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Danganronpa IF (Vers. 1.0) Traduzione: alliceteam.altervista.

org

Tradotto dall'All-Ice Team (alliceteam.altervista.org)


Traduttore: Megatonante
Revisori: Kleon990 - Liquid Snake!

È una light novel scritta da Ryougo Narita. Racconta cosa sarebbe successo se Naegi avesse
ricevuto all'inizio del gioco, dalla macchina Monomono, un interruttore per uscire dalla
scuola che lo aiuterà a scoprire cose inaspettate.

Questa light novel contiene molti spoiler importanti riguardanti il primo Danganronpa,
perciò astenetevi dal leggerla se non avete mai giocato al primo gioco o se non avete
nemmeno visto tutto l'anime!
La nostra traduzione è basata sulla traduzione amatoriale inglese fatta da Untuned Strings,
c'è da chiarire però che la sua versione è basata su quella coreana che a sua volta deriva da
quella originale giapponese, quindi, a causa di tutti questi passaggi, la traduzione ha subito
vari adattamenti e non può essere ritenuta accurata al 100%, tuttavia questo non significa
che la traduzione sia confusa o da disprezzare. Potrete comunque godervi la trama
tranquillamente.

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Danganronpa IF (Vers. 1.0) Traduzione: alliceteam.altervista.org

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Danganronpa IF (Vers. 1.0) Traduzione: alliceteam.altervista.org

Il monologo di Monokuma

Vedete, il mondo è pieno di "Se".

Senza il “Se” dell'unione tra Eva e Adamo, la società per come noi la conosciamo non
sarebbe mai esistita. Questo mondo in cui vivete è solo uno tra innumerevoli “Se”, spinto
costantemente in avanti da queste possibilità come una pozza di fango schizzata dal
passaggio di una macchina.

Ciò che ne consegue è un mondo incerto, con dei “Se” uno dopo l’altro. Una bottiglia di Klein
indeterminata dove la superficie e l’interno sono una cosa unica. …Oh, adesso non
rompetela. Nessuno di voi bastardi potrebbe permettersi di ripagarla.

Ahem. In ogni caso, questo è un mondo di “Se”. Potete speculare, supporre e fare congetture
quanto vi pare, ma solo il futuro è un qualcosa di malleabile. Il passato è più solido di una
banana a 40 gradi sotto zero. Il passato non può essere cambiato, e considerare “un mondo
che avrebbe potuto essere” non salverà nessuno nel mondo reale. Dopotutto, un “Se” è solo
un “Se”. E anche se ci fosse un disturbante mondo parallelo dove quel particolare “Se”
divenisse reale, gli umani non possono attraversare quella linea così facilmente. In questo
caso, tutti i “Se” sono “Se” divergenti.

…Volete ancora vederlo? Avete degli hobby un po’ malati, lo sapete?! Non pensate che
sarebbe come dissacrare gli sforzi di Naegi e degli altri? Ora stanno cercando di superare
quella tragedia, sapete? …Io comunque li dissacrerei a volontà. Upupupu…

Se davvero volete vedere questo “Se”, allora la cosa migliore sarebbe guardare per prima
cosa la superficie della bottiglia di Klein. Magari iniziate col giocare questo gioco chiamato
“Danganronpa” fino alla fine. E provate a giocarlo diverse volte in modo da poter uscire
con Junko Enoshima per tre volte. E se finite col recuperare tutti gli oggetti e i video, allora
sarete perfetti.

Ma suppongo che il fatto che voi siate qui significhi che ovviamente avete già fatto tutto
ciò. Io comunque lo comprerei. Comprerei comunque due copie di Danganronpa!

[Cala il sipario]

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Danganronpa IF – L’interruttore di fuga della speranza e la catastrofica


delusione della disperazione.

“E ora che faccio…?”

Makoto Naegi era disorientato.

Si trovava in una situazione tanto semplice quanto avversa, la quale poteva essere divisa in
tre parti. La prima era che al momento era intrappolato nell’Accademia Kibougamine, una
scuola frequentata da studenti con un talento da Super Ultra Liceali. Naegi, scelto con
un’estrazione per il titolo di Super Ultra Fortunato Liceale, arrivò alla scuola per la prima
volta per assistere alla cerimonia d’ingresso. Lì all’improvviso perse conoscenza, e quando
si svegliò, scoprì che le porte e le finestre erano state tutte sigillate.

La seconda era l’esistenza di un robot misterioso che si faceva chiamare Monokuma (ed era
la mente dietro a tutto). «Non potete uscire dalla scuola a meno che non uccidiate
qualcuno», aveva dichiarato. Lo strano robot comandato a distanza stava dicendo a Naegi e
ai suoi compagni Super Ultra Liceali che avrebbero dovuto guadagnarsi la loro libertà
attraverso l’assassinio. Erano presenti diversi Monokuma, e ognuno di loro conteneva una
bomba per impedire che venissero attaccati. Come se non bastasse, Monokuma aveva
promesso una punizione per chiunque lo danneggiasse.

Infine, la terza era il fatto che Naegi al momento stava premendo un bottone. Un bottone
rosso, e le parole “Interruttore di fuga” erano scribacchiate sopra di esso con un pennarello.
Sebbene le prime due fossero delle eccellenti scuse per il panico, la terza lasciava Naegi
perplesso.

Aveva notato durante il tempo libero che il negozio della scuola era aperto, e si fece prendere
dalla curiosità. Quando entrò, fu quasi stordito dal caos, però poi notò qualcosa che
sembrava un distributore di capsule giocattolo, del tipo che si vedeva spesso nei
supermercati. C’erano scritte le parole “Macchina Monomono” e sembrava accettare solo le
Medaglie Monokuma che ogni tanto trovavano in giro per la scuola. “Pare piuttosto
pacchiano, ma potrebbe servire per fuggire dalla scuola” — pensò, e inserì l’unica Medaglia
Monokuma che aveva raccolto. Il risultato fu questo misterioso “Interruttore di Fuga”.

Ci sarebbe dovuto essere un limite nel prendere in giro le persone. Naegi fu quasi scoraggiato
dall’interruttore, pensando che fosse uno scherzo crudele da parte della mente dietro a tutto
ciò.

Tuttavia…

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“Ma… e se…?”

Che un ragazzo ordinario e totalmente banale come lui avesse guadagnato l’accesso a questa
scuola era stato grazie all’estrazione che l’aveva reso il Super Ultra Fortunato Liceale. E forse
quella fortuna era reale.

Se questo interruttore è reale, allora… Maizono…

Naegi prese un profondo respiro e premette l’interruttore.

Il suo corpo fu colpito istantaneamente da un’esplosione di dolore.

“Ah?!”

Mani e piedi cedettero e lui cadde sul posto, incapace di tenere fermo il suo corpo. Con
respiro affannato cercò di capire cosa gli fosse appena successo.

Sono stato… folgorato?

C’era un piccolo ago che usciva dall’interruttore. Naegi capì che della corrente elettrica
scorreva attraverso di esso. Mentre era disteso sul pavimento, aspettando di riprendersi e di
potersi rialzare, continuò a pensare.

Quindi è sempre stato un falso...

Quale piacere malato ne stava traendo l’organizzatore di tutto ciò?

Mi sento ancora un po’ stordito.

Penso che me tornerò a dormire…

Naegi si alzò in piedi, e passo dopo passo, si lasciò alle spalle il negozio della scuola.

Naegi era all’oscuro di tutto. In verità, l’organizzatore sarebbe stato una persona più gentile
se l’interruttore fosse stato davvero un falso. Una piccola ombra scivolò dentro al negozio
deserto. L’ombra di un orso.

Monokuma osservò in silenzio il distributore per un po’, e poi esplose in una risata, senza
contrarre il volto minimamente.

"Upupupupu… Upupupupupu…"

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Nonostante fosse da solo, Monokuma parlò come se stesse conversando con qualcuno. O
come se stesse parlando con la mente che indossava la sua pelle.

“Ho messo qui l’interruttore perché sarebbe stato divertente se l’ultimo paio di
sopravvissuti avesse avuto un colpo di fortuna alla Macchina Monomono, ma non avrei
mai pensato che a lui capitasse la possibilità dello 0.00000001%. Una possibilità su cento
milioni? È questo quello che significa essere il Super Ultra Fortunato Liceale?”

Monokuma arrossì e cominciò a respirare a fatica. Ovviamente, un robot come lui non aveva
motivo di respirare, ma era composto da tecnologia futuristica, e si agitava come se fosse
una creatura vivente.

“Naegi, che fu scelto per estrazione, ha preso l’Interruttore di Fuga in un’estrazione.


Normalmente questo non succede mai, no? È questo che chiamano miracolo? Sistemi in all
GreeeeN(1) per la fuga? Qualcosa oltre la mia comprensione è entrata nel mondo di una
Vergine del Miracolo come me? Hah… Hah… No, no, sto quasi morendo dall’eccitazione al
pensiero di queste nuove possibilità! Pausa per la pubblicità!”

I suoi congegni esageratamente elaborati partirono a pieno regime mentre passava da


un’espressione all’altra più velocemente di quanto un umano avrebbe potuto fare. Ma si
fermò improvvisamente, cancellò ogni espressione dal volto, e parlò attraverso gli
altoparlanti.

“Maaaaa… è davvero un colpo di fortuna? Nyohohoho… Puhyahyahyahyah…”

Bisbigliando tra sé, riempì la piccola stanza con la sua risata, con speranza e disperazione,
le due emozioni che rappresentavano gli eventi futuri, in egual misura.

Il giorno seguente, area dei dormitori. Stanza di Makoto Naegi.

Makoto Naegi giace sul letto, la mente persa nella tremenda lotta tra speranza e
disperazione.

Monokuma aveva dato a ogni studente un DVD. Quello di Naegi mostrava un’immagine che
implicava che i suoi genitori e sua sorella fossero in pericolo, e dunque si ritrovò determinato
a lasciare la scuola. Sembrava che anche agli altri studenti fossero stati mostrati dei video
sconvolgenti. Qualcosa di così sconvolgente da far contemplare seriamente l’idea di fuggire
dalla scuola, anche a costo di una vita.

Ma era anche chiaro che Monokuma stava tendendo una trappola. Se uno studente ne
uccideva un altro, lui o lei si sarebbero diplomati e avrebbero lasciato la scuola. Sembrava
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che la mente dietro a Monokuma avrebbe fatto qualunque cosa pur di far accadere un
assassinio. Ma ciò che preoccupava di più Naegi ora erano le condizioni di Sayaka Maizono,
che pareva essere la più sconvolta dal DVD.

Maizono era la Super Ultra Idol Liceale, che era stata anche una compagna di scuola di Naegi
alla scuola media Nekuro Roku. In realtà avevano parlato solo nei due giorni passati, ma il
suo ottimismo era un supporto costante per Naegi… e la stessa cosa valeva per lei.

Se non altro, devo salvare Maizono… — pensò Naegi, quando fu improvvisamente colpito
da un leggero mal di testa.

…?

Era lo shock del pugno di Mondo Oowada del giorno precedente o un effetto residuo
dell’interruttore? Naegi considerò le possibilità nella sua mente, ma presto la sofferenza si
dissipò e si ritrovò ancora più determinato di prima.

In ogni caso, dobbiamo collaborare tutti insieme e— eh?

Si accorse che la sua determinazione era leggermente differente.

‘Tutti’ insieme…?

Naturalmente, fuggire dalla scuola con tutti i suoi compagni di classe era lo scenario ideale.
Ma oltre a Maizono, non aveva incontrato prima d’ora nessuno dei suoi compagni, e non era
sicuro di potersi fidare di loro. Anche se per un momento, si trovò a credere che fossero
persone che valeva la pena aiutare anche a costo della propria vita, proprio come Maizono.

Perché?

Il mal di testa colpì ancora. Era una sensazione strana, come un’arteria nel cervello che si
apriva.

Perché ho pensato che… posso fidarmi di tutti come di Maizono?

Naegi provò disperatamente a capire perché il suo stato mentale era cambiato. C’era
qualcosa di strano. Il dolore pulsante nella testa sembrava andare a braccetto con la
sensazione di qualcosa che si avvicinava a lui a poco a poco. E non appena cominciò a vedere
un raggio di luce nell’oscurità carnosa all’interno del proprio cranio, il campanello suonò.

C’è qualcuno…

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Scese velocemente dal letto, ma il mal di testa peggiorò soltanto, non pensò alla propria
sicurezza mentre apriva la porta, e si trovò faccia a faccia con Sayaka Maizono.

“Mi dispiace disturbarti così tardi…”

“Maizono?!”

Dolore.

“Perché sei qui a quest’ora?”

Nel momento in cui la vide, il dolore pulsante crebbe sempre di più. Era come se il suo
mondo fosse stato rivoltato dall’interno.

“Scusami… È successo qualcosa di strano… Naegi? Che hai? Non hai una bella cera…”

Maizono, quando comparve di fronte a Naegi, era pallida e tremante, ma sembrò sorpresa
dall’aspetto ancora peggiore di Naegi.

“Oh, già… Sto… Sto bene… È solo… un mal di—”

Naegi non fu capace di finire la frase. I suoi occhi rotearono all’indietro mentre sveniva sul
tappeto, con il meraviglioso grido di Sayaka Maizono che gli risuonava in testa.

Il giorno seguente, infermeria.

“Oh, sei sveglio! Buongiorno! Come stai? Quante dita sono queste?”

La vista di Naegi ritornò con l’immagine di alcune dita che gli si agitavano davanti, decorate
con unghie finte.

“Eh… Eh? Cosa…? E… Enoshima…?”

“Ehi, perché sembri non essere sicuro di come mi chiamo? Sono un po’ offesa.”

Nonostante ciò che aveva detto, la ragazza chiamata Junko Enoshima, la Super Ultra
Modaiola Liceale, stava ridendo. Naegi si guardò intorno e si ritrovò in un posto poco
familiare. Sembrava un po’ un ospedale, con tre letti (incluso il suo) allineati nella stanza.
Vari tipi di strumenti medici giacevano tutt’intorno. Il soffitto nerissimo era piuttosto
opprimente, ma mentre si alzava aveva già un’altra idea in mente.

“Dove… siamo? Siamo stati salvati?!”

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“Beeeeh, magari...” — rispose, guardando altrove. Spiegò che si trovavano nell’infermeria


della scuola al primo piano.

“Quello stupido Monokuma ha detto: «Non porso permettere che i miei studenti si
ammalino» o qualcosa di simile, e stamattina ha aperto questo posto. Ma non è una cosa
sospettissima? E se tutte le medicine qui in realtà fossero veleni?”

“Ad essere sinceri, penso che sia una possibilità concreta…”

Naegi ricordò la sua disavventura con il sedicente Interruttore di Fuga e sospirò.

“…Adesso che ci penso, che ci fai qui, Enoshima?”

“Se vuoi ringraziare qualcuno, va’ da Sayaka. È stata con te tutta la notte.”

“Ma-Maizono?!” — esclamò Naegi.

“Già! Ma poi Kiyotaka si è agitato tutto, parlando di fare turni per prendersi cura di te. E
adesso tocca a me! Byakuya ha saltato il suo, però.”

“C-Capisco… Grazie.”

“Te l’ho deeeetto, dovresti risparmiare i ringraziamenti per Sayaka. Comunque, come ti
senti? Va tutto bene?”

“Eh? Beh…”

Naegi pensò per un momento, e ricordò qualcosa che prima lo preoccupava, prima di aver
perso conoscenza.

“…Potrebbe sembrare… un po’ strano, o… beh, in effetti è una domanda molto strana,
però…”

“Che c’è?”

“Enoshima. Non ci siamo mai incontrati prima d’ora… vero?”

I suoi occhi si spalancarono e rimase a bocca aperta per un momento. Ma la ragazza esplose
immediatamente in una risata fragorosa.

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“Cosa? Ma di che stai parlando? Ci stai provando con me?” — nel suo ghigno si insinuò uno
sguardo molto serio. “Ti avverto, non farti illusioni. Potrei avere questo aspetto, ma ti
assicuro che ci tengo alla mia verginità!”

“Ah… no, voglio dire… a parte le illusioni, io non…”

“Beh, è naturale. Voglio dire, ovviamente tu sei un erbivoro…” (2)

Naegi passò un po’ di tempo a parlare con lei. Sebbene fosse leggermente preoccupato dal
fatto che non fosse andata a chiamare gli altri, rimanendo invece a parlare con uno come lui,
Naegi non chiese il perché. Voleva solamente parlare con qualcuno, non importa chi. Sentiva
di stare per raggiungere la verità dietro a ciò che si insinuava nella sua testa attraverso
l’interazione con gli altri studenti della scuola.

Dieci minuti dopo.

Naegi e la ragazza parlarono di cose come ‘uomini erbivori e uomini carnivori’, di quando
Enoshima viveva per strada, del passato e dei sogni per il futuro. L’ultimo argomento fu
molto più pesante di quelli precedenti, ma lei sembrava rasserenata dalla tranquillità di
Naegi. Fece un sorriso sincero e sussurrò:

“Grazie, Makoto.”

Forse in cambio per averla ascoltata, con quel sorriso espresse qualcosa di quasi inquietante.

“Se mai decidessi di uccidere qualcuno, di sicuro non sarai tu!”

Per favore non dire cose così spaventose… — pensò Naegi, ma le parole che uscirono dalla
sua bocca erano di un’idea differente.

“Capisco… grazie. Anche se non vorrei che uccidessi qualcuno…”

Per qualche ragione, Naegi pensò che le sue parole orribili fossero completamente naturali.
Lei sembrava la più sorpresa per la reazione di Naegi mentre improvvisamente si faceva
avanti.

“P-Pensavi che facessi sul serio? Stavo solo scherzando, Makoto! È solo uno scherzo!”

“Eh?! Oh, ah, giusto! Scusami! Non è da me.”

“Non preoccuparti. Diciamo che stavi delirando per la febbre!”

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Il tono della ragazza tornò leggero mentre si stirava, poi si girò verso Naegi.

“Ora torno indietro, quindi cerca di rimanere vivo finché non arriva la prossima persona,
ok?”

Naegi la salutò, e cominciò a pensare tra sé e sé mentre giaceva sul letto.

Cos’è… Cos’è questa sensazione?

Il mal di testa continuava, e i suoi pensieri si annebbiarono.

Stavo semplicemente parlando con Enoshima, ma era come se… stessi parlando con
qualcun altro…

Chi? Chi? …Chi è lei?

Più ci pensava, più gli sembrava che i suoi ricordi stessero affondando in una palude. Era
come se a ogni ondata di dolore la superficie della palude stessa venisse increspata.

Cosa… sto provando?

Era una sensazione spiacevole, come se qualcuno lo stesse chiamando dall’interno della
testa. Naegi provò a ricapitolare tutto ciò che gli era capitato fino a quel momento, ma i suoi
pensieri furono interrotti dal suono di una campanella.

L’infermeria non aveva campanelli come le stanze dei dormitori. Il suono era una breve
melodia che echeggiava per tutto il palazzo della scuola.

“Ah, ah. Prova, uno-due. Questo è un annuncio della scuola.”

La voce di Monokuma proveniva dagli altoparlanti.

“Ora che Naegi è sveglio, tutti gli studenti devono radunarsi in palestra.”

Naegi scese dal letto come ad obbedire allo spietato ordine di Monokuma.

Devo andare…

Uscì dalla stanza un passo dopo l’altro, i suoi movimenti erano scanditi dal ritmo del suo
mal di testa.

Proseguì con lentezza, senza sapere se il suo percorso lo avrebbe condotto in paradiso o
all’inferno.
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Palestra.

“Naegi! Stai bene?”

Maizono corse al fianco di Naegi non appena lui entrò zoppicando nella palestra.

“Sì… Sto bene. Mi dispiace per ieri. Ti avrò fatta preoccupare.”

“Per nulla! È colpa mia essere entrata mentre non stavi bene.”

“Adesso che ci penso, cosa volevi ieri?” — chiese Naegi. Maizono chiuse gli occhi per un
momento, poi gli lanciò un sorriso collaudato e scosse la testa.

“N-Niente… Te lo dico dopo.”

“?”

All’improvviso, Ishimaru Kiyotaka, il Super Ultra Capoclasse Liceale, venne da loro


indicando Naegi.

“Sei in ritardo, Naegi! Giustificati!

Gli altri studenti si accigliarono, chiedendosi ovviamente perché Ishimaru stesse


pretendendo una risposta da qualcuno che stesse male. Tuttavia Naegi sorrise gentilmente
e diede la sua risposta senza aspettare.

“Stavo dormendo nell’infermeria perché non mi sentivo bene. Potresti annotarmi nel
registro di classe?” (3)

“Ma certo! Eccellente, Naegi. Corrisponde perfettamente con le mie informazioni. Se è così,
sei completamente giustificato!”

La conversazione procedeva senza problemi. Ishimaru fece un largo sorriso e continuò.

“Ahaha! Mi assicurerò di adempiere alle mie responsabilità come capoclasse, quindi


concentrati sul tuo recupero, Naegi! E se le tue condizioni peggiorano, chiedi aiuto
immediatamente a un membro del Comitato della Salute! Ah… Sembra che dovremo
eleggerne uno non appena la riunione è conclusa.” — Ishimaru borbottò tra sé, aprendo un
registro di classe che aveva trovato nel magazzino della scuola, e si allontanò. Vedendo ciò,
Celestia Ludenberg, la Super Ultra Giocatrice d'Azzardo Liceale, si avvicinò a Naegi.

“Quella tua risposta sembrava sorprendentemente abituata alle sue inusuali richieste.”

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“Eh?”

Il suo commento riportò Naegi alla realtà. Che stesse dormendo nell’infermeria perché non
si sentiva bene era vero. Ma per qualche ragione, quando Ishimaru fece la domanda a cui
tutti sapevano la risposta, Naegi non si era sentito per niente seccato. Era come se si
aspettasse una domanda del genere da lui. Si chiese perché avesse accettato così velocemente
le manie di Ishimaru, come qualcosa di normale. Non capiva perché avesse detto qualcosa
di così poco necessario come: «potresti annotarmi nel registro di classe».

Perché l’ho detto? È come se… ci fossi abituato.

Come le persone che respirano senza muovere coscientemente i polmoni. Da qualche parte
nella sua mente era apparsa l’idea: «Rispondere in questo modo non creerà problemi», per
poi uscire dalla bocca in forma di frasi.

Perché? Perché?

Ogni volta che provava a capire il perché, il mal di testa peggiorava. Naegi rimuginava su
questi fatti, quando improvvisamente—

Un pupazzo in bianco e nero comparve dietro al tavolo posizionato nella palestra e, girando
su se stesso, parlò con voce chiara.

“Ah, siamo tutti qui?”

Il suo tono era quello di uno che porta i suoi studenti a fare un picnic, ma nessuno sembrava
molto in vena.

“E ora? Dobbiamo abbordare una crociera di lusso e trovarci faccia a faccia con un verme
gigante?”

Ovviamente, l’unica eccezione era il Super Ultra Chiaroveggente Liceale, Yasuhiro


Hagakure. Pensava ancora che la scuola avesse imbastito una farsa come cerimonia
d’apertura. Monokuma lo ignorò e cominciò a parlare con tono lezioso.

“Oggi insegnerò a voi bastardi il nostro meraviglioso sistema scolastico. ‘Sistema’, eh? Non
è una così bella parola? Emana pericolosità quasi come un orso! Spero che riusciate a
diventare dei malvagi duri e incalliti, capaci di schiacciare senza pietà i vostri amici. Non
mi dispiacciono studenti disobbedienti, mi basta che siano malvagi!”

La frase d’introduzione, così incomprensibile, terminò così. Monokuma continuò, portando


alla luce lo spregevole sistema, il processo scolastico.
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“…Dunque, ciò significa che uccidere qualcuno non è abbastanza. Dovete uccidere senza
che nessuno lo scopra.”

Monokuma continuò sulle regole riguardo il diploma. Però, forse perché non c’erano stati
omicidi fino ad ora, gli studenti non sembravano molto presi dalla disperazione. Se nessuno
veniva ucciso, non poteva esserci nessun processo. Ma non potevano essere sicuri che un
assassinio non sarebbe avvenuto. Mentre gli studenti erano immersi nel sospetto e nel
dubbio, Monokuma continuò la sua spiegazione…

“E-Ehi, aspetta un secondo!”

Una delle ragazze fece un passo avanti mentre Monokuma spiegava le esecuzioni chiamate
“punizioni”.

“Enoshima…?”

Mentre Naegi guardava la ragazza scatenare la sua furia, il mal di testa pulsante cambiò
ritmo.

“Ciò che hai detto… è malato!”

“Eh?”

La Modaiola alzò la voce. Sembrava un’altra persona rispetto alla studentessa sorridente
nell'infermeria.

Enoshima… è sempre stata così?

No, è diversa. Enoshima fa queste cose ogni tanto, però…

Era davvero Enoshima?

…? Eh? Ma che sto pensando?

Mentre Naegi lottava tra confusione e mal di testa, lo scambio di battute tra Monokuma e la
ragazza proseguiva.

“Quindi che stai dicendo? Non vuoi collaborare? Guarda che dovrò penalizzarti!”

“Eh? Penalizzarmi…?”

“Magari ti rinchiudo in una prigione buia e spaventosa…”

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No.

Questa volta, i sospetti di Naegi caddero su Monokuma.

Rinchiuderla?

No… Loro… non si sarebbero fermati lì…

Una serie di immagini comparve improvvisamente nella sua mente, sfilavano come un
corteo. Ma poi capì che si sbagliava. Ciò che vide erano palazzi in fiamme, e i bagliori rossi
che illuminavano le scene provenivano da ciò che c’era dentro ogni persona.

Disperazione.

Non era limitato alla sola scuola, o al Giappone. Immagini di morte e distruzione da tutto il
mondo si riversarono una alla volta nella sua mente, tutto al ritmo di quel mal di testa
pulsante.

Io… ho già visto tutto questo…

Oltre al fatto dell’indescrivibile violenza che dominava le immagini, c’era una cosa comune
a tutte quante.

‘Loro’? Chi sono ‘loro’? Sono…

Le immagini che infuriavano nei suoi ricordi contenevano vari saccheggiatori con maschere
in bianco e nero. Portavano via tutto… soldi, oggetti di valore, vite, famiglie, dignità, passato,
futuro, o… speranza.

Le maschere dei saccheggiatori erano identiche alla faccia del pupazzo che discuteva con gli
studenti davanti a lui.

“Zitto! Non mi importa cosa dici. Non acconsentirò mai a una cosa simile!”

“Il corpo è il tuo. Fai come vuoi!”

“Sei tu che stai facendo quello che ti pare! Continua pure, non avrò niente a che fare col
tuo gioco deviato!”

“Mostri così tanta rabbia… a dire il vero un po’ mi spaventa. M-Ma io… io non cederò al
male! Questa è la via di Monokuma, che combatte fino alla fine. Perciò… se vuoi procedere,
dovrai passare sul mio corpo!”

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Monokuma roteò le sue braccia mentre caricava la ragazza con un rapido scalpiccio di passi.
Ma lei riuscì con facilità a bloccare a terra con un piede il sedicente preside.

“Aaaah!”

“Soddisfatto?” — chiese lei, con gli occhi spalancati. Monokuma parlò da sotto il piede che
lo teneva a terra.

“Dovrei farti la stessa domanda.”

“Cosa?”

“La violenza contro il preside è proibita. È una violazione delle regole scolastiche…”

Un brivido percorse la schiena di Naegi.

Enoshima sta per essere uccisa.

Era perché le parole di Monokuma portavano con sé un pericolo terribile. Non era una
supposizione o un sospetto. Era come se Naegi sapesse il pericolo che rappresentava
Monokuma fin dall’inizio.

Di questo passo… lui ucciderà…

La sua mente non aveva ancora compreso la situazione, ma mentre inseguiva il suo ricordo
della verità, si ritrovò anche a correre fisicamente verso la ragazza.

Enoshima…?

I suoi piedi battevano il pavimento insieme al dolore sordo della testa. Era stordito.

No… lei è…

Lei è…

“Magia vieni a me! Salvami, Lancia Gungnir!”

L’urlo acuto di Monokuma attraversò la stanza quasi allo stesso momento in cui Naegi
correva verso la ragazza, gridando il suo nome.

“Ikusaba! Attenta!”

“Cosa…?”
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La ragazza che affermava di essere Junko Enoshima strabuzzò gli occhi per lo shock. Forse
nel tentativo di evitare Naegi che correva verso di lei, fece un salto all’indietro con velocità e
riflessi impensabili per una teenager. E proprio in quel momento, innumerevoli lance
perforarono il posto in cui lei era in piedi solo un secondo prima.

“…Argh?!”

L’improvvisa svolta negli eventi lasciarono la ragazza e gli altri studenti del tutto sconvolti.
Delle macchine installate sul pavimento e sui muri della palestra avevano improvvisamente
sparato delle lance verso di lei, non che Naegi si fosse accorto della loro presenza.

Eh? Perché… Perché ho chiamato Enoshima… Ikusaba…?

…Ikusaba?

Mentre cercava risposte, sentì un violento impatto nel fianco, seguito da un dolore
lancinante che dalla schiena si diffondeva in tutto il corpo. La lancia infilzata nel fianco
strappò i suoi muscoli per poi uscire dalla schiena, coperta di sangue e grasso. Proprio in
quel momento, la nebbia oscura nella sua mente si dileguò, mentre la sua coscienza stremata
ricordava tutta la verità.

A causa del segnale elettrico speciale e della formula chimica nell’interruttore, Makoto Naegi
aveva trovato una via di fuga. Aveva trovato una via di fuga dal gioco dove lui e i suoi
compagni di classe era stati derubati delle loro memorie e costretti a partecipare a un gioco
fatale di disperazione.

Ovviamente, contando il fatto che questo l’aveva portato a una situazione di vita o di morte,
forse era fuggito solo per cadere in un abisso di disperazione ancora più profonda.

Allo stesso momento, le sue azioni aveva portato alla disperazione un’altra persona. Era una
ragazza che si era travestita dalla sua amata sorellina, Junko Enoshima, per nascondere la
propria identità. La Super Ultra Soldatessa Liceale (Super Ultra Disperazione Liceale),
Mukuro Ikusaba. La disperazione avvolgeva il suo passato, il suo futuro, o, forse, la sua
stessa speranza.

Per il momento, la storia di Makoto Naegi termina qui.

Ciò che segue è la storia di una certa ragazza… una ragazza che, in questa scuola tanto isolata,
era la più immersa nella delusione.

(1) Un riferimento a un gruppo rock/hip hop giapponese, i GreeeeN.

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(2) In Giappone, quello dell’uomo “erbivoro” è un fenomeno sociale nel quale certi uomini
evitano coscientemente il matrimonio o l’avere una ragazza. Da Wikipedia: «è
un'espressione giapponese con cui si evidenziano l'asessualità e i tratti della personalità di
uomini che sono generalmente passivi verso le relazioni (con l'altro sesso) e attratti da
passatempi tradizionalmente considerati femminili».

(3)Il registro di classe è una specie di diario in cui viene annotato tutto ciò che avviene nella
classe quotidianamente. Se uno si sente male, dev'essere scritto in tale registro.

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“Eh…?”

Il tempo si fermò per Mukuro Ikusaba. Era come se tutto intorno a lei si fosse congelato
istantaneamente. Era una sensazione familiare da quando era nota come la Super Ultra
Soldatessa Liceale, quando era ancora un membro del gruppo di mercenari conosciuto come
“Fenrir”. Anche quando era circondata da nemici nelle profondità della giungla o dentro a
delle rovine nel deserto, questa sensazione di vedere i nemici fermi in un istante le
permetteva di strappare la vittoria dalle fauci della disperazione.

Ma per qualche ragione, questa sua abilità era stata attivata, non in una zona di guerra o in
un campo di battaglia, ma in un posto simile. Perché? Ikusaba prese tempo nel suo mondo
immobile, cercando di capire ciò che era appena successo.

Anche se i loro cognomi erano diversi, Junko Enoshima era la sua sorella più giovane,
connessa da un legame di sangue. Lei era anche una compagna nella — no, era qualcuno di
molto più in alto nei ranghi della Super Ultra Disperazione Liceale.

Ikusaba stava partecipando al piano per l’avvento della disperazione definitiva, facendo finta
di impersonare sua sorella, colei che era dietro a tutto il piano. I loro compagni di classe
avevano perso i ricordi dei due anni passati e lei si sarebbe unita a loro, partecipando a
questo gioco di assassinio reciproco.

Il loro piano prevedeva che Ikusaba fingesse di ribellarsi contro Monokuma, che era
controllato da Junko, durante le prime fasi del gioco. Come punizione, lei sarebbe stata
imprigionata in una camera sotterranea dalla quale sarebbe stato impossibile comunicare
con gli altri. Poi avrebbe lasciato la stanza, scatenandosi in tutti i modi possibili per privare
i loro compagni della speranza.

Questo era il suo ruolo.

Quando Naegi svenne per il mal di testa, Junko le ordinò di controllare se l’improvviso
malore non avesse riportato alla luce ricordi non necessari. Grazie al fatto che lui si era
svegliato durante il suo turno, Ikusaba ebbe l’occasione di far finta di chiacchierare mentre
cercava di capire se i loro piani fossero stati compromessi. Tuttavia Naegi non sembrava aver
ricordato nulla.

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Fino a questo punto, non aveva previsto alcun problema. Niente poteva andare storto.
Bloccò a terra Monokuma, recitando perfettamente le battute che Junko le aveva scritto in
precedenza. Dopodiché, lei sarebbe stata isolata dagli altri studenti. Questo era il suo ruolo.
L’aveva seguito alla perfezione.

Niente poteva andare storto. Niente poteva andare storto. Lo ripeteva mentalmente come
un mantra. E in quell’immobile istante davanti ai suoi occhi c’erano innumerevoli lance che
trafiggevano il posto in cui si trovava solo un momento prima—e il corpo di Makoto Naegi,
con il fianco infilzato da una di quelle.

Perché?

Naegi?

Quelle lance.

Gungnir?

Se non avessi fatto un passo indietro, sarei morta.

Che Junko si sia sbagliata? No. Impossibile.

Voleva uccidere me? Sua sorella?

Naegi mi ha salvata?

Perché?

Ha pronunciato il mio nome. Si è ricordato tutto?

Io non… me ne sono accorta?

Ho fatto un errore?

È questo il motivo? Junko… è arrabbiata con me?

Questa è una punizione?

È tutta colpa mia?

Junko ha provato ad uccidermi, uccidere me. Me. Me.

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A poco a poco il tempo tornò a scorrere normalmente. Mukuro Ikusaba si girò lentamente
verso Naegi. Riuscì a sentire il sangue che le abbandonava il volto.

La palestra fu subito riempita dalle urla degli altri studenti. Il primo probabilmente
apparteneva a Sayaka Maizono, però ciò non importava a Ikusaba.

Naegi… perché?

Makoto Naegi era il possessore del titolo di Super Ultra Fortunato Liceale. Era stato un suo
compagno di classe negli ultimi due anni, e uno dei sacrifici offerti sull’altare della
disperazione. Era inoltre il ragazzo che le aveva fornito una sorta di risposta durante la loro
conversazione nell’infermeria. Era nient’altro che una pedina nel grande piano ordito dalla
sorella, ma, a un certo punto, Mukuro Ikusaba aveva iniziato a nutrire qualche dubbio nel
profondo del suo cuore.

Che cosa volevo da Naegi?

Mentre il suo cuore affrontava tali dubbi, la mente era un turbinio di pensieri.

«Se mai decidessi di uccidere qualcuno, di sicuro non sarai tu!»

Stavo solo… facendo finta di essere Junko?

Oppure a parlare era la vera me stessa?

Quand’è che il seme del dubbio le era stato piantato nel cuore? Che fosse il momento stesso
in cui Naegi l’aveva salvata, o quando avevano parlato in infermeria? O forse nel momento
in cui si incontrarono per la prima volta dopo che Naegi aveva perso i ricordi in preparazione
al gioco? Oppure…

Ancora prima di tutto ciò?

Ikusaba era sotto shock, con la testa che girava. Ma Naegi aprì piano gli occhi, la lancia
ancora infilzata nel fianco.

“Oh… Ikusaba?”

“Na-Naegi?”

Il tono della Super Ultra Modaiola Liceale era scomparso dalla voce di Ikusaba. Naegi,
disteso sul pavimento della palestra, la guardava dal basso verso l’alto.

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“Perché… sei vestita come… Enoshima?”

Stava sorridendo.

Forse non era più in grado di sentire dolore. O forse era in moto qualcos’altro. Ma in ogni
caso, Makoto Naegi aveva messo da parte la sua stessa sopravvivenza per poter mostrare a
Ikusaba quel sorriso.

“Sono felice… che tu non sia ferita… Ikusaba…”

Il tono di Naegi era flebile, sembrava avesse potuto spirare da un momento all’altro. E
quando lei sentì quella voce, qualcosa dentro Ikusaba si ruppe. Un potente impulso sepolto
in profondità dentro di lei fece breccia attraverso il muro di disperazione che lei aveva
costruito per contenerlo.

“No… questo non doveva succedere…”

Non era più in grado di trattenere quell’impulso.

“No… No…”

E per la prima volta nella sua vita, Mukuro Ikusaba lanciò nel mondo un urlo di disperazione.

Un’ombra minuscola si avvicinò a Ikusaba mentre sedeva con la testa tra le mani, le labbra
ancora contratte per l’urlo. Era il piccolo pupazzo che aveva bloccato a terra non molto
tempo prima, Monokuma. Teneva gli artigli alzati mentre si avvicinava a lei senza farsi
vedere. I suoi passi non erano più un lezioso scalpiccio, ma quelli silenziosi di un cacciatore
che si avvicina alla sua preda.

E non appena fu a un passo di distanza da Ikusaba, alzò la zampa in aria, si accovacciò e


balzò puntando alla gola.

Ma una frazione di secondo prima che i suoi artigli raggiungessero l’indifesa Ikusaba,
qualcuno balzò tra di loro e parò l’attacco a mani nude. La carica di Monokuma fu deviata,
quindi l’orso finì contro il muro della palestra.

“Maledetta! E questo che significa?”

Era Sakura Oogami, la Super Ultra Lottatrice Liceale. Dopo aver evitato una seconda
tragedia con le proprie abilità, si rivolse a Monokuma con una voce che sembrava emergere
dalle profondità della terra stessa.

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“Non solo hai tentato di uccidere Enoshima per aver infranto le regole della scuola, hai
inoltre attaccato Makoto Naegi, che si trovava, innocente, nelle vicinanze. Se desideri
continuare con tali violenze, dovrai fare a meno della mia cooperazione per questo gioco
disumano.”

“Che idiozia. Con le tue azioni probabilmente anche tu hai infranto le regole della scuola.”
— disse sprezzante Byakuya Togami, il Super Ultra Ereditiero Liceale. Era come se a lui
onestamente non importasse se i suoi compagni venissero assassinati o coinvolti in un
incidente.

“Oh cielo, però lei stava solo deviando l’attacco del preside. Varrebbe davvero come atto di
violenza?” — aggiunse Celes, che si mostrava ugualmente imperturbabile. La loro
sorprendente nonchalance riportò gli altri studenti alla realtà.

“Na-Naegi!” — gridò Maizono mentre correva verso Naegi, il quale giaceva sanguinante sul
pavimento, tuttavia Monokuma la interruppe… con un tono totalmente diverso da quello
che aveva utilizzato fino a poco prima.

“Attenta! Allontanati da loro, presto!”

“Eh…?”

La voce stranamente disperata di Monokuma bloccò Maizono e gli altri. Mentre gli studenti
si guardavano l’un l’altro, Monokuma camminò verso di loro con passo deciso, l’andatura
non più leggera e carina come prima. Quindi si rivolse loro con parole che nemmeno Mukuro
Ikusaba riusciva a credere.

“Tutto ciò è una svolta estremamente inaspettata, e capisco che potrebbe essere
disorientante, ma ora richiedo la vostra assistenza.”

“…?”

Monokuma indicò Ikusaba mentre lei lentamente si girava verso di lui.

“Mukuro Ikusaba, quella malvagia terrorista, e il suo complice Makoto Naegi sono i
responsabili della vostra prigionia in questa scuola!”

Il tempo si fermò ancora una volta per Mukuro Ikusaba, però questa volta sembrava che le
sue sensazioni fossero condivise da tutti gli altri studenti. Passarono diversi secondi in cui
rimasero fermi ai loro posti, prima che la Super Ultra Nuotatrice Liceale Aoi Asahina
cominciasse a parlare.

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“Cosa? No… Non può essere vero. Non può… Naegi non è un terrorista, no? E… chi diavolo
è ‘Ikusaba’? Quella è Enoshima…”

Monokuma con calma diede delle spiegazioni.

“La vera Junko Enoshima dev’essere imprigionata da qualche parte nella scuola! Nel
peggiore dei casi, potrebbe già essere morta. La terrorista Mukuro Ikusaba si è infiltrata
con voi facendo ricerche su chi fosse la persona più facile da impersonare e imitare.
Probabilmente in modo da assicurarsi che questo gioco di morte filasse liscio.”

Subito dopo Monokuma agitò gli arti a mo’ di robot, presentandosi agli altri.

“Mi chiamo Besshiki Madarai. Sono il Super Ultra Hacker Liceale e un vostro compagno
di studi più grande. Sono appena penetrato nel sistema della scuola dall’esterno per
prendere il controllo di Monokuma!”

“Che intendi con: «prendere il controllo»? Da chi l’hai preso?”

“Dal leader dei terroristi che stanno controllando questo robot dall’esterno!”

Cosa?

Ma che stai dicendo, Junko?

Ikusaba fremette alle parole di Monokuma. Per un momento, si aggrappò alla speranza che
non fosse stata la sua stessa sorella a tentare di ucciderla, tuttavia una volta tornata a pensare
normalmente, le sue speranze si sgretolarono e venne sommersa dalla disperazione. Junko
Enoshima aveva abbastanza potere da trasformare tutta la speranza in disperazione. Non
avrebbe permesso che Monokuma venisse hackato così facilmente. In altre parole, l’unica
possibilità che restava era che Junko stesse recitando il ruolo di Besshiki Madarai in modo
da incastrare lei e Naegi.

Era come se Junko stesse usando la sopravvivenza di Ikusaba come punto di svolta verso un
altro tipo di disperazione. Monokuma continuò con tranquillità a pronunciare quelle parole
che avrebbero portato all’azione gli studenti.

“Voi tutti siete stati drogati con gas narcotizzante durante la cerimonia d’ingresso, e i
terroristi vi hanno preso in ostaggio mentre eravate svenuti. Mukuro Ikusaba e Makoto
Naegi dovrebbero essere i loro unici agenti all’interno della scuola, comunque.
Probabilmente conoscono una via di fuga.”

Quindi si girò verso Ikusaba, abbassando palesemente il tono.


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“Mukuro Ikusaba è un membro della Super Ultra Squadra Mercenaria Americana


chiamata ‘Fenrir’. È una criminale ricercata che ha già assassinato più di dieci persone
legate a questa scuola. Non andateci piano, tentando di catturarla viva. Nemmeno la
polizia ci proverebbe! Ho provato a ucciderla proprio ora usando quelle trappole che
hanno installato i terroristi, però…”

“E allora… Naegi?” — chiese Maizono. La risposta di Monokuma fu fredda e monotona.

“…Posso fare supposizioni. Che potrebbe fare per voi il Super Ultra Fortunato Liceale
mentre siete contro Fenrir? Forse è stato minacciato già prima che voi entraste nella
scuola. E beh, proprio non mi piace dirlo, tuttavia… visto quello che ha appena fatto, forse
si è innamorato di Mukuro Ikusaba!”

Maizono impallidì e serrò la bocca.

“No! Naegi non è un terrorista!” — urlò Ikusaba, alzando la testa.

Sulla palestra scese il silenzio. Quindi Ishimaru, sudando freddo, prese la parola, come se
cercasse di rappresentare il resto degli studenti.

“A-Aspetta un secondo. Che intendi dire: «Naegi non è un terrorista» …?”

“…Argh…”

“Ciò non equivale ad ammettere che tu stessa sei una terrorista? Ti chiedo di correggerti!
‘Noi non siamo terroristi’!”

Celes riprese da dove Ishimaru si era fermato, dando voce ai propri dubbi.

“Che strano. Da quando hai iniziato a chiamarlo ‘Naegi’? Non molto fa lo chiamavi per
nome.”

“…”

Ikusaba tacque. Gli altri studenti non stavano più guardando “Junko Enoshima”, ma una
sconosciuta. Togami si riassestò gli occhiali e con freddezza espose i suoi sospetti.

“Quel plebeo di Naegi ti ha chiamata ‘Ikusaba’, non ‘Enoshima’. E se davvero sei Ikusaba,
e non la modaiola Enoshima, allora come fa uno sconosciuto totale come Naegi a conoscere
il tuo nome?”

“Io… ecco…”
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“So anche di Fenrir. E sono certo che da qualche parte hai un tatuaggio che simboleggia la
tua appartenenza al gruppo.”

“…!”

In realtà le parole di Togami spinsero Ikusaba a riacquistare la calma. Era un meccanismo


di difesa da usare contro le ostilità. Il tatuaggio era sul dorso della sua mano, ma si chiese
come avrebbe fatto a negare quel fatto senza attirare l’attenzione in quel punto. Ma presto
ciò si rivelò inutile.

“Se i rapporti della polizia sono corretti, il tatuaggio dovrebbe essere sul dorso della mano
destra!” — disse Monokuma, pronunciando con naturalezza quel dato così importante.

“G-Già! Enoshima! Per favore mostraci il dorso della tua mano destra e prova la tua
innocenza una volta per tutte!” — urlò Ishimaru. Monokuma aggiunse i suoi commenti
inopportuni.

“Guardate bene! Potrebbe tentare di nasconderlo con del fondotinta!”

Junko era colei che aveva suggerito di nascondere il tatuaggio col fondotinta. Di conseguenza
ciò che aveva detto Monokuma era assolutamente corretto, e Ikusaba non poté far altro che
rimanere in silenzio. Non perché stesse cercando di tenere la propria identità in segreto più
a lungo possibile… ma perché aveva compreso che sua sorella stava cercando sul serio di
incastrarla.

“…”

“C-Cos’è questo silenzio, Enoshima? Come compagno di classe, ho fiducia in te!” — disse
Ishimaru ostinatamente. Dietro di lui, Hifumi Yamada, il Super Ultra Otaku Liceale,
borbottava tra sé mentre gocce di sudore gli scendevano lungo le guance.

“Che questo sia… ciò che chiamano scacco matto?”

“Che cazzo! Sputa il rospo!” — ruggì Mondo Oowada, il Super Ultra Centauro Fuorilegge
Liceale. Nel mentre, gli altri studenti stavano cercando di avere risposte da Monokuma.

“Ehi, aspettate! Nessuno viene dall’esterno ad aiutarci? Fate venire la polizia!” — disse
Leon Kuwata, il Super Ultra Asso del Baseball Liceale. Monokuma scosse la testa.

“La polizia ha le mani legate. Voi siete degli ostaggi e ci sono buone possibilità che questa
scuola sia farcita di esplosivi o gas velenosi! Ecco perché ho preso il controllo di Monokuma
per fare ricognizione!”
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“E allora la gente nei nostri DVD?! Che ne è stato della gente all’esterno?!” — si intromise
Maizono, ricordando ciò che aveva visto il giorno prima, ma Monokuma non avrebbe dato
una risposta chiara.

“Non so di quali DVD parli, ma è vero che i terroristi si stanno scatenando all’esterno.
Stiamo parlando di roba a livello nazionale, che la polizia sta cercando di combattere.”

“No…!” — Maizono cadde sulle ginocchia, tremando.

“M-Maizono…”

Accanto a Maizono c’era una Chihiro ansiosa, e dietro di loro altre due ragazze erano ferme
in piedi, in silenzio. Touko Fukawa, la Super Ultra Letterata Liceale, stava cercando di non
guardare Naegi, che sanguinava sul pavimento. L’altra era la stoica Kyouko Kirigiri, che si
rifiutava di rivelare la propria identità. Al contrario di Fukawa, i suoi occhi erano allenati al
tipo di scena che stava avvenendo di fronte a loro. Sembrava registrare qualsiasi cosa, dal
respiro di Naegi a ogni minuscolo cambiamento nell’espressione di Ikusaba.

Fukawa, che fino a quel momento se ne stava da sola, si avvicinò tremante a Oogami.

“C-Comunque, possiamo dire che quella ragazza è il colpevole, giusto? …Sbrigati a


prenderla a botte!”

“Ciò ancora non è stato confermato. I miei pugni non esistono per eseguire esecuzioni
basate su accuse senza fondamento.”

Oogami fece per avvicinarsi a Naegi per esaminare la sua ferita, ma Monokuma si intromise
urlando: “Stai lontano!”. In altre parole, Ikusaba era la persona più vicina a Naegi. Tuttavia
dopo aver massacrato innumerevoli persone sul campo di battaglia, sapeva per esperienza
che Naegi sarebbe morto se non avesse ricevuto il primo soccorso. Le sue ferite non erano
fatali, ma l’emorragia lo avrebbe mandato in shock molto presto e avrebbe poi perso la vita.

“Per prima cosa… dobbiamo aiutare Naegi…”

“Richiesta respinta. Per prima cosa, richiedo la tua resa e che ci mostri la mano destra.” —
si intromise Togami, nonostante il tentativo di Ikusaba di parlare.

“Aspetta un secondo! Naegi è nei guai! Non c’è tempo per negoziare!” — disse Asahina,
preoccupata per Naegi. Aveva ancora problemi a capacitarsi della situazione, non sapendo
se sospettare di Naegi o no. Togami fece per replicare, ma l’azione seguente di Ikusaba lo
bloccò.

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Prese un respiro profondo. Poi afferrò la parrucca bionda che stava indossando e la gettò a
terra. Sotto c’erano dei capelli corti, lisci e neri. Ikusaba fece una faccia vuota da ogni
espressione e parlò chiaramente, così che tutti nella palestra potessero sentirla.

“Io… non sono Junko Enoshima. Il mio nome è Mukuro Ikusaba.”

La sua improvvisa confessione lasciò gli studenti sotto shock. L’atto di gettare a terra la
parrucca e abbandonare qualsiasi espressione aveva eliminato l’esistenza di Junko
Enoshima dai loro occhi. La terrorista che emerse in seguito continuò stoicamente.

“Ho inoltre preso parte al piano per intrappolarvi in questa scuola.”

“Che sia vero?! Tempo per una Confessione al Promontorio sul Mare?”

“A-Aspetta, Enoshima… voglio dire, Ikusaba! Questa è una palese violazione delle regole
scolastiche! Agli studenti è proibito indossare parrucche nelle sedi scolastiche!”

Yamada e Ishimaru esclamarono qualcosa, dando inizio a un chiacchiericcio che si diffuse


velocemente tra gli studenti.

“Eh? Cosa…? Quindi Naegs si è fatto male davvero? Quindi tutta ‘sta cosa dei terroristi è
vera, eh? Questi giorni non sono stati solo un evento organizzato?!” — si chiese Hagakure,
comprendendo finalmente la gravità della situazione. Leon si intromise con un “Sta’ zitto!”,
mentre Togami rimase calmo e composto, rivolgendosi poi a Ikusaba.

“Quali sono i tuoi scopi? Se volessi soldi, mi avresti contattato per negoziare già dall’inizio.
Ovviamente, avrei preferito consegnare le vite di tutti gli ostaggi piuttosto che cedere alle
tue richieste.”

“…Il nostro scopo è quello di portare la disperazione nel mondo.” — disse Ikusaba. Togami
sbuffò sprezzante.

“Pfff. Monokuma ha detto la stessa cosa. Quindi il vostro atto di terrorismo è basato su
un’ideologia? Se mi succedesse qualcosa, sicuramente ciò porterebbe disperazione nel
mondo, questo te lo concedo.”

Asahina si scurì in volto mentre ascoltava Togami.

“Ma quanto sei egoista…?”

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Visto che Togami aveva finito con le sue domande, Ikusaba lanciò un’occhiata a Naegi. Il cui
respiro diventava sempre più affannato, e permise che una punta di sentimento le
increspasse la voce.

“Ma Makoto Naegi non ha niente a che fare con tutto questo. Per favore… non credete a ciò
che dice Monokuma.”

“Ma che stai dicendo! Hai appena detto che sei il colpevole, proprio come ha detto quel
dannato orso!” — ruggì Oowada, ma Ikusaba chiuse gli occhi e continuò.

“Già. È vero. Ma Naegi non ha niente a che fare con i nostri piani…!”

“Non penso che provare a eliminare i sospetti su Naegi gioverà alle tue argomentazioni.
Dopotutto, tutti quanti abbiamo sentito Naegi dire il tuo nome.” — disse Celes con
freddezza.

“Ma… lui…”

Non riusciva a continuare. Non riusciva a trovare le parole adatte per proteggere Naegi,
anche se non c’era niente di più certo della sua innocenza. Sebbene Ikusaba fosse la Super
Ultra Soldatessa Liceale, le sue abilità erano perlopiù limitate alla battaglia. In effetti, anche
un normale liceale avrebbe probabilmente avuto la meglio su di lei in quanto a strategia di
guerra o negoziazioni. Forse qualcuno come il Super Ultra Negoziatore Liceale avrebbe
potuto convincere gli altri della loro perdita di memoria, ma qualsiasi cosa che Ikusaba
avesse detto, al momento, sarebbe sembrata solo una fiacca scusa. Lei questo lo capiva
bene… e quindi, nonostante non sapesse cosa dire, aveva le idee chiare su cosa avrebbe
dovuto fare.

“…Ora come ora, dobbiamo aiutare Naegi.”

Si avvicinò a Naegi come se non fosse successo nulla. Naturalmente, gli altri studenti videro
la cosa come l’aver interrotto la conversazione perché le cose non stavano andando a suo
favore.

“Aspetta. Cureremo Naegi noi stessi in infermeria. Ma ti chiedo di permettere di esser


messa sotto custodia.” — chiese Oogami, piuttosto comprensiva, vista la situazione.

Ma Ikusaba non poteva accettare tali termini. Se fosse stata separata da Naegi, Monokuma
avrebbe avuto carta bianca sul cosa fargli. Ma non era l’unica minaccia, il freddo Togami o il
rude e violento Oowada avrebbero potuto fargli facilmente del male, con la scusa di
interrogarlo.
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Danganronpa IF (Vers. 1.0) Traduzione: alliceteam.altervista.org

E la ragione più importante per il suo rifiuto era che Ikusaba stessa probabilmente era l’unica
ad avere le conoscenze mediche adatte per curare le ferite di Naegi, i risultati di anni di
esperienza nel Fenrir.

Dopo aver esaminato questi fatti, Ikusaba strinse gli occhi e arrivò rapidamente alla
soluzione. Sarebbe fuggita con Naegi, anche se ciò avesse significato distruggere tutto sul
suo cammino.

“Mi scuso, ma dovrai dormire un po’.” — disse Oogami, e apparve istantaneamente dietro
Ikusaba. Aveva raggiunto il punto cieco in un batter d’occhio, così velocemente che a molte
persone sarebbe sembrato un teletrasporto. Le mani con la stessa velocità si lanciarono
contro il collo di Ikusaba.

“Mi dispiace, Oogami. Ma ho intenzione di uscire da qui anche a costo di usare la forza.”

Ikusaba si voltò, respingendo il colpo di Oogami con un calcio rotante.

“Cosa?!”

Oogami alzò un sopracciglio, sorpresa dal contrattacco inaspettato. Ikusaba utilizzò lo


slancio ottenuto dal proprio colpo per provare a colpire il ginocchio di Oogami dal fianco.
Ma questa volta, Oogami previde quei movimenti e automaticamente fece per colpire la
gamba di appoggio di Ikusaba.

Ikusaba saltò solo un momento prima che il colpo la raggiungesse, e usò la forza del salto
per tirare un calcio al mento di Oogami. Quest’ultima parò il colpo con il braccio. Atterrarono
a poca distanza l’una dall’altra, e poi si lanciarono allo stesso momento. Ognuno deviava i
colpi dell’altro con i propri, e nonostante il fatto che combattessero a mani nude, i rumori
della loro battaglia risuonavano in forti colpi che scossero la palestra. Era come se un tifone
fosse stato compresso nella dimensione di una macchina, per poi venir rilasciato. Gli altri
studenti non potevano né partecipare né guardare altrove, avevano il fiato sospeso e gli occhi
fissi sulla scena.

Approssimativamente dieci secondi dopo, il rumore di un ultimo scontro echeggiò attraverso


la palestra. I due guerrieri si fronteggiavano l’un l’altro, respirando affannosamente.

“Sono stata avventata. Sebbene siano passati diversi giorni, non avevo notato la presenza
di un combattente del tuo calibro…”

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Sebbene Oogami fosse strabiliata dalle abilità di Ikusaba, la battaglia sembrava averla
illuminata. Nel frattempo, Ikusaba notò la ferita che Oogami le aveva inferto sul braccio, e
rifletté per un momento.

È forte… ma Oogami non sta nemmeno combattendo seriamente.

Ikusaba era stata circondata da innumerevoli armi da fuoco, lame, trappole ed esplosivi
mentre lavorava per il Fenrir, ma questa era la prima vera ferita che le era stata inferta in
tutta la sua vita. Ikusaba rabbrividiva di fronte al potere della ragazza conosciuta come la
Super Ultra Lottatrice Liceale… e come la persona più forte al mondo.

Lo sapevo. Non posso battere Oogami disarmata.

Se le fosse stato ordinato ufficialmente di ucciderla, Ikusaba avrebbe usato un fucile da


cecchino per colpirla da lontano, o usato del veleno. A questa distanza, forse avrebbe potuto
a malapena combattere ad armi pari se fosse stata armata con un fucile d’assalto.

Non ho tempo per questo.

Diede un’occhiata a Naegi, e confermò che il suo respiro stava diventando sempre più
debole.

Devo sbrigarmi…

Ma non aveva alleati su cui poteva contare in quella situazione.

In quel preciso momento, Ikusaba si ricordò di una cosa. Sebbene fosse impossibile per lei
guadagnarsi un alleato, avrebbe potuto comunque creare un nemico del nemico.

Ikusaba si preparò e caricò Oogami, fingendo di volerla attaccare, mentre in realtà si dirigeva
verso un’altra ragazza. Il suo obiettivo era Touko Fukawa, che si era rifugiata in un angolo
della palestra, impaurita dalla battaglia.

“No! Non può essere…!”

Oogami era stata presa di sorpresa. Si lanciò all’inseguimento di Ikusaba, ma era troppo
tardi. Ikusaba arrivò da Fukawa per prima.

“Eh? Chi, io?”

“…Mi dispiace.”

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Danganronpa IF (Vers. 1.0) Traduzione: alliceteam.altervista.org

“A-Aspetta! Io… ah!”

Ikusaba la colpì leggermente sul plesso solare e se la caricò sulle spalle. Ishimaru e Asahina
urlarono.

“O-Oh no! Sta provando a usare Fukawa come ostaggio!”

“F-Fukawa!”

E in contrasto con le loro grida disperate, Togami se la rise con freddezza.

“Che idiota. Pensi davvero che avrei esitato per un ostaggio che conosco solo da pochi
giorni?”

Ma Ikusaba guardò Togami e mormorò qualcosa sinistramente.

“Non la conosci solo da pochi giorni.”

“Cosa?”

“La conosci da quasi due anni.”

“?”

Togami si scurì in volto. Ikusaba lo ignorò e mostrò a Fukawa il sangue che le scorreva dal
braccio, e le sussurrò nell’orecchio.

“Risvegliati… Genocider Shou!”

“?!”

Il richiamo di Ikusaba era un fulmine a ciel sereno. Perché tirar fuori proprio adesso il nome
di un tristemente famoso serial killer? Gli studenti si guardarono l’un l’altro presi dalla
confusione. Quasi immediatamente, Fukawa saltò verso l’alto.

Raggiunse altezze impossibili per un umano normale. Fukawa volteggiò a mezz’aria più
veloce di un pattinatore di figura, diversi metri sopra il pavimento. Mentre volteggiava, la
gonna si aprì come un ombrello, rivelando molteplici paia di forbici. Sulle cosce c’erano
innumerevoli caratteri ‘正', come conta-uccisioni incisi sugli aeroplani da combattimento.

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In qualsiasi altro momento, la sua performance acrobatica sarebbe stata una meraviglia da
guardare. La ragazza che prima era Touko Fukawa urlò per l’estasi, con la lunga lingua che
ondeggiava fuori dalla bocca. Gli occhi rossi brillavano.

“Tu mi chiami, io arrivo, ed è tempo di UCCIDERE! Ahahahahah!”

“F-Fukawa?” — gridò Maizono, rompendo il suo lungo silenzio a causa dell’improvvisa


svolta.

“Ehi tu, zucca vuota di una idol! Non trattarmi come quell’occhialuta disgustosa! Visto che
non si lava mai, ci metto il quintuplo dell’impegno per pulirmi sotto la doccia!”

“Eeeek!”

Il cambio improvviso nella personalità di Fukawa emanò, ancora una volta, onde di disagio
tra gli studenti.

“Ehi, ehi, ehi! Che diavolo succede?!” – chiese Kuwata a Monokuma, ma l’orso scosse la
testa.

“Neanche io so tutto.”

Gli studenti erano ancora sgomenti per la svolta inaspettata della situazione. Fukawa, la
sedicente Genocider Shou, tirò fuori un paio di forbici e si guardò intorno allegramente,
inclinando la testa di lato.

“Oh, che c’è? Comunque, è un sacco di tempo che non vengo fuori a prendere una boccata
d’aria, ma che state facendo tutti quanti nella palestra mentre io mi facevo il mio riposino?
Un’orgia di massa? Eheh. Non preoccupatevi, posso capire. Quindi ora volete che vi tagli i
vestiti per un eccitamento ancora più stuzzicante… GIAMMAI! Chi diavolo si metterebbe a
farlo per voi? Le mie forbici sono unicamente per la carne dei bei ragazzi!” – Shou parlava
senza sosta, ma poi notò Naegi, che era svenuto sul pavimento.

“Hm? Macky sta morendo? Aspetta, non mi dite che tutta questa disperazione vi ha dato
alla testa e stavate per commettere un suicidio di gruppo? Questo è molto eccitante di per
sé, ma perché nessuno mi ha detto niente prima di iniziare?!”

“F-Fukawa? Per favore, riprenditi!”

Le urla di Asahina passarono inascoltati mentre Shou si scatenava, danzando


selvaggiamente e sventolando le forbici.

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“Oh, non ci credo! Volevo tagliarlo io il fianco di Naegi! E ora non posso nemmeno sentirlo
urlare, anche se posso vedere un piccolo pezzo di costola in mezzo a quel sangue! Forse
potrei abituarmi a tutto questo isolamento… Heh… Eheheheheheh…”

“Non ci capisco più niente! Sono gli alieni, ve lo dico io!” — ululò Hagakure, tenendosi la
testa fra le mani.

A questo punto, l’attenzione degli studenti era totalmente concentrata su Genocider Shou.
Ikusaba usò tale distrazione a suo vantaggio, avvicinandosi di soppiatto a Makoto Naegi.
Con delicatezza lo prese e lo tirò su. La temperatura del ragazzo stava scendendo
velocemente.

Non è troppo tardi.

Era un modo poco raffinato per fuggire, ma Ikusaba riuscì a correre senza far rumore verso
le porte, trasportando Naegi. E quando gli studenti sentirono il rumore dell’apertura delle
porte, era ormai troppo tardi. Mukuro Ikusaba era fuggita con successo dalla palestra, con
Naegi al seguito.

Ovviamente, non furono tutti quanti colti di sorpresa. Monokuma aveva visto i suoi
movimenti attraverso i sensori, ma non avvertì nessuno.

L’unica altra persona ad aver notato la loro fuga era Kyouko Kirigiri. Come Monokuma,
nemmeno lei lanciò l’allarme, ma si limitò a congedarli in silenzio.

E con le intenzioni di molti contenute all’interno, l’Accademia Kibougamine lentamente


cominciò ad avvicinarsi a un caos completamente differente rispetto a come era stato
pianificato.

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Trasportando Naegi sulle spalle, Ikusaba afferrò diversi trofei dall’anticamera della palestra.
E non appena uscì nel corridoio, lì usò per bloccare la porta. Probabilmente non avrebbero
resistito alla forza di Oogami, ma almeno le avrebbero fatto guadagnare qualche secondo.

Dopodiché Mukuro Ikusaba corse verso l’ultimo posto in cui aveva parlato con Naegi:
l’infermeria, che le avrebbe fornito tutto l’occorrente per il pronto soccorso.

Sua sorella era il nemico.

I suoi compagni Super Ultra Liceali erano i nemici.

L’unico suo alleato era Makoto Naegi, morente.

Ikusaba sapeva di non poter contare nemmeno su se stessa. Dopotutto, nonostante il fatto
che Junko l’avesse tradita e quasi uccisa, Ikusaba credeva ancora di essere l’unica capace di
capire la sua sorellina. E questo perché sentiva di doverla proteggere.

Giusto… sei sempre te stessa, Junko. Vuoi solo la disperazione, no?

È perché mi vuoi bene. Hai voluto uccidermi e cadere nella disperazione. Dev’essere così.
Mi dispiace. Mi dispiace non averti potuto donare tanta disperazione, sorellina.

Ma un momento. — Se fosse stata capace, grazie a un miracolo, di salvare Makoto Naegi e


far fallire i piani di sua sorella, Junko non sarebbe caduta in una disperazione ancora più
profonda? Non l’avrebbe resa ancora più felice?

Ma… tradire Junko?

Cosa dovrei fare?

Mukuro Ikusaba chiuse gli occhi, ascoltando il debole respiro di Naegi.

Dimmi, Naegi. Cosa dovrei fare?

Nei campi di battaglia, in cui si sentiva come a casa, la missione principale era uccidere e
sopravvivere. E in quell’ambiente Ikusaba era invincibile. Poteva mettere da parte le
emozioni in modo da diventare una macchina assassina.

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Tuttavia, poiché si trovava ad affrontare sua sorella nel bel mezzo di una normale vita da
liceale (per quanto fosse deviata), Ikusaba non riusciva a controllare le proprie emozioni,
non importava quanto ci provasse.

La Super Ultra Soldatessa Liceale, avendo cominciato a dubitare degli ideali della Super
Ultra Disperazione Liceale. Era già stata sopraffatta dagli impulsi della normale studentessa
liceale dentro di sé.

La ragazza continuò a correre nella penombra dei corridoi, sentendosi lacerata. Era in bilico
sulla sottilissima linea che separava la Speranza di Makoto Naegi dalla Disperazione
conosciuta come Junko Enoshima.

Nel frattempo, gli studenti nella palestra erano in confusione totale.

La Super Ultra Letterata Liceale, Touko Fukawa, era sempre apparsa agli altri come una
persona triste e difficile da approcciare. Ma ora sembrava che questa personalità fosse stata
presa e lanciata fuori dalla finestra.

“Fukawa… tu sei Genocider Shou?” — chiese Maizono nervosamente, tremando. Shou


inclinò la testa di un buon cinquanta gradi, con la lingua che penzolava.

“Eh? Non mi aspettavo una reazione del genere. Non dirmi che mi hanno scoperta? O forse
lo sapevi già? E che ha il Tristo Samurai, con quei vestiti? Le stanno una schifo!”

Con ‘Tristo Samurai’, probabilmente si riferiva a Mukuro Ikusaba. Ma nessuno si ricordò di


far notare lo strano fatto che Fukawa conoscesse Ikusaba, a causa della valanga di sorprese
che li aveva travolti.

Oppure, per essere più specifici, diversi studenti riuscirono a mantenere la calma. Ma questo
gruppo, che includeva Kirigiri e Togami, sembrava voler prendere tempo in modo da avere
una maggiore comprensione della situazione.

“Ok, sputate il rospo. Qualcuno ha infilzato Macky, chi sa chi l’ha fatto? Dove vive? Ma sia
che venga infilzato o tagliato, non posso assolutamente permettere che la faccia franca
dopo aver lasciato Macky con una ferita così poco elegante!”

Fukawa… no, Genocider Shou fece volteggiare le forbici e mentre parlava il suo tono
cambiava in continuazione. Nessuno riusciva ad avvicinarsi a lei, e questo era più per l’aria
di pericolo che emanava, che per le forbici.

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“Per me, un ragazzo inesperto come Macky è come una gallina dalle uova d’oro! Avrei
potuto aprirlo con le forbici e poi ucciderlo in modo sexy! Ma qualcuno doveva
immischiarsi e travolgere Macky-Macky, nel corpo e nell’anima… Suppongo che sia
eccitante a modo suo! Ma a me non sta bene!”

“F-Fukawa?! Che sta succedendo?” — urlò Asahina. Shou le puntò un paio di forbici al volto.

“Che intendi, con: «che sta succedendo?» …Ma niente, niente! La signorina all’improvviso
mi imprigiona per giorni, però qualcuno l’ha messa finalmente al tappeto così che io possa
librarmi nel cielo. Quindi mi sveglio con Macky tutto insanguinato. Sono io a non sapere
cosa sta succedendo! C’è un tale casino che penso proprio che scoppierò a ridere!
Uhyahyahyahyahya!"

Non c’era niente da fare con Shou. Yamada fece timidamente un commento.

“…Ho una vasta esperienza in fatto di appuntamenti con le yandere 2D, ma non credo che
in questo caso serva a qualcosa. Che sia un appuntamento a difficoltà S++?”

“…Non posso credere che tu possa classificarla come ‘materiale da appuntamento’…” —


sospirò Kuwata. Era chiaro che non stavano andando da nessuna parte, quindi Oogami fece
un passo avanti come per rispondere ai silenziosi desideri dei suoi compagni.

“Hm. Forse è in stato confusionale. La neutralizzerò.”

Shou si fermò all’improvviso, e assunse un sorriso sinistro mentre la sua lingua da rettile
penzolava fuori dalla bocca.

“Hm? Che c’è che c’è? Dici a me, Ogre-chin? Mi dispiace, ma le mie forbici possono tagliare
solo i ragazzi moemoe-kyun! Le ragazze non mi servono! Mi sporcherai le forbici!”

“Vedo che le mie parole non ti raggiungono.”

Oogami si preparò per sopraffare fisicamente Shou, ed assunse una posa da combattimento.
Genocider Shou rispose con una sua posizione insolita, capendo che non c’era speranza per
lei di vincere uno scontro alla pari.

In una battaglia normale l’Ogre avrebbe sopraffatto facilmente Shou. Però se quest’ultima si
fosse concentrata esclusivamente nell’evitare i colpi, sarebbe stato difficile prevedere il
risultato della battaglia. Ovviamente, solo pochi tra gli studenti potevano analizzare le
capacità fisiche di Shou.

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Gli altri studenti sobbalzarono all’aria di ostilità che emanavano le due ragazze. Tuttavia,
c’era qualcuno concentrato su qualcos’altro.

Gli occhi di Kyouko Kirigiri puntavano Monokuma, che se ne stava seduto in un angolo della
palestra con gli altoparlanti che emettevano rumore statico. Aveva improvvisamente smesso
di funzionare mentre l’attenzione di tutti era rivolta a Oogami e Fukawa. Sarebbe stato
semplice assumere che l’hacking di Madarai era stato interrotto, ma innumerevoli altre
possibilità vorticavano nella mente di Kirigiri.

Si ravviò i capelli con una mano guantata e continuò la sua osservazione. Sebbene non
riuscisse a ricordare la propria identità, l’istinto così radicato in lei la spingeva verso quelle
azioni. Quella serie di strani eventi la scuotevano nel profondo.

La sua mente lavorava a pieno regime per individuare pezzi di informazioni dal vasto mare
dei suoi ricordi. E, quasi a rispondere al ritmo delle sue idee che percorrevano le sue sinapsi,
Oogami e Fukawa si lanciarono verso l’altra simultaneamente. La palestra fu scossa dal
potente impatto.

L’improvvisa esplosione della battaglia aveva dato a Mukuro Ikusaba molto più tempo di
quanto si aspettasse. Non appena entrò nell’infermeria, prese il kit di pronto soccorso per
fermare la perdita di sangue, sebbene i suoi metodi fossero un po’ rudi. Ikusaba tirò un
sospiro di sollievo al sentire il respiro di Naegi, debole, ma stabile.

Tuttavia, l’aver fermato l’emorragia non aveva cambiato il fatto che Naegi stesse ancora in
condizioni critiche. L’essere il Super Ultra Fortunato Liceale gli aveva salvato le arterie
principali e gli organi interni. Ma Naegi sarebbe stato contento di cure così frettolose, che
forse gli avrebbero soltanto prolungato l’agonia? Ikusaba non poteva saperlo.

“Se solo potessi fargli una trasfusione…”

C’erano molte buste di sangue conservate nell’infermeria. Ikusaba si ricordò che il gruppo
sanguigno di Naegi avrebbe potuto essere scritto nel suo ID Studente. Fece per prendere la
sua uniforme.

“Oooooh! Aaaaah! Eccola che toglie i vestiti al ragazzo addormentato! Che succederà ora?
Gli adulti possono restare, ma bambini, voi assicuratevi di cambiare canale!”

“Argh!”

Ikusaba si voltò verso la voce familiare, trovando un Monokuma in piedi dietro di lei.

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“Ora siete solo tu e Naegi, tutti soli. Io sono solo un piccolo animaletto selvaggio, quindi
dai pure sfogo ai tuoi istinti! In quanto preside, credo che dovrei intervenire per evitare
qualsiasi relazione inopportuna tra studenti, però le lezioni di educazione fisica vanno
benissimo, signorinella!”

Era identico a quello nella palestra, ma questo Monokuma era chiaramente un’unità
differente. C’erano multiple unità di Monokuma distribuite in giro per la scuola, quindi non
era una sorpresa vederlo apparire un po’ ovunque.

Ciononostante la mente che lo controllava era solo una persona. Ikusaba era stata in guardia,
preparata a difendersi da Monokuma mentre si occupava di Naegi, ma fu sorpresa dal fatto
che avesse scelto proprio quel momento per apparire dietro di loro.

“S-Sei tu, Junko?” — chiese Ikusaba per tastare il terreno. Monokuma inclinò la testa… no,
tutto il busto.

“Junko? E chi è? Jun Ko? Di che nazionalità è?”

“…Basta scherzi. Per favore, rispondimi, Junko. Volevi uccidermi, vero?”

“Junko di qua, Junko di là! Io sono Monokuma! E se non puoi nemmeno ricordarti una
cosa simile, allora sei ancora più deludente di quanto pensassi! Non sei solo deludente, sei
una vera Sorella del Disappunto! Sembri un bambino malnutrito, e hai i muscoli al posto
del cervello! E l’unica persona che conosci in realtà è un orso!”

“Io… ehm… mi dispiace.”

Sebbene non ci fosse nulla per cui Ikusaba dovesse scusarsi, la Super Ultra Soldatessa
Liceale fu colpita dal “deludente” della sorella minore, essendo stata chiamata così molte
altre volte prima. Tuttavia Monokuma ignorò sia le sue scuse che la sua situazione,
avvicinandosi al Naegi svenuto e punzecchiandolo sulle guance.

“Allora, che fai con Makoto Naegi? Lo sai che sono molto interessato alle abitudini
d’accoppiamento degli umani, vero?”

“Che intendi? Cosa faccio…?” — Ikusaba esitò. Il tono di Monokuma si fece bruscamente più
grave mentre le sussurrava la sua prossima frase.

“Upupupupu… Naegi è proprio un bravo ragazzo, vero? Sapere che morirà per aver
salvato qualcun altro non ti getta nella disperazione più profonda? Upupupu…”

“È a-ancora vivo!” — protestò Ikusaba, ma la sua voce era incrinata dalla paura.
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“Upupupu… Ecco cosa c’è in te di così deludente. Non riesci nemmeno a dire: «Non lascerò
che muoia»!”

“Oh… Io… Io non lascerò che muoia, Junko.”

Mentre Ikusaba veniva spinta sempre di più all’angolo, Monokuma scoppiò in vari
“Upupupupu” e “Uhyahyahyah”, continuando a rimproverarla.

“Come se potessi! Una delusione catastrofica come te? Puhyahyahya! Giusto, una
macchina da guerra così deludente, senza emozioni, poco femminile e disumana come te!
Naegi fu il primo nella nostra classe a sorriderti, ricordi?”

Il robot con le sembianze da carnivoro cominciò improvvisamente a parlare del passato di


Ikusaba, nonostante insistesse di essere Monokuma e non Junko.

Quel tipo di imprevedibilità era molto da Junko Enoshima, però Ikusaba era ormai caduta
nel suo gioco, permettendo che la sorella la trattasse come desiderava.

“Eppure in questo mondo, il forte mangia il debole per sopravvivere! Ecco perché i ragazzi
gentili come lui devono morire. E te lo dimostrerò! Makoto Naegi morirà!
Upupupupupu…”

“Io… non permetterò che muoia!”

Il tono di Ikusaba era diventato sempre più incerto da quando si era tolta la parrucca da
‘Junko Enoshima’. Nonostante ciò che avesse detto nella sua conversazione con Naegi, tutto
ciò che aveva pronunciato in qualità di Junko era stato preparato dalla sorella. Ma ora la sua
affidabile sorellina non le forniva nessun copione da seguire. Ikusaba stava trattando l’orso
come avrebbe fatto con Junko. Se gli altri studenti avessero potuto vederla, a confronto col
suo sfoggio di potenza contro Oogami, probabilmente sarebbe sembrata disperatamente più
debole.

E non solo, se qualcuno che la conoscesse come Super Ultra Soldatessa Liceale la vedesse
ora, il suo comportamento così diverso potrebbe farla anche apparire completamente
un’altra persona. Monokuma continuò a fare pressione.

“Aspetta. Lui morirà. È triste, ma è la realtà.”

Monokuma agitò le braccia e le gambe, poi puntò un dito verso Ikusaba.

“Perché lo ucciderai tu stessa con le tue mani!”

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“Cosa?”

“La faremo passare per battaglia interna tra terroristi. Il freddo terrorista zittisce il debole
Naegi prima che possa spifferare informazioni. Non succede sempre nei film? Quindi tutte
le cose che stavi dicendo in palestra diventeranno menzogne sparate per poter fuggire!
Upupupupu…”

Ikusaba si accigliò.

“No, Junko… Io… non lascerò che succeda.”

La sua voce tremava. Cosa stava facendo, chiese a se stessa.

Io… sto disubbidendo a ciò che mi dice di fare Junko?

Perché?

Era una sensazione strana. Ikusaba fu improvvisamente travolta dalla paura di trovarsi in
un punto molto in alto e chiedersi come sarebbe provare a saltare. La sensazione distruttiva
di tenere in braccio il bambino di un amico e chiedersi cosa succederebbe se si inciampasse.

Come membro del Fenrir e della Super Ultra Disperazione Liceale, Ikusaba aveva ucciso
innumerevoli persone. Si era occupata di bombe a mano la cui sicura era stata rimossa. Si
era paracadutata dal cielo nel mezzo di un fuoco di sbarramento anti-aria. Il suo cuore non
aveva mai esitato sul campo di battaglia, però ora sentiva che avrebbe smesso di battere al
tocco più leggero. Nel frattempo, Monokuma scosse la testa, appariva fermo e stabile come
un albero antico.

“Mmm? Non mi stavi ascoltando?”

“…?”

“Ho detto: «io non lo ucciderò». Lo farai tu.”

“…Ma che… stai dicendo, Junko?” — disse Ikusaba, confusa.

Monokuma si lanciò in una strana spiegazione.

“Lo sai cosa significa in realtà ‘effetto del ponte sospeso’? (1) È quando butti il tuo amato
giù da un ponte sospeso in modo che sarà per sempre tuo.”

“…?! Non mi pare fosse così…”

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“La vita non va come è scritto sui libri. È triste, ma vero.”

Monokuma continuò come se avesse memorizzato le battute, ma Ikusaba non riusciva a


ribellarsi, in effetti non riusciva nemmeno a pensare. Monokuma continuò il suo discorso,
sputando senza sosta parole pensate per abbatterla.

“Se ci pensi, questa è la tua chance. Se uccidi Naegi, nessuno potrà più portartelo via.
‘Makoto Naegi muore nella notte. L’ultimo nome che ha pronunciato è stato quello di
Mukuro Ikusaba. L’ultimo sorriso che ha mostrato è stato per Mukuro Ikusaba’. Non suona
bene?”

Ikusaba fu gravemente scossa dalla provocazione di Monokuma. Stava perdendo la fiducia


nel proprio giudizio.

Si sbaglia. Per forza.

Ma Monokuma è Junko, no? Quindi ha ragione?

No, non è da lei. Questo è Monokuma. Monokuma, Monokuma, Monokuma.

“E sarà davvero una buona cosa, lasciarlo in vita? Una volta risvegliato, dirà la verità a
tutti quanti! Tutto sapranno cosa hai fatto ai tuoi compagni.”

“Io…!”

“Cancellare i fantastici ricordi dei tuoi amici e costringerli a uccidersi a vicenda? È da


malati. Ti odieranno per questo! Chi lo sa? Naegi potrebbe arrabbiarsi, dicendo: «Il nostro
nemico non è l’orso, ma sei tu»!”

“Io…”

Ikusaba impallidì.

“Upupupupu… Oppure che ne dici di uccidere tutti gli altri? Se tutti tranne te e Naegi
muoiono, allora voi due potrete trascorrere il resto delle vostre vite da studenti insieme!
Dopotutto, non possiamo nemmeno tenere un processo se ci sono solo due persone rimaste.
Forse è meglio che voi due rimaniate al sicuro in questo palazzo per sempre!”

“No… io… non... non posso…”

“E cosa farai una volta che lui tornerà come prima? Non è che tu uscissi insieme a Naegi,
no? Lo stavi semplicemente guardando da lontano per tutto questo tempo! Che shock. Puoi
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sparare proiettili in testa alle persone senza battere ciglio, ma non puoi nemmeno rubare
il cuore di un piccolo ragazzetto magrolino! Vuoi che ti dica a chi fosse interessato Naegi
prima che i ricordi gli venissero cancellati? Upupupu…”

“Ah… io…”

Ikusaba tremò. Le viti che tenevano il suo cuore al proprio posto si allentarono a poco a poco,
e Monokuma fece tutto ciò che aveva in suo potere per allentarle ancora di più.

“…”

La scelta di Ikusaba era di far finta di non sentire. Assunse una maschera di inespressività e
cercò in silenzio l’ElettroiD di Naegi.

“Il suo gruppo sanguigno non è sull’ID.”

“Cosa?”

Il suo silenzio fu rotto in cinque secondi. Ikusaba impallidì e rimase immobile.

“Ma il tuo preside almeno per metà è fatto di bontà e amore! Te lo dirò, solo per questa
volta. In altre parole, il gruppo sanguigno di Naegi è B!”

Il momento in cui Monokuma rivelò ciò che Ikusaba stava cercando da tempo, la tensione,
la paura e l’ostilità scomparirono totalmente da lei.

“G-Grazie, Junko!”

La faccia di Ikusaba si illuminò, senza nemmeno una punta di sospetto nel suo sguardo. Si
voltò immediatamente verso il frigorifero, per niente preoccupata dal fatto che stesse
voltando le spalle a Monokuma, e aprì l’anta.

Abbiamo preparato buste di sangue fresco il giorno prima che il piano venisse messo in
azione. Queste dureranno ventuno giorni. Sono ancora buone.

Avendo messo a frutto tutte le conoscenze che aveva acquisito durante il suo tempo nel
Fenrir, Ikusaba si concesse un piccolo barlume di trionfo sul volto, mentre sollevava la busta
di sangue.

Ma Monokuma, che era senza espressione di default, sembrava un po’ giù di corda. Se un
terzo incomodo, per esempio uno studente che aveva già avuto a che fare con Monokuma,

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potesse vederlo adesso, si chiederebbe: «Monokuma è… sorpreso?» come se l’avesse visto


per la prima volta.

Monokuma si ricompose immediatamente e sussurrò qualcosa.

“…Ci dovrebbe essere un limite a quanto possano essere deludenti le persone, lo sai?”

Il suo sussurro era meno rumoroso del ronzio di una zanzara. Nemmeno le orecchie allenate
di Ikusaba riuscirono a sentirlo.

Monokuma scosse la testa e lasciò che la sua voce uscisse dagli altoparlanti a volume
normale.

“…A essere onesti, non mi importa molto se un Super Ultra Disperazione Liceale come te
ha speranza in qualcosa. Non mi sono mai aspettato niente da te fin dall’inizio e, inoltre,
mi aiuterà a provare ancor più disperazione.”

“?”

“Però sono deluso. Giusto per fartelo sapere, ‘delusione’ e ‘disperazione’ sono due cose
diverse. Come gli orsi e i panda, capito?”

“Cosa… Eh?!”

Ikusaba si voltò alla voce di Monokuma, sobbalzò e rabbrividì. Il suo tono non era per nulla
cambiato, e il modificatore di voce non era stato spento per rivelare quella di Junko. Ma ciò
nonostante Ikusaba fu terrorizzata da quella voce. Era il suo istinto a farla tremare, non come
soldatessa, ma per metà come membro della Super Ultra Disperazione Liceale e per metà
come sorella gemella di Junko Enoshima.

Poteva sentire il fastidio che provava Junko perfino attraverso Monokuma.

“Junko? Che c’è? Sei… Sei arrabbiata con me? È p-perché non sto a sentire a quello che mi
dici di fare? Oppure… è perché non sono morta come desideravi?”

“Arrabbiato non è abbastanza! Sono totalmente e completamente infuriato con te! Sei
così noiosa! Sono così arrabbiato che mi viene sonno!”

Sebbene non ci fosse niente a differenziare lo stato attuale di rabbia di Monokuma con ciò
che mostrava normalmente agli studenti quando era arrabbiato, Ikusaba istintivamente
riusciva a sentire che qualcos’altro era mischiato con il fastidio che provava sua sorella.

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Era la delusione che induce alla disperazione.

Per la maggior parte delle persone, la disperazione costituisce la perdita della speranza.
Tuttavia le cose erano diverse per loro, i membri della Super Ultra Disperazione Liceale. Per
loro, essere delusi significava perdere la disperazione.

La stessa Ikusaba era un membro di questo gruppo. Si era sporcata le mani perché lo
chiedeva sua sorella, con lo scopo di portare disperazione nel mondo. Eppure, nonostante
quanto insistesse sull’essere un vero membro della Super Ultra Disperazione Liceale, c’era
una chiara differenza intrinseca tra di loro.

Junko Enoshima era una dea della Disperazione. Era nata nella disperazione, diffondendola
nelle speranze degli altri e facendoli marcire dall’interno, tingendoli col suo stesso colore.
Per Junko, l’atto di avere speranza era disperazione in sé. L’atto di compiere la disperazione
era “avere successo nella speranza della disperazione”, costituendo allo stesso momento
gioia e dolore straziante. Junko probabilmente aveva vissuto in questo abisso di
contraddizioni per tutta la sua vita. L’abisso un giorno avrebbe inghiottito il mondo e
l’avrebbe ridotto in pezzi.

Mukuro Ikusaba, nel frattempo, non aveva né speranza né disperazione per il mondo.
Perlomeno non mentre era un membro del Fenrir. Era finita per credere di essere tra coloro
che portano disperazione solo perché era cresciuta con Junko. Non aveva nulla contro il
mondo e seguiva la sorella unicamente perché credeva che tale fosse la sua missione.

Solo recentemente aveva iniziato a mettere in discussione i suoi ideali. Non fu toccata né dal
piano di Junko né dal guardare il mondo bruciare ad opera di persone con maschere di
Monokuma, tuttavia quando aveva sentito che Junko intendeva gettare Naegi e gli altri in
un gioco di omicidi, qualcosa dentro di lei aveva cominciato a muoversi.

Il seme del dubbio mise le radici, germogliando in viticci spinati che le avvinghiarono il
piede. E nel momento in cui incontrò i suoi amici per la prima volta travestita da Junko
Enoshima e comprese che i loro ricordi erano davvero scomparsi, i viticci si strinsero
velocemente attorno alle caviglie.

Sono andati via.

Junko è l’unica che sa di me. Solo lei.

Non dovrebbe essere un problema. È come è sempre stato.

Niente sarà più come prima. È così che dovrebbe essere.


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Va bene… credo.

Aveva perso i due anni passati con i suoi amici, e ora li avrebbe traditi portando loro morte
e disperazione. Il cuore di Ikusaba non poteva essere toccato dal fardello di tali crimini, ma
la domanda: «perché il cuore mi fa male?» la tormentava. Forse era per questo che aveva
parlato in quel modo con Naegi nell’infermeria. In seguito quando quest’ultimo le rivelò
quella risposta particolare, qualcosa in lei cambiò.

«Se mai decidessi di uccidere qualcuno, di sicuro non sarai tu!»

Sebbene avesse recitato la parte di sua sorella per tutto il tempo, quel sentimento così sincero
apparteneva alla stessa Ikusaba. Inizialmente pensava di chiedere a Junko se ci fosse
qualche modo per risparmiare Naegi, però la situazione era arrivata a questo punto prima
che potesse averne la possibilità.

Nei due anni passati, Ikusaba aveva acquisito un interesse nel mondo oltre a sua sorella. E
in quel mondo, Makoto Naegi, la prima persona che le aveva sorriso e che aveva fatto da
collegamento tra lei e il mondo, era andato a occupare un posto speciale nel suo cuore.

Quando Ikusaba se ne rese conto, era già troppo tardi. Mentre combatteva con la realtà di
fronte a lei, Monokuma sospirò.

“C’è qualcosa in te che assomiglia a un lupo, comunque? Sei solo un cane che fa qualsiasi
cosa ti dica Junko Enoshima. Quindi è questo che significa il tuo tatuaggio? Che sei solo
una puttanella fedele alla padrona Junko Enoshima? Sono sicuro che Fukawa direbbe così.
Lo garantisco.”

“…?”

Ikusaba era confusa. Monokuma continuò.

“Pensi davvero che fossi serio quando ti ho detto che Naegi aveva il gruppo sanguigno B?”

“Cosa?! J-Junko, mi hai mentito?”

“Chiunque altro avrebbe sospettato qualcosa. Neppure io ho mai pensato che tu mi avresti
semplicemente creduto! È stato totalmente inaspettato! Nemmeno la mia abilità di
prevedere il futuro me l’avrebbe potuto dire. Che shock. Vorrei mettermi a piangere come
un bambino e cercare un gatto robot che risolva tutti i miei problemi!”

“Non preoccuparti, Junko. Le cose non stanno andando come previsto, ma ti prometto che
sono ancora dalla tua parte. …Va tutto bene? Se non ti senti bene, posso aiut—”
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CRACK.

Il suono venne dalla bocca di Monokuma.

“Quello era il suono della mia pazienza che si rompeva. Fatti sotto… non sono mai stato
così infuriato! Ti spacco tutti i denti da latte!”

Monokuma iniziò a mimare pose da boxe. Ikusaba era inchiodata al suo posto mentre
reggeva la busta di sangue. Sul suo volto c’era evidente confusione, intanto Monokuma
agitava le braccia in aria per la frustrazione.

“Non sopporto non essere in grado di predire quanto tu possa deludermi!”

Con un ruggito minaccioso, alzò gli artigli e caricò Ikusaba.

“!”

In un istante, tutte le emozioni sparirono dal suo volto. Non c’era logica in lei, ma solo gli
istinti difensivi che erano stati scritti nelle fibre del suo essere mentre era nel Fenrir. Per un
momento, mise da parte tutti i sentimenti dalla sua mente e rispose all’attacco. Prese l’asta
di metallo usata per tenere le buste di sangue alzate durante la trasfusione, parando gli artigli
di Monokuma. Tuttavia, tali artigli sembravano fatti di una lega estremamente forte e
riuscirono a tagliare diagonalmente l’arma improvvisata di Ikusaba.

Per qualche ragione, Monokuma non tentò un secondo attacco. Parlò ad Ikusaba, invece.

“Sai, quando combatti, non sei una delusione totale. Ad ogni modo, suppongo che sarebbe
stato divertente a modo suo se non fossi riuscita a deviare nemmeno quello. Ora come
ora, sei insignificante in tutti i sensi!”

“M-Mi dispiace. Avevo la testa fra le nuvole… Inoltre io sono l’unica che riesce a capirti,
Junko. Giusto?”

Le parole di Ikusaba erano cariche di delusione. La maschera di ghiaccio che mostrava agli
altri non era per niente simile a quella che mostrava a sua sorella, sembrava quasi avere
personalità multiple. Però Monokuma non disse nulla riguardo al suo comportamento. Si
muoveva a malapena, come se fosse stato spento. Ciononostante Ikusaba gli parlò comunque
col cuore in mano.

“Non posso lasciarti da sola, Junko…”

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Danganronpa IF (Vers. 1.0) Traduzione: alliceteam.altervista.org

Monokuma mantenne il suo silenzio per un certo tempo. Poi, un monitor si accese
nell’infermeria, mostrando la faccia della vera Junko Enoshima. Allo stesso tempo, gli
altoparlanti cominciarono a emettere una voce completamente differente da quella di
Monokuma.

“Come dici, sorella?”

“Oh! Junko, sei tu!”

Gli occhi di Ikusaba brillarono alla vista della sorella, che non vedeva da giorni, tuttavia si
sarebbero spenti quasi subito.

“Sai, sorella, ti sono sempre stata riconoscente. Dico sul serio.”

Era a causa della voce di Junko che, dagli altoparlanti, era terribilmente dolce e gentile.

“…Junko?”

“Mi dispiace molto. Sono stata troppo dura con te. Ho anche provato ad ucciderti poco fa,
e stavo per farti fare qualcosa di orribile. Anche se so quali sono i tuoi sentimenti per
Naegi.”

“I-Io… non…”

“Non forzarti. Forse ancora non l’hai capito, ma è piuttosto ovvio. Non ti è mai importato
nulla di quelle foto della classe, ma ti sei messa in posa solo quella volta in cui fu Naegi a
fare la foto.”

Dall’immagine del monitor, la Super Ultra Disperazione Liceale sembrava una ragazza con
un sorriso dolce e innocente rivolto alla sua sorella più grande. Ma questo era esattamente
il motivo per cui Ikusaba stava lentamente cadendo in un pozzo di paura e disperazione.

“Ho sempre pensato che avresti dovuto mettercela tutta quando eri in una foto con Naegi,
ma suppongo che sia tutto parte del tuo essere deludente, sorellina.”

“…”

“Ma sai, puoi sempre essere insignificante e deludente, però ti voglio bene anche per
questo.”

Ikusaba tremò.

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Danganronpa IF (Vers. 1.0) Traduzione: alliceteam.altervista.org

“Ti voglio bene.”

Da quanto tempo desiderava sentire queste parole da Junko?

Ikusaba credeva che, nonostante ciò che dicesse Junko, lei le volesse davvero molto bene.

Ikusaba credeva che solo lei potesse capire la disperazione conosciuta come Junko
Enoshima.

Tutto ciò era ridicolo.

Il momento in cui Junko disse: «Ti voglio bene», Ikusaba capì, suo malgrado, che non aveva
mai compreso sua sorella. Solo adesso era riuscita a percepire i sentimenti di Junko.

Junko era gentile. Non c’era traccia di menzogna nelle sue dolci parole. Forse diceva il vero
anche riguardo al voler bene alla sorella. Questo era esattamente il perché ciò costituiva la
distruzione della loro relazione. Ikusaba capì che Junko stava tagliando i ponti con lei.

E prima che Ikusaba potesse dire una parola di risposta, la ragazza nel monitor la lasciò con
parole crudeli.

“So che un giorno riuscirai a realizzare i tuoi sogni.”

Era il tipo di commento che dei membri della Super Ultra Disperazione Liceale non
avrebbero mai fatto tra di loro. Il cuore di Ikusaba avvertì di non essere più necessaria a
Junko Enoshima. La sua stessa sorella la stava abbandonando, gli anni di Ikusaba passati in
servizio come membro della Super Ultra Disperazione Liceale non avevano più senso.

Però a Ikusaba non importava del tempo che aveva perso con Junko. Era il fatto di essere
stata rifiutata dalla sua stessa sorellina che la stava gettando negli abissi della disperazione.

Ciò era il motivo per cui Ikusaba aveva speranza.

Sperava che, magari, sua sorella sullo schermo avrebbe detto qualcosa del tipo: «Non è vero!
Pensi davvero che possa dire qualcosa di così sdolcinato? Diamine, sei una palla! Non puoi
sparire e basta una volta tanto?». Sperava che Junko potesse criticarla e dirle che era
inutile. Ikusaba non era masochista, ma avrebbe preferito sentire una risata sprezzante e
ricevere un proiettile piuttosto che continuare a provare quella sofferenza.

Tuttavia…

“Ti voglio bene, sorellona. Ciao ciao.”


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Danganronpa IF (Vers. 1.0) Traduzione: alliceteam.altervista.org

Il monitor si spense, lasciando Ikusaba con l’addio peggiore che avesse mai ricevuto. E come
se si fosse preparato, Monokuma si rialzò di nuovo.

“I legami di sangue sono magnifici, non credi? Lo sapevi che la metà di tutti gli assassini
sono commessi da membri della famiglia?” — il suo tono non era diverso dal solito.

Non era chiaro se Ikusaba lo stesse ascoltando. Ma strinse le presa sul suo bastone di metallo
e gettò la busta di sangue sul tappeto.

“Mi dispiace.”

“Mi dispiace. Mi dispiace. Mi dispiace. Mi dispiace.”

“Junko, mi dispiace…”

“Mi dispiace…”

Mormorò tra sé come a recitare un incantesimo. Ikusaba non raccolse la busta di sangue sul
pavimento, ma invece si avvicinò a Naegi con il bastone in mano.

“Lo farò… come si deve. Non sbaglierò. Quindi per favore…”

“Oh? Cosa vuoi fare come si deve a Naegi con quel bel bastone? Un po’ di XXX? O forse
vuoi finirlo? In ogni caso, io ci sto!”

Ikusaba era ancora più distrutta. Monokuma si avvicinò, allegro.

Il suo corpo fu silenziosamente sollevato in aria.

“Eh?”

Non c’era espressione sul suo volto mentre cercava di capire cosa gli fosse appena successo.
E in un batter d’occhio, fu impalato da un bastone di metallo. La fine del bastone, che lui in
precedenza aveva tagliato diagonalmente appuntendolo, si infilzò in Monokuma e distrusse
la telecamera di sicurezza. Si ruppe con un crepitio.

Un capo dell’asta era nella telecamera di sicurezza, e dall’altra era appeso Monokuma. Mosse
la bocca come a dire qualcosa, ma dagli altoparlanti uscì solo rumore bianco. E diversi
secondi dopo, le sue funzioni cessarono completamente.

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Ikusaba aveva silenziosamente calciato in aria Monokuma. E nel momento in cui la sua fonte
di energia, il circuito della bomba e la telecamera di sicurezza dell’infermeria si erano
allineati in aria, li aveva trafitti con l’asta di metallo.

Con la sua forte presa, aveva utilizzato una tecnica che andava oltre il normale, superando
persino il livello Super Ultra, ad vette sovrumane. Ikusaba non aveva più un briciolo di
esitazione in sé. I suoi occhi brillarono come quelli di un predatore che caccia la sua preda
nell’oscurità.

Intorno a lei c’era un aura di determinazione, conferendole un aspetto ancora più pericoloso
di quando stava affrontando Oogami. Non degnò Monokuma nemmeno di uno sguardo
mentre si avvicinava a Naegi, che respirava debolmente. Ricordava le parole che Junko aveva
usato per distruggere il loro legame di sangue.

“Quindi questa è la disperazione.” — sospirò, sussurrando a se stessa. “Mi dispiace, Junko.


Solo adesso capisco cosa sia in realtà.”

Voce atona, come un robot.

“Ma adesso comprendo. Ora va tutto bene.”

Stava reprimendo il furore all'interno con una maschera di stoicismo.

“Ecco perché… me ne assumerò la responsabilità. Ti renderò felice, Junko. Ti farò


disperare. Salverò Naegi... Mi assicurerò che nessuno dei nostri amici muoia. Li tirerò
fuori da qui. E ucciderò tutti i rivoltosi all'esterno. Hai pianificato tutto ciò per anni, ucciso
così tante persone… quindi io distruggerò tutto, fino alla più piccola traccia.”

Non era spinta dal risentimento per esser stata abbandonata. Ikusaba l’avrebbe fatto per il
bene della sorella.

Ritrovandosi tra la Super Ultra Disperazione Liceale e la speranza che le aveva conferito
Makoto Naegi, si stava ridefinendo come qualcosa di dissimile da entrambi.

Ikusaba andò avanti, non sapendo se il sentiero di fronte a lei l’avrebbe portata alla speranza
o alla disperazione.

Effetto del ponte sospeso: Accade quando il soggetto attraversa un ponte sospeso e
(1)

vede un individuo dell’altro sesso. Il cuore comincerà a battergli nel petto a causa della
paura. Di conseguenza fraintende ciò come l’innamoramento, visto che anch’esso
comprende l’accelerazione del battito cardiaco.

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Danganronpa IF (Vers. 1.0) Traduzione: alliceteam.altervista.org

Passarono più di dieci minuti.

Un rumore di passi risuonò da dove si trovava la palestra, poi una piccola folla si riunì
davanti all’infermeria.

Genocider Shou aveva evitato gli attacchi di Oogami al meglio delle sue abilità, ma il feroce
“così è più che sufficiente, pazza furiosa” di Togami la costrinse a fermarsi di colpo.

“Ooooh? Sentire una cosa simile dal mio bel quattrocchi rende la mia tredicesima lettera
dell’alfabeto davvero eccitata! Dicono che la linea tra sadismo e masochismo è più sottile
di un foglio di carta, ma i miei muri sono fatti di cartone! Non puoi spiegare queste ondate
di passione con un pezzo di poltiglia compressa!”

Mentre Shou sbraitava cose senza senso verso Togami, Oogami la immobilizzò, dopodiché
venne legata con il cavo di un microfono della palestra e rinchiusa nella sua stanza. Metà
degli studenti rimase nei paraggi per tenerla d’occhio, mentre l’altra metà si organizzò per
setacciare la scuola.

“…”

Quando le porte dell’infermeria si aprirono, Kirigiri si trovò di fronte a un Monokuma non


funzionante, con un buco nel petto e i rottami di una telecamera di sicurezza tutt’intorno.

La carneficina non era limitata all’infermeria. Gli studenti avevano già visto diverse altre
telecamere distrutte mentre arrivavano lì, così come parti di Monokuma sparpagliate in giro.

Regola n°5: «La violenza nei confronti del preside, Monokuma, è proibita, così come la
distruzione delle telecamere di sorveglianza.»

La regola era stata infranta, ma se Ikusaba era dalla parte del Monokuma originale, non
sarebbe stata costretta a seguire tale regola. Sebbene il Monokuma nella palestra avesse
smesso di muoversi e avessero perso contatto con il sedicente hacker, gli studenti credevano
che quest’ultimo avesse attaccato Ikusaba con un’unità diversa.

Con quest’ipotesi in mente, Kirigiri ritornò verso l’infermeria. I letti erano vuoti, ma dal
sangue poteva capire che qualcuno ci era stato sopra molto recentemente.

“Tsk. Sono scappati…” — sbottò Oowada, voltandosi. Però Kirigiri non lo seguì.
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Danganronpa IF (Vers. 1.0) Traduzione: alliceteam.altervista.org

“…Fujisaki ed io resteremo qui per cercare indizi.”

“Eh? Che intendi?” — chiese Fujisaki con gli occhi spalancati, ma Kirigiri continuò con
freddezza.

“Potremmo trovare qualcosa se esaminiamo i resti di Monokuma. Ho deciso che tu saresti


la candidata più adatta a lavorare con macchinari come questo.”

“Ma non sarà pericoloso?” — chiese Oogami. Naturalmente, era entrata nel gruppo
investigativo perché era l’unica che poteva neutralizzare Ikusaba.

Kirigiri scosse la testa.

“Sfortunatamente, Fujisaki e io saremmo solo un fardello per te se ti trovassi in una


situazione difficile. Quindi penso che per noi sarebbe meglio restare qui a cercare indizi,
piuttosto che diventare dei potenziali ostacoli. Potremmo anche essere in grado di trovare
un modo per comunicare senza fili con il mondo esterno attraverso questa unità
Monokuma.”

“Certamente. È molto ragionevole. Allora il resto di noi esaminerà questo piano. Se dovesse
succedere qualcosa, chiamaci immediatamente.”

Oogami e gli altri lasciarono l’infermeria.

“Come potrebbe aver fatto così tanti danni?” — si chiese Fujisaki, cercando di esaminare i
resti di Monokuma. Kirigiri, nel frattempo, si avvicinò a uno dei letti e si concentrò. Un
momento più tardi, confermò una certa ipotesi che si era fatta. E con un sospiro silenzioso,
parlò ad alta voce, sempre in piedi sul posto.

“Lascia che mi scusi in anticipo, Fujisaki.”

“Eh?”

“Ho finito per trascinarti in questa scommessa. Perciò, nella remota possibilità che succeda
qualcosa, voglio che tu corra immediatamente nel corridoio e che chiami aiuto.”

“C-Che vuoi dire?”

Ma invece di rispondere, Kirigiri puntò verso uno dei letti vuoti.

“Dirò questo: sono pronta ad ascoltarti. Non importa quanto sia strana la tua storia,
prometto che non esprimerò giudizi finché non mi avrai detto tutto quello che vuoi dire.”
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Danganronpa IF (Vers. 1.0) Traduzione: alliceteam.altervista.org

“?”

Fujisaki era confusa.

La Super Ultra “mistero” Liceale chiuse gli occhi e fece una richiesta alla Super Ultra
Softwarista Liceale.

“Fujisaki, il tuo portatile ha un microfono e un registratore?”

“Eh? Oh, certo.”

“Allora voglio che registri tutto quello che sentiremo da questo punto in poi.”

“…?”

Che intende con: «tutto quello che sentiremo»? Non c’è nessun altro qui… —si chiese
Fujisaki, che cominciò lo stesso a lavorare per collegare le parti di Monokuma al portatile
mentre faceva partire la registrazione.

“Ora registreremo ogni suono in questa stanza…” — disse Fujisaki, un po’ nervosa. Kirigiri
annuì, soddisfatta. Si voltò di nuovo verso il letto vuoto.

“Dunque, cosa avresti fatto se avessi detto a tutti di aver trovato Naegi?”

Fujisaki si voltò senza pensare. Visto che era accovacciata per esaminare il Monokuma non
funzionante, era facile vedere a cosa si riferisse Kirigiri.

Uno dei letti dell’infermeria si trovava in un punto cieco rispetto alla porta. E sotto a quel
letto c’era Naegi, disteso sul pavimento. Una sacca di sangue era nascosta accanto al letto,
fornendogli lentamente la trasfusione.

Comunque, ciò che conteneva la sacca era chiaro. Probabilmente gli forniva solamente una
soluzione salina per l’idratazione d’emergenza. Non sarebbe stato efficace come una
trasfusione di sangue, ma lo avrebbe aiutato a non andare in shock. Sebbene Fujisaki non
avesse nessuna conoscenza medica oltre a ciò, la sorpresa più grande era che Naegi era
rimasto nell’infermeria per tutto il tempo.

E non solo, il fatto che Kirigiri si stesse rivolgendo non al letto sotto al quale si nascondeva
Naegi, bensì a un altro letto sotto cui nessuno era visibile, terrorizzava Fujisaki.

“Mentre gli altri erano distratti da Naegi, avrei preso qualcun altro in ostaggio.” — disse
una voce proveniente proprio da quel letto.
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Danganronpa IF (Vers. 1.0) Traduzione: alliceteam.altervista.org

Solo da una posizione vantaggiosa molto vicina al pavimento accanto al letto era possibile
confermare l’identità della voce. Sorprendentemente, la persona che si nascondeva lì era
aggrappata alla parte inferiore del telaio. Il modo in cui lei si reggeva ricordava quello di un
ninja: una rapida occhiata lì sotto non l’avrebbe per niente scoperta. E senza considerare la
struttura del letto, era facile dire che qualcuno capace di resistere in quella posizione per così
lungo tempo avrebbe dovuto possedere una grande forza fisica. Era indubbiamente Mukuro
Ikusaba, la Super Ultra Soldatessa Liceale.

“Eppure hai fatto finta di non notarmi. Perché?” — chiese Ikusaba, fredda come il ghiaccio.
Kirigiri rispose senza battere ciglio.

“Perché volevo ascoltare ciò che avevi da dire, mentre eri calma.”

“…”

“Ho capito che eri sotto al letto nel momento in cui sono entrata nella stanza. È leggermente
inclinato su un lato, in confronto agli altri.”

Fujisaki provò a vedere se ciò era vero, ma non sembrava esserci una differenza visibile tra i
letti. Solo le capacità osservatorie affinate di Kirigiri poteva cogliere differenze così sottili.

Sembrava che Ikusaba fosse arrivata alle stesse conclusioni. Emerse in silenzio da sotto il
letto, dopo aver chiarito le ragioni di Kirigiri. C’era una maschera di ghiaccio sul suo volto.
Per Fujisaki, era ancora più terrificante della bomba all’interno del Monokuma disattivato.
Ciononostante, Ikusaba si voltò immediatamente verso Kirigiri. Si appoggiò al muro e lasciò
cadere le braccia mentre poneva una nuova domanda.

“Perché… volevi sentire ciò che ho da dire?”

Era una domanda semplice, ma Kirigiri ci pensò un momento. Sembrava che stesse cercando
la risposta in se stessa.

“…Se me lo chiedi, è perché voglio rimanere neutrale.”

Kirigiri chiuse gli occhi e arrivò al punto: l’incongruenza riguardo al suo stesso corpo.

“Molti dei miei ricordi sono svaniti. Non ho idea di chi io sia, o quali talenti mi abbiano
portato all’Accademia Kibougamine.”

Riuscì a sentire Fujisaki sussultare dietro di lei, però continuò normalmente.

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Danganronpa IF (Vers. 1.0) Traduzione: alliceteam.altervista.org

“Ciò nonostante, qualcosa mi dice che devo stare a sentire ciò che hai da dire senza
giudicare. Che tu sia buona o malvagia, devo comprendere i fatti per arrivare alla verità.
Devo giungere a quella conclusione attraverso le informazioni raccolte con i miei stessi
occhi e orecchie. Penso che questo sia il metodo che mi è stato insegnato in passato.”

“…Vero. Sei sempre stata così, Kirigiri.”

“E prima di sentire ciò che hai da dire, c’è una cosa che voglio sapere.”

“…Cosa?”

Non c’era traccia di emozione nella risposta di Ikusaba. Kirigiri allo stesso modo pose la sua
domanda come se stesse parlando tra sé e sé.

“Che talento mi ha portato in questa scuola?”

La risposta fu fin troppo semplice.

“Kirigiri… tu sei la Super Ultra Detective Liceale.”

Tale risposta sarebbe diventata un punto di svolta per entrambe le ragazze.

“…Grazie. Ora tutto torna.”

Kirigiri sollevò lentamente la testa e espose la sua ipotesi.

“Se la perdita di memoria non è una coincidenza, allora tu… no, la tua organizzazione ha
il potere di cancellare i ricordi. E secondo questa supposizione, possiamo considerare gli
eventi avvenuti in palestra e arrivare a una certa conclusione.”

“…Che sarebbe?”

“Che ciò che hai detto a Togami mentre stava abbandonando Fukawa… la tua
affermazione secondo la quale loro si conoscerebbero da due anni potrebbe essere vera, in
effetti.”

Naegi che aveva chiamato Ikusaba per nome.

Le concessioni e le negazioni di Ikusaba.

Le affermazioni di Genocider Shou.

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Le irregolarità che il potente spirito di osservazione di Kirigiri aveva percepito si stavano


unendo per fornire una risposta.

“C’è la possibilità che i ricordi di Togami e Fukawa siano stati cancellati, proprio come i
miei, anche se non mi sembra che si trovino nelle stesse mie condizioni. Tuttavia se
assumiamo che il responsabile abbia un certo controllo sull’intervallo di ricordi da
eliminare, l’idea che Monokuma si sia mostrato a noi il giorno della cerimonia d’entrata
non è più una certezza. È possibile che conoscessimo Touko Fukawa da due anni.”

“M-Ma che stai dicendo, Kirigiri?” — gridò Fujisaki, mentre continuava a lavorare su
Monokuma e sul portatile. Kirigiri nel continuare si rivolse a entrambe le sue compagne.

“Avevo pensato che fossimo stati narcotizzati e addormentati nel momento stesso in cui
abbiamo messo piede nella scuola, però c’è la possibilità che tutto ciò sia una montatura.
Per esempio, potremmo aver passato gli ultimi due anni alla Kibougamine, ma i ricordi
relativi potrebbero esser stati cancellati. Un’altra possibilità è che potremmo non essere
mai stati dei Super Ultra Studenti… bensì semplicemente dei tizi anonimi a cui sono stati
impiantati sedici anni di ricordi falsi.”

Le affermazioni di Kirigiri sembravano assurde, ma non c’era una punta di ilarità nei suoi
occhi. Si voltò verso Ikusaba, rivolgendosi a lei.

“In altre parole, nella mia mente, sto considerando la possibilità che la tua strana storia
possa in effetti essere vera.”

Dopo la frase di Kirigiri cadde il silenzio. Però non si fece schiacciare dall’atmosfera. Al
contrario, perforò di nuovo l’aria con la sua voce.

“Finché non avrò informazioni, non posso fare molto oltre a formulare ipotesi. Ecco perché
voglio ascoltare ciò che hai da dire, Mukuro Ikusaba. Non ho alcuna intenzione di
prendere alla lettera le tue parole di prima o quelle di quel sedicente hacker.”

Fece una pausa, chiudendo gli occhi. Disse la frase seguente con determinazione.

“Tuttavia voglio giungere a un giudizio più oggettivo possibile. Ovviamente, questo è


possibile solo se ti fidi di me e mi dici la verità.”

La voce di Kirigiri rendeva chiara la decisione con cui venivano pronunciate.

Ikusaba strinse leggermente gli occhi e si voltò verso Kirigiri, il suo sguardo luccicava di un
mix di emozioni diverse. Ciò nonostante l’espressione e il tono non vacillarono.

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Danganronpa IF (Vers. 1.0) Traduzione: alliceteam.altervista.org

“Giusto… Sei sempre stata così, Kirigiri…”

Ripeté quello che aveva già detto quasi tra sé, poi parlò ad alta voce.

“Questo è esattamente il motivo per cui Junko si è preoccupata di cancellarti più ricordi
rispetto agli altri.”

“…”

“Va bene. Ti dirò tutto.”

Dopo aver messo Naegi sul letto, Ikusaba cominciò la sua spiegazione parlando
meccanicamente.

Descrisse la vita di una ragazza che venerava l’idea di diffondere la disperazione nel mondo
e in se stessa.

Il piano per la disperazione che era stato messo in moto due anni prima… o forse anche
prima.

Il fatto che il mondo era attualmente dominato dalla stessa disperazione.

Ikusaba concentrò tutto quello che sapeva in una spiegazione il più semplice possibile.

Ecco perché Kirigiri la trovò ancora più assurda di quanto si fosse aspettata. In quella storia,
Ikusaba rivelò anche la verità sulla giovane detective.

Chi era Kirigiri, e il perché si trovasse in quella scuola.

E perfino gli ultimi attimi del vero preside, il padre di Kirigiri.

“…”

Kyouko Kirigiri non una volta interruppe la spiegazione poiché era confusa. Impallidì
quando Ikusaba parlò del preside, ma forse la perdita di memoria e la stranezza della
situazione aveva attutito lo shock di aver perso il padre. Ciononostante, Ikusaba non si
aspettava che Kirigiri si fidasse subito di lei.

Dopo aver ascoltato la storia, Kirigiri rimase in silenzio per un po’. La sua insolita forza
mentale le aveva permesso di ascoltare la storia di Ikusaba senza negarla dicendo che fosse
assurda o rifiutandola ciecamente.

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Danganronpa IF (Vers. 1.0) Traduzione: alliceteam.altervista.org

“Non sei costretta a credermi. Dopotutto, tutte le foto che possono provare ciò che dico le
ha Junko. Raccontare è tutto quello che posso fare.”

E con ciò, Ikusaba si diresse in silenzio verso le porte dell’infermeria. E poco prima di uscire,
riprese a parlare senza voltarsi indietro.

“Ma anche se non mi credete… Kirigiri, Fujisaki… Grazie per avermi ascoltata fino alla
fine.”

Con un tono insolito per delle scuse, si voltò di nuovo per guardare Naegi, che respirava a
fatica sul letto.

“...Non provate a muovere Naegi. E quando si sveglia, dategli un paio di gocce di un energy
drink. Ne troverete in cucina o nel ripostiglio.”

“Va bene, ma che hai intenzione di fare, Ikusaba?” — chiese Kirigiri. Ikusaba raddrizzò le
spalle.

“Disperazione…”

“?”

“Devo… mostrare a Junko la disperazione.”

Ikusaba aprì la porta, mormorando tra sé.

“Dopotutto, è l’unica cosa che so fare.”

“No, c’è qualcos’altro.”

“?”

Ikusaba si fermò. Kirigiri parlò ad alta voce.

“Finché sei in combattimento contro Monokuma, non sarà in grado di toccare Naegi, che
sia Junko Enoshima o Besshiki Madarai.”

“…”

“Non posso fidarmi completamente di te, ma posso comprendere il fatto che vuoi salvare
Naegi. Non come Besshiki Madarai, che lo ha abbandonato immediatamente. Giusto?”

“…Mi dispiace. Io… Io non so molto sulla comprensione…”


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Ikusaba distolse lo sguardo, poi fece un leggero inchino mentre usciva dall’infermeria.

“Però… ehm… farò del mio meglio.”

Le porte si chiusero. Ikusaba se n’era andata.

“…Mi dispiace di averti coinvolto, Fujisaki.”

Mentre Kirigiri stava organizzando mentalmente l’enorme quantità di informazioni che le


aveva fornito Ikusaba, si rivolse a una Fujisaki pallida e tremante, che stava ancora
lavorando su Monokuma.

“K-Kirigiri… Riguardo a quello che Ikusaba ha detto…”

“Ancora non abbiamo idea se quello che ha detto è vero o no. Non c’è motivo di
preoccuparsi.” — disse Kirigiri cercando di tranquillizzarla.

Tuttavia, Fujisaki distolse lo sguardo e si concentrò sul portatile.

“Io… penso che stia dicendo la verità.”

“…? C’è una ragione particolare?”

“Ehm, dunque… sono abbastanza sicura che qualcuno stia controllando Monokuma
dall’esterno, però…”

La Super Ultra Softwarista Liceale aveva connesso parti del sistema di Monokuma al
computer e stava analizzando le componenti del sistema di controllo. Fujisaki aveva notato
qualcosa di insolito.

“Riguardo al programma di controllo… pensavo che sarebbe passato un anno prima che
potesse andare online. Ma… questo sistema funziona alla perfezione.”

Fujisaki era sopraffatta e parlava con voce tremante.

“Non puoi esserne sicura. C’è la possibilità che qualcun altro stesse sviluppando in segreto
lo stesso programma nel frattempo…” — disse Kirigiri, cercando di evitare le conclusioni
affrettate proponendo un’altra possibilità.

Però Fujisaki negò tale possibilità scuotendo la testa.

“Ehm… no. Beh, è che sembra molto familiare…”

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Danganronpa IF (Vers. 1.0) Traduzione: alliceteam.altervista.org

Kirigiri si voltò verso la sua compagna di classe, sgomenta.

“Fujisaki! Allora questo programma…”

“…”

“Non dirmi che… lo hai creato tu?”

La Super Ultra Softwarista Liceale non poté far molto oltre ad annuire.

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Danganronpa IF (Vers. 1.0) Traduzione: alliceteam.altervista.org

Di fronte all’entrata del primo piano.

Mukuro Ikusaba continuò ad andare avanti, riuscendo fortunatamente ad evitare Oogami e


Oowada. Proseguì senza problemi fino al secondo posto più grande della scuola dopo la
palestra: il salone d’ingresso con l’entrata sigillata.

E non appena arrivò, Monokuma uscì improvvisamente dalle ombre e le si parò davanti. La
sua silhouette era totalmente fuori posto in una stanza che assomigliava a un bunker
antiatomico, con artiglieria pesante e compagnia. Torse il corpo a forma di pallone,
ghignando con sussiego.

“Upupupu… Mi chiedo cosa stessi facendo nell’infermeria. Ti sei occupata della tua rivale
in amore, o hai augurato loro un felice matrimonio? In ogni caso, non pensi che il nostro
caro Naegi stia benissimo insieme a Kirigiri? Se questo fosse un thriller, sarebbero l’ultima
coppia a sopravvivere!”

“…”

“Beh, immagino che comunque morirebbero alla fine! Si scopre che il serial killer era
rimasto in vita! Splat! Sangue dappertutto! Plop! Rimangono spellati! Sono un grande fan
dei finali a sorpresa: «pensavi-di-esserti-salvato-e-invece-MORTE!-nel-finale-nazione»
…Un momento, che c’entra quel ‘nazione’?!” — Monokuma si lamentò con rabbia, ma
Ikusaba rimase impassibile. Lo guardò, fredda e affilata come un frammento di ghiaccio,
come se aspettasse il seguito.

“Upupupu... Orsunque, sono così incredibilmente triste… La nostra pacifica vita scolastica
sta venendo messa sottosopra da una teenager delinquente. Di’ addio a questo fallimento
di preside che sono. Mi Mono-evolverò in Magno e grande preside e ti riporterò sulla retta
via, giovincella!”

Non appena finì di parlare, Monokuma sfoderò i suoi artigli d’acciaio e corse freneticamente
verso Ikusaba.

“E se devo riportarti sulla retta via, vuol dire che per prima cosa dovrò ucciderti!”

Un attimo prima di concludere la frase, Monokuma accelerò in un batter d’occhio e caricò


Ikusaba come un missile. Lei non ebbe problemi a schivare il suo attacco, ma Ikusaba mise
più distanza del dovuto tra lei e Monokuma nel caso i suoi artigli fossero estendibili.
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Danganronpa IF (Vers. 1.0) Traduzione: alliceteam.altervista.org

Tuttavia un’altra figura apparve accanto a lei.

“!”

Ikusaba sforzò il corpo al limite per evitare per un pelo l’attacco del nuovo arrivato. Quando
atterrò sul pavimento un momento dopo, fu colpita da una scena surreale.

(“Upupupu… Allora, cosa vuole la nostra macchina di morte immortale? Dirai agli altri la
verità e fuggirai dalla scuola? Anche se sai cosa ti aspetta all’esterno?”)

Due unità Monokuma stavano dicendo la stessa cosa allo stesso momento.

(“Sai, non mi importa se lo fai. Sarà fantastico ed eccitante vedere le loro facce nel
momento in cui il loro sollievo per essere sopravvissuti si trasforma in disperazione!
Faranno a gara per tornare dentro!”) — dissero i due Monokuma in stereo. (“Hai detto che
avresti distrutto i miei piani, però non c’è modo per te di raggiungere il lieto fine. Sei una
delle persone che fin dall’inizio lo hanno reso inaccessibile!”)

“…”

(“Lo sai che non c’è possibilità che ti ringrazino, no? Potete pure uscire tutti quanti, ma non
riuscirete a fare tanto i gradassi quando comincerete a respirare quell’aria inquinata.
Dimentica il perdono, alcuni di loro potrebbero anche infuriarsi e cercare di tornare
dentro, inoltre alcuni di loro potrebbero incolpare te per avergli detto la terribile verità!
Ma, ancora una volta, tu hai la colpa di tutto. Scuuusami, Monokuma ha fatto un piccolo
sbaglio!”)

Anche se Ikusaba stava affrontando due avversari difficili, la sua maschera non cedette.
Aveva capito che Junko Enoshima poteva controllare due unità Monokuma allo stesso
momento e con facilità.

Tirando fuori apparentemente dal nulla un tubo di ferro lungo quanto un braccio, assunse
una posa da combattimento. Era la sbarra che un tempo serviva per le trasfusioni del sangue,
ora però trasformata in un’arma affilata.

“Va tutto bene. Io ci… sono abituata.”

La paura che aveva mostrato quando Monokuma aveva detto: «Naegi potrebbe arrabbiarsi
con te» era ormai scomparsa. Avendo realmente messo tutto da parte, Ikusaba fece le sue
richieste con decisione.

“Junko, apri le porte.”


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(“…”)

I Monokuma, a una richiesta così diretta, rimasero fermi in silenzio per un momento. Poi
risposero,

(“Cosa? Perché?”)

“In questo modo, potremo andare via tutti insieme.”

Era un’altra risposta diretta. I due Monokuma si posizionarono come se stessero


confabulando sottovoce. Ikusaba sapeva che la cosa serviva a insultarla, così continuò a
parlare a Junko, che controllava gli orsi.

“Io ci credo. Io credo che tutti quanti capiranno una volta che gli mostrerò il mondo
esterno. A quel punto, non sospetteranno più di Naegi.”

(“Ah è così, Signorina Sorella Delusione? Non hai capito perché abbiamo un sistema di
filtrazione dell’aria in questa scuola?”)

“L’aria all’esterno è nociva, ma non è immediatamente letale… credo. È comunque anni


luce migliore che vivere in questa scuola, uccidendosi a vicenda uno dopo l’altro… penso.”

(“E come puoi esserne così sicura? Sai di cosa sto parlando, no? Prima che il precedente
preside venisse spedito nella spazio e diventasse uno Star Child, tutti ebbero un’udienza
privata con lui ed accettarono di rimanere nella scuola. Sei sicura di voler tradire i loro
desideri?”)

Ikusaba chiuse e riaprì gli occhi, avanzando lentamente di un passo.

“A me… non importa di quello che provano.”

(“Cosa?”)

“Junko, tu sei tutto ciò che ho. Quindi non preoccuparti, sorellina. Mi prenderò sempre
cura di te, quindi… giuro che ti farò cadere nella disperazione. Giuro che renderò felici
Naegi e tutti gli altri. Così quando troverai gioia in quella disperazione, mi fiderò della
speranza di Naegi e ritornerò da te.” — disse Ikusaba, esitante ma allo stesso tempo decisa.
I Monokuma si guardarono di nuovo l’un l’altro e cominciarono a parlare tra di loro.

“Oh cielo, così non va bene per niente, Monokuma A. Questa ragazza non si accorge della
sua ipocrisia?”

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“Il suo lato deludente sta facendo faville ed esplosioni, Monokuma B.”

I due orsi si girarono verso Ikusaba, che era pronta a distruggerli. Quindi parlarono
all’unisono…

(“Cosa ne pensi, Monokuma C?”)

“…?”

La loro domanda confuse Ikusaba per un momento, ma i suoi istinti le imposero di buttarsi
su un lato. Un terzo Monokuma, con gli artigli d’acciaio sfoderati, colpì nel punto in cui la
sua testa si trovava fino a un momento prima. La nuova unità atterrò con una piroetta
spettacolare. Si girò verso Ikusaba, che era aggrappata al soffitto con ciò che rimaneva di
una telecamera di sorveglianza tra le braccia.

“La penso proprio come voi, A e B.”

I tre Monokuma erano disposti in fila. Era il tipo di visione che gli studenti bloccati in questa
scuola avrebbero considerato un incubo a tutti gli effetti.

((“Ma certo! Upupupupu!”))

Le tre unità parlarono insieme, con tutti e sei gli occhi che guardavano Ikusaba. Una frazione
di secondo dopo, saltarono in tre direzioni diverse e rimbalzarono su uno dei muri della
stanza. Naturalmente, l’obiettivo comune del loro attacco triangolare era Ikusaba,
aggrappata al soffitto.

I loro artigli volarono verso di lei da direzioni diverse, come a cercare di metterla all’angolo.
Ma un assalto del genere non costituiva un pericolo per Ikusaba. Rimanendo aggrappata al
soffitto con un braccio, roteò pugni e calci come un turbine. I Monokuma caddero sul
pavimento con uno schianto.

Ikusaba non si fece scappare l’occasione. Li inseguì, atterrando sul pavimento e roteando il
tubo di metallo. Tuttavia all’improvviso si fermò e fece un passo indietro. Uno dei
Monokuma esplose con un boato assordante. Aveva usato la bomba all’interno per cercare
di portare con sé anche Ikusaba. Però il suo temprato istinto le fece evitare l’esplosione
prima che se ne rendesse conto.

Ikusaba, per un momento, rivolse la sua attenzione al corridoio, chiedendosi se il suono


dell’esplosione avrebbe potuto allertare Oogami e gli altri, ma non sentì alcun rumore di

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passi venire verso di lei. Dopodiché da qualche parte in mezzo al fumo, la voce di Monokuma
la schernì.

(“Oh, non ti preoccupare. Ho detto agli altri studenti di riunirsi in mensa. Tutto quello che
ho dovuto dire è che ho disattivato il gas velenoso e che un team speciale della polizia stava
venendo qui! Scommetto che sono tutti raggruppati insieme a Kirigiri e gli altri. Anche
Naegi!”)

“!”

((“Dubito che Oogami possa fargli del male, ma scommetto che qualcuno come Togami
potrebbe arrivare al punto di torturarlo una volta svegliato! Sfregare sale o salsa di soia
sulla ferita… Solo a pensarci mi surriscaldo! Puhyayayaya!”))

Ikusaba inclinò leggermente la testa mentre ascoltava le voci sovrapposte dei Monokuma.

“…Scopriranno che stavi mentendo riguardo alla polizia. Ti sta bene?”

(((“Benissimo! Dopo aver finito con te, per quanto me ne importi, potrebbero scoprire
anche che tutto quanto è una menzogna. Upupupu…”)))

“…?”

((((“Non capisci? Che delusione!”))))

Ikusaba finalmente si rese conto di qualcosa… non la ragione per cui a Monokuma non
importasse che gli altri studenti scoprissero la verità, ma che il numero delle voci di
Monokuma stava lentamente aumentando.

(((((((((“Upupupupu… Upupupupu…”)))))))))

Il fumo cominciò a diradarsi. Tre Monokuma erano di fronte a lei. Quello che era esploso
non poteva essersi riparato da solo, e ciò significava che una nuova unità aveva preso il suo
posto. Però il numero delle voci che Ikusaba poteva sentire era chiaramente più alto. E come
a provare l’accuratezza del suo udito, i Monokuma si mossero contemporaneamente.

Le tre unità si piegarono in avanti allo stesso momento, torcendo il loro corpo. Alle loro
spalle emersero poi altre unità Monokuma, come ombre viventi. La seconda fila di
Monokuma mimò i loro predecessori con una frazione di secondo di ritardo, rivelando altri
Monokuma dietro di loro. In definitiva, Ikusaba contò approssimativamente dieci unità in
ognuna delle tre file.

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[Upupupupu… Giusto per la cronaca, questa mossa si chiama danza del cerchio. Mai
sentita?]

Trenta Monokuma sfoggiarono le loro conoscenze irrilevanti all’unisono. Ikusaba sapeva che
c’erano numerose unità Monokuma in giro per la scuola, ma solo Junko Enoshima aveva
idea di quante fossero. Non c’era modo di sapere quale percentuale del totale fossero queste
trenta unità.

La massa bianca e nera girò e volteggiò. Sembrava che volessero proiettare un’immagine
ipnotica da tutte e tre le direzioni, ma Ikusaba rimase impassibile. Anzi, il bizzarro spettacolo
di fronte ai suoi occhi costrinse la Super Ultra Soldatessa Liceale a recuperare la
concentrazione. Era una persona completamente differente da quella che era caduta nel
panico di fronte alla ferita di Naegi nella palestra.

Respirando lentamente, Ikusaba fronteggiò le trenta unità e sentì il cuore accelerare, non
era per paura, ma per gli istinti scolpiti dentro di lei. Le sue cellule aumentarono al massimo
la velocità di funzionamento, mentre il suo cuore iniziò a pompare rapidamente il sangue in
tutto il corpo. I suoi sensi si acuirono mentre i Monokuma cominciavano di nuovo a parlare
con lei.

[“Non ti preoccupare. Lascerò in vita Naegi.”]

“…?”

[“Dopo tutto, finché sono vivi, posso azzerare i loro ricordi quanto voglio!”]

“…Cosa?!”

[“Upupupu… esatto. Tutti i tuoi sforzi, speranze, sogni e promesse se ne vanno giù nel
cesso!”]

I Monokuma sparlavano dieci alla volta, alternandosi tra una frase e l’altra. Era come se la
mente dietro a loro stesse sfoggiando in libertà le sue abilità nel controllarli.

Ma la Super Ultra Soldatessa Liceale capì le intenzioni dietro a quell’azione… le sue orecchie,
sforzate fino al limite, avevano individuato un movimento tra le voci dei Monokuma.

“…”

Ikusaba scattò, sempre impassibile. Nel momento in cui si mosse, un potente rumore scosse
il salone d’ingresso, mentre armi da fuoco installate sul soffitto iniziarono a sputare proiettili

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come se non ci fosse un domani. I Monokuma erano solo una distrazione che il nemico stava
usando per abbattere Ikusaba.

E come a cercare di chiuderla ulteriormente all’angolo, i Monokuma si lanciarono contro


Ikusaba in mezzo alla tempesta di proiettili. Nessuna unità è stata colpita perché Junko ha
programmato i loro movimenti in accordo con la traiettoria dei proiettili — pensò Ikusaba.
Lei sfrecciò verso le porte, schivando artigli e proiettili ad ogni passo.

Il calcolare le sue schivate, il programmare i Monokuma e le armi in modo che reagissero di


conseguenza era un compito probabilmente impossibile per la maggior parte delle persone,
ma Ikusaba sapeva che era possibile per Junko. Junko possedeva un talento tanto
fenomenale da indurre in disperazione, in qualità di Super Ultra Disperazione Liceale.
Avrebbe superato i normali limiti umani per portare la disperazione su Ikusaba.

La scena davanti ai suoi occhi era disperazione in sé. I Monokuma, contemporaneamente


adorabili e terrificanti, danzavano di fronte a lei come tristi mietitori, protetti da una
tempesta di proiettili. Era una visione che causava disperazione, creata esclusivamente per
Mukuro Ikusaba.

Tuttavia Ikusaba, sorprendentemente, si sentiva quasi sollevata.

Tutto questo… solo per me?

Junko sta facendo tutto questo, solo per me.

Junko… mi stai guardando?

Alla fine, forse il soprannome di “Delusione” dato da Junko era azzeccato per Ikusaba.
Strinse i pugni.

“Grazie, Junko.”

Dopo quel singolo sussurro, sommerso dal rumore delle armi da fuoco, Ikusaba si zittì
totalmente. Grazie al suo status di membro del Super Ultra Disperazione Liceale, il suo cuore
era pieno di gioia. E come a compensare l’improvviso picco emozionale, la scintilla che aveva
negli occhi scomparì.

Il silenzio la circondava, anche il fuoco nemico cessò per un momento. Però questa era solo
l’impressione della mente dietro ai Monokuma. Qualcosa di sufficientemente potente da
zittire le armi da fuoco, qualcosa che nemmeno i sensori di Monokuma potevano misurare,
si era propagato attraverso la scuola, con Mukuro Ikusaba al centro.

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Lo… Lo farò come si deve.

Con questo pensiero finale, anche le sue emozioni tacquero. L’aria intorno a lei si congelò,
mentre sfrecciava nello spazio tra i proiettili. E allo stesso tempo, anche il suo cuore si gelò,
trasformandosi in una macchina. Ci vollero solo pochi secondi alla sua mente e al suo corpo
per fondersi con l’aria intorno a sé, diventando un tutt’uno.

Il salone d’ingresso era uno spazio pregno di disperazione: piovevano proiettili e vari
Monokuma occupavano ogni centimetro della stanza. Però Ikusaba previde ogni loro
movimento e saltò in aria senza un minimo di esitazione. Un Monokuma, che si era
preparato in anticipo, balzò con gli artigli alzati, ma lei schivò facilmente l’attacco, usando
l’unità come trampolino per volare ancora più in alto.

Nel punto in cui si trovava giusto un momento prima piovvero proiettili, che colpirono
l’unità Monokuma che stava cadendo, compreso l’esplosivo installato al suo interno. La forza
dell’impatto causò una reazione a catena, spedendo un altro Monokuma in aria seguito da
una scia di scintille. Ikusaba usò la forza dell’onda d’urto per riprendere equilibrio in volo,
calciando due, tre Monokuma che la attaccavano. Era come se fosse capace di volare.

In contrasto con gli esperti movimenti di Ikusaba, i Monokuma finirono per saltare in mezzo
ai proiettili, esplodendo uno dopo l’altro quasi con ritmo. Diverse unità esplosero all’entrata,
ma la pesante porta non fu nemmeno scalfita dagli impatti.

Avendo acquisito il controllo dell’intero salone d’ingresso, Ikusaba schivò i proiettili e si


accertò dello stato della porta. Non c’era modo di distruggerla solo con le bombe installate
nei Monokuma.

Tuttavia non si fermò. L’intento di Ikusaba era di trovare un modo per fuggire dalla scuola.
Non avrebbe ucciso Junko Enoshima. Le avrebbe semplicemente portato disperazione
portando la speranza nel futuro di Naegi e degli altri. E poiché questo era il suo scopo
principale, non si sarebbe fermata di fronte a nulla per chiedere a Junko come fuggire.

Però in contrasto con la sua determinazione, la bocca di Ikusaba rimase chiusa. Ciò non
significava, tuttavia, che stesse comunicando con la sorella. Dopotutto, proprio questa
situazione, questa battaglia mortale, era come una conversazione per lei.

Il combattimento era tutto ciò che Ikusaba conosceva. Era impossibile per lei avere
interesse, o addirittura bisogno, di qualsiasi altra cosa, o così lei credeva. Sarebbe stata felice
di essere la spada che avrebbe soddisfatto il desiderio di disperazione di sua sorella. Questo
era tutto per Ikusaba, e per tutto questo tempo aveva detto a se stessa di essere incapace di
fare qualsiasi altra cosa.
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Danganronpa IF (Vers. 1.0) Traduzione: alliceteam.altervista.org

Questa era la ragione per cui questo potere era la sua lingua. Uno scontro mortale per
Ikusaba era come un discorso dal profondo del cuore. Infondeva le sue speranze nella
violenza vorticante del combattimento, affrontando nemici che comunicavano alla stessa
maniera. Anche con sua sorella. Ikusaba era incapace di combattere contro Junko Enoshima
in una battaglia verbale, e spesso non le restava che indietreggiare e scusarsi.

Però ora le cose erano diverse. Per quella che sembrava la prima volta nelle loro vite, Junko
comunicava con lei con il suo linguaggio. La Dea della Disperazione che aveva messo il
mondo in ginocchio era comprensibile a Ikusaba.

La gioia l’aveva illuminata, ma ciò la spinse a concentrarsi ancora di più nella


“conversazione”. La sua faccia esprimeva stoicismo, mentre continuava ad affrontare il suo
avversario sul campo di battaglia freddo come il ghiaccio.

Le armi da fuoco della scuola spararono innumerevoli proiettili di disperazione. Ma le parole


di Ikusaba li abbatterono una ad una, evitando la terribile violenza che minacciava di
divorarla. (1)

Ikusaba presto si rese conto che il numero di Monokuma non stava scendendo, anche se
continuava a distruggerli. Anzi, nuove unità continuavano ad aggiungersi alle vecchie.
Ikusaba, da sola, ne stava affrontando quasi cinquanta.

Tuttavia Ikusaba non poteva lasciarsi abbattere così facilmente. Mentre scatenava il suo
potere, il suo cuore esplodeva di un qualcosa che non era né speranza né disperazione.
L’abbandono di Junko le aveva insegnato la disperazione, mentre la violenza di Junko le
aveva insegnato la speranza. Per Mukuro Ikusaba, che non era mai stata interessata al
mondo, forse questo piccolo spazio davanti all’uscita dalla scuola era un mondo perfetto… e
una rappresentazione della sua stessa vita.

E così, questa ragazza infinitamente deludente, che non conosceva altri modi per vivere,
danzò da sola una canzone di speranza, muovendosi al ritmo della disperazione.

Nel cuore della sala elaborazione dati, sala di controllo di Monokuma.

Quanto tempo è passato? Le telecamere di sicurezza installate all’entrata stavano


riprendendo l’immagine di innumerevoli Monokuma che venivano distrutti da un autentico
demone. I Monokuma si moltiplicavano col passare dei minuti e avevano raggiunto il
centinaio, strepitando per riuscire a mettere gli artigli su Ikusaba. Molti di loro si muovevano
automaticamente, programmati per reagire alle azioni di Ikusaba basandosi su informazioni
prese in precedenza dai suoi movimenti.

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Ma nonostante le centinaia di nemici meccanici che la circondavano, Ikusaba non sembrava


per niente impaurita. I suoi movimenti, per nulla impediti da ferite di sorta, erano quasi
divini alla vista. Sebbene questo significasse qualcosa anche riguardo a Sakura Oogami, che
era stata capace di infliggere una ferita sul suo braccio, Ikusaba per come era ora avrebbe
potuto combattere alla pari con la Super Ultra Lottatrice Liceale senza l’uso di armi da fuoco.

Controllando l’interezza del campo di battaglia, era come se Ikusaba avesse trasformato il
salone d’ingresso in una parte di sé. Schivò attacchi da dietro come se avesse occhi sulla
nuca, mentre colpiva i punti deboli dei Monokuma con il tubo di ferro. Parò qualsiasi attacco,
come se la sua pelle fosse coperta di occhi. Era ormai andata oltre il livello Super Ultra,
infrangendo i limiti umani e ascendendo al livello di macchina di violenza incarnata.

Nonostante l’aver compreso quell’incredibile potere nella sua interezza, Junko Enoshima, la
mente dietro a tutto, non era turbata. Fin dall’inizio non c’era niente dentro di lei che non
fosse disperazione. In effetti, Junko quasi tornava ad amare Ikusaba, vedendola intenta nel
cercare di causare disperazione a sua sorella. Junko si disperò pensando al fatto che per poco
non era caduta vittima di simili pensieri, e assaporò tale emozione.

Junko capì benissimo che Mukuro Ikusaba al momento non era né speranza né
disperazione, ma un semplice fenomeno. Non era altro che una ragazza deludente che non
riusciva nemmeno a capire le sue stesse emozioni, aggrappandosi all’unica cosa a cui riusciva
a credere, non l’impeto o la forza, ma la violenza. Ikusaba si era trasformata in un disastro
umanoide, come una tempesta, o forse come una forza onnipresente come la gravità. Era
una macchina progettata per portare la disperazione su Enoshima.

Per un po’, le piacque osservare sua sorella che si scatenava. Anche se Ikusaba avesse
distrutto tutto quanto e avesse rovinato la sua vita, Junko sarebbe stata soddisfatta dalla
disperazione. Si intrattenne con questo pensiero per un momento.

Tuttavia la sua natura così influenzata dalla ricerca della disperazione, la sua personalità
facilmente annoiata, si sollevò nella sua mente. Il sorriso che aveva mentre osservava il
monitor svanì, sostituito da una improvvisa maschera di tranquillità. Junko prese il
microfono che la connetteva direttamente agli altoparlanti di Monokuma.

Ikusaba non era più umana.

Di conseguenza, tutto quello che Junko doveva fare era riportarla indietro.

Con un pensiero così semplice e al contempo capace di portare disperazione, ella sussurrò
nel microfono.

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“Sorella?”

Entrata del primo piano.

“Sorella?”

La voce la stava chiamando.

Il filtro vocale di Monokuma era stato disattivato. La voce di Junko Enoshima veniva da una
delle unità Monokuma, convogliando la sua voce allo stato naturale nella sala d’ingresso.

“…Argh!”

Quell’unica parola era sufficiente.

Con una parola magica, la macchina conosciuta come Mukuro Ikusaba riacquistò la sua
umanità.

Monokuma non poteva lasciarsi scappare quell’occasione. Come muovendosi al ritmo dei
passi barcollanti di Ikusaba, innumerevoli artigli d’acciaio balzarono verso di lei. Ikusaba si
lasciò trasportare dall’istinto per affrontare l’attacco.

Riuscì a schivare l’assalto subendo solo qualche taglio. Ma la disperazione non era giunta
alla fine. La Super Ultra Disperazione Liceale proseguì con il piano successivo, senza
concedere alla sorellona il tempo per riprendersi.

[Ikusaba! Attenta!]

“…Cosa?”

Nel momento in cui sentì quella voce, la mente di Ikusaba si svuotò.

Era la voce di Makoto Naegi, il grido che la salvò dalla lancia Gungnir e che cambiò il suo
destino.

No.

Le ci volle un decimo di secondo per dedurre che Junko aveva semplicemente riprodotto il
suono da una telecamera di sorveglianza che aveva ripreso la scena. Però quella piccola
quantità di tempo era abbastanza per portare Ikusaba (ora umana) nella disperazione.
Proprio mentre si stava riprendendo dallo shock, una delle unità Monokuma balzò da dietro
di lei e le sferrò un calcio rotante alla tempia.

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Ikusaba reagì istantaneamente, usando una mano per attutire l’impatto, ma un altro
Monokuma volò dalla parte opposta con una testata. E non appena Ikusaba schivò l’attacco,
fu colpita da tre calci volanti simultanei da tre unità dietro di lei, e cadde a terra.

“…Argh…”

Il fatto che non usassero gli artigli significava che Junko non voleva ucciderla
immediatamente.

E prima che Ikusaba potesse alzarsi per mettersi in posizione, le dozzine di Monokuma che
la stavano aspettando la assalirono, bloccando ogni sua giuntura. Ikusaba giaceva indifesa a
faccia in giù sul pavimento. Uno dei Monokuma si avvicinò a lei.

“Upupupu… Non è eccitante? Ho una bella ragazza alla mercé di innumerevoli ‘Me’!”

“…”

“Non guardarmi così. Se avessi voluto ucciderti, avrei potuto sparare a raffica con quelle
armi lassù. Però a i nostri amati spettatori che ci guardano in TV non sarebbe andato bene.
Ci proveremo ancora.”

“Cosa… vuoi farmi?” — chiese Ikusaba. Monokuma ghignò.

“Niente, in realtà. Voglio solo far sì che tu prenda parte alla Vita Scolastica di Mutua
Uccisione come facevi prima! Cancellerò i ricordi di tutti, e li farò iniziare di nuovo con le
presentazioni e la cerimonia d’ingresso!”

Rimanendo fedele al personaggio, Monokuma si piegò verso la faccia di Ikusaba.

“Non possiamo lasciare le cose così e rifare tutto. Questa volta, parteciperai come Mukuro
Ikusaba!”

“…?”

“Cancellerò gran parte dei tuoi ricordi come ho fatto per quella seccatura di una detective.
Sarai una povera ragazzina che ha perso i suoi ricordi!” — disse Monokuma, torcendo il
corpo. Dietro di lui c’erano unità Monokuma in attesa, che si agitavano sul loro posto,
creando una scena quasi surreale. Monokuma rivelò il suo piano a Ikusaba.

“Per prima cosa, tu sarai la ragazza che soffre di amnesia, una povera vittima sfortunata
che tutti vogliono bene. Ma quando si addentreranno in profondità nei misteri di questa
scuola, scopriranno sempre di più sul tuo conto. E non vedo l’ora di vedere come
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cambieranno idea su di te, proprio così! Poi magari tu reagirai senza pensarci e io potrei
ritrovarmi a dover cambiare le regole sull’autodifesa! Upupupu…”

“No… non puoi!”

I suoi ricordi sarebbero stati cancellati. Sebbene potesse far poco riguardo al rancore dei suoi
compagni, la prospettiva di perdere anche i suoi ricordi di infanzia, la prospettiva di perdere
il legame con Junko, era insopportabile, nonostante il disinteresse per il mondo di Ikusaba.

“Ho sentito di cose come: «Nuova partita+», ma scommetto che questa sarà la prima volta
che vedo un «Nuova partita-»! Aaaah, suppongo che potresti chiamarlo un handicap
match? O dovrei renderlo ancora più masochistico? Dimenticati della Modalità difficile,
Molto difficile, o Inferno! Mettiamo direttamente Modalità impossibile!”

“…?”

“Per esempio, potrei farti fare un giro della scuola appesa sul retro di una motocicletta.
Poi verresti colpita da un milione di palle da baseball, seguito da un bel rogo, poi una bella
schiacciata con una pressa prima di cancellare i tuoi ricordi!”

“…!”

Ikusaba aveva qualche idea da dove queste cose venissero fuori. Erano parte degli strumenti
che avevano preparato per le esecuzioni degli studenti.

“Tutti inizieranno con le presentazioni e troveranno te, una ragazza piatta e fasciata senza
ricordi e un tatuaggio Fenrir sulla mano, che cammina per i corridoi! Scommetto che ci
sono maniaci là fuori a cui piacerebbe. Se questo fosse un gioco, quintuplicheremmo le
vendite!”

Monokuma stava parlando con tono giocoso, ma Ikusaba non aveva dubbi sulla sua serietà.
Le sue orecchie stavano già captando il rumore di un motore in funzione in lontananza.

“Ecco, la tua carrozza sta arrivando!”

Dal rumore, Ikusaba confermò che si trattava della grande motocicletta che doveva essere
usata per una delle esecuzioni.

“La sto portando qui dalla sala delle punizioni, dovresti essermi grata!”

Il rumore del motore si avvicinava, come i passi di un cacciatore che si avvicina alla sua
preda. Ikusaba si chiese come un’unità Monokuma così piccola potesse guidare un veicolo
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così grande, ma si ricordò di essere contro la Super Ultra Disperazione Liceale. Junko non
si sarebbe fatta fermare dalla logica per portare disperazione, che era legata
indissolubilmente alla vita e al destino di Ikusaba.

Ho fallito?

Non sono riuscita a far disperare Junko?

Non… Non ho potuto salvare Naegi e gli altri?

La sua mente arrivò a delle conclusioni sotto forma di domande. Ma non riusciva a dare ad
esse risposta, ancora, non così facilmente. Dopotutto, lei era ancora viva. Tuttavia, il rombo
del motore diventava sempre più vicino…

“…?”

All’improvviso, Monokuma si bloccò, anche se le unità danzanti dietro di lui continuarono


col loro movimento. Ed in questo momento anomalo Ikusaba notò qualcosa.

Il rumore della moto all’improvviso si fermò. Quindi, a seguire il breve momento di silenzio
ci fu un boato, mentre il motore rombava più forte di quanto fosse normalmente possibile e
si avvicinava a velocità diverse volte superiore a quella precedente. Passarono secondi e ad
apparire di fronte all’entrata fu…

Un’enorme motocicletta fece irruzione dentro al gruppo di Monokuma come un cacciatore


che segue la sua preda. E a guidare il veicolo c’era Mondo Oowada.

“…?!”

“…Cosa?!”

Sia Ikusaba che Monokuma furono entrambi presi di sorpresa dallo svolgersi degli eventi.
Quindi Oowada decise di guidare il veicolo rubato verso Ikusaba. Una frazione di secondo
prima che le gomme potessero schiacciare Ikusaba, Oowada alzò la ruota posteriore e girò
la moto intera con la ruota frontale come fulcro. Il retro della motocicletta sfiorò la schiena
di Ikusaba, sbalzando via i Monokuma che la tenevano giù.

“…Ehi. Puoi alzarti?” — disse Oowada, offrendo una mano a Ikusaba pur non essendo del
tutto convinto.

“…?”

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Ikusaba afferrò la sua mano e si rimise in piedi, ancora confusa.

“Che stai facendo, Oowada?! Era quasi mia!” — disse uno dei Monokuma, con la voce di
Besshiki Madarai.

“Ehi, hai detto di essere Madarai o qualcosa del genere, no?”

“Sì! Quindi che stai facendo a questa terrorista?!”

“…Ehi, non è per vantarmi, ma onestamente non ho la più fottuta idea su chi tra voi due
stia mentendo.” — disse Oowada, facendo una smorfia. “Però, beh… non sono il tipo di
ragazzo che se ne sta con le mani in mano a guardare una ragazza a cui viene fatto del
male.”

“Ma che stai dicendo?! Calmati e pensaci su. Dev’essere la Sindrome di Stoccolma! Quando
una vittima rapita comincia a provare simpatia per i rapitori…” — iniziò Monokuma,
cercando di convincere Oowada. Però il ragazzo lo ignorò, prese Ikusaba per mano e la tirò
sul retro della moto.

“Dannazione, sta’ zitto! Non ne so niente, ma non pensare di poter dire cosa devo fare!” —
ruggì Oowada. Le armi installate sul soffitto si girarono verso la moto, che però sfrecciò via
dal salone d’ingresso prima che potessero prendere la mira. Innumerevoli Monokuma si
lanciarono all’inseguimento, con gli artigli che fendevano l’aria.

“…Perché?” — chiese Ikusaba.

“…Eh?!” — urlò Oowada, la sua voce sovrastava facilmente il rumore del motore. “Non farti
strane idee! Non lo faccio perché mi fido di te!”

Il suo tono poi scese considerevolmente, quasi in un sussurro.

“Non so il perché, però… per qualche ragione, ho sentito di potermi fidare di lui.”

“…Chi?” — chiese Ikusaba, ma Oowada non ebbe la possibilità di rispondere. L’unità che
guidava la carica dei Monokuma aveva quasi raggiunto la moto. Gli orsi brandivano i loro
artigli, muovendosi all’unisono come se fossero le fauci di un mostro enorme.

Un momento dopo, la moto sfrecciò oltre una certa ragazza, un possente guerriero che
emanava un’aura battagliera. L’essere più forte della Terra.

“…“

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Con un grido di battaglia disumano, la Super Ultra Lottatrice Liceale si lanciò in avanti. La
scuola fu presto immersa in un rumore che annichiliva anche il volume del motore della
moto. Quando Ikusaba guardò indietro, Sakura Oogami stava atterrando, lanciando
innumerevoli Monokuma svariati metri più lontano.

“…Oogami?”

Era impossibile dire se Oogami aveva sentito Ikusaba pronunciare il suo nome. Ma assunse
una posizione da combattimento e, respirando senza affanno, respinse i Monokuma come
un potente dio guardiano.

“…Nel tuo inseguimento non vedo niente che assomigli ai metodi di un Super Ultra Hacker
Liceale.”

L’aura che emetteva riempì i corridoi e la sua pelle emanava calore. Era una dimostrazione
di forza piuttosto differente da quella di Ikusaba… un potere non violento, ma di puro spirito
combattivo. In battaglia, Ikusaba aveva congelato l’aria intorno a lei, così come la percezione
del tempo in sé. Al contrario, Oogami aveva distorto lo spazio con il calore della sua aura. E
questa era la figura che si ergeva tra i Monokuma e la moto.

Sentendo il calore sulla schiena, Ikusaba si girò per guardare avanti.

Lì vide Yamada e Fujisaki, le loro teste spuntavano attraverso la porta che portava nel
dormitorio. Anche Asahina e Ishimaru erano lì, che facevano la guardia. Dopo che la moto
fu arrivata di fronte alla mensa, Oowada rallentò per poi fermarsi.

Intorno a loro c’erano altri studenti e tutti guardavano Ikusaba quasi con paura. Però
Ikusaba notò due paia di occhi in particolare che mostravano un’emozione differente. Uno
apparteneva a Kyouko Kirigiri, il cui calmo sguardo non vacillava mai. E l’altro apparteneva
al magro ragazzino aggrappato alla spalla di Kirigiri.

“Naegi…?” — sospirò Ikusaba, ancora seduta sul retro della motocicletta.

Naegi sconfisse l’immensa sofferenza che stava divorando il suo corpo per abbozzare un
sorriso, e ripeté ciò che aveva detto prima.

“Sono felice… che tu non sia ferita… Ikusaba…”

Purtroppo, Mukuro Ikusaba non era riuscita a portare la disperazione su sua sorella. Ma era
riuscita a piantare i semi della speranza nei suoi compagni studenti.

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Ovviamente, “Dangan” e “Ronpa” significano rispettivamente "proiettili" e "sconfiggere


(1)

qualcuno in una discussione", cioè quello che sta facendo Ikusaba, in senso figurato.

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Con grande difficoltà, Makoto Naegi riprese conoscenza.

La sua linea d’azione durante la battaglia di Ikusaba al salone d’ingresso contro l’armata dei
Monokuma fu eccezionalmente semplice.

Tutto ciò che fece fu condividere i propri ricordi con gli altri studenti.

Anche la registrazione dell’infermeria che Fujisaki aveva mostrato a tutti non era stata
sufficiente a convincerli. Naturalmente, inizialmente non erano stati persuasi dalla
spiegazione di Naegi. Questo fino a quando Oogami gli pose una certa domanda che cambiò
totalmente l’atmosfera.

“Ah… quindi dici che il mondo esterno è in completa rovina? Che nessuno è più in vita?”

“…Non preoccuparti, Oogami… sono… sono sicuro che Kenichiro è al sicuro… Non romperà
la promessa che ti ha fatto… Lo so e basta…” — disse Naegi con lentezza, faticando per
respirare tra una parola e l’altra.

Oogami sussultò. Kenichiro era il nome dell’uomo che non era mai stata in grado di battere,
un uomo con il quale aveva fatto voto di combattere ancora una volta, e anche un’altra
promessa.

“Come… Come conosci quel nome… e come sai della promessa?”

“Me l’hai detto tu, Oogami… No…” — ansimò Naegi. “Oogami… tu lo hai detto a tutti
quanti…”

“…”

Oogami rimase in silenzio per un momento prima di voltarsi verso i suoi compagni di classe.

“Riporrò la mia fede in Naegi.”

“S-Sakura?” — esclamò Asahina. Oogami continuò, con un tono quasi esitante.

“Non una volta ho parlato di questo uomo e della nostra promessa. E avevo intenzione di
tenere questo ricordo sepolto nella mia memoria fino alla tomba. Ma se ho davvero

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condiviso questo mio segreto, ciò significa che deve esserci stato un potente legame tra me,
Naegi e voi, miei compagni.”

Naegi continuò a raccontare i suoi ricordi con voce gentile. Sebbene non fosse la miglior cosa
per la sua salute, non si fermò un attimo per rivelare i ricordi che gli altri avevano perso.

“Master Makoto Naegi! Quella storia esiste ancora solo nella mia immaginazione! Che lei
sia un Emettitore di tipo satori?!” (1)

“Tu… hai già finito quel libro… Ti ho aiutato con l’inchiostro e il resto…”

“Wow, fermati un attimo! Come sapevi che avevo estorto denaro alla ragazza di quel
gangster, Naegi?!”

“…Perché… ci hanno presi e per poco non vendevano gli organi di tutti e due, Hagakure...”

Il dolore della sua ferita era atroce. Però Naegi fece del suo meglio per tenere un sorriso sul
suo volto mentre raccontava a tutti i preziosi ricordi che avevano creato insieme. E mentre
continuava, gli altri cominciarono lentamente a comprendere che c’era qualcosa di davvero
autentico in ciò che lui raccontava… disse loro quel genere di cose che non potevano essere
conosciute senza aver trascorso del tempo insieme.

Gli studenti cominciarono a scorgere qualcosa di simile a un legame perduto. Solo Togami
rimase cinico: «C’è una buona possibilità che tutti voi lavoriate insieme. Dopotutto, non è
possibile che io abbia fatto amicizia con gente come voi», ma almeno sembrava aver smesso
di pensare a Naegi come un terrorista.

Anche se Mukuro Ikusaba non aveva pianificato tutto ciò, l’atto di tenere occupati i
Monokuma affinché Naegi potesse risvegliarsi e raccontare i suoi ricordi divenne un piccolo
raggio di speranza sul suo cammino.

E ora, mentre osservava il volto del ragazzo che le aveva rivolto un sorriso, Ikusaba si ritrovò
incapace di parlare. Cosa avrebbe potuto dire, si chiese, senza parole. La battaglia era finita
e Ikusaba era ritornata una ragazzina deludente. Distolse lo sguardo e scese dalla
motocicletta. Ma Naegi non la ignorò.

“…Grazie… Mi hai salvato, Ikusaba…”

“…!”

Naegi le rivolse un grazie sincero tra un respiro affannato e l’altro. Ikusaba non era in grado
di guardarlo negli occhi, borbottando tra sé.
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Danganronpa IF (Vers. 1.0) Traduzione: alliceteam.altervista.org

“…Perché…?”

“Eh?”

“Kirigiri deve avertelo detto… Tu sai cosa ti ho fatto… cosa ho fatto a tutti quanti.”

Ikusaba avrebbe dovuto essere nient’altro che una traditrice per il ragazzo che aveva
riacquistato i suoi ricordi. Quindi come poteva riuscire ancora a sorriderle? Ikusaba fissò il
pavimento, decisa a non alzare lo sguardo. Naegi rise debolmente.

“Suppongo tu abbia ragione, però… mi hai salvato diverse volte negli scorsi due anni.
Inoltre…” — Naegi trasse un respiro e sorrise di nuovo a Ikusaba. “Siamo amici… abbiamo
trascorso tutto quel tempo insieme. Sarei felice se potessi trovare un nuovo percorso, non
la disperazione… E se io potessi aiutarti in qualche modo, lo farei…”

“Sono arrivata fino a questo punto… come potrei intraprendere una nuova via?”

“…Non so cosa dovresti fare, o ciò che io posso fare, Ikusaba… ma credo che fare un
tentativo sia più importante di trovare una risposta.”

Naegi lo stava dicendo con uno scopo ben preciso o era solo una coincidenza? Aveva detto
qualcosa di simile mentre stava parlando con “Junko Enoshima” nell’infermeria. Voleva dire
che a prescindere dal fatto che i ricordi fossero intatti o no, quello era il vero Makoto Naegi.
Come Ikusaba si disse ciò, Naegi le fece una proposta con fare gentile, sebbene fosse
stupidamente ostinata.

“E non sei solo tu, Ikusaba. D’ora in poi, anche Enoshima—”

Ma fu interrotto immediatamente.

“Upupupupu… Upupupupupupu…”

I monitor della scuola si accesero tutti insieme, mostrando la faccia di Monokuma ed


emettendo la sua risata familiare attraverso gli altoparlanti.

“Suppongo che avrei potuto continuare con la farsa del Super Ultra Hacker Liceale, ma
sono stufo di impersonare qualcuno che potrebbe non esistere nemmeno! Di questo passo,
perderò la mia identità diventando un orso fraudolento!” — urlò con rabbia.

Kirigiri guardò in alto verso la telecamera di sorveglianza.

“Di certo non sembra che tu stia facendo fatica a rimanere al passo.”
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“Quando si tratta di arrendersi, sono l’orso più veloce qua in giro! Comunque, scommetto
che la piccola Fujisaki deve aver già scoperto i segreti del mio programma di controllo.”

“…Allora l’hai davvero messo lì di proposito.”

Quando Kirigiri sentì la spiegazione di Ikusaba su Junko Enoshima, capì che c’erano due
possibili ragioni per cui un essere umano così maligno avesse lasciato degli indizi così ovvi
nelle unità Monokuma. La prima ragione sarebbe quella di portare gli studenti alla
conclusione che il mondo all’esterno era già in macerie e che gli estranei che stavano
assassinando erano in realtà i loro amici, trasformando le loro speranze in disperazione. La
seconda ragione riguardava il programma di controllo, indizio che avrebbe portato alla
caduta della stessa Junko, dandole la disperazione che cercava.

Era una dea terribile che gioiva anche nella sua stessa disperazione, usandola per disperdere
disperazione distruttiva a coloro intorno a lei. Che cosa stava pensando, impersonando
Monokuma?

“Vuoi sapere perché ho messo quel programma lì? Se Fujisaki fosse sopravvissuta
abbastanza per arrivare tra gli ultimi cinque, avrei fatto sapere la verità a voi bastardi
attraverso il programma! Credo di essere un po’ triste per il fatto che tutto quell’impegno
non sia servito a nulla, ma per questa volta farò l’orso ottimista! La parola ‘arrendersi’
non esiste nel Vocabolario Monokuma!” — disse Monokuma con vivacità, in contrasto con
gli sguardi guardinghi degli studenti.

“Vediamo… visto che siamo tutti qui, includendo Fukawa legata nella sua stanza, perché
non ci lanciamo in un esame di diploma speciale, mozzafiato, emozionante e vertiginoso?”

“Cosa…?”

Monokuma ignorò le facce confuse degli studenti e continuò.

“Non pensateci troppo o vi esploderanno i cervelli! Rilassatevi, rilassatevi. Potreste anche


svenire e non mi importerebbe nulla! Non porso sopportare di perdere in quanto a
bellezza!” — si lamentò Monokuma. Togami prese la parola, chiaramente infastidito.

“…Sappiamo già chi sei. Sono stufo dei tuoi inutili giochi. Mostrati!”

“Oh? Sembra che qualcuno voglia fare il furbetto! Non lo sai? Se si vuole togliere il velo su
chi sta dietro a tutto, si deve proporre il giusto avversario! E tu non lo sei. Per niente.
Pensavi davvero che avrei mostrato il mio volto a quella speranza e quella disperazione
insignificanti che mi state mostrando? Puhayahyahyah…”
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Con un una risata che sembrava un ruggito, Monokuma continuò con la sua spiegazione.

“Se passate questo esame, vi farò uscire dalla scuola. Però se non ci riuscite… sarete
rimandati indietro. Un nuovo inizio, con nuovi ricordi! Ritornerete tutti all’inizio, alle
vostre presentazioni alla cerimonia d’apertura. Dicono che le vite delle persone non hanno
un pulsante di reset, ma io non sono umano. Posso decidere quando fare reset totali o
parziali!”

Tutti, tranne Hagakure, capirono cosa intendeva Monokuma con la parola “reset”. In altre
parole, avrebbero iniziato di nuovo dal punto in cui si erano incontrati qualche giorno fa.
Ignorando Hagakure, che guardava in giro cercando spiegazioni, Ishimaru indicò in modo
accusatorio il monitor più vicino.

“Non te lo consentirò! Non ti sono bastati gli scorsi giorni per capire che noi non ci
abbasseremmo mai a commettere un omicidio?!”

“Cosa? Sei sicuro?”

“Certamente! Nessuno qui sarebbe capace di togliere la vita a qualcun altro, per nessuna
ragione o motivo!”

Una delle ragazze in particolare stava distogliendo lo sguardo, rimanendo leggermente


distanziata dagli altri con volto livido. Sayaka Maizono, la Super Ultra Idol Liceale, era in
piedi da sola e tremava.

All’improvviso, qualcuno le sussurrò nell’orecchio.

“Cosa ne pensi, Maizono?”

“?!”

Il terrore travolgente del suono improvviso le impedì anche di voltarsi, Maizono era sicura
che dietro di lei ci fosse un Monokuma.

“Tu sei d’accordo sul fatto che nessuno qui ucciderebbe un compagno di classe?” — chiese
Monokuma, incurvandosi in modo che potesse sentire soltanto Maizono. “A proposito,
signorina… perché sei andata nella stanza di Naegi la notte scorsa? Non è che è successo
qualcosa di strano fra voi due, no?”

“…!”

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“Che questo sia un caso di relazione inappropriata tra studenti? Non pensi di star tradendo
i tuoi fan in tutta la nazione mentre cerchi di sedurre un ragazzo? O pensavi a qualcosa di
ancora più sinistro?”

“Io…”

Maizono cominciò a tremare ancora di più. Era ancorata al terreno, incapace anche di
gridare. Monokuma non aveva niente in particolare da guadagnarci nel destabilizzare
Maizono. Tuttavia, voleva vedere la idol cadere nella disperazione di fronte alla terribile
verità della sua stessa natura. Solo per questa ragione continuò a spingerla all’angolo.

“Chissà cosa stava cercando di fare Maizono ai suoi amici che conosce da due anni?”

“Io… Io…”

La determinazione di Maizono della scorsa notte, insieme a ciò che aveva narrato Naegi,
cominciò a divorare la sua psiche come un acido. Mentre la sua mente cadeva lentamente in
rovina, Maizono per poco non cadde sulle ginocchia.

In quel preciso momento, una sfera chiara che sfrecciava a 168 chilometri orari piombò
direttamente sulle fauci di Monokuma. Lo speaker all’interno venne distrutto e l’unità fu
scagliata fino al muro dalla forza dell’impatto.

Maizono ritornò in sé e si voltò nella direzione da cui era arrivata la sfera. Lì in piedi c’era
Kuwata, che respirava affannosamente e che fissava ciò che restava di Monokuma.
Hagakure, vicino a lui, all’improvviso lo prese per il colletto.

“Eh?! Che diavolo fai, ‘wata?! Quella sfera di cristallo mi è costata un occhio della testa!”

Kuwata doveva aver preso la sfera da Hagakure mentre cercava un oggetto da tirare a
Monokuma.

“Ehi, quel bastardo stava cercando di prenderla in ostaggio! Cosa avrei dovuto fare?”

“Quella sfera di cristallo mi è costata cento milioni! CENTO MILIONI DI YEN! Un numero
più alto della popolazione di tutto il Giappone! ”

“Fai meglio i conti, amico! Tra l’altro, se il mondo esterno è davvero in rovina, a cosa ti
serviranno i soldi? In più, se le cose in realtà stanno andando bene là fuori, arriverò alla
Major League e ti ripagherò! …Oh, beh, credo che farei meglio a provare qualcos’altro oltre
al baseball, però…”

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Danganronpa IF (Vers. 1.0) Traduzione: alliceteam.altervista.org

Mentre Kuwata e Hagakure litigavano, Maizono cadde sulle ginocchia.

“Ehi! Stai bene, Maizono?” — chiese Kuwata preoccupato, correndo verso di lei. Maizono lo
guardò con occhi spenti.

“Kuwata… c’è qualcosa che voglio confessarti più tardi…”

“Cosa? Davvero?! D-Dici sul serio?” — chiese Kuwata, che si era rallegrato dimenticandosi
della gravità della situazione.

“Non solo a te, Kuwata. Io… devo dirlo anche a Naegi e a tutti gli altri.”

Maizono si era decisa a confessare le sue intenzioni criminali, ma Kuwata non sembrava aver
sentito la seconda parte della frase nella sua agitazione. Tornò dagli altri con andatura
vivace, dando pacche sulla spalla a Yamada e Hagakure e parlando ad alta voce.

“Bene! Finiamo in fretta con questo esame e usciamo da questo posto! Non ci penso
nemmeno a perdere i miei bei ricordi!”

Il Monokuma nel monitor reagì a quella frase.

“Bene, bastardi. Visto che siamo tutti belli carichi, perché non iniziamo quest’esame
finale?”

Oogami, che fino a quel momento si trovava fuori dal palazzo del dormitorio, entrò per fare
rapporto sullo stato della struttura.

“I Monokuma nel corridoio si comportano in modo strano.”

Gli studenti si diressero tutti verso l’area scolastica per confermare la sua affermazione. Lì
videro cinquanta Monokuma allineati su entrambi i lati del corridoio, con una singola unità
in piedi alla fine. C’era qualcosa di strano sulla sua testa… un oggetto che assomigliava molto
all’interruttore di fuga che Naegi aveva vinto alla Macchina Monomono, però più grande.
Mentre gli studenti si guardavano intorno, un annuncio uscì dagli altoparlanti.

“Quella cosa che ha il me alla fine del corridoio è un interruttore che aprirà l’uscita verso
l’esterno. Se riuscite a prenderlo in meno di quindici secondi dopo l’inizio, ve lo darò al
posto del diploma.”

Gli studenti rimasero sorpresi dalla strana semplicità del compito assegnato. Celes, l’unica
ad essere tranquilla, guardò dritta verso Monokuma sullo schermo, e si rivolse a lui.

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Danganronpa IF (Vers. 1.0) Traduzione: alliceteam.altervista.org

“…Ci deve essere dell’altro oltre al mero correre per prendere un pulsante.”

“Mi ferisci. Davvero sembro un preside tanto cattivo da cercare di mettere i bastoni fra le
ruote ai suoi propri studenti? Sto cercando di promuovervi col botto! Fuochi d’artificio per
celebrare la vostra promozione. Un centinaio, abbastanza per venti secondi di party!”

Gli studenti più astuti capirono subito cosa significasse tutto questo. Il meccanismo di
autodistruzione in ognuno dei Monokuma sarebbe esploso uno dopo l’altro, riempiendo il
corridoio di fiamme nel momento in cui avrebbero iniziato.

“E dopo quindici secondi, il me stesso alla fine sacrificherà il proprio corpo per
congratularsi con voi. E quel pulsante è un po’ fragilino, anche se potrebbe essere
un’informazione inutile a quel punto. Upupupu…”

Tutto ciò era un modo indiretto per dire che Monokuma non aveva alcuna intenzione di
lasciarli diplomare. Sebbene i corridoi alla Kibougamine fossero più larghi di quelli di molte
altre scuole, era chiaro che sarebbe stato tutto sommerso dalle fiamme, a giudicare dalle
esplosioni a cui avevano assistito alla cerimonia d’ingresso. Anche se qualcuno fosse riuscito
miracolosamente a sopravvivere alle fiamme, sarebbe probabilmente morto a causa delle
ustioni. I polmoni sarebbero stati danneggiati irreparabilmente anche prima di ciò. Anche
se gli studenti avessero scelto una vittima sacrificale per affrontare la sfida, le probabilità di
successo erano incredibilmente basse. Allo stesso tempo, non avrebbero guadagnato nulla
se tutti si fossero messi a correre allo stesso momento. Le facce degli studenti si rabbuiarono
dalla disperazione.

“Bene, bene… Vorrei quasi farvi una foto e tenerla come souvenir!” — ghignò Monokuma.

Oogami fece un passo avanti.

“…Andrò io. Anche se abbiamo visto solo un’esplosione, credo che forse potrei resistere a
qualcosa di tal calibro.”

“Sakura, no! Neanche tu potresti resistere a un centinaio di quelle esplosioni!” — disse


Asahina, cercando di fermarla. Però Oogami scosse la testa.

“Non c’è nessun altro con le mie stesse possibilità di successo.”

Poi Oowada si ricordò della motocicletta che aveva lasciato nei dormitori.

“Aspettate. Quella moto potrebbe servirci per superare le esplosioni. …Lo farò io.”

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“Non devi agire mosso dalla fretta. Anche se la motocicletta non venisse scalfita, non c’è
nessuna garanzia che tu rimanga incolume allo stesso modo.”

Mentre Oogami e gli altri discutevano sul chi mandare, uno degli studenti si avvicinò più di
tutti ai Monokuma.

“…Andrò io.”

“I-Ikusaba!” — disse Naegi debolmente.

Ikusaba, rivolgendo la schiena a Naegi, girò la testa per dargli uno sguardo con la coda
dell’occhio e un gesto affermativo con il capo. Aveva capito perché Monokuma aveva lanciato
una sfida del genere. Perché stava giocando con le sue speranze, quando aveva già vinto?

Junko sta già pianificando il prossimo gioco di disperazione. Dopotutto, cancellerà i nostri
ricordi di nuovo a prescindere da cosa succederà fra poco.

Vuole solo vederci presi dalla disperazione perché vuole divertirsi…

Poiché Ikusaba conosceva quel lato del carattere della sorella piuttosto bene, era anche certa
che l’interruttore di fuga alla fine del corridoio fosse autentico. Quando Junko Enoshima
combatteva per portare la disperazione sugli altri, si assicurava sempre che ci fosse una
possibilità nella quale lei cadesse nella disperazione. Proprio come aveva lasciato tracce del
programma di Fujisaki all’interno di Monokuma, non poteva essere soddisfatta a meno che
non ci fosse un piccolo rischio della sua propria distruzione. Era una pulsione che si addiceva
molto alla Super Ultra Disperazione Liceale.

Questo perché Ikusaba era certa che lei stessa fosse l’unica ad avere una possibilità… si era
decisa ad affrontare la sfida, anche se significava mettere la propria vita in pericolo.

Ora come ora, Ikusaba voleva vivere. Voleva diventare parte di questo mondo, che lei non
aveva mai preso in considerazione prima d’ora. Sebbene non sapesse se doveva considerare
la sua esitazione come una delusione, voleva sopravvivere e trovare una nuova via. Una via
che le avrebbe concesso di lasciare quel mondo di disperazione e vivere, accettando i peccati
del passato.

Ikusaba, un tempo nota come macchina assassina, sentì il proprio cuore preso da un terrore
indescrivibile. Non aveva mai pensato al fatto che la sopravvivenza richiedesse
determinazione. E nel tentativo di scrollarsi di dosso quella paura, disse con voce bassa:
“Naegi… Grazie.”

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In modo piuttosto deludente, le parole che aveva rivolto al ragazzo che le aveva mostrato un
futuro pieno di possibilità non raggiunsero mai le sue orecchie. Tuttavia, Oogami, che l’aveva
sentita, replicò con una smorfia.

“…Se ciò che cerchi è l’espiazione tramite la morte, ti fermerò con la forza se necessario.”

Nella sua voce c’era severità mista a inconfondibile orgoglio. Ikusaba provò una punta di
invidia per Oogami, che come lei aveva dedicato la vita alla battaglia, e le sussurrò qualcosa.

“…”

“Cosa? …Ne sei sicura?”

Proprio mentre Oogami assumeva un’espressione perplessa, la voce di Monokuma risuonò


nel corridoio.

“Che l’esame per il diploma inizi! Pronti, via!”

Non ebbero tempo né per criticare né per fare domande. Il primo Monokuma esplose in
un’ondata di calore e rumore che riempì il corridoio, però Ikusaba non distolse lo sguardo
dall’esplosione… invece, passò all’azione, supportata da una rigida determinazione.

Sala di controllo di Monokuma.

Nel momento in cui iniziò l’esame, il burattinaio concentrò la sua attenzione interamente
sul Monokuma con l’interruttore di fuga. Poteva prevedere le azione di sua sorella maggiore
con facilità, su cosa si sarebbe concentrata la macchina di morte sovrumana, con le sue
incredibili abilità balistiche. E mentre Junko guardava la scena attraverso gli occhi di
Monokuma, il mondo si rivelò di fronte a lei proprio come aveva predetto.

Un tubo di metallo appuntito emerse dalle fiamme causate dalle esplosioni, dirigendosi
verso il punto debole dell’unità con l’interruttore di fuga, il punto dove si sovrapponevano il
sistema di detonazione della bomba e il sistema di supporto per l’unità.

L’attacco di Ikusaba arrivò da un angolo perfetto, come una freccia sparata da un maestro
arciere. La ragazza sovrumana conosciuta come Mukuro Ikusaba aveva portato la
disperazione a Monokuma, l’organizzatore, trapassando lo stesso punto che aveva attaccato
nell’infermeria usando il tubo come giavellotto. La lancia di fortuna superava ogni logica,
raggiungendo Monokuma con una precisione e una velocità impossibili da ottenere in uno
spazio pieno di fiamme.

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Il burattinaio sapeva tutto. Mukuro Ikusaba aveva portato disperazione al mondo con il suo
potere, perché il potere era tutto ciò che aveva questa ragazza deludente. Ma ciò non bastava
per abbattere Monokuma. La mente dietro a tutto, avendo già previsto che Ikusaba avrebbe
messo tutto l’impegno nel lancio, aveva controllato Monokuma in modo da afferrare il tubo
di metallo, come chi ferma una lama una frazione di secondo prima del contatto. La forza
dell’impatto spinse l’unità all’indietro, ma l’estremità appuntita del tubo, ancora nell’esatta
angolazione che le aveva dato Ikusaba, non fu per niente in grado di interrompere le funzioni
di Monokuma.

Sei proprio una delusione.

Junko cambiò punto di vista, girandosi verso un altro monitor. Voleva vedere l’espressione
di sua sorella, in piedi di fronte alle porte del dormitorio, mentre si accorgeva che il suo
lancio disperato non aveva sortito effetto. Per essere precisi, voleva vedere quanta altra
disperazione avrebbe potuto causare in Ikusaba quando l’ultimo Monokuma e il pulsante di
fuga insieme a lui sarebbero stati ridotti a pezzettini. Voleva imprimersi nella mente
l’immagine della sua deludente sorella che ripiombava nella disperazione dopo aver
ritrovato per un attimo la speranza.

Seguendo i suoi impulsi, Junko si voltò verso la telecamera che riprendeva le porte per i
dormitori alla ricerca di sua sorella. Però l’unica persona che vide fu Oogami, che sembrava
aver appena finito un attacco.

“…?”

Per un intero secondo Junko cadde in confusione. Quindi la potente mente portatrice di
disperazione capì cosa stava succedendo, e tornò all’ultimo Monokuma.

Quell’unico secondo perduto avrebbe poi causato in Junko un po’ di disperazione.

Mancavano tre secondi.

Sfrecciò attraverso il fumo, fuoco e calore come un proiettile. Nonostante la sua maschera di
ghiaccio, lei fissava Monokuma col fuoco negli occhi.

Con precisione.

Con velocità.

Con forza.

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Danganronpa IF (Vers. 1.0) Traduzione: alliceteam.altervista.org

Si rivelò alla scuola della disperazione, diventando un’arma che tagliava tutto ciò sul suo
cammino.

Mancavano due secondi.

Monokuma, che ancora teneva il tubo nella stessa posizione, fece per muoversi, tuttavia allo
stesso momento, “esso” apparve di fronte a lui da oltre le fiamme. Il suo corpo, senza
nemmeno una ferita da anni di campi di battaglia, era ora lambito dalle fiamme e colpito da
frammenti vaganti, causando innumerevoli ferite. Ma non vacillò. Non c’era paura nei suoi
occhi.

Mancava un secondo.

“Esso”, Mukuro Ikusaba, divenuta ormai un’arma vivente, usò il suo ginocchio per colpire il
tubo di metallo che Monokuma stava ancora tenendo. Il tubo fu spinto nell’unità come un
chiodo, distruggendo i sistemi di detonazione e di supporto allo stesso momento.

Zero secondi.

Cento esplosioni più tardi, il corridoio era pieno di fumo. Ikusaba era caduta sul pavimento
con Monokuma, tenendo il pulsante di fuga in mano, incolume.

In altre parole, gli studenti dell’Accademia Kibougamine avevano passato l’esame per il
diploma.

Queste furono le circostanze dietro a quel po’ di disperazione che piombò su Monokuma in
questi tre secondi.

Corridoio primo piano.

“Allora, Junko?”

Disse Ikusaba a Monokuma, incapace di muoversi o di distruggersi. Tuttavia, il sistema di


comunicazione sembrava intatto. Una voce uscì dagli altoparlanti, mischiata a rumore
bianco.

“Upupupu… a pensare che avreste fatto una cosa simile…” — il modificatore di voce
sembrava funzionare, a giudicare dalla voce di Monokuma. “Devo averti sopravvalutato.
Ricevere aiuto da qualcuno sul campo di battaglia?”

«Quando ti do il segnale, sferrami un calcio rotante e spingimi in avanti.»

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Questo era ciò che Ikusaba aveva detto a Oogami un momento prima che iniziassero le
esplosioni. Quando lanciò il tubo di metallo a Monokuma, Ikusaba saltò in aria, le suole dei
suoi piedi incontrarono quelle di Oogami nel momento preciso in cui quest’ultima sferrava
un calcio. Combinando la sua forza con quella di Oogami, Ikusaba si era spinta verso
Monokuma usando la Super Ultra Lottatrice Liceale come rampa di lancio. L’intensa
accelerazione gravitazionale minacciava di farle perdere conoscenza, ma si costrinse a
rimanere sveglia, resistendo anche al fuoco e ai frammenti che la sopraffacevano tra
esplosioni e disperazione.

Ikusaba aveva fiducia in sua sorella. Junko Enoshima avrebbe predetto il lancio di tubo di
metallo e avrebbe agito di conseguenza, poi avrebbe spostato l’attenzione su sua sorella
maggiore per godersi lo sguardo disperato nei suoi occhi. Sebbene Ikusaba non fosse stata
capace di predire il tentativo di Junko di ucciderla con la Gungnir, stavolta aveva anticipato
sua sorella perfettamente.

Però tutto quello che aveva in serbo Monokuma per lei era disprezzo.

“Riponi la tua vita e la tua fiducia in qualcun altro per una sfida di vita o di morte? Cos’è,
la Città della Mediocrità? È… poco entusiasmante. Deludente. Questa volta, credo che dirò
di aver perso per colpa mia perché non avrei mai previsto una tale delusione. Sarai
contenta.”

Ma Ikusaba scosse la testa.

“No, Junko. Non è così.”

“Oh?”

“In quanto a vincere o perdere… penso che… abbiamo già perso molto tempo fa.” — disse
Ikusaba con esitazione, i suoi occhi vagavano per l’ambiente mentre cercava di esprimere
ciò che aveva da dire.

“La ragione per cui hai cancellato i ricordi di tutti dev’essere… nello stato in cui erano
prima, non pensavi che si sarebbero mai uccisi a vicenda, anche se immersi nella
disperazione. Sono diversi dalle altre persone con cui hai giocato. Eri sicura che non si
sarebbero mai fatti del male a vicenda a meno che i loro ricordi non fossero stati cancellati,
giusto?”

“Di cosa stai parlando?”

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“Quindi, ehm… va bene, Junko. Un giorno, farò… farò riacquistare a tutti i ricordi e ti
mostrerò la loro gioia e… le relazioni, credo? Ti farò vedere tutto quanto e ti farò disperare
ancora di più.”

Ikusaba concluse con un gesto affermativo del capo. Monokuma rimase in silenzio per un
po’.

“Finalmente capisci la parte migliore di me, ed è tutto ciò che hai da dire? Sei proprio una
delusione! Non mi dai mai disperazione. Sei sempre e solo deludente!” — sbottò Monokuma,
come a convincersi della propria superiorità.

“Ma voi ritornerete qui. Lo garantisco.” — aggiunse, senza cambiare il tono.

“…”

“E la prossima volta, vi inviterò in un qualche bel posto. Ho trovato un’isola interessante


mentre mi occupavo dell’accademia… Upupupupu… Upupupupupupu…”

Dopo un’ultima esplosione di risa, anche il rumore bianco scomparve. I resti di Monokuma
finalmente rimasero in silenzio. Non avrebbe più parlato per un po’ di tempo, non importa
quanto gli avrebbero urlato contro. La mente dietro ad esso aveva già cominciato i
preparativi per portare la disperazione definitiva sul mondo, e ciò includeva gli studenti e
Junko Enoshima stessa.

Alla fine, non eliminò mai il personaggio di Monokuma. Junko Enoshima non avrebbe mai
mostrato la sua faccia, come se stesse sfogando la frustrazione causata dalla disperazione in
cui si trovava. Pensando così, Ikusaba quasi cadde vittima della disperazione, ma nel
momento in cui sentì le voci dei suoi compagni che la chiamavano, chiuse quella
disperazione in un angolo del suo cuore.

Da questo punto in avanti, avrebbe messo da parte tutta la sua disperazione. E un giorno,
l’avrebbe rilasciata tutta quanta su sua sorella: la tempesta di disperazione perfetta, che
avrebbe scagliato entrambe nell’abisso.

Ikusaba non avrebbe mai abbandonato sua sorella. Questa era, dopotutto, la prima speranza
a cui la deludente sorella maggiore si era aggrappata sin dall’infanzia.

Ore più tardi, davanti all’entrata.

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“Ikusaba… Vuoi davvero uscire con quella parrucca?” — chiese Naegi. Gli era stata data
una trasfusione del gruppo sanguigno corretto e stava lentamente mostrando segni di
miglioramento.

Ikusaba, che indossava la parrucca che usava per travestirsi da Junko, annuì.

“…Penso che… se faccio finta di essere lei, potrei riuscire a capire un po’ meglio i pensieri
di Junko…” — disse, però il suo tono era ancora basso. Ikusaba doveva ancora mettere ordine
ai suoi pensieri.

“E… ho deciso. Finché sarò là fuori… accetterò il risentimento di tutti verso di me… e Junko.
Non morirò finché non distruggerò tutta la disperazione che ha diffuso Junko, tuttavia…”

Il danno causato al mondo dalla Super Ultra Disperazione Liceale non poteva essere
misurato in termini di economia, società e neppure col numero di vite umane. I programmi
televisivi avevano già designato Junko Enoshima e Mukuro Ikusaba come le figure centrali
del disastro. Per le persone all’esterno che erano salve dalla disperazione, le sorelle erano
irrimediabilmente delle criminali. E per le persone nascoste dalle maschere di Monokuma,
Ikusaba era una traditrice.

Si trovava ormai nella situazione disperata di essere una nemica del mondo. Ma forse questo
a Ikusaba non importava.

“Tuttavia… farò del mio meglio… Così che non abbiano la meglio su di me quando
abbasserò la guardia.”

“Non è più sicuro consegnarsi direttamente alla polizia? Beh, non si può dire se ti
condanneranno a morte o no, ma potresti avere una possibilità di allungare abbastanza i
processi tanto da morire in tarda età, no?” — suggerì Hagakure, però Ikusaba scosse la
testa.

“Non ci sono leggi, e nemmeno poliziotti ora…”

“D-Davvero? Magari sarà meglio se restiamo…” — disse Hagakure con nervosismo.


Togami sbuffò.

“Silenzio, plebeo. Uno come te non troverà un destino molto diverso sia che rimanga in
questa scuola sia che si trovi nel mondo esterno.” — sebbene fosse rimasto piuttosto scosso
quando gli venne detto che la famiglia Togami era crollata, ora, di fronte a Ikusaba, era
piuttosto sfrontato.

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“Questa volta ti risparmierò perché sei una risorsa piuttosto importante. A seconda delle
tue azioni d’ora in poi, potrei assolverti dai tuoi crimini dopo che avrò costruito un nuovo
mondo.” — era da Togami affermare di poter assolvere una terrorista di livello mondiale.

“…Non mi servono incentivi simili. Io… Io non intendo tenere solo me in vita.”

Allontanandosi da Togami, Ikusaba guardò gli altri studenti. Kirigiri rimaneva silenziosa ma
con un’aria pronta a reagire. Fukawa, che era appena ritornata normale dopo essere stata
Genocider Shou, stava gesticolando in confusione. Tutti reagivano a modo loro. E mentre
riesaminava gli scorsi due anni passati insieme, Ikusaba porse l’interruttore di fuga a Naegi,
che condivideva quei ricordi.

“Naegi. Fallo tu.”

“Eh? Io?”

“Penso che… sia meglio così.”

Mentre Naegi riceveva l’interruttore con esitazione, Ikusaba rievocò le parole di Monokuma.

«Ma voi ritornerete qui. Lo garantisco.»

Sapeva che Monokuma aveva ragione. Questa scuola aveva ancora qualcosa di cui avevano
bisogno per ridare a tutti i ricordi, le ricerche di Yasuke Matsuda, il Super Ultra Neurologo
Liceale. Forse gli studenti avrebbero comunque potuto ricreare i legami tra di loro nati negli
ultimi due anni. Però finché la chiave per ritrovare i ricordi era bloccata dentro la scuola, la
mente dietro ai Monokuma poteva facilmente ripetere il gioco di disperazione. L’isola che
aveva menzionato li turbava, ma a questo punto non potevano distogliere lo sguardo dalla
disperazione.

“Allora… ecco qua.”

Naegi si era ricordato dello stato del mondo esterno. Il ragazzo che in passato aveva deciso
di vivere dentro la scuola stava ora scegliendo di uscire. Quanto aveva sofferto per questa
decisione?

Ciononostante Naegi era determinato ad affrontare la disperazione faccia a faccia e non


mostrava nulla della sua battaglia interiore agli altri. Ed era l’obiettivo di Ikusaba quello di
proteggere le sue speranze mentre portava disperazione alla sua amata sorella. Lei non
sapeva più se ciò che c’era alla fine del percorso era speranza o disperazione.

Premendo la parrucca contro la testa, Ikusaba nascose il suo volto con le braccia.
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Stava sorridendo a causa della speranza in un futuro migliore? O stava piangendo a causa
della disperazione che la aspettava più avanti?

Dopo che le braccia ricaddero in basso, non c’era più emozione sul suo volto. Non sapeva più
che tipo di emozione avrebbe dovuto mostrare. Allo stesso momento, Naegi premette
l’interruttore di fuga. Le armi da fuoco sul soffitto si ritirarono mentre la sirena lanciava il
suo lamento.

Presto, una luce apparve oltre la porta.

Un SE infinito avvolse gli studenti e il mondo, accettando allo stesso modo la speranza, la
disperazione e il cuore della ragazza deludente.

(1)Un Emettitore è un termine proveniente dalla serie shonen Hunter x Hunter. Un satori è
invece uno youkai che si dice sia capace di leggere il pensiero.

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