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Genetica e allevamento degli equini

di Denis Squizzato
In questi appunti è possibile trovare tutte le informazioni relative all'allevamento
dei cavalli. Si descrivono le razze equine, si elencano le varie tipologie di
impiego del cavallo, si descrivono le modalità di riproduzione e di
foraggiamento, con particolare attenzione alla dieta più idonea da seguire a
seconda del tipo di impiego e della fase di vita del cavallo.

Università: Università degli Studi di Padova


Facoltà: Agraria
Corso: Scienze e Tecnologie delle Produzioni Animali
Esame: Genetica e allevamento degli equini
Docente: Mantovani Roberto
Denis Squizzato Sezione Appunti

1. Carne equina
In Italia , a differenza degli altri paesi, esistono due tipologie d’utilizzo degli equini : tiro
pesante/produzione della carne(Germania, Francia) e per attività Ludiche.
La carne equina si tratta di un prodotto di limitata diffusione (a macchia di leopardo come Legnaro e
Saonara) che viene impiegato solo in alcune aree del paese e dell’Europa a tradizione Ippofaga. In origine il
consumo di carne equina era una tradizione tipica dei Barbari (tartara), tradizione che si sviluppò In Francia
e in Italia a partire dal 1700, sia allo stato fresco che sotto forma di salumi. In Gran Bretagna il consumo di
carne equina è, ancor oggi, un tabù che produce forte ripugnanza anche verso chi consuma carne equina; al
contrario Polonia, Ungheria, Russia e Germania il consumo è molto elevato.
Per carni equine si intendono quelle di cavallo, asino, mulo (asino x cavalla) e bardotto (cavallo x asina). In
passato la carne veniva ottenuta solo da animali a fine carriera, oggi viene appositamente prodotta e
commercializzata anche a partire da animali più giovani (puledri di inferiore all’anno e cavalli adulti fino a 3
anni) per la maggior parte di provenienza straniera. Ogni anno decine di migliaia di cavalli dal’Europa
Centrorientale vengono esportati in Italia, Francia e Belgio, dove vengono macellati e destinati alla
consumazione sulle tavole degli europei. La Polonia è il più grande esportatore di cavalli da macello
d’Europa: si calcola che ogni anno lasciano il paese circa 50000 cavalli. L’80% i questi animali finisce in
Italia, il resto in Francia e Belgio. Mediamente il mercato Italiano di carni equine importa da 150 a 200 x
103 q di carcasse all’anno (anche da Canada, Argentina, Brasile, Australia) e circa 60-80000 soggetti da
macello (Polonia). In Italia ci siamo specializzati in alcuni prodotti: dalla straeca veneta (diaframma) per il
consumo fresco, alla carne essiccata e sfilacciata venduta in atm modificata (miscela di gas appositi come
l’azoto), oppure in sottovuoto (sfilacci). Fra le preparazioni insaccate tipiche si possono ricordare la
Bresaola, prodotta in alcuni comuni del Veneto, della Lombardia e del Piemonte, e il famosissimo salame
d’asino, preparato con carne magra d’asino e grasso di maiale tritati finemente e insaccati nel budello di
manzo, tipico delle province di Novara e Asti in Piemonte. Le carni equine presentano un colore rosso molto
scuro, quasi violaceo, con grasso tendente al giallo, piuttosto scarso e sicuramente poco infiltrato, ricche di
tessuto connettivo, con un odore caratteristico e un sapore dolciastro accentuato. Ha 3 particolarità che la
rendono unica: un elevato contenuto di ferro (3,9 mg/100g), quasi il doppio rispetto ad altre carni perché di
origine animale e in forma chimica completamente assorbibile; un basso contenuto in grassi, con scarso
colesterolo, per cui la carne è facilmente digeribile e poco calorica; un buon contenuto di zuccheri (in
particolare il glicogeno), che la rendono leggermente dolce al palato (il glicogeno viene stoccato a livello
tessutale e velocizza la frollatura della carne in quanto nel post mortem il ph si abbassa più velocemente). La
carne equina è adatta a tutti ed in particolare agli anemici, a chi sta facendo una dieta dimagrante, a chi ha il
colesterolo alto.

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2. Andature equine
PASSO: è l’andatura di riposo, quella che in natura il cavallo usa per i lunghi spostamenti e per pascolare; si
tratta di un’andatura in 4 tempi durante la quale il cavallo sposta gli arti in diagonale.
TROTTO: è un’andatura in due tempi di battuta, la più faticosa e la più usata in maneggio per fare fiato; il
cavallo ha sempre un appoggio combinato di anteriori e posteriori in diagonale. I due tempi che
costituiscono il movimento sono interrotti da una fase intermedia, un istante in cui l’animale è sollevato da
terra. A causa dell’andatura diagonale, il cavallo è soggetto a una spinta dal basso verso l’alto ogni volta che
una coppia diagonale opposta agisce da propulsore e dall’alto verso il basso ogni volta che la stessa coppia
torna a terra.

AMBIO: è un’andatura non naturale per quasi tutti i cavalli, i due tempi di battuta sono segnati dallo
spostamento di anteriore e posteriore dello stesso fianco.

CANTER: spesso è trattato insieme al galoppo e considerato un galoppo corto o piccolo, è in realtà
un’andatura a sé: costituita di tre tempi più un tempo di sospensione.

GALOPPO: è l’andatura più veloce in cui il cavallo può superare i 600 m/minuto. E’ un’andatura 3 tempi di
battuta più il tempo di sospensione finale, rispetto al trotto che è intermedio. Il galoppo può essere
considerato un’andatura in 3 tempi come il canter, oppure in 4 tempi; infatti molti istruttori definiscono il
galoppo allungato come galoppo a 4 tempi. Esistono 2 galoppi, il destro e il sinistro: nel galoppo dx il
cavallo inizia con il Psx e termina con l’Adx prima della sospensione.

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3. Turismo equestre
Il turismo equestre si pratica all’aria aperta con cavalli normalmente montati a sella (più raramente con
cavalli attaccati). Essendo soprattutto una forma di impiego del tempo libero, si tende a farlo in compagnia
di altri cavalieri per godere insieme le bellezze naturali e superare meglio le difficoltà che si incontrano
cavalcando in compagna. Il territorio italiano si presta magnificamente alla pratica; è un’attività che richiede
una certa esperienza equestre ed una buona preparazione fisica specialmente se non ci si limita a brevi
passeggiate ma se si vogliono affrontare anche viaggi di più giorni in territori sconosciuti.

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4. Scuola di equitazione
Rappresenta un’attività presente in molti centri ippici ed ha lo scopo di avvicinare i giovani alle attività
equestri e all’attività da sella, si pratica comunemente con cavalli Pony(statura <147cm) o Quarter Horse.

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5. Galoppo
Rappresenta l’espressione più antica e tradizionale dello sport ippico; attualmente le gare di galoppo si
svolgono con soggetti di razza Purosangue Inglese PSI, creata dalla seconda metà del ‘700 mediante
immissioni di sangue orientale su circa un centinaio di fattrici inglesi selezionate (Royal Mares): da questo
ristretto gruppo di cavalli discendono tutti i purosangue del mondo. Ogni anno in Italia vengono registrati
circa 1900 purosangue italiani, 1300 nati in Italia e 600 all’estero ma considerati italiani. Nell’allevamento
italiano due gioielli del galoppo sono stati Nearco e Ribot.
Le corse a galoppo possono essere in piano oppure in ostacoli. Le corse al galoppo in piano si svolgono, in
Italia, su distanze che vanno dai 1000-3000m. a seconda della distanza da percorrere le corse al galoppo
vengono denominate di velocità, di mezzo fondo, di fondo, di gran fondo. La partenza viene effettuata nelle
corse in piano utilizzando le starting stalls o gabbie di partenza: i concorrenti entrano, cioè, ciascuno in una
gabbia, tutti sulla medesima linea, ed al segnale dello starter le gabbie vengono aperte simultaneamente
lasciando i cavalli liberi di correre. Le velocità più prestigiose si raggiungono sui 1000m in pista dritta. Qui i
migliori specialisti internazionali sono in grado di coprire la distanza, con partenze da fermo, in meno di
55s, sfiorando la media di 70Km/h.
Le corse in ostacoli si differenziano in siepi, steeple chase e cross country: la differenza fra queste categorie
è legata alla difficoltà degli ostacoli che variano in altezza ed in lunghezza. Le distanze per le corse in
ostacoli in Italia sono comprese fra i 2600-6000m: sui 5000m viene disputato ogni anno il famoso Grande
Steeple Chase di Merano, abbinato alla Lotteria Nazionale, che è la massima prova del’ostacolismo italiano.
Nelle corse d ostacoli la partenza viene effettuata con i nastri o con una bandiera. Nel galoppo le corse
vengono tutte cronometrate, ma i record vengono stabiliti in assoluto, ciascuno di una distanza diversa,
senza effettuare il ragguaglio al chilometro.
I principali ostacoli sono:
Arginello grande (siepe alta 150 cm, il cavallo deve compiere una parabola larga 250cm, compresi inviti e
terrapieni)
Verticale (siepe alta 180cm e larga 90cm)
Muro (alto 80cm con 30-35 di terra fresca alla sommità, la larghezza comprensiva delle piccole siepi e gli
inviti posti sia in un senso che nell’altro, misura 150cm)
Oxer grande (ostacolo sistemato lungo la diagonale, la prima siepe misura in altezza 110cm, la seconda
150cm separate da un fosso largo 90cm con una larghezza complessiva di 4 metri)
Riviera (siepe alta 65cm lunga 3,10m con un bacino d’acqua profondo 30cm)
Fence grande (siepe alta 190cm larga 3m compresi gli inviti)
Doppio travone (siepe alta 180cm largo 90cm)
Gli ippodromi per galoppatori hanno fondo generalmente in erba, ma esistono anche piste in sabbia. I
circuiti possono essere semplici, con due rette e due curve o più complessi nei quali le curve che uniscono le
due rette possono essere due o tre sia a destra che a sinistra. Tale particolare conformazione permette di
effettuare corse dette in pista piccola, media o grande pur svolgendosi sul medesimo anello. Proprio a
seconda di quale curva viene utilizzata, la corsa assume la denominazione in pista piccola oppure media o

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grande. Ci sono inoltre corse in pista dritta che vengono effettuate, come appare chiaro dal nome stesso,
lungo la dirittura senza percorrere curve. In Italia i galoppatori corrono in senso orario ad eccezione delle
piste di Torino e di Grosseto sulle quali si corre in senso antiorario.
Le corse al galoppo hanno la caratteristica di prevedere in modo rigido il peso che ogni purosangue porta in
groppa (fantino+ sella) per ogni programma di corsa. La scala dei pesi varia dai 45kg in su: è perciò
importante per un fantino poter mantenere un peso bassissimo ed avere una sella di 3-4 etti. L’accertamento
del peso che ogni cavallo porta in sella è demandato ad uno speciale commissario che opera nella sala delle
bilance. Qui i fantini vengono pesati prima e dopo la corsa. Se il fantino non raggiunge il peso indicato
dovrà portare in apposite tasche poste nella sella delle liste di piombo bastanti a raggiungere il peso voluto.
Per l’eccedenza di peso è ammessa una tolleranza di 1kg. Tutte le corse sono dunque ad Handicap e
l’Handicaper è la figura che stabilisce, in base al pronostico e alla forza di ogni soggetto, il peso da portare
oltre ai 45 minimi per il soggetto più debole.

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6. Trotto
Si tratta di competizioni che si fanno con i cosiddetti cavalli trottatori o trotter (standardbred per gli
Americani), che hanno la caratteristica di essere ormai in grado di trottare naturalmente in velocità. Le
correnti di sangue che hanno dato origine al trottatore moderno sono 3: quella americana, forte di soggetti di
taglia ridotta, velocissimi e nevrili; quella normanna, costituita da atleti fisicamente molto robusti, di ampio
modello, di velocità meno elevata ma di maggior resistenza, nonché quella Orlov, la razza russa,
caratterizzata da cavalli tenaci e di ottima indole, facili alla guida e dal predominante mantello grigio.
L’influenza di questa o di quella razza varia da paese a paese: in Italia si è ormai costituita una razza
autoctona forte di giusto equilibrio fra sangue americano e normanno.
Le corse per trottatori si svolgono in piste di sabbia caratterizzate da due dritte e due curve su distanze di
1600m o miglio e di 2000m. le prime sono chiamate corse sulla distanza breve, le seconde corse sulla media
distanza. I cavalli trottatori corrono il senso antiorario. Le partenze delle corse al trotto avvengono in due
modi: o con i cavalli allineati dietro l’autostart o con partenze fra i nastri. Le partenze dietro la macchina
partono i partecipanti ad avviarsi tutti alla medesima distanza. In questo caso i concorrenti si dispongono
nella scia della macchina e prendono la partenza lanciata. A contatta della macchina partono sei cavalli nelle
piste da 800m, sette o otto nelle piste da un 1km. Qualora il numero dei cavalli sia superiore, quelli con
numeri di partenza più alti (iniziando cioè rispettivamente da 7 in pista piccola e dall’8 o il 9 in pista grande)
si avviano u di una seconda linea alle spalle della prima e seguendo l’ordine crescente dei numeri
dall’interno verso l’esterno. Le partenza fra i nastri fanno percorrere diverse distanze ai partecipanti e sono
gare ad Handicap, dove i cavalli teoricamente più forti danno un vantaggio in metri agli altri per equilibrare
le forze in campo. La partenza fra i nastri avviene con i concorrenti che assumono lo schieramento secondo i
numeri venendo in senso contrario a quello di corsa, poi al segnale effettuano una giravolta e si avviano nel
senso normale di corsa. Sulla stessa linea possono partire fino a 4-5 cavalli, a seconda della larghezza della
pista. Per segnalare le diverse distanze vengono tesi attraverso la pista degli elastici che vengono rilasciati al
momento della partenza, o in alternativa, si ricorre all’uso di nastri elettronici.
Nella maggior parte dei casi le gare che si svolgono prevedono la registrazione del soggetto mediante un
sistema univoco di identificazione, ad ogni partenza vengono messi in azione i cronometri ufficiali che
costatano il tempo impiegato dai concorrenti a percorrere la distanza di gara. In base al tempo ottenuto si
effettua il ragguaglio al chilometro, misura questa utilizzata per indicare il record del cavallo.
Per l’attacco, ossia per rendere solidale il cavallo al sediolo o Sulky su cui si disporrà il guidatore si fa uso
di: sottopancia, sottocoda, sellini e pettorali. Per la guida vera e propria si utilizza una briglia (con o senza
paraocchi) dotata di: imboccatura (leggera sbarretta metallica che viene posta in bocca al cavallo alla quale
vengono unite mediante appositi anelli finali), redini (con le quali il guidatore impartisce i comandi percepiti
attraverso l’imboccatura), freno (listarella di cuoio che parte dalla testa e raggiunge il garrese, è composto da
un sottile filetto messo in bocca al cavallo attaccato a due cinghie che ha lo scopo di far tenere alta la testa
all’animale per consentirgli un maggiore equilibrio nell’azione)

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7. Discipline ippiche olimpiche


Salto Ostacoli (esiste come disciplina sportiva da poco più di 100 anni come evoluzione di una prova di
addestramento che veniva operata in Inghilterra per la selezione dei cavalli per la caccia alla volpe; come
evoluzione della sella da caccia è nata quindi la monta all’Inglese. Attualmente è una disciplina olimpica che
prevede numerose specialità sia per difficoltà degli ostacoli in campo di gara che per la tipologia di gara a
tempo, con scambio del cavaliere etc. sulla disciplina del salto ostacoli numerose scuole si sono affermate
nel tempo, e le scuole di Pinerolo e Tor di Quinto furono le prime a dominare in campo internazionale nei
primi del secolo e fino agli anni 30 come Caprilli. A partire dagli anni 30 è invece la scuola di Hannover a
diventare dominante, mentre successivamente anche la scuola irlandese assumerà un ruolo molto importante
nel panorama internazionale)
Dressage (l’idea di questa disciplina è quella di portare alla completa fusione tra cavallo e cavaliere, si tratta
di una disciplina nella quale il cavaliere deve dimostrare completa padronanza nella gestione del cavallo ed
il cavallo rispondere a tutte le sollecitazioni del cavaliere. Tali sollecitazioni sono atte a far compiere al
cavallo non movimenti artificiali, ma naturali, insegnandogli a gestirli e compierli in maniera non pericolosa
come le piroette e i passi all’indietro. Nel dressage il cavallo viene dunque addestrato allo scopo di compiere
movimenti coordinati e controllati attraverso l’insegnamento di : distensione, scioltezza, permeabilità agli
aiuti, ubbidienza, ritmo ed impulso, oltre ad una corretta flessione del collo e della spina dorsale)
Concorso completo (il nome originale Military riferisce come inizialmente lo scopo di questa disciplina
fosse la formazione di cavalli per la cavalleria, volenterosi e capaci di superare ogni genere di ostacoli che si
incontrano in campagna. In 3 giorni consecutivi Three Day Event oppure in un solo giorno One Day event, i
concorrenti sono chiamati a una prova di dressage, a una di Fondo chiamata Cross-Country di 15-30km ed
una di concorso Ippico come il salto ostacoli. Sono richieste, quindi, versatilità, capacità e resistenza fisica
eccezionali, sia da parte del cavallo che del cavaliere)

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8. Discipline ippiche non olimpiche


Attacchi (per molti impieghi l’uomo ha selezionato innumerevoli razze da tiro che possiamo suddividere in
tiro pesante, leggero e rapido/da corsa; superata la fase del traino animale, rimane oggi per il cavallo la
disciplina sportiva degli attacchi; tra queste possono essere menzionate le gare di tiro nelle categorie di
potenza che richiedono precisione e velocità. Gli attacchi basilari sono il tiro singolo o simmetrico come la
pariglia, a 4 o a 6)
Endurance (detta anche Fondo, è una disciplina equestre di velocità e resistenza che si pratica, su varie
distanze, in aperta campagna a contatto con la natura, normalmente si pratica su distanze che vanno dai
30km ai 160km intervallate da cancelli veterinari con il controllo dello stato fisico e di affaticamento del
cavallo. Si tende infatti a salvaguardare la salute dell’atleta principale che è il cavallo il quale va portato a
gareggiare dopo un accurato allenamento. Uno dei parametri che rivestono molta importanza nelle gare di
endurance sono i battiti cardiaci dell’animale che devono restare sotto certi limiti pena l’eliminazione. I
soggetti più predisposti al fondo sono i cavalli arabi che vengono indirizzati a questa disciplina quando
hanno raggiunto la piena maturità fisica)
Volteggio
Reining (o monta americana, si può definire una prova di dressage per l’equitazione western, il cavallo deve
eseguire correttamente una serie di figure previste dal patern o schema dimostrando addestramento,
elasticità, equilibrio. Sono previsti tutti quei movimenti che un buon cavallo deve compiere lavorando con il
bestiame senza dimostrare eccitazione, agitare la coda, aprire la bocca o scuotere la testa. Il cavaliere deve
avere il controllo del cavallo se non vuole incorrere nell’applicazione delle previste penalità, le mani devono
essere tenute discoste dalla sella ed è vietato ogni tipo di finimento costruttivo)

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9. Discipline e specialità ippiche


- Riabilitazione
- Horseball
- Polo
- Monta da lavoro
- Turismo equestre-equitazione di campagna
- Scuola
- Equitazione americana
- Cutting (il cavaliere taglia la mandria con tranquillità senza spaventarla e dopo aver scelto il capo da
isolare lo spinge fuori mettendosi di fronte affinché impedisca il rientro. A questo punto il cavaliere lascia
completamente le redini e si aggrappa al pomo della sella lasciando il cavallo libero di agire
spontaneamente. Mentre il vitello, spinto dal suo istinto cerca di rientrare nella mandria, il cavallo, ben
addestrato punta l’animale ad orecchie basse cercando di ostacolarne ed addirittura prevenirne i tentativi di
rientro. Due minuti e mezzo è il tempo di solito assegnato ad ogni cavaliere per isolare il capo e dimostrare
l’abilità del proprio cavallo, aggiudicandosi un punteggio funzione della capacità del cavallo e della
determinazione del bovino a rientrare nella mandria)
- Pole bending (consiste nel percorrere nel minor tempo una serpentina fra sei paletti posizionati in linea
retta ad una distanza di 6,5 m l’uno dall’altro. Si parte in velocità per raggiungere il paletto più distante che
si aggira a mano sx, mentre il successivo viene aggirato a mano dx e così alternativamente fino al primo
paletto, aggirato il quale si prosegue nuovamente nello slalom. Dopo aver aggirato l’ultimo paletto, il
cavaliere lancia il cavallo di gran carriera verso la linea di arrivo; il tempo viene rilevato per mezzo di una
fotocellula. La prova mette in risalto oltre alle doti di velocità del cavallo, soprattutto la sua elasticità
precisione. L’abbattimento di ogni paletto comporta 5sec di penalità come pure la perdita del cappello,
mentre l’errore di percorso o l’eccessivo uso di frustino e speroni determinano la squalifica del cavaliere)
- Barrel racing (è una gara contro il tempo consistente nel portare a termine un percorso girando attorno a tre
barili posizionati ai vertici di un triangolo isoscele. La partenza avviene in velocità e, superata la start line, ci
si dirige verso il primo barile che si supera a mano sx, completata la volta il cavallo riaccelera per dirigersi
verso il secondo barile che viene superato a mano dx e quindi verso il terzo barile anch’esso superato a mno
dx per concludere poi la prova con una galoppata finale verso la linea del taguardo. L’abbattimento di un
barile comporta 5sec di penalità come pure la perdita del cappello, mentre l’errore di percorso o l’eccessivo
uso di frustino e speroni determinano la squalifica del cavaliere )
- Roping (gara a squadre consistente nel catturare con apposita corda un vitello, impiegando il minor tempo
possibile)

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10. Scommesse sui cavalli


Le gare di galoppo e trotto prevedono la possibilità di scommessa, quindi di eventuale vincita; è attraverso il
sistema delle scommesse e dei montepremi delle corse che viene mantenuta gran parte dell’attività
lavorativa spettante ai driver, allenatori e proprietari di cavalli. Una parte delle quote scommesse viene
infatti trattenuta allo scopo di distribuirla tra i partecipanti alle gare. Le scommesse al totalizzatore nazionale
si effettuano presso ippodromi o agenzie ippiche, si scommette in ogni corsa e, fino a poco prima della corsa
non si conosce il possibile ammontare della vincita, stabilita via via che fluiscono nuove scommesse. A fine
gara la ripartizione delle vincite è proporzionale tra tutti i vincitori in rapporto a somma giocata e tipo di
scommessa effettuata. Così se si è scommesso 10 euro e la quotazione finale della propria scommessa è 40,
si riceve 4 volte la scommessa, cioè 40euro.
Le scommesse presso i picchetti degli allibratori-bookmakers si fanno presso gli allibratori negli ippodromi.
L’allibratore è colui che incita altri a scommettere definendo quante volte pagherà la somma scommessa,
oltre naturalmente al capitale scommesso. Quando l’allibratore indica ad esempio quota di 3 per un cavallo
vincente, significa che scommettendo 10 euro sulla vittoria di questo cavallo si riceveranno dall’allibratore
10 x 3 +10 quindi 40 euro. In tal caso si tratta di scommesse a quota fissa, poiché nel momento esatto in cui
si scommette, ci si basa sulla quotazione data dall’allibratore in quel momento. Le quote dell’allibratore
possono, infatti, anche cambiare durante l’accettazione al variare di quanto viene scommesso perché,
logicamente, l’allibratore le stabilisce in modo da sperare in un giusto guadagno. Ciascun scommettitore fa
riferimento dunque alla quotazione specifica in cui ha contratto la scommessa.

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11. Tipologie di razze equine


Razze di “Sangue”: razze leggere utilizzate per varie discipline sportive, tempo libero.
Razze “Pesanti”: usate in passato per il tiro pesante e riconvertite verso gli attacchi o la produzione della
carne
Razze “Pony”: razze equine di varia taglia ma comunque con altezza al garrese inferiore ai 147 cm.

Il Tipo morfologico=architettura somatica


Brachimorfo: tronco cilindrico sviluppato e arti brevi e tozzi
Mesomorfo: equilibrato sviluppo fra arti e tronco
Dolicomorfo: tronco tronco-conico allungato e arti lunghi e sottili

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12. Cavallo Arabo


Di origine Arabia Saudita è una delle razze più antiche (reperti nei deserti arabi datati 3.000 a.C.), la nascita
della razza è leggendaria: si fa risalire a Re Salomone o, secondo tradizione popolare a Maometto. È stata la
prima ad essere selezionata a scopo “ludico” con il criterio della bellezza e dell’eleganza delle forme. È il
cavallo “vero e proprio” cioè da cui son derivate quasi tutte le altre razze. La statura non è elevata (150 cm),
è un tipo dolicomorfo o dolico-mesomorfo con tronco corto, testa piccola, profilo rettilineo, orecchie piccole
e appuntite e grandi occhi. E’ veloce, resistente e poco esigente con
attitudini al sella, tiro leggero rapido (carrozzette) e gare di Endurance.
I Tipi fondamentali sono:
1)Assil o Kocklani=arabo beduino
a) Kuhailan=resistenza
b) Siglavy=bellezza ed eleganza
c) Muniqi=velocitàedolicomorfismo
2) PSA=incrocio fra i tre principali ceppi Assil
3)Razza araba=comprende cavalli di origine incerta con ingerenza berbera, persiana, siriana e arabo-
egiziana

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13. Cavallo Berbero


Origini: Algeria, Tunisia e Marocco (Barberia). Attualmente allevato in purezza presso popolazioni nomadi
del Nord Africa è a rischio di estinzione; gran parte della popolazione Berbera è stata infatti “insanguata”
con PSI o l’Arabo, la cui ingerenza iniziò fin dalle invasioni del Nord Africa da parte degli Arabi (VII
secolo).In Europa ha influenzato l’Andaluso ed il PSI, rappresenta il cavallo dei Tuareg (tribù nomade
guerriera del Nord Africa) usato in passato anche in Europa come cavallo da guerra. La statura non è elevata
(150 cm), è tipo mesomorfo con testa allungata, profilo rettilineo o convesso, collo muscoloso ed arcuato. E’
un cavallo veloce, resistente sia alle variazioni climatiche che alle malattie e tardivo (completa maturità a 6
anni)
con attitudine al sella.

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14. Cavallo Purosangue Inglese - Psi - Thoroughbred


Thoroughbred=allevato in purezza
Ha origine in Gran Bretagna a partire dal 1700. I fondatori di questa razza furono 3 stalloni di origine araba
(Darley Arabian), turca (Byerley Turk) e berbera (Godolphin Berb), anche se molti altri orientali usati
successivamente, su un gruppo di ca. 100 Royal Mares selezionate da cavalli locali migliorati con apporto di
“sangue” orientale. E’ stato selezionato per la corsa al galoppo o in ostacoli. Non molto omogeneo
morfologicamente, il PSI distingue 3 tipi morfologici:
Stayer: piccolo e raccolto, da fondo
Sprinter: alto e allungato, da galoppo
Intermedio: spalla inclinata e allungata, dorso breve e groppa obliqua, da corsa a ostacoli
Questa razza ha una statura elevata (160-170 cm), è un tipo dolicomorfo con testa piccola, profilo rettilineo
o leggermente concavo con attitudini alla velocità, al fondo, galoppo e alla corsa a ostacoli.

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15. Cavalli da Sella derivati da Purosangue Ingelese - Purosangue


Arabo
Hunter irladese: ottenuto da stallone PSI e fattrice irlandese da tiro (di cui è vietata l’esportazione proprio
per produrre questo “mezzosangue” da Sella)
Anglo arabo francese: Rappresenta il primo esempio di linea mista Anglo-Araba, creata in Francia a partire
dalla metà del 1800. Inizialmente il lavoro di incrocio si realizzò con 2 stalloni arabi e 3 fattrici PSI.
Requisito fondamentale per l’iscrizione allo Stud Book è almeno un 25% di PSA e non presenta razze
estranee nelle ultime 6 generazioni
Sella francese: derivante da cavalli PSI e utilizzati in incrocio su cavalli di razza Normanna. Ha fatto da
capostipite al trottatore francese. Allo Stud Book sono iscrivibili soggetti con padre PSI (33%), PSA (20%),
oltre che con padre Selle Français (45%)
Trakehner: Deriva da cavalli lituani con sangue orientale, arabi e PSI
Oldemburghese: Razza derivata dal Frisone con apporto di cavalli Spagnoli, Napoletani, Alglo-Arabi e PSI
Hannover: cavallo sportivo della Germania derivante da cavalli locali, PSI e trakehner
Holstein: cavallo sportivo della Germania derivante da cavalli da guerra medievali (tipo Great Horse) poi
utilizzati da artiglieria. Oggi divenuto cavallo sportivo per incrocio soprattutto con PSI
Svedese da Sella: Derivato da razze locali sottoposte a ripetuti incroci con Arabo, Andaluso, Hannover e
PSI. In passato cavallo militare, oggi da sella
Olandese a Sangue Caldo (Dutch Warmblood): Da razze olandesi (Gelderland e Groningen), PSI o razze da
sella Tedesche o Francesi

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16. Cavalli Trottatori


Costituiscono praticamente un’unica razza anche se differenziata in vari ceppi con diversa origine sebbene
migliorati tutti in tempi successivi con il PSI. Esistono 3 ceppi: trottatore francese di origine normanna e
Norfolk, trottatore americano (standardbred) e hackney-trottatore inglese di origine Norfolk. Sono tutti di
tipo dolicomorfo, di statura medio-alta e dotati di velocità. La selezione funzionale ha unificato abbastanza
l’aspetto dei diversi ceppi di trotter caratterizzati da quarti posteriori più alti degli anteriori.

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17. Cavallo Andaluso


Originario della Spagna, deriva dal berbero; ha contribuito allo sviluppo di molte altre razze fra cui la
lipizzana, la holstein, la oldenburghese, la hackney, la quarter e la criollo. Di statura non elevata, di tipo
dolico- mesomorfo e con grande capacità di comprensione dei comandi.

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18. Cavallo Lusitano


Originario del Portogallo, deriva dall’andaluso e usato in passato per il traino leggero e gli scopi militari. Di
statura non elevata e tipo mesomorfo.

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19. Cavallo Lipizzano


Originario di Lipica (Slovenia al confine con l’Austria), deriva da cavalli sia arabi che andalusi e da fattrici
italiane importate in Austria. E’ un cavallo di statura non elevata e tipo meso-dolicomorfo.

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20. Quarter Horse


Deriva da cavalli sia inglesi che andalusi per selezione su gare veloci sul quarto di miglio; è un cavallo agile
e scattante per la gestione delle mandrie, oggi usato per il rodeo. E’ di statura medio-bassa e con una testa
corta e larga, collo orizzontale.

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21. Paint Horse


Originario degli USA, deriva dai cavalli sottratti dagli indiani ai conquistadores spagnoli. È ammessa la
paternità del PSI o del quarter horse per l’iscrizione al LG. E’ un tipo dolico-mesomorfo, di statura medio-
bassa, impiegato per sella o tiro leggero.

Genetica e allevamento degli equini Pagina 22 di 123


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22. Cavallo Appaloosa


Originario degli USA, deriva dai cavalli sottratti dai pellerossa ai conquistatori spagnoli. E’ di statura
medio-bassa con una pomellatura che compare con l’età. E’ impiegato per sella e/o da circo/parata.

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23. Cavallo Criollo


Originario dell’Argentina, deriva da cavalli Andalusi e Berberi importati da Cristoforo Colombo in Sud
America. E’ di statura bassa, tipo mesomorfo. In passato cavallo “mandriano” dei gauchos, mentre oggi è un
cavallo da sella. Esistono varie denominazioni in Sud America: llanero in Venezuela, guajira in Colombia,
chileno in Cile e Salteni in Perù.

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24. Razze equine da Tiro


Tipologie di razze:
Tiro pesante rapido = doti fisiche di resistenza e velocità (traino di mezzi pesanti per trasporto di persone,
cose - lavori agricoli)
Tiro pesante lento = doti fisiche di resistenza (soma, e lavori agricoli)
Tiro leggero = doti fisiche di eleganza e fondo (carrozze e carrozzette)

Irlandese da Tiro, cavallo di mole elevata, un tempo usato per lavori agricoli anche se con buone doti di
saltatore, oggi incrociato con PSI per produrre l’Hunter
Shire, discendente del “Great Horse” Britannico utilizzato come cavallo da guerra nel medioevo. In passato
usato in agricoltura e per traino omnibus cittadini (Cavallo più grande del mondo può raggiungere 1.92 cm e
12 q.li PV)
Suffolk Punch, originario del Suffolk (GB), discende anch’esso dal “Great Horse” medioevale è stato
utilizzato in agricoltura, traino carri birra, omnibus cittadini e artiglieria
Clydesdale, soprannominato “Highlander” per le origini scozzesi (Lanarkshire) è stato utilizzato in passato
in miniere, agricoltura e come carrozziere. Reciproci apporti con lo Shire
Percheron, Francese diffuso anche in USA, Australia e Giappone, originario della regione del Perche (da
cavalli autoctoni) usato in passato per lavori agricoli, traino omnibus cittadini e, nella versione di taglia
inferiore oggi scomparsa come “Postier”
Bretone, razza francese di origine celtica ma insanguato durante il medioevo (usato dai cavalieri) con cavalli
orientali riportati dai crociati. Divenuto successivamente cavallo da soma o da guerra, nel 1800 è stato
insanguato con trottatore “Norfolk” o Hackney per ottenere la versione “Postier”, oggi sostituita con la
versione più pesante ottenuta attorno al 1800 mediante incrocio con altre razze francesi da tiro
Ardennese, originario della Francia, in passato impiegato come cavallo artigliere (campagna di Russia
Napoleonica)
Belga, distinto in tre versioni: Piccolo, o cavallo da tiro delle ardenne, medio, poco diffuso e Grande Belga,
esportato anche in USA; Il grande belga è stato utilizzato anch’esso da Napoleone come cavallo artigliere
Franches-Montagnes, Cavallo Svizzero mesomorfo con svariate origini: PSI, Arabo e Ardennese (mole),
usato più per tiro leggero e turismo equestre
Norico, originario della Stiria e Carinzia Austriache (anticamente Noricum) è un cavallo meso-brachimorfo
oggi presente anche in Italia nel Sud Tirolo, dove viene chiamato anche Pinzgauer, usato ancora per il traino
in agricoltura

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25. Razze Ponies - <148cm


Hanno quasi sempre origine asiatica, soprattutto delle regioni delle steppe, aride e povere da punto di vista
alimentare, da cui deriverebbe la mole ridotta.

Tarpan: razza Polacca, si ritiene progenitore di tutti i cavalli di tipo leggero oggi esistenti. Si ritiene oggi
scomparso.
Pony mongolo: razza antichissima originaria della Mongolia e utilizzata sia da soma, sia in agricoltura ma
anche per cavalcature
Fjord: originario della Norvegia, di origine vichinga, utilizzato da sella, da soma e da tiro leggero
Shetland: originario delle isole omonime della Gran Bretagna, utilizzato in passato nelle miniere oggi
impiegato per scuola equitazione (bambini) e da tiro leggero
Riding Pony: razza Britannica di recente creazioneottenuta da PSI e PSA incrociati con razze pony come la
Welsh, Dartmoore e Exmoor
Connemara: originario dell’Irlanda, insanguato con il PSI e il Fjiord, oggi utilizzato da turismo equestre ma
anche nei lavori agricoli o per produrre cavalli da sella in incrocio con razze di maggiori dimensioni
Pony Francese Da Sella: originato con finalità simili al Riding Pony mediante incrocio iniziale di fattrici
pony (Connemara, New Forest o Welsh) con Selle Français per ottenere cavallo da sella utilizzabile in
competizioni riservate a categoria pony. Ottimo anche da tiro leggero
Falabella: originario dell’Argentina, derivante dello shetland, selezionato per la bassa statura presso la
famiglia Falabella nei pressi di Buoenos Aires. È il più piccolo cavallo del mondo

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26. Cavallo Agricolo Italiano da Tiro Pesante Rapido CAITPR


Nasce come cavallo “agricolo-artigliere” a partire dal- l’opera iniziata, fin dal 1860, dal deposito stalloni di
Ferrara che, mediante l’importazione di stalloni di razza Belga, Percheron, Clydesdale, Hackney o,
principalmente, Bretone e Norfolk-Bretone (preferito in seguito), mirava a creare una razza da tiro per uso
militare-agricolo migliorando il patrimonio locale di fattrici di tipo pesante. Dopo la I Guerra Mondiale
iniziò un ampio ricorso alla razza Bretone per ricostruire il patrimonio di fattrici del Veneto, Emilia e Friuli.
Estensione del controllo anche alla parte “femminile” a partire dal 1927: inizia la prima “generazione
controllata e documentata” del cavallo da T.P.R. Dopo la II Guerra Mondiale, in seguito alla perdita
d’interesse “militare”, assume una prevalente destinazione agricola per lavori complementari e trasporti
aziendali e l’utilizzo, anche se solo come prodotto secondario, per la produzione della carne. Denominazione
ufficiale di razza CAITPR dal 1956 e costituzione del L.G. nel 1960. Con la completa motorizzazione
dell’agricoltura (anni ’50) aumenta l’interesse per la produzione della carne e quindi l’appesantimento della
razza attraverso l’uso del genotipo Bretone ma si assiste anche ad una progressiva diminuzione della
consistenza (anni ‘60 e ’70). Solo negli anni ’80 riprende l’estensione della base selettiva alla luce di nuovi
obiettivi di selezione centrati sulla produzione di carne. Stando ai dati del 2002, sono iscritti al LG 6359
animali di cui 3130 fattrici, 2831 puledri (6-30 mesi) e 398 stalloni. Dalle province originarie (VR, VI, PD,
RO e FE) l’allevamento del CAITPR si è esteso in Friuli, Emilia-Romagna, Toscana, Umbria, Marche e
Puglia; di recente sono state interessate anche Lombardia, Piemonte, Lazio, Campania, Abruzzo,
Molise e Basilicata. Il sistema produttivo del Nord- Italia risulta differenziato da quello del Centro-sud e
della dorsale appenninica. In Italia la situazione produttiva più conveniente è quella del puledro “lattone” di
8-10 mesi, in parte o completamento svezzato, che riesce a sottrarsi alla concorrenza delle importazioni
spuntando un prezzo ancora favorevole. Questo tanto nelle condizioni dei piccoli allevamenti di pianura che
in collina e montagna appenninica, anche se talora, in queste condizioni, si assiste anche ad un
prolungamento della fase di ingrasso fino anche a 12-18 mesi; nel primo caso la produzione è
economicamente conveniente solo riutilizzando vecchie strutture di allevamento, con minimo impiego di
manodopera e spese di alimentazione per fattrici; mentre nel secondo caso si sfrutta la rusticità e adattabilità
del C.A.I.T.P.R. al pascolo “povero” e le limitate richieste di recinzione e ricoveri per gli animali.

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27. Cavallo Avelignese o Italian Haflinger


Originario di Avelengo (Hafling) in Val Venosta, deriva dal cavallo sudtirolese presente fino a metà ‘800 e
ottenuto a partire da bavaresi introdotti in Tirolo fin dal Medioevo. Subisce influenze arabe dalla seconda
metà dell’Ottocento (Lo stallone Folie, nato in Val Venosta e figlio di una fattrice locale e di uno stallone
arabo - El Bedavi XXII, è considerato il capostipite della razza attuale. La registrazione dei soggetti di
questa razza inizia a partire dal 1874.
Negli ultimi 10 anni la popolazione è in aumento, ad oggi è di circa 12.000 cavalli di cui: 300 stalloni, 6.000
fattrici e 6.000 puledri fino ai 30 mesi di età. Con questa razza viene praticato l’allevamento semibrado con
ricovero invernale o piccolo allevamento con ricovero permanente.
In Italia è presente in gran parte del territorio nazionale (Sicilia e Sardegna comprese), mentre all’estero è
presente non solo in Austria ma anche in Baviera e in Svizzera.
Nel mondo si contano circa 35.000 fattrici (con presenza di nuclei anche in Asia, America e Australia). E’
una razza di taglia ridotta (altezza 135-140 cm e peso 450-500 kg) di tipo dolico-mesomorfo con mantello
sauro dorato con crini decolorati (ammessi crini biondi e riga mulina); è adatto al lavoro medio-pesante (in
passato usato per il lavoro agricolo medio-leggero e il lavoro nel bosco). Oggi è stato riconvertito verso il
turismo equestre (piani di miglioramento genetico negli anni ’90 per l’aumento della statura (altezza al
garrese).

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28. Cavallo Bardigiano


L’allevamento equino, praticato da tempi assai remoti sull’Appennino Parmense, testimonia la presenza di
una varietà di cavalli di montagna con origine antichissima. Le prime testimonianze risalgono alla metà del
XIX secolo: diverse fonti storiche descrivono equidi piuttosto omogenei fra loro, insediati tra il parmense, il
piacentino e la Liguria. Caratteri di distinzione di questi animali erano la resistenza, la robustezza, la
frugalità, la criniera e la coda folti, il mantello scuro (baio-morello), la mole ridotta. Nel 1869 Del Prato
descrive una popolazione di cavalli con caratteristiche come queste, e nel 1887 Spigardi ipotizza l’origine di
questi soggetti nella discendenza del pesante cavallo della Gallia Bellica, giunto sull’Appennino con i
guerrieri franco-germanici nel V secolo d.C. Un’altra teoria vede questi cavalli utilizzati a scopo bellico
nella Val di Taro e nella Val Ceno, avamposti dei liguri in difesa dell’avanzata della Roma repubblicana.
Nel 1615 Federico II Landi, Principe di Bardi, allora centro politico e militare, introdusse nel proprio
esercito cavalli di razza sconosciuta allevati nello Stato- Landi che si erigeva sui castelli di Bardi in Val
Ceno, di Compiano in Val Taro e in Borgo Val di Taro.
Possiamo ipotizzare che il cavallo morello montato da Ercole II Grimaldi, nipote di Federico Landi e
raffigurato all’età di 13 anni in un dipinto della metà del XVII secolo (Monaco, Palazzo del Principe), sia un
antenato dell’odierno Cavallo Bardigiano, viste le caratteristiche salienti e la mole ridotta dell’animale.Un
secolo più tardi lo Stato di Bardi era ormai passato sotto il Ducato di Parma: Maria Amalia, moglie del Duca
Ferdinando di Borbone, acquistò diversi stalloni di razza “Furlana”, che apportarono una certa percentuale
di sangue arabo (PSA).
L’ingresso sporadico di altri cavalli in queste vallate nei decenni successivi non fu tanto rilevante da causare
significativi cambiamenti: queste aree marginali ed isolate facilitavano la formazione di una popolazione
sempre più omogenea, dalla quale emergevano gli elementi tipicizzanti e distintivi (ottenuti in
consanguineità). Durante la Prima Guerra Mondiale il patrimonio equino nazionale venne decimato; nel
1925 per iniziativa governativa vennero istituite le prime stazioni di monta con lo scopo di ricostruire il
substrato bellico nazionale. Ad opera del Regio Deposito Cavalli Stalloni di Reggio Emilia, si avviò
l’incrocio con cavalli Avelignesi allo scopo di unificare la produzione verso soggetti idonei alla montagna.
L’avvento della Seconda Guerra Mondiale vanificò il lavoro di recupero fino ad allora effettuato, e le poche
fattrici superstiti vennero incrociate con stalloni Franches Montagnes, per migliorare l’attitudine alla
produzione di carne. Negli anni ’70 nasce una collaborazione tra la Comunità Montana dell’Appennino
Parmense e l’APA di Parma, con lo scopo di recuperare ufficialmente la razza mediante programmi di
selezione.
Si avviano rassegne a carattere locale finalizzate a conoscere la popolazione equina e promuovere di un
piano di potenziamento della razza e nel 1975, a Borgotaro, si tenne la prima Mostra del Cavallo
Bardigiano, alla quale parteciparono 95 soggetti (5 stalloni e 90 fattrici di 77 allevatori).
Dal 1979 viene stabilita quale sede fissa della Mostra annuale Bardi, che diviene così punto di confronto e
momento di verifica del lavoro svolto ogni anno.
Dal 2 agosto 1977 con Decreto del Ministero delle Politiche Agricole e Forestali (Marcora) viene approva il
Regolamento per la Selezione ed il Libro Genealogico del Cavallo Bardigiano, che conferisce alla razza il

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titolo di 5° razza equina allevata in Italia; nello stesso anno viene fondata presso l’APA di Parma
l’Associazione Nazionale del Cavallo Bardigiano.Conta ca. 2.000 cavalli iscritti al L.G. (più altri 1.300 non
registrati) suddivisi in: 100 stalloni, 1.200 fattrici e 800 puledri.
E’ presente non solo nella collina emiliano-romagnola e nelle zone pianeggianti limitrofe ma anche in
Toscana, Liguria, Piemonte e Lombardia; allevato soprattutto con modalità semibrada (all’aperto con solo
ricovero invernale. Pony meso-brachimorfo con mantello baio o baio scuro. In passato veniva usato per il
lavoro agricolo (e la carne) mentre oggi è stato riconvertito anch’esso verso il turismo equestre ed in
particolare per la scuola, date le facili e agevoli cavalcature consentite.

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29. Cavallo Maremmano


Originario della Maremma tosco-laziale è un tipico cavallo impiagato dai butteri per la gestione del
bestiame bovino allevato allo stato brado in Maremma. Recentemente ingentilito mediante l’incrocio con
il PSI per aumentarne la taglia maggiore e farne un animale da sella, anche se questo ha comportato la
perdita di rusticità del vecchio Maremmano. Circa 3.000 cavalli iscritti di cui: 160 stalloni, 1.700 fattrici e
1.100 puledri. E’ diffuso oramai non solamente nella Maremma (Toscana, Lazio e litorale tirrenico) ma
anche in Pianura Padana. E’ una razza non solo da salto ma anche da turismo equestre; le femmine sono alte
155 cm e i maschi 160 cm per un peso di 500-550 kg. Il Mantello baio o morello (ammesso anche il sauro
nelle femmine).

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30. Cavallo Sella Italiano


Razza comprendente cavalli sportive da competizione: ha superato il concetto di razza vera e propria
introducendo quello di Stud-Book. Costituita da una popolazione molto eterogenea di razze equine con la
sola comunanza della struttura meso-dolicomorfa e l’attitudine sportiva alla “sella”. La grossa difformità
morfologica dei Sella Italiano dipende dall’ammissione all’uso di stalloni di svariate origini razziali su
fattrici locali. I cavalli da sella diffusi in Italia sono riconducibili fondamentalmente ad alcune tipologie
razziali quali il derivato inglese, l’anglo arabo, l’anglo arabo sardo e il maremmano con sangue inglese
(Doppia iscrizione all’L.G. Maremmano e Sella Italiano)Il L.G. gestito dall’ENCI conta circa: 14.000
fattrici, 900 stalloni
e 13.000 puledri di cui 1.500 PSA e 11.00 Sella Italiano.

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31. Cavallo Anglo Arabo Sardo


Deriverebbe originariamente da fattrici indigene sarde incrociate prima con stalloni arabi (dominazione
saracena), poi con stalloni Andalusi (dominazione spagnola del ‘500). Nel ‘900 ripresa introduzione di
sangue Arabo e più recentemente PSI. E’ un cavallo dolicomorfo con varie tipologie rispetto all’altezza (tipo
di piccola taglia, tipo medio e di taglia grande), con spalla lunga e inclinata con attitudine da sella

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32. Cavallo Murgese


Originario delle Murge (Puglia), ha origini Arabe e Berbere che risalgono ai tempi della dominazione
spagnola. In passato era usato sia per il tiro che per il lavoro agricolo leggero
mentre oggi impiegato per il turismo equestre. E’ un tipo dolico-mesomorfo di altezza media con mantello
baio o morello (caratteristico il “Testa di Moro”) spesso allevato al Brado in boschi collinari e pascoli
“poveri”.

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33. Strutture per l’allevamento dei cavalli


Le condizioni ottimali di stabulazione possono essere indicate nel campo 5-20°C per la temperatura e 60-
80%, per l’umidità relativa. I sistemi di stabulazione del cavallo possono essere distinti in:
Stabulazione individuale, adottata generalmente per gli animali di pregio, negli allevamenti di cavalli da
equitazione e da corsa;
Stabulazione collettiva, adottata prevalentemente negli allevamenti da carne, nei quali si adotta
generalmente la stabulazione semilibera.

Possiamo analizzare una seconda classificazione dei sistemi di stabulazione prendendo in considerazione:
Pascoli (grandi aree coltivate con essenze foraggere destinate sia al movimento che all’alimentazione del
cavallo);
Paddock (piccole aree destinate alla ginnastica funzionale del cavallo)
Scuderie (strutture con box o poste ed eventuali altri locali).

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34. Strutture per l’allevamento dei cavalli: pascolo


Il pascolo può essere fatto in estate oppure tutto l’anno, principalmente per fattrici, puledri, cavalli anziani,
che hanno subito un intervento chirurgico o sono stati sottoposti a un allenamento intenso. Per le superfici a
pascolo di ampie dimensioni si ricorre a recinzioni più economiche rispetto al paddock, utilizzando recinti
elettrici, legno o semplici cavi in acciaio evitando comunque l’impiego del filo spinato che può provocare
serie ferite all’animale. Il ricovero presenta un tetto spiovente e pavimento drenante, una vasca rudimentale
o abbeveratoio automatico con galleggiante in assenza di un corso d’acqua, la mangiatoia presenta una
tettoia oppure sono utilizzate delle bacinelle inserite all’interno di un pneumatico. All’interno del ricovero
può essere installata una mangiatoia multipla per i concentrati, mentre per l’esterno si utilizzano rastrelliere
multiple per il fieno. Per l’abbeverata si possono inoltre utilizzare abbeveratoi antigelo.

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35. Strutture per l’allevamento dei cavalli: paddock


Le recinzioni dei paddock di limitate estensioni (<he) vengono generalmente realizzate in legno con
staccionate di altezza non inferiore a 1,5m a due o tre correnti, oppure in plastica o filo elettrico. Le
dimensioni sono variabili in funzione di quelle del centro o dell’azienda e sono caratterizzati dall’assenza di
abbeveratoio e mangiatoia in quanto il cavallo vi rimane solo per alcune ore.

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36. Strutture per l’allevamento dei cavalli: scuderie


Nelle scuderie vengono utilizzati tre tipologie di box:
Box interni (un unico capannone con box laterali e corridoio centrale; all’interno sono presenti aree di
lavoro epr il lavaggio dei cavalli, la conservazione degli alimenti, la selleria e la mascalcia)
Box esterni all’inglese (sono addossati schiena contro schiena, il tetto è a doppia falda sporgente almeno 3m
ottenendo > tettoia per il governo dei cavalli e la pulizia dei box, inoltre il prolungamento del tetto premette
di utilizzare lo spazio a uso fienile, magazzino o area di ricovero di attrezzature e macchine agricole)
Box esterni lineari (sono affiancati l’uno all’altro, richiedono una maggior disponibilità di spazio per la
realizzazione di una tettoia per il governo dei cavalli e la pulizia dei box)
Le strutture annesse alla scuderia sono: selleria, locale per lo stoccaggio dei foraggi, locale per la
conservazione dei concentrati, mascalcia, doccia, piscina, treadmill e la concimaia prevista dalla legge.
La concimaia può essere a platea(lettiera di cereali, bordo di 1m in cemento armato e pavimento pendente) o
a fossa(lettiera di carta o trucioli, può essere quadrata o rettangolare, di 4-5m di lato, profonda 1,5m e
rivestita di calcestruzzo armato, il pavimento è pendente ed è presente un pozzo collegato a sistema fognario
o un impianto di depurazione).

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37. Strutture per l’allevamento dei cavalli: box


Possono essere interni od esterni di dimensione variabili da un minimo di 3m x 3m per i stalloni (in genere
3,2m) a un massimo di 4 x 4 per le fattrici con puledro. Nelle stalle per i cavalli la pavimentazione viene
comunemente realizzata in cemento scegliendo materiali antisdrucciolo e con la creazione di pendenze del
1,5-2% verso il pozzetto di raccolta delle urine e delle acque di lavaggio dei box. Le pareti sono in muratura
o pannelli di legno (facilmente lavabili e resistenti), la separazione fra i box vicini può essere parziale (parte
superiore con griglia metallica affinché i cavalli possano vedersi senza mordersi) o completa. Le porte sono
caratterizzate da una larghezza di 1,2m e da un’altezza di 2,2-2,5m e risultano suddivise in due battenti
sovrapposti apribili separatamente: la parte superiore ha la funzione di favorire il ricambio dell’aria e di
permettere all’animale di sporgersi all’esterno del box; quella inferiore, di accesso al box, viene realizzata
dell’altezza di circa 1,3m. La tipologia costruttiva della porta varia anch’essa al variare dell’alloggiamento:
per i box interni si adottano indifferentemente porte a battente pieno o chiuso con una semplice grata
metallica; per i box esterni viene preferita la porta a battente pieno per proteggere gl i animali dagli agenti
atmosferici.
Nei box la stabulazione viene generalmente effettuata su lettiera (paglia di grano o altri cereali, poco
polverosa e senza spighe e trattamenti chimici), tuttavia, essendo appetibile dall’animale, si possono
utilizzare in alternativa truciolo di legno(minor polverosità, minor drenaggio e maggior facilità di pulizia),
segatura, torba, carta, corteccia e pula di riso. Si possono inoltre utilizzare tappeti di gomma che risultano
facili da pulire. La lettiera deve essere pulita almeno una volta al giorno e rinnovata completamente ogni 2-3
giorni per la continua produzione di anidride, ammoniaca e idrogeno solforato. Per la stabulazione collettiva,
le esigenze di pulizia sono meno importanti, per cui si può accettare un rinnovo della lettiera con frequenza
settimanale. L’abbeveratoio è automatico a pressione o con galleggiante, la mangiatoia in plastica o cemento
a un’altezza di 90cm per il concentrato, mentre la rastrelliera è posta al di sopra della mangiatoia per il fieno
(il fieno a terra presenta minor polverosità e miglior assimilazione).

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38. Strutture per l’allevamento dei cavalli: tondino


E’ una struttura utilizzata per l’addestramento, l’area circolare è di diametro 15-20m delimitata con siepe o
steccato con fondo in sabbia (strato di 15-20cm) da mantenere umido in modo da evitare la produzione di
polveri. Se il tondino si trova all’aperto allora viene costruito un canale di drenaggio lungo il perimetro.

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39. Strutture per l’allevamento dei cavalli: giostra


La giostra è una struttura sotto controllo elettronico, atta all’allenamento; può tenere da 3 a 8 posti separati
da pannelli a volte elettrificati ed è coperta con canali di drenaggio.

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40. Strutture per l’allevamento dei cavalli: campo da lavoro


Il campo da lavoro può essere all’aperto o al coperto; prendendo in considerazione quello all’aperto per il
dressage 20x60m, per il salto ostacoli 40-50x65-75m. Viene orientato con direzione Nord-Sud su fondo in
sabbia o erba che tuttavia presenta una maggior manutenzione, maggior spesa e uso limitato ai soli. concorsi
ippici estivi. Per quello al coperto le dimensioni e l’altezza minime sono rispettivamente 20x60 e 4,8m con
pareti lisce e steccato di legno di altezza minima di 3m, l’illuminazione deve essere buona, con fondo
morbido e poco polveroso (sabbia o gomma macinata di pneumatici).

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41. Caratteristiche delle strutture per l’allevamento dei cavalli


Circa il 90% dei centri ippici presenta paddock in numero variabile da 1 a 10 in funzione delle dimensioni
del centro utilizzando il filo elettrico come recinzione in quanto più economico e meno esigente.La maggior
parte dei centri presenta un’unica scuderia consistente in un capannone con corsia centrale e box laterali
(43%), alcuni presentano invece un numero di scuderie uguale o maggiore di 2. Solo i centri esclusivamente
da gara possiedono sia la giostra che il tondino; I centri da passegiata avendo ampie aree di terreno a
disposizione preferiscono costruire un maggior numero di paddock rispetto al tondino. L’80% dei centri
indagati possiede almeno 2 campi da lavoro: 1 campo per il lavoro in piano (300 mq) e un altro campo per il
salto ostacoli (2.300 mq). I centri che praticano passeggiate possiedono campi all’aperto di dimensioni
medie superiori (2.800 mq). I centri da gara investono in un campo coperto di dimensioni maggiori (1.600
mq). Per quanto riguarda la concimaia 2 su 40 vendono il letame ad aziende agricole, 6 lo usano nella
propria azienda e 32 ne pagano lo smaltimento. La maggior parte dei centri svuota la concimaia in media
dale 2 alle 4 volte all’anno. Il diminuire delle dimensioni della vasca di raccolta o l’aumentare del numero di
cavalli ospitati aumenta la frequenza di svuotamento della concimaia pesando
economicamente sulla gestione del centro. Per quanto riguarda il pascolo circa il 20% lo praticano
(soprattutto a monta americana) per le fattrici e relativi puledri. Il 90% dei centri somministra fieno polifita
durante tutto l’anno, I pellet vengono utilizzati solo nei soggetti con patologie respiratory; prevalentemente
(72%) acquistano dall’esterno e circa il 62% lo conservano in piccole balle. Le normali razioni sono
costituite dal 30% di solo cereali, il 30% di cereali e mangime complementare e dal restante 40% dei centri
usa solo un mangime complementare. Il40%dei centri indagati somministra un pastone riscaldato dalle 2 alle
3 volte al mese. La somministrazione di integratori, vitamine e altri alimenti viene effettuata dal proprietario
su consiglio del veterinario aziendale. I cavalli da competizione vengono allevati dai 5 ai 6giorni alla
settimana. L’impegno giornaliero è di 1 ora per i cavalli con monta inglese e 45 minuti per quelli con monta
Americana; l’attività è “medio-intensa” per i soggetti da competizione, e “leggera” per quelli da passeggiata.

Genetica e allevamento degli equini Pagina 43 di 123


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42. Miglioramento genetico nell'allevamento equino


La genetica si è evoluta nel tempo passando dalla qualitativa (legata alle tre leggi di Mendel: dominanza,
caratteri recessivi che ricompaiono, e segregazione) che associa un fenotipo con una o più combinazioni
genotipiche, a quella quantitativa (i caratteri quantitativi sono sotto il controllo di un gran numero di geni)
per fine alla molecolare. In particolare quando parliamo di miglioramento genetico, ci riferiamo ai caratteri
quantitativi utilizzando come metodi di miglioramento :
Selezione (rappresenta il metodo universalmente più utilizzato di miglioramento genetico degli animali in
produzione zootecnica, anche se di difficile applicazione per caratteri a bassa ereditabilità);
Consanguineità (utilizzato più come metodo per la costituzione delle razze in passato che oggigiorno come
metodo di miglioramento);
Incrocio (metodo che privilegia l’accoppiamento di razze o linee diverse allo scopo di creare particolari e
vantaggiose combinazioni genetiche; adatto per specie prolifiche e caratteri a bassa ereditabilità. Il limite
posto dall’incrocio è che i caratteri non sono totalmente trasmissibili nel tempo).

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43. Genetica quantitativa nell'allevamento equino


La genetica quantitativa è legata allo sviluppo, fin dai primi del ‘900 della Biometria: rappresenta la misura
e l’analisi statistica delle variazioni di alcune caratteristiche fisiche negli organismi nell’arco di più
generazioni. E’ relativa dunque a caratteri non classificabili ma misurabili e caratterizzati da variabilità
continua. A differenza dei caratteri qualitativi, dove il fenotipo dipende dal genotipo, per i caratteri
quantitativi il fenotipo dipende, oltre che dal genotipo, anche da numerosi fattori ambientali;
sono sotto l’influenza di un grande numero di geni, ogni singolo gene dà quindi un piccolo contributo
all’espressione del carattere. Al contrario dei caratteri qualitativi (controllati da una o più coppie di geni e
quindi classificabili in categorie nettamente distinguibili), nei caratteri quantitativi l’effetto del singolo gene
non è direttamente visibile ma solo misurabile. A causa dell’alto numero di geni che controllano un carattere
quantitativo sono possibili innumerevoli combinazioni di geni e quindi di genotipi. La grande quantità di
genotipi possibili causa una variazione continua: aspetto caratterizzante dei caratteri quantitative.

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44. Selezione per caratteri quantitativi nell'allevamento equino


La selezione per caratteri quantitativi consiste nell’individuare e scegliere per la riproduzione i genotipi più
favorevoli, nel vincolo di individuare quella frazione di individui che, oltre ad avere un numero maggiore di
geni favorevoli sia sufficientemente numerosa per consentire: il mantenimento della consistenza nella
popolazione (dipende dall’efficienza riproduttiva) e garantire una sufficiente diversità tra individui evitando
l’eccessiva somiglianza genetica. Individuare i soggetti con il più alto numero di geni favorevoli pone alcuni
limiti tecnici in quanto non è noto e non è possibile conoscere il numero di geni favorevoli in un possibile
candidato alla selezione; l’unica cosa nota può essere o possono essere alcuni dati fenotipici (anche ripetuti)
dell’individuo come le performance atletiche, vincite monetarie, caratteri morfologici, longevità, etc. Infine
non sempre i caratteri di interesse economico si esprimono su entrambi i sessi e quindi su tutti i riproduttori
e talora i prodotti di un riproduttore possono non essere vincenti come atteso.

Genetica e allevamento degli equini Pagina 46 di 123


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45. Indici genetici nell'allevamento equino


Gli indici genetici rappresentano solitamente il modo con cui si procede a stimare (non a conoscere del tutto)
il valore genetico o breeding value di un individuo (anche se non ha un valore fenotipico noto); equivale in
qualche modo all’insieme degli effetti degli alleli favorevoli che possiede o si ipotizza possa possedere.
Poiché si tratta di una stima, questa è sempre accompagnata da un indice di bontà della stima stessa,
l’accuratezza (accuracy) o attendibilità (reliability) dove Accuratezza = Attendibilità ; l’accuratezza dipende
dal numero di fenotipi quindi anche l’attendibilità.

Ogni misura o osservazione di un carattere quantitativo su un animale è influenzata da una componente


genetica, di cui una genetica additiva (somma effetti dei geni favorevoli) e una ambientale L’obiettivo per
chi deve fare selezione è determinare e quantificare la porzione genetica additiva.
Nell’estendere il singolo valore fenotipico F di un individuo all’intera popolazione :

Il rapporto tra Varianza genetica additiva e Varianza fenotipica è detto Ereditabilità e si esprime con
l’equazione:

Genetica e allevamento degli equini Pagina 47 di 123


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h2= VGA/VF = VGA/VGA +VR
quindi h2 misura quanta della variazione fenotipica totale è dovuta alla varianza genetica additiva VGA; è
compresa tra 0 e 1 ed il carattere può essere trasmesso. Se è = 0 il carattere non è trasmissibile o scarsamente
quindi non ci sarà selezione ma lavoreremo con la genetica combinatoria quindi con gli incroci; sotto 0,1 è
scarsa, sopra il 0,4 è alta, valori sopra il 0,6 sono difficili da trovare.
Prendendo in considerazione gli equini possiamo sottoscrive alcuni caratteri più o meno ereditabili:

Genetica e allevamento degli equini Pagina 48 di 123


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46. Esempio calcolo Indici Genetici nell'allevamento equino

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Genetica e allevamento degli equini Pagina 50 di 123


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47. Metodi di calcolo indici genetici nell'allevamento equino


Sire model = considera effetti Ambientali e l’effetto genetico additivo dovuto al Padre (quasi abbandonato
se non per caratteri come la longevità)
Sire + Maternal Grand-Sire = anche questo quasi del tutto scomparso. In tal caso l’effetto genetico additivo
viene scomposto tra padre e nonno materno (padre della madre) ottenendo un valore genetico per entrambi
Animal Model = consente la valutazione simultanea attraverso la matrice di parentela tra tutti gli animali, sia
dei soggetti con record fenotipico (latte o attitudine materna in femmine da vita) che degli ascendenti (padri,
madri, nonni, etc.)
Animal + Maternal model = permette la scomposizione di un effetto diretto dovuto all’animale più un effetto
dovuto alla madre del soggetto con rilievo fenotipico (utile per caratteri dove c’è anche influenza materna)

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48. Metodi di valutazione genetica dei riproduttori nell'allevamento


equino
Sono le metodiche attraverso cui si raccolgono i dati per calcolare indici genetici individuali:

1. PROGENY TEST: Per caratteri direttamente misurabili sui riproduttori maschi ma solo in parte e in gran
parte definiti nella loro progenie (performance atletiche, longevità)
2. PERFORMANCE TEST: Per caratteri direttamente misurabili sui riproduttori maschi e femmine poi
adibiti direttamente alla riproduzione (performance atletiche, conformazione muscolare, andature,
morfologia)

Qui di seguito vengono riportati i fattori del progresso genetico dove N o L è l’intervallo di generazione.
Accorciando L da 10 a 2 quando selezioniamo il 10% cambia poco. Nelle popolazioni femminili non
possiamo fare progresso genetico veloce; anche accorciando L non cambia mentre se la selezione aumenta
allora il PG è migliore. Il MG nelle popolazioni con bassa efficienza riproduttiva viaggia su due binari
indipendenti perché diversa è la % di maschi con le femmine e anche perché i M possono avere tanti figli
perciò la selezione nei M sarà maggiore (M e F hanno valori diversi quindi la selezione sarà distinta).

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La distribuzione std di selezione è una normale di Gauss dove la y è funzione di alcune costanti Xmedio e la
sua ds (distanza tra media e il punto di flesso). condizionandola. Nel caso qui accanto la moda (più
frequente) e la mediana (50% a dx e 50% a sx) coincidono. L’area di superficie tra media ds da una % ben
fissa ed è il 68% quindi le due code a dx e a sx hanno 100-68/2 quindi 16% delle osservazioni. La
distribuzione normale std ha X medio =0 e ds =1 perché deriva da una differenza tra Xi e Xmedio.
La differente efficienza riproduttiva porta a distinguere le popolazioni in sottopopolazioni, ciascuna con le
proprie intensità di selezione, accuratezza e N per esempio:

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49. Accuratezza e intervallo di generazione nella valutazione


genetica - allevamento equino
L’accuratezza della stima del valore genetico dipende in ultima analisi dal metodo di valutazione adottato:

La retta di regressione è quella che minimizza la distanza dei punti dalla retta; il coefficiente angolare di x
dà l’inclinazione cioè quanto aumenta la y con l’aumento unitario di x quindi in questo caso il
miglioramento di popolazione da un anno ad un altro. Questo trend genetico è costituito con l’anno di
nascita e i punti medi di indice genetico di tutti i nati dell’anno.

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50. Indice di selezione per più caratteri nella valutazione genetica -


allevamento equino

Spesso nella selezione utilizziamo più caratteri, specie nei cavalli (andatura e statura); dobbiamo proporre
quindi qualcosa di omogeneo cioè o tutti i caratteri vengono monetizzati oppure viene standardizzato
l’indice.
Se prendiamo ad esempio 2 caratteri il miglioramento diminuisce del 30% in quanto 1/2 = 0,7 1-0,7=0,3.
Quando fisso una soglia per un carattere, al di sotto del quale non considero gli animali, e
contemporaneamente ne fisso un’ulteriore (quindi indipendenti tra loro) otterrò una selezione inferiore
rispetto al caso in cui correlo i due caratteri per ottenere un indice globale di selezione. In questo caso alcuni
individui rientrerebbero nella selezione.

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Per ottenere l’ultima colonna prendo in considerazione EBV Gaits-ST e quello Income-ST dandone il peso
opportuno:
-1,39x0,3 + 1,76x0,7 = 1,13 ottenendo quindi l’EBV combinato.
A questo punto per semplificare la lettura della tabella e evitare che ci siano soggetti con EBV negativo
porto a base 100 dando una ds a scelta che in questo caso è 20.
(1,13-xmedio/ds) x 20 +100 dove xmedio = 0, ds=0,8459 risultando 126,6 cioè l’ultima colonna. Così
facendo sappaimo che un individuo 100 sarà un individuo medio, sotto al 100 in base 20 sarà da scartare,
mentre sopra 100 in base 20 sarà migliore. Osservando la tabella possiamo notare che il soggetto 15 è quasi
2ds sopra la media, mentre il soggetto 8 è sotto la media più di 1ds.

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51. Selezione diretta nella valutazione genetica - allevamento equino


La SELEZIONE DIRETTA per un carattere determina sempre anche delle variazioni della media di altri
caratteri non oggetto di selezione, ma correlati con il carattere selezionato.

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Se ho due caratteri e seleziono per 1 carattere e la correlazione è positiva (grafico a dx) allora miglioro
anche l’altro; il sigma X2 rappresenta quello che indirettamente viene migliorato.

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52. Selezione indiretta nella valutazione genetica - allevamento


equino
La SELEZIONE INDIRETTA è un’estensione della risposta correlata alla selezione, nel senso che il
carattere oggetto di selezione è difficilmente misurabile o la sua misurazione ha costi molto alti, ragion per
cui si seleziona per un secondo carattere, favorevolmente correlato al primo.

Ricapitolando esistono metodi diretti (per caratteri direttamente misurabili sul riproduttore come il
performance o sulla sua progenie come il progeny) e metodi indiretti (per caratteri non direttamente
misurabili ma correlati ad altri di più faciile accesso e misurazione).

Genetica e allevamento degli equini Pagina 59 di 123


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53. Miglioramento genetico in alcune razze equine


Se ci poniamo un obiettivo atto a migliorare qualsiasi parametro seguiremo lo schema sotto riportato:
1. Definizione degli obiettivi di selezione in base all’importanza economica dei caratteri;
2. Identificazione del di dati da rilevare per rispondere all’obiettivo di selezione;
3. Avvio delle registrazioni dei dati fenotipici e raccolta delle informazioni anagrafiche
4. Analisi della struttura genetica del carattere oggetto di rilevamento e delle correlazioni con altri caratteri;
5. Avvio di un sistema di indicizzazione dei riproduttori e scelta degli stessi;
6. Uso del sistema degli accoppiamenti programmati o immissioni e autorizzazioni degli animali ad operare
in razza in modo da indirizzare a favore del programma di selezione la produzione dei riproduttori.

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54. Miglioramento genetico in alcune razze equine - MIPAF


Il MIPAF gestisce il mondo equino nazionale attraverso alcuni enti, le regioni e associazioni, in particolare
vediamo: l'Unione Nazionale per l'Incremento delle Razze Equine (U.N.I.R.E.), è un ente di diritto pubblico,
con sede in Roma, dotato di autonomia finanziaria, amministrativa e contabile, posto sotto la vigilanza del
Ministero delle Politiche Agricole e Forestali. L’UNIRE:
-promuove l'incremento ed il miglioramento delle razze equine da competizione e da sella;
-favorisce il sorgere di nuovi allevamenti ed il miglioramento di quelli già esistenti;
-provvede alla programmazione dello sviluppo del settore dell'ippicoltura in tutte le sue componenti
tecniche, economiche, sociali, culturali e promozionali;
-concorre alla tutela dell'incolumità ed al mantenimento dei cavalli sottoposti a trattamenti dopanti
attraverso l’UNIRELAB;
-provvede alla valutazione delle strutture degli ippodromi e degli impianti di allevamento, di allenamento e
di addestramento sulla base dei parametri predeterminati;
- contribuisce al finanziamento degli ippodromi per la gestione dei servizi resi;
- definisce la programmazione tecnica ed economica delle corse e delle altre forme di competizione,
predisponendo il calendario delle manifestazioni ippiche e determinando gli stanziamenti relativi ai premi ed
alle provvidenze;
- quale concessionario esclusivo del segnale televisivo per la trasmissione delle corse, assicura la diffusione
su due canali nazionali delle riprese televisive delle corse;
- promuove iniziative previdenziali e assistenziali in favore dei fantini, dei guidatori, degli allenatori e degli
artieri;
- promuove e mantiene rapporti diretti con le organizzazioni nazionali di categoria, con la Federazione
Italiana sport equestri, con le istituzioni e le organizzazioni dell'ippica e dell'ippicultura degli altri paesi e
collabora alla realizzazione dei programmi di cooperazione a livello europeo e internazionale;
- destina annualmente una quota dei proventi derivanti dalle scommesse ippiche, nella misura stabilita dal
Ministero delle Politiche Agricole e Forestali, per l'incentivazione di programmi regionali diretti alla
formazione e alla qualificazione professionale degli addetti al settore, alla realizzazione di strutture
veterinarie, interne ed esterne agli ippodromi, alla promozione dell'attività ippica, in particolare di carattere
agonistico, ed alla lotta al lavoro irregolare;
- collabora con le regioni e le province autonome nell'impostazione di programmi regionali di
miglioramento delle tecniche di allevamento dei cavalli e di ricerca scientifica nel settore.

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55. Miglioramento genetico in alcune razze equine - UNIRELAB


E’ una società di diritto privato, costituita nel marzo 2003.
La sua nascita è stata pensata per mettere a disposizione una serie di servizi tecnici e sanitari di elevata
specializzazione, a beneficio di tutta l'industria ippica.
Nello specifico, la società si occupa di:
Controllo delle sostanze proibite (con un laboratorio antidoping che processa circa 35.000 campioni
all'anno, per conto dell'UNIRE)
Controllo di parentela e diagnosi delle malattie genetiche (che effettua diagnosi di parentela ai 10.000
cavalli che vengono registrati ogni anno nei libri genealogici dell'UNIRE)
Servizio di anatomia patologica e medicina legale equina
Servizio di ausilio all'industria farmaceutica per la sperimentazione delle molecole destinate al cavallo
sportivo

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56. Miglioramento genetico in alcune razze equine - A.N.A.G.T.


L'A.N.A.G.T. (associazione nazionale allevatori guidatori trotto) opera su tutto il territorio nazionale
favorendo la solidarietà sportiva e sociale senza fini di lucro a tutti i suoi iscritti. Questa associazione
fondata nel 1948, si impegna a migliorare e tutelare il cavallo trottatore con l'obiettivo di perfezionare la
produzione. Questo Ente autonomo promuove e gestisce forme assicurative contro gli infortuni per tutti i
suoi iscritti, tutela gli interessi generali della categoria, contribuisce con finanziamenti propri ad incentivare
l'opera di allenatori guidatori trotto e allenatori fantini galoppo e stipula convenzioni con privati,
associazioni ed enti pubblici per agevolare i suoi associati. Questo si avvale inoltre dell’aiuto dell’ ENCAT
(ente nazionale cavallo al trotto).

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57. Miglioramento genetico in alcune razze equine - A.N.A.C.


L'A.N.A.C. (associazione nazionale allevatori cavalli purosangue) è una fondazione iniziata negli anni '20,
ma l'associazione viene costituita nel 1981.
Gli obiettivi principali dell'A.N.A.C. sono: la gestione con gli Enti e le Associazioni del settore, servizi delle
Aste italiane di purosangue, analisi e affiancamento alle Provvidenze degli allevatori.

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58. Miglioramento genetico in alcune razze equine - F.I.S.E.


La F.I.S.E. nasce nel 1926 con il nome di società per il Cavallo Italiano, solo più tardi diventerà la
Federazione Italiana Sport Equestri.
La F.I.S.E., riconosciuta dal CONI (comitato olimpico nazionale italiano) è un Ente senza fini di lucro che
disciplina tutte le principali attività equestri. Questa associazione tutela e regola gli sportivi e le attività di
questa disciplina sportiva. La F.I.S.E. divide in tre gruppi le discipline equestri, più precisamente in:
discipline olimpiche, discipline non olimpiche e in altre specialità.

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59. Miglioramento genetico in alcune razze equine - ENCI


L’ENCI (Ente Nazionale per il Cavallo Italiano), è un ente di diritto pubblico con lo scopo di promuovere
l'incremento, il miglioramento e la tutela della produzione ippica nazionale, esclusa quella del purosangue
inglese e del trottatore, e di realizzare le azioni necessarie per indirizzare, proteggere e valorizzare la
produzione stessa. In ogni anno il puledro può partecipare ad una sola manifestazione rigorosamente nella
regione di appartenenza.
L'Ente organizza o partecipa a mostre-mercato aste, fiere riservate a stalloni, fattrici e puledri di varie età,
nel corso delle quali vengono erogati contributi di buon mantenimento ai migliori soggetti. In particolare
viene annualmente organizzata un'Asta selezionata in occasione della Fiera Cavalli di Verona, dove i
migliori soggetti da sella italiani (puledri di 3 e 4 anni e fattrici) possono essere venduti a prezzi convenienti,
a tutto vantaggio degli allevatori italiani.
L'ENCI organizza e regolamenta corse a galoppo in piano per cavalli s.i., a.a. e p.s.a. di 3 anni ed oltre in
vari ippodromi d'Italia. Attualmente le corse si svolgono a Grosseto, Chilivani, Siena, Sassari, Corridonia,
Lanciano, Anguillara, Novi Ligure e Treviso. Nella gestione delle scorse l'ENCI provvede anche al rilascio
delle patenti (fantino, allievo fantino, allenatore, caporale di scuderia etc...) e dei colori di scuderia.
Numerose altre attività vengono svolte dall'ENCI sia per quanto riguarda la promozione e l'organizzazione
di gare sportive, mostre mercato, aste, trofei etc... sia attraverso iniziative per la promozione e lo sviluppo
delle attività ippiche legate al cavalli italiano.
Un ulteriore organo di gestione è rappresentato dall’AIA. L'AIA è stata fondata il 20 agosto 1944, a Roma,
con l'obiettivo di far rinascere la zootecnia italiana devastata dalla Seconda guerra mondiale. La struttura
iniziale si è rapidamente accresciuta e ramificata capillarmente sul territorio nazionale supportando ogni
settore dell'attività zootecnica italiana e sviluppando tutta una serie di attività di assistenza alle aziende, che
hanno contribuito a fare della zootecnia italiana una delle più avanzate in campo mondiale. L'azione
dell'AIA si incentra su attività tecniche, gestionali, economiche, scientifiche e divulgative; in particolare
controllare funzionalmente la produttività del bestiame e tiene i Libri Genealogici e i registri anagrafici.
Sono attualmente associate all’AIA: 36 associazioni nazionali per specie e razza ANA, 16 Associazioni
regionali ARA e 92 Associazioni provinciali.

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60. Miglioramento genetico in alcune razze equine - CAITPR


Lo schema di selezione basato sulla valutazione genetica per caratteri morfologici lineari rilevati sui puledri
sotto madre (Da 2 a 7 mesi di età) a partire dal 1993.La valutazione morfologica lineare coinvolge 14
caratteri su scala 1-5 (con mezzi punti) e suddivisi in 3 gruppi: Aspetto generale, Caratteri del tronco e
caratteri relativi a arti e piedi; gli esperti che provvedono alla valutazione dei puledri punteggiano
contemporaneamente anche le fattrici (8 Caratteri) rilevandone anche lo stato di ingrassamento. Le
valutazioni genetiche secondo procedura BLUP Animal Model portano al calcolo di indici espressi su media
100 e d.s. 10 e alla definizione di un indice di selezione (VSC) che include Espressione/Distinzione (25%),
Nevrilità e Movimento (15%), Masse muscolari (25%), Diametri anteriori (15%) e posteriori (20%).
La selezione è praticata utilizzando l’indice di selezione: valore selettivo complessivo (VSC) ma anche altri
criteri. I criteri per l’ammissione al L.G.:
Puledri con almeno 3 generazioni note, Indice Pedigree minimo per VSC di 100, e qualifica morfologica
“Buono”
Stalloni già iscritti come puledri e con indice VSC di almeno 100 se di età 3 anni o di almeno 110 se a 2
anni di età. In ogni caso viene suggerito un limitato utilizzo in I.A. per gli animali con bassa accuratezza di
valutazione.
Fattrici inscritte purché con un punteggio morfologico finale minimo di “Discreto” o, se di origine Bretone,
oggi non più possibile, “Molto Buono”
Fino al 2004 possibilità di iscrizione al L.G. di stalloni Bretoni nati in Francia purché abbiano almeno 3
generazioni note e punteggio finale alla valutazione morfologica di “Molto Buono” (Libro aperto). Dal 2004
per 7 anni moratoria sui Bretoni.

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61. Miglioramento genetico in alcune razze equine - HIFLINGER


Negli anni ’90 l’obiettivo primario della selezione era l’aumento della statura al fine di creare un cavallo più
slanciato, adatto al turismo equestre. A tale scopo venivano calcolati indici genetici mediane procedura
BLUP Animal Model sui valori di altezza al garrese rilevati a 30 mesi. Dal 1997 fu introdotto un indice di
Merito Totale (IMT) che include i rilievi morfologici lineari riassuntivi realizzati sempre a 30 mesi e
inerenti:
caratteri tipici, armonia generale, arti e appiombi (in Precedenza Sviluppo) e andature (Passo e Trotto);
questo nell’intento di ottenere la produzione di soggetti resistenti e nevrili per l'equitazione e l’attività ippica
, equestre e agrituristica.
La valutazione morfologica lineare è un sistema di valutazione a 30 mesi di Fattrici e Stalloni per
l’iscrizione al registro Fattrici e Stalloni. Al Registro Fattrici vengono iscritte le fattrici con qualifica minima
di "Sufficiente" (Classe "III"), mentre al Registro Stalloni vengono iscritti i soggetti con qualifica minima di
"Buono" (Classe "IIa"). La scheda lineare è utilizzata per il computo degli indici genetici. Un secondo
strumento di miglioamento è rappresentato dagli indici genetici calcolati dalle valutazioni lineari
trasformando su scala numerica i giudizi sintetici (ottimo, molto buono, etc.) utilizzando una tecnica che
tiene conto della frequenza delle osservazioni nelle diverse classi (i valori assegnati hanno in media 50
punti, con min. 0 e max 100 punti). I singoli indici sono utilizzati per calcolare l’indice di Merito Totale
(IMT) che attribuisce la seguente enfasi ai caratteri sintetici: Tipicità 2, Armonia 2 e Andature 6.
Un ulteriore strumento di miglioramento è rappresentato dal piano degli accoppiamenti programmati (PAP)

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62. Miglioramento genetico in alcune razze equine - LG


Per essere ammesso al L.G. il cavallo non deve presentare difetti morfologici evidenti;il Padre e la Madre
devono avere almeno 5 generazioni note di antenati noti e controllati (non è ammessa una percentuale di
sangue di altre razze superiore all’ 1,56%). Devono aver acquisito in giudizio morfologico il minimo
complessivo di Sufficiente per le femmine e per maschi che possono essere iscritti al Registro Stalloni
operarando in LG aver i seguenti requisiti:
1. IMT superiore alla soglia minima indicata annualmente dalla C.T.C.
2. Avere raggiunto una qualifica morfologica finale di almeno buono (molto buono se provenienti da LG
extra UE)
3. Avere Madre con qualifica morfologica finale di almeno buono
4. Avere un regolare autorizzazione alla riproduzione rilasciata dalla autorità competente del Paese della UE
di provenienza se già operativi come stalloni in altro LG.
I difetti di tipo morfologico e genetico la cui presenza preclude l’iscrizione al L.G. possono essere:
costituzione eccessivamente linfatica, tronco disarmonico, testa grossolana e pesante con orecchie lunghe e
cadenti, occhi piccoli con arcate orbitali pesanti, diametri traversali deficienti, costato piatto, appiombi
eccessivamente difettosi; eccessiva estensione delle balzane (una balzana altissimo calzata, due balzane alte
calzate, tre balzane medio calzate, quattro balzane) e soverchia ampiezza delle macchie alla testa, occhio
gazzullo, macchie bianche e rabica nature eccessivamente diffuse, evidente presenza di crini neri alla
criniera e alla coda. Comportano altresì l’esclusione dall’iscrizione tutte le anomalie di riconosciuta base
ereditaria, in particolare: ernia ombelicale, difetti di dentatura (prognatismo e brachignatismo), lussazione
congenita della rotula, criptorchidismo congenito, anomalie allo zoccolo.

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63. Miglioramento genetico in alcune razze equine - BARDIGIANO


I soggetti (...) sono idonei all’impiego per il servizio a sella e tiro leggero, e per l’utilizzo in agriturismo (...).
Sono utilizzati altresì per il turismo equestre, monta da lavoro, gli attacchi, l’ippoterapia, lo sport equestre
Viene comunque preservata l’attinenza dell’attuale modello in selezione alle caratteristiche di tipicità della
razza Bardigiana.
La selezione è effettuata a 36 mesi di età su maschi e femmine, e consiste in: rilievi zoometrici (tra cui
altezza al garrese); valutazioni morfologiche lineari su 10 regioni corporee per un totale di 25 caratteri
rilevati su scala lineare da 0 a 10 punti e da cui si ricavano indici individuali (dal 1996) e in una valutazione
morfologica sintetica su 10 caratteri rilevati con scala lineare da 1 a 10 punti e da cui si desume il giudizio
finale in centesimi.
Si producono due tipi di indice genetico per la selezione:
- Indice di altezza al garrese
- Indice Genetico Globale (che pesa praticamente in vario modo tutti i 25 caratteri rilevati in modo lineare)
Si incentivano piani di accoppiamento programmato; gli allevatori con cavalli selezionati che si impegnano
ad aderire al piano di accoppiamenti programmati dall’Ufficio Centrale di LG, possono beneficiare di un
contributo Ministeriale che mira ad incentivare l'utilizzo di questo strumento di selezione. Si realizza il
fertility test sugli stalloni approvati per garantire la fertilità dei maschi impiegati in selezione.
Dal 1998 sono state avviate dal valutazioni attitudinali per un limitato nucleo di stalloni e fattrici di nuova
immissione in razza, onde rilevare il temperamento e la predisposizione all'addestramento dei soggetti
selezionati, al fine di evidenziare e qualificare le attitudini della razza, in particolare nella sella da servizio.
Nel 1998 viene introdotto il “Performance Test”. I soggetti di 3 anni vengono testati e sono divisi nelle
prove per sesso. Il periodo di addestramento-valutazione ha durata di 3 mesi per gli stalloni e 2 mesi per le
femmine, e va da febbraio a fine giugno di ogni anno. La valutazione dei soggetti viene effettuata da una
Commissione di Esperti ed è riportata mensilmente su di una scheda compilativa riguardante salto in libertà,
prova a sella e prova di attacchi.

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64. Miglioramento genetico in alcune razze equine -


MAREMMANO
L’ANAM, istituita nel 1979, detiene il L.G.. Si tratta di L.G. aperto. I maschi ammessi devono avere
almeno 2 generazioni note di ascendenti per parte sia di padre che di madre (anche non Maremmani ma dal
L.G. del Sella Italiano o di altra razza da sella riconosciuta da quest’ultimo).

Possono operare come stalloni:


1. Maschi che hanno superato con esito positivo la prova di valutazione genetica in stazione (Performance
Test)
2. Stalloni approvati prima dell’introduzione obbligo di superamento del Performance Test (solo monta
naturale)
3. Maschi che abbiano conseguito risultati sportivi di notevole rilevanza ritenuti validi dalla C.T.C.
Attenzione: Se la madre è priva di ascendenti noti i maschi non possono
operare come riproduttori.

Le femmine si distinguono in 3 gruppi:


1. Fattrici d’Élite (Sottoposte a performance test, esenti da OCD e Corneggio o meglio emiplegia laringea,
cioè una paralisi congenita alle corde vocali che causa un "rantolo" respiratorio quando il cavallo è sotto
sforzo durante il trotto prolungato o galoppo)
2. Fattrici
3. Fattrici in registro supplementare: nate da stalloni iscritti ma da madri di genealogia sconosciuta o prive di
due generazioni di ascendenti noti.

Normato dalla Delibera di Commissione Tecnica Centrale del 02.07.1999 il programma di selezione prevede
per i maschi superamento di:
- prova di valutazione a 2 anni per il trotto, di valutazione sanitaria per O.C.D. ed di altre patologie
ereditarie.
- prova di Valutazione a 3,5 anni delle tre andature da montati per poter accedere alle selezioni.
- selezione per l’ammissione al performance test (dopo ca. un mese), mediante prove di salto in libertà,
prova da montati e valutazione morfologica (scelti 12 soggetti).
- prova di performance test (prova dei 100 giorni) per l’approvazione finale di max. 6 stalloni.

I 6 stalloni approvati ogni anno partecipano poi al performance test UNIRE per l’approvazione come Sella
Italiano.Maremmano.
La prova di Performance si tratta di una prova di valutazione finale consistente in una serie di valutazioni
che portano alla scelta e all’approvazione definitiva degli stalloni; si compone di 4 prove quali quella in
rettangolo e quella del salto in libertà (con valutazione dell’andatura, della potenza, della spinta, dell’agilità,
dell’elasticità e dello stile) e su altre due prove sotto cavaliere su breve percorso con ostacoli e su percorso

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di campagna su pista in erba con ostacoli naturali. Nell'ambito della popolazione delle fattrici, ogni anno, su
un campione di circa 60 femmine di 3 anni viene effettuata una valutazione in stazione (Performance Test
ridotto a 30 giorni) per valutare sia l'aspetto morfo-funzionale che quello sanitario al fine d'individuare le
fattrici di élite. Durante la permanenza presso il Centro viene osservato il seguente calendario di lavoro:
1° periodo a seguire ambientamento ed esercizi al trotto in corridoio; prova delle andature;
2° periodo a seguire esercizi di salto in libertà in corridoio; prove finali di salto in libertà.

- Le puledre sono sottoposte a controlli sanitari mediante radiografie, per verificare l'eventuale presenza di
OCD, e laringoscopia per l’emiplegia laringea. Sono inoltre effettuate valutazioni morfologiche.

Genetica e allevamento degli equini Pagina 72 di 123


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65. Miglioramento genetico in alcune razze equine - SELLA


ITALIANO
Al Cavallo da Sella Italiano (ANACSI) fanno parte le razze:
- Cavallo Orientale (comprende Purosangue Orientale e PSOxPSA, comunque cavalli con >95% sangue
Arabo Cavalli Orientali, con >75% sangue Arabo (tipo Shagja))
- Cavallo Anglo Arabo (comprende i cavalli riconosciuti come Anglo Arabo (AA) o incroci PSAxPSI,
incroci AAxPSI, AAxPSA. In sezione a parte del L.G. sono ammessi anche incroci PSOxPSI, PSOxPSA e
AAxPSO)
- Cavallo da Sella Italiano (comprende cavalli SI o incroci SI con PSI, oppure con Maremmano, Salernitano,
Persano, e Anglo Arabo (per questi ultimi è previsto superamento Performance Test se sono usati come
stalloni)).

La selezione prevede una prova preliminare, a 2 anni, di trotto scosso, valutazione morfo-funzionale del
soggetto e misurazioni; una prova di salto scosso a 3 anni per ammissione al performance test ; e una prova
di Performance Test per ammissione degli stalloni ad operare il L.G. (contemporanea a quella svolta per il
Maremmano).

Il Purosangue Orientale è una razza sviluppatasi nel Regno d’Italia ed eminentemente nella regione Sicilia a
partire dal 1875 (decreto istitutivo Stud Book). In passato la Sicilia (dall’827 d.c.) è stata oggetto di
invasione da parte degli Arabi. Invasioni che hanno diffuso l’allevamento del cavallo del deserto, cavallo
Arabo delle tribù beduine del deserto dell’area Siriana e Iracheno-Iraniana (antica Mesopotamia). Dal 1875,
il cavallo arabo di ceppo asiatico sopravvissuto in Sicilia è stato oggetto di ulteriore approvvigionamento di
sangue orientale con Stalloni Arabi importati direttamente da tribù beduine presso i “regi depositi” di
Catania, Ozieri e Persano, costituendo così la razza Purosangue Orientale Siciliana. Si tratta di un Cavallo
che assomiglia molto oggigiorno al cavallo Arabo e che ha una storia simile al Shagja, cavallo di origini
arabe allevato in Ungheria. La consistenza attuale è di 170 animali, 150 dei quali allevati in Sicilia.
La produzione di cavalli purosangue o “Classici” per le gare di galoppo varia da paese a paese a seconda del
tipo di corse e del sistema di gestione delle corse da cui si ottengono i rilievi sulle prestazioni individuali dei
cavalli.
Ciononostante, si distinguono 4 grandi tipi di animale da competizione sportiva di galoppo e quindi
altrettante strutture di corsa: SPRINTER per (gare di1000-1200mt), MILIER (1600mt), CLASSICI (2000-
2400mt) e STAYER (oltre I 2400mt).

Attitudine alla corsa


Ideale sarebbero le misure ripetute in allenamento della velocità su varie distanze a differenti età in
condizioni omogenee; le misure dei tempi sono però fatte in corsa e come tali soggette a fonti di variazione:
età, ippodromo, distanza, condizioni del terreno, stagione, peso portato, sviluppo della corsa.
In sostanza oltre alla performance “tempo” subentrano altre valutazioni legate alla volontà di vincere da

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parte dell’animale ma anche all’attitudine all’accelerazione e ai cambi di ritmo della gara che rivelano più
un potenziale psicologico e fisiologico dell’animale che una attitudine alla velocità intesa in relazione
all’estensione e al ritmo delle falcate. Non conta quindi essere veloci ma conta vincere o piazzarsi.
Il problema della valutazione attitudinale alla gara di corsa al galoppo è inoltre condizionata dai “Pesi
handicap”, che possono variare di corsa in corsa complicando la possibilità di stabilire una precisa relazione
tra velocità e attitudine alla corsa al galoppo. Per queste ragioni la valutazione attitudinale alle corse di
galoppo ed il miglioramento del cavallo possono essere fatti in vario modo:

1. Cronometraggi; Complessivamente le analisi condotte sembrano indicare una modesta componente


“genetica” sui dati dei cronometraggi (anche se lavori sono “datati”); L’elemento che più di ogni altro rende
difficile la determinazione della componente “genetica” sembra essere lo sviluppo della corsa. Infatti le
correzioni dei tempi per tutti altri possibili fonti di variazione, compresi il peso portato, la distanza percorsa
o le condizioni del terreno, si possono praticare in modo preciso. Anche il tentativo di analisi dei
cronometraggi per sezioni del percorso totale non ha però evidenziato variazioni di variabilità, e quindi di
ereditabilità, dei cronometraggi parziali. Infatti sia su brevi che su medie e lunghe distanze, pur variando lo
sviluppo di questi tipi di corse e quindi il ritmo con cui gli animali affrontano la corsa, non cambia la
variabilità dei empi tra cavalli. Infine, a conferma delle poche connessioni tra velocità e vittorie, sono state
evidenziate correlazioni molto modeste tra tempo medio corretto e handicap.

2. Pesi handicap, se fatti in modo sistematico;I valori di ereditabilità messi in luce in alcune analisi condotte
sui pesi handicap evidenziano una componente “genetica” di questa variabile sicuramente migliore di quella
ottenuta studiando i dati dei cronometraggi. Anche se alcuni lavori hanno indicato la presenza di possibili
elementi di distorsione nella stima di h2 (Ambiente comune di allevamento tra genitori e figli o
Accoppiamenti preferenziali in More O’Ferral e Cunningham e in Field e Cunningham), i pesi handicap
sembrano fornire una visione più fedele del valore dei cavalli, e quindi meglio utilizzabile, rispetto ai
cronometraggi, per la selezione degli animali. In effetti, quando definiti sistematicamente di gara in gara da
commissioni di giudici, i pesi handicap tendono ad essere direttamente proporzionali con la capacità di
vincita di un animale e quindi con l’attitudine alla corsa.

3. Peformance rates; Anche i performance rates, di origine americana e calcolati in base alle lunghezze di
distacco di ogni partecipante dal vincitore, hanno messo in luce una discreta componente “genetica”, anche
se alcune stime (Keiffer), lasciano intravedere la presenza di importanti fonti di distorsione. Similmente ai
pesi handicap sono in relazione proporzionale con le capacità di vittoria di un soggetto ma, rispetto a questi
ultimi, meno sottoposti a giudizi soggettivi sull’entità dell’handicap e più attinenti alla reale capacità di
prestazione di un cavallo.

4. Vincite; La valutazione delle vincite fornisce informazioni comparabili con quelle degli handicap circa
l’attitudine alle corse dei cavalli purosangue. Sotto l’aspetto pratico questo sistema di valutazione non
richiede nessuna informazione supplementare alla corsa stessa, dato che le vincite sono oggetto di

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quantificazione contabile e sono documentabili in modo più preciso rispetto ai dati sugli handicap
(soprattutto quelli in peso).

Progressi nel miglioramento genetico


Complessivamente l’h2 dell’attitudine alla corsa al galoppo si colloca tra 30 e 40%, cioè su valore medio;
con un simile valore di h2, pur considerando il lungo intervallo di generazione che caratterizza i cavalli (10 e
più anni), per effetto della selezione dovrebbero osservarsi dei miglioramenti significativi;
Ciononostante, i progressi nei tempi di gara sono sempre stati molto lenti, e questo probabilmente a causa
del fatto che, raggiunto un plateau per la velocità, la selezione conduca più verso l’attitudine alla vittoria che
alla velocità stessa, fattore questo collegato ad elementi temperamentali (emotività, volontà di vincere), dalla
capacità fisiologica di realizzare in pieno sforzo dei cambiamenti di ritmo e, in generale, da una salute fisica
e morale che possa far affrontare al cavallo un’intera carriera sportive. È probabile che per il cavallo
purosangue questa seconda fase sia già stato raggiunta e che quindi i progressi in termini di velocità siano
meno determinanti di altri fattori che condizionano il successo in gara.

Sicuramente il criterio delle VINCITE sembra essere il più concreto per definire la capacità o attitudine alla
corsa. È opinione generale oggi che il criterio migliore sia la somma vinta per partenza fino a 3 anni;
questo perché a 2 anni possono esserci fattori di disturbo nella valutazione genetica (precocità degli
animali), mentre a 4-5 anni molti cavalli hanno già abbandonato le competizioni e quasi nessun animale
inizia la carriera a questa età. L’utilizzo delle vincite medie per partenza piuttosto che le somme totali
appare essere il miglior criterio possibile se si considera che: alcuni animali hanno carriera più breve di altri
causa infortuni; alcuni animali che corrono in molte gare possono vincere anche somme molto elevate
(soprattutto correndo gli handicap) pur avendo poco “merito”; i classici corrono poche gare ma solo i gran
premi molto remunerati come vincite.

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66. Miglioramento genetico in alcune razze equine - CAVALLO


TROTTATORE
Anche per il trottatore la selezione si concentra nell’ottenere animali capaci di vincere le gare di trotto. In
modo molto più semplice che per i cavalli Purosangue, tutte le informazioni inerenti i trottatori si
riconducono comunque a 3 dati: cronometaggio di ogni corsa sostenuta; posizione finale raggiunta in gara.
–vincita ottenuta per ogni gara. Non esiste quindi una variabilità legata all’handicap o, in ogni caso, a
diverse lunghezze di percorso come nel galoppo (solo due categorie: 1600 e 2000 mt e maggior parte delle
partenze con auto-starter). Il criterio adottato per la valutazione dei riproduttori e poi la selezione dei
migliori è variabile tra stati:
– in Germania per esempio è basato sulla media dei tempi in gara (h2 tra 20 e 30%);
– in Svezia sulle vincite (h2 tra 30 e 40%). Anche in tal caso il metodo più utilizzato per la valutazione è
attualmente il BLUP Animal model che considera alcuni fattori fissi di possibile causa di disturbo
(Ippodromo, Giorno di Gara, Pesantezza del Terreno, etc..

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67. Caratteristiche del ciclo riproduttivo della cavalla

Il managment della cavalla è più costoso del bovino proprio per le caratteristiche del ciclo. La cavalla
diviene pubere quando ha il suo primo ciclo riproduttivo con comparsa del primo calore e la prima
ovulazione. La pubertà dipende da vari fattori: dallo stato di nutrizione del soggetto che ne determina il
BCS, ma dipende fondamentalmente dal mese di nascita, infatti la pubertà si instaura nella prima stagione
riproduttiva dopo che la puledra ha compiuto minimo 12 mesi d’età cioè se una puledra nasce a Febbraio ,
l’anno successivo ad Aprile inizierà a ciclare. Al contrario, una puledra che nascesse a Settembre inizierà a
ciclare non a Settembre dell’anno successivo ma nella primavera successiva quindi 18 mesi anziché 12.
Quindi il mese di nascita influenza il momento in cui il soggetto diviene pubere e quindi in grado di
riprodursi. Inoltre ci sono delle concezioni ambientali di settore che fanno si che una cavalla non venga mai
fecondata alla pubertà, ma viene fecondata ad un’età minima di 2-3 anni, molto probabilmente anche età
superiori per cavalli da sella, ostacoli; anche se sappiamo che, grazie a studi sull’embryo transfert, cavalle
di 2 anni sono già idonee come donatrici di embrioni, quindi di conseguenza non c’è una preclusione alla
capacità riproduttiva ma è solo una resistenza dell’ambiente ingravidare soggetti particolarmente giovani.

La cavalla è condizionata da una stagionalità, è un animale poliestrale stagionale a fotoperiodo crescente,


significa che inizia a ciclare quando aumentano le ore di luce e, nel momento in cui diviene ciclica, nell’arco
della stagione primaverile ha dei calori che si susseguono ogni 21 giorni. A questi si alternano dei periodi
dell’anno nei quali l’animale non è ciclico, quindi durante l’inverno si parla di Anestro invernale
(Novembre- Gennaio). Esistono puoi due periodi intermedi che sono detti periodi di transizione, uno
invernale e uno primaverile nei quali la cavalla può mostrare segni di tipo estrale ma non ovula e quindi non
è fertile. La transizione primaverile, che viene tra gennaio e marzo, per noi ha una grande importanza perché
l’animale manifesta segni estrali ma non ovula e quindi il calore non termina, specialmente in animali
destinati alla monta naturale (in questo caso si dice che mi ha frugato lo stallone). L’anestro invernale
colpisce il 60% delle cavalle , e quindi vuol dire che una percentuale di cavalle resta comunque ciclica
anche in inverno e quello che determina che si ferma o meno sono fattori di razza (50% PSI e QH; 100%
ponies, cavalle giovani, cavalle che hanno allattano), in ogni caso l’anestro invernale si instaura quando
diminuiscono le ore di luce. Si dice che presentano un comportamento NI nel senso che in generale non
accettano l’accoppiamento in anestro però dipende molto dal grado gerarchico della cavalla nei confronti
dello stallone; la società equina, a parte lo stallone che è al vertice, è comunque matriarcale quindi c’è la
femmina capobranco appena al disotto dello stallone. Più un soggetto è dominante , meno accetterà di essere

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Denis Squizzato Sezione Appunti
coperta dallo stallone, soggetti che sono bassi nella gerarchia del branco, pensiamo ad esempio allo stato
brado, a volte accettano la monta come atto di sottomissione al maschio però in questo senso è NI, quindi
più sono bassi nella scala gerarchica e più possono avere comportamenti equivoci.
Il problema della transizione è che chi è in monta naturale non capisce se deve coprire o no questa cavalla,
non capisce se finisce o meno, e quindi loro ti dicono che la cavalla non resta gravida proprio perché non
ovula; l’altro problema è che la fecondazione è un atto, sia in monta naturale che in monta artificiale, che
aumenta il rischio di infezioni all’utero, perché c’è intromissione di seme , della verga, dell’operatore, e
quindi aumentano i rischi di infezioni croniche dovute a inseminazioni ripetute, quindi per questo va
monitorato con grande attenzione. Il periodo di transizione poi ha una durata piuttosto lunga, quasi 40-60
giorni con media di 3,7 cicli di sviluppo/ regressione , che facilmente confondono l’allevatore; in questo
periodo (fluttuazione di FSH senza ovulazione, con ovaie grandi e molti follicoli piccoli tra 20-30 mm o
pochi >30mm) la cavalla si fa coprire dallo stallone.
I fattori che determinano l’avvicendamento della stagionalità sono prima di tutto il fotoperiodo che va ad
agire sulla ghiandola pineale che da una serie di informazioni su quelle che sono le ore di luce; lo stato di
nutrizione (soggetti cachettici o con BDS molto basso tendono a rimanere in anestro più a lungo dei
soggetti in buone condizioni); il clima (nelle regioni del nord europa l’anestro dura fino a Maggio, mentre
alle nostre latitudini si conclude in generale ad Aprile, e questo perché si è visto che la temperatura minima
media settimanale influenza di circa 10 giorni la ripresa della ciclicità). Asportando la ghiandola pineale, il
ciclo della cavalla rimane comunque inalterato indipendentemente quindi da tutto, il ciclo endogeno ha una
sua ciclicità intrinseca.
Possiamo controllare la stagionalità monitorando la cavalla attendendo la prima ovulazione con ecografie
ripetute (è molto costoso) oppure si può anticipare la fase di transizione attraverso la foto stimolazione, ossia
si imbroglia la ghiandola pineale e quindi convenzionalmente dal 1 Dicembre le cavalle che vogliamo
coprire presto vengono messe sotto luce ossia alle 4 del pomeriggio vengono messe in box e utilizzando una
lampada accesa fino a mezzanotte (100lux una lampadina da 60watt) portiamo le ore di luce dalle 8-9 ore
alle 16, facendole credere che sia primavera e questo facilita una ripresa della ciclicità precoce, quindi già a
Gennaio-Febbraio queste cavalle iniziano a ciclare. La foto stimolazione necessita un periodo di
stimolazione almeno di 35 giorni continuativi. Per riprendere la stagionalità possiamo utilizzare dei farmaci
progestinici che sopprimono l’estro mimando il diestro con risparmio del LH per l’ovulazione tuttavia se
non c’è luce non servono. Durante la stagione riproduttiva, quindi quando è finita la transizione , è avvenuta
la prima ovulazione , l’animale diviene ciclico quindi vuol dire che si alternano ogni 21 giorni
l’estro(predomina la fase follicolare) e il diestro(predomina il corpo luteo con il progesterone). L’estro dura
in modo variabile, mentre nella bovina possiamo dire che dura alcune ore, nella cavalla la lunghezza
dell’estro dipende da numerosi fattori: dalla stagione (estri più lunghi in primavera rispetto l’estate), dalla
razza (le TPR hanno estri più lunghi rispetto alle QH), e dalle dimensioni del follicolo dominante (la cavalla
ovula un unico follicolo per ciclo, se quando finisce la vita del copro luteo e il follicolo che è dominante è di
30mm di diametro anziché 15 avrò un calore più breve rispetto se era di 15, perché impiegherà meno tempo
per raggiungere la dimensione critica all’ovulazione) creando quindi un grosso problema in quanto non
posso programmare a tavolino il momento dell’ovulazione, e quindi non posso programmare in modo

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mirato la fecondazione significa che devo ancora una volta monitorare il ciclo ecograficamente per vedere
quanto è grande questo follicolo e per sapere quando dovrò fecondare. Di qui i costi onerosi della
fecondazione artificiale delle cavalle rispetto alle bovine; posso sincronizzare l’inizio dell’estro ma non la
fine e quindi diventerebbe difficile e costoso ordinare una partite di seme per più cavalle. In generale l’estro
dura da 4-12 giorni con ovulazione 24-48 ore prima del calo della recettività verso lo stallone. Durante
l’estro a volte, la capobranco potrebbe non accettare il maschio e quindi se vanno in monta naturale
potrebbero confondere le idee anche al maschio, lo stesso vale per le fattrici che hanno il puledrino al piede,
in quanto è maggiore l’interesse per la prole rispetto all’atto sessuale. La funzione dell’estro è comunque il
concepimento, e quindi durante l’estro avviene l’ovulazione, il trasporto di spermatozooi e la fecondazione;
le ovaie sviluppano diversi follicoli ma tendenzialmente ne ovulerà uno solo e dopo l’ovulazione la cavalla
resta recettiva per 1-2 giorni. L’ovulazione è un processo rapido (pochi minuti) che, nella cavalla, avviene
solo a livello di fossetta ovulatoria. Il diamentro dei follicoli preovulatori varia da 30-60 mm e si riduce con
l’avanzare della stagione riproduttiva. Il follicolo è soffice alla palpazione; con flocculazioni ecogene nel
fluido follicolare, riduzione del grado di edema uterino. Il follicolo si svuota e si ri-riempie con sangue, in 2-
3 gg si forma il corpo luteo
Ovulazioni doppie: circa il 16%, legate a razza, predisposizione genetica, linee familiari.
Il diestro, la fase in cui la cavalla non accetta il maschio; finito il calore, la cavalla ha ovulato, il follicolo si
trasforma in corpo luteo che produce progesterone. Questo ha una durata costante di 14-15 giorni, durante il
quale, la cervice e l’utero si chiudono sotto effetto del progesterone perché l’utero deve rimanere protetto
dall’esterno perché deve accogliere l’embrione. In questa fase notiamo che nelle ovaie si sviluppa il corpo
luteo e a volte possiamo notare una crescita di follicoli che possono ovulare o meno ma non danno segni
estrali. Dal momento in cui noi diciamo che la lunghezza dell’estro è variabile, io che devo ordinare un seme
deve arrivare dall’estero come faccio a sapere quanto durerà? L’unico modo per prevedere un’ovulazione è
indurla, ossia utilizzando dei farmaci. I farmaci disponibili (HCG simile all’LH) agiscono solo in presenza
di follicoli di diametro superiore ai 35mm inducendo l’ovulazione dopo 36-40 ore dalla somministrazione.
Utilizzando i farmaci posso programmare l’arrivo del seme e sincronizzarlo con l’ovulazione.

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68. Inseminazione artificiale nell'allevamento equino


Attualmente l’80% delle cavalle vengono inseminate per via artificiale, quindi di tipo strumentale con seme
fresco, congelato o refrigerato. Come nelle altre specie, con l’IA abbiamo una maggior efficiente utilizzo
dello stallone che può salire più cavalle, anche a distanza e questo diventa importante per stalloni atti
all’attività sportiva. Ovviamente proteggiamo animali di alto valore economico da possibili traumi,
patologie infettive veneree e soprattutto anche le fattrici, in quanto alcuni stalloni hanno comportamenti
mansueti e altri decisamente aggressivi. Inoltre c’è anche un effetto benefico sulla fertilità nel senso che il
seme di alcuni stalloni non è eccellente ma il potere benefico degli extender che sono i diluitori, ne
migliorano la motilità e la capacità di sopravvivenza anche all’interno dell’apparato genitale femminile.
Abbiamo altresì un controllo reale della fertilità di quel soggetto, perché è chiaro che se uno stallone monta
su una cavalla, eiacula, e poi ad un certo punto vedo che a metà stagione ho il 70% di cavalle vuote, mi
chiedo: è colpa dello stallone, erano le cavalle che non erano in ordine…. Non lo posso dire. Diversamente
in FA, io so quale materiale seminale che utilizzo e posso trarre delle conclusioni o mettere in opera dei
provvedimenti per migliorare la fertilità dell’uno o dell’altra. L’Inseminazione artificiale viene fatta nella
cavalla con una tecnica che ha bassissimo impatto biologico , essendo una manualità iatrogena , il nostro
ruolo è di non avere responsabilità di danno , per questo motivo, mentre in natura , la verga lurida di
smegma , di terra , si infila serenamente nella vagina , in questo caso noi dobbiamo stare attenti che nessuno
possa dire di aver infettato la cavalla. La procedura d’inseminazione, quindi, prevede: il bendaggio della
coda con un bendaggio sterile, e tre passaggi successivi con una soluzione disinfettante (betadine, soluzione
a base di iodio, si fa una saponata, si sciacqua, ancora saponata, si sciacqua per 3 volte e alla fine si asciuga
perfettamente in modo che, con il guanto e il gel sterile, si inserisce il catetere da fecondazione flessibile in
modo da non traumatizzare l’endometrio della cavalla, nella cervice e poi in utero evitando infezioni).
Tutto il materiale è usa e getta, sterile e non tossico (lo stantuffo nero delle siringhe è tossico per il seme).
La cavalla deve essere tenuta in un travaglio e preparata per l’inseminazione; viene indossato un guanto
sterile sopra il guanto da esplorazione e, con una piccola quantità di gel non spermicida sul dorso della mano
e coprendo la punta della pipetta con la mano stessa, si arriva fino alla volta craniale della vagina (inducendo
l’indice in cervice e spingendo il catetere fino al corpo dell’utero depositando in questa porzione il seme).
Con il seme fresco e refrigerato (prelevato da almeno 24 ore e portato a 4°C) la dose inseminante è di
almeno 250-500 milioni di spermatozoi progressivamente motili PMS (diverso dal numero totale di
spermatozoi, in quanto i morti o quelli che si muovono con movimento circolare non sono in grado di
progredire lungo le vie genitali femminili di raggiungere la tuba e di inseminare). Normalmente si insemina
la cavalla, se non si è indotta l’ovulazione, ogni 48 ore (vita media materiale seminale) da quando il
follicolo dominante ha raggiunto 35mm . Se utilizziamo l’hCG, farmaco che induce l’ovulazione, si fa una
singola inseminazione 24 ore dopo che l’ho somministrato. Convenzionalmente gli stalloni nelle stazioni di
monta vengono prelevati il lunedì, mercoledì e venerdì se il centro di raccolta è vicino, se il seme è
refrigerato arriva generalmente il giorno dopo.
Il seme di cavallo, dopo lo scongelamento(38°C x 30”) vive al massimo 5-6 ore; viene pagato inoltre a dose,
in media una dose di cavallo ad ostacoli costa 1000-1200 euro, quindi abbiamo a disposizione un’unica dose

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per ciclo. Si feconda immediatamente dopo l’ovulazione : viene indotta l’ovulazione, come se fosse seme
refrigerato, ma si comincia a guardare la cavalla ogni 6 ore, questo perché 6 ore è la durata di vita massima
dello spermatozoo e della cellula uovo. In questo modo, non appena individuo l’ovulazione, insemino,
quindi alternando le visite ogni 6 ore vuol dire che la cellula uovo avrà al massimo 6 ore di vita e il seme
appena scongelato sarà al massimo della sua attività. Le cavalle vengono quindi raccolte in un centro di
fecondazione per essere osservate e fecondate nello stesso periodo. La dose inseminante è circa 200 milioni
PMS.
Poiché il seme equino non è il top della fertilità, si utilizzano tecniche alternative che sono sempre più
precise: non si mette più il seme nell’utero, ma si mette nella giunzione tra l’utero e la tuba , in maniera che
non venga disperso nessun spermatozoo inutilmente e quindi si usa o l’endoscopio oppure tecniche di
inseminazione uterina profonda che usano cateteri flessibili e portano il seme direttamente lì. L’alternativa
sempre funzionale è rappresentata dalla monta naturale, anche questa viene spesso nel territorio affrontata in
modo poco preparato. Per la monta naturale è importante disporsi in un ambiente idoneo, quindi in un’aerea
ampia, con un pavimento non scivoloso (meglio terra battuta o erba); se ci sono fattrici alte si utilizzano
delle zone preparate con piccolo affossamento, in modo tale che lo stallone risulti più alto per coprire la
fattrice. Anche qui è utile fasciare la coda soprattutto per tutelare lo stallone perché i crini sono come i fili di
pesca, nylon, lavare la zona perineale ed eventualmente utilizzando le coperte di cuoio con delle frange di
cuoio messe sul collo della cavalla evitando che lo stallone morda la cavalla sul collo(così facendo bilancia
il corpo per la spinta pelvica). In alcuni casi, viene alzato un anteriore fino a che non sia avvenuta la
penetrazione; risulta utile lavare la verga, controllando poi l’avvenuta eiaculazione e la qualità del seme.

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69. Gravidanza della cavalla


Dal punto di vista fisiologico, anche in questa fase abbiamo delle peculiarità: la durata della gravidanza,
fondamentale, è variabile da 320 a 360 giorni (da meno di 11 mesi e meno di 12 mesi) e questa è la cosa più
importante da focalizzare (chi governa il parto è il feto, l’induzione del parto nella cavalla è una cosa da non
fare mai, in quanto, se non è iniziato il parto, significa che il feto e in particolare, le surrenali cioè quelle che
gli consente di adattarsi all’ambiente esterno non sono funzionalmente mature). La fecondazione non
avviene nell’utero, ma avviene nella tuba uterina, quindi il seme deve attraversare tutto l’utero e raggiungere
la tuba. Il follicolo, l’oocita deve ovulare entrare nella tuba e in questa zona avviene la fecondazione
(regione ampollare). Gli ovociti, le cellule uovo e i gameti maschili, quando sono nella tuba, restano con le
porte chiuse e stanno in quella posizione, quando è avvenuta la fecondazione, fino al 6° giorno, quindi
nell’utero l’embrione non c’è fino al 6° giorno perché resta protetto dalla tuba. L’embrione, poi, ha uno
sviluppo velocissimo; ha un diametro di 250 m appena formato e circa dopo 11 giorni è visibile a occhio
nudo. Al livello dell’embrione si forma una cavità, quindi abbiamo un unico strato cellulare e un sacco
vitellino pieno di liquido nel quale c’è il disco embrionario che andrà a svilupparsi. A 14 giorni l’embrione è
14mm di diametro. L’embrione comunica con la madre mediante il movimento e, per comunicarne la
presenza deve muoversi continuamente lungo entrambe le corna dell’utero, prendendo contatto con
l’endometrio, inibendo il rilascio di prostaglandine che rimetterebbero la cavalla spontaneamente in estro.
L’embrione cammina per 16 giorni e al 17° giorno si fissa alla base del corno uterino per un improvviso
spasmo della muscolatura uterina; se limito il movimento dell’embrione, la gravidanza non prosegue. Il
miometrio, ossia la parte muscolare dell’utero, crea movimenti di peristalsi che ne facilitano lo spostamento.
Il 20°-21° giorno la capsula viene distrutta e avviene il vero e proprio annidamento con il primo scambio di
nutrienti con la madre. Tra il 16° e il 50° giorno è possibile vedere il battito cardiaco fetale (21 giorni), con
cambiamenti della posizione embrionale; fino al 25° giorno l’embrione si trova in basso, con l’espansione
dell’amnios cioè dove è contenuto l’embrione, l’embrione sale e si sposta a metà della vescicola, il liquido
amniotico aumenta ancora e paradossalmente l’embrione ci appare dorsalmente (migrazione ventrale-
dorsale). A 40 giorni si riconoscono tutte le parti fetali, e a 50 giorni è completa la formazione del cordone
ombelicale; a 80 giorni ha placentato. Dal punto di vista ormonale, c’è una struttura fondamentale ,
rappresentata da una vera ghiandola ormonale rappresentata dalle coppe endometriali (la gravidanza viene
mantenuta dal progesterone prodotto dal corpo luteo, quando il corpo luteo invecchia, chi sostiene la
gravidanza sono le coppe endometriali che si sviluppano a partire dal 35° giorno e impediscono il rilascio di
prostaglandine e la formazione di altri corpi lutei in modo tale da mantenere la gravidanza stessa. Queste
coppe endometriali durano fino a 120 giorni, quando cioè è completa la placentazione, la quale completerò
la staffetta per mantenere la gravidanza. La responsabilità di mantenere la gravidanza viene quindi passata
da una struttura ad un’altra nelle varie fasi della stessa. La struttura della placenta della cavalla, non
consente il passaggio degli anticorpi al feto e per questo motivo è di vitale importanza che il puledro assuma
gli anticorpi con il colostro; se questo non avviene entro 8 ore dalla nascita , il puledro è morto.

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70. Diagnosi di gravidanza nella cavalla


Normalmente la diagnosi si fa a 14 giorni per via ecografica (è importante eseguirla entro i 35 giorni, poi si
formano le coppe endometriali e la stagione riproduttiva è persa), si può fare anche una palpazione rettale
manuale perché il corno si distende con l’avanzare della gravidanza (il volume è significativo).
Normalmente la gravidanza si fissa alla base di un corno o il destro o il sinistro; a 20 giorni il corno appare
disteso come se avesse all’interno un mandarino (la vescicola embrionale è nella giunzione corno-corpo
utero, 30-40mm). Con l’andare dei giorni questa gravidanza tende a crescere, deformando ventralmente il
corno dell’utero (perché è pieno di fluido) a 30 giorni è grande 40-50mm ed è pieno di fluido; a 40 giorni il
ridotto tono in corrispondenza della gravidanza è evidente (65 mm). A 60 giorni la gravidanza si è estesa nel
corpo dell’utero (10-13cm), il quale inizia a scendere in addome trascinando ventralmente con sé le ovaie
(diventa difficile distinguere in quale corno sia la gravidanza). Dopo 3-4 mesi si palpa solo per
ballottamento il feto.

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71. Ecografia in gravidanza equina


L’ecografia ci permette di effettuare una diagnosi precoce, ma soprattutto è importantissima perché ci
permette di individuare quelli incidenti di percorso che sono le gravidanze gemellari (10-12 gg precoce).
L’utero della cavalla non ha spazio a sufficienza per accogliere due placente, non tanto per accogliere i due
puledri ma per accogliere le due placente per questo motivo tutte le gravidanza gemellari esitano in un
aborto precoce di 1 o 2 gemelli, per questo motivo quando si vede una seconda vescicola embrionale si
schiaccia (le due ovulazione nella cavalla hanno un massimo di 24 ore di distanza, quindi risulta indifferente
quale delle due schiacciare).

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72. Parto della cavalla


Il parto è il momento con cui termina il legame tra la madre e il feto, momento in cui poca prima dipendeva
dalla madre e subito dopo dipenderà da se stesso. I neonati equini sono programmati a morire, perché a
differenza di un vitello , che campa contro ogni legge della fisica, questi crepano anche se passa una farfalla,
quindi le due tipologie di neonato si differenziano anche per questa resistenza all’ambiente esterno. Nel
momento in cui nasce, inizia la sua vita extrauterina e di conseguenza deve da solo arrangiarsi a
termoregolarsi , a nutrirsi e a muoversi. Il travaglio di parto della cavalla è imprevedibile e non
programmabile (dipende dalla maturità fetale), di difficile gestione quando insorgono delle complicanze, in
poche parole nel momento in cui inizia il parto non c’è tempo per agire e per questo motivo i parti devono
essere monitorati (supervisione e a limite assistenza) per prevenire spiacevoli conseguenze a carico della
madre o del neonato. È un evento rapido ed esclusivo, avviene prevalentemente di notte per motivi ormonali
(come tutti gli erbivori), e i sintomi che indicano l’imminenza del parto sono assai variabili (ogni cavalla dal
punto di vista emotivo e comportamentale è un pianeta a sé; gli arabi che sono molto emotivi, insanguati,
nevrili, avranno un parto movimentano, mentre alcune trotter partoriscono mentre mangiano). Il neonato
prematuro è di difficile gestione e cioè è morto se non viene ricoverato in una struttura di terapia intensiva
(250-300 euro/giorno con ricovero minimo di 8 giorni). Le dimensioni del canale del parto della cavalla non
sono quasi mai un problema a differenza dei bovini dove si parla molto spesso di macrosomia fetale, ossia il
feto non è delle dimensioni idonee a transitare in quel canale; nella cavalla questo è rarissimo. L’altra
caratteristica del puledro è che è tutto gambe, il torace del feto è profondo ed deve essere orientato nel
canale perché se si obliqua si incastra. Se il feto non è operativo nel parto, il parto è distocico; per aiutare il
puledro non bisogna appaiare le spalle in quanto occuperebbero maggior spazio bloccandosi, inoltre le suole
del puledro devono guardare verso il basso. L’incidenza delle distocie è molto bassa circa il 2-10%, tuttavia
è una delle più gravi emergenze in campo equino. Quando il feto è morto allora si deve intervenire con
fetotomia perché mancando l’attività del feto, viene a mancare il 50% delle forze coinvolte in un parto
fisiologico. Nel momento in cui inizia il parto, cominciano le contrazioni dell’utero, e la placenta che vi è
adesa inizia a staccarsi, abbiamo un tempo limite entro il quale il puledro risulta ossigenato oltre il quale
muore. Mentre la carucola della bovina resiste a lungo, la placenta come inizia a staccarsi un 15%, non c’è
più ossigeno per la sopravvivenza fetale. Ci possono essere delle cause materne di distocia ossia quando
l’addome non è in grado di contrarsi, tra queste la rottura di un tendine , ernie addominali, oppure più grave
il distacco prematuro della placenta ossia con le prime contrazioni di travaglio la placenta si stacca in toto e
viene chiamata Redbag che esce (in questa occasione si spacca la borsa e si tira fuori più velocemente
possibile il puledro perché ci sono 3-4 minuti di autonomia). Ci sono altre cause materne come idrope degli
invogli ossia si accumula troppo liquido fetale all’interno dell’addome e dell’utero, quindi l’utero è talmente
disteso che non è più in grado di contrarsi, oppure ci sono dei traumi del canale del parto, tipo frattura del
bacino alto che non consentono il transito fisiologico del feto, oppure l’utero non si contrae perché è inerte.
Ci possono essere anche cause fetali, quindi malformazioni del feto, il feto che non si mette nella posizione
corretta, malformazioni congenite, scarsa vitalità e morte fetale. La distocia è un’emergenza perché abbiamo
solo 20-40 minuti dalla rottura delle acque per intervenire, l’utero si contrae, la placenta si stacca e di

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conseguenza si perde l’ossigenazione e se si protrae si perdono tutti i liquidi fetali quindi il fisiologico
lubrificante che consente al feto di uscire. Inoltre se il feto resta a lungo incastrato nel canale del parto,
possono esserci dei problemi di compressione del cordone ombelicale. Lo sviluppo fetale implica la crescita
del feto che si pone all’interno dell’addome della cavalla in posizione diversa a seconda del momento della
gravidanza. A 6 mesi non si vede se una cavalla è gravida, perché la dimensione del feto non ha dimensioni
tali da modificare la conformazione addominale della cavalla stessa (all’8° mese è possibile osservare
l’abbassamento del feto e dell’utero). Con l’avvicinarsi al parto la cavalla messa in gruppo tende a isolarsi,
la mammella diventa edematosa, si sviluppa e si forma un edema piastrale nell’addome. I legamenti sacro-
ischiatici si rilassano per consentire il passaggio del feto; la groppa tende ad affossarsi in parte al sacro. La
vulva si rilassa e si può vedere un secreto mucoso che imbratta la coda in quanto si è liberato il tappo
cervicale. Dalla punta dei capezzoli si può osservare il turgore delle vene, e si stacca un cilindretto di cera
(wax) oltre il quale c’è la produzione di colostro e quindi l’ossitocina è in circolo. Per essere sicuri di essere
vicini al parto si possono fare dei semplici accertamenti prendendo il secreto della mammella valutandone
gli elettroliti (cartine tornasole per la durezza dell’acqua, al momento del parto cambia notevolmente la
quantità di calcio con la produzione del colostro, il picco del calcio ci dice che siamo a 48 ore dal parto); un
altro sistema di monitoraggio è quello di utilizzare dei dispositivi di allarme attaccati alla cappezza che
mandano un segnale quando la cavalla si distende, il fascione con un’antenna, e il foro allerte posizionate
nella vulva (i due magneti si allargano dalla fuoriuscita dei piedi e quindi suona).

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73. Embryo Transfer nell'allevamento equino


È una tecnica che consente di trasferire un embrione dalla cavalla che lo ha concepito (donatrice), ad
un’altra fattrice che porterà a termine la gravidanza (ricevente). Il vantaggio fondamentale è quello che
permette di ottenere puledri da cavalle in attività agonistica; inoltre poiché si stressano, si utilizzano cavalle
di 2 anni come donatrici. Una cavalla produce un puledro all’anno, se ho cavalle di grande valore economico
riesco ad avere più puledri di grande valore economico; inoltre permette alle cavalle che hanno partorito
tardi nella stagione (luglio) di avere un puledro e di essere tecnicamente vuote a inizio stagione successiva e
quindi le posso fecondare presto. Possiamo inoltre ottenere embrioni da cavalle che hanno patologie che
limitano le possibilità di gravidanza (ernie addominali, gravi traumi, zoppie gravi, endometriti croniche o
perdite embrionali); se ci sono patologie dell’utero riusciamo a recuperare gli embrioni e trasferirli. È
possibile altresì ottenere puledri da soggetti molto anziani. Mentre nella bovina superovulo e ottengo 30
embrioni, nella cavalla è sempre uno, di conseguenza non c’è un’efficienza di embrioni prodotti ma c’è
un’efficienza di ripetizioni di embryo transfer che posso ripetere in un’unica stagione. Una cavalla in una
stagione riproduttiva avrà 6 cicli estrali, recuperando 6 embrioni. La lunghezza dell’estro della cavalla è
variabile, quindi si può sincronizzare l’inizio dell’estro ma non l’ovulazione per questo motivo è necessario
quando si ha un programma di ET iniziare con più riceventi sincronizzate con la donatrice in maniera di
averne almeno una che avrà l’ovulazione sincrone con la donatrice. Ci sono poi dei limiti legati ai libri
genealogici, i trotter ad esempio prevedono che sia la possibilità di produrre un unico puledro iscrivibile da
ET all’anno più il puledro che quella donatrice può produrre spontaneamente, quindi una donatrice può
donare un embrione che poi diventerà puledro e produrre un suo puledro(al max 2 puledri iscrivibili). Per i
purosangue inglese è vietata qualsiasi procedura di ET sia di FA, mentre per quanto riguarda le altre razze
non c’è nessun limite. L’altro limite è che il congelamento degli embrioni dà ancora risultati scadenti (20%
molto più bassa rispetto ai bovini).
Le fasi del lavoro sono:
Selezionare le donatrici e le riceventi (le riceventi si scelgono sulla base dell’età, si scelgono soggetti di età
massima di 10 anni, proprio per l’efficienza dell’apparato riproduttivo; la selezione della donatrice è difficile
perché rappresenta la richiesta del proprietario; possiamo consigliare di utilizzare cavalle con meno di 15
anni in quanto anche gli ovociti sono meno fertili in cavalle anziane. È fondamentale scegliere bene le
riceventi, un vincolo potrebbe essere che le riceventi siano solo trotter fino a 6 anni di età, questo per
limitare le spese di diagnostica collaterale , per limitare i costi , cmq sono trotter che vengono eliminate
dalle piste quindi con valore molto basso e quindi sono cavalle che hanno subito grossi interventi di tipo
riproduttivo. Si cercano soggetti che abbaino una taglia simile o compatibile con l’embrione che poi voglio
ottenere , è chiaro che mentre magari un embrione di una TPR in un’avellignese non è l’ideale, non tanto per
il parto perché l’accoppiamento avvelignese TPR è molto diffuso perché i puledri crescono fino a che l’utero
lo consente e quindi non ci sono rischi di macrosomia , più che altro perché la cavalla non è in grado di
produrre latte a sufficienza per un puledro grande, poi devono essere mansuete. Si possono usare quindi
soggetti di età compresa tra i 3 ed i 10 anni, con peso variabile tra i 450 e i 600kg. È fondamentale, quindi,
fare una valutazione sia dell’anamnesi che clinica ed eventualmente in presenza di dubbi, fare degli esami di

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laboratorio per essere sicuri che l’apparato riproduttore sia sano. Una fattrice è sempre una cavalla ma non
tutte le cavalle possono essere fattrici)
Preparare e sincronizzare le cavalle (sono soggetti che hanno ovulato da 1 giorno prima a 3 giorni dopo la
donatrice, e solo questi possono essere utilizzati come riceventi; questo perché, chi deve essere sincronizzato
è la funzionalità dei corpi lutei, perché nei primi 20 giorni è il corpo luteo che mantiene la gravidanza quindi
deve essere funzionale. La peculiarità del ciclo delle riceventi è che la lunghezza dell’estro, anche se ho
cavalle che sono partite in estro il giorno 0 tutte insieme, avrò che l’estro avrà durata variabile nei soggetti.
Se la donatrice ha ovulato il 5°giorno dall’inizio dell’estro, andrà bene la ricevente1 che ha ovulato il giorno
4, andrà bene la ricevente3 che ha ovulato il giorno 7, ma non andrà bene la ricevente che ha ovulato il
giorno 9; quella che deve essere sincronizzata è l’ovulazione non l’inizio dell’estro. Ci possono essere
diversi trattamenti di tipo farmacologico che consentono di sincronizzare le cavalle: progesterone o
progestinici che mantengono il diestro per tutta la durata della loro somministrazione, le prostaglandine che
lisano il corpo luteo e inducono l’inizio dell’estro dopo 4-6 giorni dalla loro somministrazione e l’Hcg che
induce l’ovulazione in soggetti in estro che abbiano follicoli di almeno 35 mm di diametro dopo36-40 ore
dalla loro somministrazione. Non sempre è possibile sincronizzare la donatrice e la ricevente che ci viene
affidata in un unico ciclo, a volte è necessaria la lunghezza di due cicli)
Inseminare le donatrici (preferibilmente con seme fresco, perché abbiamo una maggior efficienza di
recupero degli embrioni. L’utilizzo del seme congelato può rendere necessari 2 o più interventi fecondatici
per ottenere un embrione idoneo al trasferimento; la quantità e la qualità del seme utilizzato possono
incidere sulla % di recupero embrionale, l’utilizzo della fecondazione per via endoscopica potrebbe
migliorare le performance dell’ET con seme congelato.)
Recuperare l’embrione (7 giorni dopo l’inseminazione viene fatto un lavaggio dell’utero per recuperare
l’embrione; la % di embrioni recuperati alla prima fecondazione della donatrice è estremamente variabile a
seconda che io utilizzi seme fresco o congelato, in particolare 40% per il congelato e 80% per il fresco.
Dopo il 7° giorno non viene recuperato in quanto è troppo grande, quindi il volume dell’embrione diventa il
fattore limitante per i giorni successivi. Si fa un lavaggio dell’utero, il liquido viene filtrato e poi ricercato a
livello microscopico l’embrione. Non sempre gli embrioni recuperati possono essere trasferiti in quanto
danneggiati; ogni embrione ha un punteggio sulla qualità da 1 a 4, una volta raccolti gli embrioni, vengono
lavati più volte e poi caricati nella paillettes)
Trasferire l’embrione (utilizzando una paillettes da 0,25; è il punto critico perché l’utero della ricevente è in
diestro e quindi in basse difese immunitarie)
Diagnosticare la gravidanza della ricevente (7 giorni dopo il trasferimento si può fare la diagnosi nella
ricevente, perché avrà 14 giorni)

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74. Particolarità digestive del cavallo


Il cavallo è un erbivoro monogastrico con un unico stomaco ghiandolare, però al contrario dei poligastrici ha
trasferito a valle alcune funzioni tipiche dei poligastrici tanto è vero che ha una parte di intestino crasso è
molto sviluppata; l’intestino tenue è molto allungato, ha una buona capacità assorbente però non tutti i
principi nutritivi sono facilmente digeriti, alcuni sfuggono alla digestione mentre altri processi fermentativi
si verificano nelle prime parti dell’intestino crasso quindi nel cieco e nelle prime parti del colon ventrale. Il
cavallo ha 4 segmenti di colon: due ventrali e due dorsali. Il colon ventrale si connette con l’ileo tramite due
curvature(sternale e pelvica). Durante la colica c’è la possibilità di torsione (le ventrali sormontano la parte
superiore dell’intestino) con necrosi e morte, non sempre sono così importanti per tal motivo rimangono
curabili. La caratteristica del cieco e colon ventrale dx e sx è la presenza di muscolatura che quasi si
interrompe a livello di ciascun elemento, quindi le contrazioni (maggiormente elevate nel tenue) sono
inferiori, la progressione è più lenta rispetto al tenue. Lo stomaco è ridotto e i tempi di transito sono lenti.
Una caratteristica peculiare rispetto al bovino e al suino, sono gli sviluppi dimensionali: il colon, cieco e
retto costituiscono il 63% sul totale. Nel bovino lo stomaco ha un volume complessivo del 70% rispetto al
7% del cavallo.
Stomaco (7%)
Lo stomaco è piccolo ma riesce a percepire maggiormente l’ingombro (stato di riempimento), con ridotta
dilatazione gastrica. Il cardias (tra esofago e stomaco) è molto stretto(con muscolatura sviluppata) quindi il
rigurgito non avviene, per questo motivo la produzione di alcuni gas tramite fermentazioni accentuate(nello
stomaco ghiandolare) possono bloccare la peristalsi gastrica e di conseguenza possono rompere lo stomaco
stesso, anche a causa della dilatazione insufficiente. Lo stomaco in peristalsi(effetto di riempimento) eccito
secretoria (contrazione) produce HCl ed enzimi (pepsine in particolare), eccitando anche la produzione degli
enzimi pancreatici; le ridotte dimensioni dello stomaco permettono al cavallo lo svuotamento anche durante
il pasto. Essendo erratico, con pasti molto veloci in natura si ciba 8-10 volte al giorno, mentre in
allevamento 4-5.
Intestino tenue (30%)
Il tenue è estremamente allungato con un transito molto veloce. L’intestino tenue è costituito dal duodeno
(sono presenti ghiandole secernenti succo enterico, anche i dotti pancreatico e biliare), dal digiuno e
dall’ileo(hanno una notevolissima attività contrattile, e molto lunghi). L’intestino tenue presenta un elevato
assorbimento dei glucidi solubili (glucosio, fruttosio, galattosio cioè zuccheri semplici derivati in parte dalla
degradazione degli amidi e in parte dagli alimenti)
Grosso intestino (cieco, colon) (13% E 50%)
Sono sede delle fermentazioni microbiche (molto simili a quelle ruminali) a carico dell’amido, cellulosa,
emicellulose e proteine(passa lo stomaco), sottoposti a processi diversi. Il cieco è caratterizzato da grande
motilità che si esplica mediante contrazioni sia in direzione base-apice che in senso inverso (attività
propagata); oltre alle contrazioni dell’intero viscere, sono presenti anche contrazioni localizzate che
interessano singoli segmenti del viscere finalizzate ad assicurare il rimescolamento del contenuto ciecale. Il
cavallo ha sviluppato quelle attività che i ruminanti hanno nel rumine a valle, di conseguenza per poter

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riutilizzare determinati processi fermentativi (cieco e colon) che si sviluppano nel bolo alimentare, deve
andare a prendere i risultati di questi processi nelle feci; il cavallo per questo motivo presenta coprofagia o
ciecotrofia simile a quello dei conigli(per i cavalli selvaggi è normale, tuttavia in allevamento può essere
legato a qualche agente stressogeno). Tutta l’attività motoria ciecale è stimolata, per frequenza e intensità,
dal pasto. Il cavallo tende a mantenere una certa costanza di volume e contenuto ciecale per effetto di una
variazione della contrattilità del cieco e del debito verso il colon (se sottoalimentiamo il cavallo, il transito
diminuisce e sfruttare gli alimenti; il cavallo con fonti foraggere di bassa qualità può cmq sfruttare i principi
nutritivi). Se non abbiamo obiettivi quantitativi può essere tranquillamente utilizzata una fibra scadente
(l’incidenza volumetrica è in rapporto con l’efficienza alimentare. La differenza tra cavallo e bovino è
l’assorbimento: la fermentazione proteica ruminale nel bovino può aumentare il valore biologico della
proteina, vacche alimentate con poca proteina oppure con fonti azotate non proteiche come l’urea. Per la
parte proteica o azoto proteico che diventa microbico nel cieco e nel colon viene persa nel cavallo che non
presenta coprofagia. Per anticipare l’impianto delle piante orticole viene utilizzato il letame equino come
riscaldante in quanto per la quantità di azoto ancora presente , ha un’attività fermentescibile maggiore; è
utile per le rose). Il ruolo del cieco è quello di regolazione del transito dei digesta tra intestino tenue e crasso
e quindi sul tempo complessivo di ritenzione della fase solida all’interno del tubo digerente. Il colon ventrale
presenta un’attività motoria riflessa rispetto al cieco (il cieco, in base alla quantità di alimento che arriva,
regola la propria attività e successivamente regola anche la contrazione del colon ventrale, quindi regola
l’intensità); le contrazioni retrograde che hanno inizio dalla curvatura pelvica rallentano la progressione del
contenuto alimentare. I movimenti sia peristaltici che antiperistaltici del colon dorsale regolano il transito
condizionando la durata delle fermentazioni nel cieco e nel grosso colon.

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75. Fasi della digestione nel cavallo


Complessivamente il cavalo è caratterizzato da assunzioni che a livello ideale prevvederebbero da 8 a 10
periodi di alimentazione al giorno, impensabile in un normale allevamento. La situazione ideale è il pascolo;
il cavallo rovina la cotica, in quanto tendono a compattarlo maggiormente rispetto al bovino. Laddove ci
sono pascoli misti, primi si mettono i bovini i quali calpestano meno e lasciano una certa altezza la cotica, e
successivamente i cavalli che si alimentano per mezzo della prensione con le labbra (in particole labro
superiore), radono quello che resta del pascolo. Normalmente il cavallo rimane 15 ore al pascolo.
Un’ulteriore caratteristica alimentare equina è l’intensa masticazione che è più fine dei carnivori e dei
ruminanti, utilizzano maggiormente la mascella, presentano entrambe le arcate dentali e perché hanno
un’efficienza digestiva inferiore per gli amidi e le proteine quindi deve aumentare la superficie d’attacco. Il
cavallo non soffre di acidità gastrica perché l’intensa masticazione provvede un’alta produzione di saliva (da
100-150 g a 5-8 kg/ora per un totale da 10 a 50l/d;costituita principalmente da carbonati e bicarbonati) che
tampona il pH (7,4-7,6 da parte delle ghiandole salivari e in particolare il 70% dalla parotide), anche perché
i prodotti acidi somministrati ai cavalli sono inferiori.

Transito
Esofago
10-20sec
Stomaco
5-6h (2/3 rimane per 1h mentre 1/3 per 5-6h)
Tenue
3-5h
Crasso
30h (di cui 5h nel cieco)
Normalmente l’alimentazione di cavalli prevede la presenza del fieno fino al mattino, in modo che l’animale
possa alimentari, e successivamente una prima somministrazione di concentrato; in questo modo la parte di
svuotamento interessa principalmente il fieno e quindi la parte meno nobile, mentre il concentrato può
permanere per tempi più lunghi e quindi subire un’azione enzimatica più accurata e lunga. La seconda
somministrazione di fieno può avvenire nel pomeriggio , e poi una seconda somministrazione concentrata
(in totale 3 pasti). Mediamente un fieno di graminacea ha dei tempi di transito più lenti della medica.

Digestione gastrica
Complessivamente la digestione gastrica è sommaria, anche se fa seguito a una fine triturazione (stomaco
piccolo). Dei 50-70 l di volume di deglutizione giornaliero, saliva compresa, solo gli ultimi 15-20 subiscono
un’efficace azione gastrica, i quail rappresentano la parte terminale. Il pH stomaco ha valore massimo pari a
4 dopo 8 ore dal pasto; questo lento abbassamento del pH permette la proliferazione di lattobacilli e
streptococchi che liberano gas in presenza di glucidi facilmente fermentescibili, possibili indigestioni e
coliche gastriche gassose (meterorismo). L’azione della pepsina può risultare fortemente limitata (l’idrolisi

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delle proteine inizia con tempo di permanenza elevato). Dal punto di vista pratico, una regola è quella di
cercare di evitare di somministrare come primo alimento il mangime, proprio per la possibile caduta del pH
e quindi le conseguenti coliche gastriche; al mattino inoltre, bisogna evitare di somministrare i foraggi
freschi , in quanto contengono glucidi facilmente fermentascibili. Di norma tra il fieno e il concentrato si
aspetta 1h. Quando l’azione pepsinica è avviata allora diventa importante la somministrazione dei
concentrati. A livello gastrico, il pH a 1h dopo il pasto , ancora può essere subneutro, e arriva a 4 dopo 8 ore.
La somministrazione frazionata diventa importante per limitare e ridurre il transito avendo una maggior
attività digestiva.

Digestione nel tenue


La digestione è molto breve (5-6 ore), ma intensa e di tipo enzimatica, per questi motivi si tratta di una
digestione abbastanza approssimativa, non accurata, e in un’ultima analisi, quell’azione di rallentamento che
producono il cieco prima e il colon successivamente, sono atti a favorire un’ulteriore utilizzazione delle parti
strutturali dei vegetali, in modo particolare la fibra, costituita da cellulosa, pectine, emicellulosa e parti
solubili, a carico della quale i microrganismi producono o utilizzano per produrre acidi grassi volatili(uno
dei grossi sprechi nel cavallo rispetto ai ruminanti in quanto parte delle attività fermentative avvengono nel
tratto finale del digerente sono quelle a carico dei costituenti azotati o proteici, perchè l’ammoniaca che si
libera dall’azione enzimatica, e quindi la sintesi proteina microbica, non è utilizzabile, mentre gli AGV
passano le pareti del cieco e del colon diventando fonti di energia e la proteina viene persa per il cavallo).
La digestione nel tenue è incompleta per alcuni elementi, nei confronti dei grassi è standard; la digestione
dei grassi è a carico delle secrezioni biliari (sali biliari che emulsionano i grassi aumentando la superficie
d’attacco per i pancreatici) e pancreatica stimolate durante il pasto con produzioni di 4-6 e 7l/d, presentando
inoltre una buona attività sia lipasica che tripsinica. Il cavallo presenta una ridotta attività -amilasica
(limitata digestione dell’amido crudo, per questo le forme di amido crudo sono tollerati nel cavallo solo per
pochi casi cioè per l’avena o biada e il mais, altre forme di amido crudo sono particolarmente indigeste
comportando degli effetti deleteri in termini di coliche. L’orzo, per esempio viene utilizzato come forma
fioccata e non integrale; la fioccatura viene fatta a caldo e prevede lo schiacciamento del’espansione
dell’amido gelatinizzandolo. Il frumento non è adatto per tipologia non viene utilizzato); i concentrati
amilacei ingeriti in grosse quantità o troppo avidamente rischiano di essere parzialmente digeriti. Il succo
intestinale contiene maltasi (il maltosio è costituito da piccole basi di glucosio), saccarasi, gluco-amilasi
(difficoltà a digerire amido crudo), il processo di cottura-estrusione dei cereali, migliora il valore energetico
del 10-15% (perché migliora la digeribilità), il succo intestinale contiene anche la lattasi (la sua attività è
massima nel puledro ma poi diminuisce fino ad esaurirsi a circa 3 anni di età). Il succo intestinale contiene
inoltre proteasi e peptidasi. Complessivamente anche la parte proteica subisce una digestione parziale, ma
non tanto per inefficienza digestiva, ma per il transito veloce; solo 2/3 delle proteine alimentari vengono
digerite(somministrare proteina di elevato VB durante la lattazione e l’accrescimento; l’aa limitante
primario è la lisina presente nella soja e nella medica). Altra caratteristica dei cavalli, rispetto ai ruminanti è
che possono tollerare alte concentrazioni di lipidi grezzi nella dieta che possono arrivare oltre il 6% (fino al
15-20%), ponendo attenzione al contenuto di acidi grassi insaturi per gli effetti negativi sulla qualità del

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grasso negli animali da carne. Nei trottatori si utilizza olio di semi pre grassare (300-400ml/d) la dieta
utilizzandolo come carburante, mentre per gli endurance la % è 8, concentrando l’energia nella dieta. La
grassatura tuttavia rende friabile e facilmente ossidabile il mangime. I carboidrati più semplici vengono
digeriti facilmente (70-95%); l’amido ha una digeribilità variabile (70-90%) in funzione della fonte (mais,
orzo, avena, manioca> frumento e patate crude), del trattamento fisico e della modalità di somministrazione.

Digestione nel crasso


Nel grosso intestino (cieco e grande colon) si verificano, oltre ad alcune residue attività enzimatiche,
importanti processi fermentative. La popolazione microbica cieco-colica consiste principalmente in batteri
(7 x 109 m.o./g) Streptococcus, Bacteroides e Lactobacillus (pochi protozoi); questi vengono classificati
sulla base del substrato in cellulosolitici, amilolitici e proteolitici. Le condizioni ambientali che favoriscono
la presenza e l’attività della microflora sono: temperatura; peristalsi e rimescolamento ; rallentamento della
velocità di transito; condizioni di anaerobiosi (40-45% anaerobiosi stretta); valori favorevoli di pH (6,8-7);
substrato ampio e rinnovato abbastanza frequentemente. La popolazione del cieco e del grosso colon è sia
quantitativamente che qualitativamente più costante di quella del rumine. L’importanza delle fermentazioni
cieco-coliche sembra essere inferiore a quelle dei ruminanti. Il beneficio che trae l’ospite sembra limitato ai
soli AGV prodotti da attività fermentative a carico dei componenti della fibra.
I contributi azotati (sintesi proteica) e vitaminici (vit. gruppo B) sembrano essere più modesti.
Fermentazioni a carico dei glucidi degradati e trasformati in AGV (50-100 e 25 mmol/l nel cieco e e nel
colon rispettivamente); nel cavallo siamo 70 C2 30 C3. Gli AGV prodotti in ordine di importanza sono: ac.
acetico, ac. propionico, ac. butirrico, e altri (ac. isobutirrico, ac. lattico, ac. valerico e ac. isovalerico <1-2%
del totale).
All’aumento dei concentrati, aumenta la quantità totale di AGV, diminuisce il rapporto C2/C3; le produzioni
massime di AGV a 6-8 ore dal pasto. Una dieta a base fieno (graminacee o leguminose) presenta: C2 = 70-
75%, C3 = 18-23%, C4 = 5-7%; gli AGV coprono il 25-30% dei fabbisogni energetici (fino al 50% con
regimi ricchi di fibra). I valori ottimali di fibra grezza nel cavallo sono del: 15-18% (min. 10% quindi il 70%
di fieno nella dieta è l’ideale), tuttavia eccessi di fibra (grossolana quindi lignificata per esempio paglia)
provocano l’insorgenza di stasi o coliche intestinali, al contrario carenze di fibra (eccesso di glucidi
fermentescibili) possono dare coliche gassose. Il 30% dell’azoto digeribile raggiunge l’intestino crasso;
l’azoto viene attaccato dalla flora microbica e degradato ad aminoacidi prima e ammoniaca (N-NH3 è
utilizzato per le sintesi) proteiche (2,5 e 0,81 mg/g s.s./h nel cieco e nel colon dorsale destro).
La proteina microbica viene assorbita nel cavallo in piccole quantità. Carenza di alcuni aa essenziali (lisina
in particolare). Con infusioni intra-ciecali di panelli di lino o soia, limitate variazioni del bilancio azotato
rispetto agli apporti per os e forti aumenti di ammoniemia.
L’eccesso proteico può essere nocivo perchè produce grandi quantità di NH3 alivello del cieco e del colon,
che passano nel sangue, sovracaricando gli emuntori (forme epatiche e renali). In presenza di diete con gravi
carenze proteiche e con foraggi grossolani si può somministrazione NPN (rispetto al bovino, minor
utilizzazione dell’urea, anche se minor sensibilità a intossicazioni).

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L’Urea è rapidamente assorbita prima di raggiungere l’intestino crasso, idrolizzata e ri-sintetizzata nel
fegato. Il trasferimento per diffusione dal sangue all’intestino può assicurare un certo apporto di NH3 nel
cieco-colon. Il cavallo riunisce i vantaggi di una digestione sia enzimatica (tipica dei monogastrici) che
microbica (ruminanti): la digestione enzimatica permette di ottenere il miglior rendimento dai glucidi, dai
lipidi, dalle proteine e dalle vitamine forniti con la razione, mentre le fermentazioni microbiche offrono la
possibilità di trarre vantaggio dagli alimenti fibrosi e da un forte riciclo dell’azoto, anche se quest’ultimo
non permette l’apporto di a.a. indispensabili, che devono essere forniti con la dieta. Per questa ragione il
cavallo è animale in grado di adattarsi molto bene a diversi regimi alimentari.

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76. Patologie di origine alimentare nella digestione del cavallo


Disturbi di origine digestive porta alle sindromi (insieme di sintomi in concomitanza di vari fattori)coliche
che possono essere distinte in:
a. Coliche da ostruzione o indigestione; (più frequente e può essere mortale)
b. Coliche da dismicrobismo (alterazione della normale flora fermentante).
c*. Coliche gastriche (associabili a riduzione della motilità gastrica con basso sviluppo del pH e lattobacilli)
in realtà fanno parte delle seconde. A entrambi i tipi di coliche possono poi associarsi alcune importanti
complicazioni quali: diarree, problemi epatici, infiammazione dei tessuti del piede (laminite).
Il crasso o le prime due parti del colon, comunque dove avvengono le fermentazioni sono ventrali mentre
dove quelle in cui il transito è più veloce sono dorsali, le quali si scavalcano provocando una torsione, con
successive necrosi e poi morte. Le cause delle sindromi coliche sono riconducibili fondamentalmente a:
imbarazzi meccanici per eccessiva grossolanità dei foraggi (a l’associazione antibiotic ache riduce la
peristalsi e il continuo uso di foraggi può portare a colica) e dismicrobismi intestinali legati a eccessi di
glucidi fermentescibili (nel crasso) o sostanze azotate degradabili oppure erroneo impiego di antibiotici.
Normalmente l’animale gira la testa, tende ad alzare gli arti posteriori, a guardarsi il fianco, rotolarsi a terra,
tachicrdia, tachipnea e sudorazione abbondante e febbre.

Coliche da ostruzione e indigestione


Sono patologie di origine alimentare che possono essere dovute all’impiego di alimenti troppo grossolani in
associazione ad una cattiva masticazione (tipiche degli animali anziani, con l’alimentazione non pareggia I
denti e la fibra poco masticata arriva nel cieco e colon fino ad ostruire) da parte dell’animale anche associata
all’eccessiva voluminosità della razione. Anche la carenza di fibra lunga può essere causa di coliche da
ostruzione, indirettamente nel senso che la carenza di fibra comporta stasi del contenuto digestivo nel cieco.
È una forma lieve di colica, e spesso si associa con il cambio di stagione, con l’amento della temperatura
corporea; l’animale tende a produrre palline di feci (feci caprine). Si cura con l’olio di vasellina associata ad
una polvere a base di rabarbaro (1l di olio con 5 l d’acqua) somministrata utilizzando una canna fatta passare
nella narice (si aspetta la deglutizione), si scende nell’esofago, si aspetta un’ulteriore deglutizione., fino ad
arrivare nell’intestino. Successivamente si fa una flebo nella giugolare.

Coliche da dismicrobismo (più pericolose)


Dismicrobismo da eccesso di glucidi fermentescibili
Un eccesso di glucidi facilmente fermentescibili può essere causa di coliche sia gastriche che intestinali. La
somministrazione di acqua fredda dopo un’attività sportive può bloccare lo stomaco. Le coliche gastriche
sono legate sia all’eccesso di zuccheri solubili assunti molto rapidamente ma anche alla eccessiva presenza
di amidi cotti a forte potere di imbibizione, che possono parimenti determinare dilatazioni gastriche
responsabili di rallentamento del processo digestivo. Le coliche intestinali: legate principalmente ad una
quota eccessiva di amido che sfugge alla digestione intestinale e ad un eccesso di fermentazioni
nell’intestino crasso. Una forte riduzione del pH e comparsa di quote significative di acido lattico che

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produce atonia gastrica e quindi stasi alimentare. A questo si associano in un secondo tempo congestioni
infiammatorie dei tessuti podali (cercine coronario).
Dismicrobismo da eccessi azotati
È la conseguenza dell’eccessivo catabolismo azotato con eccessiva liberazione di NH3 e ammine ad azione
sia spasmica che congestionante. Più che a tale azione diretta sulla motilità, l’effetto di un eccesso di
catabolismo azotato si ripercuote oltre che sull’alterazione della popolazione microbica cieco-colica anche a
livello del fegato, dove compaiono sindromi epatiche che comportano ulteriori disturbi digestivi.

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77. Digeribilità degli alimenti nella nutrizione del cavallo


La digeribilità si colloca all’interno della valutazione nutrizionale degli alimenti per i cavalli, ed è
propedeutica allo studio degli alimenti. L’energia lorda si può calcolare anche dalla base della composizione
chimica degli alimenti conoscendo il contenuto di proteine, di lipidi grezzi e di carboidrati; esistono altresì
dei metodi di stima diretti e prevedono l’uso della bomba calorimetrica. L’energia assunta dagli alimenti
viene in parte utilizzata dall’animale e in parte persa nel corso dei processi fisiologici, nella digestione e nel
metabolismo. La parte più importante che riguarda queste perdite, è la perdita di energia sottoforma di feci.
La differenza delle due darà l’energia digeribile. Alcuni considerano il cavallo un ruminante al contrario; il
cavallo ha lo stomaco ghiandolare, l’intestino e cieco e colon dove avvengono le fermentazioni. Per
digeribilità si intende la quota di SS, SO, PG (o qualsiasi altro principio nutritivo) che viene digerita e
assorbita nel tubo digerente dell’animale per effetto di attività meccaniche (masticazione), enzimatiche e
microbiche(Digeribilità=Ingesta I – Escreta E). Quando utilizziamo la formula per calcolare il coefficiente
di digeribilità, in realtà otteniamo una digeribilità apparente, in quanto nelle escreta non troviamo solo dei
residui che provengono dall’alimento ma anche degli enzimi che attraversano il tubo digerente, spoglie
batteriche, desquamazioni degli epiteli, parti che in realtà dovrebbero esser sottratte all’E. questa quota da
sottrarre rappresenta la quota endogena.
Coeff. Di digeribilità reale (%). Tra i metodi di stima della digeribilità forse quello primario è rappresentato
da quello in vivo, che funge da riferimento, distinguendosi in diretto (raccolta totale delle feci) o indiretto
(uso dei marcatori). I metodi in vitro (incubazioni enzimatiche, incubazioni enzimatiche e/o con inoculi
batterici prelevati dal cieco o dalle feci), in situ (digeribilità ciecale con la fistole, viene utilizzata una parte
dell’animale) e composizioni di stima (sulla base della composizione chimica con metodi tradizionali o
NIRs) sono secondari. I metodi in vitro, tuttavia, permettono un confronto tra diversi laboratori. La stima
della digeribilità in vivo con metodo diretto si basa sulla stima del bilancio ingesta-escreta utilizzando dei
protocolli ben definiti: gli animali devono essere in numero sufficiente (almeno 5-6), gli animali devono
essere tenuti per un certo periodo con una dieta di adattamento (1-2 settimane) mentre la fase sperimentale
cioè la raccolta delle feci (almeno 5 giorni). Sulla base dei dati raccolti dalle feci e dagli alimenti verrà poi
calcolata la digeribilità. È importantissimo definire altresì il livello nutritivo della dieta, cioè il rapporto tra
l’energia assunta dall’animale con la dieta e l’energia che serve per il fabbisogno di mantenimento (se ad
esempio consideriamo il livello nutritivo pari a 1 vuol dire che l’animale assume una quantità di energia pari
a quella che gli serve per il mantenimento). Di solito le prove di digeribilità sui cavalli, vengono effettuate
considerando come livello nutritivo il mantenimento. La raccolta delle feci, utilizzando apparecchi installati
sugli animali, non sono inquinate dalla lettiera, permettendo all’animale di pascolare (sistema australiano). È
importante la raccolta totale, in quanto, dovranno essere miscelate completamente per utilizzarle come
campione unico. Potendo poi raccogliere anche le urine, è possibile calcolare il bilancio dell’azoto e
successivamente il valore biologico della proteina assunta dall’animale stesso. L’impiego dei marcatori è un
metodo indiretto di stima della digeribilità in vivo, utilizzando come marcatori quelli endogeni (sono
all’interno dell’alimento, assunti dall’animale attraversano il tubo digerente senza subire alcun tipo di
digestione) ed esogeni (aggiunti; alcani, ossido di cromo, ossido di titanio). I marcatori devono passare

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inalterati il tratto digerente, non devono essere tossici per l’animale, devono seguire il transito del digesta
(solido/liquido) e devono essere facilmente misuraili.
AIA (ceneri acido insolubili) e ADL (lignina acido detergente) rappresentano due marcatori endogeni (Van
Soest); la digeribilità in questo caso viene calcolata facendo la concentrazione del marcatore nelle feci – la
concentrazione del marcatore nell’ingesta / conc marcatore feci x 100, questo perché la concentrazione del
marcatore delle feci è più alto. I metodi endogeni sono vantaggiosi in quanto non è previsto l’inserimento
del marcatore nella dieta; sono svantaggiosi in quanto non tutta la quantità di lignina e ceneri insolubili, è
effettivamente indigeribile (una parte di lignina può essere digerita). Il metodo in vitro riproduce quello che
accade nell’animale in laboratorio. Martin Rosset ricavò la dSO partendo da dati di laboratorio utilizzando
alcune equazioni. Un’altra stima prevede l’uso della pepsina e , al posto di un altro enzima, l’incubazione
nel contenuto del cieco ottenendo risultati assai bassi per la fibra, bassi per la sostanza organica questo
perché dipende da molti fattori. Un’ulteriore tecnica per la stima è l’utilizzo di incubatori Daisy con feci
equine utilizzando dei sacchetti con all’interno l’alimento.
Martin Rosset utilizzando alcuni parametri è riuscito a stimare la digeribilità e precisamente quelli che
entrano nella retta di regressione sono la proteina, la lignina e l’NDF.

Ulteriore tecnica stimare la digeribilità è rappresentata dal NIRs (spettroscopia a riflettanza nel vicino
infrarosso) il quale prevede che venga preso un alimento, lo si fa attraversare da un raggio con una
determinata lunghezza d’onda ottenendo uno spettro (è molto veloce, molto precisa).
L’aspetto che fa modificare la digeribilità di un fieno di medica è lo stadio vegetativo; la medica dovrebbe
essere raccolta a inizio fioritura per avere un buon rapporto tra massa e qualità. In genere il fieno diminuisce
di digeribilità all’aumentare della maturità (il rapporto foglie/ steli è importante quanto il colore).
Nei fieni controllare anche le ceneri in cartellino.
I fattori che influenzano la digeribilità sono legati all’animale (razza/mole, categoria/ attività fisica, età,
sesso, stato fisiologico), all’alimento (quantità e qualità nutrienti, quantità e qualità di fibra e forma fisica
degli alimenti) e alla modalità di somministrazione (intake, abitudini alimentari, numero pasti e ordine di
somministrazione). Nei cartellini non viene indicato il valore di NDF, per legge i produttori devono scrivere
nel cartellino solo la fibra grezza. Se i cavalli non hanno problemi respiratori allora si somministrano fieni
lunghi. Per una cavalla gravida la qualità deve essere elevata e appetibile in quanto ingerisce meno a causa
dell’ingombro del feto. Quando si fanno delle modificazione nell’alimentazione, è consigliabile farlo
gradualmente, quindi per esempio se dobbiamo cambiare medica , lo si magari mescolando i due tipi di
medica fino al 100% di sostituzione 3 giorni dopo. Il silo mais ha un determinato pH (3,8-4) e può dare
alcuni problemi in quanto non viene diluito con altri alimenti in un contenitore grande come il rumine dei
bovini.

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78. Sistemi di valutazione dell’energia utilizzati nei cavalli


I sistemi attualmente in grado di valutare il contenuto energetico degli alimenti destinati ai cavalli e i
fabbisogni sono:
1. Sistema NRC americano, che esprime la quantità di energia digeribile (ED) contenuta nell’alimento
Unità di misura: Mcal o MJ)
Attenzione 1 cal. = 4.184 J -> 1 J = 0.239 cal.
2.Sistema INRA francese, che esprime la quota di energia netta (EN) contenuta nell’alimento. Unità di
misura: Unità Foraggiere Cavallo: UFC (utilizzando l’orzo come riferimento: 1kg di ss= 2250 Kcal di EN)

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79. Sistemi di valutazione dell’energia utilizzati nei cavalli: NRC


È un metodo basato sull’energia digeribile (EL-Energia Fecale).Il rendimento di ED in EM si aggira su
valori abbastanza costanti e compresi tra 87 e 90% 2. L’uso dell’EN è sicuramente più preciso per
identificare l’effettivo fabbisogno energetico degli animali, ma comporta molte assunzioni circa l’efficienza
di utilizzazione e, soprattutto, le perdite energetiche in forma di calore. Per questo motivo è molto più
complicato arrivare all’EN che all’ED e i vantaggi nell’uso dell’EN non è così imponente rispetto all’ED. Le
perdite energetiche possono essere molto variabili e non tutte perfettamente documentabili: le perdite per
processo di masticazione possono ammontare all’1-28% dell’EM e possono essere attribuite sia ad a
digestione che ad attività volontaria mentre le perdite di fermentazione possono dipendere dal substrato e
dalla dieta.
NRC 1989 (Fonnesbeck) ED in Mcal/Kg ss
Foraggi secchi e grossolani, pascolo, foraggi verdi:
Alimenti concentrati energetici e proteici:

Il limite di questa equazione è la limitata capacità di previsione della ED in alimenti ricchi di fibra e grassi,
inoltre non sempre fornisce quindi buoni risultati.

Pagan (1998) ED in Kcal/kg ss

dove : Emicell= %ADF-%NDF


NSC=100-%NDF-%Grassi-%Ceneri-%PG

È molto simile come risultati all’equazione NRC. Anche questo sistema non funziona molto bene con
alimenti ricchi di fibra e grassi, ma viene suggerito un aumento di ED in misura pari a 0.044 Mcal/kg
alimento per ogni 1% in più di grassi oltre il 5%; per esempio se abbiamo il 10% di grassi ed ED iniziale di
2.77 allora avrò:
ED=2.77+(0.044x(10-5))=2.99

Zeyner e Kienzle (2002) ED in MJ/kg ss (dividere il risultato finale per 4.184 o moltiplicare per 0.239)
ED=-3.6+0.211x(%PG)+0.421x(%EE)+0.015x(%FG)+0.189x(%EI)
Molto valida per alimenti con seguenti range di composizione chimica:
5.7-34.7 %PG 1.6-7.9 %EE 4.2-34.7 %FG 33.8-69.8 %EI

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Il vero vantaggio di questa equazione è la possibilità di stimare meglio della NRC l’ED di alimenti ricchi di
grassi; il limite è che usa componenti chimici non sempre disponibili negli attuali data-base alimentari.

È stato creato il metodo sull’ED per creare un’alternativa al sistema Francese che usa l’EN ma anche un
alimento di riferimento che non necessariamente può essere accettato in tutti i paesi (orzo); mancano precisi
valori di EN per molti alimenti e per tutte le categorie di cavalli
inoltre non sono considerate le differenti efficienze di rendimento energetico che uno stesso alimento può
avere in diete diverse o in differenti categorie di cavalli.

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80. Sistemi di valutazione dell’energia utilizzati nei cavalli: INRA

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La stima del contenuto di UFC dei foraggi conservati può essere calcolata dalle tabelle degli alimenti INRA,
dalla composizione chimica, dalla digeribilità della SO (stimata dalla composizione chimica di foraggi,
mediante un metodo pepsina-cellulasi (digeribilità in vitro), mediante lettura al vicino infrarosso NIRs) e dal
contenuto di energia digeribile.

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81. Equazioni di previsione del valore di UFC per i fieni


nell'allevamento equino

La FG rappresenta la fibra grezza, che nei cartellini è indicata come cellulosa grezza (fibra Mendel), mentre
la PG o proteina grezza (metodo Kendall Ntotale x 6.25), mentre l’NDF rappresenta tutto tolto il contenuto
cellulare (amido + carboidrati solubili in acqua). Più i punti sono vicino allo zero e più veritieri sono i
risultati. Più bassa è la deviazione standard residua RSD e più rende l’equazione tra stimato e reale veritiero,
mentre maggiore è R e più rende buona l’equazione di previsione.

con FG, PG espressi in kg/kg ss

con FG, PG, CC espressi in kg/kg ss


In questo secondo caso è l’EN quindi dividerò per 2250 per ottenere UFC
L’accuratezza delle equazioni di previsione è aumentata enormemente se è noto anche il contenuto di SOD
(sostanza organica digeribile) dei foraggi: UFC =f(CC,SOD) con RSD=0.012 e R2=0.988 . La validità di
questa equazione di previsione è stata testata negli 11 foraggi supplementari e le differente tra valore stimato
e calcolato di UFC furono pari a =-0.0070.004 UFC/kg ss.

Con CC e SOD espressi in kg/kg ss

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82. Equazioni di previsione del valore di UFC per i concentrati


nell'allevamento equino

(UFC/kg ss)
RSD 0.060 R2=0.931

(UFC/kg ss)
RSD 0.041 R2=0.967

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83. Equazioni di previsione del valore di UFC per le miscele


concentrate nell'allevamento equino
Le equazioni di predizione sono state ottenute dai valori tabellari di UFC e dalla composizione chimica di 22
materie prime (cereali, sottoprodotti, medica disidratata, polpe bietola, farine oleose, etc.) definite sulla base
della loro presenza media in molte miscele concentrate.
La composizione chimica e le UFC sono state espresse in kg per kg di sostanza organica (SO) poiché il
contenuto di ceneri delle miscele può essere molto variabile:

(espressi in kg/kg di SO)

Il metodo NRC produce in genere una sovrastima del valore energetico degli alimenti, con particolare
riguardo ai fieni o alimenti fibrosi, dato che non considera le perdite dovute ai processi fermentative. Il
metodo INRA presenta una limitata accuratezza nella stima della digeribilità alimenti, gli alimenti possono
essere comparati in termini di “valore di sostituzione” e le UFC di alimenti “poco usuali” possono essere
ottenute da quelle relative agli stessi alimenti impiegati nei ruminanti o nei suini. Ha inoltre il vantaggio di
fornire un sistema di calcolo diretto per le miscele commerciali (anche se con un certo margine di errore).

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84. Sistemi proteici utilizzati per alimenti per cavalli


I sistemi attualmente in grado di valutare il contenuto proteico degli alimenti destinati ai cavalli sono:
• Americano dell’NRC, che esprime la proteina come PG (proteina grezza), inoltre considerano la lisina
• Francese dell’INRA, che calcola le sostanze azotate digeribili e le corregge per un coefficiente (k) che
tiene conto della quota di sostanze azotate che non forniscono aminoacidi (SADC o MADC). Il SADC o
MADC esprime quindi la quantità di aminoacidi realmente assorbiti a livello di intestino tenue (e in minima
parte dal grosso intestino) nel cavallo->Proteina digeribile (PD)

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Il sistema NRC non tiene conto dell’N presente in forma non proteica che quindi non può essere utilizzato
dall’animale per i propri fabbisogni.

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Il sistema francese appare concettualmente più valido ma si basa su molte assunzioni relative in particolare
alla digeribilità della proteina (molto variabile nei foraggi in quanto il sito può essere diverso).

Le avene sono distinte sul peso specifico da parte della quantità di amido; nei paesi con scirocco diminuisce
la quantità di amido sia per il frumento che per l’avena (gialla, rossa, nera)
Se l’animale non necessita di energia il pellet ha crusca e cruscami, al contrario meno cruscami e più
energetici.
Il pastone è fatto con semi di lino. Il lino è una pianta tessile utilizzato per i filati e il sottoprodotto è un
seme contenete una gran quantità di oli vegetali, quando vengono cotti in soluzione acquosa creano un

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pastone, cioè una sorte di mutala, perciò lassativo. Questo sottoprodotto provoca il completo svuotamento
del tubo digerente prevenendo le coliche (generalmente fatto 2-3 alla settimana). L’animale con la colica è
una problematica che può portare alla morte.
La quantità di aglio utilizzato per i vermi è troppo poca quindi rappresenta maggiormente una polverina
magica.
La biada rappresenta la cariosside dell’avena e viene somministrata integrale, mentre l’orzo e il mais
vengono fioccati.

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85. Fabbisogni nutrizionali del cavallo: mantenimento NRC


Sono considerati 3 diversi livelli di fabbisogni di mantenimento (minimo, medio, alto) in relazione alle
caratteristiche dei cavalli:
-sedentari, tenuti in ambienti confinati (limitata attività fisica) o docili come temperamento: Fm (ED,
Mcal/d)= 0.0303 x PV
-moderata attività fisica in ambienti aperti, fattrici: Fm (ED, Mcal/d)= 0.0333 x PV
-elevata attività fisica, con temperamento nervoso: Fm (ED, Mcal/d)= 0.0363 x PV

Per stalloni in attività riproduttiva si aumenta del 20% i fabbisogni di mantenimento:


Fm (ED, Mcal/d)= (0.0363 x PV)x1.2

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86. Fabbisogni nutrizionali del cavallo: mantenimento INRA


DA TIRO A RIPOSO

ALTRE TIPOLOGIE

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87. Fabbisogni nutrizionali del cavallo: attività fisica NRC

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88. Fabbisogni nutrizionali del cavallo: attività fisica INRA

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89. Fabbisogni nutrizionali del cavallo: gravidanza NRC


A partire dal 5°mese:
Fg (ED, Mcal/d) = (0.0333 x PV) + (0.0333 x 2 x (MF + MPU)) + (0.03 x AF x 9.4) + (0.2 x AF x 5.6) / 0.6
dove:
-PV = peso della fattrice
-MF = massa fetale = (0.0000001 x (giorni di gestazione^3.5512)) x 0.01 x PN
-PN = peso alla nascita = 0.097 x peso adulto
-MPU = massa placenta + utero = (-0.0135 + (0.00009 x giorni di gestazione) ) x PV
-AF = accrescimento fetale = 0.00000035512 x (giorni di gestazione^2.5512)) x 0.01 x PN + 0.00009 x PV
Es. Fattrice del peso di 500 kg al 9° mese di gestazione Fg =19.2 Mcal/d (9°mese)

Nella pratica a partire dall’ultimo terzo della gestazione:


9°mese Fg = 1.15 x Fm
10°mese Fg = 1.21 x Fm
11°mese Fg = 1.28 x Fm

Più precisamente l’NRC propone una equazione di stima (piuttosto complessa) che calcola il Fg a partire dal
5°mese di gestazione sul la base del peso della fattrice, del feto, dell’utero e della placenta, della crescita del
feto e del peso alla nascita .

Genetica e allevamento degli equini Pagina 117 di 123


Denis Squizzato Sezione Appunti

90. Fabbisogni nutrizionali del cavallo: gravidanza INRA


A partire dall’ultimo terzo della gestazione: Da Fg (kcal/d) = 152 x PV (qli) 8°mese a
Fg (kcal/d) = 467 x PV (qli) 11°mese
Es. Fattrice del peso di 500 kg Fg = 760 Kcal/d (8°mese) Fg =2335 Kcal/d (11°mese)

Genetica e allevamento degli equini Pagina 118 di 123


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91. Fabbisogni nutrizionali del cavallo: lattazione NRC


La lattazione dura da 6 a 7 mesi; la quantità di latte prodotta è difficile da stimare e molto variabile (da 10 a
30 kg/d). Il picco di lattazione è tra il 1°ed il 3°mese (10% ca. in più rispetto alla produzione all’esordio di
lattazione). In rapporto al peso la produzione lattea è
di circa 2-3.5 kg/100 kg di peso vivo sia in razze pesanti che da sella.

Se PV < 700 kg Fl = (0.0363 x PV) + (Prod.Latte x 10 x 50)/ (1000 x 0.6)


Se PV > 700 kg Fl = (0.0333 x PV) + (Prod.Latte x 10 x 50)/ (1000 x 0.6)
dove la Prod.Latte è espressa in kg/d
Es. Fattrice del peso di 500 kg Fm = 18.2 Mcal/d di ED Fl =31.7 Mcal/d (1° mese = 16.3 kg/d latte) Fl =27.2
7Mcal/d (6° mese = 10.9 kg/d latte)

Genetica e allevamento degli equini Pagina 119 di 123


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92. Fabbisogni nutrizionali del cavallo: lattazione INRA


Contenuto energetico medio del latte:
- 575 kcal/kg primi 15 giorni;
- 550 kcal/kg secondi 15 giorni;
- 525 kcal/kg 2°mese di lattazione;
- 500 kcal/kg da 3°a 7°mese.
Contenuto energetico medio del latte:
- 0.31 UFC nel 1°mese di lattazione
- 0.27 UFC nel 2°e 3°mese di lattazione
- 0.26 UFC oltre il 4°mese di lattazione
Es. Fattrice del peso di 500 kg Fm = 4.02 UFC Fl = 6.2 UFC (20 kg di latte, 1° mese di lattazione) Fl =2.6
UFC (10 kg di latte, oltre il 4° mese di lattazione)

Genetica e allevamento degli equini Pagina 120 di 123


Denis Squizzato Sezione Appunti

93. Fabbisogni nutrizionali del cavallo: accrescimento NRC


Il puledro cresce e si sviluppa rapidamente fino ad 1 anno di età. A 7 mesi di età il puledro ha raggiunto un
peso pari a 5 volte quello della nascita ed una altezza al garrese pari
a circa l’80% del valore da adulto. Ad 1 anno di età il puledro raggiunge il 70% del peso
vivo adulto e il 90% dell’altezza al garrese.

Fa = ((56.5 x (età-0.145))/1000) X PV + (1.99 + 1.21 x età - 0.021 x età2) x Accrescimento

dove età = età in mesi


accrescimento = accrescimento medio giornaliero in kg/d)
Es. Puledro di 67 kg di 4 mesi con un accrescimento di 0.34 kg/d Fa = 5.3 Mcal/d di ED Es. Puledro di 128
kg di 12 mesi con un accrescimento di 0.18 kg/d Fa = 7.5 Mcal/d di ED

Genetica e allevamento degli equini Pagina 121 di 123


Denis Squizzato Sezione Appunti

94. Fabbisogni nutrizionali del cavallo: esercizio per la


composizione delle miscele
La proteina, fibra e CC devono essere espressi in kg/kg ss.
Se aumentiamo i sottoprodotti aumentano le ceneri nelle miscele (kg/kg SO)

a)Fieno p.s

UFC= 0.825-1.09 x FG + 0.555 x PG


FG e PG /100 e si utilizza quel dato
UFC= 0.825 -1.09 x (32.85/100) + 0.555 x (8.55/100) = 0.5144 kg

PD= -27.57 + 0.8441 x PG


Poichè l’unità di misura della PD è g/kg ss la PG x 10 quindi
PD= (-27.57 + 0.8441 x 85.5) x 0.85 = 37.91 g/kg ss quindi 3.791 % sulla ss
Ho moltiplicato x 0.85 perché si tratta di un fieno (questo vale solo per i foraggi)

DE= 4.22 -0.11 x (%ADF) + 0.0332 x (%PG) + 0.00112 x (ADF)2


DE= 4.22 – 0.11 x 42.89 + 0.0332 x 8.55 + 0.00112 x (42.89)2 = 1.846
DE Zeiner= -3.6 + 0.211 x (%PG) + 0.421 x (%EE) + 0.015 x (%FG) + 0.189 x (%EI)
EI o CC è dato e in questo caso è 5.68% quindi 0.0568 = 0.52

b)Avena

UFC=0.131 -0.628 x FG – 0.282 x PG + 1.34 x SO


SO= 100-Ceneri = 100 – 2.69= 97.31 x dSO = 97.31 x 0.73 = 71.03 %SO/ss divido poi per 100 e ottengo
0.71
UFC=0.131 -0.628 x (12.61/100) – 0.282 x (9.97/100) + 1.34 x 0.71 = 0.975

PD= -4.94 + 0.8533 x PG


PD= -4.94 + 0.8533 x (9.97 x 10)=80.1 = 8.01 %

DE= 4.07 – 0.055 x (%ADF)


DE= 4.07 – 0.055 x (18.95) = 3.02 Mcal/kg ss

c)Miscela cereali + pellet

SO = 100 – Ceneri

Genetica e allevamento degli equini Pagina 122 di 123


Denis Squizzato Sezione Appunti
SO = 100 – 5.61 = 94.39

UFC = 1.173 – 1.605 x FG + 0.051 x PG + 0.215 x Amido


UFC = 1.173 – 1.605 x (12.63/94.39) + 0.051 x (12.94/94.39) + 0.215 x (40.37/94.39) UFC = 1.057
Il 12.63, 12.94 e 40.37 si riferiscono alla miscela

d)Miscela con vari costituenti

Faccio una media ponderata utilizzando le % dei prodotti utilizzati e le UFC calcolate nell’esercizio b
UFC = 0.38 x 0.98 + 0.24 x 1.19 + 0.24 x 1.16 + 0.14 x 0.88 = 1.0596

e)e f) In questo caso farò un’altra media ponderata utilizzando i dati che si riferiscono al fieno del primo
esercizio e la miscela dell’esercizio d

UFC = 0.75 x 0.51 + 0.25 x 1.0596 = 0.6474

Genetica e allevamento degli equini Pagina 123 di 123


Indice
1. Carne equina 1
2. Andature equine 2
3. Turismo equestre 3
4. Scuola di equitazione 4
5. Galoppo 5
6. Trotto 7
7. Discipline ippiche olimpiche 8
8. Discipline ippiche non olimpiche 9
9. Discipline e specialità ippiche 10
10. Scommesse sui cavalli 11
11. Tipologie di razze equine 12
12. Cavallo Arabo 13
13. Cavallo Berbero 14
14. Cavallo Purosangue Inglese - Psi - Thoroughbred 15
15. Cavalli da Sella derivati da Purosangue Ingelese - Purosangue Arabo 16
16. Cavalli Trottatori 17
17. Cavallo Andaluso 18
18. Cavallo Lusitano 19
19. Cavallo Lipizzano 20
20. Quarter Horse 21
21. Paint Horse 22
22. Cavallo Appaloosa 23
23. Cavallo Criollo 24
24. Razze equine da Tiro 25
25. Razze Ponies - <148cm 26
26. Cavallo Agricolo Italiano da Tiro Pesante Rapido CAITPR 27
27. Cavallo Avelignese o Italian Haflinger 28
28. Cavallo Bardigiano 29
29. Cavallo Maremmano 31
30. Cavallo Sella Italiano 32
31. Cavallo Anglo Arabo Sardo 33
32. Cavallo Murgese 34
33. Strutture per l’allevamento dei cavalli 35
34. Strutture per l’allevamento dei cavalli: pascolo 36
35. Strutture per l’allevamento dei cavalli: paddock 37
36. Strutture per l’allevamento dei cavalli: scuderie 38
37. Strutture per l’allevamento dei cavalli: box 39
38. Strutture per l’allevamento dei cavalli: tondino 40
39. Strutture per l’allevamento dei cavalli: giostra 41
40. Strutture per l’allevamento dei cavalli: campo da lavoro 42
41. Caratteristiche delle strutture per l’allevamento dei cavalli 43
42. Miglioramento genetico nell'allevamento equino 44
43. Genetica quantitativa nell'allevamento equino 45
44. Selezione per caratteri quantitativi nell'allevamento equino 46
45. Indici genetici nell'allevamento equino 47
46. Esempio calcolo Indici Genetici nell'allevamento equino 49
47. Metodi di calcolo indici genetici nell'allevamento equino 51
48. Metodi di valutazione genetica dei riproduttori nell'allevamento equino 52
49. Accuratezza e intervallo di generazione nella valutazione genetica - allevamento 54
50. Indice di selezione per più caratteri nella valutazione genetica - allevamento equino 55
51. Selezione diretta nella valutazione genetica - allevamento equino 57
52. Selezione indiretta nella valutazione genetica - allevamento equino 59
53. Miglioramento genetico in alcune razze equine 60
54. Miglioramento genetico in alcune razze equine - MIPAF 61
55. Miglioramento genetico in alcune razze equine - UNIRELAB 62
56. Miglioramento genetico in alcune razze equine - A.N.A.G.T. 63
57. Miglioramento genetico in alcune razze equine - A.N.A.C. 64
58. Miglioramento genetico in alcune razze equine - F.I.S.E. 65
59. Miglioramento genetico in alcune razze equine - ENCI 66
60. Miglioramento genetico in alcune razze equine - CAITPR 67
61. Miglioramento genetico in alcune razze equine - HIFLINGER 68
62. Miglioramento genetico in alcune razze equine - LG 69
63. Miglioramento genetico in alcune razze equine - BARDIGIANO 70
64. Miglioramento genetico in alcune razze equine - MAREMMANO 71
65. Miglioramento genetico in alcune razze equine - SELLA ITALIANO 73
66. Miglioramento genetico in alcune razze equine - CAVALLO TROTTATORE 76
67. Caratteristiche del ciclo riproduttivo della cavalla 77
68. Inseminazione artificiale nell'allevamento equino 80
69. Gravidanza della cavalla 82
70. Diagnosi di gravidanza nella cavalla 83
71. Ecografia in gravidanza equina 84
72. Parto della cavalla 85
73. Embryo Transfer nell'allevamento equino 87
74. Particolarità digestive del cavallo 89
75. Fasi della digestione nel cavallo 91
76. Patologie di origine alimentare nella digestione del cavallo 95
77. Digeribilità degli alimenti nella nutrizione del cavallo 97
78. Sistemi di valutazione dell’energia utilizzati nei cavalli 99
79. Sistemi di valutazione dell’energia utilizzati nei cavalli: NRC 100
80. Sistemi di valutazione dell’energia utilizzati nei cavalli: INRA 102
81. Equazioni di previsione del valore di UFC per i fieni nell'allevamento equino 106
82. Equazioni di previsione del valore di UFC per i concentrati nell'allevamento equino 107
83. Equazioni di previsione del valore di UFC per le miscele concentrate 108
84. Sistemi proteici utilizzati per alimenti per cavalli 109
85. Fabbisogni nutrizionali del cavallo: mantenimento NRC 113
86. Fabbisogni nutrizionali del cavallo: mantenimento INRA 114
87. Fabbisogni nutrizionali del cavallo: attività fisica NRC 115
88. Fabbisogni nutrizionali del cavallo: attività fisica INRA 116
89. Fabbisogni nutrizionali del cavallo: gravidanza NRC 117
90. Fabbisogni nutrizionali del cavallo: gravidanza INRA 118
91. Fabbisogni nutrizionali del cavallo: lattazione NRC 119
92. Fabbisogni nutrizionali del cavallo: lattazione INRA 120
93. Fabbisogni nutrizionali del cavallo: accrescimento NRC 121
94. Fabbisogni nutrizionali del cavallo: esercizio per la composizione delle miscele 122

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