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L’italiano con La vita è bella di Roberto Benigni

Andiamo oggi alla scoperta de La vita è bella, un film del 1997 diretto e interpretato da Roberto Benigni. Il
film ricevette tre Oscar: quello alla migliore colonna sonora, quello al miglior film straniero e quello al
miglior attore protagonista.

Leggi la trama tratta e adattata da Wikipedia ed esegui gli


esercizi.

 ESERCIZIO 1. Ricostruisci la storia della prima parte del film:

a) Arrivato in città, viene ospitato da suo zio Eliseo, maggiordomo presso l’albergo Grand Hotel, dove
Guido si mette a lavorare come cameriere.

b) Intanto, all’hotel, Guido fa amicizia con un medico tedesco appassionato, come lui, di indovinelli e viene
a sapere che un ispettore scolastico sarà convocato il giorno dopo in una scuola elementare per una lezione
antropologica a favore della razza ariana.

c) Elabora così uno stratagemma per sostituirsi all’ispettore e incontrare nuovamente Dora che insegna
proprio in quella scuola.

d) Guido Orefice è un giovane ebreo che durante il fascismo va a vivere ad Arezzo con l’amico
Ferruccio. Durante il tragitto Guido incontra una giovane maestra di nome Dora di cui subito s’innamora.

e) Guido e Dora si sposano e dal loro amore nasce Giosuè.

f) Trovato quindi questo primo impiego occasionale, Guido si reca poi  in municipio, dove avviene un
comico  litigio con il funzionario fascista Rodolfo, che non vuole concedere a Guido il permesso per aprire
una libreria.

g) Qualche sera dopo, proprio al Grand Hotel, si festeggia il fidanzamento tra Rodolfo e Dora, ma durante il
ricevimento questa decide di scappare con Guido che la porta via su un cavallo bianco.
h) Una sera poi Dora va a teatro. Guido la segue e, con un altro stratagemma, la porta via a Rodolfo, con la
quale la ragazza è fidanzata. I due quella sera parlano a lungo e Guido le confessa infine il suo amore.

1. d
2. ___
3. ___
4. ___
5. ___
6. ___
7. ___
8. ___

 ESERCIZIO 2. Inserisci le seguenti parole nel testo:

parola – nascosto – concentramento – compleanno – carro – deportati – orrori – delusione

Sei anni dopo la famiglia vive felice. Guido ha aperto una libreria, ma, proprio il giorno del
_________________ di suo figlio, i due, insieme allo zio Eliseo vengono deportati in un campo di
____________________ insieme ad altri ebrei. Dora arriva in tempo alla stazione per chiedere ai soldati
nazisti di salire volontariamente sul treno dei ______________. Pur di proteggere Giosuè dagli
______________ della realtà, Guido sin dall’inizio del tragico viaggio in treno, racconta a Giosuè che
stanno partecipando a un gioco a premi, in cui si dovranno affrontare numerose prove per vincere un
_______________ armato vero. Si spaccia anche come interprete del comandante tedesco, per “tradurre” le
terribili leggi del lager, imposte ai prigionieri, in regole di un emozionante gioco. Col passare dei giorni
Giosuè entra attivamente nel vivo del “gioco”, tra le cui “regole” c’era anche quella di rimanere
________________ nella camerata. Durante una visita medica, Guido incontra nuovamente il medico
tedesco del Grand Hotel che gli offre di servire ai tavoli di una cena degli ufficiali tedeschi. Guido si illude
che il medico voglia mettere una buona _______________ per lui e per sua moglie. Grande sarà la sua
________________ quando, quella stessa sera, il dottore lo chiamerà a sé soltanto per sottoporgli un
indovinello.

 ESERCIZIO 3. Scegli la preposizione giusta.

Una notte, DALL’/ALL’/CON improvviso, i soldati tedeschi abbandonano freneticamente il campo dopo
aver fatto strage dei deportati rimasti. Guido riesce DI/PER/A nascondere Giosuè in una cabina dicendogli
di giocare a nascondino e promettendogli DI/A/PER ritornare; purtroppo, mentre è alla ricerca della moglie,
mascherato DI/DA/CON donna, viene scoperto e ucciso. Le scene finali del film mostrano come al mattino
seguente il lager venga liberato. Giosuè esce DELLA/DALLA/PER LA cabina in cui era stato tutta la notte
nascosto in silenzio ed è infine salvato da un soldato americano, che lo fa salire SOTTO/IN/SU un carro
armato. Il bambino, convinto di aver vinto il premio finale, grida: “È vero!”  Il film si conclude quando
Giosuè, accompagnato TRA/SOTTO/IN spalla dal soldato che lo ha trovato, viene riconosciuto da sua
madre, che camminava nel gruppo di prigioniere liberate, mentre la voce narrante in sottofondo termina
dicendo: “Questa è la mia storia, questo è il sacrificio che mio padre ha fatto, questo è stato il suo regalo
PER/DI/DA me”.

 Guarda queste tre scene del film.  A quali parti della trama che hai letto si riferiscono?

Scena A

Scena B

Scena C
Trama dell’esercizio 1:___
Trama dell’esercizio 2:___
Trama dell’esercizio 3:___

Le regole del campo

La vita è bella, del 1997, diretto e interpretato da Roberto Benigni.


Il film ha vinto 3 premi Oscar: migliore colonna sonora, miglior film straniero e miglior
attore protagonista.

Ecco una delle scene più famose, subito dopo l'arrivo nel lager di Guido con suo figlio
Giosuè.
Per nascondere al bambino l'orrore del campo di concentramento, Guido fa una traduzione
tutta personale delle regole del campo. Qui sotto trovate la trascrizione delle sue parole con
la traduzione dell'originale in tedesco.

Soldato [in tedesco]: Attenzione! Attenzione! Silenzio! C'è un italiano che sa il tedesco qui?
Guido: [a Bartolomeo] Che ha detto?
Bartolomeo: Cercano uno che parla tedesco, spiega tutte le regole del campo. [Guido alza la
mano] Che sai il tedesco?
Guido: No.
Soldato [in tedesco]: Ascoltatemi tutti; lo dico soltanto una volta.
Guido: Comincia il gioco, chi c'è c'è, chi non c'è non c'è.
Soldato [in tedesco]: Siete stati portati in questo campo per un motivo...
Guido: Si vince a 1000 punti. Il primo classificato vince un carro armato vero.
Soldato [in tedesco]: ...per lavorare!
Guido: Beato lui.
Soldato [in tedesco]: Ogni sabotaggio è punito con la morte. Le esecuzioni avvengono sul
quadrangolare con degli spari alle spalle. [si indica la schiena]
Guido: Ogni giorno vi daremo la classifica generale da quell'altoparlante là. All'ultimo
classificato verrà attaccato un cartello con su scritto "asino", qui sulla schiena.
Soldato [in tedesco]: Avete l'onore di lavorare per la nostra grande madrepatria e di
partecipare alla costruzione del grande Impero Tedesco.
Guido: Noi facciamo la parte di quelli cattivi cattivi che urlano, chi ha paura perde punti.
Soldato [in tedesco]: Non dovete scordare mai tre regole generali: 1) Non provate a scappare;
2) Seguite ogni comando senza fare domande; 3) Ognuno che protesta vien impiccato. È
chiaro?
Guido: In tre casi si perdono tutti i punti, li perdono: 1) Quelli che si mettono a piangere; 2)
Quelli che vogliono vedere la mamma; 3) Quelli che hanno fame e vogliono la merendina,
scordatevela!
Soldato [in tedesco]: Dovreste essere contenti di lavorare qui. Non succederà niente a quelli
che rispettano le regole.
Guido: È molto facile perdere punti per la fame. Io stesso ieri ho perso 40 punti perché
volevo a tutti i costi un panino con la marmellata.
Soldato [in tedesco]: La compiacenza è tutto!
Guido: D'albicocche.
Soldato [in tedesco]: [un altro soldato gli dice qualcosa all'orecchio] Altra cosa:
Guido: Lui di fragole.
Soldato [in tedesco]: Quando sentite questo fischio dovete venire rapidamente sul
quadrangolare...
Guido: Ah, non chiedete i lecca-lecca perché non ve li danno: ce li mangiamo tutti noi.
Soldato [in tedesco]: ...ogni mattina...
Guido: Io ieri ne ho mangiati 20.
Soldato [in tedesco]: ...farete una fila, due persone di fianco...
Guido: ...Un mal di pancia...
Soldato [in tedesco]: State zitti!
Guido: ...però erano boni...
Soldato [in tedesco]: ...per l'appello.
Guido: ...lascia fare...
Soldato [in tedesco]: Altra cosa: lì dietro lavorerete. Capirete facilmente le dimensioni del
campo.
Guido: Scusate se vado di fretta, ma oggi sto giocando a nascondino, ora vado, sennò mi
fanno tana.

Articolo 2 La vita è bella Regia di Roberto Benigni Critica: “…tra Chaplin e Rossellini,
quando il talento esplode…” (Corriere della Sera). “Divertente, commovente, sincero, un
film indimenticabile…” (Repubblica). “Benigni riesce a far ridere, sorridere e piangere…”
(Ciak). “È una storia sdrammatica, un film sdrammatico perché la vita è bella e nell'orrore c'è
il germe della speranza, c'è qualcosa che resiste a tutto, a ogni distruzione…” (Roberto
Benigni). Brainstorming Argomento Alla fine degli anni `30 (1938) due giovanotti arrivano
dalla campagna in città (Arezzo) pieni di progetti e di speranze. Ferruccio vuole fare il poeta
e intanto lavora come tappezziere. Guido vuole aprire una libreria e nel frattempo fa il
cameriere al Grand Hotel protetto dal maître, che è suo zio. Si innamora di Dora, la fa
innamorare, forma con lei una famiglia e realizza il sogno della libreria. Improvvisamente la
loro felicità è spezzata. Guido e i suoi familiari vengono deportati in un lager nazista. Il
bambino resta con il padre, che deciso a preservarlo dall'orrore, inventa per lui una storia
fantasiosa, gli dà da intendere che tutto sia un gioco, una gara faticosa in cui si guadagnano
punti e alla fine della quale si vince un premio meraviglioso. Guido non vince, muore: ma il
bambino è salvo non soltanto fisicamente, ritrova la madre, ha vinto. La struttura del film
“La vita è bella” è un film che si divide nettamente in due parti: nella prima ci viene proposta
la storia d'amore fra Guido e Dora, la seconda è la vicenda di una famiglia spezzata che cerca
disperatamente di sopravvivere allo sterminio. L'anello di congiunzione fra le due parti è
rappresentato dall'inquadratura della serra. C'è un'interessante e anche poetica ellissi
temporale: Guido entra nella serra in cui si è già avviata Dora e poi si verifica l'uscita di
Giosuè (che ha ormai 5 anni) con i genitori che lo accolgono all'esterno. Sono trascorsi degli
anni e il bambino viene presentato come il frutto di un atto d'amore che ha probabilmente
avuto luogo in quel locale. Tematiche del film Amicizia tra Guido e Ferruccio. Amore tra
Dora e Guido e nascita di Giosuè. Rapporto tra ebrei e nazisti. Vita nei lager. Gioco della
guerra Significato del film. Sviluppo delle tematiche 1a tematica Questa amicizia si
evidenzia nella prima parte del film quando i due giovanotti arrivano dalla campagna in città
(Arezzo) pieni di progetti e speranze. In segno di amicizia Guido aiuta l'amico a realizzare il
suo sogno facendogli conoscere una famosa scrittrice intenzionata a pubblicare le sue poesie.
Ferruccio insegna a Guido una tecnica di condizionamento che gli servirà in futuro per
salvare Giosuè dai cani del lager nazista. Questa tematica non è molto importante ma
significativa. 2a tematica L'amore si evidenzia principalmente nella prima parte, ma anche
nella seconda, quando Dora decide di prendere il treno per seguir Continua »

LA VITA E' BELLA TRAMA

Alla fine degli anni '30 due amici, Guido e Ferruccio, decisero di andare a lavorare in città.
Durante il viaggio i freni della macchina si ruppero e finirono in una grande campagna.
Mentre Ferruccio sistemava i freni, Guido andò a lavarsi le mani in una cascina dove
incontrò una ragazza di nome Dora. Siccome Dora cadde dal cielo, lui la salutò dicendole: “
Buongiorno Principessa!”. Guido se ne innamorò a prima vista. I due si rividero in città
perché, visto che senza volerlo aveva rotto le uova in testa all'assessore comunale, doveva
scappare e questa volta fu lui a cadere addosso a lei. Guido, per incontrare Dora che faceva
la maestra, fa finta di essere l'ispettore che doveva arrivare da Roma e riesce così a vederla.

TRAMA LA VITA E' BELLA, BENIGNI

Una volta l'attende sotto un temporale all'uscita dell'opera e, facendo finta di essere il suo
fidanzato , la fa salire in macchina e trascorrono così una serata insieme. Ormai
completamente innamorato di Dora, Guido continuò a fare il cameriere al Grand'Hotel in
attesa di aprire una libreria in città. Durante una serata, Rodolfo, il segretario comunale,
annunciò il suo fidanzamento con Dora in un gran ballo lasciando Guido stupefatto e
sconvolto. Senza darsi per vinto Guido cerca il modo di conquistare la donna amata,
soffiandola al fidanzato di cui lei non è innamorata. Guido entrò nella sala dove Dora e
Rodolfo annunciavano il loro matrimonio ed in groppa al cavallo dello zio ebreo, che alcuni
razzisti avevano dipinto di verde con scritte antisemite, si piazzò davanti al tavolo dei
fidanzati. Gli ospiti erano stupefatti. Guido la invitò a salire sul cavallo, lei accettò, salì sul
tavolo ed andò via con lui.
LA VITA E' BELLA TRAMA BREVE

I due misero su famiglia e diedero alla luce Giosuè. L'Italia era in piena Guerra mondiale ed il clima
politico fascista era intollerabile. Un giorno mentre padre e figlio si dirigevano verso la libreria ,Giosuè
chiese al Babbo perché un negozio vietava l'entrata ai cani ed agli ebrei. Guido per sdrammatizzare la realtà
gli rispose dicendo che ogni persona a casa sua fa quello che vuole. Il giorno del compleanno di Giosuè,
mentre la madre si era allontanata per andare a prendere la nonna, i nazisti portarono via il padre e il
figlioletto. Cominciò così il viaggio sul treno verso i campi di concentramento nazisti per Guido, Giosuè e
per lo zio che morirà nella camera a gas. Per non abbandonare la sua famiglia, Dora decise di salire sul treno
della morte. Alla fine del viaggio, padre e figlio vennero portati nello stanzone dei detenuti giovani ai quali
spettavano i lavori pesanti.

La Vita è bella rappresenta l'apice di un processo di sviluppo, di maturità e, in un certo


senso anche di una accettazone razionale della seconda guerra Mondiale, della lotta tra
Fascisiti e Partigiani e le orribili conseguenze di questo periodo di grande controversia della
storia d'Italia. Questo film dimostra, senza dubbio, come l'Italia sia capace di finalmente
accettare la visione storica degli anni fascisti, di discuterne apertamente i motivi, le cause e
le conseguenze, con tristezza ma anche con un senso d'umore mentre sono rammentati della
terribile tragedia della Seconda Guerra Mondiale. Questa accettazione è presentata tramite
una tragicomica visione degli orrori della guerra come una favola realistica veduta
attraverso gli occhi di un bambino. Una favola realistica che si conclude con una fine
realistica. Benigni dimostra grandi talenti nel presentare questa matura accettazione di una
triste realtà. Benigni incoraggia gli spettatori a mantenere vive le memorie ma ad
abbandonare l'odio politico che per oltre 50 anni ha mantenuto ed ancora mantiene gli
Italiani divisi tra fazioni partigiane antifasciste e fazioni fasciste. È tempo di abbandonare
l'odio, è tempo di acccettare i nostri sbagli, è tempo di proseguire con la vita ed abbandonare
il passato.
Da un'analisi del film, si nota che la Vita è bella sembra quasi dividersi in due film. Le due
parti sono completamente diverse in tonalità, in contenuto e in finalità. La prima metà del
film è caratterizzata da elementi comici, felici e spensierati

la seconda metà è tragica e spaventosa


Il film si apre con una rapida e divertente scena comica che ci presenta un'automobile senza freni,
incontrollabile.La scena si conclude con l'arrivo di Guido (Benigni) alle porte di Arezzo, ricevuto da
una folla entusiasmata che crede che lui sia il Re d'Italia, atteso per una sfilata. Per i prossimi
quarantacinque minuti, il film sembra essere una piacevole commedia romantica. Siamo nel 1938,
in un'Italia fascista, in un periodo di relativo benessere prima dello scoppio della Seconda Guerra
Mondiale.

Il film presenta le vicissitudini amorose di Guido (Benigni)

che cerca, in ogni modo possibile, di ottenere i favori e le simpatie di una giovane donna, Dora
(Nicoletta Braschi), fidanzata con un individuo tipico e noioso con cui è in procinto di sposarsi.
Questa parte del film è caratterizzata da episodi comici che, oltre all'ovvio scopo di divertire gli
spettatori, assumono la funzione di presentare i personaggi principali, Guido, Dora e Giosuè, e
farceli conoscere intimamente. Benigni evoca, così, nello spettatore, forti sentimenti di simpatia
verso di loro. Sentimenti che rimarranno vividi e diventaranno più forti con lo svolgersi del film.
Dopo quarantacinque minuti di episodi divertenti, si nota un cambio drammatico e drastico che ci
prepara per il dramma imminente. Siamo ora nel 1945, e Guido e Dora hanno un bambino di
cinque anni, Giosuè (Giorgio Cantarini).

Siamo quasi alla conclusione della Seconda Guerra Mondiale ed ora le famiglie italiane di origine
ebrea sono diventate vittime dei Nazi-Fascisti. Guido e Giosué sono rinchiusi in un campo di
concentramento. Dora, anche se non ebrea, decide di andare con loro a soffrire nelle condizioni
orrende dei campi di concentramento.
Nonostante Benigni stesso non fosse ebreo, il tema della deportazione degli ebrei, lo aveva
sempre interesssato ed aveva sempre espresso il desiderio di produrre un film che presentasse le
crudeltà della Seconda Guerra Mondiale e le sofferenze non solo degli italiani di origine ebrea ma
anche le sofferenze degli italiani in generale, seguendo così la vena Neorealistica di Rossellini
(Roma, città aperta).

L'idea di creare La vita è bella gli venne dal padre, Luigi, che, come tanti altri italiani, fu
imprigionato in un campo di concentramento dopo il crollo dell'alleanza dell'Asse. Il padre di
Roberto, raccontando le sue esperienze di prigioniero, aveva sempre cercato di mitigarne la
crudeltà, presentata dalle sue memorie, con un velo umoristico. Un senso di comicità necessaria
per non spaventare i bambini a cui narrava quesi episodi di crudeltà, un senso di comicità
indispensabile a mantenere e a proteggere l'ingenuità e l'inocenza dei bambini davanti alla
crudeltà storica di questo periodo. Ed è esattamente ciò che Benigni ha riprodotto nel film La vita
è bella.
Il suo personaggio principale, Guido, ha un solo scopo, cioé di proteggere suo figlio Giusuè dalla
orribile realtà della deportazione e dell'imprigionamento nel campo di concentramento. Benigni, il
regista, crea una favola fantastica in cui Giosuè crede di partecipare a un gioco, a una gara. Per
vincere si devono ottenere 1000 punti, il vincitore otterrà un carro armato, ma uno vero non come
quelli di plastica con cui Giosuè aveva sempre giocato. Le regole cambiano continuamente ed
includono giochi come "nascondarella" e il gioco del "silenzio". Guido convince Giosuè che i
soldati nazisti non sono veramente "cattivi", ma che stanno semplicemte seguendo le regole del
gioco.
Creando così uno sfondo umoristico, Guido riesce ad eliminare le voci secondo cui i prigionieri
"sono cotti nel forno" o "con noi ci fanno sapone e bottoni". Guido riece così a trasformare la
tragica situazione in cui si trovano in un mondo in cui la sofferenza è necessaria per vincere un
carro armato, un mondo in cui l'innocenza del bambino rimane illesa e la macabra atmosfera di
morte è completamente eliminata. Comunque, dimostrando un grande talento di regista, Benigni
fa sì che noi, gli spettatori rimaniamo sempre consapevoli della situazione tragica in cui si trovano
i protagonisti anche se, per qualche tempo, crediamo quasi che tutto si concluderà con una fine
felice, come in una favola. Ed ecco che invece, l'inaspettata conclusione (la morte di Guido) ci
riporterà alla crudele realtà della tragedia della Seconda Guerra Mondiale. Una conclusione che ci
coglie di sopresa e ci rende tristi, perché siamo quasi convinti che tutto finirà bene e che Guido,
Dora e Giosue ritorneranno alla vita spensierata dell'anteguerra. Una conclusione certamente
realistica che rimarrà vivida nella nostra mente. Una conclusione che, per quanto tragica, contiene
anche un messaggio di speranza, personificato da Giosuè, il futuro.
Commentario critico.

Dal punto di vista cinematografico La vita è bella usa elementi tragici e visuali differenti dal tipico
film contemporaneo sull'olocausto, in quanto mancano scene di orrore e di violenza tipicamente
trovate in film del genere. Inoltre, La vita è bella non presenta una verità storica. Per rispondere a
questa critica, bisogna ricordare che Benigni non cerca di rappresentare la vita in un campo di
concentramento. Il suo scopo è duplice: in primo luogo desidera preservare l'innocenza dei
bambini (il futuro) e, secondariamente, vorrebbe porre fine alle lotte politiche tra partigiani e
fascisti che ancora tormentano l'Italia. Comunque il suo criticismo del periodo nazi-fascista è
evidente in tutto il film, anche se non si tratta di un criticismo violento come quello di Rossellini in
Roma, Città aperta. Infatti durante la brillantissima scena della spiegazione delle regole del
campo di concentramento da parte di un ufficiale tedesco, Benigni mitiga l'orrore e la paura del
momento creando una scena tragicomica in cui lo spettatore si rende conto dell'insanità e
dell'assurdità della situazione, ma Giosuè, credendo che si tratti veramente delle regole del
"gioco", ride, è felice e riesce a mantenere la sua innocenza.
Nella scena in cui Guido è condotto all'esecuzione, Giosuè è nascosto in un armadietto metallico
(che ci ricorda la scena comica di qualche anno prima della guerra, a casa, quando nascosto in un
altro armadietto, porta i fiori alla mamma). Questa associazione di ricordi è importantissima in
quanto cerca di riportarci ad un momento nostalgico felice in totale contrasto con la crudeltà
dell'insensata ed imminente esecuzione di Guido. Quando Guido passa davanti all'armadietto,
marcia facendo il passo d'oca tedesco, anche qui rievocando, nello spettatore e in Giosué, un
momento nostalgico di felicità dei tempi dell'ante-guerra ad Arezzo

La scena vista da Giosué è intenzionalmente limitata da una messa in presa che, non
presentando una visione completa degli eventi, minimizza l'impatto della prossima scena, la morte
di Guido. In tale modo, nella visione limitata dell'armadietto, Benigni mette Giosué nella posizione
dello spettatore e mette lo spettatore nella posizione di Giosué.
Questa tecnica cinematografica permette agli spettatori di partecipare direttamente, con i propri
sentimenti, allo sviluppo degli eventi. Ed ecco perché l'esecuzione di Guido sorprende e disturba
lo spettatore che, invece, in quel momento, comincia a credere che Guido sopravviverà questo
orrore perché, in fin dei conti, questa è una favola e tutte le favole si concludono in un modo felice.

Comunque, anche se Benigni evita le presentazioni grafiche delle crudeltà della guerra, il suo
criticismo dei regimi nazi-fascita è evidente in numerose scene del film. Per esempio Benigni
mostra come il periodo nazista detrasse dalla grande tradizione culturale tedesca includendo
referenze culturali all'Illuminismo tedesco. Infatti, nella scena in cui Guido cerca di ottenere
l'attenzione di Dora, siamo ad una rappresentazione de I Racconti di Hoffman del noto
compositore tedesco Jacques Offenbach (1819-80).

Il personaggio che Benigni crea per simboleggiare la corruzione e la distruzione della cultura
tedesca è il Capitano (Dottor) Lessing, un cliente al Grand Hotel a cui Benigni da lo stesso nome
di uno dei più grandi esponenti dell'Illuminismo tedesco, di nuovo dimostrando ironicamente la
tradizione culturale germanica distrutta dal Nazismo.
Nella prima parte del film il Dottor Lessing apprezza il genio e l'intuizione di Guido. Infatti lo
definisce "genio". Nella seconda parte, il Dottor Lessing riappare nel ruolo di dottore nel campo di
concentramento. Considerando i suoi precedenti rapporti amichevoli con Guido, si spera che egli
sia "il buon tedesco" che libererà Guido e la sua famiglia. Noi, da spettatori, lo speriamo,
considerando il tono di favola del film. Ed ecco invece che troviamo un elemento di realtà. Benigni
ci ricorda che siamo in un campo di concentramento nazista e il Dottor Lessing non ha alcuna
intenzione di aiutare Guido, Dora e Giosué. La sua unica assurda preoccupazione è di risolvere
un indovinello per cui ha bisogno del "genio" di Guido.

Grasso, grasso, brutto, brutto, tutto giallo in verità, se mi chiedi dove sono
ti rispondo qua qua qua....
Camminando faccio poppo, chi son io dimmelo un pò.

Lessing, non affetto dalla crudeltà della morte e dagli orrori del campo di concentramento in cui
stanno uccidendo tanti innocenti, si preoccupa di risolvere un indovinello. Benigni sceglie
brillantemente questo elemento di poca importanza (l'indovinello), una banalità, che diventa la
"ridicola tragedia" di Lessing da contrastare alla "vera tragedia universale" di 50 milioni di morti e
alla "vera tragedia individuale" di Guido.
Il criticismo di Benigni non si limita solo a una condanna del regime nazista. La vita è bella critica
anche il regime fascista italiano. Sono chiaramente discusse le "leggi razziali" che proibiscono agli
ebrei di frequentare scuole, di entrare in negozi di fare parte della società italiana anche se sono
italiani. Con una brillante parodia, queste leggi sono criticate nella scena in cui Guido spiega a
Giosué perché gli ebrei e i cani non possano entrare in un certo negozio.
Allora Guido con Giosué creerà delle nuove regole per impedire l'entrata a certi gruppi nella sua
libreria.

"No, da domani ce lo scriviamo anche noi. Chi ti è antipatico a te?


Ragni. Te?
A me i Visigoti. E da domani ce lo scriviamo. . .
Vietato l'ingresso ai ragni e ai Visigoti. E m'hanno rotto le scatole questi ragni e Visigoti.
Basta eh!"

La critica del Fascismo è evidente, anche se venata da umorismo nel discorso di Guido sul
razzismo e sulla razza perfetta quando impersona il Ministro alla scuola di Dora
e durante il banchetto per la festa di fidanzamento di Dora quando la direttrice della scuola mostra
la sua ammirazione per l'efficienza nazista nell'eliminare gli storpi e tutti coloro che non sono utili
allo stato.

La stessa critica si nota nel cavallo "ebreo" dipinto in verde, e nel "barbarico" furto alla casa dello
zio di Guido. Anche in questi casi notare come Benigni riesce a dimostrare la violenza e
l'ingiustizia del regime fascista con un velato senso d'umore, senza ira o desiderio di vendetta.

Un altro elemento tecnico cinematografico usato da Benigni è la tecnica della narrazione sulle
immagini all'inizio del film. Questa tecnica riesce brillantemente a creare l'effetto di un atmosfera di
sogno, un'atmosfera che presenta allo spettatore lo sfondo di favola che pervade tutto il film.

"Questa è una storia semplice, eppure non è facile raccontarla


Come una favola c'è dolore e come una favola,
È piena di meraviglie e di felicità."
Queste parole introduttive, introducono l'elemento della speranza che pervadono questo film. In
questa scena siamo informati che il film avrà una conclusione felice perché il narratore, Giosué,
sopravviverà.
Infine, alla conclusione, Benigni usa la stessa tecnica quando sentiamo la voce di un Giosué, ora
adulto, dire:

"Questa è la mia storia. Questo è il sacrificio che mio padre ha fatto per me. Questo fu il
suo regalo per me. "

La conclusione de La vita è bella ci lascia con tristezza, forse anche con le lagrime agli
occhi. Ma ci lascia soprattutto con un sentimento di speranza nel futuro (la speranza sarà uno
dei temi essenziali del Neorealismo). Giosuè rappresenta il futuro, il futuro che Guido cerca
di proteggere. In questo senso il film si conclude anche con un certo ottimismo, perchè,
infine, Benigni ci ricorda che, nonostante tutte le avversità, "la vita è bella" ed il momento è
arrivato di dimenticare il passato e cominciare una nuova esistenza, e finalmente cominciare
a vivere.

La vita è bella” non è un film che si può definire realista: le vicende che racconta sono
verosimili, ovvero si riconosce la storicità dello sfondo, anche se il genere che può essere più
di riferimento è quello della favola, una favola dai risvolti tragici, ma che comunque manda a
tutti un messaggio di umanità e speranza; infatti lo stesso Benigni trasforma gli scenari in
modo che ci si possa sentire come sospesi tra sogno e realtà.
Questo film può essere considerato sia comico, basti pensare alla falsa traduzione delle
istruzioni dell’ufficiale tedesco, e ancora prima all’imitazione dell’ispettore scolastico, sia
tragico, considerando l’impatto che alcune scene hanno avuto, come il finale (nel quale
Guido viene ucciso), o la scena con l’agghiacciante montagna di corpi accatastati che sbuca
dalla nebbia, per ricordare allo spettatore dove ci si trova e cosa è stato l’olocausto.
Il film di Benigni costituisce una delle più intense rivendicazioni del diritto dell’infanzia, un atto
di accusa contro la guerra e il razzismo di cui i bambini sono le prime vittime.
Alla fine degli anni Trenta due giovani, Guido e Ferruccio, lasciano la campagna per
rincorrere i loro sogni in città. Guido vuole aprire una libreria nel centro storico di Arezzo,
mentre Ferruccio, vorrebbe diventare poeta; in attesa che le loro speranze si realizzino il
primo, aiutato da un vecchio e saggio zio, trova lavoro come cameriere al Grand Hotel ed il
secondo in un piccolo negozio di stoffe.

Guido si innamora di una maestrina, che per via dell’ambiente conformista in cui vive non
può ricambiare il suo sentimento, anche se ha voglia di lasciarsi andare e vivere pienamente
la sua vita. Conquistare la giovane maestra è un’ impresa ardua, Guido ci prova escogitando
l’impossibile: le compare davanti all’improvviso, la rapisce con la Balilla, si traveste da
ispettore scolastico, la incanta con furbissimi trucchi…

Dora non prende però sul serio Guido, anche perché sa che il suo destino è legato a quello di
un vecchio compagno di scuola al quale è promessa in sposa.

Guido continua testardo il suo piano di conquista essendo all’oscuro dell’imminente


matrimonio della sua “Principessa”, finché l’annuncio ufficiale delle nozze non viene dato
una notte durante una sontuosa festa per gli eterni fidanzati al Grand Hotel dove lavora
Guido, che venuto a conoscenza del segreto che affligge il cuore di Dora si dispera e ne
combina di tutti i colori inciampando dappertutto.

Anche Dora però si sente inquieta, ha capito che sta per sposarsi con un uomo per il quale
prova solo affetto e non amore e che fino ad allora non si era mai ribellata a ciò che le veniva
imposto da persone con le teste piene di brutali mitologie imperialistiche.

Ma sa anche che c’è un uomo che la ama veramente, pieno di fantasia, che la fa ridere e
mentalmente libero. Mentre tutti gli invitati festeggiano il fidanzamento, Guido, irrompendo
nella sala del ricevimento in groppa ad un cavallo, strappa Dora dalla sua prigione dorata e
come nelle fiabe se la porta via.

Così incomincia l’amore tra Dora e Guido, la vita di due persone semplici, una vita uguale a
tante altre. Dalla loro unione nasce un bambino Giosuè, mentre l’amico di mille avventure,
Ferruccio, viene portato lontano, non dai suoi sogni ma dalla guerra.

Giosuè ha cinque anni, come tutti i bambini è vivace e allegro: odia fare il bagno e gli piace
giocare. L’Italia è in guerra, i monumenti sono protetti dai sacchi di sabbia, e alla libreria di
Guido in centro non va quasi nessuno. La vita continua, anche se per chi come Guido è di
lontane origini ebraiche non è semplicissimo andare avanti, ma i due genitori tentano in ogni
modo di tenere allegro il loro prezioso bene, Giosuè.

Ma un brutto giorno inaspettatamente l’atmosfera gioiosa e amorosa della famiglia di Guido


viene sconvolta.Vengono tutti e tre deportati, Dora va da una parte, Guido e Giosuè
dall’altra, alla madre non resta che sperare e resistere, al padre salvare il ragazzino dalla
bufera della guerra.
Lo protegge, lo nasconde e gli nasconde l’orrore che stanno vivendo, è costretto ad essere
sempre allegro, mai stanco, e gli fa credere che è tutta finzione, che stanno facendo un
grande gioco collettivo, il cui premio finale sarà un carro armato, simbolo di oppressione e
forza spietata per gli adulti, ma semplice “gioco” per Giosuè.

Il piccolo Giosuè passa tra le atrocità della guerra senza rendersene conto, Guido lo restituirà
alla madre allegro e pieno di voglia di vivere come quando lo aveva lasciato, anche se lui
non tornerà più a casa con loro.

“La vita è bella” non è un film che si può definire realista: le vicende che racconta sono
verosimili, ovvero si riconosce la storicità dello sfondo, anche se il genere che può essere più
di riferimento è quello della favola, una favola dai risvolti tragici, ma che comunque manda a
tutti un messaggio di umanità e speranza; infatti lo stesso Benigni trasforma gli scenari in
modo che ci si possa sentire come sospesi tra sogno e realtà.

Questo film può essere considerato sia comico, basti pensare alla falsa traduzione delle
istruzioni dell’ufficiale tedesco, e ancora prima all’imitazione dell’ispettore scolastico, sia
tragico, considerando l’impatto che alcune scene hanno avuto, come il finale (nel quale
Guido viene ucciso), o la scena con l’agghiacciante montagna di corpi accatastati che sbuca
dalla nebbia, per ricordare allo spettatore dove ci si trova e cosa è stato l’olocausto.

Il film di Benigni costituisce una delle più intense rivendicazioni del diritto dell’infanzia, un
atto di accusa contro la guerra e il razzismo di cui i bambini sono le prime vittime.

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