di Carla Cavallo
Appunti relativi al corso di Coltivazioni Erbacee tenuto dal professore C.
Ruggiero, all'interno del corso di laurea magistrale in Scienze e Tecnologie
Agrarie della Facoltà di Agraria dell'Università degli Studi di Napoli "Federico
II". Gli appunti offrono un'accurata classificazione e descrizione di tutti i tipi di
coltivazioni erbacee (piante alimentari, piante industriali e piante foraggere).
1. Cereali
Fam. Graminaceae o Poaceae. Sono monocotiledoni.
Cereali: piante il cui prodotto, granella o altri materiali che si conservano allo stato secco e vengono
destinati all’alimentazione soprattutto sotto forma di farine
Sono importanti per la conservazione, hanno un gusto neutro, hanno eccellente equilibrio tra proteine e
carboidrati. È però scarso contenuto di amminoacidi come lisina e triptofano e di sali minerali.
L’uomo si è evoluto con questi alimenti, infatti gli africani hanno un intestino più lungo (alimentazione a
base di sorgo) i bianchi un po' di meno (frumento) e i cinesi ancora più corto (riso).
Tra i cereali si annoverano anche piante che non fanno parte delle Poaceae come: grano saraceno
(Polygonaceae), quinoa (Chenopodiaceae).
Cereali maggiori: mais. Frumento e riso.
Cereali minori: orzo, sorgo, miglio, avena e segale.
Piante a ciclo autunno-vernino (microterme): frumento, avena, segale, triticale, orzo.
Ciclo primaverile-estivo (macroterme): mais, riso, miglio, sorgo, quinoa, grano saraceno.
2. Famiglia Poaceae
Caratterizzate da morfologia simile:
Frutto: cariosside (frutto secco indeiscente), frutti riuniti in spighette inserite sul rachide in modo alternato
Infruttescenza: spiga (peduncolata o sessile)
Fusto: culmo. I fusti sono riuniti in cespo perchè quasi tutte possono accestire.
Foglie: lanceolate, sessili e parallelinervie. Munite di ligula e auricole.
Radici fascicolate. Costituite da due serie di radici:
Seminali: nascono da seme dopo la germinazione (da 3 a 8) sostengono le piante nella prima fase dello
sviluppo
Avventizie: si sviluppano successivamente dai rami dei culmi
Germinazione: emissione radichette
Emergenza: fuoriuscita della piumetta
Accestimento: produzione di nuovi germogli
Levata: i rami si sviluppano velocemente. Sottofase “botticella”: si forma la spiga all’apice e la pianta
presenta un rigonfiamento
Spigatura: si rende evidente la spiga (sviluppo determinato)
Fecondazione: cleistogama, interna.
Ingrossamento della granella
Maturazione: più livelli:
Maturazione lattea: granella già sviluppata, materiale interno ancora non indurito. Massimo accumulo di
sostanza secca
Maturazione cerosa: non fuoriesce il liquido ma la granella si intacca ancora con l’unghia
Maturazione fisiologica: le spighette si staccano.
In genere si raccoglie a valori di umidità del 13-15% (20-22% nel caso del mais). La conservabilità
maggiore ad umidità del 13-15 %, a valori maggiori si sviluppano funghi.
3. Frumento
Grani di forza: frumenti più ricchi di proteine di quelli normali, pasta più elastica e di migliore qualità, (la
pasta non scuoce perché non fuoriesce l’amido se si è formata una specie di retina intorno).
I frumenti duri sono aristati, mentre i teneri possono essere anche mutici.
Il culmo è pieno nell’ultimo internodo del frumento duro.
Oggi abbiamo frumenti teneri che non superano i 30-40 cm per evitare l’allettamento (si può concimare con
+ azoto).
Densità: 400-450 spighe/m2.
La cariosside presenta un solco al centro che divide la parte apicale da quella basale, qui si vanno ad
annidare carboni e carie. In realtà è un ovario e non un frutto: il tegumento esterno è la crusca, all’interno
c’è la farina (nel caso del frumento duro essa è chiamata semola). Solo nel germe ci sono grassi (oli) per il
resto il frumento ne è povero. Sali minerali contenuti: calcio, fosforo e potassio.
Se si rompe la cariosside si vede una parte farinosa (grano tenero) o traslucida (nel duro, se c’è una parte
farinosa la granella è bianconata), la bianconatura è un carattere distintivo del frumento duro. Questo
dipende dall’andamento climatico, dalla nutrizione azotata.
Apparato radicale fascicolato, le radici seminali sono 3-5. Con l’accestimento si sviluppano radici
avventizie.
Il fusto si comincia a vedere dopo l’accestimento. Incannatura: levata. Il numero di nodi e di internodi e di
foglie è un fattore fisso.
Le foglie sono parallelinervie o lanceolate.
La spiga è costituita da spighette inserite sul rachide.
Il fiore o infiorescenza è monovulare. Lo stigma resta all’interno delle brattee (glume e glumelle).
Il grado di accestimento è maggiore nei grani duri, il colore più intenso è nei grani teneri.
9. Avvicendamento
Il frumento va dopo un rinnovo o una miglioratrice perché è una sfruttante.
Rotazione: RINNOVO-SFRUTTANTE-MIGLIORATRICE-RINNOVO (SFRUTTANTE)
Il rinnovo riceve ottime concimazioni, sarchiature e lavorazioni profonde (barbabietola, mais, pomodoro,
patata), lascia il terreno ben lavorato, ricco di elementi nutritivi (sostanza organica già decomposta) e con
poche infestanti.
Il frumento si presta anche alla monosuccessione, bisogna però stare attenti al mal del piede e alle altre
malattie.
13. Orzo
Viene usato per l’allevamento animale, a volte anche come insilato, per l’alimentazione umana viene
fermentato per fare la birra.
Alla maturazione cerosa il contenuto di umidità è alto (65-70%) a queste condizioni il materiale è
fermentescibile. In questo caso anche la paglia ha un certo valore nutritivo. La raccolta in questo momento è
ideale per i prodotti che vengono poi insilati
Alla maturazione agraria molti elementi nutritivi migrano dalla paglia alla granella. Gli zuccheri solubili
presenti possono subire una fermentazione malo-lattica e poi vengono quindi insilati.
Le varietà distiche (con due cariossidi) vengono utilizzate per fare la birra, i tetrastici sono meno produttivi,
mentre gli esastici sono usati per produrre granella.
Nome volgare: Hordeum vulgare, la ligula, l’appendice tra guaina e lamina è normale, le auricole invece
sono accavallate. L’accestimento è elevato, il fusto è senza midollo, le spighe sono sempre aristate, la
cariosside è vestita. Peso di 1000 semi: 27 gr (esastico) 56 gr (distici e tetrastici).
Rispetto al frumento è più precoce, per cui meno soggetto alla stretta. Non viene spesso usato negli erbai
perché il fusto e le foglie sono ruvide e quindi poco gradite dagli animali (viene invece usata l’avena).
L’orzo esige temperature maggiori. Resiste bene alla salinità. In genere l’orzo è più alto del frumento per cui
è più sensibile all’allettamento, per questo ha esigenze minori in termini di N. (100-150 kg/ha di N).
Esigenze in K2O: 50 kg/ha.
Per l’orzo da birra vengono usati semi con germinabilità > 95% ed un calibro > 22 mm. Se è ricco di
proteine e -glucani il prodotto sarà più scuro. Azoto: max 80-100 kg/ha. La somministrazione si fa ad inizio
levata (tra gennaio e febbraio).
14. Avena
Prima era l’alimento principe per gli equini (avenina è stimolante per le funzioni biologiche dei cavalli).
Utilizzo anche per l’alimentazione umana (fiocchi d’avena e fermentazione per whisky).
L’infruttescenza non è una spiga ma una pannocchia peduncolata. Specie: barbata, abissinica, sativa
(coltivata), fatua (selvatica), ecc. Si possono anche distinguere per il colore: rosse, nere (miscugli per
foraggi). Possono anche essere distinte tra cariossidi nude (poco utilizzate e meno produttive) e vestite. Può
essere distinta dalla ligula evidente e dalla presenza della pannocchia. L’Avena bizantina non è molto
coltivata per cui è diventata un’infestante del frumento. L’avena è più alta del frumento, più fogliosa, le
foglie basali non seccano (+ foglie, miglior qualità) ed è più tardiva.
Si adatta di più alle zone umide e a terreni con pH acido, di meno ai climi caldi.
Avversità: allettamento, ruggine e mal del piede.
Nella rotazione occupa il posto della coltura sfruttante. La preparazione del terreno è come il frumento.
Concimazioni: 100-150 kg/ha di N; 50-75 kg/ha di P2O5 no K.
Abbiamo 350-450 spighe/ha da 100-150 semi/ha. La capacità di accestimento è superiore. Epoca di semina:
da fine ottobre a dicembre, ci sono cultivar alternative primaverili usate in Nord-Europa.
Produzioni medie: 25 q/ha, al massimo si raggiungono 50 q/ha. Si raccoglie quando non sono ancora
presenti i semi (prima del riempimento della cariosside) perché questi sono appetibili dai topi.
15. Segale
Era coltivata nelle zone fredde ed era usata x l’alimentazione umana e per distillati x vodka. È una specie
alta, più sottile del frumento e si presta ad essere intrecciata x fare cappelli.
La spiga è unica, lassa, sempre mutica.
Si adatta bene a terreni poveri, acidi e a climi freddi.
La tecnica colturale è uguale al frumento, ma si anticipa la semina. Ad altitudini di 1000 m si semina a
settembre.
Le esigenze in N sono minori per problemi di allettamento.
Densità di semina: 100-150 kg/ha di seme.
La granella è nuda quindi viene direttamente usata x l’alimentazione degli animali.
Claviceps purpurea: (segale cornuta) si formano cornetti sulle cariossidi che contengono sostanze tossiche
per gli animali, si può prevenire con seme conciato.
16. Triticale
Incrocio tra frumento e segale fatto per avere un soggetto robusto e più produttivo anche se poi così non è
stato. La cariosside è meno fermentescibile, teoricamente dovrebbe essere più adatta alla lievitazione, ma
non è lo stesso adatto alla panificazione. Viene utilizzato solo per l’alimentazione animale.
Rispetto ad altri cereali è più precoce e presenta una vegetazione più vigorosa. Viene usato per gli erbai
oppure per essere insilato (stato ceroso), o per granella per l’alimentazione umana.
17. Mais
Uso principale: alimentazione umana, ma è utilizzato anche per la zootecnia.
Può essere usato come base x mangimi, per insilato alla maturazione cerosa, per polenta, pop-corn,
inscatolato, per olio, per a birra, per il whisky, per materiale plastico, per bioenergia.
Il residuo del mais da granella è composto da stocchi che normalmente vengono trinciati e interrati, se c’è
pericolo che vi siano annidate delle pupe, vengono direttamente bruciati. La paglia serve come
alimentazione degli animali o come lettiera.
Sottospecie:
Indurata: semi vitrei e semivitrei, di solito sono concavi. Sono utilizzati per la polenta e per l'alimentazione
degli animali da cortile
Amilacea: cariossidi più morbide
Saccharata: utilizzati per il mais dolce, lessato o arrostito
Everta: si usa per i pop-corn. (cariossidi dure, piccole e traslucide)
Tunicata: vengono utilizzate a scopi genetici
Indentata: le cariossidi sono infossate ed assumono la forma di un dente di cavallo. È la specie più
produttiva
É caratterizzato da un’alta produttività e da una durata della coltura di 5 mesi.
Il miglioramento genetico ha avuto successo con la messa a punto di molti ibridi.
30. Sorgo
È un cereale primaverile-estivo. Ha la caratteristica di contenere la durrina, un alcaloide tossico per gli
animali, allo stadio giovanile, per cui la raccolta per scopi alimentari deve essere fatta almeno alla fioritura.
Ci sono più tipi di sorghi:
Sorghi zuccherini (Sudan grass): vengono usati per erbai intercalari per produrre foraggio fresco da dare agli
animali, possono essere alti fino a 5m, le loro foglie dolci sono molto appetite dagli animali. Oggi vengono
anche usati per insilato.
Sorgo da granella: è un’andropogonacea. Sorghum vulgare o Sorghum bicolor.
Sorgo da saggina.
34. Riso
Il 60-70% della popolazione mondiale mangia riso. Viene usato per il consumo diretto come granella o
indiretto (sakè, cappelli e stuoie di paglia). In Italia meridionale (Calabria e Sardegna) viene coltivato per
sementi, inoltre vengono prodotte qui le migliori macchine, ma la maggior parte della produzione italiana si
concentra nella pianura padana.
Non può essere coltivato i tutti gli areali perché ha bisogno di vegetare con una lama d’acqua, per cui il
fondo deve essere impermeabile. La presenza dell’acqua è importante per la regolazione termica, in quanto
soffre molto gli sbalzi termici.
Fa parte della famiglia delle Poaceae, la specie che viene coltivata è l’Oryza sativa di cui abbiamo più
varietà botaniche:
Japonica: chicco più tondo, più bianco. È la più produttiva ed è quella preferita dai cinesi
Indica: chicco più allungato, più scuro è quello usato in Italia. È più ricco in proteine
Javanica: poco usata, ma è la più adatta ad essere mangiata con le bacchette.
La cariosside è vestita, quando è rivestita di glume e glumelle è chiamata risone (prodotto raccolto).
È una specie macroterma; optimum: 28-30°C; min: 10-12°C. Il periodo di coltivazione è quello primaverile-
estivo. La semina viene fatta ad aprile-maggio e la raccolta viene fatta a settembre-ottobre.
Nella risaia il terreno viene spianato e arginato, l’acqua va da un campo all’altro e poi defluisce. Si fa a
rotazione per 5-6 anni, poi si rompe la risaia e si fa un’altra concimazione mais o prato stabile (marcite,
d’inverno l’acqua è a 10-15°C, viene usata per prati per evitare danni da freddo, adatta al trifoglio ladino). Il
canale Cavour distribuisce l’acqua per lunghe distanze, serve a regimare le acque.
35. Fenologia
L’apparato radicale ha tessuti ricchi di aria (aerenchimi), per cui può essere sommersi in acqua.
Somiglia all’orzo per avere la granella vestita ed abbiamo un pennacchio (la granella è peduncolata ma il
peduncolo è più corto rispetto all’avena).
Tutte le piante normalmente assorbono N nitrico, il riso invece assorbe azoto ammoniacale, senza ossigeno
la nitrificazione non si verifica, quindi le concimazioni sono sotto forma ammoniacale.
37. Leguminose
Fanno parte della famiglia delle fabaceae. Possiamo fare una prima distinzione tra:
Leguminose da granella (fava, fagiolo, pisello, cece, lenticchia, cicerchia, lupino): si coltivano per ottenere
semi
Leguminose da foraggio (veccia, pisello, fava, trifogli, cicerchia, lupino): si usa l’intera pianta come
foraggio
Le leguminose da granella possono, a loro volta, essere divise in: macroterme (primaverili-estive) come
fagiolo e soia, e microterme (autunno-vernine) come fava , cece, lupino, lenticchia e pisello.
Per molto tempo sono state trascurate perché contengono fattori antinutrizionali (es. Possono dare favismo),
tannini (riduzione della digeribilità), i pentosani contenuti nei fagioli generano fermentazioni intestinali.
Sono caratterizzate da notevole conservabilità, contengono molte sostanze proteiche (alto valore biologico) e
non hanno bisogno di concimazioni azotate per la simbiosi con Rhizobium (non si sviluppa se sono presenti
ristagni idrici). La simbiosi può essere specifica (es. Bacillus radicicola per la soia) o aspecifica (un unico
batterio che può avere la simbiosi con più piante).
Il cotiledone può essere ipogeo (negli autunno-vernini) o epigeo (fagiolo), in questo caso la germinazione è
più difficile in terreni induriti.
38. Fava
Due tipi: Vicia paucijuga (foglia composta con al massimo 3 foglioline) e Vicia faba (foglie paripennate con
6 o 8 foglie). Ci sono tre sottospecie: major (fava, peso di 1000 semi >750 gr), minor (favino, peso di 1000
semi <350 gr) ed equina (favetta, peso di 1000 semi compreso tra i 500 ed i 700 gr). Del favino ricordiamo
ecotipi diversi: i neri hanno il seme più piccolo, mentre i bianchi hanno il seme più grande.
L’apparato radicale è fittonante, il fittone è molto robusto; il fusto è quadrangolare. Il fiore è quello
caratteristico delle fabaceae (ha il pistillo, e 5 petali), le foglie sono paripennate. I semi sono dei legumi
deiscenti che sono racchiusi in un baccello.
40. Cece
Ha un valore nutritivo maggiore rispetto alle altre leguminose, viene usato solo per la granella. Viene
considerata una pianta di sostituzione perché quando il tempo non ha permesso la coltivazione di altre
colture si semina il cece che resiste molto bene all’aridità e agli stress. Questo perché: il fusto e l’apparato
radicale sono più robusti, ha un alto rapporto radici/parti aeree (minore richiesta di acqua), le foglie sono
piccole e tomentose (schermano ET-> xerofilismo), infatti queste capacità non viene mai consociato con
l’olivo. Ci sono più tipi di seme: tipo Desy (piccoli e scuri) o tipo Kabul (più grandi e chiari), tra gli italiani
c’è il tipo molisano che è ancora più grande. Le parti verdi sono grossolane ed hanno un sapore acido che
poco si adatta al consumo da parte degli animali, quindi queste non vengono usate.
La semina viene fatta a novembre o a marzo (+ diffusa in italia), la raccolta a luglio-agosto. Si può anche
seminare a novembre e raccogliere a luglio in modo da avere maggiore produzione (25-30 q contro 30-50 q),
ma ciò si può fare agevolmente nei Pesi Arabi. Viene seminata a file di 40 cm (35-50 piante/m2 ) che non
permettono sarchiature, inoltre gli attacchi di Ascochite non consentono letamazioni, per questo non viene
considerata una pianta da rinnovo, ma una miglioratrice.
Ciclo: germinazione (almeno 10°C, no umidità) - emergenza può avvenire anche in terreni che presentano
crosta perché i cotiledoni sono ipogei) - sviluppo vegetativo - fioritura contemporanea (minori problemi di
deiscenza). Il portamento può essere eretto o prostrato (problemi per la meccanizzazione).
Può vegetare in terreni argillosi, meglio se freschi e franchi (preferire argille di tipo caolinitico a quelle di
tipo montmorillonitico). Le produzioni hanno valori maggiori rispetto alla fava: 30-40 q/ha.
Le concimazioni azotate non vengono fatte, o al massimo viene data una piccola quantità come starter (50
kg/ha), il potassio, se la paglia viene lasciata sul terreno, non viene integrato con concimi, ci si limita a dare
4,5 q di P2O5.
La preparazione del terreno viene fatta con un’aratura di 35 cm che viene fatta alla fine dell’estate, se non si
tratta di terreni argillosi può anche essere fatta a febbraio, il successivo amminutamento può anche essere
leggero perché l’emergenza delle piantine è facile. Nel caso di semina su sodo bisogna aver fatto un
precedente trattamento con Glyphosate, ma il problema è dato dal non facile accesso ai terreni in inverno da
parte delle macchine.
Il diserbo contro le graminacee viene fatto con ureici tipo Linuron e contro le dicotiledoni con prodotti
selettivi. La capacità ombreggiante è maggiore del favino, per cui abbiamo minori problemi di infestanti.
Il cece non viene attaccato dall’afide, ma un problema importante viene rappresentato, nelle zone più umide,
dall’Ascochita rabiei contro la quale non sono state messe a punto particolari varietà resistenti (bisogna però
evitare varietà come la Principe che presentano un legume piuttosto grande), è poco resistente alla scabbia
soprattutto se la coltura è autunno-vernina, se l’ambiente è umido e freddo la pianta viene distrutta.
La maturazione dei baccelli è piuttosto contemporanea e difficilmente questi vanno in deiscenza, per cui
abbiamo poche perdite. Si deve fare attenzione al tonchio durante la conservazione del prodotto.
41. Lupino
Il lupino è coltivato in Europa (Russia, Germania, ecc.), ma anche in Australia. In Italia è diffuso soprattutto
in Campania, dove viene coltivato per il sovescio in agricoltura biologica e non perché fornisce alte quantità
di azoto.
Il lupino contiene la “lupolina”, un alcaloide tossico, per poterlo eliminare bisogna trattarlo con acqua
corrente o bollirlo. Ora sono state selezionate culivar con semi a basso contenuto di lupolina e, quindi, più
dolci, in questo caso questi possono anche essere utilizzati per la zootecnia.
Il lupino contiene 30-35% di proteine (potrebbe essere un valido sostituto della soia), 5-10% di grassi.
Ci sono 3 tipi principali: bianco (Lupinus albus), giallo (latinus), violetto (angustifolium).
Non si adatta a tutti i tipi di terreno, infatti non sopporta terreni alcalini o calcarei, con pH acidi, o che
possano dare asfissia radicale, la tessitura migliore è quella sabbiosa.
È una pianta miglioratrice. La preparazione del terreno viene fatta con arature a media profondità e
l’affinamento delle zolle non è molto spinto, essendo il seme non molto grande.
Concimazione: Azoto: non viene somministrato perché è una coltura azotofissatrice; P2O5: 60-80 kg/ha;
K2O: in genere non viene integrato perché si tratta di una coltura a basso reddito.
Il ciclo è autunno-vernino, è molto sensibile allo stress idrico, per cui se mancano apporti naturali bisogna
integrarli con irrigazione. Dove i climi sono più freddi si può fare anche la semina primaverile.
Le file vengono distanziate di 40 cm in modo da avere 25-40 piante/m2. La capacità di ramificazione
compensa la scarsa densità però le ramificazioni secondarie producono più tardi, tuttavia, i semi non sono
molto deiscenti per cui è possibile la raccolta meccanica. In genere si usa la stessa trebbiatrice del frumento.
Avversità: è molto sensibile agli attacchi fungini (Rhizoctonia, Sclerotinia), ma il maggiore è il Pithyum.
42. Cicerchia
La cicerchia (Latyrus sativus) è una pianta rampicante, nelle grandi coltivazioni viene coltivata senza
sostegno, mentre questi vengono usati per le colture orticole.
La sua coltivazione era stata abbandonata, ma negli ultimi anni si sono riscoperte le sue caratteristiche
nutrizionali. Si aveva il problema dei semi che contengono un glucoside dannoso che provoca latirismo
(blocco dei muscoli) se ingeriti in alte quantità.
43. Lenticchia
La lenticchia (Lens esculenta) è una coltura molto diffusa perché resistente al freddo e all’asfissia radicale,
non è rampicante. Ne conosciamo molti ecotipi: piccola, media e grande di Pantelleria. Le piccole (es. Di
Castelluccio) sono più resistenti al freddo rispetto alle altre.
La semina viene fatta a file di 20 o 40 cm per avere una densità di 40-60 piante/m2.La raccolta può essere
fatta in modo meccanico sia per le piccole, che per le grandi. È una coltura molto suscettibile alle malattie
fungine, quelle che la riguardano sono le stesse del lupino.
44. Pisello
Specie: Pisum sativum, le specie selvatiche che fanno parte del genere Latyris, tra cui il “pisello odoroso”. È
una papilionacea, le foglie sono trasformate in cirri che servono per sostenere la pianta. Le stipole sono
trasformate in foglie e sono attive nella fotosintesi. È una pianta microterma, sopporta temperature > 27-
28%. Allo stadio di 5-6 foglie resiste al freddo (temperature > -6, -8°C), successivamente è meno resistente.
Il pisello viene coltivato per l’alimentazione umana, viene utilizzato: fresco, congelato (uso più diffuso) e
secco (poco usato per l’alimentazione umana, piuttosto viene destinato agli animali e chiamato “pisello
proteico”). Contiene: 20-25% di proteine, 40-70% di amido, fibra, pochi grassi e non presenta fattori
antinutrizionali a differenza degli altri legumi.
Le coltivazioni si distinguono in base alla destinazione: baccelli freschi o produzione di granella.
Per produrre baccelli freschi è meglio se la maturazione è scalare, le piante sono rampicanti spesso vengono
sostenute con una rete; prima venivano sostenute con rami di potatura (frasche): mezza frasca: max 50 cm,
frasca intera anche 1,5 m. Hanno un ciclo autunno-vernino, molto adatto al clima mediterraneo. La raccolta
può essere fatta in modo manuale (maggior parte dei casi) o meccanico. La distanza tra le file è 0,80-1 m per
permettere la sarchiatura (max per coltura da cornetti).
Coltivazione per granella: pianta a maturazione lenta e contemporanea, non rampicanti. Il ciclo è
prevalentemente primaverile-estivo e si adatta ai climi dell’Italia settentrionale ed altre zone d’Europa. I
legumi vengono classificati in base alla grandezza e al grado tenderometrico (la maturazione completa dà un
prodotto duro, non adatto a questo uso).
Si adatta a tutti i tipi di terreni, tranne quelli molto argillosi o molto calcarei o che diano problemi di asfissia
radicale. È molto resistente al freddo fino allo stadio di 5-6 foglie (max -8/-6°C) oltre no perché lo stelo si
allunga. È sensibile all’aridità, nella fase di riempimento del seme questa può dare restringimento dello
stesso che quindi risulta più duro.
Nell’avvicendamento il pisello viene considerata una pianta miglioratrice perché le distanze di semina
permettono di fare sarchiature (soprattutto nelle colture per baccelli freschi) ed inoltre è un’azoto-fissatrice.
Spesso viene coltivata prima (solo coltura ortiva perché sarchiata) o dopo il frumento.
La preparazione richiesta consiste in un’aratura a 35-40 cm, un affinamento medio (il seme è abbastanza
grande, quindi non ci sono esigenze particolari), una discatura (solo in terreni argillosi) e una zappatura.
La semina viene fatta a fine ottobre-metà novembre (freddo -> caldo), sempre con seme conciato. Le file
delle specie rampicanti vengono disposte a distanze di 80-100 cm per avere una densità di 25-30 piante/m2,
per le nane si usa una distanza di 40 cm per avere 40-60 piante/m2, la profondità di semina è 4-8 cm. Si
usano sempre semi conciati.
Il diserbo può essere fatto: in pre-emergenza con prodotti anti-germinello; in pre-semina con un diserbante
totale come il Glyphosate, oppure in post-emergenza con prodotti selettivi di contatto (ureici: anti-
germinello per graminacee; diazine: anti-germinello per le leguminose). La sarchiatura non può essere fatta
dove la distanza tra le file è di 40 cm. Infestanti: graminacee o crucifere
Produzioni medie: 30-50 q /ha. Concimazioni: non vengono fatte integrazione di azoto, al massimo vengono
dati 50 kg/ha come starter. La letamazione non viene fatta, beneficia degli effetti di letamazioni su colture
45. Fagiolo
È una coltura primaverile-estiva ed è stata usata per l’alimentazione umana (baccelli freschi o da sgusciare o
semi secchi). La parte vegetativa non è commestibile dagli animali, per cui non può essere usata in
zootecnia.
Fa parte delle leguminose, i cotiledoni sono epigei, le foglie cotiledonari sono rotondeggianti e semplici. Le
foglie vere e proprie sono: composte, di forma triangolare, trifogliate,imparipennate e tomentose. Il fusto è
cilindrico a portamento eretto (varietà nane, più coltivate e più adatte alla meccanizzazione) o rampicante.
I nani sono i più coltivati perché si prestano meglio alla meccanizzazione. Da questi abbiamo i fagiolini da
industria e tra quelli da seme abbiamo i borlotti e i cannellini. I rampicanti sono qualitativamente migliori
dei nani, ma si prestano meno alla meccanizzazione perché necessitano di reti, pali, sostegni, la raccolta è
manuale e scalare)
La coltivazione differisce in base alla destinazione del prodotto come:
Baccello fresco (fagiolino): vengono usati tipi “Bob” molto usati per colture meccanizzate. Vengono
utilizzati dall’industria per poi essere inscatolati. I baccelli sono di colore verde intenso, cilindrici e lunghi.
L’aspetto fondamentale è che il baccello, essendo costituito da due valve legate da vasi fibrosi, questi non
devono essere troppo lignificati.
Baccello pieno sgusciato allo stato fresco
Seme secco classico usato per l’alimentazione.
Ci sono più varietà:
- Phaseolus vulgaris: tipo di fagiolo più usato;
- P. coccineus: fagiolo di Spagna
- P. Lumatus
- P. Acutifolius: utilizzato solo per miglioramento genetico
Tra i fagioli per seme ricordiamo diversi tipi: Bob, cannellini (bianchi e lunghi), borlotti (colore scuro
screziato), tabacchino (color crema, più piccolo del cannellino)
Contenuto nutritivo: 20-25% di proteine; 50-70% di amido; 4-5% di fibra; calcio, potassio e fosforo. Non ci
sono elementi anti-nutrizionali. La qualità viene espressa in base alla resistenza alla cottura.
I terreni calcarei danno prodotti duri perché il calcio si addensa nelle vicinanze delle membrane. Il deficit
idrico dà problemi di durezza e problemi nella cottura.
Il fagiolo è una specie macroterma. La temperatura per la germinazione è di 12-15°C quindi si può avere a
partire dal mese di aprile. Per il resto del ciclo non sopporta molto le alte temperature: valori > 25-28°C
possono danneggiare molto la coltura. Questa specie si avvantaggia molto dell’umidità dell’aria, infatti al
momento dell’allegagione un’umidità bassa può dare cascola dei fiori, per cui si deve fare attenzione nel non
avere la fioritura in luglio. In genere fiorisce quando il giorno comincia ad abbreviarsi, non sopporta venti e
gelate primaverili.
Il terreno ideale non deve essere arido, con alto contenuto in calcare,con pH alcalino, soggetto a salinità o a
ristagni idrici; bensì la tessitura deve essere di medio impasto il pH leggermente acido, altrimenti il prodotto
finale sarà caratterizzato da una qualità scadente.
47. Colza
La colza (Brassica Napus oleifera) è una pianta oleifera. In Italia si pensava potesse sostituire in importanza
il frumento (vengono coltivati nello stesso periodo) ma ciò non è avvenuto quindi la sua produzione è andata
scemando.
La sua caratteristica è nel contenere un certo quantitativo di acido erucico, un acido tossico per questo sono
stati messi a punto degli ibridi a basso contenuto di questa sostanza in modo da permettere tranquillamente
l’utilizzo per l’alimentazione umana. Questo acido ha caratteristiche positive nell’uso industriale, anche se
ormai a questo scopo vengono sempre usato degli oli sintetici. I panelli residuali vengono poi utilizzati in
zootecnia (integrazione proteica). Un ulteriore utilizzo è rappresentato dalla trasformazione in bio-diesel
(successo subordinato all’andamento dei prezzi del petrolio, si avvantaggia dall’alto contenuto di acido
erucico e clorofilla).
Il frutto è una siliqua (asse centrale + due valve laterali), i semi contengono: 42% grassi (max: 52%) 20%
proteine. La radice è un fittone ingrossato al colletto come le altre crucufere. Le foglie sono a rosetta in un
primo periodo(fino allo stadio di rosetta la pianta ha la massima resistenza al freddo, fino a -15°C), poi
assumono la forma di lira, sessili, amplessicaule, indivise. Il fusto è eretto, ramificato arriva fino a 1,5 m. La
fioritura è scalare, le infiorescenze sono a grappolo, i fiori sono gialli, a croce, a volte bianchi. Il seme è
liscio, piccolo e scuro, bruno-rossastro e tondo. Il peso di 1000 semi va sui 3,5-5 gr. È simile al broccolo ma
ha le foglie più scure e lucide.
Ci sono più tipi: autunno-vernini e primaverili. In genere non si semina la colza in estate perché è molto
sensibile alla siccità e quindi richiederebbe irrigazione in Italia.
I terreni non devono essere eccessivamente alcalini, e deve essere accuratamente preparato soprattutto in
terreni argillosi, perché il seme è molto piccolo. La preparazione del terreno prevede un’aratura a 30-35 cm
(il terreno deve sempre essere in tempera).
I tipi invernali per la fioritura hanno bisogno di 10 h di luce, i primaverili 20 h.
Nell’avvicendamento la colza ha lo stesso posto del frumento: va bene dopo un rinnovo o una miglioratrice.
Non viene mai fatta la monosuccessione per problemi di nematodi. I risultati migliori si hanno quando la
coltura succede ad una leguminosa o ad un erbai misto, si può anche fare frumento-colza.
Concimazioni: l’azoto è fondamentale, ne vengono somministrati da 100 a 150 kg/ha, 1/3 viene
somministrato alla semina con concimi ammoniacali o urea, gli altri 2/3 vengono dati in copertura, possono
essere usati anche nitrati per “spingere” la coltura (con temperature basse la nitrificazione è lenta). Poi
vengono dati 50-70 kg/ha di P2O5 e 50 kg/ha di K2O che vengono interrati al momento della preparazione
del terreno. Il potassio è l’elemento più importante per la sintesi dei grassi.
Le file vengono distanziate a 30-40 cm per ottenere circa 40 piante/m2 usando 10 kg/ha di seme. Per la
colza si considera un 30% di fallanze nella semina, bisogna tenere conto del valore agronomico (purezza x
germinabilità). La semina viene fatta ad una profondità di circa 0,5 cm.
Il diserbo non può essere meccanico perché le file sono troppo strette. Sono stati introdotti degli OGM di
colza resistenti al Glyphosate, quindi se vengono coltivati questi tipi possiamo usarlo come diserbante, ma in
Europa non è permesso coltivarli, quindi si usano prodotti come Trifluralin e Cloro.
48. Ravizzone
Fa parte delle Cruciferae (Brassica campestris var. Oleracea). Si distingue dalla colza per le foglie più pelose
e meno verdi, non ha l’ingrossamento al colletto), il contenuto in olio è del 35%.
È coltivato prevalentemente come erbaio, dato che cresce in inverno è molto resistente, in pianura padana
viene anche coltivato a fine estate per avere prodotto già ad ottobre. Non viene quasi mai usato per
l’alimentazione degli animali da latte perché dà un odore sgradevole al latte.
49. Soia
Ha un contenuto in grassi del 20%, proteine: 40-45%. L’alto contenuto proteico la rende un alimento
pregiato per la zootecnia. È usata anche per l’alimentazione umana però si pensa che abbia effetti sugli
estrogeni.
La moderna classificazione la definisce Soja hispida (Moich.) o Ussuriensis (usata per OGM) Linneo invece
la classificava come Glycine max. Ha lo stesso aspetto del fagiolo ma è più robusta. Le foglie sono
trifogliate, il fusto è come il lupino: tomentoso e ramificato, le radici sono a fittone dotate di tubercoli
radicali, i baccelli sono piccoli quasi come un pisello, dritti o ricurvi. Il peso di 1000 semi va da 50 a 450 gr.
Ci sono specie a sviluppo determinato o indeterminato (non usata a fini agricoli)
La soia ha batteri azoto fissatori specifici, per cui la prima volta che si coltiva soia in un terreno bisogna
inoculare il terreno con questi microorganismi o, in alternativa, i semi. Entro 5 anni non bisogna rifare
l’inoculo. Questi batteri in un primo periodo trattengono il 50% di azoto per il loro ciclo biologico,
successivamente ne cedono alla pianta il 70-80%, poi nell’ultima fase l’azoto va dalla pianta ai semi.
Questa coltura è macroterma, per cui la temperatura minima richesta è 4-6°C, l’optimum è a 24-26°C. In
origine è una pianta brevidiurna (con giornate corte viene avviata la fioritura) ma il miglioramento genetico
ha permesso di avere delle specie neutrodiurne che sono le più coltivate in Italia. Considerando le somme
termiche le molto precoci fanno parte della classe 0-0: 2800 (semina fine aprile) o 2500 (semina metà
giugno), mentre le tardive della classe II: 3500 (semina aprile) o 2900 (semina metà giugno). In genere si
usano le più tardive che hanno un ciclo di circa 5 mesi.
La soia non si adatta ai terreni calcarei, ha difficoltà a vegetare se ci sono dei ristagni idrici, nei terreni
argillosi ci sono problemi con semine molto precoci. Soffre molto lo stress idrico durante la fioritura.
Rispetto al fagiolo è più adatta a terreni argillosi e alla salinità. Il letto di semina si prepara con l’aratura ad
una profondità di 30-35 cm oppure può essere fatto un sod seeding. Dopo l’aratura vengono fatte delle
operazioni di amminutamento, ma non troppo eccessive perché il seme è abbastanza grande.
All’interno della rotazione si pone come una miglioratrice. In genere succede il mais o il frumento. Non si
coltiva dopo un prato, ma si presta bene a succedere i cereali.
La densità di semina è di 30-35 piante/m2, le file vengono disposte a file di 40-50 cm con 6-7 cm di distanza
sulla fila. La semina viene fatta con la seminatrice di precisione.
Queste distanze non permettono di fare la sarchiatura, per cui si rende necessario un diserbo chimico che
può essere frazionato in: pre-semina, pre-emergenza, post-emergenza.
Nella gran parte dei casi si utilizzano varietà OGM, tra queste la più importante è quella resistente al
Glyphosate.
L’irrigazione è molto importante, soprattutto durante la fioritura. Si usano soprattutto i metodi per
aspersione. L’intervento si fa ad un livello di acqua disponibile del 50-60%, valore di evaporato 40-50 mm.
In genere si interviene ogni 10-15 giorni, durante la fioritura si adottano turni più brevi o si utilizzano
volumi irrigui maggiori.
Concimazioni:50 kg/ha di N (starter); P2O5: 60-75 kg/ha; K2O: 50 kg/ha
Avversità: peronospora, virosi, ragnetto rosso, il mezzo di lotta più opportuno è l’ultilizzo di semi conciati.
50. Girasole
È una pianta molto diffusa nei paesi slavi. In Italia è diffusa solo nel centro perché la piovosità estiva
permette di avere buone produzioni. Fa parte delle Asteraceae. Il girasole (Heliantus annus), prevede due
sottospecie: sativus e ornamentali, inoltre sono 3 i tipi: medio-rutenico, austro-rutenico e armenico.
Viene utilizzata per l’estrazione di olio destinato all’alimentazione umana, i panelli sono usati in zootecnia.
Inoltre i semi possono essere usati come mangime per uccelli oppure possono essere tostati e venduti per
l’alimentazione umana. I girasoli possono essere utilizzati anche a scopo ornamentale. In Russia vengono
coltivati anche dei tipi da foraggio, ma sono poco usati.
I semi sono degli acheni, frutti secchi indeiscenti (contenuto in olio va dal 35% al 67%, le proteine vanno
dal 20 al 30%). La radice è un fittone molto robusto, il fusto è costoluto, peloso, può essere alto fino a 15 m,
ma in genere è 150-250 cm (vengono preferite specie basse), le foglie sono picciolate e semplici, i fiori sono
composti, le infiorescenze sono delle calatidi di 20-25 cm in media, dotate di movimento eliotropico col
tempo si fermano in direzione nord-nord.est, il movimento è regolato da ormoni. La disposizione di foglie e
rami in linea di massima segue la serie di Fibonacci.
I grassi sono composti per 40% di acido oleico, per il 60% di acido linoleico, i tipi selezionati hanno fino
all’80% di acido oleico, la qualità è superiore, ma sono meno produttive. L’olio ha la caratteristica di
produrre, a temperature alte, acroleina, un’aldeide tossica per il fegato.
È una coltura macro-terma: fino a 5°C non subisce danni. La germinazione in genere si ha da 10°C in poi
(temperatura del terreno) che in genere si hanno da metà marzo. L’optimum è sui 18-24°C, al di sopra dei
27°C non si hanno buoni risultati. I semi devono germinare al più presto perché più soggetti alla
decomposizione che dà acidi.
L’apparato radicale è profondo ma abbastanza sensibile agli stress idrici, soprattutto durante il periodo di
formazione degli acheni. Indice di conversione: per un grammo di sostanza secca ci vogliono 450 grammi di
acqua.
I terreni non devono essere nè calcarei, nè alcalini, nè eccessivamente sciolti perché poveri, sono preferibili
terreni con pH tendente all’acido.
Secondo le somme termiche possiamo dividere in classi che vanno da 1600 a 3000. Le varietà precoci
possono utilizzare al meglio la piovosità primaverile, ma nel sud Italia non ha avuto successo.
53. Tabacco
Il tabacco (Nicotiana tabacum o rustica)iene usato per produrre materiale da fumo, da fiuto, da masticare,
insetticidi, solfato di nicotina (usato contro gli afidi). Si studiano utilizzi alternativi per il seme, dato che è
ricco di grasso e proteine. Non è utilizzabile come foraggio perché la nicotina è tossica per gli animali.
È una pianta a radice fittonante, il fusto è di dimensione variabile (da 50 cm a 2-3 m) e viene chiamato
stocco, la foglia è semplice di forma lanceolata e dimensioni variabili, il prolungamento della nervatura
centrale è chiamato costa. Un carattere molto importante è il rapporto costa/lamina inversamente
proporzionale alla qualità. L’infiorescenza è un corimbo, il frutto è una capsula. I semi sono molto piccoli
20-30000 semi pesano 1g, in genere in campo vengono piantate delle piantine già germinate in appositi
semenzali (spesso usato floating system). I rami laterali si chiamano cacchi e vengono eliminati perché non
favorevoli alla produzione (scacchiatura). Le foglie sono prima disposte a rosetta, poi seguono la levata, la
comparsa del bottone fiorale e la fioritura.
I tipi di tabacco vengono divisi in base alle caratteristiche commerciali, date soprattutto dal materiale
gentico e dai tipi di cura che subisce dopo la raccolta:
Tabacchi scuri: Kentucky, Brenta, Beneventano. Curati a fuoco. Vengono usati per trinciati da sigari.
Chiari americani: Burley, Maryland, Virginia. Cura all’aria: le foglie vengono infilzate e poi appese.
Orientali o levantini:Xanti-Yakà, Perustiza, Erzegovina. Hanno la foglia piccola, colore giallo. In genere
vengono miscelati agli altri per dare aroma. In genere vengono curati al sole.
Sub-tropicali: Scafati, Avana. Tabacchi da fascia, cioè la foglia si usa per avvolgere il sigaro.
Il prezzo viene deciso di volta in volta in base alla qualità del prodotto che viene classificata in categorie, in
senso decrescente: A, B, C e fuori categoria.
I criteri oggettivi che determinano la qualità della foglia sono: grandezza (+ grande + pregio), integrità,
consistenza (peso, morbidezza) e colore (parametri: lucentezza, croma e tinta), combustibilità, contenuto in
alcaloidi (nicotina), in nitrati (problemi di tossicità), in cloro (diminuisce la combustibilità), residuo
bituminoso (dato da sostanze aromatiche, è un parametro di valutazione perché poi viene eliminato con i
filtri).
Il tabacco è una specie macroterma, l’optimum di temperatura è tra i 25 e i 28°C, soffre con temperature <
10°C oppure > 30°C. Richiede molta luminosità, è una pianta brevidiurna, ma sono stati selezionati tipi
neutrodiurni. Sopporta bene l’umidità dell’aria, per i tipi da fascia per aumentarla si coltiva sotto garza.
Si presta alla coltivazione in tutti i tipi di terreno: sciolti, non eccessivamente argillosi, sabbiosi o salini. I
levantini vengono coltivati in terreni sciolti e poco fertili per avere un prodotto ottimale. In terreni salsi il
prodotti è scadente anche per la presenza di cloro. I tipi come il Kentucky preferiscono terreni più duri e
compatti, quelli come il Burley, delle condizioni intermedie. In genere le esigenze idriche sono molto scarse.
Il tabacco è considerata una coltura da rinnovo. Non si adatta a succedere colture come l’erba medica,
perché si avrebbe un terreno ricco di sostanza organica ed azoto che farebbero cadere la qualità dei prodotti.
La successione ideale può essere una coltura di frumento o un erbaio. La monocoltura non è consigliabile
per problemi fitopatologici.
La preparazione del terreno richiede un’aratura ad una profondità di 30-35 cm, meglio se fatta in autunno
54. Pomodoro
Il pomodoro è una pianta molto importante sotto diversi aspetti, ne esistono vari tipi a seconda
dell’utilizzazione finale:
Uso industriale: per concentrato, polpa, a pezzi, pelato. Si usa il tipo S. Marzano oppure il Roma. Il S.
Marzano tende ad essere alto ed ha una maturazione scalare, mentre il Roma ha la fioritura più
contemporanea. La pellicola deve essere spessa per resistere ai vari trasporti.
Da mensa (orticoltura)
Da serbo: da conservare (es: piennolo).
Vengono coltivate più varietà di pomodoro (Lycopersicon esculentum):
- var. Cerasiforme: da mensa
- var. Pyriforme: a pera (es: S. Marzano)
- var. Comune Bailey: tipo Pachino
- var. Validum: si usa per il miglioramento genetico.
I nuovi ibridi a sviluppo determinato, ramificano molto alla base ed hanno una fioritura contemporanea. La
fase vegetativa è molto corta (dall’emergenza fino alla formazione del primo palco fiorale, dura circa un
mese), in genere alla formazione del primo palco fiorale viene fatta una cimatura così si sviluppano nuovi
rami, fiori e foglie. Seguono poi: fioritura, allegagione e maturazione. Il pomodoro da mensa viene raccolto
all’invaiatura, il pomodoro da industria quando ha raggiunto un colore rosso (il colore rosso è un attributo di
qualità perché testimonia la presenza di licopene, dalle qualità antiossidanti).
Le foglie sono composte, leggermente lobate. Il fusto è cilindrico, liscio, peloso, con alcune ghiandole
odorose. L’apice, se stimolato dalla cimatura, aumenta la ramificazione per aumentare i fiori.
L’infiorescenza è a racemo, i fiori sono gialli ed imbutiformi. Il frutto è una bacca in cui si distingue: un
epicarpo esterno, la polpa interna, la placenta e i semi all’interno. Se la placenta si distacca dalla polpa, il
pomodoro si definisce “scatolato”.
I semi e la pellicola, per l’uso industriale, sono da considerare scarti (usati per la zootecnia perché i semi
contengono proteine e grassi, mentre l’epicarpo contiene fibra), in questo caso il prodotto viene quantificato
in base al suo residuo secco. Il contenuto di acidi e zuccheri viene valutato a tutti gli scopi, il rapporto
acidi/zuccheri è importante ai fini del sapore, inoltre viene anche considerato importante il contenuto in
acido ascorbico (vitamina C).
Avversità:
Nottuidi: mangiano le piante al colletto, si eliminano con geo-disinfezione.
Peronospora: viene lottata con vari prodotti, tra cui rameici.
Malattie vascolari: tracheomicosi e tracheoverticillosi, bisogna controllare gli apporti idrici, soprattutto nei
primi stadi (attenzione all’umidità dei terreni argillosi).
Virus: utilizzo di materiale sano.
Afidi: prodotti afidicidi.
Ragno rosso: c’è il problema che i prodotti che lo combattono sono ad alta persistenza. Meglio anticipare la
coltura se c’è alta probabilità di avere infestazioni.
Scatolatura: causata da squilibri idrici
Scottatura: causata dalla mancata copertura delle bacche da parte delle foglie, che a loro volta, possono
essere state danneggiate da peronospora
Marciume apicale: frequente in zone asciutte, soprattutto per il S. Marzano.
La coltura specializzata è la meno indicata perché ha bisogno di concimazioni azotate (nei miscugli unendo
più specie i fabbisogni di azoto vengono coperti con leguminose), la stabilità produttiva è minore perché con
i miscugli con un’annata non favorevole ci sono sempre delle colture che non vengono danneggiate.
Per fare i miscugli si deve fare attenzione alla contemporaneità di maturazione. Se tutte le colture sono
comtemporanee si possono creare degli antagonismi. L’ideale è avere una colture inveranale ed una
primaverile (es: veccia con graminacee, utile anche per sostegno; oppure lolium con trifoglio squarroso).
60. Canapa
È una pianta tessile che, in alternativa, viene anche coltivata per i semi che possono essere una buona fonte
di grassi e oli, può essere usato per l’alimentazione animale, ma anche umana. Altri usi alternativi possono
essere la produzione di carta moneta e di materiali isolanti.
Oggi è coltivata solo in minima parte, dato che la sua coltivazione non è libera dato il suo utilizzo per la
produzione di sostanze stupefacenti, in Campania i terreni dove veniva coltivata ora sono stati occupati dal
tabacco. Ora sono ammesse solo le coltivazioni che presentano piante con THC <0,2%.
Prima il singolo prodotto veniva raccolto da un apposito consorzio che ne valutava la qualità per
corrispondere il giusto prezzo al produttore. La parte esterna del fusto è usata per la fibra. Il sottoprodotto
che si ottiene è chiamato canapulo o cannavacciuolo, corrisponde alla parte interna che prima veniva usata
per produrre i teli dove venivano messe le mele annurche per essere essiccate.
La canapa fa parte dell’ordine delle Hurticales, ce ne sono due specie principali: Cannabis sativa (più alta,
contenuto di THC minore) e Cannabis indica (contenuto maggiore in THC). Tra le varianti della C. sativa
abbiamo: Pelusella, turca, Cinese (la più alta); alcune sono tipiche italiane come: Campana, Superfibra,
Fibranova, Carmagnola, sono prodotte con il metodo tedesco della tassellatura: si prendono dei campioni di
fusto per saggiare la resa in fibr, si analizza il contenuto in fibra e poi si prendono i semi, con questo metodo
il contenuto in fibra è passato dal 15% al 30%.
La canapa è una pianta dioica: le piante staminifere fioriscono prima e producono il polline, le pistillifere
fioriscono dopo, il seme in esse contenuto è una nocula che contiene: 35% di grassi, 20% di proteine e il 5%
di fibra grezza. L’olio che si ricava viene usato per l’alimentazione umana e può essere necessario per
alcune specie di animali.
La radice è un fittone. Il fusto è cilindrico più o meno ramificato (per la produzione di fibra è meglio che
non sia ramificato, per la produzione di semi sì) lungo da 150 a 500 cm. Il derma è la parte centrale con vasi
legnosi (come il sambuco). La fibra primaria è lunga 16 mm, la secondaria è più corta e più pregiata. Le
foglie sono palmato-sette con margine seghettato. La corteccia esterna rappresenta il canapulo, dal fusto e
dai semi abbiamo la bacchetta (fusto senza foglie) che, per macerazione (prima essiccazione, poi
macerazione in acqua, il moneto più opportuno è alla decomposizione delle pectine: la corteccia si stacca
facilemente ma non è decomposta), dà lo stigliato. Con 100 q di bacchetta abbiamo 20-30 q di stigliato.
Le esigenze in luce sono alte, una coltivazione fitta ci permette di avere piante più alte. Temperature: per la
germinazione abbiamo bisogno di 8-10°C, per la fioritura di 19°C, per la maturazione 23-24°C. Temperature
alte e aridità portano alla pre-fioritura (la pianta non si sviluppa bene prima di fiorire), è più facile che ciò
avvenga con semine tardive.
Per le migliori produzioni abbiamo bisogno di terreni fertili, profondi, freschi e moderatamente argillosi (in
Italia: Emilia-Romagna e Campania). È considerata una pianta da rinnovo, va molto bene dopo un prato o
frumento. Con monocoltura possiamo avere problemi di sclerotinia.
La preparazione del terreno prevede un’aratura a 35-40 cm, consigliata da metà febbraio, poi viene fatta una
rifinitura per avere terreno sottile perché il seme ha un diametro di 2-3 mm ed ha problemi di emergenza. La
semina viene fatta verso marzo-aprile (Nord Italia), in terreni argillosi la preparazione viene fatta nell’anno
61. Lino
Nel passato era una pianta molto importante per la fibra, ora ha più importanza per la produzione dell’olio
per uso alimentare e non. Per l’alimentazione umana è molto importante perché l’olio ottenuto dai semi
contiene molti acidi grassi monoinsaturi precursori degli omega (linoleico, linolenico, oleico, palmitico). A
livello industriale è usato per vernice. Il residuo di lavorazione della produzione di olio consiste in panelli di
lino che sono usati per l’alimentazione animale.
La coltivazione cambia a seconda se il prodotto principale è la fibra (viene coltivata più fitta per avere piante
più alte e con meno foglie) o i semi.
Il lino (Linum usitatissimum) fa parte della famiglia delle linaceae. È una pianta originaria della zona del
Mar Caspio, non si adatta molto bene ai climi meridionali, infatti per questo il Canada si adatta molto bene
ad ospitare questa coltura. In Italia non ci sono più molte coltivazioni ma ne viene importata una buona
quantità. Abbiamo due ecotipi:
Lino da fibra: fusto alto, lungo fino ad 1 m, poco ramificato, fusto elastico, pochi fiori (azzurri o bianchi). I
semi si trovano nelle capsule a 5 logge e sono piccoli, rossastri e bruni.
Lino da seme: taglia bassa (circa 60 cm), ramificata, fibra corta, infiorescenza sviluppata, fiori azzurri e
violacei. I semi sono più grossi e di colore rosso, quando vengono in contatto con l’acqua calda, danno una
sostanza mucillaginosa usata a scopo per medico per pomate.
Il seme contiene: 31% di grassi, 25% di proteine, 30% di fibra, 5% di mucillagine. La radice è un fittone
poco ramificato che facilita la roccolta che può essere fatta per estirpazione. Il frutto è una capsula. Il fiore è
composto da 5 petali. Il peso di 1000 semi è 5,5 g.
Esigenze climatiche: per la germinazione servono almeno a 10°C, fiorisce a 15°C e matura a 20°C. Le
temperature alte stimolano la ramificazione, quindi sono adatte ai tipi da olio. Durante l’inverno non
sopporta temperature sotto lo 0.
Preferisce terreni non argillosi (meglio se di medio impasto), profondi, ben dotati di sostanza organica
(intorno al 2-3%, valori superiori danno problemi di alletamento). Il pH ottimale è meutro o sub-acido. Non
sopporta ristagni idrici.
Il lino da fibra si semina da ottobre a dicembre (es: sicilia), il ciclo dura 180-200 giorni. Il lino da olio si
semina da febbraio ad aprile (es: piemonte), il ciclo dura 80-100 giorni.
Nella rotazione il lino è una pianta da rinnovo. Non va bene dopo l’erba medica perché non sopporta eccessi
di sostanza organica. La monosuccessione non viene mai fatta, si consiglia di non far ritornare sullo stesso
terreno la coltura per almeno 5-6 anni.
La preparazione del terreno viene fatta con un’aratura a 35-40 cm, poi viene fatta una rullatura, ma non nei
terreni argillosi. Non si deve accedere con la profondità. Per i tipi da fibra le file vengono disposte in modo
molto fitto, a 10 cm per avere 1800-2000 piante/m2, si usano 180-200 kg/ha. Per i tipi da olio si usano 80-90
kg/ha di semi per avere 800-1000 piante/ha distanza tra le file 10 cm, cambia la disposizione sulla fila.
Concimazione: non bisogna eccedere nella letamazione. L’azoto viene distribuito in due interventi, ne
vengono dati 80-100 kg/ha. P2O5:80 kg/ha; K2O: 50-100 kg/ha che vengono dati all’atto della preparazione
del terreno.
62. Cotone
Il 2,5% della produzione agraria mondiale è rappresentata dal cotone, che quindi richiede quantità notevoli
di agrofarmaci (25% degli insetticidi e 11% dei pesticidi). La fibra si ricava dalla peluria intorno ai semi,
quindi con la raccolta di hanno contemporaneamente semi e fibra. I semi contengono: 20% proteine e 15-
20% grassi.
La raccolta viene fatta con la gimenatrice che stacca la bambagia dal seme. Abbiamo due modelli produttivi:
a fibra corta (si punta sulla quantità di prodotto che, quindi, è più scadente), fibra lunga (si punta sulla
qualità) o a fibra media.
Il cotone fa parte della famiglia delle Malvaceae, le specie di interesse agrario sono molte: Gossipium
arboreum (albero del cotone, fibra corta), G. tomentosum, G. thuberi, G. sturtianum, G. barbadense (fibra
lunga), G. herbaceum (fibra corta), G. hyrsutum (fibra media, è il più coltivato).
In Italia non è molto diffusa questa coltura perché nei nostri climi arriverebbe a settembre e con le piogge il
prodotto sarebbe irrimediabilmente rovinato.
Tra le specie quelle di interesse agrario sono le cespugliose con rami eretti picciolati. Le foglie sono
palmate, lobate, picciolate. I fiori sono grandi, peduncolati, di colore giallo, bianco o rosso, il frutto è una
capsula da 3 a 5 logge in cui c’è il seme con la peluria la quale rappresenta il prodotto agronomico.
La germinazione avviene a 15-20°C (si semina a maggio), l’optimum è 25-28°C, la maturazione avviene a
25-30°C. Il ciclo completo va da 5 a 7 mesi. Le varietà precoci sono meno produttive, le varietà tardive lo
sono di più.
Non ha esigenze particolari in termini di terreno, quelli più adatti sono i profondi, fertili, vanno bene anche
quelli con pH alcalino e salinità elevata. Si adatta bene a molte situazioni pedologiche. Per avere buone
produzioni il pH massimo deve essere di 8,5.
È una coltura da rinnovo quindi va bene dopo i frumento, altri cereali, o dopo un prato. Il grado di
affinamento del terreno non deve essere eccessivo perché i semi sono di circa 1cm di lunghezza e di 8 mm
di spessore, va bene anche solo una lavorazione con il frangizolle. È una coltura che può essere letamata, le
quantità indicative sono: 400-500 q/ha.Esigenze nutritive: 100-150 kg di N (vengono divisi tra semina e
copertura), 50-60 kg di P2O5 e 50-70 kg di K2O.
La semina viene fatta a file di 80-100 cm per cui possono essere fatte sia la sarchiatura che la rincalzatura.
La densità di semina è di 4-7 piante/m2. Il diserbo chimico può essere fatto in pre-semina, pre-emergenza o
post-emergenza.
Questa coltura richiede irrigazione, può essere fatta per scorrimento, per aspersione (con cannone, prima
della comparsa del fiore), per infiltrazione, o con il sistema messicano (il canale d’irrigazione è collegato in
modo che la fila venga irrigata due volte: in entrata e in uscita). I momenti critici sono la fase precedente ala
comparsa del primo bottone fiorale e la fioritura, la maturazione deve essere in asciutta. Volumi: 4000-5000
m3/ha