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panoramica storica
di Valentina Minerva
Appunti esaustivi delle lezioni di Storia Economica. Rivedono le principali tappe
dell'evoluzione dell'economia internazionale e nazionale.
Si parte dalle caratteristiche principali dell'economia preindustriale, per poi
analizzare approfonditamente cause, conseguenze e sviluppi della rivoluzione
industriale inglese. Si passa attraverso la prima e la seconda guerra mondiale
presentando i mutamenti economici a seguito dell'impegno bellico, dei risultati
dei conflitti e soprattutto della crisi del 1929. Si conclude infine con un'analisi
della nascita, e della crisi poi, del miracolo economico italiano.
L’economia è la gestione delle risorse (materiali o immateriali) per rispondere a dei bisogni cambiati nel
corso del tempo. L’economia di mercato è il modo migliore per rispondere a questi bisogni.
L’economia è iniziata nel 1500, ha riguardato tutta l’Europa, ma ha raggiunto l’apice tra nella seconda metà
del 1700 in Inghilterra nella sua prima fase, la rivoluzione Industriale. Si è poi diffusa nell’Europa
occidentale nel 19° secolo, grazie alla dotazione di risorse che non esistevano nelle aree extraeuropee.
In Europa con il 1500 nasce una situazione capitalistica nel commercio, caratterizzata da un predominio
rispetto agli altri Paesi.
Le dinamiche demografiche
- La grande proprietà, il latifondo, erano in mano al feudatario. La terra veniva distribuita in base
all’appartenenza sociale, non esisteva il mercato, a differenza dell’economia di mercato dove la terra si
compra e si vende.
- La comunità del villaggio gestisce la terra, quindi la sussistenza della comunità viene prima di tutto.
- Utilizzando il sistema del maggese, la terra deve riposare un anno, questo rendeva, dal punto di vista
economico, il sistema inefficiente e a basso rendimento.
- L’economia era basata fondamentalmente su un sistema dominato dalla ruralità (agricoltura), quindi c’era
una centralità del sistema agricolo.
- Il sistema agricolo aveva come obbiettivo la possibilità di disporre in quantità sufficiente del grano per
poter provvedere ad un’economia di sussistenza, per far sopravvivere la collettività.
- L’economia era caratterizzata da bassi rendimenti della terra e bassa produttività del lavoro.
- L’irrazionale utilizzo dei suoli: perché si utilizzava la terra per la sopravvivenza. Era la comunità a
gestire la terra, quindi le regole della collettività del villaggio erano superiori rispetto all’iniziativa
individuale. Era il villaggio a decidere cosa produrre, in che quantità, ecc…
- Gli uomini non riuscivano a far conciliare la crescita della popolazione e la disponibilità delle risorse;
quindi la società preindustriale non era in grado di riuscire a soddisfare i bisogni della popolazione, perché
non è capace di generare risorse.
La rottura di questo vincolo è uno dei fattori dell’economia di mercato.
La centralità dell’agricoltura si legava alla produzione e al consumo del grano e per questo era
indispensabile usare il maggese, che lasciava riposare il terreno un anno. L’agricoltura si basava su una
produzione cerealitica.
Il grano era la coltivazione fondamentale per le popolazioni europee, ma era una risorsa depauperante che
costrinse gli agricoltori a trovare un modo di conservare la fertilità della terra, altrimenti dispersa dal
succedersi anno dopo anno delle coltivazioni.
Al tempo non esistevano conoscenze agricole che permettevano di provvedere ad una corretta lavorazione
del terreno e all’impiego di fertilizzanti.
L’unico modo per ricostituire la fertilità una rotazione agraria su ciclo biennale, sistema a due campi
possibile nell’area mediterranea per la terra leggera e asciutta di queste zone, e consisteva nell’alternanza di
un anno con coltivazione a cereale vernino e l’anno successivo a maggese; o triennale, sistema a tre campi,
possibile nell’Europa continentale per le sue terre pesanti, dove venivano alternati i cereali vernini
(frumento e segale), i cereali primaverili (orzo e avena) e il maggese.
Il maggese è una pratica agricola (di solito svolta in maggio) che consiste nel lasciare la terra un anno a
riposo e nel frattempo prepararla per una successiva coltivazione a cereali. Venivano quindi strappate
l’erbacce e la terra veniva concimata, per recuperare le proprie caratteristiche nutritive, depauperate dalle
precedenti colture.
La società preindustriale era legata all’unico prodotto che si poteva produrre, quindi l’uomo dipendeva dalle
risorse.
- Nell’età preindustriale non esistevano fabbriche, ma solo manifatture.
La Francia, se pur legata alla produzione agricola, rafforza la sua posizione in campo industriale: sete, lini,
vetrerie, carta, stampa.
Più rilevanti sono i progressi dei Paesi Bassi e dell’Inghilterra dove tra 1500 e 1600 prende forma una
manifatturiera fondata sulla produzione della lana, uno sviluppo dell’industria mineraria e metallurgica, con
un forte incremento della produzione di carbone.
- l’inefficienza e gli alti costi del trasporto via terra: la pessima condizione delle strade
- la relativa efficienza dei trasporti via acqua i canali navigabili: la navigazione marittima
- esito: la difficile specializzazione produttiva
L’Europa del 1500-1600, per la prima volta nella storia, misura una crescita del PIL intorno al 3-4 %
l’anno, soprattutto in Francia, Olanda e Inghilterra.
Questa crescita è legata ad una crescita economica, dalla fine dell’Impero Romano lo popolazione per la
prima volta cresce, in particolare quella francese e inglese.
La popolazione cresce grazie innanzitutto alla scomparsa della peste, all’apertura del continente ai commerci
con le colonie che arricchiscono i porti europei e i loro retroterra, all’espansione delle città sedi governative
dei nuovi stati assoluti e crescita di molti centri urbani minori, ai progressi delle attività agricole produttive,
grazie al maggiore sfruttamento dell’energia idrica e delle risorse minerali e forestali, all’aumentata gamma
di cibi e alla maggiore igiene urbana e personale. Inoltre il maggior numero di persone che dovevano trovare
da vivere o spingeva verso un migliore utilizzo di campi già coltivati, spingeva verso la colonizzazione di
terre ancora inabitate.
La conquista del continente permetteva di trovare nuovi spazi e mercati.
Questo aumento demografico genera una pressione di domanda sulle risorse agricole.
L’Europa ha bisogno di produrre di più, verrà quindi messa a coltura più terra ed aumenta l’estensione
produttiva, verranno quindi messe a frutto terre relativamente vicine, soprattutto differenziate dai climi,
dalle risorse naturali e dalla densità di popolazione. Tutto ciò genererà relazioni mercantili interregionali.
L’afflusso di oro e argento proveniente dal Nuovo mondo, genera l’inflazione, perché aumenta la
circolazione della domanda rispetto ad un’offerta statica.
INFLAZIONE: aumento dei prezzi, ovvero il rapporto tra il costo di produzione e il valore della moneta.
Se c’è in giro molta moneta, e quindi la popolazione è disposta a comprare, ma l’offerta è sempre stabile, i
prezzi tendono a salire e cresce l’inflazione.
Quindi la crescita economica è contemporanea alla crescita dell’inflazione. Questo favorisce i debitori, che
in questo modo devono pagare di meno perché il valore della moneta è sceso, e penalizza i creditori, che
recupereranno di meno. Quindi tutti quei proprietari, creditori rispetto agli affitti dei contadini, vogliono
rivedere i canoni di locazione. Avverranno delle rivolte dei contadini.
Il mercante imprenditore invece guadagna da questa situazione. Viene definita inflazione da profitti, quindi
si ritrova con un guadagno in più. Questi soldi, soprattutto in Francia e in Inghilterra, meno in Spagna e
Portogallo, verranno investiti in nuove attività.
L’inflazione genera una rivoluzione commerciale (avvenuta nel 1500) e ha come protagonisti l’Olanda con
Amsterdam, il Belgio con Anversa e l’Inghilterra della Regina Elisabetta I.
Con la rivoluzione commerciale avviene il passaggio dalla centralità dell’Italia (area mediterranea) alla costa
Atlantica, legato al commercio con le colonie dell’Asia, dell’Africa e del Sud America. Si commercia quindi
a livello mondiale. Gli inglesi hanno colonie nel sud-est asiatico, mentre gli spagnoli nel sud America.
La Spagna e il Portogallo affidano la gestione dei commerci allo stato, alla corona, a funzionari pubblici.
L’Inghilterra, la Francia e l’Olanda, invece, affidano la gestione dei commerci ad operatori privati per la
prima volta. Questi però hanno dei problemi:
- hanno bisogno di capitali per i trasporti
- aumentano i rischi di trasporto, dove se qualcosa andava male, venivano perse grosse quantità di capitali.
Le regole sono libere perché la casa reale non ha influenza sui commerci, infatti non fornisce le navi. Però
questi problemi generano nuovi atteggiamenti in chi gestisce i flussi commerciali.
Tutti gli imprenditori privati si rifanno ad un modello sviluppato nel Medioevo: la Società in nome
collettivo. Per formare questa società, si univano più persone, che mettevano in comune i capitali, si
dividevano i rischi di mercato e le spese. Questa realtà viene chiamata compagnia regolata, tipico modello
olandese.
I mercanti avevano diritto di monopolio su alcune aree e una volta che si associavano, mettevano in comune
le risorse ad esempio per comprare le navi. Inoltre venne creato un organismo che coordinava e gestiva.
DIFETTI:
- c’erano molti conflitti sulla spartizione delle aree
- spesso qualche mercante non rispettava le regole.
In Inghilterra fanno una piccola modifica, che segnerà la storia economica e finanziaria occidentale.
Separano la gestione dalla proprietà: alcune persone avevano il compito di gestire i flussi (comprare le navi,
vendere, commerciare), mentre altri mettevano i capitali e in cambio avevano degli interessi. Chi metteva i
capitali poteva anche fare l’agricoltore, il commerciante, erano persone disposte ad investire del capitale.
In questo modo chi metteva i capitali non aveva il rischio di gestione.
Questa realtà si evolverà in Società per azioni: ovvero la raccolta di capitali, senza coinvolgerli nella
gestione. Il patrimonio della società è diviso in tante quote messe in vendita, a persone che non gestiscono la
proprietà e annualmente ricevono utili.
Viene creato un mercato finanziario. Si può affermare che sia nato prima il mercato finanziario che il
sistema produttivo industriale.
15 marzo 1600 : viene costituita la Compagnia delle Indie Orientali inglese
1602 : viene costituita la Compagnia delle Indie Orientali olandese
Queste società hanno avuto successo per il meccanismo economico, perché se fallisce la società, fallisce la
gestione, non gli azionisti che diventano creditori della società, a differenza della Società in Nome
Il carbone a legna viene sostituito al carbone fossile, che permette l’impiego come fonte primaria di
energia.
Questa sostituzione nasce da un sistema economico sviluppato:
- Tra il 1540 e il 1640 la popolazione inglese passò da 3 a 6 milioni. Questa crescita esercitò una forte
pressione sui mezzi di produzione, che avevano bisogno di nuova energia, perché la legna non bastava più.
Esisteva la necessità di trovare combustibile a basso costo in sostituzione alla legna, risorsa naturale alla
quale, fino ad ora, gli uomini erano legati.
La pressione demografica genera la domanda, il sistema sociale ed economico inglese, doveva trovare la
soluzione. Questa soluzione era data dalla conformazione geografica del territorio inglese, che aveva un’alta
disponibilità di giacimenti superficiali di carbone accessibili.
- Gli inglesi nel 1700 avevano una stabilità politico-istituzionale, con la Regina Elisabetta prima, che non gli
impegnava in guerra, a differenza degli altri paesi che dovevano fronteggiare guerre di religione e
successioni dinastiche.
- La Regina Elisabetta I e il Re Enrico VIII vollero una svalutazione del valore della moneta e questo
alimentò l’inflazione. Per i mercanti imprenditori si parlava di inflazione da profitti, e i guadagni venivano
investiti nello sfruttamento del carbone e dei canali.
- Lo scisma anglicano, ovvero la rottura di Enrico VIII con la chiesa cattolica, portò alla nascita della chiesa
anglicana. Ma questo portò un cambiamento anche a livello economico, perché la corona inglese incamera.
Le terre in un primo momento andarono in mano alla chiesa, aumentando il suo patrimonio, ma
successivamente il Re confisca e rivende queste terre, non le tiene per se perché lui aveva bisogno di denaro
in cassa, crea così un MERCATO, con investimenti. Si parla di mobilizzazione della terra, perché la terra
viene messa in circolazione.
Per la prima volta viene venduta e comprata la terra. Finisce il passaggio di proprietà in base alla nascita,
perché viene sostituito dal diritto di proprietà per NEGOZIO ECONOMICO.
Il carbone segna quindi il passaggio dalla manifattura alla fabbrica, senza il carbone fossile, e quindi
l’energia non sarebbe stato possibile questo passaggio.
Perché…
- L’uomo ha così un’abbondante fonte di energia termica. La legna era condizionata dalla disponibilità di
foreste e soprattutto dalla localizzazione. Anche il carbone fossile in un primo momento resta legato alla
localizzazione, perché si trovava solamente nelle aree del nord dell’Inghilterra, però si poteva trasportare.
Quindi il carbone permette di generare più energia termica rispetto alla materia prima.
- Il carbone fossile permette l’utilizzo dell’energia a vapore e quindi delle macchine, questo vuol dire
aumentare la produzione e le unità di produzione.
Però la fabbrica richiede due fattori fondamentali:
- Più capitali, quindi più investimenti per costruire la fabbrica
- L’organizzazione della produzione, perché è la macchina a determinare tempi e modi. L’organizzazione
non era mai esistita fino ad ora. Da qui nasce l’operaio, ovvero una persona che non deve avere una
preparazione come l’artigiano, ma presta il suo lavoro in cambio di un salario.
NOTA:
L’Inghilterra non si è industrializzata tutta, ma per aree regionali, per zone.
Il passaggio dalla manifattura alla fabbrica in Inghilterra è avvenuto nello stesso luogo e nella stessa area di
Con il passaggio dall’economia preindustriale all’economia di mercato avviene anche una trasformazione
del sistema politico-istituzionale, (Il sistema politico-istituzionale indica come sono organizzati i poteri che
gestiscono la vita cittadina)
Che riguarda il passaggio da sistema feudale a liberismo.
Non c’è capitalismo senza liberalismo. (Il liberalismo rappresenta il sistema politico istituzionale. Non va
confuso con liberismo, che è una dottrina economica).
Quindi in tutti i paesi in cui si è sviluppata l’economia di mercato, si è affermato il liberalismo. L’economia
di mercato si è affermata prima negli stati dove si è affermato il liberalismo, mentre i paesi che sono rimasti
indietro (Spagna e Portogallo) sono paesi che non hanno affrontato il liberalismo.
Questo processo ha molto inciso nell’affermazione della Monarchia Costituzionale inglese.
L’Inghilterra oltre ad essere il primo paese a provare la Rivoluzione Industriale, è stato il primo paese a
passare dalla Monarchia feudale alla Monarchia Costituzionale (il parlamento controlla il Re). Questo
passaggio avviene con la morte di Carlo I Stuart.
All’inizio del 1600 con la Gloriosa Rivoluzione di Cromwell in Inghilterra, finisce il sistema industriale e si
afferma il sistema del liberalismo, dove i poteri si controllano.
Questo processo va in contemporanea con la formazione degli Stati Nazionali, insieme di persone che si
riconoscono in una nazione, finisce così il modello feudale. Questo processo genera:
- PRINCIPIO DELLA FISCALITÀ CON RAPPRESENTANZA : non c’era nessuna tassazione senza
rappresentanza, ovvero siccome esiste uno stato, l’operatore economico deve partecipare al pagamento delle
tasse, me decide come. La rappresentanza è data dalla Camera dei Lord che decide insieme al Re le tasse.
- Con la rivoluzione francese, si afferma il DIRITTO DI CITTADINANZA : ogni operatore economico ha
diritti e doveri, che il sistema politico deve fare rispettare. Tutto ciò permette l’economia di mercato. In
questo modo viene riconosciuto un diritto sul mercato, se no il mercato sarebbe in mano al più forte come
nel sistema feudale.
Cambia il modo di coltivare la terra perché vengono inserite nuove tecniche culturali e criteri gestionali.
- Finisce il metodo del maggese, che viene sostituito dal SISTEMA DELLE ROTAZIONI : la terra viene
coltivata costantemente cambiando ogni anno il tipo di coltura.
- Vengono introdotti nuovi tipi di colture: leguminose da foraggio (erba medica e trifoglio) e radici (rape e
patate).
- La rotazione può essere biennale o quadriennale della terra. Questo è reso possibile grazie all’utilizzo dei
CONCIMI e dall’invenzione e utilizzo di una serie di MACCHINE. Quindi l’uomo interviene sulla terra.
- Viene introdotto l’ALLEVAMENTO BOVINO.
La seminatrice, la zappatrice a cavalli che alleviò il lavoro con la zappa, migliorò l’aratura grazie al
miglioramento degli aratri e perfezionata con l’impiego di ferro leggero che consentiva un risparmio nei
costi di manodopera e di impiego di animali da tiro; si sviluppò anche la trebbiatura.
Tutte queste innovazioni portano al primo modello di azienda capitalistica.
Perché…
- Esiste una SINERGIA (interdipendenza) tra coltivazione e allevamento bovino, che è un ottimo fattore di
concimazione.
- C’è una perfetta allocazione rispetto al mercato: per la prima volta l’agricoltore può produrre e vendere.
Queste tecniche vengono sviluppate in Lombardia, poi i viaggiatori inglesi copiano e importano in
Inghilterra. Questa è una capacità del mondo anglossassone di acquistare le conoscenze.
L’evoluzione tecnica dell’agricoltura olandese, è stata permessa grazie alla differenziazione del suolo:
sabbioso, morboso, argilloso.
Inoltre anche in Olanda era avvenuto il superamento dei legami feudali.
L’agricoltura olandese aveva assunto caratteri di un’agricoltura commerciale. La pressione della domanda
portò a soluzioni tecniche per una specializzazione produttiva ed un efficiente uso della terra. Per colmare
gli squilibri di mercato, alcune derrate alimentari venivano importate dal Baltico, inserendo così l’economia
locale in uno scambio continentale.
Questa agricoltura mercantile, modificò il rapporto popolazione-risorse e aumentò l’inurbamento.
L’Inghilterra sperimenta una forte caduta della mortalità, un incremento della natalità e di conseguenza una
crescita della popolazione urbana.
Malthus ha descritto con un teorema l’andamento dell’andamento della popolazione rispetto all’andamento
delle risorse.
L’andamento della popolazione cresce secondo una progressione geometrica.
L’andamento delle risorse, invece, cresce secondo una progressione aritmetica.
Quindi le risorse crescono con un tasso inferiore rispetto al tasso di crescita della popolazione.
Questo porta ad uno stato stazionario, dove dato che non c’erano risorse per tutti, la popolazione viveva una
sorta di depressione, di conseguenza avrebbero fatto meno figli. Secondo Malthus questo permetteva di
riequilibrare la popolazione. Inoltre altri fattori regolativi erano le guerre e le carestie.
Il teorema di Malthus è stato completamente smentito con la Rivoluzione Industriale, perché Malthus aveva
fatto queste osservazioni riferendosi ad una società preindustriale, senza tener conto dell’innovazione
tecnologica, e quindi del cambiamento della produzione. In questo teorema non viene introdotto
l’importante fattore della produttività del lavoro e delle risorse.
Smentendo Malthus si può affermare che con la Rivoluzione Industriale avviene una crescita della
popolazione. Il sistema delle risorse regge l’aumento della popolazione.
Tutto questo è legato all’affermazione del sistema di fabbrica e alla nascita dell’industria del cotone (è una
pianta). Gli inglesi prendevano il cotone dalle colonie in India e nel sud degli Stati Uniti d’America.
- Questa nuova tecnologia genera nuovi prodotti che prima non c’erano, che sono:
- COTONE e TESSUTI DI COTONE, costavano poco e potevano essere prodotti in maggiore quantità
rispetto alla lana e alla seta
- FERRO, che sostituisce il legno
- ENERGIA A VAPORE
Questi elementi avevano prezzi molto bassi ed erano presenti in grande quantità. Erano quindi accessibili a
tutti.
Ogni innovazione è fattibile economicamente solo se riduce i costi e permette un incremento delle
produzione.
- Viene generata anche una nuova organizzazione nella produzione.
Avviene il passaggio alla PRODUZIONE DI MASSA, si deve produrre in grande quantità e in serie, si
producono BENI STANDARDIZZATI.
- Viene generata anche una nuova organizzazione del lavoro.
La fine degli open fields segna l’affermazione dell’individualismo agrario, si formano così le figure dei
coltivatori agrari, proprietari terrieri.
Le altre persone, che non diventavano proprietari terrieri, sperimentarono il processo di inurbamento.
Trasferendosi nelle città diventano OPERAI, in cambio di un salario vendono il proprio lavoro.
Invece molte di quelle persone che hanno capitali, iniziano ad investirli nella nuova tecnologia, si forma così
la figura degli IMPRENDITORI: rischiano il capitale per produrre, inoltre gestiscono e organizzano la
fabbrica. Non c’è più la figura del mercante imprenditore. Questi nuovi imprenditori capitalistici,
provenienti dagli strati medi della società ed interessati in particolare alla produzione tessile, assunsero il
ruolo di innovatori nel momento in cui riorganizzarono secondo nuovi criteri le attività produttive e
introdussero nuove macchine. La loro miglior attitudine consisteva nel calcolare in anticipo le possibilità di
profitto conseguenti all’assunzione del rischio di investire risorse in nuove direzioni produttive prima e nelle
nuove tecniche poi.
Questi tre elementi si svolgono all’interno di un MERCATO.
Con la Rivoluzione Industriale viene risolto il problema della sussistenza, il sistema è in grado di generare
risorse per tutti. Avviene quindi una DISTRIBUZIONE DELLE RISORSE; l’obbiettivo della popolazione è
accumulare risorse, reddito. In questa fase interviene un nuovo soggetto: lo Stato, che attraverso la politica
fiscale, muove le risorse.
L’affermazione del sistema di fabbrica corrisponde con l’affermazione della macchina. La meccanizzazione
è l’affermazione del nuovo modo di lavorare: la macchina prevale sull’uomo.
Nel 1766 Adam Smith cerca di dare una spiegazione economico matematica all’affermazione di fabbrica e
nel suo libro “La ricchezza delle Nazioni” introduce un concetto fondamentale:
Il sistema di fabbrica ha introdotto la DIVISIONE DEL LAVORO, ovvero la specializzazione.
L’economia di mercato si regge sulla specializzazione, ovvero sulla scomposizione delle tradizionali
mansioni artigiane e sulla rassegnazione di ogni determinata operazione del processo produttivo a ciascun
operaio.
Questo significa che con la divisione del lavoro, ognuno si occupa di un pezzo.
Questo concetto coinvolge anche le aree regionali, le Nazioni. Perché ogni Nazione si specializza nella
produzione di determinati beni, e le altre Nazioni comprano da questa i beni prodotti, di conseguenza la
Nazione produttrice acquisterà i prodotti che le servono da altre Nazioni specializzate.
La specializzazione del lavoro permette di far funzionare il mercato, è la regola: c’è qualcuno che produce
per vendere sul mercato, e qualcuno che acquista e a sua volta produce.
Secondo Adam Smith, le Nazioni sarebbero cresciute maggiormente economicamente, quanto più si
Un prodotto ha successo fino a quando è più conveniente di un altro, ma la convenienza dipende dai
VALORI DI SCAMBIO, cioè il rapporto fra il prezzo e il costo di produzione.
Si rapporta il valore di scambio del Bene A con il valore di scambio del Bene B per decidere che bene
acquistare
Da tutto ciò nasce un altro concetto: la COMPETIZIONE FRA MERCATI: il consumatore acquista il bene
con il maggiore valore di scambio.
Con la Rivoluzione Industriale si comprano i beni della fabbrica, piuttosto che quelli dell’artigiano.
L’economia di mercato si regge quindi sulla divisione del lavoro e sulla competizione fra i mercati.
Ricardo codifica questo concetto con tre modelli:
- MERCATO MONOPOLISTA : il mercato è in mano ad un unico soggetto, che stabilisce i prezzi di
vendita.
- MERCATO OLIGOPOLISTA : il mercato è in mano ad un gruppo di pochi grandi produttori, che si
mettono d’accordo
- MERCATO PERFETTAMENTE CONCORRENZIALE : esiste una pluralità di soggetti, ed è un
mercato aperto a nuovi operatori.
Il mercato della Rivoluzione Industriale inglese è un mercato perfettamente concorrenziale, perché è l’unico
efficace per lo sviluppo economico, mentre gli altri non permettono lo sviluppo economico perché “saltano”
il teorema dei vantaggi comparati.
Nella Rivoluzione Industriale c’è un fattore che nella prima fase rimane fra la vecchia manifattura e il
sistema di fabbrica: il lavoro.
Perché nella Rivoluzione Industriale importa avere tanti operai ma non specializzati. Quindi il lavoro non
viene coinvolto nei processi di meccanizzazione, perché gli imprenditori volevano tanti operai a basso
prezzo. Il lavoro costava poco.
Per quanto riguarda l’aspetto economico – finanziario, con la Rivoluzione Industriale inglese non cambia
niente, perché proprio perché il mercato richiedeva bassi investimenti e c’era tanta domanda, la curva era
perfetta.
Quindi bastava investire un piccolo capitale, con l’autofinanziamento si espandeva la propria produzione.
Quando la tecnologia diventerà più costosa e ci saranno molti più mercati in competizione entrerà il
finanziamento.
Le Rivoluzione Industriale non è legata allo sviluppo del mercato economico finanziario, ma è legato alle
infrastrutture: ferrovie e canali.
- La siderurgia è una lavorazione che esisteva già prima, era legata alla metallurgia, ma anche la siderurgia
ebbe una trasformazione dal passato.
- Lo sviluppo della siderurgia inglese si è affermata nel 1800.
- A differenza del cotone, l’Inghilterra disponeva di una ricchezza di ferro e carbone sul proprio territorio.
Gli effetti della siderurgia si visualizzano nel processo produttivo, perché è la prima volta c’è una grande
quantità di ferro a un costo limitato; la siderurgia è in grado di sostituire la legna nelle produzioni.
La riduzione del prezzo e la grande disponibilità del ferro determinarono la riduzione dei costi di produzione
in TUTTI i settori produttivi.
- Il ferro serviva per la costruzione delle macchine industriali, per la lavorazione agricola (ramala). Questo
porta all’interazione tra la siderurgia e gli altri settori.
- Permette di sviluppare i mezzi di trasporto, come le ferrovie.
- Permette la produzione di massa, quindi la produzione di beni standardizzati.
Se il cotone rappresentava il mercato pilota, il ferro era la base della Rivoluzione Industriale.
La Rivoluzione Industriale è legata allo sviluppo delle strade e dei canali. Le ferrovie sono un prodotto, non
la condizione dell’avvio della Rivoluzione Industriale.
Le strade e i canali sono legati:
- Al miglioramento tecnologico, perché gli inglesi hanno inventato l’asfalto.
- TURNPIKE ACTS : serie di atti legislativi del governo inglese con cui si concedeva a dei privati di gestire
le strade con la riscossione di un pedaggio. Questo pedaggio veniva utilizzato per il mantenimento delle
strade. Inoltre lo Stato offriva un incentivo per chi diventava operatore di strada.
- La prima ferrovia è la STOCKTON DARLINGTON del 1829. Lo Stato concede agli operatori economici
la possibilità di costruire le ferrovie e questi operatori utilizzano le società per azioni.
Le ferrovie inglesi sono la prima grande occasione di investimento azionario della storia economica europea.
Mentre per i francesi, tedeschi e italiani sarà lo Stato a costruire le ferrovie.
Lo Stato deve solo garantire il buon funzionamento del mercato, quindi lo Stato è REGOLATORE:
- Dal punto di vista della POLITICA MONETARIA, deve garantire la stabilità della moneta.
- Dal punto di vista della POLITICA DOGANALE, controlla i flussi commerciali.
- Dal punto di vista della POLITICA SOCIALE, elimina o riduce le distorsioni del mercato.
L’idea del liberismo ha un presupposto teorico, che è la LEGGE DI SAY: l’offerta incontra sempre la
domanda e la domanda incontra sempre l’offerta. Ovvero il mercato è capace di AUTOREGOLARSI,
attraverso la regolazione dei prezzi. Il mercato non deve intervenire perché il mercato si regola da solo.
La finanza pubblica
La Rivoluzione Industriale cambia le condizioni di vita e i modi di vivere. Nasce una nuova struttura
sociale: si affermano la borghesia, gli operai e avviene l’abbandono delle terre, che porta ad un processo di
urbanizzazione. Questo processo di urbanizzazione, o meglio l’abbandono delle terre, comporta per il
governo inglese l’affermazione per la prima volta di un intervento pubblico assistenziale.
Lo Stato si fa carico delle persone che abbandonano la terra e che non trovano posti di lavoro nelle
fabbriche, diventando masse che non hanno reddito in una società dove il lavoro era fondamentale per
sopravvivere.
A differenza nella società preindustriale era la collettività ad occuparsi della popolazione e non c’era nessun
intervento pubblico che provvedeva ai poveri.
Nasce così con la Rivoluzione Industriale la figura del DISOCCUPATO.
Questa questione passa sotto una serie di leggi: POOR LAWS, che vengono approvate tra il 1830 e il 1850
in Inghilterra.
Queste leggi prevedevano l’assistenza pubblica ai poveri e agli indigenti, attraverso l’erogazione di un
salario minimo.
Sono state le prime leggi contro la povertà e la disoccupazione.
Queste leggi sancivano l’erogazione per parrocchie, che allora in Inghilterra avevano una funzione sia
amministrativa che religiosa.
Sidney Pollard sosteneva che la chiave della Rivoluzione Industriale non era lo Stato Nazione, quindi non è
un fenomeno nazionale ma regionale, per aree regionali.
Quindi la cosa importante erano i fattori economico-sociali localizzati a livello regionale, quindi la
disponibilità di materie prime, il cambiamento dell’agricoltura, lo sviluppo tecnologico e l’applicazione, la
modifica dell’assetto sociale.
Questa ipotesi ha avuto successo perché spiega molto bene l’industrializzazione europea e dei paesi come
l’Italia.
Inoltre spiega perché alcune realtà si sono sviluppate e poi sono passate ad una fase di declino, quindi perché
vengono meno i fattori produttivi, e avviene uno spostamento geografico di questi, quindi una ricollocazione
dei fattori economici in un’altra area.
Secondo Pollard le cause di declino di certe regioni sono date da.
- Esaurimento dei minerali o scoperta di fonti di approvvigionamento alternative più economiche.
- Spostamento di localizzazione o nuovo sviluppo dei trasporti, che rende la posizione di alcune regioni
meno favorevole rispetto a regioni rivali.
- Una regione industriale per svilupparsi deve avere una certa dimensione.
Inoltre Pollard afferma che lo sviluppo delle regioni non protagoniste dirette dell’innovazione, è dovuta
dagli effetti indotti delle regioni leader in termini di regolarizzazione delle attività produttive, disponibilità
di materie prime, più stretti legami con i mercati urbani, potenziamento delle infrastrutture di servizio e di
comunicazione.
MODELLO CLASSICO : è il modello nato dalla Rivoluzione Industriale inglese, che si basa sull’idea di
Adam Smith della specializzazione (divisione del lavoro) e sulla centralità del mercato secondo un sistema
di libero scambio.
Dopo la I Guerra Mondiale questo modello va in crisi, il suo collasso avviene negli anni ’30, dopo la crisi
del ’29. Dopo la II Guerra Mondiale, nasce nel sistema occidentale un nuovo modello: l’ECONOMIA
MISTA.
Il trionfo dell’economia di mercato classica si compie tra 800 e 900 intorno all’INTEGRAZIONE DEI
MERCATI.
L’Europa Occidentale fino a metà 700 era caratterizzata da un’economia preindustriale, di sussistenza, con
una realtà manifatturiera commerciale dipendente dal l’agricoltura. Inoltre l’uomo aveva l’impossibilità di
gestire le risorse autonomamente.
Gradualmente si passò dall’economia preindustriale ad un’economia di mercato, dove cambiò
principalmente la possibilità per l’uomo di gestire le risorse e produrre per il mercato, per vendere.
Questo processo graduale ha avuto un protagonista principale: l’Inghilterra. Il modello che ha avuto
compimento con la Rivoluzione Industriale inglese, si è poi diffuso in Europa in tempi e modi differenti e ha
segnato tutto l’800.
A fine 800 questo modello è diventato determinante su tutte le relazioni economiche internazionali. La
crescita dello sviluppo economico internazionale dipende dall’industrializzazione dei Paesi. Occidentali
(ovvero l’Europa occidentale + gli Stati Uniti).
Questa integrazione dei mercati è resa possibile da:
sviluppo economico, incremento della poduttività, delle produzioni e degli scambi commerciali tra le
economie di mercato
Tra 800 e 900 avviene l’espansione di questo modello: si ampliano i traffici commerciali e avviene la
mobilità delle persone e dei capitali. Inoltre c’è una centralità dei paesi occidentali nel sistema delle
relazioni internazionali.
Lo sviluppo economico di parte dell’Europa e di parte dell’America porta ad un incremento della
produttività e della produzione di una grande quantità di beni commerciabili in tutto il mondo.
Tra il 1885 e il 1914 il modello europeo influenza tutto il sistema economico internazionale, non riguarda
solo la produzione industriale ma anche quella agricola, inoltre determina un incremento degli scambi
commerciali.
Durante il 800 e alla fine di questo secolo ci furono tassi di crescita altissima che avverranno ancora solo tra
il 1950 e il 1960.
EFFETTO NEGATIVO:
Questo incremento dei flussi commerciali genera la CRISI AGRARIA, cioè l’invasione dei prodotti
agricoli dall’America del Nord e dall’Australia.
La reazione a questo fu la politica protezionistica e i dazi doganali, ma questo non bloccò la crescita degli
scambi internazionali, perché:
- L’Inghilterra e l’Olanda rimangono attaccati al libero scambio
- Inizia un processo di accordi bilaterali tra Strati.
Il primo processo di accordi bilaterali tra Stati è il trattato di COTTEN e CHEVALIER, che viene
denominato ACCORDO DELLA NAZIONE FAVORITA: Inghilterra e Francia stabilirono tra loro una
tabella delle tariffe doganali. Il trattato prevedeva che questa tabella fosse applicata anche a tutti i paesi con
cui Francia e Inghilterra avevano scambi. Così si regolano i flussi commerciali.
Questo accordo tra Francia e Inghilterra porta allo sviluppo delle MULTINAZIONALI, perché un modo per
superare i dazi doganali era costruire aziende in vari paesi, dove il capitale apparteneva all’azienda di
origine, però la titolarità giuridica era sparsa nel mondo.
lo sviluppo tecnico e l’integrazione dei mercati.
Lo sviluppo tecnico è legato ad alcune innovazioni tecnologiche: il telegrafo e il telefono, che permettono
una maggiore integrazione dei mercati, perché questi oggetti consentirono di mettere in comunicazione con
grande rapidità centri lontani e per alcuni prodotti il mercato venne ad assumere una dimensione mondiale.
il regime aureo e l’integrazione dei mercati finanziari
La politica monetaria inglese fece della sterlina la moneta di riferimento a livello mondiale, e di Londra la
principale piazza finanziaria internazionale.
Tra 800 e 900 si assistette ad una crescente diffusione del sistema aureo (gold standard), con l’ancoraggio
all’oro di molte monete.
Si creò un sistema di relazioni finanziarie che facevano perno sulla sterlina e questo rendeva agevoli i
movimenti di capitali tra le diverse nazioni.
Tra il 1200 e il 1700 l’Europa non vide grandi migrazioni, con l’affermarsi della II Rivoluzione Industriale,
avviene una ripresa delle grandi migrazioni, mentre nel corso del 900 non ce ne furono.
L’Europa sperimenta quindi un processo di flussi migratori da parte degli europei verso l’America, questo
perché in America c’erano tante risorse e poca popolazione. Queste migrazioni derivarono dalla crisi
agraria, perché chi non aveva trovato lavoro si trovava con un problema di sopravvivenza.
Inoltre l’emigrazione avviene in presenza di una forte crescita economica.
Gli storici hanno due tipi di risposta a questa situazione.
- L’industrializzazione europea è avvenuta per regioni, ci sono regioni industrializzate e regioni no. La bassa
mobilità tra regioni ha portato alle migrazioni: era più facile emigrare verso gli Stati Uniti, per trovare
lavoro e fare soldi, che nelle regioni europee.
- Il progresso dell’industrializzazione europea, con la centralità del fattore lavoro, aveva esaurito tutti gli
sbocchi occupazionali. Infatti gli economisti sostengono che in Europa a inizio 900 c’era un grande conflitto
tra operai e imprenditori.
- capitali:per acquistare la tecnologia ed entrare sul mercato. Il sistema creditizio diventa molto più
articolato, nasce la BANCA MISTA.
Gli operatori del Belgio del 1825 hanno un COSTO CAPITALE (costo di investimenti per avviare l’attività)
di ingresso molto minore rispetto agli operatori italiani nel 1900, perché con il passare del tempo questi costi
sono cresciuti.
Il Belgio si industrializza con cotone e carbone, il costo capitale è basso; mentre l’Italia deve entrare in
settori per lei nuovi e con una forte concorrenza, e questo richiede molti più capitali. L’Italia si innoverà
grazie all’innovazione tecnologica.
- Dato che il mercato richiedeva più capitali, ci sono – IMPRENDITORI, perché poche persone avevano le
possibilità economiche di accedere ad una fabbrica. Non erano i primi, dovevano competere con
l’Inghilterra in quanto a macchinari, impianti, apparecchiature.
- Dalla crescita della tecnologia deriva una MAGGIORE FORMAZIONE PROFFESSIONALE e
CONOSCENZA TECNOLOGICA : i paesi vincenti saranno quelli in grado di fornire questi due fattori.
- Da tutto porta ad un RUOLO PIÙ ATTIVO DELLO STATO nell’Industrializzazione europea, perché gli
Stati per rincorrere l’Inghilterra dovevano sostenere alti costi.
- demografia: l’industrializzazione europea ha dimostrato di nuovo che il teorema di Malthus era sbagliato,
perché le risorse sono cresciute tanto quanto la popolazione, addirittura la storia dell’Europa del 1800 segna
un tasso di crescita delle risorse molto maggiore rispetto alla popolazione.
La disponibilità di queste risorse era dovuta all’INTEGRAZIONE COMMERCIALE: mano a mano che è
cresciuta l’industrializzazione europea, mano a mano i flussi commerciali sono cresciuti.
L’Europa è diventata un grande mercato: alcuni mercati si sono uniti e hanno creato una sussidiarietà tra di
loro. Si crea il concetto della divisione del lavoro, la specializzazione in alcune attività.
È l’integrazione dei mercati che permette la crescita delle risorse in maniera maggiore o uguale alla
popolazione.
- L’industrializzazione europea ha segnato l’introduzione del concetto di CICLO in economia, ovvero
l’insieme degli andamenti di crescita o di declino. L’industrializzazione europea che riguarda l’800 è così
scomposta in cicli:
1790 – 1820: CICLO DI ESPANSIONE
- REGIONE MANIFATTURIERA : con una forte presenza di mercanti imprenditori, che investono le
loro risorse non in nuova terra, ma nelle attività industriali copiando l’Inghilterra. Il mercante imprenditore
vede il modello inglese come una possibilità di fare ricchezza. È quindi un’industrializzazione tradizionale,
legata al cotone. Sono i mercanti imprenditori a diventare imprenditori, che sono ricchi perché in passato
avevano commercializzato.
- DOTAZIONE DI RISORSE (localizzazione delle risorse di Pollard) : come l’Inghilterra il Belgio gode di
molte miniere di carbone, per questo gli viene molto facile copiare la meccanica e la siderurgia inglese.
Inoltre il §Belgio godeva di ferro, legname, energia idraulica, lino, lana. Dal punto di vista delle industrie, si
erano sviluppate le industrie estrattive, siderurgiche, meccaniche, cotoniera, laniera, del vetro e della
chimica.
- Per frenare la fuga di tecnologia verso il Belgio, gli inglesi fecero una legge che proibiva l’acquisto dei
brevetti inglesi, da impiegare fuori dalla Nazione, senza l’autorizzazione del governo inglese.
1° TEMPO – 1820-1850 : lunga fase di crescita, senza però una trasformazione strutturale, cioè la Francia
ha una grande diffusione della manifattura rurale, ma non si industrializza.
2° TEMPO – 1851-1870/71 : passaggio, decollo all’industrializzazione. Gli economisti utilizzano il termine
TO TAKE-OFF per indicare questa fase. In Inghilterra il passaggio all’industrializzazione avviene in modo
lento e graduale, mentre nei paesi europei, soprattutto quelli che sono arrivati tardi, hanno registrato un
salto, un cambiamento radicale, per questo questa fase viene indicata con quel termine.
In Francia lo Stato ha sostenuto l’industrializzazione con la costruzione delle infrastrutture, in particolare
delle ferrovie(modello totalmente diverso da quello del Belgio e dell’Inghilterra).
Le ferrovie hanno portato l’industrializzazione perché:
- Servono ad integrare i mercati e le mobilità delle risorse: riducono i costi di trasporto e favoriscono la
divisione del lavoro, la specializzazione.
- Dato che utilizzano il ferro, permettono di sviluppare l’industria meccanica-siderurgica.
La Francia aveva piccole-medie imprese disperse sul territorio, mentre la presenza di alcune grandi imprese
nelle città più importanti, quali Parigi, Marsiglia e Lione. Queste grandi città erano legate alle COMMESSE
(ordinativi) dello Stato.
Si svilupparono molto le piccole medie imprese perché l’industria tessile e favorevole alle piccole imprese
per diversi motivi:
- Richiedono pochi capitali, non ci vogliono grandi investimenti
- Richiedono meno costi
- Minimizzano i rischi
Però la piccola medio impresa è possibile solo per il settore tessile.
Prima del 1870 il modello francese era basato sul rapporto manifattura-agricoltura, dopo sulle piccole
imprese dislocate e la presenza di grandi imprese nelle grandi città.
Per tutta l’Europa nel 1800 gli open fields sono finiti. In Francia questa fine è data dalla violenta
Rivoluzione francese. Mentre gli inglesi con la fine della comunità di villaggio hanno una crescita della
popolazione, i francesi non crescono perché rimangono sulla terra, trovando un nuovo modello di
agricoltura-manifattura, crescendo poco, la terra era in grado di garantire risorse e un buon livello di reddito
per tutti.
Questo modello dualistico è legato ad una bassa crescita della popolazione durante l’800. La società
industriale ha cambiato radicalmente gli andamenti e le scelte demografiche.
Nell’economia preindustriale era importante avere figli per lavorare la terra, il capitale era costituito dalla
forza lavoro. L’economia di mercato elimina quest’esigenza, perché la forza lavoro era data dall’energia a
vapore. Le scelte demografiche sono quindi date dalla disponibilità di reddito.
La Francia è un esempio di questo rapporto. La bassa crescita demografica è legata al permanere della forza
lavoro in ambiente agricolo. I padri lasciano ai figli la terra, e questi continuano l’attività. Si formano così
piccole attività famigliari, diffuse sul territorio, che attraverso la manifattura hanno un buon livello di vita.
Il sistema agricolo permette un livello di reddito sufficiente alle famiglie, per questo le persone non
andavano a fare gli operai, non si urbanizzavano. A differenza dell’Inghilterra dove la Rivoluzione Agricola
e Agraria segna una rottura: le persone che non avevano da lavorare si spingevano verso l’urbanizzazione e
La Francia era un paese povero di carbone, penalizzata anche dagli alti costi di estrazione e di trasporto.
Alcuni centri industriali del nord-est, in Normandia e nella regione parigina si svilupparono grazie alla
disponibilità di energia idraulica, ma quando dovettero sostituirla con il vapore, ci furono dei problemi. La
Francia era il solo paese industriale a dover importare carbone per le necessità interne.
La riduzione del reddito agricolo dovuto dalla crisi agraria, privò l’industria dal mercato interno. Questo
portò ad un cambiamento del sistema manifatturiero.
- A livello economico è un paese che si regge sul sistema agricolo che si basava sul latifondo (grandi
proprietari terrieri)
- A livello politico si regge sul rapporto tra i latifondisti e l’esercito.
La Germania è un paese fortemente diviso, frammentato:
- La Germania era una federazione di 38 Stati posseduti dal Re di Prussica che è il grande centro politico e
militare ed rappresenta lo Stato che si affermò sugli altri paesi con l’attuale capitale, Berlino.
- L’area da Amburgo a Colonia ha una grande tradizione commerciale, infatti in passato commerciavano con
il Ducato di Milano, Roma, la Serenissima (Venezia), la Scandinavia e i Paesi Baltici.
- C’è la presenza di un’altra area esterna che viene integrata, è l’area della Baviera e dell’Austria. Quest’area
era caratterizzata da una forte autonomia politico istituzionale, perché aveva una matrice cattolica; ha una
tradizione economica diversa, quindi senza latifondo ma con la piccola proprietà fondiaria e la manifattura.
- A differenza della Francia e dell’Inghilterra questi paesi, a causa della religione protestante hanno un alto
livello di analfabetizzazione.
- Il quadro politico, culturale e sociale si lega all’industrializzazione tedesca per l’UNIFICAZIONE
POLITICA della Germania.
I tedeschi sono diventati Nazione per andare in guerra.
La prima novità dell’industrializzazione tedesca è la GRANDE IMPRESA, giuridicamente è una società per
azioni, ma è una società che è organizzata in diverse UNITÀ PRODUTTIVE, DIVISIONI.
L’Inghilterra, nella sua industrializzazione, non aveva un rapporto con le banche, però si afferma la borsa.
La Germania genera un nuovo istituto finanziario: le BANCHE MISTE o UNIVERSALI.
Queste banche:
- Raccolgono il risparmio privato
- Esercitano il credito a breve termine e a medio lungo termine solo alle imprese (di 25/30 anni), questi
ultimi crediti vengono chiamati CREDITI INDUSTRIALI.
- Le banche finanziano le imprese attraverso:
* Mutui e prestiti
* L’acquisizione di una partecipazione nel capitale azionario
* L’emissione di prestiti obbligazionari delle imprese.
OBBLIGAZIONI: titoli che un soggetto emette, e a una determinata scadenza chi ha acquistato le
obbligazioni riceve indietro il capitale e degli interessi.
L’elemento nuovo è che la banca raccoglie il risparmio privato e lo usa per finanziare le imprese con la
garanzia che ognuno può andare a ritirare i suoi soldi.
Il problema sorge quando le banche non sono in grado di restituire i capitali ai correntisti.
Questo sistema permette di avere grandi capitali da prestare agli imprenditori per gli investimenti in nuove
tecnologie. Le banche in cambio chiedono di partecipare al consiglio di amministrazione.
Nel modello inglese invece, bastava l’autofinanziamento per garantire gli investimenti
In Germania si diffusero i cartelli industriali per una ricerca di maggiori garanzie di stabilità sui mercati.
Questi cartelli sono un accordo tra due o più imprese per eliminare la pressione concorrenziale in un settore
produttivo attraverso la fissazione dei prezzi, la spartizione del mercato e altra pratiche monopolistiche.
Nel breve periodo questa politica permette di garantire la difesa dell’industria che si sviluppa, però nel lungo
periodo ha degli effetti negativi:
- I consumatori devono pagare di più i prodotti, e questo porterà ad un calo della domanda.
- Nel frattempo gli altri paesi reagiscono con la stessa politica, generando un blocco nel commercio
internazionale.
Con la fine dell’800 e l’industrializzazione tedesca finisce quindi l’era del libero scambio (tranne in
Inghilterra dove durerà fino alla I Guerra Mondiale)
Lo Stato interviene in economia con politiche e soldi, in particolare nelle infrastrutture. Interviene anche
nella formazione professionale.
Istruzione professionale
Lo Stato investono con denaro pubblico in facoltà scientifiche. La Germania è dotata di un eccellente
sistema di istruzione professionale e di formazione tecnica e professionale, questo portò alla crescita
dell’industria chimica e elettrica.
Le Grandi Imprese sono composte, oltre che da macchinari e impianti, da un agglomerato di operai, perché
richiedono grande forza lavoro.
Il rapporto tra il mondo operaio e la classe imprenditoriale diventa un problema per lo sviluppo economico,
per questo è stata approvata una tutela dei lavoratori che riguardava:
- Orario di lavoro
- Associazionismo, quindi la possibilità di unirsi in gruppo per mettersi contro l’imprenditore
- Il popolo degli Stati Uniti è stato completamente sradicato dai popoli europei nella seconda metà
dell’800: in primo luogo da inglesi, francesi e olandesi; in secondo luogo dagli irlandesi, dopo la grande crisi
agraria del 1844, gli irlandesi fornivano prodotti agricoli all’Inghilterra, con la crisi agraria questi migrarono
verso gli Stati Uniti; e dagli italiani, soprattutto del sud e del nord-est.
Per questo non esistono gli americani, ma il popolo è formato da un crogiuolo di razze, etnie e culture
diverse.
Le popolazioni emigravano verso gli stati uniti per lavorare ed arrivare ad una situazione di benessere
attraverso la creazione di ricchezza; quindi queste popolazioni erano disponibili ad iniziare nuove attività
economiche. L’imprenditorialità nasce appunto dal fatto che le perone emigravano negli Stati Uniti per
avere un prospettiva futura.
NOTA:
Secondo Veben la religione è collegata allo sviluppo economico, quindi il capitalismo sarebbe collegato solo
all’etica protestante, perché i valori del cattolicesimo sono contrari. Quest’idea viene smentita dal caso degli
Stati Uniti, perché l’etica religiosa è legata più ad una visione politica che economica. Negli Stati Uniti è,
invece, il sistema sociale a rallentare lo sviluppo economico.
- Anche geograficamente gli Stati Uniti si sono costruiti nel tempo, dalla Costa Atlantica alla Costa Pacifica.
La costruzione geografica è andata di pari passo con lo sviluppo economico. Gli altri paesi europei prima di
arrivare ad un’economia industriale, avevano vissuto una fase in un’economia preindustriale, mentre gli
Stati Uniti sono nati già industrializzati. Molto importante è lo sviluppo della ferrovia.
- È un paese molto grande, con grandi risorse, ma con poca popolazione. Economicamente questo fattore
porta ad una bassa disponibilità del lavoro e un alto costo di questo. Inoltre questa è la grande diversità con
l’Europa.
In Europa il problema fondamentale era proprio gestire il lavoro: c’è tanta popolazione, ma ci sono poche
risorse e pochi spazi a disposizione.
Mentre gli Stati Uniti sono completamente il contrario, hanno una grande quantità di risorse, ma la
popolazione è scarsa, e quindi non hanno mai avuto il problema di gestire il lavoro, ma anzi, il problema
diventa gestire le risorse.
Infatti gli Stati Uniti hanno dovuto introdurre le macchine nei processi produttivi per sostituire gli uomini,
che non c’erano, e la meccanizzazione riguarda sia l’industria che l’agricoltura.
L’industrializzazione americana è fondata principalmente sull’innovazione tecnologica. Il modello
Lo Stato americano non segue né il modello inglese, né il modello francese, ma è un modello di uno Stato
che:
- Regola le disfunzioni del mercato
- Non fa l’imprenditore
- Non costruisce le ferrovie, ma le sostiene con la legislazione.
Lo Stato sostiene le ferrovie con la legislazione perché il miglior modo per garantire lo sviluppo economico
è far funzionare il mercato, e il mercato funziona al meglio quando è in una situazione di concorrenza
perfetta. Per questo la legge si basa su una politica ANTIMONOPOLISTICA.
Inoltre lo Stato interviene sull’ALFABETIZZAZIONE, perché era essenziale l’istruzione professionale e
scientifica, per garantire le innovazioni tecnologiche (che era l’unico modo per gli americani di gestire le
risorse).
La produzione agricola, in particolare del grano e dei cereali da una parte, e della gelsibachicoltura
(allevamento del baco da seta) dall’altra segna il sistema agricolo italiano. La produzione cerealitica è
soprattutto del Sud, la produzione della gelsibachicoltura riguarda l’area centrale della Lombardia, più due
sottozone della Brianza e l’area dell’alto milanese.
In quest’area dove si sviluppa la gelsibachicoltura e l’attività del tessile avverrà il primo salto verso
Mentre la bilancia dei pagamenti italiana è in attivo (almeno fino al 1907) per:
- RIMESSE EMIGRANTI : i soldi che gli emigrati mandavano a casa.
- TURISMO
- NOLI MARITTIMI : tasse che un soggetto doveva pagare per attraccarsi con una barca al porto. L’Italia
allora era ancora la via di comunicazione verso il medioriente e quindi l’Asia, quindi Inghilterra e Francia
pagavano per attraccarsi ai porti di Genova e Napoli.
Questa positività della bilancia della bilancia dei pagamenti garantisce la STABILITÀ DEI CAMBI,
DELLA LIRA (tipica situazione dei paesi arretrati o in via di sviluppo).
rapporto con le banche
Si sviluppa un nuovo sistema creditizio in età giolittiana (quando Giolitti era presidente del consiglio).
Il nuovo sistema creditizio è più solido, perchè l’Italia adotta il modello tedesco della banca mista o
universale.
Protagonista di questo modello è la BANCA COMMERCIALE ITALIANA, che viene fondata nel 1894 con
capitali tedeschi, austriaci e svizzeri.
Il primo amministratore delegato era Otto Joel e il capitale segue il modello tedesco.
La Comit partecipa al capitale azionario di molte aziende. Si sviluppano le società anonime, che precedono
le società per azioni, che hanno le stesse caratteristiche di queste ultime.
Inoltre in Italia si sviluppa un SISTEMA BORSISTICO, segnato da una serie di forti speculazioni.
Il 1907 è un anno importante perché l’Italia sperimenta la CRISI FINANZIARIA: le speculazioni in borsa
fanno crollare le quotazioni di molte società, questo fattore si ripercuote sul patrimonio delle banche, perché
le banche detengono molte azioni e si trovano in una crisi di liquidità, non hanno quindi i soldi per garantire
i conti correnti dei risparmiatori. Le banche compravano le azioni con i risparmi dei correntisti, però
garantivano a questi che in ogni momento avessero avuto bisogno di soldi la banca glieli restituiva.
Questa crisi venne risolta grazie ad una nuova istituzione: la BANCA D’IALIA, nata il 1 gennaio 1894 in
Italia. La Banca d’Italia è importante perché per la prima volta svolge il ruolo di BANCA CENTRALE.
La Banca Centrale è l’istituzione RESPONSABILE DEL FINANZIAMENTO DEL SISTEMA
CREDITIZIO, non presta soldi ai privati, ma alle banche, è il prestatore di ultima istanza, finanza le banche,
L’Italia tra la fine dell’800 e l’inizio del ‘900 è un paese che presenta una stabilità della finanza pubblica.
Ma il governo italiano non sfruttò questa stabilità per attuare una riforma della fiscalità, che rimane ancora
basata sulla centralità dell’imposizione diretta che colpisce i consumi. Questo ha un effetto depressivo sulla
domanda interna, perché è una fiscalità che colpisce i meno abbienti.
Lo sviluppo industriale italiano è uno sviluppo che è carente della domanda. L’industrializzazione punta
sull’innovazione tecnologica, ma non sostiene la domanda.
Il mercato è quindi limitato perché c’è poca domanda.
Si sviluppa un conflitto sociale tra le masse contadine, il mondo operaio e la casse imprenditoriale.
Nel 1895 a Milano ci furono scioperi repressi con la forza. Con le elezioni del 1900 e con il governo
Giolitti-Zanardelli si avvia la RIFORMA SOCIALE che porta all’industrializzazione. Questa riforma però
non avrà un effetto positivo nel lungo periodo.
Nel 1913 avviene una crisi interna: il modello liberale finisce. Per l’Italia equivale a una crisi di offerta, di
La questione delle riparazioni segna tutto l’asse economico europeo e ha un peso essenziale anche per
l’Italia. I paesi coinvolti nel conflitto accumulano grandi debiti verso l’Inghilterra e gli Stati Uniti, perché gli
chiedevano soldi per la guerra, per importare le fonti energetiche (carbone), le materie prime e i prodotti
alimentari.
Nel corso della conferenza di pace di Versaills emerge l’idea che le potenze vincitrici dovevano chiedere ai
vinti di occuparsi dei debiti, in questo caso alla Germania.
Le entrate di questa riparazione servivano per ripagare i debiti all’Inghilterra e agli Stati Uniti. Ad
aumentare la crisi fu l’insistenza americana.
Il principio delle riparazioni era tedesco ed era stato preventivato prima della guerra.
Il problema era quantificare le riparazioni: infatti avvennero una serie di accordi per arrivare alla riparazione
della guerra.
La Germania era costretta a produrre per gli altri, per questo durante gli anni ’20 chiese una revisione delle
riparazioni. Questo percorso segna lo sviluppo economico dell’Europa. La Germania in questo periodo
aveva questo problema, e questo aveva portato alla perdita di uno dei motori fondamentali.
In aggiunta a tutto ciò ci furono molti scontri.
Per ripagare i debiti di guerra la Germania apre una serie di debiti con gli Stati Uniti. Questo fa si che il
paese che doveva pagare i debiti chiedeva altri prestiti al paese che doveva ricevere i soldi. Tutto ciò segna
profondamente gli anni ’30, dopo la crisi del ’29.
Questo processo mina il sistema finanziario internazionale.
Perché i tedeschi oltre a dover ripagare i debiti di guerra aumentano il debito pubblico attraverso l’emissione
di moneta cartacea senza una corrispondenza del PIL, tutto ciò genera inflazione.
Il sistema economico industriale ha una forte difficoltà a ritornare ad una produzione di pace.
L’emigrazione non funziona più e gli Stati Uniti dopo la Prima Guerra Mondiale chiudono le porte.
La ripresa italiana è quindi segnata da:
- inflazione
- disoccupazione
Questo porta sul piano sociale al BIENNIO ROSSO (1919-1920) dove, sulla spinta dei movimenti
comunista e socialista, avviene una forte ondata di scioperi e rioccupazione delle campagne. Ci furono forti
proteste nel settore agricolo: veniva chiesta l’assunzione obbligatoria nelle aziende agricole e in modo
particolare:
- la riduzione oraria del lavoro senza riduzione del salari
Avvenne una reazione di totale chiusura di fronte all’occupazione delle terre, che riguardava l’area centro
meridionale. Inoltre è una reazione padronale che davanti allo sciopero chiusero le fabbriche.
Il risultato congiunto di
- inflazione
- crisi economica
- proteste popolari
è uno spostamento sul piano economico del reddito dalla classe medie urbane, borghesia verso i braccianti,
operai e mezzadri.
Nel 1921 con la caduta dei prezzi, anche la borghesia si trova in difficoltà. Questa data è un punto di svolta
economica e politica, perché la crisi economica legata all’inflazione e allo spostamento del reddito, con una
forte questione sociale, genera l’arrivo di Mussolini.
Queste tre società, finita la guerra, varano una serie di progetti che presentano dei problemi:
- NON TENGONO CONTO DEL MERCATO : varano progetti di crescita sproporzionati rispetto alle
richieste del mercato. Prospettano una crescita delle loro attività, che non sarà mai assorbita dal mercato,
perché mancano proprio le esigenze del mercato, dato che loro rimangono legato a volumi di produzione
delle commesse belliche, ma il mercato richiede altri volumi, è un mercato che non c’è e che è in crisi.
- NON HANNO UN’INNOVAZIONE TECNOLOGICA : varano piani industriali senza prevedere un
aggiornamento tecnologico, gli impianti erano molto costosi, perché ad esempio nel campo della siderurgia
al posto di utilizzare carbone, usavano rottame, che rendeva di meno e costava di più.
- SI INDEBITANO CON IL SISTEMA CREDITIZIO : per avviare questi piani ci vogliono dei soldi e
queste aziende chiedono finanziamenti alle banche miste.
Solo che le stesse banche miste per finanziare le imprese oltre a fornire prestiti, acquistano azioni delle
imprese stesse. Si crea così un rapporto di FRATELLANZA SIAMESE (concetto inserito da Stringher),
perché le imprese chiedevano prestiti alle banche, che in cambio chiedevano una garanzia con i titoli delle
aziende e entravano a far parte del capitale azionario. Quando però la crisi esplode, le azioni crollano, le
banche rimangono senza soldi. Quindi le imprese non sono in grado di restituire i soldi alle banche, e in
aggiunta queste banche devono restituire i soldi ai risparmiatori e questo genera un’ulteriore crisi
finanziaria.
La FIAT ha avuto una grossa crescita di fatturato e di occupati durante la I Guerra Mondiale. Quest’impresa
vara un piano industriale che si basa su due pilastri:
- vendita sul mercato italiano di una macchina utilitaria a basso costo e prezzo.
- Grande conquista del mercato russo.
Solo che il mercato italiano non ha una richiesta di macchine.
La Fiat aveva chiesto finanziamenti alle banche, pensò che per ripagare questi finanziamenti l’unica strada
era ACQUISTARE LE BANCHE. Solo che per comprarle c’era bisogno di alleati, per questo si creano altri
debiti.
L’Ansaldo tenta la scalata della BANCA ITALIANA DI SCONTO (BIS), che l’aveva finanziata durante la
Guerra. Alla fine della Guerra l’Ansaldo utilizza gli stessi soldi prestati per comprare azioni della stessa
BIS. In questo modo nel momento in cui si aveva il controllo della banca, i debiti sparivano.
La Fiat, invece, si allea con un finanziere piemontese, Gualino, che tenta la scalata del CREDITO
ITALIANO (CREDIT).
Se il rapporto tra l’Ansaldo e la Bis non funziona, quello tra la Fiat e il Credit funziona.
Quando la Fiat conquistò il controllo del Credit, i banchieri costituirono una società esterna, un
CONSORZIO ESTERNO alla banca per raccogliere risorse per comprare azioni del Credit. Inizia così una
guerra tra Fiat e Credit, che finisce con la vittoria dei banchieri, perché la Fiat ha un problema di mancanza
di utili.
Si può definire una guerra tra banche e mondo imprenditoriale.
Da tutto ciò si può trarre che il modello della banca mista che finanzia l’impresa va in crisi negli anni ’20,
perché le imprese industriali, di fronte ad un fallimento dei loro piani industriali, tendono a conquistare il
controllo delle banche per annullare i debiti. Questo annullamento crea però il crollo dei titoli azionari delle
aziende che si ripercuotono sulle banche.
Tutto ciò genera la fuga dei risparmiatori, perché la gente andava agli sportelli di tutte le banche per ritirare i
propri soldi. Questo è ciò che è successo alla Bis.
Infatti il 29 dicembre del 1921 la Bis fu messa in liquidazione con grosse ripercussioni sul sistema
economico italiano.
La Bis era esposta con gli Ansaldo, che tentano lo stesso percorso della Fiat. Nel frattempo crollano le
azioni dell’Ansaldo, che è incapace di ripagare i debiti.
La Bis entra quindi in crisi.
Si crea una corsa dei risparmiatori a ritirare in tutte le aziende bancarie i propri risparmi. Questo costringe il
governo ad intervenire.
Dal 1920 in poi la crisi tra banche e imprese segna l’ingresso dello Stato come imprenditore.
Lo Stato in Italia diventa un soggetto che entra in economia perché:
- Crea una struttura pubblica che salvi le banche
- Crea una struttura pubblica che acquisisca il controllo di alcune imprese.
Il problema è dato proprio dal fatto che l’Ansaldo e la Bis falliscono. L’Italia decide di salvare queste due
realtà attraverso un terzo soggetto: lo Stato.
Questo modello ci ha allontanato da quello anglossassone, perchè si utilizzano le risorse pubbliche per
sostenere le banche e le imprese.
Il modello anglossassone invece avrebbe fatto fallire le imprese e le banche, avrebbe dato vita ad una serie
di licenziamenti e avrebbe generato poi nuove imprese e banche attingendo al mercato finanziario.
In Italia il mercato finanziario è rimasto limitato, in Inghilterra no. Questo è proprio dato dall’intervento
dello Stato e dalla tendenza del risparmio italiano a orientarsi verso il deposito bancario.
Però in Italia non esisteva un mercato finanziario che in quegli anni poteva sostenere la crisi dell’Ansaldo e
della Bis.
La scelta dell’intervento dello Stato è data dalla scelta di mantenere in vita l’industria nascente in un
momento di crisi internazionale. Inoltre c’è una situazione politico – militare molto complessa. L’unica
strada era quindi far intervenire lo Stato.
Beneduce, funzionario della Banca d’Italia e Stringher, governatore sempre della Banca d’Italia,
NOTA:
Nelle scelte economiche hanno avuto un ruolo fondamentale i tecnici dello Stato, ovvero i grandi dirigenti
dello Stato, che non hanno una formazione politica, ma che comunque hanno svolto un ruolo politico.
Beneduce da vita al CONSORZIO PER LE SOVVENZIONI DEI VALORI INDUSTRIALI (CSVI).
Questo consorzio era già nato nel 1914, con l’idea che doveva essere un ente di diritto pubblico, cioè con
capitale pubblico. Inizialmente doveva finanziare le attività belliche, ma venne però reso inattivo durante la
Guerra. Dal 1920 diventa il braccio operativo della Banca d’Italia.
Il consorzio si accollò le partecipazioni delle banche nelle imprese. Quindi rilevava le azioni che le banche
avevano nelle imprese e diventa socio indiretto delle imprese. Per comprare queste azioni utilizza il denaro
Ogni paese poteva detenere una parte più o meno ampia delle risorse necessarie non solo in oro, ma in altre
due monete: sterline e dollari. La riserva non è quindi solo aurea. Dollaro e sterlina sono considerate valute
di riserva e quindi sono più solo monete di scambio.
L’andamento positivo dell’economia degli Stati Uniti, permette al dollaro di essere valuta di riserva; mentre
il declino dell’Inghilterra fa si che la sterlina non possa garantire la sua funzione di valuta di riserva.
Questa politica di stabilizzazione per fermare la crisi del declino del capitalismo riguarda quindi in
particolare l’Inghilterra e gli Stati Uniti.
La sterlina non riesce ad essere garante del gold exchange standard, perché l’Inghilterra non ha un livello di
crescita del PIL che garantisca la stabilità della moneta. È quindi sottoposta a fenomeni di speculazione sulla
sterlina e ne risente tutto il sistema monetario (ovvero il gold exchange standard).
In questa situazione tutti i paesi tendevano a svalutare la propria moneta.
L’Inghilterra aveva una bilancia commerciale negativa, perché importava più di quanto esportava, inoltre la
bilancia dei pagamenti vedeva perdere molta sterlina.
La politica di De Stefani è una politica liberale: nonostante il fascismo, si mantiene una politica economica
legata all’economia classica, ovvero:
- Pareggio del bilancio (tenuto secondo le istanze di De Stefani e approvato da Mussolini) attraverso una
ristrutturazione della pubblica amministrazione, contenimento della spesa pubblica e graduale riforma del
sistema fiscale.
- Mantenere bassi i salari, in particolare quelli delle attività industriali
- Risistemare i canali di credito, ovvero permetter il ritorno della funzionalità del rapporto tra Banca Mista e
Imprese.
- Libera circolazione delle merci, quindi non secondo una via protezionistica.
Questa politica prende il nome di RISANAMENTO DELLA FINANZA PUBBLICA DI DE STEFANI,
con la quale vengono fatte le seguenti azioni:
- Tagli drastici alla spesa pubblica che riguardano in primo luogo la funzione amministrativa, e affidamento
di alcuni servizi pubblici ai privati.
- Viene fatta una riforma fiscale con l’allargamento della base imponibile, data dai soggetti chiamati a
pagare le imposte.
- Riduzione della pressione fiscale sugli investimenti.
Il risultato ottenuto in breve tempo è il pareggio di bilancio, viene quindi azzerato il debito pubblico.
Questa stagione è molto breve perché nel 1925 finisce, perché questo modello aveva delle debolezze
L’Italia è un paese che esporta, però Giuseppe Volpi riconosceva che la bilancia commerciale era negativa,
perché l’Italia non dispone di risorse produttive (materie prime e tecnologia) per reggere questo modello
(fattore che non era stato preso in considerazione da De Stefani).
Questo fa si che la lira subisca un processo di svalutazione, quindi tensioni inflazionistiche e di conseguenza
una crisi finanziaria.
Lo Stato per frenare le speculazioni ricorre ai mercati esteri, ma l’Italia era ancora condizionata dalla
questione delle riparazioni.
Il modello liberale è andato in crisi perché le relazioni economiche internazionali si reggevano sul libero
scambio e sulla stabilità della moneta. Questo salta in tutti i paesi e in particolare in Italia, a causa del
protezionismo; inoltre saltano i cambi degli anni ’20 perché non funziona più il gold standard.
Di fronte a questa crisi Volpi e Mussolini cercano di:
- Risolvere la questione delle riparazioni con gli aiuti degli Stati Uniti, con un accordo attraverso il quale il
governo italiano poteva avere un prestito internazionale.
- Sostituire le importazioni con prodotti di origine nazionale.
Per la sostituzione delle importazioni con prodotti di origine nazionale, Mussolini da vita a:
- Battaglia del grano
L’obbiettivo di Mussolini non era solo meccanizzare l’agricoltura, ma anche aumentare la produzione
agricola attraverso l’estensione agricola.
Questo portò ad una grossa spesa pubblica, perché lo Stato si fece carico di risanare le zone paludose.
Le iniziative furono avviate dal 1923, ma i lavori si avviarono solo con la “legge Mussolini” del 1924.
La bonifica integrale funzionava dal momento in cui lo Stato rendeva coltivabili i terreni e i proprietari
terrieri investivano su queste terre. Ma quest’azione venne a mancare, perché i proprietari terrieri non
investirono in queste terre, anche a causa dell’insufficienza del credito, che invece era rivolto al settore
industriale.
Il mondo contadino, inoltre, era molto restio al cambiamento, con l’idea che non si doveva diffondere la
piccola proprietà agraria, ma doveva permanere il latifondo con tanti braccianti.
La bonifica integrale era un’occasione per ridurre il deficit della bilancia commerciale, ma il mondo agrario
e il credito non ci credono, perché le banche continuavano a prestare crediti alle imprese e i contadini erano
restii alle trasformazioni.
Tutto ciò porta al fallimento della bonifica integrale.
Un’altra questione che pesava sul sistema era ridurre la svalutazione della moneta, e il governo interviene
per risolvere questo problema attraverso la QUOTA NOVANTA:
Con questa sigla si vuole intendere la stabilizzazione della lira. Mussolini con un discorso sostenuto a Pesaro
affermò che il governo italiano, congiunto con la Banca Italiana, sarebbe intervenuto sul mercato finanziario
per difendere la lira e fissare il valore di cambio della lira a quota novanta.
Questo incise sulle aspettative degli operatori economici.
Il termine Quota novanta deriva dal fatto che Quota novanta era il valore di cambio della lira con la sterlina
il giorno della Marcia su Roma, quindi non ha una motivazione economica, ma e più legato alla politica.
RAGIONI DI QUOTA NOVANTA
L’Italia degli anni ’20 e ’30 presentava una BILANCIA COMMERCIALE NEGATIVA, perché
IMP > ESP
Le importazioni erano maggiori delle esportazioni perché l’Italia aveva una carenza di:
- Materie prime e Tecnologie
- Il PIL cresceva poco, questo richiedeva l’importazione di beni e materiali esteri.
La BILANCIA DEI PAGAMENTI, che riguarda i flussi finanziari e che va sempre correlata con la bilancia
commerciale, presentava
USCITE > ENTRATE
Il rapporto tra IMP > ESP e tra USCITE > ENTRATE, genera una debolezza della moneta e una perdita di
ricchezza per il paese. Tutto ciò porta a delle speculazioni su questa moneta, perché si acquista e si vende
moneta per lucrarne un profitto.
La conseguenza è che il paese decide di chiudere il mercato adottando una politica protezionistica.
TUS – TASSO UFFICIALE DI SCONTO : costo, tasso d’interesse con cui la Banca Centrale presta soldi
alle altre banche. Per regolare l’inflazione bisogna agire sul TUS.
È un meccanismo a cascata: la Banca Mista chiede soldi alla Banca Centrale per poi prestarli agli
Imprenditori. Se si interviene sul TUS, questo inciderà sui soldi che la Banca Mista chiede alla Banca
Centrale, di conseguenza la Banca Mista chiederà meno soldi alla Banca Centrale e presterà meno soldi agli
Imprenditori.
Quindi matura l’idea che la Banca Centrale:
- Regola il credito, intervenendo sul TUS
- Regola la massa monetaria
Questo è il modello anglosassone.
Con la crisi del ’29 questa struttura ha portato grossi danni.
INDICI NUOVI:
W / P = SALARI / PREZZI : permette di verificare i SALARI REALI, quindi la possibilità che una persona
ha di comprare
: / P = PROFITTI / PREZZI : permette di verificare i PROFITTI REALI, capacità di guadagnare di
un’impresa.
Quindi è importante considerare la crescita dei salari e la crescita dei prezzi. Il mercato funziona sul
rapporto tra salari e crescita dei prezzi. Se si agisce sui prezzi, si riduce la circolazione monetaria o il
credito, ma se si riduce il credito gli imprenditori hanno meno soldi da investire.
QUOTA NOVANTA
Quota Novanta puntava a stabilizzare la moneta, alzandone il valore e contrastando gli attacchi speculativi
Non esiste pieno accordo sulle cause della crisi del 1929. Sicuramente furono molte e complesse:
1.MUTAMENTI STRUTTURALI DEI MERCATI
2.ANDAMENTO DELLA DOMANDA : è la domanda che va in crisi. Il sistema capitalismo oltre a
regolare e sviluppare l’offerta, deve anche sviluppare e regolare la domanda, il potere d’acquisto.
3.CATTIVO FUNZIONAMENTO DEL GOLD EXCHANGE STANDARD
4.CAMBIAMENTO DELLE ASPETTATIVE DI MERCATO : l’economia non si regge solo su andamenti
reali ma anche sulle aspettative degli operatori.
5.INTERVENTI ERRATI DEL FEDERAL RESERVE BOARD
6.ERRATE POLITICHE ECONOMICHE IN MOLTI PAESI
7.MANCANZA DI COOPERAZIONE INTERNAIZONALE E DI UNA LEADERSHIP CONDIVISA : i
flussi economici vanno oltre la dimensione nazionale, non bastano più le politiche dei governi, ma ci
vogliono politiche economiche a livello internazionale.
E’ un ENTE, dotato di personalità giuridica, non è più un organo dello Stato quindi non è più un ufficio
In Italia cala il reddito industriale perché calano le vendite : cala il fatturato : calano i profitti. Questo
genera:
- Le imprese tendono a non assumere e a licenziare : DISOCCUPAZIONE : calano i consumi : cala la
domanda.
- Gli imprenditori non investono più a causa del tasso d’interesse : calano gli investimenti : cala la
produzione : e così via…
In Italia il calo della domanda genera un calo del reddito, dei consumi e degli investimenti. Tra il 1930 e il
1940 l’Italia passa da un indice di produzione uguale a 79 a un indice di produzione uguale a 43.
-Uso della leva fiscale per favorire la formazione del risparmio (motore di sviluppo) e il reinvestimento dei
profitti.
-Nazionalizzazioni.
-Elaborazione di piani economici (programmazione)
-Sviluppo delle infrastrutture e dei servizi pubblici.
-Coinvolgimenti delle parti sociali, ed organismi internazionali nelle scelte pubbliche.
Dagli anni ’50 in poi si interviene con la politica fiscale, mentre negli anni ’20 e ’30 si utilizzava una
politica monetaria.
La politica monetaria interveniva sugli investimenti e quindi agiva sull’offerta, mentre l’idea di Keynes era
sostenere la domanda e per questo bisognava favorire il risparmio.
La politica fiscale sostiene il risparmio attraverso:
- La TASSAZIONE PROGRESSIVA, ognuno partecipa alle spese dello Stato in base al proprio reddito.
- La costruzione dello STATO SOCIALE (WELFARE STATE). L’istruzione, la sanità e il sistema
pensionistico dovevano essere a carico della fiscalità generale, della collettività. Questo perché si riduceva
così il costo per ogni individuo di queste tre componenti, incrementando il risparmio che poteva essere
impiegato nel consumo.
ECONOMIA MISTA vuol dire utilizzo della politica fiscale per sostenere la domanda.
Si crea un largo consenso intorno all’intervento statale in economia. Secondo la teoria di KEYNES, lo Stato
doveva intervenire in economia per sostenere la domanda. Questo viene definito economia mista.
Negli anni ’20 e ’30 lo Stato svolgeva funzioni di salvataggio in questi anni, invece, sviluppa i seguenti
obbiettivi economici:
- Contrastare le fluttuazioni cicliche.
- Sostenere la domanda.
- Garantire la piena occupazione.
- Favorire il pieno utilizzo della capacità produttiva: non ci dovevano essere risorse inutilizzate.
- Garantire l’equilibrio della bilancia dei pagamenti.
- Favorire uno sviluppo economico equilibrato.
Dietro questo modello c’era l’idea che lo Stato interveniva prima, per sostenere lo sviluppo e lo faceva
investendo:
- Nelle industrie strategiche.
- Nelle infrastrutture.
I settori ritenuti strategici erano:
- Meccanica e siderurgia
- Energia, con la creazione dell’AGIP e dell’ENI
- Petrolchimica
Lo Stato deve fare l’imprenditore e deve gestire le risorse e i servizi. Questo processo riguardò tutta
l’Europa. Esempi di erogazione di servizi possono essere la BBC, le ferrovie, i telefoni, gli aerei.
Per l’Italia:
- Energia elettrica con la costituzione dell’ENEL.
- Telefonia con la SIP, che poi diventerà TELECOM.
L’Italia garantiva tramite la nazionalizzazione, attraverso il telefono e l’energia elettrica,
l’industrializzazione.
Lo Stato, o meglio l’esecutivo (il governo) dopo aver consultato le forze sociali, ovvero sindacati e
imprenditori, stabilisce una serie di obbiettivi economici:
- Tasso d’inflazione
- Tasso di disoccupazione
- Tasso della produttività del lavoro (collegato al livello e all’aumento dei salari)
Inoltre individua le risorse per raggiungere questi obbiettivi. Questa è la programmazione.
La gestione delle risorse è la legge finanziaria, legata al bilancio dello Stato, e con questa legge vengono
stabilite entrate e uscite.
Lo Stato si occupa di costruire le infrastrutture e fornire servizi pubblici. Questo modello vede un
cambiamento dalla Rivoluzione Industriale inglese, perché si basa sullo Stato, sulla collettività, che i fa a
carico di costruire e fornire.
Questo durerà fino a metà degli anni ’90.
Cambiano quindi le infrastrutture e di conseguenza il ruolo dello Stato. Il vero problema in questi anni non è
costruire le ferrovie, ma le autostrade e gli aeroporti. In Italia tramite l’IRI vengono appunto costruite queste
infrastrutture.
Anche i servizi pubblici cambiano: lo Stato non investe più nell’istruzione elementare, ma in quella
universitaria. Inoltre investe nella telefonia e nella televisione.
Erano due gli obbiettivi che portavano ad investire nella televisione:
-la televisione era un’industria a livello tecnologico molto elevato.
-Serviva a garantire la formazione di un livello nazionale elevato.
- Livelli di occupazione negli anni ’60 che non si erano mai sviluppati prima.
- Questo modello di economia mista ha garantito per almeno 50 anni a livello economico stabilità e sviluppo
economico e a livello politico un periodo di pace.
NOTE:
Alcuni storici recenti hanno sostenuto che questo modello è finito con la fine della Guerra Fredda e con l’11
settembre 2001.
Questo processo è legato essenzialmente ad un grande motore, l’America, perché la II Guerra Mondiale ha
rappresentato a livello di vite umane per l’America un grande sacrificio, però a livello economico non è stata
toccata, ma anzi con il Piano Marschall ha sperimentato uno sviluppo economico. Questo piano inoltre è
stato un modo per collocare sul mercato europeo la loro capacità produttiva.
Gli storici sostengono che questo è cambiato proprio l’11 settembre 2001, perché gli americani hanno
provato sulla loro pelle una grossa ferita. Lo sviluppo economico era infatti permesso dal fatto che non era
avevano sperimentato la Guerra.
L’economia mista si è retta sul modello americano. Il simbolo dello sviluppo economico degli anni ’50 in
poi è stato New York, l’attacco dell’11 settembre è avvenuto proprio su New York. Inoltre il modello si è
chiuso perché sono entrati due nuovi concorrenti: la Cina e in minor modo l’Europa.
Il modello di economia mista che si sviluppa in tutta l’Europa occidentale, in Italia ha assunto il nome di
Miracolo Economico perché tra il 1953 e il 1963/65 l’Italia è il paese che ha sperimentato il più alto tasso di
crescita (+7% del PIL). L’Italia era il paese guida, da qui nasce il nome Miracolo Economico.
Questa crescita ha un’origine: l’Italia è stata in grado dopo il 1945/46 di avviare un processo di ricostruzione
grazie a:
- Gestione del Piano Marschall
- Attuazione di una politica di stabilizzazione monetaria, che permetteva di ridurre l’inflazione e di garantire
la stabilità dei prezzi. Nel ‘47/’48 l’Italia ha avuto una politica liberista, che permesso poi di avviare la
politica Keynesiana.
Questa politica ha un padre: Luigi Einaudi, che fu Ministro del Bilancio, Ministro del Tesoro, Governatore
della Banca d’Italia e Presidente della Repubblica.
- Dal ’48 in poi viene attuata una politica di espansione e sviluppo: l’Italia deve diventare un paese
- Dopo la II Guerra Mondiale gli Stati Uniti si incaricano di essere il paese leader a livello mondiale,
evitando gli errori fatti durante gli anni ’20 e ’30.
Decidono di aiutare l’Europa a ricostruirsi dopo che è uscita dalla II Guerra Mondiale, che è l’esatto
contrario di quanto hanno fatto dopo la I Guerra Mondiale. Tutto ciò è realizzabile attraverso il PIANO
MARSHALL: gli Stati Uniti trasferivano:
* Aiuti umani e risorse finanziarie. Non chiedono quindi indietro i pagamenti dei debiti di guerra, ma li
danno.
* Materie prime e tecnologia, che gli europei pagheranno in un secondo momento, quando il sistema
economico si sarà ripreso.
Questi trasferimenti permettevano di riattivare il sistema. In questo modo viene trasferito il modello
economico americano in tutti i paesi europei.
- Questo piano riguarda però solo una parte dell’Europa, quella occidentale, che si fermava a Berlino
(dall’altra parte era presente l’Unione Sovietica con il patto di Varsavia).
Lo sviluppo avviene quindi in un quadro di GUERRA FREDDA, con un confronto tra gli Stati Uniti e i
paesi occidentali e l’Unione Sovietica e i paesi satelliti, definiti “cortina di ferro”.
- Per gli storici economici il 1900 è iniziato con la I Guerra Mondiale e quindi la fine del capitalismo
liberale, ed è finito nel novembre del 1989, con la caduta del muro di Berlino.
Un ulteriore aspetto più legato all’economia riguarda la COOPERAZIONE INTERNAZIONALE dopo la II
Guerra Mondiale: i paesi non si confrontano più, ma interagiscono, bisognava creare istituzioni che
favorivano l’integrazione dei mercati. Il commercio internazionale è garanzia dello sviluppo. Il sistema
economico andava oltre la dimensione nazionale e andava regolato.
Oltre alla capacità tecnologica, che rappresenta il cuore del Miracolo, ci sono stati altri fattori che hanno
permesso la crescita dell’Italia:
1.Creazione di istituzioni nuove che si rilevano particolarmente adatte, facilitano e sostengono il processo
economico.
Questo era permesso grazie al fatto che si forma la Repubblica e negli italiani si forma l’idea di una
rinascita, per questo c’era una forte coesione sociale (fattore politico).
2.Lo sviluppo industriale è reso possibile dalla grande disponibilità di manodopera a basso costo. I salari
erano bassi e la gente era disposta a lavorare per poco. Le persone del Sud emigravano verso Milano e
Torino per trovare lavoro, ed erano disposti a lavorare a bassi salari (fattore economico).
Questi livelli salariali bassi permettevano agli industriali di avere alti profitti, che portavano a più
investimenti, in attività industriali (non in borsa).
3.Viene adottato il modello americano: è il modello della società dei consumi di massa. Si produce
affinché tutti consumino. Prima questo modello non esisteva, la produzione riguardava i tessuti e l’industria
metalmeccanica. L’Italia è però in grado di sviluppare il modello americano, basandosi sulla produzione di
massa, con l’aggiunta della creatività italiana. Si sviluppano due simboli della produzione italiana: la vespa e
la 500. L’idea innovativa è che si producano beni per l’uso di massa a bassi costi, con l’idea che i beni si
riciclano, bisogna cambiarli.
4.Il Miracolo Economico italiano è reso possibile attraverso la liberalizzazione del commercio
internazionale, perché si sono aperti nuovi spazi. Questo permette da una parte la specializzazione dei vari
Dopo il Miracolo Economico l’Italia è un paese che vive di esportazioni: sono le esportazioni che
sostengono lo sviluppo. Per la prima volta è un paese dove le esportazioni di prodotti sono maggiori delle
importazioni di servizi e beni.
Questo è reso possibile dal commercio con i paesi europei, in particolare con la Germania. La scelta tedesca
è legata al fatto che l’Italia era la fornitrice di meccanica di precisione.
Per la prima volta c’è una riduzione di importazione dagli Stati Uniti e soprattutto in quegli anni l’Italia
esporta negli Stati Uniti più di quanto esporta.
Le esportazioni aumentano perché:
- Cala il peso dell’industria tessile, aumenta il peso per la meccanica e il petrolchimico.
- Vengono prodotti meno prodotti agricoli e più prodotti industriali.
Il mercato finanziario si sviluppa poco perché c’è una centralità del sistema bancario.
Crescono il numero delle società per azioni, ma non quello delle società quotate in borsa.
GLI ISTITUTI DI CREDITO SPECIALI
Nel finanziamento, soprattutto della piccola media impresa si sono sviluppati gli ICS. Sono delle banche di
medio credito che:
- Non raccolgono il risparmio
- Fanno credito industriale di medio lungo periodo.
I soldi li prendono:
-Emettendo obbligazioni o titoli di reddito fisso, che venivano collocati sul mercato finanziario.
Tra il 1966 e il 1973 sono gli anni in cui l’Italia sperimenta la fine di questa crescita. Ormai è un paese
industrializzato, mentre nel 1861 non lo era ancora. Però c’erano ancora una serie di questioni irrisolte.
Il Miracolo Economico italiano di è retto sulla grande disponibilità di manodopera a basso costo. Le
industrie italiane erano competitive perché l’Italia aveva un costo del lavoro basso, quindi una bassa crescita
dei salari. Se questo è il fattore vincente per le esportazioni, nel lungo periodo però risulta una
penalizzazione perché tiene bassi i consumi interni, la domanda interna.
Nel frattempo arrivavano sulla scena economica mondiale paesi competitivi, che producevano gli stessi
beni, ma presentavano prezzi convenienti. L’Italia perse così quote di mercato, ma non aveva il mercato
interno che la sostenesse.
- Aver costruito un modello che si reggeva sulle esportazioni genera una dipendenza dal mercato straniero,
dipendenza dalla concorrenza straniera. Nel frattempo si affacciava sulla scena un altro paese, il Giappone,
con un modello di completa imitazione di quello americano, che si reggeva sul basso costo del lavoro e
faceva concorrenza ai prodotti italiani.
- L’Italia ha investito molto. Però gli investimenti non sono valutabili solo dal punto di vista quantitativo,
perché molti degli investimenti fatti non sono stati profittevoli, soprattutto gli investimenti pubblici e le
partecipazioni statali nell’area meridionale, e nella chimica della Montecatini nella parte Nord.
Queste ombre hanno un elemento che riguarda soprattutto i consumi. Il basso costo del lavoro ha tenuto
bassa la domanda, però il Miracolo Economico italiano è anche segnato da una cattiva distribuzione della
crescita dei consumi, e cioè che la struttura dei consumi tende a modificare, diminuisce la percentuale dei
redditi destinati ai consumi di prima necessità e subisce un forte incremento il consumo di prodotti durevoli,
quali televisioni, auto, frigoriferi.
Però esistono anche i consumi pubblici. In quegli anni si registrò un’inadeguatezza di questi servizi pubblici,
che non tennero il passo della domanda crescente:
- Sistema scolastico
- Sistema sanitario
- Sistema dei trasporti
L’Italia aveva una forte spesa per la pubblica amministrazione e per gli investimenti, ma con un basso
livello dei servizi pubblici.
È un paese che cresce molto nei livelli di consumo privato, ma poco nei livelli di consumo pubblico, ovvero
nella fornitura e nella gestione di servizi.
Lo Stato imprenditore dal 1966 in poi perde l’originaria finalità, ovvero investire in settori strategici, ma
tende ad utilizzare la spesa pubblica nelle imprese per ragioni occupazionali.
Infatti
-l’IRI : che aveva come obbiettivo lo sviluppo del settore dell’acciaio e delle infrastrutture;