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Off-Book:

Un progetto prezioso per la scuola

Alessio Lazzaro
N. Matricola: 1221387
Corso di Pedagogia Generale PSP6074937
Prof. Giuseppe Milan
A.A. 2019-2020
INDICE
1. Introduzione generale p. 3
2. Progetto Off-Book p. 4
2.1. Abbandono Scolastico p. 4
2.2. Aspetti metodologici e pedagogici p. 5
2.3. Approfondimento sui laboratori p. 7
3. Conclusione p. 10
4. Sitografia p. 11

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1. Introduzione generale
Ho avuto vari cambi di idea prima di approdare alla scelta che state per leggere, ma
una cosa sola è rimasta certa e sicura: avrei parlato di teatro. Il teatro, in tutte le sue forme
è diventato da molto la mia passione, il mio credo. Da un paio di anni ho inoltre deciso che
diventerà anche il mio lavoro. Per questa ragione, appena finite le superiori, sono andato a
fare un periodo di formazione presso il Teatro Stabile di Grosseto, per capire davvero cosa
significasse vivere di teatro… Beh, è stata una vera e propria doccia fredda. Se nella mia
fantasia la vita dell’attore era quella passata sempre tra laboratori e tournée, ho presto
capito che qualcuno quelle cose le doveva organizzare con fatica, chiamando insegnanti,
concordando orari e molto altro. Ciò nonostante ho avuto anche l’opportunità di gestire per
la prima volta in vita mia dei laboratori teatrali con dei bambini e questo è stato per me un
punto netto di svolta: le emozioni che ho provato lavorando con quei ragazzi, avendo
modo di condurre loro tra le attività che per me hanno significato tanto durante gli anni,
che hanno cambiato la mia persona migliorandola laboratorio dopo laboratorio, sono
indescrivibili. Una sensazione di responsabilità e gratitudine mi pervadeva dall’inizio del
laboratorio fino a fine giornata. In quel contesto ho capito una volta per tutte quanto possa
fare il teatro per la vita delle persone.
Tra le tante attività alle quali ho partecipato durante il mio soggiorno in Toscana,
una delle più importanti era proprio quella di cui tratterò: Off-Book. Questo progetto nasce
per portare il teatro nella scuola, e in Italia il Teatro Stabile di Grosseto e l’Università di
Siena si sono fatti carico di gestire tutte le attività necessarie.
Ho scelto proprio questa esperienza perché dà a delle mie convinzioni una struttura ben
organizzata, e mi permette di portare senza remora le mie idee in un contesto formale
come un esame universitario, sentendomi inoltre orgoglioso di poter essere parte di un
cambiamento che magari porterà ad un miglioramento della vita scolastica per le future
generazioni.

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2. Progetto Off-Book
Off-Book è un progetto europeo, sovvenzionato dal programma Erasmus+ che vede
la partecipazione di Italia, Lituania e Romania. Scopo del progetto è quello di promuovere
nella scuola valori come l’inclusione, la comprensione, l’eliminazione di un approccio
giudicante; tutto ciò con l’obiettivo di fornire strumenti efficaci ai ragazzi per gestire il
percorso accademico, ed evitare in questo modo anche l’abbandono scolastico, che se
pur in diminuzione, vede coinvolti in tutta Europa più di quattro milioni di ragazzi.
Il mezzo principale utilizzato è il teatro: non volto ad essere una riproposizione di
quell’approccio giudicante in cui ai più bravi spetta il ruolo di protagonisti e a coloro che
mostrano meno predisposizione la comparsa con una battuta nella penultima riga di
pagina 17; bensì un approccio che utilizza il teatro come mezzo e non come fine.
L’attenzione sarà posta non sul prodotto finale, bensì sul singolo ragazzo, sul gruppo e sul
percorso. Off-Book si rivolge principalmente a studenti delle scuole secondarie, insegnanti,
educatori, presidi e responsabili politici ed esperti nel campo dell’istruzione.

2.1. Abbandono scolastico


Il progetto Off-Book si pone come obiettivo a lungo termine quello di ridurre
l’abbandono scolastico. Senza addentrarsi, seppur brevemente, nell’enorme complessità
di questo argomento, non si può capire la base dalla quale parte l’intera operazione
Il concetto di abbandono scolastico serve ad indicare l’abbandono da parte di
ragazzi e ragazze, dai 18 ai 24 anni, di ogni forma di istruzione secondaria senza
ottenerne alcuna qualifica. La mancanza di queste porterà successivamente a minori
possibilità sul mercato del lavoro, salari più bassi, maggiore probabilità di disoccupazione,
e quindi aumento della spesa pubblica, con possibili sbocchi nella criminalità.
Una spiegazione che è sovente utilizzata per giustificare l’abbandono scolastico è
la seguente: lo studente che proviene da un contesto familiare e sociale svantaggiato e
poco istruito, di fronte ad insuccessi scolastici nei primi anni, si allontanerà sempre più
dalla scuola, sia smettendo di impegnarsi, sia di presenziare fisicamente; complici un
contesto familiare che esercita poco controllo e le relazioni con i coetanei (in questa età
fondamentali). La scuola in tutto questo processo non può fare altro che richiamare il
ragazzo all’ordine, il quale, alla fine della fiera giungerà sostanzialmente all’abbandono
totale. Questa spiegazione, vuole sollevare la scuola e i professori da ogni responsabilità
educativa, concentrandosi soltanto sull’individuo e ignorando tutte le altre possibilità come

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un atteggiamento non corretto o inclusivo da parte dei professori, le difficoltà organizzative

della scuola, il mancato supporto economico necessario...¹

²Come evidenziato nell’Eurydice Brief le ragioni principali per l’abbandono


scolastico, chiamato anche “Early leaving from education and training”(ELET) si possono
trovare in un contesto socio economico svantaggiato che porta ad una successiva
ghettizzazione, nell’essere nati in un paese straniero (22.6% contro 11% di ragazzi nati nel
paese di studio). Gli studenti immigrati, devono inoltre affrontare un maggior numero di
difficoltà rispetto ai nativi, come la barriera linguistica, la ghettizzazione socio economica e
il limitato accesso a risorse e supporti per l’apprendimento.
Queste sono solo le cause principali, senza contare tutte quelle differenze
individuali nelle vite di ciascuno, le quali anche se da un punto di vista più ampio possono
sembrare di poco conto, per la persona che le vive, non lo sono affatto.
L'abbandono scolastico è un problema sfaccettato, che comprende aspetti economici,
personali, familiari, educativi e sociali, quindi non può essere risolto in modo semplice e
veloce, oppure muovendosi in una sola direzione: è necessario muoversi cercando di
portare beneficio in tutti questi ambiti della vita dei ragazzi tramite politiche, progetti e
azioni come Off-Book.

2.2. Aspetti metodologici e pedagogici


Alla base di questa operazione vi è la credenza che un insegnamento pratico,
esperienziale sia più efficace di uno in cui lo studente ricopre soltanto un ruolo passivo.
“Quanto più analizziamo i rapporti educatore/educando, nella scuola, a qualunque
livello [...] ci convinciamo che questi rapporti presentano un carattere speciale ed evidente:
sono fondamentalmente rapporti narrativi, nozionistici. [...] Esiste una specie di malattia
dell’esporre, del narrare. [...] In questa concezione depositaria dell’educazione, che nella
migliore delle ipotesi è un equivoco, chi rimane confinato in archivio, però, sono gli
uomini.” (Freire, 1968)
Questo piccolo brano, tratto dalla Pedagogia degli oppressi esemplifica alla perfezione la
situazione di passività degli studenti e delle studentesse.
In particolar modo il rischio che, trovandosi “confinato in archivio” lo studente decida di
prendere le distanze dalla scuola e abbandonarla è molto alto; sarà quindi in d
irezione opposta che si andranno a sviluppare tutti gli sforzi di questo progetto:
sull’apprendimento esperienziale.

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Se nell’insegnamento tradizionale vi è questa “malattia del narrare”, nella quale il
docente riversa nel gruppo intero molte informazioni privandosi però di un riscontro
immediato, nell’educazione esperienziale il riscontro è istantaneo, il singolo studente viene
valorizzato molto e le domande sono essenziali, perché il dialogo tra docente e discenti
sta alla base di questa metodologia.
Questa metodologia di insegnamento è volta a coinvolgere lo studente in modo
diretto, mettendolo in condizioni di porre domande, ricercare, soddisfare la propria
curiosità, prendersi responsabilità e lavorare in gruppo. Gli alunni arrivano inoltre a
decidere in situazioni per loro importanti con maggiore serenità e a creare rapporti
significativi con i loro compagni e gli insegnanti.
Vengono sviluppate inoltre abilità trasversali come: ascolto attivo, capacità di parlare in
pubblico, creatività, attitudine alla cooperazione ecc...
L’apprendimento esperienziale è stato per la prima volta esposto da J. Piaget e J. Dewey;
Grazie a D.A. Kolb (1984), che con l’aiuto di R. Fry ha posto le basi teoriche, oggi questo
modello di educazione è diventato molto conosciuto e popolare; si fonda su quattro pilastri
principali che si susseguono in un ciclo durante l’apprendimento:
1. Esperienza concreta (può essere connessa a emozioni, sentimenti,
osservazioni)
2. Osservazione critica (lo studente decodifica l’accaduto, tenendo sempre a
mente domande tipo “che cosa è successo?”)
3. Concettualizzazione astratta (in questo passaggio lo studente comprende più
a fondo, elaborando teorie sull’accaduto e analizzando da più punti di vista
cosa sia successo, grazie a domande tipo “come ho influenzato l’accaduto?”
o “cosa significano questi risultati?”)
4. Esperimento attivo (nella fase finale vengono messe in pratica tutte le teorie
precedentemente elaborate, per giungere ad un risultato finale più

soddisfacente, dando al contempo nuova vita a questo circolo) ³


Passando attraverso tutto questo, gli studenti e le studentesse vengono coinvolti in prima
persona nell’apprendimento compiendo anche gesti pratici, e ciò li porterà ad un più
efficace processo di apprendimento.
Un esempio pratico può essere il seguente: se nell’insegnamento tradizionale il professore
spiega agli alunni in classe la divisione cellulare, nell’apprendimento esperienziale porterà

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gli studenti direttamente in laboratorio facendo loro svolgere a gruppi tutti i passaggi
necessari per giungere a vedere con i loro occhi questo concetto altrimenti astratto.
Nella seconda ipotesi, gli studenti saranno maggiormente coinvolti, ricorderanno meglio i
concetti implicati, impareranno ad utilizzare la strumentazione necessaria ed infine
svilupperanno anche capacità relazionali e di lavoro di squadra.
Per quanto riguarda la valutazione, invece, in questa metodologia gli studenti non
sono valutati in base al risultato degli altri (come avviene tradizionalmente), bensì in
relazione a loro stessi e ai progressi che sono, o non sono, riusciti a fare.
Concludendo, per dirla con un antico proverbio che riesce a riassumere in tre frasi
l’essenza di ciò che è l’apprendimento esperienziale:
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Se ascolto, dimentico. Se vedo, ricordo. Se faccio, capisco.

2.3. Approfondimento sui laboratori teatrali


Compresi i benefici dell’apprendimento esperienziale, il passo successivo è quello
di inserirlo nella pratica, ed è qui che Off-Book si propone di portare il teatro nella scuola,
come mezzo per insegnare quelle abilità sociali che vengono magari sottovalutate. Nel
teatro si va a svolgere un lavoro su sé stessi tale per cui ci si spoglia di inibizioni, difficoltà
caratteriali, preconcetti, timidezze e sentimenti negativi come la solitudine che spesso
possono essere degli sgraditi compagni di viaggio nell’adolescenza. Durante il laboratorio
viene svolto un costante lavoro per stare in equilibrio tra sé stessi e il gruppo, riuscendo in
questo modo a misurarsi con gli altri in armonia e a reagire con sicurezza in situazioni
sempre diverse.
Ma cosa hanno di diverso dagli altri laboratori teatrali quelli proposti da Off-Book?
Questa tipologia è fortemente connotata da un aspetto pedagogico, che svolge il ruolo di
costante per tutta la sua durata. Quindi, lavorando sui due aspetti che sono comuni ad
ogni laboratorio di teatro (il gruppo e il singolo) si verranno ad avere delle differenze di
attitudine da parte dell’educatore-regista:
➢ nel lavoro di gruppo si dà maggiore attenzione al percorso, non al prodotto
finale: il laboratorio non sarà concentrato sulla restituzione finale (che, come
spiegherò successivamente, in mancanza della giusta quantità di tempo
potrebbe addirittura essere assente), bensì sul modo in cui gli studenti
reagiscono alle proposte, sull’evoluzione che stanno mettendo in atto; a
seconda del punto di partenza del gruppo l’educatore porrà in essere un

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obiettivo adeguato, andando di volta in volta a modificarlo a seconda di come
il lavoro verrà svolto.
Se per esempio nelle prime due lezioni la classe si presenta ostile, in
opposizione costante, disordinata e caotica, l’aspettativa di creare anche
solo una performance di 10 minuti non vi sarà di certo, (al massimo può
restare un’utopia verso la quale tendere): l’educatore verrà incontro al
proprio gruppo comprendendo che già l’ottenere un clima sereno, disteso e
concentrato sarà un buon risultato.
➢ nel lavoro con il singolo viene posta molta cura nel lavoro corporale,
sperimentando ogni aspetto della propria fisicità; perché attraverso lo
sviluppo di una buona consapevolezza del proprio corpo gli studenti e le
studentesse arriveranno a conoscere i loro limiti e punti di forza, acquisendo
così una maggiore forza espressiva.

Come avevo accennato prima, la durata dei laboratori può essere variabile, si cerca
però di attestarsi intorno ad un incontro a settimana della durata di una o due ore per tutto
l’arco dell’anno scolastico, assicurando in questo modo una continuità tale da poter
lavorare in profondità con il gruppo e creare una performance a conclusione del percorso.
Questa indicazione generale non esclude però la possibilità di lavorare su percorsi più
brevi, anche della durata di 5 o 10 ore totali, anche se in questo caso il creare una
performance finale è consigliato metterlo da parte, per non stressare il gruppo fin da subito
con l’idea di andare in scena, rischiando in questo modo di disperdere le loro energie.
Anche se di una fascia d’età differente (scuola primaria e secondaria di primo
grado), sono proprio di questa tipologia i laboratori che ho tenuto io presso il Teatro Stabile
di Grosseto: nelle prime lezioni ho proposto delle attività per capire come fosse il gruppo
classe e l’atmosfera generale, dopo aver capito i punti di forza e le debolezze del gruppo,
ho fatto seguire degli esercizi per andare a rinforzare questi ultimi.
Per esempio, c’era una classe IV dove i bimbi, da soli, lavoravano magnificamente (un
silenzio assoluto e anche delle belle idee dal punto di vista artistico...), ma bastava iniziare
a lavorare come gruppo, o anche a coppie, che subito si cadeva nel disordine e nella
confusione. Nelle dieci ore che ho passato insieme a loro, non potevo concentrarmi nella
creazione di uno spettacolo, senza la possibilità di lavorare in gruppo. Quindi,
concordando con i miei colleghi, si è deciso di non proporre alla scuola di fare una

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restituzione, per lasciar modo ai ragazzi, guidati in quel caso da me, di lavorare
intensamente sulla creazione di un gruppo.
Gli esercizi che ho portato ai ragazzi, che sono poi quelle suggeriti nel progetto
Off-Book, sono stati molto vari e ognuno volto a lavorare in un ambito specifico:
esercizi di rilassamento e percezione per il lavoro corporeo; esercizi sullo spazio per
prendere coscienza di sé stessi e dell’ambiente; tramite esercizi di fiducia e sulla relazione
ho invece cercato di rafforzare il gruppo. Le scelte possibili sono veramente molte, la cosa
più impegnativa è capire di che esercizio c’è bisogno in quel determinato momento.
È per questo che un educatore che decide di proporre questo tipo di laboratori,
deve avere competenze sviluppate in tre ambiti:
1. Sapere: qui si intende la conoscenza teorica degli esercizi e delle pratiche di
insegnamento del teatro, dello spazio di lavoro e inoltre, sarebbe utile avere
almeno le basi di tutti gli aspetti tecnici inerenti il teatro, come suono, luci,
musica e amplificazione.
2. Saper fare: avere le competenze tecniche su come organizzare un progetto,
gestire e comunicare ad un gruppo. Inoltre, è necessario saper cogliere i
bisogni formativi del gruppo, tradurli in obiettivi da conquistare e in attività da
proporre.
3. Saper essere: è importante che l’educatore sia cosciente di sé stesso, delle
sue emozioni e sensazioni, prima, dopo e soprattutto durante il laboratorio,
per poter mettersi a servizio degli utenti che partecipano all’attività. Questo
compito comporta molta responsabilità, perché vi sono alcuni momenti
durante i laboratori in cui i ragazzi, e qui parlo per esperienza personale sia
di utente che di operatore, si aprono profondamente con il gruppo. Arrivano a
parlare delle cose più importanti e sensibili per loro, ad aprire i loro cuori: in
questi momenti non si può e non si deve per nessuna ragione, essere
distratti da una giornata sbagliata; in questi momenti ogni parola deve essere
quella giusta, perché altrimenti si rischia di arrecare maggiori danni rispetto ai
benefici.

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3. Conclusione
Ci sarebbe molto altro da dire a proposito del progetto, come l’importanza di
scegliere spazi che rispondano alle necessità di queste attività, che non siano pieni di
oggetti che potrebbero distrarre i ragazzi, che siano puliti, visto che il lavoro si svolge
scalzi e ci si può trovare distesi a terra. Potrei parlare dell’importanza della musica, della
tipologia di esercizi adatti per questo o per quel fine, del ruolo degli insegnanti durante le
ore di laboratorio, dei temi affrontabili e di molte altre cose; però il mio intento non è quello
di Off-Book, cioè di dare le basi a qualcuno per poter poter entrare in una classe e
proporre dei laboratori teatrali (tant’è che io e i miei colleghi abbiamo anche girato dei
video tutorial, sempre parte del progetto, nei quali vengono date tutte le indicazioni
riguardo a materiali, vestiario, tempi. Ulteriormente, a schermo ci siamo noi che diamo un
esempio pratico di come i ragazzi debbano svolgere l’esercizio in modo corretto).
Il mio intento, dal principio è stato quello di far conoscere e comprendere le
potenzialità di questo progetto, acciocché possa viaggiare, e ottenere una maggiore
visibilità. Perché per me, come forse si sarà capito, il teatro è vita ed è ricco di incredibili
possibilità educative, che possono essere d’aiuto a molte persone.
Soprattutto in un periodo pazzo come questo, in cui tutto nella nostra vita sembra dirci che
è divisi che si supererà la crisi, schermando noi stessi dal nostro prossimo, che potrebbe
addirittura essere fonte della nostra malattia; io penso invece che solo stando uniti (anche
se non fisicamente) si possano superare le difficoltà che ci si presentano davanti, o
almeno così è sempre stato per me. Il teatro, questo tipo di teatro in particolare, mi ha
insegnato il valore del gruppo, del passare insieme del tempo vero, in cui non mettermi
l’ennesima maschera per schermarmi dagli altri, ma di prendere coraggio e rivelare me
stesso, per quel che sono.
Ecco, questo era il mio obiettivo, trasmettere un po’ dell’amore che mi pervade ogni volta
che mi trovo scalzo, con i miei compagni a fare delle prove; essere un piccolissimo
amplificatore di questo messaggio che trovo così fondamentale.
Spero con tutto il cuore di essere riuscito nel mio intento e grazie, davvero grazie,
per aver avuto la pazienza di leggere fino a qui.

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Sitografia
● https://off-book.pixel-online.org/MNG-prjdescription.php
Descrizione del progetto Off-Book
● https://off-book.pixel-online.org/files/guidelines/TG01/Guideline_IT.pdf
Linee Guida del progetto Off-Book, capitolo sull’abbandono scolastico
● https://off-book.pixel-online.org/files/guidelines/TG02/Guideline_IT.pdf
Linee Guida del progetto Off-Book, capitolo sugli aspetti metodologici e
pedagogici
● https://off-book.pixel-online.org/files/guidelines/TG03/Guideline_IT.pdf
Linee Guida del progetto Off-Book, capitolo sul teatro come strumento
educativo
● ¹https://www.schooleducationgateway.eu/en/pub/viewpoints/experts/understanding_
and_preventing_e.htm
Articolo di Erna Nairz-Wirth, professore di scienze dell’educazione alla
Vienna University of Economics and Business, che parla di abbandono
scolastico

● ²https://op.europa.eu/en/publication-detail/-/publication/b0599400-7bac-11e5-9fae-0
1aa75ed71a1/language-en/format-PDF/source-search
Riassunto di un rapporto congiunto Eurydice/Cedefop nel quale si pone
l’attenzione sull’abbandono scolastico e su come fermarlo
● ³ http://www.mspguide.org/tool/experiential-learning-cycle
Articolo in cui viene spiegato esaustivamente il ciclo dell’apprendimento
esperienziale e come usarlo nella pratica
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● https://www.envisionexperience.com/blog/the-benefits-of-experiential-learning
Citazione di un detto popolare trovata in un articolo sui benefici
dell’educazione esperienziale

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