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Adriano Visentin
Convegno PROGETTAZIONE, CALCOLO E SCELTA
DEI COMPONENTI ELASTICI (molle)
mevis
Premessa Molle
lavorate
La vastità del titolo e il tempo a disposizione ci obbligano a a freddo
Problemi
elastici meccanici, generalmente definiti “molle”.
e Soluzioni,
Le difficoltà da sempre sperimentate da chi affronta queste Limiti
1. Molla
Elemento elastico in grado di modificarsi dimensionalmente per
effetto di un carico o un momento, e ritornare nella condizione
iniziale al suo cessare.
Può essere anche definita come un accumulatore meccanico di
energia in grado di renderla al momento opportuno.
Può essere quindi impiegata per assorbire energia proteggendo da
urti; per sopportare masse in movimento e isolarle da vibrazioni; per
applicare o controllare carichi o momenti.
2
2. Tipi di molle Molle
lavorate
A seconda dell'utilizzo e delle risposte che possono dare le molle a freddo
sono classificate:
Materiali,
• molle a compressione;
Norme,
• molle a trazione; Processi,
Problemi
• molle a torsione;
e Soluzioni,
• molle a flessione; Limiti
• molle a spirale;
• molle a tazza;
• molle piatte;
• barre di torsione.
Ad eccezione delle molle a tazza, tutte sono caratterizzate dalla
proporzionalità fra carico e freccia, o momento e rotazione
angolare.
3. Disegno
È da considerare lo strumento più importante. Deve esprimere i dati
di progetto e le prestazioni d'uso (Modulo 1 e 2 UNI 7900 Parte 3ª -
Modulo UNI 7900 Parte 6ª - Modulo 1 e 2 UNI 9061).
4. Materiale
Va scelto con molta attenzione fra i vari tipi disponibili in relazione
alle condizioni di impiego della molla (temperatura, ambiente
corrosivo, frequenza, ecc.) mirando alla condizione ottimale di
sfruttamento e ricordando che spesso costituisce più del 50% del
costo della molla.
Deve sempre essere correttamente indicato a disegno citando la
norma specifica.
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Fra i tipi più comunemente impiegati segnaliamo: Molle
lavorate
• filo di acciaio non legato o legato trafilato e bonificato DIN 17223
a freddo
Parte 2° (Pretemprato);
• filo di acciaio non legato o legato patentato incrudito di Materiali,
Norme,
trafilatura UNI 3823, oppure EN 150-87, oppure DIN 17223 Parte
Processi,
1° (Armonico); Problemi
e Soluzioni,
• filo di acciaio inossidabile incrudito di trafilatura EN 151-86,
Limiti
oppure DIN 17224;
• filo di ottone, bronzo fosforoso e rame al berillio DIN 17682.
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6. Tipi di carico Molle
lavorate
a freddo
6.1. Carico statico a temperatura normale
Norme,
carico costante, o sottoposte a variazioni occasionali di carico tali
Processi,
da totalizzare meno di 10.000 cicli nel corso dell'intera vita (2.3.1. Problemi
e Soluzioni,
UNI 7900 Parte 2ª - 2.2.1. UNI 7900 Parte 5ª - 3.11.1. UNI 9061).
Limiti
È considerata temperatura normale un campo di variazione da 0°C a
40°C (2.4.1.1. UNI 7900 Parte 2° - 2.3.1.1. UNI 7900 Parte 5° - 3.10.1.1.
UNI 9061)
Per questo tipo di carico, con il superamento del limite elastico del
materiale, più che di rottura, è corretto parlare di cedimento
elastico.
Infatti con il superamento della sollecitazione massima ammessa,
definita come frazione del carico unitario di rottura a trazione R, si
ha una perdita di carico dovuta alla modificazione delle dimensioni
iniziali:
- della lunghezza libera Lo per le molle a compressione;
- della lunghezza Lo o perlomeno del precarico Po per le molle a
trazione;
- della posizione angolare dei terminali delle molle a torsione, a
spirale e delle barre di torsione;
- dello spostamento del punto di applicazione del carico per le molle
piatte e a tazza.
Questo scorrimento dei carichi e delle dimensioni è definito con il
termine di rilassamento e, come vedremo in seguito, è influenzato,
oltre che dal livello della sollecitazione unitaria, anche dalla
temperatura.
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Per prevenirlo sono state introdotte tecniche di assestamento a Molle
lavorate
freddo e a caldo.
a freddo
6.1.1. Per molle cilindriche di compressione, avvolte a freddo con
successivo trattamento di distensione, viene assunto come Materiali,
Norme,
sollecitazione massima corretta di torsione τk, la seguente Processi,
percentuale di R: Problemi
e Soluzioni,
• 55% per filo di acciaio non legato o legato trafilato e bonificato
Limiti
(Pretemprato);
• 50% per filo di acciaio non legato o legato patentato e incrudito
di trafilatura (Armonico);
• 50% per filo di acciaio inossidabile incrudito di trafilatura,
• 40% per filo di bronzo fosforoso incrudito di trafilatura;
• 40% per filo di ottone incrudito di trafilatura (2.3.1.1. UNI 7900
Parte 2ª).
6.1.2. Per molle cilindriche di compressione, avvolte a freddo o a caldo
con successivo trattamento di bonifica, lo stesso limite non deve
superare il 55% di R (2.3.1.2. UNI 7900 Parte 2ª).
6.1.3. Per molle cilindriche di trazione, avvolte a freddo con successivo
trattamento di distensione, lo stesso limite viene fissato in 5 punti
percentuali in meno di 6.1.1 (2.2.1.1. UNI 7900 Parte 5ª).
Particolare attenzione, per questo tipo di molla, deve essere posto
alla conformazione degli occhielli e alla normale presenza di un
precarico Po.
6.1.4. Per molle cilindriche di torsione, sia in acciaio pretemprato che in
altri materiali incruditi di trafilatura (acciaio armonico, inossidabile,
bronzo fosforoso, ottone, ecc.) la sollecitazione massima corretta di
6
Particolare attenzione, per questo tipo di molla, deve essere posta Molle
lavorate
alla concezione dei vincoli e quindi alla configurazione dei terminali:
a freddo
nel determinare lo sviluppo elastico va tenuta in debita
considerazione la loro influenza. Materiali,
Norme,
6.1.5. Le sollecitazioni massime citate τ e σ si riferiscono a sollecitazioni Processi,
e Soluzioni,
Trattandosi invece, nelle molle ad elica, di sollecitazioni deviate per
Limiti
la presenza del passo dell'elica, le stesse sollecitazioni vanno
corrette moltiplicandole per coefficienti di correzione:
• k per le molle a compressione e trazione;
• qc per molle a torsione il cui momento tende ad aprire la spira;
• qt per molle di torsione il cui momento tende ad aprire la
curvatura del braccio di lavoro.
Essi sono determinati in funzione del rapporto di avvolgimento c fra
il diametro medio dell'elica D e il diametro del filo d, ovvero della
dimensione l radiale del piatto, con c compreso fra 3 e 20 (2.1.2. UNI
7900 Parte 2ª - 2.1.2. UNI 7900 Parte 5ª - 3.3.2. UNI 9061).
E t = E 20 [1− r ( t − 20)]
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dove Gt, G20, Et, ed E20 - espressi in N/mm2² - rappresentano i moduli Molle
lavorate
di elasticità tangenziale e lineare del materiale rispettivamente alle
a freddo
temperature t e 20°C, ed r è un coefficiente il cui valore è:
• 0,25 x 10-3 per acciai non legati o legati; Materiali,
Norme,
• 0,40 x 10-3 per acciai inossidabili, bronzo fosforoso e ottone crudo
Processi,
(2.4.1. UNI 7900 Parte 2ª - 2.3.1. UNI 7900 Parte 5ª - 3.10.1. UNI Problemi
e Soluzioni,
9061).
Limiti
8
6.2.3. L'esperienza comunque consiglia di limitarsi alle temperature Molle
lavorate
massime di:
a freddo
100ºC per acciaio non legato o legato incrudito di trafilatura
(armonico); Materiali,
Norme,
200ºC per acciaio non legato o legato trafilato e bonificato
Processi,
(pretemprato) in particolare al CrSi; Problemi
e Soluzioni,
300ºC per acciaio inossidabile incrudito di trafilatura (AISI 631).
Limiti
Si è avuta esperienza positiva nell’ utilizzo dell'acciaio UNI 3823/C
(Armonico - non legato incrudito di trafilatura) a 200ºC adottando
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6.3.1. I valori massimi ammissibili della sollecitazione di esercizio, tenute Molle
lavorate
in considerazione tutte le condizioni influenti già considerate per il
a freddo
carico statico (6.1. e 6.2.), si deducono dai diagrammi di Wöhler o di
Goodman del materiale che si intende impiegare (2.3.2.1 UNI 7900 Materiali,
Norme,
Parte 2ª - 2.2.2.1. UNI 7900 Parte 5ª - 3.11.2.1. UNI 9061).
Processi,
6.3.2 . Tali diagrammi non sono sempre facilmente reperibili presso le Problemi
e Soluzioni,
acciaierie o le trafilerie. Si consiglia perciò un metodo pratico per
Limiti
costruire il diagramma di Goodman.
dove:
R rappresenta il carico di rottura a trazione;
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σ rappresenta la sollecitazione statica corretta massima Molle
lavorate
ammessa per molle a torsione e elementi elastici soggetti a
a freddo
flessione, per i diversi tipi di materiali;
Materiali,
∆ rappresenta l’ampiezza dell’oscillazione;
Norme,
x rappresenta la sollecitazione minima ideale per ottenere il Processi,
e Soluzioni,
y rappresenta la sollecitazione massima ammessa (6.1.1. e
Limiti
segg.).
6.3.3. L'errata progettazione di una molla soggetta a carico dinamico non
porta solamente ad un cedimento elastico ma normalmente alla
rottura per superamento della resistenza a fatica. Contribuisce
notevolmente a questo tipo di cedimento lo stato della superficie,
specie in corrispondenza del mantello cilindrico interno che
rappresenta la parte più sollecitata.
La superficie deve essere liscia, senza segni o incisioni e,
possibilmente, senza decarburazione (2.3.2.2. UNI 7900 Parte 2ª -
2.2.2.2. UNI 7900 Parte 5ª - 3.11.2.2. UNI 9061).
La pallinatura contribuisce in maniera notevole, a parità di tutte le
altre condizioni, alla resistenza a fatica. Viene misurata in gradi
Almen.
7. Calcolo
Il calcolo della molla, in quanto elemento elastico, si differenzia
sostanzialmente dal progetto degli altri organi meccanici perché
alla soddisfazione delle condizioni di carico, deve in ogni caso
corrispondere la soddisfazione della condizione elastica.
La risposta alle condizioni di carico si ottiene con la determinazione
della sezione; la soddisfazione della condizione elastica con lo
sviluppo utile.
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Sulla base di questi due fattori si può impostare il calcolo di Molle
lavorate
qualsiasi tipo di elemento elastico facendo attenzione:
a freddo
- a scegliere, per ogni tipo di sollecitazione dominante (torsione,
flessione, ecc.), la relativa relazione della resistenza dei materiali ; Materiali,
Norme,
- a considerare opportunamente i fattori che, come abbiamo visto
Processi,
(5.), influiscono nell’ottenimento delle prestazioni richieste. Problemi
e Soluzioni,
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D ⋅F Molle
M = F ⋅R = .
2 lavorate
Materiali,
M = τ ⋅Wt Norme,
Processi,
dove
Problemi
τ
τ= k e Soluzioni,
k Limiti
e dove:
8⋅F ⋅D
d=3
π⋅τ
13
insieme a Molle
lavorate
π ⋅ τ ⋅d 3
7.1.1. F= a freddo
8⋅D
Materiali,
Processi,
intero, si procede arrotondando alla dimensione decimale
Problemi
superiore, o comunque alla dimensione reperibile. e Soluzioni,
Limiti
Si calcola quindi il valore reale della sollecitazione τr,
corrispondente all'arrotondamento di d, con la formula inversa
8⋅F ⋅D
τr =
π ⋅d 3
Questo valore dovrà, come vedremo in seguito, essere utilizzato per
il calcolo dello sviluppo elastico, ovvero del numero di spire utili i.
Dalla proporzionalità fra carico F e cedimento elastico f entro i limiti
di proporzionalità del materiale (Hook),
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F Molle
Rg =
f lavorate
a freddo
Processi,
torsione del materiale, espresse dal modulo di elasticità tangenziale
Problemi
G, e dal diametro del filo d alla 4ª potenza; e Soluzioni,
G ⋅d 4
7.1.2. Rg =
8 ⋅ i ⋅ D3
e quindi
F G ⋅d 4
=
f 8⋅ i ⋅ D3
Richiamando la 7.1.1.
π ⋅ τr ⋅d 3 G ⋅d 4
=
8 ⋅D ⋅f 8⋅ i ⋅ D3
fornisce
f ⋅ G ⋅d
7.1.3. i=
π ⋅ τ r ⋅ D2
it = i + im
dove im rappresenta il numero di spire inattive che non prendono
parte al processo di deformazione elastica e varia con la diversa
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conformazione delle spire terminali. Normalmente il suo valore si Molle
lavorate
colloca tra 1,25 e 1,75.
a freddo
L'esperienza consiglia di non adottare un numero di spire totale
intero. L’ideale è prevedere sempre la presenza di una mezza spira Materiali,
Norme,
(2.5 UNI 7900 Parte 2ª)
Processi,
Dal numero di spire totali it si determina la lunghezza del blocco Problemi
e Soluzioni,
Limiti
7.1.4. Lb = ( i t + 1) ⋅ d
Lb = ( i t + 1) ⋅ h
Lb = ( i t − 0 , 5) ⋅ d
Lb = ( i t − 0 , 5) ⋅ h
7.1.5. S = s ⋅ i ⋅ ( d + 0 , 5)
S = s ⋅ i ⋅ ( h + 0 , 5)
per sezione tonda e rettangolare o quadra dove s è fissato in
funzione del rapporto di avvolgimento c (2.6.2. UNI 7900 Parte 2°). Si
può quindi ricavare la lunghezza libera Lo minima
7.1.6. Lo = Lb + S + f
Tutti gli elementi calcolati devono soddisfare le esigenze di
ingombro previste dalla prestazione d'uso della molla.
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Se si deve intervenire in variazione bisogna ricordare che i vari Molle
lavorate
elementi che compongono la molla devono mantenere sempre
a freddo
l'equilibrio fra:
- la sezione, rappresentata dalla dimensione d o h ⋅ l , Materiali,
Norme,
- lo sviluppo, rappresentato dal numero di spire utili i, e
Processi,
e Soluzioni,
Si ricorda poi che il carico F è:
Limiti
- direttamente proporzionale alle caratteristiche elastiche del
materiale G e alla dimensione della sezione d alla 4ª potenza;
- inversamente proporzionale al numero di spire utili i e al diametro
medio della spirale D alla 3ª potenza (7.1.2.).
Vanno verificati inoltre:
• il diametro esterno o interno, in relazione alla sede di
alloggiamento esterna o interna, ricordando che con la freccia
il diametro tende ad aumentare (2.7. UNI 7900 Parte 2ª);
• la stabilità laterale, che si rifà alle condizioni comportamentali
del carico di punta (2.8 UNI 7900 Parte 2ª);
• il carico traversale (2.9 UNI 7900 Parte 2ª);
• i fattori di correzione della sollecitazione e della freccia specifici
per sezione rettangolare o quadra (2.2 UNI 7900 Parte 2ª);
• la progressività eventuale del carico da ottenere intervenendo
sulla conformazione delle spire terminali, con il passo variabile,
o con molla conica.
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7.2. Molla a trazione a carico statico Molle
lavorate
a freddo
Materiali,
Norme,
Processi,
Problemi
e Soluzioni,
Limiti
18
7.3. Molla a torsione a carico statico Molle
lavorate
a freddo
Materiali,
Norme,
Processi,
F
Problemi
e Soluzioni,
Limiti
M = F ⋅R
19
La risposta del materiale è definita come: Molle
lavorate
a freddo
M = σ⋅Wf
Norme,
σ è la sollecitazione massima ammessa quando il momento tende Processi,
Problemi
a chiudere la spira.
e Soluzioni,
σq è la sollecitazione massima ammessa quando il momento tende Limiti
M = σ⋅Wf
si ottiene
π ⋅ σ⋅ d 3
7.3.1. M=
32
e quindi
32 ⋅ M
d=3
π ⋅σ
20
Se, come accade frequentemente, il risultato non è un numero Molle
lavorate
intero, si arrotonda alla dimensione decimale superiore, o
a freddo
comunque alla dimensione reperibile.
Norme,
corrispondente all'arrotondamento di d, con la formula inversa: Processi,
Problemi
e Soluzioni,
32 ⋅ M
σr = Limiti
π ⋅d 3
21
Molle
lavorate
a freddo
Materiali,
Norme,
Processi,
Problemi
e Soluzioni,
Limiti
M
Rg =
ω
π E ⋅d 4
7.3.2. Rg = ⋅
64 Σ
quindi
M π E ⋅d 4
= ⋅
ω 64 Σ
e infine
π ω⋅E ⋅d 4
7.3.3. M= ⋅
64 Σ
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Molle
lavorate
Richiamando la 7.3.1:
a freddo
π ⋅ σ⋅ d 3 π ω ⋅ E ⋅ d 4 Materiali,
= ⋅
32 64 Σ Norme,
Processi,
fornisce
Problemi
ω⋅d ⋅ E e Soluzioni,
7.3.4. Σ=
2 ⋅ σr Limiti
sviluppo bracci
Σ−
i= 2
π⋅D
Lp = [ ( i + 1) ⋅ d ] + i ⋅ s
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Tutti gli elementi calcolati devono soddisfare la richiesta di Molle
lavorate
prestazione d'uso. Se occorre intervenire in variazione ricordare
a freddo
che i vari parametri della molla devono mantenere sempre
l'equilibrio fra: Materiali,
Norme,
- la sezione , rappresentata dalla dimensione d o h ⋅ l ,
Processi,
- lo sviluppo Σ, e Problemi
e Soluzioni,
- la sollecitazione massima reale σr.
Limiti
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7.4. Elementi a flessione a carico statico Molle
lavorate
Vanno analizzati come travi inflesse.
a freddo
e Soluzioni,
normale alla direzione del carico
Limiti
M = F ⋅L
h ⋅l 2
M = σ⋅ Wf = σ⋅
6
a freddo
Norme,
Processi,
6 ⋅F ⋅L Problemi
σr =
h ⋅l 2 e Soluzioni,
Limiti
lavorate
M = F ⋅L
a freddo
Norme,
Processi,
π Problemi
M = σ⋅Wf = σ⋅ ⋅ d 3
32 e Soluzioni,
Limiti
32 ⋅ F ⋅ L
d=3
π ⋅σ
32 ⋅ F ⋅ L
σr =
π ⋅d 3
2 σ ⋅ Σ2
f= ⋅ r
3 E ⋅d
lavorate
raccomandato (7.3.), l'equilibrio fra:
a freddo
- la sezione, rappresentata dalla dimensione d o h ⋅ l ,
- lo sviluppo Σ, e Materiali,
Norme,
- la sollecitazione massima reale σr. Processi,
Problemi
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Conclusioni Molle
lavorate
Avevamo premesso che il nostro lavoro, vista la vastità del tema, a freddo
Problemi
"Mechanical Springs" di A.M. Wahl che ci è stato di supporto nella
e Soluzioni,
nostra ricerca. Limiti
Adriano Visentin
Nato a Rosà nel 1936, ha conseguito la maturità tecnica all’istituto A. Rossi
di Vicenza, e fin da allora si è sempre occupato di molle.
Nel 1961 ha fondato la ditta artigianale produttrice di molle dalla quale è
nata Mevis, la società per azioni di cui è presidente. Mevis è oggi una realtà
industriale, operativa a livello internazionale, specializzata nella produzione
di molle e particolari piegati e stampati, in filo o nastro.
Mevis è stata socio fondatore dell’ANCCEM, Associazione Mollifici Italiana,
di cui oggi Adriano Visentin è vicepresidente.
È membro del Consiglio Direttivo della Federazione Europea dei Mollifici (ESF), e ha fatto parte del
Comitato CRAFT per la definizione della norma unica europea sulle molle, promosso dalla European
Spring Federation.
mevis s.p.a.
via borgo tocchi, 28/32 - 36027 rosà (vi)
tel.: +39 (424) 5844 fax: +39 (424) 581780
internet adriano.visentin@mevis.it – www.mevis.com
mevis
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