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GEOGRAFIA DEL TURISMO E SVILUPPO LOCALE, PROF BULLADO 2019-2020

8. I SISTEMI TURISTICI LOCALI


I SISTEMI TERRITORIALI LOCALI
Uno degli effetti della globalizzazione economica è quello di mettere in competizione tra loro i vari territori
(anche lontani tra loro), in quanto sedi di risorse potenziali che possono essere valorizzate.
Tale competizione riguarda:
• soggetti privati (per esempio imprese, potenziali investitori, associazioni);
• soggetti pubblici (per esempio enti locali, università, organi dello Stato);
• soggetti misti (per esempio agenzie di promozione).
Tali soggetti condividono un progetto di sviluppo e cooperano tra loro per realizzarlo. Così facendo formano
una rete locale di soggetti che, ai fini dello sviluppo di quel territorio, si comporta come un attore collettivo.
Quello che tiene insieme la rete locale e la fa coincidere con un certo territorio è che il progetto di lavoro
condiviso riguarda risorse e condizioni potenziali proprie di quel territorio, cioè stabilmente localizzate in
esso e non riproducibili a piacere in tempi brevi, né trasferibili da o verso altri luoghi.
→ Sintesi: quando soggetti cooperano per creare una reta che venga vista come omogenea per la
produzione dideterminate tipologie, questa forma un distretto che ha delle caratteristiche particolari sorte
in certi territori.
Tale insieme di potenzialità è definito dal concetto di milieu territoriale locale.

IL CONCETTO DI MILIEU
Il milieu comprende tutte le caratteristiche che si sono sedimentate nel tempo e legate stabilmente ad un
territorio e che possono in qualche modo costituire delle leve per lo sviluppo del territorio stesso:
• condizioni naturali (climatiche, morfologiche, paesaggistiche);
• prodotti materiali dell’azione umana (infrastrutture, impianti, monumenti);
• prodotti culturali (tradizioni, know-how diffuso);
• aspetti istituzionali (istituzioni scientifiche, musei, biblioteca).
L’ambito territoriale delle reti e dei milieu locali è delimitabile geograficamente e quindi costituisce anche
una regione e, più precisamente, una microregione.
A tale struttura regionale si dà il nome di sistema territoriale locale. I milieu locali sono i serbatoi potenziali
delle esternalità, di cui le reti globali necessitano per essere competitive sul mercato mondiale.
Il caso più tipico è quello dei distretti industriali, in cui la principale risorsa del milieu è data da un saper
fare (know how) sostenuta da adeguate infrastrutture fisiche e organizzative.

I DISTRETTI INDUSTRIALI
Il sistema territoriale locale diviene essenzialmente una “regione-programma”, ossia una costruzione
volontaria che esiste solo se e quando determinati soggetti attivano relazioni tra loro (relazioni orizzontali) e
con il milieu territoriale in cui operano (relazione verticale).
Il distretto industriale nell’analisi di Alfred Marshall è formato dalla concentrazione di industrie
specializzate in località particolari.
Un distretto industriale può comprendere uno o più piccoli centri urbani, non necessariamente con funzioni
terziarie molto varie e specializzate ed è caratterizzato da una localizzazione delle strutture industriali,
oltre a quelle residenziali, più sparsa rispetto ad una tradizionale città manifatturiera.
Tali distretti industriali hanno di norma caratteristiche settoriali ben individuate (i.e. distretti tessili, distretti
delle calzature, distretti della seta, ecc..); questa connotazione monosettoriale non significa però
omogeneità produttiva delle imprese all’interno di ogni distretto, ma si riferisce solamente all’identificazione
secondo l’attività prevalente.
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I DISTRETTI INDUSTRIALI E LE ECONOMIE DI SCALA


L’industria che caratterizza un distretto può comprendere una gamma ampia e mutevole di sotto-industrie
(industrie che fanno bottoni per il distretto per i jeans), ed estendersi anche a industrie sussidiarie con
configurazioni che possono essere:
• Verticali o convergenti, quando si tratta di fasi differenti di uno stesso
• processo produttivo;
• Laterali, quando si tratta della stessa fase in processi simili;
• Diagonali, quando si tratta di attività di servizio alle industrie del distretto.
In tema di efficienza, Marshall assegna grande importanza alle economie derivanti da un aumento della
scala della produzione di una data specie di merci.
Le economie di scala possono essere classificate in:
• economie interne, che dipendono dalle risorse delle singole imprese, dalla loro organizzazione e
dall’efficienza della loro amministrazione;
• economie esterne che, al contrario, dipendono dallo sviluppo generale dell’industria. La loro
presenza determina una riduzione dei costi medi delle imprese che fanno parte dell’industria in
questione, anche se ogni impresa mantiene costante produzione ed impianti.

I VANTAGGI DEI DISTRETTI INDUSTRIALI


Il concetto Marshalliano di Economie esterne di localizzazione esprime i vantaggi derivanti dall’inserimento
dell’organizzazione tra i fattori della produzione e della presenza del know-how come elemento costitutivo.
Vantaggi:
• concentrazione territoriale locale > più semplice la comunicazione e il passaggio di materiali,
condividono
le stesse problematiche, c’è una conoscenza diretta.
• specializzazione settoriale > produzione simili, specializzazione con tecniche particolare, ci si fa
riconoscere in tutto il mondo come luogo di positiva produttività
Come è possibile tutto ciò?
• il fatto di condividere le stesse procedure, dinamiche, problematiche, realtà fa l’effetto famiglia ossia
ognuno si occupa di un tassello e quindi c’è un risparmio di formazione:
o riproduzione delle competenze
o sviluppo di attività sussidiarie
o impiego di tecnologie specializzate
o diffusione delle conoscenze
o sviluppo di industrie complementari
o formazione di un mercato del lavoro specializzato
È un sistema che funzione molto bene, è un sistema coeso, in cui tutti si sentono coinvolti.

LA GENESI DEI DISTRETTI INDUSTRIALI IN ITALIA


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I DISTRETTI INDUSTRIALI COME SISTEMI LOCALI


Il concetto di DISTRETTO INDUSTRIALE inteso come SISTEMA LOCALE.
Il Distretto Industriale si configura come un Sistema Locale caratterizzato dalla compresenza attiva fra un
raggruppamento umano e un’industria principale costituita da una popolazione di piccole imprese
indipendenti, specializzate in fasi diverse di uno stesso processo produttivo.

La compresenza attiva consiste nel fatto che la società locale esercita una funzione autonoma
sull’organizzazione della produzione che discende dalla sua cultura sociale (sistema di valori, ambiente
culturale, attitudine al lavoro autonomo, creatività e innovazione). Nel contempo l’industria principale del
distretto (formata dall’insieme delle Pmi unitamente alle attività ausiliarie ed ai servizi connessi) si dimostra
pervasiva nei confronti dell’ambiente locale, fornendo opportunità di lavoro diretto ed indiretto. La divisione
del lavoro tramite la specializzazione in fasi diverse consente di sviluppare una elevata elasticità
(variazioni quantitative della domanda) e flessibilità (variazioni qualitative della produzione) con lo sviluppo
di opportune “economie esterne”.

IDENTIFICAZIONE DEI DISTRETTI


Il problema dell’identificazione territoriale del Distretto Industriale.

IL QUADRO NORMATIVO DEI DISTRETTI IN ITALIA


Le politiche per i Distretti Industriali
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I PARAMETRI PER I DISTRETTI IN ITALIA


Parametri per l’individuazione dei Distretti in base al D.M. 21/4/93
INDICATORE CALCO SOGLI
LO A
Industrializzazione % addetti manifatt. su addetti totali > 30% dell’analogo dato
manifatturiera nazionale
Densità imprenditoriale U.L. manifatt. su popolazione totale > della media nazionale
Specializzazione produttiva % addetti settore su tot. addetti > 30% dell’analogo dato
manifatt nazionale
Peso settore specializzazione % addetti settore su tot. addetti > 30% degli altri settori presenti
manifatt
Peso delle Pmi % addetti Pmi su tot. addetti nel > 50%
settore

LA SITUAZIONE DEI DISTRETTI INDUSTRIALI IN ITALIA


Nel 2009 sono stati censiti in Italia 101 Distretti Industriali, composti da 222.207 imprese con 1.570.954
addetti
(30% del settore manifatturiero).
Questa la composizione per settore merceologico:

I DISTRETTI INDUSTRIALI IN VENETO


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DISTRETTI E METADISTRETTI VENETI

IL CASO DEL VENETO: PECULIARITA’ E LIMITI


Elementi di novità della normativa veneta rispetto alla situazione nazionale:
• Principio di auto-organizzazione
• Supera il principio della contiguità geografica
• Estende il concetto di distretto alle attività non manifatturiere
• Reversibilità dei programmi e degli accordi
• Non genera nuove strutture o organizzazioni
• Favorisce la creazione di alleanze tra distretti
Problemi emersi:
• Cultura individualista degli imprenditori > imprenditori non vanno d’accordo
• Scarso impegno a sostenere i progetti
• Mancanza di fiducia verso ogni forma di pubblica amministrazione
• Troppi distretti e patti riconosciuti
• Comunicazione tra soggetti
• Società di consulenza

DAI DISTRETTI INDUSTRIALI AI TERRITORI TURISTICI


Il distretto turistico rappresenta un’area omogenea di sviluppo dal punto di vista economico, dove le attività
ricettive e i servizi di accoglienza e ospitalità costituiscono i fattori trainanti, oppure un ambito territoriale
che, potenzialmente, ne avrebbe la vocazione, con caratteristiche quali-quantitative tali da essere
considerato un’area di potenziale sviluppo turistico > alla base del sistema turistico locale si deve avere
una vicinanza di luoghi e attività dedicate al turismo.
Per quanto concerne i distretti turistici – cui il legislatore ha attribuito la denominazione di Sistemi Turistici
Locali –
ci troviamo ancora in un campo in via di definizione.
Già il fatto stesso di parlare di “distretti” con riferimento al turismo, significa introdurre un concetto nuovo,
ma necessario. Necessario in quanto la capacità di fare sistema e l’integrazione tra le PMI fondamentali e
largamente sviluppate nei distretti industriali, sono trasferibili anche per lo sviluppo del settore turistico,
come già dimostrato da quei rari esempi nazionali di destinazioni turistiche (Rimini e la costa romagnola,
Ischia, Val di Fassa ecc.) che hanno saputo superare l’atomizzazione delle strutture e le politiche ricettive.
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LA DEFINIZIONE DI SISTEMA TURISTICO LOCALE


Il sistema locale di offerta turistica rappresenta un insieme di attività e fattori di attrattiva che, in uno spazio
definito (sito, località, area), siano in grado di proporre un’offerta turistica articolata e integrata.
Presupposti per l’individuazione di una tale configurazione territoriale sono, dunque, la presenza di uno
spazio
definito e l’integrazione tra gli operatori turistici locali > le stesse cose di un distretto industriale,
Per “spazio definito” deve intendersi, un’area geografica circoscritta all’interno della quale i fattori di offerta
(attrazioni turistiche, trasporti, servizi ricettivi, ecc.) presentino una rilevante complementarità funzionale,
almeno sul piano potenziale, riguardo le esigenze dei flussi turistici che vi si indirizzano.
Il presupposto dell’integrazione sistemica fa invece riferimento al livello di relazionalità in taluni contesti
territoriali tale intenzione può tradursi nell’organizzazione di forme complesse di offerta e, addirittura
nell’adozione di una strategia congiunta da parte degli operatori turistici locali (destination marketing).
La necessità di individuare i Sistemi Turistici Locali previsti dalla legge quadro rafforza l’esigenza, da
tempo emersa tra gli operatori e gli studiosi del settore, di definire e verificare metodologie d’analisi e
modelli interpretativi in grado di cogliere le specificità insite nella configurazione dei sistemi turistici, con un
duplice obiettivo:
• fornire un supporto alla delimitazione di tali ambiti territoriali;
• fornire una base concettuale di riferimento che sia utilizzabile per la definizione delle politiche e
piani di sviluppo.
Richiesta è di andare avanti nella legislazione così si va avanti anche con lo sviluppo.

L’APPROCCIO METODOLOGICO PER L’ANALISI DEL STL

ANALISI DEL CONTESTO TERRITORIALE DI RIFERIMENTO


E’ indubbio che le caratteristiche strutturali di un territorio, quelle che ne costituiscono i tratti distintivi,
influenzano
in misura notevole il livello quali-quantitativo dell’offerta turistica in esso presente.
Di qui l’importanza di collocare il contesto turistico indagato nel sistema territoriale di cui è espressione e che in
parte contribuisce a caratterizzare.
Dal punto di visto operativo l’analisi del milieu o contesto territoriale di riferimento può partire dall’analisi dei
diversi “ambienti” o subsistemi che lo compongono ossia:
1. l’ambiente fisico
2. l’ambiente demografico-insediativo
3. l’ambiente socio-culturale
4. l’ambiente economico-produttivo
5. il sistema delle relazioni collaborative e della progettualità locale
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L’analisi dei primi quattro ambienti permette di misurare la dotazione locale di risorse. L’analisi del quinto, il
sistema delle relazioni e della progettualità locale, consente di comprendere le modalità di organizzazione
dei soggetti locali e i processi di patrimonializzazione messi in atto, ossia l’insieme di iniziative dirette “a
mettere in valore” le risorse del territorio “in funzione del rafforzamento dell’identità e delle capacità
competitive dei sistemi locali.

ANALISI DEL CONTESTO PROPRIAMENTE TURISTICO


Le tappe necessarie per analizzare il potenziale attrattivo e competitivo di un STL;
• valutazione delle condizioni della domanda
• valutazione della dotazione dell’offerta locale, disaggregata nelle sue diverse componenti (risorse,
fruibilità,
Accessibilità, immagine)
• valutazione del livello d’integrazione dei fattori d’offerta
• valutazione di sintesi attraverso un’analisi SWOT dei principali determinanti del vantaggio e dello
svantaggio
competitivo del sistema locale turistico d’offerta.

VALUTAZIONE DELLE CONDIZIONI DELLA DOMANDA


Per valutare le condizioni della domanda bisogna conoscere ed analizzare:
• le condizioni e le tendenze evolutive della domanda turistica in generale (a scala Internazionale);
• i comportamenti e le caratteristiche di specifici flussi di domanda che interessano il STL oggetto di
indagine. Fattori esterni che influenzano la domanda:
• Provenienza
• Età
• Sesso
• Religione
• Livello di istruzione
• Occupazione e settore d’attività
• Classe sociale di appartenenza
• Climatologia nell’area di residenza
• Tipologia abitativa

L’ EUROPEAN CUSTOMER SATISFACTION INDEX


L’European Custemer Saticsfation Index (ECSI) è un indice messo a punto dall’European Organization for
Quality
(EOQ) in collaborazione con 8 università europee e riconosciuto dalla Commissione Europea.
Si basa sull’individuazione di 7 “variabili latenti” non direttamente osservabili. Ogni variabile è associata ad
un insieme di variabili manifeste misurabili che conducono per mezzo di procedure statistiche al calcolo
dell’Indice di soddisfazione dei consumatori e dell’Indice di fedeltà.
La non soddisfazione porta al reclamo.
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VALUTAZIONE DELLE CONDIZIONI DELL’OFFERTA: risorse

Possibili classificazioni delle risorse:


• risorse ambientali (spiagge e mare, parchi naturali)
• risorse culturali (musei, monumenti, centri storici, siti archeologici)
• opportunità di svago e divertimento (fiere, grandi strutture sportive e ricreative, parchi a tema..)
• risorse antropiche e risorse naturali
• risorse riproducibili e risorse non riproducibili
• risorse territorializzate
• risorse orientata dal market (artificiale)
Tutto questo porta alla tipologia di vacanze
diverse
• Modello resource based costruito attorno alla dotazione di risorse naturali e culturali radicate sul
territorio. Es. Toscana, Rajestan, Fiji, ecc.
• Modello market oriented o user oriented si fonda su un complesso di attrezzature create ad hoc
per soddisfare il turismo Es. parchi tematici

La capacità attrattiva delle risorse turistiche tende non solo a modificarsi nel tempo ma muta anche a
seconda delle caratteristiche del flusso considerato.
Ciò significa che essa può essere misurata solo con riferimento ad un intervallo di tempo ed ad uno
specifico flusso di domanda, in quanto ogni flusso considerato esprime un diverso tipo di domanda, in
funzione di differenti condizionamenti socio-ambientali.
Il Touring Club Italiano ha proposto un modello di quantificazione del potenziali d’attrazione delle risorse
turistiche
che si fonda su tre diversi indici, ognuno dei quali misura ciascuna componente territoriale:
• Indice di attrattività culturale → la valutazione qualitativa dei beni riguarda sia il livello di
fruibilità chelavalenza storicoartistica.
• Indice di attrattività ambientale (2 tipologie di indicatori):
o dati sul patrimonio ambientale e suo stato di conservazione (beni naturali segnalati da
guida, % territorio protetto, qualità acque, raccolta differenziata)
o percezione dei turisti e residenti (percezione dei turisti stranieri su qualità ambiente e
percezione
residenti sull’inquinamento)
• Indice di attrattività sociale → La valutazione prende in considerazione manifestazioni di
carattere storico, sociale, folcloristico, organizzati a livello locale e segnalati da guide come
interessanti.

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