Dicembre) si sono verificati tremila parti. Questi sono stati classificati in
due gruppi a seconda che siano stati effettuati nell’ambito dell’attività libero professionale (A) o in ambito
pubblico (B). Gli stessi medici ostetrici hanno svolto l’attività nel settore pubblico e privato. In entrambi i
gruppi è stata valutata la modalità di parto e i tagli cesarei (TC) sono stati classificati secondo i criteri di
Robson. La quota di TC è stata confrontata tra i due gruppi utilizzando il test Chi-quadro, controllando per
fattori confondenti quali età e classe sociale.
Nel gruppo A si sono verificati 81 parti e nel gruppo B 2919. I due gruppi erano simili per composizione.
L’incidenza di TC è stata del 53% (43 casi) nel gruppo A e 30% (870 casi) nel gruppo B (p<0.05 OR: 2.67).
Applicando la classificazione di Robson, il gruppo A presentava una maggiore incidenza di TC di classe 1
(nullipare, feto singolo cefalico >/= 37 settimane, in travaglio spontaneo; OR 3.16, p<0.05), di classe 2
(nullipare, feto singolo cefalico >/=37 settimane, in travaglio indotto o TC prima dell’isorgenza del travaglio;
OR 14.10, p<0.005) e di classe 4 (multipare, escluso pregresso TC, feto singolo cefalico >/=37 settimane, in
travaglio indotto o TC prima dell’isorgenza del travaglio; OR 13.24, p<0.01) rispetto al gruppo B. Per le altre
classi non è stata riscontrata una differenza significativa tra i gruppi.
L’attività privata in ostetricia influenza la modalità di parto. Il confronto tra i due gruppi in esame ha
evidenziato che la maggiore incidenza di TC in nullipare a termine con feto singolo cefalico, in travaglio
spontaneo o indotto o fuori travaglio (classi 1 e 2 di Robson) e in multipare a termine con feto singolo
cefalico, con travaglio indotto o fuori travaglio (class 4) è attribuibile allo svolgimento dell’attività libero
professionale in ambito ostetrico.

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P3.6
- FISTOLA ENTERO-UTERINA: ECCEZIONALE COMPLICANZA DI TAGLIO
CESAREO IN UN OSPEDALE CONGOLESE -
MIBI KAKISINGI JOSEPH[3], ZACCHÈ GABRIO*[2], ZACCHÈ MARTINO MARIA[2]

- [2]OSPEDALE "CARLO POMA" ~ MANTOVA - [3]CENTRO MEDICO SAN VINCENZO ~ BUKAVU (R.D.CONGO)

La letteratura non riporta alcun caso di fistola entero-uterina complicante il taglio cesareo. L’eccezionale
evento è giunto alla nostra osservazione presso il Centro Medico San Vincenzo (Bukavu, R.D. Congo).
Case report
Una donna congolese di 40 anni, gravida 6 para 5, viene sottoposta a taglio cesareo in un piccolo ospedale
rurale poco attrezzato del Sud Kivu (R.D.Congo) a termine di gravidanza, per copiosa emorragia dopo
violenza sessuale. Il taglio cesareo si complica con un’importante sanguinamento, che obbliga (?)
l’operatore a lasciare in sede due pezze laparotomiche per esercitare una compressione meccanica a scopo
emostatico. Dopo 15 giorni compaiono perdite vaginali maleodoranti e dolori sovrapubici per cui la puerpera
viene sottoposta a due curettage nel sospetto di endometrite da ritenzione di tessuto coriale. Persistendo e
aggravandosi la sintomatologia, con dimagrimento e anemizzazione in assenza di febbre, dopo 90 giorni la
donna giunge alla nostra osservazione. L’addome risulta dolente alla palpazione profonda dei quadranti
inferiori con Blumberg negativo. La visita ginecologica evidenzia massa di circa 15 cm in fossa iliaca sinistra
aderente alla parete addominale. L’ecografia transaddominale visualizza una formazione disomogenea ipo-
iperecogena a contorni irregolari in sede retrouterina, che si prolunga in fossa iliaca sinistra. Si esegue
laparotomia a scopo esplorativo. Dopo cauta lisi digitale di numerose aderenze entero-parietali ed entero-
genitali, si repertano le due pezze laparotomiche che vengono rimosse. Lisata un’ampia aderenza entero-
uterina a livello del fondo, si manifesta ampio tramite fistoloso tra digiuno e cavità uterina. Si procede, quindi,
a resezione dell’ansa intestinale lesionata e a sutura termino-terminale, seguita da escissione dei margini
necrotici dell’ampia soluzione di continuo uterina, con miorrafia in duplice strato. Abbondanti lavaggi,
posizionamento di drenaggio nel Douglas e sutura a strati della parete; successivo trattamento antibiotico
con metronidazolo ed ampicillina. La paziente viene dimessa in 5^ giornata canalizzata e in buone condizioni
generali.
L’eccezionale complicanza post cesareo qui riportata, resa possibile dai limiti chirurgici di un piccolo
ospedale rurale di un Paese in via di sviluppo, non trova altri riscontri. I pochi casi di fistole entero-uterine
segnalati in letteratura sono secondari ad interruzioni di gravidanza insicure, a morbo di Crohn, a neoplasie
dell’intestino tenue ed eccezionalmente uterine.

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P3.7
- TABAGISMO IN GRAVIDANZA E OUTCOME OSTETRICO: UN’ANALISI
MONOCENTRICA SU OLTRE 12.000 PAZIENTI -
MARCHITELLI GIULIA*[1], LAZZARINI CHIARA[1], PIAZZA NICOLETTA[1], MAURI SILVIA[1], DI DEDDA
MARIA CARMELA[1]

- [1]UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DELL'INSUBRIA VARESE ~ VARESE

Fumare in gravidanza rappresenta un importante problema di salute pubblica ed é correlato a diversi


outcomes ostetrici sfavorevoli; manca tuttavia in letteratura un dato epidemiologico sul fumo di sigaretta in
gravidanza tra la popolazione italiana.Questo lavoro propone di analizzare l’abitudine al consumo di tabacco
nella nostra popolazione e di determinarne l’effetto sugli esiti ostetrici.
I dati analizzati sono stati raccolti consultando databases dell'attività di sala parto,compilati in modo
prospettico,contenenti dati anagrafici,anamnestici ed ostetrici di tutte le pazienti che hanno partorito presso
la Clinica ostetrico-ginecologica dell’Università dell’Insubria di Varese dal 1 gennaio 2005 al 31 dicembre
2011.Sono state incluse nel gruppo delle pazienti non fumatrici le donne che avevano dichiarato di aver
sospeso il consumo di tabacco alla diagnosi di gravidanza. Sono stati considerati i seguenti esiti ostetrici:
SGA nei nati dopo le 37 settimane gestazionali(peso alla nascita<10°percentile per epoca
gestazionale),parto pretermine,PROM pretermine,modalità di parto.

Dall’analisi effettuata su 12450 pazienti che hanno partorito tra il 2005 e il 2011 la percentuale di fumatrici
risulta del 7.5%. Considerando solo le pazienti che hanno partorito a termine di gravidanza (n=11076), le
fumatrici rappresentano il 7.3%(n=824).
E’stata riscontrata una differenza statisticamente significativa tra la percentuale di SGA nel gruppo delle
fumatrici rispetto a quello delle non fumatrici (9.9% vs. 7.2%, OR 1.4; 95% CI 1.10 - 1.78; p = 0.005). Non è
stata riscontrata alcuna differenza nella percentuale di parti pretermine e nelle PROM pretermine.
Analizzando la popolazione di donne che hanno partorito nel 2011 è emerso che il 10% fumava al momento
del concepimento (181 su 1796);di queste il 34.2% ha dichiarato di aver smesso di fumare al momento della
diagnosi di gravidanza.Delle pazienti che hanno fumato per tutto il corso della gravidanza(6.6%),il 94.1% ha
dichiarato di fumare meno di 10 sigarette,il 5% ha fumato tra 10 e 20 sigarette mentre solo lo 0.8% fumava
più di 20 sigarette.

Nella nostra realtà circa 1 donna su 10 é fumatrice al momento del concepimento e di queste 2 su 3
proseguiranno in gravidanza.Questo studio conferma un’associazione significativa tra il fumo in gravidanza e
il neonato SGA.Poiché il fumo di sigaretta è un fattore di rischio che può essere rimosso attraverso adeguati
interventi,è importante che l'ostetrico sia sensibilizzato ad eseguire adeguato couselling alla paziente per
favorirne la dismissione da fumo di sigaretta.

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La Donna Il fascino della ginecologia moderna tra salute e sicurezza della donna: aggiornamenti e necessità

P3.8
- ANOMALIE CLINICHE E PARTOGRAFICHE IN CORSO DI ANALGESIA
PERIDURALE. -
GRIGNAFFINI ALESSANDRO[1], ROSA GIULIA[1], LAURIOLA ILARIA*[1], OPPIMITTI JUSTINE[1]

- [1] ~ PARMA

Lo scopo di questo studio è stato la valutazione dell’effetto dell’analgesia peridurale sulla cronologia del
parto, attraverso l’analisi del partogramma.
Lo studio ha interessato 409 pazienti che hanno partorito con l’analgesia peridurale presso la clinica
Ostetrico-ginecologica dell’università di Parma. I risultati sono stati poi confrontati con quelli ottenuti da un
analogo numero di pazienti che avevano partorito, nello stesso periodo considerato, senza far ricorso
all’analgesia (gruppo controllo).
Sono stati esaminati i tempi di ogni stadio del travaglio in relazione al grado di dilatazione cervicale al
momento d’inizio dell’analgesia e la modalità del parto (taglio cesareo, parto operativo vaginale,
secondamento manuale). È stata fatta anche una valutazione dell’indice di Apgar e del pH neonatale sul
sangue cordonale.

I risultati da noi ottenuti hanno dimostrato come la durata media del travaglio in pazienti in cui si è effettuata
l’analgesia peridurale è risultata di 6,20 h nel periodo dilatante, 0,54 h nel periodo espulsivo e 0,15h nel
secondamento. La durata media nel gruppo di controllo è stata rispettivamente di 5,49 h nel periodo
dilatante, 0,36 h nel periodo espulsivo e 0,13 h nel secondamento. L’incidenza di parti distocici, nelle
pazienti che effettuano l’analgesia, è complessivamente del 31%: in 58 casi si è dovuti ricorrere al taglio
cesareo urgente, in 61 casi all’ applicazione di ventosa ostetrica, in un caso all’uso del forcipe.
I parti operativi vaginali sono il 15%, mentre la percentuale di parti operativi vaginali non supera il 7% nel
gruppo di controllo. Infine in 7 pazienti si è reso necessario il secondamento manuale.

Il confronto tra i dati del campione studiato ha generato la conclusione che questa metodica può influenzare
decisamente la modalità di espletamento del parto e la durata delle prime due fasi del travaglio. I tempi medi
del secondamento sembrano invece essere sovrapponibili in entrambi i gruppi di pazienti.
La partoanalgesia è risultata non avere influenza significativa sull’outcome neonatale.

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La Donna Il fascino della ginecologia moderna tra salute e sicurezza della donna: aggiornamenti e necessità

P3.9
- EDEMA POLMONARE ACUTO E SCOMPENSO CARDIACO CONGESTIZIO
BIVENTRICOLARE IN PAZIENTE CON GRAVIDANZA GEMELLARE AFFETTA DA
TIREOTOSSICOSI: CASO CLINICO E ANALISI DELLA LETTERATURA -
BREDA ELISA*[1], CODROMA ANNA[1], D'ANTONA DONATO[1], ZAMBON ALESSANDRA[2], NARDELLI
GIOVANNI BATTISTA[1]

- [1]DIPARTIMENTO DI SALUTE DELLA DONNA E DEL BAMBINO, CLINICA GINECOLOGIA E OSTETRICA,


DELL'UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI PADOVA ~ PADOVA - [2]DIPARTIMENTO DI SALUTE DELLA DONNA E DEL
BAMBINO, CLINICA GINECOLOGIA E OSTETRICA, AZIENDA OSPEDALIERA DI

PADOVA ~ PADOVA

riportare un caso di edema polmonare acuto e scompenso cardiaco congestizio bi-ventricolare in una donna
con gravidanza gemellare bicoriale-biamniotica alla 35^ settimana di gestazione affetta da ipertiroidismo non
trattato.
descriviamo il caso di una paziente di 24 anni, primigravida, affetta da ipertiroidismo non trattato, con
gravidanza gemellare bicoriale-biamniotica che giunge alla nostra attenzione a 23 settimane di gravidanza
senza aver eseguito alcun accertamento. A 25 settimane di gestazione, in seguito a consulenza
endocrinologica inizia terapia con propiltiouracile, ma alla 35^ settimana la paziente si presenta alla visita di
controllo dispnoica, tachicardica, in ritmo sinusale con edema generalizzato ed ipertensione. La paziente
viene immediatamente ricoverata e sottoposta a taglio cesareo emergente per edema polmonare acuto. Nel
post-partum viene inviata in rianimazione dove, mediante l’esecuzione di una radiografia del torace, viene
fatta diagnosi di scompenso cardiaco congestizio bi-ventricolare. L’ecocardiogramma ha evidenziato
dilatazione atrio-ventricolare bilaterale con frazione di eiezione del ventricolo sinistro del 32%.
L’elettrocardiogramma non ha riscontrato patologia ischemica e gli enzimi cardiaci sono risultati nella norma.
La funzionalità tiroidea ha confermato un quadro di ipertiroidismo franco.
la paziente è stata trattata con propiltiouracile per correggere l’ipertiroidismo, con beta-bloccanti, diuretici e
ace-inibitori per lo scompenso cardiaco ed è stata dimessa in ventesima giornata con miglioramento delle
condizioni cliniche, della funzionalità cardiaca e rientro nella norma degli ormoni tiroidei.
questo caso evidenzia come l’ipertiroidismo non trattato possa comportare gravi rischi per la vita della
paziente e per la prosecuzione della gravidanza arrivando a provocare quadri di edema polmonare acuto da
scompenso cardiaco congestizio in donne gravide anche senza storia di patologia cardiaca.

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La Donna Il fascino della ginecologia moderna tra salute e sicurezza della donna: aggiornamenti e necessità

P3.10
- VALUTAZIONE DEGLI ESITI MATERNO-FETALI NELLE ALTERAZIONI DEL
METABOLISMO GLUCIDICO IN GRAVIDANZA PRIMA E DOPO L'INTRODUZIONE DI
UN PROTOCOLLO STANDARDIZZATO PER LA LORO GESTIONE -
CITOSSI ALESSANDRA*[1], LONDERO AMBROGIO PIETRO[1], GANZITTI LAURA[1], TOMMASINI
MARGHERITA[1], FRUSCALZO ARRIGO[2], BIASIOLI ANNA[1], BERTOZZI SERENA[3], DRIUL LORENZA[1],
MARCHESONI DIEGO[1]

- [1]CLINICA DI GINECOLOGIA ED OSTETRICIA, AOU «SM DELLA MISERICORDIA» ~ UDINE - [2]KLINIKUM


[3]
IBBENBÜREN ~ IBBENBÜREN (GERMANIA) - DIPARTIMENTO DI CHIRURGIA, AOU «SM DELLA
MISERICORDIA» ~ UDINE

L'obiettivo di questo studio è quello di valutare le modifiche sugli outcome materno-fetali dopo l’introduzione
di un protocollo strutturato multidisciplinare per il management delle alterazioni del metabolismo glucidico in
gravidanza.
Abbiamo considerato nello studio tutte le pazienti che hanno partorito presso la nostra Clinica dal 2001 al
2009. In questo periodo lo screening per il diabete gestazionale veniva effettuato in due tempi (OGCT 50g
ed eventuale OGTT 100g). Sono state incluse nello studio le donne non affette (controlli) e quelle con
diagnosi di diabete pre-gestazionale (pre-GDM), intolleranza glucidica (IGT) e diabete gestazionale (GDM).
Prima dell'introduzione del protocollo comune, le gravide con diagnosi di alterazioni del metabolismo
glucidico venivano gestite esclusivamente dal medico responsabile dell’ambulatorio cui la donna afferiva. In
seguito all'introduzione del protocollo tutte le pazienti con qualsiasi grado di alterazione del metabolismo
glucidico venivano indirizzate per la visita ostetrica nell'ambulatorio di Gravidanza a Rischio e
successivamente ad una valutazione diabetologica. È stata inoltre standardizzata la gestione in prossimità
del parto: a) GDM o IGT non insulino dipendente: induzione di travaglio di parto a 40 settimane gestazionali;
b) pre-GDM, GDM o IGT insulino dipendente, cattivo compenso glicemico, accelerata crescita fetale o IUGR:
induzione di travaglio di parto a 38 settimane gestazionali; c) nei casi di sospetta macrosomia: taglio cesareo
elettivo. L'analisi statistica è stata effettuata mediante R (versione 2.13.2). È stata considerata significativa
una p<0.05.
Nel periodo considerato diabeti pregestazionali, gestazionali ed intolleranze glucidiche presentavano una
incidenza annua significativamente in aumento tra la popolazione ostetrica (p<0.05). Dopo l'introduzione del
protocollo tra le pazienti diabetiche è diminuita significativamente l'incidenza di feti grandi per epoca
gestazionale, è migliorato il controllo metabolico (valutazione dell’emoglobina glicata) e sono diminuiti i
ricoveri dei neonati in terapia intensiva neonatale (p<0.05).
La sensibilizzazione dei medici e delle pazienti verso questa patologia ha permesso di migliorare lo
screening portando ad una maggiore prevalenza di diagnosi e al trattamento integrato. L’introduzione di un
protocollo multidisciplinare che coinvolge tutte le figure atte a trattare questa complicanza ha permesso un
migliore controllo metabolico e la riduzione degli esiti fetali avversi.

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La Donna Il fascino della ginecologia moderna tra salute e sicurezza della donna: aggiornamenti e necessità

P3.11
- OBESITA’, DIABETE E MACROSOMIA FETALE. -
LOCCI MARIAVITTORIA[1], IAZZETTA RAFFAELLA*[1], MIRANDA MARILENA[1], SALZANO EMILIA[1],
IMPROTA FEDERICA[1], NAZZARO GIOVANNI[1], DE PLACIDO GIUSEPPE[1]

- [1]UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI NAPOLI FEDERICO II ~ NAPOLI

Scopo dello studio è valutare nelle pazienti con diabete gestazionale la relazione tra peso materno, modalità
del trattamento per il controllo glicemico e outcomes della gravidanza.
Abbiamo condotto uno studio osservazionale da gennaio 2009 a dicembre 2011 su 80 pazienti. Le pazienti
sono state selezionate in base a: buone condizioni di salute, gravidanza singola, I gravide, con diagnosi di
diabete gestazionale dopo OGTT con 75 gr di glucosio eseguito entro la 28° settimana di amenorrea,
secondo le raccomandazioni delle nuove linee guida per lo screening e la diagnosi del diabete gestazionale
(GDM). Le pazienti sono state divise in 2 gruppi in base alla modalità di trattamento (Gruppo A: dieta
ipoglicidica; Gruppo B: dieta ipoglicidica ed insulina) e al BMI (normopeso:18<BMI<25;
sovrappeso/obese:BMI>25). Nel Gruppo A, sono state inserite 25 pazienti normopeso (Gruppo A1) e 15
pazienti obese e/o soprappeso (Gruppo A2). Nel Gruppo B, distinguiamo 7 pazienti normopeso (Gruppo B1)
e 33 pazienti soprappeso/obese (Gruppo B2).
Il diabetologo ha valutato il raggiungimento del compenso glicemico. Una restrizione calorica è stata
prescritta alle pazienti soprappeso/obese (25Kcal/Kg) e alle pazienti normopeso (35Kcal/Kg). La compliance
dietetica è stata valutata sulla base di una visita clinica settimanale.
Le pazienti che non hanno raggiunto un adeguato compenso glicemico con la sola dieta ipoglicidica, hanno
iniziato la terapia insulinica entro due settimane dal fallimento dietetico.
Le pazienti hanno monitorato la glicemia 7 volte al giorno.
Abbiamo utilizzato il test del chi-quadro per confrontare l’incidenza di macrosomia fetale nei due gruppi di
studio.

Nel gruppo A, le pazienti soprappeso/obese hanno mostrato un rischio circa 3 volte maggiore di macrosomia
rispetto alle pazienti normopeso con p 0.0022 (gruppo A2: 73% VS gruppo A1: 24%). Nel gruppo B, le
pazienti soprappeso/obese hanno mostrato la stessa incidenza di macrosomia delle pazienti normopeso
(gruppo B1: 24% VS gruppo B2: 28%).
Le pazienti soprappeso/obese con GDM trattate con insulina in compenso glicemico, presentano lo stesso
rischio di macrosomia fetale rispetto donne normopeso con GDM trattate con insulina. Al contrario le pazienti
soprappeso/obese con GDM che non ricevono insulina hanno outcome peggiore (macrosomia) rispetto alle
pazienti normopeso con GDM che non ricevono insulina.
Dallo studio è emerso che l’ obesità, da sola, è un fattore di rischio per outcomes avversi in gravidanza.
Sono tuttavia necessari nuovi studi per un’ esatta quantificazione di tali correlazioni.

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La Donna Il fascino della ginecologia moderna tra salute e sicurezza della donna: aggiornamenti e necessità

P3.12
- EFFETTI DEL BETAMETASONE SULLA GLICEMIA MATERNA IN DONNE GRAVIDE
DIABETICHE A RISCHIO DI PARTO PRETERMINE. NOSTRA ESPERIENZA. -
SALZANO EMILIA*[1], NAZZARO GIOVANNI[1], MIRANDA MARILENA[1], VACCARELLA MARIA[1], LOCCI
MARIAVITTORIA[1], DE PLACIDO GIUSEPPE[1]

- [1]UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI NAPOLI FEDERICO II ~ NAPOLI

L’iperglicemia può determinare un peggioramento del controllo glicometabolico in pazienti già note per
diabete mellito o con quadri subclinici di intolleranza al glucosio. In donne gravide diabetiche, l’iperglicemia
indotta dal betametasone non è adeguatamente conosciuta. Abbiamo confrontato l’iperglicemia indotta dal
betametasone in donne gravide in buona salute e con diabete gestazionale e diabete mellito tipo 2.

84 donne gravide volontarie con diagnosi di parto pretermine hanno ricevuto terapia con betametasone
(12mg i.m. ripetute dopo 24 ore). Sono state divise in 4 gruppi da 21 pazienti. Gruppo A: donne in buona
salute; Gruppo B: donne con diagnosi di diabete gestazionale in trattamento con sola dieta; Gruppo C:
donne con diagnosi di diabete gestazionale in trattamento dietetico e insulinico; Gruppo D: donne con
diagnosi di diabete mellito tipo 2 in restrizione dietetica (n.11) e in trattemento insulinico e dietetico (n.10).
Tutte le donne hanno effettuato un profilo glicemico, attraverso la misurazione della glicemia con gluco-stick
prima e 2 ore dopo i pasti principali durante i 5 giorni di ospedalizzazione. I risultati sono stati esaminati con
lo Student't test.

Le pazienti del gruppo A non hanno mostrato significative variazioni del livello glicemico. Nel gruppo B, in 4
paziente è stato necessario aggiungere de novo un trattamento con insulina, mentre il dosaggio abituale di
insulina è stato aumentato dal 36% al 74% nelle paziente del gruppo C e D per mantenere livelli di glicemia
tra 92 mg/dL e 126 mg/dL.
I cambiamenti più significativi si sono verificati dopo 2-4 giorni dalla somministrazione del betametasone.

L’iperglicemia indotta dal betametasone è maggiore in pazienti con diagnosi di diabete gestazionale o
diabete mellito tipo 2 che ricevono insulina e dovrebbe essere somministrato solo in regime di ricovero per
un corretto monitoraggio delle condizioni materno-fetali.
Il ginecologo deve essere sensibilizzato a tale problematica ricordando che la terapia con corticosteroidi in
pazienti con diabete conclamato o con intolleranza al glucosio (e quindi a maggiore rischio di malattia) e
nelle pazienti non diabetiche che iniziano una terapia di lunga durata rappresenta uno step terapeutico
fondamentale, ma necessita di un monitoraggio che non può essere demandato all’ attività ambulatoriale e
domiciliare.

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P3.13
- LA GRAVIDANZA GEMELLARE. L'ESPERIENZA CLINICA DI UN AMBULATORIO
DEDICATO -
LIVA SARA*[1], CITOSSI ALESSANDRA[1], RINUNCINI DAVIDE[1], XODO SERENA[1], VERONESE
PAOLA[1], PONTELLO DAVID[1], MARCHESONI DIEGO[1]

- [1]AZIENDA OSPEDALIERO-UNIVERSITARIA S.M.MISERICORDIA - CLINICA OSTETRICIA E GINECOLOGIA ~


UDINE

La gravidanza gemellare è gravata da un aumentato rischio di complicanze ostetriche e perinatali in


particolar modo in caso di monocorialità. In considerazione del maggior rischio legato alla monocorialità è
indispensabile una corretta e repentina diagnosi di monocorialità e l’adozione di un adeguato protocollo di
gestione di queste gravidanza.
Abbiamo eseguito un’analisi retrospettiva dei casi di gravidanze gemellari afferiti presso l’Ambulatorio di
Gravidanze Gemellari da giugno 2010 a Dicembre 2011 nella Clinica Ostetrica di Udine.
I casi analizzati sono stati 56: il 62.% bicoriali (BC) e il 37.5% MC. Nel 57% dei casi si è verificato parto
pretermine e nel 21.4 % si è verificata rottura prematura delle membrane amniocoriali. Le complicanze fetali
sono rappresentate principalmente dal ritardo di crescita intrauterino (IUGR). Una discrepanza di crescita si
è verificata nel 26% dei casi: IUGR non selettivo nel 9% dei casi e selettivo (sIUGR) nel 18% dei casi.
Dei 68 neonati BC afferiti presso la Clinica Neonatologica , 7 casi di RDS, 1 decesso, 2 NEC e 1 IVH.
L’incidenza totale di sIUGR su 21 gravidanze MC è stata del 23.8 %: 2 sIUGR tipo I, 1 sIUGR tipo II e 2
sIUGR tipo III. L’incidenza di sindrome da trsfusione feto-fetale (TTTs) è stata del 9%. Nel gruppo dei 4
neonati complicati da sIUGR tipo I non si sono verificate complicanze post-natali. Nella gravidanza
complicata da sIUGR tipo II, trattata con clampaggio selettivo del cordone ombelicale del gemello sIUGR, il
gemello superstite ha sviluppato RDS severa ed IVH. Nei 4 neonati sIUGR di tipo III si sono verificate: 1
RDS grave, 2 RDS lieve, 2 IVH tipo II, 1 NEC, 2 retinopatie.
Nel gruppo dei 4 neonati con TTTS si è verificato un decesso post-natale per grave prematurità 2 RDS gravi,
IVH e NEC.
Nel restante gruppo (14 MC non complicate) sono nati vivi senza nessuna complicanza neonatale grave.

I risultati ottenuti dalla nostra analisi confermano i dati presenti in letteratura. Le complicanze neonatali
verificatesi nei gemelli BC sono attribuibili principalmente alla prematurità. Il peggior outcome neonatale
riguarda le gravidanze MC complicate (epoca gestazionale media alla nascita di 31 settimane). Le MC non
complicate non sono gravate da particolari complicanze neonatali.
La corretta gestione della gravidanza gemellare previene il rischio di parto prematuro e la diagnosi
tempestiva delle complicanze fetali, soprattutto dei gemelli monocoriali. Si rendono comunque necessari
ulteriori studi per un’ottimale pianificazione del parto, atta a ridurre al minimo gli esiti neonatali.

  246
La Donna Il fascino della ginecologia moderna tra salute e sicurezza della donna: aggiornamenti e necessità

P3.14
- PLACENTA PREVIA: ANALISI SI 363 CASI DAL 2004 AL 2010 -
GRIVON SARA[1], DI GIAMPAOLO FRANCESCA*[1], GIBBONE ELENA[1], POLAROLO GIULIA[1], DE FAZIO
ROBERTA[1], MAROZIO LUCA[1], BENEDETTO CHIARA[1]

- [1]DIPARTIMENTO DI OSTETRICIA E GINECOLOGIA, UNIVERSITÀ DI TORINO, OSPEDALE S.ANNA, TORINO ~


TORINO

Valutare l’incidenza di placenta previa nel periodo 2004-2010 e analizzare le caratteristiche delle donne con
questa condizione.
E’ stata condotta un’analisi retrospettiva su 58,742 donne che hanno partorito presso l’ospedale S. Anna di
Torino dal Gennaio 2004 al Dicembre 2010. Sono state analizzate le cartelle cliniche delle donne con
placenta previa per studiare le seguenti caratteristiche: età materna ed epoca gestazionale al parto, parità,
pregressa chirurgia sull’utero, gemellarità, procreazione medicalmente assistita, necessità di isterectomia
emostatica.
363 pazienti (0.61%) hanno presentato una placenta previa; l’incidenza è significativamente aumentata nel
corso del tempo (0.56% nel 2004, 0.77% nel 2010, p=0.05). L’aumento, che non risulta correlato con l’età
materna (stabile nel tempo, in media sui 35 anni), è particolarmente evidente tra le multipare (p=0.05), forse
a causa di una maggiore incidenza di pregressa chirurgia sull’utero. Infatti, l’incidenza di pregresse
isterotomie in pazienti con placenta previa è aumentata dal 14.28% nel 2004 al 21.67% nel 2010, così come
l’incidenza della procreazione medicalmente assistita (dal 4.1% al 13.3%) e della gravidanza gemellare (dal
2.0% al 6.7%) seppur non in maniera statisticamente significativa. Anche il numero di isterectomie
emostatiche è aumentato dal 2% al 6.6% nel periodo considerato e nel 61.1% di questi casi l’esame
istologico ha dimostrato la presenza di accretismo placentare.
L’incidenza di placenta previa è significativamente aumentata negli anni e tale incremento sembra correlato
alla pregressa chirurgia sull’utero, alla procreazione medicalmente assistita e alla gemellarità.

  247
La Donna Il fascino della ginecologia moderna tra salute e sicurezza della donna: aggiornamenti e necessità

P3.15
- IMPATTO DELLA TERAPIA CON EPARINA A BASSO PESO MOLECOLARE SULLA
PLACENTAZIONE IN PAZIENTE AFFETTA DA SINDROME DA ANTICORPI
ANTIFOSFOLIPIDI -
BORRELLI CHIARA*[1], PESCIO MARIA CAROLINA[1], BRISIGOTTI MARIA PIA[1], FULCHERI EZIO[1],
VENTURINI PIER LUIGI[1], GERBALDO DANIELA[1]

- [1]IRCCS ~ GENOVA

In questo case report si documenta l’impatto dell’utilizzo di eparina a basso peso molecolare (EBPM) sulla
gravidanza iniziale in paziente con anticorpi antifosfolipidi (aPL),attraverso l’esame istopatologico su
materiale abortivo.
Presso l’ambulatorio Ostetrico Ginecologico per le malattie autoimmuni del nostro Istituto è seguita una
paziente con mutazione eterozigote del fattore V di Leiden e aPL. In anamnesi,una interruzione volontaria di
gravidanza (IVG),un successivo aborto interno con revisione di cavità uterina alla XII settimana e una terza
gravidanza,durante la quale,alla visualizzazione della camera gestazionale intrauterina,veniva instaurata
terapia con clexane 2000,associata ad acido folico,omega3 e cardioaspirina (ASA) preconcezionali.
L’IVG,resasi necessaria alla VII settimana,ha consentito la comparazione dei tre campioni
istologici,caratterizzati da contesti clinici differenti: prima gravidanza in una situazione di trombofilia
congenita misconosciuta,seconda aggravata da positività agli aPL,terza intrapresa con profilassi
farmacologica completa.
Il primo esame istopatologico non mostra caratteristiche peculiari. Il secondo invece presenta caratteristiche
correlabili a patologia autoimmune: nella decidua ampi focolai di necrosi sotto la stria fibrinosa,infiltrati
linfocitari aspecifici e proliferazione del trofoblasto extravillare,anche in elementi pseudo sinciziali. Le arterie
spirali al sito di impianto sono poco modificate dal trofoblasto intermedio,con deposizione laminare di
materiale trombotico. Manicotti ialini di sostanza fibrinoide avvolgono le strutture vascolari,soprattutto le più
profonde del sito d’impianto;in altri settori si osserva ispessimento della parete per iperplasia dell’intima Il
terzo esame istologico non presenta più segni a carico della decidua,solo arterie deciduali con parete
ispessita e sclerotiche a distanza dal sito di impianto.
Le conoscenze attuali supportano la necessità di preparazione precoce e preconcezionale del milieu
vascolare intrauterino. Al confronto istologico in situazioni diverse si conferma l’efficacia della terapia
integrata e sequenziale (ASA e omega3 preconcezionali,EBPM a inizio gravidanza): la decidua e le arterie
deciduali appaiono infatti normalmente competenti nel sito di impianto e nella cavità. Fondamentale la
valutazione routinaria del materiale abortivo,per cercare fattori prognostici indispensabili a migliorare
l’outcome di gravidanze future.

  248
La Donna Il fascino della ginecologia moderna tra salute e sicurezza della donna: aggiornamenti e necessità

P3.16
- HIV E GRAVIDANZA: LA NOSTRA ESPERIENZA -
GANZITTI LAURA*[1], XODO SERENA[1], FORZANO LEONARDO[1], ADORATI MENEGATO ARIANNA[1],
VERONESE PAOLA[1], PONTELLO DAVID[1], VISINTINI FEDERICA[2], MARCHESONI DIEGO[1]

- [1]AZIENDA OSPEDALIERO-UNIVERSITARIA DI UDINE, CLINICA DI GINECOLOGIA E OSTETRICIA, ITALY ~


UDINE - [2]AZIENDA OSPEDALIERO-UNIVERSITARIA DI UDINE, CLINICA DI NEONATOLOGIA, ITALY ~ UDINE

Obiettivo dello studio è analizzare il management e l’outcome delle gravidanze complicate da infezione
materna da HIV che sono afferite alla Clinica Ostetrica dell’azienda Ospedaliero-Universitaria di Udine dal 1°
gennaio 2004 al 31 dicembre 2011 e valutare altresì l’outcome neonatale.
Studio osservazionale retrospettivo
E’ stato condotto uno studio osservazionale retrospettivo sulle 28 gravidanze caratterizzate da infezione
materna da HIV; trattasi di 26 gravidanze singole e 2 gravidanze gemellari. Le pazienti arruolate avevano
un’età media di 31 anni, 26 erano di origine africana, 2 di origine italiana. Si è valutato il decorso della
gravidanza sia da un punto di vista ostetrico che da un punto di vista infettivologico. E’ stata posta attenzione
al tipo di terapia antiretrovirale eseguita, solitamente una terapia di combinazione con 3 farmaci, e a possibili
reazioni avverse che hanno richiesto un cambiamento terapeutico. Due sole donne non hanno eseguito
alcun tipo di terapia antiretrovirale nel corso della gravidanza. Sono stati monitorati viremia e parametri
immunologici quali i linfociti CD4+, soprattutto in prossimità del parto. In tutte le 28 pazienti il parto è stato
espletato, mediamente alla 37a settimana, mediante taglio cesareo, in elezione in 21 casi e in urgenza nei
rimanenti casi per l’insorgenza di complicanze quali rottura prematura pretermine delle membrane
amniocoriali, insorgenza di sindrome HELLP, polmonite materna da Pneumocystis e sanguinamento in
placenta previa centrale. In tutti i casi è stata eseguita profilassi peripartum con Zidovudina per via
endovenosa. Si è valutato l’outcome neonatale in termini di prematurità, distress respiratorio, anemia fetale e
parametri viro-immunologici. Ai fini della riduzione del rischio di trasmissione materno-fetale dell’infezione,
tutte le donne hanno rinunciato all’allattamento al seno in favore dell’allattamento artificiale.
A seguito dell’aumento dei flussi migratori, nella nostra regione, abbiamo osservato un aumento delle donne
gravide con infezione da HIV. Nonostante il numero limitato di pazienti, i nostri dati suggeriscono che il
miglior management di queste pazienti prevede una gestione multidisciplinare. La cooperazione tra
Ginecologo, Infettivologo e Neonatologo è ben accetta dalle pazienti, che ricevono quindi un counselling
completo. La buona compliance terapeutica delle pazienti, l’esecuzione della profilassi perinatale, il ricorso al
taglio al cesareo e l’allattamento artificiale consentono una minore trasmissione materno-fetale
dell’infezione.

  249
La Donna Il fascino della ginecologia moderna tra salute e sicurezza della donna: aggiornamenti e necessità

P3.17
- RELAZIONE TRA INTAKE ALIMENTARE, SUPPLEMENTAZIONE MARZIALE,
STATO EMATOCHIMICO ED OUTCOMES DELLA GRAVIDANZA IN UNA COORTE DI
DONNE GRAVIDE ITALIANE. -
PARISI FRANCESCA*[1], BRUNETTI MONICA[1], FUSÈ FEDERICA[1], CAPRIATA ILARIA[1], MANDÒ
CHIARA[1], BERTI CRISTIANA[1], CETIN IRENE[1]

- [1]UNITÀ DI OSTETRICIA E GINECOLOGIA, OSPEDALE L. SACCO, UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI MILANO. ~


MILANO

Valutare la correlazione fra abitudini alimentari, supplementazione con tipologie e dosaggi differenti di ferro
(Fe), parametri ematochimici materni ed esiti della gravidanza in una coorte di donne italiane. E’ noto che la
supplementazione marziale in gravidanza riduca il rischio di anemia, mentre non sono riportati dati in
letteratura riguardanti la correlazione fra intake alimentare di Fe e stato marziale materno.
55 donne con gravidanza singola sono state reclutate nel I trimestre e randomizzate in 4 gruppi a differente
supplementazione marziale: Fe solfato 30 mg, Fe pirofosfato liposomiale 14 mg e 28 mg, gruppo di controllo
senza supplementazione. Criteri di esclusione: patologie materne/fetali note, assunzione di farmaci ed
anemia materna (Hb<10.5 g/dL). A 28 settimane sono stati raccolti dati tramite prelievi di sangue materno
per il dosaggio di parametri biochimici nutrizionali (Hb, ferritina, transferrina, Fe, folati, vitamina B12,
omocisteina) e questionari alimentari semiquantitativi (Food Frequency Questionnaire, FFQ). Al momento
del parto sono stati registrati gli outcomes della gravidanza.
I gruppi sono risultati omogenei per età, indice di massa corporea, incremento ponderale, parità e fumo. Il
gruppo supplementato con Fe liposomiale 28 mg presenta concentrazioni di Hb significativamente maggiori
rispetto al gruppo di controllo (p<0.01) (Figura 1). Non è emersa alcuna differenza significativa per i restanti
parametri ematochimici in studio. A 28 settimane 5 donne del gruppo di controllo, 2 del gruppo
supplementato con Fe solfato 30 mg ed 1 donna del gruppo supplementato con Fe liposomiale 14 mg hanno
sviluppato anemia sideropenica. Non si sono verificati casi di anemia nel gruppo supplementato con Fe
liposomiale 28 mg. L'analisi dei FFQ ha rivelato che il gruppo di controllo assumeva quantità
significativamente maggiori di Fe biodisponibile (carne) rispetto ai restanti gruppi. Nessuna differenza
significativa è stata rilevata riguardo gli outcomes gravidici nei 4 gruppi.
La supplementazione marziale sembra prevenire lo sviluppo di anemia durante la gravidanza, con una
maggior protezione offerta dal Fe liposomiale rispetto al Fe solfato, a parità di dosaggio e senza differenze di
tollerabilità. Il diverso intake di Fe alimentare potrebbe spiegare i livelli di ferritina sovrapponibili nei controlli
e nei gruppi supplementati, pur non proteggendo dall’insorgenza di anemia. L’assenza di differenze riguardo
gli outcomes della gravidanza potrebbe essere legata all'esclusione delle donne anemiche, a rischio
maggiore di esiti avversi.

  250
La Donna Il fascino della ginecologia moderna tra salute e sicurezza della donna: aggiornamenti e necessità

P3.18
- IL LIQUIDO VAGINALE DELLA DONNA GRAVIDA E ORMONI STEROIDEI
SESSUALI -
CONTI NATHALIE*[1], DE BONIS MARIA[1], TORRICELLI MICHELA[1], VELLUCCI FRANCESCA[1],
VOLTOLINI CHIARA[1], PETRAGLIA FELICE[1]

- [1]CLINICA OSTETRICA E GINECOLOGICA, DIPARTIMENTO DI PEDIATRIA, OSTETRICIA E MEDICINA


RIPRODUTTIVA, UNIVERSITÀ DI SIENA, SIENA. ~ SIENA

Misurare le concentrazioni degli ormoni steroidei nel liquido vaginale e valutare se questo può rappresentare
una più semplice ed rapida via di accesso di tali ormoni quali markers di predittività.
Il gruppo di studio comprende 20 pazienti per ogni trimestre di gravidanza e 20 a termine. Ad ogni paziente è
stato prelevato un campione di siero e di liquido vaginale al momento dell’arruolamento; il liquido amniotico è
stato ottenuto dalle pazienti che hanno effettuato amniocentesi nel II trimestre e al momento del taglio
cesareo elettivo a termine di gravidanza. Il dosaggio degli ormoni è stato effettuato tramite metodica ELISA.
Estriolo, estradiolo e progesterone sono dosabili a livello del liquido vaginale. In particolare: i) le
concentrazioni di estriolo vaginale aumentano progressivamente nei tre trimestri fino al termine; ii) le
concentrazioni di estradiolo vaginale si mantengono costanti durante i tre trimestri e aumentano a termine di
gravidanza; iii) le concentrazioni di progesterone vaginale aumentano progressivamente nei tre trimestri fino
al termine.
Il liquido vaginale costituisce una potenziale fonte di ormoni, analogamente al siero materno e al liquido
amniotico; pertanto potrebbe rappresentare il liquido biologico di prima scelta in cui valutare la secrezione
degli ormoni steroidei come biomarkers in presenza di minaccia di parto pretermine.

  251
La Donna Il fascino della ginecologia moderna tra salute e sicurezza della donna: aggiornamenti e necessità

P3.19
- LA MALATTIA DI VON WILLEBRAND DI TIPO 3 E LA GRAVIDANZA: LA NOSTRA
ESPERIENZA -
OTTANELLI SERENA*[1], MELLO GIORGIO[1], CARDINI FEDERICA[1], MECACCI FEDERICO[1], DE
MARTIS FRANCESCO[2]
[1]
- DIPARTIMENTO DI SCIENZE PER LA SALUTE DELLA DONNA E DEL BAMBINO,AOU-CAREGGI ~ FIRENZE -
[2]
CENTRO EMOFILIA,CENTRO REGIONALE COAGULOPATIE CONGENITE, AOU-CAREGGI ~ FIRENZE

La malattia di Von Willebrand (vWD) è il disordine emorragico congenito più frequente nella popolazione
generale (0,1-1%). Il tipo 3 (vWD3) è la forma più rara e più grave di malattia (1-5% delle paziente con
vWD), caratterizzata da livelli molto bassi di fattore di VW (vWF), della sua attività (vWFRiCof) e di fattore
VIII (FVIII). La sua prevalenza è stimata intorno a 0,5-3 casi per milione nella popolazione generale. I parti in
queste pazienti sono eventi rari nella pratica clinica. La via vaginale al parto è considerata la più sicura, vista
la bassissima frequenza di emorragia intracranica nei nati da queste pazienti. In Italia, l’emorragia
postpartum colpisce il 15-26% delle donne con vWD3.
Da un punto di visto ematologico sono stati ripetutamente studiati i seguenti parametri:PT,INR,conta
piastrinica,aPTT, livelli di vWF (vWFAg),vWFRiCof e FVIII. Da un punto di vista ostetrico sono state
monitorate crescita fetale e doppler-flussimetria utero-placentare ed eseguito il controllo cardiotopografico
della frequenza cardiaca fetale (NST) e della quantità di liquido amniotico(AFI).
G.L.,33 anni, affetta da vWD3 , primigravida. La strategia assistenziale ha considerato due aspetti: a)
monitoriggio dei parametri ematologici (CRR per le coagulopatie congenite) ed ostetrici (CRR per le
gravidanze ad alto rischio della nostra azienda); b) programmare procedure e terapie di rimpiazzo da
utilizzare in emergenza o al parto programmato. Nessuna complicanza è insorta durante la gestazione: la
crescita fetale è stata regolare e a 40 settimane + 5 giorni, con parto spontaneo, è nato un maschio di 3710
gr (APGAR 10 a 5’, Ph(a) 7,14). La perdita ematica al parto è stata di 500 cc e nessun evento emorragico si
è verificato nel post-partum e nei 30 giorni successivi. I parametri ematologici di base erano i seguenti: PT,
INR e piastrine nei limiti con patologici aPTT (60’’), livelli di vWF (17%), vWFRiCof (3%) e di FVIII (7,3%).
La terapia sostituitiva con FVII e vWF (Haemate P) ha consentito di raggiungere al parto livelli di FVIII> 70%
e di mantenerli >50% nei 5 giorni successivi.
Questo caso clinico mostra la possibilità di un outcome ottimale della gravidanza in donne con vWD3 e le
sostiene nella loro scelta riproduttiva. D’altra parte la presa in carico nella gestione della gravidanza in un
centro di terzo livello, con la possibilità di terapie di rimpiazzo e la disponibilità di laboratori altamente
specializzati, in una stretta collaborazione tra specialisti, è un requisito fondamentale.

  252
La Donna Il fascino della ginecologia moderna tra salute e sicurezza della donna: aggiornamenti e necessità

P3.20
- MALATTIA CELIACA E COMPLICANZE IN GRAVIDANZA -
POLAROLO GIULIA*[1], GIBBONE ELENA[1], BIASONI VALENTINA[1], MAROZIO LUCA[1], BENEDETTO
CHIARA[1]

- [1]DIPARTIMENTO DI OSTETRICIA E GINECOLOGIA, UNIVERSITÀ DI TORINO ~ TORINO

Le gravide con malattia celiaca non trattata presentano un rischio aumentato di aborti ricorrenti, ritardo di
crescita intrauterina, basso peso alla nascita e/o parto pretermine. L’obiettivo del nostro studio è stata la
valutazione degli esiti perinatali nelle gravide celiache in trattamento dietetico.
è stato condotto uno studio retrospettivo su 58,744 donne afferenti presso il Dipartimento di Discipline
Ginecologiche e Ostetriche dell’Università degli Studi di Torino per l’espletamento del parto negli anni 2004-
2010; tra queste gravide 87 sono risultate celiache.
L’incidenza di aborto ricorrente è risultata significativamente maggiore nel gruppo di gravide celiache trattate
versus quelle non celiache (6.89% vs 1.22% OR 5.99 IC 95% 2.61-13.78). È emersa, inoltre, un’ aumentata
incidenza di preeclampsia e ritardo di crescita intrauterina tra le gravide celiache, anche se, la differenza
rispetto ai controlli, non raggiunge la significatività statistica (3.4% vs 2.7% e 3.4 % vs 2.2% rispettivamente).
Per quanto riguarda il parto pretermine abbiamo osservato un trend di aumentata incidenza nel gruppo di
donne affette da celiachia (11.5% vs 7.6% OR 1.57 IC 95% 0.81-3.04).
Sulla base dei nostri dati possiamo concludere che il morbo celiaco costituisce un fattore di rischio per esiti
perinatali sfavorevoli indipendentemente dall’assunzione di una dieta priva di glutine. È pertanto probabile
che in queste pazienti, altri fattori immunologici, non influenzati dal trattamento dietetico, possano essere
coinvolti nella patogenesi delle complicanze della gravidanza.

  253
La Donna Il fascino della ginecologia moderna tra salute e sicurezza della donna: aggiornamenti e necessità

P3.21
- PREECLAMPSIA SEVERA AD INSORGENZA PRECOCE: ESITI MATERNI E FETALI
IN RELAZIONE AL TRATTAMENTO -
GIBBONE ELENA*[1], POLAROLO GIULIA[1], BIASONI VALENTINA[1], DE FAZIO ROBERTA[1], MAROZIO
LUCA[1], BENEDETTO CHIARA[1]

- [1]DIPARTIMENTO DI OSTETRICIA E GINECOLOGIA, UNIVERSITÀ DI TORINO ~ TORINO

Determinare gli esiti materni e fetali in gravide preeclamptiche tra le 24 e le 33+6 settimane di gestazione in
base al tipo di trattamento ricevuto (di attesa o interventistico).
è stata effettuata un’analisi retrospettiva su 204 donne con preeclampsia severa ad insorgenza precoce che
hanno partorito presso il Dipartimento di Discipline Ginecologiche e Ostetriche, Università degli Studi di
Torino, tra il 2004 e il 2010. Nel 64.2% dei casi è stata adottata una condotta di attesa (profilassi dell’RDS
neonatale con corticosteroidi, stabilizzazione e stretto monitoraggio dei parametri materno-fetali) finalizzato
al prolungamento della gravidanza, mentre nel 35.8% dei casi è stato scelto un trattamento interventistico
(profilassi dell’RDS neonatale con corticosteroidi, stabilizzazione e espletamento del parto nelle successive
48 ore).
Per entrambi i gruppi le complicanze materne hanno rappresentato la più frequente indicazione
all’espletamento del parto (76.3% nel gruppo sottoposto a condotta interventistica e 57.3% nel gruppo
d’attesa). Per quanto concerne l’insorgenza delle maggiori complicanze materne non è stata osservata
nessuna differenza statisticamente significativa tra i due gruppi (insufficienza renale 0.97% vs 1.4%,
eclampsia 0% vs 1.4%, edema polmonare 0.97% vs 1.4%). L’incidenza di sindrome HELLP è risultata
maggiore nelle gravide sottoposte a condotta interventistica [28.8% vs 11.6% (OR 3.13 IC 95% 1.49-6.67)].
Per quanto riguarda le complicanze perinatali, è stata evidenziata una diminuita incidenza, sebbene non
statisticamente significativa, di morte fetale e neonatale (3.4% vs 3.8%), emorragia intraventricolare di grado
3-4 (2.4% vs 4.3%) e sindrome da distress respiratorio (23.8% vs 42%) nel gruppo trattato
conservativamente. Nessuna differenza è stata osservata tra i due gruppi per quanto riguarda l’enterocolite
necrotizzante (0% vs 0%) e Small for Gestational Age (11.4% vs 11.6%). L’incidenza totale di complicanze
materne e perinatali è risultata simile a quella riportata in letteratura.
Sulla base dei nostri risultati e dei dati presenti in letteratura possiamo affermare che una condotta d’attesa
in donne affette da preeclampsia severa precoce può essere presa in considerazione in pazienti
correttamente selezionate allo scopo di migliorare gli esiti perinatali.

  254
La Donna Il fascino della ginecologia moderna tra salute e sicurezza della donna: aggiornamenti e necessità

P3.22
- SCLEROSI MULTIPLA E GRAVIDANZA: LA NOSTRA ESPERIENZA. -
DRIUL LORENZA*[1], LONDERO AMBROGIO P.[1], CITOSSI ALESSANDRA[1], GRASSI TIZIANA[1],
FRUSCALZO ARRIGO[1], BIASIOLI ANNA[1], ALBANESE GIULIA[1], BERTOZZI SERENA[2], CALCAGNO
ANGELO[1], MARCHESONI DIEGO[1]

- [1]AZIENDA OSPEDALIERA UNIVERSITARIA UDINE ~ UDINE - [2]


- DIPARTIMENTO DI CHIRURGIA, AOU «SM
DELLA MISERICORDIA» DI UDINE, ITALIA ~ UDINE

La sclerosi multipla è un disordine nel quale si formano delle placche di demielinizzazione in tempi differenti
ed in diverse localizzazioni del sistema nervoso centrale. Diversi studi epidemiologici hanno messo in
evidenza una tendenza alla remissione della malattia durante la gravidanza ed una riattivazione della
malattia con un peggioramento della sintomatologia tra il terzo ed il sesto mese dopo il parto. Ad ogni modo
la gravidanza o la parità in genere non hanno un chiaro effetto sulla successiva progressione neurologica
della patologia. L'obiettivo del nostro studio è quello di valutare la prevalenza di questa patologia tra le
donne che partoriscono presso la nostra Clinica ed analizzare gli esiti della gravidanza.
In questo studio retrospettivo abbiamo preso in considerazione tutte le 8652 donne che hanno partorito
presso la nostra Clinica tra il 2005 ed il 2009. Abbiamo inoltre raccolto informazioni in merito all'esito
materno-fetale. L'analisi statistica è stata effettuata mediante R (versione 2.13.2). È stata considerata
significativa una p<0.05. Inoltre sono stati usati i seguenti test statistici: in caso di variabili continue Kruskall-
Wallis test o Wilcoxon test; in caso di variabili categoriche chi-quadrato e test esatto di Fisher.
La Sclerosi multipla è una situazione rara in gravidanza con una prevalenza nella nostra popolazione di
0.08%. Dai nostri dati l'esito materno-fetale non viene influenzato dalla malattia nelle 7 donne affette da
sclerosi multipla. Per quanto riguarda il management registriamo una maggiore prevalenza di ricoveri, di
esecuzione della analgesia peridurale ed ecografie durante la gravidanza nelle donne affette da sclerosi
multipla che stanno a delineare una maggiore attenzione verso questa speciale categoria di pazienti. In
aggiunta non abbiamo registrato nessuna significativa differenza nella modalità del parto. Inoltre tutte le
donne affette sono ancora in vita e solo due hanno presentato una progressione di malattia.

Possiamo confermare che ad una donna affetta da sclerosi multipla non deve essere sconsigliata la
gravidanza a meno che la sua disfunzione neurologica non sia così avanzata da non permetterle le normali
funzioni richieste ad una madre. Inoltre è opportuno che le madri siano coscienti della possibile progressione
della patologia che non è in alcun modo ad oggi prevedibile.

  255
La Donna Il fascino della ginecologia moderna tra salute e sicurezza della donna: aggiornamenti e necessità

P3.23
- CORRELAZIONE TRA ALTERAZIONI FLUSSIMETRICHE ED ESITI NEONATALI, UN
RARO CASO DI BENESSERE NONOSTANTE PERSISTENZA DI DOTTO VENOSO
CON ONDA A NEGATIVA -
GAETANI MARIA*[1], DI NARO EDOARDO[1], PASCAZIO FRANCESCO[1], LATERZA FEDERICA[1],
CARINGELLA ANNA MARIA[1], DAMIANI GIANLUNCA RAFFAELLO[1], LOVERRO GIUSEPPE[1]

- [1]POLICLINICO ~ BARI

Il ritardo di crescita intrauterino è un tema di grande importanza in ostetricia. Un feto con ritardo di crescita
intrauterino ha valori ecografici di circonferenza addominale e di peso stimato inferiori al 5°centile per epoca
gestazionale. Per il suo monitoraggio si utilizza lo studio della flussimetria ombelicale, dell'arteria cerebrale
media e dotto venoso.
In letteratura è stato scritto molto sull'argomento ma non è chiaro quanto tempo un feto possa resistere in
utero in condizioni di alterazioni flussimetriche senza ripercussioni neonatali.
Descriviamo il caso di una paziente, 30 anni, giunta alla nostra attenzione alla 24° settimana e 6 giorni per
ritardo di crescita intrauterino, oligoidramnios e alterazioni flussimetriche, diagnosticate alla 21°settimana e
monitorate fino al ricovero. La nostra ecografia ha confermato il ritardo di crescita con una biometria
corrispondente a 20+6, l'oligoidramnios, la mancanza di flusso diastolico dell'arteria ombelicale ma assenza
di pulsazioni nella vena ombelicale e dotto venoso nella norma. Dopo profilassi per prematurità polmonare
fetale si è monitorata la paziente aspettando che aumentasse il peso fetale. Alla 26°settiamana l'onda A del
dotto venoso si è negativizzata, l'assenza di pulsazioni in vena ombelicale è rimasta invariata, il peso fetale
stimato ha raggiunto il valore di 450 grammi pertanto si è deciso di procedere con il taglio cesareo. In attesa
di decisione della paziente l'intervento è avvenuto dopo 2 giorni dal riscontro di onda A negativa durante i
quali la gravidanza è stata monitorata quotidianamente con flussimetria ecografica.
Il feto è nato vivo con Apgar di 6 ad 1 minuto e di 8 a 5 minuti. Il pH in vena ombelicale è stato di 7,12 alla
nascita e quello capillare di 7,22 a due ore. Il peso 475 grammi. Il decorso neonatale non ha presentato
complicanze, gli esami hanno escluso danni cerebrali, dopo 4 mesi, con un peso di 1600 grammi, c' è la
stata dimissione. I controlli pediatrici fino ad oggi sono normali.
Nonostante lo studio del flusso ematico del Dotto venoso sia un importante indicatore delle condizioni fetali,
non emergono in letteratura dati certi circa l'esatta correlazione tra questi e le reali condizioni neonatali. Nel
nostro caso il neonato è nato sano nonostante assenza di flusso diastolico in arteria ombelicale per 7
settimane e nonostante persistenza di onda A negativa nel dotto venoso per 48 ore. L'unico parametro
sempre nella norma è stato il flusso in vena ombelicale che non ha mai presentato pulsazione.

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P3.24
- IDROPE FETALE: ESPERIENZA ANNUALE DEL NOSTRO CENTRO. -
ESPOSITO GIUSEPPINA[1], DONADONO VERA[1], SIRICO ANGELO[1], SAVIANO ROSA[1], CELOTTO
SABRINA M[1], DI CRESCE MARCO[1], SIMIOLI STEFANIA*[1], MALLIA MILANES GIOVANNA[1],
MORLANDO MADDALENA[1], SARNO LAURA[1], MIGLIUCCI ANNALISA[1], MAZZARELLI LAURA
LETIZIA[1], MARUOTTI GIUSEPPE MARIA[1], MARTINELLI PASQUALE[1]

- [1]AOU FEDERICO II AREA FUNZIONALE DI EMERGENZE OSTETRICHE E GINECOLOGICHE ~ NAPOLI

Riportare le caratteristiche ultrasonografiche e l'eziologia dei casi di idrope fetale venuti alla nostra
osservazione in un anno.
Sono stati investigati 5 casi di idrope fetale in cui è stata eseguita anche valutazione della flussimetria dei
distretti cerebrali e del dotto venoso per il riscontro di eventuale anemia e scompenso cardiaco. L'anamnesi
delle pazienti è stata eseguita molto accuratamente ed è stata volta a valutare la possibile eziologia:
l'esistenza di un rischio relativo ad alcune malattie ereditarie, la presenza di un'infezione in atto, l'utilizzo di
farmaci che possano determinare anemia fetale, il verificarsi di un'isoimmunizzazione materna. La diagnosi
iniziale di idrope viene sempre effettuata ecograficamente ed è posta nel terzo trimestre in oltre il 50% dei
casi. I segni ecografici sono l'ascite, l'idrotorace, l'effusione pericardica, l'edema sottocutaneo,il poliamnios.
Le cause dei 5 casi di idrope fetale analizzati sono state rispettivamente: 1 infezione accertata da
Parvovirus B19, 1 cromosomopatia, 3 sindromi genetiche.
L’idrope è un accumulo eccessivo di liquido nel corpo fetale, nei tessuti o nelle cavità sierose, per essere
definita idrope è necessario che almeno due distretti fetali siano interessati.
Se ne distinguono due forme: immune e non immune: l’idrope immune è dovuta alla presenza di anticorpi
circolanti materni contro antigeni eritrocitari fetali con emolisi e conseguente anemia, l’idrope non immune è
una complicazione relativa a patologie malformative che possono essere determinate da alterazioni
genetiche o infettive.
La valutazione anamnestica deve essere approfondita e deve comprendere l'anamnesi familiare e
farmacologica, il riscontro di eventuali infezioni o di un'isoimmunizzazione materna. La prognosi dell’idrope
non immune è scadente. La percentuale globale di sopravvivenza dei feti affetti da isoimmunizzazione Rh
supera il 90%.

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P3.25
- DIAGNOSI ECOGRAFICA E MANAGEMENT DI CISTI OVARICA FETALE -
ESPOSITO GIUSEPPINA[1], TESSITORE GIOVANNI[1], VOLO MONICA[1], DONADONO VERA[1], SIRICO
ANGELO[1], SAVIANO ROSA[1], FERRILLO GRAZIA[1], DI CRESCE MARCO[1], CAPONE ANGELA*[1],
SIMIOLI STEFANIA[1], QUAGLIA FILOMENA[1], MARUOTTI GIUSEPPE MARIA[1], MARTINELLI
PASQUALE[1]

- [1]AOU FEDERICO II, AREA FUNZIONALE DI EMERGENZE OSTETRICHE E GINECOLOGICHE ~ NAPOLI

Il riscontro di una massa intra-addominale in un feto di sesso femminile deve fare ipotizzare una cisti
ovarica; solitamente si tratta di cisti disfunzionali (follicolari o luteiniche. L’intensa produzione ormonale
placentare e materna può agire sui normali follicoli ovarici stimolandoli.
Una paziente di 28 anni I gravida nel corso della 34a settimana di amenorrea è stata indirizzata al nostro
ambulatorio di Diagnosi Prenatale per la valutazione di una massa addominale fetale.

L’ecografia ha evidenziato in un feto di sesso femminile una tumefazione pelvica. Il feto presentava una
biometria lievemente aumentata rispetto all'epoca gestazionale, liquido amniotico e placenta regolari. A
livello addominale è stata riscontrata pielectasia renale bilaterale con valori massimi di 7mm a destra e
6.4mm a sinistra, assenza di calicectasia. Nella pelvi fetale, in regione sinistra, accanto a regolare vescica,
si è osservata una massa grossolanamente circolare di circa 51x39mm negativa al color Doppler con
componente anecogena centrale con grossolani echi al suo interno di 26.3x35.5mm. Dal momento che la
massa non ha rapporti con i reni, si osserva una regolare vescica, si ipotizza possa essere una cisti ovarica.
In una successiva valutazione eseguita nel corso della 37a settimana il reperto risultava invariato.

Dopo la nascita la neonata è stata sottoposta ad ecografia pelvica che confermava la presenza di cisti
ovarica sinistra, non regredita spontaneamente, ed è stata operata per via laparoscopica a tre mesi di vita.
La massa è stata completamente rimossa salvaguardando la gonade, ed è stata quindi indirizzata all'esame
istologico (cisti disontogenetica).
In letteratura sono riportati oltre 100 casi di cisti ovarica fetale. La diagnosi è di sospetto, eseguita quasi
sempre nel corso del III trimestre. Sono pazienti a maggior rischio le pazienti diabetiche con iperplacentosi,
ipertiroidee, ipertensione indotta dalla gravidanza, immunizzazione Rh (per aumento dei livelli di beta hCG).
Le cisti fetali si presentano come formazioni anaecogene o settate che devono essere distinte dalla vescica
o dai reni; impossibile la diagnosi differenziale con le anomalie cistiche derivanti dal tratto gastrointestinale.
Dopo il parto le cisti tendono a risolversi spontaneamente grazie alla riduzione della stimolazione ormonale;
può essere necessario un intervento in caso di complicanze maggiori quali torsione, emorragia o rottura,
complicanze che, seppur rare, potrebbero richiedere la rimozione della gonade con conseguenti possibili
rischi per il futuro riproduttivo.

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P3.26
- SEGNI ECOGRAFICI DI CISTI BRONCOGENA FETALE. CASE REPORT. -
NAZZARO GIOVANNI[1], TIRONE MONICA*[1], MIRANDA MARILENA[1], SALZANO EMILIA[1], PALMIERI
TERESA[1], LOCCI MARIAVITTORIA[1], DE PLACIDO GIUSEPPE[1]

- [1]UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI NAPOLI FEDERICO II ~ NAPOLI

E.C., 37 anni, III gravida (2 para) asintomatica nel corso della 28° settimana di gestazione è stata sottoposta
ad esame ecografico fetale.
Si evidenziava una cisti singola, uniloculare di 12 x 7 mm lungo l’atrio destro a livello del mediastino
posteriore, sotto la biforcazione tracheale, di fronte alla colonna vertebrale, a destra dell’aorta discendente.
Non si rilevava nessuna altra anomalia a carico delle strutture toraciche e cardiovascolari.
La diagnosi differenziale si poneva tra: cisti neurenterica, cisti broncogena, cisti esofagea, linfangioma o cisti
pericardica. La valutazione ecografica a 33 settimane di gestazione non evidenziava alcun cambiamento
significativo di grandezza, aspetto o impatto sulle strutture adiacenti. Alla risonanza magnetica la cisti
appariva ripiena di liquido confermando il reperto ecografico di cisti paracardiaca. Le caratteristiche
ecografiche, localizzazione, morfologia e grandezza della massa, erano compatibili con la diagnosi di cisti
broncogena e essenziali per la diagnosi differenziale prenatale con le altre anomalie.
Tale ipotesi diagnostica fu confermata in epoca postnatale. Queste cisti sono di solito piccole e non
associate a complicazioni prenatali ,ma essendo localizzate vicino alla carena tracheale, tra la trachea e
l’esofago, una possibile complicanza è l’ostruzione del bronco principale che può essere causa di distress
respiratorio.

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P3.27
- UN RARO CASO DI CHILOTORACE CONGENITO BILATERALE ED ASCITE
ASSOCIATO A MOSAICISMO VERO 47XXX/46XX -
CREMONINI GIORGIO*[1], POGGI ALICE[1], CAPUCCI ROBERTA[1], VESCE FORTUNATO[1], MARCI
ROBERTO[1], PATELLA ALFREDO[1]

- [1]CLINICA OSTETRICO-GINECOLOGICA, DIPARTIMENTO DI SCIENZE BIOMEDICHE E TERAPIE AVANZATE,


UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI FERRARA ~ FERRARA

Segnalare un caso di chilotorace congenito con possibile nuova associazione con cariotipo a mosaico
47XXX/46XX.
Analisi e discussione di un caso clinico e revisione della letteratura online disponibile.
Descriviamo il caso di un feto di sesso femminile affetto da idrotorace bilaterale ed ascite, con associato
polidramnios, diagnosticato a 34 settimane + 1 giorno, senza precedente evidenza ecografica di alcuna
anomalia. A seguito è stato eseguito taglio cesareo elettivo a 34 settimane + 3 giorni, previa toracocentesi
bilaterale. La neonata è stata assistita per distress respiratorio nell'immediato postpartum con progressiva
risoluzione del quadro clinico nei giorni successivi e outcome favorevole. L'analisi del liquido pleurico
prelevato ha svelato la natura linfatica del versamento, mentre cause immunologiche di idrope erano state
escluse. La cariotipizzazione su villi coriali alla 11° settimana, aveva mostrato un mosaicismo 47XXX/46XX,
successivamente confermato su sangue della neonata.
Il chilotorace congenito è una rara condizione che si manifesta per lo più sporadicamente o può essere
associato a quadri sindromici complessi, alcuni ad origine genetica, tra cui anomalie del cariotipo (sindrome
di Down e di Turner) o alterazioni nella struttura cromosomica (sindrome di Noonan). Ad oggi tuttavia non
sono riportati in letteratura casi connessi a cariotipi anomali a mosaico 47XXX/46XX, sono pochissimi quelli
associati a mosaicismi di altro tipo ed uno solo è stato associato a cariotipo 47XXX. Il caso clinico sottolinea
come anche di fronte a diagnosi di anomalie del cariotipo generalmente prive di quadri fenotipici gravi, è
consigliabile programmare un follow-up ecografico del feto ad intervalli più stretti rispetto al routinario timing.
Inoltre, qualora si manifesti un idrotorace bilaterale in età prenatale, è buona norma sottoporre il feto ad
un'analisi del cariotipo, poiché tale condizione potrebbe essere associata ad anomalie cromosomiche.

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P3.28
- ALLOIMMUNIZZAZIONE ANTI-U IN GESTANTE EXTRACOMUNITARIA: UN CASO
ATIPICO. -
RINGRESSI ALVARO[1], BIAGIONI SARA*[2], SERENA CATERINA[2], MARCHI LAURA[2], MELLO
GIORGIO[2]
[1]
- SERVIZIO DI IMMUNOEMATOLOGIA E MEDICINA TRASFUSIONALE, AOU CAREGGI ~ FIRENZE -
[2]
DIPARTIMENTO DI SCIENZE PER LA SALUTE DELLA DONNA E DEL BAMBINO ~ FIRENZE

L’antigene pubblico U pone problemi di immunizzazione in soggetti appartenenti a gruppi etnici originari
dell’Africa Subsahariana che in percentuali variabili ne sono privi.
L’anticorpo anti-U è una rara ma significativa causa di malattia emolitica feto-neonatale e reazioni emolitiche
trasfusionali quasi esclusiva di questi soggetti.

Le prove crociate di compatibilità, il Test di Coombs Diretto (TCD) e Indiretto (TCI) sono effettuate in
microcolonna (Ortho) con siero anti-gammaglobuline polispecifico (IgG+C3d) ed in fase solida (capture
immucor). Le fenotipizzazioni eritrocitarie sono state effettuate con sieri monoclonali, mediante
agglutinazione diretta, o policlonali con TCI. Il siero anti-U policlonale utilizzato, proviene da un soggetto U-
GYPB- e reagisce con i fenotipi U+var.
A.B., 27 anni, nigeriana, gravida 2, para 0. In anamnesi, anemia falciforme e pregressa terapia trasfusionale.
Alla 30a settimana di gravidanza si ricovera presso il DAIMI dell’AOU-Careggi, Firenze, per anemia da crisi
emolitica: TCI negativo per tutto il corso della gravidanza. Per il persistere di bassi livelli di emoglobina (Hb)
e la presenza di un ritardo di crescita intrauterino, si programma il parto con taglio cesareo a 34 settimane
+3. In preparazione, viene effettuata una trasfusione. Alla nascita il neonato è in buone condizioni generali e
il TCD è negativo. Il TCI materno risulta negativo e l’Hb ridotta ma stabile. A 10 giorni dal parto, una
importante riduzione dei livelli di Hb, rende necessaria una nuova trasfusione. La paziente mostra una
positivizzazione del TCI e il suo siero è incompatibile con le emazie di tutte le unità dei globuli rossi
concentrati disponibili. Dopo vari tentativi di identificazione dell’anticorpo responsabile, la diagnosi è stata
possibile solo ricorrendo a pannelli di seconda linea.
Anche se da un punto di vista ostetrico, la presenza di anticorpi anti-U non ha provocato problemi feto-
neonatali, persiste il problema trasfusionale, poiché la paziente è immunizzata per l’antigene-U presente nel
100% dei donatori di sangue italiani.
Il caso osservato consente di riflettere sui problemi immunoematologici emergenti con l’immigrazione di
popolazioni non caucasiche nel nostro paese e di suggerire strategie per affrontarli.

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P3.29
- ALLOIMMUNIZZAZIONE MATERNO-FETALE NELLA REALTÀ DELL’AOU
CAREGGI: ATTUALI ASPETTI EPIDEMIOLOGICI. -
BIAGIONI SARA*[1], MECACCI FEDERICO[1], NARDINI CAMILLA[1], SERENA CATERINA[1], SIMEONE
SERENA[1], MELLO GIORGIO[1], RINGRESSI ALVARO[2]
[1]
- DIPARTIMENTO DI SCIENZE PER LA SALUTE DELLA DONNA E DEL BAMBINO, AOU-CAREGGI ~ FIRENZE -
[2]
SERVIZIO IMMUNOEMATOLOGIA E MEDICINA TRASFUSIONALE, AOU-CAREGGI ~ FIRENZE

Ancora oggi l’alloimmunizzazione materno-fetale complica la gravidanza. Abbiamo voluto quantificare l’entità
del problema e identificare gli antigeni responsabili di immunizzazione, in considerazione del progressivo
cambiamento della popolazione, dovuto a un incremento di quella immigrata.
11753 gestanti, afferite dal 1 gennaio 2008 al 31 dicembre 2011 presso la SOD di Medicina Prenatale
dell’AOU-Careggi, sono state studiate retrospettivamente. I dati considerati sono stati la nazionalità della
paziente, la positività al Test di Coombs Indiretto (TCI), l’antigene responsabile di immunizzazione.
137 gestanti sono risultate positive al TCI ed in 85 l’anticorpo identificato è risultato clinicamente significativo
per MEN. Il tasso di immunizzazione per anticorpi clinicamente significativi è risultato pertanto dello 0,72%
nella popolazione studiata. Il 38,7% delle gestanti immunizzate erano straniere a fronte di un tasso di
popolazione immigrata residente nella provincia di Firenze del 11,2% (dati ISTAT al 1 gennaio 2011).
Le specificità anticorpali che avrebbero potuto creare problemi di anemia emolitica feto-neonatale sono stati:

ANTICORPI ANTI-D ANTI-E ANTI-C ANTI-c ANTI-e ANTI-Cw ANTI-G ANTI-S ANTI-s ANTI-K1
ANTI-Kpa ANTI-Fya ANTI-Jka ANTI-Wra
N°GESTANTI 46 22 14 8 2 5 1 1 1 2 1 2
3 2

Sono stati osservati anche due casi di immunizzazione non comuni nel nostro paese ma tipici di gruppi etnici
non caucasici: anti-Dia, frequente nel ceppo mongolico e anti-U, tipico delle popolazioni camitiche.
Il tasso di immunizzazione anti-D è stato dello 0,39% ed incide maggiormente tra le gestanti provenienti
dall’Est Europeo.

L’incidenza di immunizzazioni significative per MEN risulta in aumento rispetto a uno studio precedente
condotto nel periodo 1999-2004 nello stesso centro (0,4% contro l’attuale 0,72%).
Sebbene l’anticorpo anti-D continua ad essere di frequente riscontro, il tasso globale di immunizzazione anti-
D è prossimo agli obiettivi previsti nel 2002 dal National Institute for Clinical Excellence (NICE) attraverso
l’introduzione della profilassi antenatale a 28 settimane, che peraltro non è eseguita routinariamente nella
nostra Regione. Sono in aumento invece immunizzazioni sostenute da specificità anticorpali non anti-D e
forme specifiche di gruppi etnici non caucasici. D’altra parte, l’osservazione che il 38,7% delle
immunizzazioni si verifica in un gruppo che rappresenta il 11,2% della popolazione generale, sottolinea che
sull’incidenza di immunizzazione pesa il fenomeno immigratorio.

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P3.30
- LA MISURA ECOGRAFICA DELLA LUNGHEZZA DEL CANALE CERVICALE COME
FATTORE PREDITTIVO NELL’INDUZIONE DEL TRAVAGLIO DI PARTO -
DE GENNARO ALESSANDRA CATERINA*[1], VIMERCATI ANTONELLA[1], CAMPOREALE ANNA LINA[1],
PANZARINO MARIANTONIETTA[1], TOTARO ILARIA[1], CHINCOLI ANNAROSA[1], ABRUZZESE
MARINELLA[1], SELVAGGI LUIGI EUSTACCHIO[1]

- [1]I U.O.C. GINECOLOGIA ED OSTETRICIA, DIPARTIMENTO DI GINECOLOGIA OSTETRICIA E NEONATOLOGIA,


UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI BARI ~ BARI

Oggetto dello studio è stato valutare la correlazione tra la lunghezza del canale cervicale misurata con
l’ecografia trans-vaginale e l’intervallo di tempo intercorso tra l’inizio della stimolazione con Prostaglandina
E2 ed il parto spontaneo.
nel periodo compreso tra Gennaio 2010 e Dicembre 2010 sono state reclutate prospetticamente 41
gravidanze. Criteri d’inclusione: gravidanza singola in presentazione cefalica, epoca gestazionale pari a 41
settimane, nulliparità ed assenza di patologia materno fetale. La valutazione della lunghezza del canale
cervicale (LCC) è stata effettuata mediante ecografia trans-vaginale e subito prima dell’induzione di parto
che è stata eseguita mediante l’applicazione di Prostaglandina E2 endovaginale (Propess®). LCC è stata
correlata con l’intervallo di tempo intercorso tra l’inizio della stimolazione ed il parto (induction to delivery
interval: IDI). Le pazienti che hanno partorito per via vaginale sono state divise in tre gruppi in base all’IDI:
Gruppo 1 IDI<12h Gruppo 2 12h <IDI<24h Gruppo 3 IDI >24h.
28 pazienti(68,3%) hanno partorito spontaneamente 10 pazienti nel gruppo 1 (35,7%), 12 pazienti nel
gruppo 2 (42,9%), 6 pazienti nel gruppo 3 (21,4%).La LCC era 26,48 ± 7,3 mm nel gruppo 1, 27,83 ± 14,47
mm nel gruppo 2, 36,5 ± 2,4 mm nel gruppo 3 (fig. 2). Non vi era una differenza statisticamente significativa
di LCC tra il gruppo 1 e il gruppo 2 (p0.7) e tra il gruppo 2 e il gruppo 3 (p0.17) mentre la LCC risultava
significativamente inferiore nel gruppo 1 rispetto al 3( p0.006)
13 pazienti (32%) sono state sottoposte a taglio cesareo (TC) : solo 2 TC (15%) sono stati eseguiti per
mancanza di travaglio dopo 48 ore dall’induzione mentre la maggior parte (85%) è stata effettuata per CTG
non rassicurante (54%) ed il restante 31% per mancata progressione della parte presentata. LLC e TC
eseguiti per distocia del travaglio non sono correlabili per il numero limitato di casi.

: Il dispositivo intravaginale PGE2 (Propess ®) rappresenta un metodo efficace per l'induzione del travaglio
di parto a termine di gravidanza in nullipare (tasso di successo 68%). La misurazione ecografica della
lunghezza del canale cervicale prima dell’induzione del travaglio di parto con PG endovaginali sembra utile
per predire l’ IDI entro 24 ore, ma non per valutare la probabilità di PS o TC.

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Indice
Comunicazioni Orali: Travaglio e Parto 1 .......................................................................................................... 2 

CO1.1  ‐ RIDURRE I TAGLI CESAREI MIGLIORANDO GLI ESITI NEONATALI. ‐ ................................................. 3 

CO1.2  ‐ IL TAGLIO CESAREO IN CAMPANIA: EPIDEMIOLOGIA, ANALISI E CONFRONTO TRA I CONSULTORI 
CHE UTILIZZANO LA CARDIOTOCOGRAFIA COMPUTERIZZATA VS CASI‐CONTROLLO ‐ ................................. 5 

CO1.3  ‐ MIOMECTOMIA CESAREA ‐ .............................................................................................................. 6 

CO1.4  ‐ ISTERECTOMIA D’URGENZA PER EMORRAGIA DEL POST‐PARTUM. STUDIO DEI PARAMETRI 
CARDIOCIRCOLATORI ‐ .................................................................................................................................. 7 

CO1.5  ‐ ISTERECTOMIA OSTETRICA PERIPARTUM (EPH): REVIEW DEL BIENNIO 2010‐2012 ‐ ..................... 8 

CO1.6  ‐ CARBETOCINA VERSUS OSSITOCINA NEL CONTROLLO DELL’ EMORRAGIA POSTPARTUM: STUDIO 
RETROSPETTIVO CASO‐CONTROLLO ‐ ........................................................................................................... 9 

CO1.7  ‐ EMORRAGIA DEL POST‐PARTUM: APPROCCIO RADIOCHIRURGICO MEDIANTE L’EMBOLIZZAZIONE  
PELVICA SUPERSELETTIVA. ‐ ........................................................................................................................ 10 

CO1.8  ‐ RUOLO DELL’ECOGRAFIA IN SALA PARTO:  RELAZIONE FRA LA POSIZIONE FETALE (TESTA E 
DORSO) ED ESITI DELLE DISTOCIE  ‐ ............................................................................................................. 11 

CO1.9  ‐ CONFRONTO TRA DIVERSE CONCENTRAZIONI DI ROPIVACAINA SULLE CARATTERISTICHE DELLE 
CONTRAZIONI UTERINE E SULLA VELOCITÀ DI DILATAZIONE DELLA CERVICE UTERINA IN PARTO 
ANALGESIA EPIDURALE. ‐ ............................................................................................................................ 13 

Comunicazioni Orali: Oncologia Ginecologica 1 .............................................................................................. 14 

CO10.1  ‐ USO DEL MANIPOLATORE UTERINO E RISCHIO DI SPILLAGE PERITONEALE DI CELLULE 
NEOPLASTICHE IN CORSO DI ISTERECTOMIA TOTALMENTE LAPAROSCOPICA PER CANCRO 
DELL’ENDOMETRIO ‐ ................................................................................................................................... 15 

CO10.2  ‐ L’INVASIONE DEGLI SPAZI LINFOVASCOLARI QUALE FATTORE PROGNOSTICO NELLE PAZIENTI 
CON CARCINOMA DELL’ENDOMETRIO STADIO FIGO I ‐ .............................................................................. 16 

CO10.3  ‐ VALUTAZIONE DEL RUOLO DELLA SPECT/CT NELLA RICERCA PREOPERATORIA DEL LINFONODO 
SENTINELLA IN PAZIENTI AFFETTE DA TUMORE ENDOMETRIALE E CERVICALE STADIO I SOTTOPOSTE A 
CHIRURGIA MININVASIVA: L’ESPERIENZA PRELIMINARE DEL SAN GERARDO DI MONZA. ‐ ....................... 18 

CO10.4  ‐ ESPRESSIONE DI MICRO‐RNAS NELL’ENDOMETRIO NORMALE, IPERPLASTICO E NEL CANCRO 
ENDOMETRIALE ‐ ......................................................................................................................................... 19 

CO10.5  ‐ HUMAN EPIDIDYMIS PROTEIN 4 (HE4) COME MARCATORE NEL CARCINOMA 
DELL’ENDOMETRIO: UNO STUDIO PROSPETTICO CASO‐CONTROLLO.  ‐ .................................................... 20 

CO10.6  ‐ È SEMPRE NECESSARIA LA DISSEZIONE ASCELLARE NEL CARCINOMA DELLA MAMMELLA CON 
COINVOLGIMENTO DEL LINFONODO SENTINELLA? ANALISI DI 3383 CASI. ‐ .............................................. 21 

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La Donna Il fascino della ginecologia moderna tra salute e sicurezza della donna: aggiornamenti e necessità

CO10.7  ‐ LE RECIDIVE LOCO‐REGIONALI DOPO LA CHIRURGIA PER CARCINOMA MAMMARIO : LO STUDIO 
RETROSPETTIVO DI UN ISTITUTO ‐ .............................................................................................................. 22 

CO10.8  ‐ LA SOMMINISTRAZIONE PERIOPERATORIA DI BETAMETASONE PER VIA SISTEMICA RIDUCE 
L’INCIDENZA DI DISFUNZIONI VESCICALI IN UN MODELLO MURINO DI NEUROPRASSIA ASSOCIATA A 
ISTERECTOMIA RADICALE NERVE SPARING.  ‐ ............................................................................................. 23 

CO10.9  ‐ CLINICAL FACTORS AND MALIGNANT PROGRESSION IN ENDOMETRIAL POLYPS.ANALYSIS OF 
1027 CASES. ‐ ............................................................................................................................................... 24 

CO10.10  ‐ ISTEROSCOPIA OFFICE IN DONNE IN POST‐MENOPAUSA ‐ ....................................................... 25 

CO10.11  ‐ POLIPECTOMIA ISTEROSCOPICA: ISTEROSCOPIA IN REGIME DI DAY SURGERY VERSUS 
ISTEROSCOPIA AMBULATORIALE ‐ .............................................................................................................. 26 

CO10.12  ‐ BIOPSIE MIRATE IN PAZIENTI CON POLIPI ENDOMETRIALI: AREE A RISCHIO E PLANNING 
ISTEROSCOPICO ‐ ......................................................................................................................................... 27 

Comunicazioni Orali: Oncologia Ginecologica 2 .............................................................................................. 28 

CO11.1  ‐ IL RUOLO DELLA LINFOADENECTOMIA NEL CARCINOMA VULVARE ‐ ......................................... 29 

CO11.2  ‐ LINFADENECTOMIA NEL CANCRO DELLA VULVA: STUDIO MULTICENTRICO PARMA ‐ LJUBLJANA 
‐ .................................................................................................................................................................... 30 

CO11.3  ‐ CHEMIOTERAPIA ADIUVANTE DOPO CHEMIOTERAPIA NEOADIUVANTE  + CHIRURGIA RADICALE 
COME TRATTAMENTO COMBINATO  NEL TUMORE LOCALMENTE AVANZATO DELLA CERVICE UTERINA: 
UNO STUDIO PROSPETTICO ‐....................................................................................................................... 31 

CO11.4  ‐ TRATTAMENTO CHIRURGICO PRIMARIO NEL TUMORE DELLA CERVICE STADIO FIGO IVA: UNO 
STUDIO RETROSPETTIVO MULTICENTRICO  ‐ .............................................................................................. 32 

CO11.5  ‐ CARCINOMA DELLA CERVICE UTERINA :ANALISI DELLA DIFFUSIONE PARAMETRIALE: TECNICHE 
A CONFRONTO ‐ ........................................................................................................................................... 33 

CO11.6  ‐ CHEMIOTERAPIA NEOADIUVANTE E TUMORE DELLA CERVICE: VALUTAZIONE DELLE PAZIENTI 
“NON RESPONDERS” ‐ ................................................................................................................................. 34 

CO11.7  ‐ MICRORNAS: PROFILO DI ESPRESSIONE NELLA PATOLOGIA PRENEOPLASTICA DELLA CERVICE 
UTERINA E LORO POSSIBILE RUOLO NELLA CARCINOGENESI ‐ ................................................................... 35 

CO11.8  ‐ IL PRELIEVO CITOLOGICO ESOENDOCERVICALE NELLA PREVENZIONE DEL CERVICOCARCINOMA.  
STRUMENTI A CONFRONTO: PAPCONE®  VERSUS SPATOLA DI AYRE E CYTOBRUSH ‐ ............................... 36 

CO11.9  ‐ FOLLOW‐UP CITOLOGICO NELLE PAZIENTI HPV POSITIVE SOTTOPOSTE A VACCINAZIONE ANTI 
HPV ‐ ............................................................................................................................................................ 37 

CO11.10  ‐ LA GESTIONE DEL PAP TEST ANORMALE: SIGNIFICATO PROGNOSTICO DELL’OVERESPRESSIONE 
DI P16INK4A NELLA CITOLOGIA ASC‐US. ‐ ................................................................................................... 38 

  266
La Donna Il fascino della ginecologia moderna tra salute e sicurezza della donna: aggiornamenti e necessità

CO11.11  ‐ UTILIZZO DELLA DOXORUBICINA LIPOSOMIALE NON PEGHILATA (DLNP)  NELLA TERAPIA DEL 
CARCINOMA EPITELIALE DELL'OVAIO , IN PAZIENTI AFFETTE DA TOSSICITA' CUTANEA SEVERA DA 
DOXORUBICINA. ‐ ........................................................................................................................................ 39 

CO11.12  ‐ INTRODUZIONE DI UN NUOVO SCORE SYSTEM NELLA DIAGNOSTICA DIFFERENZIALE DELLE 
MASSE PELVICHE: IL PMS (PELVIC MASSES SCORE) ‐ .................................................................................. 40 

CO11.13  ‐ TRACHELECTOMIA SEMPLICE EXTRAFASCIALE E LINFADENECTOMIA PELVICA BILATERALE NEL 
CARCINOMA DELLA CERVICE STADIO FIGO IA2‐IB1 ‐ .................................................................................. 41 

Comunicazioni Orali: Oncologia Ginecologica 3 .............................................................................................. 42 

CO12.1  ‐ I TUMORI OVARICI DEL SENO ENDODERMICO: UNO STUDIO ITALIANO MULTICENTRICO (MITO‐
9). ‐ ............................................................................................................................................................... 43 

CO12.2  ‐ IL RUOLO L’HE4 COME MARCATORE NELLE RECIDIVE DEL TUMORE OVARICO: UNO STUDIO 
PROSPETTICO CASO‐CONTROLLO. ‐ ............................................................................................................ 44 

CO12.3  ‐ CARCINOMA SIEROPAPILLIFERO ASINTOMATICO DI III STADIO CHE COINVOLGE L’INTESTINO: 
MANAGEMENT E TRATTAMENTO ‐ ............................................................................................................. 45 

CO12.4  ‐ PREVENZIONE DI LINFOCELE IN PAZIENTI SOTTOPOSTE A LINFADENECTOMIA SISTEMICA PER 
CANCRO OVARICO ‐ ..................................................................................................................................... 46 

CO12.5  ‐ COMPLICANZE A LUNGO TERMINE DELLE LINFOADENECTOMIE PELVICHE E LOMBO‐AORTICHE 
IN GINECOLOGIA ONCOLOGICA ‐ ................................................................................................................ 47 

CO12.6  ‐ ANALISI IMMUNOISTOCHIMICA DELLE LESIONI PRECURSORE DEL CARCINOMA SIEROSO 
DELL’OVAIO LOCALIZZATE NELLE FIMBRIE DELLA TUBA: DATI PRELIMINARI ‐ ........................................... 48 

CO12.7  ‐ VALORE PROGNOSTICO DELLE METASTASI SOVRADIAFRAMMATICHE IDENTIFICATE ALLA 
PET/TC NEL CARCINOMA EPITELIALE DELL’OVAIO DI STADIO AVANZATO (AEOC) ‐ ................................... 49 

CO12.8  ‐ VACCINAZIONE CON PEPTIDI IN PAZIENTI AFFETTE DA NEOPLASIA DELL’OVAIO COME TERAPIA 
DI CONSOLIDAMENTO. RISULTATI PRELIMINARI DI UNO STUDIO CLINICO FASE I/II ‐ ................................ 50 

CO12.9  ‐ IDENTIFICAZIONE DELLO STATO DI METILAZIONE DEL GENE BRCA1 IN PAZIENTI AFFETTE DA 
CARCINOMA DELL'OVAIO SIEROSO AD ALTO GRADO DI MALIGNITÀ. ‐ ...................................................... 51 

Comunicazioni Orali: Medicina Materno‐Fetale 2 .......................................................................................... 52 

CO13.1  ‐ CD39 E CD73 NELL'ABORTIVITA' RICORRENTE ‐ .......................................................................... 53 

CO13.2  ‐ ANALISI DEI POLIMORFISMI HLA‐G E DELLE CELLULE REGOLATORIE HLA‐G+ IN DONNE CON 
INATTESO ABORTO SPONTANEO. ‐.............................................................................................................. 54 

CO13.3  ‐ METOTREXATE E GRAVIDANZA ECTOPICA: STUDIO DEGLI EFFETTI DELLA MODULAZIONE 
BIOLOGICA SUL TROFOBLASTO  ‐ ................................................................................................................ 55 

CO13.4  ‐ MORTE FETALE INTRAUTERINA E RITARDO DI CRESCITA ‐ .......................................................... 56 

  267
La Donna Il fascino della ginecologia moderna tra salute e sicurezza della donna: aggiornamenti e necessità

CO13.5  ‐ POLIMORFOSMI DEL GENE ENOS (ENDOTHELIAL NITRIC OXIDE SYNTHASE) E MORTE FETALE 
ENDOUTERINA INSPIEGATA ‐ ...................................................................................................................... 57 

CO13.6  ‐ INFEZIONI BATTERICHE IN MORTI FETALI ENDOUTERINE ANTEPARTUM: DIAGNOSI E 
PREVENZIONE ‐ ............................................................................................................................................ 58 

CO13.7  ‐ L’ATTIVITÀ DELL’ALFA1‐ANTITRIPSINA NELLE CELLULE EPITELIALI DELLE MEMBRANE 
AMNIOTICHE UMANE. ‐ ............................................................................................................................... 60 

Comunicazioni Orali: Medicina Materno‐Fetale 3 .......................................................................................... 61 

CO14.1  ‐ IL RUOLO DEL CONTROLLO GLICEMICO NELLO SVILUPPO DI PREECLAMPSIA IN DONNE 
DIABETICHE DI TIPO 1. ‐ ............................................................................................................................... 62 

CO14.2  ‐ ALTERAZIONI DEL METABOLISMO GLUCIDICO IN GRAVIDANZA: STUDI A CONFRONTO TRA 
GESTANTI CINESI E CAUCASICHE ‐ ............................................................................................................... 63 

CO14.3  ‐ UN VALORE DI GLICEMIA A DIGIUNO  COMPRESO TRA 92‐100 MG/DL ENTRO LA 10° 
SETTIMANA DI GRAVIDANZA PUÒ ESSERE PREDITTIVO DI INTOLLERANZA GLICIDICA? ‐ ........................... 64 

CO14.4  ‐ PROGRESSI NEL TRATTAMENTO DEL DIABETE DI TIPO I IN GRAVIDANZA: MULTIPLE DAILY 
INJECTION (MDI) E CONTINUOUS SUBCUTANEOUS INSULIN INFUSION (CSII) A CONFRONTO TRA IERI E 
OGGI. ‐ ......................................................................................................................................................... 65 

CO14.5  ‐ INFUSIONE SOTTOCUTANEA CONTINUA DI INSULINA VERSO TERAPIA MULTI INIETTIVA NEL 
TRATTAMENTO DEL DIABETE TIPO I IN GRAVIDANZA. ‐ .............................................................................. 66 

CO14.6  ‐ EFFETTI DEL FUMO DI SIGARETTA SUL DECORSO DELLA GRAVIDANZA E SULL’ESITO PERINATALE 
IN DONNE CON DIABETE GESTAZIONALE ‐ .................................................................................................. 67 

CO14.7  ‐ L'ENTROPIA APPROSSIMATA COME NUOVO PARAMETRO PER IL TIMING DEL PARTO NELLE 
GRAVIDANZE COMPLICATE DA DIABETE ‐ ................................................................................................... 68 

CO14.8  ‐ DIABETE INSIPIDO IN GRAVIDANZA: POSSIBILE RUOLO DELL’APELINA ‐ ..................................... 70 

CO14.9  ‐ FUNZIONALITA’ ENDOTELIALE E METABOLISMO GLUCIDICO IN GRAVIDE SOVRAPPESO/OBESE: 
RUOLO DEL SISTEMA L‐ARGININA/OSSIDO D’AZOTO ‐ ............................................................................... 72 

CO14.10  ‐ DIVERSI EFFETTI DELL’OBESITÀ E DELL’ECCESSIVO INCREMENTO PONDERALE SULL’OUTCOME 
MATERNOFETALE ‐ ...................................................................................................................................... 73 

Comunicazioni Orali: Medicina Materno‐Fetale 4 .......................................................................................... 74 

CO15.1  ‐ IUGR: DALLA SEMEIOTICA FETALE ALL'ANATOMIA PATOLOGICA PLACENTARE ‐ ....................... 75 

CO15.2  ‐ LIVELLI SIERICI MATERNI DELLA PROTEINA S IN GRAVIDANZE CON RITARDO DI CRESCITA 
INTRAUTERINO ‐ .......................................................................................................................................... 76 

CO15.3  ‐ MARKER PREDITTIVI DI OUTCOME SFAVOREVOLE NEI RITARDI DI CRESCITA INTRAUTERINI 
TARDIVI  ‐ ..................................................................................................................................................... 77 

  268
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CO15.4  ‐ SCALA DI VALUTAZIONE DEL RISCHIO CARDIOVASCOLARE IN FETI IUGR:  UTILIZZO DI SPESSORE 
INTIMA‐MEDIA DELL'AORTA, ALTERAZIONI FLUSSIMETRICHE, COLESTEROLO TOTALE, HDL, 
MICROALBUMINURIA E NATRIURIA ‐ .......................................................................................................... 78 

CO15.5  ‐ LA CARDIOTOCOGRAFIA COMPUTERIZZATA DI FETI IUGR IN RAPPORTO ALLA FLUSSIMETRIA E 
ALL’OUTCOME NEONATALE. ‐ ..................................................................................................................... 79 

CO15.6  ‐ FETI PICCOLI PER EPOCA GESTAZIONALE, INDICE PLACENTARE, RESISTENZA DELLE ARTERIE 
UTERINE NEL SECONDO TRIMESTRE E PAPP‐A MOM NEL PRIMO TRIMESTRE DI GRAVIDANZA COME 
FATTORI DI RISCHIO PER TAGLIO CESAREO A TERMINE DI GRAVIDANZA DURANTE TRAVAGLIO ‐ ............ 80 

CO15.7  ‐ INDICI DI RESISTENZA DELLE ARTERIE UTERINE MISURATI IN EPOCA PRECOCE E OUTCOME 
MATERNO‐FETALE AVVERSO IN UNA POPOLAZIONE A RISCHIO PER PATOLOGIA CRONICA MATERNA ‐ .. 81 

CO15.8  ‐ OUTCOME GRAVIDICO IN PAZIENTI AFFETTE DA LES CON E SENZA IMPEGNO RENALE. ‐ .......... 82 

Comunicazioni Orali: Medicina Materno‐Fetale 5 .......................................................................................... 83 

CO16.1  ‐ PPROM: TIMING DEL PARTO IN RELAZIONE AL BENESSERE MATERNO‐FETALE. DIECI ANNI DI 
ESPERIENZA. ‐ .............................................................................................................................................. 84 

CO16.2  ‐ VALORE DELLA CERVICOMETRIA NELLE GRAVIDANZE GEMELLARI ‐ ........................................... 85 

CO16.3  ‐ PREDITTIVITA’ DEL TEST ALLA FIBRONECTINA IN PAZIENTI  TRA LA 24ESIMA E LA 34ESIMA 
SETTIMANA DI GESTAZIONE CON CERVICOMETRIA <=20 MM ‐ ................................................................. 87 

CO16.4  ‐ NUOVI STRUMENTI CLINICI NELLA GESTIONE DELLA MINACCIA DI PARTO PRETERMINE E 
OTTIMIZZAZIONE DEL TRATTAMENTO CLINICO ‐ ........................................................................................ 88 

CO16.5  ‐ OUTCOMES NEONATALI: CONFRONTO TRA LATE‐PRETERM E NATI A TERMINE ‐ ..................... 89 

CO16.6  ‐ ENCEFALOPATIA ISCHEMICA E PARALISI CEREBRALE: NUOVE PROSPETTIVE DIAGNOSTICHE  CON 
L’ANALISI CARDIOTOCAGRAFICA INTRAPARTUM. ‐ .................................................................................... 90 

CO16.7  ‐ DISPLASIA  SEVERA DELLE VALVOLE ATRIO‐VENTRICOLARI ED ESITO FETALE SFAVOREVOLE. ‐ . 91 

Comunicazioni Orali: Travaglio e Parto 2 ........................................................................................................ 92 

CO2.1  ‐ RIDUZIONE DEL LIQUIDO AMNIOTICO NELLE GRAVIDANZE FISIOLOGICHE A TERMINE: 
MANAGEMENT DELLA GRAVIDANZA E OUTCOME NEONATALE ‐............................................................... 93 

CO2.2  ‐ INDUZIONE AL TRAVAGLIO DI PARTO NELLE PAZIENTI PRECESARIZZATE ‐ ................................... 94 

CO2.3  ‐ INDUZIONE DEL TRAVAGLIO DI PARTO: CATETERE DI  FOLEY VERSUS PROSTAGLANDINE 
VAGINALI ‐ ................................................................................................................................................... 95 

CO2.4  ‐ INTERRUZIONE VOLONTARIA DI GRAVIDANZA: METODI A CONFRONTO TRA DUE OSPEDALI 
UNIVERSITARI EUROPEI ‐ ............................................................................................................................. 96 

CO2.5  ‐ LA CARDIOTOCOGRAFIA COMPUTERIZZATA NELLE GRAVIDANZE DIABETICHE: RELAZIONE TRA LA 
SHORT TERM VARIABILITY E L’OUTCOME NEONATALE ‐ ............................................................................ 97 

  269
La Donna Il fascino della ginecologia moderna tra salute e sicurezza della donna: aggiornamenti e necessità

CO2.6  ‐ DETERMINAZIONE DEL CUT‐OFF PER I PARAMETRI DELLA CARDIOTOCOGRAFIA 
COMPUTERIZZATA NEL MONITORAGGIO DEI FETI AD ALTO RISCHIO ‐ ...................................................... 98 

CO2.7  ‐ 2000‐2010 : PROGETTO EUROPEO DI TELEMEDICINA IN CTG, ATTUALITÀ E PROSPETTIVE ‐ ....... 99 

Comunicazioni Orali: Medicina Materno‐Fetale 1 ........................................................................................ 100 

CO3.1  ‐ INQUINAMENTO AMBIENTALE E SALUTE RIPRODUTTIVA ‐ ........................................................ 101 

CO3.2  ‐ IMPATTO DELL’ETA’ MATERNA  SUGLI OUTCOMES OSTETRICI E PERINEALI  ‐ ........................... 102 

CO3.3  ‐ ETA’ MATERNA AVANZATA E OUTCOME DELLA GRAVIDANZA  ‐ ................................................ 104 

CO3.4  ‐ CONTRIBUTO DEL METODO DI CONCEPIMENTO SULLA GRAVIDANZA: SCREENING PROSPETTICO 
A 11‐13 SETTIMANE ‐ ................................................................................................................................. 105 

CO3.5  ‐ OUTCOME MATERNO‐FETALE IN GRAVIDANZE DA IVF CON DONAZIONE OVOCITARIA E 
OMOLOGA ‐ ............................................................................................................................................... 106 

CO3.6  ‐ PARTO VAGINALE ED INCONTINENZA URINARIA A LUNGO TERMINE: ANALISI DEI FATTORI 
PREDITTIVI INDIPENDENTI ‐ ....................................................................................................................... 107 

CO3.7  ‐ INFLUENZA DI UN CORRETTO REGIME ALIMENTARE E STILE DI VITA IN GRAVIDE CON BMI 
PREGRAVIDICO > 25 KG/M2 ‐ .................................................................................................................... 108 

Comunicazioni Orali: Medicina della Riproduzione ...................................................................................... 109 

CO4.1  ‐ NATALITÀ POST‐SISMA: DOMINANZA DEL SESSO FEMMINILE ‐ ................................................. 110 

CO4.2  ‐ ESITO DEL COUNSELLING RIPRODUTTIVO IN PAZIENTI ONCOLOGICHE ‐ .................................... 111 

CO4.3  ‐ IPERSTIMOLAZIONE OVARICA E RISCHIO DI CANCRO TUBO‐OVARICO ‐ ..................................... 112 

CO4.4  ‐ TECNICHE DI PROCREAZIONE MEDICALMENTE ASSISTITA E GRAVIDANZA MULTIPLA:                                          
OUTCOME DELLA GRAVIDANZA E NEONATALE ‐ ...................................................................................... 113 

CO4.5  ‐ IL SELENIO NELL’ ABORTIVITÀ SPONTANEA RICORRENTE ‐ ......................................................... 114 

CO4.6  ‐ UNO STUDIO RANDOMIZZATO CONTROLLATO SUL CONFRONTO TRA LETROZOLO E CLOMIFENE 
CITRATO PER L’INDUZIONE DELL’OVULAZIONE IN CICLI DI INSEMINAZIONI INTRAUTERINE IN PAZIENTI 
RECENTEMENTE SOTTOPOSTE A CHIRURGIA PER ENDOMETRIOSI SEVERA O RECIDIVANTE. ‐ ................ 115 

CO4.7  ‐ MECCANISMI MOLECOLARI E CELLULARI ALLA BASE DELLO SCARSO TASSO DI GRAVIDANZA IN 
DONNE INFERTILI TRATTATE CON CLOMIFENE CITRATO ‐ ........................................................................ 116 

CO4.8  ‐ VALUTAZIONE DELLA RISERVA OVARICA MEDIANTE ORMONE ANTIMÜLLERIANO IN PAZIENTI 
SOTTOPOSTE A SALPINGECTOMIA LAPAROSCOPICA PER GRAVIDANZA ECTOPICA. ‐ .............................. 117 

CO4.9  ‐ IMPATTO DI ELEVATI LIVELLI SIERICI DI PROGESTERONE AL MOMENTO DELLA 
SOMMINISTRAZIONE DELL’ HCG SULL’OUTCOME DEI CICLI DI PROCREAZIONE MEDICALMENTE ASSISTITA 
‐ .................................................................................................................................................................. 118 

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CO4.10  ‐ ANTAGONISTA VS AGONISTA DEL GNRH NELLE PAZIENTI A BUONA PROGNOSI NEI CICLI DI 
PMA: LA NOSTRA ESPERIENZA ‐ ................................................................................................................ 119 

CO4.11  ‐ GLI ANTAGONISTI DEL GNRH NELL’INSEMINAZIONE INTRAUTERINA: EVOLUZIONE DEGLI 
SCHEMI TERAPEUTICI ‐ .............................................................................................................................. 120 

CO4.12  ‐ STUDIO PROSPETTICO SULLA TOLLERABILITA’ DELL’ISTEROSALPINGOGRAFIA CON 
ISTEROINIETTORE MONOUSO:  L’INSUFFLAZIONE DEL PALLONCINO E’ SIGNIFICATIVAMENTE MENO 
DOLOROSA IN SEDE INTRACERVICALE CHE IN SEDE INTRACAVITARIA. ‐ .................................................. 121 

Comunicazioni Orali: Endocrinologia Ginecologica e Menopausa ................................................................ 123 

CO5.1  ‐ CONTRACCETTIVI CON SOLI PROGESTINICI IN PERIMENOPAUSA. EFFETTI SUL DISPENDIO 
ENERGETICO E COMPOSIZIONE CORPOREA. ‐ ........................................................................................... 124 

CO5.2  ‐ FATTORI DI RISCHIO CARDIOVASCOLARE,  DOLORE MESTRUALE E QUALITA’ DI VITA CON 
CONTRACCETTIVI ORALI CONTENENTI ESTRADIOLO VALERATO/DIENOGEST VS. ETINIL‐
ESTRADIOLO/CLORMADINONE ACETATO: TRIAL PROSPETTICO, RANDOMIZZATO ‐ ................................ 125 

CO5.3  ‐ NEXPLANON : IMPATTO SULLA VITA SESSUALE DELLE DONNE ‐ ................................................. 126 

CO5.4  ‐ DISPOSITIVO INTRAUTERINO A RILASCIO DI LEVONORGESTREL (LNG‐IUD) E PREVENZIONE 
DELL’ATIPIA CELLULARE E DEL CANCRO ENDOMETRIALE: DATI RETROSPETTIVI DI UNA POPOLAZIONE DI 
DONNE OBESE IN MENOPAUSA ‐ .............................................................................................................. 127 

CO5.5  ‐ FOLLICOLI OVARICI PERSISTENTI IN DONNE IN TRATTAMENTO CON LNG‐IUD E DIENOGEST + 
ESTRADIOLO VALERATO PER SANGUINAMENTI UTERINI ANOMALI O ALGIE PELVICHE CRONICHE. ‐ ..... 128 

CO5.6  ‐ BODY MASS INDEX  E FUMO PER MIGLIORARE LA PREDIZIONE DELL’ETA’ DELLA MENOPAUSA 
BASATA SULLA RISERVA OVARICA ‐ ........................................................................................................... 129 

CO5.7  ‐ ASSOCIAZIONE METFORMINA INOSITOLO IN PAZIENTI CON PCOS E INSULINO RESISTENZA. 
QUALI I BENEFICI? ‐ ................................................................................................................................... 130 

CO5.8  ‐ INVASIONE TROFOBLASTICA ENDOVASCOLARE NELLE DONNE AFFETTE DA SINDROME 
DELL’OVAIO POLICISTICO (PCOS). ‐ ........................................................................................................... 131 

CO5.9  ‐ EFFETTI DEL DROSPIRENONE SULLE ESCURSIONI GLICEMICHE IN DONNE IN POST‐MENOPAUSA 
AFFETTE DA SINDROME METABOLICA ‐ .................................................................................................... 132 

CO5.10  ‐ EFFICACIA DEL TRATTAMENTO TOPICO CON SYNECOL GEL NELL’ATROFIA  VAGINALE IN DONNE 
IN POST MENOPAUSA  ‐ ............................................................................................................................ 133 

CO5.11  ‐ PERIMENOPAUSA E TROFISMO PERINEALE: EFFICACIA DI PREPARAZIONE TOPICA DI AC 
COLLAGENE, ACIDO IALURONICO ED ELASTINA SUI DISTURBI DISTROFICI VULVO VAGINALI ‐ ................ 134 

CO5.12  ‐ SICUREZZA DEGLI ISOFLAVONI DI SOIA PIÙ  LACTOBACILLUS SPOROGENES SU 
ENDOMETRIO,MAMMELLA E FEGATO IN DONNE IN POST‐MENOPAUSA ‐ .............................................. 135 

Comunicazioni Orali: Ecografia Ostetrica e Ginecologica .............................................................................. 136 

  271
La Donna Il fascino della ginecologia moderna tra salute e sicurezza della donna: aggiornamenti e necessità

CO6.1  ‐ FATTIBILITA’ DELLO STUDIO ECOGRAFICO TRANSADDOMINALE DEL CUORE FETALE NEL CORSO 
DELL’ESAME ULTRASONOGRAFICO ESEGUITO A 11.4 – 13.6 SETTIMANE.    ‐ .......................................... 137 

CO6.2  ‐ VALUTAZIONE ECOGRAFICA DEL CUORE FETALE ALLA 11‐13+6 SETTIMANA PER LO SCREENING 
DELLE CARDIOPATIE CONGENITE ‐ ............................................................................................................ 138 

CO6.3  ‐ RUOLO  DELL’OMNIVIEW NELLA DIAGNOSI PRENATALE DELLE MALFORMAZIONI CEREBRALI ‐ 139 

CO6.4  ‐ RUOLO DELL’ECOGRAFIA TRIDIMENSIONALE NEL MIGLIORAMENTO DELLA SENSIBILITA’ 
DIAGNOSTICA PRENATALE DELLE MALFORMAZIONI DELLE MANI ‐ ......................................................... 140 

CO6.5  ‐ VALUTAZIONE DELLA VASCOLARIZZAZIONE CEREBRALE FETALE MEDIANTE ANGIOGRAFIA 
TRIDIMENSIONALE POWER DOPPLER (D‐PDA) IN FETI CON CRESCITA REGOLARE E IUGR ‐ ..................... 141 

CO6.6  ‐ EFFECTIVENESS OF THIRD TRIMESTER BIOMETRY IN PREDICTION OF SMALL AND LARGE FOR 
GESTATIONAL AGE NEWBORNS ‐ .............................................................................................................. 142 

CO6.7  ‐ VALORE PROGNOSTICO DELL’ONDA DI FLUSSO RETROGRADA NELLE VENE POLMONARI E CAVA 
INFERIORE ‐ ................................................................................................................................................ 143 

CO6.8  ‐ L’ANGOLO ECOGRAFICO DI PROGRESSIONE: OBIETTIVITA’ IN SALA PARTO ‐ ............................. 144 

CO6.9  ‐ RUOLO DEGLI ULTRASUONI NELLA DIAGNOSI PREOPERATORIA DELL’ADENOMIOSI ‐ ............... 145 

CO6.10  ‐ VALUTAZIONE DELLA CICATRICE ISTEROTOMICA IN PAZIENTI SOTTOPOSTE A MIOMECTOMIA 
LAPAROSCOPICA E MINI‐LAPAROTOMICA. ‐ ............................................................................................. 146 

CO6.11  ‐ ACCURATEZZA DELL’ECOGRAFIA TRANSVAGINALE E DELLA COLONOGRAFIA‐RM NELLA 
STADIAZIONE PRECHIRURGICA DELL’ENDOMETRIOSI PROFONDA ‐ ......................................................... 147 

CO6.12  ‐ UTILIZZO DELLA PERINEAL CARD INTEGRATA ALL’ECOGRAFIA TRANSPERINEALE COME 
STRUMENTO PER LA RILEVAZIONE PRECOCE DELLE DISFUNZIONI DEL PAVIMENTO PELVICO   ‐ ............ 149 

CO6.13  ‐ ISTEROSONOGRAFIA: RUOLO NELLA DIAGNOSI DEI POLIPI ENDOMETRIALI  ‐ ......................... 150 

Comunicazioni Orali: Endometriosi ............................................................................................................... 151 

CO7.1  ‐ NUOVI ORIZZONTI NELLA DIAGNOSI NON INVASIVA DELL’ENDOMETRIOSI ‐ ............................. 152 

CO7.2  ‐ INSTABILITÀ GENOMICA ED ENDOMETRIOSI: ESPRESSIONE DI AURORA A CHINASI, MLH1 E 
PMS2. ‐ ....................................................................................................................................................... 153 

CO7.3  ‐ CONFRONTO TRA LETROZOLO COMBINATO CON NORETISTERONE ACETATO VERSUS PILLOLA 
CONTRACCETTIVA NEL TRATTAMENTO DEGLI ENDOMETRIOMI OVARICI ‐ ............................................. 154 

CO7.4  ‐ DISPAREUNIA E QUALITA’ DELLA VITA SESSUALE NELLE DONNE CON ENDOMETRIOSI DEL SETTO 
RETTOVAGINALE DURANTE TRATTAMENTO CON NORETISTERONE ACETATO ‐ ...................................... 155 

CO7.5  ‐ RIDUZIONE DEL DOLORE PELVICO E DEL RISCHIO DI RECIDIVA IN PAZIENTI SOTTOPOSTE AD 
INTERVENTO CHIRURGICO PER ENDOMETRIOSI: DIENOGEST VS DISPOSITIVO INTRAUTERINO 
RILASCIANTE LEVONORGESTREL   ‐ ........................................................................................................... 156 

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CO7.6  ‐ STUDIO RETROSPETTIVO SUL MIGLIORAMENTO DEL DOLORE PELVICO CRONICO CATAMENIALE 
DOPO SOMMINISTRAZIONE DI ANALOGHI DEL GNRH IN DONNE IN PREMENOPAUSA AFFETTE DA 
ADENOMIOSI ED ENDOMETRIOSI. ‐ .......................................................................................................... 157 

CO7.7  ‐ PREVENZIONE DELLA RICORRENZA DELL’ENDOMETRIOMA DOPO TRATTAMENTO 
LAPAROSCOPICO: IL RUOLO DEI PROGESTINICI ‐ ...................................................................................... 158 

CO7.8  ‐ NORETISTERONE ACETATO IN MONOTERAPIA NEL TRATTAMENTO DELL’ENDOMETRIOSI DEL 
SETTO RETTO‐VAGINALE :  FOLLOW‐UP A 5 ANNI. ‐ ................................................................................. 159 

CO7.9  ‐ TRATTAMENTO MEDICO IN PAZIENTI CON ENDOMETRIOSI DEL SETTO RETTOVAGINALE ED 
EMICRANIA SENZA AURA ‐ ........................................................................................................................ 160 

CO7.10  ‐ CONFRONTO TRA PROGESTINICI E DANAZOLO NEL TRATTAMENTO DELL’ENDOMETRIOSI DOPO 
INTERVENTO CHIRURGICO CONSERVATIVO ‐ ............................................................................................ 161 

CO7.11  ‐ ENDOMETRIOSI E NEUROPATIA SENSITIVA ASSONALE ‐ ........................................................... 162 

CO7.12  ‐ ANASTOMOTIC STENOSIS IS THE MOST FREQUENT COMPLICATION AFTER LARGE BOWEL 
RESECTION FOR DEEP INFILTRATING ENDOMETRIOSIS (DIE), “A SERIES OF 110 CASES”  ‐ ...................... 163 

Comunicazioni Orali: Chirurgia Ginecologica 1 ............................................................................................. 164 

CO8.1  ‐ MIOMECTOMIA ROBOTICA E LAPAROSCOPICA: CONFRONTO TRA CURVE DI APPRENDIMENTO E 
RISULTATI CHIRURGICI  ‐ ........................................................................................................................... 165 

CO8.2  ‐ CHIRURGIA SECONDARIA CITORIDUTTIVA PER RECIDIVA LINFONODALE ISOLATA DI CARCINOMA 
OVARICO: STUDIO MULTICENTRICO ‐ ....................................................................................................... 166 

CO8.3  ‐ LA RICOSTRUZIONE VULVO‐PERINEALE CON LEMBI V‐Y DOPO VULVECTOMIA RADICALE PER 
CARCINOMA ‐ ............................................................................................................................................ 167 

CO8.4  ‐ STUDIO PROSPETTICO DI UNA COORTE DI PAZIENTI SOTTOPOSTE AD ISTERECTOMIA VAGINALE 
PER PROLASSO GENITALE CON E SENZA L’UTILIZZO DI BICLAMP ®: RISULTATI A MEDIO TERMINE ‐ ...... 168 

CO8.5  ‐ LA SACROPESSIA LAPAROSCOPICA "NERVE‐PRESERVING" ‐ ....................................................... 169 

CO8.6  ‐ THE "FIVE TROCAR METHOD"  NELL'ISTERECTOMIA LAPAROSCOPICA IN PAZIENTI OBESE ‐ ..... 170 

CO8.7  ‐ LEIOMIOMI PARASSITICI DOPO CHIRURGIA LAPAROSCOPICA: EMERGENTE COMPLICANZA 
DELL’IMPIEGO DEL MORCELLATORE ELETTRICO? DESCRIZIONE DI CINQUE CASI. ‐ ................................. 171 

CO8.8  ‐ CONFRONTO TRA OUTCOMES OPERATORI IN PAZIENTI ANZIANE  SOTTOPOSTE A CHIRURGIA 
GINECOLOGICA LAPAROSCOPICA VS LAPAROTOMICA: RUOLO DELL’OBESITA’ E DELLA PRECEDENTE 
CHIRURGIA ‐ ............................................................................................................................................... 172 

CO8.9  ‐ CONFRONTO DI EFFICACIA E SICUREZZA TRA DUE PROCEDURE MINI‐INVASIVE PER IL 
TRATTAMENTO DELL’INCONTINENZA URINARIA DA STRESS. ‐ ................................................................. 173 

CO8.10  ‐ RISULTATI A LUNGO TERMINE DELLA PROMONTOSACROPESSIA LAPAROSCOPICA NEL 
TRATTAMENTO DEL PROLASSO DI CUPOLA VAGINALE ‐ ........................................................................... 174 

  273
La Donna Il fascino della ginecologia moderna tra salute e sicurezza della donna: aggiornamenti e necessità

CO8.11  ‐ SICUREZZA ED EFFICACIA DELLA TVT‐O NELLE DONNE CON OLTRE 70 ANNI DI ETA' ‐ ............. 175 

CO8.12  ‐ VALUTAZIONE DELL’ANGOLO URETRO‐VESCICALE POSTERIORE PER LA PREVENZIONE DELLA 
RITENZIONE URINARIA POSTCHIRUGICA NEL TRATTAMENTO DELL’INCONTINENZA URINARIA DA SFORZO   
‐ .................................................................................................................................................................. 177 

CO8.13  ‐ TRANSOBTURATOR ADJUSTABLE TAPE: EFFICACIA E SICUREZZA. ‐ .......................................... 178 

Comunicazioni Orali: Chirurgia Ginecologica 2 ............................................................................................. 179 

CO9.1  ‐ LAPAROSCOPIA VERSUS LAPAROTOMIA  IN PAZIENTI SEVERAMENTE OBESE CON CARCINOMA 
ENDOMETRIALE IN FASE INZIALE: UNO STUDIO MULTICENTRICO. ‐ ........................................................ 180 

CO9.2  ‐ LAPAROSCOPIA VS  LAPAROTOMIA NEL TUMORE DELL’ENDOMETRIO: ANALISI RETROSPETTIVA 
MULTICENTRICA DI 10 ANNI. ‐ .................................................................................................................. 181 

CO9.3  ‐ VALUTAZIONE DEL POTENZIALE RIPRODUTTIVO FEMMINILE DOPO ANNESSECTOMIA 
MONOLATERALE ‐ ...................................................................................................................................... 182 

CO9.4  ‐ CONSEGUENZE DELL’ISTERECTOMIA ASSOCIATA O NO AD OVARIECTOMIA NELLA DONNA ‐ ... 183 

CO9.5  ‐ NEUROMODULAZIONE SACRALE NELLA PAZIENTE ANZIANA: QUALITÀ DI VITA, SUCCESSO E 
COMPLICANZE A 1 ANNO DI FOLLOW‐UP ‐ ............................................................................................... 184 

CO9.6  ‐ VAGINOPLASTICA CON TESSUTO VAGINALE AUTOLOGO COLTIVATO IN VITRO PER IL 
TRATTAMENTO DELL'AGENESIA VAGINALE IN PAZIENTI AFFETTE DALLA SINDROME DI MAYER‐
ROKITANSKY‐KÜSTER‐HAUSER.  ‐ .............................................................................................................. 185 

CO9.7  ‐ OUTCOME RIPRODUTTIVO DOPO GRAVIDANZA TUBARICA ‐ ..................................................... 186 

CO9.8  ‐ LA RESEZIONE CORNUALE CON TECNINCA “PURSE‐STRING” NEL TRATTAMENTO 
LAPAROSCOPICO DELLA GRAVIDANZA INTERSTIZIALE: LA NOSTRA ESPERIENZA  ‐ .................................. 187 

Poster ‐ Medicina della riproduzione ed endocrinologia ginecologica ......................................................... 188 

P1.1  ‐ INTERFERENTI ENDOCRINI E RIPRODUZIONE: EFFETTI DEI FENOLI SULLA FUNZIONE LUTEALE 
UMANA IN VITRO ‐ .................................................................................................................................... 189 

P1.2  ‐ FTALATI E FUNZIONE LUTEALE: POSSIBILI IMPLICAZIONI SULL’OUTCOME RIPRODUTTIVO UMANO ‐
 ................................................................................................................................................................... 190 

P1.3  ‐ IMPATTO DEI LIVELLI DI BENZENE SUL LIQUIDO SEMINALE IN PAZIENTI AFFETTI DA 
OLIGOASTENOTERATOZOOSPERMIA ‐ ...................................................................................................... 191 

P1.4  ‐ PRESERVAZIONE DELLA FERTILITA’ MEDIANTE CRIOCONSERVAZIONE DI OVOCITI IN UNA GIOVANE 
PAZIENTE CON PREMUTAZIONE DEL GENE DELL’ X FRAGILE ‐ .................................................................. 192 

P1.5  ‐ APPROCCIO INTEGRATO MEDICO‐PSICOLOGICO AD UN PROGETTO DI PRESERVAZIONE DELLA 
FERTILITÀ FEMMINILE ‐ ............................................................................................................................. 193 

P1.6  ‐ “ORMONE DEL BUIO” E PROCESSI RIPRODUTTIVI UMANI: EFFETTI DELLA MELATONINA SULLA 
FUNZIONE LUTEALE UMANA IN VITRO ‐ ................................................................................................... 194 

  274
La Donna Il fascino della ginecologia moderna tra salute e sicurezza della donna: aggiornamenti e necessità

P1.7  ‐ STIMOLAZIONE OVARICA IN PAZIENTI IPORESPONSIVE SOTTOPOSTE A FECONDAZIONE IN VITRO 
(FIV): CONFRONTO PROSPETTICO, RANDOMIZZATO, CONTROLLATO TRA DUE PROTOCOLLI DI 
STIMOLAZIONE ‐ ........................................................................................................................................ 195 

P1.8  ‐ DALLE LINEE GUIDA (LEGGE 40/2004) ALLA PRATICA: ASSISTENZA PSICOLOGICA NEL CENTRO DI 
MEDICINA DELLA RIPRODUZIONE DELL’OSPEDALE SANT’ANNA DI TORINO ‐ .......................................... 196 

P1.9  ‐ INCIDENZA DI TROMBOFILIA NELLE PAZIENTI STERILI CANDIDATE A PMA: LA NOSTRA ESPERIENZA ‐
 ................................................................................................................................................................... 197 

P1.10  ‐ EFFICACIA DELLE TECNICHE DI PMA NELLE DONNE OVER 40: LA NOSTRA ESPERIENZA ‐ ........... 198 

P1.11  ‐ SPLENOSI PELVICA IN PAZIENTE STERILE: CASE REPORT  ‐ ........................................................... 199 

P1.12  ‐ LA GRAVIDANZA GEMELLARE SPONTANEA E DA PROCREAZIONE MEDICALMENTE ASSISTITA: 
OUTCOMES MATERNI E NEONATALI ‐ ....................................................................................................... 200 

P1.13  ‐ VALUTAZIONE DI PAPP‐A E FREE BETA‐HCG PER IL CALCOLO DEL RISCHIO DI SINDROME DI DOWN 
IN GRAVIDANZE DA OVODONAZIONE ‐ ..................................................................................................... 202 

P1.14  ‐ POLIPOSI ENDOMETRIALE E STERILITÀ: RUOLO DELL’IFNG ‐ ....................................................... 203 

P1.15  ‐ CONFRONTO TRA DIFFERENTI PATTERNS ECOGRAFICI IN PAZIENTI AFFETTE DA SINDROME 
DELL'OVAIO POLICISTICO  ‐ ........................................................................................................................ 204 

P1.16  ‐ LA TERAPIA CON DROSPIRENONE/ETINILESTRADIOLO E/O METFORMINA PUÒ MODIFICARE IL 
RISCHIO CARDIOVASCOLARE IN DONNE IPERINSULINEMICHE CON PCOS? RISULTATI DI UNO STUDIO 
RANDOMIZZATO ‐ ...................................................................................................................................... 205 

P1.17  ‐ PCOS E RISCHIO CARDIOVASCOLARE: STUDIO DELLA FREQUENZA DEI LINFOCITI T CD4+CD28 
NULL NEI DIVERSI FENOTIPI ‐ .................................................................................................................... 206 

P1.18  ‐ ASSOCIAZIONE TRA PCOS E PSORIASI : RISULTATI DI UNO STUDIO PILOTA ‐ .............................. 207 

P1.19  ‐ RUOLO DEL COLOSTRO NELLA MATURAZIONE DELLE CELLULE VAGINALI IN MENOPAUSA. 
REVISIONE DEI DATI. ‐ ................................................................................................................................ 208 

P1.20  ‐ VALUTAZIONE DELLA CAPACITA’ DI ADERIRE ALLE CELLULE VAGINALI DI UNA MISCELA 
DETERGENTE A BASE POLIMERICA ‐ .......................................................................................................... 209 

Poster ‐ Chirurgia e oncologia ginecologica .................................................................................................. 210 

P2.1  ‐ EFFETTI DEL TRATTAMENTO CHIRURGICO PER ENDOMETRIOSI PROFONDA SULLA FERTILITA' ‐ . 211 

P2.2  ‐ RECIDIVA POST‐CHIRURGICA NELL’ENDOMETRIOSI OVARICA: CONFRONTO TRA STRIPPING E 
CISTECTOMIA  ‐ .......................................................................................................................................... 212 

P2.3  ‐ UTILIZZO DELLO STENT NEL TRATTAMENTO DELL' ENDOMETRIOSI URETERALE STENOSANTE   ‐  213 

P2.4  ‐ RICONOSCIMENTO DELLE  LESIONI VULVARI BENIGNE. ‐ .............................................................. 214 

P2.5  ‐ L’ACIDO BETA GLICIRRETICO NEL TRATTAMENTO SINTOMATICO DELLE DISTROFIE VULVARI. ‐ .. 215 

  275
La Donna Il fascino della ginecologia moderna tra salute e sicurezza della donna: aggiornamenti e necessità

P2.6  ‐ EFFETTI DELLA STIMOLAZIONE TIBIALE PERCUTANEA SULLO SPESSORE DETRUSORIALE E SULLA 
FREQUENZA URINARIA IN DONNE CON INCONTINENZA URINARIA DA URGENZA ‐ ................................. 216 

P2.7  ‐ CISTI DEI DOTTI DI GARTNER, DIAGNOSI DIFFERENZIALE CON DIVERTICOLO URETRALE : NOSTRA 
ESPERIENZA ‐ ............................................................................................................................................. 217 

P2.8  ‐ USO DELL’ECHINACEA ASSOCIATA A RESVERATROLO NELLA PREVENZIONE DELLE RECIDIVE DI 
LESIONI HPV‐CORRELATE ‐ ........................................................................................................................ 218 

P2.9  ‐ LA BIOPSIA MULTIPLA NELLA DIAGNOSI DELLE LESIONI DELLA CERVICE UTERINA: CONCORDANZA 
TRA QUADRO COLPOSCOPICO ED ESAME ISTOLOGICO. ‐ ......................................................................... 219 

P2.10  ‐ NUOVE PROSPETTIVE NEL MANAGEMENT DELLE LESIONI DI BASSO GRADO DELLA CERVICE 
UTERINA. RUOLO DELLE COINFEZIONI DA MULTIPLI GENOTIPI DI HPV. ‐ ................................................. 220 

P2.11  ‐ APPROCCIO MININVASIVO DELLE NEOPLASIE CERVICALI INTRAEPITELIALI DI ALTO GRADO. 
COMPLICANZE POST‐OPERATORIE DEL TRATTAMENTO LEEP ‐ ................................................................ 221 

P2.12  ‐ “WHAT WOMEN WOULD”: QUALI SONO LE PREFERENZE DELLE DONNE PER IL TRATTAMENTO 
DELLE LESIONI DI BASSO GRADO DELLA CERVICE UTERINA.   ‐ ................................................................. 222 

P2.13  ‐ VALORE PROGNOSTICO DELL’ETÀ SUGLI OUTCOME DELLE GIOVANI DONNE CON CARCINOMA 
DUTTALE IN SITU (CDIS)  ‐ .......................................................................................................................... 223 

P2.14  ‐ IMPATTO DELL’ETÀ SULLA QUALITÀ DI VITA, SULLO STILE DI VITA E SULLA ESPERIENZA 
LAVORATIVA IN PAZIENTI AFFETTE DA TUMORE DELLA SFERA GENITALE FEMMINILE. ‐ ......................... 224 

P2.15  ‐ PECOMA UTERINO, UNA NEOPLASIA RARA AD INCERTO POTENZIALE MALIGNO: CASO CLINICO E 
DISCUSSIONE DEL MANAGEMENT ‐ .......................................................................................................... 225 

P2.16  ‐ TUBERCOLOSI PELVICA O CANCRO OVARICO?  CASE REPORT E REVIEW DELLA LETTERATURA ‐ 226 

P2.17  ‐ RARA LOCALIZZAZIONE DI CARCINOMA ENDOMETRIALE A LIVELLO OSSEO MUSCOLARE: CASE 
REPORT ‐ .................................................................................................................................................... 227 

P2.18  ‐ DERMATOMIOSITE PARANEOPLASTICA CON DISFAGIA IN PAZIENTE CON CARCINOMA SIEROSO 
DELLA SALPINGE: CASO CLINICO E ANALISI DELLA LETTERATURA   ‐ ........................................................ 228 

P2.19  ‐ INDAGINE SUL GRADIMENTO E SULL’IMPATTO DELLA SORVEGLIANZA CLINICO‐STRUMENTALE E 
DELLA CHIRURGIA PROFILATTICA IN DONNE CON MUTAZIONE BRCA. ‐ .................................................. 229 

P2.20  ‐ AFFIDABILITA’ E RISUTATI DELLA SORVEGLIANZA CLINICO‐STRUMENTALE DELLA MAMMELLA E 
DELL’OVAIO NELLE DONNE CON MUTAZIONI DEI GENI BRCA1 E BRCA2. ‐ ............................................... 230 

P2.21  ‐ VALUTAZIONE DELLA QUALITA’ DI VITA E DELLA VITA RIPRODUTTIVA IN DONNE GIOVANI 
TRATTATE PER CARCINOMA DELLA MAMMELLA . ‐ .................................................................................. 231 

P2.22  ‐ RUOLO DEL POWER DOPPLER 3D NELLA STADIAZIONE PRE‐OPERATORIA DEL CARCINOMA 
ENDOMETRIALE ‐ ....................................................................................................................................... 232 

Poster ‐ Medicina materno‐fetale ................................................................................................................. 233 

  276
La Donna Il fascino della ginecologia moderna tra salute e sicurezza della donna: aggiornamenti e necessità

P3.1  ‐ LE OPINIONI DELLE DONEE SULLA MODALITA’ DEL PARTO ‐ ......................................................... 234 

P3.2  ‐ EPISIOTOMIA SELETTIVA E PREVENZIONE DELLE LACERAZIONI PERINEALI NEL PARTO SPONTANEO: 
UN’ANALISI RETROSPETTIVA. ‐ .................................................................................................................. 235 

P3.3  ‐ RAPPORTO TRA BODY MASS INDEX (BMI) E MODALITA’ DI ESPLETAMENTO DEL PARTO NELLE 
PRIMIPARE ‐ ............................................................................................................................................... 237 

P3.4  ‐ INFLUENZA DELL’ATTIVITA’ LIBERO PROFESIONALE SULLA MODALITÀ DI PARTO ‐ ...................... 238 

P3.6  ‐ FISTOLA ENTERO‐UTERINA: ECCEZIONALE COMPLICANZA DI TAGLIO CESAREO IN UN OSPEDALE 
CONGOLESE ‐ ............................................................................................................................................. 239 

P3.7  ‐ TABAGISMO IN GRAVIDANZA E OUTCOME OSTETRICO: UN’ANALISI MONOCENTRICA SU OLTRE 
12.000 PAZIENTI ‐ ...................................................................................................................................... 240 

P3.8  ‐ ANOMALIE CLINICHE E PARTOGRAFICHE IN CORSO DI ANALGESIA PERIDURALE. ‐ ...................... 241 

P3.9  ‐ EDEMA POLMONARE ACUTO E SCOMPENSO CARDIACO CONGESTIZIO BIVENTRICOLARE IN 
PAZIENTE CON GRAVIDANZA GEMELLARE AFFETTA DA TIREOTOSSICOSI: CASO CLINICO E ANALISI DELLA 
LETTERATURA ‐ .......................................................................................................................................... 242 

P3.10  ‐ VALUTAZIONE DEGLI ESITI MATERNO‐FETALI NELLE ALTERAZIONI DEL METABOLISMO GLUCIDICO 
IN GRAVIDANZA PRIMA E DOPO L'INTRODUZIONE DI UN PROTOCOLLO STANDARDIZZATO PER LA LORO 
GESTIONE ‐ ................................................................................................................................................ 243 

P3.11  ‐ OBESITA’, DIABETE E MACROSOMIA FETALE. ‐ ............................................................................ 244 

P3.12  ‐ EFFETTI DEL BETAMETASONE SULLA GLICEMIA MATERNA IN DONNE GRAVIDE DIABETICHE A 
RISCHIO DI PARTO PRETERMINE. NOSTRA ESPERIENZA. ‐ ........................................................................ 245 

P3.13  ‐ LA GRAVIDANZA GEMELLARE. L'ESPERIENZA CLINICA DI UN AMBULATORIO DEDICATO ‐ ......... 246 

P3.14  ‐ PLACENTA PREVIA: ANALISI SI 363 CASI DAL 2004 AL 2010 ‐ ....................................................... 247 

P3.15  ‐ IMPATTO DELLA TERAPIA CON EPARINA A BASSO PESO MOLECOLARE SULLA PLACENTAZIONE IN 
PAZIENTE AFFETTA DA SINDROME DA ANTICORPI ANTIFOSFOLIPIDI ‐ ..................................................... 248 

P3.16  ‐ HIV E GRAVIDANZA: LA NOSTRA ESPERIENZA ‐ ............................................................................ 249 

P3.17  ‐ RELAZIONE TRA INTAKE ALIMENTARE, SUPPLEMENTAZIONE MARZIALE, STATO EMATOCHIMICO 
ED OUTCOMES DELLA GRAVIDANZA IN UNA COORTE DI DONNE GRAVIDE ITALIANE. ‐ .......................... 250 

P3.18  ‐ IL LIQUIDO VAGINALE DELLA DONNA GRAVIDA E ORMONI STEROIDEI SESSUALI ‐..................... 251 

P3.20  ‐ MALATTIA CELIACA E COMPLICANZE IN GRAVIDANZA ‐ .............................................................. 253 

P3.21  ‐ PREECLAMPSIA SEVERA AD INSORGENZA PRECOCE: ESITI MATERNI E FETALI IN RELAZIONE AL 
TRATTAMENTO ‐ ........................................................................................................................................ 254 

P3.22  ‐ SCLEROSI MULTIPLA E GRAVIDANZA: LA NOSTRA ESPERIENZA. ‐ ................................................ 255 

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La Donna Il fascino della ginecologia moderna tra salute e sicurezza della donna: aggiornamenti e necessità

P3.23  ‐ CORRELAZIONE TRA ALTERAZIONI FLUSSIMETRICHE ED ESITI NEONATALI, UN RARO CASO DI 
BENESSERE NONOSTANTE PERSISTENZA DI DOTTO VENOSO CON ONDA A NEGATIVA ‐ ......................... 256 

P3.24  ‐ IDROPE FETALE: ESPERIENZA ANNUALE DEL NOSTRO CENTRO. ‐ ................................................ 257 

P3.25  ‐ DIAGNOSI ECOGRAFICA E MANAGEMENT DI CISTI OVARICA FETALE ‐ ........................................ 258 

P3.26  ‐ SEGNI ECOGRAFICI DI CISTI BRONCOGENA FETALE. CASE REPORT. ‐ .......................................... 260 

P3.27  ‐ UN RARO CASO DI CHILOTORACE CONGENITO BILATERALE ED ASCITE ASSOCIATO A MOSAICISMO 
VERO 47XXX/46XX ‐ ................................................................................................................................... 261 

P3.28  ‐ ALLOIMMUNIZZAZIONE ANTI‐U IN GESTANTE EXTRACOMUNITARIA: UN CASO ATIPICO. ‐ ....... 262 

P3.29  ‐ ALLOIMMUNIZZAZIONE MATERNO‐FETALE NELLA REALTÀ DELL’AOU CAREGGI: ATTUALI ASPETTI 
EPIDEMIOLOGICI. ‐ .................................................................................................................................... 263 

P3.30  ‐ LA MISURA ECOGRAFICA DELLA LUNGHEZZA DEL CANALE CERVICALE COME FATTORE 
PREDITTIVO NELL’INDUZIONE DEL TRAVAGLIO DI PARTO ‐ ...................................................................... 264 

Indice ............................................................................................................................................................. 265 

Indice Autori .................................................................................................................................................. 279 

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La Donna Il fascino della ginecologia moderna tra salute e sicurezza della donna: aggiornamenti e necessità

Indice Autori
A  ANNUNZIATA  MARIA LAURA ............................ 90 

ABRATE MARTINO ............................................ 182  ANNUNZIATA GIANLUCA ................................. 182 

ABRUZZESE MARINELLA ................................... 265  ANNUNZIATA LAURA ....................................... 105 

ACHILARRE MARIA TERESA ............................... 148  ANNUNZIATA MARIA LAURA ....... 5; 79; 97; 98; 99 

ADORATI MENEGATO ARIANNA ....................... 250  ANSERINI  PAOLA ............................................. 122 

ALABISO GIULIA ................................................ 214  ANSERINI PAOLA .............................................. 112 

ALBANESE GIULIA ............................................. 256  ANTONELLI ANTONELLO ...................................... 3 

ALBANO ALDO ..........................128; 129; 147; 157  ANTONILLI MORENA ............................ 34; 50; 183 

ALGIERI  MARISA ................................................. 33  APA ROSANNA ......... 190; 191; 195; 206; 207; 208 

ALGIERI MARISA ................................................... 7  ARISIO RICCARDO .............................................. 21 

ALIMONDI PIETRO .......................................... 3; 11  ASSORGI CHIARA ...................................... 163; 213 

ALIO LUIGI ......................................................... 174  AVINO  LUISA ................................................... 205 

ALLAIS ILARIA .................................................... 107  AVINO LUISA ............................ 120; 198; 199; 200 

ALOISI ALESSIA ............20; 31; 32; 39; 44; 166; 185  B 

ALVIGGI CARLO ................................. 120; 192; 205  BACCHI MODENA ALBERTO ..... 10; 30; 75; 84; 179 

AMMATURO FRANCO PIETRO ............................ 37  BALDI SONIA ...................................................... 63 

AMODIO  GIADA ................................................. 54  BALDINI GIANNA ................................................ 63 

AMOROSO RITA ................................................ 205  BANCHELLI IRENE ............................................. 239 

AMORUSO RITA ........................120; 198; 199; 200  BARBASETTI DI PRUN ALLEGRA ....................... 212 

ANAF VINCENT .................................................. 164  BARGOSSI LORENA ........................................... 151 

ANCESCHI MAURIZIO MARCO .......... 9; 93; 96; 114  BARNABA MARIO ............................................... 55 

ANGELA NAPOLI .................................................. 67  BARONE IDA ................................................... 89 

ANGELELLI GIUSEPPE ........................................ 148  BARRA  VALERIA ................................................. 90 

ANGELUCCI MICHELA ................................... 20; 39  BARRA VALERIA ........................................... 79; 99 

ANGIOLI ROBERTO ......20; 31; 32; 39; 44; 166; 185  BASEVI VITTORIO ............................................. 235 

ANNESSI ELEONORA ................................... 94; 108  BAU MARIA GRAZIA ........................................... 21 

  279
La Donna Il fascino della ginecologia moderna tra salute e sicurezza della donna: aggiornamenti e necessità

BEDONI CARRIE ................................................. 226  BIVALACQUA TRINITY J. ..................................... 23 

BELLATI FILIPPO ................ 34; 41; 50; 51; 183; 186  BIZZARRO ELIO ................................................. 199 

BELTRAMI CARLO ALBERTO .............................. 154  BOCCHI CATERINA ..................................... 76; 146 

BELTRAMI VALERIA ............................................. 60  BOLIS PIERFRANCESCO ............................ 102; 176 

BENEDETTI PANICI  PIERLUIGI ............................ 41  BONI TERENZIO ................................................ 186 

BENEDETTI PANICI PIERLUIGI ....20; 31; 32; 33; 34;  BONITO CONSUELO ........................................... 85 
39; 44; 50; 51; 166; 183; 185; 186 
BONITO MARCO ................................................. 13 
BENEDETTO CHIARA ..... 21; 22; 60; 104; 107; 170; 
193; 194; 196; 248; 254; 255  BORDI GIULIA ................................................... 201 

BENEVELLI CARLOTTA ............................... 230; 232  BORGHI CHIARA ............................................... 226 

BENIGNI FABIO ................................................... 23  BORRELLI CHIARA ............................................ 249 

BERGAMINI ALICE ............................................... 23  BRAGA ANDREA ............................................... 176 

BERLOCO PASQUALE......................................... 183  BRAGA PIERCARLO ........................................... 210 

BERRETTA ROBERTO ................................... 30; 179  BRAICU ELENA IOANA ........................................ 51 

BERTI CRISTIANA ............................................... 251  BREDA ELISA ............................................ 229; 243 

BERTIN MARTINA ................................................ 78  BRISIGOTTI MARIA PIA ..................................... 249 

BERTOZZI SERENA ............................... 80; 244; 256  BRUNETTI MONICA .......................................... 251 

BERTRANDO ALESSANDRA ..... 219; 220; 221; 222;  BRUNO GIULIETTA ............................................. 67 
223; 225  BUDA ALESSANDRO ........................................... 18 
BETTI MARTA ...................................................... 49  BUEMI MICHELE ................................................. 70 
BETTOCCHI STEFANO ........................................ 148  BUGGENHOUT. ALEXIS ..................................... 164 
BIAGIONI  SARA .................................................. 64  BUONOMO BARBARA ........................................ 19 
BIAGIONI SARA ....................... 63; 65; 66; 263; 264  BUSACCA MAURO .................................... 212; 214 
BIANCHI SIMONETTA .......................................... 21  C 
BIASIOLI ANNA .......................................... 244; 256  CACCETTA JLENIA ............................................... 34 
BIASONI VALENTINA .................196; 197; 254; 255  CACCIAPUOTI LUCIA ......................................... 198 
BICCIRÈ DESIREÈ ............................................... 168  CADENTE COLUCCI CAMILLO ........................... 204 
BIFULCO GIUSEPPE ........................................... 225  CAFÀ ESTER  VALENTINA .................................... 39 
BIGLIA NICOLETTA ............. 47; 167; 230; 231; 232  CAGGIANO FRANCESCO ................................... 204 

  280
La Donna Il fascino della ginecologia moderna tra salute e sicurezza della donna: aggiornamenti e necessità

CAGNACCI ANGELO...................125; 126; 130; 184  CASANO SIMONA ............................................. 193 

CAGNAZZO ELISA ...................................... 121; 227  CASERTA DONATELLA ................................ 24; 201 

CALAGNA GLORIA .....................159; 172; 175; 188  CASORELLI ASSUNTA .......................................... 41 

CALCAGNO ANGELO ................................. 154; 256  CASSANI CHIARA ................................................ 43 

CALIENNO CLAUDIA .......................................... 151  CASTALDO  FILIPPO ............................................ 90 

CAMPANILE MARTA ...................... 5; 79; 90; 98; 99  CASTALDO FILIPPO ............... 5; 79; 97; 98; 99; 105 

CAMPOLO FEDERICA ....................... 21; 22; 60; 104  CASTIGLIONE FABIO ........................................... 23 

CAMPOREALE ANNA LINA ................................ 265  CATANIA MARIA ................................................... 6 

CANDELIERI MIRIAM ......................... 9; 93; 96; 114  CATINO STEFANIA ............................ 190; 191; 195 

CANDIANI MASSIMO ......... 54; 119; 134; 135; 169  CAVALLARO ANGELO ....... 216; 219; 221; 222; 223 

CANNOLETTA MARIANNA................................. 126  CAZZATO LUCIA ...................................... 25; 26; 89 

CANUTO EMILIE MARION ....... 21; 22; 60; 104; 224  CECATI MONIA ................................................... 53 

CAPODICASA VALENTINA ................................... 40  CECCACCI IRENE ............................................... 168 

CAPONE ANGELA .............................................. 259  CECCARELLI SIMONA ........................................ 186 

CAPRIATA ILARIA .............................................. 251  CECCARELLO MATTEO...................................... 143 

CAPRIGLIONE STELLA ........ 20; 31; 32; 44; 166; 185  CECCARONI MARCELLO .................................... 170 

CAPUCCI  ROBERTA ..................................... 81; 262  CECCHI STEFANO .............................................. 173 

CAPUCCI ROBERTA .............................................. 73  CECCONI SANDRA ............................................ 113 

CARAMELLINO LAURA ...................................... 115  CECI ORONZO ................................................... 148 

CARBONE ILMA FLORIANA .... 5; 79; 90; 97; 98; 99;  CECOTTI VERA .................................................. 143 
105 
CELOTTO SABRINA M ....................................... 258 
CARBONI SIMONA ........................................ 73; 81 
CETIN IRENE ............................................. 203; 251 
CARDINI FEDERICA .............. 62; 63; 64; 65; 66; 253 
CHAHIN  ACHTARI .............................................. 47 
CARICO ELISABETTA ............................................ 38 
CHEKEROV RADOSLAV ....................................... 51 
CARINGELLA ANNA MARIA ..... 55; 91; 95; 233; 257 
CHIADÒ ALESSANDRA .............................. 193; 197 
CARINGELLA ANNA MARIA ............................... 228 
CHIADÒ ALESSANDRA ...................................... 196 
CARINGELLA ANNAMARIA ................................ 144 
CHIARA BENEDETTO ........................................ 224 
CARTA GASPARE ........ 27; 110; 113; 139; 141; 153 
CHINCOLI ANNAROSA ...................................... 265 

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La Donna Il fascino della ginecologia moderna tra salute e sicurezza della donna: aggiornamenti e necessità

CHIONNA RAFFAELLA ....................................... 134  COSMI ERICH ................................................ 78; 80 

CHIRLETTI PIERO ............................................... 183  COSTA DANIELA ................................................. 11 

CIARDO FRANCESCA ......................................... 201  CREMONINI GIORGIO .............................. 226; 262 

CIARDULLI ANDREA . 190; 191; 195; 206; 207; 208  CROMI ANTONELLA ......................................... 182 

CIAVATTINI ANDREA ......................................... 173  CSERNI GABOR ................................................... 21 

CICINELLI ETTORE ............................................. 181  CUCINELLA GASPARE ............... 159; 172; 175; 188 

CIOCCA ERIKA ................................................... 212  CUZZOCREA MARCO .......................................... 18 

CIOFFI FERNANDA ............................. 198; 204; 205  D 

CIPRIANI ARCANGELA RAFFAELLA ........ 91; 95; 144  D' ALESSANDRO PIETRO ..................................... 19 

CIPRIANI GIANNI ................................................. 13  DAL SASSO MONICA ......................................... 210 

CIRILLO ROBERTO ..................................... 147; 171  D'ALESSANDRO GIADA ..................................... 110 

CITOSSI ALESSANDRA .................80; 244; 247; 256  D'ALESSANDRO PIETRO .................... 101; 127; 145 

COCO LUANA .............................................. 45; 238  D'ALFONSO ANGELA ........................ 110; 113; 141 

CODROMA ANNA ...................................... 229; 243  DALL'ASTA ANDREA ......................................... 179 

COLACURCI NICOLA ........... 37; 133; 135; 136; 174  D'ALONZO MARTA ........................................... 232 

COLAGRANDE ILARIA ........................................ 110  DAMIANI GIANLUNCA RAFFAELLO .................. 257 

COLICCHIO DANIELA ......................................... 218  DAMIANI PATRIZIO .... 20; 31; 32; 39; 44; 166; 185 

CONFORTI  ALESSANDRO .................................. 205  D'AMICO CHIARA AUGUSTA EMMA ................ 214 

CONFORTI ALESSANDRO ................................... 204  DANIELE ALBERTO ...................................... 47; 167 

CONTI NATHALIE ......................................... 76; 252  D'ANNA MARIA ROSA ...................................... 6; 8 

COPPOLA  GIUSEPPE ......................................... 205  D'ANTONA DONATO ................................ 229; 243 

COPPOLA  MARINA ........................................... 205  D'ARPE  STELLA ................................................ 114 

COPPOLA ANGELA ............................................ 120  DARRETTA VALERIA ......................................... 122 

COPPOLA GIUSEPPE ..................120; 192; 198; 199  DE BONIS MARIA ........................................ 76; 252 

CORDISCO ADALGISA ........................................ 239  DE CARO GIOVANNI ......................................... 122 

CORMIO GENNARO....................................... 16; 29  DE CICCO NARDONE CARLO ................. 31; 44; 166 

CORTI LAURA .................................................... 119  DE DOMINICI ROSANNA .......................... 187; 236 

COSMA STEFANO .............................................. 170  DE FAZIO ROBERTA ............................ 60; 248; 255 

  282
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DE FILIPPIS  ANGELA ........................................... 93  DI CELLO ANNALISA ... 46; 117; 118; 129; 132; 157 

DE FILIPPIS ANGELA ........................................ 9; 96  DI CRESCE MARCO ............................. 68; 258; 259 

DE FRANCISCIS PASQUALE ........................ 133; 136  DI DEDDA MARIA CARMELA ............ 102; 176; 241 

DE GENNARO ALESSANDRA CATERINA ............. 265  DI DONATO VIOLANTE ........................... 34; 41; 50 

DE LELLIS VALENTINA ......................................... 27  DI EMMA VERONICA .................................... 7; 168 

DE MARTIS FRANCESCO .................................... 253  DI FEBBO GIOVANNA ....................................... 153 

DE MEDICI CATERINA .......................................... 41  DI FIORE CORNELIA .......................................... 136 

DE MICHELE FRANCESCA .................................. 119  DI FONSO ADINA .............................................. 153 

DE MITRI PAOLA ........................................... 16; 29  DI GIAMPAOLO FRANCESCA ............................ 248 

DE NOLA ROSALBA .............................................. 55  DI GIOVANNI SILVIA ......................................... 153 

DE PLACIDO GIUSEPPE .... 120; 192; 198; 199; 200;  DI GIUSEPPE JACOPO ....................................... 173 
204; 245; 246; 261 
DI LEGGE ALESSIA .............................................. 43 
DE PLACIDO GIUSEPPE ...................................... 205 
DI LIETO ANDREA ........... 5; 79; 90; 97; 98; 99; 105 
DE ROSA  PASQUALE ......................................... 205 
DI LORENZO GIOVANNI .................................... 143 
DE ROSA NICOLETTA 219; 220; 221; 222; 223; 225 
DI LUCA MARTINA .................................... 155; 156 
DE ROSA PASQUALE .......................................... 192 
DI LUIGI GIANLUCA .......................................... 113 
DE STEFANO MARIA GRAZIA ....................... 96; 114 
DI MARTINO GIAMPAOLO ........................... 24; 48 
DE TRANA ENRICO ......................46; 118; 129; 147 
DI NARDO  MARIA ANTONIETTA ........................ 90 
DE VITIS CLAUDIA ....................................... 35; 209 
DI NARDO MARIA ANTONIETTA .. 5; 79; 97; 98; 99; 
DE VIVO  ROCCO ................................................. 43  105 

DEIANA SARA ...................................................... 11  DI NARO EDOARDO .............. 91; 95; 144; 233; 257 

DEIANA SARA FRANCESCA .................................... 3  DI NICOLA MARIAPIA ............................... 139; 141 

DEL MASTRO LUCIA .......................................... 112  DI PAOLA CRISTINA ............................................ 37 

DELIA CHIARA ................................................... 197  DI PROPERZIO MATILDE ....................... 35; 38; 218 

DELL'ANNA TIZIANA ............................................ 49  DI RAMIO RAFFAELLA ........................................ 27 

DELLE PIANE LUISA ................................... 193; 194  DI TOMMASO MARIA ROSARIA ......................... 85 

DELL'ORTO FEDERICA ......................................... 49  DI TOMMASO MARIAROSARIA ...... 56; 87; 88; 239 

DI CELLO  ANNALISA ......................................... 128  DIFIORE CORNELIA ........................................... 133 

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DIMITROVA DESISLAVA ...................................... 51  FERRARA ANTONIETTA .............................. 89 

DINDELLI MORENO ........................................... 134  FERRARI FRANCESCA .......................................... 57 

DITTO ANTONINO ............................................. 167  FERRARO MARGHERITA ..................................... 75 

DOLCI CARLOTTA .......................................... 18; 49  FERRERO ANNAMARIA .............................. 47; 167 

DOLFIN ELISABETTA .................................. 193; 194  FERRERO SIMONE .................... 155; 156; 160; 161 

DONADONO VERA .............................. 68; 258; 259  FERRILLO GRAZIA ............................................. 259 

D'OTTAVIO GIUSEPPINA ................................... 143  FICARELLI VALERIA ....................................... 25; 26 

DRIUL LORENZA .................................. 80; 244; 256  FIORE GIUSEPPE ....................... 215; 216; 221; 225 

DUCA PIERGIORGIO .......................................... 203  FIORENTINO AGNESE ....................................... 192 

DURANDO ANTONIO .......................................... 21  FISCHETTI MARGHERITA .................................... 34 

E  FORZANO LEONARDO ........................ 40; 142; 250 

EDGARDO SOMIGLIANA ..................................... 54  FOTOPOULOU CHRISTINA .................................. 51 

EMANUELLI MONICA .......................................... 53  FRANCESCHETTI  SILVIA ..................................... 96 

ERRICO ZUPI ...................................................... 146  FRANCESCHETTI SILVIA .......................... 9; 93; 114 

ESPOSITO  FRANCESCA GIOVANNA .................... 90  FRANCESCO MARIA PRIMIERO .......................... 67 

ESPOSITO FRANCESCA GIOVANNA .... 5; 79; 97; 98;  FRANCHI LAURA ............................. 30; 75; 84; 179 
99; 105 
FRANCHI MASSIMO ......................................... 182 
ESPOSITO GIUSEPPINA ....................... 68; 258; 259 
FRUSCALZO ARRIGO ........................... 80; 244; 256 
EVANGELISTA FRANCESCA ................................ 196 
FRUSCIO ROBERT ............................................... 49 

FULCHERI EZIO ................................................. 249 
FABOZZI FRANCESCA ........................................ 120 
FUSCO DAVIDE ................................................... 24 
FACCHINETTI FABIO .......... 57; 58; 72; 94; 108; 235 
FUSÈ FEDERICA ................................................ 251 
FACHECHI GIORGIO .......................................... 142 

FALAGARIO MADDALENA ............................. 16; 29 
GABRIELE LANZO ............................................. 224 
FALBO ANGELA ......................................... 117; 182 
GADDUCCI ANGIOLO.......................................... 43 
FAMILIARI ALESSANDRA ................... 190; 191; 195 
GAETANI MARIA .............................. 228; 233; 257 
FAUSTO MARSIA ............................................... 199 
GAGLIARDI FRANCESCO ..................................... 33 
FEDERICA CAMPOLO ......................................... 224 
GALETTI SILVIA ................................................. 125 

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La Donna Il fascino della ginecologia moderna tra salute e sicurezza della donna: aggiornamenti e necessità

GALLO FRANCESCO ............................. 15; 132; 147  GIULIANO NATASCIA ............ 5; 79; 97; 98; 99; 105 

GANAPATHI RAM N. ........................................... 51  GOCEVSKA SASKA ............................................ 164 

GANDINI LUCA MARIA ...................................... 169  GRANATA  MARCELLO ..................................... 200 

GANZITTI LAURA ....................................... 244; 250  GRANATA MARCELLO ...................................... 204 

GARDELLA PATRIZIA ......................................... 122  GRANDI GIOVANNI .......................................... 126 

GASPARRI MARIA LUISA ............................... 34; 50  GRANESE ROBERTA .................. 159; 172; 175; 188 

GASPARRI MARIA LUISA ................................... 183  GRASSI TIZIANA .................................. 80; 154; 256 

GAVIOLI ALBERTA ............................................. 140  GRASSO ROBERTA .............................................. 70 

GENAZZANI ANDREA R. ............................ 150; 178  GRAZIANO ANGELA .................................. 121; 227 

GENAZZANI ANDREA RICCARDO ....................... 217  GRECO FILIPPO ................................................... 43 

GENNARELLI GIANLUCA ............................ 193; 196  GRECO PANTALEO.................................. 25; 26; 89 

GENOVESE FORTUNATO ................................... 238  GREGORI SILVIA ................................................. 54 

GERBALDO DANIELA ......................................... 249  GRIGNAFFINI ALESSANDRO ....................... 10; 242 

GHEZZI FABIO ................................................... 182  GRISOLIA GIANPAOLO...................................... 140 

GHISONI LUCIANO ............................................ 203  GRIVON SARA ................................................... 248 

GIACOBBE ANNAMARIA ..................................... 70  GUARINO ROBERTO ............................................. 6 

GIAMBATTISTA ERIKA ANGELA ............................. 3  GUASCHINO SECONDO .................................... 143 

GIANBATTISTA ERIKA .......................................... 11  GUERRA LUCA .................................................... 49 

GIANNINI REBECCA ............................................. 87  GUIDA MAURIZIO ...................... 19; 101; 127; 145 

GIANNUBILO STEFANO RAFFAELE ...................... 53  GULINO FERDINANDO ANTONIO ............... 45; 238 

GIANOLA GAIA .................................................. 161  GUZZO FEDERICA ....... 20; 31; 32; 39; 44; 166; 185 

GIBBONE ELENA ......... 22; 104; 224; 248; 254; 255  H 

GIORDA GIORGIO ...................................... 167; 182  HEDLUND PETTER .............................................. 23 

GIORGIONE VERONICA ....................................... 43  HEYN ROSEMARY ............................................... 36 

GIOVAGNOLI MARIA ROSARIA ........ 35; 36; 38; 209  HYSENI ENTELA ................................................ 185 

GIUFFRIDA ELEONORA ...................................... 238  I 

GIULIANI DANIELA .............................................. 18  IANNACCIO STEFANIA ........................................ 36 

GIULIANO  NATASCIA .......................................... 90  IANNUZZI LAURA ............................................. 239 

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IAZZETTA RAFFAELLA ........................................ 245  LATTUADA  NORMA ......................................... 210 

IMPERATO OLGA C.M. ...................................... 105  LAUDANDO EMANUELA ........................... 133; 136 

IMPERATO OLGA CARMELA MARIA ... 5; 79; 90; 97;  LAURIOLA ILARIA ....................................... 10; 242 
98; 99 
LAVITOLA GIADA ...... 215; 219; 220; 222; 223; 225 
IMPRODA FRANCESCO ...................................... 105 
LAZZARINI CHIARA ........................... 102; 176; 241 
IMPRODA FRANCESCO PAOLO ................ 90; 97; 98 
LAZZERI LUCIA .................................................. 146 
IMPROTA FEDERICA .......................................... 245 
LEANZA GIANLUCA ............................................. 45 
ISABELLA CASTELLANO ....................................... 21 
LEANZA VITO ...................................................... 45 
ISOLA MIRIAM .................................................... 40 
LEGNANTE ANTONIETTA .................................... 37 

LEO  STEFANIA ................................................. 136 
KOBAL BORUT ..................................................... 30 
LEO STEFANIA .................................................. 133 
KOSTADINOVIC HELENA ..................................... 30 
LEONE ROBERTI MAGGIORE UMBERTO .. 155; 156 

LI DESTRI  MARTA ...................................... 20; 185 
LA FERRERA NICOLA ........................................... 15 
LIBRINO ARMANDO ........................................... 47 
LA FERRERA NICOLÓ ......................................... 171 
LICHTENEGGER WERNER ................................... 51 
LA MANNA VIVIANA .................215; 216; 220; 225 
LICO DANIELA ........................................... 116; 171 
LA MARCA ANTONIO ........................................ 130 
LICO DANIELA ..................................................... 15 
LA SALA GIOVANNI BATTISTA ........................... 182 
LINCIANO FRANCESCA ............................... 32; 185 
LA TORRE PASQUALE .................................. 87; 239 
LITTA PIETRO .................................................... 173 
LACERENZA LOREDANA .................................... 233 
LITTA PIETRO SALVATORE ................................ 229 
LACQUANITI ANTONIO ....................................... 70 
LIVA SARA ........................................................ 247 
LAGANÀ ANTONIO SIMONE ...................... 187; 236 
LO VERSO LAURA ............................................. 159 
LANNINO GIUSEPPE .......................................... 204 
LOCCI MARIAVITTORIA .................... 245; 246; 261 
LANTIERI TERESA .............................................. 194 
LOIZZI VERA .................................................. 16; 29 
LANZO GABRIELE ............................ 21; 22; 60; 104 
LONDERO  AMBROGIO P. ................................. 256 
LANZONE ANTONIO . 190; 191; 195; 206; 207; 208 
LONDERO AMBROGIO P .................................... 80 
LAORETI ARIANNA ............................................ 203 
LONDERO AMBROGIO P. ................................. 154 
LATERZA FEDERICA ............................. 55; 228; 257 
LONDERO AMBROGIO PIETRO ................... 40; 244 

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LONGO MONICA ................................................. 57  MANGIATORDI GIOVANNI ............................... 148 

LOPEZ SALVATORE .............................................. 32  MANICONE  ANNAMARIA .................................. 33 

LOPRETE ELISA .................................................... 41  MANIGLIO PAOLO ...................................... 24; 201 

LORUSSO FILOMENAMILA ................................ 148  MANNELLA PAOLO ................................... 150; 217 

LORUSSO MASSIMO............................................ 16  MARCHESE CINZIA ........................................... 186 

LOVERRO GIUSEPPE ............................ 55; 228; 257  MARCHESONI DIEGO .. 40; 80; 142; 154; 244; 247; 
250; 256 
LUCIA EMILIO .................................................... 182 
MARCHETTI CLAUDIA ................................. 41; 186 
LUCIANO ANTONIO ........................................... 131 
MARCHETTI GAIA ................................... 56; 77; 82 
LUISI STEFANO .................................................. 146 
MARCHI LAURA .......................................... 77; 263 
LUKANOVIC ADOLF ............................................. 30 
MARCHINO GIAN LUIGI .................................... 170 
LUKIC ANKICA ................... 35; 36; 38; 48; 209; 218 
MARCHITELLI GIULIA ....................... 102; 176; 241 
LUVERO DANIELA .................................... 31; 32; 39 
MARCI ROBERTO .......... 73; 81; 121; 226; 227; 262 

MARCOCCIA  ELEONORA ........................... 93; 114 
MAFFUCCI DIANA ....................................... 34; 186 
MARCOCCIA ELEONORA ...................................... 9 
MAGAZZINO FRANCESCAPAOLA ......................... 43 
MARGIOTTA GABRIELE .................................... 113 
MAGGIOROTTO FURIO ..................................... 231 
MARINACCIO MARCO ........................................ 43 
MAINI MARZIA .................................................. 140 
MARINO LAURA ANITA ...................................... 13 
MAIORANA ANTONIO ....................................... 174 
MARIUZZI LAURA ............................................. 154 
MALLIA MILANES GIOVANNA ..................... 68; 258 
MAROZIO LUCA ........................ 104; 248; 254; 255 
MALZONI MARIO .............................................. 181 
MARRA CHIARA ................................................ 151 
MANCARELLA MARY ........................................... 75 
MARRA EMANUELE .......................................... 209 
MANCINI RITA ............................................. 35; 209 
MARRA MARIA LUISA ................ 19; 101; 127; 145 
MANCIOLI FRANCESCA ..................................... 173 
MARRANO TERESA ....................... 91; 95; 144; 228 
MANCUSO ALFREDO ........................................... 70 
MARTA CAMPANILE ........................................... 97 
MANDATO VINCENZO DARIO ........................... 182 
MARTINELLI PASQUALE ..................... 68; 258; 259 
MANDIA LUCA .................................................. 203 
MARTINELLO RUBY .................................. 226; 227 
MANDÒ CHIARA ............................................... 251 
MARTINEZ DANIELA ......................... 206; 207; 208 
MANESCHI FRANCESCO .......................... 7; 33; 168 

  287
La Donna Il fascino della ginecologia moderna tra salute e sicurezza della donna: aggiornamenti e necessità

MARUOTTI GIUSEPPE MARIA ............. 68; 258; 259  MIGLIUCCI ANNALISA ................................ 68; 258 

MARZANO  SARA .............................................. 114  MILANI RODOLFO ........................................ 18; 49 

MARZIANI ROSALIA ........................................... 218  MILAZZO GIUSI NATALIA .......................... 163; 213 

MARZINOTTO STEFANIA ................................... 154  MILAZZO NICOLA ................................................. 6 

MASSIMO MOSCARINI ........................................ 67  MINOZZI MASSIMO ............................................ 96 

MASTRANTONIO PASQUALE ............................. 174  MIRANDA  MARILENA ...................................... 246 

MASTRICCI ANNA LUCIA ............................. 89  MIRANDA ANDREA ...................... 31; 39; 166; 185 

MASTROCOLA NUNZIA ............................. 139; 141  MIRANDA MARILENA ............................... 245; 261 

MASTROMATTEO CRISTINA ............................ 3; 11  MOCCIARO  RITA .............................................. 128 

MATERAZZO CATERINA ............................ 132; 174  MOCCIARO RITA .. 15; 46; 116; 118; 129; 157; 158; 
171 
MATTEUCCI ELEONORA .................................... 162 
MOFFA GIULIANA ........................................ 7; 168 
MATULA IDA ..................................... 150; 178; 217 
MOGGIO GIULIA ............................................... 232 
MAURI SILVIA .................................... 102; 176; 241 
MOLINARI EMANUELA ..................................... 193 
MAUTONE DANIELE ............................................ 30 
MOLINO CECILIA ................................................ 85 
MAZZARELLI LAURA LETIZIA ....................... 68; 258 
MOLLICA NILDE .................................................. 88 
MECACCI FEDERICO .......56; 62; 64; 65; 66; 77; 82; 
106; 253; 264  MOLLO ANTONIO ..................................... 200; 204 

MECCARIELLO GABRIELLA ...................... 25; 26; 89  MONARI FRANCESCA ................................. 58; 235 

MEIR YORAM .................................................... 181  MONASTA LORENZO ........................................ 143 

MELIS GIAN BENEDETTO ...................................... 3  MONICA MICHELA ........................................... 179 

MELLO GIORGIO ..... 56; 62; 63; 64; 65; 66; 77; 82;  MONTANELLI LUCA ............................................ 18 
106; 253; 263; 264 
MONTERA ROBERTO .. 20; 31; 32; 39; 44; 166; 185 
MELONI ALESSANDRA........................................... 3 
MONTONE EVA ................................................ 185 
MENATO GUIDO ....................................... 115; 170 
MONTORSI FRANCESCO ..................................... 23 
MENOZZI RENATA ............................................. 125 
MORANO GIUSEPPINA ..................................... 183 
MESSINA ANNARITA ........................................... 91 
MORCIANO ANDREA ........................ 206; 207; 208 
MESSINA RITA ANNA .................................. 95; 144 
MORELLI MICHELE ...... 15; 46; 116; 118; 128; 129; 
MIBI KAKISINGI JOSEPH .................................... 240  132; 147; 157; 158; 171; 174 

MIELE GIANMARCO .......................................... 145  MORLANDO MADDALENA ............................... 258 

  288
La Donna Il fascino della ginecologia moderna tra salute e sicurezza della donna: aggiornamenti e necessità

MORO FRANCESCA ........................... 206; 207; 208  NUTI MARIANNA ................................................ 50 

MOROTTI MATTEO ................................... 160; 161  O 

MORRA ILARIA .................................................. 225  OCHETTI SIMONA ............................................. 196 

MOSCARINI MASSIMO ........................................ 24  OLEK SVEN ......................................................... 51 

MOSSUTO ELENA ................................................ 73  OPPEDISANO ROSAMARIA ............................... 174 

MOTTA TIZIANO ................................................ 210  OPPIMITTI JUSTINE .......................................... 242 

MUGIONE ALESSANDRA ..................................... 54  ORLANDI EMANUELA ....................................... 138 

MUSARÒ ANDREA ............................................ 179  ORLANDI FRANCESCO ...................................... 138 

MUSCATELLO ANDREA ............................. 139; 141  ORSARIA MARIA ............................................... 154 

MUSELLA ANGELA ........................................ 41; 50  OTTANELLI  SERENA ........................................... 63 

MUZII LUDOVICO .................................. 32; 44; 166  OTTANELLI SERENA .... 56; 62; 64; 65; 66; 106; 253 

N  OTTOLINA JESSICA ........................................... 119 

NALE  ROBERTA .................................................. 33  P 

NALE ROBERTA ................................................. 168  PACCHIAROTTI ARIANNA ................. 162; 163; 213 

NAPOLETANO CHIARA ........................................ 50  PADILLA PÉREZ ANA ISABEL ............................. 233 

NAPOLITANO ANTONELLA ................................ 125  PAGANO TIZIANA ............................................. 200 

NAPPI CARMINE ................................................ 225  PALAIA INNOCENZA ............................. 34; 41; 186 

NAPPI LUIGI .................................................. 25; 26  PALATUCCI VALERIA ................... 19; 101; 127; 145 

NARDELLI GIOVANNI BATTISTA ................ 229; 243  PALERMO PATRIZIA ................................... 27; 139 

NARDINI  CAMILLA ............................................ 264  PALLA CAROLA ......... 190; 191; 195; 206; 207; 208 

NARDINI CAMILLA ............................. 63; 64; 65; 66  PALMA FEDERICA ............................................. 184 

NATALE ANDREA ............................................... 214  PALMARA VITTORIO ........................................ 187 

NAZZARO GIOVANNI ......................... 245; 246; 261  PALMIERI TERESA ............................................. 261 

NERI ISABELLA..................................................... 72  PALOMBA STEFANO ................. 117; 132; 174; 182 

NICOLETTI ANNAMARIA JANE .......................... 112  PALUMBO MARCO ............................................. 45 

NOBILI FLAVIA ............................................. 35; 218  PALUMBO MARCO ANTONIO .......................... 238 

NOCERINO ANTONIO ........................................ 136  PANINA PAOLA .................................................. 54 

NOEL JEAN‐CHRISTOPHE .................................. 164  PANUCCIO ENRICO ............. 47; 167; 230; 231; 232 

  289
La Donna Il fascino della ginecologia moderna tra salute e sicurezza della donna: aggiornamenti e necessità

PANZARINO MARIANTONIETTA ........................ 265  PERRONE SEILA ................................................ 168 

PAOLELLA FILOMENA ....................................... 225  PERUGINI ANGELA ............................................... 7 

PAOLO MANNELLA ........................................... 178  PESCIO MARIA CAROLINA ........................ 112; 249 

PAPALEO ENRICO .............................................. 119  PETRAGLIA FELICE .............................. 76; 146; 252 

PAPI FEDERICA .............................................. 85; 88  PETRELLA ELISABETTA ......................... 72; 94; 108 

PARISELLA MARCO .............................................. 33  PETRILLO MARCO ............................................... 43 

PARISI EMANUELA .................. 5; 79; 90; 97; 98; 99  PETRUZZELLI PAOLO ........................................ 170 

PARISI FRANCESCA ............................................ 251  PETTINAU GRAZIA .............................................. 60 

PARMA MARTA ................................................. 134  PIANO CAMILLA ................................................. 11 

PARZIALE LUCIA ................................................ 199  PIANTELLI GIOVANNI ........................... 75; 84; 179 

PASCALE RENATO ............................... 19; 101; 127  PIAZZA NICOLETTA ........................... 102; 176; 241 

PASCAZIO FRANCESCO ...................................... 257  PICARDO ELISA ....................... 21; 22; 60; 104; 224 

PASINI BARBARA ....................................... 230; 231  PICARELLI  SILVIA ............................................. 205 

PASQUINI LUCIA ................................................. 85  PICARELLI SILVIA .............................. 192; 198; 204 

PASSONI PAOLO ................................................ 151  PICARELLI VENELIA ................................... 121; 227 

PATACCHIOLA FELICE .......................... 27; 110; 153  PICCOLI ROBERTO ... 215; 216; 219; 220; 221; 222; 
223 
PATELLA ALFREDO ....... 73; 81; 121; 226; 227; 262 
PIER LUIGI VENTURINI ..................................... 161 
PATRELLI TITO SILVIO ...................... 30; 75; 84; 179 
PIGNATTI LUCREZIA ............................. 72; 94; 108 
PATRIARCA AMBRA .................................. 115; 196 
PINZAUTI SERENA ............................................ 146 
PATURZI ANNA ................................................... 84 
PIRO RICCARDO .................................................... 6 
PECCHIO SILVIA ...........................47; 167; 231; 232 
PIVA ELEONORA ....................................... 230; 231 
PEDRIELLI GIULIA ................................................ 58 
PIVATO  ELENA ................................................... 81 
PENATI CRISTINA .............................................. 151 
PIVATO ELENA .................................................... 73 
PERINO ANTONINO ............ 11; 131; 138; 159; 188 
PIZZO ALFONSA .................................................. 70 
PERINO ANTONIO ..................................... 172; 175 
PIZZUTI SVEVA ................................................... 35 
PERNICE MILENA ........................................ 50; 183 
PLOTTI FRANCESCO .... 20; 31; 32; 39; 44; 166; 185 
PERNIOLA GIORGIA ............................... 34; 41; 186 
POGGI ALICE ............................................... 81; 262 
PERRONE SEILA ..................................................... 7 

  290
La Donna Il fascino della ginecologia moderna tra salute e sicurezza della donna: aggiornamenti e necessità

POLAROLO GIULIA ........... 104; 194; 248; 254; 255  REVELLI ALBERTO ..................... 193; 194; 196; 197 

POLIZZI GIOVANNI ................................................ 6  RIBOTTA MARISA ............................................... 60 

PONTELLO DAVID...................................... 247; 250  RICCIARDI  ROBERTO ......... 20; 31; 32; 39; 44; 166 

PONZONE RICCARDO ........................ 230; 231; 232  RICCIARDI DOMENICO ............................. 215; 216 

PORPIGLIA MAURO ............................... 21; 22; 224  RICCIARDI ENZO ................................................. 24 

POSSAVINO FEDERICA LINDA ........................... 107  RIGATTI PATRIZIO .............................................. 23 

PRETI MARIO .................................................... 107  RINGRESSI ALVARO .................................. 263; 264 

PROTA GIOVANNI .............. 15; 147; 158; 171; 174  RINOLDO CALOGERO ............................... 6; 8; 159 

PUOPOLO MANUELA ........................................ 224  RINUNCINI DAVIDE .......................................... 247 

Q  RIVASI FRANCESCO ............................................ 58 

QUAGLIA FILOMENA ......................................... 259  ROCCA  MORENA ............................................. 117 

R  ROCCA MORENA LUIGIA .................................. 158 

RAGUSA FRANCO ANTONIO ........................... 3; 11  ROMANELLO  IRENE ......................................... 142 

RAHIMI HASSAN ................................................. 50  ROMANI FEDERICA .......................... 190; 191; 195 

RALLI ELEONORA .............................................. 162  ROMANO  CARMINE .......................................... 90 

RAMBALDI MARIANNA ................................. 62; 65  ROMANO CARMINE ............. 5; 79; 97; 98; 99; 105 

RAMBALDI MARIANNA PINA .......... 56; 77; 82; 106  ROSA GIULIA .............................................. 10; 242 

RANDACCIO SARAH .................................. 194; 197  ROSELLI DOMENICO ........................................... 13 

RANIA ERIKA ..................................... 116; 117; 132  ROSSI  CINZIA ................................................... 138 

RANIERI ANTONIO ............................................ 198  ROSSI ALBERTO .......................................... 40; 142 

RAPISARDA VINCENZO ...................................... 238  ROSSI GIANNA .................................................. 113 

RASPAGLIESI FRANCESCO ................................. 167  ROTOLO STEFANO ............................ 172; 175; 188 

RAZZANO ALESSANDRA ............................ 193; 194  RUBBINO GABRIELLA ....................................... 238 

RECALCATI DARIO ............................................... 18  RUGHETTI AURELIA ............................................ 50 

REDAELLI ANNA ................................................ 169  RUSCITO ILARY ............................... 34; 50; 51; 183 

REMORGIDA VALENTINO ..........155; 156; 160; 161  RUSSO ELEONORA ................................... 178; 217 

RETTO ANNALISA .............................................. 236  RUSSO TIZIANA ................................................ 147 

RETTO GIOVANNI ...................................... 187; 236  RUSSO VALENTINA ................................... 117; 132 

  291
La Donna Il fascino della ginecologia moderna tra salute e sicurezza della donna: aggiornamenti e necessità

S  SCARINCI ELISA ........ 190; 191; 195; 206; 207; 208 

SAADE GEORGE ................................................... 57  SCARUFFI PAOLA .............................................. 112 

SABATINI LAURA ................................................. 76  SCAVELLO IRENE ................................................ 88 

SACCHINELLI  ANGELA ...................................... 158  SCHETTINO MARIA TERESA ................................ 37 

SACCHINELLI ANGELA ............................... 128; 157  SCHIAVI MICHELE CARLO ....................... 9; 93; 114 

SACCUCCI FRANCA .............................................. 53  SCUOTTO DI FREGA MARIATERESA ................. 198 

SAGNELLA FRANCESCA ..................... 206; 207; 208  SCUTIERO GENNARO FRANCESCO ..................... 26 

SALERNO ARMANDO ........................................ 192  SEHOULI JALID ................................................... 51 

SALTON LOREDANA ............................................ 60  SELVAGGI LUIGI ............................................... 148 

SALVAGNO FRANCESCA .................... 193; 194; 196  SELVAGGI LUIGI E. ........................................ 16; 29 

SALVATORE  STEFANO ...................................... 134  SELVAGGI LUIGI EUSTACCHIO .......................... 265 

SALVATORE STEFANO ............................... 135; 169  SERAVALLI VIOLA ............................................. 239 

SALZANO EMILIA ............................... 245; 246; 261  SERENA CATERINA ...... 56; 62; 64; 65; 77; 82; 106; 
263; 264 
SANCHEZ ANA M ................................................. 54 
SEVERI FILIBERTO MARIA ................................... 76 
SANTOPIETRO XENIA MARIA GABRIELLA ............. 3 
SGANDURRA PAOLA ................................ 230; 231 
SANTORI GREGORIO ......................................... 122 
SGRO LUCA ............................................... 230; 231 
SAPINO ANNA ..................................................... 21 
SIGHINOLFI GIOVANNA .................................... 130 
SARNO LAURA ............................................. 68; 258 
SIGISMONDI CRISTINA ....................................... 43 
SAVASI VALERIA ................................................ 203 
SILVESTRIS ERICA ....................................... 55; 228 
SAVIANO ROSA ................................... 68; 258; 259 
SIMEONE ALESSIA ................................................ 7 
SCAFURI STEFANIA .............................................. 90 
SIMEONE SERENA ........................ 56; 82; 106; 264 
SCALA CAROLINA ...................................... 155; 156 
SIMIOLI STEFANIA .............................. 68; 258; 259 
SCALA MARIA MADDALENA ....................... 90; 105 
SIMONCINI TOMMASO .................... 150; 178; 217 
SCALA MARIAMADDALENA .......... 5; 79; 97; 98; 99 
SINA FEDERICA PAOLA ....................................... 49 
SCALETTA GIUSEPPE ...20; 31; 32; 39; 44; 166; 185 
SIRICO ANGELO .................................. 68; 258; 259 
SCARAMUZZI FRANCESCA ..................... 91; 95; 144 
SISTI GIOVANNI ............................................ 85; 87 
SCARDAPANE ARNALDO ................................... 148 
SORRENTINO FELICE .......................................... 25 
SCARDIGNO DORIANA ........................................ 43 

  292
La Donna Il fascino della ginecologia moderna tra salute e sicurezza della donna: aggiornamenti e necessità

SPADACCINI GIOVANNA ................................... 212  TOSI VERONICA ................................................ 217 

SPITALERI MARINA ....................................... 87; 88  TOSTI CLAUDIA ................................................. 146 

STEFANIDOU ERATO MARIA ............................. 115  TOTARO ILARIA ................................................ 265 

STEVENAZZI GUIDO .......................................... 173  TRANQUILLI ANDREA LUIGI ....................... 53; 173 

STILE ANTONELLA ..................................... 120; 200  TRAPASSO SERENA ........................................... 158 

STRINA IDA................................................ 120; 199  TRAPASSO SIMONA .................................. 128; 157 

STURLESE EMANUELE ............................... 187; 236  TRAVERSA PIERLAURA ..................................... 6; 8 

SVELATO ALESSANDRO ............................. 159; 188  TREDICI ZELINDA .............................. 56; 62; 66; 82 

T  TRIOLO M. MARGHERITA ................................. 172 

TAGARIELLO VINCENZO ...................................... 13  TRIOLO MARGHERITA .............................. 175; 188 

TAGLIAFERRI SALVATORE ...... 5; 79; 90; 97; 98; 99;  TRIOLO ONOFRIO ............................................... 70 
105 
TROPEA ANNA ......... 190; 191; 195; 206; 207; 208 
TAMMARO CAROLINA ...................................... 135 
TROYANO LUQUE JUAN MARIO ....................... 233 
TARTAGLIA EDUARDO ...................................... 174 
TRUJILLO CARRILLO JOSÉ LUIS ......................... 233 
TERRANOVA CORRADO .......................... 20; 31; 39 
TUCCI STEFANIA ............................................... 209 
TERRANOVA MARIA ...................................... 16; 29 

TESSITORE GIOVANNI ................................. 68; 259 
URAS  MARIA LETIZIA ....................................... 207 
TETI ANGELA ..................................... 206; 207; 208 
URAS MARIA LETIZIA ........ 190; 191; 195; 206; 208 
TINELLI RAFFAELE ............................................. 181 

TIRONE MONICA ............................................... 261 
VACCARELLA MARIA ........................................ 246 
TOLINO ACHILLE ............................................... 174 
VALENTI ORIANA .............................................. 238 
TOMAIUOLO TIZIANA ................................... 87; 88 
VALLONE CRISTINA .......................................... 183 
TOMAO FEDERICA ............................................ 186 
VALLONE ROBERTA .................................. 192; 198 
TOMMASINI MARGHERITA ............................... 244 
VAN HERENDAEL BRUNO ................................. 148 
TONIOLO DANIELA ............................................ 130 
VANNI VALERIA ................................................ 119 
TORELLA MARCO .............................. 133; 135; 174 
VASCONCELOS INES ........................................... 51 
TORES ALESSANDRA ................................. 198; 199 
VELARDO ANTONINO ....................................... 125 
TORRICELLI MICHELA .................................. 76; 252 
VELLUCCI FRANCESCA ...................................... 252 

  293
La Donna Il fascino della ginecologia moderna tra salute e sicurezza della donna: aggiornamenti e necessità

VELTRI FILOMENA ............................................. 140  VOLPE ANNIBALE ..................... 125; 126; 130; 184 

VENEZIA RENATO ...................................... 131; 159  VOLPI EUGENIO ............................................... 170 

VENEZIANO FANNY ........................................... 151  VOLPI LAVINIA...................................... 75; 84; 179 

VENTURELLA  ROBERTA .................................... 128  VOLTOLINI CHIARA ..................................... 76; 252 

VENTURELLA ROBERTA 15; 46; 116; 118; 129; 157;  X 
158; 171 
XHOLLI ANJEZA ........................................ 125; 126 
VENTURINI PIER LUIGI ..............155; 156; 160; 249 
XIAOWEI LIN....................................................... 63 
VENTURINI PIERLUIGI ....................................... 112 
XODO SERENA .......................................... 247; 250 
VENTURINI PL ................................................... 122 

VERONESE PAOLA ..................................... 247; 250 
ZACCHÈ GABRIO ....................................... 140; 240 
VESCE FORTUNATO .......................................... 262 
ZACCHÈ MARTINO MARIA ............................... 240 
VIGANO PAOLA ................................................... 54 
ZAMBON ALESSANDRA .................................... 243 
VIGANÒ PAOLA ................................................. 119 
ZAMBRANO VALENTINA . 215; 216; 219; 220; 221; 
VIGANÒ RICCARDO ........................................... 169  222; 223; 225 

VIGNALI MICHELE ..................................... 212; 214  ZANARDO VINCENZO ......................................... 78 

VILLA PAOLA MARIA ............................................. 3  ZANESI NICOLA................................................... 35 

VIMERCATI ANTONELLA ........................... 148; 265  ZANIN RENATA ................................................. 184 

VISCONTI FEDERICA ....................19; 101; 127; 145  ZANNINI ILARIA ...................................... 9; 93; 114 

VISCONTI VALERIA .............................................. 50  ZARCONE ROBERTO ........................................... 37 

VISENTIN SILVIA ............................................ 78; 80  ZAVATTA CATIA ........................................ 121; 227 

VISINTINI FEDERICA .......................................... 250  ZIZZARI ILARIA .................................................... 50 

VITALI MARTA ..................................................... 38  ZULLO FULVIO 15; 19; 46; 101; 116; 117; 118; 127; 
128; 129; 132; 145; 147; 157; 158; 171; 174; 
VITRANO ROSSELLA .......................................... 131  182 
VOLINIA STEFANO ............................................... 35  ZULLO MARZIO ANGELO ............................ 32; 185 
VOLO MONICA .................................................. 259 

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