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[IL CURRICOLO] 2
INDICE
Pag. 3 Premessa
Il gruppo ritiene che questi punti siano qualificanti ai fini di una costruzione
del curricolo in regime di autonomia in quanto orientano le scelte delle singole
istituzioni scolastiche, attribuendo loro responsabilità discrezionali e decisionali.
Pertanto il gruppo provinciale ritiene necessario porsi non tanto come luogo
di elaborazione di ulteriore materiale sulle Indicazioni ma come nucleo di
ascolto e di raccordo tra le azioni intraprese dalle scuole, attraverso:
ELEMENTI DI PROBLEMATICITA’
PER LA COSTRUZIONE DEL CURRICOLO
a cura del D.S. Ignazio Caputi
a) non avere piena conoscenza dello stato in cui siamo. I vari momenti di
valutazione esterna sono intervenuti in modo estemporaneo e le metodologie
applicate ed i risultati non sono stati adeguatamente socializzati ed analizzati
per una migliore comprensione e valutazione del sistema;
• del curricolo;
• delle attività;
Orizzonte di senso
E’ opportuno quindi rinvenire in ciascuno dei piani indicati, quei nodi sensibili e
critici attraverso i quali vanno necessariamente a filtrarsi le specifiche scelte
progettuali, rendendoli nuclei problematici da affrontare con forte
intenzionalità per assolvere al compito educativo dell’elaborazione curricolare.
Tuttavia, in questo sforzo, è opportuno rimanere nella prospettiva della
domanda come modalità di accesso e di apertura della progettualità, in quanto
solo sul terreno dell’interrogazione possono poi germinare i frutti delle risposte
elaborate specificamente dalle scelte autonome delle scuole.
ORIZZONTE DI SENSO
Quale bambino?
Quale scuola?
sull’Esser-ci della scuola come luogo della cura dell’incontro tra la persona e i
sistemi simbolico-culturali
SCELTE STRATEGICHE
Proprio perché il curricolo non è un pacchetto pronto per l’uso che prescinde da
una scuola concreta in un contesto concreto, queste domande non possono che
orientare ciascuna istituzione scolastica all’esercizio della propria responsabilità
in regime di autonomia, per costruire con modalità negoziate e condivise il
proprio assetto organizzativo attraverso non solo scelte formali ma anche e
soprattutto sostanziali, in grado di costruire un profilo di identità come
risultato della propria ricerca.
RISORSE
IL CONTESTO SPAZIO-TEMPORALE
Uno snodo delicato è dato dal passaggio dalla scuola primaria a quella
secondaria ed in particolare dalla scuola secondaria di I grado a quella di II
grado, poiché è soprattutto in queste ultime che si avvertono i disagi dello stare
a scuola, accompagnati da difficoltà e da scarsa disponibilità all'apprendere. In
particolare nella scuola secondaria di I grado, che ha il compito di avviare ad
approcci disciplinari più sistematici, sorgono problemi e nascono "dissapori", se
non "disamori" per la stessa cultura. Non è raro che si assista, da parte degli
alunni, a un calo di interesse e di curiosità per il sapere, ad un abbassamento
del gusto di "imparare", oltre che ad una riduzione di "senso" nel frequentare la
scuola, che si accresce quando lo studente approda alla scuola secondaria di II
grado. Nonostante la scuola lavori su più fronti per risolvere questo grosso
problema, viene da chiedersi cosa non funziona. Una prima risposta può essere
la difficoltà, che attraversa ogni grado scolastico, a far diventare patrimonio
dell’istituzione scolastica le buone pratiche realizzate da singoli o gruppi di
docenti, a renderle azioni sistemiche svincolate dal gruppo che le promuove e
dalle contingenze che le favoriscono. Altro motivo, che reclama un impegno
costante sul curricolo in senso verticale, è la proliferazione e la continua
evoluzione delle conoscenze e dalla circolazione di nuove acquisizioni
tecnologiche, linguaggi e logiche multimediali, delle quali l'universo dei giovani
è imbevuto. Giovani che rivelano modalità di apprendimento, diverse dal
passato: aggregative, enfatiche e partecipative piuttosto che oggettive e
distaccate. Si è sottolineato spesso che la cognizione dei giovani avviene
piuttosto per immersione, computer, musica, televisione che per astrazione. In
loro sembra dominare un tipo di intelligenza, simultanea, caratterizzata dalla
capacità di trattare nello stesso tempo più informazioni, senza però che sia
possibile stabilire tra di esse un ordine, una successione, quindi una gerarchia.
L’ intelligenza sequenziale e lineare, che procedere gradi, è meno presente e
prevalentemente da sviluppare. Invece abbiamo una scuola secondaria di I e II
grado che propone spesso saperi scolastici cristallizzati, concepiti come un
insieme chiuso, Tutto ciò crea non pochi problemi a molti alunni, poiché si
trovano di fronte ad un insegnamento adatto per una mente non in formazione,
ma adulta: astratto e analitico, distante da quello concreto, globale e sintetico,
proprio di quello adolescenziale dal quale invece si dovrebbe partire. La
situazione si complica con la presenza talvolta massiccia di stranieri nelle classi,
che invoca un deciso cambio di rotta. Affrontare tutti questi problemi non è un
impegno di poco conto. Anzi per la scuola è una sfida che la obbliga ad
interrogarsi su come intervenire e operare per realizzare alcuni difficili passaggi,
tutti improntati all’eterogeneità, che investono il terreno della complessità.
Bisogna assolutamente lavorare sul curricolo verticale che però è
un’operazione complessa e che richiede un impegno costante e luoghi
appropriati – laboratori - destinati alla progettazione, sperimentazione, ricerca
e sviluppo.
Bibliografia
Altieri Biagi M.L. (2005), Imparare l’uso della lingua, “ La Vita Scolastica”, n.
11.
Frabboni F., Cerini G., Spinosi M., ( 2002), Come cambia la scuola
primaria, Napoli, Tecnodid.
Laporta R., Pontecorvo C., Simone R., Tornatore L. ( a c. di) ( 1978), Curricolo
e scuola, Roma, Istituto della Enciclopedia Italiana.
LA VALUTAZIONE E LE INDICAZIONI
a cura di M. G. Orsini
Il tema della valutazione degli alunni è stato negli ultimi anni oggetto di
molti dibattiti, ma resta tuttavia un nodo ancora irrisolto. Le Indicazioni per il
curricolo sollecitano al proposito un ulteriore e dovuto approfondimento.
Nel testo, le venti righe del paragrafo Valutazione distinguono fra: valutazione
didattica, autovalutazione delle istituzioni scolastiche e valutazione dell’intero
sistema educativo di istruzione e formazione professionale, affidato all’Invalsi.
Riguardo alla prima delle tre categorie, la valutazione degli alunni (quella
che interessa il nostro gruppo di lavoro, essendo direttamente legata
all’organizzazione del curricolo), si afferma che agli insegnanti compete la
responsabilità della valutazione e la cura della documentazione didattica,
nonché la scelta dei relativi strumenti nel quadro dei criteri deliberati dai
competenti organi collegiali. La valutazione precede, accompagna e segue i
percorsi curricolari. Attiva le azioni da intraprendere, regola quelle avviate,
promuove il bilancio critico su quelle condotte a termine. Assume una
preminente funzione formativa, di accompagnamento dei processi di
apprendimento e di stimolo al miglioramento continuo.
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Tutti gli aspetti considerati, alla luce della questione più discussa nel quadro
generale della valutazione -la certificazione delle competenze- inducono a una
riflessione attenta e ponderata sulla duplice valenza dell’atto valutativo:
formativa e di garanzia di affidabili certificazioni.
Calidoni auspica che le nuove Indicazioni (il suo intervento usciva mentre il
documento delle Indicazioni mentre era in corso di elaborazione) svolgano
proprio la funzione appena illustrata, tenendo conto del contesto internazionale
in cui l’Italia si colloca; e propone come possibile riferimento condiviso “i livelli
di competenza funzionale definiti dall’OCSE”.
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Riguardo al primo dei tre problemi, per Castoldi “si tratta di descrivere le
competenze che costituiscono oggetto della valutazione, attraverso una
formulazione che riesca a cogliere la specificità sottesa al concetto di
competenza e il suo valore aggiunto in rapporto alle nozioni di conoscenze o
abilità.”
LA VALUTAZIONE,
UNA RESPONSABILITÀ DIFFUSA E CONDIVISA
a cura della D.S. Daniela Magno
Indice
UNA SCUOLA DI QUALITÀ PER TUTTI. LA VALUTAZIONE DEGLI EFFETTI DELLA VALUTAZIONE
L’esperienza internazionale.
La diagnosi.
Intervento del presidente del servizio nazionale di valutazione del sistema educativo di istruzione e
formazione (invalsi):
- Conta la valutazione esterna? Per gli studenti, per le scuole, per le decisioni politiche, per le
valutazioni interne
- Dove va l’INVALSI: valutazione delle e con le scuole, valutazione esami di stato, valutazione
dirigenti scolastici
settembre 2007
L’esperienza internazionale
In base all'esperienza internazionale, la limitazione della misurazione degli
apprendimenti alle sole conoscenze e competenze misurabili e la sofisticazione dei
metodi con cui valutare il contributo della scuola a questi risultati (scontando le origini
sociali degli studenti e il contesto territoriale) richiedono che l'utilizzo della
valutazione, qualunque esso sia (per azioni rimediali, promozione di voice o exit degli
studenti, incentivazione delle scuole e degli insegnanti, integrazione
dell'autovalutazione), non avvenga con automatismi. Gli automatismi, specie se
perduranti e rigidi nel tempo, tendono a produrre effetti perversi sulla qualità della
scuola, quali la distorsione dei contenuti dell'insegnamento, la penalizzazione delle
eccellenze e delle situazioni di massimo ritardo, fino all'emarginazione delle sezioni più
deboli della popolazione studentesca. È tuttavia possibile utilizzare in modo
appropriato la valutazione degli apprendimenti e del valore aggiunto della scuola. A
questo fine è opportuno:
La diagnosi
L'esperienza italiana mostra comunque che:
é n e c e s s a rio p e r
a c c e rta re il p ro p rio 56%
la v o ro
é p o s s ib ile e la b o ra re
56%
c rite ri o g g e ttiv i
é g iu s to le g a re
v a lu ta z io n e e 49%
re trib u z io n e
é g iu s to le g a re
61%
v a lu ta z io n e e c a rrie ra
… m a é im p ro b a b ile c h e
s ia n o in tro d o tte fo rm e d i 75%
v a lu ta z io n e c o n d iv is e
Il parere del presidente del servizio nazionale di valutazione del sistema educativo di
istruzione e formazione (INVALSI)
Conta la valutazione esterna? Per gli studenti, per le scuole, per le decisioni politiche,
per le valutazioni interne
È uno strumento indispensabile per i decisori politici, perché la conoscenza del sistema
li aiuta a identificare le priorità.
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Infine la cosa che più mi preme sottolineare è che non esiste contraddizione tra
valutazione esterna e valutazione interna. In presenza di una valutazione esterna,
anche la valutazione interna, che le scuole fanno su se stesse, riacquista credibilità .
E' questo l'elemento che io considero più importante di tutti: il fatto che le due
valutazioni si parlino e, come dicono gli economisti, siano complementari.
Dove va l'INVALSI ?
In conclusione voglio indicarvi alcune linee strategiche su cui stiamo lavorando
all'INVALSI. Esse sono così sintetizzabili:
Siamo convinti che se la valutazione non diventerà un elemento che aiuta le scuole
nella loro azione, difficilmente si potrà costruire una valutazione utile. Peraltro con
indagini di grandi dimensioni non è possibile pensare a somministratori esterni, ad
un sistema di controllo esterno che garantisca la qualità dei numeri. Non è
possibile per un problema di organizzazione e per un problema di costi. Allora solo
una valutazione fatta con le scuole, che valorizzi la necessità per le scuole di avere
un punto di riferimento esterno, potrà funzionare.
(in fase di progettazione), per capire e valutare qual è il contributo che, depurato
dei vari condizionamenti, la singola scuola di per sé dà (o non dà) agli
apprendimenti dei ragazzi.
Stiamo lavorando alla valutazione delle prove naturali degli esami di stato, i risultati
saranno disponibili fra breve. Quello che abbiamo fatto è stato chiedere ad alcune
commissioni degli esami di stato di rinviarci le prove.
Ora le stiamo riesaminando, cercando di capire che cosa si può imparare da queste
prove naturali.
[IL CURRICOLO] 29
E questo per venire incontro a chi dice: "I test di PISA sono lontani dalla nostra
tradizione, il modo naturale di esprimersi dei nostri ragazzi sono queste prove legate
al nostro modo di insegnare ".
Il testo si presenta come uno strumento di lavoro. In altre parole, come più volte ho
ricordato, intendiamo promuovere un processo costante di innovazione, fatto di
buone pratiche, di piccoli passi concreti di miglioramento; una via alternativa alla
prospettiva sempre un po’ aleatoria di una grande riforma, che finisce per invecchiare
ancora prima di realizzarsi.
settembre 2007
(agli allievi, agli insegnanti, ai genitori, alle forze sociali) di co-gestire il biennio di
sperimentazione delle Indicazioni per il curricolo. Il che significa non solo
democratizzare l’istruzione di base offerta alle giovani generazioni, ma anche dare un
salutare giro di manovella alla scuola dell’autonomia : finalmente chiamata a valutare
e a decidere la qualità delle conoscenze e delle dinamiche relazionali che intende
promuovere nei propri circuiti formativi. (G.DOMENICI, F.FRABBONI,2007)
Alcune impurità non permettono di far sì che tutto brilli alla luce intensa nelle
Indicazioni per il curricolo. Ci riferiamo a tre parole al maiuscolo dell’alfabeto della
scuola che avremmo voluto meglio fondare sul piano teorico e più ricche di
suggerimenti empirici: l’ambiente, i disabili, la valutazione.
Nei prossimi due anni di messa-in-forma didattica del Testo Ministeriale, siamo certi
che la scuola dell’Autonomia potrà rivolgere particolari attenzioni e proposte di
protagonismo formativo a queste tre frontiere educative che sono determinanti per la
qualità dell’offerta di istruzione nella nostra scuola di base… Le indicazioni definite, ma
non definitive, come è stato più volte ribadito, si arricchiranno non già
demagogicamente degli esiti di un tanto improbabile quanto impari dibattito tra le
scuole, docenti e più o meno esperti opinionisti a livello nazionale, ma dei risultati di
analisi critiche teorico-culturali ed empiriche, immediate, persino preventive, in itinere
ed ex post cui potranno partecipare tutti, scuole, famiglie, esperti, enti locali e di
ricerca secondo modalità utili per l’affiancamento e l’accompagnamento della prova
sul campo. (G.DOMENICI, F.FRABBONI,2007)
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IL CURRICOLO LOCALE
a cura della D.S. Gabriella Serafini e dell’ins. A. Pallini
Solo in questo modo il locale non scomparirà nel globale, ma sarà un suo
elemento di ricchezza, e la stessa costruzione della cittadinanza europea sarà
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Forse così sarà possibile per la scuola colmare la distanza che la separa
dagli interessi e dal contesto di vita dei suoi studenti e che genera quel senso
di distacco che può portare alla dispersione.
1. A decorrere dal primo settembre 2000 e sino a quando non sarà data concreta
attuazione alla legge 10 febbraio 2000, n. 30, gli ordinamenti e relative
sperimentazioni funzionanti nell’anno scolastico 1999/2000, sia per quanto
riguarda i programmi di insegnamento che l’orario di funzionamento delle scuole
di ogni ordine e grado, ivi compresa la scuola materna, costituiscono, in prima
applicazione dell’articolo 8 del D. P.R. 8 marzo 1999, n° 275, i curricoli delle
istituzioni scolastiche alle quali è stata risconosciuta autonomia a norma
dell’articolo 21 della L. 15 marzo 1997, n° 59.
Art. 7
Art. 7
1. Al fine di garantire l’esericizio del diritto-dovere di cui all’art. 4, comma 1,
l’orario annuale delle lezioni nella scuola primaria, comprensivo della quota
riservata alle regioni, alle istituzioni scolastiche autonome e all’insegnamento
della religione cattolica in conformità alle norme concordatarie di cui all’art. 3,
comma 1, ed alle conseguenti intese, è di 891 ore, oltre a quanto previsto dal
comma 2.
La sfida per una formazione di qualità oggi mi sembra sia quella di trovare
nuove definizioni, nuove immagini progettuali a cui ispirarci, senza cadere, per
la paura (o la pigrizia) di non saperci più definire, nella tentazione pericolosa,
come diceva Camus, di non assomigliare più a nulla! Per tutti noi la formazione
è un modo per contrastare l’incertezza e meglio orientarci nella complessità,
per questo credo che essa non possa essere più chiamata solamente al
raggiungimento di determinati obiettivi, ma debba anche rivedere il discorso
che fa su di sé. Voglio dire che sarebbe opportuno rimettere in discussione la
formazione nel suo descriversi e presentarsi. È questa sicuramente una sfida
che riguarda non solo i docenti in quanto formatori nelle proprie aule, ma
anche i formatori che si rivolgono a tutti gli operatori della scuola ed è
necessario per tutti apprendere a valorizzare la parola sfida non per la sua
seduttività letteraria, ma come componente essenziale del tessuto narrativo
che definisce l’identità della formazione, anche per poter eliminare parole che
una presunta scientificità dell’approccio formativo definisce tabù. Parole come
paura, emozioni, bellezza, amore, piacere …. Nella mia esperienza di docente e
di formatrice sento da tempo questo bisogno, prima ancora che le Indicazioni
per il curricolo ce lo mostrassero in tutta la loro forza. Ragionando di
formazione a seguito dell’esperienza A.L.I.C.E. ho scritto una volta: ”…sento
che è tempo di migrare verso le sponde della propria anima, a riscoprire le
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L’altro aspetto su cui mi sembra importante riflettere riguarda gli obiettivi del
processo formativo che si inseriscono nella possibile sfida formativa delineata:
Esiste in questo momento intorno a noi e dentro di noi non solo il desiderio di
prendere coscienza socialmente ed eticamente di fini formativi diversi, ma
anche il desiderio di fare coincidere a questi fini delle azioni formative
coerenti. Che qualcosa stia cambiando è innegabile e senz’altro siamo portati a
chiederci come situarci rispetto a una domanda di formazione che muta e che
ci chiede, come scuola, impegni diversi. Non è certo la prima volta che questo
accade, perciò credo sia utile e responsabile chiederci: quanto abbiamo saputo
cogliere l’opportunità di questi cambiamenti?
Negli scenari in cui anche la formazione sta vivendo il travaglio della ricerca di
una nuova identità espressa in nuove e diverse linee strategiche e
metodologiche, potremmo evidenziare alcune direzioni operative e di senso:
(a cura di) S.Manghi, Attreverso Bateson. Ecologia della mente e relazioni sociali, Cortina, MI,
1998
F.Di Paola, Il tempo della mente. Saggio sul pensiero di Wilfred Bion, Edizioni Sestante-
Riparanzone (AP), 1995
C.Castaneda, Gli insegnamenti di don Juan. A scuola dallo stregone, Rizzoli, MI, 1999
E.Morin, I sette saperi necessari all’educazione del futuro, Cortina, MI, 2001
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