di Denis Squizzato
Appunti relativi all'esame di biodiversità: definite le dimensioni della biodiversità
animale, i concetti di estinzione e di conservazione delle specie, con le tecniche
per effettuare la conservazione, basate sull'analisi genetica.
Descritte le modalità di tracciabilità dei prodotti animali e la legislazione in
materia, per garantire la possibilità di risalire la filiera.
Di questi 14000 abbiamo addomesticato 40 specie e di queste solo 14 contribuiscono per più del 90% della
produzione alimentare ed agricola mondiale; per 9 di queste 14 specie (bovin, bufalini, suini, cavalli, asini,
ovini, caprini, polli e anatre) ci sono circa 4000 razze nel mondo, pari al totale numero di specie di
mammiferi presenti nel mondo, e rappresentano quelle maggiormente utlizzate. L’enorme genetica è frutto
della selezione dell’ambiente naturale sN, della selezione antropica sA e della loro interazione.
Dal 1961 al 2003 la consistenza di manzi e vitelli in Europa nel 2003 è diminuita mentre la produzione è
salita, lo stesso si può dire per il latte bovino, per il suino sono aumentate entrambe fino ad assumere eguali
valori, mentre per la carne avicola sono aumentati ma nel 1994 vediamo una maggior produzione di carne
con meno capi. Attualmente il 30% delle razze esistenti sono a rischio e si stima che ogni anno da 1500 a
10000 specie di animali e vegetali si estinguono, rischio che varia da zona a zona; per esempio in Rep. Ceca
e Ungheria non esistono i fondi per mantenere la biodiversità perciò il 45% di avicoli e mammiferi sono a
rischio. Ogni razza è frutto: della cultura della popolazione che l’ha selezionata, riassume una storia
millenaria e l’evoluzione culturale, rappresenta un patrimonio da conservare come le grandi opere d’arte
quali combinazioni uniche di geni irriproducibili. In Italia la biodiversità è elevata perché ha un’elevata
varietà di ambienti (Alpi, Appennini, Pianure, Coste, Isole) utilizzata come zona rifugio dopo l’ultima
glaciazione e perché le appartiene una storia ricca di migrazioni di popolazioni umane ed animali. Altri
ambienti naturali che presentano un’elevata biodiversità sono la foresta amazzonica e le barriere coralline.
La maggior parte degli alimenti di origine animale, prodotta da pochissime specie, la sostituzione di
popolazioni locali con poche razze cosmopolite e l’elevata pressione selettiva spostano l’interesse verso
all’elevato rischio di erosione genetica. Delle circa 3800 razze di bovini, ovi-caprini, suini, equini e asinini
che esistevano nel XX secolo il 16% è estinto ed il 15% è a rischio di estinzione, questo perché nelle razze
bovine altamente selezionate esistono poche linee di riproduttori usate intensamente, mentre nel settore
suinicolo e avicolo poche razze dominano la produzione mondiale. Il declino delle razze locali è spesso
Lo stato di rischio di una popolazione si può stimare con la dimensione effettiva o Ne:
La consanguineità di una popolazione è una misura della diversità genetica e della classe di rischio. La
biodiversità promuove l’eterosi: se una razza ha un più elevato grado di omozigosi, bisognerà dare la
precedenza a questa per conservarla; tutti i maschi devono essere geneticamente diversi l’uno dall’altro per
poter applicare la formula soprascritta, ci devono essere accoppiamenti casuali e tutti devono avere la stessa
probabilità di avere prole femminile e maschile.
La Ne è tanto più bassa quanto più sbilanciati sono gli individui dei due sesse, se hanno lo stesso numero di
F e M allora la Ne sarà uguale a quella totale dei capi. Nella Frisona, in questo caso aumenta la
consanguineità dello 0,04% per generazione (quindi ci vorranno 120 generazioni per arrivare al 5% quindi
generazione x soglia = anni); chi supera l’1% a generazione è a rischio scomparsa mentre chi supera il 5% in
50 anni è a rischio. Maggiore è il cambio generazionale di una specie e maggiore sarà il coeff. Di
consanguineità. In questo caso 600/120= 5 ci vorranno 5 anni per il cambio generazionale. Aumentando la
popolazione , rallento il tasso di consanguineità; quando abbiamo variabilità zero abbiamo perso variabilità
entro razza quindi aumentano gli omozigoti (diminuisce la deviazione standard). La Frisona Italiana
aumenta del 2% in consanguineità e diminuisce del 5% la sua variabilità in un anno. Generalmente il MG è
legato alle grandi popolazioni mentre la conservazione genetica è legata alle piccole popolazioni; la
biodiversità si può misurare a livello fenotipico (caratteri morfologici e produttivi), e a livello
genotipico(utilizzando marcatori biochimici come i gruppi sanguigni, proteine del latte o marcatori
molecolari).
La varianza è una misura della variabilità di un fenomeno quantificabile come la somma degli scarti al
quadrato diviso i gradi di libertà, in generale il 50% della variabilità genetica totale entro una specie è
dovuta alla variabilità tra razze. Pertanto, la perdita di razze provoca una perdita della variabilità genetica
totale di una specie. La variabilità genetica può essere definita come varianza tra ed entro razze. La
variabilità può essere calcolata calcolando la varianza degli indici genetici, stimando le componenti di
varianza di una serie di dati mediante l’uso di informazioni fenotipiche e di parentela oppure nel caso in cui
non siano disponibili informazioni fenotipiche , parentale e indici genetici è quello di stimarla a partire da
analisi del DNA, mediante marcatori molecolari. Lo sviluppo di tecniche di biologia molecolare ha
consentito di stimare la variabilità genetica a livello dei marcatori del DNA. E’ possibile stimare la
variabilità genetica senza ricorrere a misure fenotipiche depurate da effetti ambientali. L’eterozigosità
osservata può essere assunta come una stima di variabilità genetica per mezzo di marcatori molecolari.
media = 23 kg/d
Utilizzando la media totale quindi 23, trovo gli scarti totali, calcolo poi la devianza (somma degli scarti al
quadrato) che è 376 e dividendo per i gradi di libertà che sono 5 otteniamo 75,2 kg2/d2 la quale risulta
essere molto elevata. Facciamo lo stesso per calcolare la varianza fra ed entro, calcolando inoltre il rapporto
tra la loro devianza e il totale (nell’entro razze è molto basso perché ho solo 2 individui), osservando che la
varianza entro razze è decisamente inferiore rispetto a quella fra razze. L’ideale sarebbe 50% fra razze e
50% entro razze.
C’è maggiore equilibrio tra fra razze e entro razze, ma abbiamo perso varianza (circa 1/3), è meglio
massimizzare la varianza totale.
L’obiettivo è quello di massimizzare la varianza totale e a parità di varianza seguire l’equazione : Var
(entro)=Var (fra)
In una gaussiana la Burlina è a sinistra, la Bruna al centro e la Frisona a sinistra, mantenendo la Frisona e la
Per conservare il VGA, bisogna : minimizzare la consanguineità (minimizzare F %= ½ Ne), fare attenzione
al numero di fondatori e alle loro parentele, utilizzare schemi di conservazione con una Ne adeguata
definendo in oltre la conservazione in situ, ex situ e ex situ live.
LE SPECIE DA CONSERVARE
La specie rappresenta l’insieme degli organismi viventi che hanno in comune caratteri fisiologici, etologici,
morfologici, ecologici e riproduttivi; in generale un organismo appartiene ad una specie quando viene
garantita la fecondità reciproca o interfecondità. Il bardotto (cavallo+asina) e il mulo (asino+cavalla) sono
esempi di riproduzione interspecie.
La razza è l’insieme degli organismi viventi della stessa specie che presentano caratteristiche proprie e
trasmissibili di tipo somatico e funzionale.
La famiglia è l’insieme di organismi viventi della stessa specie e razza che discendono da una coppia di
antenati fino a includere il 10° grado di parentela o 5^ generazione di discendenti da un antenato comune.
La diversità genetica esiste a 3 livelli: tra specie, tra razze entro specie e tra individui entro razze. La
diversità genetica animale viene accumulata nel tempo per effetto di 4 processi:
- selezione(naturale o antropica, l’uomo seleziona animali sempre più parenti tra loro; per esempio la
selezione del suino mira all’omogeneità del prosciutto per standardizzare il processo. Quando alcuni
individui contribuiscono alla generazione successiva con un numero maggiore di progenie rispetto ad altri,
allora le frequenze alleliche della popolazione cambiano in modo tale da adattare gli individui all’ambiente
che ha influito sul loro successo, il contributo riproduttivo di un fenotipo alle generazioni successive,
relativamente a quello fornito da altri fenotipi viene indicato come fitness = 1-s);
- migrazione (è l’ingresso di una popolazione in equilibrio di un gruppo di individui di un’altra
popolazione e che ad essa si mescola e si accoppia casualmente; se i valori di eterozigosità osservati e attesi
è diversa, allora c’è stato un errore di campionamento oppure una delle 4 leve ha agio sull’equilibrio.
L’introduzione di animali da altri paesi è un esempio di migrazione antropica);
- mutazione (è la più importante e rara, è un reale processo di nuova variabilità mentre le altre modificano
una variabilità che già esiste; hanno una frequenza molto bassa 10-4 -10-6 , un esempio di mutazione è la
doppia coscia come errore durante la meiosi);
- deriva genetica (o generic drift, è la conseguenza dell’errore di campionamento dei geni che andranno a
formare la generazione successiva, può essere limitata con la migrazione; è la perdita casuale di individui e
quindi degli alleli da essi posseduti, può produrre notevoli cambiamenti nelle frequenze alleliche da una
generazione all’altre)
6. Valore storico-culturale
E’ un criterio difficile da quantificare, dipende da quanto risale l’esistenza della razza in un determinato
territorio, e l’importanza dei suoi prodotti; generalmente può generare profitto in direttamente mediante
attività turistica (Valdostana e fontina). Il peso di questo criterio dovrebbe comunque essere più elevato in
paesi sviluppati che non in paesi in via di sviluppo. E’ necessario condurre un analisi per fase: il primo step
è quello di ordinare le razze per il rischio di scomparsa mentre il secondo step raccoglie gli altri 5 criteri che
dovrebbero essere considerati in funzione degli obiettivi attuali e/o previsti (razze con caratteri
economicamente importanti per un mercato temporaneo non dovrebbero essere considerati).
CONSANGUINEITA’ LIMITE
Fx =1/2Ne Ci basiamo su un solo carattere
Fx = ½ a P-M Potrei non avere il pedigree
Fx = (Hatt-Hoss)/Hatt Completa le lacune, ma è costoso
CUna popolazione che si trova in equilibrio deve soddisfare: accoppiamenti casuali, popolazioni molto
grandi, assenza di fenomeni di migrazione, assenza di mutazioni e selezione naturale non operante sugli
alleli in questione.
Ci sono diverse possibilità per scegliere i fondatori, utilizzando diverse informazioni quali:
• Pedigree (il coefficiente di parentela riflette l’attesa omozigosità per discendenza; si dovrebbero usare
come fondatori quelli che minimizzano la parentela media di gruppo includendo la parentela tra i soggetti
stessi. La parentela media k di un gruppo di animali può essere stimata con l’equazione K = 0,25Ks +
0,50Kd + 0,25Ksd dove Ks è la parentela media padri, Kd è la parentela media madri e Ksd è la parentela
media tra madri e padri. Minimizzare la Kexp equivale minimizzare la parentela )
• Marcatori (quando l’informazione del pedigree è assente, la parentela può essere stimata da marcatori
molecolari; questi possono influenzare la parentela stimata che è definita come un indice di similarità
genetica)
• Pedigree e marcatori (quando si dispone sia del pedigree che dei marcatori per minimizzare la parentela è
possibile utilizzare la ottimale selezione entro famiglia dove ciascun padre contribuisce per un figlio e tra le
I requisiti minimi per realizzare un piano di conservazione sono: sistema di identificazione degli animali
(marcatura individuale che dovrebbe essere unica e progressiva nel tempo), schema di raccolta dati (per
valutare l’esatta differenza tra animali ed associarla ad un pedigree è necessario registrare il codice
dell’animale, la data di arrivo, il sesso dell’animale, il carattere misurato e le note), schema di indicizzazione
genetica (gli animali possono essere classificati dal migliore al peggiore utilizzando l’indice blup I=h2 X
dove h2 rappresenta l’ereditarietà mentre X è la deviazione fenotipica del carattere corretta per le Fdv) ,
piano di accoppiamento e selezione (è la fase in cui si scelgono i riproduttori per creare la generazione
futura, in questa fase bisogna tener conto della loro parentela e della loro superiorità genetica), schema di
crio-conservazione(la disponibilità di materiale genetico crioconservato può migliorare l’efficienza del
piano di conservazione , l’IA consente di aumentare l’intensità di selezione, la produzione di embrioni può
aumentare l’efficienza riproduttiva della linea femminile , mentre lo stoccaggio di materiale genetico può
conservare una razza), infrastrutture (per la registrazione e analisi dei dati, per la riproduzione e per controlli
sanitari) e popolazione vivente(gli schemi di conservazione che prevedono gli animali in vita senza alcun
scopo produttivi sono i più costosi; dimensionare al minimo sufficiente la popolazione scegliendo un
numero di fondatori, senza creare rischio di scomparsa della stessa è indispensabile. Assumendo che i
fondatori siano non parenti e non consanguinei possiamo utilizzare la formula % diversità genetica
preservata = (1- 1/(2*Ne))*100% ).
Se siamo nelle condizioni di non poter aumentare il numero di riproduttori, esistono 5 strategie di controllo
della consanguineità:
1. Massimizzare il rapporto Ne/N
Il numero di riproduttori maschi deve essere il più alto possibile, idealmente il più vicino possibile a quelle
delle femmine tale per cui il rapporto Ne/N tende a 1; il numero delle progenie deve essere idealmente
uguale per ciascun riproduttore in modo che la varianza nel numero della progenie è nulla e Ne/N è
massimizzato, se i maschi sono uguali alle femmine e le varianze sono nulle allora Ne=2N. per raggiungere
tale scopo, o contenere nelle popolazioni la varianza della progenie è sufficiente che ogni maschio lasci un
numero circa uguale di figli riproduttori maschi che i maschi fecondino un numero circa uguale di femmine.
Esempio di calcolo delle distanze genetiche Da con 1 locus e 2 alleli A e B con 4 popolazioni x, y, z, w.
Usiamo le frequenze alleliche quindi per esempio se vogliamo calcolare la distanza genetica tra x e w farò:
Guardo nella tabella, per Xa guardo nella colonna dell’allele A e la riga della popolazione X e così via.
Dxz = 1 - (1 x 0)+(0 x 1) = 1
In questo caso teniamo W perché è la meno vicina con le altre 3, e poi scegliamo una tra X e Y perché le
frequenze sono uguali e Z è troppo vicino con X e Y.
Le distanze genetiche stimano la diversità o somiglianza tra coppie e entro popolazioni (n x (n-1))/2 che in
questo caso sono : 4 x (3)/2 = 6 , infatti abbiamo XY, XZ, XW, YZ, YW, ZW. Queste distanze le utilizzo
per ottenere l’albero genetico.
Ci sono vari metodi per disegnare un albero delle distanze : neighbour-joining e il metodo UPMGA.
METODO UPGMA
1)si cercano le popolazioni più simili
In questo caso sono B e C perché la distanza è di 0,1
2) Si raggruppano
3)Si calcolano le distanze tra le popolazioni ed il gruppo AD utilizzando la media aritmetica per esempio
Specie 2n
Uomo 46
Bovino 60
Suino 36
Ovino 54
Cavallo 64
Cane 78
Se l’allele A codifica il nero di un mantello e l’allele a il rosso, quale sarà il fenotipi dell’individuo
eterozigote Aa? In questo caso dovremmo parlare di diversi tipi di dominanza fenotipica. Se in fase
eterozigote :
- uno dei due alleli (dominante) nasconde l’altro che è recessivo (se A è dominante su a, il colore del
mantello è nero) parleremo di Dominanza/recessione
- entrambi gli alleli so esprimono e sono riconoscibili nel fenotipo (il colore delle macchie del mantello
sarà sia rosso che nero) allora parliamo di Codominanza
- entrambi gli alleli si esprimono ma il loro effetto si somma (il colore delle macchie del mantello sarà di
colore intermedio fra rosso e nero) allora parliamo di Dominanza incompleta
Esempio gruppi sanguigni
Padre/madre A B 0
A AA AB A0
I caratteri qualitativi sono controllati in maniera semplice da uno o pochi geni per esempio la presenza delle
corna o il colore del guscio dell’uovo. Relativamente a tali caratteri gli individui di una data popolazione
possono essere assegnati ad una categoria o ad un’altra. La variabilità è di tipo discontinuo. Finora abbiamo
supposto che il controllo genetico sia totale ovvero che fenotipo=genotipo; in realtà nella maggior parte dei
casi il fenotipo è condizionato dall’ambiente e quindi si considera fenotipo=fenotipo+ambiente. L’ambiente
influenzerà sostanzialmente i caratteri quantitativi rispetto a quelli qualitativi. I caratteri quantitativi
presentano quindi una variabilità continua come la produzione di latte e lo spessore del grasso; sono quindi
caratteri la cui espressione dipende dall’azione di più geni che presentano più varianti ciascuno.
Se gli alleli sono molti ma tutti tranne uno (es:A) hanno una frequenza molo bassa nella popolazione sarà
molto probabile trovare individui omozigoti per l’allele più frequente (AA) anziché trovare individui
eterozigoti
Esempio
Se A e B sono due loci associati su un cromosoma, ciascuno con due alleli (A1 e A2; B1 e B2), e il toro
Gelsomino ha su un cromosoma la combinazione allelica A1 B1 e sul cromosoma omologo quella A2 B2,
all’atto della formazione dei gameti l’allele A1 andrà a finire nel nemasperma che contiene anche l’allele B1
(tranne il caso in cui si verifichino dei fenomeni di crossing-over, tanto più rari quanto più i due geni sono
vicini fra loro). In questo modo i figli che hanno ereditato l’allele A1 da Gelsomino, avranno ricevuto anche
l’allele B1. Lo stesso discorso vale per A2 e B2. Quindi in questo caso è possibile conoscere l’allele
presente al locus B sulla base dell’allele che è presente al locus A; il locus A è un marcatore genetico del
locus B. Va però tenuto ben presente il fatto che se si considera un altro toro, non parente di Gelsomino, non
è detto che anche in questo animale l’allele A1 si trovi associato a quello B1 e l’A2 al B2. Cioè la fase di
associazione allele marcatore-allele gene di interesse cambia da famiglia a famiglia e, entro la stessa
famiglia, può cambiare con il passare delle generazioni (possibilità che si verifichino crossing over).
Sulla base di quanto detto in precedenza, possiamo definire un marcatore genetico come gene che presenta
le seguenti caratteristiche:
I marcatori sono rilevabili a vari livelli : morfologico (la variabilità è espressa a livello fenotipico come i
caratteri mendeliani qualitativi), biochimico (la variabilità è espressa ma non totalmente osservabile,
servono analisi biochimiche come per il sangue, isoenzimi e proteine nel latte), e DNA (la variabilità è
osservabile solo a livello genotipico, non è tradotta in proteine come le SNP, micro satelliti, RFLP, AFLP,
RAPD). I marcatori molecolari non sono influenzati dall’ambiente, sono neutrali, stabili, numerosi,
polimorfici, generalmente codominanti, facili da monitorare, si possono campionare qualsiasi tipo di tessuto
indipendentemente dal sesso ed età per mezzo di analisi automatizzabili.
La tracciabilità di per se non garantisce la sicurezza degli alimenti: rappresenta uno strumento di gestione
dei rischi utilizzato al fine di contenere un problema di sicurezza alimentare. In pratica, gli operatori devono:
disporre di un sistema che consenta di identificare i fornitori e i clienti dei prodotti; stabilire un
collegamento fornitore- prodotto (quali prodotti sono forniti da quali fornitori);stabilire un collegamento
consumatore –prodotto (quali prodotti sono forniti a quali clienti). Per gli alimenti e mangimi importati
dall’UE le prescrizioni riguardanti la tracciabilità riguardano tutte le fasi della produzione, trasformazione e
distribuzione nell’UE, ovvero dall’importatore alla vendita al dettaglio. L’importatore deve dunque essere in
grado di identificare la provenienza del prodotto nel paese terzo.
Il sistema di etichettatura delle carni bovine utilizza i regolamenti CE 1760/2000 e CE 1825/2000 i quali
danno una linea guida su:
- sistema di registrazione e identificazione dei bovini (Apposizione di 2 marche auricolari entro 20 giorni
dalla nascita, per animali importati dopo i controlli sanitari; passaporto che accompagna l’animale fino al
macello; registri aggiornati con movimenti e decessi in ogni azienda e accessibili all’autorità competente);
- etichettatura obbligatoria (Obbligatoria in tutte le fasi della commercializzazione e in ogni taglio, codice
identificativo animale, codice identificativo macello , codice identificativo laboratorio sezionamento, stato
di nascita, stato in cui è avvenuto l’ingrasso e stato di macellazione);
- etichettatura facoltativa (Tutte le altre informazioni che possono essere utili per caratterizzare o valorizzare
il prodotto come età, razza, sistema di allevamento).
Per etichettare i prodotti della pesca bisogna scrivere il nome commerciale e nome scientifico, il prodotto
della pesca (se pescato in mare, in acqua dolce o prodotto di acquacoltura), la zona di cattura o paese di
allevamento e la categoria di freschezza.