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Uso agronomico dei reflui zootecnici

di Denis Squizzato
Appunti relativi alla fertilizzazione del suolo per la coltivazione. Effetti dell'azoto
e degli altri composti chimici sulle colture e sull'atmosfera, utilizzo di concimi
organici e chimici e normativa relativa.

Università: Università degli Studi di Padova


Facoltà: Agraria
Corso: Scienze e Tecnologie delle Produzioni Animali
Esame: Uso agronomico dei reflui zootecnici
Docente: Francesco Morari
Denis Squizzato Sezione Appunti

1. Fattori che influenzano la produzione agraria


Nelle zone con maggior numero di allevamenti, la concentrazione di azoto aumenta e in alcuni aumenta con
l’ aggiunta di concimi minerali, lo stesso vale per le acque per il P2O5 o anidride fosforica. Per le acque
dolci il fosforo è limitante mentre per l’acqua salata è l’azoto.
I fattori che possono influenzare la produzione sono molteplici: quelli che influenzano direttamente e
indirettamente, costantemente e incostantemente. I principali fattori sono:
fattori climatici (durata della stagione, temperatura, umidità, radiazione solare e acqua); per questo nel polo
la produttività è bassa, per la stagione
fattori biotici (insetti , malerbe soprattutto, patogeni, uccelli);
fattori legati al suolo (lavorazioni, umidità, fertilità, variabilità, struttura e temperatura). I più fertili sono
quelli vulcanici, mentre quelli con maggior salinità sono i meno fertili; nel basso litorale veneziano, l’alta
acidità abbassa la produzione, soprattutto a Rovigo, le lavorazioni influenzano gli altri fattori;
fattori gestionali (l’agricoltore sceglie, la varietà della coltura, tempestività della semina).
Le operazioni colturali sono la data di semina e di raccolta, densità, trattamenti, meccanizzazione, distanza
interfila. Alcuni fattori sono stabili e agiscono costantemente come: fertilità del suolo o pH, problemi legati
al drenaggio e malerbe permanenti; altri invece sono più erratici quali patogeni, insetti, e problemi di fertilità
legati all’andamento del meteo. Identificare i fattori limitanti è difficile. Sotto ad una certa concentrazione
siamo in presenza di sintomi visibili (livello critico); segue un range critico, un livello sufficiente (non varia
la produzione ma la concentrazione dell’elemento nei tessuti), un livello tossico e l’effetto Steenberg.
Se aumento la concentrazione dei nutrienti nei tessuti, aumenta la produzione fino ad un certo punto; in
carenza di azoto o di ferro, la pianta è caratterizzata da un colore giallo (Clorosi).

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2. Risposte quantitative agli interventi agronomici


Per la valutazione delle risposte quantitative agli interventi agronomici, il parametro più frequentemente
usato è senza dubbio la produzione areica o resa di PAU. In generale, a seconda che si voglia esprimere
l’influenza di uno solo o di più fattori della produzione, la relazione può essere così
espressa:
y = f (xa) xia y = f (xa, xb, ..., xn ) xia,b, ..., n

dove y è la resa; xa… xn sono fattori che possono variare in maniera continua e xi rappresenta ogni altro
fattore della produzione, considerato costante ai fini della validità delle relazioni. I grafici sotto riportati
rappresentano 3 modelli che si ispirano, rispettivamente, alla proporzionalità diretta fra dose del fattore e
resa; alla legge della produttività decrescente (ammettono che esista una dose tecnica ottimale oltre la quale
si ha prima un azzeramento della produttività marginale e poi un decremento della resa); e alle interazioni e
altri rappresentano il comportamento dell’intero sistema produttivo.
Relazione tra dose di un determinato fattore della produzione e resa

Questo modello riferisce un andamento comune, nel quale si possono riconoscere i tratti fondamentali della
legge d’azione di ciascun fattore produttivo: a (dose insuff per sollecitare una minima risposta es: T<Tmin
veg), b(produttività marginale crescente con disponibilità del fattore limitata), c(produttività decrescente),
d(produttività marginale nulla), e(abbassamento della resa).

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Esiste interazione tra due fattori A e B, quando l’effetto di B cambia a seconda del livello di A: esiste quindi
interazione tra N e P quando l’effetto di P cambia in funzione della disponibilità di N (può essere superiore
in terreno ricco di N: interazione positiva; oppure può essere superiore in terreno povero di N: interazione
negativa). Analizzando una pianta troviamo 16 elementi nei tessuti. H, O, C sono in concentrazioni maggiori
(O e H costituiscono il 90% dei tessuti) rispetto a N,K,Ca,Mg,P e S (dal suolo), e non si apportano con la
concimazione ma si trovano nell’aria e nell’acqua. Alcuni elementi si trovano in quantità inferiori o perché
poco mobili o perché non disponibili.

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3. Relazioni pianta-suolo
Le funzioni del suolo sono: abitabilità (consente alle piante di vivere e alle radici di svilupparsi, dipende
dalla porosità, quindi con pochi pori l’ossigeno diminuisce; dall’acqua, temperatura, dal pH, dalla salinità) e
la nutrizionalità (dipende dall’acqua, dai colloidi, dai nutrienti etc). Dal modo con cui dette funzioni
condizionano la produttività dipende la fertilità del suolo. I principali fattori che condizionano la fertilità del
suolo sono la fertilità chimica e biologica, la disponibilità idrica, la distribuzione delle radici (profondità
suolo, penetrabilità, ecc.) e l’albedo, calore specifico e conducibilità termica (microclima).

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4. Caratteristiche fisiche del terreno


Profilo del terreno ->il profilo del terreno o stratigrafia è rappresentato dall’insieme di strati o orizzonti,
che differiscono per il colore, spessore, proprietà chimiche e fisiche, biologiche, pH. Nei terreni naturali
maturi (grafico sx), l’orizzonte A, detto eluviale in quanto interessato ai processi di eluvi azione che tendono
a trasportare verso il basso certi composti ad opera dell’acqua, è a contatto con la maggior parte delle radici
ed è il più superficiale con il B detto illuviale il quale influenza la fertilità, formando il vero terreno.
L’orizzonte C rappresenta il substrato pedogenetico. I vari interventi agronomici hanno portato la
formazione del profilo agronomico che consta nello strato attivo, più superficiale,interessato agli apporti di
concimi e che ospita la maggior parte delle radici; e da uno strato subattivo il quale ospita le radici più
profonde, scarsamente permeabile anche per la quasi costante presenza maggior di sostanze colloidali. Al di
sotto di questo c’è il sottosuolo, non interessato né dalle lavorazioni , né dalle radici e corrisponde al C , al
di sotto troviamo la roccia D.

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5. Definizione di granulometria
->detta anche tessitura, si indica la costituzione della parte solida del terreno espressa come % in peso delle
particelle elementari che lo compongono. Una prima distinzione viene fatta fra i componenti più grossolani
o scheletro e la terra fina. Nello scheletro si comprendono sia le pietre (>20mm) che la ghiaia ( compreso tra
2 e 20 mm). La terra fine comprende tutte le particelle con diametro <2mm:
sabbia grossa( 2-0,2mm);
sabbia fine( 0,2-0,02mm);
limo( 0,02-0,002mm);
argilla(<0,002mm).
Siccome le frazioni granulometriche sono presenti in varia percentuale nei diversi terreni, esse prenderanno
delle denominazioni diverse es: terreno sabbioso-limoso. Il triangolo della tessitura permette di individuare
15 classi di tessitura. Il terreno a terra franca o terreno a grana media rappresenta il terreno ideale
caratterizzato dalle 3 frazioni in proporzioni tali che le caratteristiche fisiche e fisico-chimiche delle singole
frazioni non prevalgono l’una sull’altra ma si completano (35-55% sabbia, 25-45% limo e 10-25% argilla).

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6. Struttura, porosità e capacità di campo del terreno


Struttura ->il terreno appare costituito da un insieme di particelle, di varia natura e dimensione che possono
essere rappresentate dai semplici componenti della tessitura e dagli aggregati degli stessi. La struttura
influenza sia la fertilità che la tecnica agronomica; sotto ‘aspetto fisico si deve rilevare che dal tipo di
struttura dipendono i rapporti fra parte solida, liquida r gassosa nel terreno; influenzando così l’umidità e il
suo potenziale, la temperatura , l’aerazione.

Porosità->si intende la frazione dell’unità di volume apparente di terreno non occupato da materiale solido,
essa è occupata dall’ aria e/o dall’acqua per cui, con riferimento a un determinato momento si ha:
porosità totale = umidità +spazio occupato dall’aria
Il valore della porosità dipende dalla presenza o meno di aggregati strutturali ed è quindi un aspetto
particolare della struttura. In un terreno ben strutturato, in condizioni ottimali di umidità, circa il 50% della
sua porosità è occupata dall’acqua; ne risultano pieni infatti i micropori che costituiscono la microporosità. I
rimanenti spazi vuoti sono occupati dall’aria, prendono il nome di macropori e costituiscono la
macroporosità. La porosità influenza anche la densità apparente o massa volumica apparente, cioè la massa
dell’unità di volume apparente del terreno secco. Nei terreni argillosi abbiamo maggior densità apparente;
più elevata è la porosità e più inferiore sarà è la densità apparente, perché a parità di volume ho meno massa.
La sabbia ha una porosità inferiore ma ha tanti macropori(diminuisce la concentrazione idrica), mentre
l’argilla ha molti micropori (aumenta la concentrazione idrica e diminuisce il potere drenante). Un’elevata
porosità del terreno, accompagnata da un equilibrato rapporto tra macro e micropori o da un prevalere della
macroporosità, conferisce al substrato la sofficità.
Il potenziale totale dell’acqua in un punto è il lavoro richiesto per trasferirne l’unità di quantità da uno
standard di riferimento ad una situazione in cui il potenziale totale , ha il valore definito nel punto
considerato del suolo. Il potenziale capillare, è originato da due meccanismi strettamente dipendenti dal tipo
di matrice: imbibizione dei colloidi e capillarità. L’acqua assorbita dai colloidi, si trova sotto tensione e per
sottrarla occore applicare una pressione negativa.; lo sforzo necessario per sottrarre l’unità di quantità di
acqua al terreno cresce man mano che la sua umidità diminuisce, poiché la forza attrattiva tra solido e
liquido diminuisce all’aumentare della distanza.

Capacità di campo ->quando la velocità di percolazione è diventata tanto lenta da poter essere trascurata,
l’umidità del terreno ha raggiunto un valore molo importante: l’acqua può ora essere trattenuta lungamente
dal substrato pedologico e costituire una riserva di grande interesse per la vita delle piante. Questo livello di
umidità prende il nome di capacità di campo CC o di trattenuta idrica. L’evaporazione e l’assorbimento
idrico da parte delle piante sono ora i fenomeni in grado di prosciugare ulteriormente il terreno, e anche in
questo caso, man mano che l’umidità decresce, aumenta il valore assoluto di potenziale matriciale. Ad un
certo punto i vegetali non riescono più a vincere la tensione dell’acqua nel terreno, l’assorbimento cessa e le
piante muoiono. Si è arrivati al punto di avvizzimento.

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7. Esercizi di calcolo sulla struttura del terreno


Qual è la quantità di acqua che una pianta può trattenere?
40% porosità
su 1000cm3 di volume ho 400cm3 di aria-acqua
se il suolo è saturo l’acqua viene drenata, dopo qualche giorno l’umidità viene trattenuta.
Se tutta la porosità nel terreno è occupata da acqua, il potenziale matriciale è zero e l’umidità corrispondente
corrisponde alla capacità idrica massima. In un periodo mediamente variabile da uno a tre giorni l’acqua
contenuta nei macropori viene perduta dal terreno: la cosiddetta acqua di percolazione (la sua velocità di
smaltimento è decrescente nel tempo perché, via via che l’umidità diminuisce, diminuisce anche il
potenziale matriciale. Nei terreni più ricchi di macropori la perdita avviene più velocemente che nei terreni
argillosi)
CIM= 400cm3/1000cm3
Su 1 he di terra profondo 60cm, quanta acqua è disponibile sapendo che abbiamo 100cm3 di acqua
disponibile data come differenza della CC e CA avvizzimento.
1he=10000m2------x 0,6m= 6000m3-----x0,1m3= 600m3 acqua disponibile
con un’evaporazione di 5mm di giorno in un he sono 10000x0,005=50m3
600m3/50m3/d= giorni che mi servono per togliere l’acqua.
Dal punto di vista ambientale, l’acqua drenante è quella che interessa perché porta vicino gli elementi.
L’umidità volumetrica è il rapporto tra cm3 di acqua in cm3 di terra;
Esercizio
se ho un’umidità volumetrica del 32% vuol dire che ho 0,32m3 di acqua in 1 m3 di suolo. In 3 giorni passo
dal 40% all’8% di umidità perdendo quindi il 32% quindi in he sono 3200m3 di acqua. Supponiamo che il
punto di avvizzimento è il 6% quindi la pianta estrae il 2% (dal 8% al 6% sono 200m3 acqua). Se voglio
trovare i mm basta che divida 200 per 10000 trovando 0,02m quindi 20 mm di acqua. In un suolo argilloso
la CC è circa del 33% quindi 0,33x10000m3=3300m3 di acqua trattenuta, mentre un suolo sabbioso
presenta una CC del 18% quindi trattiene 1800m3. Ci sono 1500m3 di differenza di acqua disponibile; nel
suolo sabbioso l’acqua disponibile è 200m3 quindi devo irrigare di più.

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8. Arerazione, drenaggio, profondità e temperatura del terreno


Aerazione ->è importante anche la quantità di aria nel suolo; l’atmosfera è costituita dal 79% di N2, 20%
O2, 0,03% CO2 più altri gas. Più andiamo in profondità e meno ossigeno troviamo. Questi gas si spostano
nel terreno per gradiente di concentrazione o per diffusione; più i pori sono complessi, maggior sarà il
contenuto idrico, maggior è la temperatura e inferiore è il movimento dei gas.

Drenaggio->i fenomeni di inquinamento dipendono da questo. Il Runoff o ruscellamento è l’allontanamento


dell’acqua per deflusso superficiale(la velocità di infiltrazione è maggiore nei terreni sabbiosi e inferiori in
quelli argillosi) e dipende dalla compattezza del suolo e da quanto è secco. Per intensità di pioggia
intendiamo la quantità di acqua in mm che cade in un certo tempo, quando è superiore alla velocità di
infiltrazione allora abbiamo runoff. Esempio: 10mm/h intensità di pioggia, 8 mm/h velocità di infiltrazione
e 2mm di acqua superficiale.
Il drenaggio interno è caratterizzato da una falda superficiale che funge da tappo. Nei suoli molto drenati
dove ho molto ossigeno, le radici riescono ad andare in profondità; un suolo poco drenato presenta una
scarsa capacità di allontanamento dell’acqua quindi una minor quantità di ossigeno, le piante presenteranno
un apparato radicale più superficiale. Man mano che che cambiano le situazioni di saturazione, cambia la
profondità delle radici; la falda superficiale impedisce all’acqua di arrivare in profondità. L’uso delle scoline
intorno ai campi rappresentano una forma di drenaggio, in quanto, in caso di pioggia, abbassano il livello
della falda.

La profondità ->del terreno è la quantità disponibile di elementi nutritivi e acqua, il supporto più o meno
valido per la pianta, la disponibilità di spazio vitale per la pianta; un terreno profondo è un buon terreno,
richiede meno attenzioni per concimazione e irrigazione. Anche se un terreno è profondo, le radici possono
essere confinate più in alto perché ci sono strati nel terreno che non permettono la vita, lo stesso vale per il
crostone di lavorazione formato ad opera delle macchine che lavorano sempre in quel particolare terreno.

Temperatura ->il flusso di radiazione proveniente dal sole determina lo stato termico della superficie
terrestre; una parte di questa radiazione viene riflessa e una parte viene trattenuta. Dipende dalla
conducibilità termica e dalla capacità termica. La temperatura presenta degli effetti sulla
pianta(germinazione, fotosintesi, respirazione etc) e sul terreno(umidificazione, gelo-disgelo,
ammonizzazione e denitrificazione).

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9. Caratteristiche chimiche del terreno


Non è importante il numero degli elementi ma la disponibilità, quello che ci interessa sono gli ioni
scambiabili e quello che c’è in soluzione. L’azoto nel suolo si trova nel suolo principalmente in forma
organica, ed è importante sapere quanto di questo è disponibile con la mineralizzazione. Nelle basse zone il
P è presente, ma principalmente nella parte vegetativa della pianta rispetto a quella produttiva cioè tessuti
dell’enchima, se lasciamo la pianta nel suolo il P rimane nel terreno e quindi non servirebbe l’importo (nel
mais il P è concentrato nella cariosside). Le caratteristiche chimiche che prenderemo in considerazione sono
: capacità di scambio, pH e salinità.

Le particelle del terreno che hanno dimensioni inferiori a 1 hanno proprietà colloidali e si comportano come
colloidi idrofili. Dal punto di vista chimico, i colloidi del terreno sono riconducibili a tre tipi: colloidi
organici, minerali argillosi, idrossidi di ferro e alluminio.

Colloidi organici : sono rappresentati dalle particelle di humus. L'humus è un composto dotato di
proprietà anfotere perché provvisto di gruppi funzionali sia acidi sia basici. Fra i primi rientrano i gruppi
carbossilici (-COOH) e i gruppi ossidrile dei fenoli (-OH); entrambi si comportano comeacidi cedendo ioni
idrogeno e assumendo quindi carica negativa. Sono basici invece i gruppi amminici in quanto l'azoto può
comportarsi come base cedendo il suo doppietto elettronico e assumendo quindi carica positiva. Ai valori
ordinari del pH del terreno, nell'humus prevale la dissociazione delle funzioni acide, perciò si comporta
come colloide idrofilo elettronegativo.

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10. Minerali argillosi


Anche i minerali argillosi hanno proprietà anfotere derivate dalla possibilità di comportarsi sia come acidi
deboli sia come basi deboli. Le cariche negative presenti sui minerali argillosi possono avere differenti
origine:
1. Presenza di ioni ossidrile sulla superficie del reticolo. L'elemento strutturale dei fillosilicati (ai quali si
riconducono i minerali argillosi) è il tetraedro [SiO4]4- polimerizzato con un rapporto Si:O di 1:2,5. In altri
termini, tre delle cariche negative sono neutralizzate dalla condensazione del tetraedro con altri tre
condividendone gli ioni ossigeno, mentre la quarta è neutralizzata dalla condensazione del piano dei
tetraedri con un piano ottaedrico di brucite o di gibbsite. Ai lati dei piani tetraedrici la condensazione dei
tetraedri si interrompe e in sostituzione dell'ossigeno sono presenti gruppi idrossido, i quali possono
dissociarsi generando cariche elettriche negative:
SiO3-OH SiO3-O- + H+

2. Sostituzione isomorfa del silicio con l'alluminio nello strato tetraedrico. La sostituzione di un tetraedro
[SiO4]4- con un tetraedro [AlO4]5- genera un eccesso di carica negativa che può essere neutralizzata da
sostituzioni isomorfe inverse nel piano ottaedrico, con l'adsorbimento o la fissazione di cationi metallici o
con la cloritizzazione, ossia con l'alternanza di uno strato 2:1 con uno strato ottaedrico elettropositivo. In
ambiente fortemente acido queste cariche sono neutralizzate da ioni idrogeno.
Le proprietà basiche sono invece dovute all'ossigeno dei gruppi idrossido laterali, il quale può comportarsi
come base cedendo un doppietto elettronico:
-OH + H+ -OH2+
Questa proprietà basica è analoga a quella degli idrossidi di ferro e alluminio e si manifesta in particolare a
pH minore di 7. Assume un peso rilevante nei suoli acidi nei minerali argillosi dotati di bassa capacità di
scambio cationico, come ad esempio la caolinite, che hanno un comportamento simile a quello degli
idrossidi di ferro e alluminio.
Ai valori ordinari del pH del terreno, nei minerali argillosi prevale la dissociazione acida, pertanto si
comportano come colloidi idrofili elettronegativi.

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11. Idrossidi di ferro e alluminio


Contrariamente agli idrossidi dei metalli alcalini e alcalino-terrosi, l'idrossido ferrico, Fe(OH)3, e l'idrossido
di alluminio, Al(OH)3, non si sciolgono in acqua dissociandosi come ioni idratati, bensì formano
sospensioni colloidali di unità polimere in cui il metallo (il ferro o l'alluminio) lega sei ioni idrossido in
coordinazione ottaedrica. L'unità strutturale è l'ottaedro [M(OH)6]6+, dove le sei cariche negative in eccesso
sono neutralizzate con la condensazione con altri tre ottaedri. Possono cedere gli ioni idrogeno dei gruppi
idrossido o di addizionarne ad un doppietto elettronico dell'ossigeno. Nel primo caso si formeranno cariche
negative, nel secondo cariche positive.

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12. Scambi ionici tra radici e terreno


Le piante assorbono elementi nutritivi solo con acqua; gli ioni attaccati in superficie a particelle o sostanze
organiche, vengono assorbiti in quantità ben definiti in modo da non alterare troppo la pressione osmotica.
La radice estrae gli ioni dalla soluzione circolante assorbendone gli elementi nutritivi come fosse una
pompa. Il suolo ha la capacità di trattenere e scambiare ioni. Lo scambio ionico avviene sulla superficie
delle argille , di altri composti inorganici, della sostanza organica e delle radici. La capacità di scambio può
essere cationico (determinate dalla presenza di cariche negative sulla superficie delle argille) e anionico. I
nostri suoli sono superalcalini caratterizzati da una capacità cationica elevata e un’anionica limitata (NO3-
non viene assorbito rimanendo in soluzione e portando problemi).
Lo scambio ionico è un fenomeno che avviene continuamente fra fase solida e fase liquida del terreno in
quanto sia cationi (Na+,K+,NH4+,Ca2+, Mg2+) che anioni(PO43-, H2PO4-, Cl-, SO42-), tendono a
ristabilire qualsiasi alterazione dell’equilibrio fra le due fasi, attraverso i processi di adsorbimento(dalla
liquida alla solida) e desorbimento(passaggio dalla fase solida alla liquida). La capacità del terreno di fissare
determinati ioni, impedendo il crearsi di eccessi di salinità ed il dilavamento, prende il nome di potere
adsorbente, che esplica una funzione equilibratrice nei riguardi delle disponibilità alimentari; è legato alla
presenza di colloidi organici e minerali nel terreno; i primi sono rappresentati dall’humus ed i secondi dalle
argille. Per ambedue si parla di capacità di scambio cationico o CSC o CEC(meq fissati da 100g di terreno),
che si esplica con legami di vario tipo, è superiore nella frazione organica che in quella minerale (kaolinite è
il più basso). Per le argille, per esempio, la potenzialità di scambio è regolata dal tipo di argilla(più elevato
nella montmorillonite), tipo di catione scambiabile (Ca+ più tenacemente adsorbito rispetto a K+, Na+),
concentrazione e natura del catione, pH. A partire da pH 5.5 avviene la dissociazione acida dell’OH. Le
cariche sono dovute anche alla dissociazione dei gruppi OH delle strutture fillosilicatiche (piano ottaedrico)
e alla presenza di legami liberi là dove viene interrotta la continuità della struttura, ossia in corrispondenza
dei vertici e degli spigoli dei cristalli: scambi di vertice. In condizioni basiche, il gruppo OH- si comporta da
acido, cede protoni e diventa negativo avendo quindi capacità cationica.
Se aumenta la negatività diventano pH dipendenti, con l’aumento del pH(dissociazione degli OH-), le
cariche positive sono molto più basse e il suolo non più carico. Anche le sostanze umiche presentano
caratteristiche di elettronegatività dissociandosi come acidi. I cationi che vengono assorbiti sono: neutri: Ca
(80%), Mg (15-20%), Na e K (2-5%); acidi (aumentano gli H+ e Al a spese dei cationi NB il rapporto tra i
cationi risulta costante) ed alcalini (+15% da Na). La forza con cui sono adsorbiti dipende dalla carica e dal
raggio ionico idratato (fa eccezione l’H+ per le dimensioni ridotte e l’elevata delnsità della carica) :
Al3+>H+>Ca2+>Mg2+>K+=NH4+>Na+
La forma argillosa non comprende solo i fillosilicati o silicati idrati di alluminio, ma anche altri materiali
estremamente diversi come silice, sesquiossidi idrati di ferro e di alluminio, humus, carbonati, solfati,
solfuri. Spesso i fillosilicati sono rivestiti da stratificazioni di ossidi e idrossidi di Fe e Al e di sostanza
organica che ne modificano la capacità adsorbente e la possibilità di rigonfiamento in presenza di acqua. Le
argille sono formate da materiali argillosi con struttura laminare (silicati) formati da tetraedrico (Si e 4O2-) e
ottaedrico (Al e OH-).

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A seconda dei 2 foglietti di Si e Al abbiamo argille 1:1(caolinite), 2:1 (mantomorilonite, illite; in queste tra
i due foglietti ci sono forze di Van der Walls, se sono molto vicini e quindi c’è poca acqua, c’è poca attività
di scambio) e 2:1:1 (Si:Al:idrossido Mg,Fe,Al). Le dimensioni estremamente piccole delle particelle
argilloidi e la proprietà di liberare ioni (H+ e OH-) evidenziando cariche elettriche negative o positive,
conferiscono a questo materiale caratteristiche diverse rispetto alla sabbia e limo. L’argilla è un tipico
colloide micellare, capace di circondarsi di un alone di acqua, di rimanere sospeso nel mezzo liquido fino a
che non vengano neutralizzate le cariche elettriche e di flocculare allorchè tali cariche siano neutralizzate da
cationi e da colloidi di diverso segno. Il potere flocculante cresce in questo modo:
Na+<NH4+<K+<Mg2+<Ca2+<H+. La carica negativa nasce dalla sostituzione del Si4+ o Al3+ con cationi
a carica inferiore (es. Mg2+): sostituzioni isomorfiche. Sono cariche permanenti non influenzate dalle
condizioni ambientali (es. pH); avvengono soprattutto nei minerali 2:1.

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13. Il fenomeno dell'adsorbimento


Le cariche dei colloidi elettronegativi sono neutralizzate, in condizioni ordinarie, da ioni di metalli del
gruppo II (soprattutto calcio e magnesio) e del gruppo I (soprattutto potassio). Nell'insieme, calcio,
magnesio, potassio e sodio sono detti basi di scambio. Oltre alle basi di scambio partecipano alla
neutralizzazione lo ione ammonio (NH4+) e, in tracce, metalli pesanti quali il bario, lo stronzio, il rubidio,
il cesio, ecc. Quando le basi non sono sufficienti a neutralizzare le cariche, condizione che si verifica nei
terreni neutri e, con intensità crescente, nei terreni acidi una parte più o meno rilevante delle cariche dei
colloidi è neutralizzata dagli ioni idrogeno e dagli idrossidi di ferro e alluminio, che diventano prevalenti nei
terreni marcatamente acidi.
La superficie sviluppata della matrice colloidale elettronegativa del terreno è detta complesso di scambio e si
comporta a tutti gli effetti come uno scambiatore ionico: i cationi sono legati a questa superficie in modo
reversibile, in equilibrio con quelli disciolti nella soluzione circolante. Il fenomeno, di natura chimico-fisica,
rientra in quello più generale dell'adsorbimento. La facilità con cui i cationi sono adsorbiti sul complesso di
scambio è correlata alla densità di carica e, quindi, in prima analisi, all'elettrovalenza. L'affinità per il
complesso di scambio è molto alta nei cationi trivalenti (Al3+ e Fe3+), diminuisce nei cationi bivalenti
(Ca2+ e Mg2+) e ancora di più in quelli monovalenti (NH4+, K+, Na+). A questa "regola" fa eccezione lo
ione idrogeno, che è il catione con la maggiore affinità per il complesso di scambio. In definitiva gli ioni
idrogeno competono con tutti i cationi tendendo a sostituirli nel complesso di scambio quando sono presenti
in elevata concentrazione (condizione di acidità), così come il calcio si lega al complesso di scambio più
facilmente di quanto lo faccia il potassio. A parità di carica elettrica l'affinità per il complesso di scambio è
determinata dall'ingombro sterico e, tenendo presente che i cationi sono presenti in soluzione in forma
idratata, il fattore determinante è l'energia di idratazione: gli ioni di minori dimensioni hanno una carica
elettrica più alta, perciò si idratano più facilmente e avranno una minore affinità per lo scambiatore. Poiché
il raggio ionico aumenta con il numero atomico, ne consegue che nell'ambito dello stesso gruppo sono
adsorbiti più facilmente gli elementi con numero atomico più alto: in pratica, il calcio si lega più facilmente
del magnesio e il potassio più facilmente del sodio. Ai suddetti fattori si aggiunge la concentrazione nella
soluzione circolante: l'affinità di una specie ionica per il complesso di scambio aumenta all'aumentare della
sua concentrazione nella soluzione: lo ione sodio ha una bassa affinità per gli scambiatori, tuttavia un'elevata
concentrazione di sodio nella soluzione determina una maggiore competitività nello scambio e tende a
sostituirsi ad altri cationi. Questo comportamento è alla base del potere adsorbente del terreno, rendendolo
un'importante riserva di elementi nutritivi: quando si verifica un aumento di concentrazione di una base, ad
esempio in seguito ad una concimazione, il complesso di scambio tende a trattenerlo rilasciando ioni
idrogeno; viceversa, la riduzione del tenore in una base determina il rilascio dal complesso di scambio e
l'adsorbimento di ioni idrogeno. In questo modo il complesso di scambio si comporta come un serbatoio di
compensazione: trattiene gli elementi nutritivi impedendone il dilavamento e li rilascia gradualmente nella
frazione solubile mettendoli a disposizione delle piante. La ripartizione delle basi di scambio nel terreno è la
risultante di un complesso di equilibri in cui entrano in gioco l'affinità per il complesso di scambio, il pH del
terreno e la composizione chimica della soluzione circolante.

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L'adsorbimento degli anioni segue meccanismi differenti e più complessi, in parte fisici perché di natura
elettrostatica, in parte chimici perché determinati da vere e proprie reazioni che avvengono sulla superficie
dei colloidi. Alcuni elementi, presenti in forma anionica, siano trattenuti bene con l'adsorbimento (il
fosforo), mentre altri siano trattenuti solo in misura marginale e tale da poterli considerare estremamente
mobili (l'azoto nitrico, lo zolfo, il cloro).
Gli anioni di maggiore importanza presenti nel terreno sono : Cl-, NO3-; HSO4- e SO42-; H2PO4-, HPO42-
e PO43-. I meccanismi di adsorbimento anionico sono riconducibili a tre tipi:
Adsorbimento negativo : consiste nell'azione repulsiva che i colloidi elettronegativi esercitano sugli anioni, è
correlato positivamente alla concentrazione dell'anione nella soluzione circolante e al pH.
Adsorbimento non specifico : È un processo fisico-chimico di superficie dovuto ad interazioni
elettrostatiche. Si fonda sugli stessi meccanismi dell'adsorbimento cationico, pertanto interessa la frazione
colloidale elettropositiva, rappresentata per lo più dagli idrossidi di ferro e alluminio e dai minerali argillosi
del tipo della caolinite, cioè dotati di scarsa capacità di scambio cationico e ricchi di gruppi -OH in
superficie.L'adsorbimento non specifico interessa tutti gli anioni, compresi quelli molto mobili come il
cloruro e il nitrato, tuttavia gli ioni fosfato hanno una notevole affinità, perciò in presenza anche di basse
concentrazioni di fosfati, l'adsorbimento del cloruro e del nitrato viene inibito.
Adsorbimento chimico : È un processo chimico di superficie dovuto alla formazione di legami covalenti,
che interessa le strutture ottaedriche dei minerali argillosi e degli idrossidi di ferro e alluminio e coinvolge
per lo più gli ioni fosfato. L'adsorbimento si svolge attraverso una reazione di scambio di superficie in cui
gli ioni H2PO4- e HPO42- si sostituiscono ad uno o due gruppi idrossido.

La capacità di scambio cationica delle radici dipende dalla presenza del gruppo COOH, è più alta nelle
dicotiledoni (leguminose) e bassa nelle monocotiledoni.
Piante con alto CSC assorbono in prevalenza i cationi 2+ (es. Ca) rispetto ai monovalenti.
I nutrienti arrivano alle radici per flusso di massa, diffusione, intercettazione radicale. Nel flusso di massa i
nutrienti si muovono nella soluzione del terreno verso le radici influenzate dalla traspirazione delle piante, le
piante assorbendo acqua assorbono i nutrienti(flusso traspirativo ->la pianta assorbe acqua , che ritorna
nell’atmosfera). L’acqua va dall’alto verso il basso per la presenza del potenziale, mentre per capillarità sale;
inoltre il potenziale atmosferico è maggiore rispetto a quello del suolo. Interessa i nutrienti più solubili (es.
N, Ca e Mg, Cl, SO4). La quantità di nutriente trasportato dipende dal flusso di traspirazione e dalla
concentrazione del nutriente nella soluzione del suolo.

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14. Esercizio sul fenomeno dell'adsorbimento


Se in un campo di mais la traspirazione media giornaliera è di 3 mm/d e la concentrazione media di N in
soluzione è di 50 mg/l, potenzialmente quanti g/ha di N avrà assorbito la coltura?
3 mm in un ha = 3mm = 0.003 m x 10000 m2 = 30 m3 = 30000 l
N mg/ ha = 30000 x 50 = 150000 mg/ha = 150 g/ha

La diffusione rappresenta il passaggio da una concentrazione maggiore ad una a concentrazione inferiore.


Nella legge di Fick m/t=DAp { margin-bottom: 0.21cm; }C/L dove D è la costante di diffusione, maggiore è
il gradiente e maggiore sarà la velocità. La radice assorbe l’acqua con l’elemento (soluzione circolante)
creando una zona di esaurimento (concentrazione degli elementi bassa), mentre i processi chimici e biologici
causano un elevata concentrazione lontano dalla radice.

Per alcuni nutrienti non limitanti, la diffusione verso il suolo diventa importante (es Ca),; ad esempio il
calcio viene rifornito con il flusso di massa in eccesso . in questi casi il Ca viene escreto dalle radici in modo
tale che la concetrazione di Ca immediatamente attorno alle radici è più alta di quella del suolo, creando un
gradiente di diffusione verso il suolo.

La velocità di diffusione è maggiore negli anioni, a seconda della densità di carica (numero di cariche/raggio
ionico) aumenta da Al3+ > H+ > Ca2+ > Mg2+ > K+ = NH4+ > Na+ . Il nitrato è più solubile
dell’ortofosfato (Po43-); poiché la velocità dell’ortofosfato è inferiore, dovremmo mettere più P vicino alle
radici. Per aumentare il consumo dei nutrienti deve aumentare la densità radicale quindi ingrandire. Le
radici occupano 1-3% del volume della zona radicale. Le nuove radici crescono in un volume di suolo
inesplorato e sono quindi in grado di adsorbire nuovi nutrienti. L’intercettazione delle radici è migliorata
dalla presenza di micorrize, simbiosi tra funghi e radici (ectomicorizze e endomicorizze). La presenza di ifee
funginee consente di aumentare di 10 volte l’area assorbente rispetto ad una radice non infettata.

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15. PH e fertilità chimica


La fertilità chimica è influenzata dal pH : N, P,K e S si rivelano maggiormente disponibili per le piante con
reazione vicina alla neutralità (pH 6,5 mentre a pH 7 c’è la massima disponibilità del nitrato) e, soprattutto
al disotto di pH 5,5 il loro assorbimento è compromesso; all’incirca la stessa cosa può dirsi per Ca, Mg e Mo
che presentano tuttavia una maggiore assimilabilità soprattutto con reazione sub alcalina; a pH acido o
subacido invece le piante possono assorbire abbastanza bene Fe,Mn, B, Cu, Zn (sono più solubili a pH acido
e provocano dei problemi; Mn e Zn diventano tossici).
Le piante possiedono un’intrinseca diversa attitudine a vivere in ambiente con reazione acida od alcalina; la
maggior parte delle piante vivono bene a pH 6-7,5. Per quanto concerne l’attività microbica si deve rilevare
che, in genere un pH acido favorisce lo sviluppo dei funghi a discapito dei batteri.; in linea generale il ph
troppo acido determina una diminuzione dell’attività microbica. La fertilità dei terreni acidi è compromessa
soprattutto dalla ridotta disponibilità ed assimilabilità di molti elementi nutritivi e dalla tossicità
dell’alluminio.
L’acidità del terreno può avere origine diversa: in ambienti piovosi, il Ca, Mg, K e Na vengono dilavati
portando alla neutralizzazione delle cariche negative dei colloidi con H e Al il quale idrolizza e libera H; le
stesse colture assorbono più cationi che anioni; l’uso di concimi acidi, antiparassitari aumenta l’acidità; nei
terreni ricchi di SO si crea una leggera acidità attraverso la mobilizzazione degli ioni Fe2+ e Fe3+ e Al3+; la
bonifica dei terreni torbosi favorisce la formazione di composti acidi a causa della mineralizzazione del S, N
e C.
Se aumenta il pH aumenta la CSC; le basi di scambio una volta allontanate liberano i siti di scambio, se ci
sono altre basi allora entrano H+ e il suolo acidifica. La Nitrif avviene a pH6-9, la Denitrif avviene a pH 5,5,
la fissazione del rizobio tra 6-6,5 e la decomposizione della SO a 7.

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16. Salinità del terreno


La salinità è la presenza di sali minerali nel terreno ed è proporzionale alla concentrazione di ioni in
soluzione; più sali ci sono e più corrente passa. Se la conducibilità è >4ms/cm il terreno è detto salino. I
terreni salini o salmastri possiedono un pH che va da 7,1 a 8,5 tollerato da un discreto numero di piante ed i
principali ioni saturanti i colloidi sono Ca2+ e Mg2+ per cui lo stato strutturale è buono. Il loro punto debole
è rappresentato dall’eccessiva pressione osmotica della soluzione circolante, da uno squilibrio nutrizionale e
dalla tossicità di singoli ioni.

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17. Inquinamento e contaminazione


L’ Inquinamento è la presenza di sostanze chimiche e/o microrganismi nei comparti ambientali (aria-acqua-
suolo) in concentrazioni tali da arrecare danno agli organismi viventi , mentre la Contaminazione è la
presenza di sostanze chimiche e/o microrganismi nei comparti ambientali (aria-acqua-suolo) in
concentrazioni superiori a quelle osservate naturalmente, ma non tali da arrecare danno agli organismi
viventi. L’ inquinamento viene classificato in
puntiforme (intenso, le cause e i soggetti sono identificabili) e diffuso (ha carattere diffuso cioè le fonti
agricole vengono comunemente definite non-point poiché si originano sulle intere superfici coltivate e non
in punti facilmente individuabili; mancanza di semplici relazioni causa-effetto: i fenomeni di rilascio non
sono spiegabili solo conoscendo gli input, ma essi dipendono da complesse relazioni che si instaurano nel
sistema pianta-suolo-atmosfera; impossibilità di governare completamente il fenomeno: solo una parte dei
fenomeni di inquinamento dipende da variabili antropiche, mentre le più importanti variabili sono
generalmente incontrollabili; molteplicità dei soggetti: la componente antropica del fenomeno, a livello
territoriale, è determinata dalla combinazione degli effetti di una miriade di soggetti, gli agricoltori, ognuno
dei quali gestisce porzioni relativamente piccole del sistema complessivo).
Le strategie di controllo dell’inquinamento diffuso agricolo delle acque sono: l’individuazione degli agenti
inquinanti e le loro ricadute ambientali, dei comparti idrici (recettori) vulnerabili, lo studio dele dinamiche
di rilascio dall’appezzamento ai recettori e i fattori coinvolti (genesi) e la scelta delle pratiche agronomiche
sulla base della loro influenza sulle dinamiche di inquinamento.
Gli agenti inquinanti sono: fitonutrienti (azoto e fosforo), fitofarmaci (sostanze organiche di sintesi che
possono esercitare un’azione tossica acuta o cronica nei confronti degli organismi viventi , sedimenti
(prodotti dall’azione erosiva delle acque di deflusso superficiale che possono avere un effetto diretto: che
altera l’ecologia del corpi d’acqua o un effetto indiretto fungendo da sink di diverse sostanze chimiche),
organismi patogeni (provengono dai reflui zootecnici o urbani), metalli pesanti (contenuti nei fertilizzanti
minerali o nei reflui organici, possono provocare tossicità acuta e cronica per le piante e gli animali).
I comparti interessati all’inquinamento diffuso sono le le acque di falda (zone dove la matrice si trova satura
di acqua, si ricarica con le piogge e dipende dallo strato permeabile, sono interessate a problemi di potabilità
delle acque soprattutto a causa dei: nitrati, fitofarmaci, P.. se la falda è troppo superficiale la pianta non
respira) e le acque superficiali (interessate sia a problemi di eutrofizzazione (N e P) che a problemi di
potabilità e tossicità acuta e cronica (N e fitofarmaci); alterazione dell’ecosistema determinato dai
sedimenti)

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18. Genesi dell’inquinamento di origine diffusa


L’inquinante deve essere presente nel suolo: la presenza dipende dai quantitativi apportati i quali possono
essere naturali o antropica, dipende dal fatto che alcune forme siano facilmente degradabili. La persisestenza
interessa gli erbicidi che degradano in presenza di UV, per via chimica e microbiologica. L’inquinante deve
essere presente in una forma chimica che ne permetta il trasporto, deve essere trasportato dal campo verso i
comparti idrici e raggiungere il comparto. Il t1/2 è una misura di quanto tempo occorre per degradare il
50% iniziale della sostanza chimica; la volatilità è la tendenza che la molecola ha per entrare nell’aria,
indice di questa caratteristica è la pressione di vapore a 25°. Nelle acque di falda l’inquinante deve essere in
soluzione quindi dipenderà dalla’affinità con la matrice osservando il Kd=sedimenti/soluzione (Kd nitrati<1
mentre è >1 per l’ammonio), dalla solubilità (se è solubile è meglio), immobilizzazione in forme non
trasportabili (con l’aratura c’è ossidazione e mineralizzazione della SO aumentando l’azoto organico); la sua
disponibilità dipenderà dalle condizioni climatiche e dalle caratteristiche del suolo. Nelle acque superficiali
l’inquinante può essere sia in soluzione che adsorbito ai sedimenti; solo i primi 1-2 cm (mixing layer)
interagiscono con l’acqua di deflusso superficiale; pertanto l’estrazione delle sostanze in soluzione interessa
solo questo primo strato. L’erosione è responsabile del trasporto delle sostanze adsorbite(trasporto
superficiale). Dipende da fattori legati al distacco delle particelle: natura delle precipitazioni, tipo di suolo,
presenza di copertura vegetale, ecc. dalla natura chimica della sostanza e dal tempo che intercorre tra l’inizio
della precipitazione e l’inizio del deflusso superficiale. I meccanismi tramite i quali la sostanza viene
trasportata in falda, sono: percolazione, dovuta al movimento dell’acqua nella zona insatura (vadose zone)
sotto l’influenza delle forze capillari; deflusso preferenziale attraverso i macropori, l’acqua e con essa le
sostanze disciolte possono raggiungere direttamente le falde, bypassando il terreno e infine l’interscambio
tra corso d’acqua e falda si verifica quando un corso d’acqua scorre vicino alla superficie della falda con
un’altezza del pelo libero dell’acqua superiore al livello della falda.
I meccanismi tramite I quali la sostanza viene trasportata nelle acque superficiali sono: il Deflusso
superficiale: si verifica quando la velocità di infiltrazione nel suolo è inferiore all’intensità di pioggia o di
irrigazione; il Deflusso laterale sottosuperficiale: si verifica in presenza di uno strato semipervio o impervio.
Può essere di origine naturale o artificiale (acqua emunta con i dreni).; la Contaminazione diretta del corpo
idrico: è una via tutt’altro che trascurabile ed interessa soprattutto i fitofarmaci.

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19. Ciclo dell'azoto


L'azoto è largamente diffuso in natura, in particolare questo elemento costituisce il 78% dell'aria; ciò
nonostante pochissimi organismi hanno la capacità di utilizzarlo prelevandolo direttamente. L'azoto
molecolare (N2), così come si trova nell'atmosfera, è un gas inerte che può essere prelevato o meglio
'fissato', cioè legato in un composto chimico, solo da alcuni Batteri e Alghe microscopiche. Gli altri vegetali
devono invece nutrirsi di sali dell'azoto, quindi di composti inorganici di questo elemento.L’azoto è un
elemento chiave della produzione, è un elemento fondamentale per la composizione amminoacidica, e per
la crescita colturale. La carenza di azoto provoca lo sviluppo stentato, clorosi, minore produzione, mentre un
eccesso di azoto porta allo sviluppo del collenchima a scapito dello sclerenchima (allettamento, rotture,
attacchi parassitari, allungamento ciclo vegetativo (minore precocità di produzione). Sebbene l’N costituisca
circa il 78% (in volume) dell’atmosfera e sia presente un componente significativo del suolo, è uno degli
elementi limitanti la produzione, questo perché l’azoto è per l’80% di tipo organico e quindi non disponibile
e quello dell’atmosfera è molto stabile, quindi ne ho molto ma non disponibile; mi servono i mo che lo
trasformano
Esercizio
Quanto N è presente nei primi 30 cm di profilo in un campo di 1 ha, sapendo che la densità apparente del
suolo è 1.2 t/m3 e la concentrazione di N è dello 0.1%?
Volume = 10000x0,3=3000m3-------x 1,2t/m3= 3600t---x concentrazione = 3,6t=3600kg

L'importanza biologica dell'azoto è dovuta alla sua partecipazione alla costituzione delle molecole delle
sostanze proteiche.
Le piante possono assorbire sia NO3- che NH4+ e può avvenire per diffusione e flusso di massa.
L’assorbimento dell’NO3 è normalmente più elevato e favorito da pH acido; associato all’assorbimento di
cationi (Ca, Mg, K), l’elevato assorbimento dell’NO3 aumenta l’alcalinità della rizosfera.
Dal punto di vista energetico è preferito l’assorbimento dell’NH4; favorito da pH neutro e depresso da pH
acido, l’assorbimento diminuisce il pH della rizosfera perchè vengono estrusi H+; da ricordare che la
tolleranza limitata nei confronti dell’NH4. La preferenza delle piante per l’NH4 o l’NO3 dipende dalla
specie, età, ambiente e altri fattori: in generale cereali, mais, barbabietola e riso usano entrambe le forme;
cavolo, fagioli, solanacee (es. pomodoro, tabacco patata ): preferiscono l’NO3 mentre certe varietà di riso
non possono tollerare l’NO3.
Quando queste sostanze finiscono sul terreno, unitamente ad altri composti organici azotati, quali l'urea o gli
acidi nucleici, le loro molecole vengono disgregate a opera di microrganismi che agiscono in fasi successive
fino alla liberazione di ammoniaca (NH3) e anidride carbonica; si realizza così quel processo che viene
indicato con il nome di 'ammonificazione'.
L’azoto può entrare nell’atmosfera e quindi nel comparto suolo attraverso le piogge sotto diverse forme :
NH4+, NO3-(deriva da un 20% dai fulmini (N fix non biologica) e la restante percentuale dalle industrie),
NO2-, N20 (ossido nitroso), N organico(dalla crosta terrestre) e NH3 (da siti industriali, allevamenti, e dalla
volatilizzazione del suolo) .

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L'ammoniaca non può essere utilizzata come tale dalle piante per cui va incontro a un primo processo di
ossidazione che si indica con il nome di 'nitrificazione' e che riguarda la formazione di nitriti, al quale ne
segue un secondo, la 'nitratazione', che porta alla produzione di nitrati, che possono essere assorbiti dalle
piante attraverso l'apparato radicale o essere attaccati mediante processi di denitrificazione che portano a una
restituzione dell'azoto molecolare all'atmosfera.

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20. Fissazzione dell'azoto


I Batteri che fissano l'azoto possono comportarsi da non simbionti (cynobacyeria e azobacter) o simbionti e
vivere cioè per lo più in rapporto con le radici delle piante superiori (simbiosi micorrizica). La fissazione
dell'azoto comporta comunque un consumo d'energia, la quale viene ricavata dai carboidrati forniti
dall'ospite nel caso di simbionti o dall'ambiente per i Batteri liberi.
I Batteri azotofissatori simbionti che sono presenti nel suolo attaccano le radici di piante superiori; tra questi
i più importanti sono quelli che si uniscono in simbiosi con le radici delle Leguminose. Essi appartengono al
genere Rhizobium (alcuni del genere Frankia) e penetrano nella radice della pianta ospite dove infettano i
tessuti, i quali reagiscono mediante la produzione di parenchima che porta alla costituzione di escrescenze
denominate 'tubercoli radicali'. All'interno delle cellule dei tubercoli i Batteri si riproducono aumentando
notevolmente di numero. La fissazione dell'azoto può avvenire solo quando i Batteri vivono in simbiosi,
all'interno dei tubercoli radicali, e non quando sono liberi. I Rhizobium sono autotrofi soltanto rispetto
all'azoto per cui prelevano dalla pianta ospite i composti organici energetici e anche i sali minerali. Con la
morte della pianta ospite anche le radici e i tubercoli, con il loro contenuto di Batteri, muoiono e quindi si
disgregano cedendo così al terreno le importanti quantità di azoto che sono state fissate.
Molti tipi di Batteri del suolo sono in grado di fissare l'azoto atmosferico senza legarsi in simbiosi con le
piante superiori, tra questi particolarmente importanti sono gli Azotobacter. Si tratta di specie aerobiche che
preferiscono pH neutro o leggermente acido; esse sono in grado di utilizzare come fonte energetica la
cellulosa che riescono a degradare. Gli Azotobacter sono particolarmente attivi nei terreni in cui sono rari i
Batteri azotofissatori simbionti. L'azoto che si trova nel terreno sotto forma di ione nitrato può essere
prelevato dalle piante e quindi utilizzato per la produzione di amminoacidi e proteine. Dai vegetali passa poi
attraverso la catena trofica agli erbivori, da questi ai carnivori e quindi ritorna nel terreno attraverso i
composti organici che vengono degradati e dove l'azoto subisce il processo di mineralizzazione.
L’erba medica, ad esempio, fissa 330 k/he/anno, per questo motivo viene messa in rotazione, in quanto parte
di azoto rimane poi nel terreno per la coltura successiva. Nel 1913, i tedeschi soprirono il processo Haber-
Bosh che trasforma N2 in presenza di H+ e un catalizzatore in NH3 con alte pressioni e temperature.
Riassumendo, nel terreno possiamo trovare l’azoto organico(30-45% aa, proteine, peptidi; 5-10% amino
polisaccaridi; 1-2% acidi nucleici e 40-50% non identificate) e inorganico(<1% NH4+ di scambio che può
essere assorbito; 0-4% ammonio fissato, <1% di nitrati e nitriti).

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21. Decomposizione della Sostanza Organica


La sostanza organica del terreno è l'insieme dei composti organici presenti nel terreno. Questo insieme,
eterogeneo sotto diversi aspetti, è in gran parte compreso fra i costituenti della frazione solida ed è di
prevalente origine biologica. Fanno parte dell'insieme della sostanza organica: la biomassa vivente
(animali, radici dei vegetali, microrganismi); la biomassa morta (costituita dai rifiuti e dai residui degli
organismi viventi presenti nel terreno e da qualsiasi materiale organico di origine biologica); sostanza
organica di natura sintetica (costituita da prodotti derivati da una sintesi industriale) e humus
(un eteropolimero prodotto da una rielaborazione microbica della sostanza organica decomposta a partire da
composti organici semplici e nuclei di condensazione aromatici di bassa biodegradabilità, questi ultimi
derivati per lo più dalla decomposizione microbica delle lignine).La sostanza organica azotata che arriva al
terreno viene attaccata da enzimi proteolitici secreti da alcuni Batteri ; parte di questi vengono subito
mineralizzati (CO2, H2O e nutrienti i quali entrano come nutrienti), altri diventano humus che presenta il
50-85%, i residui assorbiti rappresentano il 10-20% mentre l’1-8% dalla biomassa). L’humus è poco
attaccabile in quanto formato da policondensati (fenoli), i quali permangono nel terreno. Questo humus, con
tempi diversi, può essere decomposto e rientrare in circolo. Questo rappresenta lo schema classico secondo
il quale le sostanze umiche sono composti amorfi, di colore scuro, parzialmente aromatici, in gran parte
idrofili, chimicamente complessi, polielettroliti, con un peso molecolare secondo Schnitzer e Khan, mentre
costituiscono circa il 65% della sostanza organica del suolo e sono il prodotto di processi di resintesi
(umificazione) dei prodotti della decomposizione e trasformazione chimica e biologica di biomolecole
provenienti dalle spoglie e dalle emissioni di organismi vegetali ed animali secondo Stevenson.
La sostanza organica rappresenta l'insieme degli stadi del ciclo del carbonio che si contrappongono alla fase
minerale. L'humus rappresenta la parte della sostanza organica più attiva dal punto di vista fisico e chimico,
influenza più o meno direttamente una parte considerevole della chimica del suolo ed è in stretta relazione
con l'attività biologica di assorbimento degli elementi nutritivi. Attraverso i processi
diumificazione e mineralizzazione, l'humus è in equilibrio con la sostanza organica del terreno e, sotto
l'aspetto ecologico, rappresenta una deviazione reversibile del ciclo del carbonio. La SO rimane per tre
motivi: recalcitranza biochimica (i m.o trovano disgustosa la sostanza, ricca di lignina e sostanzae
aromatiche); stabilizzazione chimica (la SO si unisce ai colloidi argillosi attraverso i legami Fe, Ca
proteggendola dai m.o.) e protezione fisica (questi colloidi iniziano a circondare la molecola formano uno
strato minerale impedendo l’attacco dei m.o). Secondo uno nuovo schema la sostanza organica è formata da
diversi composti aventi peso molecolare relativamente basso tenuti insieme da legami intermolecolari deboli
a formare una struttura supramolecolare.
Da quanto detto, è presumibile che una dotazione elevata di sostanza organica non si accompagni
necessariamente ad un tenore elevato in humus, con riflessi fondamentali sulle proprietà chimiche del
terreno. Un suolo può essere infatti soggetto ad un intenso accumulo di sostanza organica indecomposta a
causa di una stentata umificazione o, al contrario, vedere una mineralizzazione rapida e intensa, che sottrae
gran parte della sostanza organica ai processi finali dell'umificazione. Queste tendenze sono regolate dal
concorso di molteplici fattori, fra i quali sono rilevanti i seguenti: le condizioni climatiche, con particolare

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riferimento alle precipitazioni, alla temperatura e, eventualmente, al loro decorso stagionale; il potenziale di
ossidoriduzione del terreno; l'attività biologica e la composizione della biocenosi edafica; il rapporto C/N
della sostanza organica indecomposta.

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22. Mineralizzazione e immobilizzazione

La mineralizzazione è la conversione di carbonio (C), azoto (N), fosforo (P) e zolfo (S) organico in forme
minerali. E' operata dai microrganismi ed è influenzata da fattori quali temperatura, umidità, pH, ecc.
La SO viene degradata dai funghi (pH acido) e dai batteri (pH circa neutro); dagli aa si libera NH3 e CO2.
Normalmente il picco che abbia,o è quando i pori sono al 60% (ricchi di acqua) quindi la minima avviene
quando i pori presentano H2O al 60%; osservando il primo grafico possiamo notare che all’aumentare della
temperatura aumenta la mineralizzazione (è massima in estate), se interriamo i residui al sud con alte
temperature, la minima è più bassa perché l’acqua è ridotta. All’aumentare dell’azoto totale maggiore sarà
l’azoto mineralizzato.

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Il processo inverso di conversione di forme minerali di nutrienti in forme organiche è l'immobilizzazione.


Dipende dal rapporto C/N della SO , se è maggiore di 8 i m.o. devono abbassarlo per poterlo attacare e
prendono l’azoto dal terreno.
Microrganismi del suolo 8:1
Sostanza organica del suolo 10:1
Letame 20:1
Trifoglio p. (pianta giovane) 12:1
Trifoglio p. (residui) 23:1
Stocchi mais 60:1
Bitume 94:1
Pino 286:1
Petrolio 388:1

Osservando il grafico possiamo notare che l’azoto viene assorbito tutto con il picco di CO2. Il rapporto
C/N fornisce utile indicazione della tendenza alla mineralizzazione dei residui vegetali e delle
macromolecole umiche operata dalle comunità edafiche. Un rapporto C/N = 32 viene considerato come
soglia per la decomposizione dei materiali organici in poche settimane.
I residui con valore C/N < 32 possono soddisfare le esigenze delle entità biotiche e subire una rapida
mineralizzazione con conseguente liberazione di nutrienti.
Nei suoli incolti e coltivati delle zone climatiche umide, realizzandosi nel tempo condizioni di equilibrio, per
lenta mineralizzazione delle macromolecole umiche che bilancia le perdite di carbonio e azoto, il rapporto
C/N si stabilizza intorno a valori compresi tra 10 e 12.
Le sostanze umiche presentano un rapporto C/N praticamente costante. I materiali organici con C/N > 32,
non fornendo adeguate quantità di azoto, costringono i microrganismi ad utilizzare tutte le forme azotate
[NH4+, NO3-] disponibili nel suolo per la produzione di biomassa, inducendo temporaneo stress
nutrizionale per le piante. Parte dell’azoto viene perciò immobilzzato.
Al fine di evitare competizione per l’azoto tra le colture ed i microrganismi, i residui organici con C/N > 32
dovrebbe essere introdotti nel suolo insieme ad un’adeguata quantità di fertilizzante azotato in modo da
ridurre il valore del rapporto C/N e dunque il tempo di immobilizzazione dell’azoto.

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23. Nitrificazione
La nitrificazione rappresenta l’ossidazione dell’ammonio a nitrato secondo queste reazioni:

Osservando le due reazioni possiamo affermare che la nitrificazione dipende dalla presenza dell’ossigeno
(massima capacità di campo), dell’acqua, dalla concentrazione dell’ammonio, dal pH (ottimale 8,5);
aumenta all’aumentare della temperaura.

Esercizio
Da 10 anni osservo il C nei primi 30 cm di profilo in un campo di 1 ha, sapendo che la densità apparente del
suolo è 1.2 g/cm3, la concentrazione di SO è dello 1% e che vengono apportate 2 t/ha/he qual è il coeff k e
MRT?
Volume= 0,3m x 10000m2= 3000m3
S= 3000m3 x 1,2t/m3= 3600t -------- x 0,01=36t/ha
K=Input/S= 2/36= 0,05---------- MRT=1/k= 18

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24. Ammonificazione
I processi di ossidazione dell'ammoniaca attraverso la produzione di nitriti e quindi di nitrati è operata da
Batteri diversi. I Batteri nitrosaturi, quali ad esempio Nitrosomonas, Nitrocystis eNitrosospira, compiono la
nitrificazione che avviene secondo la reazione seguente. In presenza di potassio si forma nel terreno il nitrito
di potassio. Altri Batteri come Nitrobacter completano l'ossidazione a nitrato. I nitrati, come già detto,
possono essere assorbiti dalla pianta e utilizzati nell'organicazione dell'azoto con produzione di sostanze
proteiche. Una parte dei nitrati che si trovano nel suolo possono però andare incontro a processi di
denitrificazione che si realizzano soprattutto in determinate condizioni in suoli scarsamente drenati e aerati,
con produzione di ossidi di azoto, o di azoto molecolare. Le reazioni che portano a una maggiore produzione
d'energia sono quelle di denitrificazione; solo la fissazione dell'azoto invece richiede assorbimento di
energia. Nelle acque l'azoto può essere presente sia sotto forma di gas disciolto sia di composti inorganici
derivanti dalla degradazione aerobica o anaerobica. È importante conoscere il pH delle acque in rapporto
alle caratteristiche dell'azoto, infatti per pH molto alcalino quasi tutto l'azoto ammoniacale è presente sotto
forma di ammoniaca che è fortemente tossica; al contrario per pH prossimo alla neutralità l'azoto
ammoniacale è invece presente sotto forma di ione ammonio molto meno tossico. Una frazione di azoto
atmosferico viene portata al suolo attraverso le acque piovane sotto forma di ossido di azoto che si origina in
seguito a scariche elettriche, successivamente l'NO2 si ossida a NO3.

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25. Forme dell’azoto inquinanti


Il Nitrato si trova in falda ed è tossico per l’uomo (problema per la discilliazione). I problemi correlati con il
nitrato sono: metaemoglobinemia o sindrome da sangue blu (si legano al sangue evitando il trasporto
dell’ossigeno), e l’effetto cancerogeno delle nitrosammine. Per questo i limiti sono 50 mg/l per i nitrati e 3
mg/l per i nitriti, limiti che coincidono con quelli della direttiva 80/788/CEE per le acque destinate a uso
umano negli Stati della CE. Tuttavia non è stato trovato una chiara associazione tra nitrati nelle acque
potabili met e cancro allo stomaco, questo probabilmente perché prodotto dai batteri quindi di natura
endogena. Quindi è possibile alzare i limiti? L’azoto ha un effetto sull’eutrofizzazione dovuto
dall’assimilazione pronta dalle alghe e macrofite; sia NH4+ che NO3- sono assorbiti, mentre Norganico e
NH4+ rappresentano una riserva di azoto nel lungo periodo. La concentrazione di azoto in grado di indurre
il fenomeno è di molto più bassa rispetto a quella associata al grado di potabilità delle acque. Il valore soglia
di azoto è di 0,5-1mg/l. l’azoto Kildal rappresenta tutto l’azoto meno i nitrati. Nelle acque di falda le
concentrazioni elevate di nitrati sono caratterizzate da alte piovosità. Nel caso studiato l’acqua di
ruscellamento possiamo avere azoto legato ai sedimenti (NH4+). Nel mixing layer l’acqua mescola la
superficie e con il tempo avremo più nitrati. Nelle acque superficiali i fattori che ne influenzano la
percolazione ed il runoff dipendono dal clima, dalla fertilizzazione, suolo etc. a livello generale è
influenzato da un’elevata piovosità, da terreni sabbiosi. Nei terreni argillosi è favorito il runoff e la
percolazione. Le condizioni meteo sono altrettanto importanti come la velocità del vento e l’erosione eolica.
Il trasporto in falda è caratterizzato dall’assenza della coltura, elevata piovosità, e da terreni permeabili con
bassa ritenzione(10-300kg/he); mentre il trasporto nelle acque superficiali è caratterizzato dall’intensità di
pioggia e la durata, dall’assenza della coltura e dai terreni poco permeabili (perdite di 0,5-1kg/he).

L’indice di lisciviazione dell’azoto è calcolato con la seguente formula :


NLI = Indice di percolazione (PI) x indice di stagionalità (SI),
se NLI<2 il rischio è basso, se è compreso tra 2 e 10 è medio se >10 il rischio è alto. Gli americani hanno
classificato i terreni in 4 :

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sulla base della pioggia annuale(cm) e il tipo di terreno viene calcolato il termine SI =(2 x Pn/Pt)^1/3 dove
Pn è la pioggia nel periodo di non copertura e Pt è la pioggia annuale. Per il gruppo A, PI sarà il risultato
della seguente equazione:
PI = [(Pcm/2.54) -10.28]2 / [(Pcm/2.54) +15.43]

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26. Denitrificazione
Per la riduzione del nitrato a N2 i batteri utilizzano 10 elettroni
2NO3- + 4e -> 2NO2- + 2e ->2NO(g) + 2e -> N2O (g) +2e N2 (g)
I m.o. denitrificanti sono eterotrofi, ma ance autotrofi, ed anaerobi facoltativi, possiedono enzimi capaci di
ossidare nitrati a N2 mentre alcuni rilasciano N2O in quanto non hanno la ossido nitroso riduttasi*. I più
conosciutu sono :Halobacterium (Archea), Alcaligenes, Pseudomonas, Rhizobium, Thiobacillus e
*Fusarium oxysporum (fungo).
I parametri che favoriscono il processo di denitrificazione sono la presenza di sostanza organica, l’assenza di
O2 , le alte concentrazioni di nitrati, il pH compreso tra 5.5<pH<8.6, temperature > 5°C, anche se avviene
anche fino a 0°C e la presenza di coltura. Le perdite diventano importanti quando l’ossigeno è inferiore al
10%. La den. Può avvenire anche in un terreno ben areato . Le perdite di azoto per denitrificazione possono
essere rapidi e intensi flussi associati a condizioni improvvise di anaerobiosi (es. piogge intense, irrigazione,
ecc.) o continue e di modesta entità, associate alla presenza di micrositi anaerobici. Rimane difficile
comunque quantificare perdite in condizioni di campo: il range variabile 0-70% N input, ma con valori tipici
del 10-30% mentre secondo altri perdite più modeste: 1.25% dell’ N input (kg/N/ha).

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27. Volatilizzazione ammoniacale


Lo ione ammonio (NH4+) viene ridotto ad ammoniaca NH3 si trasferisce dall’aria a diretto contatto con una
soluzione ammoniacale e l’aria sovrastante. Le perdite di ammoniaca viene attribuita all’utilizzo dei
fertilizzanti, alla distribuzione dei reflui (30%), al pascolo, allo stoccaggio dei liquami (21%) e alle colture.
I fattori che influenzano la volatilizzazione sono:
Tempo ;
Reazioni chimiche. Dipende dalla quantità di NH3 e NH4+ presenti in soluzione nel suolo, a sua volta
dipendente dal pH, la reazione NH4+->NH3 +H+ è spostata verso destra a pH suolo> 7,5; a pH 8 l’NH3
rappresenta il 10% sul totale mentre a 9,3 è il 50%)
La distribuzione di concimi NH4+ nei suoli acidi e neutri abbassa la volatilizzazione, mentre nei suoli basici
ne alza la volatilizzazione. Per i concimi ureici o liquami (CO(NH2)2 + H+ + 2H20 ->2NH4++ HCO3-),
anche se distribuiti su suoli acidi/neutri, la reazione tende a portare il pH al di sopra di 7 e a favorire la
volatilizzazione dell’NH3. Nei suoli calcarei ((NH4)2SO4 + CaCO3 ->2NH3+ CO2+H2O+CaSO4) il pH è
tamponato attorno a pH 8.2-8.5, quindi si ha volatilizzazione di NH3. Il CaSO4 è poco solubile, x cui la
reazione si sposta a dx. Simile reazioni si hanno nel caso in cui altri concimi NH4+ producono precipitati
di Ca , es. (NH4)2HPO4(fosfato diammonico).La volatilizzazione è ridotta se vengono prodotti sali di Ca
solubili (es. NH4NO3). Il potere tamponante del terreno rimuove parte dell’ammonio in soluzione,
tamponando l’incremento del pH. La volatilizzazione aumenta con la T° fino a circa 45°C (legata alla
cinetica delle reazioni); se il suolo è secco le reazioni chimiche e microbiologiche sono ostacolate (è legata
quindi all’umidità) e massima attività è con il suolo alla capacità di campo L’evaporazione dalla spc del
suolo favorisce la volatilizzazione dell’NH3. I residui mantengono il suolo umido ed hanno elevata attività
ureasica.
Quelli che influenzano il trasporto dalla soluzione del suolo all’atmosfera. La volatilizzazione aumenta
all’aumentare della velocità del vento (fino 2,5m/s poi rimane costante formando poi la crosta; secondo
alcuni autori, un aumento di 4 volte della velocità, fa aumentare di 10 la v), la pioggia e il gelo diminuiscono
la Temperatura diminuendone la volatilizzazione. Molti studi sono stati condotti in laboratorio e riportano
perdite fino al 70 % del N distribuito con i fertilizzanti, mentre altri studi di campo hanno dimostrato per il
solfato ammonico perdite del 50% e per l’urea del 25%.

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28. Il fenomeno dell'erosione


L'erosione è quel fenomeno che ha come effetto, attraverso l'asportazione graduale di suolo o roccia ad
opera di agenti quali il vento, l'acqua o il ghiaccio o per effetto di movimenti gravitativi o di organismi
viventi (bioerosione), il raggiungimento di un equilibrio del profilo terrestre. Provvede allo smantellamento
del rilievo terrestre, colmando con il materiale clastico prodotto le bassure e le depressioni, in modo da
livellarne le quote. L'erosione si configura, dunque, come un fenomeno esogeno, antagonista rispetto alle
forze costruttive di natura endogena. L'erosione è contemporanea o successiva all'alterazione generata da
processi chimici o fisici. L'erosione può avere effetti negativi sulle attività antropiche, in particolare
sull'agricoltura perché può sottrarre terreno utile alle coltivazioni ma non solo: la torbidità delle acque
cariche di sedimenti possono alterare alcuniecosistemi.
La situazione più gravosa a cui si possa arrivare è quella dell'erosione accelerata, in cui per effetto di cause
antropiche o meno (ridotta copertura vegetale, incremento della pendenza del terreno, siccità prolungate)
l'allontanamento di porzioni di terreno ha una velocità maggiore della sedimentazione di nuovo terreno. In
seguito a questa situazione si ha un progressivo allontanamento del terreno fino anche a scoprire la roccia
nuda sottostante.
L'erosione del suolo da parte dell'acqua è detta anche dilavamento. Questo tipo di erosione si sviluppa
gradualmente seguendo alcuni stadi: in primo luogo si ha un'erosione diffusa, che si ha ad opera del velo
d'acqua che bagna la superficie secondo la linea di massima pendenza; in seguito si genera la cosiddetta
erosione per rigagnoli, in cui l'erosione si concentra nei solchi generati dalla precedente erosione ed in cui
scorre l'acqua; infine si ha l'erosione a solchi, in cui l'acqua è riuscita a scavare nel terreno dei solchi e il
fenomeno si attesta al loro interno.
L'erosione si configura come una forza esogena antagonista, che tende a contrastare l'effetto costruttivo delle
forze endogene (le spinte tettoniche, gli accavallamenti, ecc.) che contribuiscono alla creazione del rilievo
terrestre. È possibile ricondurre a due categorie gli agenti responsabili dell'erosione: vi sono gli agenti
erosivi fisici e quelli chimici. Hanno modi di agire ovviamente differenti, ma entrambi alterano
profondamente le rocce sulle quali agiscono.
Gli agenti atmosferici che provocano l’erosione sono l’acqua ed il vento: nel primo caso si parla di erosione
idrica, nel secondo caso di erosione eolica.
Nei nostri ambienti è soprattutto l’erosione idrica a creare i maggiori danni all’agricoltura e all’ambiente, al
contrario l’erosione eolica si può considerare di secondaria importanza, sebbene nelle zone sabbiose costiere
si possa riscontrare con una certa frequenza. L’erosione idrica può essere suddivisa sulla base delle sue
caratteristiche in:
-erosione laminare (avviene per opera dello scorrimento uniforme di un film d’acqua sulla superficie del
terreno; il filo d’acqua scorre ma il suolo non è liscio, l’acqua si concentra e tende a scavare piccoli canali,
questi solchi non sono permanenti ma tranquillamente eliminabili)
-erosione a solchi (avviene per opera dello scorrimento concentrato dell’acqua di ruscellamento in piccoli
canali o solchi)
-erosione a burroncelli (avviene per opera dello scorrimento concentrato dell’acqua di ruscellamento in

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strutture più profonde dei solchi dette burroncelli, formati per opera dell’erosione per incisione e non
rimovibili con le normali lavorazioni colturali).
L’erosione è il risultato della combinazione in sequenza di 3 processi fisici: il distacco delle particelle
terrose: causato dall’azione battente della pioggia o dall’azione connessa con il moto delle acque di
ruscellamento; il trasporto delle particelle terrose: le particelle distaccate vengono trasportate con l’acqua
che defluice sulla superficie nel terreno ; e la sedimentazione delle particelle terrose: avviene quando il
carico di sedimento è maggiore di quello che la corrente può trasportare; normalmente si verifica quando la
velocità della corrente d’acqua è rallentata al di sotto di una data soglia (velocità critica) e provoca la
sedimentazione delle particelle sospese. L’erosione è influenzata da fattori climatici, topografici, colturali e
pedologici.

Quando esaminiamo il sedimento che normalmente ha una granulometria più fine rispetto al resto, più gli
aggregati sono maggiori di dimensioni e più sedimentano. Durante il trasporto le particelle di sabbia
sedimentano e quindi le particelle di argilla e limo saranno in superficie; l’adsorbimento delle sostanze
inquinanti avviene ad opera di queste classi di sedimenti(superficie particelle/peso particelle). Le fasce
tampone diminuiscono la velocità dell’acqua mentre la zona umida permette la sedimentazione delle
particelle.
La SO aumenta l’indice di struttura del suolo quindi le particelle restano attaccate e diminuisce l’erosione;
una struttura meno compatta influenza il trasporto. L’erosione aumenta da un terreno concavo a un terreno
convesso; se aumenta la pendenza e la lunghezza, aumenta l’erosione. Se sono presenti numerosi residui,
diminuisce lo splash, il distacco e quindi il trasporto. Le operazioni conversative cioè quelle che tendono a
lavorare poco il terreno , aumentano la SO proteggendo il terreno dall’erosione. Il prato comporta una
maggior copertura quindi, rispetto al mais meno erosione.

Nel primo (mais intensivo) dove c’è molto ruscellamento, l’erosione è elevata perché il terreno è scoperto,
nel caso contrario aumenta lo splash; nel 4° (biologica) il ruscellamento è inferiore, l’erosione è molto
limitata, questo perché nella biologica utilizziamo letame diminuendo l’erosione. Nel 3°(semina diretta con
cover crop diiseccata) il ruscellamento c’è ma è significativo, c’è l’acqua ma non c’è lo splash quindi
diminuisce l’erosione perché aumentano i residui.
Effetti dell’N in atmosfera
Il suo effetto è legato all’effetto serra. Gli ossidi N20 e NO sono presenti negli strati bassi e producono
ozono, con conseguenti problemi respiratori; nel particolare l’N20 ad altitudine medie agisce come gas
serra, con una t ½ di 120 anni mentre ad altitudine elevate sotto l’azione dei raggi UV riduce lo strato di
ozono. Quando l’N ricade in atmosfera sul suolo, acque e sulle vegetazione,
N20 e NO reagiscono con l’umidità atmosferica e formano acido nitrico (acidificazione + eutrofizzazione)
mentre l’NH4 acidifica, provoca eutrofizzazione con danni alla vegetazione, se elevata.

Più un corpo è caldo e minore sarà la lunghezza d’onda dei raggi IR; Sole ha una lunghezza d’onda più
corta rispetto al corpo e alla Terra. Marte non trattiene la radiazione e quindi è più freddo. La Terra è

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trasparente alla radiazione a lunghezza corta, la quale scalda il Pianeta. Esistono i gas serra come N2O, CO2
etc non permeabili alle lunghe lunghezza d’onda, e questi aumentando in concentrazione , aumentano
l’effetto di copertura. La Temperatura tende ad aumentare perché maggiore radiazione lunga sarà ritenuta.

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29. Effetti dell’azoto in atmosfera


Il suo effetto è legato all’effetto serra. Gli ossidi N20 e NO sono presenti negli strati bassi e producono
ozono, con conseguenti problemi respiratori; nel particolare l’N20 ad altitudine medie agisce come gas
serra, con una t ½ di 120 anni mentre ad altitudine elevate sotto l’azione dei raggi UV riduce lo strato di
ozono. Quando l’N ricade in atmosfera sul suolo, acque e sulle vegetazione,
N20 e NO reagiscono con l’umidità atmosferica e formano acido nitrico (acidificazione + eutrofizzazione)
mentre l’NH4 acidifica, provoca eutrofizzazione con danni alla vegetazione, se elevata.

Più un corpo è caldo e minore sarà la lunghezza d’onda dei raggi IR; Sole ha una lunghezza d’onda più
corta rispetto al corpo e alla Terra. Marte non trattiene la radiazione e quindi è più freddo. La Terra è
trasparente alla radiazione a lunghezza corta, la quale scalda il Pianeta. Esistono i gas serra come N2O, CO2
etc non permeabili alle lunghe lunghezza d’onda, e questi aumentando in concentrazione , aumentano
l’effetto di copertura. La Temperatura tende ad aumentare perché maggiore radiazione lunga sarà ritenuta.

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30. Fertilizzanti
Con il termine FERTILIZZANTE si intende qualsiasi sostanza che, per il suo contenuto in elementi nutritivi
oppure per le sue peculiari caratteristiche chimiche, fisiche e biologiche contribuisce al miglioramento della
fertilità del terreno agrario oppure al nutrimento delle specie vegetali coltivate o comunque, ad un loro
migliore sviluppo.
•Concimi: si intende qualsiasi sostanza, naturale o sintetica, minerale od organica, idonea a fornire alle
colture l'elemento o gli elementi della fertilità a queste necessarie per lo svolgimento del loro ciclo di
vegetativo e produttivo, secondo le forme e le solubilità prescritte per legge.
•Ammendanti e Correttivi: si intende qualsiasi sostanza naturale o sintetica, minerale od organica, capace di
modificare e migliorare le proprietà e le caratteristiche chimiche, fisiche, biologiche e meccaniche di un
terreno.
•Ammendante Organico Naturale: prodotti di diverso tipo la cui funzione principale è quella di modificare le
caratteristiche fisiche del suolo. Deve essere dichiarato il titolo della sostanza organica, espressa sulla secca
e/o sul tal quale; azoto totale e organico, carbonio organico di origine biologica. Ove richiesto (il rapporto
C/N, il pH, la granulometria, la sostanza organica estraibile ecc.
•Correttivi Calcici e Magnesiaci: sostanze in grado di diminuire l'eccesso di acidità o di alcalinità presente
nei suoli anomali. La loro efficacia dipende dalla natura chimica del composto e dal grado di purezza e
finezza del materiale
•Ammendanti e Correttivi diversi: sostanze non comprese nella categorie precedenti ma sempre destinati a
correggere il suolo.

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31. Classificazione dei Concimi


Il valore fertilizzante dei concimi è dovuto alla presenza di uno o più elementi chimici della fertilità,
classificati in base alle esigenze delle piante in:
1.Principali: Azoto (N), Fosforo (P), Potassio (K);
2.Secondari: Calcio (Ca), Magnesio (Mg), Zolfo (Z), Sodio (Na);
3.Oligoelementi o Microelementi: Boro (B), Manganese (Mn), Rame (Cu), Zinco (Zn), Ferro (Fe),
Molibdeno (Mo), Cobalto (Co).
Pertanto per concime s'intendono esclusivamente le sostanze che hanno lo scopo di apportare un elemento
nutritivo, in determinate forme e solubilità.
Concimi minerali
I concimi minerali sono prodotti naturali o sintetici contenenti gli elementi chimici in forma minerale (anche
organica se il processo è sintetico es. urea). Ne fanno parte:
-Concimi Semplici: se contengono espressamente dichiarato uno solo degli elementi principali della fertilità
(azotati, fosfatici e potassici)
-Concimi Composti: se contengono espressamente dichiarato ed opportunamente miscelati o combinati (c.
complessi) secondo vari rapporti, due o più elementi principali della fertilità. (azoto-fosfatici, azoto-
potassici, fosfo-potassici, azoto-fosfo-potassici)
-A Base di Elementi Secondari: se contengono espressamente dichiarato uno degli elementi secondari:
calcio, magnesio, sodio e zolfo. Possono contenere anche altri elementi secondari e microelementi, ma non
quantità dichiarabili degli elementi chimici principali della fertilità
-A Base di Microelementi (o Oligoelementi): se contengono espressamente dichiarato uno o più
microelementi: boro, cobalto, rame, ferro, manganese, molibdeno, e zinco. Possono contenere anche
elementi secondari, ma non quantità dichiarabili degli elementi chimici principali della fertilità.

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32. Concimi organici


I concimi organici sono composti del Carbonio di origine animale o vegetale, legati chimicamente in forma
organica ad elementi principali della fertilità; vengono pertanto distinti in: azotati e azoto-fosfatici.
Concimi organo-minerali
I concimi organo-minerali sono ottenuti per reazione o miscela di uno o più concimi organici con uno o più
concimi minerali semplici o composti; vengono pertanto distinti in: azotati, azoto-potassici, fosfo-potassici,
azoto-fosfo-potassici.

Per titolo di un fertilizzante (concime, ammendante o correttivo) si intende la percentuale in peso


dell'elemento o degli elementi fertilizzanti contenuti nel prodotto, dichiarati dal produttore, dal venditore o
da chi, comunque, commercializza la merce, riferita al "tal quale", cioè al peso del prodotto così come viene
commercializzato, salvo casi espressamente indicati negli allegati della legge. Pertanto dire che un concime
ha un titolo in azoto di 16 indica che per ogni 100 Kg di prodotto vi sono 16 Kg di azoto. Si ricorda che
l'espressione "unità fertilizzante" indica i Kg di azoto, anidride fosforica, ossido di potassio, ecc. La legge
stabilisce inoltre quale è il titolo minimo dichiarabile e la forma con la quale l'elemento fertilizzante debba
essere dichiarato.

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33. Concimi azotati


Sono concimi minerali semplici che contengono azoto (presentano un titolo minimo variabile, con
indicazione della forma presente), espressamente dichiarato, in una o più forme di solubilità; ai concimi
azotati fanno parte :
–nitrici ->ha prontezza di azione, azione anticongelante e antiasfissiante e viene dilavato per cui interventi
frazionati. Può essere sottoforma di Nitrato di calcio (15-16% N) (anche in soluzione) o di sodio (13-14 %
N) (sintesi), Nitrato del Cile (15-16% N) (in magg. nitrato di Na) (naturale)o Nitrato di Ca e Mg (13-14% N)
(sintesi).
–ammoniacali ->hanno un’azione + lenta (specie in periodi freddi), lo ione viene trattenuto quindi –
dilavamento. Viene apportato alla semina o in copertura. A questi concimi fanno parte il solfato ammonico
(20-21% N) (+ usato) (sintesi), l’ammoniaca anidra (82,3% N) (gassoso; problemi per la distribuzione e
conservazione), possono essere in soluzione ammoniacale (10-20% N). Spesso miscelato con altri composti
azotati (urea, nitrato ammonico: titolo del 44-49%).
–nitrico-ammoniacali ->Assomma le caratteristiche dei 2 gruppi precedenti. Il Nitrato ammonico (20,5;
26,5; 33,5% N) è molto usato, ma costa; il solfonitrato ammonico (24-26% N)
–con N organico di sintesi ->Presentano caratteristiche agronomiche simili agli ammonicali, l’N organico
facilmente trasformato in N ammoniacale. Viene apportato in pre-semina o semina; per l’urea anche in
copertura. Ne fanno parte la calciocianamide (20-21% N) (usato in passato anche per l’azione erbicida e
antiparassitaria ; ora meno per il costo elevato, azione tossica sulle piante a dosi elevate, titolo basso), e
l’Urea (46% N) molto usato: titolo alto, costo moderato, azione sufficient. Pronta, solubile q.di concimi N
liquidi con nitrato ammonico, soluzione ammoniacale, ecc.)
–a lento effetto ->è un concime N ideale: libera gli ioni gradualmente nel tempo in relazione alle esigenze
delle piante. Ne fanno parte prodotti a lento rilascio (es.formurea, ossammide), i
granulati a lenta solubilizzazione (cere, resine, vermiculite, ecc.), gli inibitori della nitrificazione (piridine,
cloroaniline, ecc.) e il tiosolfato di ammonio: concime N (12% N) con proprietà inibitrici della
nitrificazione. A dosi elevate efficienza uguale a quella di urea e nitrato ammonico + costo elevato; viene
impiegato nel verde ornamentale.

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34. Concimi organici


I fertilizzanti organici più utilizzati sono : pennone (scarto di penne col 10%N dichiarato), cornughia
(corna e unghie con il 9%n dichiarato), letame essiccato (prodotto essiccato con il 3%N totale, C
organico minimo 25%, C/N massimo 15% e tasso di umificazione minimo 10%, Zn e Cu dichiarati), sangue
(decoagulato 4% N organico, 14%C organico). Negli ammendanti la SO viene calcolata moltiplicando il
contenuto di C per 2 con titolo minimo 7,5%. Negli ammendanti fluidi deve essere dichiarato anche il
rapporto peso/volume. Il letame, considerato anche un’ammendante presenta un 30% minimo di C organico,
massimo 50 C/N, e massimo 30% di umidità. L’ammendante composto misto è ottenuto attraverso un
processo di trasformazione controllata dei RSU provenienti dalla raccolta differenziata, rifiuti
agroalimentari, legno, tessile e fanghi, con il 50% di umidità, 6<pH<8,5, minimo 25% C, C/N 25, e almeno
80% di azoto organico sul secco sul totale.

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35. Fertilizzanti organici in senso lato


Possono essere di origine mista: letame, compost, terricciati, R.S.U., di origine animale: deiezioni solide o
liquide, residui di cuoio, sangue, ossa, ecc. e di origine vegetale: residui colturali, piante verdi da sovescio,
vinacce, residui di potatura, foglie, alghe. Questi presentano una funzione nutritiva(i nutrienti sono presenti
sotto forma solubile e quindi prontamente assimilabile (frazione minerale) o incorporati nella sostanza
organica con legami più o meno forti, e come tali utilizzabili dalla coltura solo dopo mineralizzazione
(frazione organica)) e strutturale (la sostanza organica migliora le caratteristiche fisiche del terreno
(ammendante) ,migliora la struttura del terreno, favorendo la stabilità degli aggregati (diversi effetti
indiretti…). L’effetto strutturale dipende dalla quantità di sostanza organica apportata e dal grado di
umificazione. La funzione nutritiva e strutturale sono in antagonismo tra loro.

Il letame rappresenta l’insieme delle deiezioni liquide e solide di animali in stabulazione fermentate con i
materiali costituenti la lettiera. La composizione varia in funzione della specie, razza, età, tipo di
alimentazione, tipo e quantità di lettiera, tecnica di produzione e conservazione. Il letame può essere gestito
in diverse forme:
- distribuzione di l. fresco (sheet composting)
- letame in condizioni non controllate : urea convertita in ammonio; ossidazione della sostanza organica;
carboidrati fermentati con produzione di calore, gas (es. metano, CO2, H2); umificazione della so;
immobilizzazione dell’N nei batteri; condizioni variabili anaerobiosi/aerobiosi
- letame freddo: il letame viene compattato in modo tale da creare condizioni anaerobiche; la temperatura
rimane sui 30°C; ostacola la volatilizzazione di NH3
- letame caldo: condizioni controllate aerobiche-anaerobiche: graduale aggiunta ogni 2-4 giorni di letame, il
quale decompone aerobicamente raggiungendo i 40-50°C fino all’aggiunta di un altro altro letame; lo strato
sottostante diventa anaerobico e la temperatura diminuisce a circa 30°C.
- compostaggio: decomposizione aerobica (similmente a quanto avviene negli ecosistemi naturali). T° sopra
i 60°C

Grazie alla sua elevata di N residuale, l’azione del letame permane per 3-4 anni. La sua azione residua varia
in funzione: tipo di terreno (sabbiosi<argillosi), andamenti climatici (caldo<freddo), grado di maturazione
(basso<alto) e dall’epoca di distribuzione (estate<inverno).

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36. Liquami zootecnici


In condizioni anaerobiche il liquame ha un elevato livello di ammoniaca + prodotti fermentativi (es. H2S,
CH4; acido butirrico, ecc.) e l’azoto organico è + facilmente mineralizzabile; mentre in condizioni aerobiche
l’azoto organico è in parte sotto forma di proteine batteriche piuttosto che con composti ammoniacali e in
questo caso l’azoto organico è - facilmente mineralizzabile.
Esempio
Un letame bovino ha Ntotale è 0,14, NH4+ è 0,05. Calcolare la quantità di N disponibile il primo anno per le
colture sapendo che la dose è 120t/he.
NH4+ perso= 0,05 x 120= 6 x 0,15 (perdite)= 0,9/1000 perché era in %
NH4+ disponibile = (0,05 x 120)-0,9= 5,1t/he

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37. L’efficienza della concimazione


Dn: dose distribuita
Dc: “ assorbita dalla coltura
Dcs: “ assorbita dalla coltura successiva
Dp: “ dilavata
Dg: “ persa allo stato gassoso
Dt: “ immobilizzata stabilmente

Efa= Dc/Dn Ifa=1-Efa Efr= Dc+Dcs+-Ds/Dn Ifr=1-Efr

Esempio
Dn =100 kg/he le piante assorbono 50 (Ac) Efa = 50/100= 0,5 suppondendo che 20 Kg/he di N sono
forniti dal suolo allora 50-20/100= 0,3 = 30% efficienza se la pianta successiva assorbe bisogna tenerne
conto.

L’efficienza dipende da fattori ambientali (clima, terreno, coltura)e agrotecnici (epoca, modalità, dose,
frazionamento e altri concimi). La miglior efficacia è negli argillosi, ma a parità di concentrazione
l’efficienza è maggiore nei sabbiosi.
Il primo anno di una coltura la pollina (47) e il liquame suino (45) hanno un’efficienza elevata mentre nei
successivi anni diminuisce (12;13); il liquame bovino diminuisce da 38 a 23 mentre il letame passa da 21 a
38 negli anni successivi (effetto residuo).
La quantità di NH3 è maggiore nelle urine rispetto alle feci quindi la volatilizzazione dell’ammoniaca sarà
maggiore, mentre la lisciviazione sarà inferiore nelle feci. L’efficienza , a parità di dosi, è maggiore
nell’azoto minerale rispetto a quello organico perché questo è soggetto a cicli biologici, non è sempre
disponibile ma diventandolo quando non serve più alla coltura. La lisciviazione aumenta in particolare in
Ottobre (32%) e Novembre (43%), quindi la perdita è maggiore., mentre da Novembre a Febbraio è vietato
lo spargimento. Con l’irrigazione turnata abbiamo la maggior perdita in lisciviazione (le perdite per
percolazione sono maggiori, l’efficienza diminuisce in quanto si basa a prescindere dalle esigenze della
coltura rispetto a quella a domanda. L’efficienza apparente di N(40%) e il tasso di perdita per lisciviazione
sono in equilibrio a 500 Kg/he N. In una situazione dove gli input sono maggiori degli output (solo urea),
siamo in condizioni di impoverimento del suolo; con la combinazione urea e letame siamo in una stasi di
equilibrio mentre nella soluzione dove gli output sono maggiori agli input (solo letame – letame e urea)
siamo in condizioni di un rischio lisciviazione.

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38. Esempio Comune Goito


Dal 1962 vengono osservati i sistemi. In particolare è stata osservata la porosità. I terreni torbisi hanno il 30-
40% di SO naturale ed è stato osservato che l’apporto di letame non cambia la concentrazione. In questi
terreni si pensava che nei sabbiosi avvenisse la mineralizzazione; siamo andati a separare le 4 frazioni a
diversi pesi molecolari e abbiamo visto che nella prima frazione con alto peso molecolare prevaleva la
sabbia. Il rapporto Cumico/C organico è molto alto nel sabbioso (c’è più ossidazione quindi meno SO) e
basso nell’argilloso e torboso. Per misurare le variazioni della SO nel tempo viene misurata utilizzando la
seguente equazione: dS/dT = I (input) – k(coff. dec.) S (SOM stock) e MRT = tempo di residenza medio =
1/k
Il comune di Goito è caratterizzato da terreni fini (coltivano granella, soja, bietola) a occidente e scheletrici
(coltivano mais, prato stabile) a oriente. A giugno-luglio c’è la massima perdita di azoto; il suolo è coperto,
c’è poca erosione e se si muove, si muove in soluzione.
I volumi stagionali nei suoli a scheletro prevalente, in presenza di impianti a scorrimento, possono superare
gli 800 mm. A volumi irrigui elevati corrispondono anche volumi di percolazione elevati, evidenziando
condizioni di notevole inefficienza irrigua. L’inefficienza irrigua ha anche dei risvolti negativi sulla qualità
delle acque sotterranee con inoltre un aumento della lisciviazione del Nitrato da ovest ad est. La scelta
vincente dal punto di vista tecnico è pertanto la razionalizzazione dell’irrigazione, mentre la
razionalizzazione del concime non risulta essere la soluzione ideale per agricoltore, amministratore e
ambiente.

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39. Direttive comunitarie sulla regolamentazione agronomica


La direttiva comunitaria 91/676/CEE ha dettato i principi fondamentali a cui si è uniformata la successiva
normativa nazionale, ovverosia il decreto legislativo 11 maggio 1999, n. 152 e il decreto ministeriale 7
aprile 2006.
La direttiva comunitaria ha previsto tra l’altro: una designazione di “Zone Vulnerabili da Nitrati” di origine
agricola (ZVN)”, nelle quali vi è il divieto di spargimento dei reflui degli allevamenti e di quelli provenienti
dalle piccole aziende agroalimentari, fino un limite massimo annuo di 170 kg di azoto per ettaro; la stesura
di un codice di buona pratica agricola (Supplemento. Ordinario n. 86 G.U. n. 102 del 04-05-1999 ) e la
regolamentazione dell’utilizzazione agronomica degli effluenti zootecnici e dei reflui aziendali nelle ZVN,
con definizione dei “Programmi d’Azione”, che stabiliscono le modalità con cui possono essere effettuati
tali spandimenti.

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40. Le zone vulnerabili del Veneto


La prima designazione delle ZVN del Veneto è stata effettuata con il decreto legislativo n. 152/99. Alla
prima designazione sono seguiti ulteriori provvedimenti per il completamento dell’individuazione di tali
zone.
Le disposizioni contenute nel Titolo V della DGR 2495/2006, (in seguito completata ed integrata dalla DGR
2439/2007), regolamentano l’utilizzazione agronomica degli effluenti zootecnici, delle acque reflue e dei
concimi azotati e ammendanti organici di cui al D.Lgs. 217/2006, nelle zone designate vulnerabili da nitrati
di origine agricola e sono volte in particolare a:
a) proteggere e risanare le zone vulnerabili dall’inquinamento provocato da nitrati di origine agricola;
b) limitare l’applicazione al suolo dei fertilizzanti azotati sulla base dell’equilibrio tra il fabbisogno
prevedibile di azoto delle colture e l'apporto alle colture di azoto proveniente dal suolo e) dalla
fertilizzazione, in coerenza anche con il CBPA di cui all’articolo 19 del decreto legislativo n. 152 del 1999;
c) promuovere strategie di gestione integrata degli effluenti zootecnici per il riequilibrio del rapporto
agricoltura-ambiente, tra cui l’adozione di modalità di allevamento e di alimentazione degli animali
finalizzate a contenere, già nella fase di produzione, le escrezioni di azoto.

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41. Zone vulnerabili all’inquinamento da nitrati di origine agricola


L’area dichiarata a rischio di crisi ambientale, di cui all'art. 6 della L. 28 agosto 1989, n. 305, costituita dal
territorio della Provincia di Rovigo e dal territorio del comune di Cavarzere (ai sensi del D.Lgs.152/2006); il
bacino scolante in laguna di Venezia, area individuata con il “Piano Direttore 2000” per il risanamento della
laguna di Venezia, di cui alla deliberazione del Consiglio regionale n. 23 del 7 maggio 2003; le zone di alta
pianura-zona di ricarica degli acquiferi, di cui alla deliberazione del Consiglio regionale n. 62 del 17 maggio
2006; l’intero territorio dei Comuni della Lessinia e dei rilievi in destra Adige e Comuni in provincia di
Verona afferenti al Bacino del Po, di cui alla deliberazione della Giunta regionale n. 2267 del 24 luglio
2007, in seguito integrata dalla DGR n. 2684 dell’11 settembre 2007.

Il programma d’azione e la disciplina regionale


Il DM 7.4.2006 ha definito i criteri generali e le norme tecniche sulla base dei quali le Regioni elaborano i
“Programmi d’Azione” per le Zone Vulnerabili ai Nitrati. La Giunta regionale del Veneto, con la DGR 7
agosto 2006, n. 2495 – “Recepimento regionale del DM 7 aprile 2006. Programma d’azione per le zone
vulnerabili ai nitrati di origine agricola del Veneto”, ha regolamentato le attività di spandimento degli
effluenti di allevamento e delle acque reflue aziendali, sia per le zone vulnerabili che per le rimanenti aree
agricole del Veneto.
Utilizzazione agronomica dei liquami sui terreni in pendenza, nell’ambito delle zone non vulnerabili ai
nitrati di origine agricola: ulteriori precisazioni applicative generali
(DGR n. 430 del 4 marzo 2008 e DGR n. 586 dell’11 marzo 2008 (Errata corrige)
Con delibera della Giunta regionale 4 marzo 2008, n. 430, successivamente modificata dalla DGR 11 marzo
2008, n. 586, sono stati introdotti i nuovi valori dei limiti di pendenza, oltre i quali è applicato il divieto di
spandimento dei liquami nell’ambito delle zone non vulnerabili.
Si sono prescritti, altresì, tutti i necessari accorgimenti tecnico-agronomici e gli opportuni vincoli alle
pratiche di fertilizzazione, nel rispetto di quanto previsto dall’articolo 5, lettera a), del DM 7 aprile 2006.
Inoltre, la DGR n. 430/2008 fornisce precisazioni relativamente alla validità della documentazione
amministrativa necessaria ai fini dell’utilizzazione agronomica degli effluenti zootecnici di allevamento

Utilizzazione agronomica dei liquami sui terreni in pendenza, nell’ambito delle zone vulnerabili ai nitrati di
origine agricola dei territori delle Comunità montane del Veneto (DGR n. 894 del 6 maggio 2008). Con
delibera della Giunta regionale 6 maggio 2008, n. 894 sono stati introdotti i nuovi valori dei limiti di
pendenza, oltre i quali è applicato il divieto di spandimento degli effluenti non palabili, nell’ambito delle
zone vulnerabili ai nitrati di origine agricola con preciso riguardo ad aree territoriali caratterizzate da
condizioni geomorfologiche e pedologiche sfavorevoli. Nelle suddette aree si sono prescritti, altresì, tutti i
necessari accorgimenti tecnico-agronomici e gli opportuni vincoli alle pratiche di fertilizzazione, chimica ed
organica, per il mantenimento delle cautele destinate alla salvaguardia ambientale, nel rispetto di quanto
previsto dall’articolo 23 del DM 7 aprile 2006. DGR 8 agosto 2008, n. 2217.
Aggiornamento dell’Allegato F – “Linee guida per la compilazione della Comunicazione e del PUA”. Con

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Delibera della Giunta regionale 8 agosto 2008, n. 2217, sono stati approvate con maggior dettaglio le
istruzioni per la compilazione della Comunicazione di spandimento degli effluenti di allevamento e dei PUA
(linee guida), e contestualmente è stato approvato l’aggiornamento della modulistica – prevista dalla
precedente DGR n. 2439/2007, allegato F – per gli aspetti relativi alla gestione di alcune situazioni
“particolari”.

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42. BMPs: migliori pratiche agricole


Le BMPs rappresentano le migliori pratiche esistenti agricole, vengono considerate quelle a carattere
gestionale, che riguardano la gestione dell’azienda (non sempre funzionano) e quelle strutturali (fasce
tampone, zone umide, sistemazioni idrauliche in piano e collina (es. terrazzamento) e bacini di
sedimentazione)che chiedono maggiori applicazioni con modificazioni strutturali le quali funzionano
sempre. Alle prime fanno principalmente parte:
la copertura del suolo ->rotazioni colturali (nel mais monosuccessione si mette la soja; le leguminose
accumulano N infatti se ariamo la soja e piove abbiamo picchi di N che vanno in falda; favorire i prodotti ad
alto C/N esempio con la paglia mobilizziamo l’azoto; bisogna evitare monosuccessioni o sucessioni di
colture primaverili-estive con la problematica dell’assenza di copertura in inverno-autunno, serve quindi
favorire i cereali autunno vernini come la colza e gli erbai di graminacee. Con maggiori rotazioni a partire
dalla monosuccessione diminuisce la lisciviazione; per esempio se mettiamo la medica per 2 anni non si
lavora il terreno, la rotazione sesennale ha un effetto positivo sulla qualità delle acque), colture di copertura
(vegetazione spontanea, colture intercalari come il rafano e le catch crop come erbai non sovesciati e non
raccolti. Queste devono avere una bassa esigenza termica, il seme deve costare poco, una bassa capacità
infestante, devono consumare N e non devono provocare danni alla coltura successiva), e gestione dei
residui(le lavorazioni tradizionali ossidano maggiormente, stimolano la mineralizzazione con ossidazione
della SO mentre la minima lavorazione lavorando meno il terreno, aumentano la SO. Nei suoli pesanti si
effettuano le lavorazioni tradizionali con le minime lavorazioni).
la concimazione ->bisogna determinazione la dose sulla base delle asportazioni (bilancio apparente), la
modalità di distribuzione del concime ed epoca, la scelta del tipo di concime
la gestione dei concimi organici, la concimazione di precisione (agricoltura di precisione)
con ferirrigazione. Per le colture autunno vernini (es. frumento ecerelai affini, colza, ecc.): no N alla semina,
sì in copertura; per le colture perenni (es. prati, pascoli) prima della ripresa vegetativa; per le colture
primaverili (es. mais, bietola, girasole) accettabile alla semina, in funzione del tempo che intercorre tra
applicazione e assorbimento. In generale viene incoraggiata una concimazione azotata effettuata con poco
anticipo rispetto ai
momenti di forte fabbisogno (concimazione in copertura,fertirrigazione). Per le colture a ciclo breve
(ortensi) il momento diesecuzione della concimazione passa in secondo piano.
I concimi minerali interessano la zona radicale e sono distribuiti uniforme e regolare; vengono distribuiti su
tutta la superficie, in bande o file o permezzo della fertirrigazione.

Il bilancio dell’azoto tiene conto della seguente espressione


Nc + Nf + An + (Kc x Fc) + (Ko x Fo) = Y x B
dove :

Nc = azoto derivante da precessioni colturali


Nf = azoto derivante da fertilizzazioni organiche dell’anno precedente

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An = apporti naturali di azoto (mineralizzazione della s.o. e deposizioni atmosferiche)
Fc = azoto apportato con la concimazione chimico-minerale
Kc = efficienza di fertilizzazione (80% del titolo commerciale del concime azotato)
Fo = azoto apportato con la concimazione organica
Ko = efficienza di fertilizzazione (dato variabile, almeno 40% per il letame e dal 24% al 75% per il liquame
in funzione della coltura, dell’epoca e modalità di distribuzione, delle caratteristiche del terreno)
Y = produzione
B = asportazioni unitarie di azoto

Gli apporti naturali:


-mineralizzazione della s.o.: circa 30-35 kg/ha di azoto per punto percentuale di s.o. presente nel terreno;
-residui della coltura precedente: es. dopo medicaio 60-80 kg/ha di azoto, dopo barbabietola 40-50 kg/ha di
azoto;
-effetto di precedenti concimazioni organiche: es. il 1° anno dopo letamazione (30 t/ha) 40-50 kg/ha di
azoto, il 2° 20-25 kg/ha di azoto;
- azoto da deposizione atmosferiche: 10-15 kg/ha anno;

Le immobilizzazione e dispersioni
- interramento di residui pagliosi: 8-10 kg di azoto per tonnellata di residui interrati;
- lisciviazione, volatilizzazione: la corretta pratica agricola deve minimizzare tali perdite
- efficienza effluenti zootecnici: occorre considerare anche le stagioni successive a quella di
somministrazione.

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Indice
1. Fattori che influenzano la produzione agraria 1
2. Risposte quantitative agli interventi agronomici 2
3. Relazioni pianta-suolo 4
4. Caratteristiche fisiche del terreno 5
5. Definizione di granulometria 6
6. Struttura, porosità e capacità di campo del terreno 7
7. Esercizi di calcolo sulla struttura del terreno 8
8. Arerazione, drenaggio, profondità e temperatura del terreno 9
9. Caratteristiche chimiche del terreno 10
10. Minerali argillosi 11
11. Idrossidi di ferro e alluminio 12
12. Scambi ionici tra radici e terreno 13
13. Il fenomeno dell'adsorbimento 15
14. Esercizio sul fenomeno dell'adsorbimento 17
15. PH e fertilità chimica 18
16. Salinità del terreno 19
17. Inquinamento e contaminazione 20
18. Genesi dell’inquinamento di origine diffusa 21
19. Ciclo dell'azoto 22
20. Fissazzione dell'azoto 24
21. Decomposizione della Sostanza Organica 25
22. Mineralizzazione e immobilizzazione 27
23. Nitrificazione 29
24. Ammonificazione 30
25. Forme dell’azoto inquinanti 31
26. Denitrificazione 33
27. Volatilizzazione ammoniacale 34
28. Il fenomeno dell'erosione 35
29. Effetti dell’azoto in atmosfera 38
30. Fertilizzanti 39
31. Classificazione dei Concimi 40
32. Concimi organici 41
33. Concimi azotati 42
34. Concimi organici 43
35. Fertilizzanti organici in senso lato 44
36. Liquami zootecnici 45
37. L’efficienza della concimazione 46
38. Esempio Comune Goito 47
39. Direttive comunitarie sulla regolamentazione agronomica 48
40. Le zone vulnerabili del Veneto 49
41. Zone vulnerabili all’inquinamento da nitrati di origine agricola 50
42. BMPs: migliori pratiche agricole 52

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