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Iconologia, overo descrittione dell'imagini universali cavate dall'antichità et

da altri luoghi da Cesare Ripa Perugino, opera non meno utile, che
necessaria à Poeti, Pittori, Scultori, per rappresentare le virtù, vitij, affetti, et
passioni humane
Cesare Ripa

TITOLO: Iconologia, overo descrittione dell'imagini


universali cavate dall'antichità et da altri
luoghi da Cesare Ripa Perugino, opera non
meno utile, che necessaria à Poeti, Pittori,
Scultori, per rappresentare le virtù, vitij,
affetti, et passioni humane
AUTORE: Ripa, Cesare
TRADUTTORE:
CURATORE:
NOTE: Il testo è tratto da una copia in formato
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Cesare Ripa riproduce fedelmente l'edizione
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DIRITTI D'AUTORE: no

TRATTO DA: "Iconologia, overo descrittione dell'imagini


universali cavate dall'antichità et da altri
luoghi da Cesare Ripa Perugino, opera non
meno utile, che necessaria à Poeti, Pittori,
Scultori, per rappresentare le virtù, vitij,
affetti, et passioni humane",
IN ROMA,
Per gli Heredi di Gio. Gigliotti, MDXCIII,
Con Privilegio, et con Licenza de' Superiori.

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1a EDIZIONE ELETTRONICA DEL: 29 agosto 2005

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REVISIONE:
Claudio Paganelli, paganelli@mclink.it

ICONOLOGIA
OVERO
DESCRITTIONE
DELL'IMAGINI UNIVERSALI
CAVATE DALL'ANTICHITÀ
ET DA ALTRI LUOGHI
Da Cesare Ripa Perugino
OPERA NON MENO UTILE,
che necessaria à Poeti, Pittori, Scultori, per
rappresentare le virtù, vitij, affetti,
& passioni humane.
IN ROMA,
Per gli Heredi di Gio. Gigliotti
M. D. XCIII.
Con Privilegio, Et con Licenza de' Superiori

ALL'ILL.MO ET REV.MO
SIG. ET PADRON MIO
COLENDISS.
IL SIG. CARD.
ANTON MARIA SALVIATI.

Questo Libro delle Figure universali da me poste insieme, e cavate da molti antichi & approvati
Scrittori, sì come è nato dall'honesto ozio, che m'è stato concesso da che io sono à servitij di V. S.
Illustriss., così à niuna persona più debitamente potea dedicarsi, che à Lei, sì per rispetto mio, che
avendole dedicato me stesso era conveniente le dedicassi le cose mie ancora; sì anche perche essendo
in questa Opera raccolte le Figure di tutte le Virtù & brevemente dichiarate in quel miglior modo, che
per me si è potut;. conosceranno i lettori, che la Figura e descrittione della Carità, Liberalità,
Magnanimità, Giustitia e Prudenza & altre, che per commune sentenza sono quelli, che risplendono
nella persona di V. S. Illustriss. come cose sue, à lei doversi indrizzare, sì come io fo con humilissimo
affetto. Ma, perche frà le molte vi è anche inserta la figura della Fedeltà, prego V. S. Illustriss. à
tenere per certo, che io non meno l'habbia scolpita nel core, verso 'l suo servitio, di quel, che sia stata
descritta da me in queste carte, che, se non per altro, almeno per esser dono d'un suo servidore dovrà
esserle grato & accetto e non solo il Libro, ma la persona mia ancora si degnerà (come la supplico) à
tener sempre in sua gratia e protettione. Con che, baciandole con ogni maggior riverenza le mani,
prego 'l Signore Dio per la sua continua felicità.
In Roma. Il primo di Gennaio. M. D. XCIII.

Di V. S. Illustriss. & Reverendiss.

Humiliss. & Devotiss. Servitore,

Cesare Ripa
PROEMIO
A' Lettori

Le Imagini fatte per significare una diversa cosa da quella, che si vede con l'occhio non hanno altra
più certa nè più universale regola, che l'imitazione delle memorie, che si trovano ne' Libri, nelle
Medaglie e ne' Marmi intagliate per industria de' Latini & Greci, ò di quei più antichi, che furono
inventori di questo arteficio. Però communemente pare, che chi si affatica fuori di questa imitatione
erri, ò per ignoranza, ò per troppo presumere, le quali due macchie sono molto abhorrite da quelli, che
attendono con le proprie fatiche all'acquisto di qualche lode. Per fuggire adunque il sospetto di questa
colpa hò giudicato buona cosa (havendo io voluto di tutte queste Imagini fare un fascio maggiore di
quello, che si poteva raccorre dall'osservationi delle cose più antiche & però bisognando fingerne
molte & molte prenderne dalle moderne, dichiarando verisimilmente ciascuna) trattare alcune cose
intorno al modo di formare & dichiarare i concetti simbolici nel principio di quest'opera, la quale
forse con troppa diligenza da molti amici si sollecita & si aspetta da chi sono io in principal obligo di
contentare. Lasciando dunque da parte quell'Imagine della quale si serve l'Oratore & della quale tratta
Aristotele nel terzo libro della sua Rettorica, dirò solo di quella ch'appartiene a' Dipintori, ò vero à
quelli, che per mezzo di colori, ò di altra cosa visibile possono rappresentare qualche cosa differente
da essa & hà conformità con l'altra, perche come questa persuade molte volte per mezzo dell'occhio,
così quella per mezzo delle parole muove la volontà & perchè questa guarda le metafore delle cose,
che stanno fuori dell'huomo & quelle, che con esso sono congiunte &, che si dicono essentiali. Nel
primo modo furono trattate da molti antichi fingendo le imagini delle Deità, le quali non sono altro,
che veli, ò vestimenti da tenere ricoperta quella parte di Filosofia, che riguarda la generatione & la
corrotione delle cose naturali, ò la dispositione de' Cieli, ò l'influenza delle Stelle, ò la fermezza della
Terra, ò altre simili cose, le quali con un lungo studio ritrovarono per avanzare in questa cognitione la
Plebe & acciò che non egualmente i dotti & gl'ignoranti potessero intendere & penetrare le cagioni
delle cose, se le andavano copertamente communicando frà se stessi & copertamente ancora per
mezzo di queste imagini le lasciavano a' Posteri, che dovevano à gl'altri essere superiori di dignità &
di sapienza. Di qui è nata la gran moltitudine delle favole de gl'antichi Scrittori, le quali hanno l'utile
della scienza per li dotti, & il dolce delle curiose narrationi per l'ignoranti. Però molti ancora de gli
huomini di gran conto hanno stimato loro degna fatica lo spiegare quelle cose, che trovavano in
queste favole occultate, lasciandoci scritto, che per l'imagine di Saturno intendevano il Tempo, il
quale à gli anni, a' mesi & a' giorni dà & toglie l'essere, come esso divorava quei medesimi Fanciulli,
che erano suoi figliuoli & per quella di Giove fulminante, la parte del Cielo più pura donde vengono
quasi tutti gl'effetti Meteorologici. Per la imagine ancora di Venere di estrema bellezza, l'appetito
della materia prima, come dicono i Filosofi, alla forma, che gli dà il compimento. Et, che quelli, che
credevano il Mondo essere corpo mobile & ogni cosa succedere per il predominio delle Stelle,
(secondo che racconta nel Pimandro Mercurio Trismegisto) finsero Argo pastore, che con molti occhi
da tutte le bande riguardasse e Pan dio boscareccio, nel modo, che lo descrivono, significandoci con le
due corna della testa il Sole & la Luna, con la faccia rubiconda, la regione del fuoco, il cielo stellato
con la pelle di molte macchie dipinta; l'armonia di esso con la Sampogna l'uno co'l Lituo & le Selve &
le Fiere con l'ispidezza delle gambe Caprine. Questo istesso mostrano in Giunone, sospesa in aria
dalla mano di Giove, come disse Homero & infinite altre Imagini le quali hanno già ripieni molti
Volumi & stancati molti Scrittori, ma con profitto di dottrina & di sapienza. Il secondo modo delle
imagini abbraccia quelle cose, che sono nell'huomo medesimo, ò, che hanno gran vicinanza con esso,
come i concetti & gli habiti, che da' concetti ne nascano con la frequenza di molte attioni particolari;
& Concetto dimandiamo senza più sottile investigatione tutto quello, che può esser significato con le
parole il quale tutto vien commodamente in due parti diviso: l'una parte è, che afferma, ò nega
qualche cosa d'alcuno, l'altra, che no. Con quella formano l'artificio loro quelli, che compongono
l'Imprese, nelle quali con pochi corpi & poche parole un sol concetto s'accenna, & quelli ancora, che
fanno gli Emblemi ove maggior concetto, con più quantità di parole & di corpi si manifesta. Con
questa poi si forma l'arte dell'altre Imagini, le quali appartengono al nostro discorso per la conformità,
che hanno con le definitioni, le quali solo abbracciano le virtù & i vitij, ò tutte quelle cose, che hanno
convenienza con questi, ò con quelle, senza affermare, ò negare alcuna cosa & per essere, ò sole
privationi, ò habiti puri si esprimono con la figura humana convenientemente, perciocché, sì come
l'huomo tutto è misura di tutte le cose, secondo la commune opinione de' Filosofi & d'Aristotile in
particolare, quasi come la definitione è misura del definito, così medesimamente la forma accidentale,
che apparisce esteriormente d'esso può esser misura accidentale delle qualità definibili qualunque si
siano, ò dell'anima nostra sola, ò di tutto il composto. Adunque vediamo, che Imagine non si può
dimandare in proposito nostro quella, che non hà la forma dell'huomo &, che è imagine malamente
distinta, quando il corpo principale non fà in qualche modo l'ufficio, che fà nella definitione il suo
genere.
Nel numero dell'altre cose da avvertire sono tutte le parti essentiali della cosa istessa & di queste sarà
necessario guardar minutamente le dispositioni & le qualità.
Dispositione nella testa sarà la positura alta, ò bassa, allegra, ò maninconica & diverse altre passioni,
che si scoprono come in teatro nell'apparenza della faccia dell'huomo. Dovrà ancora nelle braccia,
nelle mani, nelle gambe, ne' piedi, nelle treccie, ne' vestiti & in ogni altra cosa notarsi la dispositione,
ò vero positione distinta & regolata, la quale ciascuno potrà da se medesimo facilmente conoscere
senza, che ne parliamo altramente.
Le qualità poi saranno l'essere bianca, ò nera, proportionata, ò sproportionata, grassa, ò magra,
giovane, ò vecchia, ò simili cose, che non facilmente si possano separare dalla cosa nella quale sono
fondate, avertendo, che tutte queste parti facciano insieme un'armonia talmente concorde, che nel
dichiararla renda sodisfattione il conoscere la conformità delle cose & il buon giudicio di colui, che
l'hà sapute ordinare insieme in modo, che ne resulti una cosa sola, ma perfetta & dilettevole.
Tali sono quasi universalmente tutte quelle de gl'antichi & quelle ancora de' moderni, che non si
governano à caso. Et perche la Fisonomia & i colori sono considerati da gli antichi, si potrà ciascuno
guidare in ciò conforme all'auttorità d'Aristotele, il quale si deve credere, secondo l'opinione de' Dotti,
che sopplisca solo in ciò, come nel resto, à quel, che molti ne dicono & spesso lasciaremo di
dichiararli, bastando dire una, ò due volte frà tante cose poste insieme quello, che se fossero distinte
bisognerebbe manifestare in ciascuna. Et la definitione scritta se bene si fà di poche parole & di poche
parole par, che debbia esser questa in pittura, ad imitatione di quella, non è però male l'osservatione di
molte cose proposte acciò che, ò dalle molte si possano eleggere le poche, che fanno più à proposito,
ò tutte insieme facciano una compositione, che sia più simile alla descrittione, che adoprano gli
Oratori & i Poeti, che alla propria definitione de' Dialettici. Il, che forse tanto più convenientemente
vien fatto quanto nel resto per se stessa la Pittura più si confà con queste arti più facili & più
dilettevoli, che con quella più occulta & più difficile. Chiara cosa è, che delle antiche se ne vedono &
dell'una & dell'altra maniera molto belle & molto giudiciosamente composte.
Hora, vedendosi, che questa sorte d'Imagini si riduce facilmente alla similitudine della definitione,
diremo, che di queste, come di quelle, quattro sono i capi, ò le cagioni principali dalle quali si può
pigliare l'ordine di formarle & si dimandano con nomi usitati nelle Scole di Materia, Efficiente,
Forma & Fine, dalla diversità de' quali capi nasce la diversità, che tengono gli Auttori molte volte in
definire una medesima cosa & la diversità medesimamente di molte Imagini fatte per significare una
cosa sola. Il che ciascuno per se stesso potrà notare in queste istesse, che noi habbiamo da diversi
Antichi principalmente raccolte e tutte quattro adoprate insieme per mostrare una sola cosa, se bene si
trovano in alcuni luoghi; con tutto ciò, dovendosi haver riguardo principalmente ad insegnare cosa
occulta con modo non ordinario, per dilettare con l'ingegnosa inventione, è lodevole farlo con una
sola, per non generare oscurità & fastidio in ordinare, spiegare & mandare à memoria le molte.
Nelle cose adunque, nelle quali si possa dimostrare l'ultima differenza, se alcuna se ne trova, questa
sola basta per fare l'imagine lodevole & di somma perfettione, in mancanza della quale, che è unita
sempre con la cosa medesima nè si discerne, si adoprano le generali, come sono queste, che poste
insieme mostrano quello istesso, che conterrebbe essa sola. Dapoi quando sappiamo per questa strada
distintamente le qualità, le cagioni, le proprietà & gli accidenti di una cosa definibile acciò che se ne
facia l'Imagine, bisogna cercare la similitudine, come habbiamo detto, nelle cose materiali, la quale
terrà in luogo delle parole nella imagine, ò definitione de' Rettori. Et la similitudine, che serva à
questo proposito dovrà essere di quelle, che consistono nell'egual proportione, che hanno due cose
distinte frà se stesse ad una sola diversa da ambedue, prendendosi quella, che è più chiara, per
dichiaratione di quella, che è meno, come se, per similitudine, da Fortezza si dipinge la Colonna,
perche ne gli edificij sostiene tutti i sassi & tutto l'edificio, che le stà sopra senza muoversi, ò
vacillare, dicendo, che tale è la fortezza nell'huomo per sostenere la gravezza di tutti i fastidij, & di
tutte le difficoltà, che gli vengono addosso; & per similitudine della Retorica la Spada & lo Scudo,
perche come con questi istromenti il soldato difende la vita propria & offende l'altrui, così il Retore &
l'Oratore co' suoi argomenti, overo entimemi, mantiene le cose favorevoli & ribatte indietro le
contrarie.
Serve ancora oltre à questa un'altra sorte di similitudine, che è quando due cose distinte convengono
in una sola differente da esse, come se per notare la Magnanimità prendessimo il Leone, nel quale
essa in gran parte si scuopre, il qual modo è meno lodevole, ma più usato per la maggior facilità della
inventione & della dichiaratione & sono queste due sorti di similitudine il nervo & la forza della
imagine ben formata, senza le quali come essa non hà molta difficoltà, così rimane insipida & sciocca.
Ciò non è avvertito molto da alcuni moderni, i quali rappresentano gl'effetti contingenti per mostrare
l'essentiali qualità, come fanno dipingendo per la Disperatione uno, che s'appicca per la gola, per
l'Amicitia due persone, che si abbracciano, ò simili cose di poco ingegno & di poca lode. È ben vero,
come hò detto, che quelli accidenti, che seguitano necessariamente la cosa significata nell'Imagine
sarà lode porli in alcuni luoghi distinti, & nudi, come in particolare quelli, che appartengono alla
Fisonomia & all'habitudine del corpo, che danno indicio del predominio, che hanno le prime qualità
nella compositione dell'huomo, le quali dispongono gli accidenti esteriori d'esso & lo inclinano alle
dette passioni, ò à quelle, che hanno con esse conformità. Come se dovendo dipingere la Maninconia,
il Pensiero, la Penitenza & altre simili sarà ben fatto il Viso asciutto, macilento, le chiome rabuffate,
la barba involta & le carni non molto giovenili, ma bella, lasciva, fresca, rubiconda & ridente si dovrà
fare il piacere, il diletto, l'allegrezza & ogn'altra cosa simile à queste: &, se bene tal cognitione non hà
molto luogo nella numeratione de' simili, nondimeno è usata assai & questa regola de gli accidenti e
degli effetti già detti non sempre seguiterà; come nel dipingere la Bellezza, la quale è una cosa fuori
della comprensione de' predicabili & se bene nell'huomo è una proportione di luce & di colori, non è
per questo ben espressa la imagine, che sia soverchiamente bella & proportionata perche sarebbe un
dichiarare idem per idem, overo più tosto una cosa incognita con un'altra meno conosciuta & quasi un
volere con una candela far vedere distintamente il Sole & non havrebbe la similitudine, che è l'anima,
nè potrebbe dilettare per non havere varietà in proposito di tanto momento, il che principalmente si
guarda. Però noi l'habbiamo dipinta al suo luogo co'l capo frà le nuvole, & con altre convenienti
particolarità. Per havere poi le similitudini atte & convenevoli in ogni proposito è bene d'avvertire
quel, che avvertiscono i Retori, cioè, che per le cose conoscibili si cercano cose alte, per le lodabili
splendide, per le vituperabili vili, per le commendabili magnifiche. Dalle quali cose sentirà ciascuno
germogliare tanta quantità di concetti nell'ingegno suo, se non è più, che sterile, che per se stesso con
una sola cosa, che si proponga sarà bastante à dare guato & sodisfattione all'appetito di molti &
diversi ingegni, dipingendone l'Imagine in diverse maniere & sempre bene.
Nè io oltre à questi avvertimenti, li quali si potrebbono veramente spiegare con assai maggior
diligenza, so vederne quasi alcuno altro degno di scriversi per cognitione di queste Imagini, le quali
sono in vero ammaestramento nato prima dall'abondanza della dottrina Egittiaca, come fà testimonio
Cornelio Tacito, poi ribellito & acconcio con il tempo, come racconta Gio. Gorocopio ne' suoi
Ieroglifici, talmente, che potremo questa cognitione assimigliarla ad una persona sapiente, ma versata
nelle solitudini & nuda per molti anni, la quale per andare dove è la conversatione si riveste acciò che
gli altri, allettati dalla vaghezza esteriore del corpo, che è l'imagine, desiderino d'intendere
minutamente quelle qualità, che danno splendidezza all'anima, che è la cosa significata, & solo era
mentre stava nelle solitudini accarezzato da pochi stranieri. Et solo si legge, che Pitagora per vero
desiderio di sapienza penetrasse in Egitto con grandissima fatica, ove apprese i secreti delle cose, che
occultavano in questi Enigmi; & però tornatosene à casa carico d'anni e di sapienza, meritò, che dopo
morte della sua Casa si facesse un Tempio consacrato a' meriti del suo sapere. Trovasi ancora, che
Platone gran parte della sua dottrina cavò fuora dalle sue segretezze, nelle quali ancora i Santi Profeti
l'ascosero. Et Christo, che fù l'adempimento delle Profetie, occultò gran parte de' secreti divini sotto
l'oscurità delle sue parabole.
Fu adunque la sapientia de gli Egittij come huomo horrido, & malvestito, adornato dal tempo per
consiglio dell'esperienza; che mostrava esser male celar gl'indicij de' luoghi, ne' quali sono i Tesori
acciò che tutti affaticandosi, almeno quelli, che sono dalla Fortuna aiutati, arrivino per questo mezzo à
qualche grado di felicità. Questo vestire fù il comporre i corpi delle Imagini distinte di colori alle
proportioni di molte varietà, con belle attitudini & con esquisita delicatura & dell'arte & delle cose
istesse dalle quali non è alcuno, che alla prima vista non si senta muovere un certo desiderio
d'investigare, à che fine siano con tale dispositione & ordini rappresentate. Questa curiosità viene
ancora accresciuta dal vedere i nomi delle cose sottoscritte all'istesse Imagini. Et mi par cosa da
osservarsi il sottoscrivere i nomi, eccetto quando devono essere in forma d'Enigma, perche senza la
cognitione del nome non si può penetrare alla cognitione della cosa significata, se non sono Imagini
triviali, che per l'uso alla prima vista da tutti ordinariamente si riconoscono.
Et questo è quanto mi è parso convenevole scrivere per sodisfattione di quelli, che si compiaceranno
delle nostre fatiche. Nel che, come in tutto il resto dell'Opera, se l'ignoranza si tira adosso qualche
biasimo, haverò caro, che venga in parte sgravata dalla diligenza dalla quale principalmente hò
aspettato lode & hò tolto volentieri il tempo à gli
occhi per darlo alla penna acciò che, venendo
l'Opera, Benigni Lettori, in mano vostra, io
conosca da qualche applauso
delle vostre Lingue
di non
haver perso il tempo
scrivendo.

DI CRISTOFORO
LAURO.

Ristretta in carte di caduco inchiostro


Di voi fama non sia, ma per l'immenso
Mondo si stenda oltre à le vie del senso,
RIPA gentil, da l'altro polo al nostro,
Precorra al corso d'Aquilone, e d'Ostro,
Quand'arde d'ira, e di disdegno accenso,
Tutto s'accordi universal consenso
E pregi, e lodi il bello ingegno vostro;
Ciò si conviene à voi, che nel concorso
De' tumulti mondani & ove inonda
Tutto quasi gran Mare il Mondo e 'l Cielo,
Filosofia sì dolce & sì gioconda
Trovar sapeste; & con gentil discorso
De le tenebre sue squarciarne il velo.

Di Diomede Borghesi, Svegliato Intronato.

IL RIPA è lo Scrittor pregiato, e degno


Del'Imagini illustri: ond'alta imago
Vedranno e l'Istro, e 'l Nilo, e 'l Gange, e 'l Tago,
D'eccelso, peregrin, purgato ingegno.

Di Fulvio Mariottelli.

Nobil desio, che viva fiamma accende


Di vera lode à cui virtute è l'esca
Tanto in te RIPA l'alma gloria adesca
Quanto la morte le memorie offende.
Da le tue carte il secol nostro apprende
Di vetusto saper memoria fresca
Ch'i sensi & l'alme nostre allaccia e invesca
Ma laccio è, che diletta e non ch'offende.
Come in specchio gentil talhor s'infonde
Raggio del Sol ch'a gli altri poi d'intorno,
Che veder no'l poteano, si diffonde,
Splenda la luce in te d'un nobil giorno,
Che si sviò per altrui colpa altronde
Et con tal mezzo far dovea ritorno.

Di Gio. Buondelmonti

RIPA, chi mira le pregiate carte


Vostre e non prende entro al suo cor dolcezza
O non è vivo, ò le virtù disprezza,
O in tutto è privo di giudizio & d'arte.
Voi del ben far ogni più bella parte
Spiegando e del contrario ogni bruttezza,
Ponete altrui nell'animo vaghezza
Che questo segua e qual lasci in disparte
Veggonsi poi tutti gli humani affetti
Descritti con sì raro e bel disegno
Che stupor e diletto insieme porge.
O quanto sete d'ogni laude degno,
Poi, che ne' vostri gratiosi detti
La via di gir' al ciel chiara si scorge.

Di Marc'Antonio Baldi.

Tra schizzi e punti un Ciel sereno accenso


D'ardenti aspetti, ò rimirar nel pieno
Grembo i vanti de l'Iri, ò ne l'immenso
Flutto ondeggiar ad Anfitrite il seno
Veder d'Alpe, ò di scogli arido, e denso
E di ridenti Fior vario 'l terreno
Tra scarpelli, e colori opra è del senso,
Sì, che 'l discorso, ò non v'hà parte, ò meno.
Ma d'aspetto invisibile immortale
Dar sembianza alle forme impresa, e pondo
D'ingegno è sol ch'in infinito vale.
Onda à solcar, che non hà riva, ò fondo
Ma che? Cesar il fe'; Cesar il quale
Mai non volle trà i primi esser secondo.

Di Scipione Bargagli.

Con lodi alte i Mortali


Ne' bei secoli andati
Levaro al Cielo i gran saggi Inventori
De le cose; e sacrati
Gli hebber trà i loro Dei chiari immortali
A chi con dotti suoi degni Lavori
Hà i simolacri di sì gentili opre
Dal profondo d'oblio à Ripa alzati;
Altre lodi hor dovransi od altri honori?
Poscia, che senza l'opre di sua mano
Trovati foran già, formati in vano.

D'Accademico Intronato.

Cesar, da la cui Ripa illustre altera


Tutti precipitar veggio gli errori,
Che penne fecer mai, ferri, e colori
Dell'imagini lor nell'ampia schiera;
Pensiero è in te, qual nel gran Cesar'era
Ond'è ragion, che de' Cesarei allori
Quella seconda RIPA un tronco Honori,
Cui sia seconda eterna Primavera.
Giulio fe' di Pompeo drizzar l'imago
Che nel foro giacea, quinci la sua
Erge ei per sempre, il dotto Tullio disse:
E tu, Cesar, ancor d'illustrar vago
L'alme Imagini altrui, farai la tua
Poggiar al Ciel. Questo il tuo TARDO scrisse.

Petri Maillardi.

Mittite permulsos Zephyrorum murmure colles


Et nemora umbrosis densa cacuminibus
Aspicites effigies surgentis munera RIPAE,
Utque harum dulcis manas ab ore sonus.

Thadæi Donnolæ Hispellatis.

Anagramma.

Caesar Ripa.
Par Caesari.
Caesaris dic quo modo nomen infero
Caesari Par, ne fera bella movit?
Caesari Par, ne tenet ipse Regni
Fraena potentis
Ille, sic, Victor resonavit armis,
Iste Picturae superavit omnes
Dispari forma; sonat ergo Caesar
Victor uterque.
Eiusdem de Cognomine Auctoris.

Penniculo quid miraris si Gurgitis undas


Tot tot sulcantes inscia mersit aqua?
Non mirum, certe non est; erat undique Pontu
Et nulla errantes Ripa tenebat aquas
Ergo, ò Pictores, Ripæ huic appellite vestrum
Penniculum scopulos Ripa cavere docet.

Eiusdem

Linquite semper idem Pictores linquite flumen


(Hoc est forma una pingere semper idem)
Et Ripam petite (hoc est Ripae incumbite libro)
Multiplici forma pingere Ripa docet.

TAVOLA DE' CAPI contenuti nella presente Opera.

A
Abondanza.
Abondanza terrestre.
Abondanza maritima.
Accidia.
Acqua.
Acquisto cattivo.
Adolescenza.
Adulatione.
Aere.
Affanno.
Affabilità.
Agilità.
Agricoltura.
Allegrezza.
Allegrezza d'amore.
Amabilità.
Amaritudine.
Ambitione.
Amicitia.
Amicitia senza giovamento.
Ammaestramento.
Amor di virtù.
Amor verso Iddio.
Amor del prossimo.
Amor di se stesso.
Amor di fama.
Anno.
Architettura.
Ardire magnanimo e generoso.
Ardire ultimo e necessario.
Aritmetica.
Arroganza.
Arte.
Astrologia.
Astutia.
Avaritia.
Audacia.
Augurio buono.
Augurio cattivo.
Aurora.
Autunno.
B
Beatitudine.
Bellezza.
Bellezza feminile.
Benignità.
Biasimo.
Bontà.
Bugia.
C
Calamità.
Calunnia.
Capriccio.
Carestia.
Carità.
Castità.
Castità matrimoniale.
Cecità della mente.
Celerità.
Chiarezza.
Clemenza.
Cognitione delle cose.
Comedia.
Concordia.
Concordia militare.
Concordia di pace.
Concordia de gl'antichi.
Confidenza.
Conscienza.
Conservatione.
Consideratione.
Consiglio.
Constanza.
Consuetudine.
Contrasto.
Contento.
Contento amoroso.
Contritione.
Convito.
Cordoglio.
Correttione.
Corrottela ne' giudici.
Corte.
Cortesia.
Constanza.
Crapula.
Crudeltà.
Cuore mondo.
Cupidità.
Curiosità.
Custodia.
D
Dapocaggine.
Derisione.
Desiderio verso Iddio.
Desiderio overo cupidità.
Destino.
Dialettica.
Dignità.
Diligenza.
Discordia.
Disperatione.
Disposizione fatale.
Dispregio del mondo.
Dispregio delle virtù.
Divinatione.
Divinità.
Dolore.
Dominio di se stesso.
Dottrina.
Dubbio.
E
Elementi Quattro.
Elemosina.
Eloquenza.
Equità.
Errore.
Estate.
Eternità.
Evento buono.
F
Falsità d'amore.
Fama.
Fama buona.
Fama cattiva.
Fame.
Fame di giustizia.
Fatica.
Fato.
Favore.
Fecondità.
Fede.
Fede religiosa.
Fede nell'amicitia.
Fedeltà.
Felicità.
Felicità eterna.
Felicità breve.
Fermezza.
Fermezza et Gravità dell'oratione.
Fermezza d'amore.
Filosofia.
Flagello di Dio.
Fortezza.
Fortezza d'anima e di corpo.
Fortezza e Valore del corpo congiunto con la Prudenza et virtù dell'animo.
Fortezza del corpo congiunta con la generosità dell'animo.
Fortuna.
Fortuna buona.
Fortuna infelice.
Fortuna giovevole ad amore.
Forza.
Forza d'amore.
Forza interiore da maggior forza superata.
Fragilità.
Fragilità humana.
Fraude.
Fuga.
Fuga popolare.
Fuoco.
Furie.
Furore.
Furore et Rabbia.
Furore superbo et indomito.
Furor poetico.
Furto.
G
Gagliardezza.
Gelosia.
Genio buono.
Genio cativo.
Geometria.
Giorno.
Giorno naturale.
Giorno artificiale.
Gioventù.
Gioia d'amore.
Giubilo.
Giudicio.
Giudicio giusto.
Giuoco.
Giuriamento.
Giurisdittione.
Giustitia.
Giustitia divina.
Giustitia essecutiva.
Giustitia retta.
Giustitia rigorosa.
Gloria.
Gola.
Governo della Rep.
Grammatica.
Grandine.
Grassezza.
Gratia.
Gratia Divina.
Gratia di Dio.
Gratie.
Gratitudine.
Gravità.
Gravità nell'huomo.
Gravità dell'oratione.
Guardia.
Guerra.
Guida sicura di veri honori.
Gusto.
H
Hipocrisia.
Homicidio.
Honestà.
Honore.
Hora.
Humanità.
Humiltà.
I
Iattanza.
Idolatria.
Indulgentia.
Ignoranza.
Imitatione.
Immodestia.
Immortalità.
Immutatione.
Impassibilità.
Imperfettione.
Impietà.
Importunità.
Impudenza.
Inconsideratione.
Incostanza.
Indicio di amore.
Industria.
Infamia.
Infermità.
Infortunio.
Inganno.
Ingiuria.
Ingiustitia.
Ingordigia.
Ingratitudine.
Inimicitia.
Iniquità.
Innocenza.
Inubbidienza.
Insidia.
Instabilità.
Intelletto.
Intelligenza.
Intrepidità.
Inverno.
Invidia.
Invocatione.
Ira.
L
Lascivia.
Lealtà.
Leggierezza.
Letitia.
Liberalità.
Libertà.
Libidine.
Licenza.
Lite.
Logica.
Lussuria.
M
Machina del Mondo.
Magnanimità.
Magnificenza.
Maledicenza.
Malinconia.
Malevolenza.
Mansuetudine.
Martirio.
Matrimonio.
Matematica.
Medicina.
Mediocrità.
Memoria.
Merito.
Mese.
Minaccie.
Miseria.
Miseria mondana.
Misericordia.
Moderanza.
Modestia.
Mondezza di cuore.
Mondo.
Morte.
Musica.
N
Natura.
Navigatione.
Nebbia.
Necessità.
Negligenza.
Neve.
Nobiltà.
Notte.
Nuvole.
O
Obedienza.
Obedienza verso Dio.
Obligo.
Occasione.
Odio capitale.
Odorato.
Opera vana.
Operatione manifesta.
Operatione perfetta.
Opinione.
Opulenza.
Oratione.
Ostinatione.
Otio.
P
Pace.
Pacifico.
Patienza.
Pazzia.
Paura.
Peccato.
Pecunia.
Pellegrinaggio.
Pena.
Penitenza.
Pensiero.
Pentimento.
Pentimento de' peccati.
Perfettione.
Perfidia.
Perpetuità.
Persecutione.
Perseveranza.
Persuasione.
Pertinacia.
Perturbatione.
Peste et Pestilenza.
Piacere.
Piacere honesto.
Piacer vano.
Piacevolezza.
Pianto.
Pietà.
Pietà de' figliuoli verso i padri.
Pigritia.
Pioggia.
Pittura.
Poesia.
Poema eroico.
Poema pastorale.
Poema satirico.
Povertà.
Povertà in uno, che habbia bello ingegno.
Povertà di spirito.
Preghiere.
Preghiera à Dio.
Premio.
Previdenza.
Primavera.
Prodigalità.
Promissione.
Prontezza.
Providenza.
Prudenza.
Pudicitia.
Pueritia.
Punitione.
Purità.
Purità et Sincerità d'animo.
Q
Quattro Elementi.
Querela.
Querela ingiusta.
Quiete.
R
Rabbia.
Ragione.
Ramarico del bene altrui.
Rancore.
Rapina.
Realtà.
Regalità.
Religione.
Religione finta.
Restitutione.
Resurretione.
Retorica.
Ricchezza.
Rigore.
Riprensione.
Riso.
Rugiada.
Rumore.
S
Salute.
Sanità.
Sapienza.
Sapienza humana.
Sapienza vera.
Sceleratezza, ò Vitio.
Scienza.
Sciocchezza.
Scoltura.
Scorno.
Sdegno.
Secolo.
Senso.
Serenità.
Servitù.
Sete di Giustitia.
Sfacciataggine.
Sforzo con inganno.
Sicurtà, ò Sicurezza.
Silentio.
Simplicità.
Simulatione.
Soccorso.
Sogno.
Solitudine.
Sollecitudine.
Sonno.
Sorte.
Sospettione.
Sostanza.
Sottilità.
Spavento.
Speranza.
Speranza delle fatiche.
Speranza divina et certa.
Speranza fallace.
Stabilità.
Sterilità.
Stoltitia.
Superbia.
T
Tardità.
Tatto.
Temperanza.
Tempesta.
Tempo.
Temporale di neve.
Tentatione.
Tentatione d'amore.
Teologia.
Terra.
Terrore.
Timidità, ò Timore.
Tirannide.
Toleranza.
Tormento d'amore.
Tradimento.
Tragedia.
Tranquillità.
Tribolatione.
Tristitia overo Rammarico del bene altrui.
V
Valore.
Vanità.
Vbriacchezza.
Verno.
Vdito.
Vecchiezza.
Velocità.
Vendetta.
Verità.
Vigilanza.
Vigilanza per difendersi et oppugnar altri.
Viltà.
Violenza.
Virginità.
Virilità.
Virtù.
Virtù heroica.
Virtù insuperabile.
Viso, uno de' cinque sentimenti.
Vita.
Vita Attiva.
Vita Contemplativa.
Vita humana.
Vittoria.
Vittoria de gli antichi.
Vittoria navale.
Volontà.
Voluttà.
Voracità.
Vsanza.
Vsura.
Vtilità.
Z
Zelo.

IL FINE.

ICONOLOGIA
OVERO
DESCRITTIONE
DELL'IMAGINI VNIVERSALI
CAVATE DALL'ANTICHITÀ
DA CESARE RIPA PERVGINO.

ABONDANZA.

DONNA, con vestimento d'oro, in forma di Matrona, con ghirlanda di spiche di grano in capo; nella
destra mano terrà un mazzo di Papavero, & un di Senape, & con la sinistra un corno di dovitia pieno
di fronde, fiori, & frutti.
L'Abondanza, figurata per la presente imagine, in due sorte di cose principalmente consiste, cioè
necessarie, & honorevoli. Le necessarie sono quelle, senza le quali non si potrebbe sostentare la vita
dell'huomo; le honorevoli sono quelle, senza le quali essa vita verrebbe stimata men bella. La
principalissima, frà tutte le cose necessarie, è il grano, & frà quelle, che adornano mirabilmente le
cose nostre, è principalissimo instromento l'Oro, Metallo, frà gli altri, nobilissimo. Et però la presente
figura si dovrà distintamente con queste due cose rappresentare: Con le spiche, che adornano il capo,
suo principal membro, & con l'oro della veste, che adorna, & ricopre le parti più segrete del corpo. Si
dipinge con le spiche Cerere, inventrice delle biade, & si dimanda il secolo dell'oro quell'età, nella
quale i primi huomini non sentirono la violenza della carestia. È di età matura, perche particolarmente
le conviene il giudicio, & il consiglio, & ricerca essere disposta con regola, & adoprata con misura. Di
qui avviene, che molti sono, come si suol dire, Poveri sol per troppo haverne copia, come altri per la
troppa mancanza.
Il Papavero si prende da gli antichi per segno di fertilità, & anco per significare la Terra tutta, per
essere di forma rotonda, distinto con molte celle tutte ripiene di semi, come la Terra, che è piena di
diverse spetie di animali, è divisa da i Fiumi, & dalle Montagne in molti luochi, & come per havere il
frutto del Papavero bisogna romperlo con violenza, così la terra con fatica vuol essere coltivata,
perché, renda il frutto di Cerere. Si può ancora prendere questo frutto per simbolo della Città, la quale
è mantenuta dall'abondanza della terra, rendendo essa poi abondante la terra di cose, che la rendono
più maravigliosa, & con l'industria, & co'l sapere. La Senape, secondo il detto di Christo nostro
Salvatore, è pianta feconda, & abondantissima, & il Cornocopia si pone sempre per l'abondanza, per
la cagione, che in altro luoco si dirà.

ABONDANZA.
DONNA, in piedi, vestita d'oro, con le braccia aperte, tenendo l'una, & l'altra mano sopra alcuni
Cestoni di spiche di grano, i quali staranno dalle bande di detta figura; & è cavata dalla Medaglia di
Antonino Pio, con lettere, che dicono: ANNONA AVG. COS. IIII., et S. C.

ABONDANZA TERRESTRE.
DONNA, che tiene nella destra mano un mazzo di spiche di grano, & con la sinistra il corno della
dovitia, & à i piedi vi sarà una misura da grano, piena medesimamente di spiche; nella Medaglia di
Antonino Pio con iscrittione, ANNONA AVG.

ABONDANZA MARITIMA.
Cerere si rappresenta con le spighe nella destra mano, stesa sopra la Prora d'una Nave, & à piedi vi
sarà una misura di grano con le spighe dentro, come l'altra di sopra.

ABONDANZA MARITIMA.
DONNA, che con la destra mano tiene un Timone, & con la sinistra le spiche.

ABONDANZA.
DONNA, con la ghirlanda di spiche di grano, nella destra terrà un mazzo di Canape, con le foglie, &
nella sinistra il Corno della dovitia, & un ramo di Ginestra, sopra della quale saranno molte boccette
di seta.

ACCIDIA.
DONNA, vestita di pelle di Tasso, sederà con la guancia appoggiata sopra alla destra mano, & il
gomito di essa starà appoggiato sopra il ginocchio, con il capo chino, mostrando una coscia ignuda, &
quasi le parti meno honeste del corpo.
Questo vitio consiste in perder tempo, & essere negligente à far le cose convenevoli. Si veste di pelle
di Tasso, per mostrare che, sì come questo animale consuma molto tempo in dormire, così l'accidioso
in non far cosa alcuna, che al debito suo convenga. Sta à sedere nel sopradetto modo perche l'huomo
accidioso, il quale è superato, & vinto dall'otio, tralascia tutte le operationi lodevoli, le quali vengono
dimostrate con lo stare in piedi, & in atto di caminare. Però disse S. Paolo: Qui stat, videat ne cadat;
& nell'Evangelo per simbolo del peccatore si dice Paralitico, & di alcuni altri, che giacevono in terra.
Tiene la testa bassa, perche ad altro non sono intenti i pensieri suoi, che à cose vili, lontane dalla
contemplatione Divina. Mostra la coscia ignuda, & l'altre parti, come dicemmo, perche l'Accidia
rende l'huomo poco amico dell'honor proprio.

ACCIDIA.
DONNA, à sedere, vestita di color negro, di panni stracciati, & terrà ambe le mani alla cintola, & il
capo chino; havrà appresso un paio di forbice, con un pezzo di panno, & un gomitolo di filo gettati
per terra.

ACCIDIA.
DONNA, che stia à giacere per terra, & à canto starà un'Asino similmente à giacere, il qual animale si
soleva adoperar da gli Egittij per mostrare la lontananza del pensiero dalle cose sacre, & religiose, con
occupatione continua nelle vili, & in pensieri biasimevoli, come racconta Pierio Valeriano.

ADULATIONE.
DONNA, allegra, con fronte raccolta, sarà vestita di cangiante, & il vestimento sarà tutto dipinto di
Camaleonti, con la destra mano terrà un Mantice da accendere il fuoco.
Vestesi di cangiante, perche l'Adulatore è facilissimo ad ogni occasione à cangiar volto, & parole, &
dire sì, & nò, secondo il gusto di ciascuna persona. I Camaleonti si pongono per lo troppo secondare
gli appetiti, & l'opinione altrui, percioché questo animale, secondo, che dice Aristotele, si trasmuta
secondo le mutationi de i tempi, come l'Adulatore si stima perfetto nella sua professione, quando
meglio conforma se stesso ad applaudere per suo interesse à gl'altrui costumi, ancorché biasimevoli.
Dicesi ancora che, per essere il Camaleonte timidissimo, havendo in se stesso pochissimo sangue, &
quello intorno al cuore, ad ogni debole incontro teme, & si trasmuta, donde si può vedere, che
l'adulatione è indicio di poco spirito, & d'animo basso in chi l'esercita, & in chi volentieri l'ascolta. Il
Mantice, che è attissimo istromento ad accendere il foco, & ad ammorzare i lumi accesi solo co'l
vento, ci fà conoscere, che gli Adulatori co'l vento delle parole vane overo accendono il fuoco delle
passioni in chi volentieri gl'ascolta overo ammorzano il lume della verità, che altri manteneva per la
cognitione di se stesso. L'havere la fronte raccolta, secondo Aristotele del la Fisonomia cap. IX.
significa adulatione.

ADULATIONE:
DONNA, che suoni la Tibia, overo il Flauto, con un Cervo, che le stia dormendo vicino a' piedi; così
la depinge Oro Appolline, & scrivono alcuni, che il Cervo di sua natura, allettato dal suono del Flauto,
quasi si dimentica di se stesso, & si lascia pigliare. In conformatione di ciò è la presente imagine,
nella quale si dichiara la dolcezza delle parole con la melodia del suono, & la natura di chi volentieri
si sente adulare con l'infelice naturale instinto del Cervo, il quale mostra ancora, che è timido, &
d'animo debole chi volentieri porge gl'orecchi à gli Adulatori.

ADVLATIONE.
DONNA, con due faccie, l'una di giovane bella, & l'altra di vecchia macilenta, dalle mani le escono
molte Api, che volino in diverse parti; & à canto vi sia un cane.
La faccia bella è indicio della prima apparenza delle parole adulatrici; & l'altra faccia brutta mostra i
difetti dissimulati, & mandati dietro alle spalle, che chiamandoli per virtù fanno l'adulatione. L'api,
secondo Eucherio, sono proprio simulacro dell'Adulatore, perche nella bocca portano il mele, &
nell'occulto tengono il pungente aculeo, col quale feriscono molte volte l'huomo, che non se ne
avvede. Il Cane con lusinghe accarezza chi gli dà il pane, senza alcuna distintione di meriti, ò
demeriti, & alcune volte ancora morde chi non lo merita, & quello stesso, che li dava il pane, se
avviene, che tralasci; però si assimiglia assai all'adulatore, & à questo proposito lo pigliò
Marc'Antonio Cataldi Romano in quel Sonetto:
NEMICO al vero, & de le cose humane
Corruttor, cecità dell'intelletto,
Venenosa bevanda, e cibo infetto
Di gusti, e d'alme sobrie, e menti sane;
Di lodi, di lusinghe, e glorie vane
Vasto albergo, alto nido, ampio ricetto
D'opre, di fintion di vario aspetto
Sphinge, Camaleonte, e Circe, immane.
Can, che lusinga e morde, acuto strale,
Che non piaga e, che induce à strane morti,
Lingua, che dolce appar, mentre è più fella.
In somma, è piacer rio, gioia mortale,
Dolce tosco, aspro mel, morbo di Corti,
Quel, che Adular l'errante volgo appella.

AFFANNO.
HUOMO, vestito di berettino, vicino al negro, con il capo chino, stia di mala voglia, & in ambedue le
mani tenga dell'assentio. Il capo chino, & l'aspetto di mala voglia ci dimostra, che l'affanno è una
spetie di maninconia, & dispiacere, che chiude la via al core per ogni sorte di consolatione, & di
dolcezza; & per dare ad intendere, che l'affanno è un dispiacere più intenso de gli altri vi si dipinge
l'assentio, per segno di amaritudine del dolore, che per significare quest'istesso disse il Petrarca:
Lagrimar sempre è 'l mio sommo diletto,
Il rider doglia, il cibo assentio, & tosco.

AFFANNO
Cordoglio, Rammarico.

HUOMO, mesto, malinconoso, & tutto rabuffato, rivolto con la faccia verso il Cielo, quasi gridando,
& dimandando soccorso à Dio; con ambe le mani s'apre il petto, & si mira il cuore, circondato da
diversi Serpenti. Sarà vestito di berettino vicino al negro, il detto vestimento sarà stracciato, solo per
dimostrare il dispregio di se stesso, &, che quando uno è in travagli dell'animo, non può attendere alla
cultura del corpo; & il colore significa l'ultima ruina, & la morte, ove sono congiunti i rammarichi, &
i cordogli. Il petto aperto, & il core dalle serpi cinto dinotano i fastidij, & travagli mondani, che
sempre, mordendo il core, infondono in noi stessi veleno di rabbia, & di rancore.

AFFABILITÀ,
Piacevolezza, Amabilità,

GIOVANE, vestita d'un velo bianco, & sottile, & con faccia allegra, nella destra mano terrà una rosa,
& in capo una ghirlanda di fiori. Giovane si dipinge, perche essendo i Vecchi per lo più austeri nella
molta satietà de' diletti mondani questi solo si procura con ogni mezzo chi per gli anni è ancora nuovo
ne' gusti della vita humana. Il Velo, che la ricopre, significa, che gli huomini affabili sono poco meno,
che nudi nelle parole, & nell'opere loro, & perciò amabili, & piacevoli si dimandano quelli, che à
luoco, & tempo, secondo la propria conditione, & l'altrui, quanto, & quando si conviene, sanno
giocosamente ragionare, senza offendere alcuno, gentilmente, & con garbo scoprendo se stessi. Si
dimostra ancora, che l'animo si deve sol tanto ricoprire quanto non ne resti palese la vergogna, &, che
di grandissimo aiuto alla piacevolezza è l'essere di animo libero, & sincero.
La Rosa dinota quella gratia per la quale ogn'uno volentieri s'appressa all'huomo piacevole, & della
sua conversatione riceve gusto, fuggendo la spiacevolezza di costumi, che è congiunta con la severità,
alla quale significatione si riferisce ancora la ghirlanda de' fiori.

AGILITÀ.
Del Reverendiss. Padre F. IGNATIO.

DONNA, che voli senz'ali, & con le braccia stese, in modo di nuotare per l'aria.

AGILITÀ.
GIOVANE, ignuda, & snella, con due ali sopra gli homeri non molto grandi, in modo, che mostrino
più tosto d'aiutare l'agilità, che 'l volo: deve stare in piedi in cima d'una rupe, sostenendosi à pena con
la punta del piè manco, & col piè dritto sollevato in atto di voler leggiadramente saltar da quella in
un'altra rupe, & però si depingeranno l'ali tese. È ignuda per non haver cosa, che l'impedisca; in piedi
per mostrare dispositione al moto; in luogo difficile, & pericoloso, perche in quello più l'agilità si
manifesta; col piede à pena tocca la terra, aiutata dall'ali, perche l'agilità humana, che questa
intendiamo, si solleva col vigor de gli spiriti significati per l'Ali, & alleggerisce in gran parte in noi il
peso della soma terrena.

AGRICOLTVRA.
DONNA, vestita di giallo, con una ghirlanda in capo di spiche di grano; nella destra mano terrà una
Falce, & nell'altra un Cornocopia, pieno di diversi frutti, fiori, & fronde. Il color giallo del vestimento,
si pone, per similitudine del color delle biade, quando hanno bisogno, che l'Agricoltore le raccolga in
premio delle sue fatiche, che però Gialla si dimanda Cerere da gli antichi Poeti.

AGRICOLTVRA.
DONNA, vestita di verde, con una ghirlanda di spiche di grano in capo; nella sinistra mano tenga il
circolo de i dodici segni celesti, abbracciando con la destra un arboscello, che fiorisca, mirandolo fiso,
a' piedi vi sarà un'Aratro e mostri di stare in campo fertile, & abondante. Il vestimento verde significa
la speranza, senza la quale non sarebbe chi si desse giamai alla fatica del lavorare, & coltivar la Terra.
La corona di spiche si dipinge per lo principal fine di quest'arte, che è di far moltiplicar le biade, che
son necessarie à mantener la vita dell'huomo. L'abbracciar l'Arboscello fiorito, & il riguardarlo fiso
significa l'amor dell'Agricoltore verso le piante, che sono quasi sue figlie, attendendone il desiato
frutto, che nel fiorir gli promettono. I dodici segni sono i varij tempi dell'anno, & le stagioni, che da
essa Agricoltura si considerano. L'Aratro in fertile campo si dipinge, come istromento principalissimo
per quest'arte.

ALLEGREZZA.
GIOVANETTA, con fronte carnosa, liscia, & grande, sarà vestita di bianco, & detto vestimento
dipinto di verdi fronde, & fiori rossi, & gialli, con una ghirlanda in capo di varij fiori, nella mano
destra tenga un vaso di cristallo pieno di vino rubicondo, & nella sinistra una gran Tazza d'oro; sia
d'aspetto gratioso, & bello, & prontamente mostri di ballare in un prato pieno di fiori. Haverà la fronte
carnosa, grande, & liscia per lo detto d'Aristotele della Fisonomia al 6. cap. I fiori significano per se
stessi allegrezza, & si suol dire, che i prati ridano quando sono coperti di fiori; però Virgilio gli
dimandò piacevoli nella 4. Egloga dicendo: Ipsa tibi blandos fundent cunabula flores. Il vaso di
cristallo, pieno di vino vermiglio, con la tazza d'oro, dimostra, che l'allegrezza per lo più non si cela,
& volentieri si communica. & il Profeta dice: Il vino rallegra il cuore dell'huomo, & l'oro parimente
hà virtù di confortare li spiriti, & questo conforto è cagione dell'allegrezza. La dispositione del corpo
ancora è buona cagione, & il ballo manifesto inditio dell'allegrezza.

ALLEGREZZA.
GIOVANETTA, con ghirlanda de fiori in capo, nella destra mano terrà un Tirso, coronato tutto con
molti giri di fronde, & ghirlande di diversi fiori, nella sinistra haverà il corno di dovitia, & si potrà
vestire di verde.

ALLEGREZZA D'AMORE.
GIOVANE, vestita con diversità di colori piacevoli, con una pianta di fiori di boragine sopra i
capegli; in mano porterà saette d'oro, & di piombo, overo suonerà l'Arpa.

AMMAESTRAMENTO.
HUOMO, d'aspetto magnifico, & venerabile con habito lungo, & ripieno di magnanima gravità, con
uno Specchio in mano, intorno al quale sarà una cartella con queste parole:
INSPICE, CAVTVS ERIS.
L'Ammaestramento è l'essercitio, che si fà per l'acquisto d'habiti virtuosi, ò di qualità lodevoli per
mezzo, ò di voce, ò di scrittura; & si fà di aspetto magnifico; perche gli animi nobili soli facilmente
s'impiegano à i fastidij, che vanno avanti alla virtù. Il vestimento lungo, & continuato mostra, che al
buono habito si ricerca continuato essercitio, e lo specchio ci dà ad intendere, che ogni nostra attione
deve esser calcolata, & compassata con l'attioni de gli altri, che in quella stessa cosa siamo
universalmente lodati, come dichiara il motto medesimo.

AMBITIONE.
DONNA, giovane vestita di verde, con fregi di hellera, in atto di salire una asprissima Rupe, la quale
in cima habbia alcuni Scettri, & corone di più sorte, & in sua compagnia vi sia un Leone con la testa
alta. L'Ambitione, come la descrive Alessandro Afrodiseo, è un appetito di Signoria, overo, come dice
S. Tomaso, è un appetito inordinato d'honore. Là onde si rappresenta per una donna vestita di verde,
perche il cuore dell'huomo ambitioso non si pasce mai d'altro, che di speranza di grado d'honore, &
però si dipinge, che saglia la Rupe. I fregi dell'hedera ci fanno conoscere, che come questa pianta
sempre va salendo in alto, & rompe spesso le mura, che la sostentano, così l'ambitione non perdona
alla Patria, ne à i parenti ne alla religione, ne à chi gli porge aiuto, ò consiglio, che non venga
continuamente tormentando con l'ingordo desiderio d'essere reputato sempre maggior de gli altri. Il
Leone con la testa alta dimostra, che l'Ambitione non è mai senza superbia. Da Christoforo Landino è
posto il Leone per l'ambitione, percioché non fà empito contro chi si gitta in terra, & cede, ma ben
contro chi gli resiste; così l'ambitioso cerca d'esser superiore, & accetta chi cede. Onde Plauto disse:
Superbus minores despicit, maioribus invidet, & Boetio: Ira intemperantis fremit, ut Leonis animum
gestare credant. Et à questo proposito, poiché l'hò alle mani, aggiungerò per sodisfattione de i Lettori
un sonetto di Marco Antonio Cataldi, che dice così:
O' DI discordia e risse altrice vera,
Rapina di virtù, ladra d'honori,
Che di fasti, di pompe e di splendori
Sovra il corso mortal ti pregi altera:
Tu sei di glorie altrui nemica fiera,
Madre d'Hipocresia fonte d'errori,
Tu gl'animi avveleni e infetti i cori
Via più di Tisifon, più di Megera.
Tu festi un nuovo Dio stimarsi Annone,
D'Etna Empedocle esporsi al foco eterno,
O di morte ministra Ambitione.
Tu dunque à l'onde Stigie, al lago Averno
Torna, che senza te langue Plutone,
L'alme non senton duol, nulla è l'Inferno.

AMICITIA.
DONNA, vestita di bianco, ma rozzamente, mostri quasi la sinistra spalla, & il petto ignudo, con la
destra mano mostri il core, nel quale vi sarà un motto in lettere d'oro così:
LONGE, & PROPE
et nell'estremo della veste vi sarà scritto:
MORS, & VITA.
Sarà scapigliata, & in capo terrà una ghirlanda di mortella, & di fiori di pomi granati intrecciati
insieme, nella fronte vi sarà scritto:
HIEMS, AESTAS.
Sarà scalza, & co'l braccio sinistro terrà un Olmo secco, il quale sarà circondato da una vite verde.
Il vestimento bianco, & rozzo è la semplice candidezza dell'animo, onde il vero amore si scorge
lontano da ogni sorte di fintioni, & di lisci artificiosi. Mostra la spalla sinistra, & il petto ignudo,
additando il cuore co'l motto: Longe, & prope, perche il vero amico, ò presente, ò lontano, che sia
dalla persona amata, col cuore non si separa giamai; & benché i tempi, & la fortuna si mutino, egli è
sempre il medesimo preparato à vivere, & morire per l'interesse dell'amicitia, & questo significa il
motto, che hà nel lembo della veste, & quello della fronte. Ma se è finta, ad un minimo volgimento di
fortuna, vedesi subitamente, quasi sottilissima nebbia, al Sole dileguare. L'essere scapigliata, &
l'havere la ghirlanda di mirto con i fiori di pomi granati mostra, che il frutto dell'amor concorde, &
dell'unione interna sparge fuori l'odor soave de gli esempij, & dell'honorevoli attioni, & ciò senza
vanità di pomposa apparenza, sotto la quale si nasconde bene spesso l'adulatione nemica di questa
virtù. Dipingesi parimente scalza, per dimostrare sollecitudine, overo prestezza, &, che per lo servigio
dell'amico non si devono prezzare gli scommodi. Abbraccia finalmente un Olmo secco circondato da
una vite verde, acciò che si conosca, che l'amicitia fatta nelle prosperità deve durar sempre, & ne i
maggiori bisogni deve essere più, che mai amicitia, ricordandosi, che non è mai amico tanto inutile,
che non sappia trovare strada in qualche modo di pagare gl'oblighi dell'Amicitia.

AMICITIA.
DONNA, vestita di bianco, per la medesima ragione detta di sopra haverà i capelli sparsi, sotto il
braccio sinistro terrà un cagnolino bianco abbracciato, & stretto, nella destra mano un mazzo di fiori,
& sotto al piede destro una testa di morto.
I capelli sparsi, sono per le ragioni già dette. Il cagnolino bianco mostra, che si deve conservare netta
d'ogni macchia all'amico la pura fideltà. Per i fiori, s'intende l'odore del buon ordine, che cagiona
l'amicitia nel consortio, & nella commune usanza de gl'huomini. Sotto al piè destro si dipinge la testa
di morto calpestrata; perche la vera amicitia genera spesse volte per servigio dell'amico il dispregio
della morte. Però disse Ovidio, lodando due cari amici nel 3. lib. de Ponto:
Ire iubet Pylades, charum periturus Orestem
Hic negat, inque vicem pugnat uterque mori.

AMICITIA.
LE tre Gratie ignude, ad una delle quali si vedrà le spalle, & alle altre due il viso congiungendosi con
le braccia insieme. Vna di esse haverà in mano una Rosa, l'altra un Dado e la terza un mazzo di Mirto.
Dall'imagine di queste tre Gratie, senza dubbio, si regola la buona, & vera amicitia, secondo, che
gl'antichi pensavano, imperoché l'amicitia non hà altro per suo fine, che il giovare, & far beneficio
altrui, & non lassarsi superare in benevolenza, & come tre sono le Gratie de gli Antichi, così tre gradi
i beneficij tengono nell'amicitia. Il primo è di dar le cose, il secondo di ricever l'altrui, il terzo di
render il contracambio. Et delle tre Gratie l'una stringe la mano overo il braccio dell'altra; perche
l'ordine del far il beneficio altrui è, che debbia passare di mano in mano, & ritornare in utile di chi lo
fece prima, & in questa maniera il nodo dell'amicitia tiene strettamente gl'huomini uniti frà di loro. Si
rappresentano queste Gratie ignude, perche gli huomini insieme l'un l'altro debbano esser d'animo
libero, & sciolto da ogni inganno. Vna sola volge le spalle, & due volgono il viso per mostrare, che
sempre duplicato si deve rendere il beneficio all'amico. Si fanno allegre nell'aspetto, perche tale si
deve dimostrare chi fà beneficio altrui, & tali ancora coloro, che lo ricevono. Hanno l'apparenza
virginile perche l'amicitia non vuol esser contaminata dalla viltà d'alcuno interesse particolare. La
Rosa, significa la piacevolezza, quale sempre deve essere trà gl'amici, essendo frà di loro continua
unione di volontà. Il Dado significa l'andare, & ritornare alternamente de i beneficij, come fanno i
dadi quando si giuoca con essi. Il Mirto, che è sempre verde, è segno, che l'amicitia deve l'istessa
conservarsi, nè mai per alcuno accidente farsi minore.

AMICITIA.
VN cieco, che porti sopra alle spalle uno, che non possa stare in piedi; come i seguenti versi
dell'Alciato dichiarono:
Porta il cieco il ritratto in sù le spalle
Et per voce di lui ritrova il calle,
Così l'intero di due mezzi fassi,
L'un prestando la vista e l'altro i passi.

AMICITIA.
senza giovamento.

DONNA, rozzamente vestita, che tenga con la mano un nido con alcuni rondini dentro, & d'intorno à
detto nido volino due, ò tre rondini. Questo ucello è all'huomo domestico, & famigliare, & più de gli
altri prende sicurtà delle Case di ciascuno, ma senza utile, non si domesticando giamai, &
avvicinandosi il tempo di Primavera, entra in casa per proprio interesse; Come i finti amici, che solo
nella Primavera delle prosperità s'avvicinano, & sopravenendo l'Inverno de' fastidij, abandonano gli
amici, fuggendo in parte di quiete. Con tale similitudine, volendo Pittagora mostrare, che si havessero
à tenere lontani gli amici finti, & ingrati, fece levare da i tetti della casa tutti i Nidi delle Rondini.

AMOR DI VIRTV'.
VN fanciullo ignudo, alato, in capo tiene una ghirlanda d'Alloro, & tre altre nelle mani, perche trà tutti
gli altri amori, quali variatamente da i Poeti si dipingono, quello della virtù, tutti gli altri supera di
nobiltà, come la virtù istessa è più nobile di ogn'altra cosa, & si dipinge con la ghirlanda d'Alloro per
segno dell'honore, che si deve ad essa virtù. Et per mostrare, che l'amore di essa non è corruttibile,
anzi come Alloro sempre verdeggia, & come corona, ò ghirlanda, che di figura sferica non hà giamai
alcun termine. Però disse S. Paolo della Carità, che è il vero amore della virtù. La carità non è
pericolo, che caschi in tempo alcuno. Si può ancor dire, che la ghirlanda della testa significhi la
prudenza, & l'altre virtù Morali, ò Cardinali, che sono Giustitia, Fortezza e Temperanza, & per
mostrare doppiamente la virtù con la figura sferica, & co'l numero ternario, che è perfetto delle
Corone.

AMORE,
Scritto da Seneca nella Tragedia di Ottavia,
e trasportato in lingua nostra così:

L'ERROR de' ciechi e miseri mortali


Per coprire il suo stolto, e van disio
Finge, ch'Amor sia Dio,
Sì par, che del suo inganno si diletti,
In vista assai piacevole, ma rio,
Tanto, che gode sol de gli altrui mali,
C'habbia à gli homeri l'ali,
Le mani armate d'arco, e di saette,
E in breve face astrette
Porti le fiamme, che per l'universo
Và poi spargendo sì, che del suo ardore
Resta acceso ogni core
E, che da l'uso human poco diverso
Di Volcan, e di Venere sia nato
E del Ciel tenga il più sublime stato.
Amor è vitio della mente insana,
Quando si muove da suo proprio loco,
Che di piacevol foco
L'animo scalda, e nasce ne' verdi anni
All'età, ch'assai può, ma vede poco.
L'otio il nodrisce, e la lascivia humana,
Mentre, che và lontana
La ria fortuna con suoi gravi danni,
Spiegando i tristi vanni,
E la buona, e felice stà presente,
Porgendo ciò, che tien nel ricco seno,
Ma, se questa vien meno,
Onde il cieco desio al mal consente,
Il fuoco, ch'ardea pria, tutto s'ammorza,
E tosto perde amor ogni sua forza.

AMORE VERSO IDDIO.


HUOMO, che stia riverente, & chino; ma con la faccia rivolta verso il Cielo, quale additi con la
sinistra mano, & con la destra mostri il petto aperto.

AMOR DEL PROSSIMO.


HUOMO, vestito nobilmente, & con una mano mostri di legare la ferita di un povero, & con l'altra gli
porga danari, secondo il detto di Christo Nostro Signore nell'Evangelio.
AMOR DI SE STESSO.
SI dipingerà secondo l'antico uso Narciso, che si specchia in un fonte, perche amar se stesso non è
altro, che vagheggiarsi ritratto nell'opere proprie con sodisfattione, & con applauso. Et ciò è cosa
infelice, & degna di riso, quanto infelice, & ridicolosa fù da i Poeti antichi finta la favola di Narciso,
però disse l'Alciato:
SI come rimirando il bel Narciso
Nelle chiar onde, il vago suo sembiante
Lodando hor i begli occhi, hor il bel viso,
Fu di se stesso micidiale amante,
Così sovente avvien, che sia deriso
L'huom, che sprezzando altrui si ponga inanti
Con lodi, amor soverchio di se stesso,
È vanitade, è danno, è biasmo espresso.

AMOR DI FAMA.
VN fanciullo nudo, coronato di Lauro con i suoi rami, & bacche, haverà nella destra mano in atto di
porgere la corona civica; & nella sinistra la corona obsidionale, & sopra un piedestallo vicino à detta
figura vi saranno distintamente quelle corone, che usavano i Romani in segno di valore, cioè la
Murale, la Castrense, & la Navale.
Racconta A. Gellio, che la corona trionfale d'oro, la quale si dava in honore del trionfo al Capitano, ò
all'Imperatore, fù anticamente di Lauro, & l'Obsidionale di Gramigna, & si dava à quelli solamente,
che in qualche estremo pericolo havessero salvato tutto l'essercito, ò s'havessero levato l'Essercito da
torno. La corona Civica era di Quercia, & gli antichi coronavano di quercia quasi tutte le statue di
Giove, quasi, che questa fosse segno di vita, & i Romani solevano dare la ghirlanda di quercia à chi
havesse in guerra difeso da morte un Cittadino Romano, volendo dare l'insegna della vita à chi era
altrui cagione di vivere. Solevano ancora fare questa ghirlanda d'Ilice, per la similitudine di detti
arbori. La Corona Murale era quella, che si dava al Capitano, overo al Soldato, che era stato il primo à
montare su le mura del nemico. La Corona Castrense si dava à chi fosse prima d'ogni altro montato
dentro i Bastioni, & alloggiamenti nemici. La Navale si dava à colui, che era il primo à montare sù
l'Armata nemica. Et queste tre si facevano d'oro, & la Murale era con certi merli fatti à simiglianza
delle mura, ove era asceso. La Castrense era fatta nella cima à guisa d'un bastione. La Navale haveva
per ornamenti i segni de' Rostri delle Navi. Et questo è quanto bisognava scrivere in tal proposito per
commodità de' Pittori.

ANNO.
HUOMO, di mezza età, co'l capo, il collo, la barba, & i capelli pieni di neve, & di giaccio. Il petto, &
i fianchi rossi, & adorni di varie spiche di grano, le braccia verdi, & piene di più sorti di fiori, le
coscie, & le gambe con gratia coperte di grappi, & frondi d'uve. In una mano terrà un Serpe rivolto in
giro, che si tenga la coda in bocca, & nell'altra haverà un chiodo.
L'Anno secondo l'uso commune comincia di Gennaio, quando il giaccio, & la neve sono grandissime,
& perciò li si pone la neve in capo, & perche la Primavera è adorna d'ogni sorte di fiori, & herbe, & le
cose in quel tempo fatte cominciano in un certo modo à svegliarsi, & tutti fanno più vivacemente le
loro operationi, però se gl'adornano le braccia nel modo sopradetto.
L'estate per esser caldi grandissimi, & le biade tutte mature si rappresenta co'l petto, & i fianchi rossi,
& con le spighe.
L'uve nelle gambe mostrano l'Autunno, che è l'ultima parte dell'anno. Il Serpe posto in circolo, che
morde la coda, è antichissima figura dell'Anno, percioché l'Anno si rivolge in se stesso, & il pricipio
d'un anno consuma il fine dell'altro, sì come per quel serpe ridotto in forma di circolo si rode la coda,
onde Virg. nel secondo della Georg. così disse:
...redit agricolis labor actus in orbem
Atque in se sua per vestigia volvitur Annus.
Scrive Festo Pompeo, che gl'antichi Romani ficcavano ogn'anno nelle mura de i tempij un chiodo, &
dal numero di quei chiodi poi numeravano gli Anni, & però segno dell'anno si potrà dire, che siano i
chiodi medesimamente.
ANNO.
HUOMO, maturo, sopra un carro con quattro Cavalli bianchi, guidato dalle quattro stagioni, che sono
parte dell'anno, le quali si dipingeranno cariche di frutti, secondo la diversità de' tempi.

ARDIRE MAGNANIMO,
& generoso.

VN giovane di statura robusta, & fiera in viso, haverà il destro braccio armato, col quale cavi per
forza con gagliarda attitudine la lingua ad un gran Leone, che gli stia sotto le ginocchia. Il restante del
corpo sarà disarmato, & in molte parti ignudo. Il che allude al generoso ardire di Lisimaco, figliuolo
d'Agatocle, nobile di Macedonia, & un de i successori d'Alessandro Magno, che per haver dato il
veleno al suo Maestro Callistene filosofo, dimandatogli da lui per levarsi dalla miseria della prigionia,
in cui l'haveva confinato Alessandro, fu dato à devorare ad un Leone, ma con l'ingegno superò la
Fiera et, confidatosi nella sua forza, il destro braccio, che egli secretamente s'era armato cacciò in
bocca al Leone, & dalla gola gli trasse per forza la lingua, restandone la fiera subitamente morta. Per
lo quale fatto fù da indi in poi nel numero de' più cari del Rè Alessandro, & ciò gli fù scala per salire
al governo de gli Stati, & alla eternità della gloria. Volendo rappresentare questa figura à cavallo in
qualche mascherata, ò in altro, se gli farà una lingua in mano, & il Leone morto sopra il cimiero.

ARDIRE ULTIMO,
& necessario.

HUOMO, armato di tutte le armi, ò sia à cavallo, ò à piedi, con la spada nella destra mano, intorno al
quale vi sarà questo motto:
PER TELA, PER HOSTES.
Nella sinistra mano uno scudo, ove stia sculpito, ò dipinto un Cavaliero, che corra à tutta briglia
contro l'arme lanciate da i nemici con animo, ò di scampare combattendo, ò di restar morto
valorosamente frà i nemici, & intorno all'orlo di detto scudo vi sarà scritto quel verso di Virgilio:
Vna salus victis, nullam sperare salutem.
Questo, che noi diciamo ultimo, & necessario ardire è una certa specie di fortezza impropria, così
detta da Aristotele, perche può essere, & suol essere posto in opera ordinariamente, ò per acquisto
d'honore, ò per timore di male d'avvenire, ò per opera dell'ira, ò della speranza, ò per la poca
consideratione dell'imminente pericolo, non per amor di quello vero, & bello, che è fine della virtù.
L'armatura, & la spada col motto mostrano, che gran resistenza è necessarissima in ogni pericolo. Et
lo scudo co'l Cavaliero, che corre contra i nemici mostra quello, che habbiamo detto, la disperatione
esser molte volte cagione di salute, ma non vera, & perfetta fortezza, come si è detto.

ARCHITETTVRA.
DONNA, di matura età con le braccia ignude, & con la veste di color cangiante tenga in una mano
l'archipenzolo, & il compasso con un squadro; nell'altra tenga una carta, dove sia disegnata la pianta
d'un Palazzo con alcuni numeri attorno. Dice Vitruvio, nel principio dell'opera sua, che l'Architettura
è scienza, cioè cognitione di varie cognitioni ornata, per mezzo della quale tutte l'opere delle altre arti
si perfettionano. Et Platone diceva, che gli Architetti sono soprastanti à quelli, che li esercitano ne gli
artificij, talche è suo proprio offitio frà le altri d'insegnare, dimostrare, distinguere, descrivere,
limitare, & giudicare, apprendendo l'altre il modo da essa. Però è sola partecipe de' documenti
d'Aritmetica, & di Geometria, dalle quali, come ancor disse Daniel Barbaro ne' suoi Commentarij,
ogn'artificio prende la sua nobiltà. Per questa cagione tiene la squadra, & il compasso, istromenti della
Geometria, & i numeri, che appartengono all'Aritmetica si fanno intorno alla pianta d'architettura, che
essa tiene nell'altra mano. L'archipenzolo, ò vero perpendicolo, ci dichiara, che il buono Architetto
deve haver sempre l'occhio alla consideratione del centro, dal quale si regola la positione durabile di
tutte le cose, che hanno gravità.
Et si dipinge d'età matura per mostrare l'esperienza della virili-
tà con l'attezza dell'opere difficili, & la veste di cangiante è la
concorde varietà delle cose, che diletta in quest'arte
all'occhio, come all'orecchio dilettano le
voci sonore nell'arte musicale.
Le braccia ignude mo
strano l'at-
tione, che fà all'Architettura ritenere il no-
me d'arte ò d'artificio.

ARITMETICA.
DONNA, di bello aspetto, nella destra mano tiene un Vncino di ferro, nella sinistra una Tavola
imbiancata, & nell'estremo del vestimento vi sarà scritto PAR, & IMPAR. La bellezza sarà indicio
della perfettione de' numeri, de' quali credevano alcuni Filosofi, che tutte le cose si componessero, &
Dio, dal quale non può proceder cosa, che non sia perfetta, il tutto fece in numero, in peso, & in
misura, & questo è il vero soggetto dell'Aritmetica. L'Vncino di ferro, & la tavola imbiancata
dimostrano, che con quelli istromenti si sà la cagione in diversi generi di essere, & le cose composte
per lo numero, peso, & misura de gli elementi. Il motto Par, & Impar dichiara, che cosa sia quella, che
dà tutta la diversità de gli accidenti à quest'arte, & tutte le dimostrationi.

ARITMETICA.
DONNA, che in ambedue le mani tenga una Tavola da numeri, & un'altra vicino à i piedi per terra.

AMARITVDINE.
PER l'Amaritudine si dipinge da alcuni una Donna vestita di negro, &, che tenga con ambe le mani un
Favo di mele, dal quale si veda germogliare una pianta di Assentio, forse perche quando siamo in
maggior felicità della vita, all'hora ci troviamo in maggior pericolo de' disastri della fortuna; overo,
perche, conoscendosi tutte le qualità dalla cognitione del contrario, all'hora si può havere perfetta
scienza della dolcezza, quando si è gustata una estrema amaritudine. Però disse l'Ariosto:
Non conosce la pace, e non la stima
Chi provato non hà la guerra prima.
Perche quella medesima amaritudine, che è nell'assentio si dice ancora per metafora essere ne gli
huomini appassionati.

ARROGANZA.
DONNA, vestita del color di verderame, haverà l'orecchie dell'Asino, terrà sotto il braccio sinistro un
Pavone, & con la destra mano alta mostrerà il dito indice.
L'Arroganza è vitio di coloro, che, se bene si conoscono di poco valore nondimeno per parere assai
presso à gli altri, pigliano il carico d'imprese difficili, & d'importanza. Però con ragione si dipinge con
l'orecchie dell'Asino; nascendo questo vitio dalla ignoranza, & dalla stolidezza, che non lascia
prevedere il successo dell'Imprese, che si prendono con poco giudicio. Il Pavone significa l'arroganza
essere una specie di superbia, & il dito alto l'ostinatione di mantenere la propria opinione quantunque
falsa, & dal commun parer lontana. Et così ancora dipingevano gli antichi la Pertinacia, che è quasi
una cosa medesima con l'Arroganza.

ARTE.
MATRONA, con una Manvella, & una Lieva nella mano destra, & nella sinistra con una fiamma di
fuoco. Tutte l'arti, che usano instrumenti, & machine (che sono molte) riducono la forza di tutte le
loro prove alla dimostratione del circolo e da esso ricevono le loro ragioni, & il loro stabilimento. Et
però si dipinge l'Arte con la Manvella, & con la Lieva, le quali hanno la forza loro dalla bilancia, &
questa l'hà dal circolo, come scrive Arist. nel lib. delle Mecaniche. La fiamma del fuoco si pone come
istrumento principale delle cose artificiose: perche, ò consolidando, ò mollificando le materie, le fà
habili ad essere adoprate dall'huomo in molti essercitij industriosi.

ARTE.
DONNA, vestita di verde, nella mano dritta tiene un pennello, & un scarpello, & con la sinistra un
palo fitto in terra, al quale vi sia legata una pianta ancora novella, & tenera. Il pennello, & lo scarpello
significano l'imitazione della natura, che particolarmente si vede espressa nel dipingere, & nello
scolpire, il che si mostra nel pennello, & nello scarpello, & perche in alcune altre non imita, ma
sopplisce à i defetti d'essa, come nell'Agricoltura particolare, però vi si aggiunge il Palo fitto in terra,
quale con la sua drittura fà, che per vigor dell'arte cresca il torto, & tenero arboscello.

ACQVISTO CATTIVO.
HUOMO, vestito del color delle foglie dell'albero quando stanno per cascare; starà detta figura in atto
di caminare, & un lembo della veste stia attaccato ad uno spino, tirando un grande squarcio, à che
rivolta mostri il dispiacere, che ne sente, e nella destra mano terrà un Nibbio, che rece. Vestesi il male
acquisto del detto colore, perche sì come facilmente cascano le foglie dell'albero, così anco cascano,
& vanno male le cose non bene acquistate. Et lo spino medesimamente dimostra, che vanno male,
quando l'huomo meno ci pensa le cose di mal acquisto. A questo proposito disse l'Alciato:
L'edace Nibbio mentre
Rece il soverchio cibo, che rapio,
Con la madre si duol del fatto rio
Dicendo: Ahi, che del ventre
M'escon l'interiora e in gran periglio
Mi sento. Et ella à lui:
Non ti doler, ò figlio
Che 'l tuo non perdi nò, ma quel d'altrui.

ADOLESCENZA.
VERGINELLA, di bello aspetto, coronata di fiori, mostri riso, & allegrezza, con la veste di varij
colori. Et è antica inventione. Perche gli Egittij, quando volevano mostrare nelle loro pitture
l'Adolescenza (secondo, che racconta il Pierio) facevano una Veste di varij colori, significando la
volubilità de la natura giovenile, & la varietà de i desiderij, che sogliono venire à i giovani, mentre
sono nella più fresca età e ne gli anni più teneri.

ASTROLOGIA.
DONNA, vestita di color ceruleo, con la sfera celeste in mano, & con un libro pieno di stelle, & figure
astronomiche, à gli homeri havrà l'ali, per dimostrare, che egli stà sempre co'l pensiero levato in alto
per sapere, & intender le cose celesti.

ASTROLOGIA.
DONNA, vestita di color ceruleo, havrà l'ali all'homeri, nella destra mano terrà un compasso, & nella
sinistra un globo celeste. Vestesi di color ceruleo, per dimostrare, che questa scienza nella
contemplatione de' corpi celesti si essercita. Le si dipinge in mano il globo celeste, co'l compasso, per
esser proprio suo il misurare i cieli, & considerare le misure de' loro movimenti, & le ali à gl'homeri si
pongono per la ragione già detta.

ASTROLOGIA.
DONNA, vestita di color celeste con una corona di stelle in capo. Porterà alle spalle l'ali. Nella destra
mano terrà un Scettro; nella sinistra una sfera, & à canto un'Aquila. Astrologia, che è parola venuta
dal Greco suona nella nostra lingua Ragionamento di stelle, le quali si considerano in quest'arte, come
cagioni de gli effetti contingenti dell'huomo, ò della natura. Et si dipinge la figura di color celeste
perche nel Cielo stanno fisse le stelle, & di là su essercitano la forza loro, & per mostrare difficoltà
dell'apprensione per la tanta lontananza le si fanno l'Ali, le quali ancora sovente non bastano, & per
questo medesimo vi si fà l'Aquila. Lo Scettro dimostra, che le stelle in un certo modo hanno specie di
dominio sopra li corpi sublunari, & con questo rispetto sono considerate dall'Astrologo.

ASTVTIA.
DONNA, vestita di pelle di Volpe, & sarà di carnagione molto rossa, tenendo una Simia sotto il
braccio.
L'Astutia, come dice S. Tommaso 1.2. alla Questione 55., è un vitio di coloro, che per conseguire quel
che desiderano, si vagliono di mezzi non convenevoli; però si dipingerà vestita di pelle di Volpe,
essendo quest'animale astutissimo, & per tale ancora è conosciuto da gli antichi, & da Esopo nelle sue
Favole, adoprato in questo proposito molte volte. Della Simia scrive Aristotele nell'Historie de gli
Animali è astutissima. La carnagione rossa, per detto del medesimo Aristotele lib. 8. de Fisonomia
cap. 10. significa astutia, perche il bollimento di sangue sempre genera nuovi moti nell'anima,
facendo nell'huomo il sangue quello, che fà il fuoco nel mondo, il quale sempre stando in moto
consuma tutte le cose combustibili, avvicinandosi ad esso.

AVARITIA.
DONNA, pallida, & brutta con capelli negri, sarà macilente, & in habito di serva, & le si legga in
fronte la parola PLOUTON cioè Pluto, il quale fù Creso Dio delle ricchezze. Sarà cinta di una Catena
d'oro, trahendosene dietro per terra gran parte. Mostrerà le mammelle ignude piene di latte. Terrà con
la mano manca un Fanciullo ferito in mezo al petto, & con la medesima mano un coltello
insanguinato; nella destra una Tazza d'oro, ove raccolga il sangue, che esce dalla ferita, quasi
acconcia per beverlo. Pallida si dipinge perche l'impallidisce il continuo pensiero di accumular tesoro,
con appetito insatiabile di fare suo tutto quello, che è d'altri, senza haver riguardo, ò à forza di leggi, ò
à convenienza di sorte alcuna. È ancora la pallidezza effetto di timore, il quale stà sempre
abondantissimo nelle viscere dell'huomo avaro, non si fidando d'alcuno, & molte volte à pena di se
medesimo, per la gelosia, che hà di non perdere una minima particella di quello, che possiede.
L'habito servile, & sozzo, & la catena d'oro acconcia nella maniera, che dicemmo è segno manifesto
della ignobile, & vil servitù dell'avaro. La scritta della fronte ci dichiara, che l'huomo avaro in tutte le
sue attioni si scuopre per quello, che è, nè si sà celare in alcuna cosa &, per osservarsi questo costume
con gli Schiavi, si mostra la condicione de gli avari, medesimamente schiavi della ricchezza. La
Catena dell'oro, che si tira dietro ci mostra, che i tesori, & le gran facoltà, à chi ben considera, sono
peso faticosissimo, & impaccio molto noioso, & il fanciullo amazzato co'l sangue, che essa mostra
volersi bere, è indicio, che non è alcuno veramente avaro, che non sia crudele, usurpandosi quell'utile,
che con proprij sudori la povertà per vivere si procura. Et, essendo la Maestà di Dio solita d'arricchire
più l'uno, che l'altro, acciò non manchi l'occasione d'operare virtuosamente in tutti gli stati, secondo la
vocatione di ciascuno, l'avaro prevertendo questi ordini, quello, che hà acquistato più tosto lascia
marcire con ingordi disegni, che l'adoperi à sovvenimento de' bisognosi.

AVARITIA.
DONNA, vestita del color del Ferro, sarà scapigliata, & scalza, nella destra mano tenendo un Rospo,
& con la sinistra una borsa legata. L'Avaritia si può dire, che sia uno sfrenato amore, & appetito
d'havere, simile ad una fiera insatiabile, & divoratrice di tutte le cose, che non cessa mai di coprire
con grosso velo il viso alla ragione, & con disusata forza spezzare il freno della temperanza con
appetito insatiabile et, non guardando, che cosa sia fede, transmuta i cuori pietosi in crudeli, & si fà
universal guastatrice delle virtù. Consiste l'Avaritia principalmente in tre cose: prima è desiderare più
del convenevole la robba d'altri, perche la propria stia intiera, & però le si dipinge il Rospo nella
destra mano, il quale si astiene di quello di, che hà grandissima copia; Poi in acquistare più di quello,
che è necessario; & però hà dipinto la veste del color di ferro, ò della ruggine, che lo consuma.
Vltimamente, è, ritenere inordinatamente le cose sue, & ciò si rappresenta nella borsa serrata.
L'Alciato assomiglia l'Avaro ad un Asino carico di pretiose vivande, che per nodrir se stesso mangia
le spine, & dice così:
L'HUOM ch'ammassa dinari, & è sì vile
Che si pasce di rape, ò cosa tale,
Nè mai, per cangiar pelo, cangia stile,
Ch'avaritia maggior sempre l'assale,
È veramente à l'Asino simile,
Che, quanto il peso più ch'ei porta vale,
Ei men l'assaggia, & per vivanda cara
Sol si pasce di spini, & herba amara.
AVARITIA.
CON le mani di uccello di rapina, cinta di serpenti, & con un piede posato nella Terra, l'altro nel
Mare, la finse M. Cristoforo Lauro, il quale merita particolar memoria per la sua virtù, & per la
benevolenza mia, acciò che si mostrasse ancora così la inquieta natura de gli avari, che ogni cosa
avidamente prendono, & abbracciano, con desiderio di assorbire, & divorare tutto il Mondo, con
veleno di mala conscienza, che rode loro, & consuma l'anima.

AVARITIA.
DONNA, pallida, & magra, che nell'aspetto mostri affanno, & malinconia, à canto havrà un Lupo
magrissimo, & à guisa d'Idropico haverà il corpo molto grande, & sopra vi terrà una mano, per segno
di dolore, & con l'altra tenga una borsa legata, & stretta, nella quale miri fisamente. Il Lupo, come
racconta Christofaro Landino, è animale avido, & vorace, il quale non solamente fà preda aperta
dell'altrui, ma ancora con aguati, & insidie furtivamente, & se non è scoperto da Pastori, ò da Cani,
non cessa sino à tanto, che tutto il gregge rimanga morto, dubitando sempre di non havere preda à
bastanza. Così l'avaro hora con fraude, & inganno, hora con aperte rapine toglie l'altrui, nè però può
accumular tanto, che la voglia si satij. Dipingesi à guisa dell'Idropico, perche sì come questo non
ammorza mai la sete per lo bere, ma l'accresce, così l'avaritia tanto cresce nell'huomo quanto crescano
i Tesori. Però disse Oratio nelle Ode:
Crescit indulgens sibi dirus hydrops?
Nec sitim pellit, nisi caussa morbi
Fugerit venis, & aquosus albo
Corpore languor.
Et Seneca ancora,
Avaro deest, tam quod habet, quam quod non habet.
La Magrezza del lupo dinota l'insatiabile appetito dell'avaro, & l'inconveniente tenacità della robba,
che possiede. Si fà con la borsa serrata, godendo più nel guardare i danari, come cosa dipinta per
diletto, che in adoprarli come utile per necessità. Et molto à proposito mi pare in questa occasione
l'Epigramma di un nobile Accademico di Roma contra uno avaro de' nostri tempi, quale scriveremo
nella sua lingua, per non sminuirgli la gratia. Et dice così:
Vt parcas opibus tibi quid non parcis? an unquam
Augendi census terminus ullus erit?
Desine divitias fulvo cumulare metallo.
Tàm tibi deest quod habes, quàm quod habere nequis,
Quid tam obduras toties, quid Pontice iactas?
Non nisi qui frugi est, possidet ullus opés.
Tu mihi dives eris, qui ne quo tempore partis
Divitiis egeas, Pontice semper eges?

AVARITIA.
SI dipinge da gli Antichi Tantalo in un fiume coperto dall'acqua sino alla gola, al qual sopra la testa
pende un Albero carico di frutti, in modo che egli non possa arrivare con le mani à i frutti per satiar la
fame, nè al fiume per smorzarsi la sete, secondo il detto di Horatio:
Tantalus à labris sitiens fugientia captat
Flumina, con quel, che segue.

AVDACIA.
DONNA, vestita di rosso, & verde, havrà la fronte torbida, stando in atto di gettare à terra una gran
Colonna di marmo, sopra alla quale si posi un Edificio.
L'Audacia è contraria alla timidità, & è vitio di coloro, che poco considerano la difficoltà d'alcune
grandi attioni, & troppo delle lor forze presumendosi, s'avvisano di recarle agevolmente à fine. Però è
figurata per una giovane, che tenti con le sue forze di mandare à terra
una ben fondata colonna. Il vestimento rosso, & verde signi-
fica audacia, come anco la fronte torbida. Così dice
Aristotele de Fisonomia al nono
Capitolo.

AVGVRIO BVONO.
secondo l'opinione de' Gentili.

Vn Giovanetto, c'habbia una stella in cima del capo, in braccio tenga un Cigno, & sia vestito di verde,
colore, che significa augurio, percioché l'herbe, quando verdeggiano, promettono buona copia de'
frutti. Il Pierio Valeriano nel 44. lib. dice, che quelli, che anticamente osservavano gli augurij
confermavano, che la stella è sempre segno di prosperità, & di felice successo. Del Cigno disse
Virgilio nel I. dell'Eneide:
Ni frustra augurium vani docuere parentes
Aspice bis senos laetanteis agmine cygnos.
Però à noi Christiani non è lecito credere alle vanità de gli augurij.

AVGVRIO CATTIVO.
secondo la medesima opinione.

HUOMO, vecchio, vestito del color, che hanno le foglie quando l'albero dà segno di seccarsi, in mano
terrà una Mustela, & per l'aria dalla sinistra banda vi sarà una Cornacchia. Il color del vestimento ci
dimostra, che il cattivo augurio, ò si stima, che venga per la vicinanza di qualche mal soprastante,
come le foglie de gli alberi, che perdono il colore quando il tronco perde le virtù. Della Mustela disse
l'Alciato:
Quidquid agis mustela tibi si occurrat, omitte:
Signa mala haec sortis bestiae prava gerit.
Il medesimo significa la Cornacchia, però Virgil. nella Bucolica dice:
Saepe sinistra cava praedixit ab ilice cornix.
Si potria ancora porre in luogo di questa il barbagianni, quale secondo, che riferisce Ovidio è ucello
apportatore in ogni luogo di tristissimo augurio.

AVRORA.
secondo il Vasari nella vita di Taddeo Zucchero.

VNA fanciulla di quella bellezza, che i Poeti s'ingegnano d'esprimere con parole, componendola di
rose d'oro, di porpora, di rugiada, di simili vaghezze, e questo quanto à i colori, & carnagione. Quanto
all'habito, componendone pur di molti uno che paia più al proposito si hà da considerare, che ella,
come hà tre stati e tre colori distinti, così hà tre nomi, Alba, Vermiglia e Rancia; per questo gli farei
una vesta fino alla cintura, candida, sottile, e come trasparente, dalla cintura infino alle ginocchia una
sopraveste di scarlatto, con certi trinci e gruppi, che imitassero quei suoi riverberi nelle nuvole,
quando è vermiglia, dalle ginocchia in giù fino à piedi, di color d'oro, per rappresentarla quando è
rancia, avvertendo, che questa veste deve esser fessa, cominciando dalle coscie, per fargli mostrare le
gambe ignude, & così la veste, come la sopra veste siano scosse dal vento, & faccino pieghe, &
svolazzi. Le braccia vogliono essere ignude ancor'esse d'incarnagione pur' di rose. Ne gli homeri gli si
facciano l'ali di varij colori, in testa una corona di rose, nelle mani gli si ponga una lampada, ò una
facella accesa, overo gli si mandi avanti un Amore, che porti una face, & un altro dopo, che con
un'altra svegli Titone. Sia posta à sedere in una sedia indorata, sopra un carro simile, tirato, ò da un
Pegaso alato, ò da dua cavalli, che nell'un modo, & nell'altro si dipinge. I colori de' cavalli siano
dell'uno splendente in bianco, dell'altro splendente in rosso, per denotargli secondo i nomi, che
Homero dà loro di lampo, e di Fetonte, facciasi sorgere da una marina tranquilla, che mostri di esser
crespa, luminosa e brillante.

AVRORA.
GIOVANETTA alata, per la velocità del suo moto, che tosto sparisce, havrà le mani piene di fiori;
perche al suo apparire s'aprono i fiori, che per la notte s'erano serrati.
AVRORA.
VNA fanciulla di color incarnato con un manto giallo in dosso, haverà in mano una Lucerna fatta
all'antica accesa, starà à sedere sopra il Pegaso Cavallo alato, perche da Homero in più luoghi ella è
chiamata krokopeplos, che vuol dire velata di giallo, sì come nota Eustathio Commentatore d'Homero
nel 2. lib. dell'Odissea, & Virgilio ne i suoi Epigrammi dice:
Aurora Oceanum croceo velamine fulgens Liquit.
Et Ovidio nel 3. lib. dell'Arte di Amare, nota il colore incarnato, dicendo:
Nec Cephalus roseae praeda pudenda deae.
Il medesimo Eustathio nel luogo sopradetto dice, che ella va in sul cavallo Pegaseo per la velocità, &
perche l'Aurora è molto amica de' poeti, & desta gli spiriti à capricij ingegnosi, & piacevoli.

AVRORA.
GIOVANETTA alata, di color incarnato con manto giallo; nel braccio sinistro tiene un Cestello pieno
di varij fiori, & nella stessa mano tiene una facella accesa, & con la destra sparge fiori.

AVTVNNO.
Per l'Autunno si potrà fare Bacco carico d'Vve, con la Tigre appresso, che saltando gli voglia rapire
l'uve di mano, Autunno Ovidio lib. 2 Metamorf.:
Stava un'huom più maturo da man manca
Duo di tre mesi, à quai precede Agosto
Che 'l viso hà rosso e già la barba imbianca,
E stà sordido e grasso e pien di mosto;
Hà il fiato infetto e tardi si rinfranca,
Che vien dal suo velen nel letto posto;
D'uve mature son le sue ghirlande,
Di fichi e ricci di castagne e ghiande.

AVTTORITA'.

DONNA, in sembiante di Matrona, vestita d'oro, che nella destra mano tenga uno Scettro, & con la
sinistra due chiavi.

BELLEZZA.
DONNA, che habbia ascosa la testa frà le nuvole, & il resto sia poco visibile per lo splendore, che la
circonda, ponga una mano fuori dello splendore, con la quale terrà un giglio, sporgendo con l'altra
mano una palla, & un compasso. Si dipinge la Bellezza con la testa ascosa frà le nuvole, perche non è
cosa della quale più difficilmente si possa parlare con mortal lingua, & che meno si possa conoscere
con intelletto humano, quanto la Bellezza, la quale non è altro, che uno splendore, che deriva dalla
luce della faccia di Dio, come definiscono i Platonici, & in somma è una istessa cosa con esso; la
quale poi communicandosi in qualche parte per benignità di lui alle sue creature, è cagione, che esse
comprendono in qualche parte, che cosa sia bellezza; ma come quelli, che guardano se stessi nello
specchio, subito si scordano, come disse San Giacomo nella Epist. Can., così noi guardando la
bellezza nelle cose mortali, non molto potiamo alzarci à vedere quella pura, & semplice chiarezza,
dalla quale tutte le chiarezze hanno origine, come benissimo disse Dante nel 13. del Par.
Ciò, che non muore, & ciò, che può morire
Non è se non splendor di quella idea
Che partorisce amando il nostro Sire.
Non si potendo dunque vedere il vero principio di Bellezza, come non si può vedere Iddio, che è la
perfettione, & la luce di tutte le cose, essendo tutto quello, che è in esso, la medesima essenza con lui
medesimo, si dipingerà la figura nella detta maniera, significandosi per la mano, che si estende co'l
giglio la bellezza de' lineamenti, & de' colori del corpo feminile, nel quale pare, che sia riposta gran
parte di quella picciola misura di bellezza, che è participata, & goduta in terra, come habbiamo già
detto di sopra. Nell'altra mano terrà la palla co'l compasso, per dimostrare, che ogni bellezza consiste
in misure, & proportioni, le quali si aggiustano co'l tempo, & co'l luogo. Il luogo determina la
bellezza nella dispositione delle Provincie, delle Città, delle Case, de' Tempij, delle Piazze,
dell'huomo, & di tutte le cose soggette all'occhio, come colori ben distinti, & con proportionata
quantità, & misura, & con altre cose simili, co'l tempo si determinano le armonie, i suoni, le voci,
l'oratione, gli abbattimenti, & altre cose, le quali con misura aggiustandosi, dilettano, & sono
meritamente chiamate belle; & come il giglio per l'acutezza dell'odore muove il senso, & desta gli
spiriti, così medesimamente la bellezza muove, & desta gli animi ad amare, & desiderare di godere,
per dare perfettione à se stesso, la cosa, che si conosce per la molta bellezza degna di consideratione,
& di prezzo. Sopra di, che un nobile, & gentilissimo spirito fece il presente Sonetto:
È luce la beltà, che dal primiero
Splendor nascendo in mille rai si parte,
E fede fà, mentre gli vibra e parte,
Di quel ch'in Cielo splende eterno vero.
Varia color sovente, hor bianco, hor nero,
E luce in una men ch'in altra parte
Ne dotta mano di ritrarla in carte
Speri; si vince ogni opra, ogni pensiero.
Quegli, che 'l nostro, e l'altro Polo eresse
Quasi Tempij à lui sacri, ove il profondo
Saper s'adopri, e la potenza, e 'l zelo,
Vna scintilla sol mostronne al mondo
E di ciò, ch'egli imaginando espresse,
Note furon le stelle, e carta il Cielo.

BELLEZZA FEMINILE.
DONNA, ignuda, con una ghirlanda di gigli, & ligustri in testa, in una mano havrà un Dardo, nell'altra
un Specchio, porgendolo in fuori senza specchiarsi dentro, sederà sopra un Drago molto feroce. I
Gigli sono l'antico Ieroglifico della bellezza, come racconta il Pierio Valeriano, forse perche il giglio,
trà gli altri fiori, hà quelle trè nobili qualità, che riconobbe una gentildonna Fiorentina nella statua
fatta da Scultore poco prattico, perché; essendo ella domandata quel, che giudicasse di tal statua; ella
con grandissima accortezza disse; scoprendo le bellezze d'una Donna compita, & la goffezza
tacitamente di quell'opera, che era bianca, morbida, & soda; per essere queste qualità del Marmo
stesso, & necessarissime in una donna bella, come racconta Giorgio Vasari, & queste tre qualità hà
particolarmente trà gli altri fiori il giglio. Il dardo facendo la piaga, nel principio quasi insensibile, la
quale poi cresce à poco à poco, & penetrando molto dentro, è difficile à potersi cavare, & ci dimostra,
che cominciando alcuno ad amare la bellezza delle donne, non subito prova la ferita mortale, ma à
poco à poco crescendo la piaga, sente alla fine, che per allentar d'arco non sana. Lo specchio dimostra
essere la bellezza feminile medesimamente uno specchio, nel quale vedendo ciascuno se stesso in
miglior perfettione per l'amor della specie s'incita ad amarsi in quella cosa, ove si è veduto più
perfetto, & poi à desiderarsi, & fruirsi. Il Drago mostra, che non è da fidarsi, ove è bellezza, perche vi
è veleno di passione, & di gelosia. È ignuda perche non vuol essere coperta di liscio; come anco si
può dir, che sia frale, & caduca, & perciò le si pongono i Ligustri nella ghirlanda conforme al detto di
Virgilio
Alba ligustra cadunt, vaccinia nigra leguntur.

BEATITVDINE.
insegnataci da Christo Sig. Nostro
PRIMA BEATITVDINE
è la Povertà di Spirito.

Beati pauperes spiritu; San Matteo al 5.

SI farà una Fanciulla d'habito corto, stracciato con la faccia alquanto curva, &, che riguarda il Cielo
con questo motto: Regnum coelorum paupertate venale, parole di S. Agostino. Si fà fanciulla come di
sesso più dedito alla religione, & più aliena dall'alterezza dell'animo, che non è quello de gli huomini,
& anco più inclinato à dar fede alla dottrina della virtù insegnatici da N. S. Et poco creduta da quelli
che, fidandosi nella sapienza mondana, non vogliano ammettere per virtù quelle, che non derivano in
qualche modo, almeno dalle quattro morali (intese, & conosciute ancora da' Filosofi). È proprietà
feminile piegarsi ancora alle cose, che vengono dette da altri, & che portano seco l'humiltà, &
compassione, senza molto apparato di Sillogismi. Si fà in habito corto, per mostrare la poca
pretensione nelle cose del mondo, perche la veste lunga sempre hà mostrato dignità, & sopreminenza
à gl'altri, & perciò i Romani non volevano, che i loro Cittadini vestissero di lungo, finché quest'habito
per l'età non potesse far testimonio della virilità dell'animo, & de' pensieri atti à reggere la Republica.
Et però con l'habito corto si viene à mostrare, che i poveri di spirito tengono poco conto de gli honori,
& delle grandezze mondane, le quali bene spesso attraversandosi al pensiero, come le vesti lunghe
sogliono intricarsi frà le gambe, sono cagione, che difficilmente si può caminare dietro à Christo,
essendoci necessario essere speditissimi dalle cose del mondo per seguire la via del Cielo. Si dice
anco volgarmente, che sunt honores onera, come non altro, che peso, si sente dalle veste, che arrivano
sino à terra, à chi le porta. Il vestimento stracciato, & la faccia curvata mostrano l'humiltà, che è
propriamente il definito per la povertà di spirito, & è grado più basso di quello, che dimandano
humanità, & cortesia i Morali. Rimira il Cielo per mostrare, che il premio di questa virtù non s'aspetta
frà gl'huomini, ma solo da Dio Creator Nostro, che hà le vie sue (come dice il Profeta) differenti dalle
vie de gli huomini, & il gesto co'l motto sottoscritto di S. Agostino significa questo stesso.

BEATITVDINE SECONDA.
è la Mansuetudine.

Beati mites, quoniam ipsi possidebunt terram.

Importa l'essere mansueto, & humano, & ad altri nel bene, & ne gli honesti servitij consentire. Si farà
fanciulla, che per lo petto sia passata da un pugnale all'altro lato e con le mani giunte insieme col
motto cavato del Salmo:
Mansueti hereditabunt terram.
Per la medesima ragione detta di sopra, questa figura si farà fanciulla ancor essa, & il Pugnale, che le
passa il petto, mostra, che gran virtù è saper sopportare i danni della vita per la religione, & per l'amor
di Dio: il che si nota nelle mani giunte insieme, che è atto di religione, & di fede, altrimenti non solo
non sarebbe virtù, ma si potrebbe più tosto nominar vitio manifesto, per essere ciascuno obligato alla
natura, ministra di Dio, à difendere la vita propria. Et il motto dichiara, che il premio di questa virtù
sarà d'hereditare la terra; non questa, che vivendo habbiamo con travagli, & fastidij; ma quella di
promissione, dove sarà perpetua quiete.

TERZA BEATITVDINE
è il Pianto.

Beati qui lugent, quoniam ipsi consolabuntur.

Importa piangere i peccati proprij, & quelli del prossimo, con le nostre, & loro miserie.
Fanciulla, che largamente pianga, volta verso un Romito, overo huomo venerabile, & religioso, il
quale stà in atto di consolarla. Il motto dice così: Praesens luctus, lætitiam generat sempiternam, & è
tolto da S. Agostino. Il pianto suole essere, ò per i danni passati, ò presenti, ò da vivere, i quali danni
possono essere, ò di robba, ò di honore, ò della vita propria, ò d'attinenti, & la penitenza, ò vero
pentimento è un segno esteriore d'interna passione per un male, che sia soprastante, ò lontano, ò
vicino, ò d'anima, ò di corpo, ò con merito di tale, ò senza. Se è con merito fatta con altre debite
circostanze, sarà un'atto, ò vero parte di quella penitenza, che è sacramento; se senza tal merito, overo
senza colpa d'errore, sarà effetto di pietà, benignità, religione, & mansuetudine, intendendo, che sia
fatta per fine conveniente, & santo; & essendo lo stato d'una fanciulla ancor tenerella quasi il meno
colpevole, che possa essere, non è dubbio, che facilmente sarà conosciuta per segno di quel che
sarebbe necessario à dirne à chi con parole volesse esprimere il concetto di questa Beatitudine, nella
quale co'l motto si manifesta, che il premio di questa sorte di pianto sarà una perpetua allegrezza
dell'altra vita. L'Huomo religioso mostra, che questo pianto, & questo dolore vuol essere mosso da
cagione pia, & religiosa, acciò, che si possa dir atto di vera virtù,
non come il pianto di Democrito, il quale nacque dall'am-
bitione, & dal desiderio di parer il più sapien-
te, & il più meritevole di tutti
gli altri.

QVARTA BEATITVDINE.
è la Fame, & la Sete della Giustitia.

Beati qui esuriunt, & sitiunt Iustitiam; cioè, che sono molto desiderosi del vivere virtuoso, & del ben
oprare, di ministrare Giustitia à ciascuno, facendo opera, che gli empij siano puniti, & essaltati i
buoni.

Si farà Donzella, che tenga un paio di Bilancie inegualmente pesando, vi sia un Diavolo in atto di
volerle prendere, & essa con una Spada, che tiene nell'altra mano lo scaccia; il motto sarà: Esurientes
implevit bonis, parole di Maria Vergine nella sua Canzone.
La Giustitia è una costante, & perpetua volontà di rendere à ciascuno quello, che gli si deve, però
appartiene à questa Beatitudine tanto la sete della giustitia legale, che è bene evidentissimo, &, che
abbraccia tutti gl'altri beni; quanto il desiderio di vedere esseguita quella, che si aspetta da' legitimi
Tribunali, & così l'insegna Nostro Signore per virtù degna della beatitudine eterna. Le Bilancie notano
per se stesse metaforicamente la giustitia, perche, come esse aggiustano le cose gravi, & materiali;
così essa, che è virtù, aggiusta i beni dell'animo, & pon regola alle attioni esteriori dell'huomo. Nella
Donzella si notano le qualità di quella giustitia della quale si deve haver fame, & sete; & si fà
giovane, per mostrare, che non si deve aspettar la vecchiezza, & presto vuol essere posta in
essecutione ove, & come bisogna. Et perche la gioventù, è per l'ordinario circospetta, avveduta,
desiderosa d'honori, sprezzatrice di ricchezze, con l'occhio, & altri sensi interi riguardevole per la
vaghezza desiderabile, per la dispositione à molte opere di lode, libera ne' desiderij, netta in tutti gli
affari, dedita alla politia, accorta, nemica di riprensione, audace, & confidente, tale, & simile in tutto
dovrà ancora essere quella giustitia, della quale si deve havere ansietà. Il Diavolo si figura per lo vitio,
che ci stimola continuamente per farci torcere della via della giustitia, ma facilmente si scaccia con la
tagliente spada del zelo di Dio, & il premio di questi, secondo, che ci esprime il motto, è l'essere
satiati di cibi, che sono molto migliori delle vivande di questa vita.

BEATITVDINE QVINTA
è la ondezza di cuore, cioè havere il cuore libero dalle passioni, & dalle disordinate affettioni.

Beati mundo corde, quoniam ipsi Deum videbunt.

VNA donna, che sparga lagrime di pianto, sopra un cuore, che tiene in mano.
La mondezza del cuore fù presa da Christo N. S. per l'innocenza, la quale è mondezza dell'anima, & si
dice esser nel cuore, quando esso non è occupato da mali pensieri, overo da affetti contrarij alla virtù:
& si mostra, che non possa intendere della mondezza esteriore con le lagrime, le quali sono la vera
medicina de gli ulceri dell'anima, come si hà per molti luoghi della Sacra Scrittura. Il premio della
mondezza del cuore farà vedere Dio invisibile à gli occhi corporali, li quali quando sono ben purgati
vedono solo gli accidenti sensibili, ove quelli della mente non si abbassano, come nel motto si
accenna.

BEATITVDINE SESTA.
è la Misericordia.

Beati Misericordes, cioè quelli, che hanno compassione alle miserie de' prossimi, & potendo li
sollevano.
DONNA, che spezzando un pane ne porge una parte per uno à due, ò tre puttini, che gli stanno
d'intorno, con il motto di S. Girolamo:
Impossibile est hominem misericordem iram non placare Divinam.
La misericordia è virtù, per la quale sentimo dolore delle miserie altrui, & sovvenimo, secondo il
possibile, alle loro necessità. Si dice Misericordioso Iddio perche dissimula i peccati de gli huomini
per la penitenza. Si dice Misericordioso l'huomo, che facilmente si piega à dolersi delle miserie altrui,
& è quasi la medesima cosa con la pietà. Non si essercita, se non verso persone bisognose, afflitte, &
disperate per qualche gran disgratia, ò per gli errori commessi per propria colpa, delli quali si senta
dolore, & pentimento. Tale fù N. S. co'l Ladrone, che era infedele, & li diede il Cielo; con la donna
Samaritana, che era immersa nelle lascivie, & la fece casta; con quella, che era adultera, & le rese
l'honore; con Maddalena, che era peccatrice, & la fece Santa; con S. Pietro al quale rimise il peccato
d'haverlo negato, & ancora gli diede le chiavi del Cielo, giustificandolo: oltre à molti altri essempij,
che si leggono nell'historia del Ssnto Evangelio, ove non par, che si dipinga N. S. se non per vero
fonte di misericordia, ad imitatione del quale dobbiamo noi compatire à i mali altrui, & sopportare
volontieri le proprie tribulationi, quando vengano, ò per colpa propria, ò per suo volere. Sono
quattordici l'opere, & effetti di questa virtù assegnate distintamente da i Teologi, delle quali la
principale è di sovvenire alla vita altrui co'l mangiare, & co'l bere, & però si fà la Donna, che tiene in
mano il pane, & ne fà parte à i bisognosi fanciulli, per se stessi impotenti à procurarselo per altra via;
& secondo, che dice il motto con questo mezo facilissimamente si placa l'ira di Dio.

BEATITVDINE SETTIMA.
è l'Esser Pacifico.

Beati pacifici, quoniam filij Dei vocabuntur.

DONNA, che sotto a' piedi tenga alcune spade, elmi, scudi, & altre armi rotte, prendendo con una
mano un ramo di Vlivo, che da un'alra donna le vien dato, col motto: Confregit arcum scutum,
gladium, & bellum. Grado di Beatitudine assai grande è di coloro, che non pure si dilettano di vivere
nella pace, & nella quiete (il che pare appetito universale di tutti gl'huomini, & fin onde viene
commendata la guerra per se stessa biasimevole), ma per mezzo delle tribulationi sanno ristorarla,
quando sia persa, & per sé, & per gl'altri, non solo nel corpo con gl'inimici esteriori, ma nell'anima,
che maggiormente importa con le potenze dell'Inferno. Et si fà la pace con l'armi sotto a' piedi, per
mostrare, che deve esser acquistata, & mantenuta per virtù propria, per essere tanto più meritevole, &
commendabile. L'Vliva si dà in segno di pace, per unita testimonianza de gli antichi e de i moderni;
così leggiamo ch'Enea essendo per smontare nelle terre di Evandro in Italia, per assicurare il figliuolo
del Rè, che sospettoso gli veniva incontro, si fece fuora con un ramo d'ulivo in mano, & il giovane
subito si quietò, oltre ad infinitissimi altri esempij; per li quali tutti basti questo. Il premio di costoro è
l'essere del numero de' figliuoli di Dio.

BEATITVDINE OTTAVA.

Beati, qui persecutionem patiuntur propter iustitiam, quoniam ipsorum est Regnum Coelorum.

VNA Donna, che guardi il crudo stratio di tre figliuolini, che le stanno innanzi à i piedi in vario modo
crudelmente ammazzati, co'l motto preso dall'Apostolo: Sicut socij passionum estis, sic eritis, &
consolationis, & in una mano tenga una Croce, per essere Iddio nobilissimo sopra tutte le cose; però
più nobil spetie di giustitia, frà l'altre, sarà quella, che s'occupa in rendere à lui i dovuti honori di lodi,
& di sacrificij, quando bene fosse con pericolo manifesto, & con certa ruina di se stesso, & della
propria vita, & ciò si mostra per la donna, che tien la Croce in mano, con la quale si notano le
persecutioni per lo zelo della religione, che è la più nobil parte della giustitia, come si è detto. Si
dipingono l'una donna, & gl'altri fanciulli come più alieni da i pensieri dannosi, per li quali possa
apparire il merito per proprio errore de gli stratij sopportati.
BENIGNITÀ.
DONNA, vestita di azurro stellato d'oro con ambedue le mani si prema le Mammelle dalle quali
n'esca copia di latte, che diversi animali lo bevano, alla sinistra banda vi sarà un altare col fuoco
acceso. La Benignità non è molto differente dall'Affabilità, Clemenza, & Humanità, & principalmente
si essercita verso i Sudditi, & è compassione havuta con ragione, interpretando la legge senza rigore,
& è quasi quella, che i Greci dimandano epieikeia cioè piacevole interpretatione della legge. Si veste
di azurro stellato perché, come il Cielo, per mostrare la sua bellezza, deve essere senza nuvola, che
l'impedisca, così anco l'huomo benigno senza severità con ignuda piacevolezza di parole deve
essercitare mansueta Giustitia. Dicesi anco Benigno il Cielo, quando è chiaro, & da molte stelle
illustrato, & abbellito. Così Benigno si dice l'huomo per molte gratie, che fà, senza aspettatione di
premio, ò di riconoscimento terreno.
Preme dalle Mammelle il latte, del quale bevono molti animali, perche la Benignità con molte, e varie
persone sparge benignamente, ò quelle gratie, che la natura le hà date in abondanza, ò le soverchie
almeno. L'Altare co'l fuoco dinota, che la benignità si deve usare, ò per cagione di religione, la quale
principalmente si essercita con li sacrificij, ò almeno non senza essa, talmente, che venga in pericolo
di essere ritardata, ò impedita la Giustitia per imitare Iddio istesso, il quale è egualmente giusto, &
benigno.

BIASIMO.
VECCHIO, magro, pallido, con bocca aperta, & chinato verso la terra, la quale ei va percotendo con
un bastone, che hà in mano. Così fingevano gli antichi Momo, Dio della riprensione, & del biasimo.
Si dipinge vecchio perche è proprietà de' vecchi di biasimare sempre le cose d'altri, ò perche si
conosca la loro prudenza imparata con l'esperienza di molti anni, ò per lodar l'età passata, ò per porre
freno alla licenza giovanile. Si dipinge ancora vecchio, perche il biasimo nacque da un parto con la
natura, antichissima madre di tutte le cose, & dell'uomo in particolare, che, subito creato, nel gustar
delle sue prime delicie, volle maculare con la bocca immonda le pure, & vere lodi del suo Creatore,
biasimando la volontà sua, che gli havea prohibito il pomo ond'egli si comprò la morte. Si fà ancora
vecchio, essendo la vecchiezza simile al Verno, che spoglia i tempi d'ogni allegrezza, perche il
biasimo toglie ogni occasione di piacere, & di gusto. È secco, & pallido perche tale diviene spesso chi
biasima per l'invidia, che quasi sempre muove il biasimo, & chi è biasimato per lo cordoglio, che gli
soprabonda nel core. Stà con la bocca aperta perche il biasimo stà nell'opinione de gli huomini, &
nasce dalla concordanza di molte lingue in una attione per scemarne la lode. Mira la terra, perche il
fine di chi biasima non può esser se non vile appoggiandosi massime all'arido legno dell'adulazione.

BONTÀ.
DONNA, vestita d'oro, con ghirlanda di ruta in capo, & con gli occhi rivolti al Cielo, in braccio tenga
un Pelicano con li figliuolini, & à canto vi sia un verde Arboscello alla riva d'un fiume. Il vestito
dell'oro significa bontà, per esser l'oro supremamente buono frà tutti i metalli. Horatio dimanda Aurea
la Mediocrità, dalla quale deriva la bontà istessa in tutte le cose. L'Albero alla riva del fiume è
conforme alle parole di David nel suo primo Salmo, che dice L'huomo, che segue la legge di Dio
esser simile ad un albero piantato alla riva d'un ruscello chiaro, bello, & corrente, e per non essere
altro la bontà, della quale parlamo, che il confermarsi con la volontà di Dio, però si dipinge in tal
modo, & il Pelicano medesimamente, il quale è ucello che, secondo, che raccontano molti Auttori, per
sovvenire i proprij figliuoli posti in necessità svena se stesso co'l rostro, & del proprio sangue li
nodrisce, come dice diffusamente il Pierio al suo luogo, & de' più modeni nella nostra lingua il
Ruscelli nell'Impresa del Cardinale d'Augusta non mostra altro, che l'istessa bontà. Stà con gl'occhi
rivolti al Cielo per esser intenta alla contemplatione Divina, & per scacciare i pensieri cattivi, che di
continuo fanno guerra. Per questo ancora si pone la ghirlanda di ruta, havendo detta herba proprietà di
esser fuggita da gli spiriti maligni, & ne habbiamo autentici testimonij. Hà ancora proprietà di sminuir
l'amor venereo quest'erba, il che ci manifesta, che la vera bontà lascia da banda tutti l'interessi, &
l'amor proprio principalmente, il quale solo sconcerta, & guasta tutta l'armonia di questo organo, che
suona con l'armonia di tutte le virtù.

BVGIA.
DONNA, involta, & ricoperta nell'habito suo quanto sia possibile, il vestimento da una parte sarà
bianco, & dall'altra nero. Terrà in capo una Gaza, & in mano una sepia pesce. La parte del vestimento
del color bianco mostra, che gli huomini bugiardi primieramente dicono qualche verità per
nascondervi sotto la bugia. L'altra parte di dietro del vestimento nero si confà in quella sentenza di
Trifone Grammatico Greco, la quale diceva, che le bugie hanno la coda nera, & per questa medesima
ragione à questa imagine si pone in capo la Gaza, che è di color vario, & la Sepia, la quale, secondo,
che racconta il Pierio Valeriano nel libro 28., quando si sente presa manda fuori della coda un certo
humore nero, nel quale si nasconde, stimando con tale inganno fuggire dal pescatore. Così il bugiardo
oscura se stesso con la fintione delle bugie, & non viene mai à luce di buona fama.

BVGIA.
DONNA, giovane, brutta, ma artificiosamente vestita di color cangiante, dipinto tutto di mascare di
più sorti, & di molte lingue. Sarà zoppa, cioè con una gamba di legno, tenendo nella sinistra mano un
fascetto di paglia accesa. Santo Agostino dipinge la Bugia dicendo, che è falsa significatione della
voce di coloro, che con mala intentione niegano, overo affermano una cosa falsa. Et però si
rappresenta in una donna giovine, ma brutta, essendo vitio servile, & fuggito sommamente nelle
conversationi de' nobili, in modo, che è venuto in uso hoggidì, che attestandosi la sua nobiltà, come
per giuramento, nel parlare, si stima per cosa certa, che il ragionamento sia vero.
Vestesi artificiosamente, perche con l'arte sua ella s'industria di dare ad intendere le cose, che non
sono. La vesta di cangiante dipinta di varie sorti di mascare, & di lingue dimostra l'incostanza del
bugiardo, il quale, dilungandosi dal vero nel favellare, dà diversa apparenza di essere à tutte le cose,
& di qui è nato il proverbio, che dice Mendacem oportet esse memorem. Il fascetto di paglia accesa
altro non significa se non che, sì come detto fuoco presto s'appiccia, & presto s'ammorza, così la
bugia presto nasce, & presto muore. L'esser zoppa dà notizia di quel che si dice trivialmente, Che la
bugia hà le gambe assai corte.

CALAMITÀ.
DONNA, mesta, vestita di nero, & male in arnese, mostrandosi debole si regga sopra una canna,
tenendo in mano un mazzo di spiche di grano rotte e fracassate come quelle, che vengono sbattute
dalla tempesta.
Il vestimento nero significa maninconia, ch'è compagna perpetua della calamità. S'appoggia alla
canna, perche non si trova maggior calamità, che quella di colui, che stà in pericolo di ruinare, il quale
si conduce molte volte à desiderare la morte per rimedio, & la Canna per essere vacua, & poco densa,
facilmente si spezza al sopravenimento del peso, come facilmente mancano le speranze di questo
Mondo, perche ogni sorte di vento ancorché debole è bastante à mandare in ruina, & la fabrica, & li
fondamenti delle nostre speranze, & per questo si dimanda calamità dalli Calami delle canne. Il
mazzo del grano acconcio, come detto habbiamo, significa la perditione, & ruina delle biade, che è il
principio della nostra calamità

CALVNNIA.
DONNA, che mostri essere sdegnata; nella sinistra mano tenga un Torchio acceso, & con la destra
prenda per i capegli un giovanetto nudo, & lo raggiri, il quale alzi le mani giunte al Cielo. Dipingesi
con un viso iracondo, perche è cagionata dall'iracondia, & dallo sdegno. Il Torchio acceso dimostra,
che la Calunnia è istrumento attissimo ad accendere il fuoco delle discordie, & delle ruine di tutti i
Regni. Il tirarsi dietro il giovine, che hà le mani giunte ci fà conoscere, che il calunniare non è altro,
che lacerare la fama de gli innocenti.

CAPRICCIO.
GIOVANETTO, vestito di varij colori, in capo porterà un cappelletto simile al vestimento, sopra il
quale vi saranno penne diverse, nella destra mano terrà un Mantice, & nella sinistra uno Sperone.
Capricciosi si dimandano quelli, che con Idee dalle ordinarie de gli altri huomini diverse fanno
pendere le proprie attioni, ma con la mobilità dall'una all'altra pur del medesimo genere, & per modo
di Analogia. Si dicono Capricci le Idee, che in pittura, ò in musica, ò in altro modo si manifestano
lontane dal modo ordinario. L'inconstanza si dimostra nell'età fanciullesca, la varietà nella diversità de
i colori. Il cappello con le varie penne mostra, che principalmente nella fantasia sono poste queste
diversità d'attioni non ordinarie. Lo Sperone, & il Mantice mostrano il capriccioso pronto all'adulare
l'altrui virtù, ò al pungere i vitij.

CARESTIA.
DONNA, macilente, & malvestita, nella destra mano tenga un ramo di Salce, nella sinistra una pietra
Pomice, & à canto haverà una Vacca magra.
Dipingesi la Carestia magra, per dimostrare l'effetto del mancamento delle cose alla vita humana
necessarie,; perche il danaro solito à spendersi largamente in più felici tempi, nella sterile stagione
poco meno, che tutto si trasferisce nel dominio di pochi, di modo, che facilmente i poveri rimangono
macilenti, & mal vestiti per carestia di pane, & di danari. La pietra Pomice, & il Salice pianta sono
sterili, & la sterilità è principale cagione della carestia, ma non sola alcune volte; nasce ancora per
insatiabile cupidigia d'alcuni Mercanti, li quali sogliono (fraudando la natura) affligere la povera
gente con li loro inganni. Dipingesi appresso la Vacca magra per segno di carestia, & questo
significato lo mostrò Gioseffo nelle sacre lettere quando dichiarò il sogno di Faraone.

CASTITÀ.
DONNA, vestita di bianco si appoggi ad una Colonna, sopra la quale vi sarà un Crivello pieno
d'acqua. In una mano tiene un ramo di Cinnamomo, nell'altra un vaso pieno d'Anella. Sotto alli piedi
un Serpente morto, & per terra vi saranno danari, & gioie.
Vestesi questa donna di bianco per rappresentare la purità dell'animo, che mantiene questa virtù, &
s'appoggia alla colonna, perche non è finto, & apparente, ma durabile, & vero. Il Crivello sopra detta
colonna per lo gran caso, che successe alla Vergine Vestale è indicio, ò simbolo di castità. Il
Cinnamomo odorifero, & pretioso dimostra, che non è cosa della castità più pretiosa, & soave; &,
nascendo quest'albero nelle rupi, & frà le spine, mostra, che frà le spine della mortificatione di noi
stessi, nasce la castità, & particolarmente la verginale. Le Anella sono indicio della castità
matrimoniale. Il serpente è la concupiscenza, che continuamente ci stimola per mezzo d'amore. Le
Monete, che si tiene sotto a' piedi danno segno, che il fuggir l'avaritia è conveniente mezzo per
conservar la castità.

CASTITÀ.
DONNA, bella, di honesta faccia, nella destra mano terrà una sferza alzata in atto di battersi, & un
Cupido con gli occhi bendati gli stia sotto a' piedi. Sarà vestita di lungo, come una Vergine Vestale, &
cinta nel mezzo di una fascia, come hoggi in Roma usano le Vedove, sopra la quale vi sia scritto il
detto di S. Paolo: Castigo corpus meum.

CASTITÀ MATRIMONIALE.
DONNA, vestita di bianco, in capo haverà una ghirlanda di Ruta, nella destra mano tenga un ramo di
Alloro, & nella sinistra una Tortora. La ruta hà proprietà di raffrenare la libidine, per l'acutezza del
suo odore, il quale essendo composto di parti sottili per la sua calidità risolve la ventosità, & spenge le
fiamme di Venere, come dice il Mattiolo nel 3. lib. de' suoi Commenti sopra Dioscoride.
Tiene il ramo dell'Alloro, perche quest'Albero hà grandissima simiglianza con la castità, dovendo essa
esser perpetua, come è perpetuo il verde del Lauro, & stridere, & fare resistenza alle fiamme d'Amore,
come stridono, & resistono le sue foglie, & i suoi rami gettati sopra il fuoco. Però Ovidio nel primo
lib. delle Metamorf. finge, che Dafne Donna casta si trasformasse in un Lauro.
La Tortora ci insegna co'l proprio essempio à non contaminare giamai l'honore, & la fede del
Matrimonio conversando solamente, & sempre con quella, che da principio si elesse per compagnia.
Si può ancora dipingere l'Armellino per la gran cura, che hà di non imbrattare la sua bianchezza,
simile à quella di una persona casta.

CASTITÀ.
nella Medaglia di Giulia Pia.
DONNA, che siede con uno Scettro in mano, & con due Tortore in seno.

CECITÀ DELLA MENTE.


DONNA, vestita di verde, stia in prato pieno di varij fiori, col capo chino, & con una Talpa appresso.
Cecità si dice la privatione della luce de gli occhi, & per similitudine, overo per Analogia, si domanda
ancora l'offuscatione della mente Cecità, però l'una si dimostra con la Talpa per antico costume de gli
Egittij, come racconta Oro Apolline, l'altra con la testa china verso li caduchi fiori della terra, che
sono le delitie mondane, che allettano l'anima e la tengono occupata senza profitto, perche, quanto di
bene il mondo lusinghiero ci promette, tutto è un poco di terra sotto falsa speranza, & breve piacere
ricoperta, dalla quale nondimeno mal volontieri levano gli affetti quei, che non possono patire il Sole
della virtù, anzi come la Talpa muore nel veder la luce così essi restano senz'anima alle persuasioni
del bene oprare.

CELERITÀ.
DONNA, che nella destra mano tiene un folgore à canto haverà un Delfino, & per l'aria uno
Sparviero. Ciascuno di questi è velocissimo nel suo moto dalla cognitione del quale in essi si sà
facilmente, che cosa sia celerità.

CARITÀ.
DONNA, vestita di habito rosso, che nella destra mano tenga un cuore ardente, & con la sinistra
abbracci un fanciullo.
La Carità è habito della volontà infuso da Dio, che ci inclina ad amar lui, come nostro ultimo fine, &
il prossimo come noi stessi. Così la descrivono i sacri Teologi, & si dipinge co'l cuore ardente in
mano, & co'l fanciullo in braccio per notare amendue questi effetti di essa. Il cuore si dice ardere
quando ama, perche, muovendosi gli spiriti da qualche oggetto degno, fanno ristringere il sangue al
core, il quale per la calidità d'esso alterandosi, si dice, che arde per similitudine. Però i due Discepoli
di Christo Signor Nostro dicevano, che ardeva loro il cuore, mentre egli parlava. Et si è poi
communemente usurpata questa traslatione da i Poeti nell'amor lascivo. Il fanciullo si dipinge à
conformità del detto di Christo: Quod uni ex minimis fecistis, mihi fecistis. Et sono talmente legate
insieme queste due cose, che nè questo senza quello, nè quello senza questo si trova. Il vestimento
rosso, per la simiglianza, che hà co'l colore del sangue, mostra, che sino all'effusione d'esso si stende
la vera carità, secondo il testimonio di S. Paolo.

CARITÀ.
DONNA, vestita di rosso, che in cima del capo habbia una fiamma di fuoco ardente; terrà nel braccio
sinistro un fanciullo, al quale dia il latte, & due altri gli staranno scherzando a' piedi; uno di essi terrà
alla detta figura abbracciata la destra mano. Senza carità un seguace di Christo è come un'armonia
dissonante d'un cembalo discorde, & una sproportione, come dice S. Paolo; però la Carità si dice
essere Cara unità, perche con Dio, & con gli huomini ci unisce in amore, & in affettione, che
accrescendo poi i meriti, co'l tempo ci fà degni della più nobile corona del Paradiso. Dunque la veste
rossa significa carità, per la ragione tocca di sopra: però la Sposa nella Cantica amava questo colore
nel suo diletto. La fiamma di fuoco per la vivacità sua c'insegna, che la Carità non mai rimane di
operare secondo il solito suo amando. Ancora per la carità volle, che s'interpretasse il fuoco Christo
Nostro Signore in quelle parole: Ignem veni mittere in terram, & quid volo, nisi ut ardeat? I tre
fanciulli dimostrano, che se bene la carità è una sola virtù, hà nondimeno triplicata potenza, essendo
senz'essa, & la fede, & la speranza di nissun momento. Il che molto bene espresse il Signor Giovan
Buondelmonte nel Sonetto fatto da lui in questo proposito ad imitatione delle parole di S. Paolo: &
dice così:
O più d'ogn'altro raro e pretioso
Dono, ch'in noi vien da celeste mano,
Così havess'io lo stile alto, e sovrano,
Come son di lodarti desioso.
Tu in cor superbo mai, nè ambitioso
Non hai tuo albergo, ma in benigno, e humano,
Tu patiente sei, non opri in vano
Ne del ben far sei tumido, ò fastoso.
Ogni cosa soffrisci, e credi, e speri,
Non pensi al mal, di verità sei pieno,
In ricchezze, in honor non poni affetto,
O' dolce Carità, che mai vien meno,
Deh col tuo foco i bassi miei pensieri
Scaccia, e di te sol mi riscalda il petto.

CHIAREZZA.
VNA Giovane, ignuda, circondata di molto splendore da tutte le bande, &, che tenga in mano il Sole.
Chiaro si dice quello, che si può ben vedere per mezzo della luce, che l'illumina, & fà la chiarezza. Et
chiarezza dimanderemo quella fama, che l'huomo, ò con la nobilità, ò con la virtù s'acquista. Si dice
ancora Chiarezza una delle quattro doti de' Beati in Cielo, & in ciascuno di questi significati.
Si dipinge giovane perche nel fiorire de' suoi meriti, ciascuno si dice essere chiaro per la similitudine
del Sole, che fà visibile il tutto.

CLEMENZA.
DONNA, sedendo sopra un leone, nella sinistra mano tiene un'asta, & nella destra una saetta, la quale
mostri di non lanciarla, ma di gittarla via. Così è scolpita in una medaglia di Severo Imperatore con
queste lettere, INDVLGENTIA AVG. INCAR
Il Leone è simbolo della clemenza: perche, come raccontano i naturali, se egli per forza supera, &
gitta à terra un huomo, se non sia ferito da lui, non lo lacera, nè l'offende, se non con leggierissima
scossa. La saetta nel modo, che dicemmo, è segno di clemenza, non operandosi in pregiudicio di
quelli, che sono degni di castigo.

CLEMENZA.
DONNA, che calchi un Monte di Arme, & con la mano destra porga un ramo d'Vlivo, appoggiandosi
con il braccio sinistro ad un tronco del medesimo albero, dal quale pendano i Fasci consolari.
La Clemenza non è altro, che un'astinenza da correggere i rei co'l debito castigo, & essendo un
temperamento della severità viene à comporre una perfetta maniera di Giustitia, & à quei, che
governano molto necessaria. Appoggiasi al tronco dell'Vlivo, per mostrare, che non è altro la
Clemenza, che inclinatione dell'animo alla misericordia. Porge il ramo della medesima pianta per dar
segno di pace. Et le Armi gittate per terra, co' fasci consolari sospesi, notano il non volere contra i
colpevoli essercitar la forza, secondo, che si potrebbe per rigor di giustitia; però si dice, che
propriamente è Clemenza l'indulgenza di Dio a' nostri peccati. Però il Vida Poeta religioso, in cambio
del Mercurio, finge, che Giove della Clemenza si serva nell'ambasciaria, nel 5. libro della Cristiade.

CLEMENZA.
DONNA, che con la sinistra mano tenga un processo, & con la destra lo cassi con una penna, & sotto
alli piedi vi saranno alcuni libri.

CONCORDIA.
DONNA, che tiene in mano un fascio di verghe strettamente legato. La Concordia è una Vnione di
volere, & non volere di molti, che vivono, & conversano insieme. Però si rappresenta con un fascio di
Verghe, delle quali ciascuna per se stessa è debile ma tutte insieme sono forti, & dure, onde disse
Salomone: Funiculus triplex difficile rumpitur. Et mediante l'unione si stabilisce maggior forza
nell'operationi de gli huomini.

CONCORDIA MILITARE.
DONNA, armata, con le mani tenga un gran viluppo di Serpi, perche è preparata per difendere se
stessa con l'armi, & per nuocere altrui col veleno, che somministra l'ira.

CONCORDIA DI PACE.
DONNA, che tiene due Corna di abondanza ritorte insieme, che sono l'unione de' pensieri, & delle
volontà di diverse persone, & col l'altra mano un vaso di fuoco, perche la concordia nasce dall'amore
scambievole, il quale si assomiglia al fuoco materiale, per essere effetto di calore interiore dell'anima.

CONCORDIA DE GLI ANTICHI.


DONNA, che nella mano destra tiene alcuni Pomi granati, & nella sinistra un Cornucopia, con una
Cornacchia la quale si vede in molte Medaglie di Faostina Augusta scolpita co'l motto:
CONCORDIA, per l'eterna fedeltà, che usa questo animale con la sua compagnia. Però l'Alciato
disse:
Cornicum mira inter se concordia vitae,
Mutua, statq. illis intemerata fides.
I Pomi granati presso à gli antichi significavano concordia, perche tali devono essere gli animi
concordi, & in tal unione trà se stessi, come sono le granella di questi pomi, dalla quale unione nasce
poi l'abondanza, che è il nervo di vivere politico, & concorde.

CONCORDIA.
DONNA, bella, che mostri gravità, nella destra mano tenga una Tazza nella quale vi sarà un Pomo
granato, nella sinistra uno Scettro, che in cima habbia fiori, & frutti di varie sorti: in capo ancora
haverà una ghirlanda di mele granate, con le foglie, & co' frutti insieme con la ghirlanda per
acconciatura vi sarà una Mulachia. Et così nelle Medaglie antiche si vede scolpita.

CONCORDIA.
DONNA, che nella destra mano tiene un Pomo granato, & nella sinistra un mazzo di Mortella, & si
fabrica in tal maniera, secondo il detto di Pierio Valeriano, con l'auttorità di Democrito, dicendo, che
la Mortella, & i Pomi granati si amano tanto, che se bene le radici di dette piante sono poste alquanto
lontane l'una dall'altra si avvicinano nondimeno, & s'intrecciano insieme.

CONCORDIA.
nella Medaglia di Papieno.

DONNA, sedente, che nella destra hà una patena, & nella sinistra un Corno di dovitia con lettere
CONCORDIA AUGG. et S. C. Vedi Sebastiano Erizzo.

CONCORDIA.
DONNA, coronata di Ulivo, che tenga con la man destra un facio di freccie, legato con una benda
bianca, da un capo di esso, & con una rossa dall'altra, nella mano sinistra tenga un Cornucopia.
Si corona di Ulivo, per segno di pace, effetto della Concordia. Il fascio di freccie legato al modo
detto, significa la moltitudine de gli animi, uniti insieme co'l vincolo della carità, & della sincerità,
che difficilmente si possano spezzare, somministrandosi frà le stesse il vigore, & la gagliardezza,
onde poi è la Concordia produttrice di frutti piacevoli, come dall'altra banda la Discordia non sà se
non produrre spine, & triboli di maledicenza, & liti, che sturbano la compagnia, & l'amorevole
consortio de gl'huomini nel vivere politico, & ragionevole.

CONFIDENZA.
DONNA, con li capelli sparsi, con ambedue le mani sostenti una Nave. La confidenza porta seco la
cognitione dell'imminente pericolo, & la salda credenza di doverne scampare libero, & senza queste
due qualità variarebbe nome, & cangierebbe l'essere suo. Però si dipinge con la nave, che è segno di
confidenza. Con la Nave i naviganti ardiscono di pratticare l'onde del Mare, le quali solo con la
facilità del perpetuo moto par che minaccino ruina, morte, & esterminio all'huomo, che quando passa
la terra esce fuora de' suoi confini. A questo proposito disse Horatio nella 3. Ode del primo libro:
Illi robur, & as triplex
Circa pectus erat, qui fragilem truci
Commisit pelago ratem,
Primus: Et poi:
Quem mortis timuit gradum?
Con quel, che segue.

COGNITIONE DELLE COSE.


DONNA, che nella destra mano tiene una verga, overo uno Scettro, & nella sinistra un libro. Da, che
si comprende, che la cognitione delle cose s'acquista per mezzo dell'attenta lettione de' libri, il che è
un dominio dell'anima.

COMEDIA.
DONNA, in habito di Zingara, ma il suo vestimento sarà di varij colori, nella destra mano terrà un
cornetto da sonar di musica, nella sinistra una Maschera, & ne' piedi i zoccoli.
La diversità de' colori nota le varie, & diverse attioni, che s'esprimono in questa sorte di poesia, la
quale diletta à l'occhio dell'intelletto non meno, che la varietà de' colori diletti all'occhio corporeo, per
esprimere gli accidenti dell'humana vita, virtù, vitij, & condicioni mondane, in ogni stato, & qualità di
genti, fuor che nel stato Reale: & questo si mostra co' zoccoli, li quali furono da gli antichi adoprati in
recitar Comedie, per mostrare la mediocrità dello stile, & delle persone, che si introducono à
negotiare. La Comedia hà propositioni facili, & attioni difficili, & però si dipinge in habito di Zingara,
per esser questa sorte di gente larghissima in promettere altrui bene di fortuna, li quali difficilmente
per la povertà propria possano communicare. Il Cornetto, & la Maschera si adopravano nelle Comedie
de gli antichi, & notano l'uno l'armonia, l'altro l'imitatione.

COMEDIA.
DONNA, di età matura, d'aspetto nobile, in mano terrà la Tibia, in piedi i zoccoli, nell'acconciatura
della testa vi saranno molti travolgimenti, & con grande intrigo di nodi, con questo motto, Describo
mores hominum.

CONSCIENZA.
DONNA, con un cuore in mano dinanzi à gli occhi, con questo scritto in lettere d'oro: oikela sinesis:
cioè la propria conscienza, stando in piedi in mezzo un prato di fiori, & un campo di spine.
La conscienza, è la cognitione, che hà ciascuno dell'opere, & de' pensieri nascosti, & celati à gli altri
huomini. Però si dipinge in atto di riguardare il proprio cuore, nel quale ciascuno tiene occultate le sue
secretezze, le quali solo à lui medesimo sono à viva forza palesi. Sta co' piedi ignudi nel luogo
sopradetto, per dimostrare la buona, & cattiva via, per le quali ciascuno caminando, ò con le virtù, ò
co' vitij, è atto à sentire le aspre punture del peccato, come il soave odore della virtù.

CONSCIENZA.
DONNA, di sembiante bellissimo, vestita di bianco, con la sopraveste nera, nella destra mano terrà
una lima di ferro, haverà scoperto il petto dalla parte del cuore, dove la morderà un Serpe, overo un
Verme, che sempre stimola, & rode l'anima del peccatore.

CONSERVATIONE.
Pier Lione Casella.

DONNA, vestita d'oro, con una ghirlanda d'Ulivo in capo nella mano destra terrà un fascio di miglio,
& nella sinistra un cerchio d'oro.
L'Oro, & l'Ulivo significano conservatione; questo perche conserva i corpi dalla corrottione, & quello,
perche difficilmente si corrompe. Il Miglio parimente conserva le Città. Il Cerchio, come quello, che
nelle figure non hà principio, nè fine, può significare la duratione delle cose, che per mezzo di una
circolare trasmutatione si conservano.

CONSIDERATIONE
DONNA, che nella sinistra mano tiene un Regolo, nella destra un compasso, & à canto hà una Grue
volante con un sasso in un piede.
Sarà detta figura vestita di color perso. Tiene il Regolo in mano, & il compasso per dimostrare, che sì
come sono questi instromenti mezzani per conseguire con l'opera quella drittura, che l'intelletto
dell'Artefice si forma, così i buoni essempij, & i savij ammaestramenti guidano altrui per dritta via del
vero fine al quale generalmente tutti aspirano, & pochi arrivano perche molti per torte vie, quasi
ciechi, si lasciano dal cieco senso alla loro mala venuta trasportare. La Grue si può adoperare in
questo proposito lecitamente. Et per non portare altre auttorità, che possino infastidire, basti quella
dell'Alciato, che dice in lingua nostra così:
PITAGORA insegnò, che l'huom dovesse
Considerar con ogni somma cura
L'opera, che egli fatta il giorno havesse
S'ella eccedeva il dritto e la misura,
E quella, che da far pretermetesse.
Ciò fà la Gru, che 'l volo suo misura;
Onde ne' piedi suol portare un sasso,
Per non cessar, ò gir troppo alto, ò basso.

CONSIGLIO.
HUOMO, vecchio, vestito di rosso, & al collo haverà una collana d'oro alla quale sia pendente un
cuore, nella destra mano tiene un Libro, & nella sinistra una Civetta.
L'huomo vecchio dimostra Consiglio perche l'età matura è quella, che partorisce la perfettione del
sapere, & dell'intendere, non potendo nella gioventù essere per lo poco tempo molta maturità. La
Collana co'l core, come dice Macrobio nel primo libro de' Saturnali, si portava acciò che,
guardandola, tornasse à memoria l'essere huomo, essendo il Cuore prima sede dell'anima nostra. Il
Libro nella mano destra, significa, che il consiglio nasce dallo studio di sapienza. La civetta fù
l'insegna de gli Ateniesi, huomini di gran sapienza, & consiglio, fù consegrata ancora à Minerva Dea
della sapienza, & nata dalle cervella di Giove; perche, chi consiglia deve veder lume, quando à gli
altri è oscuro, & giudicare, & discernere il bene dal male, & il bianco dal nero, come la Civetta, che
vede benissimo di notte, come scrivono i naturali. Si vedono ancora, mediante il consiglio,le cose
quantunque difficili, & occulte, & levato dall'animo il velo delle menzogne si penetra con la vista
dell'intelletto la verità. Vestesi di rosso, perche questo colore significa carità, per la quale si dee
muovere il saggio à consigliare altrui.

COSTANZA.
Donna, che tiene la destra mano alta; con la sinistra un'Asta, & si posa colli piedi sopra una Base
quadra. La mano alta è indicio di pertinace costanza ne' fatti proponimenti. La Base quadrata significa
fermezza, perche, da qual si voglia banda si posi, stà salda, & contrapesata egualmente dalle sue parti,
il che non hanno in tanta perfettione i corpi d'altra figura. L'Asta parimente è conforme al detto
volgare, che dice, Chi ben s'appoggia, cade di rado. Et esser costante non è altro, che stare appoggiato,
& saldo nelle ragioni, che muovono l'intelletto à qualche cosa.

CONTRASTO.
GIOVANE, armato con una Traversina rossa sotto il corsaletto, tenga una spada ignuda in atto di
volerle spingere contro alcun nemico, con una Gatta a' piedi da una parte, & dall'altra un Cane.
Il Contrasto è una forza di contrarij de' quali uno cerca prevalere all'altro, & però si dipinge armato, &
presto à difendersi, & offendere il nemico. Il color rosso ci dimostra l'alterezza dell'animo, & il
dominio delle passioni, che stanno in moto, & muovono il sangue. Si fà in mezzo d'un Cane, & d'una
Gatta, perche da dissimili, & contrarie nature prende esso l'origine.

CONTRASTO.
GIOVANETTO, che sotto all'armatura habbia una veste di color rosso, nella destra mano tenga un
pugnale ignudo con fiero sguardo, con un altro pugnale nella sinistra, tirando la mano indietro, in atto
di voler ferire.

CONTENTO.
GIOVANE, in habito bianco, & giallo, mostri le braccia, & gambe ignude, & i piedi alati, tenendo un
Pomo d'oro nella mano destra, & nella sinistra un mazzo di fiori, sia coronato d'Ulivo, & gli risplenda
in mezzo al petto un Rubino.

CONTRITIONE.
DONNA, in habito semplice, & bianco, con capelli sparsi, & stando in piedi, mostri di percuotersi il
petto ignudo.

CONTRITIONE.
DONNA, di aspetto gratioso, & bello, stia in piedi co'l pugno della mano dritta serrato in atto di
percuotersi il petto ignudo, co'l braccio sinistro steso alquanto in giù, & la mano aperta, gli occhi pieni
di lagrime, rivolti verso il Cielo, perche la contritione è il dolor grandissimo, che hà un peccatore
d'haver offesa la Divina Maestà.

CONTRITIONE.
DONNA, bella in piedi, con capelli sparsi, vestita di bianco, co'l petto scoperto, mostrando di
percuoterlo con il pugno dritto, & con la sinistra mano si spogli della sua veste, la quale sarà
stracciata, & di colore berettino, in atto divoto, & supplichevole, calchi con i piedi una maschera.
Dipingesi la Contritione di faccia bella, per dimostrare, che il cuore contrito, & humiliato non è
sprezzato da Dio, anzi è mezzano à placarlo nell'ira come dice David nel Salmo I. Et è questa una
dispositione contraria al peccato, overo, come definiscono i Theologi, un dolore preso de' proprij
peccati, con intentione di confessarli, & di sodisfare il nome istesso, non significa altro, come dice S.
Tommaso nell'addittione della terza parte della sua Somma al primo articolo, che una confrattione, ò
sminuzzamento d'ogni pretensione, che ci potesse dare la superbia, per qualche bene in noi
conosciuto. La Maschera sotto a' piedi significa il dispregio delle cose mondane, le quali sono beni
apparenti solo, che lusingano, ingannano, & ritardano la vera cognitione in noi stessi.
Sta in atto di spogliarsi de' vestimenti stracciati, perche è la Contritione una parte della penitenza, per
mezzo della quale ci spogliamo de' vestimenti dell'huomo vecchio, rivestendoci di Christo istesso, &
della sua gratia, che adorna, & assicura l'anima nostra da ogni cattivo incontro.

CONVITO.
GIOVANE, ridente, & bello di prima lanugine, stando diritto in piedi, con una vaga ghirlanda di fiori
in capo, nella destra mano una Facella accesa, & nella sinistra con un'Asta, & sarà vestito di verde.
Così lo dipinse Filostrato; & si fà giovane, per essere tale età più dedita alle feste, & a' solazzi, che
l'altre non sono. I conviti si fanno à fine di commune allegrezza trà gl'amici, però si dipinge bello, &
ridente con una ghirlanda di fiori, che mostra relassation d'animo in delicature, per cagione di
conservare, & accrescere le amicitie, che suole il convito generare.
La Face accesa si dipingeva da gli antichi in mano di Himeneo Dio delle nozze, perche tiene gli
animi, & gli ingegni svegliati, & allegri il convito, & ci rende splendidi, & magnanimi in sapere
egualmente fare, & ricevere con gli amici ufficij di gratitudine.

CORRETTIONE.
DONNA, di età matura, che nella mano destra tenga un Lituo con un fascetto di scritture, & la sinistra
in atto di ammonire.
Quì per la correttione intendiamo l'atto del dirizzare l'attione humana torta, &, che si dilunga dalla via
della ragione, il che deve farsi da persone, che habbiano auttorità, & dominio sopra coloro, che
devono esser corretti; & però si fà co'l Lituo in mano, usato segno di signoria presso gli antichi Rè
Latini, & Imperatori Romani.
Il fascetto di scritture significa le querele, quasi materia di correttione.

CORRETTIONE.
DONNA, vecchia, & grinza, che sedendo nella sinistra mano tenga una ferula, ò vero uno staffile, &
nell'altra con la penna emendi una scrittura, aggiungendo, & togliendo varie parole.
Si dipinge vecchia, & grinza, perche come è effetto di prudenza la correttione in chi la fà, così è
cagione di rammarico in quello, che dà occasione di farla, perche non suole molto piacere altrui, sentir
correggere, & emendare l'opere sue, & perche la correttione si essercita nel mancamento, che
facciamo nella via, ò delle attioni, ò delle contemplationi. Si dipinge con lo staffile, & con la penna,
che corregge le scritture, provedendo l'una co'l dispiacere del corpo alla conversatione politica, l'altra
con li termini di cognitione alla beatitudine filosofica.

CORRUTTELLA NE' GIUDICI.


DONNA, che stia à sedere in Tribunale, con un memoriale, & una catena d'oro nella mano diritta, con
una Volpe a' piedi, & sarà vestita di verde. Dipingesi à sedere in Tribunale; perche la corruttela cade
in coloro, che sententiano in giuditio, essendo essa uno storcimento della volontà del giudice à
giudicare ingiustamente per forza de' doni.
Il memoriale in mano, & la collana sono indicio che, ò con parole, ò con danari la giustitia si
corrompe. La Volpe per lo più si pone per l'astutia, & perciò è conveniente à questo vitio, essendo,
che si essercita con astutia, per impadronirsi de' danari, & delle volontà de gli altri huomini. Vestesi di
verde, per li fondamenti della speranza, che stanno nell'havere, come detto habbiamo di sopra.

CORTE.
DONNA, giovine, con bella acconciatura di testa, vestita di verde, & di cangiante, con ambe le mani,
si alzi il lembo della veste dinanzi, in modo, che scuopra le ginocchia, portando nella veste alzata
molte ghirlande di varie sorti di fiori, haverà à i piedi una statuetta di Mercurio, alla quale si
appoggierà alquanto, & dall'altra banda un paro di ceppi; sarà la terra, ove si posa, sassosa, ma sparsa
di molti fiori, che dalla veste le cadano ne' piedi, & haverà le scarpe di piombo.
La Corte è una unione di huomini di qualità alla servitù di persona segnalata, & principale, & se bene
io di essa posso parlare con qualche fondamento, per lo tempo, che vi hò consumato dal principio
della mia fanciulezza sino à quest'hora, nondimeno racconterò solo l'Encomio di alcuni, che dicono la
Corte essere gran maestra del vivere humano, sostegno della politezza, scala dell'eloquenza, teatro de
gli honori, scala delle grandezze, & campo aperto delle conversationi, & delle amicitie; che impara di
ubbidire, & di commandare, di esser libero, & servo, di parlare, & di tacere, di secondar le voglie
altrui, di dissimular le proprie, di occultar gli odij, che non nuocono, di ascondere l'ire, che non
offendono, che insegna esser grave, & affabile, liberale, & parco, severo, & faceto, delicato, &
patiente che ogni cosa sà, & ogni cosa intende de' secreti de' Principi, delle forze de' Regni, de'
provedimenti della Città, dell'elettioni de' partiti, della conservatione delle fortune et, per dirla in una
parola sola, di tutte le cose più honorate, & degne in tutta la fabrica del Mondo, nel quale si fonda, &
afferma ogni nostro oprare, & intendere. Però si dipinge con varie sorti di ghirlande nella veste alzata,
le quali significano queste odorifere qualità, che essa partorisce, se bene veramente molte volte à
molti con interesse delle proprie facoltà, & quasi con certo pericolo dell'honore, per lo sospetto
continuo della perdita della gratia, & del tempo passato, il che si mostra nelle ginocchia ignude, &
vicine à mostrare le vergogne, & ne' ceppi, che lo raffrenano, & l'impediscono. Però i fiori sparsi per
terra in luogo sterile, & sassoso mostrano l'apparenza nobile del Cortigiano, la quale è più artificiosa
per compiacere il suo Signore, che naturale per appagarne se medesimo. L'acconciatura della testa
maestevolmente fatta è opera di delicatura, le scarpe di piombo, mostrano, che nel servigio si deve
esser grave, & non facilmente muoversi a' venti delle parole, overo delle opinioni altrui, per
concepirne odio, sdegno, rancore, & invidia, con appetito d'altra fortuna. La veste di cangiante
mostra, che tale è la Corte, dando, & togliendo à suo piacere in poco tempo la benevolenza de'
Principi, & con essa gli honori, & facoltà. Le si pone appresso la statua di Mercurio, la quale da gli
antichi fù posta per l'eloquenza, che si vede essere perpetua compagna del Cortigiano. Et perche da
molte persone si dipinge in diversi modi secondo la varietà della Fortuna, che da lei riconoscono; frà
gli altri il Sig. Cesare Caporale Perugino ne' versi burleschi della sua Corte la dipinse servendosi dello
stile Satirico, come quello, che era male affetto, per non haver mai, seguendola in se stesso vedute
opere conformi alle pretensioni del suo sapere. Et però non c'increscerà scrivere i suoi versi, che
dicono così:

La Corte si dipinge una Matrona


Con viso asciutto e chioma profumata,
Dura di schiena, & molle di persona;
La qual sen' va d'un drappo verde ornata,
Benché à traverso à guisa d'Hercol tiene
Una gran pelle d'Asino ammantata.
Le pendon poi dal collo aspre catene,
Per propria dapocaggine fatale,
Che scior se le potrebbe e uscir di pene;
Hà di specchi, & scopette una Reale
Corona, tien sedendo su la paglia
Un piè in bordello e l'altro à lo spedale;
Sostien con la man destra una Medaglia
Ove sculta nel mezzo è la Speranza,
Che fà stentar la misera canaglia.
Seco il tempo perduto alberga e stanza,
Che vede incanutir la promissione
Di fargli un dì del ben se gli n'avanza;
Poi nel rovescio v'è l'Adulatione,
Che fà col vento de le sberrettate
Gli ambitiosi gonfiar come un pallone;
Vi sono anco le Muse affaticate,
Per sollevar la miser,a e mendica
Virtute oppressa da la povertate;
Ma si gittano al vento ogni fatica,
C'hà sul corpo una macina da guato,
E Fortuna ad ogn'hor troppo nemica;
Tien poi nell'altra man l'hamo indorato,
Con esca pretiosa cruda, & cotta.
Che per lo più diventa pan muffato.

Nè lascierò di scrivere il Sonetto del Signor Marc'Antonio Cataldi, il quale dice à quest'istesso
proposito:

Un vario stato, una volubil sorte,


Un guadagno dubbioso, un danno aperto,
Un sperar non sicuro, un penar certo,
Un con la vita amministrar la morte;
Una prigion di sensi, un lascio forte,
Un vender libertade, à prezzo incerto,
Un aspettar merce contraria al merto,
È questo, che 'l vil volgo appella Corte.
Quivi han gli Adulatori albergo fido,
Tenebre il ben oprar, la fraude lume,
Sede l'ambition, l'invidia nido,
L'ordire insidie, il farsi Idolo e Nume
Un huom mortal, l'esser di fede infido,
Appar qui gloria, ahi secolo? ahi costume?

CORTESIA.
DONNA, vestita d'oro, coronata à guisa di Regina, &, che sparga collane danari, & gioie. La Cortesia
è virtù, che serra spesso gli occhi ne demeriti altrui, per non serrar il passo alla propria benignità.

CRAPULA.
DONNA, grassa, brutta nell'aspetto, & mal vestita, con tutto lo stomaco ignudo, haverà il capo
fasciato sino à gli occhi, nelle mani terrà una testa di Leone, che stia con bocca aperta, & per terra vi
saranno de gli Uccelli morti, & de' pasticci, ò simili cose.
Si fà Donna brutta, perche la Crapula non lascia molto alzare l'huomo da' pensieri feminili, &
dall'opere di Cucina. Si veste poveramente per mostrare, che li crapuloni, ò per lo più sono huomini
sprezzatori della politezza, & solo attendono ad ingrassare, & empire il ventre, ò perche sono poveri
di virtù, & non si stendono co'l pensier loro fuori di questi confini. Lo stomaco scoperto mostra, che
la crapula hà bisogno di buona complessione per smaltire la varietà de' cibi, & però si fà con la testa
fasciata, dove i fumi ascendono, & l'offendono. La grassezza è effetto prodotto dalla Crapula, che non
lascia pensare à cose fastidiose, che fanno la faccia macilente. La testa di Leone è antico simbolo
della Crapula, perche questo animale s'empie tanto soverchio, quando ne hà commodità, che
facilmente poi sopporta per due, ò tre giorni il digiuno, & per indigestione il fiato continovamente gli
pute, come dice Pierio Valeriano al suo luogo. Gli Uccelli morti, & i pasticci, si pongono come cose,
intorno alle quali si essercita la crapula.

CRAPULA.
DONNA, mal vestita e di color verde, sarà grassa di carnagione rossa, si appoggierà con la mano
destra sopra uno Scudo, dentro del quale vi sarà dipinta una tavola apparecchiata con diverse vivande
con un motto nella Tovaglia, che dica: Vera felicitas, & l'altra mano la terrà sopra un Porco.
La Crapula è un effetto di gola, & consiste nella qualità, & quantità de' cibi, & suole communemente
regnare in persone ignoranti, & di grossa pasta, che non sanno pensar cose, che non tocchino il senso.
Vestesi la Crapula di verde, percioché del continovo hà speranza di mutar varij cibi, & passar di
tempo in tempo con allegrezza. Lo Scudo nel sopradetto modo è per dimostrare il fine di quelli, che
attendono alla crapula, cioè il gusto, il quale credono, che porti seco la vera felicità di questo mondo,
come voleva Epicuro. Il Porco da molti Scrittori è posto per la crapula, percioché ad altro non attende,
che à mangiare, & mentre divora le sporcitie nel fango non alza la testa, nè mai si rivolge indietro, del
continovo seguitando avanti per trovar miglior cibo.

CRUDELTÀ.
DONNA, di color rosso nel viso, & nel vestimento, di spaventosa guardatura, in cima del capo habbia
un Rosignuolo, & con ambe le mani affoghi un fanciullo nelle fasce: perche grandissimo effetto di
crudeltà è l'uccidere chi non solamente non nuoce altrui, ma è innocente in ogni minima sorte di
delitto.
Il vestimento rosso dimostra, che i suoi pensieri sono tutti sanguigni. Per lo Rosignuolo si viene
accennando la favola di Progne, & Filomena, vero indicio di crudeltà, onde disse l'Alciato:
Ec quid Colchi pudet, vel te Progne improbat mortem
Cum volucris propriae prolis amore subit.
Però disse Ovidio nel VI. libro delle Metamorf.:
Come tigre crudele al bosco porta
Il parto d'una damma, ò d'una cerva.
Così dove men puote essere scorta,
Porta il figliuol la madre empia e proterva
E à lui, che madre chiama e la conforta
A perdonargli, e l'accarezza e osserva,
Mentre più la lusinga e più la prega
Co 'l ferro baccanal la gola sega.

CRUDELTÀ.
DONNA, ridente, vestita di ferruggine, con un grosso diamante in mezzo al petto, che stia ridendo in
piedi con le mani appoggiate à i fianchi, & miri un incendio di Case, & occisioni di fanciulli rivolti
nel proprio sangue.
La Crudeltà è una durezza d'animo, che fà gioire delle calamità de gli altri; & però le si fà il
Diamante, che è pietra durissima, & per la sua durezza è molto celebrata da' Poeti in proposito della
crudeltà delle donne. L'incendio, & l'uccisione rimirante col viso allegro sono i maggiori segni di
crudeltà di qualsivoglia altro, & pur di questa sorte di huomini hà voluto poter gloriarsi il mondo a'
tempi passati nella persona di più di un Nerone, & di molti Herodi, acciò che non sia sorte alcuna di
sceleraggine, che non si conservi à perpetua memoria nelle cose publiche, che sono le Historie
fabricate per esempio de' posteri.

CUPIDITÀ.
DONNA, ignuda, che habbia bendati gli occhi con l'ale alle spalle. La Cupidità è un appetito fuor
della debita misura, che insegna la ragione, però gl'occhi bendati sono segno, che non si serve del
lume dell'intelletto. L'ale mostrano velocità, colle quali essa segue ciò, che sotto specie di buono, & di
piacevole le si rappresenta. Si fà ignuda perche con grandissima facilità scopre l'esser suo.

CURIOSITÀ.
DONNA, con vestimento rosso, & azurro, sopra il quale vi siano sparse molte orecchie, & Rane;
haverà i capelli diritti, con le mani alte, co'l capo, che sporga in fuora, & sarà alata.
La Curiosità è desiderio sfrenato di coloro, che cercano sapere più di quello, che devono. Gli orecchi
mostrano, che 'l curioso hà solo desiderio d'intendere, & di sapere cose riferite da altri. Le Rane per
havere gli occhi grossi sono indicio di curiosità, per tale significato sono prese da gli antichi,
percioché gli Egittij, quando volevano significare un huomo curioso rappresentavano una Rana; & il
Pierio Valeriano dice, che gli occhi di rana legati in pelle di Cervo insieme con la carne del
Rosignuolo fanno l'huomo desto, & svegliato, dal che nasce l'essere curioso. Tiene alte le mani, con la
testa in fuora, perche il curioso sempre stà desto, & vivace per sapere, & intendere da tutte le bande le
novità, il che ancora dimostrano l'ale, & i capelli diritti, che sono i pensieri vivaci, & li colori del
vestimento significano desiderio di sapere.

CUSTODIA.
DONNA, armata, che nella destra mano tenga una spada ignuda, & à canto havrà un Leone vigilante.
Per la buona custodia due cose necessarissime si ricercano, una è il prevedere i pericoli, e lo star
desto, che non venghino all'improviso, l'altra è la potenza di resistere alle forze esteriori, quando per
la vicinanza non si può co'l consiglio, e co' discorsi fuggire; però si dipinge semplicemente co'l
Leone, che dorme, senza serrar gli occhi, & con l'armature, che difendono, & danno vigore ne' vicini
pericoli.

DAPOCAGGINE.
DONNA, con capelli sparsi, vestita di berettino, che tiri più al bianco, che al nero, la qual veste sarà
stracciata; stia à sedere con le mani sopra le ginocchia, col capo basso, & à canto vi sia una pecora.
Dipingesi la Dapocaggine co' capelli sparsi per mostrare la tardità, & pigritia nell'operare, che è
difetto caggionato da essa medesima, essendo l'huomo da poco lento, & pigro nelle sue attioni, &
però come inetto à tutti gli essercitij d'industria, stà con le mani posate sopra alle ginocchia. La veste
rotta ci rappresenta la povertà, & il disagio sopravenente à coloro, che per dapocaggine non si sanno
governare.
Stassi à sedere col capo chino, perche l'huomo da poco non ardisce di alzare la testa, à paragone de gli
altri huomini, & di caminare per la via della lode, la quale consiste nell'operatione delle cose difficili.
La Pecora è molto stolida, ne sà pigliar partito in alcuno avvenimento. Però disse Dante nel suo
Inferno: Huomini siate, & non pecore matte.

DIGNITÀ.
DONNA, bene ornata, ma, che habbia un grandissimo sasso sopra alle spalle, il quale sasso sia ornato
di molti fregi d'oro, & di gemme; stia con la testa, & colle spalle alquanto curvate, dal che si
comprende chiaro quello, che molto più chiaro vede chi lo prova, che gli honori non sono altro, che
pesi, & carichi, & però si prende molte volte questa parola Carichi in lingua nostra in cambio di
honore, & è felice colui, che sà portarli senza guastarsi la schiena, & fracassarsi l'ossa.

DERISIONE.
DONNA, con la lingua fuori della bocca, vestita di pelle d'Istrice, con braccia, & piedi ignudi, co'l
dito indice della destra mano steso, tenendo nella sinistra un mazzo di penne di Pavone, appoggiando
la detta mano sopra un Asino, il quale starà co'l capo alto in atto di sgrignare, mostrando i denti.
Derisione è quando l'huomo prende in scherzo il male, & il difetto altrui, per proprio diletto
sodisfacendosi, che il delinquente ne senta vergogna. Il cavar la lingua fuori della bocca (perche è atto
deforme) facendosi alla presenza d'alcuno è segno, che se ne tiene poco conto; & però la natura
l'insegna à fare a' fanciulli in questo proposito. La pelle d'Istrice, che è spinosa, mostra, che senz'arme
il derisore, come l'Istrice medesimo, punge chi gli s'avvicina. Et perche il principale pensiero del
derisore, è notare l'imperfettioni altrui; però si farà co'l dito nel modo detto. Le penne del Pavone si
dipingono per memoria della superbia di questo animale, che stima frà tutti gl'altri se stesso
bellissimo, perche non è alcuno, che rida de' mali costumi altrui, che quelli stessi non riconosca
lontani da se medesimo. L'Asino nel modo detto fù adoprato da gli antichi in questo proposito, come
ne fà testimonianza il Pierio Valeriano, & altri.

DESIDERIO VERSO IDDIO.


GIOVANETTO, vestito di rosso, & giallo, i quali colori significano desiderio, sarà alato per
significare la prestezza con cui l'animo infervorato, subitamente vola à pensieri celesti, dal petto gli
esca una fiamma, perche è quella fiamma, che Christo S. N. venne à portare in terra. Terrà la sinistra
mano al petto, & il braccio destro disteso, il viso rivolto al Cielo, & haverà à canto un Cervo, che
beva l'acqua di un ruscello, secondo il detto di David nel Salmo XLI. dove assomigliò il desiderio
dell'anima sua verso Iddio al desiderio, che hà un Cervo assettato d'avvicinarsi à qualche limpida
fontana. La sinistra mano al petto, & il braccio destro disteso, & il viso rivolto al Cielo è per
dimostrare, che devono l'opere, gli occhi, il cuore, & ogni cosa essere in noi rivolte verso Iddio, per
parte del debito nostro, che è infinito, secondo il merito della sua bontà.

DESIDERIO OVERO CUPIDITÀ.


DONNA, ignuda, & alata, che mandi fuora dal cuore una fiamma ardente. Il desiderio è un intenso
volere d'alcuna cosa, che all'intelletto per buono si rappresenti; & però tal operatione hà assai
dell'imperfetto, & all'intelletto della materia prima si assomiglia, la quale dice Aristotele desiderar la
forma nel modo, che la femina desidera il maschio, & con ragione, essendo l'appetito di cose future,
&, che non si possedono. Però il desiderio sotto forma di donna si rappresenta. Le ali notano la sua
velocità, che in subito viene, & sparisce. La fiamma ci dimostra il Desiderio essere un fuoco del
cuore, & della mente, che quasi à materia secca s'appiglia, tosto, che gli si presenta cosa, che habbia
apparenza di bene.

DIALETTICA.
DONNA, giovane, che porti un elmo in capo con due penne, l'una bianca, & l'altra nera, & con uno
stocco nella mano dritta, che d'ambedue le parti punga, & tagli, pigliandosi con la mano in mezzo frà
l'una, & l'altra punta. Tenga le due prime dita della mano manca alte, & stese, stando in piedi con
prontezza, & ardire. L'Elmo significa vigor d'intelletto, quale nella Dialettica particolarmente si
richiede. Le due Penne, mostrano, che così il vero, come il falso con probabili ragioni questa facoltà
difende, & l'uno, & l'altro facilmente solleva, come facilmente il vento solleva le penne; & le ragioni,
effetti d'intelletto gagliardo, sono come le penne mantenute sù la durezza dell'Elmo, che si mostrano
diritte, & belle egualmente nell'occasione. Il medesimo dimostra lo Stocco da due punte, & la sinistra
mano alta con le dita acconcie in modo di aiutare il discorso co' gesti, per mostrare, che il proprio fine
di quest'arte è il disputare, & discorrere di qual si voglia cosa, che si proponga, & però si dice
Dialettica, che significa Disputatrice.

DILIGENZA.
DONNA, vestita di rosso, che nella mano destra tenga uno Sperone, & nella sinistra un Orologio.
La diligenza è un desiderio efficace di far qualche cosa per vederne il fine. L'Orologio, & lo Sperone
mostrano i due effetti della diligenza, l'un de' quali è il tempo avanzato, l'altro è lo stimolo, dal quale
vengono incitati gli altri à fare il medeimo; & perche il tempo è quello, che misura la diligenza, & lo
sperone quello, che la fà nascere, si dipinge detta figura con queste due cose.

DISCORDIA.
DONNA, in forma di furia infernale, vestita di varij colori, sarà scapigliata, i capelli saranno di più
colori, & vi saranno mescolati di molti Serpi, haverà cinta la fronte di alcune bende insanguinate;
nella destra mano terrà un focile d'accendere il fuoco, & una pietra focaia, & nella sinistra un fascio di
scritture, sopra le quali vi sieno scritte citationi, essamini, procure, & cose tali.
I varij colori della veste sono i varij pareri de gli huomini, da' quali nasce la discordia; & come non si
trovano due persone del medesimo parere in tutte le cose, così nè anche è luogo tanto solitario,
ancorché da pochissima gente habitato, che in esso non si lasci vedere la discordia, però dissero alcuni
Filosofi, che ella era un principio di tutte le cose naturali. Chiara cosa è, che se frà gl'huomini fosse
un'intera concordia, che gli elementi seguissero il medesimo tenore, che saremmo privi di quanto hà
di buono e di bello il Mondo, & la Natura. Con tutto ciò, quella discordia, che hà per fine la ruina d'un
huomo, che sia sia dall'altro solo differente d'opinione, si stima, & si deve riputare cosa molto
abominevole, per attendere alla distruttione delle cose ordinate dalla Natura. Però si dipingono le
Serpi à questa figura, percioché sono i cattivi pensieri, i quali, partoriti dalla discordia, sono sempre
cinti, & circondati dalla morte de gli huomini, & della distruttione delle famiglie, per via di sangue, &
di ferite, & per questa medesima ragione le si benda la fronte, però Virgilio disse:

Annoda e stringe alla Discordia pazza


Il crin viperio sanguinosa benda.

Et l'Ariosto, del Fucile parlando della Discordia:


Dilli, che l'esca, e 'l fucil seco prenda,
E nel campo de' Mori il foco accenda.

E quel, che segue. Perché come fregandosi insieme il fucile, & la pietra, fanno fuoco, così
contrastando gli animi pertinaci, accendono l'ira. Le scritture nel modo, che dicemmo, significano gli
animi discordi di coloro, che litigano, che bene spesso per tale effetto consumano la robba, & la vita.

DISCORDIA.
DONNA, vestita, come di sopra, con capelli di varij colori, con la mano destra tenga un Mantice, &
con la sinistra un vaso di fuoco. La varietà de' colori significa la diversità de gli animi come si è detto,
però l'Ariosto scrisse:

La conobbe al vestir di color cento


Fatto à liste ineguali, & infinite,
C'hor la cuoprono, hor nò, che i passi e 'l vento,
Leggiero aprendo, ch'erano sdruscite,
I crini havea qual d'oro, e qual d'argento,
E neri, e bigi haver pareano lite.
Altri in treccia, altri in nastro, eran raccolti
Molti alle spalle, alcuni al petto sciolti.

Il Mantice, che tiene, co'l vaso di fuoco, mostrano, che ella deriva dal soffio delle male lingue, &
dall'ira fomentata ne' petti humani.

DISCORDIA.
DONNA, con il capo alto, le labbra livide, smorte, gli occhi biechi, guasti, & pregni di lagrime, le
mani in atto di muoverle di continovo, con un coltello cacciato nel petto, con le gambe, & piedi sottili,
& forti, & involta in foltissima nebbia, che à guisa di rete la circonda, & così la dipinse Aristide.

DISPERATIONE.
DONNA, vestita di berettino, che tiri al bianco, nella sinistra mano tenga un ramo di cipresso, con un
pugnale dentro al petto, ò vero un coltello, starà in atto quasi di cadere, & in terra vi sarà un compasso
rotto. Il color berettino significa disperatione. Il ramo del Cipresso ne dimostra, che sì come il detto
albero tagliato non risorge, ò dà virgulti, così l'huomo datosi in preda alla disperatione estingue in sé
ogni seme di virtù, & di operationi degne, & illustri. Il Compasso rotto, il quale è per terra, mostra la
ragione del disperato essere venuta meno, nè haver più l'uso retto, & giusto, & perciò si rappresenta
co'l coltello nel petto.

DISPREGIO DEL MONDO.


HUOMO, d'età virile, armato con un ramo di Palma nella sinistra mano, & nella destra con un'Asta,
tenendo il capo rivolto verso il Cielo, coronato d'Alloro, & calchi co' piedi una Corona d'oro con uno
Scettro rivolto in un ramo d'hedera.
Il dispregio del mondo altro non è, che haver à noia, & stimar vili le ricchezze, & gli honori di questa
vita mortale, che nell'acquisto de gli altri, che sono nell'eterna, danno impedimento, il che si mostra
nello Scettro, & nella Corona calpestata. Tiene la terra rivolta verso il Cielo, perche tal dispregio
nasce da pensieri, & stimoli santi, & dirizzati in Dio solo. Si dipinge armato, perche non si arriva à
tanta perfettione senza la guerra, che fà con la ragione il senso, aiutato dalle potenze infernali, & da
gli huomini scelerati loro ministri, de' quali al fine restando vittorioso meritamente si corona d'Alloro,
havendo lasciato à dietro di gran lunga coloro, che per vie torte s'affrettano pervenire alla felicità,
falsamente credendo, che essa sia posta in una breve, & vana rappresentatione di cose piacevoli a'
gusti loro.

DISPREGIO DELLA VIRTÙ.


HUOMO, vestito di color del verderame; nella sinistra mano tiene un Ardiolo, & con la destra gli fà
carezze, à canto vi sarà un Porco, il quale calpesti rose, & fiori.
Il colore del vestimento significa malignità della mente, la quale è radice del dispregio della virtù, &
dell'amor del vitio, il che più chiaro si dimostra per le carezze, che detta figura fà all'Ardiolo, il quale
è uccello colmo d'inganno, & d'infiniti vitij, come ne fà testimonio l'Alciato ne gli Emblemi, da noi
spesso citati per la diligenza dell'Auttore, & per l'esquisitezza delle cose à nostro proposito. Fu usanza
presso à gl'Egittij, quando volevano rappresentare un mal costumato, dipingere un Porco, che
calpestasse le rose, al che si conforma la sacra Scrittura in molti luoghi, ponendo le rose, & altri odori
per la sincerità della vita, & de' costumi. Però la Sposa della Cantica diceva, che l'odore del suo
Sposo, cioè dell'huomo virtuoso, che vive secondo Dio, era simile all'odore d'un campo pieno di fiori.

DIVINITÀ.
DONNA, vestita di bianco, con una fiamma di fuoco in cima il capo, & con ambe le mani tenga due
globi azurri, & da ciascuno esca una fiamma. La candidezza del vestito mostra la purità dell'essenza,
che è nelle tre persone Divine, oggetto della scienza de' sacri Teologi, & mostrate nelle tre fiamme,
che egualmente s'inalzano, come le tre persone. Il color bianco è proprio della Divinità, perche si fà
senza compositione di colori, come nelle cose divine non vi è compositione di sorte alcuna. Però
Christo Nostro Signore nel monte Tabor trasfigurandosi apparì co'l vestito come di neve. I due globi
di figura Sferica mostrano l'eternità, che alla Divinità è inseparabile, & si occupa la mano diritta, & la
manca con esse, perche l'huomo ancora, per i meriti di Christo, partecipa dell'eternità celeste,
adoprando il merito delle opere buone. Et questo basti haver detto lasciando luogo di più lungo
discorso alle persone più dotte.

DIVINATIONE, SECONDO I GENTILI


DONNA, con un Lituo in mano, istromento proprio de gli Auguri, le si vederanno sopra alla testa
varij uccelli, & una stella.
Così la dipinse Gio. Battista Giraldi, perche Cicerone fà mentione di due maniere di divinatione; una,
della natura; l'altra, dell'arte. Alla prima appartengono i sogni, & la commotion della mente, il che
significano i varij uccelli d'intorno alla testa; all'altra si riferiscono l'interpretationi de gli Oracoli, de
gli Auguri, de' Folgori, delle Stelle, dell'interiori de gli animali, & de' Prodigij; le quali cose
accennano la Stella, & il Lituo. La Divinatione fù attribuita ad Apolline, perche il Sole illustra gli
Spiriti, & li fà atti à prevedere le cose future con la contemplatione delle incorrottibili, come
stimarono i gentili, però noi Christiani dovemo con ogni diligenza guardarci da queste superstitioni.

DOLORE.
HUOMO, mezzo ignudo con le mani, & piedi incatenati, & circondato da un Serpente, che fieramente
gli morda il lato manco; sarà in vista molto maninconioso. Le mani, & piedi incatenati; sono
l'intelletto, con cui si camina, discorrendo l'opere, che danno effetto, & discorso, & vengono legati
dall'acerbità del dolore, non si potendo se non difficilmente attendere alle solite operationi. Il
Serpente, che cinge la persona in molte maniere significa ordinariamente sempre male; & il male, che
è cagione di distruttione, è principio di dolore nelle cose, che hanno l'essere. Nelle sacre lettere si
prende ancora alcune volte il Serpente per lo Diavolo infernale, con l'auttorità di S. Girolamo, & di S.
Cipriano, li quali, dichiarando quelle parole del Pater Noster, Libera nos à malo, dicono, che esso è il
maggior nostro male, come cagione di tutte le imperfettioni dell'huomo interiore, & esteriore.

DOLORE DI ZEUSI.
HUOMO, mesto, vestito di nero, con un torchio spento in mano, che ancora renda un poco di fumo,
indicij del dolore, che nel cuore principalmente risiede. Sono necessariamente alcuni segni, che si
scoprono nella fronte, come in una piazza dell'anima, dove esso cuore, come disse un Poeta, discopre
tutte le sue mercantie, & sono le crespe, le lagrime, lo storcimento delle ciglia, & altre simili cose, che
per questo effetto si faranno nella faccia della presente figura. Il vestimento nero fù sempre segno di
mestitia, & di dolore, come quello, che somiglia le tenebre, che sono privatione della luce, essendo
essa principio, & cagione della nostra allegrezza; come disse Tobia cieco, raccontando le sue disgratie
al Figliuolo, che doveva mandare in pellegrinaggio. Il Torchio spento mostra, che l'anima (secondo
alcuni Filosofi) non è altro, che fuoco, & ne' continovi dolori, & fastidij, ò si ammorza, ò non dà tanto
lume, che possa discernere l'utile, & il bene nelle attioni, &, che l'huomo addolorato è simile ad un
torchio ammorzato di fresco, il quale non hà fiamma, ma solo tanto caldo, che basta à dar il fumo, che
puote, servendosi della vita l'addolorato, per nodrire il dolore istesso; & si attribuisce l'inventione di
questa figura à Zeusi, antichissimo dipintore.

DOMINIO DI SE STESSO.
HUOMO, à sedere sopra un Leone, che habbia il freno in bocca, & regga con una mano detto freno,
& con l'altra punga esso Leone con uno stimolo.
Il Leone presso à gli antichi Egittij fù figurato per l'animo e per la sua forza; però il Pierio Valeriano
dice vedersi in alcuni luoghi antichi un huomo figurato nel modo detto, per mostrare, che la ragione
deve tenere il freno all'animo, ove troppo ardisca, & pungerlo, ove si mostri tardo e sonnolento.

DOTTRINA.
DONNA, vestita d'oro, che nella sinistra mano tenga una fiamma ardente alquanto bassa, sì, che un
fanciullo ignudo accenda una candela vicino ad un precipitio, & ambedue siano rivolti alla buona
strada, la quale venga mostrata alla detta donna al fanciullo in mezzo à grande oscurità.
Il vestimento dell'oro sembra la purità della dottrina, in cui si cerca la nuda verità, mostrandosi
insieme il prezzo suo. La fiamma nella mano alquanto bassa, onde un fanciullo n'accenda una
candela, è il lume del sapere communicato all'intelletto più debole, & men capace, involto ancora
nelle cose sensibili, & materiali, & accomodandosi alla bassezza, mostra al fanciullo la buona via
della verità, rimovendolo dal precipitio dell'errore, che stà nelle tenebre oscure della commune
ignoranza del vulgo, frà la quale è sol beato colui, che tanto può vedere, che basti per non inciampare
caminando. & ragionevolmente la dottrina si assomiglia alla fiamma, perche insegna la strada
all'anima, la vivifica, & non perde la sua luce, in accendere altro fuoco.

DVBBIO.
GIOVANETTO, senza barba, in mezzo alle tenebre vestito di cangiante, in una mano tenga un
bastone, nell'altra una lanterna, & stia col piè sinistro in fuora, per segno di caminare.
Dubbio è una ambiguità dell'animo intorno al sapere, & per conseguenza ancora del corpo intorno
all'operare. Si dipinge giovane, perche l'huomo in questa età, per non esser habituato ancora bene
nella pura, & semplice verità ogni cosa facilmente rivoca in dubbio, & facilmente dà fede eguale à
diverse cose, il che come è lodevole ne' giovani per essere segno di penetrare assai, così sarebbe ne'
vecchi biasimevole, perche mostrerebbono, frà le molte esperienze, di non havere ancora saputa
raccogliere la verità. Per lo Bastone e la Lanterna si notano l'esperienza, & la ragione, con l'aiuto delle
quali due cose il dubbio facilmente, ò camina, ò si ferma. Le tenebre sono i campi de' discorsi
humani, onde egli, che non sà stare in otio, sempre con nuovi modi camina, & però si dipinge co'l piè
sinistro in fuora.

DUBBIO.
HUOMO, che tenga un Lupo per l'orecchie, percioché gli antichi havevano in proverbio dire, di
tenere il Lupo per gli orecchi, quando non sapevano come si risolvere in qualche cosa dubbiosa, come
si legge in persona di Demofone nel 3. Atto della Comedia di Terentio detta Formione, & la ragione è
tanto chiara, che non hà bisogno d'altro commento.

DUBBIO.
HUOMO, ignudo, tutto pensoso, incontratosi in due, overo tre strade, mostri essere confuso, per non
saper risolvere qual di dette vie debba pigliare. Et questo è dubbio con speranza di bene, come l'altro
con timore di cattivo successo, & si fà ignudo, per essere irresoluto.

ELEMOSINA.
DONNA, di carnagione bianca di bello aspetto, con fronte quadrata, occhi grassi, & naso alquanto
aquilino, con habito lungo, & grave con la faccia coperta d'un velo, perche quello, che fà elemosina,
deve vedere à chi la fà, & quello, che la riceve non deve spiar da chi venga, ò donde. Habbia ambe le
mani nascoste sotto alla veste, porgendo così danari à due fanciulli, che stiano aspettando dalle bande.
Haverà in capo una Lucerna accesa circondata da una ghirlanda d'Oliva, con le sue foglie, & frutti.
Le mani frà i panni nascose significano quel, che dice S. Matteo al 6. cap. Nesciat sinistra tua, quid
faciat dextera, & quell'altro precetto, che dice Ut sit elemosina tua in abscondito, & Pater tuus, qui
videt in abscondito, reddat tibi. La lucerna accesa dimostra, che come da un lume s'accende l'altro,
senza diminutione di luce, così nell'essercitio dell'elemosina Iddio non pate, che alcuno resti con le
sue facoltà diminuite, anzi, che gli promette, & dona realmente centuplicato guadagno. L'Oliva per
corona del capo dimostra quella misericordia, che muove l'huomo à fare elemosina quando vede, che
un povero ne habbia bisogno, però disse David nel Salmo LI. Oliva fructifera est in domo Domini. Et
Hesichio Gierosolimitano, interpretando nel Levitico: Super fusum oleum, dice, significare
l'elemosina, sì come l'Incenso è simbolico dell'oratione, & de' preghi, che si fanno al sommo Dio. La
fisonomia della faccia è descritta così da Aristotele al 6. Et 9. cap. ne gli huomini, che hanno
magnanimità, & misericordia, che sono ambe due virtù dalle quali come da fonti, l'elemosina nasce,
& deriva.

ELOQVENZA.
GIOVANE, bella, co'l petto armato, & con le braccia ignude, in capo haverà un elmo circondato di
corona d'oro, al fianco haverà lo stocco; nella mano destra una verga; nella sinistra un fulmine, & sarà
vestita di porpora. Giovane, bella, & armata si dipinge, percioché l'eloquenza non hà altro fine, nè
altro intento, che persuadere, & non potendo far ciò senza allettare, & muovere, però si deve
rappresentare vaghissima d'aspetto, essendo l'ornamento, & la vaghezza delle parole, delle quali deve
essere fecondo chi vuole persuadere altrui, bello, & proportionato instromento; & però ancora gli
antichi dipinsero Mercurio, giovane, piacevole, & senza barba, i costumi della quale età sono ancora
conformi allo stile dell'eloquenza, che è piacevole, audace, altera, lasciva, & confidente. La delicatura
delle parole s'insegna ancora nelle braccia ignude, le quali escono fuora dal busto armato, perche
senza i fondamenti di salda dottrina, & di ragioni efficaci l'eloquenza sarebbe enerve, & impotente à
conseguire il suo fine. Però si dice, che la dottrina è madre dell'eloquenza, & della persuasione, ma
perche le ragioni della dottrina sono per la difficoltà mal volentieri udite, & poco intese, però,
adornandosi con parole, si lasciano intendere, & danno spesse volte effetti di persuasione, & così si
sovviene alla capacità, & à gli affetti dell'animo mal composti. Però si vede che, ò per dichiarare le
ragioni difficili, & dubbie, ò per spronar l'animo al moto delle passioni, ò per raffrenarlo, sono
necessarij i varij, & artificiosi giri di parole dell'oratore, frà' quali egli sappia celare il suo artificio, &
così potrà muovere, & incitare, pregando l'altero, & svegliando l'animo addormentato, ò con la verga
della più bassa, & commune maniera di parlare, ò colla spada della mezzana, & più capace
d'ornamenti, ò finalmente co'l folgore della sublime, che hà forza d'atterrire, & di spaventare ciascuno.
La veste di porpora con la corona d'oro in capo, dà chiaro segno, come ella risplende nelle menti di
chi l'ascolta, & tiene il dominio de gli animi humani.

ELOQVENZA.
DONNA, vestita di rosso, nella mano destra tiene un folgore, & nella sinistra un libro aperto. Per lo
libro mostrandosi, che cosa sia eloquenza, che è l'effetto di molte parole acconcie insieme con arte, &
è in gran parte scritta, perche si conservi a' posteri, & per lo fulmine metaforicamente il suo effetto
proportionato.

ELOQVENZA.
DONNA, vestita di rosso, nella man destra tiene un libro, con la sinistra mano alzata, & con l'indice,
che è il secondo dito dell'istessa mano steso, & presso a' suoi piedi vi sarà un libro, & sopra esso un
Orologio da polvere; vi sarà ancora una gabbia aperta con un Papagallo sopra. Il Libro, come si è
detto è indicio, che le parole sono l'istromento dell'eloquente; le quali però devono essere adoprate
con ordine, & misura del tempo, essendo dal tempo misurata l'oratione, & da esso ricevendo i numeri,
lo stile, la gratia, & parte dell'attitudine à persuadere. Il Papagallo è simbolo dell'eloquente, perche
l'uno, & l'altro si rende meraviglioso con la lingua, & con le parole, l'uno imitando l'huomo, & l'altro
la natura, che è regola de gli huomini, & ministra di Dio. Et si dipinge il Papagallo fuori della gabbia;
perche l'eloquenza non è ristretta à termine alcuno, essendo l'ufficio suo di sapere dire probabilmente
di qual si voglia materia proposta, come dice Cicerone nella Retorica, & gli altri, che hanno scritto
prima, & dapoi. Il vestimento rosso dimostra, che l'oratione deve essere concitata, & affettuosa in
modo, che ne risulti rossore nel viso, acciò che sia eloquente, & atta alla persuasione, conforme al
detto d'Horatio:
Si vis me flere, dolendum est primum ipsi tibi.
Et questa assertione concitata si dimostra ancora nella mano, & nel dito alto, perche una buona parte
dell'eloquenza consiste nel gesto dell'oratore.

ELOQVENZA.
MATRONA vestita d'habito honesto, in capo haverà un Papagallo, & la mano destra aperta in fuora,
& l'altra serrata, mostri di asconderla sotto le vesti.
Questa figura è conforme all'opinione di Zenone Stoico, il quale diceva, che la Logica era somigliante
à una mano chiusa, perche procede astutamente, & l'eloquenza simigliante à una mano aperta, che si
allarga, & diffonde assai più. Per dichiaratione del Papagallo servirà quanto si è detto di sopra.

EQVITÀ.
nella Medaglia di Gordiano.

DONNA, vestita di bianco, che nella destra tiene le Bilancie, & nella sinistra un Cornucopia; perche
con candidezza d'animo, senza lasciarsi corrompere da gl'interessi, questa giudica i meriti, & demeriti
altrui, & li premia, & condanna, ma con piacevolezza, & remissione, significandosi ciò per le
Bilancie, & per lo Cornucopia.

EQVITÀ.
del Reverendiss. Padre F. Ignatio.
DONNA, con regolo Lesbio di piombo in mano perche i Lesbij fabricavano di pietre à bugne, & le
spianavano solo di sopra, & di sotto, & per essere questo regolo di piombo, si piega secondo la
bassezza delle pietre, ma però non esce mai del diritto. Così l'Equità si piega, & inchina
all'imperfettione humana, ma però non esce mai dal diritto della giustitia, & facilmente, credo, si può
credere, che questa sia figura fabricata dal Reverendissimo Padre Ignatio, Vescovo d'Alatri, &
Matematico già di Gregorio XIII. essendosi così ritrovata trà le sue scritture.

ERRORE.
HUOMO, quasi in habito di viandante, che habbia bendati gli occhi, & vada con un bastone tentone,
in atto di cercare il viaggio, per andare assicurandosi, & questo va quasi sempre con l'ignoranza.
L'Errore è (secondo gli Stoici) un'uscire di strada, & deviare dalla linea, come il non errare è un
caminare per la via diritta senza inciampare dall'una, ò dall'altra banda, talche tutte l'opere, ò del
corpo, ò dell'intelletto nostro si potrà dire, che siano in viaggio, ò pellegrinaggio, dopo il quale, non
storcendo, speriamo arrivare alla felicità. Questo ci mostrò Christo Signor Nostro, l'attioni del quale
furono tutte per instruttione nostra, quando apparì a' suoi Discepoli in habito di pellegrino; Et Iddio
nel Levitico, commandando al popol d'Israel, che non volesse, caminando, torcere da una banda, ò
dall'altra. Per questa cagione si dovrà fare in habito di pellegrino l'Errore, ò di viandante, non potendo
essere l'errore senza il passo delle nostre attioni, ò pensieri, come si è detto. Gli occhi bendati
significano, che quando è oscurato il lume dell'intelletto co'l velo de gli interessi mondani facilmente
s'incorre ne gli errori. Il Bastone, co'l quale va cercando la strada si pone per lo senso, come l'occhio
per l'intelletto, perche come quello è più corporeo, così l'atto di questo è meno sensibile, & più
spirituale, & si nota in somma, che chi procede per via del senso facilmente può ad ogni passo errare,
senza il discorso dell'intelletto, & senza la vera ragione di qual si voglia cosa. Questo medesimo, &
più chiaramente mostra l'ignoranza, che appresso si dipinge.

ESTATE.
DIPINGEVANO gli antichi per l'Estate come dice Gregorio Giraldi nella sua opera delle Deità,
Cerere in habito di Matrona, con un mazzo di spiche di grano, & di papavero, per la ragione detta
nella figura dell'Abondanza. Si dipinge ancora con le sue solite insegne della Face, & della Serpe, che
accennano il color della terra con la corona di spiche, che sono il suo principalissimo frutto. Il
vestimento sarà di color giallo, per la similitudine del color delle biade mature, che però è dimandata
Gialla, ò Flava da molti Poeti, & da Virgilio Rubiconda, perche infuoca col suo calore. Però disse
Ovidio nelle Metamorfosi:

Una donna, il cui viso arde e risplende,


V'è, che di varie spiche il capo hà cinto,
Con un specchio, che al Sol il foco accende,
Dove il suo raggio è ribattuto e spinto:
Tutto quel, che percuote, in modo offende,
Che resta secco, frutto, arso, & estinto,
Ovunque si reverberi, & allumi,
Cuoce l'herbe, arde i boschi, & secca i fiumi.

ETERNITÀ.
DONNA, con tre teste, che tenga nella sinistra mano un Cerchio, & la destra sia co'l dito indice alto.
L'Eternità per non essere cosa sensibile, non può conoscersi dall'intelletto humano, che dipenda da'
sensi, se non per negatione, dicendosi, che è luogo senza varietà, moto senza moto, mutatione, &
tempo senza prima, ò poi, fu, ò sarà, fine, ò principio. Però disse il Petrarca, descrivendo le
circostanze dell'Eternità, nell'ultimo de' Trionfi:

Non havrà luogo, fu, sarà, nè era


Ma è solo in presente, & hora, & hoggi
Et sola Eternità raccolta è intera.

Però le Teste sono tre parti del tempo, cioè presente, passato e da venire, le quali sono ristrette in una
sola nell'Eternità. Il dito indice alzato è per segno di stabile fermezza, che è nell'Eternità, lontana da
ogni sorte di mutazione, essendo simil atto solito à farsi da coloro, che vogliono dar segno d'animo
costante, & dal già fatto proponimento non si mutano. Il Cerchio è simbolo dell'Eternità, per non
havere principio, ne fine, & per essere figura perfettissima frà tutte le altre.

ETERNITÀ.
nella Medaglia di Faostina.

DONNA, in piedi, & in habito di Matrona, tenga nella mano destra il Mondo, & in capo un velo, che
le cuopra le spalle.
Lo star in piedi senza alcuna dimostratione di movimento ci fà comprendere, che nell'Eternità non vi è
moto, nè mutatione del tempo, ò delle cose naturali, ò delle intelligibili. Però disse il Petrarca del
tempo dell'Eternità:

Qual meraviglia hebb'io, quando restare


Vidi in un piè colui, che mai non stette,
Ma discorrendo suol tutto cangiare.

La ragione, perche questa figura non si faccia à sedere, essendo il sedere indicio di maggior stabilità,
è, che il sedere si suol notare quasi sempre quella quiete, che è correlativa del moto, & senza il quale
non si può esso intendere, & non essendo compresa sotto questo genere la quiete dell'eternità, nè
anche si deve esprimere in questa maniera, ancorché da tutti questo non sia osservato, come si dirà qui
di sotto. Si fà Donna per la conformità del nome, Matrona per l'età stabile. Tiene il Mondo in mano,
perche il Mondo produce il tempo con la sua mobilità et, significa, che l'Eternità è fuora del Mondo. Il
velo che ambidue gli humeri le cuopre, mostra, che quel tempo, che non è presente nell'Eternità
s'acculta, & si confonde.

ETERNITÀ.
nella Medaglia di Tito.

DONNA, armata, che nella destra tiene un'Asta, & nella sinistra un Cornucopia, & sotto a' piedi un
Globo. Per la detta figura, con parola Eternità, non si deve intendere dell'Eternità detta di sopra reale,
ma di una certa duratione civile longhissima, che nasce dal buon governo, il quale consiste
principalmente in proveder le cose alla vita necessarie, perche riconoscendo i Cittadini l'abondanza
dalla benificenza del Prencipe, hanno continovamente l'animo volto à ricompensare l'obligo con la
concordia, & con la fedeltà. L'indigenza del vitio dall'altra banda fà storcere i pensieri al danno del
Prencipe, & ad altre inconvenienze, che macchiano l'honor proprio, & sconturbano la quiete
commune. Et però gli antichi dipinsero questa duratione, & perpetuità co'l Cornocopia pieno di frutti.
Nasce parimente la lunga duratione de gli Stati dal mantenere la guerra in piedi contro alle Nationi
Barbare, & nemiche, per due cagioni, l'una è, che si mantengono i Popoli bellicosi, & esperti, per
resistere, all'audacia, & all'impeto d'altri popoli stranieri, che volessero offendere; l'altra è, che si
assicura la pace, & la concordia fra i Cittadini, perche tanto maggiormente il tutto s'unisce colle parti,
quanto è più combattuto dal suo contrario, & questo si è veduto, & si vede tuttavia in molte Città, &
Regni, che frà loro tanto più sono disuniti i Cittadini, quanto meno sono da gl'inimici travagliati, & si
moltiplicano le dissensioni civili con quiete, & riso dell'inimico; però si dipinge l'Eternità con l'Asta,
& con l'Armatura.

ETERNITÀ.
DONNA, in habito di Matrona, che nella destra mano haverà un Serpe in giro, che si tenga la coda in
bocca, & terrà detta imagine un velo in testa, che le ricuopra ambedue le spalle.
Si ricuopre le spalle, perchè il tempo passato nell'eternità non si vede. Il Serpe in giro dimostra, che
l'eternità si pasce di se stessa, nè si fomenta di cosa alcuna esteriore, & presso à gli antichi significava
il Mondo, & l'Anno, che si girano perpetuamente, secondo alcuni Filosofi in sé medesimi, però se n'è
rinuovata pochi anni sono la memoria, & l'occasione dell'insegna di Papa Gregorio XIII. Et dell'anno
ritornato al suo sesto per opra di Lui, & ciò sarà testimonio degno dell'eternità della fama di sì gran
Principe.

ETERNITÀ.
DONNA, giovane, & vestita di verde, per dimostrare, che ella non è sottoposta al tempo, nè
consumata delle sue forze; starà à sedere sopra una sedia, con un'Asta nella mano sinistra posata in
terra, & con la destra sporga un Genio. Così si vede scolpita in una Medaglia antica, con lettere, che
dicono: CLOD. SEPT. ALB. AUG. Haverà ancora in capo un Basilisco d'oro; questo animale era
presso à gli Egittij indicio dell'eternità, perche non può essere ammazzato da animale alcuno, sì come
dice Oro Egittio ne' suoi Hieroglifici, anzi facilmente co'l fiato solo ammazza le fiere, & gli huomini,
& secca l'herbe, & le piante. Fingesi d'oro, perche l'oro è meno soggetto alla corrottione degli altri
Metalli.

ETERNITÀ.
nella Medaglia d'Adriano.
DONNA, che sostiene due teste coronate, una per mano, con queste lettere AETERNITAS
AUGUSTI. & S. C. Vedi Sebastiano Erizzo.

ETERNITÀ, O PERPETUITÀ.
DONNA, che siede sopra d'una sfera celeste, con la destra porga un Sole, co' suoi raggi, & con la
sinistra sostenga una Luna, per mostrare, come ancora nota Pierio Valeriano ne' suoi Hieroglifici, che
il Sole, & la Luna sono perpetui elementi delle cose, & per propria virtù generano, & conservano, &
danno il nutrimento à tutti i corpi inferiori, il che fù molto ben considerato da gli antichi Egittij, per
rappresentare l'Eternità, credendo fermamente, che questi due lumi del Mondo fossero per durare
infiniti secoli, &, che fussero conservatori, & nutritori di tutte le cose create sotto di loro.

EVENTO BUONO.
GIOVANE, lieto, & vestito riccamente, nella man destra haverà una tazza, nella sinistra un Papavero,
& una spica di Grano.
Questo buono Evento tenevano così scolpito anticamente i Romani in Campidoglio, insieme con
quello della buona Fortuna, & è come una somma felicità di buon successo in tutte le cose, però lo
fingevano in questa maniera, volendo intendere per la Tazza, & per la Spica la lautezza delle vivande,
& del bere, per la gioventù i beni dell'animo, per l'aspetto lieto i piaceri, che dilettano, & rallegrano il
corpo, per lo vestito nobile, i beni della fortuna, senza i quali rimanendo ignudo il buono Evento
facilmente varia nome, & natura. Il Papavero si prende per lo sonno, & per la quiete: nel che ancora si
scuopre, & accresce il buono Evento.

FAMA.
DONNA, vestita d'un velo sottile succinto à traverso, raccolto à mezza gamba, che mostri correre
leggiermente, haverà due grandi Ali, sarà tutta pennata, & per tutto vi sarannotanti occhi quante
penne, & trà questi vi saranno molte bocche, & orecchie, nella destra mano terrà una Tromba; così la
descrisse Virgilio, & per più chiarezza scriveremo le sue parole medesime, tradotte in lingua nostra
così:

La Fama è un mal di cui non più veloce


È nessun'altro, e di volubilezza
Sol vive, & caminando acquista forze,
Picciola al timor primo, & poi s'inalza
Fino alle stelle, & entra nella terra,
E trà i nuvoli ancora estende il capo.
Et poco poi soggiunge:
Et veloce di piedi, &leggier d'ale
Un monstro horrendo, & grande, al quale quante
sono nel corpo piume, son tant'occhi,
Disotto vigilanti, & tante lingue,
(Maraviglia da dire), & tante bocche
Suonan in lei, & tante orecchie inalza,
Vola di notte in mezzo 'l ciel stridendo
Et per l'ombra terrena, ne mai chino
Gli occhi per dolce sonno, & siede il giorno
A' la guardia del colmo, d'alcun tetto,
O sopra d'alte, & eminenti Torri,
Le gran Città smarrendo, & sì del falso
Come del vero è messaggiar tenace.

FAMA BVONA.
DONNA, con una Tromba nella mano dritta, & nella sinistra con un ramo d'Uliva, haverà l'ali
bianche.
La Tromba significa il grido universale sparso per gli orecchi de gli huomini. Il ramo d'Uliva mostra
la bontà della fama, & la sincerità dell'huomo famoso per opere illustri, pigliandosi sempre, & l'Ulivo,
& il frutto suo in buona parte: però nella sacra Scrittura si dice dell'olio parlandosi di Christo S. N. in
figura, Oleum effusum nomen tuum; & dell'Uliva dice il Salmo: Uliva fructifera in domo Domini. Et
per questa cagione solevano gli Antichi coronar Giove d'Uliva, fingendolo per sommamente buono, &
sommamente perfetto. L'ali di color bianco notano la candidezza, & la velocità della fama.

FAMA CATTIVA, CLAUDIANO.


DONNA, con un vestito dipinto d'alcune imaginette nere, come puttini con l'ali nere, & con una
Tromba in mano, conforme al detto di Claudiano nel libro della Guerra Getica, contro Alarico.
Famaque nigrantes succincta pavoribus alas.
Sono le imaginette notare per quei timori, che si accrescono nel crescere la cattiva fama; l'ali nere
mostrano l'oscurità dell'attioni, & la sordidezza.

FAME.
LA Fame viene descritta da Ovidio nelle Metamorfosi al libro viij. che in nostra lingua dice così:

Ogni occhio infermo suo si stà sepolto


In una occulta, & cavernosa fossa,
Raro hà l'inculto crin, ruvido e sciolto
E di sangue ogni vena ignuda è scossa.
Pallido e crespo, magro, e oscuro hà il volto
E de la pelle sol vestite l'ossa
E de l'ossa congiunte in varij modi
Traspaion varie forme e varij nodi.
De le ginocchia il nodo in fuor si stende,
E per le secche coscie par gonfiato:
La poppa, che à la costa appesa pende
Sembra una palla à vento senza fiato:
Ventre nel ventre suo non si comprende
Ma il loco ù par, che sia già il ventre stato
Rassembra in somma l'affamata rabbia
D'ossa una Notomia, che l'anima habbia.

FATICA.
DONNA, mal vestita di color verde, in mano terrà un libro aperto, stando in atto di leggerlo, & à
canto vi sarà un Vitello, ò Giuvenco.
La Fatica, secondo il detto di Cicerone, è una certa operatione di grande attione d'animo, ò di corpo,
& si rappresenta vestita di verde, perche la speranza la ricuopre, & la mantiene; co' l libro si dimostra
la fatica della mente, che si apprende principalmente per mezzo de gli occhi, come strada più facile di
cognitione in ogni proposito all'intelletto; quella del corpo si rappresenta per lo significato del
Giuvenco, conforme al detto d'Ovidio nel libro XV. delle Metamorf. dove dice:

Cade laboriferi credunt gaudere iuvenci.

FATICA.
DONNA, robusta, & vestita di pelle d'Asino, in maniera, che la testa dell'Asino faccia l'acconciatura
de' capelli; essendo questo animale nato alla fatica; & à portare pesi; si aggiungeranno ancora alla
detta acconciatura due ali di Grue, & in mano terrà i piedi del medesimo uccello, il quale serve per
memoria della fatica, perche è antica opinione, che i nervi dell'ali, & de' i piedi di Grue portati à
dosso, faccino sopportare ogni fatica agevolmente, & senza alcun dispiacere, come avvertisce Pierio
al libro XVIJ.

FATO, DISPOSITIONE FATALE,


ò Destino.

HUOMO, vestito con amplissimo vestimento di panno di lino, starà riguardando nel Cielo una Stella,
che risplenda in mezzo à molta luce, la quale sia terminata da alcune nuvole di tutte le bande, dalle
quali cada in giro sino à terra una catena d'oro, così descritta nell'ottavo libro dell'Iliade, & significa,
secondo, che riferiscono Macrobio, & Luciano, la congiuntione, & il legamento delle cose humane
con le divine, & un vincolo dell'humana generatione co'l Sommo Fattore suo, il quale, quando gli
piace tira à se, & fà innalzare le nostre menti al più alto Cielo, ove mai altrimenti non potremmo
arrivare con ogni nostro sforzo terreno; però il divin Platone volle, che questa catena fosse la forza
dello spirito divino, & del suo ardore celeste, dal quale sono bene spesso rapiti gli animi di gran
valore à segnalate imprese. Si veste di lino perché, come racconta Piero Valeriano nel libro XL., gli
antichi sacerdoti Egittij ponevano il Lino per lo fato, rendendone ragione che, come il lino è frutto, &
parto della Luna, così anco sono i mortali soggetti alle mutationi del Cielo. Et questa come anco la
seguente imagine haviamo descritta conforme alla superstitione de' gentili, essendo cosa illecita à noi
Christiani credere il Fato, come diffusamente insegna S. Tommaso contra Gentiles lib. 3. cap. 93.

FATO.
HUOMO, vestito di panno di lino, per la ragione sopradetta, haverà in capo una Stella, nella man
destra il Caduceo di Mercurio, nella sinistra una Conocchia co'l fuso, ma, che il filo sia tronco nel
mezzo. Le ragioni, che si assegnano alle dette cose, sono queste primieramente, perche il fato si tiene
per divolgata opinione de' savij della Gentilità, che consista nella dispositione delle Stelle, &, che tutti
i nostri humani affari, & importanti negotij trapassino, secondando il moto di esso: però sopra il capo,
come dominatrice, si dipinge la Stella detta. Il Caduceo, dinota la potestà del fato, ò vero un certo
divino spirito, ò moto per lo quale non solamente la mente nostra, ma tutte le cose create, ancora si
muovono, & si governano, & credevano di più gli Antichi, che fosse un certo vincolo, co'l quale noi
venissimo obligati e ristretti con l'istesso Iddio, &, che con noi la necessità di questo medesimo
adunasse tutte le cose. Lo dipingevano con la Conocchia, & co'l Fuso, perche così si mostra il
debolissimo filo de' nostri giorni, attaccato alle potenze del Cielo.

FAVORE.
GLI Antichi fingevano un giovane ignudo, allegro, con le Ali alle spalle, con una benda à gli occhi, &
co' piedi tremanti stava sopra una Ruota. Io non so vedere per qual altro fine così lo dipingessero, se
non per dimostrare i tre fonti, onde scaturiscono, & derivano tutti i favori: il primo è la virtù,
significata per l'ali da gli antichi spesse volte, per mantenere la metafora del volo dell'ingegno,
tristissima presso a' Poeti; il secondo è la fortuna, dalla quale si hanno le ricchezze, & si genera la
nobiltà, le quali due cose principalmente danno, & mantengono il favore vivo, & gagliardo, & la
Fortuna è dimostrata con la Ruota, per la ragione da dirsi à suo luogo. L'altra cagione del favore è il
capriccio, & l'inclinatione di chi favorisce, senza alcun fine stabile, ò senza sprone di alcuna cosa
ragionevole, & questo vien significato per la cecità de gli occhi corporali, da' quali s'impara esser
corto il conoscimento dell'intelletto. Et queste sono tre cagioni.
Si possono ancora con queste medesime cose significare tre effetti di esso, cioè l'ali l'ardire, che si hà
dal favore per impiegarsi à grandi imprese, la superbia, che toglie la virtù, & la conoscenza delle
persone men grandi, il che si nota nella cecità, & il dominio della Fortuna, che si conseguisce per
mezzo de' favori, & ciò per la Ruota si manifesta. Però questo si dice secondo il volgo, non dovendo
noi attribuir dominio alcuno alla Fortuna, dipendendo tutto dalla Divina Providenza. Et in questo s'hà
da seguitar la verità, insegnataci da S. Tomaso contra gentiles lib. 3. cap. 92.

FAVORE.
UN Giovane armato, con uno scudo grande posato in terra, ove sarà dipinto il Mare, con un Delfino,
che nuotando porti sopra al dorso un giovane, che suoni la Lira, & con la mano dritta terrà uno Scettro
abbassato verso la terra.
Si dipinge il Favore armato per l'audacia di scoprirsi vigoroso nelle imprese di molta difficoltà, alle
quali spesso si arrischia, & ne esce facilmente con honore. Lo Scudo è segno, che i favori sono difesa
della fama, & della robba, come esso è fatto per difesa della vita corporale. Il Delfino nel modo detto,
accenna la favola di Arione, nobile sonatore, il quale per invidia d'alcuni Marinari, essendo gettato
dalla barca nell'acque, fù da questo pesce amorevolmente portato alla riva. Il quale officio si può
prendere in questo proposito, perche il favore deve esser senza obligo, & senza danno di chi lo fà, ma
con utile, & honore di chi lo riceve. Le quali qualità si vedono espresse nell'attione del Delfino, che
senza suo scommodo porta il sonatore per l'acque, & gli salva la vita.
Si dice ancora esser portato uno, che è sollevato dà favori, & per mezzo d'essi facilmente viene à
termine de' suoi desiderij. In cambio del Delfino si potrebbe ancora fare una Nave in alto mare, con
un vento, che le spiri in poppa, per dimostrare, che il Favore è l'aiuto, che si hà per lo compimento de'
desiderij.
Lo Scettro piegato verso la terra è il segno, che davano i Rè di Persia per favorire i vassalli,
toccandogli la testa; però si legge nell'Historie Sacre, che Assuero, Artaserse detto da gli scrittori
profani, per favorire Ester sua moglie, le toccò con lo scettro la testa. Gli antichi ancora dipingevano
il Favore co'l dito più goffo della mano piegato, di, che si può vedere la ragione presso al Pierio, &
altri Scrittori.

FALSITÀ D'AMORE,
overo Inganno.

DONNA, superbamente vestita, terrà con le mani una Serena, che guardi in uno specchio. Il falso
amante sotto la delicatura di una leggiadra apparenza, & sotto la dolcezza delle finte parole, tiene per
ingannare ascose le parti più deformi de' suoi pensieri malvagi, che per i piedi, & per l'estremità,
come habbiamo detto altre volte, si prendono; & però gli antichi dipingevano la Sirena in questo
proposito. Lo specchio è vero simbolo di falsità, perche se bene pare, che in esso specchio siano tutte
quelle cose, che li sono poste innanzi, è però una sola similitudine, che non hà realtà, & quello, che gli
si presenta alla sinistra viene alla destra mano, & medesimamente quello, che è dalla destra viene alla
sinistra, il che è tutto quello, che importa questo nome di Falsità, come benissimo racconta il Pierio
nel lib. 42.

FECONDITÀ.
DONNA, di allegro, & giocondo viso, con gravità di Matrona, coronata di Senape, nella sinistra mano
tenga il corno della Capra, nel grembo una Gallina co' suoi polcini à pena nati dalle ova, in terra sarà
una Lepre co' suoi parti mandati fuora di fresco, & per antico costume la Lepre è servita in questo
proposito, come ancora la pecora con gli agnelli, perche sono per propria natura animali fecondissimi.
Si fà coronata di Senape, perche il minutissimo seme di quest'herba, senza molta industria, ò diligenza
del coltivatore, frà tutte l'herbe diviene tale, & di tanta grandezza, che è atta à sostenere gli uccelli,
che vi si posano.
La Gallina in grembo con le ova, che nascono duo pulcini per ovo, dimostra la fecondità di questo
domestico uccello. Tali racconta il Pierio haverne vedute in Padova. Et si legge ne gli scritti di
Alberto, che in un certo luogo della Macedonia covando una Gallina XXII. ova, nel nascere furono
ritrovati 44. pulcini.
Adoperavano ancora gli Antichi in questo proposito la Pecora con due agnelli insieme legati, perche
le antiche Matrone, quando havevano partorito due Figliuoli ad un parto, solevano sacrificare una
Pecora con due agnelli à Giunone presidente dell'Opulenza, & de' Regni, & aiutatrice delle Donne ne'
parti.
Della Lepre si legge, che è tanto feconda, che, mentre dà il Latte partorisce, & pone frà l'uno e l'altro
parto pochissimo intervallo; & racconta Valerio Massimo di un'Isola donde furono sforzati à partirsi
gli habitatori, per la gran copia, che vi era moltiplicata di questi animali. Però non sono mancati
alcuni, che hanno detto, che i maschi concepiscono, partoriscono, & nodriscono i parti proprij, come
fanno le femine stesse.

FECONDITÀ.
Nella medaglia di Mammea.

DONNA, che con la sinistra tenga un Cornucopia, & con la destra meni per mano un fanciullo. Si fà il
Cornucopia per adoprarsi ancora questa parola di Fecondità metaforicamente nella terra, ne gli
Arbori, ne gl'ingegni, & in ogni altra cosa buona.

FECONDITÀ.
Nella medaglia di Faostina.

DONNA, sopra un letto geniale, & intorno le scherzino due fanciulli.

FEDE RELIGIOSA.
overo Theologia.

DONNA, vestita di bianco, la quale tenga una Croce in una mano, & nell'altra un Calice, perche
essendo ella una ferma credenza di quelle cose, che al senso non appariscono, & nelle quali non è
fondata la speranza Christiana, & perche i due principali capi della Fede religiosa e viva informata
con la carità, che è virtù, che giustifica l'huomo, & lo fà degno delle ricchezze dell'altra vita, sono
credere in Christo Crocefisso, come dice S. Paolo, & il Sacramento dell'Altare; però si dipinge con la
Croce, & co'l Calice, mostrandosi, che queste due cose, una delle quali appartiene alla Redentione,
l'altra alla reintegratione delle forze dell'anima, sono la via da incaminarsi con progresso nella fede
Christiana.

FEDE RELIGIOSA.
DONNA, vestita di bianco, con l'elmo in capo, nella mano destra terrà una candela accesa sopra un
cuore, & nella sinistra la Tavola della legge vecchia insieme con un libro aperto.
La Fede, come una delle virtù Teologali, tiene in capo l'Elmo, per dimostrare, che per havere la vera
fede si deve mantenere l'ingegno sicuro da' colpi delle armi nemiche, che sono le ragioni naturali de'
Filosofi, & le sofistiche ragioni de gli heretici, & mali Christiani, tenendo ferma la mente alla dottrina
Evangelica, & a' Divini commandamenti. Il libro, con le Tavole di Moise, sono il Testamento nuovo,
& vecchio insieme, come principal somma di ciò, che si deve credere, che sono i commandamenti di
Christo Signor nostro insieme con quelli della vecchia legge, per conformità del detto suo, che dice:
Non sono venuto à destruere la legge, ma ad aggiungergli.
Il cuore in mano, con la candela accesa mostra l'illuminatione della mente nata per la Fede, che
discaccia le tenebre dell'infedeltà, & dell'ignoranza. Però per antica cerimonia nel Sacrificio della
Messa, & in altri atti Ecclesiastici, si vede l'uso de' lumi, & delle torchie accese, del che diffusamente
tratta Stefano Durante, de ritib. Eccl. lib. I. cap. 10. Et altrove.
Il Reverendiss. Padre Ignatio nella compositione d'alcune sue imagini, distinse la Fede perfetta
dall'imperfetta, facendone una, che sollevi con una mano la carità, l'altra, che la scacci, tenendo
ambedue in mano il Calice, per dimostrare, che riceve la sua perfettione ne gli ufficij di carità, &, che
è ancora senza essi virtù, se bene di gran lunga si scosta dalla perfettione di quel fine al quale
facilmente si solleva mediante il suo aiuto. Però S. Iacomo la dimanda Fede morta.

FEDE.
nella Medaglia di Plautilla.

UN huomo con una Donna, che si danno la fede stringendosi la destra mano.

FEDE.
DONNA, vestita di bianco, che si tenga la destra mano sopra il petto, & con la sinistra terrà un Calice,
& attentamente lo guardi. Sono tre le virtù insegnateci nella nuova, & ultima legge data per bocca di
Christo N. S. ancorché furono sempre necessarie in ogni legge per la salute dell'anima. Ma la fede è
prima delle altre due alle volte, però non sempre, in generatione, non potendo alcuno havere, nè
speranza, nè carità senza essa, dalla quale queste dipendono in questa vita necessariamente. Questa
dunque si fà vestita di bianco, & bella di faccia, perche come il color bianco ci mostra la similitudine
della luce, quale è cosa esistente, & perfetta di sua natura, & il color nero ci mostra le tenebre, che
sono solo privatione di essa; così dobbiamo noi credere, che chi hà fede perfetta, & formata con la
carità habbia l'essere, & viva, & chi di questa sia privo si avvicini, ò sia in tutto prossimo alla
privatione, & alla morte eterna. L'uno ci disse Christo Signor Nostro in quelle parole: Qui credit in
me, etiam si mortuus fuerit, vivet. L'altro s'hà dal sacro Simbolo di S. Atanasio: Hæc est fides
Catholica, quam nisi quisque fideliter, firmiterque crediderit salvus esse non poterit. Mostra ancora la
bianchezza del vestimento, che questa virtù non s'acquista con l'introdurre le scienze nell'anima, come
il color bianco a' panni non si dà con colori materiali, ma solo s'acquista purificando il panno da gli
altri colori; così la fede quando è netta, l'anima con la gratia, & carità in modo, che non penda troppo
alle inclinationi, che danno diletto, nè alle scienze, che fanno superbo, più efficacemente opera, & hà
la sua perfettione. Nota ancora questo colore, che facil cosa è deviar da questa santa virtù, come è
facile macchiare un candidissimo vestimento, & per questa cagione molti, incorrendo in un solo
errore con pertinacia, sono à ragione ributtati dalla Santa Chiesa, sapendo, che Qui in uno delinquit
factus est omnium reus.
La mano, che tiene sopra il petto mostra, che dentro nel cuore si riposa la vera, & viva fede, & di
quella saremo premiati, non della finta, che molte volte si mostra nella mortificata apparenza de'
corpi.
Nell'altra mano tiene il Calice, simbolo della Fede, ove si sostentano tutte le nostre speranze, & il fine
de' nostri desiderij.

FEDE NELL'AMICITIA.
DONNA, vecchia, & canuta, coperta di velo bianco, co'l braccio destro disteso, & di un altro velo sarà
coperta la destra mano.
Tiene coperta la man destra, secondo l'ordine di Numa Pompilio, Rè de' Romani nel sacrificio da farsi
alla Fede, per dare ad intendere, che si hà da guardare la fede con ogni sincerità, &, che ella era
consacrata nella destra mano, & però la dobbiamo difendere con ogni prontezza. Rappresentasi
canuta, & vecchia, perche così la chiamò Virgilio, il che dichiara uno interprete, dicendo, che si trova
più fede ne gli huomini, che hanno per molti anni maggiore esperienza, & aggiunge, per mostrare, che
non basta conservar la fede per alcun tempo, ma bisogna, che sia perpetua. Racconta di più Acrone,
che sacrificando alla Fede il Sacerdote, si copriva non solo la destra mano con bianco velo, ma il capo
ancora, & quasi tutto il corpo, à dimostratione della candidezza dell'animo, che suol prevenire sempre
la fede. Però disse l'Ariosto:

Non par, che da gli antichi si dipinge


La santa Fè vestita in altro modo,
Che d'un vel bianco, che la cuopra tutta,
Che un sol punto, un sol neo la può far brutta.

FEDELTÀ.
DONNA, vestita di bianco, come la Fede, con due dita della destra mano tenga un Anello, overo
Sigillo, & à canto vi sia un Cane bianco.
Si fà il Sigillo in mano per segno di fedeltà, perche con esso si serrano, & nascondono i secreti. Il
Cane perche è fedelissimo haverà luogo appresso questa imagine per l'auttorità di Plinio nel VIII. lib.
dell'Historia Naturale, dove racconta in particolare del Cane di Tito Labieno, veduto in Roma nel
consolato d'Appio Iunio, & Publio Silio, il quale, essendo il sopradetto Tito in prigione, non si partì
mai da giacere per quanto poteva vicino à lui, & essendo egli finalmente come Reo gittato dalle scale
Gemonie, supplicio, che si usava in Roma con quelli, che erano condennati dalla giustitia, stava il
Cane intorno al corpo del già morto padrone, mostrando moltissimi effetti di dolore, & portando tutto
il cibo, che gli si dava alla bocca d'esso; essendo alla fine il cadavero gittato nel Tevere, il Cane
ancora di propria voglia vi si gittò, reggendo sopra l'acque per buono spatio quel corpo con infinita
meraviglia de' riguardanti. Si legge ancora in Erasto d'un Cavalier Romano, che haveva un figliuolo
unico nelle fasce, presso al quale di continovo stava un Cane domestico di casa, & avvenne che,
facendosi un giorno nella Città alcuni giuochi militari dove il Cavaliere interveniva, volle la curiosa
sua Moglie intervenire alla festa, & havendo serrato il fanciullo solo co'l Cane in una medesima
stanza, conducendo seco tutte le sue serve, se n'andò sopra un palco della Casa, donde si poteva haver
della festa trattenimento; uscì in quel tempo per una fessura della Muraglia un horribil Serpente, &
andatosene alla culla per uccidere il bambino fù dal Cane assalito, & ucciso, restando esso solo
insanguinato per alcuni morsi del Serpe; à caso in quel combattimento del Cane, & del Serpe la Culla
si voltò sottosopra; la Balia allo spettacolo del sangue, & della culla riversata, ritornata, che fu,
conietturando la morte del fanciullo, portò con lagrime al Padre la falsa nuova. Egli infuriato per tali
parole corse alla stanza, & con un colpo della spada l'innocentissimo Cane per merito di fedeltà divise
in due parti, poi piangendo andò verso la Culla et, credendo vedere le tenere membra sbranate, trovò
il fanciullo vivo, & sano con sua grandissima allegrezza, & meraviglia, poi, accorgendosi del Serpe
morto, venne in cognitione della verità, dolendosi infinitamente d'haver dato all'innocente animale la
morte, in ricompensa della rarissima fedeltà. Molti altri essempi raccontano diversi altri auttori in
questo proposito, à noi bastano questi.

FELICITÀ ETERNA.
GIOVANE, ignuda, con le treccie d'oro, coronata di Lauro, sia bella, & riplendente, sederà sopra il
Cielo stellato, tenendo una palma nella sinistra mano, & nella destra una fiamma di fuoco, alzando
gl'occhi in alto, con segni di allegrezza.
Giovane, si dipinge, percioché la felicità eterna non hà seco, se non allegrezza perpetua, sanità vera,
bene incorrotto, & tutte le gratie particolari, che seguono la gioventù, & delle quali l'altre età sono
difettose. Si fà ignuda, perche non hà bisogno di valersi delle cose caduche della Terra, ò per
sovvenire alla vita, ò per ornarsi, ma tutto il ben suo, & l'altrui nasce immediatamente da lei
medesima. I Capelli d'oro sono i pensieri soavi di sempiterna pace, & sicura concordia. In questo
significato è pigliato l'Oro ancora da' Poeti, che è la prima età incorrotta de gli huomini, quando si
viveva senza contaminare le leggi della antura; essi la dimandarono l'età dell'Oro, come si è detto in
altro proposito altrove.
Ponsi à sedere sopra il Cielo stellato, per dimostrare, che la vera felicità, che solo in Cielo si gode,
non è soggetta à rapido corso delle stelle, & allo scambievole movimento de' tempi. La Corona del
Lauro con la palma mostra, che non si può andare alla felicità del Cielo, se non per molte tribolationi,
essendo vero il detto di S. Paolo, che dice: Non coronabitur nisi qui legitimem certaverit.
La fiamma ardente dimostra l'amor di Dio, & il mirar alto la contemplatione di lui, perche in ambedue
queste parti consiste la beatitudine, & la compita felicità.

FELICITÀ
nella Medaglia di Giulia Mammea con queste lettere.

FELICITAS PUBLICA.
DONNA, che siede in un bel seggio regale, nella destra mano tiene il Caduceo, & nella sinistra un
Cornucopia pieno di frutti, & è inghirlandata di fiori.
La Felicità è un riposo dell'animo in un bene sommamente conosciuto, & desiderato, & desiderabile;
però si dipinge à sedere, co'l Caduceo in segno di pace, & di sapienza. Il Cornucopia accenna il frutto
conseguito delle fatiche, senza le quali è impossibile arrivare alla felicità, che per mezzo d'esse si
conosce, & si desidera.
I Fiori sono inditio di allegrezza, dalla quale il felice stato non si divide giamai. Significa ancora il
Caduceo la virtù, & il Cornucopia la ricchezza, però felici sono trà di noi coloro, che hanno tanti beni
della fortuna, che possono provedere alle necessità del corpo, & tanto virtuosi, che possono allegerir
quelle dell'animo.

FELICITÀ BREVE.
DONNA, vestita di bianco, & giallo, che tenga in capo una corona d'oro, sia cinta di varie gemme;
nella mano destra haverà uno Scettro, tenendo il braccio alto, al quale s'avviticchi con le sue frondi
una Zucca, che sorga dal terreno vicino a' piedi d'essa, con la sinistra tenga un Cornucopia pieno di
monete, & di gemme.
Il vestimento bianco, & giallo è inditio di contentezza. La Corona, & lo Scettro di signoria, & il
Cornucopia, di gran ricchezze, nelle quali cose la breve, & vana felicità consiste assimigliandosi alla
Zucca, la quale in brevissimo spatio di tempo altissima diventata, in pochissimo tempo poi perde ogni
suo vigore, & cade à terra. Il, che è conforme à quel, che ne disse l'Alciato:

Crebbe la Zucca à tanta altezza ch'ella


A un altissimo Pin passò la cima,
E mentre abbraccia in questa parte e in quella
I rami suoi superba oltre ogni stima
Il Pin sen rise e à lei così favella:
Breve è la gloria tua perche non prima
Verrà il verno di neve, & giaccio cinto.
Che sia ogni tuo vigor del tutto estinto.

FERMEZZA D'AMORE.
DONNA, d'ornatissimo habito vestita, per acconciatura del capo havrà due ancore, che in mezzo con
bella legatura tengano un cuore humano, con un motto, che lo circondi, & dica: Mens est firmissima.

FERMEZZA ET GRAVITÀ
dell'Oratione.

Scrive il Pierio nel primo libro de' suoi Hieroglifici che, quando i sacerdoti Egittij volevano
dimostrare in pittura la fermezza, & la gravità dell'oratione, facevano Mercurio sopra una Base
quadrata senza piedi, il che dimostrava la fermezza, & forza delle parole esseguite, le quali senza
l'aiuto delle mani, ò piedi possono per se stesse fare l'offitio, che da loro si aspetta.

FERMEZZA.
DONNA, con le membra grosse, di aspetto robusto, vestita di azurro, & ricamato d'argento, come di
stelle, & con ambe le mani terrà una Torre.
Questa figura è formata in maniera, che facilmente senza molta dichiaratione si può intendere. Però
per non ci trattenere, ove non bisogna, dico solo, che il color della vesta con le stelle fisse scolpitevi
sopra mostrano fermezza, per similitudine della fermezza del Cielo, il quale per la sua perfettione non
è soggetto à mutatione locale, ne corrottiva, & non può in modo alcuno vacillare in alcuna parte.

FILOSOFIA.
DONNA, giovane, & bella in atto d'haver gran pensieri, ricoperta con un vestimento stracciato in
diverse parti, talché n'apparisca la carne ignuda in molti luoghi, conforme al verso del Petrarca
usurpato dalla plebe, che dice:

Povera e nuda vai Filosofia.

Mostri salire una Montagna molto malagevole, & sassosa, tenendo un Libro serrato sotto il braccio.
E la Filosofia detta madre, & figliuola della virtù, madre perche dalla cognitione del bene nasce
l'amore di esso, & il desiderio di operare in somma perfettione cose lodevoli, & virtuose, figlia perche
se non è un animo ben composto con molte attioni lodevoli, fondato nella virtù, non suole stimare la
Filosofia, nè tenere in conto alcuno i suoi seguaci. Ma perche pare molto ordinario, & naturale, che la
virtù, habito dalla volontà, generi la scienza, che è habito dell'intelletto, il quale è ultimo all'operare,
però (essendo massime da Cicerone e da Macrobio dipinta la virtù di età senile, che caminando per
via sassosa spera alla fine ritrovarsi in luoghi di riposo) si dovrà fare la Filosofia giovane, come figlia
fuor di strada, & per luogo dishabitato, per mostrare participatione del Genio, & dell'inclinatione
materna. Si dà poi ad intendere per la gioventù, la curiosità de' suoi quesiti, &, che è non men grata à
gl'intelletti de' virtuosi, che sia à gli occhi de gli effeminati una faccia molle e lasciva. Mostra ancora,
che se bene alletta molti l'età bella, & fresca, li fà nondimeno tirare indietro la difficultà della via, &
la povertà mendica de' vestimenti. Sta pensosa perche è solitaria, solitaria per cercar se stessa nella
quiete, fuggendo li travagli, che trovava nelle conversationi mondane. È mal vestita, perche un
huomo, che fuor de' luoghi habitati attende à se stesso, poca cura tiene de gli adornamenti del corpo.
È anche mal vestita forse perche non avanza tanto a' buffoni nelle Corti de' Prencipi, che se ne
possano vestire i Filosofi, & virtuosi, talché si può credere, che da quel tempo in qua, che il Petrarca
l'udì chiamare Povera e nuda, ancora non habbia cangiato condicione, ò risarcite le vestimenta.
Il Libro serrato, che tiene sotto il braccio ci mostra i secreti della natura, che diffficilmente si sanno,
& le loro cagioni, che difficilmente si possono capire, se co'l pensiero non si stà considerando, &
contemplando minutamente la natura de' corpi sodi, & liquidi, semplici, & composti oscuri, & opachi,
rari, & spessi, le qualità essentiali, & accidentali di tutte le cose, delle piante, delle pietre, dell'herbe,
de' fiumi, delle minere, de gli effetti meteorologici, della dispositione de' Cieli, della forma del moto,
dell'oppositioni, & influenze dell'anima humana, & suoi principij, della sua essenza, delle sue parti,
della sua nobiltà, & felicità, delle sue operationi, & sentimenti, con altre moltissime cose non dissimili
da queste medesime.
In diverse altre maniere si potrebbe rappresentare la Filosofia, à noi basti haverla fatta così per la
facilità di chi legge, & per non havere à confonderci con gli enigmi fuori della chiarezza di quelle
cose, le quali portano confusione ancora à gli scritti de' migliori auttori, & però molte con facilità se
ne possono, & fabricare, & dichiarare, comprendendosi da questa sola, che la Filosofia è scienza
nobilissima, che con l'intelletto tuttavia si perfettiona nell'huomo, che è poco stimata dal volgo, &
sprezzata da' signori ignoranti, si essercita in cose difficili godendo al fine tranquillità di mente, &
quiete dell'intelletto.

FURORE ET RABBIA.
HUOMO, armato, con vista spaventevole, & fiera, haverà il colore del viso rosso, con la spada ignuda
nella destra mano, stando in atto minaccievole, nel braccio sinistro haverà uno scudo, in mezzo del
quale vi sia un Leone; così lo descrive l'Alciato.

FURORE.
HUOMO, che mostri rabbia nel viso, & à gli occhi tenga legata una fascia, stia in gagliardo
movimento, & in atto di voler gittare da lontano un gran fascio di varie sorti d'armi, le quali habbia frà
le braccia ristrette, & sia vestito di habito corto.
La fascia legata à gli occhi mostra, che privo resta l'intelletto quando il furore prende dominio
nell'anima. Le armi, che tiene frà le braccia sono indicio, che 'l furore da se stesso porta istromenti da
vendicarsi, & da fomentar se medesimo. È vestito di corto, perche non guarda nè decenza, nè decoro.

FURORE.
HUOMO, con capelli rabbuffati, horribile; porti nella man dritta una gran Torre accesa, & nella
sinistra la testa di Medusa.

FURORE SUPERBO ET INDOMITO.


HUOMO, armato di Corazza, & Elmo, con volto fiero, & sanguinoso, con la spada nella destra mano,
& nella sinistra con uno Scudo, nel quale vi sia dipinto, ò scolpito un Leone, che per ira, & rabbia
uccida squarciando i proprij figliuoli, & per cimiero dell'Elmo vi sia un Serpente vivace, & avvolto in
molti giri. Il Leone nel modo sopradetto secondo gli Egittij è il vero, & proprio Hieroglifico del
Furore indomito. Il Serpente, che vibra le tre lingue, dalle sacre lettere è tenuto per implacabile nel
furore. La ragione è, che il serpente subito, che si sente in qualche modo offeso sale in tanta rabbia,
che non resta mai, fin tanto, che non habbia vomitato tutto il veleno in pregiudicio di quello, che l'hà
offeso, & molte volte riferiscono essersi veduto morire di rabbia solo per non potere vendicarsi nel
suo furore.

FURORE POETICO.
GIOVANE, vivace, & rubicondo con l'Ali alla testa, coronato di Lauro, & cinto di Edera, stando in
atto di scrivere, ma con la faccia rivolta verso il Cielo. L'Ali significano la prestezza, & la velocità
dell'intelletto poetico, che non s'immerge, ma si sublima, portando seco nobilmente la fama de gli
huomini, che poi si mantiene verde, & bella per molti secoli, come la fronde del Lauro, & dell'Edera
si mantengono. Si fà vivace, & rubicondo, perche è il Furor Poetico una soprabondanza di vivacità di
Spiriti, che arrichisce l'anima di numeri, & di concettti meravigliosi, i quali parendo impossibile, che
si possano havere solo per dono della natura, sono stimati doni particolari, & singolar gratia del Cielo.
Et Platone disse, che si muove la mente de' Poeti per divin Furore, co'l quale formano molte volte
nell'Idea imagini di cose sopra naturali, le quali notate da loro in carte, & rilette di poi, à pena sono
intese, & conosciute. Però si dimandano i Poeti presso a' Gentili, per antico costume, Santi,
Generatione del Cielo, Figliuoli di Giove, interpreti delle Muse, & Sacerdoti d'Apollo. Per lo Scrivere
si mostra ancora, che questo Furore si genera co'l molto essercitio, &, che la natura non basta se non
viene dall'arte aiutata. Però disse Horatio:

Cur ego si nequeo, igroroque poetam salutor.

Accennando l'opera dell'arte col non potere, & quella dell'ingegno con l'ignoranza.

FURORE.
HUOMO, d'aspetto horribile, il quale sedendo sopra varij arnesi da guerra, mostri di fremere, havendo
le mani legate dietro alle spalle con molte catene, & faccia forza di romperle con l'impeto della fuga.
Il Furore è ministro della guerra, come accenna Virgilio in quel verso:

Iamque faces, & saxa volant, furor arma ministrat.

Et perciò il medesimo altrove lo dipinse sedente sopra un monte d'armi di più sorti, quasi, che in
tempo di guerra le somministri à coloro, che hanno l'animo acceso alla vendetta.
Si lega per dimostrare, che il Furore è una specie di pazzia, la quale deve esser vinta e legata dalla
ragione. È horribile nell'aspetto, perche un huomo uscito di se stesso, per subito impeto dell'ira, piglia
natura, & sembianza di fiera, ò d'altra cosa più spaventevole.

FLAGELLO DI DIO.
HUOMO, vestito di color rosso, nella mano destra tenga una Sferza, & nella sinistra un Fulmine,
essendo l'Aria torbida, & il terreno dove stà pieno di Locuste. Si prende il sesso per lo vigore, & per
la possanza sopra i colpevoli, & scelerati.
Il color rosso significa ira, & vendetta, la Sferza è la pena, che Iddio comparte à gli huomini più degni
di perdono, per correggerli, & rimenarli nella buona via, secondo il detto: Quos amo arguo, & castigo.
Il Fulmine è segno del castigo di coloro, che ostinatamente perseverano nel peccato, credendosi alla
fine della vita agevolmente impetrate da Dio perdono; significa etiandio il Fulmine in caduta di
alcuni, che per vie torte, & ingiuste sono ad altissimi gradi della gloria pervenuti, ove quando più
superbamente siedono non altrimente, che folgore precipitosi cascano nelle miserie, & calamità.
Per le Locuste, che riempiono l'aere, & la terra s'intende l'universal castigo, che Iddio manda alle
volte sopra i popoli, accennandosi l'Historia de' Flagelli d'Egitto, mandati per cagione della pertinacia,
& ostinata voglia di Faraone.

FORTEZZA.
DONNA, armata, & vestita di color Leonato, il qual color significa Fortezza, per essere simigliante à
quello del Leone, s'appoggia questa donna ad una colonna, perche delle parti dell'Edificio questa è la
più forte, che l'altre sostiene, a' piedi di essa figura vi giacerà un Leone animale da gli Egittij
adoperato in questo proposito, come si legge in molti Scrittori.

FORTEZZA.
DONNA, armata, & vestita di Leonato et, se si deve osservare la Fisonomia, haverà il corpo largo, la
statura diritta, l'ossa grandi, il petto carnoso, il color della faccia fosco, i capelli ricci, & duri, l'occhio
lucido, non molto aperto: nella destra mano terrà un'Asta, con un ramo di Rovere, & nel braccio
sinistro uno scudo, in mezzo del quale vi sia dipinto un Leone, che s'azzuffi con un Cignale.
L'essercitarsi intorno alle cose difficili, conviene à tutte le virtù particolari, nondimeno la fortezza
principalmente hà questo riguardo, & tutto il suo intento è di sopportare ogni avvenimento con animo
invitto, per amor della virtù. Si fà Donna non per dichiarare, che a' costumi feminili debba avvicinarsi
l'huomo forte, ma per accommodare la figura al modo di parlare, ò vero perche essendo ogni virtù
specie del vero, bello, & appetibile, il quale si gode con l'intelletto, & attribuendosi volgarmente il
bello delle donne, si potrà quello con queste convenientemente rappresentare, ò più tosto, perché,
come le donne, privandosi di quei piaceri, a' quali le hà fatte pieghevoli la natura, s'acquistano, &
conservano la fama d'un honor singolare, così l'huomo forte, co' rischi del proprio corpo, in pericoli
dell'istessa vita, con l'animo acceso di virtù, fà di se nascere opinione, & fama di grande stima, non
deve però ad ogni pericolo della vita esporsi, perche con intentione di fortezza, si può facilmente
incorrere nel vitio di temerario, d'arrogante, di mente catto, & d'inimico di natura, andando à pericolo
di strugger se stesso, nobil fattura della mano di Dio, per cosa non equivalente alla vita donatagli da
lui. Però si dice, che la Fortezza è mediocrità determinata, non vera ragione. Circa la temenza, &
confidenza di cose gravi, & terribili in sostenerle, come, & quando conviene, à fine di non fare cosa
brutta, & per far cosa bellissima, per amor dell'honesto, sono i suoi eccessi quella, che la fà troppo
audace, come la dicevamo pur hora, & la timidità la quale, per mancamento di vere ragioni, non si
cura del male iminente, per sfuggire quello, che falsamente crede, che le stia sopra; & come non si
può dir Forte, chi ad ogni pericolo indifferentemente hà desiderio, & volontà d'applicarsi con
pericolo, così ne anco questa, che tutti li fugge per timore della vita corporale; per mostrare, che
l'huomo forte sà dominare alle passioni dell'animo, come anco vincere, & superare gli oppressori del
corpo, quando n'habbia giusta cagione, & essendo ambi spettanti alla felicità della vita politica. Si fà
Donna armata col ramo di Rovere in mano, perche l'armatura mostra la fortezza del corpo, & la
Rovere quella dell'animo, per resister quella alle spade, & altre armi materiali, & sode, questa al
soffiar de' venti aerei, & spirituali, che sono i vitij, & difetti, che ci stimolano à declinare dalla virtù, e
se bene molti altri alberi potrebbono significare questo medesimo, facendo ancor essi resistenza
gagliardissima alla forza de' temporali, nondimeno si pone questo, come più noto, & adoprato da'
Poeti in tal proposito, forse anche per essere legno, che resta grandemente alla forza dell'acqua, serve
per edificij, & resiste a' pesi gravi per lungo tempo, & maggiormente perche da questo albero, da'
Latini detto Robur chiamiamo gl'huomini forti & robusti.
Il color della veste simile alla pelle del Leone, mostra, che deve portarsi nell'imprese l'huomo, che da
questa virtù vuol, che l'honor suo derivi, come il Leone, il quale si manifesta nell'apparenza del color
Leonato; & è animale, che da se stesso à cose grandi si espone di buona voglia, & le vili con animo
sdegnoso fugge, & abhorrisce, anzi si sdegnerebbe porsi ad esercitare le sue forze con chi sia
apparentemente inferiore, e così può andare à pericolo di perdersi il nome di forte l'huomo, che con
stratio di donne, di fanciulli, d'huomini infermi, ò vero effeminati vuole mostrarsi poderoso del corpo,
nè l'animo è lodevole, il quale à così vili pensieri s'impiega, onde viene da molti ripreso Virgilio, che
facesse ad Enea, finto per huomo forte, venir pensiero di amazzare Elena donna imbelle, à cui la
speranza del vivere venia nodrita dalle lagrime, che ne haveva in abondanza, & non dalla spada, che
forse non havea mai tocca. Forti si dicono Sansone, & David Rè nelle sacre lettere. Forte si dice
Hercole nelle Favole de' Poeti, & molti altri in divesi luoghi, per havere combattuto, & superati
combattendo i Leoni.
L'Asta, significa, che non solo si deve adoprare forza in ribattere i danni, che possono venire da altri,
come si mostra con l'armatura di dosso & con lo scudo, ma ancora reprimendo la superbia, &
arroganza altrui con le proprie forze. L'Asta nota maggioranza, & signoria, la quale viene facilmente
acquistata per mezzo della fortezza. I segni della Fisonomia son tratti da Aristotele per non mancare
di diligenza in quel, che può fare à proposito.
Il Leone accoppiato co'l Cigniale, dice Pierio Valeriano nel primo libro, che significa la Fortezza
dell'animo, & quella del corpo accompagnate percioché il Leone va con modo, & con misura nelle
attioni, & il Cigniale senza altramente pensare precipitosamente si fà innanzi ad ogni impresa
difficile.

FORTEZZA.
UNA Donna, che con una mazza simile à quella di Hercole suffochi un gran Leone, a' piedi della
quale vi sia la faretra con le sue saette, & arco. Questa figura è cavata da una bellissima Medaglia.
Vedi il Pierio nel primi libro.

FORTEZZA D'ANIMA,
& di Corpo.

DONNA, armata di corazze, elmo, spada, & lancia, nel braccio sinistro tenendo uno scudo con una
testa di Leone dipintavi, sopra alla quale stà una mazza, ò vero clava. Per questo s'intende la fortezza
del corpo & per lo capo del Leone la generosità dell'animo. Et si vede così in una medaglia molto
antica.

FORTEZZA, ET VALORE
del corpo congiunto con la Prudenza, & Virtù dell'animo.

DONNA, armata di corazza, elmo, & scudo; nella destra habbia una spada ignuda, intorno alla quale
vi sia con bei giri avvolto un Serpe, & sopra all'Elmo habbia una corona di Lauro con oro intrecciata,
con un motto per cimero, che dica: His Frugibus. La Spada significa la fortezza, & valor del corpo, &
la Serpe la prudenza, & virtù dell'animo, con le quali due virtù spesse volte si veggono salire gli
huomini di vile, & bassa condicione alla corona trionfale dell'alloro, cioè ad altissimi honori della
militia.

FORTEZZA DEL CORPO


congiunta con la generosità dell'animo.

DONNA, armata, come si è detto, nella destra tenga la Clava di Hercole, in capo per elmo una testa di
Leone, sì come si vede nelle statue antiche.

FORTUNA.
DONNA, con gli occhi bendati, sopra un albero con un'asta assai lunga percuota i rami di esso, & ne
cadano varij istromenti appartenenti à diverse professioni, come Scettri, Libri, Corone, Gioie, Armi,
cose, &c.. Et così la dipinge il Doni. Alcuni dimandano Fortuna quella virtù operatrice delle Stelle, le
quali variamente dispongono le nature de gl'huomini, movendo l'appetito sensitivo, & per mezzo di
quello inclinando anco in certo modo senza forzarlo l'appetito ragionevole in modo, che non ne senta
violenza nell'operare, ma in questa figura si piglia solo per quel successo causale, che può essere nelle
cose, che senza intentione dell'agente rarissime volte suol avvenire, il quale per apportare spesse
volte, ò gran bene, ò gran male, gli huomini, che non sanno comprendere, che cosa alcuna si possa
fare senza l'intentione di qualche agente, hanno con l'imaginatione fabricata come signora di
quest'opre questa, che dimandano Fortuna:, & per le bocche de gl'ignoranti continovamente. Si
dipinge Cieca communemente da tutti gli auttori gentili, per mostrare, che non favorisce più un
huomo, che un altro, ma tutti indifferentemente ama, & odia, mostrandone que' segni, che 'l caso le
appresenta, quindi è, che essalta bene spesso a' primi honori un scelerato, che sarebbe degno di
supplicio, & un altro meritevole lascia cadere in miseria, & calamità. Però questo dico secondo
l'opinione de' gentili e, che suole seguir il volgo ignorante, che non sà più oltre. Ma la verità è, che il
tutto dispone la divina providenza, come insegna S. Tommaso lib. 3. contra Gentes ca. 92. citato di
sopra. Gli huomini, che stanno intorno all'albero danno testimonio di quel detto antico, che dice:
Fortunae sua quisque faber, perche se bene la Fortuna habbia ben disposto di alcuno, se egli non è
giuditioso in drizzare il camino della vita sua per luogo conveniente, non è possibile, che venga à quel
fine, che desiderava nelle sue operationi.

FORTUNA.
DONNA, che nella mano destra tiene un Cornucopia con un ramo d'Ulivo, & con la sinistra mano un
Timone. Con che si mostra la Fortezza haver potenza, che si allarga nella Terra, & nel Mare. & però
beni di Fortuna si dimandano i frutti della Terra. & Fortuna medesimamente è la vehemente
commottione dell'acque, che si nota nel Timone. & si mostra ancora l'egual potenza di lei nella Terra,
& nel Mare.
FORTUNA.
DONNA, con un globo celeste in capo, & in una delle mani tiene il Cornucopia. Volle l'auttore di
questa imagine, che fosse per mostrare il continovo moto delle ricchezze mondane, & come girano, &
si riducono di mano in mano al primo luogo donde si erano da principio partite, & vien significato ciò
co'l globo celeste, che ella tiene in capo. Volle ancora mostrare, che la dispositione celeste cagionata,
& retta dal Signore della Fortuna, & della Natura, secondo quello, che egli hà ordinato. se ne stà sopra
alla potenza di essa.

FORTUNA BUONA.
Nella Medaglia d'Antonino Geta.

DONNA, à sedere, che s'appoggia con il braccio destro sopra unaRuota, in cambio del globo celeste,
& con la sinistra mano tiene un Cornucopia.

FORTUNA INFELICE.
DONNA, sopra una Nave senza Timone, & con l'Albero, & la vela rotta dal vento.
La Nave è la vita nostra mortale, la quale ogni huomo cerca di
condurre à qualche porto tranquillo di riposo; La Vela, & l'Albero
spezzato, & gli altri arnesi rotti, mostrano la privatione delle
cose necessarie per arrivare in luogo di salute, & di
quiete, essendo la mala Fortuna un suc-
cesso infelice, fuor dell'intendi-
mento di colui
che opera per elettione.

FORTUNA.
DONNA, à sedere sopra una palla, & à gli homeri porta l'Ali.

La insatiabile Fortuna
A un crudel giuco attende,
E scherza sempre à danno de' mortali,
Senza regola alcuna
Muta le cose, e rende
Honor à questo, à quel dà gravi mali,
E poscia quelli, i quali
Eran pel' suo favore
Prima lieti e contenti,
Fà miseri e scontenti.

FORTUNA GIOVEVOLE
ad Amore.

DONNA, la quale con la mano destra tiene il Cornucopia, & la sinistra sarà posata sopra il capo di un
Cupido, che le scherzi d'intorno alla veste. Volendo significare, che poco vale à gl'innamorati esser
belli, vaghi, & gentili, quando non habbiano la fortuna favorevole co'l Cornucopia, cioè con le
ricchezze, perche senza si fà poco profitto, & con esse facilmente si giunge, & arriva ad ogni
desiderio. Però disse à questo proposito Ovidio nell'Arte d'Amore:

Munera, crede mihi, placant hominesque deosque.

Con quel, che segue. E non solo in materia di lascivo amore, ma in ogni altra occasione le ricchezze
possono piegar gli animi, & torcer le volontà de gli huomini, adunque ragionevolmente si dimandano
beni di Fortuna, non solo perché, come habbiamo detto, la fortuna gli dà, & gli toglie, ma molto
maggiormente, perche sono ministri, overo maestri di essa.

FORZA D'AMORE.
CUPIDO con l'ali alle spalle, con l'arco, & le saette in mano, & con la faretra al fianco, la mano
sinistra alzata verso il Cielo, donde scendono alcune fiamme di fuoco, insieme con molte saette
spezzate, che gli piovano d'intorno da tutte le bande, mostrandosi così, che Amore può tanto, che
rompe la forza di Giove, & con le sue fiamme arde, & incende tutto il Mondo. Così è dipinto
dall'Alciati in uno Emblema ad imitatione overo con l'auttorità de gli antichi Greci.
Per significare questo medesimo l'istesso Auttore descrive Amore in un Carro tirato da' Leoni, come
si vede nell'istesso luogo.

FORZA MINORE,
da maggior forza superata.

PER esprimere gli antichi questo concetto, il quale è più conveniente all'Emblema, che à quello, che si
appartiene à noi di trattare, dipingevano una pelle di Hiena, con un'altra di Pantera appresso, per
l'esperienza, che si vede nella contrarietà di questi due animali, & per l'effetto delle loro pelli, perche
stando vicine quelle dell'Hiena si guasta, & corrompe quella della Pantera, il che avviene ancora nelle
penne dell'Aquila, le quali avvicinate alle penne de gl'altri uccelli, fanno, che si tarmano, & vanno in
pezzi. Il tutto racconta molto diligentemente il Pierio Valeriano. Però volendosi rappresentare una
forza dall'altra superata si potrà fare con porre dinanzi à gli occhi la memoria di questi effetti, in quel
miglior modo, che al pittore parerà, che possa dilettare, & star bene.

FORZA.
DONNA, robusta, con le corna di Toro in testa, à canto terrà un Elefante, con la proboscide dritta,
perche volendo gli Egittij significare un huomo forte lo dimostravano con questo animale, come si
legge in Oro Egittio al 2. libro de' suoi Hieroglifici. Le corna ancora, & specialmente di Toro
mostrano questo medesimo, onde Catone presso à Cicerone nel lib. della Vecchiezza dice, che quando
egli era giovane non desiderava le forze d'un Toro, nè d'un Elefante, prendendo questi due animali
come più forti, & gagliardi de gli altri.

FRAGILITÀ.
DONNA, che in ciascuna mano tenga della cicuta, la quale è da Virgilio nella Bucolica dimandata
Fragile, dicendo:

Hac te nos fragili donabimus ante cicuta.

alla quale poi si assomigliano le cose, che meno conveniente hanno il nome di Fragilità.

FRAGILITÀ.
DONNA, vestita di un sottilissimo velo, nella destra mano tiene un ramo di Tiglio, & con la sinistra
un gran vaso di vetro sospeso ad un filo. Il Velo le conviene perche agevolmente si squarcia; il Tiglio
da Virgilio nel lib. 2. della Georgica è dimandato Fragile, & il vaso di vetro sospeso dal filo non hà
bisogno d'altra dichiaratione, per essere il vetro agevolmente bello, & facile à spezzarsi. Fragile
medesimamente è il sesso feminile, & si deve dare ancora la corrispondenza di questo.

FRAGILITÀ HUMANA.
DONNA, con faccia macilente, & afflitta vestita poveramente; tenga con ambi le mani molti di que'
bamboli d'acqua agghiacciata, che pendono il verno da' tetti delle case, li quali bamboli dice il Pierio
Valeriano, che erano da gli antichi Egittij posti per la fragilità dell'humana vita. Non sarebbe anco
disconveniente, fare, che questa figura mostrasse per la gravezza de gli anni d'andare molto china,
appoggiandosi ad una fievole canna, per essere anch'essa vero simbolo della Fragilità, come la
vecchiezza, alla quale quando un huomo arriva facilmente sente ogni minima lesione, & facilmente ne
rimane oppresso. Notarono alcuni ancora la Fragilità humana, con quelle bolle, che fà l'acqua, che
paiono in un subito qualche cosa, ma tosto spariscono, & non senza ragione.

FRAUDE.
DANTE dipinse nel suo Inferno la Fraude con la faccia di huomo giusto, & con tutto 'l resto del corpo
di serpente, distinto con diverse macchie e colori, & la sua coda ritirata in punta di scorpione,
ricoperta nell'onde di Cocito, overo in acqua torbida, & nera. Così dipinta la dimanda Gerione e per la
faccia d'huomo giusto si comprende l'estrinseco de gli huomini fraudolenti, essendo di volto, & di
parole benigne, nell'habito modesti, nel passo gravi, ne' costumi, & in ogni altra cosa piacevole.
Nell'opere poi nascoste sotto il finto zelo di religione, & di carità, sono armati d'astutia, & tinti di
macchie di sceleraggine talmente, che ogni loro operatione alla fine si scuopre piena di mortifero
veleno, & si dice esser Gerione, perche regnando costui presso à l'Isole Baleari, con benigno volto,
con parole carezzevoli, & con ogni famigliarità era avezzo à ricevere i viandanti, & gli amici, poi
sotto color di quella benignità, & cortesia, quando dormivano gli amazzava, come raccontano molti
Scrittori antichi e frà i moderni il Boccaccio nella Geneologia de gli Dei.

FRAUDE.
DONNA, con due faccie una di donna giovane, & bella, l'altra di vecchia brutta, & sozza. Sarà ignuda
sino alle mammelle, sarà vestita di giallo lino sino à mezza gamba, haverà i piedi simili all'Aquila con
la coda simile à quella dello Scorpione, vedendosi al par delle gambe; nella destra mano terrà due
cuori, & una maschera.
Le due faccie non hanno bisogno di dichiaratione. Il giallo lino significa tradimento, inganno, &
mutatione fraudolenta. I due cuori significano le due apparenze del volere, & non volere una cosa
medesima. La Maschera dinota, che la fraude fà apparire le cose altrimenti da quel, che sono, per
compire i suoi desiderii; la coda di Scorpione, & i piedi dell'Aquila, significano il veleno ascoso, che
fomenta continuamente, come uccello di preda, per rapire altrui, ò la robba, ò l'honore.

FRAUDE.
DONNA, che tenga in mano una canna con l'hamo, co'l quale habbia preso un pesce, & altri pesci si
vedano in un vaso già morti, percioché fraudare, ò ingannare altro non è, che fingere di fare una cosa
buona, & fuori dell'opinione altrui, & farne una cattiva, come fà il pescatore che, porgendo mangiare
a' pesci, gli prende, & amazza. L'Ariosto così la descrive:

HAVEA piacevol viso, habito honesto,


Un humil volger d'occhi, un andar grave,
Un parlar sì benigno e sì modesto
Che parea Gabriel, che dicesse Ave;
Era brutta e deforme in tutto il resto.
Ma nascondea queste fattezze prave
Con lungo habito e largo e, sotto quello,
Attossicato havea sempre il coltello.

FUGA.
DONNA, vestita leggiermente, alata in atto di fuggire, con le treccie sparse, &, che volti la schiena.
Dipingesi alata, perche la fuga non è fuga, se non è con prontezza. I capelli sparsi dinotano la poca
cura, che si tiene di se stesso in caso di subita celerità. Si veste d'habito leggiero, perche non deve
haver cosa alcuna, che gli dia impedimento. Si fà con la schiena rivolta, perche in Latina locutione,
Voltar la schiena, non vuol dir altro, che Fuggire.

FUGA POPOLARE.
DONNA, che similmente fugga, ma tenga con ambe le mani uno Sciamo d'api, sotto il quale vi sia un
grandissimo fumo.
Questo l'habbiamo per tal significato da gl'Egittij, & si vede per esperienza, che l'api da nessuna altra
cosa più, che dal fumo si allontanano, & confusamente si mettono in fuga, come alle volte si vede un
popolo sollevarsi per leggierissima, & picciolissima cagione.
FUOCO.
LA virtù del Fuoco era da gli antichi coperta sotto l'imagine di Volcano, con un cappello ceruleo,
overo del color del Mare sopra la testa, & questo era proprio simbolo della regione aerea, dove si
trova il vero, & puro elemento del Fuoco, che senza fomento d'alcuna maniera si conserva, per
mostrare poi il materiale, che noi adopriamo, il quale hà bisogno di fomento per mantenersi. Finsero
l'istesso Volcano zoppo, overo difettoso de' piedi, perche come il zoppo non può sostenersi senza
l'aiuto del bastone, così anco quello Fuoco materiale non può stare senza l'aiuto di qualche materia
combustibile.

FURIE.
DANTE nell'Inferno dipinge le Furie, donne di bruttissimo aspetto, con vesti di color nero, macchiate
di sangue, percinte con una Serpe, con capelli serpentini, con un ramo di Cipresso in una mano,
nell'altra con una tromba, dalla quale esce fiamma, & fumo nero, & sono finte da gli antichi Poeti,
donne destinate à tormentare nell'Inferno l'anime de' malfattori.

FURIA.
CADENDO giù, fan ombra all'empio viso
I minor serpi del vipereo crine,
E gli occhi son sotto la trista fronte
Cacciati in due gran cave, onde una luce
Spaventevole vien, simile à quella,
Che tal'hor vinta da cantati versi
Quasi piena di sdegno e di vergogna
Mostra la vaga Luna. Di veleno
La pelle è sparsa, & un color di fuoco
Tinge la scura faccia, dalla quale
L'arida sete, la vorace, fame,
I tristi mali e la spietata morte
Sopra i mortali cade, e dalle spalle
Scende un horrido panno, che nel petto
Si stringe con cerulei nodi e questo
Habito alla crudel Furia rinova
Spesso la terza delle tre sorelle,
Che la vita mortal co' licui li stami
Misurano, & Proserpina con lei,
Et ella, ambe le man scotendo, in questa
La face porta con funeree fiamme,
In quella hà un fiero serpe, onde percuote
L'aria attristando ovunque volge il piede.

Statio così la dipinge.

FURTO.
GIOVANE, vestito d'habito spedito, con un cappuccio in testa, & con le scarpe di feltro, overo di
pelle, in una mano tenendo una lanterna serrata, & nell'altra un grimaldello, & una scala di legno,
l'habito sarà pieno di pecchie. Così si vede dipinto in molti luoghi. Le pecchie sopra il vestimento si
fanno, forse, perche esse vanno rubbando a' fiori da tutte le bande il dolce per congregarlo poi tutto
insieme nella propria casa, overo per accennare una falsa sorte d'Api, dimandata Fuco da' Latini, che
non fà se non mangiar il mele fatto con la fatica delle altre, come i ladri, che consumano la robba
acquistata co' sudore, & con le miserie altrui. Ne fà mentione Virgilio nel primo dell'Eneide dicendo:

Aut onera accipiunt venientum aut agmine facto


Ignavum fucos pecus à praesepibus arcent.
FURTO.
GIOVANE, pallido, vestito di pelle di Lupo, con le braccia, & gambe ignude, & co' piedi alati, in
mezzo d'una notte; nella man sinistra tenga una borsa, & nella destra un coltello, con un grimaldello,
l'orecchie saranno simili à quelle del Lepre, & l'apparenza molto attonita.
Giovane si dipinge il Furto, per notare l'imprudenza, & la temerità, che è propria de' giovani, &
propriissima de' Ladri, i quali vedendo ogni giorno infiniti spettacoli di successi infelici di chi toglie
con insidie la robba altrui, non però si emendano per dare alla fine nelle reti, ò più tosto ne' lacci.
La pallidezza del volto, & l'orecchie del Lepre significano il continouo sospetto, & la perpetua paura,
con la quale vive il Ladro, temendo sempre di non esser scoperto, & però fugge, & odia la luce;
Amico della notte, favorevole compagna delle sue dishonorate attioni. È vestito di pelle di Lupo,
perche il Lupo vive solo dell'altrui robba, & di rapine, come il Ladro, che per leggerezza di cervello
crede con questo medesimo pensiero sovvenire a' suoi bisogni. Il Grimaldello, & il coltello non hanno
bisogno di molta esplicatione. Le braccia, & gambe ignude dimostrano la destrezza, & l'Ali a' piedi la
velocità, che con grande industria si procura del ladro, per timore de' meritati supplicij.

GELOSIA.
DONNA, con una veste di turchino à onde, dipinta tutta d'occhi, & d'orecchi, con l'ali alle spalle, con
un Gallo nel braccio sinistro, & nella destra mano con un mazzo di Spine.
Dipingesi la Gelosia co'l Gallo in braccio, perche questo animale è gelosissimo, & però vigilante,
desto, & accorto. L'ali significano la prestezza, & velocità de' suoi variati pensieri. Gli occhi, &
orecchie dipinte nella vesta significano l'assidua cura del geloso di vedere, & intendere sottilmente
ogni minimo atto, & cenno della persona amata da lui. Però disse il Tasso, nuovo lume dell'età nostra,
in un Sonetto:

Geloso amante, apro mille occhi e miro,


Et mille orecchi ad ogni suono intenti.

Il qual continovo pensiero gli apre la stada à molti fastidij, che gli pungono l'anima, non altramente,
che se fossero spine acutissime, le quali per tal cagione gli si dipingono in mano.

GELOSIA.
DONNA, vestita nel modo sopradetto nella destra mano terrà una pianta di Helitropio. Il color del
vestimento è propriamente significativo di Gelosia, per haver il color del Mare, il quale mai non si
varca sì tranquillo, che non ne sorga sospetto. Così ancora trà gli scogli di Gelosia per certo, che
l'huom sia dell'altrui fede, non passa mai senza timore, & fastidio. Si fà ancora questa imagine, che in
una mano tiene il fiore d'Helitropio, il quale si gira sempre intorno incontro al Sole, seguitando il suo
moto, come il Geloso, co' passi, con le parole, & co'l pensiero, sempre stà volto alla contemplatione
delle bellezze, da lui per soverchio amore stimate rare, & uniche nel mondo.

GENIO BUONO.
Secondo i Gentili.

UN Fanciullo, con bellissimi capelli, coronato di platano, & in mano terrà un serpente. Così si vede
scolpito in alcune medaglie antiche.

GENIO CATTIVO.
Secondo i Gentili.

HUOMO, grande nero, di volto spaventevole, con la barba, & capelli lunghi, & neri, & in mano tiene
un Gufo.
Scrive Plutarco, che apparve à Marco Bruto uccisore di Cesare, il Genio cattivo, in questo medesimo
modo. Et il Gufo, come vanamente stimavano gl'antichi, è uccello sempre di cattivo augurio. Però
Virgilio nel 4. dell'Eneide. disse:

Solaque culminibus ferali carmine bubo


Saepe queri, & longas in fletum ducere voces.

Molti sono i Genij, secondo l'applicationi de gl'ingegni, da' quali si prendono. Ma à noi sarebbe
diligenza soverchia dipingerne alcuno oltre à questi, che sono gli universali per acconciar tutto il
resto, che se ne potrebbe dire a' luoghi convenienti, secondo l'ordine, che habbiamo preso.

GEOMETRIA.
DONNA, che tenga con una mano un Perpendicolo, & con l'altra un Compasso. Nel Perpendicolo si
rappresenta il moto, il tempo, & la gravezza de' corpi, & nel Compasso la linea, la superficie, & la
profondità nelle quali consiste il general soggetto della Geometria.

GEOMETRIA.
DONNA, che con la destra tiene un Compasso, & con la sinistra un Triangolo.

GIORNO NATURALE.
SI dipinge Giovane, con un cerchio in mano sopra un Carro, sopra le nuvole con un torchio acceso in
mano, essendo tirato il detto Carro da quattro Cavalli, uno di color bianco, l'altro nero scuro, gli altri
due di color baio, & significano le quattro sue parti, cioè il nascere, & tramontare del Sole, il mezzo
giorno, & la mezza notte, li quali tutti quattro giunti insieme fanno il Giorno naturale, che è tutto quel
tempo, che consuma il Sole, in girare una volta sola tutto 'l Cielo, il che si nota co'l Circolo, che detto
Giovane tiene in mano.

GIORNO ARTIFICIALE.
GIOVANE, di bello aspetto tirato da due Cavalli rossi, & guidato dall'Aurora; nel resto simile à
quello di sopra. I due Cavalli rossi sono i due crepuscoli, che fanno il Giorno artificiale, che è tutto
quel tempo, che si vede lume sopra alla Terra, & si dice l'Aurora guidare il giorno, perche sempre
previene al suo apparire.

GIORNO.
GIOVANE, vestito di bianco, & risplendente, coronato di Ornithogalo fiore bianco, che comincia ad
aprirsi quando il Sole si scopre, & si chiude quando esso si nasconde, sì come il Giorno si dice da'
Poeti aprirsi ancor esso al levar del Sole, & chiudersi al tramontare.
Terrà in mano un Pavone con la coda bassa, & chiusa di maniera, che cuopra gli occhi delle penne;
perche di giorno si nascondono le Stelle le quali vengono significate negli occhi della coda del
Pavone, per essempio de gli antichi, li quali finsero Giunone significando l'aria più pura, & più
perfetta essere nel suo Carro tirata da' Pavoni medesimamente.

GIORNO.
GIOVANE, che nella destra mano tenga un mazzo di fiori, & nella sinistra un Torchio accesa.

GIOVENTÙ.
FANCIULLA coronata di corona d'oro, & vestita riccamente, secondo il detto d'Hesiodo nella
Teogonia, & con un ramo di Mandorlo fiorito in mano, per mostrare che, come il Mandorlo è il primo
albero, che co' fiori dia speranza dell'abondanza de gli altri frutti così i giovani danno saggio di che
perfettione debba essere la vita loro ne gli anni maturi.
La corona dell'oro mostra de' gradi dell'età dell'huomo, quello della gioventù essere il più eligibile, &
più perfetto in se stesso. Il vestimento ricco dimostra, che l'ostentatione de' beni è propria di questa
età; & gli antichi figuravano la gioventù con l'imagine di Bacco, & di Apollo, che si prendevano per
mano; avvertendo, che l'huomo in gioventù, & per vigor di corpo, & per forza d'ingegno è potente, &
lodevole.
GIOVENTV.
DONNA, di bella età, inghirlandata di fiori, & nella destra mano tenga una coppa d'oro; perche da'
poeti è detta Fiore degli anni, & è pretiosa, come la coppa dell'oro.

GIOIA D'AMORE, O VERO


Contento amoroso.

GIOVANETTO, di bello aspetto, con faccia ridente, con la veste dipinta di fiori; in capo terrà una
ghirlanda di Mirto, & di fiori insieme intessute; nella sinistra mano un vaso pieno di rose, con un
cuore, che si veda frà esse. Stia con l'altra mano in atto di levarsi i fiori dal capo per fiorirne il detto
cuore, essendo proprietà de gli amanti cercar sempre di far partecipe altrui della propria allegrezza.

GIOVENTV.
GIOVANE, bella, vestita di varij colori con una ghirlanda in capo di semplici fiori. La varietà de'
colori nel vestire significa la frequente mutatione de' pensieri, & proponimenti giovenili, & si corona
di fiori senza frutti, per dimostrare, che i giovani sono più vaghi del bello, & apparente, che dell'utile,
& reale.

GIUDICIO.
HUOMO, ignudo, attempato à sedere sopra l'Iride overo Arco celeste, tenendo in mano la Squadra, il
Regolo, il Compasso, & l'Archipenzolo.
Non essendo altro il giudicio, che una cognitione fatta per discorso della debita misura, sì nell'attioni,
come in qualunque altra opera, che nasca dall'intelletto; & essendosi tali istromenti ritrovati da gli
Artefici, per haver simil notitia nell'opere di Geometria, meritamente per quelli si dimostra il discorso,
& l'elettione, che deve fare l'ingegno dell'huomo per conoscere, & giudicare ogni sorte di cose, perche
non dirittamente giudica colui, che nel medesimo modo vuol misurare tutte l'attioni.
Per dichiaratione dell'Iride, diremo, che ciascuno, che sale a' gradi delle attioni humane, sieno di qual
sorte si vogliano, bisogna, che da molte esperienze apprenda il giudicio, il quale quindi risulti, come
l'Iride risulta dell'apparenza di molti diversi colori avvicinati insieme in virtù de' raggi solari.

GIUDICIO, OVERO
indicio d'amore.

HUOMO, nobilmente vestito, co'l capo pieno di Papaveri fioriti, che significano indicio d'Amore
presso à quelli antichi, i quali co'l gittar delle sorti predicevano le cose da venire, perche volendo fare
esperienza se l'amante fosse riamato, pigliavano le foglie del Papavero fiorito, & se lo ponevano sul
pugno, poi con la palma della destra mano, percuotendo con gran forza le dette foglie, dallo strepito,
che esse facevano sotto la percossa, giudicavano l'amore da essi desiderato.
Questo racconta Pierio Valeriano co'l testimonio di Tucrisio nel lib. 58. de' suoi Hieroglifici, se bene
cosa superstitiosa, & ridicola.

GIUDICIO GIUSTO.
HUOMO, vestito con habito lungo, & grave, habbia in guisa di monile, che gli penda dal collo un
cuore humano, nel quale sia scolpita una imaginetta, che rappresenti la Verità; egli stia co'l capo
chino, & con gli occhi bassi à contemplare fissamente detto monile, tenga a' piedi alcuni libri di legge
aperti, il che dinota, che il vero, & perfetto giudice deve essere integro, & non deve mai per qual si
vogli accidente rimuovere gli occhi dal giusto delle sante leggi, & dalla contemplatione della pura, &
intera verità. Vedi Pierio Valeriano nel lib. 51.

GIUOCO
dall'Antico.

UN Fanciullo ignudo, alato, con ambedue le mani distese in alto, prendendo una di due treccie, che
pendono da una testa di Donna, che sia posta in qualche modo alta, che il Fanciullo non vi possa
arrivare affatto. Sia questa testa ornata d'un panno, che discenda insino al mezo di dette treccie, & vi
sarà scritto: IOCUS. Si fà alato, perche il giuoco consiste nella velocità del moto, con scherzo; però
disse Horatio:

Sive tu mavis Erycina ridens,


Quam Iocus circumvolat, & Cupido.

Il resto si vede presso à quelli, che scrivono della deità de gli antichi.

GIURAMENTO.
HUOMO, vecchio, in habito di Sacerdote, per dimostrare, che è cosa sacra, & religiosa, & per antico
costume usitata; in mano tiene la figura di Giove irato, con due folgori in mano.
Pausania ne gli Eliaci scrive, che Giove Norcio, cioè vendicatore de' giuramenti, presso a' Greci era
figuarato nella detta maniera, per spaventare quelli, che giurano con la dimostratione del supplicio de'
falsi giuramenti.

GIURISDITTIONE.
HUOMO, vestito di porpora, nella destra mano tenga uno Scettro, il quale è vero indicio di natural
Giurisdittione, & nell'altra i Fasci consolari, che si portavano per segno di questo medesimo.

GIUSTITIA DIVINA.
DONNA, di singolar bellezza, vestita d'oro, con una Corona d'oro in testa, sopra alla quale vi sia una
Colomba circondata di splendore; haverà i capelli sparsi sopra le spalle, & gli occhi rivolti al Cielo,
tenendo nella mano destra la Spada nuda, & nella sinistra le Bilancie.
Questa figura ragionevolmente si doverebbe figurare bellissima, perche quello, che è in Dio è la
medesima essenza con esso. (come sanno benissimo i sacri Theologi) il quale è tutto perfettione, &
unità di bellezza.
Si veste d'oro, per mostrare con la nobiltà del suo metallo e co'l suo splendore l'eccellenza, &
sublimità della detta Giustitia.
La Corona dell'oro mostra questo medesimo, & una chiara sopra eccedenza alle virtù humanamente
essercitate. Potiamo ancora intendere per la bellezza della faccia tutti i beni del corpo, frà i quali
questo è principale. Per la veste, i beni dell'animo, che ricoprono tutti i difetti della vita, come essa i
mancamenti di proportione alle membra, & per la Corona i beni della Fortuna, perche in mano sua il
più delle volte stanno gli Scettri, & le Corone. Et come il sommo Dio, Padre, & signore della Fortuna,
& della Natura, dà, & dispensa questi beni con somma giustitia, così anco con la medesima castiga i
colpevoli, & nel corpo, & nell'anima. Il corpo si da ad intendere con la spada, che ferisce solo cose
materiali, & l'anima si mostra con la bilancia, che distingue la gravità sensibile solo ne' corpi, come è
sensibile l'anima istessa in questi medesimi.
La Colomba mostra la Divinità; percioché tal si dipinge lo Spirito Santo, terza persona della
Santissima Trinità, & Vincolo d'amore frà il Padre, & il Figliuolo, dove nasce questa giustitia. Si fà
detta Colomba bianca, & risplendente, perche sono queste, frà le qualità visibili, nobilissime. Le
treccie sparse mostrano le gratie, che scendono dalla bontà del Cielo, senza offensione della Divina
Giustitia, anzi, che sono proprij effetti di essa. Riguarda il Cielo per mostrare, che là su hà i suoi
termini, & le sue definitioni. Et però noi, molto parlandone, non ne potiamo esprimere pur una
piccolissima parte. Si comprende ancora per la Spada, & per le Bilancie, (toccando l'uno istromento la
vita, & l'altro la robba de gli huomini) con le quali due cose l'honor mondano si solleva, & si abbassa
bene spesso, che sono dati, & tolti, & questa, & quella per Giustitia Divina, secondo i meriti de gli
huomini, & conforme a' secretissimi giudicij di Dio.

GIUSTITIA ESSECUTIVA.
DONNA, vestita di bianco, habbia gli occhi bendati; nella destra mano tenga un fascio di verghe, con
una scure legata insieme con esse, nella sinistra una fiamma di fuoco, & à canto haverà uno struzzo,
overo tenga la spada, & le bilancie.
Questa è quella sorte di Giustitia, che essercitano ne' Tribunali i Giudici, & gli essecutori secolari. Si
veste di bianco, perche il giudice dev'essere senza macchia di proprio interesse, ò di altra passione,
che possa deformar la giustitia, il che vien fatto tenendosi gli occhi bendati, cioè non guardando cosa
alcuna della quale s'adopri per giudice il senso nemico della ragione.
Il fascio di verghe con la scure era portato anticamente in Roma da' Littori innanzi a' Consoli, & al
Tribuno della Plebe, per mostrare, che non si deve rimanere di castigare, dove richiede la Giustitia, nè
si deve esser precipitoso, ma dar tempo à maturare il giudicio nel sciorre delle verghe. La fiamma
mostra, che la mente del Giudice deve esser sempre drizzata verso il Cielo. Per lo Struzzo s'impara,
che le cose, che vengono in giudicio, per intricate, che siano, non si deve mancare di strigarle, &
isnodarle, senza perdonare à fatica, con animo patiente, come lo Struzzo digerisce il ferro, ancorché
sia durissima materia, come raccontano molti Scrittori.

GIUSTITIA.
secondo, che riferisce Aulo Gellio.

DONNA, in forma di bella vergine, coronata, & vestita d'oro, & che con honesta severità si mostri
degna di riverenza, con gli occhi di acutissima vista, con un monile al collo, nel quale sia un occhio
scolpito.
Dice Platone, che la Giustitia vede il tutto, & che da gli antichi Sacerdoti fù chiamata Veditrice di
tutte le cose. Onde Appuleio giura per l'Occhio del Sole, & della Giustitia insieme, quasi, che non
vegga questo men di quello, le quali cose habbiamo noi ad intendere, che devono essere ne' ministri
della giustitia; perche bisogna, che questi con acutissimo vedere penetrino fino alla nascosta, &
occulta verità, & sieno come le caste Vergini, puri d'ogni passione, sì, che nè pretiosi doni, nè false
lusinghe, nè altra cosa li possa corrompere, ma siano saldi, maturi, gravi, & puri come l'oro, che
avanza gli altri metalli in doppio peso, & valore.
Et perciò potiamo dire, che la Giustitia sia quell'habito, secondo il quale l'huomo giusto per propria
elettione è operatore, & dispensatore, così del bene, come del male frà sé, & altri, ò frà altri, & altri,
secondo l'equalità, ò di proportione Geometrica, overo Aritmetica, per fine del bello, & dell'utile
accommodato alla felicità publica.
Per mostrare la giustitia, & l'integrità della mente, gli antichi solevano rappresentare ancora un
Boccale, un Bacile, & una Colonna, come se ne vede espressa testimonianza in molte sepolture di
marmo, & altre antichità, che si trovano tuttavia. Però disse l'Alciato di queste istesse cose:

Ius haec forma monet dictum sine sordibus esse,


Desunctum, puras atque habuisse manus.

GIUSTITIA
di Pausiana ne gli Eliaci.

DONNA, di bella faccia, & molto adorna, la quale con la mano sinistra soffoghi una vecchia brutta,
percotendola con un bastone. Et questa vecchia dice Pausania essere l'ingiuria, la quale da' giusti
Giudici deve sempre tenersi oppressa, acciò che non si occulti la verità, & devono ascoltare
patientemente quello, che ciascuno dice per difesa.

GIUSTITIA RETTA,
che non si spieghi per amicitia, nè per odio.

DONNA, con la Spada alta, coronata nel mezzo di corona Regale, & con la bilancia; da una banda le
sarà un Cane, significativo dell'amicitia, & dall'altra una Serpe posta per l'odio, & la Spada alta nota,
che la giustitia non si deve piegare da alcuna banda, nè per amicitia, nè per odio di qual si voglia
persona, & all'hora è lodevole, & mantenimento dell'imperio.

GIUSTITIA RIGOROSA.
UNA Anotomia come quelle, che si dipingono per la morte, in un manto bianco, che la cuopra in
modo, che il viso, le mani, & i piedi si vedano, con la spada ignuda, & con le bilancie al modo detto.
E questa figura per se stessa manifesta. Il Giudice rigoroso non perdona ad alcuno sotto qual si voglia
pretesto di scuse, che possano allegerir la pena, come la Morte, che nè ad età, nè à sesso, nè à qualità
di persone hà risguardo per dare essecutione al debito suo; la vista spaventevole di questa figura
mostra, che spaventevole è ancora a' popoli questa sorte di Giustitia, che non sà in qualche occasione
interpretare leggermente la legge.

GLORIA.
DONNA, con una Corona d'oro in capo, & nella destra mano con una Tromba.
La Gloria, come dice Cicerone, è una fama di molti, & segnalati beneficij fatti a' suoi, à gli amici, alla
Patria, & ad ogni sorte di persone; & si dipinge con la Tromba in mano perche con essa si publicano à
popoli i desiderij de' Prencipi. La Corona è indicio del premio, che merita ciascun huomo famoso, &
la signoria, che hà il benefattore sopra di coloro, che hanno da lui ricevuti beneficij, rimanendo essi
con obligo di rendere in qualche modo il guiderdone.

GLORIA.
DONNA, vestita d'oro, tutta risplendente, nella sinistra con un Cornucopia, & nella destra con una
figuretta d'oro, che rappresenti la Verità.

GLORIA ET HONORE.
DONNA, riccamente vestita, che tenga molte corone d'oro, & ghirlande in mano, come premio di
molte attioni virtuose.

GLORIA.
DONNA, che nella destra mano tiene un Angioletto, & sotto al piè destro un Cornucopia pieno di
frondi, fiori, & frutti.

GLORIA.
DONNA, che mostra le mammelle, & le braccia ignude; nella destra mano tiene una figuretta
succintamente vestita, la quale in una mano porta una Ghirlanda, & nell'altra una Palma nella sinistra
poi della Gloria sarà una Sfera, co' segni del Zodiaco. Et in questi quattro modi si vede in molte
monete, & altre memorie de gli antichi.

GOLA.
DONNA, vestita del color della ruggine, co'l collo lungo, come la Grue, & il ventre assai grande.
La Gola è un disordinato appetito delle cose, che al gusto s'appartengono, & si dipinge co'l collo così
lungo, per la memoria Filostene Ericinio, tanto goloso, che desiderava d'havere il collo simile alle
Grue, per più lungamente godere del cibo, mentre scendeva nel ventre. La grandezza, & grossezza del
ventre si riferisce all'effetto di essa Gola, l'habito del colore sopradetto all'ignobiltà dell'animo, vinto,
& soggiogato da questo brutto vitio, & spogliato di virtù; &, come la ruggine divora il ferro onde
nasce, così il Goloso divora le sue sostanze, & ricchezze, per mezzo delle quali si era nutrito, &
allevato.

GOLA.
DONNA, à sedere sopra un Porco, perche porchi sono tutti i golosi; nella sinistra tiene una Folica
uccello molto dedito alla Gola, & con la destra s'appoggia sopra d'uno Struzzo; però disse l'Alciato:

Lo Struzzo sembra à quei, che mai non tace,


Nè con la gola in alcun tempo hà pace.

GOVERNO DELLA
Republica.

DONNA, simile à Minerva, nella destra mano tiene un ramo di Ulivo, & co'l braccio sinistro uno
Scudo, & nella medesima mano un Dardo, & con un Morione in capo.
Il portamento simile à quello di Minerva ci dimostra, che la Sapienza è il principio del buon
reggimento, il Morione, che la Republica deve essere fortificata, & sicura dalla forza di fuora.
L'Ulivo, & il Dardo significano, che la guerra, & la pace sono beni della Republica, l'una, perche dà
esperienza, valore, & ardire, l'altra, perche somministra l'otio, per mezzo del quale acquistiamo
scienza, & prudenza nel governare, & si dà l'Ulivo nella mano destra, perche la pace è più degna della
guerra, come suo fine, & è gran parte della publica felicità.

GRAMMATICA.
DONNA, che nella destra mano tiene un breve scritto in lettere Latine le quali dicono: Vox litterata,
& articulata, debito modo pronunciata, & nella sinistra una Sferza, & dalle Mammelle verserà molto
latte.
Il breve sopradetto dichiara, & definisce l'essere della Grammatica; la Sferza dimostra, che come
principio s'insegna a' fanciulli le più volte adoperandosi il castigo, che li dispone, & li rende capaci di
disciplina. Il Latte, che gli esce dalle mammelle, significa, che la dolcezza della Scienza esce dal
petto, & dalle viscere della Grammatica.

GRAMMATICA.
DONNA, che nella destra mano tiene una Raspa di ferro, & con la sinistra un Vaso, che sparge acqua
sopra una tenera pianta.
La Raspa dimostra, che la Grammatica desta, & assottiglia gl'intelletti, & il Vaso dell'acqua è indicio,
che con essa si fanno crescere le piante ancor tenerelle de gl'inganni nuovi al Mondo, perche diano a'
suoi tempi frutti di dottrina, & di sapere, come l'acqua fà crescere le piante istesse.

GRANDINE
overo Tempesta.

DONNA, horrida, brutta, & macilenta, vestita di colore simile à quello delle nuvole, sarà scapigliata,
& con ambe le mani terrà un Cornucopia, co'l quale versi gran quantità di grandine; in Terra vi
saranno diverse piante, & alberi percossi, & rotti da essa; haverà nel petto XVII. Stelle, VII. oscure, &
X. chiare.
Brutta, & horrida si rappresenta, perche l'operationi sue sono brutte, & dannose, essendo per lo più
cagione delle carestie de gli altri animali. Virgilio nel primo libro della Georg. dice:

Crepitans salit horrida grando. Et Horatio:


Horrida tempestas caelum contraxit, & imbres.

È scapigliata, perche attende à danneggiare altrui, senza operare per sé. Le Stelle così poste formano il
segno di Orione, il quale, lasciandosi vedere in Cielo, fà pioggia, & tempesta assai, però disse Virgilio
nel I. dell'Eneide:

Cum subito assurgens fluctu nimbosus Orion,


Perque undas superante salo, perque invia saxa,
Dispulit, etc.

GRASSEZZA.
DONNA, corpulenta, con la destra mano tenga un ramo d'Uliva, che habbia solo i frutti senza fronde,
nella sinistra tenga un Granchio marino, il quale è soggetto molto alla grassezza, quando la Luna
cresce, ò per particolar dispositione tirata dalle qualità della Luna, overo perche quando essa è piena,
& luminosa, gli dà commodità di procacciarsi più facilmente il cibo. L'Ulivo è il vero Hieroglifico
della grassezza, non solo trà i Poeti, & Historici, ma anco nelle sacre Lettere, come in più luoghi si
può vedere, & l'Epiteto proprio dell'Olio è l'esser Grasso.

GRATIA DIVINA.
DONNA, bella, & ridente con la faccia verso il Cielo, dove sia lo Spirito Santo in forma di Colomba,
come si dipinge; nella destra mano tenga un ramo d'Uliva con un Libro, & con la sinistra una Tazza;
guarda in Cielo, perche per rihaver la gratia persa doviamo convertirci à lui, & dimandar con tutto 'l
cuore perdono delle nostre colpe. Però disse: Convertimini ad me, & ego convertar ad vos. Si dipinge
lo Spirito Santo per attribuirsi meritamente dalli sacri Theologi à lui l'infusione della divina Gratia ne'
petti nostri. Il ramo dell'Ulivo significa la pace, che in virtù della gratia il peccatore riconciliatosi con
Dio sente nell'anima. La Tazza ancora dinota la gratia, secondo il detto del Profeta: Calix meus
inebrians, quam præclarus est. Però vi si potranno scrivere quelle parole Bibite, & inebriamini, perche
chi è in gratia di Dio sempre stà ebro delle dolcezze dell'amor suo, perche questa ubriachezza è si
gagliarda, & potente, che fà scordar la sete delle cose mondane, & senza alcun disturbo dà la perfetta,
& compita satietà.

GRATIE.
TRE fanciullette, coperte di sottilissimo velo, sotto il quale appariscano ignude. Così le figurarono gli
antichi Greci, perche le Gratie tanto sono più belle, & si stimano, quanto più sono spogliate
d'interessi, i quali sminuiscono in gran parte in esse la decenza, & la purità; però gli antichi
figuravano in esse l'amicitia vera, come si vede al suo luogo.

GRATIA.
GIOVANETTA, ridente, & bella di vaghissimo habito vestita, coronata di Diaspri, pietre pretiose, &
nelle mani tenga in atto di gittare piacevolmente Rose di molti colori, & senza spine, haverà al collo
un vezzo di Perle; & il Diaspro si pone per la Gratia, conforme à quello, che i naturali dicono, cioè,
che portandosi adosso il Diaspro s'acquista la gratia degli huomini. Questo medesimo significa la
Rosa senza spine, & le Perle, le quali risplendono, & piacciono per singolare, & occulto dono della
natura, come la gratia, che è ne gli huomini, una certa venustà particolare, che muove, & rapisce gli
animi all'amore, & genera occultamente obligo, & benevolenza.

GRATITUDINE.
DONNA, che in mano tenga una Cicogna, & un ramo di Lupini, ò di Fava. Oro Apolline dice, che
questo animale più d'ogni altro ristora i suoi genitori in vecchiezza, & in quel luogo medesimo ove da
essi è stato nutrito, apparecchia loro il nido, gli svelle le penne inutili, & dà da mangiare sino, che
siano nate le buone, &, che da se stessi possano trovare il cibo. Però gli Egittij ornavano gli Scettri
con questo animale, & lo tenevano in molta consideratione. Scrive Plinio nel lib. 18. al cap. 14., che
come il Lupino, & la Fava ingrassano il campo dove sono cresciute, così noi per debito di gratitudine
dobbiamo sempre duplicar la buona fortuna à quelli, che à noi la migliorano. Si potrà fare ancora à
canto à questa figura un Elefante, il quale dal Pierio Valeriano nel 2. lib. vien posto per la Gratitudine,
& Cortesia. Et Eliano scrive di uno Elefante, che hebbe animo di entrare à combattere per un suo
padrone, il quale essendo finalmente dalla forza de gli nemici superato, & morto, con la sua
proboscide lo prese, & lo portò alla sua stalla, mostrandone grandissimo cordoglio, & amaritudine.

GRAVITÀ
nell'huomo.

DONNA, in habito di Matrona, tenga con ambe le mani un gran Sasso, legato, & sospeso ad una
corda. L'habito di Matrona mostra, che allo stato dell'età matura si conviene più la gravità, che à gli
altri, perche più si conosce in esso l'honore, & con maggior ansietà si procura con la gravità, &
temperanza de' costumi.
Il Sasso mostra, che la gravità ne' costumi dell'huomo si dice similitudine della gravità ne' corpi
pesanti, & è quel decoro, che egli sà tenere nelle sue attioni, senza piegare à leggierezza, vanità,
buffonerie, ò cose simili, le quali non sono atte à rimuoverle la severità dalla fronte, ò dal cuore, come
alle cose gravi, per alcuno accidente, non si può levar quella naturale inclinatione, che le fà andare al
luogo conveniente.

GRAVITÀ.
DONNA, vestita nobilmente di porpora, con una scrittura sigillata al collo insino al petto pendente,
nell'acconciatura del capo sarà una colonna con una picciola statuetta sopra, & la veste tutta aspersa
d'occhi di Pavone, con una Lucerna accesa fatta secondo l'usanza de gli antichi nella destra mano. La
Purpura è vestimento commune à questa, & all'honore, come à qualità Regali, & nobilissime. Il Breve
è authentico segno di nobiltà, la quale è vera nudrice di gravità, di altierezza, di gloria, & di fausto. La
Colonna si acconcierà in capo per le mascherate à piedi, ò à cavallo, ma per statua di scoltura, ò
pittura si potrà fare à canto, &, che co'l braccio sinistro si posi sopra di essa, per memoria delle
gloriose attioni, che fomentano la gravità. Gli occhi di Pavone sono per segno, che la gravità
somministra pompa e nasce con l'ambitione. La Lucerna dimostra, che gli huomini gravi sono la
Lucerna della plebe, & del volgo

GUIDA SICURA
di veri honori.

DONNA, nel modo, che la Virtù al suo luogo habbiamo descritta, con uno Scudo al braccio nel quale
siano scolpiti li due Tempij di M. Marcello, l'uno dell'Honore, & l'altro della Virtù; sieda detta donna
sotto una Quercia, con la destra mano in alto levata; mostri alcune corone militari, con Scettri,
Insegne d'Imperij, Cappelli, Mitre, & altri ornamenti di dignità, che saranno posti sopra i rami di detto
albero, ove sia un Breve con il motto: Hinc omnia, & sopra il capo dell'imagine vi sarà un altro motto,
che dica Me Duce. Il tutto dimostrerà, che da Giove, datore delle gratie, al quale è dedicato questo
albero, ò per dir bene dall'istesso Dio si potranno havere tutti gli honori, & le dignità mondane, con la
scorta, & guida delle virtù, il che insegnano i due Tempij misticamente da M. Marcello fabricati,
perche l'uno dedicato all'Honore non haveva l'entrata, se non per quello di essa Virtù.

GUARDIA.
DONNA, armata, con una Grue per cimiero, nella mano destra con la spada, & nella sinistra con una
Facella accesa, & con un Paparo, overo Occa, che le stia appresso. La Facella con la Grue significa
vigilanza per le ragioni, che si sono dette altrove in simil proposito. L'istesso significa l'Occa, la quale
dodici volte si sveglia in tutta la notte, dal che credono alcuni, che si prendesse la misura delle hore
con le quali misuriamo il tempo. Nello svegliarsi questo animale fà molto strepito con la voce, & tale,
che narra Tito Livio, che i soldati Romani, dormendo nella guardia di Campidoglio, furono svegliati
per beneficio solo d'un Paparo, & così prohibirono a' Francesi l'entrata. Questi due animali adunque
dinotano, che la vigilanza, & la fedeltà sono necessarissime alla guardia, accompagnate con la forza
da resistere, il che si mostra nell'armatura, & nella spada.

GUERRA.
DONNA, armata di Corazza, Elmo, & spada, con le chiome sparse, & insanguinate; insanguinate
saranno ancora ambedue le mani sotto all'armatura; haverà una Traversina rossa per rappresentare
l'ira, & il furore; starà la detta figura sopra un Cavallo armato; nella destra mano tenendo un'Asta in
atto di lanciarla, & nella sinistra una Facella accesa, con una Colonna appresso. Rappresentasi questa
donna co'l Cavallo armato, secondo l'antico costume Egittio, & la più moderna auttorità di Virgilio,
che dice: Bello armantur equi, bellum hæc armenta minantur cioè I Cavalli s'armano per la guerra, &
minacciano guerra. Leggesi, che già innanzi al tempio di Bellona fù una certa Colonna non molto
grande, la quale i Romani chiamavano Colonna Bellica, perché, deliberato, che havevano di fare
alcuna guerra, à quella andava l'uno de' Consoli dapoi, che haveva aperto il Tempio di Giano, &
quindi lanciava un'hasta verso la parte ove era il popolo nemico, & intendevasi, che all'hora fosse
gridata, & publicata la guerra, & perciò questa figura tiene nella destra mano l'asta in atto di lanciarla
presso alla Colonna sopradetta. Tiene poi nella sinistra mano una facella accesa, secondo il detto di
Silio Italico:

Scuote l'accesa face e 'l biondo crine


Sparso di molto sangue e va scorrendo
La gran Bellona per l'armate squadre.

Solevano ancora gli antichi, prima, che fussero trovate le Trombe, quando erano per fare battaglia,
mandare innanzi agli esserciti alcuni con faci accese in mano, le quali si gittavano contro dall'una
parte, & dall'altra, & cominciavano dapoi la battaglia co'l ferro.

GUERRA.
DONNA, armata, che per cimiero porti un Pico nella mano destra la Spada ignuda, & nella sinistra lo
Scudo, con una testa di Lupo dipinta nel mezzo di esso.

GUERRA.
DONNA, spaventevole in vista, & armata, con una face accesa in mano, in atto di caminare, haverà
appresso molti vasi d'oro, & d'argento, & gemme gittate confusamente per terra; frà le quali sia
un'imagine di Pluto, Dio delle ricchezze, tutta rotta, per dimostrare, che la guerra dissipa, rovina, &
consuma tutte le ricchezze, non pure dove ella si ferma, ma dove camina, & trascorre.

GUSTO.
DONNA, che nella destra tenga un Cesto di diversi frutti, & nella sinistra un Persico.
Il Gusto è un de' cinque sentimenti del corpo, ò vero una delle cinque parti, per le quali entrano l'Idee,
& le apprensionio ad habitar l'anima, della quale sanno i loro consigli bene spesso in utile, &
spessissimo anche in rovina di essa, ingannati dalla falsa imagine delle cose apparenti, che sono gli
esploratori, & spie tal volta false, & però cagionano gran male à lei, & ad essi. False spie hebbero in
particolare gli Epicurei, le quali gli riferivano, che buona cosa fosse attendere alla crapula senza molti
pensieri di honore, ò di gloria humana. Si dipinge con varietà di frutti, perche questi, senza artificio,
diversamente dal gusto si fanno sentire, & il Persico si prende spesso a simile proposito da gli antichi.

HIPOCRISIA.
DONNA, con faccia, & mani leprose, vestita di pelle di Pecora bianca, con una canna verde in mano,
la quale habbia le sue foglie, & pennacchio. I piedi medesimamente saranno leprosi, & nudi, con un
Lupo, che esca di sotto alla veste di essa, & con un Cigno vicino.
Quello, che disse Christo Signor Nostro in San Matteo al 23 cap. basta per la intelligenza di questa
imagine, perche volendo improverare à gli Scribi, & Farisei la loro Hipocrisia, disse, che erano simili
à Sepolcri, che sono belli fuori, & dentro pieni d'ossa d'huomini morti, & di puzza. Adunque
Hipocrisia non sarà altro, che una fintione di bontà, & santità in quelli, che sono maligni, & scelerati:
però si dipinge donna leprosa, vestita di habito bianco, perche il color della veste significa l'habito
virtuoso, che artificiosamente ricopre la lepra del peccato, che stà radicato nella carne, & nell'anima.
La Canna verde è simbolo (come dice Hettore Pinto nel 40. cap. di Ezechiel Profeta) della Hipocrisia,
perche nascendo con abondanza di foglie, diritta, & bella non fà poi frutto alcuno, se non piuma, &
dentro è vacua, & piena di vento. Dell'istesso dice il medesimo Auttore, dare inditio il Cigno, il quale
hà le penne candide, & la carne nera. Il Lupo, che si mostra sotto alla veste di pelle diversa dalla sua,
è tanto chiaro per le parole di Christo nell'Evangelio, che non ci bisogna dirne altro.

HOMICIDIO.
HUOMO, armato, co'l manto di color rosso, per cimiero porterà una testa di Tigre, sarà pallido, terrà
con la sinistra mano per i capelli una testa humana tronca dal busto, & con la destra una spada ignuda
insanguinata. Si dipinge armato, perche l'homicidio genera il pericolo della vendetta, alla quale si
provede con la custodia di se stesso.
La Tigre significa fierezza, & crudeltà, le quali danno incitamento, & spronano l'homicidio. La
Pallidezza è effetto dell'ira, che conduce all'homicidio, & del timore, che chiama à penitenza. Però si
dice nel Genesi, che Caim, havendo ucciso il Fratello, andò fuggendo, temendo il castigo della
giustitia di Dio.

HONESTÀ.
DONNA, con gli occhi bassi, vestita nobilmente, con un velo in testa, che le cuopra gli occhi.
La gravità dell'habito è indicio ne gli huomini d'animo honesto, & però si honorano, & si tengono in
conto alcuni, che non si conoscono per lo modo del vestire, essendo le cose esteriori dell'huomo tutte
inditio delle interiori, che riguardano il compimento dell'anima.
Gli occhi bassi sono inditio di honestà, perche ne gli occhi spirando la lascivia, come si dice, &
andando l'amore per gli occhi al cuore, secondo il detto de' Poeti; Abbassati verso terra danno segno,
che nè spiriti di lascivia, nè forza d'amore possa penetrare nel petto. Il velo in testa è indicio
d'Honestà, per antico, & moderno costume, per esser volontario impedimento al girar lascivo de gli
occhi.

HONORE.
GIOVANE, bello, vestito di Porpora, & coronato d'Alloro, con un'asta nella mano destra, & nella
sinistra con un Cornucopia pieno di frutti, fiori, & fronde.
Si fà giovane, & bello, perche per se stesso, senza ragioni, ò sofismi, alletta ciascuno, & si fà
desiderare. Si veste della Porpora, perche è ornamento Regale, & inditio di honor supremo.
L'asta, & il Cornucopia, & la corona d'Alloro significano le tre cagioni principali, onde gli huomini
sogliono essere honorati, cioè la scienza, la ricchezza, & l'armi, & l'alloro significa la scienza, perche
come questo albero hà le foglie perpetuamente verdi, ma amare al gusto, così la scienza, se bene fà
immortale la fama di chi la possiede, nondimeno non si acquista senza molta fatica, & sudore. Però
disse Esiodo, che le Muse gli havevano donato uno Scettro di Lauro, essendo egli in bassa fortuna,
per mezzo delle molte fatiche arrivano alla scienza delle cose, & alla immortalità del suo nome.

HONORE.
HUOMO, d'aspetto venerando, & coronato di palma, con un collar d'oro al collo, & manigli
medesimamente d'oro alle braccia, nella man destra terrà un'asta, & nella sinistra uno scudo, nel quale
siano dipinti due Tempij co'l motto: Hic terminus haeret, alludendo a' tempij di Marcello detti da noi
poco innanzi. Si corona di Palma perche quest'Albero, come scrive Aulo Gellio nel 3. lib. delle Notti
Attiche, è segno di vittoria, perche se si pone sopra il suo legno qualche peso anchorché grave, non
solo non cede, nè si piega, ma s'inalza, & essendo l'Honore, figliuolo della Vittoria, come scrive il
Boccaccio nel 3. della Geneologia de' Dei, è convenevolmente ornato delle insegne della madre.
L'asta, & lo Scudo furono insegna de gli antichi Rè, in luogo della Corona; però Virgilio nel 6.
dell'Eneide, descrivendo Enea Silvio Rè di Alba disse:

Ille vides pura iuvenis, qui nititur hasta.


Et perche nel Tempio dell'Honore non si poteva entrare, se non per lo Tempio della Virtù, s'impara,
che quello solamente è vero Honore, il quale nasce dalla Virtù.
Le Maniglie alle braccia, & il collaro d'oro al Collo erano antichi segni d'honore, & davansi da'
Romani per premio à chi s'era portato nelle guerre valorosamente, come scrive Plinio nel XXXIII. lib.
delle Historia Naturale.

HONORE.
Nella Medaglia d'Antonino Pio.

UN giovane vestito di veste lunga, & leggiera, con una ghirlanda d'alloro in una mano, & nell'altra
con un Cornucopia pieno di frondi, fiori, & frutti.

HONORE,
Nella Medaglia di Vitellio.

GIOVANE, con un'asta nella destra mano, co'l petto mezzo ignudo, & col Cornucopia nella sinistra;
al pie' manco hà un Elmo, & il suo capo sarà ornato con bella acconciatura de' suoi capelli medesimi.
L'asta, & le mammelle scoperte dimostrano, che con la forza si deve difendere l'Honore, & con la
candidezza conservare. Il Cornucopia, & l'Elmo dimostrano due cose le quali facilmente trovano
credito da essere honorati; l'una è la robba, l'altra l'essercitio militare; quella genera l'honore con la
benignità, questa con l'alterezza; quella con la possibilità di far del bene, questa co'l pericolo del
nocumento; quella perche fà sperare, questa perche fà temere, ma l'una mena l'honore per mano
piacevolmente, l'altra se lo tira dietro per forza.
HORA.
FANCIULLA, alata, in capo haverà una ghirlanda di Lupini co' suoi baccelli, & in mano uno
Hippopotamo; perche per lo Hippopotamo, come dice Oro Egittio, molti de gli antichi dimostravano
l'hore, & molti per lo Lupino, perche si volge sempre, secondo, che il Sole si muove, & da esso
imparano l'hore i Contadini, & serve loro per Orologio, ancora quando è nuvolo, come scrive Plinio
nel 18. lib. della Historia Naturale. In 24. hore si divide il giorno naturale, ma solo tre ne dipingevano
gli antichi: l'una nel levar del Sole, & questa tutta rossa, l'altra bianca, per lo mezzo giorno, & la terza
per quando tramontava il Sole, & la facevano bruna.
L'ali significano la velocità delle hore, & fingono i poeti, che elle stieno alla guardia del Cielo, &
habbiano cura di aprire, & di serrare le porte; come disse Ovidio nel primo lib. de' Fasti:

Præsidio soribus cæli cum mitibus horis.

HUMANITÀ.
DONNA, con habito di Ninfa, & viso ridente; tiene un Cagnolino in braccio, il quale con molti vezzi
le va lambendo la faccia con la lingua, & vicino vi sarà l'Elefante.
L'Humanità consiste in dissimular le grandezze, & i gradi, per compiacenza, & satisfattione delle
persone più basse.
Si fà in habito di Ninfa per la piacevolezza; ridente, per applauso di gentilezza, il che ancora dimostra
il Cagnolino, al quale ella fà carezze, per aggradir l'opere, conforme al desiderio dell'auttor loro.
L'Elefante si scorda della sua grandezza, per far servitio all'huomo, dal quale desidera esser tenuto in
conto, & però da gli antichi fù per indicio di humanità dimostrato.

HUMILTÀ.
DONNA, vestita di bianco, con gli occhi bassi; & in braccio tiene uno Agnello. L'Humiltà è quella
virtù dell'animo, onde gli huomini si stimano inferiori à gl'altri, con pronta, & disposta volontà di
ubbidire altrui, con intentione di ascondere i doni di Dio, che possiedono, per non haver cagione
d'insuperbire.
Si dipinge donna vestita di bianco, perche si conosca, che la candidezza, & purità della mente
partorisce nell'huomo, ben disposto, & ordinato alla ragione, quella humiltà, che è bastevole à rendere
tutte l'attioni sue piacenti à Dio, che dà la gratia sua à gli humili, & fà resistenza alla volontà de'
superbi. L'Agnello è il vero ritratto dell'huomo mansueto, & humile, per questa cagione Christo
Signor Nostro è detto Agnello in molti luoghi e dell'Evangelio, & de' Profeti.

HUMILTÀ.
DONNA, che nella spalla destra porti un sacchetto pieno, & con la sinistra mano una sporta di pane;
sarà vestita di sacco, & calpesterà diversi vestimenti di valore.
L'Humiltà deve essere una volontaria bassezza di pensieri di se stesso per amor di Dio, dispregiando
gli utili, & gli honori. Ciò si mostra con la presente figura che, potendosi vestire riccamente, si elegge
il sacco. Il Pane, è indicio, che si procura miseramente il vitto, senza esquisitezza di molte delicature,
per riputarsi indegna di tutti i commodi di questa vita. Il Sacchetto, che aggrava è la memoria de'
peccati, che abbassa lo spirito de gli humili.

HUMILTÀ.
DONNA, poveramente vestita di color azurro; haverà il petto, & i piedi ignudi, tenendo sotto al pie'
destro una corona co' l capo posato su la spalla destra, in una mano terrà un Crocefisso.
La nudità del petto mostra l'humiltà del core. Il vestimento azurro il color del Cielo, al quale saranno
essaltati tutti i seguaci della vera humiltà, conforme alle parole di Christo Signor Nostro. La corona
tenuta con dispregio dimostra quanto poco conto faccia chi è armato di vera humiltà, che vien da Dio,
delle cose fragili di questa vita.

HUMILTÀ.
DONNA, con la sinistra mano al petto, & con la destra distesa, & aperta; sarà con la faccia volta
verso il Cielo, e con un piede calchi una Vipera mezza morta, avviticchiata intorno à uno Specchio
tutto rotto, & spezzato, & con una testa di Leone ferito, pur sotto à piedi.
La mano al petto mostra, che il core è la vera stanza d'humiltà. La sinistra aperta è segno, che
l'humiltà deve essere reale, & patente, non simile à quella del Lupo, vestito di pelle pecorina, per
devorare gli Agnelli. Per la Vipera s'interpreta l'odio, & l'invidia, per lo Specchio l'amor di se stesso,
& per lo Leone la superbia. L'amor di se stesso fà poco pregiar l'humiltà; l'odio, & ira sono effetti, che
gli tolgono le forze, & la superbia l'estingue affatto; però si devono queste tre cose tener sotto li piedi
con salda, & santa risolutione.

IATTANZA.
DONNA, di superba apparenza, vestita di penne di Pavone, nella sinistra mano tenga una Tromba, &
la destra sarà alzata in alto. La Iattanza, secondo San Tommaso, è vitio di coloro, che troppo più di
quello, che sono, innalzandosi, overo che gl'huomini stessi credono, con le parole si gloriano, & però
si finge donna con le penne di Pavone, perche la Iattanza è compagna, ò come dicono alcuni Teologi,
figliuola della superbia, la quale si dimostra per lo Pavone, perche come esso si reputa assai, per la
bella varietà delle penne, che lo ricuoprono senza utile, così i superbi fomentano l'ambitione con le
gratie particolari di Dio, che possiedono senza merito proprio; & come il Pavone spiega la sua
superbia con le lodi altrui, che gli danno incitamento, così la Iattanza con le lodi proprie, le quali sono
significate nella Tromba, che apprende fiato, & suono dalla bocca medesima. La mano alzata ancora
dimostra assertiva testimonianza.

IDOLATRIA.
DONNA, cieca, con le ginocchia in terra, & dia incenso con Turribolo alla statua di un Toro di
bronzo. Le ginocchia in terra sono uno effetto, & segno di religione, co'l quale si confessa
sommissione, & humilità, in rispetto alla grandezza di Dio, il quale solo è potentissimo, &
perfettissimo in se stesso, & dobbiamo solo à lui inginocchiarci, perche solo à Dio conviene
l'adoratione, che si fà co'l piegar delle ginocchia, per la ragione, che ne daremo scrivendo al suo luogo
dell'oratione, se bene vi è anco la veneratione de' Santi, nè pur questa basta senza la retta intentione di
dar gli honori convenientemente, & questa intentione si dichiara co'l Turibolo, che manda fumi
odoriferi, li quali significano, che la buona intentione dirittamente piegata manda odore di orationi
ferventi, & accette. Però ancora i nostri Sacerdoti per santa institutione, dando l'incenso nel
santissimo Sacrificio della Messa, pregano Iddio che, come il fumo, & l'odore dell'incenso s'innalza,
così s'innalza l'oration loro verso di lui. Et il Toro di metallo si prende per le cose create, & fatte, ò
dalla natura, ò dall'arte, alle quali la cecità de' Popoli hà dato molte volte stoltamente quell'honore,
che à Dio solo era obligata di conservare, dal che è nato il nome d'Idololatria, che vuol dire
Adoratione di falsa Deità.

INCOSTANZA.
DONNA, che passi co' piedi sopra d'un Granchio grande, fatto come quello, che si dipinge nel
Zodiaco; sia vestita di color Turchino, & in mano tenga la Luna.
Il Granchio è animale, che camina innanzi, & indietro, con eguale dispositione, come fanno quelli,
che essendo irresoluti, hor lodano la contemplatione, hora l'attione, hora la guerra, hor la pace, hor la
scienza, hor l'ignoranza, hor la conversatione, & hora la solitudine; acciò che non resti cosa alcuna
intentata al biasimo, nato, & nudrito nelle loro lingue, & all'incostanza disseminata in tutto quello, che
fanno. Questa sorte di huomini è molto dannata da Giovanni Scholastico, anzi da Christo Nostro
Signore, con l'essempio di quel che pone le mani all'aratro, & si pente. Il vestimento Turchino è posto
per la similitudine dell'onde marine, le quali sono incostantissime, & di tempo in tempo patono
alteratione, come si vede. La Luna medesimamente è mutabilissima, per quanto ne giudicano gl'occhi
nostri; però si dice, che lo stolto si cangia come la Luna, che non stà mai un'hora nel medesimo modo.
Vi si può ancora dipingere una Nottola, la quale vola irresolutissima, hor da una banda, hor dall'altra,
come dice S. Basilio de constit. monast.

IGNORANZA.
DONNA, lasciva, co' capelli sparsi, & con gli orecchi d'Asino, il vestimento sarà di penne, le gambe,
& i piedi di Leone, & le mani, simili a' piedi del Lupo.
Dimostrasi l'Ignoranza principalmente con la faccia di donna, & co' capelli sparsi perché, se bene
l'huomo nasce universalmente con desiderio di sapere, & di fuggire l'ingnoranza, nondimeno avviene
spesso, che dalla bellezza, & vaghezza feminile viene ritardato; & le faccie lascive ordinariamente
sono indicio di poco sapere, come ancora mostrò Esopo, fingendo, che la Volpe, entrata in bottega di
uno Statuario, & vedutoci un bel viso di marmo, non lo potè molto mirare, sovvenendole, che dentro
non haveva nè scienza, nè cervello. Si dimostra il medesimo per gli orecchi dell'Asino, come animale
detto trà gli altri communemente ignorantissimo; & gli Egittij per gli orecchi di questo animale
solevano intendere servitù, la quale di sua natura non può durare molto lontano dall'ignoranza. Le
membra ricoperte di penne significano, che l'ignoranza è cosa d'un ingegno leggiero, & instabile.
Le gambe, & piedi di Leone sono pigliati quasi sempre in mala parte ancora da gli Egittij, maestri di
questo artificio, & significano fuga, rapina, codardia, & viltà, servendosi il Leone de' piedi à fuggir
dal Gallo, picciolo, debole, & impotente animale, come la testa dell'istesso sempre significa grandezza
d'animo, nobiltà, fortezza, & splendore; però nelle sacre lettere, & ne' Profeti si piglia il Leone per
figura di Christo Signor Nostro molte volte, & alla volte ancora per figura del Diavolo, vile, &
scelerato nostro inimico. Le mani di Lupo mostrano l'incostanza, & timore continovo dell'ignorante,
in molte cose, che non bisogna, essendo questo animale prestissimo à fuggire da ogni strepito di ferro,
ò di altra cosa, che senta, come raccontano gli Scrittori, & come può sapere chi prattica le solitudini.

IGNORANZA.
DONNA, con faccia carnosa, difforme, & cieca, in capo haverà una ghirlanda di Papavero,
caminando scalza, in un campo pieno di pruni, & triboli, fuori di strada, vestita sontuosamente d'oro
et di gemme, & à canto vi sarà per l'aria un Pipistrello, ò vero una Nottola.
Per la presente figura non si rappresenta il semplice non sapere, ma il vitio dell'ignoranza, che nasce
dal dispregio della scienza di quelle cose, che l'huomo è tenuto d'imparare; & però si dipinge scalza,
che camina liberamente fuor di via, & trà le spine; si fà senza occhi, per le molte difficoltà, che
l'ignorante, traviando dal diritto sentiero della virtù per le male apprensioni dell'intelletto, trova nel
vivere. Si dipinge presso al Pipistrello, ò vero Nottola, perché, come dice Pierio Valeriano lib. 25.,
alla luce simiglia la sapienza, & alle tenebre, dalle quali non esce mai la Nottola. L'ignoranza si fà poi
brutta di faccia, perché, quanto nella natura humana il bello della sapienza riluce, tanto il brutto
dell'ignoranza appare sozzo, & dispiacevole. Il pomposo vestito è trofeo dell'ignoranza, & molti
s'industriano nel bel vestire, forse perche sotto i belli habiti del corpo si tenga sepolto, al meglio, che
si può, il cattivo odore dell'ignoranza dell'anima. La ghirlanda di Papavero significa il miserabile
sonno della mente ignorante.

IGNORANZA.
in un Ricco senza lettere.

HUOMO, à cavallo sopra un Montone, di colore d'oro, in mezzo all'acque; è concetto, che l'Alciato
hebbe da gli antichi, & in lingua nostra dice così:

Sopra al ricco Monton varcando il Mare


Frisso ci mostra un huom, che dal suo senso
Coll'ignoranza sua si fà portare.

IGNORANZA.
DONNA, come di sopra si è detto, alla quale si potrà aggiungere, che la veste sia contesta di scaglie
di pesce, le quali sono il vero simbolo dell'Ignoranza, come si vede in Pierio Valeriano libro trent'uno.
La ragione è perche il pesce è di sua natura stolido, & lontano da ogni capacità, eccetto il Delfino, &
alcuni altri, che si raccontano per meraviglia, & come le scaglie con facilità si levano dal corpo de'
pesci, così con gli studij delle lettere si può levare all'huomo il velo dell'ignoranza.

IGNORANZA
di tutte le cose.

GLI Antichi Egittij, per dimostrare un ignorante di tutte le cose, facevano una imagine co'l capo
dell'Asino, che guardasse la terra, perche al Sole della Virtù non s'alza mai l'occhio de gl'ignoranti, i
quali sono nell'amor di se stessi, & delle cose proprie molto più licentiosi de gl'altri, come questo
animale più teneramente de gli altri ama i suoi pari, come dice Plinio nel lib. 11. al cap. 35.

IMMODESTIA.
DONNA, coperta di veste oscura, senza ornamento, con lo Scettro Regale, in cima del quale vi sarà
un occhio humano con un ramo d'Uliva, che lo circondi. Lo Scettro sarà spezzato, & rotto in più
modi, & dissimile à quello del quale si dirà nell'imagine della Modestia dove si dichiara quanto si
appartiene à questa figura.

IMITATIONE.
DONNA, che nella mano destra tiene un mazzo di Pennelli, nella sinistra una Maschera, & a' piedi
una Scimia.
L'imitatione si vede in qual si voglia attione, ò vero opera fatta ad alcun'altra somigliante; & però si
dipinge con un mazzo di pennelli in mano, come istromenti dell'arte imitatrice de' colori, & delle
figure dalla natura prodotte, ò dall'arte istessa.
La Maschera, & la Scimia ci dimostrano l'imitatione dell'attioni humane, questa, per essere animale
atto per imitare l'huomo co' suoi gesti, & quella, per imitar nelle Comedie, & fuori l'apparenza, & il
portamento di diversi personaggi.

IMMORTALITÀ.
DONNA, con l'ali alle spalle, & nella man destra un Cerchio d'oro.
L'ali significano la sollevatione da terra, la quale non sostiene se non cose mortali.
Il Cerchio dell'oro rappresenta l'immortalità, per essere trà tutti i metalli il men corrottibile, & per
haver la forma circolare, la quale non hà termine dove finisca.

IMMORTALITÀ.
DONNA, vestita d'oro, la quale terrà con la destra mano al fianco, & nella sinistra una Fenice.
Già si è data la ragione dell'Oro. La mano al fianco nota stabilità, & fermezza.
La Fenice, per ritrovarsi dalle sue proprie ceneri abbrugiate perpetuamente, come è commune
opinione, è indicio dell'immortalità medesima, la quale è un'eternità co'l rispetto solo del tempo da
venire.

IMMUTATIONE.
DONNA, armata, vestita di cangiante, al fianco sinistro porta una spada, & con ambedue le mani
squarcia un panno di lino.
L'intelligenza di questa figura hà bisogno di lungo discorso, il quale lasciando in gran parte alla
sottigliezza de' belli ingegni, dirò solo, che si dipinge donna armata, per dimostrare, che la mutatione,
alla quale sono soggette tutte le cose create, per se stessa è forte, & si conserva sotto all'armature, cioè
sotto al movimento de' Cieli che, essendo di diversa, & più salda materia di essa, sono cagione del suo
moto, poi del calore, poi della generatione, & corrottione, che à vicenda procedono, secondo la
dottrina d'Aristotele, & la conservano in questo modo.
Il Lino è posto da' Poeti per lo Fato, dandosi alle Parche, & gl'interpreti di Teocrito, rendendone la
ragione, dicono che, come il Lino nasce nella terra, & quindi à poco tempo vi si corrompe, così
l'huomo della terra medesimamente nato, in ossa per necessità di natura si risolve.
Le mani, che, tirando in contrario luogo, squarciano il panno sono le contrarie qualità, che in vigore
del moto de' Cieli distruggono, & moltiplicano le cose terrene, & si nota la moltiplicatione nelle due
parti del panno.

IMPASSIBILITÀ.
QUESTA è una delle principali doti del corpo glorificato, come scrivono i sacri Theologi. Però si
dipinge ignuda, & bella, che stia co' piedi elevati sopra i quattro Elementi fuori delle cose corrottibili.

IMPUDENZA. O
Sfacciatagine, ò Importunità.

DONNA, con habito da buffone, pieno di sonagli in mano, haverà un Vaso pieno di mosche, che
volino in diverse parti.
Impudenti sono quelli, che nelle cose loro si scostano dal commune uso de gli altri volontariamente,
& aspettano lode da quello, che è biasimato in altri. Per lo vestito di buffone si dinota, che pene
spesso le convien molto uscire della strada nelle sue attioni, perche questa sorte di gente tanto più si
stima honorata, quanto più sà far prendere altrui diletto de' suoi proprij dishonori, salendo, come le
mosche, nelle Tavole, & nella faccia de' Principi.

IMPERFETTIONE.
DONNA, vestita di color Giallo lino; in ambedue le mani tenga delle Rane, con un'Orsa à canto, la
quale con la lingua dia perfettione al suo parto.
Il color del Giallo lino si scuopre in molte cose imperfette, al tempo, che s'incominciano à
corrompere, però si prende in questo significato. Le Rane parimente, come animali, che si generano di
putrefattione, sono da Oro Apolline per l'imperfettione assegnate. Imperfetto è ancora il parto
dell'Orso, per essere solo un pezzo di carne, senza forma d'animale, ma con la lingua, per continova
diligenza, prende poi la sua forma, come ogni nostra attione nel principio imperfetta, se non manca la
diligenza, in virtù del buon principio si compie.

IMPIETÀ.
DONNA, vestita del colore del Verderame, sarà in vista crudele, terrà nel braccio sinistro
l'Ippopotamo, & con la destra mano una facella accesa rivolta in giù, con la quale abbrugia un
Pellicano co' suoi figli, che saranno in terra. L'Impietà è vitio contrario alla Pietà, non pure alla
Giustitia, & si essercita in danno di se stesso, della Patria, di Padre, & di Madre, e si rappresenta
vestita di colore del Verderame, che è indicio di natura maligna, & nociva, la quale si ritrova in
coloro, che drizzano le proprie operationi à danno de' benefattori. Nel sinistro braccio tiene
l'Ippopotamo, perché, come esso quando è cresciuto in età, per desiderio di congiungersi con la
madre, uccide il proprio genitore, che gli fà resistenza, così l'empio, per secondare i suoi sfrenati
appetiti, condenscende sceleratamente alla rovina de' suoi maggiori e benefattori. Tiene nella destra
mano una facella accesa, abbrugiando il Pellicano, perche l'operationi dell'empio non sono volte
altrove, che al distruggimento della Carità, & della Pietà, la quale assai bene per lo significato del
Pellicano si dichiara, come racconta il Ruscello nel 2. lib. delle sue Imprese, & noi diremo più
diffusamente in altra occasione.

INCONSIDERATIONE.
DONNA, vestita di verde chiaro, ma discinta, & scapigliata, in cima del capo con una Farfalla, sotto il
pie' destro haverà un Regolo, & un Compasso, & co'l pie' sinistro si moverà sopra un precipitio.
L'Incosideratione non è altro, che un diffetto di giudicio in coloro, che trà le cose diverse non
giudicano rettamente quello, che con buona, & giusta determinatione doverebbono; però è figurata
detta imagine con una Farfalla in capo, la quale inconsideratamente procura à se stessa la morte,
aggirandosi intorno al lume.
Vestesi di verde chiaro, perche la virtù conoscitiva, la quale è nell'huomo per sua natura disposta à
ricevere, & apprendere le cose come sono, si debilita per indispositione, ò per negligenza, & si dà
luogo, & nome così à questo mancamento.
La Regola, & il Compasso sotto al piede, non è altro, che la ragione, & il giudicio dell'huomo
oppresso, & conculcato dal piede, cioè dalla forza del proprio appetito, il quale dominandolo lo
conduce all'opere irragionevoli, & poco considerate, come similmente dimostra il piede, che tiene
sospeso nel principio.

INCOSTANZA, VEDI INSTABILITÀ.


INDUSTRIA.
DONNA, giovane, & ignuda con l'Elmo in capo, & havendo intorno al braccio sinistro rivolto un
Manto bianco, dipinto di verde fronde, vi sia scritto per motto nel lembo: Proprio Marte; nella mano
destra terrà una spada ignuda, dimostrandosi ardita, & pronta à combattere.
L'Industia è parte del valore, & però l'imagine sua alla imagine di esso si assomiglia.
Si dipinge ignuda, per dimostrare, che ella per lo più nasce da' bisogni, & dalle scommodità. Tiene
l'Elmo in capo, percioché la principal parte sua è l'ingegno, & la prudenza, che la tiene fortificata; stà
con la Spada ignuda prontamente per combattere; perche Industria è star desto, sapersi difendere con
avantaggio ne' duelli della Fortuna.
Il Manto bianco dipinto à verde frondi è la speranza fondata nella candidezza de' costumi, & della
dritta intentione, non potendo essere industria lodevole, se non dove il fine dell'efficacia, & sagacità
humana sia reale, honesto, & virtuoso. Si conosce ancora per questa figura, che l'Industria consiste in
provedersi del bene co' commodi, & in liberarsi dal male co' pericoli; però gran vantaggio nella vita
politica si stimano havere coloro, che per propria virtù, con la cappa e con la spada si sono acquistati
la fama universale de gli huomini, & qualche commodità da mantenersene in pace.

INDUSTRIA.
DONNA, con vestimento trapunto, & ricamato con molto artificio; nella destra tenga uno Sciamo
d'Api, l'altra mano sia posata sopra un Argano di quelli, che si adoprano per muovere i pesi; sia
scalza, havendo in capo una statuetta di Pluto.
Il Vestimento, lo Sciamo, & l'Argano danno facilmente cognitione di questa figura, & la Statua di
Pluto, Dio delle ricchezze, dimostra, che queste sono principale oggetto dell'industria dell'huomo. I
piedi nudi sono segno, che l'Industria non discerne, se non quanto abbraccia l'utile, nè si alza à fine di
cosa più nobile, e però così ignudo si posa il piede sopra alla Terra.

INDUSTRIA.
DONNA, che nella destra mano tiene uno Scettro, in cima del quale è una mano aperta, & in mezzo di
essa un occhio; al fine della mano, & dello Scettro vi sono due alette, simili à quelle del Caduceo.
Lo Scettro, è segno di grandezza, & di potenza, la mano d'Industria, & d'artificio: però questa,
sostenendosi sopra di quello, dà indicio, che i Principi, & quei, che dominano à gli altri alzano da
terra l'Industria humana quando li piace.
È opinione di Artemidoro, che le Mani significhino artificio, conforme all'uso de gli Egittij, perche
quasi tutte l'arti con l'aiuto delle mani si mettono in opera; & però diceva egli che, sognando alcuno di
vedere una bella mano, poteva tener sicuro, che gli essercitij, a' quali si applicava, gli sarebbono
succeduti felicemente.
L'Occhio dimostra la Prudenza, per la quale l'industria si deve reggere, & l'Ali, che significano
velocità, accrescono in gran parte i meriti dell'industria.

INDUSTRIA.
NELL'imagine di Mercurio, che nella destra tiene il Caduceo, & con la sinistra un Flauto gli antichi
figurarono le due cagioni, che generano l'industria, cioè l'utile per sé, & il diletto per altri, quello si
mostra nel Caduceo co'l quale fingono i Poeti, che Mercurio suscitasse gli huomini già morti, questo,
co'l Flauto, istromento atto per addolcire gli animi, & sminuir le molestie.

INFAMIA.
DONNA, brutta con l'ali negre alle spalle, & ricoperta di piume dell'uccello Ardiolo insino alla
cintola, & dalla cintola in giù sarà vestita d'una Traversina di giallo lino fregiata del colore del verde
rame, mal stracciata, & in braccio terrà l'Ibis uccello.
L'Infamia è il concetto cattivo, che si hà delle persone di mala vita; però si dipinge con l'ali nere,
notandosi, che il suo è volo di fama, ma volo infelice, & cattivo. Le piume dell'uccello detto
mostrano, che l'infamia nasce in gran parte dall'incostanza, perche questa è indicio di pazzia, & si
vede in questo uccello, che è incostantissimo. Però Martiale dimandò Ardiolo uno, che andava da una
all'altra attione senza far cosa buona.
Il color giallo, & il Verderame si adoperano per l'inganno, & per l'infamia universalmante, & ancora
l'uccello Ibis, il quale è sordissimo, come scrivono alcuni, & si adopra in simil proposito; & come la
veste stracciata infamia gli huomini presso al volgo, così i vitij dell'anima tolgono il credito presso a'
sapienti, & presso à Dio, dove principalmente si sostenta la nostra fama, & infamia.

INFAMIA.
DONNA, ignuda, & leprosa per tutta la vita, con l'ali nere, con capelli sparsi, in atto di suonare un
Corno, habbia scritto nella fronte la parole TURPE, & si scopra un fianco con una mano.
La Lepra nell'antico Testamento era figura del peccato, il quale genera principalmente l'infamia. Il
Corno, che suona, mostra, che la sua è notitia infelice presso à gli huomini, come questo è suono
rozzo & ignobile. Il motto scritto in fronte ci dichiara, che l'Infamia da tutti è meglio veduta, che da
quelli, che la portano adosso, però volontariamente si scuopre il fianco sciogliendo il freno a' vitij,
senza vedere, ò pensare il dannoso successo della propria riputatione.

INFERMITÀ.
DONNA, pallida, & magra con un ramo d'Anemone in mano, & una ghirlanda della medesima herba;
perche scrive Oro Egittio ne' suoi Hieroglifici, che gli antichi per quest'herba significavano la malatia,
& è quella nella quale fingono i Poeti essersi tramutato Adone, Drudo di Venere, essendo dal Cignale
ammazzato, come racconta Teocrito. Fa il fior purpureo, & bello, ma poco dura il fiore, & l'herba, &
forse per questo significa la infermità.

INFORTUNIO.
HUOMO, con una vestina di Taneto oscura, & di pianta di rovine di case, le giunga sino al ginocchio,
con le braccia, le gambe, & piedi ignudi, senza cosa alcuna in capo, nella destra tenga un Cornucopia
rivolto verso la terra, che sia vuoto, & nella sinistra un Corvo.
L'Infortunio, come si raccoglie da Aristotele, è un evento contrario al bene, che l'huomo per
conseguire s'adoperava, & però si dipinge la veste sparsa di rovine con le braccia ignude. Il
Cornucopia rivolto, & i piedi scalzi dimostrano la privatione del bene, & d'ogni contento, & il Corvo
è uccello di male augurio, & vi si dipinge, perche spesse volte un tristo avvenimento è presagio di
qualche maggior male soprastante, & si deve credere, che vengano gli infelici successi, & le rovine
per Divina permissione, come gli auguri antichi credevano, che i loro augurij fossero indicio della
volontà di Giove. Quindi siamo ammoniti à rivolgerci dal torto sentiero delle attioni cattive, al sicuro
della virtù, con la quale si placa l'ira di Dio, & cessano gli infortunij.

INGANNO.
HUOMO, vestito d'oro, & dal mezzo in giù finiranno le sue gambe in due code di Serpente, tenendo
in mano un bel ramo fiorito, nel quale siano alcune panie con alcuni uccelli inviscati; à canto haverà
una Pantera, con la testa frà le gambe. Ingannare è il far cosa spiacevole ad alcuno sotto contraria
apparenza; però hà imagine di sembiante humano, & vestito d'oro, ma finisce in coda di Serpente,
mostrando in prima faccia l'inganatore bontà, & cortesia per allettare i semplici, & invilupparli
nell'orditura delle proprie insidie, come la Pantera, che occoltando il capo, & mostrando il dosso,
alletta con la bellezza della pelle varie fiere, le quali poi con subito empito prende, & divora.

INGANNO.
DONNA, con una Maschera di bellissima giovane, & riccamente ornata, & sotto si scopra parte del
viso di vecchia molto difforme, & canuta. In una mano tiene un vaso, che mesce dell'acqua, & con
l'altra in quel cambio sporge un vaso di fuoco. La sua veste sarà dipinta à maschere di più sorti,
perche in ogni occasione l'huomo, che per habito, ò per natura procede doppiamente, la sua fraude, &
l'inganno apparecchia.

INGANNO.
HUOMO, coperto da una pelle di capra, in modo, che à pena gli si veda il viso. In mano tenga una
rete con alcuni Sarghi, pesci di forma simili all'Orata, dentro di essa. Così scrive l'Alciato, & ne dà
ragione con versi Latini. Il concetto dice così:
Ama il Sargo la Capra e 'l Pescatore,
Che ciò comprende, la sua pelle veste;
Onde ingannato il misero amatore
Convien' che preso à le sue insidie reste;
Così prende l'amante con inganni
La meretrice, cieco à proprij danni.

INGANNO.
HUOMO, vestito di giallo, nella mano destra tenga molti hami, & nella sinistra un mazzo di fiori, dal
quale esca un Serpe.
Si dipinge con gli hami in mano, come quelli, che coperto dall'esca pungono, & tirano pungendo la
preda, come l'ingannatore tirando gli animi semplici dove ei desidera li fà incautamente precipitare.
Il mazzo di fiori co'l Serpe in mezzo significa l'odor finto della bontà, donde esce il veleno vero de gli
effetti nocivi.

INGIURIA.
DONNA, giovane, d'aspetto terribile, con gli occhi infiammati, vestita di rosso, con la lingua fuori
della bocca la quale sarà simile à quella del Serpe, & dall'una, & dall'altra parte haverà molta saliva.
In mano tenga un mazzo di spine, & sotto i piedi una bilancia. Aristotele nella sua Retorica dice, che è
proprio de' giovani, per l'abondanza del sangue, & per lo calor naturale, esser arditi, & confidenti
nell'ingiuriar altrui, come anco, perche, amando i giovani l'eccellenza, vogliono soprastare à gli altri
nel modo, che possono, & però giovane l'Ingiuria si rappresenta, co'l brutto aspetto, & gli occhi
infiammati mostrano, che l'ingiuria nasce da perturbation d'animo, la quale perturbatione si mostra
particolarmente nel viso. La lingua simile à quella del Serpe è segno, che l'ingiuria consiste in gran
parte nelle parole, le quali pungono non altrimenti, che se fossero spine; sono segno ancora le
Bilancie sotto a' piedi, che l'ingiuria è atto d'ingiustitia, dandosi altrui quei biasimi, che, ò non si
meritano, ò non si sanno.

INGIUSTITIA.
DONNA, vestita di bianco, tutta macchiata, tenendo nella destra mano una Spada, & un Rospo, nella
sinistra le Tavole della legge rotte in pezzi, & un libro. Sarà cieca dall'occhio destro, & sotto alli piedi
terrà le Bilancie.
Il vestimento bianco, macchiato dimostra non esser'altro l'Ingiustitia, che corrotione, & macchia
dell'anima, per la inosservanza della legge la quale viene sprezzata, & spezzata dalli malfattori; &
però si dipinge con la Tavola della legge, & con le Bilancie al modo detto. Vede l'Ingiustitia solo con
l'occhio sinistro, perche non si fonda se non nelle utilità del corpo, lasciando da banda quelle, che
sono più reali, & perfette, &, che si estende a' beni dell'anima, la quale è veramente l'occhio diritto, &
la luce migliore di tutto l'huomo. Il Rospo, il quale è segno d'avaritia, per la ragione detta altrove,
c'insegna, che l'Ingiustitia hà l'origine sua fondata ne gl'interessi, & nel desiderio delle commodità
terrene, & però non è un vitio solo, & particolare nella parte del vitio, ma una malvagità, nella quale
tutte le scelleraggini si contengono, & tutti i vitij si raccolgono.

INGIUSTITIA.
DONNA, difforme, vestita di bianco, sparsa di sangue, con un turbante in capo all'uso de' Barbari;
nella mano sinistra tiene una gran Tazza d'oro, alla quale terrà gli occhi rivolti; nella destra haverà una
Scimitarra, & per terra le Bilancie rotte.
Difforme si dipinge, perche l'Ingiustitia, onde il male universale de' popoli, & le guerre civili sovente
derivano, bruttissima si deve stimare. La Scimitarra significa il giuditio torto, & il vestimento Barbaro
la crudeltà, la veste bianca, macchiata di sangue, significa la purità corrotta della giustitia, alla quale
corruttela appartiene pure la Tazza d'oro, havendo gli occhi, cioè la volontà, & il pensiero l'ingiusto
giudice, per l'avaritia rivolti alla vaghezza dell'oro solamente, perchè, non potendo insieme sostenere
le bilancie, & la ragione cadono, onde vengono calpestate, come se cosa fossero di minor prezzo.
INGORDIGIA.
DONNA, vestita del color della ruggine, nella mano destra tenga un Folpo, & à canto vi sarà uno
Struzzo.
L'Ingordigia propriamente detta è un disordinato appetito delle cose, che al nutrimento
s'appartengono, più vitioso di quello, che dimandiamo Gola, ò Crapula, & si dipinge vestita del color
della ruggine, perche divora questa il ferro senza suo utile, come l'ingordo ogni cosa trangugia senza
gusto, al che appartiene ancora lo Struzzo, che il ferro divora, & digerisce. Il Folpo in Oro Apolline
significa il medesimo perche mancandogli i cibi si nudrisce della sua carne medesima.

INGORDIGIA.
DONNA, di brutto aspetto, vestita del color della ruggine, che vomiti il pasto per la bocca, tenga nella
destra mano il pesce detto Scaro, & nella sinistra mano una Lampreda, da' Latini detta Mustela
marina, overo Hebrias.
Il pesce Scaro à noi è incognito, perche dicono, che non si trova se non nel Mare Carpaseo, & non
esce quasi mai dal promontorio di Troade. Dalli Scrittori è tenuto pesce ingordissimo, perche solo,
secondo, che riferisce Aristotele, trà' pesci osserva l'uso di caminare come gli animali quadrupedi, &
si pasce dell'herbe, & ancora perche con molta avidità divora tutti i pesci piccoli, che se gli fanno
incontro per ingordigia e poi il vomita per la satietà, & somiglia il suo corpo in gran parte à quello
dell'Orata.
La Lampreda, come dice Oro Egittio, partorisce per bocca, & subito partorito divora quell'istessi suoi
figliuoli, se non sono presti à fuggire.

INGORDIGIA.
DONNA, co'l ventre grosso, il che significa ingordigia parasitica, & tenga in mano un vaso di
trasparente vetro, dentro al quale siano molte Sanguisughe, overo Sanguattole, perche come la
Sanguisuga, posta à sorbire il sangue altrui non stacca mai per sua natura, fin che non crepa, così
gl'ingordi non cessano mai, finché l'ingordigia istessa non gli affoga.

INGRATITUDINE.
DONNA, vestita del color della ruggine, tenga in seno una Serpente, in modo di accarezzarlo; in capo
havrà la testa dell'Ippopotamo, & il restante della pelle del detto animale gli servirà per manto. Vedi
in Oro Apolline.

INGRATITUDINE.
DONNA, vecchia, che nella destra tiene due ugnie d'Ippopotamo, altrimente cavallo del Nilo, per
mostrare quanto sia cosa abominevole l'Ingratitudine. In Oro Apolline si legge, che adoperavano gli
antichi ancora l'ugnie dell'Ippopotamo, & già la ragione si è detta nell'imagine dell'Impietà.
Figurarono ancora gli antichi la Ingratitudine in Atteone divorato da' proprij cani, onde nacque il
Proverbio di Teocrito: Nutri canes ut te edant.

INGRATITUDINE.
DONNA, vestita di Edera, tenendo in una mano due Vipere, l'uno maschio e l'altra femina, & il
maschio tenga la testa in bocca della femina. L'Edera porta il significato dell'Ingratitudine, perche
quel medesimo albero, ò muro, che gli è stato sostegno nell'andar in alto, & à crescere, ella alla fine,
in rimuneratione di graditudine, lo fà seccare, & cadere à terra. Significa questo medesimo la Vipera,
la quale per merito della dolcezza, che riceve ne' piaceri di Venere co'l compagno, bene spesso
tenendo il suo capo in bocca, lo schiaccia, & esso ne rimane morto. Et poi, che mi sovviene un
Sonetto à questo proposito di M. Marco Antonio Cataldi, non m'incresce scriverlo, per sodisfattione
de' Lettori.

O' di colpe, & d'errori albergo, & sede,


Rubella al giusto, à la natura, à Dio,
Peste infernal, morbo perverso, e rio,
D'Aletto, e di Satan figlia, & herede,
O' di pietà nemico e di mercede,
Mostro à ricever pronto, à dar restio,
O' di promesse, e benefici oblio,
Che non cur'amistà, nè servi fede,
Tu Lupo, Arpia, Grifon d'opre, & d'aspetto
Tu di virtù, tu d'animo honorato
Fece, schiuma, fetor, macchia e difetto.
Tu sei con l'Avaritia à un parto nato,
Fuggi dal pensier mio, non che dal petto,
Ch'è de vitij il peggior l'esser ingrato.

INIMICITIA.
DONNA, vestita di nero, piena di fiamme di fuoco, con la destra mano in atto di minacciare, con la
sinistra tiene un'Anguilla, & in terra siano un Cane, & una Gatta, che si azzuffino insieme.
Il vestimento nero con le fiamme, significa l'ira mescolata con la maninconia, che insieme fanno
l'inimicitia durabile, la quale non è solo quell'ira, che hà nel profondo del cuore fatte le radice con
appetito di vendetta, in pregiudicio del prossimo, &, che ciò si mostri per lo fuoco, ce lo manifesta la
definitione, ove si dice l'ira essere un fervor del sangue intorno al cuore, & la maninconia è dimandata
da' Medici Atra bilis: però si può significare nel color nero, & fà gli huomini colerici, & minacciosi.
L'Anguilla, il Cane, & la Gatta dimostrano il medesimo effetto, essendo quella solita d'andar lontana
da gli altri pesci per nimicitia, come dice Oro Apolline, & questi insieme essendo in continovo
contrasto naturalmente.

INIQVITÀ.
DONNA, vestita di fiamme di fuoco, &, che fugga velocemente. Si dipinge in fuga, perche non è
sicura in luogo alcuno, ogni cosa le fà ombra, & ogni minimo avvenimento la spaventa, generando il
timore, il quale con la fuga si consiglia, & si risolve perpetuamente. È vestita di fuoco, perche
l'iniquità abbrugia l'anime perverse, come il fuoco abbrugia i legni più secchi.

INNOCENZA.
VERGINELLA, vestita di bianco, in capo tiene una ghirlanda di fiori, con un Agnello in braccio.
In habito di Vergine si dipinge, per esser la mente dell'innocente intatta, & immacolata.
L'Agnello significa l'innocenza, perche non hà ne forza, ne intentione di nuocere ad alcuno, & offeso
non s'adira, nè s'accende à desiderio di vendetta, ma tolera patientemente, senza repugnanza, che gli si
tolga, & la lana, & la vita; dovendo così fare chi desidera di assimigliarsi à Christo: Qui coram
tondente se obmutuit, come si dice nelle sacre lettere, per essere nobilissimo ritratto della vera
innocenza.

INNOCENZA,
o Purità.

GIOVANETTA, coronata di Palma, & starà in atto di lavarsi ambe le mani in un bacile posato sopra
un piede stallo, vicino al quale sia un Agnello, overo una Pecora.
L'Innocenza, overo Purità nell'anima humana, è come la limpidezza nell'acqua corrente d'un vivo
fiume. & con la consideratione di questo rispetto, molto le conviene il nome di Purità. Però gli antichi,
quando volevano giurare d'essere innocenti di qualche sceleratezza, dalla quale si sentivano incolpati,
overo volevano dimostrare, che non erano meschiati d'alcuna bruttura, solevano nel cospetto del
popolo lavarsi le mani, manifestando con la mondezza di esse, & con la purità dell'acqua, la
mondezza, & la purità della mente. Di qui nacque, che poi ne' Hieroglifici furono queste due mani,
che si lavano insieme usate da gli Antichi, come racconta il Pierio Valeriano nel lib. XXXV. Santo
Cipriano nel libro de Livore ci essorta à ricordarsi sempre perche chiami Christo la sua Plebe, &
nomini il suo popolo, adoperando il nome di Pecore, volendo così avvertire, che l'Innocenza, & la
purità Christiana si deve mantenere intatta, & inviolabile.
La Corona di Palma da S. Ambrogio in quel luogo, Statura tua similis facta est palma, è interpretata
per la pura, & naturale innocenza, la quale à noi grandemente si aspetta di conservare, & maturare al
suo tempo, come frutto à cui non manchino mai, & frondi, & fiori di vera, & perfetta sodisfattione.

INUBBIDIENZA.
DONNA, vestita di rosso, con un freno sotto a' piedi, & in capo con acconciatura di penne di Pavone,
tenga la destra mano alzata per mostrare stabilità di proposito; in terra vi sia un Aspide, il quale con
un orecchio prema la terra, & l'altro lo serri con la coda.
L'Inubbidienza non è altro, che una transgressione volontaria de' precetti Divini, ò de gli humani.
Il vestito rosso, & la mano alta convengono alla pertinacia, la quale è cagione d'inubbidienza; il Freno
dimostra, che l'amore delle proprie passioni conduce altrui à volontario dispregio delle leggi, & de'
commandamenti, a' quali siamo tenuti ubbidire per giustitia, &, che però si dimandano
metaforicamente freno de' popoli.
Hà il capo adorno di penne di Pavone, perche l'inubbidienza nasce dalla troppa presontione, &
superbia. L'Aspide si pone per l'inubbidienza, perche si attura gli orecchi per non sentire, & ubbidire
l'Incantatore, che per forza de' suoi incanti lo chiama come testifica David nel Salmo LVII. dicendo:
Furor illis secundum similitudinem serpentis; sicut aspidis surdis, & obturantis aures suas. Quæ non
exaudit vocem incantantium, & venefici incantantis sapienter.

INSIDIA.
DONNA, armata, con una Volpe per cimiero, cinta d'intorno di folta nebbia; Terrà un pugnale ignudo
nella destra, & nella sinistra mano due overo tre dardi; sarà una Serpe in terra frà l'herba verde, che
porga in fuori alquanto la testa.
L'Insidia è un'attione occolta fatta per offendere il prossimo, & però si arma, dimostrando l'animo
apparecchiato à nuocere co'l pugnale, e co' dardi, cioè lontano, & vicino. Hà per cimiero una Volpe,
perche l'astutie sono i suoi principali pensieri. La Nebbia è la segretezza, & gli occolti andamenti, che
assicurano il passo all'Insidia.
Il Serpe somiglia l'insidioso, secondo quel commune detto: Latet anguis in herba, interpretato da tutti
gli espositori in simil proposito.

INSIDIA.
DONNA, armata, nel sinistro braccio tenga uno Scudo, & con la destra una rete. Da gli antichi fù
tenuta per significato dell'Insidia la Rete, & Pittaco, uno de' sette Savij della Grecia, dovendo venire à
battaglia con Frinone, huomo di gran forza, & Capitano de gli Ateniesi, portò una rete sotto uno
Scudo, la quale, quando gli parve l'hora opportuna, gittò addosso al detto Frinone, & lo vinse.

INSTABILITÀ.
DONNA, vestita di molti colori, con la destra mano s'appoggi ad una Canna con le foglie, & sotto a'
piedi tenga una palla. Vestesi di varij colori l'Instabilità, per la frequente mutatione di pensieri
dell'huomo instabile. S'appoggia ad una fragil canna sopra alla spalla, percioché non è stato
condicione alcuna dove la volubil mente fermandosi si assicuri, & dove non si appigli, conforme al
suo costume alle cose più mobili, & meno certe.

INSTABILITÀ,
overo Incostanza.

DONNA, vestita di varij colori, per la ragione già detta, stia à cavallo sopra dell'Hiena serpente, overo
tenga il detto animale in quel miglior modo, che parrà à chi lo vuole rappresentare.
Instabili si dimandano quelli, che in poco tempo si cangiano di opinione senza cagione, & senza
fondamento, & però si dipinge con l'Hiena appresso, animale, che non stà mai fermo, & stabile nel
medesimo essere, ma hora è forte, hora è debole, hora audace, & hora timido, molte volte si manifesta
per maschio, & talhora per femina, talché si può ragionevolmente dire, che in esso si ritrovi la vera
instabilità, come dice Oro Apolline.

INTELLETTO.
HUOMO, armato di Corazza, & vestito d'oro, in capo tiene un Elmo dorato, & nella destra mano
un'Asta.
Quest'huomo così descritto dimostra la perfettione dell'intelletto, il quale armato di saggi consigli,
facilmente si difende da ciò, che sia per fargli male, & così risplende in tutte le belle, & degne opere,
che ei fà, ò vero perche in guerra come in pace è necessariissimo. Hà l'Elmo dorato in testa per
mostrare, che l'intelletto rende l'huomo sodo, & savio, & lo fà lodevole, & piacevole à gli altri, che lo
conoscono, di prezzo, come è di prezzo l'oro; saldo, com'è saldo l'acciaro.
L'Asta si pone perche dall'intelletto nasce tutta la virtù, che può venir in difesa dell'huomo, il quale
come Rè, se ne siede nella più nobil parte, & hà carico di commandare, & di dar leggi ad un popolo di
passioni, che in noi senz'esso sarebbe tumulto, & continovi sollevamenti.

INTELLETTO.
GIOVANETTO, vestito d'oro, in capo terrà una corona medesimamente d'oro, overo una ghirlanda di
Senape, i suoi Capelli saranno biondi, & acconci con belle anellature, dalla cima del capo gli uscirà
una fiamma di fuoco, nella destra mano terrà uno Scettro, & con la sinistra mostrerà un'Aquila, che gli
sia vicina.
L'Intelletto è per natura incorrottibile, & non invecchia già mai, & però giovane si dipinge. Il
Vestimento d'Oro significa la purità, & simplicità dell'esser suo, essendo l'oro purissimo frà gli altri
metalli, come s'è detto pur hora. I Capelli sono conformi alla vaghezza delle sue operationi. La
Corona, & lo scettro sono segno del dominio, che esso hà sopra tutte le passioni dell'anima nostra, &
sopra l'istessa volontà, la quale non appetisce cosa, che prima da esso non gli venga proposta. La
Fiamma è il naturale desiderio di sapere, nato dalla capacità della virtù intellettiva, la quale sempre
aspira alle cose alte, & divine, se da' sensi, che mal volontieri l'ubbidiscono, alla consideratione di
cose terrene, & basse, non si lascia sviare. Il mostrare l'Aquila co'l dito significa l'atto dell'intendere,
essendo proprio dell'intelletto il ripiegar l'operatione in se stesso, vincendo l'Aquila nel volo, la quale
supera tutti gli altri uccelli, & animali in questo, come anco nel vedere.
Però S. Giovanni Evangelista fù da' Santi Padri all'Aquila assomigliato, per essersi più de gli altri
innalzato dalle cose terrene, descrivendo la divinità del Verbo incarnato.
Pindaro ancor esso paragona gli huomini d'alto intelletto à questo Uccello.
La Senape infiamma la bocca, & scarica la testa, & per questo significa l'operatione grande d'un
intelletto purificato nel tempo, che non l'offuscano le nebbie delle passioni, ò le tenebre
dell'ignoranza. Vedi il Pierio lib. 57.

INTELLIGENZA.
DONNA, vestita d'oro, che nella destra mano tenga una Sfera, & con la sinistra una Serpe, sarà
inghirlandata di fiori.
Intelligenza dimandiamo noi quella unione, che fà la mente nostra con la cosa intesa da lei, & si veste
d'oro perche vuole essere lucida, chiara, risplendente, non triviale, ma nobile, & lontana dal sapere del
volgo, & delle persone plebee, che tutto distingue nelle qualità singolari dell'oro. Si potrebbe poco
diversamente ancora mostrare la figura di quella intelligenza, che muove le Sfere celesti secondo i
Filosofi, ma, perche principal intento nostro è di quelle cose, che dipendono dall'opere, & dal sapere
humano, parliamo di questa sola, la quale con la Sfera, & con la Serpe dimostra, che per intender le
cose alte, & sublimi bisogna prima andar per terra, come fà il Serpe, & nell'intender nostro andare co'
principij delle cose terrene, che sono meno perfette delle celesti; però si fà nella man sinistra il Serpe,
& nella destra, che è più nobile, la Sfera.
La ghirlanda di fiori in capo mostra, in che parti del corpo sia collocata quella potenza, con la quale
noi intendiamo, & i fiori mostrano, che di sua natura l'intendere è perfettione dell'animo, & dà buono
odore per generar buona fama, & buon concetto di se stesso nella mente degli altri.

INTELLIGENZA.
DONNA, che nella destra tiene un Lituo, & nella sinistra una Tavola scritta.
Mostra, che l'intelligenza nasce per lo più, ò dall'esperienza, ò dallo studio de' libri, come facilmente
si comprende per le cose già dette.
INTREPIDITÀ
& Costanza.

GIOVANE, vigoroso, vestito di bianco, & rosso, che mostri le braccia ignude, & starà in atto di
attendere, & sostenere l'impeto di un Toro.
Intrepidità è l'eccesso della fortezza, opposto alla Viltà, & Codardia, & all'hora si dice un huomo
Intrepido, quando non teme quello, che humanamente si deve temere.
Sono le braccia ignude per mostrar la confidenza del proprio valore, & combatte co'l Toro, il quale,
essendo molestato, diviene ferocissimo, & hà bisogno, per resistere, solo delle prove d'una disperata
Fortezza.

INVERNO.
HUOMO, vecchio, che si scaldi al fuoco, & sia benissimo vestito di panni. Per far le Stagioni tutte in
habito di Donna si può rappresentare in una Vecchia canuta, & grinza, come per l'Autunno si fà una
baccante coronata di Pampane, & d'Uva, & questo poco importa. Ovidio nelle Metamorfosi al libro
secondo così lo dipinge:

Un Vecchio v'è, ch'ogn'un d'horrore eccede,


E fà tremar ciascun ch'a lui pon mente.
Sol per traverso il Sol tal volta il vede,
Si stà rigido, e freme, e batte il dente.
È ghiaccio ogni suo pel dal capo al piede,
Nè men brama ghiacciar quel raggio ardente;
Et nel fiatar tal nebbia spirar suole,
Che offusca quasi il suo splendore al sole.

INVIDIA.
DONNA, vecchia, brutta, & pallida, il corpo sia asciutto, con gli occhi biechi, vestita del colore della
ruggine, sarà scapigliata, & frà i capelli vi saranno mescolati alcuni Serpi, stia mangiando il proprio
cuore, il quale terrà in mano.
Si dipinge vecchia perché, per dir poco, hà havuto lunga, & antica inimicitia con la virtù. Hà pieno il
capo di Serpi in vece di capelli, per significatione de' mali pensieri, essendo ella sempre in continove
rivolutioni de' danni altrui, & apparecchiata sempre à spargere il veleno ne' gli animi di coloro con i
quali, senza mai quietare, si riposa, divorandosi il cuore da se medesima, il che è propria pena
dell'Invidia. Et però disse Iacomo Sannazaro:

L'Invidia, Figliuol mio, se stessa macera


E si dilegna come agnel per frascino,
Che non gli vale ombra di cerro, ò d'acera.

DELL'INVIDIA.

PALLIDO hà il volto, il corpo magro e asciutto;


Gli occhi son bicechi, e rugginoso il dente.
Il petto arde d'amaro fele e brutto,
Velen colma la lingua, nè mai sente
Piacer alcun se non dell'altrui lutto.
All'hor ride l'invidia, che altrimente
Si mostra ogn'hor'adolorata, e mesta,
E sempre all'altrui mal vigile e desta.

INVIDIA.
DONNA, vecchia, mal vestita, del color della ruggine; si tenga una mano alla bocca, nel modo, che
sogliono le donne sfaccendate in bassa fortuna, guardi con occhio torto in disparte, haverà appresso
un Cane magro, il quale come da molti effetti si vede, è animale invidiosissimo, & tutto il bene de gli
altri vorrebbe in sé solo, anzi racconta Plinio nel 25. lib. al cap. 8. che, sentendosi il Cane morso da
qualche Serpe, per non restar offeso, mangia una certa herba insegnatagli dalla natura, & per invidia,
nel prenderla, guarda di non esser veduto da gli huomini. È mal vestita, perche questo vitio hà luogo
particolarmente frà gli huomini bassi, & con la plebe. La mano alla bocca è per segno ch'ella non
nuoce ad altrui, ma à se stessa, &, che nasce in gran parte dall'otio.

INVIDIA.

UN veleno è l'Invidia, che divora


Le midolle, & il sangue tutto sugge,
Onde l'Invido n'hà debita pena,
Perché mentre l'altrui sorte l'accora,
Sospira, freme e come Leon rugge,
Mostrando ch'hà la misera alma piena
D'odio crudel che'l mena
A veder l'altrui ben con occhio torto;
Però dentro si fà ghiaccio, e furore,
Bagnasi di sudore,
Ch'altrui può far del suo dolor' accorto,
E con la lingua di veleno armata
Morde e biasima sempre ciò, che guata.
Un pallido color tinge la faccia,
Qual dà del duol interno certo segno,
Et il misero corpo divien tale
Che par, che si ditrugga e si disfaccia;
Ciò, che vede gli porge odio, e disdegno,
Però fugge la luce, e tutto à male
Gli torna, & con uguale
Dispiacer schifa il cibo, annoia il bere,
Unqua non dorme, mai non hà riposo,
E sempre il cor gli è roso
Da quella Invidia rabbia, qual havere
Non può mai fine, & al cui grave male
Rimedio alcun di medico non vale.

INVIDIA. L'ALCIATO.

DONNA squalida, e brutta,


Che di carne di vipera si pasce,
E mangia il proprio core,
Cui dolgon l'occhi lividi à tutt'hore.
Magra, pallida e asciutta,
E dovunque ella va, presso, ò lontano
Porta dardi spinosi nella mano
Che del suo sangue tinge.
In questo habito strano
E in tal forma l'Invidia si dipinge.

INVOCATIONE.
DONNA, vestita di rosso, in capo hà una fiamma di fuoco, & un'altra simile glie ne esce dalla bocca.
L'Invocatione si fà chiamando, & aspettando con gran desiderio il Divino aiuto, però
convenevolmente si dipinge con due fiamme, che gli escono una dalla bocca, & l'altra della cima del
capo, che dimostrano la vera, & profittevole invocatione consistere non solo nella voce, ma ancora
nella intentione della mente, con che chiedendosi cosa giusta, & ispediente dalla Divina benignità
facilmente s'impetra.

IRA.
DONNA, giovane, di carnagione rossa, oscura, & perche appartiene all'habitudine del corpo de gli
iracondi, come dice Aristotele al 6. Et 9. cap. della Fisonomia, haver le spalle grandi, la faccia gonfia,
gli occhi rossi, la fronte rotonda, il naso acuto, & le narici aperte, si potrà osservare ancor questo, sarà
armata, & per cimiero porterà una testa d'Orso, dalla quale n'esca fiamma, & fumo. Terrà nella destra
mano una Spada ignuda, nella sinistra una Facella accesa, & sarà vestita di rosso.
La testa dell'Orso si fà perche questo è animale dell'ira inclinatissimo, & però nacque il proverbio:
Fumantem Ursi nasum ne tetigeris; quasi, che il fumo, & fuoco, che si dipinge appresso, significhino
Ira, & conturbatione dell'animo. Vedi il Pierio nel libro XI.
La Spada ignuda dimostra, che l'Ira subito porge la mano al ferro, & si fà strada alla vendetta. Simile
alla Facella accesa è il cuore dell'huomo irato, che continovamente s'accende, & consuma.
Hà la faccia gonfia, perche l'Ira spesso ci muta, & cambia il corpo per lo ribollimento del sangue, che
rende ancora gl'occhi infiammati.

IRA.
DONNA, vestita di rosso, ricamato di nero, sarà cieca, con la schiuma alla bocca, haverà in capo per
acconciatura una testa di Rinocerote, & apresso vi sarà un Cinocephalo. Statio VII. lib., della
Thebaide, descrivendo la casa di Marte nel paese de' Traci dice, che vi era frà molti l'Ira, & la chiama
Rossa dicendo:

E foribus cæcumque nefas iræque rubentes

perche nasce dal moto del sangue, & procura sempre la vendetta co'l danno, & con la morte altrui,
però va ricamato il vestimento di nero.

Il Rinoceronte è animale, che tardi si adira, & bisogna irritarlo innanzi gran pezzo, ma quando è
adirato diviene ferocissimo; però Martiale nel primo libro de' suoi Epigrammi disse:

Sollicitant pavidi dum Rhinocerota magistri,


Seque diu magnae collegit ira fera.

Gli Egittij, quando volevano rappresentare l'Ira, dipingevano un Cinocefalo, per essere più d'ogni altro
animale iracondo. Vedi il Pierio Valeriano lib. VI. Cieca con la schiuma alla bocca si rappresenta,
percioché essendo l'huomo vinto dall'Ira, perde il lume della ragione, & cerca con fatti, & con parole
offendere altrui.

LASCIVIA.
DONNA, giovane, riccamente vestita; terrà uno Specchio con la sinistra mano, nel quale con
attentione si specchi, con la destra stia in atto di farsi bello il viso, à canto vi saranno alcuni passeri,
uccelli lascivi, & lussuriosi, & un Armellino, del quale dice l'Alciato:

Dinota l'Armellin candido e netto


Un huom, che per parer bello e lascivo
Si coltiva la chioma e' l viso e 'l petto.

LASCIVIA.
DONNA, con ornamento barbaro, &, che mostri con un dito di fregarsi leggiermente la testa. Così la
dipingevano gli antichi, come si vede presso al Pierio.

LEALTÀ.
DONNA, vestita di bianco, tiene la mano destra al petto, & un Cagnolino appresso.
La mano destra sopra il petto significa integrità dell'animo, & il Cagnolino per la propria inclinatione
parimente Fedeltà, & Lealtà.

LEALTÀ.
DONNA, vestita di sottilissima veste; in una mano tenga una Lanterna accesa, nella quale miri
attentamente, & nell'altra una Maschera spezzata in più luoghi, & sia in atto di sbatterla in qualche
sasso, ò muro.
La veste sottile mostra, che nelle parole dell'huomo reale si deve scoprire l'animo sincero, & senza
impedimento, essendo le parole a' concetti dell'animo nostro come la veste ad un corpo ignudo.
La Lanterna medesimamente si pone per l'anima, & per lo cuor nostro, & lo splendore, che penetra di
fuori dal vetro sono le parole, & le attioni esteriori, & come la Lanterna manda fuori quel medesimo
lume, che nasce dentro di lei, così l'huomo leale deve esser dentro, & fuori della medesima qualità. A
questo proposito, disse Christo Nostro Signore, Sia tale la vostra luce presso à gli huomini, che essi ne
rendano gloria à Dio, che alla fama de' meriti vostri corrispondano l'opere. La Maschera, che getta per
terra, & spezza mostra medesimamente il dispregio della fintione, & della doppiezza dell'animo, come
si è mostrato in altri propositi.

LEALTÀ.
DONNA, vestita di bianco, che aprendosi il petto, mostri il proprio cuore per esser ella una
corrispondenza dell'animo, con le parole, ò con l'attioni, acciò le sia interamente prestata fede.

LEGGIEREZZA.
DONNA, che habbia le ali alle mani, a' piedi, à gli homeri, & alla testa, & sarà vestita di piuma
finissima.

LETITIA, ALLEGREZZA,
& Giubilo.

UNA giovane, appoggiata ad un Olmo fornito di viti, & calchi leggiermente un Cavolo sodo, allarghi
le mani come se volesse donar presenti, & nel petto haverà un libro di Musica aperto. La stabilità
della Fortuna, significata per l'Olmo, al quale questa imagine si appoggia, l'allegrezza del cuore,
cagionata in gran parte dal vino, come disse David, significa per la Vite, l'unione di se stesso, & delle
proprie forze, & passioni, accennate co'l Cavolo, & la melodia di cose grate à gli orecchi, come la
Musica, sono cagione della letitia, la quale con segni esteriori fà parte delle sue facoltà à chi n'è
bisognoso, per arrivare à più perfetto grado di contentezza.

LIBERALITÀ.
DONNA, con occhi un poco concavi, con la fronte quadrata, & co'l naso aquilino, sarà vestita di
bianco, con un'Aquila in capo, & nella destra mano un Cornucopia, & un Compasso, & co'l
Cornucopia versi gioie, danari, collane, & altre cose di prezzo; nella sinistra haverà un altro
Cornucopia pieno di frutti, & fiori.
La Liberalità è una mediocrità nello spendere per habito virtuoso, & moderato.
Si dipinge con occhi poco concavi, & fronte quadrata, per similitudine del Leone, liberalissimo frà gli
animali irragionevoli e co'l naso Aquilino, per la similitudine dell'Aquila liberalissima trà tutti gli
uccelli, la quale si farà sopra la testa di detta figura, per mostrare, che la Liberalità non consiste
nell'atto casuale di donare altrui le cose proprie, ma nell'habito, & nell'intentione della mente, come
ancora tutte l'altre virtù.
Scrive Plinio, che l'aquila, se fà preda di qualche animale per propria industria, non attende tanto à
satiare l'appetito suo, che non si ricordi sempre di lasciarne parte gli altri uccelli, godendo, &
riputandosi d'assai per veder, che l'opera sua sola sia bastante à mantenere la vita di molti animali.
I due Corni, nel modo detto, notano, che l'abbondanza delle ricchezze è convenevol mezzo di far venir
à luce la liberalità, quando è accompagnato con la nobiltà dell'animo generoso, secondo il potere, & la
forza di chi dona.
Vestesi di bianco la Liberalità, perché, come questo colore è semplice, & netto, senza alcuno artificio,
così la Liberalità è senza speranza di vile interesse.
Il Compasso ci dimostra la Liberalità doversi misurare con le ric-
chezze, che si possiedono, & co'l merito della persona, con la quale si
essercita questa virtù, nel, che (se è lecito à servitor entrar nelle lodi
del suo Signore) merita particolarissima memoria l'Illustrissimo Si-
gnor Cardinale Salviati, mio padrone, il qual conforme al bisogno
et al merito di ciascuno comparte le proprie facoltà con sì giusta mi-
sura, & con animo sì benigno, che facilità in un istesso
tempo per sé la strada del Cielo, & della gloria
et per gli altri quella della vita presen-
te, & della virtù, con applauso
universale di fama
sincera.

LIBERALITÀ
DONNA, vestita di bianco, nella destra tiene un Dado, & con la sinistra sparge gioie, & danari.
Il Dado insegna, che egualmente è liberale chi dona poco, havendo poco, & chi dona assai havendo
molto, purchE si resti in piedi da tutte le bande con la facoltà principale.

LIBERALITÀ.
GIOVANETTA, di faccia allegra, & riccamente vestita, con la sinistra mano tenga appoggiato al
sinistro fianco un Bacile pieno di gemme, & di monete d'oro, delle quali con l'altra mano habbia preso
un gran pugno, & le sparga ad alcuni puttini ridenti, & allegri, che da se stessi se ne adornano, & le
portano in mostra per la gratitudine, & per l'obligo, che si deve alla liberalità de' benefattori, o vero
per mostrare, che ancora il ricevere favori, & ricchezze con debito modo è parte di Liberalità, secondo
l'opinione de' Morali, se bene è più nobile attione, & più beata, il donar altrui le cose sue.
Il Pierio Valeriano assegna per antico Ieroglifico di Liberalità il Bacile solo, il quale noi
accompagnamo con l'altre cose per compimento della figura, & per dichiaratione della Liberalità
figurata.

LIBERTÀ.
DONNA, vestita di bianco, nella destra mano tiene uno Scettro, nella sinistra un Cappello, & in terra
vi si vede una Gatta.
Lo Scettro significa l'auttorità della libertà, & l'imperio, che tiene di se medesima; quando volevano i
Romani dar la libertà ad un servo, dopo havergli rasi i capelli, gli facevano portare il Cappello, & si
facea questa cerimonia nel Tempio di una Dea creduta protettrice di quelli, che acquistavano la
libertà, & la dimandavano Feronia, però si dipinge ragionevolmente co'l Cappello.
Il Gatto ama molto la Libertà, & perciò gli antichi Alani, i Borgognoni, & i Severi, secondo, che
scrive Metodico, lo portavano nelle loro insegne dipinto, dimostrando che, come detto animale non
può comportare di essere riserrato dall'altrui forza, così essi erano impatientissimi di servitù.

LIBERTÀ.
DONNA, che nella sinistra mano tiene una Mazza, come quella di Hercole, & nella destra mano un
Cappello con lettere,
LIBERTAS AUGUSTI ET S. C.
Il, che significa Libertà acquistata per proprio valore, & virtù conforme à quello, che si è detto di
sopra. Et si vede così scolpita nella Medaglia di Antonino Eliogabalo.

LIBERTÀ.
DONNA, che nella mano destra tenga un Cappello, & per terra un Giogo rotto.

LIBIDINE.
DONNA, bella, & di bianca faccia, co' capelli grossi, & neri, ribuffati all'insù, & folti nelle tempie,
con occhi grassi, lucenti, & lascivi. Mostrano questi segni abondanza di sangue, il quale in buona
temperatura è cagione di Libidine, & il naso rivolto in su è segno di questo istesso, per la simiglianza
del Becco, animale molto libidinoso, come disse Aristotele in de Fison. al cap. 6.9. haverà in capo una
ghirlanda d'Hedera, sarà lascivamente ornata, porterà in traverso una Pelle di Pardo, & per terra à
canto vi sarà una Pantera tenendole detta figura la sinistra mano sopra il capo.
L'Hedera da' Greci è chiamata Cisso, & Cissare, tirando le loro parole al nostro uso, significa esser
dato alla Libidine; però Eustachio dice, che fù data l'Hedera à Bacco per segno di Libidine, cagionata
dal vino. La pelle del Pardo, che porta à traverso à guisa di banda, come dice ancora Cristoforo
Landino, parimente significa Libidine, per esser à ciò il detto animale molto inclinato, mescolandosi
non solamente con gli animali della sua specie, ma ancora, come riferisce Plinio, co'l Leone, & come
la pelle del Pardo è macchiata, così è macchiata la mente dell'huomo Libidinoso di pensieri cattivi, &
di voglie illecite.
È ancora proprio di questo animale sfuggir quanto può di essere veduto quando si pasce, & pascendo
di suggersi il sangue, il che è propriissimo della Libidine, perche più d'ogni altra cosa le sue voglie
procura di pascere nascostamente, & di satiarsi evacuando il proprio sangue, & togliendosi le forze.
Per dichiaratione della Pantera il medesimo Landino dice, che molti la fanno differente dal Pardo solo
nel colore, che questa hà più bianco, & vogliono, che sia la femina del Pardo, & se crediamo questo
esser vero potremo comprendere, che la Libidine principalmente, & con maggior violenza domina
nelle femine, che ne' maschi, come si crede communemente in ciascuna specie d'animali.
Afferma Plinio esser la Pantera tanto bella, che ogni fiera la desidera, ma temono della fierezza, che
dimostra nella testa, onde essa, occoltando il capo, & mostrando il dosso, le alletta, & dopo con subito
empito le prende, & divora.
Il che molto è simile alla Libidine, la quale con la bellezza ci lusinga, & tira, poi ci divora, perche ci
consuma il tempo, il dannaro, la fama, il corpo, & l'anima istessa ci macchia, & ci avvilisce,
facendola serva del peccato, & del demonio.

LIBIDINE.
DONNA, lascivamente ornata, sedendo appoggiata sopra il gomito sinistro, nella mano destra terrà
uno Scorpione, à canto vi sarà un Becco acceso alla Libidine, & una vite con alcuni grappi d'Uva.
Racconta il Pierio Valeriano nel lib. 16., che lo Scorpione significa Libidine, ciò può essere perche le
pudende parti del corpo humano sono dedicate da gli Astrologi allo Scorpione, & questo segno
predomina à Marte, secondo, che essi scrivono, il quale è notato di adulterio.
Medesimamente s'intende il Becco per la Libidine, essendo ne gli atti di Venere molto potente, &
dedito à tal inclinatione soverchiamente, come si vede nel luogo citato nell'altra figura à questo
proposito.
Sta à sedere, & appoggiata su 'l braccio, per mostrare l'otio del quale si fomenta in gran parte la
Libidine, secondo il detto:

Otia si tollas periere Cupidinis arcus.

La Vite è chiaro indicio di Libidine, secondo il detto di Terentio:

Sine Cerere, & Baccho friget Venus;

Et ancora perche si dicono Lussuriare le Viti, che crescono gagliardamente, come gli huomini
accecati dalla libidine, che non quietano mai.

LICENZA.
DONNA, ignuda, & scapigliata, con la bocca aperta, & con una Ghirlanda di Vite in capo.
Licentiosi si dimandano gli huomini, che fanno più di quel, che conviene al grado loro, riputando in
se stessi lode far quelle attioni, che ne gl'altri sono biasimevoli in egual fortuna, & può esser questa
licenza nel parlare, però si fà con la bocca aperta; può esser nella libertà di far palesi le parti, che per
istinto naturale dobbiamo ricoprire, il che si mostra nella nudità; nel resto delle altre opere pigliandosi
libertà di fare molte cose, che non si appartengono, & questo si nota con la Vite, la quale inebriando
molte volte co'l frutto suo, fà fare molte cose inconvenienti, & disdicevoli; & come i capelli, che ne
sono legati insieme scorrono liberamente, ove il vento li trasporta, così scorrono i pensieri, & l'attioni
di un huomo licentioso da se medesime.

LITE.
DONNA, vestita di varij colori, nella destra mano tiene un vaso d'acqua, il quale versa sopra un gran
foco, che arde in terra, il, che è per segno del contrario, al quale l'altro contrario naturalmente
opponendosi, & cercando impadronirsi della materia, & sostanza dell'altro, dà con strepito segno di
lite, & di nimicitia, il quale effetto imitano gli animi discordi, & litigiosi, che non quietano per se
stessi, nè danno tempo di riposo per gli altri.

LOGICA.
DONNA, giovane vivace, & pronta vestita di bianco, tiene uno Stocco nella mano destra, & nella
sinistra quattro Chiavi con l'Elmo in capo, & per cimiero un Falcone pellegrino.
La Logica è una scienza, che considera la natura, & proprietà dell'operationi dell'intelletto, onde si
viene ad acquistare la facilità di separare il vero dal falso; adunque come quella, che considera
sottilissimi, & varij modi d'intendere, si dipinge con lo Stocco, il quale è segno dell'acutezza
dell'ingegno, & l'Elmo in capo mostra stabilità, & verità di scienza, & come il Falcone s'innalza à
volo à fin di preda, così il Logico disputa altamente per far preda del discorso altrui, che volentieri
alle sue ragioni si sottomette.
Le quattro Chiavi significano i quattro modi d'aprir la verità in ciascuna figura Sillogistica, insegnati
con molta diligenza da' professori di quest'arte.
Vestesi di bianco, per la similitudine, che hà la bianchezza con la verità, perche come quello frà i
colori è il più perfetto, così questa frà le perfettioni dell'anima è la migliore, & più nobile, & deve
essere il fin d'ogn'uno, che voglia essere vero Logico, & non Sofista, ò vero Gabbatore.

LOGICA.
DONNA, con la faccia velata, vestita di bianco, con una sopraveste di varij colori, mostri con gran
forza delle mani di stringere un nodo in una corda assai ben grossa, & ruvida, vi sia per terra della
canape, overo altra materia da far corde.
La faccia velata di questa figura mostra la sua difficoltà, &, che è impossibile à conoscersi al primo
aspetto, come pensano alcuni, che per far profitto in essa credono esser soverchi al loro ingegno sei
mesi soli, & poi in sei anni ancor non sanno la definitione di essa. Per notar il primo aspetto si adopra
il viso, perche il viso è la prima cosa, che si guardi nell'huomo.
Il color bianco nel vestimento si pone per la simiglianza della verità, come s'è detto, la quale è
ricoperta da molte cose verisimili, ove molti fermando la vista, si scordano di essa, che sotto a' colori
di esse stà ricoperta, perche delle cose verisimili tirate con debito modo, di grado in grado, ne nasce
poi finalmente la dimostratione, la quale è come una cassa ove sia riposta la verità, & si apre per
mezzo delle Chiavi già dette de' sillogismi probabili, li quali si notano co' varij colori che, se bene
hanno qualche conformità con la luce, non ne hanno però tanta quanto il bianco, che è l'effetto più
puro di essa.
La Corda dove si stringe il nodo mostra, che la conclusione certa è quella, che stà principalmente
nell'intentione del Logico, & dalla similitudine della Corda si dice il logico legare un huomo, che non
sappia, che si dire in contrario alla verità mostrata da lui, & le sue prove, fondate con la sua arte, sono
nodi indissolubili, ò per forza, ò per ingegno di qual si voglia altra professione. La ruvidezza della
Corda mostra la difficultà della materia.
La Canape per terra, mostra, che non solo è officio della Logica fare il nodo delle corde fatte, ma
quelle medesime corde ancora provedere con l'arte sua propria servendosi d'alcuni principij della
natura, & insegnando di conoscere i nomi, le propositioni, & ogni altra parte, ò vero istromento della
dimostratione, suo vero, & reale istromento.

LOGICA.
GIOVANE, pallida, co' Capelli intricati, & sparsi di convenevole lunghezza, & bellezza, nella mano
destra tiene un mazzo di fiori, con un motto sopra, che dichi verum, & falsum, & nella sinistra un
Serpente.
Questa Donna è pallida, perche il molto vegliare, & il grande studio, che intorno ad essa è necessario,
è ordinariamente cagione di pallidezza, & indispositione della vita.
I Capelli intricati, & sparsi dimostrano, che l'huomo, il quale attende alla speculatione delle cose
intelligibili, suole ogni altra cosa lasciar da parte, & dimenticarsi della custodia del corpo.
I Fiori sono segno, che per industria di questa professione si vede il vero apparire, & il falso rimanere
oppresso, come per opra della natura dall'herba nascono i fori, che poi la ricoprono.
Il Serpente c'insegna la Prudenza, necessarissima à questa professione, come à tutte l'altre, non si
affaticando in altro l'humana industria, che in distinguere dal falso il vero et, secondo quella
distintione, saper poi operare con proportionata conformità al vero conosciuto, & amato. Scopre
ancora il Sepente, che la Logica è stimata velenosa materia, & inaccessibile à chi non hà grande
ingegno, & è amata à chi la gusta, & morde, & uccide quelli, che con temerità le si oppongono.

LUSSURIA.
GLI Antichi usavano dipingere Venere sopra un Montone, per la Lussuria, mostrando la soggettione
della ragione al senso, & alle concupiscenze illecite.

LUSSURIA,
o vero Libidine.

DIPINGEVANO per la Lussuria ancora gli antichi un Fauno con una Corona di Eruca, & un Grappo
d'Uva in mano, per fingersi il Fauno libidinoso, & l'Eruca per invitare, & spronare assai gli atti di
Venere, & propriamente sono Lussuriosi quei, che sono soverchi ne' vezzi d'Amore, cagionato dal
vino, che riscalda, & da altre commodità.

MACHINA DEL MONDO.


DONNA, che habbia intorno al capo i giri de' sette Pianeti, & in luogo de' Capelli saranno Fiamme di
fuoco, il suo vestimento sarà compartito in tre parti, & di tre colori.
Il primo, che cuopre il petto, & parte del corpo sarà azurro con nuvoli.
Il secondo ceruleo, con onde d'acqua.
Il terzo fino a' piedi sarà verde con Monti, Città, & Castella. Terrà in una mano il Serpe rivolto in
circolo, che si tenga la coda in bocca, il che, significa, che il Mondo da se stesso, & per se stesso si
nudrisce, & in se medesimo, & per se medesimo si rivolge sempre con temperato, & ordinato moto, &
il principio corre dietro al fine, & il fine ritorna al suo stesso principio; per questo ancora vi si
dipingono i sette Pianeti.
Il Fuoco, che hà in cima del capo, & il colore del vestimento significa i quattro Elementi, che sono la
parte minore della grandissima Machina universale.

MAGNANIMITÀ.
DONNA, bella, con fronte quadrata, & naso rotondo, vestita d'oro, con la Corona Imperiale in capo,
sedendo sopra un Leone, nella mano destra terrà uno Scettro, & nella sinistra un Cornucopia, dal
quale versi monete d'oro.
La Magnanimità è virtù, che consiste in una nobile moderatione d'affetti, & si trova solo in quelli che,
conoscendosi degni d'esser honorati da gli huomini giudiciosi, & stimando i giudicij del volgo
contrarij alla verità spesse volte, nè per prospera fortuna troppo s'innalzano, nè per contraria si
lasciano sottomettere in alcuna parte, ma ogni loro mutatione con egual animo sostengono, &
abhorriscono far cosa brutta per non violar la legge dell'honestà.
Si rappresenta questa donna bella, con fronte quadrata, & naso rotondo, à simiglianza del Leone,
secondo il detto di Aristotele de Fisonomia al cap. 9.
Vestesi d'oro, perche questa è la materia atta per mandare ad effetto molti nobili pensieri d'un animo
liberale, & magnanimo. Porta in capo la corona, & in mano lo Scettro, perche l'uno dimostra nobiltà
di pensieri, l'altro potenza d'esseguirli, per notar, che senza queste due cose è impossibile essercitare
magnanimità, essendo ogni habito effetto di molte attioni particolari. Si dimostra la Magnanimità
esser vera dominatrice delle passioni vili, & larga dispensatrice delle facoltà per altrui beneficio, per
propria gloria, & per universale applauso.
Al Leone da' Poeti sono assimigliati i Magnanimi, perche non teme questo animale le forze de gli
animali grandi, non degna esso i piccioli, è impatiente, de' beneficij altrui largo rimuneratore, & non
mai si nasconde da' cacciatori. Questa figura versa le monete senza guardarle, perche la Magnanimità
nel dare altrui si deve osservare, senza pensare ad alcuna sorte di rimuneratione, & di qui nacque quel
detto: Da' le cose tue con occhi serrati, & con occhi aperti ricevi l'altrui.
Il Doni dipinge questa virtù poco diversamente, dicendo doversi fare donna bella, coronata
all'Imperiale, riccamente vestita, con lo Scettro in mano, d'intorno con Palazzi nobili, & Loggie di
bella prospettiva, sedendo sopra un Leone, con dui Fanciulli a' piedi abbracciati insieme, uno di questi
sparge molte medaglie d'oro, & d'argento, l'altro tiene le giuste Bilancie, & la dritta spada della
Giustitia in mano. Le Loggie, & le Fabriche di grande spesa molto più convengono alla Magnificenza,
che è l'altra virtù heroica, la quale si essercita in spese grandi, & in opre di molto danaro, che alla
Magnanimità moderatrice de gli affetti, & in questo non so se per aventura habbia errato il Doni, se
non si dice, che senza la Magnanimità la Magnificenza non nascerebbe.
Del Leone, oltre quello, che habbiamo detto, si scrive, che combattendo non guarda mai il nimico per
non lo spaventare, & acciò, che più animoso venga all'affronto nello scontrarsi poi, con lento passo, ò
con salto allegro si rinselva, con fermo proposito di non far cosa indecente alla sua nobiltà.
I due Fanciulli mostrano, che con giusta misura si devono abbracciare tutte le difficoltà per amor
dell'honesto, per la patria, per l'honore, per li parenti, & per gli amici magnanimamente spendendo il
denaro in tutte l'imprese honorate.

MAGNANIMITÀ.
DONNA, che per Elmo porterà una testa di Leone, sopra alla quale vi sieno dui piccioli Corni di
Dovitia, con veli, & adornamenti d'oro. Sarà vestita in habito di guerrira, & la veste sarà di color
turchino, & ne' piedi haverà stivaletti d'oro.

MAGNIFICENZA.
DONNA, vestita, & coronata d'oro, haverà la Fisonomia simile alla Magnanimità, terrà la sinistra
mano sopra d'un ovato, in mezzo al quale vi sarà dipinto una piaNta di sontuosa fabrica.
La Magnificenza è una virtù, la quale consiste intorno all'operar cose grandi, & d'importanza, come
habbiamo detto, & però sarà vestita d'oro. L'ovato, sopra del quale posa la sinistra mano, ci dà ad
intendere, che l'effetto della Magnificenza è il fabricar Tempij, Palazzi, & altre cose di meraviglia, &,
che riguardano, ò l'utile publico, ò l'honore dello Stato, dell'imperio, & molto più della religione, &
non hà luogo quest'habito se non ne' Principi grandi, & però si dimanda virtù heroica, della quale si
gloriava Augusto quando diceva haver trovato Roma fabricata di mattoni, & doverla lasciar fabricata
di marmo.

MAGNIFICENZA.
DONNA, vestita d'incarnato, porterà gli stivalletti d'oro, haverà nella destra mano una imagine di
Pallade, sederà sopra d'un ricchissimo seggio, & se si rappresenterà à cavallo, haverà detta seggia à
canto, portando in capo una ghirlanda di varij fiori.
Gli Stivaletti erano usati da gl'antichi Rè, & per segno di soggetto Regale, l'adoperarono poi i Tragici
Poeti ne' lor personaggi, & sono segno ancora in quest'imagine, di che sorte d'huomini sia propria la
Magnificenza, che hà bisogno delle forze di molta ricchezza.
L'imagine di Pallade è per segno, che le opere grandi devono portar seco l'amore di operar
virtuosamente, & secondo il decoro, altrimenti sarebbono opere di vanità, & mera pazzia.
Le Statue, ancora, che con grande spesa, & con poco utile si riducono à nobil termine dalla fatica, &
dall'industria de' Sudditi, sono effetti della Magnificenza de' Principi, & perche tutte queste cose le
fanno solo co' cenni, commandando senza molta fatica, però appresso si
dipinge la Seggia, che già fù il Hieroglifico dell'Imperio, al che
si conforma l'uso moderno, che dimanda Sede Apostolica
la Vicaria di S. Pietro, per la suprema potestà
datale da Christo Signor
Nostro.

MALEDICENZA.
DONNA, con occhi concavi, vestita del color del Verde rame, con ciascuna mano tenga una Facella
accesa, vibrando fuora la lingua simile alla lingua di un serpe, & à traverso del vestimento terrà una
pelle d'Istrice.
Il colore del vestimento, & gli occhi concavi significano malignità, come si legge nella Fisonomia
d'Aristotele, & il dir male dell'attioni altrui non nasce se non da malignità, la quale fà desiderare
l'altrui dishonore senza alcun profitto per se medesimo, dando à credere, che la gloria altrui reca alla
propria lode impedimento.
Le due Facelle accese dimostrano, che la maledicenza accende il fuoco fomentando facilmente gli
odij, & le risse, & la lingua ancor, che humida è molte volte istromento d'accendere questi fuochi
inestinguibili bene spesso.
La pungente pelle dell'Istrice ci dinota, che è proprio della Maledicenza il pungere non la vita, come
quella, ma l'honore, & la riputatione acquistata con fatiche, & con stenti.

MALINCONIA.
DONNA, mesta, & dogliosa, di brutti panni vestita, senza alcuno ornamento, starà à sedere sopra un
sasso, co' gomiti posati sopra i ginocchi, & ambe le mani sotto 'l mento, & vi sarà à canto un albero
senza fronde, & frà i sassi.
Fa la Malinconia nell'huomo, (il quale è un ritratto di tutto 'l Mondo) quegli effetti istessi, che fà la
forza del Verno ne gli alberi, & nelle piante, le quali, agitate da diversi venti, tormentate dal freddo, &
ricoperti dalle nevi, appariscono secchi, sterili, nude, & di vilissimo prezzo, però non è alcuno, che
non fugga, come cosa dispiacevole la conversatione de gli huomini malinconici. Vanno essi co'l
pensiero sempre nelle cose difficili, & quei rischi cattivi, li quali sarebbe mera, & somma disgratia se
avvenissero, essi se li fingono presenti, & reali, il che mostrano i segni della mestitia, & del dolore.
È mal vestita, senza ornamento; per la conformità de gli alberi senza foglie, & senza frutti, non
alzando mai tanto l'animo il malinconico, che pensi à procurarsi le commodità per stare in continova
cura di sfuggire, ò di provedere a' mali, che s'imagina esser vicini.
Il Sasso medesimamente, ove si posa, dimostra, che il Malinconico è duro, & sterile di parole, & di
opere per sé, & per altri, come il Sasso, che non produce herba, nè lascia, che la produca la terra, che
gli stà sotto. Ma se bene pare otiosa al tempo del suo Verno nelle attioni politiche, al tempo
nondimeno dalla Primavera, che si scopre nella necessità de gli huomini sapienti, i malinconiosi sono
trovati, & esperimentati sapientissimi, & giudiciosissimi.

MALEVOLENZA.
VECCHIA con occhi concavi, brutta, scapigliata, & magra, con un mazzo d'Ortiche in mano, & un
Basilisco appresso.
Questa è della medesima natura dell'affettione, dalla quale nasce, che è l'Odio, ma per esser meno
principale, & molto ristretta è dipinta in questo luogo donna vecchia, perche l'età senile la partorisce,
essendo, che i giovani nuovi al Mondo stimano parimente nuove tutte le cose, & però le amano, ma i
vecchi come stanchi di vedere gran copia di cose hanno à noia facilmente il tutto.
È scapigliata per dimostrare, che i malevoli non allettano gli animi à benevolenza, anzi si fanno
abhorrire come peste, che infetti le dolci conversationi, il che dichiara il Basilisco, che solo con lo
sguardo gli huomini avelena. La magrezza poi, è effetto del continovo rammarico del bene conosciuto
in persona del prossimo.
Le Ortiche come à questa figura, così ancora convengono alla Maldicenza, perche come l'Ortica
punge, lasciando dolore senza ferita, così il Maledicente non pregiudica nella vita, ò nella robba, ma
nell'honore, che à pena si sà quel, che si sia, secondo alcuni Filosofi, & pur cuoce, & dispiace à tutti
sentirsi offeso dove si scopra pur un poco questo particolare interesse.

MANSUETUDINE.
DONNA, vestita d'oro, con un Elefante à canto, sopra del quale posi la destra mano.
L'Elefante, nelle lettere de gli antichi Egittij, perche hà per natura di non combattere con le fiere meno
possenti di esso, nè con le più forti, se non è grandemente provocato, dà grande indicio di
mansuetudine ancora perché, caminando in mezzo di un armento di pecore, che le vengono incontro,
si tira da banda, acciò che imprudentemente non le venissero offese, & porta tanta osservanza à così
deboli animali, che per la presenza loro, quando è adirato, torna piacevole, & trattabile, oltre à ciò
riferisce Plutarco, che se qualche peregrino, caminando per deserti, habbia perduta la strada, &
s'incontri nell'Elefante, non solamente non è offeso, ma è ridotto alla via smarrita.

MANSUETUDINE.
DONNA, di matronale aspetto, con habito lungo, & ampio, tenga frà le braccia, in atto di accarezzare,
un picciolo, & mansueto Agnello. Sarà questa donna coronata d'Ulivo co' suoi frutti.
L'Agnello significa purità, semplicità, & mansuetudine, non solamente nelle profane lettere Egittie,
ma ancora nelle sacre della Religione Christiana. Et gli Auguri gentili adoperavano l'Agnello ne' loro
sacrificij solo per la piacevolezza del suo puro, & mansueto animo. Ancora S. Gio. Battista, singolar
testimonio de' secreti Celesti, per manifestare sotto semplice velame la mansuetudine di Christo
Signor Nostro, disse Lui essere uno Agnello, che placò à noi co' l proprio sangue sacrificato l'ira di
Dio.
L'Ulivo è segno di pace, & di mansuetudine, & però i Sacerdoti de gli antichi ne' primi tempi
volevano, che tutti i simulacri de' Dei loro fossero fabricati co'l legno dell'Uliva interpretando, che à
Dio conviene essere largo donatore delle gratie sue a' mortali, volgendosi con benignità, &
mansuetudine à perdonar loro i commessi errori, & à dargli abondanza di tutti i beni. A questo bel
Hieroglifico pare, che i Dei consentissero, secondo, che riferisce Herodoto, quando furono pregati da
gli Spedauricensi à torre la sterilità del paese loro: al che risposero, che la gratia sarebbe seguita
quando havessero fabricati i simolacri di Damia, & di Aurelia di legno di Uliva, & parve, che da indi
in poi fino à certo tempo presso à Milesij ardesse, senz'opra di fuoco materiale un tronco di detto
legno.
Si dice oltre di questo, che l'Olio hà tanta forza contra il furore, che ancora sparso nel Mare quando è
turbato, fà cessare la tempesta, & lo fà tornar quieto, & tranquillo.

MARTIRIO.
GIOVANE, bello, & ridente, vestito di rosato, con gli occhi rivolti al cielo, & le carni asperse di
sangue, haverà per le membra i segni delle ferite, le quali à guisa di pretiosissime gioie risplendano.
Martirio è propriamente il supplicio, che si pate per amor di Dio, & à difesa, & testimonio della Fede
Catolica, & della Religione, per gratia dello Spirito Santo con espettatione dell'eterna vita, le quali
cose lo fanno stare allegro, & ridente, co'l vestimento di rosato, in segno di questo amore, & con le
cicatrici, che sono autentici sigilli de' meriti de' Santi Martiri.

MATRIMONIO.
UN giovane, di prima barba, il quale tiene nella mano sinistra un Anello, overo una Fede d'oro, & con
la destra s'appoggi ad un Giogo.
La Fede d'oro dimostra la fedeltà, & purità dell'animo, che deve essere trà il Marito, & la Moglie, & il
primo uso dell'Anello fu, secondo, che racconta il Pierio, per tener memoria di mandare ad effetto
qualche cosa particolare, & si facea di cosa molto vile, dapoi crescendo l'industria, & l'ambitione di
vana pretensione di pompa, si venne all'oro, & alle gemme, portate per ornamento delle mano.
Dall'intentione di quel primo uso è nato dapoi, & ricevuto come per legge, che si debbano portar per
segno di Matrimonio; per ricordanza di osservare in perpetuo la fede promessa una volta.
Et il Giogo dimostra, che il Matrimonio doma gli animi giovenili, & gli rende per sé, & per gli altri
profittevoli.

MATRIMONIO.
UN giovane pomposamente vestito, con un Giogo sopra al collo, & co' ceppi a' piedi, con un Anello,
overo una Fede d'oro in dito, tenendo nella medesima mano un Cotogno, & sotto a' piedi haverà una
Vipera.
Per lo Giogo, & per li Ceppi si dimostra, che il Matrimonio è peso alle forze dell'huomo assai grave,
& è impedimento al caminare in molte attioni di libertà, essendo il maritarsi un vendere se stesso, &
obligarsi à legge perpetua: con tutto ciò è caro, & desiderabile per molti rispetti, & particolarmente
per l'acquisto de' successori nelle sue facoltà, li quali siano veri heredi della robba, & della fama, per
l'honore, & credito, che si acquista nella Città, prendendosi questo carico per mantenimento di essa, &
per lo piacere di Venere, che lecitamente se ne gode; però si fà con l'Anello, il quale è segno di
preminenza, & di grado honorato, come si è detto.
Il Cotogno, per commandamento di Solone, si appresentava à gli Sposi in Athene, perche è dedicato à
Venere, madre della fecondità, & si vede in molte Medaglie scolpito in questo istesso proposito, forse
perche come il Melo è grato al gusto, alla vista, & all'odore, così ancora sono gli amorosi
abbracciamenti a' giovani innamorati, overo perche sono inditio d'amore scambievole, come dice il
Pierio, gittandosi alle donne nobili in alcuni luoghi, per effetto amoroso con baciamento di mani
dall'una, & dall'altra parte, ò più tosto perche si dice, l'huomo corre il frutto, quando viene al fine de
gli amorosi desiderij, il che si conseguisce lecitamente per mezzo del Matrimonio, essendo altrimente
peccato grave, &, che ci fà alieni dal Regno di Dio. Et il Cotogno è più significativo di ciò, per havere
qualche similitudine con le parti secrete del corpo.
La Vipera sotto a' piedi, dimostra, che si deve calpestare come cosa vile ogni pensiero, che sia con
danno della compagnia à chi è congiunto in matrimonio, fuggendo il costume della Vipera, che per
diletto amoroso ammazza il marito, come si è detto altrove.

MEDICINA.
DONNA, che stia in atto di scendere un grado di Scala, sarà vestita di verde à foggia di Sibilla,
porterà nelle mani alcuni Semplici medicinali, haverà appresso un Sole, & una Cicogna, la quale
tenga in bocca un ramo d'Origano.
È arte la Medicina nata dall'esperienza nelle altrui infermità, & aiutata con la scienza delle cose
naturali, le quali sono osservate diligentemente da' Medici per la sanità dell'huomo; & si fà, che
scende lo scalino, perche dalla contemplatione, che è cosa molto nobile, & molto alta scende
all'attione della cura per mezzo di cose particolari. È vestita di verde per la speranza, che porta seco à
gli infermi, & per lo vigore, che rende alla vita, che andava mancando, con l'Origano.
La Cicogna aiuta la debolezza del proprio stomaco, & però fù da gli Egittij adoperata nel modo detto
per Hieroglifico di Medicina. A questo proposito usorno ancora l'uccello Ibi, il quale, come si è detto
altrove, co'l rostro da se stesso si purga il ventre, come il Corvo, il quale dopoi, che hà ucciso il
Camaleonte, smorza il veleno masticando le frondi dell'Alloro, il che fà ancora la Colomba per
risanarsi nell'infermità. Il Sole mostra, che la virtù naturale del cuore è favorita dal color di esso solo,
per lo quale si mantiene, & conserva la sanità in tutte le membra del corpo, & oltre à ciò molte virtù,
& proprietà all'herbe infonde, per mezzo delle quali la medicina si essercita.

MATEMATICA.
DONNA, di mezza età, vestita di velo bianco, & trasparente, con l'ali alla testa, le Treccie siano
distese giù per le spalle, con un Compasso nella destra mano mostri di misurare una Tavola segnata di
alcune figure, & numeri, & sostentata da un fanciullo, al quale ella mostri di parlare insegnandogli;
con l'altra mano terrà una Palla grande, figurata per la Terra, co'l disegno delle Zone, & Circoli
celesti, & nel lembo della veste sia un fregio intessuto di figure Matematiche, siano i piedi ignudi
sopra una Base.
Il vestimento trasparente dimostra, che ella sia di aperte, & chiare dimostrationi; nel che avanza
facilmente le altre scienze.
L'ali alla testa insegnano, che essa con l'ingegno s'inalza à volo alla contemplatione delle cose astratte.
La faccia di giovane lasciva conviene alla poesia, & all'altre professioni, che nell'età giovanile oprano
la forza loro, & somministrano allegrezza, che è proprietà della gioventù, ma alla Matematica
conviene l'aspetto di donna grave, & di matrona nobile, talche nè molte grinze la guastino, nè molta
splendidezza l'adorni, perche quelle disdicono ove sia piacevole nobiltà, questa perche arguisce pochi
anni, overo poca prudenza, & molta lascivia, il che non è in questa scienza amata da tutti gli huomini
dotti, che non si fondano nella vanità delle parole, ò de' concetti plebei, da' quali prendono solo
materia di nudrirsi gli orecchi de gli huomini più delicati, & meno sapienti. Questo istesso mostrano
le treccie sparse senza arte per le spalle, che da sé sole danno ornamento à se medesime.
Il Compasso è l'istromento proprio, & proportionato di questa professione, & mostra, che ella di tutte
le cose dà la proportione, la regola, & la misura. Sta in atto di tirare il circolo perché, se bene la
Matematica è speculativa scienza, denominandola dal suo più vero, & più nobile fine, nondimeno
ancora l'uso è fine, se non della scienza, almeno di chi la possiede, essendo necessario, dopo l'acquisto
dell'habito d'essa per giovamento de gli altri, manifestarla in qualche modo, & di qui sono nate
l'inventioni di Musica, di Prospettiva, di Architettura, di Geometria, di Aritmetica, & d'altre
professioni, che tutte date alle stampe, & cavate da' principij di questa scienza continovamente recano
gusto à gli studiosi con sodisfattione de gli Auttori, i quali per questi mezzi, come per ampia scala,
sagliono alla fama, & alla immortalità. Tali habbiamo molti de gli antichi, & non pochi, che vivono à
gloria dell'età nostra, frà' quali hanno luogo Christoforo Clavio, Gio. Paolo Vernalione, Gio. Battista
Raimondo, Luca Valerio, Federico Metio, Pierio Maillardi, Cesare Ruida, Camillo Agrippa, & molti
altri, che con esquisita scienza, & con fondamenti, che vivamente possiedono, in premio delle fatiche
loro, rendono in questa professione al nostro secolo fama, smarrita mercè d'alcuni che, per l'applauso
della fortuna insuperbiti, vogliono esser tenuti huomini di gran sapere in questi studij, stando frà la
calce, & i sassi, non sapendo essi, che la virtù è tributari, ama non serva della Fortuna. Conviene
adunque, per non deviar molto dal nostro proposito, che ritorniamo à quello, che dicevamo. Il
Compasso alla Matematica, & il fregio di triangoli, & di altre figure intorno alla veste mostra che,
come sono nel lembo i fregi d'ornamento, & di fortezza, così nelle prove Matematiche questi istessi
sono principij, & fondamenti.
La Palla con la descrittione della Terra, & con le Zone celesti danno indicio, che la Terra, & il Cielo,
nel misurar delle quali si va scambievolmente, non haverebbono prove, se non di poco momento,
quando non si sostentassero, & difendessero con le ragioni Matematiche.
Il Fanciullo, che sostiene la Tavola, & attende per capire le dimostrate ragioni c'insegna, che non si
deve differire la cognitione di questi principij ad altra età, che alla puerile, perché, oltre, che
gl'ingegni per lo tempo tuttavia si fanno più rozzi, & meno atti, & con questa si apre come una porta
di bel Palazzo, ò Giardino, nel quale poi si entra ne gli anni seguenti dell'età, fanno anche uno
istromento da segnare nell'intelletto nostro, che è come carta bianca, ò tavola rasa, quasi tutte le cose,
che, ò da valenti huomini, ò da libri ci verranno messe inanzi per l'avvenire; e per questo forse
principalmente i Greci quel tempo, che noi consumiamo in apprender lingue straniere nell'età puerile,
servendosi essi della propria, & naturale, lo adopravano nella Matematica, onde defficili si stimano
hoggi molti di quelli esempij, che essi danno per chiarezza delle dottrine.
I Piedi nudi, & stabili in terra sono per dimostratione della sua evidenza, & stabilità à conservatione di
quel che si è detto.

MEDIOCRITÀ.
DONNA, con la destra mano tiene un Leone legato ad una catena, & con la sinistra un Agnello legato
con un debole, & sottil laccio, dimostrandosi per essi due estremi il troppo risentimento, & la troppo
sofferenza, & tenendo detta donna il luogo di mezzo trà questi estremi di fierezza, & di mansuetudine,
per li quali veniamo in cognitione d'ogn'altro estremo in ciascuno habito dell'anima, ci può esser vero
Hieroglifico di Mediocrità, la quale si deve havere in tutte le attioni, acciò che meritino il nome, & la
lode di virtù.

MEDIOCRITÀ.
DONNA, bella, & risplendente, con l'ali alle spalle, con le quali si solleva da terra, additando con una
mano la Terra, & con l'altra il Cielo, con un motto scritto, che dica, Medio tutissimus ibis.

MEMORIA.
DONNA, di mezza età, haverà nell'acconciatura della testa un Gioielliero, ò vero Scrigno pieno di
varie gemme; sarà vestita di nero, con le due prime dita della man destra si tiri la punta dell'orecchio
destro, & con la sinistra terrà un Cane nero.
Dipingesi la Memoria di mezza età, perche Aristotele nel lib. della Memoria, & della Ricordanza dice,
che gli huomini hanno memoria più nell'età perfetta, che non hanno nella vecchiaia, per la scordanza,
ò nella pueritia per non haver imparato.
L'acconciatura del capo, nel modo, che si è detto, dimostra, che la Memoria è fedelissima ritentrice, &
conservatrice di tutte le cose, che le sono rappresentate da' nostri sensi, & dalla fantasia, però è
dimandata l'Arca delle Scienze e de' Tesori dell'anima.
Vestesi di nero, il qual colore significa fermezza, & stabilità per la ragione detta altrove, essendo
proprio della Memoria, ritenere fermamente le forme del senso, come dicevamo rappresentate, &
Aristotele l'afferma nel luogo allegato di sopra.
Tirasi la punta dell'orecchio in conformatione di quel, che dice Plinio nel XI. lib. dell'Historia
Naturale con queste parole:

Est in aure ima memoriæ locus quem tangentes attestamur.

Et Virgilio nella sesta Egloga dice:

Cum canerem reges, & proelia Cynthius aurem


Vellit, & admovit.

Il Cane nero si pone per la medesima ragione del colore del vestimento di detta figura, come anco
perche il Cane è animale di gran Memoria, il che si vede per esperienza continova che, condotto in
paese straniero, & lontano per ritornare onde è stato levato, da se stesso senza difficultà ritrova la
strada. Et si scrive in confermatione di questo che, ritornando Ulisse in patria dopo venti anni, non fù
altri, che un Cane lasciato da lui alla partenza, che lo riconoscesse, & accarezzasse. Onde Socrate
presso Platone nel Fedro giura per lo Cane, che Fedro haveva imparato à mente tutta la oratione, che
Lisia haveva composta.

MEMORIA.
DONNA, con due faccie, vestita di nero, &, che tenga nella mano destra una penna, & nella sinistra
un Libro.
La Memoria è dono particolare della natura, & di molta consideratione, abbracciandosi con essa tutte
le cose passate per regola di prudenza in quelle, che hanno à succedere per l'avvenire, però si fà con
due faccie.
Il Libro, & la Penna dimostrano, come si suol dire, che la Memoria con l'uso si perfettiona, il quale
uso principalmente consiste, ò nel leggere, ò nello scrivere.

MERITO.
HUOMO, ignudo, con un manto Regale, terrà una Corona in capo, & nella mano destra uno Scettro.
Il Merito, essendo per se stesso nobile, poco si cura della fortuna, ò di quei beni, che da gli huomini si
danno in ricompensa delle fatiche; però di esso si contenta nelle sue attioni il Magnanimo, il Forte, il
Filosofo, il Sapiente et, come cosa inestimabile per eccellenza, credono, che da se stesso si paghi,
come l'oro, co'l quale è vestito, con l'oro medesimamente si compra.
Quindi è, che si dice la Virtù madre del Merito non havere fuor di se stessa guiderdone convenevole,
& non haver cosa, che la possa pagare, come non hà cosa, che la possa tener nascosta.
È ignudo il Merito dalle passioni, da gli affetti, da' torti desiderij, da' pensieri malvagi, non si veste di
quel d'altri et, essendo suo tutto quel che possiede, tale quale è per se stesso, si scopre, & si manifesta
di sua natura, & se bene molte volte per la forza altrui viene tenuto ristretto più del convenevole da
alcuni, ei nondimeno in pena di tale errore non sà dar maggior castigo, che torgli se stesso
destramente, privandoli della sua vista, & come Principe assoluto, con lo Scettro della sua potenza
nella Republica delle nostre passioni commanda, & quando cominciano à ribellare, nasconde la
persona sua, per dare pena degna, & conveniente.
Ciò significano la Corona, & lo Scettro. Ma, perche il suo Merito avanza le nostre parole, lascieremo,
che egli medesimo, tacendo, parli di se stesso con maggiore efficacia.

MESE.
GIOVANE, vestito di bianco, con due Cornette bianche volte verso la terra, & terrà la mano sopra un
Vitello di un corno solo, & sarà coronato di Palma.
È il mese dimandato da Orfeo Vitello d'un Corno solo, perche in questo modo si hà la definitione del
Mese, il quale non è altro, che il corso, che fà la Luna per li dodici Segni del Zodiaco, nel quale
viaggio pare à gli occhi nostri, che parte del tempo cresca, & parte si scemi.
Lo scemare si dimostra co'l Corno tagliato, & il crescere con l'età del Vitello, il quale per se stesso si
viene aumentando co'l crescere, & co'l calare della Luna; però la Luna è da Apollodoro, & da alcuni
altri scrittori dimandata Taurione.
Le due Corna della testa mostrano l'apparenza, che fa essa à noi altri, quando è nella fine del Mese.
Eustatio dimanda il Mese Bue come cagione della generatione, commentando il primo libro
dell'Iliade.
La Palma ogni nuova Luna manda fuora un nuovo ramo, & quando la Luna hà vintiotto giorni, ella hà
l'ultima parte di sopra illuminata, in modo, che le estreme parti della Luna riguardano all'ingiù, & de'
suoi frutti quelli più si stimano per alcune medicine, i quali hanno forma più simigliante alla Luna.
Si potrà fare ancora con l'herba detta Lunaria, la quale si scrive essere di tal natura, che ogni giorno
perde una foglia, finché la Luna cala, poi al crescere di essa cresce ogni giorno all'herba un'altra
foglia, talché in un sol Mese tutte le perde, & le acquista.

MINACCIE.
DONNA, con la Bocca aperta, con acconciatura di testa, che rappresenti un mostro spaventevole,
vestita di Bigio ricamato di rosso, & nero, in una mano terrà una Spada, & nell'altra un Bastone in atto
minaccievole.
Minaccie sono le dimostrationi, che si fanno per spaventare, & dar terrore altrui; & perche in quattro
maniere può nascere lo spavento, delle quali si può dire l'una più l'altre meno propriamente Minaccie,
però quattro cose principali si notano in questa figura descritta da Eustatio, & sono la Testa, il Vestito,
la Spada, & il Bastone.
Si fà con la Bocca aperta per mostrare, che l'impeto delle minaccie fà alzar la voce, il qual poi
accresce spavento à quelli per chi si grida, & perche nel gridare si commuove il sangue, si porta
sempre un non so che di spaventevole nella faccia, & come la voce commuove gli orecchi, così i
lineamenti della faccia spaventano per la vista dispiacevole, come ancora l'horribile acconciatura di
testa.
Il vestito di Bigio, per esser questo colore composto di bianco, & nero, è messo per somigliar la notte,
che è spaventevole non quando è oscurissima, ma quando hà solo tanta luce, che serva per veder le
forme spaventevoli, che si possono rappresentare confusamente in essa. Per questo si dice da' Poeti
l'Inferno esser pieno di oscura luce.
Et Virgilio nel 6. dell'Eneide disse:

Quale per incertam Lunam sub luce maligna


Est iter in silvis, ubi coelum condidit umbra
Iuppiter.

Il ricamo di rosso, & nero mostra, che il Minaccio si stende, per spaventare, ò al sangue, ò vero alla
morte.
Il Bastone, & la Spada fanno conoscere qual sorte di minaccie si deve adoperare co' nimici valorosi,
& quale co' servitori, & genti plebee, che poco sanno, & conoscono delle cose di honore.

MISERIA MONDANA.
DONNA, che tenga la testa dentro ad una Palla di Vetro, che sia trasparente, & con una Borsa versi
danari, & gioie.
La Testa nella Palla di Vetro facilmente, per la continova esperienza delle vanità di questa vita, si
comprende quel, che significhi, & ciascuno per se stesso, nel peregrinaggio di questi pochi giorni, che
stiamo sopra la terra, sà quanto vani siano li nostri desiderij, & corte le nostre speranze.
La Testa si piglia per lo pensiero, effetto dell'anima in essa.
Il Vetro mostra la vanità delle cose mondane per la fragilità sua, ò vero perche la miseria humana
consiste in vedere in qual parte l'huomo si volta alle cose maggiori di quel, che sono, stimando gran
cosa gli honori, le ricchezze, & cose simili, che poi senza il Vetro si vede, che sono vanità, & miseria,
ò vero che, come il Vetro non termina la vista di quello, che vi guarda, per esser corpo diafono, così le
ricchezze, & i beni del Mondo non danno mai termine a' nostri pensieri, anzi, che tuttavia accrescono
il desiderio di passar avanti, & con questo infelice continouo stimolo si conducemo miseramente alla
morte.
La Borsa, che ella versa, mostra, che come volgarmente si crede esser felice chi hà gran facoltà, così
si vede esser privo di gran commodi chi n'è senza, il che facilmente può succedere à ciascuno.

MISERIA O CALAMITÀ.
DONNA, asciutta, tutta piena di Lepra, con pochissimi panni, che le coprono le parti vergognose, &
con alcuni Cagnoli, che le stiano lambendo le piaghe delle gambe; terrà le mani in atto di dimandare
Elemosina.

MISERIA O CALAMITÀ.
DONNA, ignuda à sedere sopra un fascio di Canne rotte, & spezzate in molti pezzi, in mezzo à un
canneto, nelle mani tenga una Carta, ove sia scritto, Tempus meum.
Si fà à sedere, per mostrare, che le sue speranze sono andate à terra, & ella insieme con esse.
Le Canne fracassate furono sempre poste anticamente per significare la Calamità, da, che i Romani
pigliarono poi il nome di Calmità, dimandando Calami le Canne.
Il motto è preso dalla significatione, che gli Hebrei particolarmente solevano dare à questa voce,
intendendo per lo Tempo un'estrema miseria.

MISERICORDIA.
DONNA, di carnagione bianca, sarà vestita di rosso, haverà gli Occhi grassi, & il Naso alquanto
Aquilino, con una Ghirlanda di Ulivo in capo, stando con le braccia aperte, à canto vi sarà l'uccello
Pola, il quale presso à gli Egittij significava Misericordia, come scrive Oro Apolline.
La Carnagione bianca, gli Occhi grassi, & il naso Aquilino secondo il detto di Aristotele al cap. 6. de
Fison., significano inclinatione alla Misericordia.
Nel tenere la braccia aperte si mostra un segno del desiderio d'aiutare altrui, havendone misericordia,
& desiderando sovvenire per compassione alle sue miserie.
La Ghirlanda d'Ulivo è il vero simbolo di Misericordia nelle sacre lettere, alle quali si deve l'obligo
della cognition vera di questa santa virtù.

MODESTIA
ò Moderanza.

DONNA, di grave apetto, vestita tutta di bianco, cinta con una grande, & larga cintura, haverà
l'Occhio non molto splendido, ma nero, & non molto aperto. Così la dipinge Aristotele al 6. cap. della
Fisonom. trattando di essa. Terrà nella destra mano uno Scettro Regale, in cima del quale vi sarà un
Occhio humano con un Ramo di Ulivo, che lo circonda.
Vestesi di bianco, percioché è segno di vera modestia, & di contentarsi di tutte quelle cose, che la
natura le porge, & somministra, senza adoprarvi molt'arte in colorirle di varij dilettevoli colori.
Per la Cintura, ò vero Zona, si comprende il ristringimento, che con modestia si fà de gli sfrenati, &
libidinosi appetiti de gli animi nostri.
Lo Scettro con l'Occhio, & il ramo d'Ulivo, antico simbolo della moderanza, mostra, che l'Occhio
della mente nostra deve sempre inalzarsi sopra le grandezze, & gli effetti humani, & commendare, &
dar legge à gli appetiti del senso, per stare sempre composto, & in pace con se medesimo, il che
mostra l'Ulivo, che lo circonda.

MORTE.
DONNA, pallida, con gli Occhi serrati, vestita di nero secondo il parlare de' Poeti, li quali per lo
privar del lume intendono il Morire, come Virgilio in molti luoghi, & nel 2. lib. dell'Eneide:

Demisere neci, nunc cassum lumine lugent.

Et Lucretio nel 5. libro:


Dulcia linquebant lamentis lumina vitae.

Overo, perché, come il Sonno è una breve Morte, così la Morte è un lungo Sonno, & nelle sacre
lettere spesso si prende per la Morte il Sonno medesimo.

MORTE.
CAMILLO da Ferrara Pittore intelligente dipinse la Morte con l'ossatura, muscoli, & nervi tutti
scolpiti, la Veste d'un manto d'oro fatto à broccato riccio, sopra ricccio, perche spoglia i potenti, & gli
alteri della ricchezza, come i miseri, & poveri dello stento, & del dolore. Su la testa gli fece una
delicata Maschera di bellissima Fisonomia, & colore, perche non à tutti si mostra medesima, ma con
mille faccie continovamente trasmutandosi, ad altri dispiace, ad altri è cara, altri la desiderano, altri la
fuggono, & è il fine di una prigione oscura à gli animi gentili, à gli altri è noia. Et così le opinioni de
gli huomini si potrà dire, che siano le Maschere della Morte. Et perche molto ci preme nel viver
politico la Religione, la Patria, la Fama, & la Conservatione de gli stati, giudichiamo essere bello il
morire per queste cagioni, & ce la fà desiderare il persuaderci, che un bel morire tutta la vita honora,
il che potrà ancora alludere al vestimento.
Coronò questo Pittore l'osso del capo di essa di verde Alloro, per mostrare l'imperio suo sopra tutti i
mortali, & la legge perpetua; nella sinistra mano le dipinse un Coltello avvolto con un Ramo d'Ulivo,
perche non si può avvicinar la Pace, & il Comodo mondano, che non s'avvicini ancor la Morte, & la
Morte per se stessa porta pace, & quiete, &, che la sua è ferita di pace, & non di Guerra, non havendo
chi le resista.
Le fà tenere un Bordone da peregrino in su la spalla, carico di Coron, di Mitre, di Capelli, di Libri,
stromenti Musicali, Collane da Cavalieri, Anella da maritaggio, Maniglie, & Gioie, tutti istromenti
dell'allegrezze mondane, le quali fabricano la Natura, & l'Arte, & ella, emula di ambedue, va per tutto
inquieta, peregrinando, per furare, & ritornare tutto quello, di che all'industria, & al sapere humano
fecero donatione.
A' piedi le dipinse un Alocco, uccello ornato con catene d'oro. Questo è uccello vilissimo, notturno,
nuncio, secondo vanamente i gentili credevano, di Morte, & di Miserie, & dimostra, con le catene al
collo, che le ricchezze adornano la vita, ma non la privano delle sue miserie, & calamità, le quali solo
con la Morte si medicano interamente.

MORTE.
SI può anco figurare in un Angelo con una Spada in mano, & nell'altra con una Fiamma di Fuoco. Et
fù quell'istesso, che scacciò i primi nostri Padri dal Terrestre Paradiso, co'l Coltello suo del celeste
sdegno, & taglia, & divide il mortale dall'immortale, & con la fiamma abbrugia tutte le potenze
sensitive, togliendo il vigore a' sensi, & co'l corpo le riduce in cenere, & in fumo.

MORTE.
DONNA, ignuda, & bella, ignuda perche ci spoglia d'ogni bene; bella perche ciascuno al suo primo
apparire l'abbraccia.
Siede sopra una Hiena, animale il quale hà busto di Elefante, & corpo atto alla battaglia, per
dimostrare, che à tutti fà guerra, & tutti vince.
Il Collo suo è di Vipera, perche come la Vipera muore, perche i figliuoli le stracciano il corpo, così la
Morte per ogni strada, & modo distrugge, & straccia i corpi mortali.
Hà i Crini questo animale come il Cavallo, il che dinota esser sfrenata.
Mostra haver il boccon in bocca, perche la Morte è ingorda del tutto.
L'Hiena finge voce humana per inganno, & la Morte similmente inganna ciascuno, venendo in tempo
non aspettato.
Il Corpo suo è di maschio, & di femina, perche tal predatrice non perdona all'uno, nè all'altro sesso.
Tirasi dietro un Erpice, istromento di legno, pieno di denti, usato da gli huomini di Villa
nell'agricoltura, con quello ricoprendo la semenza, che hanno sparsa per lo campo, perche così la
morte va tutta via ricoprendo, & estinguendo la generatione humana, perche ella spiana tutte le
montagne poco prima congelate de' fiumi delle superbie humane, et, come vera maestra della verità, si
ride dell'alchimia delle nostre attioni, & alla fine con una botta di Martello solo ci fà conoscere la
vanità delle nostre fatiche, & toccare con mano la falsa imaginatione de' nostri disegni.

MUSICA.
DONNA, giovane, à sedere sopra una Palla di color celeste, con una Penna in mano, tenga gli occhi
fisi in una carta di Musica, stesa sopra un'Incudine, con le Bilancie a' piedi, dentro alle quali siano
alcuni Martelli di ferro.
Il sedere dimostra essere la Musica un singolar riposo dell'animo travagliato.
La Palla, scopre, che tutta l'armonia della Musica sensibile si riposa, & fonda nell'armonia de' Cieli,
conosciuta da' Pitagorici, della quale ancora noi per virtù d'essi participiamo, & però volentieri
porgemo gli orecchi alle consonanze armoniche, & musicali. Et è opinione di molti antichi gentili, che
senza consonanze musicali non si potesse haver la perfettione del lume da ritrovar le consonanze
dell'anima, & la simmetria, come dicono i Greci, delle virtù. Per questo si scrive da' Poeti, li quali
furono autentici Secretarij della vera Filosofia, che havendo i Cureti, & Coribanti tolto Giove ancor
fanciullo dalla crudeltà di Saturno suo padre, lo condussero in Candia, acciò che quivi si nudrisse, &
allevasse, & per la strada andarono sonando sempre Cembali, & altri istromenti di rame,
interpretandosi Giove moralmente per la bontà, & sapienza acquistata, la quale non si può allevare, nè
crescere in noi senza l'aiuto dell'armonia musicale di tutte le cose, la quale occupando d'intorno
l'anima, non possono penetrare ad havere nostra intelligenza gli habiti contrarij alla virtù, che sono
padri, per esser prima in noi l'inclinatione al peccato, che gli atti virtuosi, & lodevoli.
È ancora Giove scampato sano dalle mani di Saturno, quella più pura parte del Cielo incorrottibile,
contro la quale non può essercitare le forze sue il Tempo, divoratore di tutti gli elementi, &
consumatore di tutte le compositioni materiali. Furono alcuni de' gentili, che dissero i Dei essere
composti di numeri, & armonie, come gli huomini d'anima, & di corpo, &, che però ne' sacrificij loro
sentivano volentieri la Musica, & la dolcezza de' suoni, & canti. Et di questo tutto dà cenno, & indicio
la figura, che siede, & si sostenta sopra il Cielo principalmente.
Il libro di Musica mostra la regola vera da far participar altrui l'armonie in quel modo, che si può per
mezzo de gli occhi.
Le Bilancie mostrano la giustezza ricercarsi nelle voci per giudicio de gli orecchi, non meno, che nel
peso per giudicio de gli altri sensi.
L'Incudine si pone perche si scrive, & crede quindi haver havuto origine quest'arte, & si dice, che
Avicenna con questo mezzo venne in cognitione, & si diede à scrivere della convenienza, & misura
de' tuoni Musicali, & delle voci, & così un leggiadro ornamento accrebbe al consortio, & alla
conversatione de gli huomini.

MUSICA.
DONNA, che con ambidue le mani tiene la Lira di Apolline, & a' piedi hà varij stromenti Musicali.
Gli Egittij per la Musica fingevano una Lingua con quattro denti, come hà raccolto Pierio Valeriano
diligente osservatore dell'Antichità.

MUSICA.
DONNA, con una veste piena di diversi istromenti, & diverse cartelle, nelle quali siano segnate le
note, & tutti i tempi di esse. In capo terrà una Mano Musicale acconciata frà' capelli, & in mano una
Viola da gamba, ò altro istromento Musicale.

MUSICA.
SI dipingono alla riva d'un chiaro fonte quasi in circolo molti Cigni, & nel mezzo un giovanetto con
l'Ali alle spalle, con faccia molle, & delicata, tenendo in capo una Ghirlanda di fiori, il quale
rappresenta Zefiro, in atto di gonfiare le gote, & di spiegare un leggiero vento verso i detti Cigni, per
la ripercussione di questo vento parerà, che le piume di essi dolcemente si muovano perché, come
dice Eliano, questi uccelli non cantano mai, se non quando spira Zefiro, come i Musici, che non
sogliono volentieri cantare, se non spira qualche vento delle loro lodi, & appresso persone, che
gustino la loro armonia.

MUSICA.
DONNA, che suoni la Cetra, la quale habbia una corda rotta, & in luogo della corda vi sia una Cicala.
In capo habbia un Rusignolo, uccello notissimo, a' piedi un gran vaso di Vino, & una Lira co'l suo
arco.
La Cicala posta sopra la Cetra significa la Musica, per un caso avvenuto d'un certo Eunomio, al quale,
sonando un giorno à concorrenza con Aristosseno Musico, nel più dolce del sonare si ruppe una
Corda, & subito sopra quella Cetra andò volando una Cicala, la quale co'l suo canto soppliva al
mancamento della Corda; così fù vincitore della concorrenza Musicale, Eunomio, per benefitio della
Cicala, & in memoria di tal fatto i Greci drizzarono una statua al detto Eunomio con una Cetra, con la
Cicala sopra, & la presero per Hieroglifico della Musica.
Il Rusignolo era simbolo della Musica per la varia, soave, & dilettevole melodia della voce, perche
avertirono gli antichi nella voce di questo uccello tutta la perfetta scienza della Musica, cioè la voce
hora grave, & hora acuta, con tutte le altre, che si osservano per dilettare.
Il Vino si pone perche la Musica fù ritrovata per tener gli animi allegri, come fà il Vino, & ancora
perche molto aiuto dà alla melodia della voce il Vino buono, & delicato; però si dissero i Cureti
sonatori andar in compagnia di Bacco da gli antichi Scrittori.

NATURA.
DONNA, ignuda con le Mammelle cariche di latte, & con un Avoltore in mano, come si vede in una
Medaglia di Adriano Imperatore, essendo la Natura, come definisce Aristotele nel 2. della Fisica,
principio in quella cosa, ove ella si ritrova, del moto, & della mutatione, per la quale si genera ogni
cosa corruttibile.
Si farà donna, & ignuda, & dividendosi questo principio in attivo, & passivo, l'attivo dimandarono
con il nome di Forma, & con nome di Materia il passivo.
L'attivo si nota con le Mammelle piene di latte, perche la forma è, che nodrisce, & sostenta tutte le
cose create, come con le Mammelle la donna nodrisce, & sostenta i fanciulli.
L'Avoltore, uccello avidissimo di preda, dimostra particolarmente l'altro principio dimandato Materia,
la quale, per l'appetito della Forma, movendosi, & alterandosi, strugge à poco à poco tutte le cose
corrottibili.

NAVIGATIONE.
DONNA, la qual con gratiosa attitudine tenga una Vela, d'onde pendano le Sarte sopra un Timone da
Nave, & stia in atto di riguardare con molta attentione un Nibbio, che vada per l'aria volando, & di
lontano per mare si veda una Nave, che scorra à piena vela.
La Vela, le Sarte, il Timone, & la Nave sono cose note per se stesse, & danno cognitione della figura,
senza molta difficoltà.
Il Nibbio, uccello rapace, & ingordo, si pone con l'auttorità di Plinio nella Naturale Historia, ove dice,
che gli antichi imparorno d'acconciare il Timone alla Nave dal volare del Nibbio, osservando che,
come questo uccello per lo spatioso campo dell'aria va hor qua, & hor là, movendo con gratia le penne
della coda, per dare à se stesso aiuto nel volgere, & aggirar il corpo, accompagnando il volo con le ali,
così medesimamente si poteva co'l Timone posto dietro alla Nave, volgendolo nel modo, che volge la
coda questo uccello, con l'aiuto della vela solcar il mare, ancorché fosse turbato, & havendo fatto di
ciò prova di felice successo, vollero, che questo uccello fosse il Hieroglifico della Navigatione, come
nel Pierio Valeriano si legge al suo luogo.

NEBBIA.
UNA Donna, tutta di bambagia, senza forma alcuna distinta.
Questa potrà essere di pochissima apparenza per tutte le membra, & quasi come apparisce una statua
di marmo posta tanto lontano, che con difficoltà si discerna la distintione delle parti più principali.

NECESSITÀ.
DONNA, che nella mano destra tiene un Martello, & nella sinistra un Mazzo di Chiodi.
Necessità è un essere della cosa in modo, che non possa stare altrimenti, & pone ovunque si ritrova un
laccio indissolubile, & perciò si assomiglia ad uno, che porti il Martello da una mano, & dall'altra i
Chiodi, dicendosi volgarmente, quando non è più tempo da determinar una cosa con consiglio, Esser
fitto il Chiodo, intendendo la necessità delle operationi.

NECESSITÀ.
DONNA, sopra d'uno alto piede stallo, che tenga un gran Fuso di Diamante, come si legge ne gli
scritti di Platone.

NEGLIGENZA.
DONNA, vestita d'habito tutto squarciato, & rotto, sarà scapigliata, stando à giacere con un Horologio
da polvere di traverso in mano, ò per terra.
Dipingesi la Negligenza scapigliata, & malvestita, per segno, che il Negligente non è compito nelle
sue attioni, & spiace generalmente à tutti.
Lo stare à giacere significa desiderio di riposo, onde è cagionato questo vitio.
L'Horologio posto in modo, che non corra l'arena dinota il tempo perso. Et è questo vitio figliuolo
dell'Accidia, overo nato ad un parto con essa; però si potrà dipingere con una Testudine, che gli
camini su per la veste, per esser lenta, & negligente nelle sue operationi, per lo peso della viltà
dell'animo, che non la lascia uscire della sua natural sordidezza.

NEVE OVERO TEMPORALE


di Neve.

DONNA, tutta di color Tanè, piena di cespugli, & tronchi d'arbori, sopra de' quali, come anche sopra
tutto il restante della figura, si vedano scendere fiocchi di neve, intendendo per lo colore la Terra ove
gli Arbori nascono, & la Neve si posa.

NOBILTÀ.
DONNA, togata riccamente, con una Stella in capo, & con uno Scettro in mano.
La Veste lunga presso à' Romani non era lecito portarsi da persone ignobili.
La Stella, posta in capo, & lo Scettro in mano mostrano, che è attione d'animo nobile prima inclinare
à gli splendori dell'animo significati per la Stella, poi a' commodi del corpo, significati nello Scettro,
&, che la Nobiltà nasce dalla Virtù d'un animo chiaro, & splendente, & si conserva facilmente per
mezzo delle ricchezze mondane.

NOBILTÀ.
DONNA, in habito grave, con un'Asta nella mano destra, & nella sinistra co'l simolacro di Minerva,
come si vede nella Medaglia di Geta.
La gravità dell'habito significa le maniere, & i costumi gravi, che nella persona nobile si ricercano.
L'Asta, & il simolacro di Minerva dimostrano, che per la fama, ò delle scienze, ò dell'armi, la nobiltà
s'acquista, essendo Minerva protettrice, secondo il credere de' Poeti, de gli uni e de gli altri
egualmente; per esser nata dal capo di Giove, che è il discorso, & l'intelletto, per mezzo del quale
questi hanno il valore, & la fama.

NOBILTÀ.
DONNA, di matura età, mostrandosi nella faccia alquanto robusta, & ben disposta di corpo; sarà
vestita di nero honestamente, porterà in mano due Corone, l'una d'oro l'altra d'argento.
Si fà di età matura, per mostrare, che nè li principij di Nobiltà, nè anche il fine, che si noterebbe con
l'età senile, cioè quella antichità de' Casati, che non ritiene altro, che il nome, si possono dire vera
Nobiltà, come nota l'Arnigio nelle sue Veglie.
Il Vestito nero conviene al nobile per mostrare, che senza splendore de' vestimenti è chiaro, & illustre
per se medesimo.
Per le due Corone si notano i beni dell'anima, & quelli del corpo, che insieme fanno la Nobiltà.

NOTTE.
DONNA, vestita d'un Manto azurro, tutto pieno di stelle, & habbia alle spalle due grand'Ali in atto di
volare; sarà di carnagione fosca, & haverà in capo una Ghirlanda di Papavero, & nel braccio
destro terrà un Fanciullo bianco, & nel sinistro un altro Fanciullo nero, & haverà i piedi storti, &
ambidue detti Fanciulli dormiranno. Quasi tutto questo scrive Hesiodo. Et il vestimento del color del
Cielo, con l'ornamento delle Stelle, si dipinge perche apparisce solo la notte.
La Ghirlanda di Papavero, per la sua singolar proprietà di far dormire, significa il Sonno, figliuolo, &
effetto della Notte, il quale è notato più particolarmente nel Fanciullo tenuto dalla sinistra mano
dormendo, come l'altro mal fatto, & distorto è posto per la Morte. Così racconta Pausania, scrittor
Greco ne gli Eliaci, essersi à tempo suo trovata una statua dentro ad un Tempio nella provincia de gli
Elei.

NOTTE.
DONNA, che siede in un Carro tirato da due Cavalli, un bianco, & l'altro nero, che significano la
Luna, dominatrice della Notte, la quale, per la rotondezza del suo corpo, & per lo splendore del Sole,
che da una parte sola la illumina, rimanendone sempre l'altra parte opaca; si dice esser tirata da' detti
Cavalli, & sarà vestita di color nero, per la simiglianza delle tenebre.

NUVOLE.
DONNE con treccie bionde, & humide, vestite del color delle Nuvole medesime, cioè argentino,
rosso, giallo, & verde, con la forma del corpo poco distinta.

OBEDIENZA.
DONNA, di faccia nobile, & modesta, vestita d'habito religioso, tenga con la sinistra mano un
Crocefisso, & con la destra un giogo, co'l motto, che dica, Suave.
L'Obedienza è di sua natura virtù, perche consiste nel soggiogare i proprij appetiti alla volontà de gli
altri spontaneamente per cagione di bene, il che non si fà di leggiero da chi non sente gli stimoli della
lode, & dell'honestà. Però si dipinge di faccia nobile, essendo i nobili più amatori dell'honesto, & più
amici della ragione, dalla quale deriva principalmente l'Obedienza.
Il Crocefisso, & l'habito religioso sono segni, che per amor della religione è commendabile
sommamente l'Obedienza. Et però dicono i contemplativi, & timorati di Dio, che in virtù d'essa si fà
facilmente la Divina bontà condescendere alle preghiere nostre, & all'adempimento de' nostri
desiderij.
Il Giogo co'l motto Soave, per dimostrare la facilità dell'Obedienza, quando è spontanea, fù impresa di
Leon X., mentre era Fanciullo, la qual poi ritenne ancor nel Ponteficato, adornandone tutte l'opere di
magnificenza, le quali pur sono molte, che fece, & dentro, & fuori di Roma, tirandola dal detto di
Christo Signor Nostro, che disse Iugum meum suave est, intendendo dell'Obedienza, che dovevano
havere i suoi seguaci à tutti i suoi legitimi Vicarij.

OBEDIENZA.
DONNA, modesta, & humile, starà con la testa china, & con gli occhi rivolti al Cielo, donde esca un
Raggio di splendore, dal qual penda un Freno, & ella allegramente porga le braccia per prenderlo. Gli
Egittij, quando volevano rappresentare l'Obedienza, dipingevano un Cane con la testa rivolta verso la
schiena; percioché nissuno animale si trova più obediente di questo, che lascia ancora di pigliar il
cibo, oltre al costume de gli altri animali, alla semplice parola del padrone, per udire, & obedire al suo
cenno. Però si potrà dipingere in questo proposito, & per la dichiaratione del corpo tutto basti quel
poco, che si è detto di sopra.

OBEDIENZA.
DONNA, vestita di bianco, che caminando miri verso il Cielo nel quale sarà un Raggio di splendore,
& porterà la detta donna una Croce in spalla.
Qui si nota, che l'Obedienza deve essere monda d'interessi, che la macchiano, piena di speranze de'
premij immortali, che le assicurano la via, & patiente a' pesi delle leggi difficili al senso, che la
nobilitano. Il primo si nota nel vestito bianco, l'altro nel guardar lo splendore del Cielo, & il terzo
nella Croce, che tiene in spalla.
OBEDIENZA
verso Dio.

DONNA, vestita d'habito lungo, & honesto, stia con molta attentione à guardar un Sacrificio, che arda
sopra un Altare, & con una mano tinta del sangue della Vittima si tocchi l'estrema parte dell'orecchio
diritto.
Il significato di questa figura si cava dalle sacre Lettere, dove si dice, che Mosè col dito tinto nel
sangue della Vittima andava toccando l'estreme parti de gli orecchi ad Aaron Sommo Sacerdote, & a'
suoi figliuoli, il che da' sacri Theologi s'interpreta per la Obedienza, & per la prontezza di udire, &
esseguire le cose appartenenti al sacro culto di Dio.

OBEDIENZA.
DONNA, scalza, & succinta, mostrando prontezza, con un Filatoio da lana in mano, il qual si giri
dall'una, & dall'altra banda, secondo, che è mosso, come si deve muover l'Obediente a' cenni di chi
comanda legitimamente.

OBLIGO.
HUOMO, armato con due teste, quattro braccia, & quattro mani, per mostrare, che l'huomo obligato
sostiene due persone, l'una per attendere à se medesimo, & l'altra per sodisfare altrui, & si dipinge con
quattro braccia, & due teste significandosi per queste i pensieri dell'animo spartiti, & per quelle
l'operationi diverse.

OCCASIONE.
FIDIA antico, & nobilissimo Scoltore, disegnò l'Occasione. Donna, ignuda, con un velo à traverso,
che le copriva le parti vergognose, & co' capelli sparsi per la fronte, in modo, che la Nucha restava
tutta scoperta, co' piedi alati, posandosi sopra una Ruota, & nella man destra un Rasoio.
I Capelli tutti rivolti verso la Fronte ci fanno conoscere, che l'Occasione si deve prevenire,
aspettandola al passo, & non seguirla, per pigliarla quando hà volto le spalle, perche passa
velocemente, co' piedi alati posasi sopra alla Ruota, che perpetuamente si gira. Tiene il Rasoio in
mano, perche deve essere subita à troncare ogni sorte d'impedimento.

ODIO CAPITALE.
HUOMO, vecchio, armato, che per cimiero porti due uccelli, cioè un Cardellino, & uno Egitale,
ambedue con l'ale aperte, stando in atto di combattere insieme, nella destra mano terrà una Spada
ignuda, & nel braccio sinistro uno Scudo, in mezzo del quale sarà dipinta una Canna con le foglie, &
un Ramo di Felce.
L'Odio, secondo S. Tomaso, è una ripugnanza, ò alienatione di volontà da quello, che si stima cosa
contraria, & nociva.
Si dipinge vecchio, perche negli anni invecchiati suole star radicato, come all'incontro l'Ira ne'
giovani. Armasi per difender sé, & offender altrui. Gli Uccelli del Cimiero si fanno per l'odio, che frà
di loro essercitano, perché, come riferisce Plutarco ne gli Opusculi, trattando della differenza, che è
frà l'Odio, & l'Invidia, il sangue di questi animaletti non si può mescolare insieme, & mescolato tosto
si separa l'uno dall'altro, essercitando l'Odio ancora dopò la morte.
La Canna, & la Felce dipinte nello Scudo parimente significano Odio capitale, perché, se sono piante
vicino l'una all'altra, l'una necessariamente si secca, come racconta il Pierio Valeriano nel lib. LVIII.

ODIO CAPITALE.
HUOMO, vecchio, armato con armi da difendersi, & da offendere, stia in mezzo frà uno Scorpione
marino, & un Cocodrillo, che siano in atto di azzuffarsi à battaglia. Così dipingevano l'Odio gli
Egittij, perche di questi due animali subito, che l'uno vede l'altro, spontaneamente s'incontrano
insieme per amazzarsi.

ODORATO.
GIOVANETTO, che nella mano sinistra tenga un Vaso, & nella destra un Mazzo di Fiori, con un
Bracco a' piedi, & sarà vestito di Manto verde, dipinto di Rose, & d'altri fiori.
Il Vaso significa l'Odore artificiale, & il Mazzo di Fiori il naturale.
Il Cane Bracco si pone perche la virtù di questo sentimento, come in tutti i Cani è di molto vigore,
così è di grandissimo ne' Bracchi, che co'l solo odorato ritrovano le Fiere ascose molte volte in luoghi
secretissimi, & all'odore si sono veduti spesso far allegrezza de' padroni vicini, che altrimente non si
vedevano.
Si veste di color Verde, perche dalla verdura delle frondi si tolgono i Fiori teneri, & odoriferi.

OPINIONE. HIPPOCRATE.
DONNA, honestamenta ornata, di faccia non molto bella nè molto brutta, ma si mostri audace, &
presta ad appigliarsi à ciò, che le se appresenta, & per questo deve tener l'ali alle mani, & alle spalle,
come disse Hippocrate.
Opinione è forse tutto quello, che hà luogo nella mente, & nella imaginatione dell'huomo, ò almeno
quello solo, che non è per dimostratione apparente. Et perche varij sono i genij, & l'inclinationi, varie
ancora, anzi infinite sono l'opinioni, & di qui hà origine il detto triviale, che dice Quot capita tot
sententiae. Qui anco si può conoscere essere infiniti i concetti delle menti humane, come infinite sono
le inclinationi, & dispositioni particolari. Per questa cagione l'Auttore della presente figura volle, che
fosse di faccia nè bella, nè dispiacevole, perche non è opinione alcuna così irragionevole, che non
possa venir sostentata con qualche apparenza verisimile, & con qualche ragione convenientemente
fondata, nè alcuna se ne trova così bella, che in mille modi da gl'ingegni di qualche consideratione
non venga facilmente biasimata, & abbattuta. Il che apparisce ne' tempi nostri infelici, ne' quali
vediamo rivocarsi in dubio da gli huomini cavillosi, & nimici della verità, la vera Verità discesa dal
Cielo per levarci le tenebre dell'ignoranza dall'intelletto.
L'Ali alle mani, & a' piedi mostrano la velocità, con che si prendono, & lasciano l'opinioni, quasi in
un medesimo tempo, scorrendo subito per tutto il mondo, & portando spesse volte i panni
dell'Ignoranza.

OPERATIONE
perfetta.

DONNA, che tiene con la destra mano uno Specchio, & con la sinistra uno Squadro, & un Compasso.
Lo Specchio, dove si vedono l'imagini, che non son reali, ci può esser similitudine dell'intelletto
nostro, ove facciamo à nostro piacere, aiutati dalla dispositione naturale, nascere molte Idee di cose,
che non si vedono, ma si possono porre in opera mediante l'arte, operatrice di cose sensibili per mezzo
d'istromenti materiali.
Oltre di questo, innanzi, che l'opra si possa ridurre à compimento, biosgna saper le particolarità
esquisitamente, che à ciò far sono necessarie, il che si nota co'l Compasso, & con lo Squadro, che
agguagliano le forze con la spesa, l'opra con l'intentione, & la cosa imaginata con la reale, senza
questi si cominciano le opere, ma non si riducono à fine lodevole, & sono poi cagione, che molti si
ridono del poco giudicio di chi le cominciò, secondo il detto del Salvator Nostro nell'Evangelio.

OPERATIONE
manifesta.

DONNA, che mostri ambe le mani aperte, ciascuna di essa habbia un Occhio nel mezzo della Palma.
Questa fù bellissima figura de gli antichi. Et le mani s'intendono facilmente per l'operationi come vero
istromento delle operationi nostre più principali, & necessarie. Per l'Occhio si mostra la qualità
dell'opera, che deve esser manifesta, & chiara, nè propriamente alla Lucerna, che fà lume altrui, & per
se stessa non vede, ma all'Occhio, che con la sua luce adorna, & arricchisce se stesso. Con, che si
mostra, che l'operationi nè per vanagloria, nè per altro fine meccanico si devono essercitare, ma solo
per beneficare se medesimo, & altri.

OPERA VANA.
DONNA, che stia con sembiante attonito à riguardare molte tele di Ragno, che essa tiene con ambe le
mani, per dinotare, che come queste Tele sono tessute con gran diligenza, & fabricate con fatica per la
sottigliezza loro, nondimeno sono sottoposte ad ogni picciolo intoppo, perche ogni cosa le guasta,
come l'Opere vane non havendo fondamento di vere, & perfette ragioni, per ogni vile incontro
dissipate, vanno per terra.

OPERA VANA.
UN Huomo moro, ignudo, il quale con una mano tenga un Vaso di Acqua, & se la sparga per dosso,
& con l'altra mostri di volersi levar via la negrezza, & questo può esser simbolo dell'Opere vane, che
alla fine non possono haver esito lodevole, per non esservi nè debiti mezzi, nè debita dispositione.

OPERA VANA.
DONNA, la quale con la Spada tagli una gran Fiamma di fuoco, ò vero come si dice in proverbio,
pesti l'Acqua nel Mortaio, se però con verisimile apparenza si può dipingere.

OPULENZA.
DONNA, riccamente vestita, che stia à sedere sopra una Seggia d'oro, circondata di molti Vasi d'Oro,
& d'Argento, & Casse di Gioie, & Sacchetti di Danari, tenendo nella mano destra una Corona
Imperiale, & nella sinistra uno Scettro, & vicino vi sia una Pecora. I Vestimenti nobili, le Seggie, & i
Vasi d'Oro, le Casse di Gioie, le Corone, & gli Scettri sono cose, che per commodità, & nobiltà
dell'huomo non l'impetrano se non le ricchezze; però, come effetti di esse saranno convenienti à darci
cognitione dell'opulenza, procedendo nel conoscere dall'effetto alla causa, come si fà nel principio
d'ogni nostra cognitione.
Le Pecore sono ancora esse indicio di Opulenza, perche di tutto quello, che è in esse si può cavar
danari, & ricchezze, perche la Carne, la Pelle, il Latte, & il Pelo sono istromenti buonissimi per li
commodi dell'Huomo, anzi, che la sua Bocca, rosicando il Grano nascente, lo fà crescere, & pigliare
vigore, & il suo Sterco ingrassa i Campi, & li fà fecondi, però gli antichi ne conservavano gran
quantità, & co'l numero di esse numeravano le Ricchezze de gli Huomini, formandone il nome della
Pecunia. E per questo si dice, che anticamente havevano le Pecore Lana d'Oro, & Hercole, riportando
dalla vittoria Africana gran quantità di Pecore, si disse riportare i Pomi d'Oro dal Giardino
dell'Hesperide, come racconta il Pierio nel 10. lib. dell'Opera sua.

ORATIONE.
DONNA, vestita di Verde, stando in ginocchioni, con gli Occhi rivolti al Cielo, le uscirà dalla Bocca
una Fiamma di Fuoco, tenendo il Dito Indice della sinistra mano sopra la Mammella sinistra, &
facendo segno di mostrare il Core, con la destra batte ad una porta serrata.
Vestita di Verde si dipinge l'Oratione, per la speranza, che hà di conseguire la gratia, che dimanda à
Dio, il quale principalmente si muove per l'humiltà nostra, la quale si dimostra tenendosi le ginocchia
in terra, il qual costume è stato antico indicio di honore, & di sommissione, non so se per naturale
instinto, ò più tosto perche l'inventore di questa cerimonia sapesse, che i Fanciulli, come racconta
Gio. Goropio, mentre stanno nel Ventre della Madre, toccano con le Ginocchia le Guancie, & gli
Occhi, d'onde vengono le lagrime, con cui volontieri Iddio offeso si lascia placare.
Nella lingua latina le ginocchia si dimandano Genua, nome, che hà gran conformità con le Guancie,
che pur sono dette Gene, talche ambe queste parti disposte al medesimo effetto, con l'intentione, &
l'Oratione del Core, fanno insieme tale Armonia, che Iddio, vinto dalla Pietà, facilmente condona quei
supplicij, che si dovevano alle sceleratezze commesse.
Rappresentasi con gli Occhi rivolti al Cielo, perche le cose dimandate nell'Oratione devono esser
appartenenti al Cielo, che è nostra Patria, & non alla Terra, ove siamo Peregrini.
Per la Fiamma, che le esce di Bocca si significa l'ardente affetto dell'Oratione, che c'infiamma la
mente dell'amor di Dio.
Il Dito Indice, in atto di mostrare il Core, è segno, che l'Oratione si deve far prima co'l Core, poi con
la Bocca, & il picchiare alla porta, che l'Huomo deve con l'Oratione esser importuno, & con speranza
di conseguire l'intento con la perseveranza, confidando nelle parole di Christo, che dicono: Petite, &
dabitur vobis: quaerite, & invenietis: pulsate, & aperietur, come si legge nel 11. cap. di S. Luca.
ORATIONE.
UN Sacerdote vecchio, in habito bianco Pontificale, in ginocchione innanzi ad un'Altare, con un
Incensiero nella destra, stando in atto d'incensare, & con gli Occhi rivolti al Cielo, con la sinistra
porga un Core.
Il Vecchio Sacerdote mostra, che l'Huomo, innanzi, che parli con Dio per mezzo dell'Oratione, deve
preparar l'Anima sua con opere buone, & essere alieno da ogni immondezza, che possa imbrattarla, il
che si comprende nell'età senile, che, stanca nel servire al mondo, si dà ordinariamente ferventissima
al servitio di Dio.
L'habito Bianco mostra la medesima purità della mente, che si deve portare nel cospetto di esso
Signor Nostro.
Si fà in ginocchione, & con gli Occhi rivolti al Cielo, mostrandosi il conoscimento di se stesso, che
genera humiltà, & la cognitione di Dio, che genera confidenza, insegnandoci, che non debbiamo esser
nel dimandare tanto humili, che ci disperiamo, nè tanto confidenti, che non dubbitiamo per li demeriti
nostri.
Il Turibolo si pone per l'Oratione, perche in quel medesimo luogo, che era presso Iddio nell'antico
Testamento l'Incenso, sono nella Nuova Legge le preghiere de gli huomini giusti.
Il Core, che tiene nell'altra mano insegna quasi d'offerirlo, & nota, che, come disse S. Agostino, se
non ora il Core, è vana ogni opera della Lingua.

OSTINATIONE.
DONNA, vestita di nero, con la testa circondata dalla Nebbia, sostenendo con ambedue le mani una
Testa d'Asino.
Il Vestimento di nero è conveniente alla Ostinatione, perche come il panno tinto in nero non può
pigliare altro colore, così uno Huomo ostinato in una opinione non sà volgersi per alcuna ragione alla
luce della verità dimostratagli.
Haverà la Testa circondata di Nebbia, perche gli Ostinati sogliono veder poco lontano, & però si
fermano saldi nella loro opinione, perche non è dubbio essere cosa da Savio levarsi di opinione, per
esser talmente ordinato il nostro sapere che, ò per perfettione, & numero grande di cose perfette, ò per
la poca luce, & molta oscurità del nostro intelletto non siamo mai à tal termine, che non habbiamo
luogo da passar innanzi, & da tor la palma del saper nostro à noi medesimi, con la successione, che si
fà delle cose di tempo in tempo.
La Testa dell'Asino, mostra, la medesima ignoranza, già detta esser madre dell'Ostinatione, & si
figura l'Ignoranza nella Testa dell'Asino, per essere questo animale stolidissimo egualmente d'ogni
cosa, sodisfacendosi nè del bene nè del male, mostrando sensibile allegrezza, ò cordoglio, à differenza
de gli altri.

OTIO.
GIOVANE, grasso, in una Caverna oscura, sedendosi appoggiato col gomito sinistro sopra d'un
Porco, che stia disteso in terra, & con la medesima mano si gratti il Capo, sarà tutto sonnacchioso.
Giovane, si dipinge, come quello, che non hà esprimentato l'incommodità della vecchiaia.
Grasso, per li pochi pensieri, i quali non danno noia per la troppa occupatione del pensiero, &
dell'intelletto, alla dilatatione del sangue per le membra.
Siede in una oscura Caverna; percioché l'huomo otioso non è pronto all'honorevoli, & gloriose attioni,
onde conviene menare la vita ignobile, & tenebrosa.
Si appoggia ad un Porco, perche l'Otioso nella conversatione de gli altri huomini è simile al Porco,
per la viltà, & dapocaggine sua.
È opinione d'Aristotele, che questo Animale nella Fisonomia sia il più incapace d'ammaestramento di
tutti gli altri animali, come l'Otioso, che non cura alcuno lodevole essercitio, si rende inhabile ad
apprendere qual si voglia disciplina. Et sì come questo istesso animale ad altro non attende, che à
sodisfare l'appetito della Gola, & di Venere, così l'huomo dall'otioso dominato si dà tutto à contentare
se stesso, sodisfacendo a' proprij appetiti con perdita della propria Fama.
Si gratta il Capo, come quello, à guisa di coloro, che mal sanno prendere consiglio, non havendo
imparato la Prudenza, spendendo la maggior parte del tempo nella deliberatione delle attioni, le quali
se sono buone non le mandano à fine, se ree le pregiudicano all'honore, & alla fama.

OTIO.
GIOVANE, grasso, & corpolento, sarà à giacere per terra, per vestimento portarà una Pelle di Porco,
& per terra vi sarà un Vomere istromento di ferro da arare la Terra, ma tutto pieno di ruggine.
Per dichiaratione della Gioventù, & della Grassezza, del Giacere in terra, & del Vestito della Pelle del
Porco di questa Figura servirà la dichiaratione fatta della Figura di sopra. Solo diremo, che è
significativo dell'Otio il Vomere arrugginato, come de' negotij, & dell'attioni questo medesimo chiaro,
& netto, essendo il più importante negotio nostro far cose appartenenti al vivere; & come non
adoprandosi il Vomere, viene rugginoso, così l'huomo, che tralascia il ben oprare, dandosi in preda
all'otio, si cuopre, & empie d'infamie, & di vitij, che lo rendono poi dispiacevole à Dio, & à gli
huomini. Et quest'otio non è altro, che una quiete dell'intelletto, il quale non mostrando la strada
d'oprar virtuosamente a' sensi, anch'essi se ne stanno sopiti, o, quel, che è peggio, disviati dalla via
conveniente.
Per questo disse S. Gregorio l'Otio esser una sepoltura dell'huomo vivo, & la Scrittura, che tutti i mali
del Mondo gli hà insegnati l'Otio. Nè si prende in questo luogo l'Otio per contemplatione, come lo
pigliò scherzando con parole Scipione il grande, dicendo di se stesso, che all'hora havea meno otio,
che mai, quando n'havea più abondanza, per dir, che quanto meno era impiegato nell'attioni, tanto era
più intento al contemplare, perche di quest'otio godono solo quelli che, con la lettione di molti Libri,
& con l'intendere cose alte, & nobili, mantengono senza muovere altro, che la Lingua, ò la Penna, la
Pietà, la Religione, il Zelo di Dio, il consortio de gli huomini, & in somma quanto è di bene frà le
miserie di questa vita mortale.

OTIO.
HUOMO, vecchio, vestito di Giallo, dipinto à maschere, & à traverso haverà una banda berettina con
un Fagiano per cimiero, nella destra mano una Facella di color bigio, spenta, & nella sinistra un ovato
in campo d'oro, nel quale sia dipinto un Ghiro co'l motto, In quiete voluptas.

OTIO.
HUOMO, grasso, corpolento, che stia à sedere in terra con uno Scudo sopra, tutto ricoperto di strali,
& frezze tirate da diverse bande, quasi, che l'Otio sia Scudo di tutti i vitij. Grasso lo dipingiamo, per
la cagione detta di sopra, & così lo fà l'Ariosto dicendo:

In questo albergo il grave sonno giace


L'Otio da un canto corpolento e grasso.

Lo Scudo, ripieno di frezze, mostra, che l'huomo otioso si lascia venire addosso tute le calamità,
prima, che pensi à volersi levare dalla poltroneria nel perdere il tempo; & fin, che gli resta da vivere,
ò sia con lode, ò con biasimo, con honore, ò con vergogna, con danno, ò con utile, poco cura il tutto;
& perche il mal suo infistolito non bisogni guarirlo con lo sminuire del sangue, & co'l tagliar delle
vene, si contenta venire mancando à poco à poco con sua vergogna, fastidio de gli amici, & vituperio
della famiglia.

OTIO.
UN giovane mal vestito, il quale stia co'l capo chino, & scoperto, & con ambe le mani in seno.

PACE.
Nella Medaglia di Augusto, si vede scolpita.

DONNA, che nella sinistra mano tiene un Cornucopia, pieno di frutti, fiori, & frondi, con un Ramo
d'Ulivo, & nella destra una Facella, con la quale abbrugi un Monte d'Armi. Il Cornucopia significa
l'Abondanza, madre, & figliuola della Pace, non si mantenendo la carestia senza la Guerra, nè
l'abondanza del vitto senza l'abondanza di Pace.
Il Ramo dell'Ulivo dinota la mitigatione de gli animi adirati, come si è detto più lungamente in altri
luoghi.
Et la Facella, che abbrugia il Monte d'Armi significa l'amore universale, & scambievole frà i popoli,
che abbrugia, & consuma tutte le reliquie de gli odij, che sogliono rimaner dopo la morte de gli
huomini. Et perche molte volte questa nostra Opera si fà mentione del Cornucopia sarà bene
succintamente dirne quel, che ne dicono i Poeti, &, che sarebbe negligenza tralasciare.
Si racconta adunque nelle Favole de gli Antichi che, andando Hercole scorrendo il Mondo per obedire
alla voglia d'Euristeo, arrivato, che fù nel paese di Oeneo, Rè de gli Etoli, s'innamorò di Deianira, sua
figliuola, & già promessa moglie ad Achelao fiume, il quale haveva potenza di trasformarsi in tutte le
forme. Hercole volle giudicar dalla forza i meriti del nuovo Sposo, il quale, tramutatosi in Toro, &
venuto con Hercole alle mani, fù preso da lui per un Corno con tanta forza, che non poté spiccarsi
dalla zuffa senza, che il Corno rimanesse in mano del nimico. Di, che prendendo Achelao
grandissimo dolore acciochè Hercole gli rendesse la preda della sua vittoria, gli donò in quel cambio
un altro Corno della Capra Amaltea, la qual Giove haveva collocata frà le Stelle, per merito del Latte
preso da lei in fanciullezza, & haveva dato virtù alle sue Corna, che producessero ogni sorte di cibo,
& di bevanda, secondo il desiderio di quelli, che l'havevano presso di sé. Questo Corno non è altro,
che una gran Palude, che quivi Hercole dissecò, rendendovi la Provincia fertilissima. Et per alludere à
questa Favola si pone il Cornucopia per la ferilità, & abondanza delle cose da vivere.

PACE.
GIOVANE, bella, con Ghirlanda d'Ulivo in capo, nella mano destra terrà la figura di Pluto, & nella
sinistra un Fascio di Spiche di Grano, come si cava dalli scritti di Pausania.
La Corona dell'Ulivo, & le Spighe di Grano, sono segno di Pace, essendo questi frutti in abondanza
solo dove la Pace reca à gli huomini commodità di coltivar la terra, la quale per la guerra rimane
infeconda, & disutile. Questo volle esprimere quel Poeta, quando, parlando del Bue, disse, che l'opere
della Pace ci sono state insegnate, & Minerva vien lodata da Giove nelle Favole, come vero parto
della sua Testa, per essere stata ella inventrice dell'Ulivo, come Nettuno inventore del Cavallo,
essendo l'uno per sussidio della Pace, & l'altro per fortezza della Guerra, perche il Principe deve più
inclinare alla pace de' popoli, che alla guerra, che solo hà per fine l'istessa pace, con la quale si
aumentano, & si conservano le ricchezze. Però vi dipinge Pluto finto Dio, & protettore di esse.

PACE.
DONNA, vestita d'Incarnato, tenendo una Statuetta nella destra mano, & la sinistra sia posata sopra
un Piedestallo, ove sia un Calice, & con detta mano sostenga un Ramo d'Ulivo.
La Statuetta mostra, che la Pace è ministra de gli arteficij humani, li quali non si possono imparar, se
non con la spesa di molto tempo, & senza pensieri di guerra, i quali ordinariamente sviano gli animi
dall'acquisto de gli habiti virtuosi; & la forma esteriore dell'huomo dà occasione di molti artificij, li
quali tutti sono effetti di Pace.
Il Piede stallo mostra, che in pace si fortificano i popoli, & l'unioni s'ingagliardiscono, crescendo per
essa il danaro publico, del quale si fabricano poi Theatri, Tempij, & altre opere di magnificenza.
Si sostenta poi con questa la Fede, & l'Honor di Dio; il che si mostra co'l Calice, il quale ben spesso
frà gli amazzamenti, & il sangue humano, ò si scorda, ò poco si prezza.
L'Ulivo, per non replicare molte volte la medesima cosa, si dice esser ritrovato da Pallade, Dea di
Pace, & di Quiete, perche senza grande studio quest'albero non produce il suo frutto; & però presso à
gli Hebrei nella vecchia Legge frà le altri cagioni si ungevano i Rè, che erano eletti pacificamente,
acciò che si riccordassero di vivere in pace, & in quiete, questa stimando la maggior lode, che si
potesse havere à que' tempi, secondo il detto Rex pacificus magnificatus est.

PACE.
DONNA, co' Capelli giù per le spalle, in capo tiene una Ghirlanda di Palma, nella destra mano una
Corona d'Alloro, & nella sinistra un Ramo d'Ulivo.
I Capelli sparsi notano, che i Cittadini, liberamente, à loro piacere, in tempo di pace scorrono per
tutto.
La Palma, il Lauro, & l'Uliva sono significative della felicità publica per mezzo della Pace.
La Palma, per sollevarsi quando è oppressa, significa la Virtù, la quale solo si essercita quando
habbiamo il pericolo vicino di precipitare nel Vitio à lei contrario.
Il Lauro per essere dedicato ad Apollo, & alle Muse significa le scienze, & l'arti liberali.
L'Ulivo significa l'Agricoltura, come si è detto, & le Arti mecaniche, le quali cose messe insieme,
sono i veri, & compiti effetti di una tranquilla, & compitissima pace.

PACE.
DONNA, che nella destra mano tiene una Face accesa rivolta in giù, & sotto à quella vi è un Monte
d'armi di più sorte, & appresso un Leone, & un Agnello giacendo insieme.
Pace si dice un'eguaglianza di molte volontà, mostrata con segni esteriori, il che si dimostra nello
stare insieme del Leone, & della Pecora, che per natura sono diversissimi di costume, & si prende da
Virgilio, il quale, volendo augurar pace al tempo di Pollione, disse, che gli Agnelli, & i Leoni
haverebbono insieme habitato.

PACE.
DONNA, la quale tenga in grembo l'uccello chiamato Alcione, & in terra à canto ad essa vi sarà un
Castoro, in atto di strapparsi con denti i Genitali.
L'Alcione è un picciolo uccello, il quale fà il nido alla riva del Mare, & per quei pochi giorni, che
quivi si trattiene cessa ogni vento, & ogni tempesta, restando il Mare, & il Cielo tranquillo, & sereno;
però è indicio di tranquillità, & di pace, onde metaforicamente giorni Alcionij si dimandavano da gli
antichi quelli ne' quali il Tribunale si quietava, & si posavano i Litiganti.
Il Castoro, il quale, perseguitato da' Cacciatori, come scrivono alcuni, co' denti si mozza i Genitali,
sapendo per questi essere da loro seguitato, è indicio di gran desiderio di pace, & ammonitione à
serrare gli occhi alla perdita di qualche bene, & di qualche utile, per amor suo. Et si legge à questo
proposito una lettera di Sapore scritta à Costantino, la quale lo essorta à lasciare una parte del Regno
dell'Asia per vivere in pace, con l'essempio di questo animale irragionevole, il quale, per privarsi del
sospetto, si taglia quel membro, che lo fà stare inquieto.

PACE.
DONNA, giovane à sedere, con la destra mano tiene legati insieme un Lupo, & un Agnello sotto ad
un giogo medesimo, & nella sinistra porta un Ramo d'Ulivo.
Questa Figura mostra la Pace esser cagionata dal reggimento de' Principi, che sanno abbassar
l'arroganza de' superbi, & farli vivere sotto il medesimo giogo co' più humili, & meno potenti, per
mostrare, che è sola, & propria virtù de' Principi saper far nascere, & mantenere la pace nelle Città, &
ne' Regni, la qual viene spesse volte conturbata dall'alterezza de' superbi. Et però Ilioneo, orando à
Didone presso à Virgilio nel primo libro dell'Eneide, la loda da questo capo particolare. Et la pace di
noi stessi, che nella medesima figura si può intendere, non è altro, che la concordanza de' sensi del
corpo con le potenze dell'anima, rendendo egualmente obbidienza alla Ragione, che domina, & dà
leggi ad une, & à gli altri. Et per significar l'imperio del Principe si fà la Figura, che siede, non si
potendo dar giudicio publico senza stare à sedere forse per conformità del detto di Aristotele, che
dice, che la Prudenza nell'anima s'introduce per mezzo del sedere, & della quiete.

PACE.
Nella Medaglia di Filippo.

DONNA, che con la destra mano tiene un Ramo d'Ulivo, & con la sinistra un'Asta. Per questa Figura
si dipinge la Pace acquistata per propria virtù, & valore, & ciò denota l'Asta, che tiene in mano.

PACE.
In una Medaglia di Vespasiano si vede scolpita.

DONNA, che da una mano tiene un Ramo d'Ulivo, dall'altra il Caduceo, & in un'altra si vede con un
Mazzo di Spiche di Grano, & co'l Cornucopia, & con la Fronte coronato d'Ulivo.
Il Caduceo è significativo della Pace, che acquistano, & mantengono le Republiche, persuase
dall'eloquenza, & facondia de gli huomini dotti, acciò che ciascuno debbia tener il decoro secondo le
qualità sue, essendo il Caduceo istromento di Mercurio, Dio dell'eloquenza.

PACE.
Nella Medaglia di Tito.

DONNA, che nella destra mano tiene un Ramo di Palma, & nella sinistra un'Asta.
La Palma promette premio à meritevoli, l'Asta minaccia castigo à delinquenti. Et queste due,
Speranza, & Timore, mantengono gli huomini in quiete, & in pace.

PACE.
In un'altra Medaglia d'Augusto si vede.

DONNA, alata a' piedi, co'l Caduceo in mano, con lettere, che dicano Pax. Hà nel riverso questa
Medaglia un'Ara, con un Serpe intorno, & con una Corona, perche al tempo d'Augusto, successore di
Giulio Cesare, non pur in Roma, ma per tutto il Mondo, dominato all'hora da lui, scorse la Pace felice,
& compita, come si racconta da gli Scrittori de' tempi suoi, con inviolabile zelo di Religione.
Si fece questa figura con l'ali a' piedi, & con l'Ara dall'altra banda, la quale co'l Serpe coronato, per
antica traditione, significa, che la Maestà di Dio, ò dell'Imperio offesa si vendica con le proprie forze,
à mantenimento della pace.

PACE.
Nella Medaglia di Sergio Galba con nome di Pace stà scolpita.

UNA Donna di bello aspetto, che siede, & nella destra mano tiene un Ramo d'Ulivo, nella sinistra una
Clava con lettere PAX AUGUST. ET S. C.
Nota questa Figura la Pace acquistata per valor dell'animo, & per vigor del corpo. L'animo si scopre
nella bellezza, & nel seder della Donna; il corpo dalla Clava, istromento co'l quale Hercole soleva
castigar gl'inimici, & reprimer l'audacia de' malfattori.

PACE.
Nella Medaglia di Traiano si fà solo.

DONNA, che con la destra tiene un Ramo d'Ulivo, & con la sinistra un Corno di Dovitia.

PACE.
ET in un'altra di Filippo si vede in forma di Donna, che con la destra mano alza un Ramo d'Ulivo, &
con la sinistra tiene un'Asta con lettere PAX FUNDATA CUM PÆRSIS. Et di tutte queste potrà il
discreto Pittore eleggere quella, che più gli parrà à proposito, & anche di molte farne una sola,
secondo, che vedrà meglio potersi spiegar la sua intentione.

PAZZIA.
UN Huomo di età virile, vestito di lungo, & di color nero, starà ridente, & à cavallo sopra una Canna,
nella destra mano terrà una girella di carta, istromento piacevole, & trastullo de' Fanciulli, i quali con
gran studio la fanno girare al vento.
La Pazzia si fà convenientemente nel modo sopradetto, perche non è altro l'esser pazzo, secondo il
nostro modo di parlare, che far le cose senza decoro, & fuor del commune uso de gli huomini, per
privatione di discorso, senza ragione verisimile, ò stimolo di Religione. Quindi è, che si dice
communemente esser meglio essercitar la pazzia con molti, che esser savio con pochi, perché,
misurandosi la nostra saviezza dalla nostra cognitione, & conoscendosi più ordinariamente in molti,
che in pochi, par, che quelli, non questi, si debbiano seguitare oltre che, giudicando noi la beatitudine
nostra consistere nelle opinioni d'altri, & l'opinioni misurandole ciascuno secondo le sue proprie
attioni, ciascuno approverà que' costumi, che a' suoi si assomigliano, onde è necessario, per acquistare
questo buon concetto, all'opinione d'altri nelle sue attioni accostarsi. Qundi è, che ne gli honori uno si
stima felice perche dal maggior numero de gli huomini questi sono stimati gran parte della felicità,
nella povertà si giudicha meschino, perche da molti tale si vede riputato. Et di questa pazzia, & di
questa saviezza si parla sempre da gli huomini, non bastano l'ali del nostro sapere à conoscere quella,
che è netta di questi accidenti, & di queste intentioni. Onde riputandosi saviezza nella Città ad
un'huomo di età matura trattare de' reggimenti della fameglia, & della Republica, Pazzia si dirà
ragionevolmente alienarsi da queste attioni, per essercitar giochi puerili, & di nissun momento. Il riso
è facilmente indicio di pazzia, secondo il detto di Salomone, però si vede, che gli huomini riputati
savij poco ridono, & Christo Nostro Signore, che fù la vera Saviezza, & Sapienza, non si legge, che
ridesse giamai.

PATIENZA.
DONNA, vestita di berettino accompagnato co'l Taneto, con un giogo in spalla in sembiante modesto,
& humile.
La Patienza consiste in tollerare fortemente le cose avverse, & è uno de' principali effetti della
fortezza, la quale si stende fino al sofferire il giogo della servitù, con l'animo intrepido, & costante,
quando la necessità lo richiede. Però fù da savij notato Catone d'animo vile perche volle uccidere se
stesso, più tosto, che vivere sotto il governo del Tiranno.
Il vestimento del colore detto significa Patienza, per avvicinarsi molto al nero, il quale nota in questo
proposito mortificatione, mala sodisfattione, & dolore; nondimeno, perche la virtù frà le avversità non
si smorza affatto, si deve fare di color berettino, che ritiene quella poca di vivacità, che è la speranza
di cambiar fortuna frà le miserie, & è un aspettare all'occaso del Sole, che di nuovo sorga la luce
bella, & chiara, per illuminare il giorno oscurato nelle miserie.
Il Giogo è significativo della Patienza, la quale, come si è detto, si essercita solo nel tolerare le
avversità, con animo costante, & tranquillo. Et in questo proposito disse Christo Signor Nostro, che il
suo giogo era soave per lo premio, che si aspetta dopo l'osservanza de' suoi santi commandamenti, che
sono un giogo al quale volentieri sottomette il collo ogni Christiano, che habbia zelo dell'honor di
Dio.

PATIENZA.
DONNA, con un Torchio acceso in una mano, con la quale versi cera liquefatta sopra l'altro braccio
ignudo, & à piedi per terra vi saranno alcune Lumache, le quali si pongono per la Patienza, per
secondare i tempi, & starsi molti giorni rinchiuse nelle loro cocciole, finché viene il tempo à proposito
da uscir fuora.

PATIENZA.
DONNA, vestita di berettino, con le mani legate da un paro di manette di ferro, & à canto vi sarà uno
Scoglio, dal quale esca acqua à goccia à goccia, & cada sopra le manette di detta figura.
Per la quale si mostra, che ad un huomo, che sà aspettare ogni cosa succede felicemente, & ancorché i
principij di fortuna siano cattivi, aiutati poi da qualche favor del Cielo, che non lascia mai senza
premio i meriti dell'huomo, in un punto nasce quel bene, che molti anni si era in vano desiderato. Di
questa sorte di Patienza, & dell'esito felice habbiamo a' dì nostri memorabili essempij nella Corte di
Roma, essendo solo per la patienza di una assidua servitù molti arrivati all'honor del Cardinalato, &
d'altri gradi importanti della Hierarchia Ecclesiastica, ove, come Città fabricate nell'alte montagne,
sono esposti à gli occhi di tutto il Mondo, & hanno occasione di farsi chiari per la virtù dell'animo,
come sono celebri per la dignità, & grandezza esteriore.
Ma quando bene non succedesse, che alla patienza fosse guiderdone la libertà in questa vita, come
non si vede così spesso, che la forza dell'acqua consumi il ferro, non dobbiamo però perderci d'animo,
sapendo le promesse fatteci per la bocca di Christo Nostro Signore, che consistono in beni non
corrottibili, dicendo In patientia vestra possidebitis animas vestras, &, che è solito castigare, &
correggere in questa vita quelli, che ama, & desidera premiare nell'altra.

PATIENZA.
DONNA, di età matura, à sedere sopra un sasso, con le mani in modo, che mostri segno di dolore, &
con li piedi ignudi sopra un fascio di spine.
La Patienza si scopre nel sopportare i dolori del corpo, & dell'animo, però si dipinge la presente figura
in questo atto.
Le spine sono quelle punture, che toccano nell'honore, ò nella robba, ò nella vita, le quali, se bene
pungono i piedi, cioè danno fastidio nel corso degli affetti terreni, nondimeno lasciano libera la testa,
& le altre membra più nobili, perche un'anima ben regolata, & ben disposta sopra alla stabilità della
virtù non prova il danno fondato nelle cose terrene.
Il sedere sopra il sasso dimostra esser dura cosa saper reggere la patienza con animo tranquillo, ma
che facilmente si supera.

PAURA.
DONNA, con faccia picciola, & smorta. La picciolezza arguisce, come dicono i Fisognomiti,
pusillanimità, & starà in atto di fuggire con spavento, & con le mani alzate in alto; haverà i capelli
dirizzati per l'effetto della paura, & alle spalle vi terrà un mostro spaventevole. Si può vedere quanto
si è detto del Timore, & dello Spavento, i quali sono affetti, ò similissimi, ò gli stessi, con la
differenza solo del più, & del meno.

PECCATO.
GIOVANE, cieco, ignudo, & nero il quale mostri di caminare per vie precipitate, rapide, & distorte,
cinto à traverso da una Serpe, con un Verme, che penetrando il lato manco gli roda il core.
Il Peccato si dipinge giovane, & cieco per l'imprudenza, & cecità di quello, che lo commette, non
essendo il peccato per se stesso altro, che una trasgressione delle Leggi, & un deviar dal bene.
Si fà ignudo, & nero, perche il peccato spoglia della gratia, & priva affatto del candore della virtù,
stando in pericolo di precipitare per l'incertezza della Morte, che lo tira nell'Inferno, se non si aiuta
con la penitentia, & co'l dolore.
È circondato dal Serpente, perche il peccato è una signoria del Diavolo, nostro inimico, il quale cerca
continovamente ingannarci con finte apparenze di bene, sperandone sempre il successo, che ne hebbe
con la prima nostra Madre infelice.
Il Verme al cuore è il verme della conscienza, ò la conscienza stessa, che dicono i Theologi, la quale
stimola, & rode l'anima peccatrice, & sempre stà vivace, & gagliardo, fin, che nel peccato sente il
polso, & il sangue, onde prende il vigore, & si nodrisce.

PECUNIA.
DONNA, vestita di giallo, di bianco, & di tanè scuro, in capo haverà una bella acconciatura, sopra la
quale vi sarà una Civetta, & terrà in mano alcuni Torsegli, & Pile.
I colori del vestimento significano le sorti delle monete, le quali si fanno d'oro, d'argento, & di
metallo, con li Torselli, & le Pile, che sono istromenti da battere monete.
La Civetta presso a' Greci significava danari, perche per gratificare gli Ateniesi, che per insegna
portavano questo animale, quasi tutti i Greci lo stampavano nelle monete loro, come scrive Plutarco
nella vita di Lisandro.
Si nota ancora la Pecunia con le Nottole, le quali in Atene si stampavano nelle monete, per una
memorabile astutia di un servitore di Gilippo pur in Athene; raccontata dal medesimo Plutarco
nell'istesso luogo. Perché havendo carico questo Gilippo di trasportare una gran pecunia in
Lacedemonia, buona parte ne occultò sotto le tegole del tetto di casa, il che havendo veduto il detto
suo servitore, & essendo Legge presso di loro, che non si dovesse credere al servitore, che testificasse
in pregiudicio del proprio padrone, disse solo in giudicio, che sotto le tegole della casa di suo padrone
vi era grandissima quantità di nottole, il che essendosi inteso da gli accorti Giudici, reintegrorno la
Republica di quel danaro, lodando l'accortezza del servitore, & dimandarono poi in alcune occasioni il
danaro co'l nome di Nottole.

PENA.
DONNA, di brutto aspetto, con bocca aperta in atto di gridare, con habito mesto, & melanconico, &
in diverse parti stracciato, con una sferza in mano; sarà zoppa da un piè, cioè con una gamba di legno
mostri discendere una gran caverna, & si sostenti con fatica sopra le crocciole.
Fra la Penitentia, & la Pena vi è questa differenza particolare, che potendosi esse dir sorelle frà sé, &
figliuole ambedue del Peccato, la Penitenza si genera con volontà, & consenso dell'huomo, che già si
duole da gli errori commessi; ma la pena è quella, che il giudicio, ò degli huomini, ò di Dio dà a'
peccati, senza stimolo di pentimento, ò desiderio di sodisfare con le buone opere.
Per mostrare dunque questa circostanza così importante, che si ritrova nella pena, si dipinge la sua
figura brutta di aspetto, in atto di gridare, per mostrare il desiderio di fare resistenza, ò di vendicarsi
per la violenza del giudicio.
Si dipinge con la sferza, & con la gamba di legno, conoscendosi così, che non può caminar di sua
propria volontà, &, che la forza altrui, overo il giuditio Divino, spesse volte conducono l'huomo al
precipitio, & al merito degno delle attioni scelerate, al quale se bene mal volentieri si camina, & con
guai, non si perde non dimeno affatto il vigore, perche il lume dell'intelletto, & il verme della
conscienza detto di sopra fanno, che à forza si conosce l'errore, & il merito del castigo, che si pate.

PENITENZA.
DONNA, estenuata, & macilente in viso, con habito maninconico, & povero, riguardi con molta
attentione verso il Cielo, & tenga con ambe le mani una Craticola, la quale si pone per segno della
vera Penitentia da' sacri Theologi, perché, come essa è mezzo frà la cosa, che si coce, & il fuoco, così
la penitentia è mezzana frà i dolori del peccatore, & l'amore di Dio, il quale è motore di essi. Hà la
Penitenza tre parti principali, che sono Contritione, Confessione, & Sodisfattione; però si potrà dire,
che la Contritione si accenni con l'aspetto maninconico, & doloroso, la Confessione con la faccia
rivolta al Cielo in segno di dimandare perdono, facendola però a' Sacerdoti approvati, & la
Sodisfattione con la Graticola, instromento proportionato alla pena corporale, dalla quale si misura
ancora il merito di questa virtù viva, & vitale.

PENITENZA.
DONNA, vecchia, & canuta, vestita d'un panno di color bianco, ma tutto macchiato, & stia à sedere in
luogo solitario sopra una pietra, donde esca un fonte, nel quale specchiandosi co'l capo chino versi
molte lagrime, stando in atto di spogliarsi.
La Penitenza è un dolore de' peccati più per amor di Dio, che per timor delle pene, il qual dolore,
nascendo dal cuore, scerne se stesso, & la bruttura delle sue attioni passate; & però si rappresenta
questa donna che, mirandosi nel fonte, & vedendosi già consumata dalla vecchiaia, piange il tempo
passato mal speso, & significato per le sozzure nella candida veste, che è l'innocenza donataci per
mezzo del santo Battesimo, & contaminata per nostra colpa.
La Pietra ove siede, & si posa, non è altro, che Christo Nostro Salvatore, sopra al quale il peccator
sedendo, cioè fermandosi co'l pensiero alla contemplatione del fonte, che è la gratia, la quale da lui
scaturisce, come disse egli medesimo alla Samaritana; si spoglia della veste imbrattata per lavarla nel
fonte, lavandosi, & facendosi candida l'anima per mezzo della Penitenza, la quale è Sacramento
havuto da noi per mera benignità di lui. Però disse David à Dio, Signore tu mi laverai, & mi farò più
bianco della neve. Il luogo solitario significa il segreto del cuore, nel quale ritirandosi, & dalle vanità
mondane allontanandosi la mente, trova la pace di Dio, & co'l dolore de' peccati la perduta gratia
racquista.

PENITENZA.
DONNA, con la veste di color berettino, la quale sarà tutta rotta, & squarciata; starà questa figura
mesta piangendo, con un fascetto di spine in una mano, & nell'altra con un pesce, perchè la Penitenza
deve essere condita co'l digiuno, & co'l rammarico.
PENITENZA.
DONNA, macilenta, & vestita di Cilicio, terrà nella mano destra una Sferza, & nella sinistra una
Croce, nella quale riguardi fisamente.
Il Cilicio, significa, che il penitente deve menar la vita lontana dalle delicie, & non accarezzare la
carne.
La disciplina è la correttione di se stesso, & la Croce la patienza, per la conformità, che il penitente
acquista con l'istesso Christo, & per lo dispregio del Mondo, conforme alle sue parole, che dicono,
Qui non tollit Crucem suam, & sequatur me, non potest meus esse discipulus.
PENSIERO.
HUOMO, vestito di nero, con l'acconciatura di capo piena di Noccioli di persica; haverà per la veste
molte spine voltate con le punte verso la carne.
I Noccioli di persico, mostrano, che, come essi sono divisi da molti, & varij canaletti, ancorché siano
di materia soda, & dura; così è l'anima nostra, la quale, ancorché sia immortale, & capace
dell'Eternità, è divisa da' pensieri in varie parti, come bene avverte il Pierio.
Le Spine, ci manifestano, che non altramente pungono, & tormentano i pensieri l'animo, che le Spine
tormentino, & affliggano il corpo dell'huomo, dandogli occasione di malinconia, che si nota nel color
nero della veste.
PENSIERO.
HUOMO, vecchio, pallido, magro, & maninconico, vestito di Cangiante, co' capelli rivolti in sù, con
un par d'ali al capo, & alle spalle; haverà appoggiato la guancia sopra alla sinistra mano, & con la
destra terrà un viluppo di filo tutto intricato, con un'Aquila appresso.
Vecchio si rappresenta, per essere i pensieri più scolpiti, & più potenti nell'età vecchia, che nella
giovane; però disse il Petrarca:

Pensier canuti in giovanile etate.

È pallido, magro, & maninconico, perche i pensieri, & massime quelli, che nascono da qualche
dispiacere, sono cagione, che l'huomo se ne affligge, macera, & consuma.
Il vestimento di Cangiante, significa, che i pensieri sono diversi, & da un'hora ad un'altra ne sorgono
infiniti, come dice ancora il Petrarca nella Canz. xvij.

A ciascun passo nasce un pensier novo.

Alato si finge dal medesimo Poeta nel Sonetto 83. dicendo:

Volo con l'ali de' pensieri al Cielo.

Però Dante nel nono dell'Inferno dice, che il Pensiero è un velocissimo moto della mente, il quale
vola subito dove lo volge la intentione, & è capace di tutte le imagini passate, presenti, & future.
I Capelli rivolti in sù, & la sinistra mano alla guancia, sono segni della elevatione della mente, nata
per la quiete del corpo.
Il viluppo di filo intricato è simile al pensiero, il quale quanto più si aggira, tanto più moltiplica, & si
fà maggiore, & alle volte s'intrica, di maniera, che fà perdere la speranza di stricarsi, & cresce per
nuocere à se stesso con le proprie forze, & è vero, che alle volte il pensiero dà risolutione a' negotij, &
trova strada da svilupparsi da' fastidij; il che ancora dimostra il Filo, il quale fù guida à Teseo, & è
guida ancora à tutti gli huomini prudenti per uscire da' laberinti, che porta seco la vita nostra mortale,
& per mostrare la nobiltà del pensiero, vi si dipinge l'Aquila, uccello nobile, & di gran volo.
PENTIMENTO
De' peccati.
HUOMO, vestito di nero, foderato di tanè, starà in ginocchioni, percotendosi con la destra mano il
petto, co'l capo alquanto chino, con gli occhi rivolti al Cielo, piangendo dirottamente; haverà à canto
un Pellicano.
Il color del vestimento, & il percotersi il petto significano dolore, & rendersi in colpa de gli errori
commessi, per le ragioni dette di sopra.
Lo stare in ginocchioni, mirando il Cielo, è il dimandar perdono dell'offese fatte à Dio per propria
colpa.
Il Pellicano, dice S. Girolamo, che, dopò haver co'l becco uccisi i suoi figliuoli, stà tre giorni nel nido
continovamente piangendo, il, che è vero effetto del pentimento, come disse il Ruscelli nell'Impresa
del Cardinale d'Augusta à simil proposito. Delle lagrime parla Ovidio nel lib. 9. delle Metamorfosi,
nella allegoria di Bibli trasmutata in Fonte, per essempio, che quando ci vediamo giunti à penitenza di
qualche nostro errore dobbiamo risolverci in lagrime, per segno, che siamo veramente pentiti.
PELLEGRINAGGIO.
HUOMO, in habito di Pellegrino, ma, che habbia rasa la metà della testa, & similmente della barba, &
dalla destra habbia i capelli lunghissimi, che gli pendano sopra le spalle, & similmente la metà della
barba lunga, & irsuta, per imitare gli Egittij, li quali in questo modo dipingevano il Pellegrinaggio, &
la cagione fù che, essendo Osiride partito per la espeditione contro i Giganti, in diece anni, che stette
lontano, sempre con grande studio coltivò la barba, & la testa; poi ritornato in Egitto adoprò il rasoio.
Gli Egittij, volendo denotar poi il suo pellegrinaggio co'l felice successo del ritorno, lo dipingevano
nel modo detto, il che poi ancora fecero per esperimere ogni sorte di pellegrinaggio.
Haverà nella destra mano un Bordone, sopra del quale vi sarà una Rondine, perche questo uccello,
secondo, che hanno osservato gli antichi, subito che hà incominciato à volare, si parte, & va lontano
dal padre, & dalla madre pellegrinando.

PENTIMENTO.
UN huomo, che stìa con ambe le mani ad uno aratro, in atto di voler lavorare la terra, & con la faccia
guardi dietro, con la testa piegata in modo, che mostri affatto alienatione d'animo da quella attione,
alla quale si era applicato, & è conforme alle parole di Christo Signor Nostro nel Vangelo.

PERFETTIONE.
DONNA, vestita d'oro, mostri le Mammelle, & tutto il petto scoperto, starà dentro al Cerchio del
Zodiaco, disegnando co'l Compasso nella sinistra mano un Circolo, il quale si scolpisca quasi finito.
Il vestimento d'oro le si deve, per la perfettione, che hà frà tutti i metalli.
Le Mammelle, insieme co'l petto scoperto, significano una parte della perfettione molto principale,
che è di nudrire altrui, & esser pronto à communicare i proprij beni, essendo cosa più perfetta il dare,
che il ricevere i beneficij. Laonde Iddio, che è infinita perfettione, à tutti dà, non ricevendo cosa
alcuna dalle sue creature.
Il Compasso, onde ella descrive il Cerchio, che è perfetta figura frà le Matematiche, è simbolo della
ragione, che ad ogni intorno si muove, & è debita, & convenevole misura delle attioni perfette.

PERFIDIA.
DONNA, vestita del color del Verderame, & in ambedue le mani tenga un Serpente significativo,
secondo, che si cava da Aristotele, di estrema perfidia.

PERSECUTIONE.
DONNA, vestita del colore del Verderame, accompagnato co'l color della Ruggine; alle spalle porti
l'ali, & nella sinistra tenga un Arco, stando in atto di voler colpire, & haverà a' piedi un Cocodrillo.
Il colore del Verderame, & della Ruggine significa il fine della persecutione, che è di consumare
altrui, danneggiando, ò nell'honore, ò nella robba.
L'Ali significano, che la Persecutione è sempre presta, & veloce al male altrui.
Tiene l'Arco per ferire etiandio di lontano, con parole malediche.
Il Cocodrillo si dipinge appresso, perche perseguita, & vuol guerra solo con quelli, che fuggono; così
la persecutione non si può dimandare con questo nome, se non è forza essercitata in persona, che non
voglia, ò, che non si curi di resistere con le forze proprie. Però Persecutione fù quella de' Santi
Martiri, che si lasciavano dar la morte senza pensiero di offendere altri, & è persecutione quella de
gl'invidiosi, & detrattori, che cercano levar la fama alle persone di honore, le quali non pensano mai,
se non all'utile, & all'honore di chi loro nuoce.

PERSEVERANZA.
UN Fanciullo, il quale con le mani si sostenga ad un ramo di Palma, alzato assai da terra.
Per la Fanciullezza si mostrano le prime impiegature dell'animo in bene, tenendosi alla Palma, che
significa Virtù, per non saper star soggetta a' pesi, come si è detto altre volte, ma si alza quando il
peso gli si aggrava sopra, come la Virtù, che si conosce quando il vitio gli dà occasione di fare
resistenza, & perde se stessa la perseveranza, lasciando le buone opere, come il fanciullo spinto non
può lasciare il ramo della Palma, dal quale stà pendente, & lontano da terra, che insieme con esso non
lasci ancora la vita cadendo. Però la Perseveranza, come disse Cicerone nella Retorica, si contrapone
alla Pertinacia, & è una fermezza, & stabilità perpetua del voler nostro, retta, & governata dalla
ragione in quanto è necessaria all'attioni honeste dell'huomo.

PERSEVERANZA.
DONNA, vestita di bianco, & nero, che significano, per essere l'estremità de' colori, proposito fermo;
abbraccia un Alloro, il qual albero è posto dal Ruscelli, come ancora dal Doni, per la Perseveranza,
riguardando l'effetto di mantenere le frondi, & la scorza verde sino in mezzo al Verno.
Potrà farsi ancora detta Figura vestita di Turchino, per somiglianza del color celeste, il quale non si
trasmuta mai per se stesso giamai.

PERSUASIONE.
UNA Matrona in habito honesto, con bella acconciatura di capo, sopra alla quale vi sia una Lingua, &
a' piè di essa un'Occhio. Sarà stretta con molte corde, & legaccie d'oro, terrà con ambe le mani una
Corda, alla quale sia legato un animale con tre teste, una di Cane, l'altra di Gatto, la terza di Simia.
La Lingua, per esser il principale, & più necessario instromento da persuadere altrui, si dipingerà
nell'acconciatura della Testa, & si faceva da gli Egittij antichi per dimostrare le parole, & la
persuasione senza arte, & solo con l'aiuto della natura.
Per mostrare poi un parlare aiutato da molto essercitio, & da grand'arte facevano un occhio alquanto
sanguigno, perché, come il Sangue è la sede dell'anima, secondo il detto di alcuni Filosofi, così il
parlar con arte è la sede delle sue attioni, & come l'Occhio è Fenestra, onde ella vede, così il parlare è
Fenestra, onde è veduta da gli altri.
Le legaccie dell'oro per la vita dimostrano, che la Persuasione non è altro, che un esser cattivato ad
altri, & legato con la dolcezza, & soavità dell'eloquente parlare.
L'animale di tre faccie mostra la necessità di tre cose, che deve haver quello, che dà luogo in se stesso
alla persuasione; prima deve esser fatto benevolo, il che si mostra con la faccia di Cane, che accarezza
per suo interesse. Deve ancora farsi docile, cioè, che sappia quello, che gli si deve persuadere, ciò si
dimostra con la Simia, che frà tutti gli altri animali pare, che capisca meglio i concetti de gli huomini.
Ancora si deve fare attento, & si dimostra ciò co'l Gatto, che nelle sue attioni è diligentissimo, &
attentissimo. Tiene la corda di detto animale con ambe le mani, perche tutta la persuasione, se non hà
questi messaggieri, ò non si genera, ò debolmente camina.

PERTINACIA.
DONNA, vestita di nero, con molta edera, che gli nasca sopra al vestito, & in capo terrà un dado di
piombo.
Il color del vestimento significa fermezza, & stabilità, & ignoranza, i quali effetti sono notati per la
oscurità sua, & da questi effetti nasce la Pertinacia.
Per questa cagione le si pone il dado di piombo in capo, il quale è grave e difficile da muoversi, & il
piombo è indicio dell'ignoranza, come habbiamo detto al suo luogo, & si rammenta come madre, &
nudrice della Pertinacia.
L'Edera abbarbicatale addosso si fà per dimostrare, che l'opinioni de gli ostinati ne gli animi loro
fanno l'effetto, che fà l'Edera nel luogo ove si trova haver buon fondamento, la quale, se bene si
sradica, non perde il vigore, & se bene si fà diligenza, pur molte volte fà cadere à terra il luogo
medesimo, sopra il quale si sostentava.

PERTURBATIONE.
DONNA, vestita di varij colori, con un Mantice in mano. La Perturbatione nella vita dell'huomo nasce
dal disordine delle prime qualità nell'anima, nasce dal disordine delle opinioni de' Magistrati, & de'
Popoli; tal, che co'l disordine si cagiona, & si conosce il confuso ordine delle perturbationi, non
essendo altro il disordine, che disunione, & inegualità. Adunque la perturbatione nasce dall'inegualità,
il che si mostra co'l Mantice, che co'l vento soverchio desta la calidità del fuoco, & maggiormente
l'accende, & ove non sono motivi contrarij, non può essere perturbatione; però la mescolanza de'
colori mostra confusione delle passioni.

PESTE O'
Pestilenza.

DONNA, vestita di color tanè oscuro, haverà la faccia smorta, & spaventevole, la fronte fasciata, le
braccia, & le gambe ignude, la veste sarà aperta da' fianchi, & per l'apertura si vedrà la camicia
imbrattata, & sporca, parimente si vedranno le mammelle anch'esse sozze, & ricoperte da un velo
trasparente, & a' piedi di essa vi sarà un Lupo.
La Peste è una infermità contagiosa, cagionata in gran parte dalla corrottione dell'aria, della quale non
occorre dir altro per esser la figura assai chiara per se stessa, solo dobbiamo pregare Iddio, che non ce
ne faccia havere altra cognitione, che quella, che ci viene da gli Scrittori, ò quella, che ci danno i
ragionamenti de' vecchi.
Il Lupo significa Pestilenza, però, secondo, che dice Filostrato, vedendo Palamede scorrere alcuni
Lupi per il monte Ideo, fece sacrificare ad Apollo, sperando sovvenire al pericolo della peste, il qual
vedeva soprastare; & si sà à tempo di peste vedersi per le campagne più Lupi dell'ordinario.

PESTE O' PESTILENZA.


DONNA, vecchia, macilenta, & spaventevole, di carnagione gialla, sarà scapigliata, & in capo haverà
una ghirlanda di nuvoli oscuri, sarà vestita di color bigio, sparso d'humori, & vapori di color
giallaccio, starà à sedere sopra alcune pelli d'agnelli, di pecore, & altri animali, tenendo in mano un
flagello con le corde avolte sanguinose.
Come è questa figura per la vecchiezza, & color macilente, spiacevole à vedere, così la Peste, per la
brutta, & maninconica apparenza universale, è horribile, & detestabile.
La Carnagione gialla mostra l'infettione de' corpi, essendo questo color solo in quelli, che sono poco
sani della vita.
I Nuvoli mostrano, che è proprio effetto del Cielo, & dell'aria mal condicionata.
Il Color bigio è il colore, che apparisce nel Cielo in tempo di pestilenza.
Le Pelli di molti animali significano mortalità, sentendo nocumento da questa infettione d'aria non pur
gli huomini, ma ancora le bestie, che nel vivere dipendono da essi.
Il Flagello mostra, che egualmente batte, & sferza ciascuno, non perdonando nè ad età, nè à sesso, nè
à gradi, nè à dignità, nè à qual si voglia altra cosa, per cui suole andarsi ritenendo nel castigo il
rispetto humano.

PIACERE.
UN giovane di sedici anni in circa, di bello aspetto, & ridente, con una ghirlanda di rose in capo,
vestito di verde, & molto ornato, con un Iride, che da una spalla all'altra gli circondi il capo; con la
mano destra tenga un filo verde, con molti hami ad esso ligati, & nella sinistra un mazzo di fiori.
La gioventù di questa età è più di tutte l'altre dedita a' piaceri, per esser come un nuovo, & mondo
cristallo, per lo quale traspariscono belle, & chiare tutte le delicie mondane.
Per lo Volto bello, & ridente si dimostra, che dalla bellezza deriva il piacere.
Le Rose furono dedicate à Venere, Dea de' piaceri, perche queste hanno soave odore, & rappresentano
le soavità de' piaceri amorosi, come ancora la loro debole, & corta duratione.
Il vestimento verde conviene alla gioventù, & al piacere perché, essendo il color verde il più
temperato frà il bianco, & il nero, ò frà l'opaco, & il lucido, de gli altri, hà in sé la perfetta misura
dell'obietto, alla virtù del vedere proportionata, che più conforta, & rallegra la vista, che gli altri colori
non fanno, i quali si avvicinano à gli estremi.
Gli Ami, sono i varij allettamenti, che nelle cose piacevoli del Mondo si ritrovano appesi al verde filo
della debole speranza, sentendosi al fine le punture della conscienza, senza che l'huomo si sappia torre
dal dolce inganno.
L'Iride è indicio della bellezza apparente delle cose mortali, le quali quasi nell'apparire spariscono, &
si disfanno.

PIACERE VANO.
UN giovane ornatamente vestito, il quale porti sopra la testa una Tazza, con un cuore dentro, perche è
proprietà dell'huomo vano di mostrar il cuore suo, & tutti i fatti suoi ad ognuno, & chi cerca i piaceri
fuor di Dio bisogna, che à gli altri necessariamente manifesti il cuore; però si dice volgarmente, che
nè il fuoco nè l'amore si può tenere secreto, perche il cuore è fonte donde necessariamente
scaturiscono, & ove si formano tutti i caduchi piaceri.

PIACERE HONESTO.
VENERE, vestita di nero honestamente, cinta con un Cingolo d'oro, ornato di gioie, tenendo nella
destra mano un freno, & nella sinistra un braccio da misurare.
Per significare il piacere honesto Venere vien chiamata da gli antichi Nera, non per altra cagione,
secondo, che scrive Pausania nell'Arcadia, se non perche alcuni piaceri da gli huomini si possono
pigliare copertamente, & honestamente di notte, à differenza degli altri animali, che ad ogni tempo, &
in ogni luogo si fanno lecito il tutto.
Dipingesi co'l Cingolo, come è descritta Venere da Homero in più luoghi dell'Iliade, per mostrare, che
Venere all'hora è honesta, & lodevole, quando stà ristretta dentro à gli ordini delle leggi, significate da
gli antichi per quel Cingolo; e di più gli si dipinge il Freno in mano, & la Misura perche ancora dentro
à i termini delle leggi i piaceri devono essere moderati, & ritenuti.

PIACERE.
GIOVANETTO, di sedici anni, vestito di drappo verde, la veste sarà tutta fiorita, con un Corsaletto
dipinto di varij colori, per cimiero porterà una Sirena, nella mano destra tenendo molti ami legati in
seta verde, & nella sinistra haverà uno scudo ovato, & dorato, dentro al quale sarà dipinta una Meta di
marmo mischio, co'l motto, Huc omnia. Col numero di xvj. Notavano gl'Egittij il piacere perche in tal
anno cominciano i giovani à gustarlo, come racconta il Pierio, dove ragiona de' numeri.
Il Corsaletto dipinto mostra, che un huomo dedito a' piaceri, ogni cosa impiega à tal fine, come chi
porta il Corsaletto, il quale solo doverebbe servire per difendere la vita, & così dipinto serve per
vaghezza, & lascivia, & così l'huomo di solazzo vorrebbe, che ogni gran negotio terminasse ne'
piaceri, & nelle delicatezze del vivere.
La Sirena mostra che, come ella inganna co'l canto i marinari, così il piacere con l'apparente dolcezza
mondana, manda in rovina i suoi seguaci.
L'impresa dipinta nello scudo mostra, quello, che habbiamo detto, cioè piacere essere il fine de gli
huomini vani.

PIACERE.
GIOVANE, con la chioma di color d'oro, & inanellata, nella quale si vedranno con ordine molti fiori,
& sarà circondata di perle, una ghirlanda di mortella fiorita, sarà ignudo, & alato, le ali saranno di
diversi colori, & in mano terrà un'Arpa, & nelle gambe portarà Stivaletti d'oro.
La Chioma profumata, & i Capelli inanellati con arte sono segni di delicatezza, di lascivia, & di
effeminati costumi. Vi sono moltissimi essempi presso a' Poeti, che per mostrare d'haver dato bando a'
piaceri dicono di non acconciarsi i capelli, ma lasciarli andare negletti, & senz'arte; però al Piacere
con ragione si faranno con artificio inanellati.
Le Gemme, & i Fiori sono ministri, & incitamenti al piacere.
La Corona di Mirto nota l'istesso per esser dedicato à Venere, & si dice, che quando ella si espose al
giudicio di Paride era coronata di questa pianta.
L'Ali mostrano, che il piacere presto va à fine, & vola, & fugge, & però fù da gli Antichi Latini
dimandato Voluptas.
L'Arpa, per la dolcezza del suono, si dice haver conformità con Venere, & con le Gratie, che come
questo, così quella diletta gli animi, & ricrea li spiriti.
Gli Stivaletti d'oro convengono al piacere, per mostrar, che l'oro lo tiene in poco conto, se non gli
serve per sodisfarne gli appetiti, overo perche pigliandosi i Piedi molte volte per l'incostanza, secondo
il Salmo, Mei autem paene moti sunt pedes; si scopre, che volentieri s'impiega à novità, & non mai
stima molto una cosa medesima.

PIANTO.
DONNA, vestita di nero, scapigliata, che con la mano destra si stracci i capelli coronati di una
ghirlanda di apio, & con la sinistra tiene un ramo di fava co' fiori, & frutto, & à canto vi sarà una
Rondine.
Il vestimento nero, fu sempre indicio di mestitia, & di pianto. I Capelli sparti, & svelti
medesimamente, & la ghirlanda dell'Apio, significa pianto, perche da gli Antichi s'adoperava per
farne il letto à morti, stimando, che fosse dedicata alle deità infernali, perche non cresce mai tanto,
che si scosti dalla terra.
Il Ramo della Fava si pone per seguitare l'opinione de gli antichi Latini, che vollero, che questa fosse
pianta di lutto, & di mestitia, dicendo, che ne' fiori vi è scritto la parola di pianto, & però Varrone
prohibì il mangiar le Fave a' Sacerdoti. Et mi piace à questo proposito raccontare la pazzia di Pitagora,
il quale, essendo assalito da' nemici, & potendosi commodamente salvare in un campo di fave quivi
vicino, volle più tosto lasciarsi amazzare, dicendo non voler disturbare l'anime de' mortali, le quali
pensava scioccamente star à riposarsi frà que' fiori.
La Rondine si pone per lo pianto, essendo il suo canto molto lamentevole. Onde i Poeti la fingono
Progne, che pianga l'ingiuria fattale da Teseo suo marito, come diffusamente raccontano molti
Scrittori.

PITTURA.
DONNA, bella, co' capelli negri, & grossi, sparsi, & ritorti in diverse maniere, con le ciglia inarcate,
che mostrino pensieri fantastichi; si copra la bocca con una fascia legata dietro a gli orecchi, con una
Catena d'oro al collo, dalla quale penda una Maschera, & habbia scritto nella fronte Imitatio. Terrà in
una mano il Pennello, & nell'altra la tavola, con la veste di drappo cangiante, la quale le copra i piedi,
& a' piè di essa si potranno fare alcuni istromenti della Pittura, per mostrare, che la Pittura è essercitio
nobile, non si potendo fare senza molta applicatione dell'intelletto, dalla quale applicatione sono
cagionate, & misurate appresso di noi tutte le professioni di qual si voglia sorte (non facendo l'opere
fatte à caso, quantunque perfettissime alla lode dell'Autore, altrimente, che se non fossero sue). Si
dipinge questa imagine molto bella, &, che la bellezza noti nobiltà, si vede, perche: l'una, & l'altra è
perfettione, & l'una, & l'altra è degna d'Imperio; & secondo il detto di Homero ambedue piacciono, &
dilettano, muovono, & innamorano, ma l'una, che è corporale, primieramente i sensi, l'altra, che è
intellegibile l'intelletto; anzi non pure sono simili, ma l'istesse riputate da molti Filosofi, &
volgarmente si suol credere, che dove sono belle qualità del corpo vi sieno per lo più quelle
dell'animo, & dove è bellezza vi sia nobiltà.
I Capelli della testa si fanno neri, & grossi, perche stando il buon Pittore in pensieri continovi
dell'imitatione della natura, ò dell'arte, in quanto dà prospettiva, & è oggetto dell'occhio, & per questo
bisognandogli quasi continovamente havere per la fantasia tutti gli effetti visibili della natura, viene
per tal cagione à prendere molta cura, & maninconia, che genera poi adustione, come dicono i Medici,
dalla quale naturalmente ne gli huomini con molti altri questo particolare accidente si produce.
Saranno i Capelli hirsuti, & sparsi in alto, & in diverse parti, con anellature, che appariscano prodotte
dalla negligenza, perche nascono questi esteriormente dalla testa, come interiormente ne nascono i
pensieri, & i fantasmi, che sono mezzi come alle speculationi, così ancora all'opere materiali.
Le Ciglia inarcate mostrano maraviglia. Et veramente il Dipintore si estende à tanto sottile
investigatione di cose minime in se stesse per aiuto dell'arte sua, che facilmente n'acquista maraviglia,
& maninconia.
La Bocca ricoperta è indicio, che non è cosa, che giovi quanto il silentio, & la solitudine; però si
riserrano i Pittori in luoghi secreti, non perche temino riprensione dell'imperfetto lavoro, come
volgarmente si stima.
Tiene la Catena d'oro, onde pende la Maschera, per mostrare, che l'Imitatione è congiunta con la
Pittura inseparabilmente.
Gli Anelletti della Catena mostrano la conformità di una cosa, con l'altra, & la congiuntione, perche
non ogni cosa, come dice Cicerone nella sua Retorica, il Pittore impara dal Maestro, ma con una sola
ne apprende molte, venendo per la conformità, & similitudine congiunte, & incatenate insieme.
La qualità dell'Oro dimostra, che quando la Pittura non è mantenuta dalla nobiltà facilmente si perde,
& la Maschera mostra l'imitatione conveniente alla Pittura.
Gli antichi dimandavano Imitatione quel discorso che, ancorché falso, si faceva con la guida di
qualche verità successa, & perche volevano, che que' Poeti, à quali mancava quella parte, non fossero
Poeti riputati, così non sono da imitarsi i Pittori, che non l'hanno, essendo vero quel detto triviale, che
la Poesia tace nella Pittura, & la Pittura nella Poesia ragiona; vero è, che sono differenti nel modo
dell'imitare, procedendo per oppositione, perche gli accidenti visibili, che il Poeta con l'arte sua fà
quasi vedere con l'intelletto, per mezzo di accidenti intelligibili, sono prima considerati dal Pittore,
per mezzo delli quali fà poi, che la mente intende le cose significate; & non è altro il Piacere, che si
prende dall'una, & dall'altra di queste professioni, se non, che à forza d'arte, quasi con inganno della
natura, fà l'una intendere co' sensi, & l'altra sentire con l'intelletto. Hà bisogno dunque la Pittura della
imitatione di cose reali, il che accenna la Maschera, che è ritratto della faccia dell'huomo. Et la veste
cangiante mostra, che la varietà particolarmente diletta, come mostrano i piedi ricoperti, che quelle
proportioni, le quali sono fondamento della Pittura, &, che vanno notati nel disegno, avanti, che dia
mano a' colori, devono ricoprirsi, & celarsi nell'opera compita; & come è grand'arte presso à gli
Oratori saper fingere di parlare senz'arte, così presso a' Pittori saper dipingere in modo, che non
apparisca l'arte, se non à più intelligenti, è quella lode, che sola attende il Pittore curioso di fama, nata
dalla virtù.

PIETÀ.

GIOVANE, di carnagione bianca, di bello aspetto, con occhi grassi e co'l naso aquilino, haverà l'Ali
alle spalle, sarà vestita di rosso con una fiamma in cima del capo, si tenga la mano sinistra sopra il
core, & con la destra versi un Cornucopia pieno di diverse cose utili alla vita humana.
Si dipinge di carnagione bianca, di bello aspetto, occhi grassi, & co'l naso aquilino, perche in questo
modo la descrivono i Fisiognomici.
Vestesi di rosso, perche è compagna, & sorella della Carità, alla quale conviene questo colore, per le
ragioni dette al suo luogo.
Porta l'Ali perche trà tutte le virtù questa principalmente si dice volare, perche vola da Dio alla patria,
& dalla patria a' parenti, & da' parenti à noi stessi continovamente.
La Fiamma, che le arde sopra il capo significa la mente accendersi dell'amor di Dio all'essercitio della
Pietà, che naturalmente aspira alle cose Celesti.
La mano sinistra sopra la banda del cuore, significa, che l'huomo pietoso suol dare indicio della sua
carità con opere vive, & nobili, & fatte con intentione salda, & perfetta, senza ostentatione, ò
desiderio di vanagloria. Però dicono alcuni che, per levare ogni ombra alla Pietà di Enea, Virgilio con
gli altri Poeti disse la grande opra della sua Pietà essersi essercitata frà la oscurità della notte.
Il Cornocopia mostra, che in materia di Pietà non si deve tenere conto delle ricchezze del Mondo. Il,
che hà mostrato come si faccia, con singolare essempio frà gli altri, nelle molte penurie de' tempi
nostri, in Roma, il Sig. Patritio Patritij, al quale si devono da tutte le parti molto maggior lodi di
quelle, che possono nascere dalla mia penna.

PIETÀ.
DONNA, la quale con la destra mano tiene una Cicogna, & hà il braccio sinistro posato sopra uno
Altare, con la spada, & à canto vi è uno Elefante, & un Fanciullo.
La Pietà è amore di Dio, della Patria, de' Figliuoli, & di Padre, & Madre, però si dipinge co'l
Fanciullo.
La Cicogna insegna la pietà verso il Padre, & la Madre, co'l suo essempio detto altre volte; & quella
pietà, che si deve usare verso Dio, & la patria si nota medesimamente con l'Altare, & con la Spada,
dicendosi, che uno combatte per i fuochi, & per gli altari da' Latini, quando per la patria, & per la
religione si espone a' pericoli.
Riferisce dell'Elefante Plutarco, che in Roma certi Fanciulli per scherzo, havendo punto la proboscide
ad un Elefante, & perciò essendo esso adirato, pigliò uno di detti Fanciulli per gettarlo in aria, ma
gridando e piangendo gli altri per la perdita del compagno, lo Elefante con pietà piacevolmente lo
ripose in terra, senza fargli male, havendo castigata la troppo audacia solo con la paura.

PIETÀ.
Nella Medaglia di Tiberio si vede scolpita.

UNA Donna à sedere, con una Tazza nella destra mano, co'l gomito manco posato sopra un Fanciullo.
PIETÀ.
QUANDO gli Egittij volevano significare la Pietà dipingevano due Giovani insieme, che tiravano un
Carro, per la ricordanza di Bitonide, & Cleobe, Fratelli, che per atto di pietà tirarono la propria madre
al tempio di Giunone.

PIETÀ.
Si vede ancora nella Medaglia d'Antonino.

DONNA, con un Fanciullo in braccio, & con uno a' piedi.

PIETÀ DE' FIGLIUOLI


verso i Padri.

UN Giovane, che porti sopra le spalle un vecchio, fuggendo l'incendio, per la ricordanza della pietà di
Enea.

PIGRITIA.
DONNA, con faccia, & fronte grande, & naso grosso, & con le gambe sottili, starà à sedere in terra.
L'Ariosto:

Da l'altro la Pigritia in terra siede


Che non può andare e mal si regge in piede.

PIOGGIA.
Una Fanciulla, vestita di bigio, haverà in capo una ghirlanda di sette Stelle, delle quali ve ne sarà una
oscura, & nel petto ne haverà 17., delle quali ne saranno 7. oscure, & diece chiare. In mano terrà un
Ragno, che faccia la tela. Le sette Stelle, che porta in capo sono le Pleiadi, le quali spesse volte sono
cagione di pioggia, onde Statio nel quarto lib. delle Thebaide dice:

Inache Persea neque enim violentior exit


Amnis humo: cum Taurum, aut Pleiadas hausit aquosas.

Et per le sette Stelle del petto intende Orione, che è una figura la quale quando apparisce fà pioggie,
& tempeste assai. Però Virgilio nel primo dell'Eneide dice:

Cum subito assurgens fluctu nimbosus Orion.

& Propertio nel secondo dell'Elegie dice:

Non haec Pleiades faciunt neque aquosus Orion.

Il Ragno, quando è tempo da piovere, fà la tela sua con più assiduità, che quando è sereno, quasi
naturalmente consapevole della debolezza di quella, percioché ne' sereni l'aria è più pura, & sottile, &
per conseguenza più mobile, onde più agevolmente dal moto dell'aria detta tela può essere rotta, &
stracciata, però la fà quando l'aria è più humida, & più grossa, & si muove con più difficoltà. Onde
dice Plinio nel XI. lib. dell'Historia Naturale, parlando de' Ragnateli: aedem sereno non texunt, nubilo
texunt, ideoque multa aranea imbrium signa.

POESIA.
GIOVANE, bella, vestita di azurro celeste, sopra il qual vestimento vi saranno molte Stelle, sarà
coronata di Alloro, mostri le Mammelle ignude, piene di latte, co'l viso infiammato, & pensoso, con
tre Fanciulli alati che, volandole intorno, uno le porga la Lira, & il Plettro, l'altro la Fistola, & il terzo
la Tromba; & non volendo rappresentare i tre Fanciulli, per non ingombrare troppo il luogo, i detti
istromenti si posaranno appresso di essa.
Si dipinge Giovane, & bella, perche ogni huomo, ancorché rozzo, è alterato dalla sua dolcezza, &
tirato dalla sua forza.
Si corona di Lauro, il quale stà sempre verde, & non teme forza di Fulmine celeste, perche la Poesia
fà gli huomini immortali, & gli assicura da colpi del tempo, il quale suol tutte le cose ridurre
all'oblivione.
La Veste, con le Stelle, significa la divinità, per conformità di quello, che dissero i Poeti haver origine
dal Cielo.
Le Mammelle piene di latte mostrano la fecondità de' concetti, & dell'inventioni, che sono l'anima
della Poesia.
È pensosa, & infiammata nell'aspetto, perche il Poeta hà sempre l'anima piena di velocissimi moti,
somiglianti al furore.
I tre Fanciulli, sono le tre maniere principali di poetare, cioè Pastorale, Lirico, & Heroico, non
imparate, ma infuse nella mente, dicendosi per commune opinione, che i Poeti nascono, & gli Oratori
si fanno.
Infinite cose si potrebbono dire della Poesia, senza variar dal nostro proposito, ma hormai ogni bello
spirito tanto ne sà, per lo molto essercitio delle Accademie, & Scole d'Italia, che sarebbe un voler dar
lume alla luce del Sole volerne scrivere in questo luogo. Del, che mi saranno testimonio certo in
Perugia mia patria, l'Accademia de gl'Insensati, illustre già molti anni, & in Roma, che è sempre
principale in tutte le cose, quella de gl'Incitati, la quale rende maraviglia non pure à se stessa, ma
all'Italia, & à tutto il Mondo, per li nobili parti de gl'ingegni, che essa nodrisce, i quali tutti insieme lei
rendono nobile, come ella poi ciascuno separatamente rende famoso. Tra questi è noto il Cavaliero
Guarnello, avezzo per molti anni à ricrear le menti de' Principi con le Poesie, & se stesso con la fama
di se medesimo. È per la buona via ancora della Fama il Sig. Cristoforo Castelletti, Baldo Cataneo. Et
il Sig. Antonio de' Pazzi, Cavaliere Gerosolimitano, al presente Principe di detta Accademia, hà
havuto sì felice gratia dal cielo nel poetare, che basta solo per dare à lei quella Fama, che à molte altre
tutti gli Accademici insieme à pena mantengono. Tra questi ancora non tiene l'ultimo luogo il sig. Pier
Lione Casella che, oltre l'esser Eccellente compositore di Poesia, è di buonissimi costumi e di vita
essemplare. Che dirò del Sig. Porfirio Feliciani? potente à seminare ne gli animi quelle passioni, che
vuole, & à dar loro i costumi, che desidera? Et del mio cariss. Sig. Luca Valerio, ingegnioso nelle
cose Poetiche, come raro nelle Matematiche? Questo medesimo grido si manterrà, & accrescerà nel
Sig. Antonio Decio con l'Acripanda Tragedia nuovamente composta da lui. Ma già mi avveggo della
lunghezza, & me ne pentirei, se non dubitassi, che la giustitia, la quale consiste ancora nell'honorare
altrui conforme a' meriti, non venisse in parte fraudata da me.

POESIA.
DONNA, vestita del colore del Cielo, nella sinistra mano tenga una Lira, & con la destra il Plettro,
sarà coronata di Alloro, & a' piedi vi sarà un Cigno.
Si veste del color del Cielo, perche il Cielo in Greco si dice Uranos, & la Musa, che dà Spirito di
Poesia Urania; & per testimonio di tutti i Poeti, non può un huomo essere valente in queste arti, se non
è di particolare talento del Cielo dotato, & però si dicono i Poeti haver origine dal Cielo, come si è
detto. La Lira si dà in mano perche molto giova alla consonanza della Poesia l'armonica consonanza
del suono, & in particolare si servivano anticamente di questo istromento quelli, che contavano cose
basse, onde dall'istessa Lira furono Lirici nominati.
La Corona di Alloro dimostra, che l'intento di tutti i Poeti non è altro, che di acquistare fama ove tutte
le altre professioni hanno mescolato seco qualche utile, & l'Alloro non hà cosa più mirabile in sé, che
la viridità delle foglie perpetua, come essi la vivacità del nome.
Il Cigno in vecchiezza continovamente va meglio articolando la voce, per estenuarsi la gola; & così i
Poeti continovamente vanno megliorando nell'arte loro con gli anni, come si racconta di Edipo
Coloneo, & di altri.

POESIA.
DONNA, con l'Ali in testa, coronata di Lauro, con la sinistra tenga un Libro, & con la destra uno
Scettro similmente di Lauro.
Per l'Ali si conosce la velocità, & forza dell'intelletto, & per l'Alloro, oltre à quel, che habbiamo già
detto, si nota la fatica, & diligenza, perche nelle foglie sue vi è grandissima amarezza, come è
grandissima fatica ridurre à perfettione un'opra, che possa portar lode, & gloria all'auttore di essa.
Di ciò habbiamo essempio vicinissimo a' tempi nostri, oltre à gli altri, nel Poema Latino di Giacomo
Sannazzaro, il quale sappiamo in venti anni continui, & più essersi ridotto nel termine, che hora si
stampa, & con la brevità, che si vede.

POEMA EROICO.
HUOMO, di real maestà, vestito di habito sontuoso, & grave, in capo haverà una ghirlanda d'Alloro,
& nella destra mano una Tromba, con un motto, che dica, Non nisi grandia canto.

POEMA PASTORALE.
GIOVANE, di semplice, & natural bellezza, con una Seringa in mano, con Stivaletti à Staffa, acciò
che mostri il piede ignudo, con queste parole sopra, Pastorum carmina ludo.

POEMA SATIRICO.
HUOMO, ignudo, con faccia allegra, lasciva, ardita, &, che vibri la lingua, con un Tirso in mano, &
vi sia scritto il motto, Irridens cuspide figo.

POVERTÀ.
In uno ch'habbia bello ingegno.

DONNA, mal vestita, che tenga la mano destra legata ad un gran sasso posato in terra, & la sinistra
alzata con un paro d'Ali aperte, attaccate frà la mano, & il braccio.
L'Ali nella mano sinistra significano il desiderio d'alcuni poveri ingegnosi, i quali aspirano alle
difficoltà della virtù, ma oppressi dalle proprie necessità, sono forzati à starsi nell'abiettioni, & nelle
viltà della plebe. Et si attribuisce a' Greci la lode dell'inventione di questa Figura.

POVERTÀ.
DONNA, vestita come una zingara, co'l collo torto, in atto di dimandar elemosina, in cima del capo
terrà un uccello, chiamato Codazinzola, overo Squassacoda.
Racconta il Valeriano che, volendo gli Egittij significar un huomo di estrema povertà, dipingevano
questo uccello, perché, come dice ancora Eliano, è animale di tanto poco vigore, che non si può far il
nido, & per questo va facendo le ova ne' nidi altrui.
Rappresentasi la Povertà, in forma di Zingara, per non si trovare la più misera, & più meschina
generatione di questa, la quale non hà nè robba, nè nobiltà, nè gusto, nè speranza di cosa alcuna, che
possa dare una particella di quella felicità, che è fine della vita politica.

POVERTÀ.
DONNA, ignuda, & macilenta, à sedere sopra un'aspra rupe, con le mani, & i piedi legati, tenti di
sciorre le legaccie co' denti, essendo nella spalla dritta punta da un Scaravaggio, & habbia i capelli
intricati.
Qui si dipinge, non quella Povertà, della quale si ragiona presso ad Aristofane nel Pluto, posta
nell'haver quanto è bastevole alla necessità del vitto senza soprabondanza, ma la povertà di quelli, che
non hanno da vivere. Però si dipinge ignuda, & macilenta, co' capelli intricati, & con le mani, & piedi
legati sopra lo scoglio, per essere il Povero privo del maneggio di molti negotij, che lo renderebbono
famoso. Però disse S. Gregorio Nazianzeno la Povertà essere un viaggio, che molti viaggi impedisce,
& molte attioni, & procura sciogliersi i nodi co' denti perché, come si dice trivialmente, La Povertà fà
l'huomo industrioso, & sagace. Onde disse Teocrito à Diofante La Povertà sola esser quella, che
suscita l'arti, perche è stimolo significato in quell'animaletto, che noi chiamiamo Scaravaggio.

POVERTÀ.
DONNA, pallida, & furiosa vestita di nero, come dice Aristofane nella Comedia chiamata Pluto.
La Pallidezza si pone perche dov'è povertà è carestia delle cose da vivere, & ove queste mancano,
fanno perdere il colore, & lo spirito.
Si fà Furiosa, overo in atteggiamento di pazzia, perche tutte le parole, & le attioni d'un povero, sono
riputate pazzia, nè più si dà fede à lui, che ad uno insensato.
Il Color nero, perche è nuntio di morte, & di cose spiacevoli, ci dà ad intendere, che la Povertà è cosa
fastidiosa, difficile, luttuosa, & miserabile.

POVERTÀ
Il Doni.

DONNA, distesa sopra rami d'alberi secchi, con alcuni pochi stracci d'intorno.
I Rami secchi mostrano l'essere d'uno, che vive al Mondo in povertà, che non è stimato buono, non
potendo far frutto da se medesimo, se non per ardere, cioè per adoperarsi in tutti i bisogni à capriccio
dell'industria altrui; però à tutti pericoli della Republica, à tutti i travagli del Regno, à tutti gli aggravij
della Città, subito si sottopongono i poveri, con grandissimi pericoli della vita. Et però Virgilio disse
nel primo della Georgica:

Duris urgens in rebus egestas.

PREMIO.
HUOMO, vestito di bianco, cinto d'un velo d'oro, tenendo nella destra mano una Palma con un ramo
di Quercia, & nella sinistra Corone, & Ghirlande.
Due sono le parti del premio principali, cioè l'Honore, & l'Utile, & però si dipinge in mano à questa
figura il ramo della Quercia, & della Palma, significando quella l'Utile, & questa l'Honore.
Il vestimento bianco, cinto col velo dell'oro, significa la Verità accompagnata dalla Virtù, perche non
è premio quel bene, che si dà alle persone senza merito.

PREGHIERE.
DUE Vecchie grinze, meste, zoppe, guercie, maninconiche, & vestite di Turchino, così le dipinge
Homero. Et Zoppe si dipingono forse perche quando si vuol pregare si piegano le ginocchia, overo
perche con animo dubbioso si va à pregare, non havendo certezza alcuna di ottenere quello, che si
prega.
Hanno poi la faccia mesta, perche le preghiere sono effetti, che notano indigenza, & mancamento di
cose, che non si hanno, ò timore di non perderle, possedendole volontieri; & l'indigenza se bene è
cagione di perfettione nelle Città, come dice Aristotele nel quinto lib. dell'Etica, è nondimeno indicio
di mancanza, & genera mestitia, & macilenza ne gli huomini particolari, come il medesimo dice nel
primo della Fisica, & per tal cagione, macilenta, & mesta si deve fare la presente Figura.
Sarà ancora Guercia, per notare con la diversità dello sguardo di due occhi la diversità dell'intendere
di due intelletti, per essere ordinariamente di contraria opinione quello, che prega altrui da quello, che
è pregato.
Il vestimento del color Turchino, dimostra le preghiere dover essere del color del Cielo, cioè non
mascherate, & allisciate, non con finte ragioni abbellite, ma pure, chiare, & reali, acciò che si possa
ottenere quanto l'huomo vuole, & desidera.

PREVIDENZA.
DONNA, con due teste, sarà vestita di Giallo, nella destra mano terrà uno Schiratto, & nella sinistra
un Compasso.
Il vestimento Giallo significa Sapienza, senza la quale non si può havere la Previdenza. Però si dice,
che l'huomo sapiente domina alle Stelle, prevedendo le loro inclinationi, & i loro effetti.
Lo Schiratto da Plinio nel lib. 8. al capo 38. è posto per la Previdenza, dicendo, che trà gl'altri doni,
che tiene dalla Natura, quando si vuol riposare all'aria, hà la coda, che gli serve per coprirsi contra
l'ardore de' raggi del Sole, & contra l'impeto de' venti, & delle pioggie, prevedendo per istinto naturale
la mutatione del tempo.
Le due Teste dimostrano, che per prevedere le cose da venire giova assai la cognitione delle cose
passate; però si vede, che la esperienza è cagione della prudenza ne gli huomini, & un huomo
prudente è facilissimo à prevedere, essendo il Prevedere, & il Provedere effetti proprij della Prudenza.
Onde si dice utile alla vita humana la cognitione di molte historie, & di casi successi di molti tempi,
generando in noi prudenza per giudicare le cose da venire, le quali senza questo fine sarebbono mera
curiosità, & perdimento di tempo.
Il Compasso mostra, che per prevedere le cose si devono misurare le qualità, gli ordini, le
dispositioni, i tempi, & tutti gli accidenti co'l discorso di savio giudicio, & di discreto pensiero.

PREGHIERE A DIO.
DONNA, in ginocchioni, con le mani giunte, con la testa alta verso il Cielo, & dalla bocca gli esca
una Fiamma di Fuoco.
Questa Figura è molto all'invocatione, & oratione somigliante, havendo il medesimo oggetto, &
similissimo fine.
Le Ginocchia in terra, & le Mani giunte insieme mostrano l'effetto esteriore dell'huomo, la Testa
rivolta al Cielo, & la Fiamma l'affetto interiore della mente, & del cuore.

PRIMAVERA.
Dipingesi Dea Flora coronata di Fiori, de' quali ne habbia ancora piene le mani; haverà appresso
alcuni animali Giovanetti, & Fanciulli, per significare, che essa è la purità dell'Anno. Ovidio nel 2.
lib. delle Metamorfosi così descrive la Primavera:

Gli stà dalla man destra una Donzella,


Nè mai stà, che non rida, giochi, ò balli.
È la Stagion, che verde hà la gonella
Sparsa di bianchi fior, vermigli e gialli.
Di rose e latte è la sua faccia bella,
Son perle i denti e le labra coralli.
E ghirlande la fan di varij fiori,
Scherzando seco i suoi lascivi amori.

PRODIGALITÀ.
DONNA, con occhi velati, di faccia ridente, tiene con ambe le mani un Cornocopia, co'l quale sparge
oro, & altre cose di gran prezzo, un altro Cornocopia pieno di frondi, fiori, & frutti. Prodigi sono
quelli, che donano, & spendono senza guida della ragione le facoltà, & i danari; però hà bendati
gl'occhi questa Figura, dispensando i beni senza giudicio à chi non li merita, & lasciando di donare a'
più degni. Et è biasmevole non si saper temperare in dar la propria robba, & le proprie ricchezze, che
possono essere fenestra di un bell'animo, & istromento di viver bene, & beatamente.

PRODIGALITÀ.
DONNA, lasciva, vestita riccamente, con bella acconciatura di testa piena di gioie, co' crini molli,
come la descrive Dante, portando à canto due gran borse di danari, de' quali gitti via gran parte. Si
vedano ancora due Arpie, che le rubbino i danari nascostamente, per mostrare, che quelli, che stanno
presso all'huomo prodigo, mentre egli si occupa in gettar via le proprie facoltà, gli mostrano buona
ciera, & gli fanno riverenza, il che nota la faccia feminile dell'Arpia, ma nell'intentione lo sprezzano,
come huomo, che avvilisce se stesso, assomigliando la loro intentione al resto del corpo di questo
mostro, che è brutto, & puzzolente.

PROMISSIONE.
DONNA, che stia co'l braccio, & con la mano dritta stesa, tenendosi la sinistra al petto.
Il Braccio dritto steso è indicio di promettere alcuna cosa, con la sinistra al petto si mostra di
assicurare altrui sopra la fede propria con giuramento, per la conservatione di se stesso, la quale dal
petto, & dal cuore dipende principalmente.

PRONTEZZA.
DONNA, ignuda, & alata, nella mano destra tenga una Fiamma di fuoco, & nella sinistra uno
Schirattolo.
Ignuda si dipinge, per esser libera d'ogni impedimento all'operare.
Alata per la prestezza, & velocità, indicij della prontezza.
Il fuoco nella mano significa vivacità d'ingegno, che si scopre nell'operationi di una natura pronta, &
de gli huomini tanto è più pronto l'un dell'altro, quanto più partecipa di questo elemento. Et lo
Schirattolo si dipinge perche è animal vivacissimo.

PROVIDENZA
dell'Annona.
Nella Medaglia d'Alessandro Severo.

DONNA, che nella mano destra tiene un mazzo di Spiche di grano, & nella sinistra un Cornocopia,
con un Vaso in terra pieno medesimamente di Spiche.
Questa Figura è simile à quelle dell'Abondanza, descritte nel principio dell'Opera. Però non occorre,
che ci stendiamo lungamente in ragionarne; basta sapere, che è virtù, che deriva dalla prudenza, & si
ristringe a' particolari termini della provisione delle cose necessarie al vivere, ò di se stesso, ò di
molti; però si attribuisce questa lode ancora à Dio, come quello, che prevede tutte le necessità nostre,
& à tutti irreprensibilmente provede.

PROVIDENZA.
DONNA, con due teste à somiglianza di Iano, in una mano terrà due Chiavi, & nell'altra un Timone.
Non potendo essere alcun huomo provido senza la cognitione del tempo passato, & del futuro.
À ragione si dipinge questa figura con le due faccie, le quali dicemmo esser convenienti alla
Providenza descritta di sopra.
Le Chiavi mostrano, che non basta il provedere le cose, ma bisogna ancora operare per essere perfetto
ne gli altri virtuosi, & le Chiavi notano tutte le cose, che sono istromenti delle attioni appartenenti alla
Terra, &, che ci aprono i Laberinti fabricati sopra alla difficoltà del vivere humano.
Il Timone ci mostra ancora nel Mare adoprarsi providenza in molte occasioni, per acquistarne
ricchezze, & fama, & ben spesso ancora solo per salvar la vita, & la Providenza reggere il Timone di
noi stessi, & dar speranza al viver nostro, il quale quasi nave in alto mare sollevato, & scosso da tutte
le bande da' venti della Fortuna.

PROVIDENZA.
Nella Medaglia di Probo.

Si vede per la Providenza nella Medaglia di Probo una Donna stolata, che nella destra mano tiene uno
Scettro, & nella sinistra un Cornocopia, con un Globo a' piedi, & si mostra la Providenza
particolarmente appartenere a' Magistrati.

PROVIDENZA.
Nella Medaglia di Massimino.

DONNA, che nella destra tiene un mazzo di Spiche di grano, & nella sinistra un'Asta, che con diverse
cose mostra il medesimo, che si è detto dell'altra.

PROVIDENZA.
Et nella Medaglia di Tito si vede una Donna con un Timone, & con un Globo, come in una di
Floriano co'l Globo, & con un'Asta.

PROVIDENZA.
Una Donna, che alza ambe le braccia verso il Cielo, & si rivolge quasi con le mani giunte verso una
Stella, con lettere, Providentia deorum, la quale è di Elio Pertinace, come racconta l'Erizzo.
Fra gli huomini plebei la Providenza par, che immediatamente nasca dal Principe, come frà i Principi
nasce immediatamente da Dio, il quale è Datore di tutti i beni, & conoscitore di tutte le cose, secondo
il detto dell'Apostolo: Omnis sufficientia nostra ex Deo est; & non ci provedendo esso delle cose
necessarie poco, ò nulla vale la Providenza nostra, che è come la volontà de' teneri fanciullini
trasportata dal desiderio di caminare, che presto cade, se la forza della nutrice non la sostenta.

PROVIDENZA.
Si vede nella Medaglia di Balbino una Donna, che con la sinistra mano tiene un Corno di dovitia, &
nella destra una Clava, co'l Mondo a' piedi con lettere, che dicono, Providentia Deorum, & S. C.

PRUDENZA.
DONNA, con due faccie, &, che si specchi tenendo un Serpe avvolto ad un braccio.
Le due Faccie significano, che la Prudenza è una cognitione vera, & certa, la quale ordina ciò che si
deve fare, & nasce dalla consideratione delle cose passate, & delle future insieme.
L'eccellenza di questa virtù è tanto importante, che per essa si rammentano le cose passate, si
ordinano le presenti, & si prevedono le future. Onde l'huomo, che n'è senza non sà racquistare quello,
che hà perduto, nè conservare quello, che possiede, nè cercare quello che aspetta.
Lo Specchiarsi significa la cognitione di se medesimo, non potendo alcuno regolare le sue attioni, se i
proprij difetti non conosce.
Il Serpe quando è combattuto oppone tutto il corpo alle percosse, armandosi la testa con molti giri, &
ci dà ad intendere, che per la virtù, che è quasi il nostro capo, & la nostra perfettione, debbiamo
opporre a' colpi di Fortuna, tutte l'altre nostre cose, quantunque care, & questa è la vera prudenza.
Però si dice nella Sacra Scrittura: Estote prudentes sicut Serpentes.

PRUDENZA.
DONNA, con l'Elmo dorato in capo, circondato da una Ghirlanda delle foglie del Moro; haverà due
faccie come si è detto di sopra, nella destra mano terrà una Freccia, intorno alla quale vi sarà rivolto
un pesce detto Ecneide, overo Remora, che così è chiamato da' Latini, il quale scrive Plinio che,
attaccandosi alla nave, hà forza di fermarla, & perciò è posto per la Tardanza; nella sinistra terrà due
figure, lo Specchio, nel quale mirando contempla se stessa, & a' piedi vi sarà un Cervo di lunghe
corna, &, che rumini.
La Prudenza, secondo Aristotele, è un habito attivo con vera ragione circa cose possibili, per
consegiuire il bene, & fuggire il male, per fine della vita felice, & per la vita felice si deve intendere
quella, che si aspetta dopo il pellegrinaggio di questa presente, secondo i Teologi, & secondo una
parte de' Filosofi quella, che si può havere, & partecipare nel tempo dell'unione dell'anima co'l corpo,
per li quali ambidui fini, si può, & si deve adoperare la Prudenza, come pare, che mostri Christo
Nostro Signore dicendo nel Vangelo Prudentiores sunt filij huius sæculi filiis lucis. Nè vien distinta la
qualità dell'attione dalla diversità de' fini, quando sieno insieme ordinati, come è la felicità politica
con la quale ordinatamente vivendo si può fare scala per salire alla felicità preparataci in Cielo, la
quale è più, & meno conosciuta, secondo, che minori, ò maggiori sono i doni della natura, ò della
gratia.
Per dichiaratione delli dui Visi basterà quello, che si è detto avanti.
L'Elmo dorato, che tiene in capo, significa l'ingegno dell'huomo prudente, & accorto, armato di saggi
consigli, che facilmente si difende da ciò, che sia per fargli male, & tutto risplende nelle belle, &
degne opere, che fà.
La Ghirlanda delle foglie del Moro, che circonda l'Elmo dinota, che l'huomo savio, & prudente non
deve fare le cose inanzi tempo, ma ordinarle con giudicio; & però l'Alciato disse:

Non germina giamai il tardo Moro


Fin, che 'l freddo non è mancato e spento
Nè il savio fà le cose innanzi tempo
Ma l'ordina con modo e con decoro.

Il Pesce avvolto alla Freccia è indicio di questo medesimo. Di più ammonisce, che non si deve esser
troppo tardo nell'aplicarsi al bene conosciuto. Il, che ancora esprimendo l'Alciato non mi par fuor di
proposito scriverlo qui sotto.
Che esser si debba in ogn'impresa molto
Saggio al parlar, & nell'oprar intento,
Il pesce il mostra à la saetta avvolto,
Che suol Nave fermar nel maggior vento
Vola da l'arco e dalla mano sciolto
Il dardo e l'altro è troppo pigro, e lento
Nuoce il tardar, come esser presto e lieve
La via di mezzo seguitar si deve.

Lo Specchio significa la cognitione del prudente non poter regolare le sue attioni, se i proprij suoi
difetti non conosce, & corregge. Et questo intendeva Socrate quando essortava i suoi Scolari à
riguardar se medesimi ogni mattina nello specchio.
Il Cervo nel modo detto, il medesimo mostra, che il Dardo, & il Pesce, perché, quanto le lunghe, &
disposte gambe l'incitano al corso, tanto lo ritarda il grave peso delle corna, & il pericolo di impedirsi
con essa frà le selve, & gli sterpi. È à proposito ancora il ruminare di questo animale al discorso, che
precede la risolutione de' buoni pensieri.
Nè m'increscerà à questo proposito scrivere il Sonetto del gentile Sig. Giovanni Buondelmonte, che
dice così:

Rara e nobil virtù, che sola rendi


Via più d'ogn'altra l'huom di laude degno,
Et sei del viver nostro alto sostegno,
Et del tuo bene oprar sol gloria attendi.
Tu luogo e tempo accortamente prendi,
E distingui, risolvi e tocchi il segno
Del passato discorri, & per tuo ingegno,
Scorgi il futuro, & il presente intendi.
Ordinata ragion, tu guida, & duce
Di chi governa sei, di chi consiglia,
Et biasmo e danno sai schivar sovente,
Prudenza amata, & cara, altera Figlia
Di Giove, un raggio almen de la tua luce
L'ignoranza disgombra à la mia mente.

PRUDENZA.
DONNA, la quale tiene nella sinistra mano una Testa di morto, & nella destra una Serpe.
La Testa di morto dimostra, che per acquisto della Prudenza molto giova guardare il fine, & il
successo delle cose, & per essere la Prudenza in gran parte effetto della Filosofia, la quale è secondo i
migliori Filosofi una continova meditatione della morte, s'impara, che il pensare alle nostre miserie è
la strada reale per l'acquisto di essa.

PUDICITIA.
DONNA, vestita di bianco, nella destra mano tiene un Armellino, & hà il Volto velato. Ogni peccato
è macchia dell'anima, sminuendo la candidezza, che ella hebbe nel nascer suo, quando non era ancor
rea, se non dell'original peccato de' nostri Padri, dal qual resta monda per lo Santo Battesimo, ma
propriamente pare, che solo dalle cose Veneree si dicano gli huomini restar macchiati, & immondi
dimandandosi da' Latini Polluto solo colui, che in simili piaceri è immerso. Et chi in questo errava
soverchiamente nella vecchia Legge era castigato con la Lepra, per la similitudine di contaminatione,
& dovendo il popolo d'Israel ricever la Legge da Dio, bisognò, che si astenesse ancora dalle proprie
mogli per tre giorni interi, secondo il suo detto: Siate mondi voi come io son mondo, & netto. Per
questa cagione si fà il Vestito bianco, & l'Armellino, il qual animale è tanto netto che, essendo serrato
in qualche luogo d'immondezza, tal, che non possa uscir senza imbrattarsi, elegge più tosto morire,
che perdere in parte alcuna la sua candidezza.
Il Volto velato significa modestia, & pudicitia. Et cominciò l'uso di velar la testa alla Pudicitia dalla
memoria di Penelope, la quale essendo pregata dal Padre à starsene in Lacedemonia, per sua
sodisfattione, & sentendosi spronare dall'altra banda dell'amor di Ulisse suo marito à seguitarlo, non
havendo ardire per modestia di manifestare apertamente la volontà, se ne stava tacendo col viso
velato, & per tal memoria in quel medesimo luogo il Padre drizzò un Tempio alla Modestia, & alla
Pudicitia.

PUDICITIA.
Si potrà ancora questa Fanciulla far vestita di verde, con un Armellino in mano, il quale haverà al
collo un Collar d'Oro, & Topatij, come disse il Petrarca nel Trionfo della Castità:

Era la lor vittoriosa insegna


In campo verde un candido Armellino.

Et la Veste verde significherà, che la Pudicitia hà per fine la speranza delle cose promessele in premio
da Christo Nostro Signore.

PUDICITIA.
DONNA, con un velo trasparente, che le copra la faccia, con habito lungo, & grave, con la sinistra
tiene un Lembo del manto, & con la destra stà in atto di pigliare una Tortorella, che mostri con picciol
moto volare verso lei; sotto al destro piede tiene una Testudine per denotare, che le donne pudiche, &
caste devono stare quanto più possono nelle lor case, & andar rare volte ne' luoghi publici, &
frequenti.
La Tortora, havendo persa la sua compagna, secondo, che scrivono, tutto il tempo, che le resta vive
castissima, & però si pone per segno di Pudicitia.
Pe lo Velo si dà ad intendere quanto la donna casta, & pudica deve sprezzare l'abbellimento della
propria persona.

PUERITIA.
Un Puttino vestito di varij colori, à cavallo sopra una Canna.
La varietà de'colori conviene alla Pueritia, & ancora la Canna, perche questa, & quelli mostrano
vanità, & leggierezza.

PUNITIONE.
DONNA, vestita di bianco, sarà alata, nella destra mano terrà un Passo, overo Legno da misurare, &
nella destra un Freno.
Questa Figura si rappresenta per la Dea Nemesi, onde si dice esser figliuola della Giustitia, & si veste
di bianco per la ragione detta.
L'Ali dimostrano la velocità, & la prestezza, che si deve adoprare, in punire i malvagi, & in premiare i
meritevoli.
Il Freno, & il Passo da misurare, significa, che ella raffrena le lingue, & l'opere cattive, misurando in
modo, che nè la pena, nè la colpa ecceda soverchiamente, ma, che serbino insieme conveniente
misura, & proportione, il che si osserva nell'antica Legge, pagando ciascuno in pena l'occhio per
l'occhio, il piede per lo piede, & la vita per la vita.

PUNITIONE.
DONNA, risplendente, che stà sopra una Rota in piedi, con un Timone à canto, nella mano destra
tenendo un Braccio da misurare, & nella sinistra un Freno.
PURITÀ.
Giovanetta, vestita di bianco con una Colomba in mano.
Giovanetta si dipinge la Purità, perche stà ne' cuori teneri, dove non hà ancora fatte le radici la malitia.
Et il vestimento bianco è à tal disposition di mente convenevole, come la bianchezza più d'alcun altro
colore partecipe della luce, della quale nissun accidente sensibile è più puro, & perfetto, mostrandosi
ancora in questo modo la Purità essere più di tutte le altre virtù alla Divinità simigliante.
La Colomba bianca ci dimostra la simplicità, & purità della vita, & co'l colore, che essa con ogni
delicatezza mantiene, & co'l costume naturale, che è di godere con singolar purità il suo compagno,
senz'altro desiderare, ò volere, per fine de naturali desiderij d'Amore.

QVATTRO ELEMENTI.
FUOCO.
DONNA, con la Fenice in capo, che abbrugi, & nella man destra tenga il Fulmine di Giove, con le
scintille tutte sfavillanti, & sia vestita di rosso.

AERE.
DONNA, che con ambe le mani tenga l'Iride, overo Arco celeste, & habbia in capo una Calandra con
l'ali distese, & co'l becco aperto, & sia vestita detta Figura di Turchino assai illuminato.

ACQVA.
DONNA, che habbia un Pesce in capo assai grande, nelle mani tenga una Nave senza Vela, ma con
l'Albero, Antenna, & Sarte, & siano nel vestimento scolpite l'Onde del Mare.

TERRA.
DONNA, con un Castello in capo, & con una Torre, & Merli, nelle mani tenga diverse piante. Il
vestimento sarà di Tanè, con una sopraveste di color Verde.
Queste quattro Figure non hanno bisogno di molta interpretatione, per esser ciascuna dimostrata per li
proprij effetti, li quali immediatamente senz'altro fanno venir in cognitione di esse, notandosi solo,
che non solo la Calandra, ma tutti gli uccelli presso à gli Egittij significavano l'Aria, & tutto lo spatio,
che solcano gli uccelli per mezzo delle penne.

QVERELA.
DONNA, vestita di tanè, percioché gli antichi ne' mortorij, & nelle aversità loro si vestivano di tal
colore; haverà in capo un Passaro solitario, uccello, che hà il canto maninconico, & mesto.

QVERELA INGIUSTA
ò Calunnia.

DONNA, ignuda, solo ricoperta d'un velo trasparente, & circondata di Serpi, che la mordano, stando
co'l viso verso il Cielo, in atto di dolersi, con la mano destra al petto, & con la sinistra elevata, tenga
pendente un foglio scritto.
La presente Figura dimostra le querele facilmente sorgere da debolissimi principij, & acquistar
facilissimamente fede, portando il biasimo, & il vituperio, il quale per se stesso spontaneamente per li
corrotti costumi de gli huomini hà forza di persuadere senza ragioni;, & perciò si dipinge detta Figura
ignuda, & ricoperta solo di un velo, che ogni aura, & ogni soffiamento di vento l'alza, & gonfia, &
sparta, & dissipa, & quanto il velo è più puro, più netto, & di più nobile materia ordito, tanto ancora
più facilmente è lacerato, & imbrattato, così quanto sono più reali le attioni de gli huomini, & più
giusti i pensieri, tanto più facilmente sono esposti à tutti i venti delle detrattioni, & alle infamie, che
danno le lingue pestifere, & gli huomini diabolici.
Questo istesso mostrano i Serpi, che la mordono in molte maniere, & la lacerano sino su l'osso.
Tiene il viso rivolto verso il Cielo in atto di dolersi, perche ogni huomo, ancorché santissimo, è
obligato à difendere l'honor proprio, & la propria fama, & è ufficio suo dolersi delle calunnie
appostegli, secondo il detto tratto dalla vera Politica, che dice: Vir bonus non solum labe carere debet,
sed etiam suspicione. Et, se bene non è ufficio suo vendicarsi, havendo detto Iddio, Mihi vindictam, &
ego retribuam, deve nondimeno gridar continovamente con quelle parole, Domine vim patior,
responde pro me, ut confundantur, & revereantur qui volunt mihi mala.
Tiene la mano sinistra stesa sopra il petto, per segno dell'integrità della coscienza propria, il che
dimostra ancora la palma della mano diritta elevata co'l foglio scritto, che da essa pende, perche
finalmente non è cosa occolta, che non si riveli, & la fama de gli huomini da bene lacerata dalle
lingue malvagie vien al fine approvata con scritture autentiche, cioè con testimonij, che la rendono
purificata, & immortale.

QVIETE.
DONNA, che stia in piedi sopra una base di Figura Cubica, con la man destra sostenga un
Perpendicolo. La Figura Cubica, come riferisce Platone, secondo il parere di Timeo Locrense,
discepolo di Pitagora, il quale imparò la dottrina sua in gran parte de gli Egittij, significa la Terra, che
con difficoltà si muove, per esser nel luogo suo proprio, che è il centro dell'Universo, & riposandosi
quietamente si dimostra per cagione della sua quiete, & venendo questa principalmente, &
immediatamente mostrata, à ragione si potrà dire, che il Cubo significhi quiete, & riposo, stando
egualmente posato in tutti i modi, & movendosi con difficoltà.
Il Perpendicolo, ci dimostra, che la quiete, & il riposo di tutte le cose è il fine, & la perfettione di esse;
ma, perche non possono mantenersi in quiete nè pure gli Elementi semplici, che non hanno
compositione, anzi, che si generano, & corrompono per lo mantenimento de' composti, li quali
medesimamente si compongono, & risolvono di continuo, & ne' cieli, che sono incorrottibili vediamo
chiaramente un perpetuo moto, quindi è che, non conoscendo noi realmente la quiete, diciamo essere
il cessare del moto, il quale non potendo giustificare co'l senso, andiamo imaginando con l'intelletto;
& perche della quiete noi parliamo in rispetto dell'huomo, il quale è misura di tutte le cose, diremo
all'hora esso quietarsi quando i suoi moti del pensiero, & dell'attioni sono regolati, & retti in modo,
che dirittamente vadino à ferire al lungo della quiete sua, che è l'altra vita apparecchiata a' Beati, per
quietarsi eternamente, come il Perpendicolo, che è grave, & fuori del suo luogo naturale, stà
dirittamente pendendo per arrivare muovendosi naturalmente al punto imaginato dell'Orizonte, ove è
la sua quiete.

QVIETE.
DONNA, d'aspetto grave, & venerabile, sarà vestita di nero, che porti seco qualche segno di
Religione, sopra all'acconciatura della testa vi starà un nido, dentro del quale si veda una Cicogna
tutta pelata per la vecchiezza, la quale si riposa nel nido, & è nutrita dalla pietà de' Figliuoli.
La vera quiete, è impossibile, come habbiamo detto, poterla ritrovar compita in questo mondo. Con
tutto ciò un certo cessar da' negotij d'importanza per menare vita senza pensieri, che mantengono con
ansietà la mente si dimanda volgarmente Quiete; & è solo un lasciar altrui per attendere à se stesso; &
però è molto riprensibile nel consortio de gli huomini, & nel viver politico privarsi di quella felicità,
che viene dal giovamento, che sentono i parenti, & gli amici dall'opra d'un Cittadino, utile alla sua
patria, se non si fà per cagione di Religione, la quale sola merita, che si lasci da banda ogni altro
interesse; & però si dipinge detta Figura in habito religioso, grave, & venerabile, non essendo ogni
huomo atto à seguitar con lode tal sorte di vita, che hà bisogno d'intero giudicio, & di salda intentione,
notata nell'aspetto del viso, & nella compositione del corpo, come racconta Aristotele nel lib. di
Fison.
Il Vestimento nero, mostra la fermezza de' pensieri, & la quiete della mente, non essendo atto questo
colore à pigliar de gli altri, come si è detto altrove.
Ancora dimostra, che l'huomo, che attende alla propria quiete è oscuro appresso al Mondo, non si
rendendo famoso nel superar le difficoltà della vita con utile del prossimo.
Per la Cicogna, s'impara, che in vecchiezza principalmente si deve procurare quella poca quiete, che
si può trovare, quando stanchi, & satij delle cose terrene, & caduche, con più ardore, & maggior fede,
aspiriamo alle celesti, & perpetue.

RAGIONE.
DONNA, vestita del color celeste, starà co' piedi sopra alcuni serpenti alati, & mostruosi, li quali terrà
legati con un freno.
La Ragione, è virtù dell'anima, con la quale si reggono, & governano le potenze di essa, le quali per
cagione del peccato originale, & del suo fomite, sono in noi corrotte, & mal inclinate.
Dipingesi di color celeste il vestimento, perche la Ragione deve sempre conformarsi co'l Cielo, &
havere splendore, & chiarezza.
Il Freno, è indicio del discorso, & della ragione, con la quale tutti gli appetiti inferiori, che si
rappresentano sotto figura di Serpenti, perche mordono l'anima incitandola al peccare, & tirando
speranza della nostra rovina dall'effetto della lor prima impresa fatta con Adamo, sono tenuti a freno,
& domati.

RAGIONE.
UNA Giovane armata, con la corona dell'Oro in capo, & con le braccia ignude, nella destra mano
tenga una Spada, & con la sinistra un Freno, co'l quale affrenando un Leone, sarà cinta d'una candida
benda, dipinta tutta con note d'Aritmetica.
Questa virtù, è da Teologi dimandata forza dell'anima, per essere la regina, che dà le vere, & legitime
leggi à tutto l'huomo.
Si dipinge Giovane, armata, perche è difesa, & mantenuta dal vigore della Sapienza, per la Sapienza
pigliandosi molte volte presso à gli antichi l'Armatura esteriore, come nel significato di Pallade, & in
altri propositi.
La Corona dell'Oro, che tiene in testa, mostra, che la Ragione è sola bastante à far scoprire gli
huomini di valore, à dar loro splendore, fama, prezzo, & chiarezza, nè è così singolare l'Oro frà
metalli, ancorché sia il più pregiato, che più singolare non sia frà le potenze dell'anima nostra questa,
che dimandiamo Ragione, la quale hà la sede sua nella più nobil parte del corpo, & ove hà l'anima
maggior vigore all'operare.
Per le Braccia, s'intendono l'opere, le quali quando hanno principio dalla vera Ragione, non hanno
macchia, ò sospetto alcuno, che le veli, ò le adombri; talché non si veda immediatamente la vera, &
perfetta virtù.
La Spada, è il rigore, che bisogna adoprare alla ragione, per mantener netto il campo delle virtù da'
vitij, predatore de' beni dell'anima. Et à questo proposioto disse Christo Signor Nostro: Non veni
pacem mittere in terram sed gladium, perche tutta la sua dottrina non fù ad altro diretta, che à fare la
disunione de' vitij già invecchiati nell'anima dalla virtù per mezzo della Ragione, illuminata dalla sua
gratia.
Il Freno, in bocca del Leone ci nota il senso soggiogato, & sottomesso ad essa, il quale per se stesso è
ferocissimo, & indomito.
Le note di Aritmetica, sono poste perche con questo si fanno le ragioni in detta arte, che provano le
cose reali, come con la Ragione, che stà nell'anima, si prova, & si conosce tutto quello, che appartiene
al ben nostro.

RAGIONE.
Una Giovane vestita di color celeste, con Clamidetta d'oro, nella destra mano tiene un'Asta,
abbracciando un Ulivo con la sinistra, dal quale penda uno Scudo con la testa di Medusa depinta nel
mezzo di esso; haverà l'Elmo in capo con una Fiamma per cimiero, & alle spalle un Velo sparso al
vento.
Già si è detta la ragione del Vestimento, & della Clamide dell'oro nelle figure di sopra. Et perche
l'Asta significa Imperio ci dà ad intendere la Ragione essere la Regina, che commanda in tutto il
regno della compostura dell'huomo.
L'arbore dell'Ulivo, con la testa di Medusa pendente da esso, dimostra la Vittoria, che si hà de gli
inimici, che combattono l'huomo interiore, figurato secondo il corpo, & la chiarezza di Christo, fà
diventar gli huomini stupidi alle cose del senso, come la testa di Medusa faceva restar
medesimamente stupidi quelli, che la guardavano. Et leggiamo, che Domitiano Imperatore la portava
sempre scolpita nelle armature, & nel sigillo, à fine di mostrarsi vittorioso.
Che l'Uliva significhi Vittoria, ne sono presso à gli antichi molti testimonij, & in particolare presso à
Pindaro, il quale dice, che Hercole, giunto, che fù d'Ida di Creta in Elide, vi piantò un bosco d'Ulivi,
dedicando a' vittoriosi.
L'Elmo, nota, che la Ragione si deve fortificare, overo adornare con le apparenze esteriori.
La Fiamma, mostra, che è proprietà della Ragione innalzarsi verso il Cielo, & di farsi simile à Dio,
dal quale deriva la nostra nobiltà.
Il Velo, che le pende sparsamente per le spalle, è l'Ignoranza, che si dissipa, & si confonde con la
Ragione.
RANCORE.
DONNA, vestita del colore della ruggine, & piena di Fiamme di fuoco; sarà la Spalla sinistra ignuda,
con un Serpe attaccato alla Mammelle, starà pallida, & macilenta, con la testa bassa, & addolorata,
nella mano destra terrà una Spada ignuda, & con l'altra mano alla Cintola, & con un Orso appresso.
Il Rancore, è passione, che si hà con desiderio di castigare quelli a' quali si desidera male celatamente,
aspettando i tempi, & le occasioni opportune; & è fomentata dall'Accidia, però allontana l'animo dal
ben fare, & dal giovare à noi stessi, & altrui principalmente.
È vestita del color della ruggine; perché, come la ruggine consuma à poco à poco il ferro, così
parimente il Rancore consuma la vita dell'huomo.
Le Fiamme di fuoco dipinte nel vestimento, dimostrano il desiderio di nuocere altrui.
Il Serpe attaccato alla Mammella, significa, che ella fomenta il veleno continovamente intorno al core.
L'istesso mostra la Pallidezza, & il Dolore, perche il Rancore mai si quieta, nè prende allegrezza,
finché non viene à fine di nuocere à chi desidera.
La Spada ignuda nella destra mano, c'insegna la deliberata volontà di nuocere. Et la mano alla
Cintola, l'Accidia, la quale, infragidandosi nell'otio, applicando l'animo il più delle volte
indiscretamente à quello, che non capisce, fabrica in se stessa cattivi concetti de' Principi, de'
Tribunali, della giustitia, & di tutte le attioni particolari de gli altri, interpretandole con animo corrotto
à suo modo, dal, che sentendosi poi fomentata concepisce una certa rabbia, la qual non potendo
sfogare piglia nome, & natura di questo, che dimandiamo Rancore.
Nasce medesimamente il Rancore dall'ira, la quale, ritenuta nel core, molte volte genera l'Apostema
nell'Anima, che infistolisce, & corrompe la sincerità delle virtù, rimanendone essa tutta ripiena di
cattive semenze, & di veleni, che l'infettano. Ciò si dimostra con l'Orso, il quale è di sua natura
precipitosissimo all'ira, & si prende in simil proposito in alcuni luoghi della Scrittura sacra, & in
particolare nel 4. lib. de' Rè, ove si dice, che Eliseo Profeta, andando in Betel, maledisse alcuni
fanciulli, i quali, vedendolo andare, lo beffavano con parole. Et subito uscirono fuori di una Selva
quivi vicina dui Orsi, con grande spavento di tutti i circostanti, & ne lacerarono miseramente
quarantadue. Questi Orsi furono poi da Eucherio interpretati per li dui Imperatori Romnani
Vespasiano, & Tito, li quali, dopo quarantadue anni dell'ascensione di Christo Signor Nostro
pigliarono Gierusalemme, & distrussero con infinita rabbia il Regno de gli Hebrei, che poi non è
risorto mai più.

RAPINA.
DONNA, armata con un Nibbio per Cimiero, & con la Spada ignuda nella man dritta, nella sinistra
haverà uno Scudo in mezzo del quale sia dipinto Plutone, che rapisca Proserpina.
Non è altro la Rapina, che un torre à forza la robba altrui, & perciò si dipinge armata con la Spada
ignuda in mano.
Il Nibbio è rapacissimo uccello, come è noto à ciascuno, & perche sempre vive con l'altrui
rappresenta la Rapina.
Proserpina in mezzo allo Scudo in braccio à Plutone significa questo medesimo.
Aggiungerò ancora, che per la Spada si può intendere la Signoria, nella quale tanto hà communemente
più luogo la rapina, quanto essa più si serve della sua forza, conforme al detto di quel Corsaro che,
dovendosi giustitiare per ordine di Alessandro Magno, hebbe ardire di dire à lui medesimo, che se
fosse stato sì gran ladrone, come era esso Alessandro, non l'haverebbe fatto morire. Dal, che
Alessandro comprese l'acutezza, & la verità del motto, & lo liberò.

REGALITÀ.
DONNA, vestita di bianco, con la sinistra mano tiene uno Scettro, & con la destra sostiene i panni
della veste, & hà vicino uno Struzzo.

REALTÀ.
DONNA, che aprendosi il petto mostri il core, perche all'hora si dice un huomo Reale quando hà le
medesime cose nell'opre, & nella lingua, le quali porta nel cuore, & nell'intentione.

RELIGIONE.
MATRONA di aspetto venerabile, vestita di Panno lino bianco, terrà la destra mano aperta, & la
sinistra sopra un Altare, nel quale arderà una Fiamma di fuoco.
Il Fuoco sopra l'Altare è stato in uso di Sacrificio presso à molte, & anticchissime nationi sino alla
venuta di Christo vero Sacerdote, il quale placò l'ira di Dio non co'l sangue de' Tori, ò de gli Agnelli,
ma con se stesso, & con la sua propria carne, & co'l proprio sangue, il quale miracolosamente si cela
per salute nostra sotto specie di Pane, & di Vino nel Santissimo Sacramento dell'Eucharestia. Et si
vede questa figura con la mano aperta, & con l'Altare in una Medaglia antica di Elio Antonino.
Vestesi di Panno di lino bianco, per mostrare la candidezza, che si ricerca in materia di Religione; &
però gl'Egittij non volevano, che ne' loro Tempij si portassero panni di lana, anzi ancora i morti
sepelivano con panni di lino, mostrando così la Religione, & purità di essi. & Plutarco nel lib. d'Iside,
& Osiride dice, che à Dio non si conviene cosa alcuna, che non sia pura, & candida, & perche il
panno lino bianco si purga, & netta più de gli altri, giudicano gli Egittij, che fosse più convenevole a'
Sacerdoti, & alle cose di Religione, che ciascun'altra sorte di panno, ò di drappo.

RELIGIONE.
DONNA, con un velo sopra il viso, nella man destra tenga un Libro, & una Croce, la sinistra una
Fiamma di Fuoco, & à canto di essa vi sarà un Elefante.
Questo animale, apparendo la nuova Luna, di sua spontanea volontà, essendo libero, si lava nell'acqua
di vivo Fiume, & se è amalato, chiama in aiuto Iddio, gettando verso il Cielo dell'herbe, come mezzi
per intercedere gratia di sanità, come dicono il Pierio, & altri auttori.
Il Velo, che ricuopre la Faccia di questa Figura dimostra, che la Religione deve haver coperta la
Faccia, cioè, che il culto Divino deve essere in modo ordinato, che le attioni esteriori siano come un
velo, sotto al quale si nascondano i segreti della Divinità, & lo splendore della Fede, & lo
ammaestramento delle anime.
La Croce, & il Libro sono indicio, che la Religione consiste in cose, & in parole sacre.
Il Fuoco ancora è segno della vivacità della Fede, & delle buone operationi, fatte à fine di dare i
dovuti honori à Dio, & meritar per gratia sua il premio dell'eterna vita.

RELIGIONE.
DONNA, di maestà, & di gravità, vestita con manto ricco, fatto à uso di Piviale, haverà velata la
Testa, sopra la quale lo Spirito Santo risplenda con la luce de' suoi raggi in forma di Colomba. Starà
detta figura sopra una pietra riquadrata, che dinota Christo Signor Nostro, il quale è la vera Pietra
angolare, che disse il Profeta, riprovata da gli edificatori della vecchia Legge, & posta poi nel
principal cantone della sua santa Chiesa, tal, che non è alcuno, che possa porvi altro fondamento,
come disse S. Paolo.
Hà questa Figura da una banda un Fanciullo con le tavole di Mosè, con alcune Rose, & alcuni rami
secchi, per mostrare le passate cerimonie de' Sacrificij antichi.
Tiene ella nella sinistra mano la Verga del Sacerdote d'Aron, & nella destra le chiavi della Potestà
Ecclesistica, con un altro Fanciullo, che sostiene il Libro de' Vangeli, perche in Christo terminarono
tutte le Profetie, & le cerimonie della vecchia Legge, & l'aprire, & serrare il Cielo à gli huomini,
conforme a' loro meriti. Entrò in potestà del nuovo Sacerdote, instituito in persona di Christo, tenendo
in mano la morte, & vita de' peccatori, se bene come disse l'Ariosto:

Non è del Rè signor dell'Universo


L'intention, che 'l peccator sia morto,
Ma, che del mar d'iniquitade à riva
Ritorni salvo e si converta e viva.

Conforme à quelle parole, che dicono Dio non volere la morte del peccatore, ma, che si converta, &
viva. Dunque da questo vero, & vivo essemplare è nata la nostra santa, & vera Religione, modello di
Salute, fabricato da' Santi Dottori sopra le Pietre, riquadrate da quattro Vangelisti, Scrittori della
Legge, piena di Spirito Santo, di Religione, di Fuoco, d'Amore, & di Carità.

RELIGIONE FINTA.
DONNA, con habito grave, & lungo, à sedere in una sedia d'oro, sopra un'Hidra di sette capi, havendo
detta Donna una Corona in testa, tutta piena di gioie risplendenti, con molti ornamenti di veli, &
d'oro; nella destra mano hà una Tazza d'oro con un Serpe dentro. Innanzi à lei sono molti
inginocchiati in atto di adorarla, & alcuni ne sono morti per terra, perche i falsi ammaestramenti de gli
empij allettano con qualche apparenza di piacere, ò di finta commodità terrena, ma al fine preparano
l'Inferno nell'altra vita, & le calamità nella presente, che per secreti giudicij di Dio vengono in tempo
non aspettato.

RESTITUTIONE.
DONNA, la quale conta danari, con la man destra sopra la sinistra sua, & à canto vi sarà una cassa, &
un sacchetto di danari.
Il contare i danari d'una mano nell'altra ci dimostra, che uno, che fà restitutione della robba non sua,
non si priva di cosa alcuna, anzi moltiplica in se stesso le facoltà, disponendo così il creditore ad
essere liberale verso di sé, overo mostra, che la restitutione deve essere libera, & la deve fare ciascuno
da se stesso, senz'altra mezzanità.
La Cassa, & il Sacchetto ci danno segno, che tanto il poco, quanto l'assai si deve restituire a' proprij
padroni.

RESURRETTIONE.
DONNA, ignuda, che esca fuora d'una sepoltura.

RESURRETTIONE.
DONNA, ignuda, che à traverso habbia un Velo, & con la sinistra tenga una Fenice, la quale, per
commune consenso de gli Scrittori, è uccello, che si trova nell'Arabia, ove se ne stà senza compagnia
della sua specie, & quando è vecchia, per lunga età, accende il Fuoco con l'ali al calor del Sole, &
s'abbrugia, poi, dalle sue ceneri, ne nasce un ovo, & da questo ella risorge giovane à vivere un'altra
volta, per far l'istesso alla vecchiaia, & è molto bene quest'attione celebrata da Lattantio Firmiano.

RETORICA.
DONNA, bella, vestita riccamente con nobile acconciatura di testa, mostrandosi allegra, & piacevole,
nella mano destra terrà uno Scettro, & nella sinistra un Libro portando nel lembo della veste scritte
queste parole: ORNATUS PERSUASIO, & il color del viso sarà rubicondo.
Non è huomo sì rustico, & sì selvaggio, che non senta la dolcezza d'uno artificioso ragionamento in
bocca di persona faconda, che si sforza persuadere qualche cosa; però si dipinge bella, nobile, &
piacevole.
Il Libro, dimostra, che quest'arte s'impara con lo studio, per non haversi da alcuno in perfettione per
dono di natura.
Le parole, Ornatus, & Persuasio insegnano l'ufficio del Retore, che è d'instruire altrui à parlare
convenientemente per persuadere.
Lo Scettro, è per segno, che la Retorica è Regina de gli animi, & gli sprona, raffrena, & piega, in quel
modo, che più gli piace.

RETORICA.
DONNA, con la mano destra aperta, & stesa, & con la sinistra serrata, & raccolta. Alludendosi alla
sentenza di Zenone Filosofo, raccontata in altro luogo.

RICCHEZZA.
DONNA, vecchia, cieca, & vestita di panno d'oro. Cieca dipinge Aristofane la Ricchezza nella
Comedia intitolata Pluto; perche per lo più se ne va in casa d'huomini poco meritevoli, a' quali, se
havesse occhi, che le servissero, non si avvicinerebbe giamai, overo perche fà gli huomini ciechi alla
cognitione del bene, con un finto raggio, che appresenta loro de' commodi, & de' piaceri mondani,
senza lasciar loro veder la vera luce della virtù, se per particolar gratia non è superata la sua
inclinatione.
Si dipinge Vecchia, perche invecchia alcuni co'l pensiero di acquistarla, altri col timore di non
perderla, havendone il possesso.
Il vestimento dell'Oro, mostra, che le ricchezze sono beni esteriori, &, che non fanno all'interna
quiete, & al riposo dell'huomo.

RICCHEZZA.
DONNA, in habito Regale, che nella man destra tenga una Corona Imperiale, & nella sinistra uno
Scettro, & un Vaso d'Oro a' piedi.
La Corona in mano, & il Vaso a' piedi, mostrano, che la prima, & principal ricchezza è possedere la
volontà de gli huomini, come fanno i Rè; la seconda è il danaro.

RIGORE.
HUOMO, rigido, & spaventevole, che nella destra tiene una Bacchetta di ferro, & à canto uno
Struzzo.
Si deve dipingere quest'huomo rigido, & spaventevole, essendo il Rigore sempre dispiacevole, &
solito ad indur timore ne gli animi de' sudditi. Onde la Verga di Ferro si pone per l'asprezza del
castigo, ò di fatti, ò di parole. Perciò S. Paolo minacciando a' Colossensi, dimandò se volessero, che
egli andasse à loro con la piacevolezza, ò pure con la verga di Ferro.
Dipingesi appresso lo Struzzo, per dimostrare, che il Rigore è ministro della giustittia punitiva, &, che
supera per se stessa qual si voglia contrasto.

RIPRENSIONE.
DONNA, horrida, & armata con Corazza, Elmo, & Spada à canto, nella man destra tiene un Vaso di
Fuoco, & nella sinistra un Corno in atto di sonarlo.
La Riprensione è un rimproverare altrui i difetti, à fine, che se ne astenga; & però si dipinge horrida,
& armata, per generarsi dalla Riprensione il Timore, & sì come l'huomo s'arma di Spada, & altri
arnesi per ferire il corpo, così la riprensione di parole ferisce l'animo.
Tiene il Fuoco in mano, per accender nell'huomo colpevole il rossore della vergogna.
Il Corno, è per segno del dispiacevol suono, generato dalle voci di Riprensione.

RISO.
GIOVANE, vago, vestito di varij colori, in mezzo d'un verde, & fiorito prato, in capo con una
Ghirlanda di Rose, le quali comincino ad aprirsi, perche all'età più giovanile, & più tenera, più
facilmente si comporta il riso, il quale nasce in gran parte dall'allegrezza, però si dipinge giovane, &
bello. I Prati si suol dire, che ridono quando verdeggiano, & i Fiori quando si aprono, però ambedue
convengono à questa Figura.

RISO.
GIOVANETTO, vestito d'habito verde, dipinto di Fiori, con un cappelletto in Testa, pieno di varie
penne, le quali significano leggierezza, & instabilità, onde suol nascere l'immmoderato riso, secondo
il detto del Savio: Risus abundat in ore stultorum.

RISO.
UN Giovane allegro, & bello, terrà in mano una Maschera con la Faccia distorta, & brutta, perche il
brutto, & l'indecente, ò senza decoro, come disse Aristotele nella Poetica, dà materia di riso, & vi sarà
un motto, che dica: Amara risu tempera.

RUGIADA.
DONNA, tutta verde, per significare l'herbe, & i prati dove più si conosce la rugiada, che in altre parti
meno esposte alla serenità del Cielo, & in capo haverà un'acconciatura di cespugli, & tronchi d'Alberi;
haverà in una mano la Luna piena, perche piena è cagione della rugiada. La ragione si cava dal terzo
libro delle Meteore d'Aristotele, dove si dice, che il caldo della Luna è all'hora tanto, che può sollevar
più facilmente i vapori, che quando ella non è piena; ma non si potendo essi risolvere per mancanza
del calore conveniente, cadono in acqua rara, & tepida, à differenza della pruina, che prima si
congela, & poi congelata cade ne' tempi più freddi.
RUMORE.
HUOMO, armato, che mandi saette. Così lo dipingevano gli Egittij, come si vede in Oro Apolline.

SALUTE.
Pausania.

DONNA, à sedere sopra un alto seggio, con una Tazza in mano, & à canto con un Altare, sopra al
quale sia una Serpe raccolta con la testa alta.
Questa Figura è formata secondo la più antica intelligenza, dalla quale s'impara facilmente, che cosa
sia Salute, & in, che consista.
Primieramente l'Altare presso à gli antichi era ultimo rifugio di quelli, che non havevano altro modo
per scampare dall'ira dell'inimico; & se ad esso alcuno si avvicinava, non si trovava huomo tanto
prosuntuoso, ò di sì poca religione, che l'offendesse. Et però Virgilio, introducendo Priamo nell'ultima
necessità senza alcuna speranza humana, finse, che da Creusa fosse essortato à star vicino all'Altare,
con ferma credenza di conservare la vita per mezzo della religione. Adunque esser salvo, come di qui
si raccoglie, non è altro, che esser libero da grave pericolo soprastante per opra, ò di sé, ò d'altri.
Il Seggio, & il Sedere dimostra, che la Salute partorisce riposo, il quale è fine di essa overo di quello,
che la riceve. Però Numa Pompilio, primo introduttore delle cerimonie sacre in Roma, volle, che
dopò, che il Sacrificio fosse compito, il Sacerdote sedesse dando indicio della ferma Fede del popolo,
per ottenimento delle gratie dimandate nel sacrificare.
La Tazza dimostra, che per mezo del bevere si riceve la salute molte volte, con le medicine, & con
medicamenti pigliati per la bocca.
Il Serpe ancora è segno di salute, perche ogn'anno si rinova, & ringiovanisce; è tenacissimo della vita,
forte, & sano, & buono per moltissime medicine. Si scrive, che per se stesso trova un'herba da
consolidar la vista, & un'altra, che è molto più da suscitar se stesso ancora morto. & nelle sacre lettere
misteriosamente dal S. Dio fù ordinato à Mosè, che fabricasse un Serpente di bronzo su 'l legno, nel
quale guardando chi si trovava ferito, riceveva solo con lo sguardo la sanità.
Si notano adunque in questa figura quattro cagioni, onde nasce la salute, le quali sono prima Iddio, dal
quale dipende principalmente ogni bene, & si dimostra con l'Altare; poi le Medicine, & le cose
necessarie alla vita per nutrimento, & si significano con la Tazza; l'altra l'evacuatione de gli humori
soverchi mostrati nel Serpente, il qual si spoglia della propria pelle per ringiovanire; il quarto è il caso
accidentale, nato senz'opra, ò pensamento alcuno, il che si mostra nel sedere otioso, come avvenne à
quello, che si risanò della pugnalata dell'inimico, che gli franse la cruda apostema. Et, perche si
distingue la salute de' Sacri Theologi in salute d'anima, & di corpo, diremo quella dell'anima
possedersi quando si spoglia l'huomo delle proprie passioni, & cerca in tutte le cose conformarsi con
la volontà di Dio, & quella del corpo quando si hà commodità da nodrirsi in quiete, & senza fastidio,
il che si mostra nella Tazza, & nella Seggia.

SALUTE.
Nella Medaglia d'Antonino Pio stà scolpita.

FANCIULLA, che nella destra mano tiene una Tazza, con la quale porge da bevere ad una Serpe, &
nella sinistra una Verga, co'l titolo, Salus Publica Aug.

SALUTE.
IN un'altra del medesimo si vede una Donna, la quale con la sinistra mano tiene un'Asta, & con la
destra una Tazza, dando da bere ad un Serpe, involta ad un Piedestallo.
L'Asta, & il Piedestallo dimostrano la fermezza, & stabilità in luogo della Seggia detta di sopra,
perche non si può dimandar salute, quando non sia sicura, & stabile, ò, che habbia pericolo di sinistro
accidente, ò pur di cadere, dal che l'assicura l'Asta, sopra alla quale si sostenta questa Figura.

SANITÀ O'
Gagliardezza.

DONNA, di maturo aspetto, ma vago di vista, proportionata, & svelta; sarà di leggiadro habito vestita,
coronata d'Amaranto, & tenga con ambe le mani un Ramo di Ulivo co' suoi frutti, & sopra à detto
Ramo vi sarà un Favo di Mele, con alcune Api.
L'Amaranto, è una Spica perpetua, la quale fuor dell'uso de gli altri fiori significa stabilità,
gagliardezza, & conservatione, per la particolar qualità sua di non immarcire giamai, & di star sempre
bella, & di verno, quando sono mancati altri fiori, solo tenuta nell'acqua si rinverdisce. Però i popoli
di Tessaglia, astretti dal Oracolo Dodoneo à fare ogn'anno l'espiationi al Sepolcro d'Achille, come si
scrive, portavano dell'Amaranto, acciò che, mancando gli altri fiori, questo, che presto si rinverdisce,
fosse in difesa della loro diligenza, coronandosi con esso la Testa nel far le oblationi. Per quello è
detto Fiore immortale, & si dedica alla immortalità co'l Ramo d'Ulivo, & il Favo di mele allude à
quella risposta, che fece Diogene Cinico ad alcuni, che gli dimandarono in che modo si potesse
allungare il Filo della vita humana, dicendo, che le parti interiori si dovevano irrigar di Mele, &
l'esteriori ungerle con l'Olio, & voleva intendere costui sotto oscurità, come era solito suo, che, per
viver sano, & gagliardo, bisogna stare co'l core allegro, & pieno di dolci, & soavi pensieri
continouamente, & per lo corpo haver la commodità necessaria, tenendolo in essercitio, acciò che non
sia consumato, & guasto per l'otio, ma aiutato, & consolidato. Dice oltre à ciò Ateneo, che chi usa i
cibi conditi co'l mele, vive molto più di quelli, che usano cibi composti di cose forti. & in questo
proposito adduce l'essempio di alcuni Popoli Cirnei, detti dell'Isola di Corsica, i quali vivevano
lunghissima età, perche si pascevano di cibi dolci, & composti di mele, & Diaphane, il quale scrisse
dell'Agricoltura afferma, che il cibo di mele, usato di continovo non solo fà giovamento grandissimo
alla vivacità dell'intelletto, ma conserva i sensi sani, & interi.

SANITÀ.
DONNA, di età matura, nella man destra haverà un Gallo, & nella sinistra un Bastone nodoso, al
quale sarà avviticchiato intorno un Serpe.
Il Gallo, è consecrato ad Esculapio, inventore della Medicina, per la vigilanza, che deve haver
continovamente il buon Medico. Questo animale da gli antichi era tenuto in tanta veneratione, che gli
facevano sacrificio come à Dio. Socrate, come si legge presso à Platone, quando si trovava vicino alla
morte, lasciò per testamento un Gallo ad Esculapio, volendo significare, che come saggio Filosofo
rendeva gratie alla Divina bontà, la quale medica facilmente tutte le nostre malatie, & però è intesa
per Esculapio la partecipatione della vita presente.
Il Serpe nel modo detto, è segno di sanità, per esser sanissimo, & molto più de gli altri animali, che
vanno per Terra; & posti insieme il Bastone, & il Serpe, che lo circonda, significano la sanità del
corpo mantenuta per vigor dell'animo, & de gli spiriti. Et così si dichiara ancora da alcuni il serpente
di Mosè, posto medesimamente sopra al legno.

SAPIENZA.
DONNA, ignuda, & bella, solo con un Velo ricopra le parti vergognose, starà in piede sopra uno
Scettro, mirando un raggio, che dal Cielo le risplenda nel viso, con le mani libere da ogni impaccio.
Qui si dipinge la Sapienza, che risponde alla Fede, & consiste nella contemplatione di Dio, & nel
dispregio delle cose terrene, dalla quale si dice: Qui invenit me, inveniet vitam, & hauriet salutem à
Domino. & però si dipinge ignuda, come quella, che per se stessa non hà bisogno di molto ornamento,
nè di ricchezze, potendo dire con ragione chi la possiede d'haver seco ogni bene, non con l'arroganza
di Filosofo, come Biante, ma con l'humiltà di Christiano, come gli Apostoli di Christo, perche chi
possiede Iddio per intelligenza, & per amore, possiede il principio nel quale ogni cosa creata più
perfettamente, che in se stessa si trova.
Calca questa Figura lo Scettro, per segno di dispregio de gli honori del Mondo, i quali tenuti in
credito dall'ambitione, fanno, che l'huomo non può avvicinarsi alla Sapienza, essendo proprio di
questa illuminare, & di quella render la mente tenebrosa.
Mira con giubilo il Raggio Celeste, con le mani libere d'ogni impaccio, per essere proprio suo il
contemplare la Divinità, al che sono d'impedimento l'attioni esteriori, & le occupationi terrene.
SAPIENZA.
GIOVANE, in una notte oscura, vestita di color Turchino, nella destra mano tiene una Lampada piena
d'Olio accesa, & nella sinistra un Libro.
Si dipinge Giovane, perche hà dominio sopra le Stelle, che non la invecchiano, nè le tolgono
l'intelligenza de' secreti di Dio, i quali sono vivi, & veri eternamente.
La Lampada accesa, è il lume dell'intelletto, il quale per particolar dono di Dio arde nell'anima nostra
senza mai consumarsi, ò sminuirsi; solo avviene per nostro particolar mancamento, che venga spesso
in gran parte offuscato, & ricoperto da' vitij, che sono le tenebre, le quali soprabondando nell'anima,
& occupando la vista del lume, fanno estinguere la Sapienza, & introducono in suo luogo l'ignoranza,
& i cattivi pensieri. Quindi è, che, non essendo pratichi poi per le vie del Cielo, le quali sono aspre, &
difficili, insieme con le cinque Vergini incaute, & imprudenti restiamo serrati fuora della casa
nuttiale.
Il Libro, si pone per la Bibia, che vuol dir Libro de' Libri, perche in esso s'impara tutta la Sapienza,
che è necessaria per farci salvi.

SAPIENZA VERA.
DONNA, quasi ignuda, la quale stenda le mani, & il viso in alto, mirando una Luce, che gli soprastia;
haverà i piedi elevati da terra, mostrando essere assorta in Dio, & spogliata delle cose terrene.
Non è la Sapienza numerata frà gli habiti virtuosi acquistati con uso, & esperienza, ma è particolar
dono dello Spirito Santo, il quale spira dove gli piace, senza eccettione di persona. Et gli antichi, che
parlavano di essa, & discorrevano, non havendo lume di cognitione di Christo Signor Nostro, vera
Sapienza del Padre Eterno, con tutto ciò ne ragionavano con gran religione, molto cautamente, &
volevano, che il nome di Sapiente non si potesse dare ad alcuno huomo mortale, se non fosse
compito, & inreprensibile. Quindi è, che in tutta la Grecia, madre delle scienze, & delle virtù, sette
huomini solo seppero sciegliere per dar loro questo nome, riputando che, ò fosse cosa maggiore di
virtù, ò almeno virtù dalla quale l'altre virtù derivassero, essendo ella ab eterno generata, come dice
Salomone, innanzi alla terra, & innanzi al Cielo, godendo nel seno dell'eterno Dio, & quindi secondo i
giusti giudicij di lui, communicandosi particolarmente nel petto di pochi mortali. Però si dipinge
elevata da terra con la Luce, che le scende nel viso, dimostrando, che sia il Sapiente staccato co'l core
da gli affetti terreni, & illuminato dalla Divina Gratia, &, che chi la ritrovava, senza confondersi frà la
finta sapienza de gli sciocchi, ritrova la vita, & ne conseguisce la salute.

SAPIENZA.
È Commune opinione, che gli Antichi nell'imagine di Minerva con l'Uliva appresso volessero
rappresentare la Sapienza, secondo il modo, che era conosciuta da essi, & però finsero, che fosse nata
dalla testa di Giove, come cosa conosciuta per molto più perfetta (non sapendo errare in cosa alcuna)
di quel, che comporta la potenza dell'huomo; & fingevano, che havesse tre teste, per consigliare altrui,
intender per sé, & operare virtuosamente, il che più chiaro si comprende per l'Armatura, & per l'Asta,
con le quali si resiste agevolmente alla forza esteriore d'altrui, essendo l'huomo fortificato in se stesso;
& si giova à chi è debole, & impotente, come si è detto in altro proposito.
Lo Scudo con la Testa Medusa, dimostra, che il Sapiente deve troncare tutti gli habiti cattivi da se
stesso, & dimostrarli insegnando à gl'ignoranti, acciò che li fuggano, &, che si emendino.
Il Ramo dell'Uliva, dimostra, che dalla Sapienza nasce la pace interiore, & esteriore, & però ancora
interpretano molti, che il Ramo, finto necessario da Virgilio all'andata di Enea à i campi Elisij, non sia
altro, che la Sapienza, la qual conduce, & riduce l'huomo à felice termine in tutte le difficoltà.
Alcuni la fuguravano co'l Cribro, overo Crivello, per dimostrare, che è effetto di Sapienza saper
distinguere, & separare il grano dal gioglio, & la buona dalla cattiva semenza ne' costumi, & nelle
attioni dell'huomo.

SAPIENZA HUMANA.
UN Giovane ignudo, con quattro mani, & quattro orecchi, con la man destra stesa, con la Tibia
istromento musicale consacrato ad Apollo, & con la Faretra al fianco.
Questa fù inventione de' Lacedemoni, i quali vollero dimostrare, che non bastava per esser Sapiente la
contemplatione, ma vi era necessario il molto uso, & la prattica de' negotij, significata per le Mani, &
l'ascoltare i consigli altrui, il che s'accenna per gli Orecchi; così fortificandosi, & dando opra al suono
delle proprie lodi (come dimostra l'istromento musicale, con la Faretra appresso) s'acquista, & ritiene
il nome di Sapiente.

SCIENZA.
DONNA, giovane, con un Libro in mano, & in capo con un Deschetto d'oro da tre piedi, perche senza
libri solo con la voce del Maestro, difficilmente si può capire, & ritenere gran copia di cose, che
partoriscono la cognitione e la scienza in noi stessi.
Il Deschetto, overo Tripode, è indicio della Scienza, & per la nobiltà del metallo, col quale
adornandosi le cose più care si honorano, & per lo numero de' piedi, essendo il numero Ternario
perfetto, come racconta Aristotele nel primo del Cielo, per esser primo numero à cui conviene il nome
del tutto, come la Scienza è perfetta, & perfettione dell'anima nostra: & però racconta Plutarco nella
vita di Solone che, havendo alcuni Milesij à risico comperata una tirata di rete di certi Pescatori nella
Città di Coo, i quali, havendo tirato in cambio del Pesce un Desco d'oro, dubitandosi poi frà di loro di
chi dovesse essere tal pescagione, & nascendo perciò nella Città molto disturbo, fecero finalmente
conventione, che si dovesse andare all'Oracolo d'Apollo Pithio, &, che da lui si aspetasse risolutione,
il quale rispose doversi dar in dono al più savio della Grecia; onde, di commune consenso, fù portato
à Socrate, il quale, essendo consapevole del significato di esso, subito lo rimandò all'Oracolo,
dicendo, che fuor di lui medesimo non si doveva ad alcuno, perche solo Dio penetra, sà, & conosce
tutte le cose.

SCIOCCHEZZA.
DONNA, mal vestita, la quale ride di una Girella, che tiene in mano, di quelle, che fanno voltare i
Fanciulli al vento, con una massa di piombo in capo, alludendosi al detto Latino Plumbeum ingenium,
perche come il Piombo è grieve, & se ne stà di sua natura al basso, così ancora è lo Sciocco, che non
alza mai l'ingegno, ò la mente à termine di discorso, overo perché, come il Piombo acquista lo
splendore, & tosto lo perde, così lo Sciocco facilmente si allontana da' buoni propositi.
Il Riso senza occasione è effetto di sciocchezza; però disse Salomone, Molto riso abbonda nella bocca
delli sciocchi.
La Girella dimostra che, come i suoi pensieri, così l'opere sono di nissun valore, & si girano
continovamente.

SCOLTURA.
GIOVANE, bella con l'acconciatura della Testa semplice, & negligente sopra la quale sarà un Ramo
di Lauro verde, si farà vestita di drappo di vago colore, con la destra mano sopra al capo di una statua
di sasso, nell'altra tenga varij istromenti necesarij per l'essercitio di quest'arte, co' piedi posati sopra un
ricco Tappeto.
Si dipinge la Scoltura di faccia piacevole, ma poco ornata, perché, mentre con la fantasia l'huomo
s'occupa in conformare le cose dell'arte con quelle della Natura, facendo l'una, & l'altra simigliante,
non può impiegarsi molto nella cura del corpo.
Il Ramo del Lauro, che nella severità del verno conserva la verdezza nelle sue frondi, dimostra, che la
Scoltura nell'opere sue si conserva bella, & viva contro alla malignità del tempo.
Il vestito di drappo di vago colore, sarà conforme alla Scoltura istessa, la quale si essercita per diletto,
& si mantiene per magnificenza.
La Mano ancora sopra alla Statua, dimostra che, se bene la Scoltura è principalmente oggetto
dell'Occhio, può esser medesimamente ancora del Tatto, perche la quantità soda circa la quale,
artificiosamente composta con imitatione della Natura, si essercita quest'arte, può essere egualmente
oggetto, & dell'Occhio, & del Tatto. Onde sappiamo, che Michelangelo Buonarota, lume, & splendore
di essa, essendogli in vecchiezza per lo continovo studio mancata quasi affatto la luce, soleva co'l
Tatto palpeggiando le statue, ò antiche, ò moderne, che si fossero, dar giudicio, & del prezzo, & del
valore. Et in ciò quest'arte avanza la Pittura, la quale è medesimamente imitatione di forme
accidentali, & di corpi composti, & è superiore alla Scoltura in quel, che appartiene all'occhio per
l'uso de' colori, de' lumi, & ombre, che adopra necessariamente, le quali nè al tutto sono sensibili, nè
può esser intentione dello Scoltore dimostrarle all'occhio, per non si stender fuora de' suoi termini.
Il Tappeto sotto i piedi, dimostra, come si è detto, che dalla magnificenza vien sostenuta la Scoltura,
&, che senza essa sarebbe vile, ò forse nulla.

SCORNO.
HUOMO, con un Gufo in capo, & con la veste mal composta, & discinta.
Lo Scorno, è una subita offesa nell'honore; & si dipinge co'l Gufo, il quale è uccello di cattivo
augurio, secondo l'opinione sciocca de' Gentili, & notturno, perche fà impiegar gli animi facilmente à
cattivi pensieri.

SDEGNO.
HUOMO, armato, & vestito di rosso, con alcune Fiamme di Fuoco, starà con le Braccia ignude;
porterà ricoperte le Gambe con due pelli di piedi di Leoni fatte à uso di calza, tenendo in capo una
testa d'Orso, dalla quale esca fiamma, & fumo.
Il suo viso, sarà rosso, & sdegnoso, & in mano porterà alcune Catene rotte in pezzi.
Il vestimento rosso, & le fiamme, mostrano, che lo sdegno è un vivace ribollimento del sangue.
Le Gambe, & le Braccia, nel modo detto, danno indicio, che lo Sdegno può esser sì potente
nell'huomo per opra delle passioni meno nobili, che si renda simile à gli animali brutti, & alle fiere
selvaggie. Et però ancora vi si dipinge la pelle dell'Orso, il quale è incitatissimo allo sdegno.
Le Catene rotte dimostrano, che lo Sdegno suscita la forza, & il vigore per superar tutte le difficoltà.

SECOLO.
HUOMO, vecchio, con una Fenice in mano, che si arde, & stà dentro alla nona Sfera.
Si fà Vecchio, perche il Secolo è lo spatio della più lunga età dell'huomo, overo di cento anni, & lo
spatio della vita della Fenice, overo il moto d'un grado della nona Sfera.

SIMPLICITÀ.
GIOVANETTA, vestita di bianco, la quale tenga in mano una Colomba bianca, & un Fagiano.
Giovanetta si dipinge, per la proportione dell'età la quale, essendo nel principio del sapere, è simile ad
una Carta bianca ove non sia scritto, non essendo altro la Simplicità, che un'ignoranza iscusabile del
bene, & del male senza cattiva intentione. Et si prende in questo luoco in buona parte per coloro, che
non hanno applicato l'animo a' vitij, se bene ancora si domandano Semplici gli huomini di poco
partito.
Vestesi di bianco, per essere questo colore semplicissimo, overo senza compositione.
E la Colomba ancora si pone, per essere da Christo Signor Nostro data per indicio della vera, &
lodevole semplicità, con la quale si arriva al Cielo. Et per questo egli medesimo chiamava i Fanciulli
dicendo: Sinite parvulas venire ad me. Et in proposito di semplicità biasimevole si dipinge il Fagiano,
il quale crede non esser veduto da altri quando esso hà nascosta la testa, &, che non può vedere, come
raccontano molti. Et Ovidio nel VI. delle Metam.

SONNO.
HUOMO, corpolento, & grave, vestito di pelle di Tasso, stando sopra un letto di Papavero, & una
Vite carica d'Uva matura gli farà ombra, & haverà una Grotta vicina, ove si veda un Zampollo
d'Acqua.

SONNO.
UN Giovane, con l'Ali alle Spalle, & con un Corno, onde esca fumo nella man destra; sarà languido
con due vesti, una bianca di sopra, che copra fino alla cintola, & l'altra di sotto nera, & lunga; nella
sinistra mano terrà una verga.
Perché il Sonno nell'oscurità della notte commodamente si fomenta, si dipinge con la veste nera, &
con la bianca, perche l'uno, & l'altro tempo può servire a' bisognosi di esso.
Il Corno, di cui esce il fumo, dimostra la cagione del Sonno essere i Vapori, i quali, salendo alla testa,
lo cagionano, & per mezzo di esso si risolvono.
La Verga si dipinge per lo costume antico, che diede à Mercurio la Verga con la quale dispensava a'
mortali, ò il sonno, ò la morte, come i Poeti raccontano. Et Virgilio nel V. dell'Eneide, descrivendo il
Sonno, che fece cadere Palinuro dalla nave nel Mare, dice, che portava un Ramo infuso, & bagnato
nell'onde Stigie.
L'Ali, & l'età giovanile dimostrano la velocità del sonno, & la piacevolezza dell'hore, che dormendo si
spendono. Però disse Seneca:

O' Sonno, almo ristoro à le fatiche


De' mortali e de l'animo quiete,
E del viver human la miglior parte,
O' de la bella Astrea veloce Figlio,
E de la Morte languido Fratello,
Che insieme mesci il vero e la bugia,
E quel, che dee venir chiaro ci mostri
Con certo e spesso (ahimè) con tristo nuncio,
Padre di tutto, porto de la vita,
Riposo della luce e de la notte
Fido compagno, tu non più riguardi
Al Rè ch'al servo, ma vieni egualmente
A l'uno e à l'altro e ne le stanche membra
Placido entrando la stanchezza scacci;
E à quel, che tanto temono i mortali
Ci avvezzi, sì, ch'imparino il morire.

Et queste cose non hanno bisogno di dichiaratione, per esser ampia descrittione Poetica, tirata da gli
effetti, che si vedono, & si provano del Sonno.

SONNO.
IL Doni per lo Sonno un huomo, che dorme trà dui Tassi, con alcuni Ghiri appresso, i quali sono
animali inclinatissimi à dormire.

SENSO.
GIOVANE, ignudo, & grasso, stando in un Ruscello d'Acqua à mezza gamba, & nelle Rive vi sieno
varie Piante, da una delle quali esso con la destra mano colga il frutto, & con la sinistra tenga un
Mazzo di Fiori.
Il Senso si dipinge ignudo, perche fà gli huomini andar nudi de' beni dell'anima, & del corpo, mentre
stanno intenti al presente piacere, non si provedendo nè si prevedendo per le future calamità.
La Grandezza, è indicio d'anima sensitiva, di pensieri bassi, & di poca speculatione nelle cose
difficili, la quale principalmente macera il corpo, & indebolisce le membra, come confermano i
Fisiognomici.
Sta co' piedi nell'acqua corrente, per dimostrare, che i piaceri del senso sono in continuo moto, &
corrono, & menano via l'età senza profitto, & senza merito. Et è difficile il sostenersi, come
pericoloso il caminar per essi.
Si piglia alcune volte l'Acqua per i peccati, & l'huomo, che vi stà per lo peccatore, secondo il detto di
David: Intraverunt aquae usque ad animam meam. Et in questo proposito si mostra che, seguitando
l'huomo la via del Senso, stà in gran pericolo di non sommergersi per mezo di esso, mortalmente
cascando.
I Fiori, & i Frutti, notano più particolarmente quattro effetti del Senso, cioè il Vedere, il Gusto,
l'Odorato, & il Tatto, i quali si oprano ne' Fiori, & ne' Frutti, scoprendosi l'altro dell'Udito nel
mormorio, che facilmente si può venire in cognitione, che faccia l'acqua corrente.

SERENITÀ.
FANCIULLA, co'l viso di color Turchino, vestita di bianco, la veste sarà larga, & lunga, &
semplicissima; sopra la conciatura della testa vi sarà una Colomba bianca, la quale significa l'aria, non
essendo uccello alcuno di quelli, che si domesticano con l'huomo, & habitano seco, che voli più
lontano, & con maggior fede torni all'albergo suo di questo, nè alcun altro, che voli più agevolmente,
& con più velocità di esso, & solo volontieri, quando il Cielo è sereno. Però di essa disse Virgilio nel
quinto dell'Eneide:

Radit iter liquidum celeres neque commonet alas.

SERVITÙ.
DONNA, scapigliata, scalza, magra, & legata con catene, manette, & ferri a' piedi.
Scapigliata si dipinge la Servitù, perché, essendo il suo pensiero occupato in sciorsi da' fastidij
importantissimi delle catene, non attende à gli ornamenti. Mostra ancora, che i pensieri servili sono
bassi, vili, & terreni.
È scalza, perche non hà cosa alcuna, che sollevi le sue speranze, che ripari i suoi intoppi, &, che
ricopra le sue bruttezze.
È magra, per la povertà del vitto, che seguita principalmente gli huomini di servitù.
Le Legaccie di Catene, & di Ferri sono indicio d'amissione di libertà, & d'un possesso certo di pene,
& di dolori.

SFACCIATAGGINE.
DONNA, con occhi bene aperti, & fronte grande, & palpebre sanguinose, sarà lascivamente vestita, &
alzandosi i panni con ambe le mani, scopra le gambe, & le coscie ignude, appresso vi sarà una Scimia.
La Sfacciataggine, è un effetto vituperabile, opposto alla Vergogna, che per mala operatione apporta
biasimo.
Hà gli occhi co' segni sopradetti, perche notano Sfacciataggine, come dice Arist. nel 6. cap. della
Fisonomia.
Et lascivamente si veste, per lo desiderio d'impiegare l'opere sue in danno, & vituperio dell'honor
proprio.
Parimente scuopre le celate parti del corpo, perche lo Sfacciato non prezza l'honore posto in quel
modo, che lo mantengono gli altri huomini.
La Scimmia, significa Sfacciataggine, perche quelle parti, che si devono tenere celate, essa per
naturale instinto scopre, & manifesta senza alcuna avvertenza.

SFORZO CON INGANNO.


UN Giovane robusto, armato da guerriero, nel destro braccio tenga avvolta una pelle di Leone, &
nella sinistra mano una di Volpe, in atto di essere pronto à tutti i bisogni per offender il nimico con la
forza, significata per lo Leone, & con la fraude, overo inganno, dimostrato nella Volpe.

SICURTÀ, O
Sicurezza.

DONNA, che s'appoggia ad un'Asta con la destra mano, & con la sinistra ad una Colonna. Così si
vede in una Medaglia di Macrino.
Et Sicurtà si dice quella fermezza, che sente l'huomo nello stato suo, come in ogn'altra cosa, senza
pericolo d'essere rimosso. Però si fà appoggiata alla Colonna, che dimostra fermezza, & all'Asta, che
dinota imperio, & maggioranza, dalla quale è pericolo cascare à terra, come è virtù sapersi conservare
con honore.

SICURTÀ.
DONNA, che in capo tiene una Ghirlanda d'Ulivo, stà à sedere dormendo, con la destra tiene un'Asta,
nella sinistra mano posa la Guancia, & la testa, tenendo il gomito del braccio della medesima mano
sopra una Colonna.

SICURTÀ.
STA nella Medaglia d'Otone una Donna, che nella destra mano tiene la corona, & nella sinistra
un'Asta, con lettere, Securitas P. R.
SICURTÀ.
NELLA Medaglia di Opilio Macrino si dipinge una Donna, la qual con la sinistra mano si appoggia
ad una Mazza, & con l'altra sopra d'una Colonna, con Lettere, Securitas temporum.

SILENTIO. Appuleio.
HUOMO, senza Faccia, con un Cappelletto in Testa, ignudo, con una pelle di Lupo attraverso, & tutto
il corpo suo sarà pieno d'occhi, & d'orecchi.
Questo Huomo senza faccia, dimostra, che con tutto il viso si parla, & prestamente con la lingua,
tacitamente con gli occhi, con la fronte, & con le ciglia, & però per dar ad intendere il Silentio,
Appuleio formò questa Imagine.
Il Cappello sopra alla Testa, significa la libertà, che l'huomo hà di parlare, & di tacere, ma sopra di
una Testa senza lingua dimostra esser meglio il tacere, che il parlare, quando non sia necessario,
perche gli occhi, & gli orecchi per la veste avvertiscono, che molto si deve vedere, & udire, ma parlar
poco, come accenna la pelle del Lupo, perche il Lupo, se vede alcuno, avanti, che sia veduto da lui,
gli fà perdere subito la parola, in modo, che con gran sforzo quello, che è veduto à pena può mandar
fuori un debolissimo suono, & tacendo, à gran passi, questo animale se ne fugge con la preda rapita.
Però giudicaro gli antichi, che si dovesse adoperare per memoria del Silentio.

SILENTIO.
Marciano.

UN Giovanetto, che si tenga il dito indice alla Bocca, in atto di far cenno, che si taccia, che nella
sinistra mano tenga un Persico con le Foglie. Questo frutto fù dedicato ad Arpocrate, perche il suo
arbore hà le foglie simili alla lingua humana, & i frutti simigliano al core, & manifestandosi per la
lingua quello, che è nel core, spesse volte con grandissimo pregiudicio si manda à memoria in questo
modo il prezzo, & lo studio del Silentio. Però si scrive, che Minerva, Dea della Sapienza, scacciata da
sé la Cornacchia, uccello loquace, & ciarliero, non dovendo l'huomo prudente perdere tempo in molte
parole vane, ma tacendo considerare le cose, & dirne poi solo quello, che è necessario.
Si fà Giovane, perche ne' Giovani principalmente il Silentio è segno di modestia, & effetto virtuoso,
seguitando l'uso de gli antichi, che dipingevano Arpocrate giovane, con l'ali e co'l viso di color nero,
perche il silentio è amico della notte, come dicono i Poeti.

SILENTIO.
DONNA, con una Benda legata attraverso del viso, che le ricopra la Bocca.
È sentenza di Macrobio, che la Figura di Angerona, con la Bocca legata, & suggellata, insegni, che
chi sà patire, & tacere, dissimulando gli affanni, li vince al fine facilmente, & ne gode poi vita lieta, &
piacevole.
SILENTIO.
L'Ariosto.

NÈ mi par di dover tralasciare i versi del Ariosto, che dicono:

Il Silentio va intorno e fà la scorta,


Hà le scarpe di Feltro e 'l Mantel bruno
Et à quanti n'incontra di lontano,
Che non debba venir, cenna con mano.

SILENTIO.
HUOMO, vecchio, il quale si tenga un dito alle labbra, & appresso vi sarà un'Occa con un sasso in
bocca; perche l'età senile persuade facilmente il Silentio, come quella, che confida più ne' meriti, &
nella fama acquistata, che nelle parole. Si fà il Silentio da alcuni di questa età.
L'Occa, è molto dedita al continovo stridere, & ciangottire con molta garrulità, & senza consonanza, ò
armonia alcuna. Però tenendo il sasso in bocca c'insegna, che non ci trovando noi atti à poter parlare
in modo, che ne potiamo acquistar lode, dobbiamo tacere più tosto, acciò che se non si accresce,
almeno non si sminuisca l'opinione del nostro sapere, essendo, che il Silentio agguaglia i più ignoranti
a' più dotti. Et però diceva un Savio, che l'huomo si assimigliava alle pentole, le quali non si
conoscono se siano sane, ò rotte, se non si fanno sonare. Et Socrate, dovendo dar giudicio di un nuovo
scolare della sua scola, disse di volerlo sentir parlare, per poterlo vedere.
Scrive Ammiano dell'Ocche, che, partendosi per lo troppo calore del Sole dall'Oriente verso
Occidente, & essendo loro necessità passare per lo Monte Tauro, ove è grande abondanza d'Aquile,
timide della forza loro, per non manifestarsi con lo strepito naturale della bocca, prendono con essa un
sasso, & lo sostentano sino, che sieno fuori del pericolo. Et perche da alcuni Scrittori questo istesso si
attribuisce alla Grue, però questa in cambio di quella si fà alle volte da Dipintori.

SILENTIO.
FANCIULLO, come si è detto, co'l dito alla bocca, con l'Ali alle spalle di color nero, stà sedendo, &
mostrando di non potersi reggere in piedi, per difetto della debolezza delle gambe, tiene in mano un
Corno di dovitia, & d'intorno alcuni Vasi pieni di Lentichie, & d'altri legumi, con le Persiche, che
sono le primitie, che al Silentio per Religione si offerivano.
Gli si farà ancora appresso un Cocodrillo, il quale, non havendo lingua da fare alcuna sorte di strepito,
à ragione si potrà dire hieroglifico del Silentio.

SIMULATIONE.
DONNA, con una Maschera sopra il viso in modo, che mostri due Faccie, sarà vestita di cangiante, &
nella destra mano terrà una Pica.
Simulatione è il nascondere con doppiezza di parole, & di cenni l'animo, & il core proprio; però tiene
la Maschera sopra il volto ricoprendo il vero per far vedere il falso, il che si mostra ancora per lo color
cangiante della veste.
La Pica significa simulatione perche hà una parte della penna bianca, & l'altra nera. Tal fù Bruto, che
simulò il pazzo con Tarquinio, & Papirio, che simulò la risolutione de' due mariti in Senato, come
racconta Gellio.

SOCCORSO.
HUOMO, armato, che nella destra mano porti una Spada ignuda, & nella sinistra un Ramo di Quercia
co'l suo frutto.
Il Soccorso hà due parti principali, l'una aiuta, & soccorre altrui con vettovaglia, per scacciare il
pericolo della Fame, con l'altra resiste alla forza de gl'inimici, per salute di quello, che si soccorre;
però si dipinge armato per aiutare i deboli, & bisognosi, contro alla potenza de gli inimici, & co'l
Ramo di Quercia, carco di Ghiande, per aiutare nelle necessità della fame, havendo anticamente
soccorso à se stessi gli huomini in tempo di necessità per mezo di questo frutto, che è dedicato à
Giove, il qual giova, & soccorre tutto il Mondo, essendo Giove l'aria più pura, & purgata, onde noi
respiriamo, & viviamo.

SONNO, ET
Sogno.

UN Cervo alato, di variate penne, con le Corna vestite, cioè non dure, ma giovanette; & apparirà in
vista desto, & veloce. Sopra gli starà à cavallo un Pigmeo, il quale haverà un habito fantastico, dipinto
à grottesche diverse, con due Faccie, una di Donna, & l'altra di Huomo; nella destra mano terrà uno
Specchio concavo, & nel braccio sinistro uno Scudo, con lettere puntate, che da ciascuno si possono
leggere diversamente interpretate.
Il Cervo presso à gli antichi fù posto per significare il Sonno, per molte ragioni, & prima perché,
come il Cervo di sua natura non hà mai febre, così il Sonno mantiene la sanità, ò almeno fà, che non
si sente la malatia. Mira il Cervo tanto fisamente al Cavallo, che non vede l'huomo, il quale da vicino
lo saetta, & amazza; così profondendosi nel Sonno il nostro corpo non vede gli aguati, & l'insidie de
la Morte. Il Cervo mentre, che non hà le corna solide, mai non va di giorno al pascolo, così il Sogno,
& il Sonno la notte si nudriscono, & si mantengono. Il Cervo non hà fele, ma l'intestine amare; il
Sogno non hà particolar dolore di cose reali, ma gli avvenimenti spaventevoli spesse volte
l'offendono. Perseguitato da' Cani il Cervo non tiene strada diritta, ma salta, & attraversa, & nel
Sonno, il Sogno, cacciato da varij accidenti, non va mai con un principio seguendo ordinatamente, ma
varia con grandissima stravaganza, d'una cosa in un'altra. Et, come la vita del Cervo è di molti anni,
così sono lunghissime l'inventioni de' sogni, & senza numero.
Le Ali di penne di più colori significano, che il Sogno è sempre vario, & prestissimo al venire, & al
partire velocissimo.
È cavalcato da un Pigmeo, perche i Pigmei vivono sette anni, & nel settimo muoiono di vecchiezza, &
al Sonno sono sett'hore convenienti per sovvenire alla necessità naturale.
Lo Specchio, che abbaglia la vista altrui, mostra, che non si discerne mai ove vada propriamente il
Sogno, ò donde venga. Et, come non possono concorrere in una medesima sentenza le persone,
leggendo le lettere, che circondano lo Scudo, così variamente, & confusamente s'interpretano, &
s'intendono i sogni. Questo ancora significano le due Faccie, & il vestimento à grottesche.

SOLLECITUDINE.
DONNA, vestita di rosso, & verde, nella destra mano tenga uno Stimolo, overo Spirone, & nella
sinistra una Facella.
Il vestimento rosso, & verde significa la Speranza, insieme co'l Desiderio, & l'Amore, onde si genera
la Sollecitudine.
Lo Stimolo significa il desiderio efficace di conseguire, ò di finire alcuna cosa; però Teocrito usava
spesso di nominare la Sollecitudine, Amorosa punta overo Stimolo d'Amore.
Per la Facella ancora si dimostra il desiderio, & la sollecitudine intensa, che ardendo nel core non
lascia vivere in pace, sin, che non si è venuto à buon fine. Et la Fiamma simiglia la sollecitudine
perche con caldezza, & prestezza fà l'opera sua, consumando quel, che bisogna, per mantenere
nell'esser suo il proprio splendore.

SOLLECITUDINE.
DONNA, Giovane, con l'Ali alle spalle, & a' piedi, haverà le braccia, & gambe ignude, & haverà una
traversina rossa con un Arco teso nella sinistra mano, cavando con la destra uan Saetta dalla Faretra,
& à piedi vi sarà un Gallo.
L'Ali alle spalle, & à piedi, mostrano velocità, & sollecitudine, & però si dice alcun haver messe l'ali
quando è sollecito nelle sue attioni. Così disse Virgilio di Caco ladrone perseguitato da Hercole:

Speluncamque petit pedibus timor addidit alas.

Le Braccia, & le Gambe ignude significano destrezza, & speditione.


Il color rosso è per la somiglianza del Fuoco, il quale significa sollecitudine, per la già detta ragione.
L'Arco teso, & lo Strale apparecchiato per saettare è la continova intentione della mente, che drizza i
pensieri all'opera, come à suo fine.
Si dipinge il Gallo come animale sollecito, il quale all'hore sue determinate, si desta cantando, perche
non lascia la Sollecitudine finire i sonni intieri, conforme al detto di Homero.

SOLLECITUDINE.
BELLA Donna levata sopra due ali, con un Gallo sotto a' piedi, & il Sole, che spunti fuori dall'onde
marine.
Si dipinge questa Figura bella, perche la Sollecitudine piglia per i capelli l'occasione, & la ritiene con
tutto il bene, & bello, che porta seco.
L'Ali significano velocità, & il Gallo diligenza.
Et per mostrare, che deve essere perseverante la Sollecitudine, per essere commendabile, si aggiunge
il Sole, il quale nel suo veloce corso è durabile, & permanente.

SOLLECITUDINE.
DONNA, con un Orologio in mano.
L'Orologio si pone per lo Tempo, il quale è tanto veloce, che propriamente l'andar suo si può dir
Volo, & ammonisce noi altri, che nelle nostre attioni, siamo presti, & solleciti, per non esser,
tardando, oppressi da lui, & presi nell'insidie, che tuttavia ci ordisce.

SOLITUDINE.
DONNA, vestita di bianco, con un Passaro solitario in cima del capo; terrà nella man destra un
Pelicano, & nella sinistra un Libro, stando in luogo vago, & solitario.
Il color bianco del vestimento, significa l'intentione di colui, che habita nella solitudine, che è di
mantenersi candido, & puro da ogni sorte di macchia, che possa imbrattar l'anima, ò da' negotij, che la
coloriscono, ò da gli amori mondani, che la rendono fosca.
Il Passaro, & il Pelicano sono per natura uccelli solitariij, come dice il Salmo 101. Similis factus
Pelicano solitudinis, & del Passaro: Factus sum sicut Passer solitarius in tecto.
Il Libro, ci dimostra, che il fine dell'huomo solitario deve essere lo studio di Sapienza, & di dottrina,
altrimente la Solitudine è cosa degna d'infamia; però disse Aristotele nel 1. lib. della Politica, che
l'huomo solitario, ò è Angelo, ò è bestia, per Angelo intendendo quel, che satio delle cose mondane si
rivolta alla contemplationi, & gode in se stesso, ne gli Angeli, ne gli huomini, nelle piante, & in tutte
le cose, rendendo le lodi, che deve al suo Creatore; per bestia, dall'altra banda, quel, che vive in
solitudine, per poltroneria, perche la vita solitaria, à chi non hà dottrina, è piena d'insidie, & di paura,
come disse Cicerone nel 1. lib. de Fini: & à chi non hà Religione è biasimevole, & vituperosa.

SORTE.
DONNA, vestita di color mischio, nella destra mano tiene una Corona d'oro, & una Borsa piena, nella
sinistra una Corda.
Il color mischio significa la varietà delle Sorti.
La Corona d'oro, & il Laccio sono segno, che per sorte ad alcuno tocca la felicità, ad altri l'infortunio,
& il discorrere se la Sorte sia, ò, che cosa sia è opra da trattare in altra occasione, basta solo, che noi
Sorte dimandiamo i rari avvenimenti delle cose, che sono fuor dell'intention dell'agente. Il che fù
espresso benissimo conforme à questa Figura, in que' quattro versi tradotti d'Ausonio, che dicono:

Thesauro invento, qui limina mortis inibat,


Liquit ovans laqueum, quo periturus erat.
At, qui, quod terrae abdiderat, non repperit aurum,
Quem laqueum invenit, nexuit, & periit.

SORTE.
GIOVANETTA cieca, ma di fresca età, alla quale soffiando da una banda il vento, mostri di gonfiar
la veste, & porti nel grembo alcune gioie, & ornamenti di nobiltà.
Poca distintione si dà frà la Sorte, & la Fortuna; & però l'una, & l'altra si dipinge cieca, perche non
seguitano il merito de gli huomini, anzi quasi naturalmente ambedue attendono à favorire il merito di
minor prezzo; però diciamo, che l'età fresca, & giovanile suol esser madre di pochi meriti.
I venti, che gonfiano la veste, dimostrano, che la Sorte viene aiutata dalle parole, & dal favore de gli
huomini efficaci, overo dall'aura popolare, & porta il grembo pieno di gemme, perche la Sorte si
essercita in far abondare gl'huomini de' beni non aspettati, & si dice tal hora Sorte ancora il successo
de gli avvertimenti cattivi.

SOTTILITÀ.
LA Sottilità hà somiglianza con la Prudenza perché, come il prudente penetra tutte le cose, così anco
la Sottilità nel corpo de' beati penetra tutti gli spatij. Però si dipinge Donna, che trapassi una muraglia
da una parte all'altra, & si dicono per metafora Sottili i pensieri alti, & difficili de' belli ingegni.

SPAVENTO.
SI dipinge con faccia, & habito di Femina, ma alterato, & spaventevole, & una così fatta imagine
dello Spavento dedicarono i Corinti a' figliuoli di Medea da loro uccisi già, per lo dono, che havevano
portato alla figliuola di Creonte, la quale ne perì con tutta la casa Regale.

SPERANZA.
Nella Medaglia di Claudio, è dipinta.

DONNA, vestita di verde, con un Giglio in mano, perche il Fiore ci dimostra la Speranza, la qual è
una aspettatione del bene, sì come all'incontro il Timore è un commovimento dell'animo
nell'aspettatione del male, onde noi, vedendo i Fiori, sogliamo sperarne i frutti, li quali poi, co'l corso
di qualche giorno, ci dà la Natura, per non ingannar le nostre speranze, & se bene i Fiori tutti destano
in noi la speranza, il Giglio nondimeno, come fiore molto più soave de gli altri, la porge maggiore,
come dice il Pierio 55. lib.
Vestesi questa figura di verde per la similitudine dell'herbe, che danno speranza di buona raccolta.

SPERANZA Delle fatiche.


DONNA, vestita di verde, che nel grembo tiene del Grano, & con l'altra mano lo semina.
Questa figura mostra, che la Speranza è un desiderio di cosa buona con la cognitione dell'attitudine à
potersi conseguire, & aquistare, perché, seminando il Grano con debito modo, si sà per l'esperienze
passate, che moltiplica, & volentieri si gitta via il poco presente con la speranza del molto da venire.
Il, che può ancora essere impedito da molti accidenti. Però disse Dante:

Speranza è un certo mel, misto d'assentio,


C'hor dolce, hor aspro il tempo al gusto porge,
In cui nostro desio s'abassa, & sorge,
Fin, che la morte al tutto pon silentio.

SPERANZA.
DONNA, vestita di verde, con una Ghirlanda di Fiori, tenendo Amore in braccio, al quale dia à
suggere le proprie Mammelle.
La Ghirlanda di Fiori, per la ragione detta del Giglio nell'altra Figura, significa Speranza, sperandosi i
Frutti all'apparire, che fanno i Fiori.
Amore, che prende il latte dal petto di questa Figura è uno inditio, che dimostra la Speranza esser vero
fomento d'Amore, &, che dove manca la Speranza, Amore in un subito sparisce, perché, essendo essa
una passione alterativa del desiderio, per possedere una cosa amata, non è dubbio, che nè senza Amor
ella, nè Amor senza lei, può durare lungo tempo. Et come non si può desiderare già mai il male, così
sempre si spera il bene da un huomo, che vive con la guida della natura, & della ragione, & per essere
il bene agevolmente conosciuto, facilmente muove ad amare, & à sperare di essere posseduto, &
goduto.
Però disse Santo Agostino nel Sal. 104., che l'Amore senza la speranza non può venir à fine de'
desiderij.

SPERANZA.
DONNA, vestita di giallo, con un Arboscello fiorito in capo, la veste sarà tutta piena di varie piante,
& nella sinistra terrà un'Ancora.
Due sono le qualità del bene, che si può desiderare. Vna è l'Honestà, l'altra l'Utile; quella si accenna
con la pianta fiorita, che sono gli ornamenti d'honore; l'altro con l'Ancora, che aiuta la vita ne' pericoli
maggiori della fortuna.
Si veste di giallo la Speranza, & di tal colore vestasi l'Aurora, & non senza ragione gli Atheniesi
addimandarono Aurora Speranza, perche dal nascer di quella insieme col giorno, ogni cosa si
rinovella, & si incomincia nuovamente à sperare alcuna cosa già persa.

SPERANZA
Divina,& certa.

GIOVANETTA vestita nel modo detto di sopra, con le mani giunte verso il cielo, & gli occhi alzati.
Come il Mondo, & gli huomini, che sono mortali, & incerti della duratione di se stessi non possono
partorire effetto di ben certo, & sicuro, così Iddio, che è datore di tutti i beni, & il vero fondamento
delle speranze humane li dona, & li possiede in se stesso perfettamente.
Et però si dipinge questa Figura con gli occhi, & con le mani alzate al Cielo, dicendo ancora il
Profeta, È beato colui, che non hà fisi gli occhi alle vanità, & alle false pazzie, ma con la mente, &
con l'intentione nobilita se stesso, desiderando, & sperando cose incorrottibili, non soggette alla
mutatione de' tempi, nè sottoposte à gli accidenti della vita mortale.
Si fà ancora Giovanetta, perche deve essere sana, & ben fondata, gagliarda, & piacevole, non si
potendo sperare quel, che non si ama, nè amar quel, che non hà apperanza di bene, ò di bello.
Et questa Speranza non è altro, come dice S. Girolamo nella v. Epistola, che una aspettatione delle
cose, delle quali habbiamo fede.

SPERANZA FALLACE.
GIOVANETTA di grande statura, co' capelli diritti verso il Cielo, con le Mammelle ignude, & con un
Occhio solo in fronte, haverà due grand'ali à gli homeri, nella destra mano tenendo una Nuvola, & con
la sinistra una Nottola, & una Zucca.
Si dipinge Giovanetta, perché, sì come quell'età è instabile, così questa Speranza vacilla, sperando
senza fondamento cose fuori della ragione, & del dovere.
Hà un Occhio solo: perche l'huomo, à cui manca il lume delle cose mondane, non havendo altra
confidenza, ò altro lume nato dalla Fede, ò dalla Religione, che è la vera tavola nel naufragio delle
speranze cascate, perde la luce affatto, & si dispera.
Si fà con l'ali molto grandi, perche all'ombra di esse corre assai gente, perche infinita è la turba delli
sciocchi, i quali, poiché sono cascati d'alto, & hanno fiaccate l'ossa, & la vita, à torto si lamentano
della fortuna, che non vi hà colpa.
La Nuvola, ci mostra, che questa Speranza, quasi nuvola dal vento scacciata in un subito, senza, che
l'huomo si avveda, fugge, & sparisce.
Viene ancora assimigliata la Speranza mondana alla Nottola, la quale più parte del tempo vola
nell'oscuro, non havendo lo splendore della luce, che è Christo Signor Nostro, & il favore della sua
gratia. Però si dipinge con essa, & si dice esser seguaci della speranza Bugie, Sogni, Arti Fallaci, &
mentite Conietture.
Dipingesi con le Mammelle ignude, perche volentieri ciascuno nodrisce col suo latte.
La Zucca, la quale in pochissimo tempo assai cresce, & s'innalza, ma poi in un subito casca in terra, &
si secca, dimostra, che questa Speranza, che è mal fondata, quanto più si vede in alto, tanto più stà in
pericolo d'annihilarsi, & di andare in fumo.

SPERANZA.
DONNA, vestita di verde, con la sinistra mano alzi un Lembo della veste, & nella destra una Tazza,
dentro alla quale sia un Giglio. Così si vede scolpita in una Medaglia d'oro d'Adriano Imperatore con
queste lettere: Spes P. R.

STABILITÀ.
DONNA, vestita di nero, con la man destra, & co'l dito indice alto, starà in piedi sopra d'una base
quadrata, & con la sinistra s'appoggia ad un'Asta, la quale sarà posata sopra una statua di Saturno, che
stia per terra.
Vestesi di nero, percioche tal colore dimostra stabilità, conciosiache ogni altro fuor, che questo colore
può essere commutato, & convertito in qualunque altro colore si voglia, ma questo in altro non può
essere trasferito, adunque dimostra stabilità, & costanza.
Lo stare in piedi sopra la base quadrata, ci mostra essere la stabilità costante, & salda apparenza delle
cose, la quale primieramente noi esperimentiamo, & conosciamo ne' corpi materiali, dalla stabilità de'
quali facciamo poi nascere l'analogia delle cose immateriali, & diciamo Stabilità essere nell'intelletto,
nell'operationi, nel discorso, & in Dio istesso, il quale disse di bocca propria: Ego Deus, & non mutor.
La Mano destra, & il Dito alto, si fà per simiglianza del gesto di coloro, che dimostrano di voler star
fermi nel Libro proponimento. L'Asta di legno mostra stabilità, come la Canna il contrario, per la
debolezza sua, come si è detto al suo luogo, perché, come si suol dire volgarmente: Chi male
s'appoggia presto cade.
La Statua di Saturno, sopra alla quale stà posata l'Asta, è indicio, che vera stabilità non può essere ove
è il Tempo, essendo tutte le cose, nelle quali esso opra, soggette inviolabilmente alla mutatione, onde
il Petrarca, volendo dire un miracolo, & effetto di beatitudine, nel Trionfo della Diversità scrisse:

Vidi restar colui, che mai non stette,


Ma variando suol tutto cangiare.

Et dove è il Tempo vi è tanto annessa la mutatione, che si stima ancora esser opra da Sapiente il
sapersi mutare d'opinione, & di giudicio, onde l'istesso Poeta disse:

Per tanto variar Natura è bella.

Se bene ricorda l'Apostolo, che chi stà in piedi con le virtù, sopra le quali non può nè tempo, nè moto,
deve avertire molto bene di non cascare ne' vitij, acciò, che poi non si dica: Stultus, ut Luna mutatur.

STABILITÀ.
DONNA, che stia à sedere sopra d'un Piede stallo, tenendo sotto a' piedi una Base di Colonna, & in
grembo molte Medaglie.

STERILITÀ.
DONNA, estenuata, macilenta, & mesta, terrà in mano un Ramo di Salice, & appresso haverà un
Mulo, il quale è animale sterile, perché, nascendo dall'Asino, & dal Cavallo, animali difettosissimi nel
generare, come racconta Aristotele nel 2. lib. della Generatione de gli Animali, & risultando in lui
questo difetto dall'una, & dall'altra parte, non può haver medicina, che basti per aiutarlo à tal opra, &
solo per prodigio si legge, che habbiano alcune volte generato, & partorito.
Il Salce, è da Virgilio nominato frà le Piante infeconde, & Servio, suo interprete, vi aggiunge, che le
donne, mangiando di questo seme, diventano sterili. Et perche nell'Antico Testamento la Sterilità era
riputata flagello di Dio, & le donne sterili si credevano nimiche di lui, si dipinge macilenta, & mesta.
La qual mestitia si scopre particolarmente in Sarra, moglie di Abram, in Anna moglie di Elcana, & in
Elisabetta, moglie di Zaccheria.

STOLTITIA.
DONNA, ignuda, con attitudine stravolta, &, che mostri ridendo le parti meno honeste del corpo, con
una Pecora vicino, perche il Pazzo palesa i suoi difetti ad ognuno, & il Savio li cela.
Si dipinge ignuda, & senza vergogna.
La Pecora da gli antichi, secondo, che assegna il Pierio Valeriano, fù posta molte volte per la
Stoltezza, & melensaggine. Però disse Dante:

Huomini siate, & non pecore matte.

Haverà in una mano la Luna, perche ad essa stanno molto soggetti i Pazzi, & sentono facilmente le
sue mutationi.

SUPERBIA.
DONNA, bella, & altera, vestita nobilmente di rosso, coronata d'oro di gemme in gran copia, nella
destra mano tiene un Pavone, & nella sinistra uno Specchio, nel qual miri, & contempli se stessa.
La Superbia, come dice S. Bernardo, è un appetito disordinato della propria eccellenza, & però suol
cadere per lo più ne gli animi gagliardi, & d'ingegno instabile. Quindi è, che si dipinge bella, & altera,
& riccamente vestita.
Lo Specchiarsi, dimostra, che il Superbo si rappresenta buono, & bello à se stesso vagheggiandosi in
quel bene, che è in sé, co'l quale fomenta l'ardire senza volger giamai gli occhi all'imperfettione, che
lo possono molestare.
Però si assimiglia al Pavone, il quale compiacendosi della sua piuma esteriore, non degna la
compagnia de gli altri uccelli.
La Corona, nel modo detto, dimostra, che il Superbo è desideroso di regnare, & dominare à gli altri,
&, che la Superbia è regina, overo radice, come disse Salomone, di tutti i vitij, &, che frà le corone, &
nelle grandezze si acquista, & si conserva principalmente la Superbia di che porge manifesto
essempio Lucifero, che nel colmo delle sue felicità cadde nelle miserie della Superbia. Però disse
Dante nel 29. del Paradiso:

Principio del cader fù il maladetto


Superbir di colui, che tu vedesti
Da tutti i pesi del Mondo costretto.

Et però si dice per Proverbio: A cader va chi troppo in alto sale.


Il vestimento rosso, ci fà conoscere, che la Superbia si trova particolarmente ne gli huomini colerichi,
& sanguigni, li quali sempre si mostrano alteri, sforzandosi mantenere questa opinione di se stessi con
gli ornamenti esteriori del corpo.

SOSPETTIONE.
DONNA, vecchia, magra, armata, & per cimiero porterà un Gallo, sarà vestita sotto dell'armatura
d'una Traversina di color Turchino, & Giallo, nel sinistro braccio porterà uno Scudo, nel quale sia
dipinta una Tigre, porgerà il detto Braccio in fuori, in atto di guardia, & con la destra terrà una Spada
ignuda, in atto di ferire.
Vecchia si dipinge, per la lunga esperienza della quale ella è solita di nascere. Et però si veggono i
Giovani esser pochissimi, & i Vecchi moltissimi sospettosi.
L'Elmo, & lo scudo, con la Spada in atto di ferire, significa timore, con, che il Sospettoso è solito di
provedere à se stesso.
Il Gallo nel cimiero, dimostra la vigilanza de' sospettosi, essendo il Gallo, come dice Appiano,
animale egualmente vigilante, & sospettoso.
La Tigre posta nello Scudo, secondo Aristotele nell'Historia de gli Animali, significa sospettione forse
perche il sospettoso prende in sinistra parte le cose, che si fanno, come la Tigre, che, sentendo
l'armonia del suono, che è per se stesso piacevole, prende fastidio, & rammarico.

SOSTANZA.
DONNA, vestita d'oro, nella destra mano tiene un mazzo di Spighe di Grano, & nella sinistra alcuni
Grappi d'Uva, gittando Latte dalle Mammelle.

TARDITÀ.
DONNA, vestita di Berettino, haverà la Faccia, & la Fronte grande, starà à cavallo sopra una gran
Testudine, la quale regga ancora con la briglia, & sarà coronata di Giugiolo, albero tardissimo à dar il
Frutto.

TATTO.
DONNA, co'l Braccio sinistro ignudo, sopra del quale tiene un Falcone, che con gli artigli lo stringe,
& per terra vi sarà una Testudine.

TEMPERANZA.
DONNA, vestita di Porpora, nella destra mano tenga un Ramo di Palma, & nella sinistra un Freno.
La Temperanza, è una mediocrità determinata con vera ragione, circa i piaceri, & dispiaceri del corpo,
per conto del Gusto, & del Tatto, usandosi come si conviene per amor dell'honesto, & dell'utile, come
la Mediocrità si mostra co'l vestimento di Porpora composto di due diversissimi colori, li quali così
posti insieme sanno apparire una dilettevole, & vaga compositione, come due estremi guardati da un
sagace, & accorto intelletto, & ne nasce un'idea, & un concerto di molta perfettione, la quale poi
manifestata nell'opere dimandiamo con questo nome di Temperanza, per mostrare, che sia circa i
piaceri, & dispiaceri del corpo.
Le si dà la Palma in mano, simbolo del premio, che hanno in Cielo quelli, che dominando alle
passioni hanno soggiogati se stessi. La Palma non si piega, ancorché le stiano sopra grandissimi pesi,
anzi si solleva, come dicono li Scrittori. Così anco l'animo temperato, quanto più sono apparenti le
passioni, che lo molestano, tanto più è avveduto, & accorto in superarle, & in procurarne vittoria.
Il Freno dichiara, che deve essere la Temperanza principalmente adoprata nel Gusto, & nel Tatto,
l'uno de' quali solo si partecipa per la bocca, & l'altro è steso per tutto il corpo.
Gli antichi co'l freno dipingevano Nemesis, figliuola della Giustitia, la quale con severità castigava gli
affetti intemperati de gli huomini. Et alcuni dipingono la Temperanza con due Vasi, che uno si versa
nell'altro, per la similitudine del temperamento, che si fà di due liquori insieme con quello, che si fà di
due estremi diversi.
Si potrebbe ancora fare in una mano un Arco di tirar Freccie, per mostrare la mezanità fatta, &
generata dalla temperatura nelle attioni perché, tirato con certa misura, manda fuora le Saette, con
velocità; & non tirando la corda, ò tirandola troppo, ò non vale, ò si spezza.

TEMPERANZA.
DONNA, che nella destra mano tiene una Palma, & nella sinistra un Freno, & à canto vi sia un Leone
abbracciato con un Toro.
Il Freno, si piglia per la moderatione de gli appetiti, & la Palma per la vittoria, che hà il Temperante,
vicendo se medesimo, come si è detto.
Il Leone abbracciato col Toro, è simbolo dell'huomo dato alla Temperanza, secondo l'opinione de gli
Egittij, come racconta il Pierio nel I. lib.

TEMPERANZA.
DONNA, la quale con la destra Mano tiene un Freno, con la sinistra un Tempo d'Orologio, & à canto
vi tiene un Elefante.
Dipingesi col Freno in una Mano, & co'l Tempo nell'altra, per dimostrare l'officio della Temperanza,
che è di raffrenare, & moderare gli appetiti dell'animo, secondo i tempi, significandosi anco per lo
Tempo la misura del moto, & della quiete, perche con la Temperanza si misurano i movimenti
dell'animo, & si danno i termini dell'una, & dell'altra banda, da' quali uscendo la Temperanza si
guasta come i Fiumi, che vanno fuori delle sponde loro.
L'Elefante dal Pierio nel 2. lib. è posto per la Temperanza, perché, essendo assuefatto ad una certa
quantità di cibo, non vuol mai passare il solito, prendendo solo tanto, quanto è sua usanza per cibarsi.
Et à questo proposito Plutarco racconta, che in Siria, havendo un Servitore ordine dal suo Signore di
dare una misura di biada il giorno ad uno Elefante, che haveva, il Sevitore per molti giorni fece stare
detto animale solo con meza misura, & essendovi una volta presente il Padrone gli diede il servitore
tutta la misura insieme, di, che lo Elefante avvedutosi divise in due parti l'orzo con la proboscide, &
lasciatane una, mangiò l'altra secondo il suo ordinario, da che il Padrone venne in cognitione
facilmente di quello, che era, prendendo sdegno dell'ingordigia del Servitore poco fedele, &
maraviglia della Temperanza dell'Elefante molto continente.

TEMPERANZA.
BELLA Giovane, vestita di Tela d'argento, con Clamideta d'oro sopra la Testa, per acconciatura
porterà una Testudine, nella destra mano un freno d'argento, & nella sinistra un Ovato, ove vi sia
dipinto un paro di Ceste, con un motto, che dice, Virtutis instrumentum.

TEMPERANZA.
DONNA, di bello aspetto, co' Capelli lunghi, & biondi, nella destra mano terrà una Tenaglia con un
ferro infocato, & nella sinistra un Vaso d'acqua, nel quale tempra quel Ferro ardente, & sarà vestita di
Velluto rosso, con lacci d'oro.

TEMPO.
HUOMO, vecchio, vestito di Cangiante color vario, & diverso; sarà detto vestimento riccamente à
Stelle, perche di tempo in tempo esse sono dominatrici alle cose corrottibili; sarà coronato di Rose, di
Spighe, di Frutti, & di Tronchi secchi, come Rè, & Signore dell'Anno, & delle stagioni; starà à sedere
sopra il Circolo del Zodiaco, perche la sua virtù è là su nel Cielo altamente collocata, & misurando à
noi i moti del Sole, & de gli altri Pianeti ci distingue, & estingue i Mesi, gli Anni, & l'Età; terrà uno
Specchio forbito in mano, il quale ci fà conoscere, che del tempo solo il presente si vede, & hà
l'essere, il quale per ancora è tanto breve, & incerto, che non avanza la falsa imagine dello Specchio.
A canto haverà un Fanciullo magro, & macilento da una banda, & dall'altra un altro bello, & grasso,
ambidue con lo Specchio, & sono il tempo passato, che si va consumando nelle memorie degli
huomini, & il futuro, che accresce le speranze tuttavia. A' piedi sarà un Libro grande nel quale dui
altri Fanciulli scrivano; tenendo l'uno, significato per lo Giorno, il Sole in testa, & l'altro, per la Notte,
la Luna.

TEMPO.
VECCHIO vestito di varij colori, nella destra mano terrà un Serpe rivolto in circolo, mostrerà di
andare con tardità, & lentezza, haverà il capo coperto d'un Velo di color verde, sopra alla chioma
canuta, perche il freddo, & le nevi, significati nella canutezza, sono cagione, che la terra si vesta
d'herbe, & di fiori.
La Serpe, nel modo sopradetto, significa l'Anno, secondo l'opinione de gli Antichi, il quale si misura,
& si distingue co'l tempo, & è immediatamente congiunto con se stesso.

TEMPO.
HUOMO, vecchio alato, il quale tiene un Cerchio in mano, & stà in mezzo d'una Ruina, hà la Bocca
aperta, mostrando i Denti, li quali sieno del colore del Ferro.
Si fà Alato, secondo il detto: Volat irreparabile tempus, il che è tanto chiaro per sperienza che, per
non disacerbar le piaghe della nostra miseria, non occorre farvi lungo discorso.
Il Cerchio è segno, che il tempo sempre gira, nè hà naturalmente principio, ò fine, secondo i Filosofi,
ma è principio, & fine da se solo alle cose Terrene, & à gli Elementi, che sono Sferici.
La Ruina, & la Bocca aperta, & i Denti di ferro mostrano, che il Tempo strugge, guasta, consuma, &
manda per terra tutte le cose senza spesa, & senza fatica.

TEMPO.
HUOMO, vecchio, alato, co'l piede destro sopra d'una Rota, & con le Bilancie, overo col Passo
Geometrico in mano.
Il piè destro sopra alla Rota, la quale con la sua circonferenza non tocca se non in un punto, che non
stà mai fermo, ci fà comprendere, che il Tempo non hà se non il preterito, & il futuro, essendo il
presente tanto poco, che è quasi insensibile.
Le Bilancie, overo Passo Geometrico dimostrano, che il Tempo è quello, che agguaglia, & aggiusta
tutte le cose.

TENTATIONE
D'Amore.
UNA bella Verginella, di poveri habiti vestita, la quale mostri di stare ambigua, se debba raccogliere
alcune Collane d'oro, & gioie, & danari, che stanno per terra, & si dipingerà un una notte, & dietro à
lei si vedrà il viso d'una vecchia brutta, & macilenta.
Alla gagliardezza delle tentationi molto fà l'importanza delle cose, che si promettono, ma molto più
stimola la necessità, che l'huomo sente in se stesso delle cose offerte. Però si dipinge questa
Giovanetta, povera, & mal vestita, con l'occasione d'arricchire in luogo, che co'l silentio, & con la
secretezza par, che inclini, & pieghi l'animo à farlo con le persuasioni, che non cessano stimolare, ò
gli orecchi, ò il core, venendo, ò dalla concupiscenza, che per se stessa non cessa, ò dalle parole di
persona habituata nel vitio, che continuamente sprona, & tanto più se l'animo è feminile, che per se
stesso concorre co' fomenti della Natura à queste inclinationi principalmente accompagnato dalla
debolezza, che volentieri si lascia partecipare, & dalla virginità, che per la poca esperienza, incauta,
facilmente si lusinga, & tira.

TENTATIONE.
DONNA, la quale con la destra mano tiene un Vaso di Fuoco, & con la sinistra tenendo un Bastone lo
stuzzica, & maneggia, perche Tentare non è altro, che fomentare quello, che per se stesso hà poca
forza, se bene è potente ad haverne assai, & ad accelerar l'opera, ò di corpo, ò di mente.
TEOLOGIA.
DONNA, con due Faccie dissimili, guardando con l'una più giovane il Cielo, con l'altra più vecchia la
Terra; starà à sedere sopra un Globo, overo una Palla Turchina, piena di Stelle, tenendo la destra
mano al petto, & la sinistra stesa verso la Terra, & sostenendo con essa il lembo della Veste, vicino
alla quale si vede una Ruota, che è il proprio Ieroglifico nelle Sacre Lettere della scienza Teologica,
perché, come la Ruota non tocca la Terra, se non con l'infima parte della sua circonferenza
movendosi, così il vero Telologo si deve servir del senso nella sua scienza solo tanto, che l'aiuti à
caminare innanzi, & non per affondarsi dentro, essendo vero il detto di Christo Nostro Redentore, che
dice, che la Lettera occide l'anima, & lo Spirito dà, & accresce vigore.
Le due Faccie, con le quali guarda il Cielo, & la Terra dimostrano che, come disse S. Agostino à
Volusiano, tutta la Teologia è fondata nel riguardar continovamente, & amare con perseveranza Iddio,
& il prossimo, & per non si poter alzare l'una, che l'altra non s'abbassi, dimostra, che il Teologo non
bisogna, che mai tanto s'innalzi con l'ingegno, che non si ricordi di essere huomo, &, che facilmente
può incorrere in molti errori; & però deve andar cauto, & procedere con avvertenza nel rivolgersi per
la Bocca il Testamento di Dio.
Si simiglia all'età giovane quello, che guarda il Cielo, perche le cose alte, & rimore sono curiose, &
piacevoli, come le cose terrene, & basse, per haver seco fastidij, & molestie, sono dispiacevoli, &
tediose.
Sta à sedere sopra il Cielo Stellato, perche la Teologia non si riposa in cosa alcuna inferiore, ma va
direttamente à ferire alla cognitione di Dio, d'onde hà poi regola, & norma da sapere, & intendere
tutte le cose, che là su con facilità ordinate rendono maraviglia à gli occhi nostri in Terra.
La Mano al petto mostra gravità per esser questa scienza di tutte le scienze.
Il Lembo della veste sostenuto dalla Mano, che stà distesa verso terra, dimostra, che una parte di
Teologia si stende alle cose basse, ma necessarie, che sono il formar debitamente le attioni nostre,
regolarsi nelle virtù, fuggire i vitij, honorar Dio esteriormente, & altre cose simili, le quali sono come
una veste sotto alla quale non penetrano se non gl'ingegni speculativi, che in Dio vedono rilucere tutta
la bellezza, & tutto lo splendore di questo Mondo.

TERRORE.
HUOMO, con la testa di Leone, vestito di cangiante, tenendo in mano un Flagello, perche par
proprietà del Leone atterire chi lo riguarda, però gli Antichi usarono al Terrore far la faccia di questo
Animale.
Il Flagello, è indicio, che il Terrore sforza gli animi, & gli guida à modo suo, & i Colori ancora
significano le varie passioni alle quali impiega l'animo un huomo, che dal Terrore si lascia spaventare.
Sono ancora queste le tre cagioni, che atteriscono gli huomini, cioè gli aspetti formidabili, i successi
nocivi, & le subitanee mutationi delle cose; l'uno è nel Viso, l'altro nella Sferza, il terzo nella Veste di
cangiante. Pausania finge, che Marte per commissione di Giove vada à suscitar guerra frà gli Argivi,
& i Thebani, & dice, che pigliò lo Spavento, & il Terrore, & li fece andare avanti, & lo disegna in
parte, & in parte descrive gli effetti, che da lui vengono, & si è voltato in lingua nostra così:

Della plebe crudel c'hà intorno elegge


Il Terror e à i destrier lo manda innanzi,
Al cui poter non è, che il suo paregge
In far temer altrui, non, che l'avanzi.
Per costui perche l'huom il ver dispregge,
Se nel timido petto avien, che stanzi
Il mostro horrendo c'hà voci infinite
E mani sempre al mal preste, & ardite.
Una sola non è sempre la faccia,
Ma molte e tutte in variati aspetti
Che si cangiano ogn'hor, pur ch'a lui piaccia
D'accordar quei co' paventosi detti,
Quali ne' cori human sì forte caccia,
Ch'a dar lor ogni fede sono astretti,
E con tanto spavento spesso assale
Le Città, che poi credono ogni male.

Crederanno, che più non sia un Sole


E parrà lor quel, che non è vedere,
Se i miseri mortali à le parole
Del tremendo Terror, di rado vere,
Porgon l'orecchie e, che le Stelle invole
Un nembo, ond'habbian poi tutte à cadere,
Che la terra paventi, & tutta trieme
E si scuotan con lei le selve insieme.

Il Terrore dipinto con la faccia di Leone racconta Pausania, che si vedeva scolpito presso à gli Elei
nello Scudo d'Agamennone, ma, che in molte altre occasioni si dipingeva donna infuriata, & terribile,
forse per memoria di Medusa, la testa della quale era da Domitiano portata innanzi al petto
nell'armatura, per dar terrore, & spavento à chi lo mirava.

TIMORE, O TIMIDITÀ.
HUOMO, vecchio vestito di giallolino, co'l corpo curvo, la faccia alquanto pallida, gli occhi piccioli,
& bianchi, le mani lunghe, & sottili, & i piedi alati, starà mesto; & sotto un braccio sinistro terrà un
Lepore. Se bene frà il Timore, & la Timidità vi è qualche poco di differenza, non però tanta, che non
si possano abbracciare sotto un'istessa imagine, onde diciamo, che il Timore è una passione
dell'animo, nata ne gli huomini dal dubbio, che hanno, che le opinioni fatte non vengono giustificate à
bastanza.
È vecchio, perche si genera dove non è abondanza di sangue, nè vivacità di spiriti, il che si vede
avvenire ne' Vecchi, che perdono il vigore insieme con l'età, & facilmente temono tutti gl'infortunij.
Il Giallolino, del quale colore è la Veste, è inperfetto, come il Timore mostra imperfettione
nell'huomo, non nascendo se non dalla cognitione della propria indegnità.
I Segni sopradetti del corpo sono ne' timorosi notati tutti i Fisiognomici, & da Aristot. in particolare al
cap. 6. 9. 10.
Il Lepre sotto al braccio sinistro, come dice il medesimo Autore nel libro dell'historia degli Animali, è
timidissimo di sua natura, & se ne vedono manifesti effetti.
I piedi alati significano la fuga, che nasce per lo timore spessissmo, come si è detto in altri proposito.

TIMORE.
VECCHIO, pallido, vestito di pelle di Cervo, in modo, che la testa del cervo faccia l'acconciatura del
capo, & ne gli occhi del Cervo vi saranno molte penne di color rosso.
Si dipinge Pallido il Timore, perche rende pallidi quelli, che l'hanno.
Vestesi di pelle di Cervo, perche il Cervo è animale timidissimo, & fuggendo da qualche sinistro, se
trova correndo delle penne rosse, ferma il corso, & si aggira in modo, che spesse volte ne resta preso.
Il che Virgilio nel xij. dell'Eneide accennò con queste parole:

Inclusum veluti si quando flumine nactus


Cervum aut puniceæ sæptum formidine pennae.

TIRANNIDE.
DONNA, armata, alquanto pallida, superba, & crudele in vista, & stando in piedi, sotto all'armatura,
haverà una Traversina di Porpora, in capo una Corona di ferro, nella destra mano una spada ignuda, &
con la sinistra terrà un Giogo.
Armata, & in piedi si dipinge, per dimostrare la Vigilanza, che è necessaria al Tiranno per conservare
la grandezza dello stato suo violento, che però stà sempre con l'animo, & con le forze apparecchiate
alla difesa di se stesso, & all'offesa d'altri.
È pallida, per lo timore continuo, & per l'ansietà, che perpetuamente la molestano, & affliggono.
Dimostra crudeltà, & superbia nell'aspetto, perche l'una di queste due pesti gli fà la strada alle ingiuste
grandezze, & l'altra ce lo fà essere perseverante.
Si veste di Porpora, & si corona di ferro, per dimostratione di Signoria, ma barbara, & crudele.
In vece dello Scettro, segno di dominio, & di governo legitimo, tiene una Spada ignuda, come quella,
che si procura l'obedienza de' sudditi con terrore pascendoli, non per tosar loro la lana, come fà il
buon Pastore di pecore, ma per soggiogarli all'aratro, & per scorticarli, come fà il bifolco mercenario
de' bovi, havendo per fine solo la propria utilità, & però tiene il giogo in mano.

TOLERANZA.
Si dipinge Donna vestita di berettino, d'aspetto senile, in atto di sopportare sopra alle spalle un Sasso
con molta fatica, con un motto, che dica Durans, rebus me servo secundis.
Tolerare è quasi portare qualche peso, dissimulando la gravezza di esso per qualche buon fine, & sono
pesi dell'anima, alla quale appartiene il sopportare, & tolerare per cagione di virtù i fastidij, & le
afflittioni, le quali si dimostrano co'l Sasso, che per la gravità sua opprime quello, che gli stà sotto.
È Vecchia d'aspetto, perche la Toleranza nasce da maturità di consiglio, la quale è dell'età senile in
maggior parte de gli huomini mantenuta, & adoprata.
Et il motto dà ad intendere il fine della Toleranza, che è di quiete, & di riposo, perche la speranza sola
di bene apparente fà tolerare, & sopportare volentieri tutti li fastidij.

TORMENTO D'AMORE.
HUOMO, mesto, & maninconico, vestito di color bruno, & fosco, cinto di spine; nell'acconciatura del
capo porterà un Core passato da una freccia con due Serpi, che lo circondano, mostrerà detta Figura il
petto aperto, & lacerato da uno Avoltore, stando in atto di mostrare con le mani sue passioni, & il suo
tormento.

TRADIMENTO.
HUOMO, vestito di giallolino, con due Teste, una di vaga Giovane, & l'altra di Vecchio orgoglioso;
nella destra mano terrà un Vaso di fuoco, & nella sinistra un altro Vaso d'acqua, sporgendo il braccio
innanzi.
Il Tradimento è un vitio dell'animo di coloro, che macchinano male contro alcuno, sotto pretesto di
benevolenza, & d'affettione, ò con fatti, ò con parole. Et però la detta figura veste di giallolino, che
dimostra Tradimento.
Dipingesi con due Teste, per la dimostratione di due passioni distinte, l'una, che inclina alla
benevolenza finta, l'altra alla malevolenza vera, che tiene celata nel core, per dimostrarla con
l'occasione della ruina altrui.
I due Vasi, l'uno di fuoco, & l'altro d'acqua, insegnano, che il Tradimento si serve di due contrarij,
perche quanto il Tradimento deve essere maggiore, tanto mostra maggiore l'affettione, & la
benevolenza.
L'Acqua, & il Fuoco si prende per lo bene, & per lo male, secondo il detto dell'Apocal.: Aquam, &
ignem apposui tibi ad quodcunque volueris porrige manum tuam.

TRADIMENTO.
UN Huomo armato, di brutto aspetto, il quale stia in atto di baciare un altro huomo bello, &
senz'armi; terrà la mano dritta al Pugnale dietro al fianco.
Si fà d'aspetto dispiacevole, perche questo vitio è macchia enorme, & deformità infame della vita
dell'huomo.
Il Bacio è indicio d'amicitia, & di benevolenza; dar la mano al Pugnale per uccidere è effetto d'odio,
& di rancore.
L'Huomo disarmato dimostra l'innocenza, la quale fà scoprir maggiore la macchia del Tradimento, &,
che i Traditori sono vigliacchi nell'essercitio dell'armi, non si curando perder l'honore, per esser sicuri
nel risico della vita.

TRADIMENTO.
UNA Furia infernale, acconciamente vestita, tenga una Maschera sopra al viso et, alzandola alquanto
con una mano, faccia scoprire in parte la faccia macilenta, & brutta; la detta Maschera haverà i
Capelli biondi, & ricci. In capo porterà un velo sottilissimo, dal quale traspariscano li Capelli
serpentini.
Fingono i Poeti, che le Furie sieno alcune donne nell'Inferno destinate à tormentare altrui, &, che
siano sempre inclinate alla ruina de gli huomini, brutte, dispiacevoli, fetenti, con capelli serpentini, &
occhi di fuoco, & per questo, essendo esse ministre di grandissimo male, ricoperte con la Maschera,
noteranno il Tradimento, che è un effetto nocivo, & luttuoso, ricoperto con apparenza di bene; & però
hà la detta Maschera i Capelli biondi, & ricci, che sono i pensieri finti, per ricoprir la propria
sceleraggine, & mantener celata la calamità, che preparano altrui, il che notano i serpenti, che sono
tutti veleno, & tossico, & i Capelli serpentini, che appariscono sotto al velo dimostrano, che ogni
Tradimento alla fine si scuopre, & ogni mal pensiero si sà, secondo il detto di Christo Signor Nostro.

TRAGEDIA.
DONNA, vestita di nero, nella destra mano tiene un Pugnale ignudo insanguinato, con gli Stivaletti
ne' piedi, & in terra dietro alla spalle vi sarà un Vestimento d'Oro, & diverse Gemme pretiose.
Vestesi la Tragedia di color nero, per essere tal habito maninconico, & convenevole à questa sorte di
Poesia, non contenendo essa altro, che calamità, & le ruine de' principi con morti violente, & crudeli,
il che dimostra il Pugnale insanguinato.
Et fù questa Poesia ritrovata da gli antichi per molte ragioni, ma principalmente per ricreare, &
confortare gli animi de' Cittadini, li quali havessero potuto pensare per confidenza di se stessi di dover
arrivare alla Tirannide, & al reggimento de gli altri huomini, togliendo loro la speranza di buon
successo, con l'essempio delle infelicità de gli altri, che, à queste arrivati, si sono fabricate
grandissime calamità, dal che si conchiude esser bene contentarsi dell'honesta fortuna, & senz'altra
pompa vivere allegramente con quei pochi commodi, che partorisce la debole fortuna de' semplici
Cittadini.
Insegna ancora a' Principi, & Signori à non violentar tanto il corso della loro grandezza co'l danno de'
Cittadini, che non si ricordino, che la loro fortuna, & la vita stà spesse volte riposta nelle mani de'
Vassalli.
Il Pugnale insanguinato, dimostra, che non le morti simplicemente, ma le morti violente de' Principi
ingiusti sono il soggetto della Tragedia, & se bene dice Arist. nell'Arte Poetica, che possono essere le
Tregedie senza avvenimento di morte, ò spargimento di sangue, con tutto ciò è tanto ben seguitare in
questo caso l'uso de' Poeti, che le hanno composte di tempo in tempo, quanto i precetti, che ne dia un
Filosofo, ancorche dottissimo.
Gli stivaletti erano portati da' Principi, per mostrar preminenza alla plebe, & à gli huomini ordinarij,
& però s'introducevano i Rappresentatori ad imitatione di quelli calzati con questa sorte di scarpe, &
li dimandavano Coturni. Et dimostra, che questa sorte di Poema hà bisogno di parole gravi, & di
concetti, che non siano plebei, ne' triviali. Però disse Horatio:

Effutire leves indigna tragdia versus.

TRANQVILLITÀ.
DONNA, con allegro volto, tenga con ambe le mani un Alcione uccello, il quale stia dentro al suo
nido, & un altro ne voli intorno alla testa di essa.
Gli Alcioni fanno il nido alla ripa del mare con mirabile arteficio d'ossicciuoli, & spini di pesci assai
piccioli, & in tal modo intessato, & fortificato, che è sicuro ancora da' colpi di Spada; hà forma simile
alla Zucca, & non hà se non un picciolo pertugio, per il quale à fatica entra, & esce l'Alcione istesso,
il quale fù presso à gli antichi Egittij indicio di Tranquillità, perche esso, per naturale istinto, conosce
i tempi, & si pone à fare il nido quando vede, che siano per continovare molti giorni tranquilli, &
quieti; però, tirando di qui la metafora dimandavano i Romani Giorni Alcionij quei pochi dì, che non
era lecito andar in giudicio, & attendere alle Liti nel Foro.

TRANQVILLITÀ.
DONNA, bella d'aspetto, la quale, stando appoggiata ad una Nave, con la destra mano tenga un
Cornucopia, & con la sinistra le Falde de' panni; per terra vi sarà un'Ancora arrugginita, & in cima
all'Albero della Nave si vedrà una Fiamma di fuoco.
Si appoggia alla Nave, per dimostrare la fermezza, & tranquillità, che consiste nella quiete delle onde,
che, non la sollevando, fanno, che sicuramente la detta Donna s'appoggi.
Il Cornucopia, dimostra, che la tranquillità del Cielo, & del Mare producono l'abondanza, l'una con
l'arte delle mercantie, l'altra con la natura delle influenze.
L'Ancora, è instromento da mantenere la Nave salda, quando impetuosamente è molestata dalle
tempeste, gittandosi in mare; & però sarà segno di Tranquillità, vedendosi applicata ad altro uso, che à
quello di Mare.
La Fiamma del fuoco sopra alla Nave, dimostra quella, che i naviganti dimandano Luce di S. Ermo,
dalla quale, quando apparisce sopra l'Albero della Nave, essi prendendo certo presagio di vicina
tranquillità.

TRIBOLATIONE.
DONNA, vestita di nero, sarà scapigliata, nella destra mano terrà tre Martelli, & nella sinistra un
Core.
È vestita di nero, perche porta neri, & oscuri i pensieri altrui, i quali continovamente macerano
l'anima, & il core, non altrimente, che se fossero martelli, i quali con percosse continove lo
tormentassero.
I Capelli sparsi significano i pensieri, che dissipano, & si intricano insieme nel moltiplicar delle
tribulationi, & de' travagli.

TRISTITIA,
overo Rammarico del bene altrui.

DONNA, macilenta, vestita di nero, & scapigliata, con la destra si strappi i capelli, & habbia alla
sinistra mammella attaccata una Serpe, & a' piedi vi sarà un Nibbio magro.
È vestita di nero, perche i pensieri, che piegano à danno del prossimo sono tutti luttuosi, & mortali, &
fanno stare continovamente in dolore, & in tenebre, che offuscano l'anima, & travagliano il corpo.
Et però si strappa i Capelli dalla testa, essendo i suoi pensieri tronchi, & volti sinistramente con suo
dolore, & fastidio.
Il che medesimamente, ma con più chiarezza, dimostra il Serpe attaccato alla Mammella, il quale,
come manda freddissimo veleno al core, & estingue il calore, che manteneva l'huomo vivo, così
questa tristitia affligge l'anima, & l'uccide, introducendo il veleno per li sensi, che in qualche modo
sentono le altrui felicità, & però ancora si dipinge macilenta.
Il Nibbio, hà tanto dolore del bene altrui, che si stende sino all'odio de' proprij figli, come si è detto in
altro luogo, & però si adopra in questo proposito.

VALORE.
HUOMO, ignudo, con una pelle di Leone attorno, sarà cinto da un gran Serpe, al quale con le mani
stringa la gola, & lo suffochi; appresso haverà una Volpe presa alla rete.
Il Valore è una congiuntione della virtù del corpo, & dell'animo insieme. Però si dipinge vestito con la
pelle del Leone, essendo questo animale audace nel prendere, & potente nel condurre à fine molte
imprese difficili; & come la virtù del corpo supera la forza altrui, (il che si dimostra nel Serpente, che
uccide con le mani) così con quella dell'animo impedisce i passi all'astutia, & con mirabil providenza
la tiene in modo, che non possono nuocere, nè pregiudicare ad alcuno; però gli antichi lo figurarono
nella imagine d'Hercole, & lo dimandavano con nome di Virtù, non havendo questa voce, che è nata
dal Valore, che si dice da' pregi delle mercantie, vendendosi più delle altre cose quello, che è più raro,
&, che più si stima. Al che hà corrispondenza il prezzo, nel quale da se stesso si mantiene presso à gli
altri l'huomo valoroso, l'officio del quale si esprime in un verso di Virgilio, che dice:

Parcere subiectis, & debellare superbos.

Et si manifesta con l'uccisione del Serpente, che avvelena, & con tener serrata, & impedita la Volpe,
che solo destreggiando inganna senza gran nocumento.

VALORE.
HUOMO, di età virile, vestito d'oro, nella destra mano tiene una Ghirlanda d'Alloro, & uno Scettro, &
con la sinistra accarezza un Leone, il quale gli si appoggia al sinistro fianco.
All'età Virile si appoggia il Valore facilmente, perche suol per se stessa portare la fortezza dell'animo,
& la robustezza del corpo, & come l'oro nelle fiamme s'affina, così la perfettione dell'huomo
s'acquista nelle fiamme de gli odij nudriti, ò dall'invidia, ò dalla fortuna.
Gli si fà lo Scettro, perche al Valore si devono di ragione i Governi, & le Signorie, & la Corona
d'Alloro, che sempre mantiene il verde senza impallidirsi, dimostra l'officio dell'huomo valoroso,
secondo il detto di Horatio:

Nil conscire sibi, nulla pallescere culpa.

perche la Pallidezza è segno ne' pericoli di poco valore.


Il Leone, co'l quale si accarezza dimostra, che è opra di vero valore saper acquistar gli animi de gli
huomini fieri, & bestiali, con provocarli alla benevolenza, spogliandoli con particolar garbo de'
costumi maligni, & delle maniere spiacevoli.

VANITÀ.
GIOVANETTA, ornatamente vestita, con la faccia lisciata, porti sopra alla testa una Tazza con un
Core.
Vanità si dimanda nell'huomo tutto quello, che non è drizzato à fine perfetto, & stabile, per essere
solo il fine regola delle nostre attioni, come dicono i Filosofi. Et, perche il vestire pomposamente, & il
lisciarsi la faccia si fà per fine di piacer ad altri, con intentione di cosa vile, & poco durabile, però
questi si pongono ragionevolmente per segno di Vanità.
È vanità medesimamente scoprire à tutti il suo core, & i suoi pensieri, perche è cosa, che non hà fine
alcuno, & facilmente può nuocere, senza speranza di giovamento; però il Core si dipinge apparente
sopra alla Testa.

UBRIACHEZZA.
DONNA, vecchia, rossa, & ridente, vestita del colore delle Rose secche, in mano terrà un Vaso da
bevere pieno di vino, & à canto vi sarà una Pantera.
Rappresentasi Vecchia, perche il troppo vino fà, che gli huomini presto invecchiano, & diventano
deboli.
La Pantera, mostra, che gl'imbriachi sono furiosi di costumi crudeli, & feroci, come sono le Pantere,
le quali, come dice Arist. nell'Historia de gli Animali, non si domesticano mai.

UDITO.
VOLENDO gli Egittij significar l'Udito dipingevano l'orecchia del Toro; perche quando la Vacca
appetisce il coito (il che è solo per termine di tre hore) manda fuori grandissimi mugiti, nel qual
tempo non sopravenendo il Toro, (il che rare volte avviene) non si suol piegare à tal atto, sino all'altro
tempo determinato; però stà il Toro continovamente desto à questa voce, come racconta Oro Apolline,
significando forse in tal modo, che si deve ascoltar diligentemente quello in particolare più d'ogn'altra
cosa, che è necessario alla duratione, & alla conservatione di noi stessi, in quel miglior modo, che è
possibile. Et, perche meglio si conosca, si potrà dipingere detta imagine, che tenga con ambe le mani
le orecchie d'un Toro.

UDITO.
DONNA, che suoni un Leuto, & à canto vi sarà una Cerva.

VECCHIEZZA.
DONNA, grinza, & canuta, vestita di nero semplicemente, con un ramo di Senicio in mano, perche i
fiori di quest'herba sono di color pallido, & nella loro più alta parte diventano come canuti, & cadono.
VECCHIEZZA.
DONNA, con la testa canuta, macilenta, & con molte crespe per la faccia, vestita di giallo, senza
ornamento, tenendo nella man sinistra un Orologio da polvere, il quale stia nel fine dell'hora, & un
paro di Occhiali, con l'altra appoggiandosi ad un Bastone, insegnerà co'l dito detto Orologio, & terrà
un piede alto, & sospeso sopra una fossa, mostrando il vicino pericolo di cascarvi dentro.
Che la Vecchiezza sminuisca la vista, le forze, l'ambitione, le bellezze, & le speranze, si mostra con
gli Occhiali, co'l Bastone, co'l Vestimento, con la Faccia, & con l'Orologio, che stà in fine, overo del
color della veste simigliante à quello delle frondi de gli alberi nell'Autunno, overo dalla fossa, nella
quale stà per cadere.
Si potrà ancora dipingere, che tenga in mano le Spine, overo la Pianta d'alcune Rose, le quali siano
sfrondrate in gran parte, & languide.

VELOCITÀ.
DONNA, con l'ali alle spalle, in atto di correre, tenga un Sparviero in capo con l'ali aperte, il che è
conforme ad un detto di Homero, dove si esprime una gran Velocità co'l volo dello Sparviero.

VELOCITÀ.
DONNA, con habito spedito, con l'ali alle spalle, portando in testa i Talari, overo stivaletti simili à
quelli di Mercurio, & nella destra mano una Saetta.
I Talari sono indicio di Velocità, però disse Virgilio di Mercurio:

Aurea quae sublimem alis sive aequora supra,


Seu terram rapido pariter cum flamine portant.

La Saetta, ancora nel suo moto velocissima, merita, che se ne faccia memoria in questo proposito.
Appresso haverà un Delfino, & una Vela, questa perche fà andar veloce la Nave, quello perche muove
se stesso velocemente.

VENDETTA.
DONNA, armata, & vestita di rosso, nella destra mano tiene un Pugnale ignudo, & si morde un dito
della sinistra, à canto hà un Leone ferito, il quale stà in atto spaventevole.
La Vendetta si rappresenta co'l Pugnale in mano, per dimostrare quell'atto spontaneo della volontà,
che corre à vendicar l'ingiurie con lo spargimento del sangue, & però ancora si veste di rosso.
Si dipinge Armata, perche per mezzo delle proprie forze facilmente può l'huomo vendicar l'offese.
Et si morde il dito perche chi è inclinato à vendicarsi, per haver memoria più stabile, si serve così del
male spontaneo, che si fà da se stesso, per memoria del male violento, che prova per lo sforzo de gli
altri.
Il Leone essendo ferito osserva mirabilmente il suo percussore, & non lascia mai occasione di
vendicarsi. Onde il Pierio racconta, che un giovane compagno di Giuba, Rè de' Mori, mentre il detto
Rè andava con l'essercito per li deserti dell'Affrica per cagione di provedere alle sue cose,
incontrandosi in un Leone, lo percosse con un dardo, & l'anno dapoi, ripassando co'l detto Rè già
spedito per quel medesimo luogo, comparve il detto Leone, & osservando il giovane, che l'haveva
ferito, andando con velocissimo corso frà la gran moltitudine de' Soldati, miserabilmente lo lacerò,
partendosi senza offendere alcun'altro, solo sodisfacendosi d'haver vendicata la vecchia offesa.
Però gli Egittij dipingevano nel detto modo il Leone per la vendetta.

VENDETTA.
DONNA, armata, con una Fiamma di foco sopra all'Elmo, haverà mozza la sinistra mano, & tenendo
gli occhi fissi al tronco del braccio dimostri, con l'aspetto turbato, maninconia, & rabbia; dall'altra
mano terrà il Pugnale in atto di voler ferire, sarà vestita di rosso, & à canto haverà un Corvo con uno
Scorpione in bocca, il quale punga con la punta della coda il Corvo nel collo.
L'Armatura, dimostra, il valore, & la fortezza del corpo esser necessario alla vendetta de' danni
ricevuti.
Il Fuoco, è indicio del moto, & del fervore del sangue intorno al core, per ira, & per appetito di
vendetta, à, che corrisponde l'aspetto turbato.
Et guarda il tronco del braccio, perche non è cosa alcuna, che inanimi maggiormente alla Vendetta,
che la memoria fresca de' danni ricevuti.
Et però è dimostrata co'l Corvo, punto dallo Scorpione, dal, che l'Alciato tira un suo Emblema
dicendo:

Raptabat volucres captum pede Cornus in auras


Scorpion, audaci præmia porta gulae
Ast ille infuso sensim per membra veneno,
Raptorem in Stygias compulit ultor aquas.
O risu res digna, aliis qui fata parabat
Ipse perit, propriis succubuitque dolis.

VERITÀ.
DONNA, risplendente, & di nobile aspetto, vestita di color bianco, pomposamente, con la chioma
d'oro, nella destra mano tenendo uno specchio ornato di gioie, nell'altra una Bilancia d'oro.
La conformità, overo egualità, che hanno le cose intelligibili con l'intelletto, si dimanda da' Filosofi
con questo nome di Verità, & perche quel, che è vero è buono, & il buono è privo di macchia, & di
lordura, però si veste di bianco la Verità, aggiungendosi, che ella è simile alla luce, & la bugia alle
tenebre. Et à questo alludevano le parole di Christo Signor Nostro quando disse, Quel, che vi dico
nelle tenebre, narratelo nella luce, cioè: Quel, che dico innanzi alla pienezza del tempo, che sia
scoperta la verità delle Profetie in me ditelo voi, quando sarò salito al Cielo, che sarà rivelato, &
aperto il tutto. Et però egli ancora è dimandato, & Luce, & Verità, onde lo splendore di questa Figura,
& il vestito si può dire, che si conformino nel medesimo significato.
Et lo Specchio insegna, che la Verità all'hora è in sua perfettione, quando, come si è detto, le cose
sensibili si conformano con quelle, che si vedono dall'intelletto, come lo Specchio è buono quando
rende la vera forma della cosa, che vi risplende, & è la Bilancia indicio di questa egualità.

VERITÀ.
FANCIULLA ignuda, con alcuni veli bianchi d'intorno, per dimostrare, che essa deve essere
ricoperta, & adornata in modo, con le parole, che non si levi l'apparenza del corpo suo bello, &
delicato, & di se stesso, più, che d'ogni altra cosa, si adorna, & si arrichisce.

VERITÀ.
IGNUDA come si è detto, tenendo nella destra mano il Sole, & nella sinistra un Tempo d'Orologio.
Il Sole le si dà in mano, per l'istessa ragione, che si è detta di sopra dello Splendore.
Et il Tempo nella man sinistra, significa, che à lungo andare la Verità necessariamente si scopre, &
apparisce. Et però è dimandata Figliuola del Tempo, & in lingua Greca hà il significato di cosa, che
non stà occolta.

VERITÀ.
Giovanetta ignuda, tiene nella destra mano vicino al core un Persico, con una sola Foglia, & nella
sinistra un Orologio da polvere.
Il Persico è antico Ieroglifico del Core, come la sua Foglia della Lingua, & si è usato sempre in molti
simili propositi la similitudine, che hanno con l'uno, & con l'altra, & insegna, che deve essere
congiunto il Core, & la Lingua, come il Persico, & la sua Foglia, acciò che quello, che si dice habbia
forma, & apparenza di Verità.
Et l'Orologio è in luogo del Tempo, che si è detto nell'altra.

VIGILANZA.
DONNA, con un Libro nella destra mano, & nell'altra con una Verga, & una Lucerna accesa, in terra
vi sarà una Grue, che sostenga un Sasso co'l piede.
È tanto in uso, che si dica Vigilante, & Svegliato un'huomo di spirito vivace che, se bene hà preso
questo nome della Vigilanza de gli occhi corporali, nondimeno il continuo uso se l'è quasi convertito
in natura, & fatto suo, però l'una, & l'altra Vigilanza, & del corpo, & dell'anima, vien dimostrata nella
presente Figura, quella dell'animo nel Libro, dal quale apprendendosi le scienze si fà l'huomo
vigilante, & desto à tutti gl'incontri della Fortuna per l'agitatione della mente contemplando, & la
Verga sveglia il corpo addormentato, come il Libro, & la Contemplatione destano li spiriti sonnolenti,
però del corpo, & dell'animo s'intende il detto della Cantica: Ego dormio, cor meum vigilat.
Et le Grui insegnano, che si deve star vigilante in guardia di se medesimo, & della propria vita,
perché, come si racconta da molti, quando vanno insieme per riposarsi sicuramente, s'aiutano in
questo modo che, tenendo una di esse un sasso co'l piede raccolto, l'altre, sin che il sasso non cade,
sono sicure di essere custodite per la vigilanza delle compagne, & cadendo, che non avviene se non
nel dormire di dette guardie, esse al rumore si destano, & se ne fuggono via.
La Lucerna dimostra, che la vigilanza propriamente s'intende in quel tempo, che è più conveniente al
riposo, & al sonno, però si dimandavano da gli antichi Vigilie alcune hore della Notte, nelle quali i
Soldati erano obligati à star vigilanti per sicurezza dell'essercito, & tutta la notte si partiva in quattro
Vigilie, come dice Cesare nel primo de' suoi Commentarij.

VIGILANZA.
DONNA, vestita di bianco, con un Gallo, & con una Lucerna in mano, perche il Gallo si desta
nell'hore della notte all'essercitio del suo canto, nè tralascia mai di ubbidire à gli occolti
ammaestramenti della Natura; così insegnando à gli huomini la Vigilanza.
E la Lucerna mostra questo medesimo, usandosi da noi acciò che le tenebre non siano impedimento
alle attioni lodevoli.
Et però si legge, che Demostene, interrogato come haveva fatto à diventare valente Oratore, rispose
d'haver usato più l'olio, che il vino, intendendo con quello la vigilanza de gli studij, con questo la
sonnolenza delle delicie.

VIGILANZA.
Per difendersi, & oppugnar altri.

DONNA, che nella destra mano tiene un Serpe, & con la sinistra un Dardo.

VIGILANZA.
DONNA, che stia in piedi con un Campanello in mano, & con un Leone vicino, in atto di dormire con
gli occhi aperti.
La Campana, instromento sacro, si è ritrovato per destar non meno gli animi dal sonno de gli errori
con la Penitenza, alla quale c'invita chiamandoci al Tempio, che i corpi dalle piume, & dalle
commodità del dormire.
Il Leone fù presso à gli Egittij indicio della Vigilanza, perché, come racconta il Pierio, non apre mai
interamente bene gli occhi, se non quando si addormenta, & però lo figuravano alle porte de' Tempij,
mostrando, che in Chiesa si deve vegliare con l'animo nell'Orationi, se bene il corpo par, che dorma
alle attioni del Mondo.

VILTÀ.
DONNA, mal vestita, giacendo per terra in luogo fangoso, & brutto, tenendo in mano l'uccello
Upupa, & mostri non haver ardire d'alzar gli occhi da terra, standogli appresso un Coniglio.
Vile si domanda l'huomo, che si stima meno di quello che vale, & non ardisce quello, che potrebbe
conseguire con la sua lode, senza muoversi à tale opinione de se stesso dalla credenza, che egli habbia
di oprar con virtù; & però si rappresenta la Viltà in una donna, che giace per terra, & mal vestita,
essendo ordinariamente le donne più facili de gli huomini à mancar d'animo nelle attioni
d'importanza.
Il Vestimento stracciato nota, che in un vile non vi sia pensiero di addobbar il corpo suo, per dubbio
di non poter sostentare quella gravità, & quei costumi, che richiedono i panni, overo per quel detto
triviale, che si suol dire. Audaces fortuna iuvat, timidosque repellit. Et non havendo ardire l'huomo
per viltà offerirsi ad imprese grandi, se ne stà frà il fango d'una sordida vita, senza venir mai à luce, &
à cognitione de gli huomini, che lo possono sovvenire delle cose necessarie.
L'Upupa si descrive da diversi Auttori per Uccello vilissimo, nutrendosi di sterco, & altre sporcitie,
per non havere ardire mettersi à procacciare il cibo con difficoltà.
Il tenere gli occhi bassi dinota humiltà, & poco ardire, come per l'effetto si vede.
Il Coniglio è di sua natura vilissimo, & però conveniente in questo proposito. Si dice questo secondo
l'opinione del Mondo, ma per non biasimare in conto alcuno l'humiltà Christiana, fondamento di tutte
le virtù, insegnataci da Christo Redentor Nostro, della quale habbiamo detto sopra.

VIOLENZA.
DONNA, armata, che al sinistro fianco porti una Scimitarra, nella destra un Bastone, & con la sinistra
leghi un Fanciullo, & lo percuota.
Violenza è la forza, che si adopra contro i meno potenti, & con impeto; & però si dipinge armata
all'offesa d'un Fanciullo debole, & senza aiuto d'alcuna parte. Così diciamo esser violento il moto
della pietra gittata in alto contro al moto datogli dalla natura del Fiume, che ascenda, & d'altre cose
simili, le quali in questi moti poco durano: perche la natura, alla quale l'arte, & la forza finalmente
ubbidisce, le richiama, & le fà facilmente secondare la propria inclinatione.

VIRGINITÀ.
GIOVANE, pallida, & alquanto magra, di bello, & gratioso aspetto, con una Ghirlanda di Fiori in
capo, vestita di bianco, & suoni una Citara, mostrandosi piena d'allegrezza, seguendo un Agnello in
mezo ad un prato.
Si dipinge Giovane, perche dalla sua gioventù si misura il suo trionfo, & il suo prezzo, per la contraria
inclinatione di quell'età.
La Pallidezza, & Magrezza, sono indicij di digiuno, & di penitenza, & sono due particolari custodi
della Virginità.
Hà il capo cinto di Fiori, perché, come dicono i Poeti, la Virginità non è altro, che un Fiore, il quale
subito, che è colto perde tutta la gratia, & la bellezza.
Segue l'Agnello, perche tanto è lodevole la Virginità, quanto se ne va seguendo l'orme di Christo, che
fù il vero essempio della Virginità, & il vero Agnello, che toglie i peccati del Mondo.
Il Prato verde, dimostra le delitie della vita lasciva, la quale comincia, & finisce in herba, per non
haver in sé Frutto alcuno di vera contentezza, ma solo una semplice apparenza, che poi secca, &
sparisce, la quale è dalla Virginità calcata con animo generoso, & allegro, & però suona la Cetera.

VIRGINITÀ.
Giovanetta, la quale accarezzi con le mani un Alicorno, perché, come alcuni scrivono, questo animale
non si lascia prendere, se non per mano di Vergine.

VIRILITÀ.
DONNA, di età matura, con habito d'oro, & nella destra mano con un Scettro, nella sinistra con un
Libro, & siede sopra un Leone, con la Spada al fianco.
Lo Scettro, il Libro, il Leone dimostrano, che à questa, che è l'età perfetta dell'huomo, si aspetta di
consigliare, di risolvere, & di determinare con grandezza d'animo le cose, circa alle quali posta haver
luogo in qualche modo la Virtù.

VIRTÙ.
GIOVANETTA alata, & modestamente vestita, sarà coronata di Lauro, & in mano terrà un ramo di
Quercia, con un motto nel Lembo della Veste, che dica: Medio tutissima.
Disse Silio Italico nel tredecesimo lib. della Guerra Cartaginese, che la Virtù istessa è conveniente
mercede à se medesima, & si conformò con questo detto all'opinione de gli Stoici, che dicevano fuor
di lei non esser cosa alcuna, che la possa premiare à bastanza. Et fù da gli Antichi dipinta così, perche
come la Quercia resiste à gl'insulti delle tempeste, immobile, così la Virtù resta immobile à tutte le
oppositioni de' contrarij avvenimenti, & come il Lauro non perde mai le sue Frondi, & la sua viridità,
sempre co'l medesimo vigore, & con l'istesso gratia si manifesta, & dalla viridità istessa tira il proprio
nome.
Il Motto dimostra, che quelle attioni solo sono dependenti dalla virtù, le quali hanno le loro estremità,
che sono come fosse ove l'huomo cade, & s'immerge cadendo dal suo diritto sentiero; però disse
Horatio:

Est modus in rebus, sunt certi denique fines


Quos ultra citraque nequit consistere rectum.

VIRTÙ HEROICA.
Nella Medaglia di Giordano Imperatore.

SI dipinge per la Virtù heroica un Huomo vecchio, barbato, tutto ignudo, appoggiato ad una Clava,
con una pelle di Leone intorno alle braccia, & col motto, Virtuti Augusti.

VIRTÙ.
DONNA, vestita d'oro, piena di maestà, con la destra mano tiene un'Asta, & con la sinistra un
Cornucopia pieno di varij Frutti, con una Testudine sotto a' piedi.
Il vestimento d'oro significa il pregio della virtù, che adorna, & nobilita tutto l'huomo.
Tiene l'Asta in mano perche ella impugna, & abbatte continovamente il vitio, & lo persegue.

VIRTÙ.
Una Giovane d'aspetto bello, & gratioso, con l'Ali alle spalle, sotto a' piedi con un Cornucopia, &
nella destra mano con una Corona di Lauro, & innanzi al petto gli si veda risplendere il Sole.
Questa imagine è così dal Ruscelli dipinta nelle sue Imprese.
Et l'Ali dimostrrano, che è proprio della Virtù, di alzarsi à volo sopra il commune uso de gli huomini
volgari, per gustar quei delitti, che non si provano da persone basse, ma solo dalle più nobili, i quali,
come disse Virgilio, sono alzati sino alle Stelle dall'ardente Virtù, & diciamo, che s'inalza al Cielo chi
per mezzo della Virtù si fà chiaro, perche diventa simile à Dio, che è l'istessa Virtù, & bontà.
Il Sole dimostra, che come dal Cielo illumina esso la Terra, così dal core la Virtù diffende le sue
potenze regolare à dar il moto, & il vigore à tutto il corpo nostro, che è Mondo picciolo, come dissero
i Greci, & poi per la Virtù s'illumina, scalda, & avvigora in maniera, che buona parte de' Filosofi
antichi la stimarono bastante à sopplire alle sodisfattioni, & a' gusti, che nella vita humana possono
desiderarsi. Et perche Christo Signor Nostro si dimanda nelle Sacre Lettere Sole di Giustitia,
intendendo quella Giustitia universalissima, che abbraccia tutte le Virtù, però si può dire, che chi
porta esso nel core hà il primo, & principal ornamento della Virtù vera, & perfetta.

VIRTÙ
Insuperabile.

DONNA, coperta di bella armatura, nella destra mano terrà l'Asta, & nel braccio sinistro lo Scudo,
dentro al quale sarà dipinto un Elce, per cimiero porterà una Pianta d'Alloro minacciata, ma non
percossa dal fulmine, con un motto, che dice: Nec sorte, nec fato.
La Virtù, come guerriera, che di continovo co'l Vitio suo inimico combatte, si dipinge armata, & co'l
Fulmine, il quale come Plinio racconta, non può con tutta la sua violenza offendere il Lauro, come la
virtù non può essere offesa da qual si voglia accidente disordinato.
L'Elce ch'è dipinto dentro allo Scudo altro non significa, che virtù ferma, & costante. Questo è Albero
solo fruttifero, & in quanto alle radici profondo; hà i rami, & le foglie ampie, verdeggianti, & quanto
più vien reciso, tanto più germoglia, & prende maggior vigore, anzi quanto più è scosso, &
travagliato, tanto più cresce, & con maggior ampiezza spande i rami, però si assomiglia alla Virtù, la
quale nelle tribolationi, & ne' travagli principalmente si scopre.
Gli si può dipingere à canto ancora un Istrice, il quale non fà altro preparamento per difender la vita
sua, che di ritirarsi in se medesimo, & difendersi con se stesso, come la Virtù da se stessa si difende,
& in se medesima confida per superare agevolmente ogni incontro di sinistro accidente. Et forse à ciò
alludea Horatio dicendo di nascondersi nella propria Virtù.
VISO
Uno de' cinque Sentimenti.

GIOVANETTO, che nella destra mano tenga un Avoltoio; così lo rappresentavano gli Egittij, come
racconta Oro Apalline.
Nella sinistra terrà uno Specchio, & sotto al braccio, ò quivi vicino si vedrà uno Scudo ove sia dipinta
un'Aquila, con due, ò tre Aquilette, che si specchi nel Sole, co' l motto, che dica: Cognitionis via.
Lo Specchio dimostra, che questa nobile qualità non è altro, che un'apprensione, che fà l'occhio
nostro, il quale è risplendente come lo Specchio, overo diafane, come l'acqua delle forme accidentali
visibili de' corpi naturali, & le riceve in sè non altrimente, che le riceve lo Specchio, porgendole alla
memoria, & alla fantasia, le quali fanno l'apprensione, se bene molte volte falsa. Et di qui nasce la
difficoltà nelle scienze, & nelle cognitioni appartenenti alla verità delle cose. Da questo Aristotele
giudicò la nobiltà di questo Sentimento, &, che più agevolmente de gli altri faccia strada à gli occolti
secreti della natura, sepolte nelle sostanze delle cose istesse, che si cavano poi alla luce con questi
mezzi dell'intelletto.
L'Aquila hà per costume, come raccontano i diligenti osservatori, di portare i suoi Figliuoli vicino al
Sole, per sospetto, che non gli siano state cambiate, & se vede, che stiano immobili, sopportando lo
splendore, li raccoglie, & li nudrisce, ma se trova il contrario, come parto alieno li scaccia, da che
s'impara, che questa singolar potenza, quando non serva per fin nobile, & per essercitio d'operationi
lodevoli, torna in danno, & in vituperio di chi l'adopra. Et forse questo fine durò nell'Italia, &
nell'Europa per molti anni, mentre durarono le seditioni de' Vandali, che i Signori principali, li quali
havessero mancato di debito, ò con Dio, ò con gli huomini, si facevan accecare, acciò che vivessero in
quella miseria, come in conveniente supplicio.
Si può ancora vicino à questa imagine dipingere il Lupo Cerviero, da' Latini dimandato Lincio, per
l'acutezza del suo vedere.

VITA.
DONNA, vestita di verde, con una Ghirlanda in capo di Semprevivo, & nella destra mano con un
Mazzo della medesima herba, sopra del quale vi sia una Fenice, con la sinistra tiene una Tazza, dando
da bere ad un Fanciullo.
Quello, che da' Latini si dice nell'huomo Vivere si dice nel herbe, & nelle piante Virere:, & la
medesima propositione, che è frà le parole è ancora frà le cose significate da essi, perche non è altro la
Vita nell'huomo, che una Viridità, che mantiene, & accresce il calore, il moto, & quanto hà in sé di
bello, & di buono; & la Viridità nelle piante non è altro, che una Vita, la quale mancando manca il
nodrimento, il colore, le foglie, & la vaghezza: Però l'herba, che tiene nella mano, & nel capo questa
Imagine si dimanda Sempreviva, & l'età prospera nell'huomo si chiama Viridità, & da Virere parola
Latina si sono chiamati gli huomini Viri: però non si farà senza proposito inghirlandata di quest'herba.
Quasi il medesimo dimostra il vestimento verde et, come dell'herbe non si attende altro, che la
viridità, così nell'huomo non è bene alcuno (parlando humanamente), che si debba anteporre alla vita
istessa, la quale non è inconveniente fine di se medsima.
L'Historia, ò favola, che sia, della Fenice è tanto nota, che non hà bisogno di molte parole. Et si
prende per la Vita lunga, & ancora per l'Eternità rinuovando se medesima, come si è detto.
Il Fanciullo, che beve, significa, che la Vita si mantiene con gli alimenti, & con la dispositione; gli
alimenti la nodriscono, & si prendono per la bocca, overo per la parte superiore, & la dispositione la
fà durare, & deve essere in tutto il corpo, come è l'età tenera de' fanciulli, che crescono. Et fà à questo
proposito quel, che si è detto della Salute.

VITA HUMANA.
DONNA, che si posi co' piedi nel mezzo d'una Ruota di sei Raggi, la quale stia in piano rotondo,
sopra un piedestallo in modo fermato, che non pieghi nè dalla destra, nè dalla sinistra parte. Terrà in
una mano il Sole, nell'altra la Luna.
Sono tanti, & tanto varij i casi della humana vita che, per la moltitudine, & nelle penne, che scrivono,
& ne gli intelletti stessi, che discorrono fanno confusione, parendo impossibile arrivare à tanti
individui, che con molte uniformi attioni possono generar scienza di se stessi; pur da tutti questi si
raccoglie quasi in Epilogo, che la vita è incerta, volubile, & però si mostrano nella Luna, & nel Sole le
cagioni superiori necessarie, & nella Ruota le inferiori accidentali. Et se bene la Sorte, overo la
Fortuna, non à cosa alcuna fuor de gli avvenimenti stessi, che vengono di rado, & fuor dell'intentione
di chi opera, con tutto ciò l'animo nostro, per lo più troppo creduto in quello ove si trova interessato,
hà dato facilmente luogo di Signoria particolare in se stesso à questa imaginata deità, & di quelle
cose, alle quali non sà assegnar la cagione, ne dà alla fortuna, ò la colpa, ò la lode. Et diciamo, che la
Ruota significa gli avvenimenti, che hanno cagione inferiore, & accidentale, cioè di fortuna, la quale
con la Ruota si dipingea da gli Antichi, perche volge, & rivolge à suo piacere gli Stati, & le
grandezze.

VITA ATTIVA.
Sono due le strade, che conducono alla felicità, & quelle sono diversamente seguitate, secondo la
diversità, ò delle inclinationi, ò delle ragioni persuasive, & si significano con nome di Vita Attiva, &
di Contemplativa, & furono ambedue approvate da Christo Salvator Nostro nella persona di Marta, &
di Maria. Et se ben questa à quella, che stava occupata nelle attioni fù preferita, & con tutto ciò ancor
essa è degna della sua lode, & de' suoi premij.
Si dipinge adunque la Vita Attiva con un Cappello grande in testa, & una Zappa in spalla, con la
sinistra mano appoggiata sopra il manico di uno Aratro, & appresso con alcuni instromenti
d'agricoltura, perche, essendo l'Agricoltura la più necessaria attione, che si faccia per conservatione
dell'huomo con essercitio delle membra, & con distrattione della mente, mantenendosi per ordinario
gli huomini di Villa con l'ingegno offuscato, potranno questi soli instromenti dimostrar quel tutto, che
si appartiene ad una indistinta cognitione di quelle cose alle quali l'industria stimolata dalla necessità
hà diligentemente aperta la via in tanti modi, in quanti si distinguono le arti, & gli essercitij manuali.
Michelangelo Buonarroti rappresentò per la Vita Attiva alla sepoltura di Giulio Secondo Lia figlia di
Laban, ch'è una Statua con uno Specchio in mano, per la consideratione, che si deve havere per
l'attioni nostre e nell'altra una Ghirlanda di Fiori, per le Virtù, che ornano la vita nostra in vita, &
doppo la morte la fanno gloriosa.
Come rappresenti la Contemplativa, si dirà in quella.

VITA ATTIVA.
DONNA, con un Bacino, & con la Mescirobba, in atto di mescere dell'acqua, co'l motto del Salmo,
Fiducialiter agam, & non timebo. Questa dà un poco di cenno, che si devono far le attioni con le mani
lavate, cioè senza interesse, che imbrattano spesse volte la Fama, & con confidenza di buon successo
per divina bontà, &, che Iddio così prospera i successi delle nostre attioni.

VITA CONTEMPLATIVA.
La Vita Contemplativa si dipingeva da gli Antichi Donna co'l viso volto al Cielo, con molta humiltà,
& con un raggio di splendore, che scendendo l'illumina, tenendo la destra mano alta, & stesa, la
sinistra bassa, & serrata, con due picciole Alette in capo, le quali significano la elevatione
dell'intelletto, la quale non lascia abbassare i pensieri alle cose corrottibili, ove s'imbratta bene spesso
la nobiltà dell'anima, & la purità delle voglie caste; però si dipinge, che miri al Cielo, donde esce lo
splendore, che l'illumina, perche l'haver l'anima atta alla contemplatione è dono particolare di Dio,
come affermò David, dicendo, Domine adiuva me, & meditabor in iustificationibus tuis.
Sta con humiltà, perche Iddio resiste a' superbi, & fà gratia à gli humili.
L'una mano stesa, & alta e l'altra serrata, & bassa, dimostrano la rilassatione della mente ne gli alti
pensieri del Cielo, & la parcità intorno alle basse voglie terrene.

VITA CONTEMPLATIVA.
DONNA, ignuda, che stenda una mano aperta verso il Cielo, & con l'altra tenga un Libro, nel quale
sia scritto il motto tratto dal Salmo, Mihi adhaerere Deo bonum est.
Michel Angelo, come si è detto dell'Attiva, fà una Statua di Rachele, sorella di Lia, & figlia di Laban
per la Contemplativa, con le mani giunte, con un ginocchio piegato, & co'l volto par che stia levata in
spirito. Et ambedua queste Statue mettono in mezzo il Moisè tanto famoso del già detto Sepolcro.
VITTORIA DEGL'ANTICHI.
DONNA, di faccia Verginile, & voli per l'aria, con la destra mano tenga una Ghirlanda di Lauro,
overo di Ulivo, & nella sinistra una Palma, con l'Aquila sotto a' piedi, la quale tiene nelle zampe un
ramo pur di Palma, & il vestimento si farà di color bianco, con la Clamidetta gialla.
Il Lauro, l'Ulivo, & la Palma furono da gli Antichi usate per segno d'honore, il quale volevano
dimostrar doversi à coloro, che havessero riportato vittoria de gli inimici in beneficio della patria. Et
le ragioni sono dette da noi altrove, & sono tanto chiare per se stesse, che non hanno bisogno di essere
replicate più d'una volta.
Si fà in atto di volare, perche tanto è cara la Vittoria, quanto significa più manifestamente Valore
eminente, & dominatore.
Questo medesimo significa ancora l'Aquila, & però, augurando buona fortuna alle loro imprese, gli
antichi Imperadori nelle insegne la dipingevano, & la portavano innanzi, per nudrire la speranza della
vittoria ne gli animi de' Soldati.
Il vestimento bianco dimostra, che deve essere la Vittoria senza tintura di biasimo d'alcuna sorte, con
prudenza di saperla usare dopo, che si è conseguita, il che si mostra nel vestimento di giallo.

VITTORIA.
Nella Medaglia di Domitiano.
PER la Vittoria si dipinge una donna alata, che nella destra tiene un Cornucopia, & nella sinistra un
ramo di Palma.
Et quì sono le due sorti di bene, che porta seco la Vittoria, cioè la Fama, overo l'Honore, & la
Ricchezza, & l'una, & l'altra per ragion di guerra si toglie per forza di mano all'inimico.

VITTORIA.
DONNA, vestita d'oro, nella destra mano tiene un Pomogranato, & nella sinistra un Elmo, così la
descrive Eliodoro.
Perché due cose sono necessarie per conseguire la Vittoria, cioè la Forza, & la Concordia, questa per
ritrovar la via, che le si nasconde, quella per aprirla con animo coraggioso. La forza si mostra
nell'Elmo, che resiste a' colpi, che vanno per offender la testa, & gli ingegni uniti nel Pomogranato, il
quale è ristretto con l'unione de' suoi granelli, come gli huomini di valore, ristringono in una sola
opinione tutti i pensieri di molti ingegni.

VITTORIA.
Nella Medaglia di Ottavio.
SI dipinge Donna, alata, che stà sopra una Base in piedi, con la Palma in una mano, & nell'altra con
una Corona, & due Serpenti dall'una, & dall'altra parte, & con un altro Serpe, che giacendo s'avolga
intorno à gli altri due, con lettere, Asia recepta. Così si vede nella Medaglia di Augusto.
Il Serpente è indicio della Prudenza, come si è detto altrove, & si dipinge intorno alla Corona, perche
dalla prudenza de' Principi nasce bene spesso, & così si stabilisce per molti anni la Vittoria et, come
Base de' nostri pensieri, aiuta à sostenere i pesi de' nostri desiderij.

VITTORIA.
DONNA, Giovane, alata, con la mano sinistra porge in fuori un Caduceo, sotto al quale si vede un
Serpe, con lettere, Paci Augustae. Così si vede in una Medaglia di Claudio.
Il Caduceo, & il Serpe fanno l'essercitio per molte esperienze, & la scienza delle cose per molto studio
posseduta, convenienti mezzi della legitima, & honorevol Vittoria.

VITTORIA NAVALE
Nella Medaglia di Vespasiano.
DONNA, alata, in piedi sopra un Rostro di Nave, nella destra mano tiene una Corona, & nella sinistra
una Palma, con lettere, Victoria Navalis, & S. C.

VOLONTÀ.
UNA Giovane, mal vestita, di rosso, & giallo, haverà l'ali alle spalle, & a' piedi, sarà cieca, sporgendo
ambedue le mani avanti, una più dell'altra, in atto di volersi appigliare ad ogni cosa.
La Volontà scrivono alcuni, che sia come Regina, la quale, sedendo nella più nobil parte dell'huomo,
dispensi le Leggi sue, secondo gli avvenimenti, ò favorevoli, ò contrarij che, ò riporti il senso, ò
persuada la ragione; & quando, ò da questa, ò da quello vien malamente informata, s'inganna nel
commandare, & disturba la concordia dell'huomo interiore, la qual si può ancora forse dire ministra
dell'intelletto, à cui volentieri si sottomette per fuggire il sospetto di contumace, & de' sentimenti, li
quali va secondando, acciò che non diano occasione di tumulto; & però fù dall'Autore di questa, come
credo, dipinta con vestito povero, se bene Xenofonte, conforme all'altra opinione, la dipinse molto
ricca, come diremo poi.
Il color rosso, & giallo, cagionati presso al Sole per l'abondanza della luce, potranno in questo luogo,
secondo quella corrispondenza, dimostrar la verità, che è chiarezza, lume, & splendore dell'intelletto.
Si dipinge con l'ali, perche si domanda co'l nome di Volontà, & perché, con un perpetuo volo
discorrendo, inquieta se stessa per cercar la quiete, la qual, non ritrovando con volo ordinario vicino
alla Terra, ingagliardisce il suo moto verso il Cielo, & verso Iddio, & però ancora a' piedi tiene l'ali,
che l'aiutano sminuendo la timidità, & l'audacia.
La Cecità le conviene perché, non vedendo per se stessa cosa alcuna, va quasi tentone dietro al senso,
se è debile, & ignobile, ò dietro alla ragione, se è gagliarda, & di prezzo.

VOLONTÀ.
DONNA, vestita di cangiante, sarà alata, & con ambe le mani terrà una Palla di varij colori.
Volontà, è potenza, che muove à desiderare le cose conosciute buone; &, per non essere in lei
stabilità, tiene la Palla di varij colori, il vestimento di cangiante, & l'ali.

VOLONTÀ.
DONNA, giovane, coronata di Corona Regale, con l'ali come si è detto, in una mano terrà un'Antenna
con la Vela gonfiata, & nell'altra un Fiore d'Elitropio.
Si dipinge coronata di Corona Regale, per conformità di quello, che si è detto.
La Vela gonfiata mostra, che i venti de' pensieri nostri, quando stimolano la volontà, fanno, che la
Nave, cioè tutto l'huomo interiore, & esteriore, si muova, & camini dove ella lo tiri.
Et lo Elitropio, che si gira sempre co'l giro del Sole, dà indicio, che l'atto della volontà non può esser
giudicato se non dal bene conosciuto, il quale necessariamente tira la detta Volontà à volere, & à
commandare in noi stessi, se bene avviene alle volte, che ella s'inganni, &, che segua un finto bene in
cambio del reale, & perfetto.

VOLUTTÀ.
DONNA, bella, & lasciva, terrà in mano un Palla con due ali, & caminando per una Strada piena di
Fiori, & di Rose haverà per argine come un Precipitio.
Non sò, che si possa con una sola parola della lingua nostra esprimer bene quello, che i Latini dicono
con questo nome di Voluttà, la quale è un Piacere di poco momento, &, che presto passa. Però si
dipinge bella, & lasciva, & con la Palla dalle ali, la quale vola, & si volge, & così con un sol nome
tiene doppia significatione di un solo effetto, simile à quello della Palla alata.
Questo medesimo dichiara la Strada piena di Fiori, & il Precipitio vicino.

VORACITÀ.
DONNA, vestita del colore della Ruggine, con una mano fà carezze ad un Lupo, & l'altra tiene sopra
uno Struzzo.
La Voracità nasce dal soverchio piacere, che sente il goloso nel mangiare esquisite vivande, & è priva
di quello stesso piacere, che da lei s'aspetta, perché, attendendo sempre à nuovo gusto di saporite
vivande, si affretta à dar ispeditione di quelle, che tiene in bocca, senza gustarle, & così sempre
facendo, consuma tutte le cose, & non ne gusta pur una, & fà come il Cane, che per troppa voglia di
far caccia, precorre all'animale, & non l'uccide. Però si veste del color della Ruggine, la quale devora
il ferro, co'l Lupo appresso, & con lo Struzzo, perche l'uno ingoia i pezzi del ferro, l'altro quello, che
hà tutto consuma in una volta, senza pensare per la necessità del tempo da venire.
USANZA, Ò CONSUETUDINE.
HUOMO, Vecchio, in atto di andare, con barba canuta, & appoggiato ad un Bastone con una mano,
nella quale terrà ancora una Carta, con un motto, che dica, vires acquirit eundo; porterà in spalla un
fascio d'instromenti, co' quali si essercitano le arti, & vicino haverà una Ruota d'arrotare Coltelli.
L'Uso imprime nella mente nostra gli habiti di tutte le cose, li conserva a' posteri, li fà decenti, & à
sua voglia si fabrica molte leggi nel vivere, & nella conversatione.
Et si dipinge Vecchio, perche nella lunga esperienza consiste la sua auttorità, & quanto più è vecchio,
tanto meglio stà in piedi. Il che si accenna co'l motto, che tiene in mano, il quale è conveniente ancora
alla Ruota, perché, se essa non si muove in giro, non hà forza di consumare il ferro, nè di arrotarlo,
come, non movendosi l'uso con essercitio del consenso commune, non acquista auttorità, ma
volgendosi in giro, unisce talmente la volontà in un volere che, senza saper assegnar termini di
ragione, tiene gli animi uniti in una medesima occupatione, & constantemente ce li conserva. Però si
dice, che le leggi della Consuetudine sono valide, come quelle dell'Imperatore istesso, & in tutte le
arti, & in tutte le professioni per provar una cosa dubia, si pone in consideratione l'Uso, nato dal
consenso universale, quasi, che sia impossibile esser le cose diverse da quello, che esso approva. Però
disse Horatio, che le buone parole del Poeta si devono prendere dall'Uso. Et in somma si nota, & si
osserva in tutte le cose, acciò che non venga violato il decoro tanto necessario nel corso della civile
conversatione. Et però porterà in spalla un fascio d'instromenti artificiali, secondo il capriccio del
Pittore, non si curando noi dargli in questo altra legge.

USURA.
DONNA, vecchia, macilenta, & brutta; terrà sotto il braccio manco un Bacile d'argento, & nella mano
il Boccale, con alcune catene d'oro, & con l'altra mano sporgendola in fuori mostri di contare alcune
monete piccole. Nel che si accenna quello in, che consiste l'usura, cioè, il presto di danari con certezza
di maggior guadagno, che non conviene, & senza pericolo di perdita; però tiene gli argenti, che sono
di molto prezzo, stretti sotto il braccio, & pagati con poco prezzo, con pregiuditio al prossimo
dell'utile, & à sé dell'honore, essendo questa sorte di genti come infame condennata dalle leggi di Dio,
& da quelle de gli huomini.

UTILITÀ.
DONNA, vestita di vestimento d'oro, in una mano terrà un Ramo di Quercia con le Ghirlande, & con
le Frondi; l'altra mano starà posata sopra alla testa di una Pecora, & in capo porterà una Ghirlanda di
Spiche di grano.
Si dimandano Utili le cose, che sono di molto uso per aiuto dell'humana necessità, & queste
appartengono, ò al vitto, ò al vestito, che ci tengono securi dal freddo, & dalla fame, ne' quali bisogni
quello, che più ci aiuta diciamo ragionevolmente essere più Utile.
Però si dipinge questa imagine con la Pecora, la quale con la Lana ci riveste, & ci nodrisce con la
carne, & co'l latte proprio.
Il medesimo fà l'Oro, che si tramuta per tutti gli usi, & per ogni sorte di utilità, però si manifesta nel
vestimento.
Et perche il Grano è la più util cosa, che creasse Iddio per l'huomo delle sue spiche si corona, & il
Ramo di Quercia co' i suoi frutti denota questo medesimo, per haver scampati dalla fame gli huomini
ne' primi tempi secondo l'opinione de' Poeti, & piacesse al Cielo, che non si potesse dire, che gli
scampa ne gli ultimi nostri, à tante calamità siamo horamai ridotti negl'ultimi de' nostri errori.

ZELO.
HUOMO, in habito di Sacerdote, che nella destra mano tenga una Sferza, & nella sinistra una Lucerna
accesa.
Il Zelo è un certo amore della Religione col quale si desidera, che le cose appartenenti al culto Divino
siano esseguite con ogni sincerità, prontezza, & diligenza. A che fare due cose accennate in questa
Imagine sono necessariissime, cioè insegnare à gl'ignoranti, & correggere, & castigare gli errori.
Ambe due queste parti adempì Christo Salvatore, scacciando quei, che facevano mercato nel Tempio
di Gierusalemme, & insegnando per tutto quel giorno in esso la sua dottrina, assimigliandosi questa,
& quello convenientemente con la Lucerna, & co'l Flagello, perche dove ci percuote non è chi sani, &
ove fà lume non è chi oscuri, in nome del quale dobbiamo pregare, che siano tutte le nostre fatiche
cominciate, & finite felicemente.

IL FINE

REGISTRO

* ** *** A B C D E F G H I K L M N O P Q R S T V X Y Z.
Aa Bb Cc Dd Ee Ff Gg Hh Ij Ll Mm Nn Oo Pp

Tutti sono fogli interi.

IN ROMA.
Per gli Heredi di Gio. Gigliotti.
M. D.XCIIJ
Con Privilegio. Et con Licenza de' Superiori.

ERRORI OCCORSI
A carte 7 un'Aratore un'Aratro.
Carte 280 alla sinistra mammella un Serpe, aggiungasi,
& a' piedi vi sarà un Nibbio magro.
Gli altri si rimettano al giudicio de' Lettori.

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