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Foglio dell’Accademia della Crusca

dedicato alle scuole e agli amatori della lingua.


Fondato da Giovanni Nencioni
Direttore responsabile: Francesco Sabatini
Comitato di redazione: Vittorio Coletti, Paolo D’Achille
Periodico semestrale Coordinamento editoriale: Ada Braschi, Raffaella Setti N. 52 (I, 2016)
Grafica: Auro Lecci
Accademia della Crusca, Centro di Grammatica Italiana,
Villa Medicea di Castello, Via di Castello 46, 50141 Firenze.
www.accademiadellacrusca.it

Paolo d’Achille, L’italiano in cammino (I); Lorenzo Tomasin, Italiano antico e italiano d’oggi; Riccardo Tesi, L’italiano come lingua nuova. Aspetti del rinnova-
mento linguistico dall’Anticrusca di Paolo Beni (1612) all’età manzoniana; Francesco Sabatini, I ganci della continuità; Notizie dell’Accademia. quesiti da: Marsa
Alam, Paolo Ballacci, Renzo Benati, Christian Bertozzi, Davide Braccini, Domenico Caringella, Cristian Ciccone, Giacomo Colomba, Giorgia de Cristofano, Bruno
Foldrini, Paolo Greppi, Alessandro Gui, Sara Kelany, Antonino Maggio, Mirko Malatesta, Jacopo Marotta, Duilia Mondino, Bruno Moreno, Adolfo Nastasi, Laura
Pacciarella, Sandro Pellegrini, Anna Pescatore, Stefano Radiconcini, Gabriella Torano, Maria Paola Zonari, risposte di: Federico Bambi, Paolo Carnevale, Vittorio
Coletti, Paolo D’Achille, Claudio Giovanardi, Edoardo Lombardi Vallauri, Franco Lurà, Raffella Setti, Salvatore Claudio Sgroi, Anna M. Thornton. spigolature

L’ITALIANO IN CAMMINO (I) dendo con esso il complesso dei volgari medie-
vali dell’area italo-romanza) per proporre, con
In questo numero della nostra rivista iniziamo un ricco corredo di esempi, una serie di tratti
ad affrontare il tema delle continuità e delle che lo differenziano dalla lingua attuale; Riccar-
discontinuità nella storia della lingua italiana. do Tesi, docente presso l’Università di Bologna,
Rispetto alle altre grandi lingue di cultura eu- tratta invece dell’italiano moderno, tra Seicen-
ropee, che hanno subito nel tempo un processo to e primo Ottocento, individuando, proprio nel
evolutivo che ha determinato profonde trasfor- momento del consolidamento e di espansione
mazioni a tutti i livelli dell’analisi linguistica, della norma, elementi di novità e, dunque, di
l’italiano è sempre stato considerato una lingua discontinuità rispetto al passato. Si affianca ai
che è cambiata poco nel corso dei secoli: nel- due contributi un testo di Francesco Sabatini,
le strutture fondamentali del sistema non si è che propone una breve, ma densissima riflessio-
avuta quella soluzione di continuità rispetto alla ne sul significato più profondo della continuità,
fase medievale che c’è stata in altre lingue, tan- affidata anche alla memoria poetica, con il suo
to che la comprensione dei testi del Trecento to- valore fondante della coscienza linguistica ita-
scano (in particolare le opere delle Tre Corone: liana (con tacito riferimento a Dante).
Dante, Petrarca e Boccaccio, autori di capola- La spigolatura curata da Riccardo Cimaglia
vori fondamentali nella storia della letteratura presenta un ampio passo di una lettera di Ugo
mondiale) non è preclusa ai lettori moderni. Foscolo, il quale, da saggista, dedicò all’italia-
Questa caratteristica dell’italiano è stata va- no molte pagine importanti, non sempre ricor-
riamente spiegata: fondamentale è stato il fatto date quanto meriterebbero: in questo caso (a un
che la linea vincente della questione della lin- anno dalla riapertura della Crusca da parte di
gua cinquecentesca risultasse quella arcaizzante Napoleone, nel 1811) il poeta propone le proprie
e classicistica di Pietro Bembo, che aveva eletto Negli ultimi anni, però, la stabilità e la con- idee per la predisposizione di un nuovo vocabo-
il fiorentino trecentesco (non quello contempo- servatività dell’italiano sono state messe almeno lario, dimostrando che la necessità di strumenti
raneo, che tra la fine del Trecento e nel corso parzialmente in discussione: da un lato l’appro- lessicografici di carattere scientifico era avver-
del Quattrocento aveva sviluppato vari tratti fondimento degli studi sull’italiano antico, cul- tita anche dagli scrittori. I grandi scrittori sono
innovativi) quale modello per l’uso letterario, a minati con la Grammatica curata da Giampaolo stati spesso, del resto, anche grandi linguisti.
sua volta punto di riferimento per le altre forme Salvi e Lorenzo Renzi (2010), ha documentato Completano il fascicolo, come sempre, le no-
di scrittura; da un altro lato va considerata la molte differenze sintattiche tra il volgare dei te- tizie sulle attività dell’Accademia, e le risposte
scarsa circolazione, per secoli, dell’italiano nel- sti antichi due-trecenteschi e l’italiano standard ai quesiti dei lettori, in questo caso dedicate so-
la comunicazione parlata, visto che il parlato è attuale; da un altro lato, in una prospettiva di prattutto a temi curiosi o particolari; segnalo
il motore del cambiamento linguistico; da un al- storia linguistica interna, sono stati evidenziate qui la risposta di Raffaella Setti alla domanda
tro lato ancora andrà ricordato che il fiorentino alcune novità sviluppatesi nell’italiano dal Sei- sul significato di tornata, perché si tratta di un
medievale che era alla base del modello scelto cento in poi; infine, specie dal versante dell’in- termine tuttora in uso proprio presso la nostra
si era allontanato dal latino meno di altri dia- segnamento scolastico, è stata segnalata la cre- Accademia.
letti italo-romanzi, rispetto ai quali si collocava scente difficoltà che incontrano oggi gli studenti Paolo D’Achille
anche in una posizione di medietà, che favori- nella lettura e nella comprensione dei testi della
va un po’ dovunque il suo accoglimento (meno nostra tradizione letteraria.
problematico rispetto a quello, per esempio, del Senza avere la pretesa di dire una parola de- ITALIANO ANTICO
siciliano a nord o del milanese a sud). finitiva su questioni così complesse e dibattute, E ITALIANO D’OGGI
Naturalmente, non tutti i tratti del fiorentino proponiamo, in questo e nel prossimo numero
medievale sono stati accolti nell’italiano mo- della nostra rivista (in cui il discorso proseguirà 1. Uno scarto culturale
derno e anche l’uso vivo di Firenze ha avuto un per arrivare fino all’epoca contemporanea), al- Come scriveva quasi due secoli fa uno dei fon-
certo peso nella stabilizzazione dell’italiano, sia cuni interventi che, da punti di vista diversi e datori della linguistica romanza, Friedrich Diez,
al momento dell’espansione della norma grazie con riferimento a fasi distinte della lunga storia «un italiano antico nel senso del francese an-
al Vocabolario degli Accademici della Crusca, dell’italiano, affrontano questa tematica: Loren- tico non si dà». Infatti, la lingua che Dante nel
sia, più tardi, con le scelte manzoniane, molto zo Tomasin, che insegna presso l’Università di De vulgari eloquentia chiamò d’oïl può essere
importanti al momento dell’unificazione politica. Losanna, si occupa dell’italiano antico (inten- legittimamente considerata come l’antenata di-
2 LA CRUSCA PER VOI

quelli dell’italiano odierno, per gli altri volgari


il confronto riuscirebbe meglio con i corrispon-
denti dialetti attuali. Ma sarebbe un po’ ingenuo
trarne la conclusione che solo i testi toscani so-
no scritti in italiano antico, perché solo la loro
lingua assomiglia (in superficie, cioè nella fo-
nomorfologia) a quella di oggi. La realtà è ben
più complessa.
In primo luogo, infatti, bisogna tener conto
che anche a livello morfologico esiste una diffe-
renza fondamentale tra le varietà italoromanze
antiche nel loro complesso e quelle contempo-
ranee: cioè la notevole varietà delle soluzioni
morfologiche di contro alla tendenziale restri-
zione di possibilità che caratterizza la fase più
recente. La diretta conseguenza della codifica-
zione linguistica – cioè dell’uniformità deri-
vante dai dettami delle grammatiche normati-
ve, ma anche da usi tipicamente moderni delle
lingue come la stampa o la stessa scrittura, che
oggi è patrimonio comune della quasi totalità
dei parlanti adulti – è che l’italiano tende na-
turalmente a semplificare le numerose varianti
morfologiche che a lungo hanno convissuto e
in parte continuano a convivere. Esempi clas-
sici di riduzione del polimorfismo tra epoca
antica ed epoca moderna sono alcuni pronomi
(egli ed ei) o alcune terminazioni verbali (quelle
dell’imperfetto avea e aveva, o quelle del pas-
sato remoto furo e furono), che nei testi antichi
spesso si alternano piuttosto liberamente, come
è normale in contesti linguistici anteriori alla
fissazione di una norma grammaticale veicola-
ta dalla scuola o condivisa almeno da un’élite
intellettuale. Persino i dialetti italiani hanno ri-
sentito, nel tempo, dell’influsso di tale tendenza
all’uniformazione e all’eliminazione di doppio-
ni o triploni morfologici. Elementi tutti interni
giacomo da lentini - Canzoniere Palatino
codice palatino 418, Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze, fine xiii secolo. alla grammatica delle lingue, insomma, posso-
no essere influenzati in modo determinante dal
retta del francese contemporaneo, poiché i due uno standard), eppure a suo modo coeso. In que- contesto storico e culturale in cui le lingue vi-
estremi della storia linguistica francese sono sto quadro, diverse aree culturali dell’Italia svi- vono e si evolvono.
legati da una serie sostanzialmente ininterrotta luppano in vario grado tradizioni scritte (le sole Se poi ci spostiamo sul piano della morfo-
di mutamenti interni – di fatto – a un’unica va- cui possiamo oggi attingere) dotate di notevole sintassi e del lessico, possiamo individuare va-
rietà che fin dall’età medievale si auto-identifica autonomia ma anche di chiari elementi comuni. ri elementi che, comuni a tutti o a larga parte
con complessiva univocità, e che si è evoluta Una parte di tali elementi si deve alla fortissima dei volgari medievali, ben si prestano a rilevare
nel corso dei secoli attraverso una trasmissione influenza esercitata dal latino su tutta la cultura alcune differenze tra italiano antico e italiano
omogenea nel parlato e, in parallelo, attraverso scritta d’età medievale, prodotta da uomini che odierno.
una tradizione scritta svoltasi senza soluzione di conoscevano il latino almeno indirettamente, e Nei paragrafi che seguono ne daremo qual-
continuità. che lo consideravano non come una lingua na- che esempio: sarà bene intanto aver messo in
Al contrario, la lingua che oggi chiamiamo turale, ma come un idioma artificiale, l’unico chiaro che la prima, fondamentale distinzione
italiana, in cui sono scritte per esempio que- regolato e propriamente grammaticale (il rinvio tra l’italiano antico e quello odierno è una dif-
ste pagine, è il prodotto di una storia ben più alle idee espresse da Dante nel De vulgari elo- ferenza di tipo complessivamente culturale. Se
complessa, che si è dipanata nei secoli secondo quentia è di nuovo illuminante). quella di oggi è infatti una lingua standardizza-
dinamiche evolutive peculiari e tutt’altro che Pure, la contiguità – e quindi la continuità – ta (cioè grammaticalmente codificata) che può
lineari. Prima del Rinascimento, quando l’ita- geografica che lega i volgari italiani medieva- essere – e di fatto è – appresa e perfettamen-
liano viene codificato come lingua letteraria a li fa di essi un gruppo nel quale vari elementi te scritta e parlata da persone prive in tutto o
partire non da una varietà presente e viva, ma morfosintattici e lessicali sono comuni e tali da in parte di un retroterra dialettale e totalmente
prevalentemente dalle opere scritte da un ri- distinguere l’italiano antico – inteso come il loro ignare del latino, i testi volgari dell’Italia me-
stretto nòvero di autori medievali, nessuna lin- complesso – sia dalle varietà romanze extra-ita- dievale sono prodotti in un orizzonte storico e
gua si chiamava italiana. liane (è quell’unità implicita che appunto Dante culturale radicalmente diverso, che si ripercuote
Ciò detto, le numerose varietà scritte dell’I- individuava nel suo mirabile trattato, parlando sul complesso della lingua scritta e che va tenu-
talia medievale possono considerarsi per certi per la prima volta di un’Italia linguistica), sia to presente in ogni aspetto della comparazione
versi unitarie, non solo grazie alla rete di legami dall’italiano moderno. tra antico e moderno.
culturali che le unisce, ma anche, come vedre- Delle partizioni usuali della grammatica, la
mo, per alcuni tratti propriamente grammaticali fonetica e buona parte della morfologia sono 2. I pronomi
(morfosintattici e lessicali, soprattutto) che le forse le meno adatte a rilevare questi caratteri Circa l’assetto dei pronomi si noterà la presen-
accomunano. comuni, giacché in questi àmbiti i volgari ita- za, condivisa con le varietà galloromanze – che
L’italiano antico è, insomma, più che una sin- liani antichi si comportano in modo simile ai conservano tale tratto ancora oggi – degli esiti
gola lingua in senso moderno, un mosaico lin- moderni dialetti: mostrano, cioè, una varietà del latino homo (cioè om, uom e forme affini)
guistico, caratterizzato da un forte policentrismo grandiosa, talché mentre il fiorentino anti- impiegati con valore di pronomi indefiniti (uom
e dall’assenza di un modello affermato (ossia di co presenta suoni e forme abbastanza simili a dice per ‘si dice’), anche se con diversa sintas-
LA CRUSCA PER VOI 3

si, visto che per esempio essi precedono e non


seguono la negazione. Si vedano i veneziani
e duecenteschi Proverbia que dicuntur super
natura feminarum («le flor de li arbori no po-
rav’om contare» ‘non si potrebbero contare le
foglie degli alberi’), o ancora il Dante delle Ri-
me («si veggion cose ch’uom non può ritrare»).
Per quanto riguarda i pronomi clitici, cioè
atoni, si osserverà che l’enclisi, determinata
nell’italiano contemporaneo dal modo del verbo
(imperativo, infinito, gerundio, participio pas-
sato si accompagnano solo a pronomi enclitici,
per cui non si può dire *penso (di) la vedere,
ma solo penso di vederla), aveva distribuzione
diversa. Comune in genere alle varietà romanze
antiche è la cosiddetta legge Tobler-Mussafia
(dal nome dei due filologi che per primi, alla
fine dell’Ottocento, notarono il fenomeno), per
cui in posizione iniziale assoluta e dopo alcu-
ni elementi (per esempio le congiunzioni coor-
dinative e, ma), il clitico è necessariamente in
posizione postverbale. Se il siciliano Giacomo
da Lentini inizia una stanza di canzone con «Do-
gliomi e adiro sovente», e Dante inizia il canto
IV dell’Inferno con le parole «Ruppemi l’alto
sonno nella testa», è perché i costrutti alternativi
*Mi doglio e *Mi ruppe non erano possibili in
quella posizione sintattica.
Altro elemento caratteristico in generale delle
varietà italoromanze nella fase più antica della
loro documentazione è la cosiddetta salita lun-
ga del clitico, per cui in presenza di una frase
infinitiva retta da verbi come volere, potere,
dovere, andare (a) (sono i cosiddetti verbi a ri-
strutturazione) il pronome clitico è posto dopo il
verbo reggente e non dopo l’infinito: si ha cioè
il tipo «non lo posso intendere» (Dante, Vita
nova) oppure «non  lo  podeva  trovar» (Trista-
guittone d’arezzo - Canzoniere Palatino
no veneto, dei primi del Trecento), anziché non codice palatino 418, Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze, fine xiii secolo.
posso intenderlo, non poteva trovarlo, costrut-
to quest’ultimo possibile oggi ma escluso nella Ancora, in italiano antico l’articolo è impiega- 4. Il verbo nell’italiano antico
maggior parte dei volgari italiani antichi. to nel complemento di materia dipendente da un Caratteristico dell’italiano antico in generale è
Varie particolarità, comuni a buona parte dei nome articolato: come notava Bruno Migliorini, la possibilità di impiegare il trapassato remoto
volgari documentati nel Due-Trecento, si osser- non si tratta «di una particolarità del solo toscano in frase principale per esprimere l’immediato
vano anche nell’uso dei relativi. Così, il quale antico, come si vede dal ritmo marchigiano di S. compimento o il punto terminale di un’azione:
poteva impiegarsi anche come oggetto («l’un Alessio […], dal poemetto lombardo di Pietro da «la giovane cominciò la sua medicina e in brieve
de’ tre pani, li quali portati avea», Boccaccio, Barsegapè […], e da esempi di poeti della scuo- anzi il termine l’ebbe condotto a sanità» (Boc-
Decameron; «letere le quali vuy m’avevé man- la siciliana». Ecco dunque il tipo «la minera de caccio, Decameron), «Ecco che la notte della vi-
dà» ‘lettere che voi m’avevate mandato’, in una l’oro» (Restoro d’Arezzo) accanto al tipo «uno ilia de santo Agnilo fuoro ionti in Roma» (Cro-
lettera padovana del 1379); che poteva accom- anello d’oro» (Francesco da Barberino). Si tratta nica d’Anonimo romano).
pagnarsi a preposizione («E ’n quel gran seggio – è bene precisarlo – di un uso prevalente piutto- Anche il condizionale presenta usi diversi
a che tu li occhi tieni», Dante, Paradiso); cui sto che di un costrutto vincolante, come mostra rispetti a quello che si sarebbero affermati nei
poteva essere usato anche con valore di oggetto già il dantesco «Le facce tutte avean di fiamma secoli seguenti. L’uso di questo modo per espri-
diretto («un picciol ramo cui gran fascio piega», viva e l’ali d’oro» (Paradiso), e gli svariati con- mere il futuro nel passato si caratterizza per
Petrarca, Rvf) o perfino di soggetto («fe’ mal cu’ simili esempi petrarcheschi. Il complemento di l’impiego del tempo semplice in luogo di quello
me scrise» ‘fece male colui che mi scrisse’, in materia con l’articolo, documentabile anche nel composto. È il tipo disse che farebbe, equiva-
un testo veneziano del 1302). castigliano medievale, è divenuto impossibile sia lente all’odierno disse che avrebbe fatto: «disse
nell’italiano, sia nello spagnolo contemporanei. che andrebbe al padre suo» (Giordano da Pisa),
3. Gli articoli Differenze tra antico e moderno si osservano «dissiru chi vulinteri farrianu la sua imbaxata»
Per l’italiano comune e per i dialetti che mo- anche nell’assenza dell’articolo determinativo (Rebellamentu di Sichilia, testo della seconda
dernamente presentano articoli determinativi nelle varietà medievali in molti contesti nei qua- metà del Trecento). Si tratta di un costrutto co-
maschili formati da vocale + consonante (tipo li è oggi abituale: per esempio, dopo come (o mune a tutte le lingue romanze (eccetto il ro-
il, el e forme affini) è necessario postulare una come a), per cui si veda il boccacciano «bianco meno), che resiste a lungo nella lingua letteraria
fase antica, non sempre attestata, in cui la forma e vermiglio com’ rosa d’aprile», o lo iacoponi- italiana, trovando riscontro ancora nel Manzoni,
unica di articolo era quella del tipo lo, lu (come co «lo fa ensanire come cane arrabbiato». Ma di contro all’uso vivo della lingua moderna.
ancor oggi in molti dialetti italiani meridionali). l’omissione dell’articolo determinativo era an- Il gerundio conserva, in italiano antico, una
Tale è la situazione dei volgari italiani duecen- che più ampia (molto spesso, per esempio, la si gamma d’impieghi sintattici in generale più am-
teschi in genere, nei quali la comparsa di forme osserva con i possessivi: si pensi al dantesco «di pia rispetto all’odierna: per esempio, lo si trova
come el, il è preceduta da una fase in cui si nota nostra vita»), e si è cristallizzata in molte espres- spesso in funzione di participio presente, cioè
una forma asillabica l: si ebbe insomma un pas- sioni proverbiali, del tipo a caval donato non si non co-referente con il soggetto della frese reg-
saggio dal tipo «ma lo riccho» al tipo «ma ’l guarda in bocca, sacco vuoto non sta in piedi, gente, bensì riferito all’oggetto o a un altro com-
vostro» al tipo «ma il savio». da cosa nasce cosa, eccetera. plemento: «al grande ardore allora udii cantan-
4 LA CRUSCA PER VOI

Dante alighieri Luigi Pulci


Divina Commedia con Commento di Cristoforo Landino, La Giostra di Lorenzo de’ Medici, in una edizione del 1469.
edita a Firenze da Nicolò di Lorenzo di Lamagna nel 1481.

do» (Dante, Purgatorio), «Havendu [voi] sem- e rema della frase sono allontanati da ampio ma- ciliano, volgarizzamento toscano della fine del
pri mercì di li nostri persuni [...] ricomandàmuni teriale interposto: «Lancialotto, quand’elli ven- Trecento).
alla vostra signuria» (Rebellamentu di Sichilia). ne forsennato per amore della reina Ginevra, sì Tra le congiunzioni subordinanti, s’incontra
Il gerundio può inoltre essere coordinato con andò in su la carretta» (Novellino); ma non sono spesso la causale introdotta dal tipo con ciò sia
un verbo di modo finito, in frasi come: «avendo rari i suoi impieghi anche in altri contesti sintat- cosa che (oppure: con ciò sia che, oppure: con ciò
disposto di fare una notabile e maravigliosa festa tici, nei quali pure non lo si troverebbe in italiano fosse cosa che) ‘poiché’, destinato a tramontare
in Verona, e a quella molta gente e di varie parti moderno: «Quig qe no cre’ morire,  sì  à molto nell’italiano moderno, divenendo anzi un con-
fosse venuta» (Boccaccio, Decameron); o anche faladho» ‘quelli che non credono di [dover] mo- trassegno di arcaismo: «conciosiaché dispregio e
con un infinito, in costruzioni come: «ne sareb- rire, sbagliano di grosso’ (Uguccione da Lodi). dizamore sia cosa quella che più forte odia core, 
be gran biasimo […] veggendo la gente che noi Tra le preposizioni, merita di essere segnalato e pregio e amore che più forte ama» (Guittone
l’avessimo ricevuto prima, e ora […] così subi- l’uso di per come introduttore del complemento d’Arezzo); «conçoseacausa ke li vetrani vega
tamente di casa nostra e infermo a morte vederlo d’agente o di causa efficiente: «so’ quaranta e molte cause, plusor fiade li çoveni ve’  plu deli
mandar fuori» (Boccaccio, Decameron). otto, secondo ch’è posto per li savi» (Restoro vetrani» (Pamphilus volgarizzato, veneziano).
D’altra parte, l’infinito può essere coordi- d’Arezzo), «intanto voce fu per me udita» (Dan- Quanto ai meccanismi della subordinazione,
nato con una subordinata esplicita: «Adunque, te, Inferno). L’uso ricorda quello del francese uno dei tratti più caratteristici delle varietà italo-
perché venne a morte? Perché fossimo a tanto (anche moderno) par, ma probabilmente non si romanze medievali è costituito dalla paraipotas-
beneficio […] più ferventi, e muoversi ad amore tratta di un gallicismo, essendo più verosimile si, cioè dalla possibilità – oggi tramontata – di
verso Lui» (Franco Sacchetti, Sermone XLVIII). pensare a una sopravvivenza di un uso già atte- collegare frasi che intrattengono un rapporto di
stato nel latino. subordinazione con congiunzioni e nessi nor-
5. Avverbi e altri invariabili malmente impiegati per la coordinazione. Il ca-
Gli avverbi in -mente sono ancora trattati come 6. Sintassi del periodo so più frequente è quello in cui si abbia l’inizio
locuzioni bimembri, ossia -mente non ha ancora Una certa frequenza – destinata ad aumentare con gerundio «Ma dimorando per uno tempo, sì
lo statuto di mero elemento morfologico ma è ulteriormente fino al secolo XV – hanno nella che T[ristano] potea avere iii anni, e allora lo
usato come un elemento lessicale autonomo (è lingua antica le frasi dichiarative prive di com- re Meliadus sì prese un’altra moglie» (Trista-
l’ablativo latino mente ‘con animo’, ‘con atteg- plementatore (cioè dell’elemento introduttore no Riccardiano). Con l’etichetta di paraipotassi
giamento’), come mostra la possibilità, comune della completiva, che): «aspetando la elezion del relativa si indicano i casi in cui una frase reg-
ai volgari di tutta l’Italia medievale, di formare papa se fesse» (Milione veneto); «el papa dis- gente riprende, in forma appunto relativa invece
coppie avverbiali con un solo -mente (come è se volentieri le serverebbe» (Leggenda di mes- che autonoma, un referente presentato nella sua
ancora possibile in spagnolo): «rispuose loro ser Giovanni da Procida). Lo stesso fenomeno dipendente anteposta, come nel seguente esem-
villana ed aspramente» (Novellino); «che po- coinvolge anche il che delle relative: «chonside- pio: «Aveva costui un suo figlio d’età di diciotto
tessino vivere onorata e ientilemente» (Cronica rando quello lui podeva far» (ancora il Milione anni, e dovendo fra l’altre una mattina andare
d’Anonimo romano). veneto); «Isdegniamo, o più tosto indegniamo, a[l] palagio del podestà per opporre a un piato, e
Frequente è, in italiano antico, l’uso del cosid- noi indegni membri di sofferire quelle cose avendo dato a questo suo figliuolo certe carte e
detto sì rafforzativo, ossia marcatore di continu- gli appostoli, nostro corpo, la Chiesa e Cristo, che andasse innanzi con esse ed aspettasselo dal
ità tematica: lo si trova soprattutto quando tema nostro capo, non fuggiro…?» (Aventuroso ci- lato della badia di Firenze; il quale, ubbidiendo
LA CRUSCA PER VOI 5

al padre come detto gli aveva, andò nel detto L’ITALIANO


luogo» (Sacchetti, Le trecento novelle). COME LINGUA NUOVA.
Con i fenomeni che abbiamo fin qui elencato ASPETTI DEL RINNOVAMENTO
non abbiamo inteso esaurire, ovviamente, il ca-
talogo dei tratti morfosintattici che distinguono
LINGUISTICO DALL’ANTICRUSCA
l’italiano antico da quello contemporaneo, che DI PAOLO BENI (1612) ALL’ETÀ
per molti rispetti si distingue da quelle varietà. MANZONIANA
Ma è certo che tale distanza si configura ben di-
versamente da quella che separa la fase antica e 1. La “scoperta” dell’italiano antico: alcuni
la fase moderna di altre lingue romanze: anche esempi di continuità e discontinuità
in questa variabilità delle coordinate geografi-
che e storiche, cui pure s’accompagnano robusti La crisi dell’italiano come lingua esclusivamen-
tratti di continuità, sta una specificità della storia te letteraria inizia nel XVII secolo e si comple-
linguistica italiana. ta nel corso del secolo successivo. In realtà la
parola “crisi” non va interpretata in accezione
7. Questioni di lessico negativa, ma in quella di segnale di svolta, mo-
Meno caratterizzante, ma gràvido di conseguen- mento di passaggio da una fase precedente a
ze per la lettura e la comprensione dei testi anti- una nuova, contrassegnata da specifici tratti lin-
chi, è lo scarto esistente tra il patrimonio lessica- guistici, spesso in netta dissintonia col passato.
le medievale e quello odierno, e tra il significato Lungo tale arco cronologico entra in discussione
che alcuni termini, anche di uso comune, aveva- l’intera tradizione linguistica fondata su un ca-
Pietro Bembo (venezia 1470 - roma 1547) none ristretto di grandi autori (in modo partico-
no in antico rispetto ad oggi.
in un ritratto di Tiziano Vecellio
È famosa la pagina di Gianfranco Contini in lare trecentisti, sui quali si era fondata la codi-
cui si mostra come nel verso dantesco «Tanto ste’ (come ancora in alcuni dialetti italiani, per ficazione grammaticale del secolo precedente),
gentile e tanto onesta pare», l’aggettivo genti- esempio in Toscana). Con le parole di Serianni, così come inizia a essere avvertito come anacro-
le non significa lo stesso che in italiano odier- «lo studente può anche provar noia leggendo nistico riferirsi a usi linguistici ormai sorpassati,
no (vale invece ‘nobile’, termine del linguaggio Dante, ma quando il poeta parla di noia allude o non diffusi fuori della Toscana (che in questo
cortese), e il simile vale per onesta (sinonimo al mondo infernale, in cui si soffre eternamente, periodo perde il suo ruolo di regione guida della
del precedente) e per pare (‘appare’, ‘si mo- però non si sbadiglia». civiltà artistica e linguistico-letteraria italiana).
stra’). In quel caso, però, siamo di fronte a un Proprio a quest’altezza cronologica prende av-
testo poetico, e ancora in età moderna è normale Riferimenti bibliografici vio un processo deciso e costante di “antichizza-
che il significato delle parole conosca uno scarto Per le citazioni e gli autori richiamati nei paragrafi che zione” della lingua con la quale si erano espressi
tra l’uso letterario – e poetico in particolare – e precedono, si vedano: Friedrich Diez, Grammatik der gli autori più importanti della nostra tradizione
quello della lingua comune. romanischen Sprachen, Band I, Bonn, Weber, 1836, letteraria. Ciò comporta che il disagio che prova
Così, può essere utile ricordare che una delle p. 62 (mia la traduzione del passo); Bruno Migliorini, oggi uno studente, ma anche una persona colta,
differenze fondamentali tra italiano antico e ita- Saggi linguistici, Firenze, Le Monnier, 1957, p. 157; nel leggere un testo di un grande autore trecen-
liano moderno consiste nel diverso significato o Gianfranco Contini, Un’idea di Dante, Torino, Einau- tesco (un canto della Commedia, una novella
nella diversa distribuzione di termini estranei al- di, 1970, pp. 23-24; Elisa Guadagnini, Lessicografia, del Decameron) ha precise motivazioni lingui-
la lingua poetica e letteraria, ossia propri dell’u- filologia e corpora digitali: qualche considerazione stiche, che prescindono dall’ornato retorico e da
so consueto. dalla parte dell’OVI, in «Zeitschrift für romanische altri aspetti di strutturazione generale (un dato di
In un bel lavoro in corso di stampa, Elisa Philologie», in stampa; Luca Serianni, L’ora di ita- fatto già noto a un acutissimo filologo-linguista
Guadagnini ha esemplificato questo fenome- liano. Scuola e materie umanistiche, Roma-Bari, La- fiorentino del Cinquecento come Vincenzo Bor-
no per il termine inizio, che fa parte oggi del terza, 2010, p. 93. Uno dei paragrafi attinge fin nel ghini, su cui torneremo).
lessico di base dell’italiano, tanto da essere in titolo, e largamente nei casi e negli esempi discussi, a Ho parlato all’inizio di dissintonia col passa-
molti casi l’antonimo (ossia il contrario) non Franca Brambilla Ageno, Il verbo nell’italiano anti- to, ma occorre distinguere. Le regole gramma-
sostituibile dell’altrettanto comune termine fine co, Milano-Napoli, Ricciardi, 1964. ticali dell’italiano scritto codificate tra il 1525
(si dice dall’inizio alla fine, con formula ormai Per altri aspetti abbiamo tenuto presenti – senza ci- (Prose della volgar lingua di Pietro Bembo) e il
cristallizzata). Orbene, in italiano antico il ter- tarli esplicitamente – vari lavori che negli ultimi anni 1612 (prima impressione del Vocabolario degli
mine inizio non è quasi documentato, e anche hanno fatto il punto sulla lingua o sulle idee lingui- Accademici della Crusca) non si dissolvono, an-
di fronte alla parola initium in testi latini, i vol- stiche di singoli autori. Sull’invenzione dantesca del zi proprio nel periodo qui sotto osservazione si
garizzatori due-trecenteschi ricorrevano di soli- concetto di lingua italiana, si veda ora Mirko Tavoni, consolidano e si stabilizzano. Specie nel settore
to ad altri corrispondenti (per esempio all’oggi Qualche idea su Dante, Bologna, il Mulino, 2015; sul- della fonetica e della morfologia (assieme alla
estinto cominciamento). Segno che inizio è un la lingua delle Tre Corone, Giuseppe Patota, La gran- sintassi della frase, il “nocciolo duro” della lin-
latinismo che solo più tardi fece fortuna, tanto de bellezza dell’italiano. Dante, Petrarca, Boccaccio, gua), dove maggiore era stato lo sforzo norma-
da installarsi nel lessico di uso quotidiano per Roma-Bari, Laterza, 2015; su Boccaccio in particola- tivo delle grammatiche cinquecentesche, si assi-
milioni di parlanti. re, dal quale provengono numerosi degli esempi cita- ste a una specie di “congelamento” della norma
Un esempio diverso, ma altrettanto suggesti- ti, Paola Manni, La lingua di Boccaccio, Bologna, il scritta, con regole che continueranno a essere
vo, è quello di parlamento, termine che nell’i- Mulino,2016 (della stessa autrice è anche La lingua prescritte e generalmente accolte dalla collet-
taliano e nelle altre lingue europee d’oggi fa di Dante, ivi, 2013). Alcuni delle fattispecie e degli tività di scriventi colti (è questo in pratica, dal
univoco riferimento a un’istituzione politica, esempi richiamati sono attinti alla Sintassi dell’italia- punto di vista fonomorfologico, l’italiano pre-
mentre nei volgari antichi italiani ha ancora il no antico. La prosa del Duecento e del Trecento, a manzoniano di un autore come Leopardi). Un
significato astratto di ‘conversazione’, ‘discor- cura di Maurizio Dardano, Roma, Carocci, 2012. ruolo molto attivo nel confermare e diffondere
so’ (l’azione espressa dal verbo parlare, insom- Per le citazioni dagli autori antichi, in generale tale modello sarà svolto dalla Chiesa post-tri-
ma): «Frate, sì m’hai sbagutito co lo tuo bon non ho indicato l’edizione di provenienza (si tratta, dentina, e più in generale dall’insegnamento
parlamento / che nel cor sì so ferito d’un divin salvo diversa indicazione, di esempi recuperabili nel scolastico, esclusivamente affidato a insegnan-
accendimento…» (Iacopone). corpus dell’ovi, www.vocabolario.org). Converrà tut- ti ecclesiastici fino alla seconda metà del XIX
Infine, tra i moltissimi altri esempi possibili, tavia precisare che per le Trecento novelle di Sacchet- secolo (seminari, collegi degli ordini religiosi,
noia: come ha ben illustrato Luca Serianni, il ti ho seguito la recente, e per molti versi innovativa, scuole parrocchiali, istruttori privati presso fa-
significato normale di questo termine in italiano edizione a cura di Michelangelo Zaccarello, Firenze, miglie nobili e altoborghesi). Studi recenti sulla
antico non indica ‘assenza di stimoli, gradevoli Edizioni del Galluzzo per la Fondazione Ezio Fran- diffusione dell’alfabetizzazione presso scriventi
o spiacevoli che siano’, come nella lingua d’og- ceschini, 2014. non toscani, anche con livello d’istruzione me-
gi, bensì ‘presenza di situazioni dolorose, mole- Lorenzo Tomasin dio-basso, confermano che la Chiesa post-con-

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