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Goblin è

I Parte

L‟ordine degli Scrier non aveva


mai indetto un raduno di tale
portata; nelle ultime settimane
sono stati accolti più adepti che
negli ultimi due anni e tutto
questo solo per poter ottenere la
potenza necessaria al
compimento del rituale che sta
per svolgersi. Ora una grande
folla è radunata attorno ad un
altare buio. La sala, ormai
gremita, viene illuminata da
individui in tonaca che si
muovono con fare solenne; dopo
poco appare nel chiarore una
figura scura che si erge
sull‟altare e che indossa l‟abito
da cerimonia.
- Fedeli più anziani, giovani
accoliti - inizia l‟uomo sull‟altare
- tutti voi sapete perché siamo
qui, ma non tutti, ne sono certo,
riescono a vedere il futuro;
ebbene, dopo che avremo
liberato Colui che più di tutti ha
il diritto di governarci, verrà una
grande battaglia che ci vedrà
vincitori. In seguito, sotto la
Sua guida, noi ascenderemo con
lui nell‟Olimpo degli dei! Non
saremo rispettati, saremo
ADORATI da coloro che non
vorranno morire! Quella che
vivremo non sarà una vita
umana, saremo più potenti di una
divinità! -
Un fragore di grida felici
echeggia, si alza oltre le teste
degli adepti e raggiunge la notte,
facendo tremare le stelle.

Peter Parker si sforza di


ricordare “…uniti nel
matrimonio, nella gioia e nel
dolore…” ma, si chiede, possono
queste parole avere valore anche
quando tua moglie vuole
rimodernare il tuo appartamento
con arredamento orrendo? Per
l‟aracnide umano no, ma si
trattiene dallo sfogarsi per
rispondere al telefono:
- Ciao ragnetto… - fa la voce
dall‟altra parte del filo - …sai chi
sono vero? Si, mi hai
riconosciuto di certo. -
- Che cosa vuoi? – ringhia Peter
minaccioso, mentre la moglie,
sentendo il tono del marito e
cogliendo al volo una sua
occhiata, si muove rapida per
mettere al sicuro la figlia, dietro
un tavolo.
- Andiamo Uomo Ragno…dopo
tanti anni di conoscenza non ti
fidi ancora di me? Volevo solo
chiederti sei hai controllato la
posta oggi. – la comunicazione si
interrompe.
MJ si avvicina immediatamente
a Peter, che rimane per una
manciata di secondi stordito, il
senso di ragno pizzica
leggermente: se c‟è un ordigno
nelle vicinanze non sta per
esplodere e non è ad orologeria.
- Chi era, Peter? – chiede Mary
Jane.
- MJ, non posso spiegarti. Prendi
May e lascia la casa passando
per la porta sul retro. Corri. -
- Peter… -
- Corri! -
Detto questo, in un attimo, lo
stupefacente Parker afferra la sua
maschera dall‟armadio ed esce,
infilandosela in tasca; davanti
alla casa, in strada, e nelle case
vicine, Peter conta una decina
abbondante di persone, forse
venti, tutte in pericolo ora. Deve
agire con prudenza, si rende
conto Peter, movendosi
rapidamente verso la cassetta
delle lettere e capendo che se là
dentro c‟è una bomba, dovrà
assorbire l‟impatto per non
mettere in pericolo le altre
persone. Improvvisamente pensa
alla maschera nella sua tasca,
non sa perché l‟ha presa, non
potendo indossarla all‟esterno,
né avendo tempo per cambiarsi
lontano. Tutti questi pensieri
spariscono, quando il giovane
Parker arriva alla cassetta delle
lettere e la sua mente viene
pervasa dall‟ansia. Con una
mossa decisa, impartita dal senso
di ragno e dall‟esperienza, apre il
contenitore per la
corrispondenza: c‟è solo una
lettera. Se la tensione non fosse
così forte, il povero Peter
noterebbe quel pizzicore alla
nuca mentre apre quella lettera
che si rivela vuota.
“Che diavolo significa?
Maledetto pervertito, cosa stai
cercando di… un momento il
senso di…”
Con uno scatto sovrumano,
Spidey schiva l‟attacco
dell‟avversario sotto gli occhi di
tutti.
“Ok…sono stato rapido…forse
un po‟ troppo ma nessuno
dovrebbe averlo notato…”
- Chi sei? – chiede Peter
all‟uomo che stava per
attaccarlo; stringe in una mano
una siringa piena di un liquido
verdognolo.
- Il mio Sire ti vuole. -
“NO, NO, NO! Parla piano, se
qualcuno sente queste idiozie…”
- Che stai dicendo? – replica
Peter.
- Non far finta di non capire
Rag… -
- CHI SEI?!? – grida Spidey per
coprire la voce dell‟altro.
Improvvisamente il folle scatta
in avanti e sferra un pugno. Il
senso di ragno avverte l‟Uomo
Ragno che i vicini hanno visto
tutto e stanno chiamando il 911.
Pensano si tratti di
un‟aggressione.
“Devo evitare i colpi, ma
muovendomi lentamente! Questo
tizio ha una forza
sovrumana…forse è un
parauman…” un colpo
dell‟aggressore va a segno, e dal
naso di Peter comincia a colare
sangue.
- Uhhh! – si lamenta –
D‟accordo…il pavido Parker si è
stufato… - un pugno veloce,
invisibile a occhio umano per la
sua rapidità, si infrange sul volto
dell‟aggressore. Un attimo dopo
Peter sta correndo via, saltando
la staccionata, inseguito dal suo
nemico.
“Sono svantaggiato: devo correre
al minimo della mia possibilità
per mantenere segreta la mia
identità, mentre lui è
velocissimo…”
Le sirene della polizia irrompono
sulla scena. Altro guaio per
Peter.
“No! Cavolo, no! Se questo tizio
si mette a dire “Ragno” o
“Ragnetto” di fronte ai poliziotti
sono finito…senza contare che la
polizia non lo può fermare.”
Rapidamente lo spettacolare
Parker cambia direzione,
infilandosi in un vicolo più
stretto; il senso di ragno lo
avverte che ci sono tre persone
vicino alle finestre, ma lui non
può preoccuparsene: con un
salto, supera l‟angolo di un
palazzo e indossa la sua
maschera, si toglie le scarpe e si
sfila la maglietta. Quando il suo
inseguitore gira l‟angolo, ora,
sfruttando tutta la sua forza, lo
scaraventa lontano con un calcio,
poi lancia due ragnatele e lo
incolla ad un muro. Le volanti
della polizia li raggiungono,
frapponendosi fra i due. Il
criminale, incollato al muro,
cerca di parlare, mentre Peter
salta per recuperarlo, movendosi
tanto velocemente da non far
notare il suo abbigliamento agli
agenti. Scollato l‟aggressore dal
muro, Spidey sale rapidamente
sulla cima del palazzo.
- Ora mi dici chi sei e che vuoi
da me! – grida Peter tenendo il
criminale per il vestito.
- Pensi di essere più furbo del
mio signore?
- Lo conosco. Sono molto più
furbo di lui! -
Il brutto ceffo si piega
all‟indietro per liberarsi della
stretta di Spidey; Peter perde la
presa, mentre l‟altro gira
rapidamente intorno a lui e grida
- Muori, Ragno! – grida il folle,
sferrando un pugno contro la
schiena dell‟Uomo Ragno; il
senso di ragno pizzica in maniera
esagerata, ma l‟avversario è stato
troppo veloce perché Peter possa
schivarlo. Qualcosa lo punge e il
Ragno non fa in tempo a rendersi
conto dell‟errore, la droga lo
mette KO prima.

Tre giorni dopo – Sede della


Hardy’s Investigation
- Ancora niente, MJ. – fa Felicia
Hardy, precedendo le domande
di Mary Jane – Mi spiace se
potessi… -
- Non devi scusarti… - risponde
la rossa, con la voce tremante -
…e Kaine…cioè Abel non… -
- Se potessi mettermi in contatto
con lui, - spiega Felicia –
verrebbe immediatamente, ma è
a New Orleans, non so per quale
motivo, non mi ha spiegato nulla
ma credo centri in qualche modo
con quello che gli è accaduto
nelle settimane passate nei
Mercury labs. Quella vicenda lo
ha cambiato più di quanto non
voglia ammettere… non ha con
sé né un cellulare né nient‟altro
con cui possa contattarlo. -
Mary Jane annuisce con forza,
tentando inutilmente di
reprimere le lacrime.
- Oh no, Mary…non…mi
dispiace… - pronuncia
confusamente Felicia.
- Oddio, Felicia…sono tre giorni
che è scomparso…non so più
cosa dire a May; passa tutto il
giorno da zia Anna perché non
corra rischi… -
- Sta tranquilla. Tuo marito è un
uomo forte, qualunque cosa gli
sia accaduta la supererà. -
- È Goblin. – conclude MJ,
cercando di smettere di piangere
– Quel nuovo Goblin che è
apparso ieri in città, è stato lui,
ne sono certa. -
- Ho domandato in giro, ma la
maggioranza delle vecchie
conoscenze criminali di Peter
sono impegnati in qualcos‟altro e
non ne sanno nulla… - spiega
Felicia, mordendosi un labbro
per pensare -…ormai anche la
stampa si è accorta dell‟assenza
di Peter…è la prima volta che
Jameson non sa come attribuire
una colpa all‟Uomo Ragno. -
continua la Gatta, passando
una mano sugli ultimi numeri dei
giornali.
- Goblin dovrebbe essere ancora
imprigionato, Felicia – continua
la rossa – allora chi è questo
nuovo folletto? -
Improvvisamente il discorso fra
le due donne viene interrotto da
un‟esplosione in strada: Goblin
sta colpendo di nuovo e lì, a
pochi passi dai due amori di
Peter.
- Dio… - fa MJ, osservando la
figura da dietro la porta a vetri.
Come moglie di un supereroe, la
rossa è abituata a scene del
genere, ma questa volta qualcosa
la terrorizza, qualcosa che Mary
Jane riconosce subito per
l‟assenza accanto a sé del marito.
Non sente Thwip in mezzo alle
esplosioni delle bombe zucca, né
battute pronunciate dalla voce di
Peter fra le grida della gente e
tutto questo la fa rabbrividire.
- Tranquilla rossa…quel
verdognolo ha commesso un
grave errore ad entrare nel mio
territorio. - fa Felicia, mentre MJ
si volta, trovandosi faccia a
faccia con la Gatta Nera.

Qualche ora prima


- No! No! No! – grida il ragazzo,
rivolto al gruppo di Scrier che lo
ascoltano. – Se volete che
collabori ancora dovrete darmi
ciò che chiedo. È chiaro? Tutto
ciò che mi serve, o… - a questo
punto crolla, in preda a una
violentissima emicrania. Gli
Scrier gli si avvicinano, ma lui
gli intima di stargli lontano
parlando con una voce roca che
non gli appartiene e
indietreggiando.
- Lontani da me…Portatemi ciò
che vi ho chiesto…subito… -
Le figure scompaiono
nell‟ombra
Ora
Goblin lancia bombe-zucca sulla
gente senza alcuno scopo,
ridendo. Terrorizzato Billy,
quattro anni, ha perso la madre
nella folla e ora il suo sguardo la
cerca a destra e a manca, mentre
la paura gli mozza il fiato.
Velocemente, l‟aliante si
abbassa, portandosi davanti al
bambino, mentre tutto intorno, la
gente fugge incurante di ciò che
sta per accadere.
- Ciao, - fa Goblin protendendo
il collo verso il visino spaventato
del piccolo – lo zio Goblin ha un
regalo per te. Prendi. – Il mostro
verde tende verso Billy una
zucca arancione luminosa, ma il
bimbo sa di non dover accettare
regali dagli estranei, glielo ha
insegnato la mamma.
- N…no… - balbetta allora Billy.
- Cosa? Tu… - fa minaccioso
Goblin, poi si ferma e si volta di
scatto, bloccando al volo il calcio
della Gatta Nera.
- Lascia andare il bambino. –
intima seria Felicia, liberandosi
dalla stretta del folletto.
- Uh, Gatta, Gattina…lascia che
il bimbo giochi con me e
pensa… - fa Goblin lanciando a
terra la bomba zucca –…pensa a
fare le fusa! -
È una frazione di secondo, la
Gatta si getta verso Billy, lo
afferra un attimo prima
dell‟esplosione, poi viene
sbalzata in aria. Il corpicino si
stringe quanto più può a Felicia,
mentre la straordinaria atleta si
gira in aria e atterra, dolorante e
ferita, a distanza da Goblin e
posando a terra il bimbo.
- Billy! – grida una donna dalla
folla, facendosi avanti.
- Mamma! – fa il bambino
correndo ad abbracciarla.
- Grazie… - fa la mamma di
Billy, ma ormai la Gatta Nera è
ripartita all‟attacco. Ultimamente
per fortuna, ha rinforzato il suo
costume con fibre di Kevlar, il
che le ha permesso di
sopravvivere all‟esplosione,
anche se una scheggia della
bomba le si è conficcata nella
schiena. Goblin ha capito che la
sua avversaria è ferita e cerca di
sfruttare il vantaggio, andandole
incontro a tutto gas. Un attimo
prima dell‟impatto, Felicia
spicca un salto prodigioso, che in
condizioni normali le avrebbe
permesso di superare l‟aliante,
ma la ferita, aprendosi ancora di
più per il salto, smorza la sua
agilità.
- Presa! – grida Goblin,
afferrando la figura al volo e,
ridendo e zig-zagando con
l‟aliante, sale di quota.
- Pensa, Gattina, - fa Goblin,
avvicinando il suo viso a quello
incantevole di Felicia – Noi due
soli, quassù… -
- M…ll…mi…tt…nia…c… -
sussurra la Gatta Nera, al che
Goblin avvicina ancora di più il
viso, chiedendo: - Cosa? – ma in
quel momento Felicia lo graffia
in volto.
- AAAARRRGGHHH! – grida il
folletto.
- Ho detto “Mollami, brutto
maniaco!” -
L‟aliante sbanda
pericolosamente, mentre Goblin
scaraventa giù la Gatta, che, in
caduta libera, punta e aggancia
con un rampino l‟aliante.
- Non sarai tu a fermarmi, - grida
Goblin rivolto alla Gatta - non
ora che ho ucciso anche l‟Uomo
Ragno! -
- Taci, idiota…guarda piuttosto
dove vai! – urla Felicia. Così il
folletto si volta e vede il palazzo
contro cui stava per sbattere.
Subito impenna, risalendo per il
muro e sganciando il rampino
della Gatta. Felicia precipita per
qualche piano, vedendo l‟aliante
sfumare; ha perso troppo sangue,
sta per svenire. Un rumore
metallico invade la sua mente: il
rampino è tornato nel
meccanismo di lancio ed è
pronto per essere utilizzato, se
solo lei potesse vedere qualcosa
a cui aggrapparsi. La ferita
brucia terribilmente e il dolore è
l‟unica cosa che la tiene sveglia,
quando lancia il suo strumento
contro una massa scura e
informe, che in realtà è un
palazzo. Il rampino sfonda una
finestra e si aggancia al
davanzale, salvandola.

La figura rossa entra dalla


finestra della sua casa. Il senso
radar lo ha avvertito che nessuno
era affacciato alla finestra, né i
battiti cardiaci in strada sono
cambiati, quindi nessuno lo ha
visto entrare. Devil, di solito,
sarebbe stato più prudente, ma la
scomparsa di Peter lo preoccupa
a tal punto da dimenticare alcune
importanti precauzioni. Matt e
Peter sono sempre stati amici, e
l‟Uomo Ragno avrebbe certo
chiesto l‟aiuto di Devil se avesse
avuto dei problemi gravi;
- Che fine hai fatto, Peter? –
mormora Matt Murdock,
togliendosi la sua maschera da
Diavolo Rosso, rivelando la
stanchezza del suo volto:
l‟avvocato cieco ha passato le
ultime ore cercando informazioni
sulla sparizione del Ragno, senza
risultati. Le sue dita scorrono su
un tavolino, in cerca di un
oggetto che il radar non ha
rilevato quando Matt è uscito, la
mattina, ma che ora c‟è: un
pacco. Rendendosi conto della
stranezza della cosa, Matt si
sporge dalla finestra per tastare il
muro sotto il davanzale, che
appare bruciato. “Qualcuno con
un mezzo a reazione, veloce…”
Quando comprende che non
scoprirà altro, Matt si gira e
afferra il pacco, lacerandolo.
Esso contiene una cassetta audio
e un pacco più piccolo del primo,
ma molto più grande della
cassetta. Matt inserisce la
cassetta nel mangianastri e
spinge play. La voce è quella di
Peter Parker. Le parole, quelle di
un uomo finito.
“Ciao Matt. Sono io. Ho bisogno
del tuo aiuto, spero che mi
ascolterai. Credo che tu abbia
notato la mia scomparsa, so che
è così. Non posso spiegarti il
perché del mio allontanamento,
anche perché credo che
sarà…definitivo. Non…non è
questa la cosa più importante,
ascoltami: so della venuta del
nuovo Goblin, e tu capisci che
nessuno potrà fermarlo, quella
fra me e Goblin è sempre stata
una lotta personale e ora senza di
me ci stanno andando di mezzo
persone innocenti. Ma io non
posso tornare,
Matt…Matt…nel…nel secondo
pacco troverai…troverai il mio
costume e due lanciaragnatele
carichi assieme a molte cartucce
di ricambio. Indossalo Matt, sii
l‟Uomo Ragno e sconfiggi
Goblin, uccidilo. Devi ucciderlo,
non farlo arrestare o fuggire,
perché altrimenti tornerà. Deve
morire, stavolta. Non ti metterei
in pericolo inutilmente, ma non è
inutile, stavolta. L‟Uomo Ragno
deve battere quel mostro, non
altri, è una
questione…personale. Spero che
vorrai farlo per me, Matt, non
credo che sarai molto fuori dal
tuo elemento e…dovresti godere
dell‟effetto sorpresa. Inoltre, non
agire solo. Vai dai Fantastici
Quattro, loro ti aiuteranno; non è
che non mi fidi di te, ma non
posso perderti per quel
folle…dovete essere in tanti, ho
preparato delle lettere per loro,
sono insieme al costume.
Rivolgiti alla Torcia
Umana…Johnny conosce la mia
identità segreta. Fallo Matt,
uccidi Goblin, potrebbe andarne
della mia vita…è la mia unica
possibilità di salvezza.”

Quella sera Devil ha una


missione inusuale: recarsi dai FQ
e trovare una soluzione.
Nella notte, dal tetto del F.F.P.,
New York è uno spettacolo
indimenticabile, che Matt, in
costume da Diavolo Rosso, non
ha il tempo di ammirare, neanche
attraverso la percezione delle
correnti d‟aria. Ora, tutto quello
che deve fare Matt è aspettare
che qualcuno del quartetto si
accorga della sua presenza e
vada a controllare. Dopo alcuni
secondi però, il radar di Devil
segnala quattro oggetti agli
angoli del tetto comparsi dal
pavimento. “Maledetto sistema
di sicurezza!” pensa Matt,
schivando tre dei quattro ceppi a
ricerca termica lanciati da quegli
aggeggi. Il quarto meccanismo
colpisce il bersaglio, bloccando
le gambe di Devil, che cade a
terra impotente. In un attimo gli
altri tre marchingegni gli sono
addosso seguendo la temperatura
del suo corpo.Tutto il corpo del
Diavolo è bloccato dai ceppi, che
emettono leggere scariche
elettriche in determinati punti
nervosi per fargli perdere i sensi.
Un uomo normale avrebbe già
ceduto, ma lui è abituato a cose
peggiori. Infine, la scienza di Mr.
Fantastic ha la meglio e Matt
sviene, subito dopo aver
percepito una porta che si apre.
Al risveglio, Devil è circondato
dal fantastico quartetto, che lo ha
appena recuperato. Matt capisce
di trovarsi in infermeria,
dall‟odore di alcool etilico e
disinfettante sparso per l‟aria.
Sue gli è vicina, mentre Reed
osserva valori vitali di Devil in
un monitor e si gira quando si
accorge che Murdock si è
ripreso; Ben e Johnny sono in
fondo alla sala, che litigano.
- Devil… - inizia a dire Reed –
Io…mi dispiace moltissimo per
ciò che è accaduto… -
- Reed, non importa… - cerca di
rispondere Matt, ma viene
interrotto da Reed:
- Il sistema di sicurezza stava per
ucciderti, questo importa
eccome. Qualcosa ha provocato
un guasto negli analizzatori di
tattica e il programma non ti ha
riconosciuto come “amico”. Non
so ancora come sia successo, ma
credo che sia colpa della visita
guidata di oggi, forse qualche
idiota ha rotto un analizzatore
quando il gruppo era in
terrazza…-
- È successo qualcosa, Reed. –
si affretta a dire Matt, spiegando
poi la situazione e consegnando
una lettera a Mr. Fantastic.

Il nuovo Goblin inizia a


prepararsi. La follia che gli
echeggia nella mente appare
limpida durante i preliminari
dell‟azione. Fra qualche ora
colpirà, e salirà un altro gradino
verso il compimento della sua
opera. “C‟è molto da fare.” Sta
pensando, di fronte a uno
specchio e incontrando il suo
volto si ritrova a capire cos‟è il
ribrezzo.
Mentre Richards legge, Devil
chiama in disparte Johnny e gli
spiega in particolare il volere di
Peter.
- Perché credi che voglia che
qualcuno lo impersoni? – chiede
Johnny.
- Ha detto che quella tra Goblin e
l‟Uomo Ragno è una guerra
personale. – spiega Matt.
- Non mi convince…Peter non è
il tipo da chiedere l‟eliminazione
di una persona. -
-Per quanto mi riguarda – ribatte
Devil serio – se quel Goblin ha
fatto del male a Peter, gli renderò
il torto decuplicato. –
Osservandolo, la Torcia ha come
l‟impressione di non averlo mai
visto così determinato.
Reed Richards, dopo aver letto la
lettera di Peter, si rende conto di
quanto avesse sottovalutato la
venuta di un nuovo Goblin. In
fondo però, non è un errore di
cui vergognarsi, tutti i supereroi
hanno sempre ritenuto il folletto
verde una minaccia certamente
seria, ma di cui si è sempre
occupato l‟Uomo Ragno con
successo; tranne stavolta. La
risposta del fantastico quartetto
all‟appello d‟aiuto è scontata,
come pure quella di Devil. Tutti i
membri di questa alleanza però
sono stupiti dal fatto che Matt
debba indossare il costume
dell‟Uomo Ragno. La scelta è
strana, ma forse è riconducibile
al fatto che Goblin crede di avere
il supereroe in pugno e facendolo
riapparire, Peter, spera di dare ai
suoi alleati il vantaggio della
sorpresa. Devil, ad ogni modo,
non ha nulla in contrario, solo
avrebbe preferito allenarsi
all‟uso dei lanciaragnatele, ma
non ne ha il tempo perché
sembra che Goblin abbia scelto
di attaccare.
I cinque supereroi arrivano
presto sul posto, trovando già
all‟opera il folletto verde. Matt
cerca di percepire i segni vitali
tramite il suo senso radar, per
compararli con quelli che
conosce e scoprire l‟identità del
criminale, ma sembra che
l‟aliante di Goblin emetta una
vibrazione che circonda il pilota
di ultrasuoni confusi e
indecifrabili, da quella distanza.
Devil si lancia subito contro
l‟aliante del nemico, provocando
lo stupore di tutti i presenti per il
ritorno di Spidey. Solo il
supercriminale, dopo un
momento di smarrimento, prende
a ridere a crepapelle, lanciando
contro il suo avversario delle
bombe zucca. Il senso radar
dell‟uomo senza paura gli
permette di schivare molti dei
colpi di Goblin, mentre i
fantastici alleati di Matt
aggrediscono il supercriminale;
Goblin però li scansa,
combattendoli furiosamente ma
con noncuranza, lui vuole
l‟Uomo Ragno.
La Fantasticar si rivela un mezzo
inadatto a combattere l‟aliante,
più snello e agile del veicolo sia
nella sua forma intera che
separata. Gli unici che riescono a
stare dietro a quei volteggi sono
Johnny e Matt, mentre Sue
preferisce rimanere a terra,
accanto a Ben, sul tetto stabilito
come base per attaccare Goblin,
una volta privato del suo aliante.
- Johnny, mi ricevi? – trasmette
Reed dalla Fantasticar ad una
cuffia radio-trasmittente ignifuga
che cinge il volto della Torcia.
- Ti sento, Reed. -
- L‟aliante consuma molta
energia, se riesci a colpire il
generatore dovresti metterlo
fuori combattimento. -
- Come faccio a sapere dov‟è il
generatore? – chiede la
Torcia lanciando due sfere di
fuoco verso l‟inseguito che agita
bombe zucca.
- Per quello ci sono io. –
risponde Devil – Se lanci una
striscia di fuoco accanto
all‟aliante, dovrei “vedere”
attraverso il calore che si spande.
- Roger, cornetto…di tela. -
Johnny sviluppa una lingua di
fuoco che serve allo scopo.
- Brutte notizie. – fa Devil – Ci
sono cinque diversi generatori
sparsi per l‟aliante. È
impossibile… - ma deve
interrompersi: Sue sta lanciando
sfere invisibili, danneggiando
gravemente il velivolo. Goblin
sembra perdere la pazienza e
gridando – Stupida donna! –
lancia bombe zucca sulla folla
sottostante. Sue riesce a
bloccarle quasi tutte, generando
un campo di forza intorno a
ciascuna. Solo una sfugge ai suoi
campi di forza, ma Ben agisce
rapidissimo: si lancia verso la
zucca, poi l‟afferra a mezz‟aria e
la nasconde nel suo corpo
roccioso, contenendo
l‟esplosione. Goblin intanto
sta zig-zagando per evitare
il braccio elastico di Reed.
Allora Matt tenta di colpire a
sorpresa, lanciandosi verso il
nemico, che schiva il calcio del
diavolo con rapidità sovrumana.
Ma Matt, dondolandosi sulle
ragnatele, si è comunque
avvicinato abbastanza per
riconoscere colui che indossa la
maschera di Goblin. “No!
Questo è impossibile!” pensa
Matt.
La Torcia Umana attacca
direttamente, fiondandosi contro
l‟erede di Osborn, che grazie ad
una forza straordinaria, lo evita
con un salto dall‟aliante, ma
viene preso al volo dal
volteggiante Matt, che con un
calcio fa cadere Gobbie verso la
Cosa. Ben Grimm non ha mai
agito tanto velocemente: al grido
di – È tempo di distruzione! - il
suo pugno si infrange contro il
volto mascherato, lacerando la
maschera e sbalzando il nemico
oltre un palazzo. Mentre la
Cosa pensa a staccarsi il volto
gommoso dal pugno, Matt fa
cenno ai Fantastici di rimanere in
disparte, mentre va a prendere
l‟esanime nemico. Dopo due
lanci di ragnatela, Matt arriva al
corpo di Goblin, svenuto su un
tetto. La maschera lacerata,
mostra all‟uomo senza paura ciò
che temeva d‟aver scoperto: nel
riquadro verde strappato,
campeggia il volto di Peter, lui è
il nuovo Goblin.

- No… - fa in tempo a dire Matt,


mentre Peter spalanca gli occhi e
lo vede. Con la velocità di ragno
che lo distingue,
l‟aracnide umano estrae una
bomba zucca, innescandola. Un
attimo dopo, il vero Uomo
Ragno è scomparso, si è lanciato
giù dal tetto, lasciando
l‟esplosivo accanto all‟uomo che
indossa il suo costume originale.
Matt, confuso, fa appena in
tempo a saltare via, quando
l‟esplosione lo investe. Solo due
ore dopo, si sveglierà al Four
Freedom Plaza.
I Fantastici Quattro non possono
credere al suo racconto,
modificato perché non sappiano
chi è in realtà l‟Uomo Ragno, ma
in sintesi veritiero. Lo
smarrimento è tale che l‟allarme
del Four Freedom Plaza lascia
smarriti i nostri eroi per una
manciata di secondi.
L‟aliante Goblin sfreccia nei
corridoi, percorre e supera in un
attimo il primo livello di guardia,
guidato da Peter in costume da
folletto. Questa è la scena che il
quartetto osserva tutto da un
monitor, mentre Matt indossa il
suo costume da diavolo rosso, è
il più adatto a quella situazione.
Dopo qualche istante Reed
preme un pulsante sull‟interfono:
- A tutte le servo-guardie:
lasciate che il soggetto penetri
nell‟ultimo livello. Non vi
opponete, ripeto, non vi
opponete…sto disinserendo i
sistemi di sicurezza. -
- Reed… - fa Sue, ma lui la
interrompe.
- Sue, non si fermerà. È l‟Uomo
Ragno, anche se non è in sé, e se
gli scaglio addosso le difese del
Four Freedom Plaza rischio di
ucciderlo, per non dire il numero
e l‟entità di danni che può
provocare. Lo affronteremo noi.
-
Dopo un rapido viaggio senza
intoppi, Peter arriva di fronte ai
cinque supereroi, scendendo
dall‟aliante Goblin.
- E così, - fa la voce dietro la
maschera verde – questo è
l‟inespugnabile Four Freedom
Plaza…uh, ma allora voi siete i
Fantastici Quattro! – Nessuno si
muove
- Non ti combatteremo, Uomo
Ragno. – spiega Devil - Anche
se questa dovesse essere la fine
dei Fantastici Quattro e la mia. –
- Non chiamarmi Uomo Ragno!
È morto, morto. Il ragno è
morto! MORTO! AH! – esclama
il nuovo Goblin estraendo una
bomba zucca e poi notando che
nessuno reagisce. L‟ordigno
cade, senza essere stato attivato,
e poco dopo cade anche Goblin,
in preda a forti dolori alla testa.
Peter, da dietro la sua nuova
maschera, implora ora perdono,
piangendo, fino a svenire.

Un quarto d‟ora dopo, Peter si


risveglia immerso in una vasca
di liquido nucleico-decostruente;
intorno a lui si muovono Reed e
Susan, mentre Matt, Johnny e
Ben osservano il Ragno. Indossa
una maschera da Uomo Ragno
che protegge la sua identità.
- Ehi… - fa Johnny,
appoggiando una mano sulla
vasca.
- Uomo Ragno! Ti sei ripreso
prima del previsto… - fa Reed
avvicinandosi.
- Cos…cos‟è tutto questo… -
balbetta Peter.
- È un liquido nucleico-
decostruente. Nel tuo DNA è
presente la formula di Goblin,
non so come, ma c‟è. Questo può
curarti. – risponde Mr. Fantastic
A questo punto Matt Murdock si
fa avanti.
- Ragno…ti hanno
somministrato il siero di
Goblin…chi è stato? –
- Gli Scrier…tre giorni fa, credo,
non ricordo…io… -
- Ti hanno catturato? -
- Si…loro e Goblin, mi ha
telefonato…a casa mia, lui…ti
ho mandato un costume…per
aiutarmi, non riuscivo a
fermarmi, ma sono riuscito a
mandarti… -
- Ok, riposati, ora. È tutto chiaro,
non agivi tua sponte. -
- Ti sbagli Devil. Ti sbagli di
grosso. – fa Peter, con una voce
più profonda.
- Cosa? -
La vasca nucleico-decostruente
viene distrutta dalla forza delle
braccia del Ragno, che in un
attimo salta lontano.
- Il siero era il tramite. Non
potete capire, non cercate di
fermarmi. – continua Peter,
agguantando il costume da
Uomo Ragno che indossava Matt
e fondandosi fuori dal F.F.P.
- Dobbiamo… - comincia
l‟avvocato cieco di Hell‟s
Kithcen, ma Reed lo ferma.
- Tutti i sistemi di sicurezza sono
attivati. Non andrà da nessuna
parte, ma riuscirò a trattenerlo
per poco. -
- Pensavo che quella vasca lo
avrebbe guarito! – fa Johnny.
- È questione di tempo, Johnny.
Il processo è avviato, il sistema
aveva debellato molta delle
mutazioni più recenti nel DNA
dell‟Uomo Ragno. Spero che le
anomalie più antiche del suo
codice genetico completino
l‟opera. -
- Dobbiamo comunque aiutarlo!
Voi non mi seguite, devo
parlargli da uomo a uomo. –
grida Matt, saltando fuori.
- Peter! – grida, mentre il suo
radar individua i segnali vitali
del Ragno.
- Stanne fuori, Matt… - fa Peter,
saltando per evitare una scarica
di energia del sistema di
sicurezza.
- Devi farti aiutare…non sei tu! -
- Non è la formula, Matt…è
qualcosa di diverso…forse sto
impazzendo…non lo controllo!
Sto impazzendo! -
Con una piroetta, l‟Uomo Ragno
evita un paio di droidi da
ricognizione, saltando poi con
tutta la sua forza e superando le
barriere di energia che
circondavano l‟edificio.
- Reed! – grida Devil – Abbassa
gli schermi! Devo raggiungerlo!
-
Detto fatto, Matt insegue l‟amico
per qualche palazzo, infine lo
ferma saltandogli addosso e
facendolo rotolare su un palazzo.
- Non mi convince, Peter…ciò
che hai detto non è logico…non
puoi parlare di pazzia con troppa
facilità. Tu non sei pazzo, ci
deve essere una spiegazione! -
- Matt… - fa Peter – non sono in
me. Neanche io capisco…sono
quasi sicuro che mi abbiano
iniettato la formula di Goblin,
ma che questo non c‟entri …ero
cosciente quando ho assunto quel
siero io, per la prima volta…ma
qualcuno mi diceva cosa fare…e
il trattamento di Reed non deve
averlo eliminato… - e dicendo
questo Peter afferra per il collo
Devil.
- …perché lui è ancora in me! -

Fine I parte
Goblin è
II Parte

Ormai è trascorsa una decina di


secondi da quando le dita
dell‟Uomo Ragno si sono strette
intorno al collo di Devil. Per
quanto Matt Murdock sia in
grado di liberarsi della stretta di
un uomo normale, la forza
sovrumana del Ragno rende ora
vani i suoi sforzi.
- P…Peter… - farfuglia il
diavolo rosso, sospeso a qualche
centimetro da terra, sollevato
dall‟aggressore a qualche
centimetro da terra. Peter non lo
ascolta, sotto la sua maschera
rossa alza un sopracciglio,
osservando la scena. Nella sua
mente sibila una voce, che da
giorni si è insinuata nella sua
mente.
Stringi, non troppo, non
ucciderlo subito…godi di questo
momento.
- Peter…aiutami… -
“Matt! Cosa sto facendo?” Pensa
Peter, ma subito interviene
l‟Altro.
Calmo…stringi…non hai sentito
nulla…
Devil percepisce il battito
irregolare del Ragno, il sangue
che scorre verso il braccio teso,
lo stesso braccio che lo sta
soffocando. La stretta lo sta
privando dell‟ossigeno, presto
non avrà più la forza di pensare,
deve agire ora. Qualsiasi cosa
stia accadendo a Peter, si rende
conto Murdock, sta avvenendo
nella sua mente ed è ciò che deve
colpire lui ora, se vuole salvarsi.
Ora, ORA.
Il senso di ragno pizzica.
Dannazione!
Devil contorce il suo corpo e
assesta un calcio fra il collo e la
spalla dell‟Uomo Ragno. In una
situazione normale non sarebbe
neanche riuscito a colpirlo, ma la
mente di Peter essendo
annebbiata non reagisce
pienamente all‟allarme dei suoi
sensi ragneschi. Il Diavolo Rosso
cade a terra, mentre il Ragno
emette un gemito e porta le mani
alla testa. Ogni sinapsi gli
sembra in fiamme, ma la voce
sembra sparita, o almeno
lontana. Ora capisce ciò che
stava facendo, con orrore.
- Non so cosa ti stia accedendo
Ragno… - fa Devil riprendendo
fiato, steso a terra -…ma tu
tornerai subito da Richards. Lui
troverà una cura. -
- Matt…stammi
lontano…sei…in pericolo… -
Peter non riesce a formulare un
pensiero sensato.
- Devo curarti, Peter. Stai calmo,
dobbiamo… -
Matt non ha modo di finire la
frase. Peter lancia due tele verso
di lui, incollandolo al pavimento.
Il Diavolo Rosso cerca di
liberarsi, ma è inutile, quel
collante è troppo resistente.
- Matt…non c‟era altro
modo…stammi lontano finché
non avrò…risolto…in un modo
o…nell‟altro… - detto questo, il
tessiragnatele si lancia giù dal
Four Freedom Plaza.
- Peteeeeer! – grida Devil, per la
disperazione. Dopo pochi
secondi cercare di rilevare le
variazioni nelle correnti d‟aria si
rivela inutile: Peter è ormai
troppo lontano.
Ragnatela dopo ragnatela, la
mente dell‟arrampicamuri si
sgombra dal dolore del colpo di
Devil e ricorda: la prigionia, la
sua volontà guidata da qualcuno
di esterno, gli Scrier e la formula
di Goblin. Ricorda anche la
battaglia contro Devil, che
indossava il costume da UR per
sua richiesta, e contro i Fantastici
Quattro. Reed riteneva che la sua
volontà venisse guidata dalla
formula di Goblin,
somministratagli a sua insaputa,
perciò lo ha guarito dalle
somministrazioni del composto,
ma a quanto pare, la follia che
guida la mente di Peter non
dipende da una soluzione
chimica. Dopo qualche isolato
infatti, Peter sente il suo cranio
aprirsi in due, perde la presa
della tela e precipita nel vuoto.
Torna indietro, codardo. Finisci
quel demonio. Uccidi Devil, ora
che è inerme!
Chi sei? Chiede Peter, alla voce,
dimenticando di stare cadendo.
Torna indietro, ti ho detto!
Chi sei? Cosa vuoi da me?
D’accordo, sta calmo Peter…ci
sarà tempo in seguito…ora
rilassati…
Da dietro la foschia che gli
appanna la vista, Peter vede il
suo braccio alzarsi e tessere una
tela, fermando la caduta, ma lui
non ha ordinato al suo corpo
questa azione, lo ha fatto la voce.
Abbiamo cose importanti da fare
e non ho molto tempo per farle…
Chi sei?
Sono la tua mente, Peter. La
formula di Goblin non era che
un modo per potenziarti, per
renderti più affine alla tua vera
indole, liberata dagli Scrier. Tu
sarai il nuovo Scrier e li
guiderai.
NOOO!
Peter impone alla sua mano di
lasciare la ragnatela, cadendo su
un tetto.
Stupido idiota!
- AAAAARRRRGGHHHH! –
grida il ragno umano, disteso a
terra, in preda a violenti dolori
alla testa.
- Lasciami in pace! VA VIA! –
grida alla voce nella sua mente.
Non vuoi soffrire? Allora lascia
che sia io a guidarti.
MAI!
Allora muori!
- Ahhhhh! -
Non soffrivo così, quando mi
controllavi fra gli Scrier!
La formula di Goblin ti rendeva
più facilmente controllabile,
amico mio, ti apriva la mente,
rendendola libera e mettendola
in contatto con la tua vera
indole. Ora però dovrai cedere
lo stesso…ascoltami: nulla ha
importanza, Peter…immagina di
sognare…
No…io…non…
Sogna Peter.

“Dannazione, Peter!” pensa


Devil, cercando di scollarsi da
terra. Improvvisamente Matt
avverte la presenza di qualcuno
alle sue spalle. Una persona,
uscita da una porta si sta
avvicinando. La sua temperatura
si aggira intorno ai 209 C°,
perciò Devil non ha dubbi sulla
sua identità.
- Ciao Johnny, sono un po‟ in
difficoltà qui. -
- Già, ho notato. – fa la torcia
umana, poggiando le mani
bollenti sugli ammassi di tela,
sciogliendoli.
- Dobbiamo trovarlo, Johnny. È
ancora…folle… -
- Ho visto tutto grazie al sistema
di sicurezza. Però l‟ho tenuto
nascosto agli altri… dobbiamo
trovarlo, ma dovremo muoverci
da soli, se non vogliamo svelare
la sua identità. -
- Reed non ha rilevato nulla di
insolito nei suoi valori? – chiede
Matt, cercando un punto di
partenza.
- Beh, tecnicamente non ha un
tracciato base per gli Uomini
Ragno…però
l‟elettroencefalogramma ha
rivelato un‟attività insolita,
riscontrata solo in casi di
telepatia. Ma Spidey, non ha
questo tipo di potere… -

La prima cosa che Peter


percepisce è il profumo, un
profumo che conosce bene, ma
che non sente da molto tempo.
Nell‟aria si spande una purezza
inebriante che filtra nella mente
del giovane Parker,
costringendolo ad aprire gli
occhi. Di fronte a lui si staglia su
un cielo terso una figura di
donna con il volto avvenente
incorniciato da splendidi capelli
biondi, bellissima nelle sue
forme.
- Gwen… - pronuncia Peter,
prendendole le mani, e cercando
di scacciare le tenebre dalla sua
mente. Lei, con un sorriso, gli
facilita il compito.
- Oh, Peter, quanto sono felice di
vederti! – sono le prime parole
che escono da quella splendida
bocca, mentre Gwen abbraccia il
suo amato. Il giovane Parker
rimane fermo, immobile, avvolto
dalle braccia della donna.
- Oh Dio…Gwen… - gli sfugge
alla fine, dimenticando ogni
dubbio e scoppiando in lacrime;
subito dopo cade in ginocchio,
appoggiando il volto piangente
sul grembo della ragazza.
- No…no Peter… - fa lei,
carezzandogli il viso, cercando
di calmarlo – Non devi…non è
stata colpa tua… -
- Si, invece, Gwen. È stata colpa
mia, se non avessi fermato la tua
caduta in quel modo… -
- Ma non potevi sapere… -
- Non è vero! NON È VERO,
Gwen…io…ero il miglior
studente di scienze al liceo e
anche all‟università, dove ci
siamo conosciuti! Io dovevo
sapere che fermando quella
caduta in quel modo le tue ossa
non avrebbero retto, e il tuo
collo…oh, Dio, se avessi
pensato… -
- Ma come potevi, in quel
momento? -
- Sono solo scuse! – grida Peter
– Solo in quel momento avrei
dovuto usare il cervello, solo in
quel momento, in tutta la mia
vita…e non l‟ho fatto! Ti ho
uccisa io, Gwen! -
- No, Peter…non è così. – fa
Gwen calma – Non mi hai uccisa
tu. Ciò che è successo, il caso, la
venuta dei tuoi poteri…queste
sono state le cause… -
I due ragazzi rimangono
abbracciati, giurando di non
lasciarsi mai più. Fanno l‟amore,
come non lo hanno mai fatto
prima. La pelle di lei è così
liscia, che mentre l‟accarezza,
Peter si rende conto che questo è
ciò che ha sempre desiderato in
tanti anni. Non ricorda, o non
vuole ricordare, gli ultimi eventi
che ha vissuto, vuole solo
rimanere con Gwen, senza
rendersi conto che fa il gioco di
qualcun altro. Il suo corpo reale
è definitivamente controllato
dalla voce che lo tormentava,
mentre la mente è intrappolata in
una prigione senza sbarre.

Mary Jane Watson-Parker è sola


in casa con la bambina. May non
crede più alle sue mezze risposte
su dove sia il padre, ma non
smette di fare domande; ora
dorme, poverina, sfinita
dall‟ansia di rivedere quel volto
sereno e rassicurante che tanto le
manca. Improvvisamente a MJ
sembra di riconoscere un suono.
Cioè, non è proprio un suono, è
un rumore impercettibile, seguito
da un lieve spostamento d‟aria. È
ciò che avviene sempre, quando
il marito rientra dalla finestra.
Subito, MJ corre in soggiorno,
speranzosa, ma ciò che si trova
davanti spiazza la sua mente
eccitata: vede un uomo d‟oro che
emana luce, e uno distante, non
distinguibile nel chiarore. Dopo
pochi secondi, Mary Jane si
rende conto che quelli che ha di
fronte sono Johnny Storm, la
Torcia umana, l‟uomo d‟oro, e
Devil. Probabilmente è stato
quest‟ultimo, atterrando in casa,
a provocare quel rumore che lei
conosce così bene.
- Scusa l‟intrusione Mary Jane…
- inizia Johnny.
- Peter… - mormora la donna,
cercando di iniziare il discorso
che le interessa.
- Non sappiamo dove sia, ma… -
Johnny non sa cosa dire, così
interviene Devil.
- Se lo vedi, sta attenta. Non ha il
pieno controllo di sé, noi stiamo
cercando di scoprire cosa gli è
successo. Tu…devi stare attenta
però, forse sarebbe meglio che tu
lasciassi la città. – Matt conosce
la risposta prima che questa
venga pronunciata: dopo ogni
sua parola il battito cardiaco di
MJ è diventato più forte, come
pure la pressione sanguigna e il
respiro. Quella che ha davanti è
una donna infuriata.
- Dovrei fuggire? Fuggire da mio
marito? Peter…una volta stava
per uccidermi, era programmato
dallo Sciacallo per farlo…ma
abbiamo affrontato insieme il
problema e insieme lo abbiamo
risolto. Ed è ciò che faremo
anche adesso. -
Detto questo, tace, con aria
sicura, guardando in faccia i due
eroi. Devil, si rende conto che
non ci sarà modo di fermarla e
spera che non si cacci nei guai.
Johnny, invece, ammira MJ in
tutto il suo splendore, e la
immagina mentre…uh…ha cose
più importanti da fare, si rende
poi conto.
- Ora ditemi cosa è successo a
Peter. -
- OSBORN! – grida l‟Uomo
Ragno, lanciando la scrivania
contro una parete, mancando
l‟industriale Norman Osborn di
pochi centimetri. Il Ragno, o
meglio il suo corpo, fatta
irruzione nell‟ufficio del
massimo dirigente della Oscorp,
ha attaccato furiosamente l‟uomo
d‟affari, demolendo l‟ufficio e
continuando a farfugliare
minacce come un folle.
- Che diamine vuoi da me,
insetto? – grida infine Osborn,
rendendosi conto che Peter non
ucciderebbe mai nessuno e che
anche in quel caso lui non
avrebbe nulla da perdere.
- Sai che sono separato da
Goblin! Che vuoi da me? –
L‟Uomo Ragno non risponde,
non in modo sensato.
- Separato? – fa il Ragno in tono
sarcastico – Oh, Norman, non
conosci neanche metà della
storia…vedi non potrai mai
separarti da Goblin, non se io
non voglio! -
- Che farnetic… - Norman non
può finire, Peter lo solleva e
avvicina il volto a quello
dell‟industriale.
- Che brutto colorito, Normie!
Come te la passi in salute? -
- Tu…come puoi sapere…a
meno che tu… - si rende conto
Norman - TU! -
Una bomba zucca cade a terra e
in un attimo l‟ufficio di Norman
diviene un inferno di fuoco e
fumo.

Stringendo dolcemente il braccio


intorno alla vita di Gwen, Peter
si rende conto di non essere mai
stato più felice in tutta la sua
vita. I due ragazzi ora,
camminano su un prato bagnato,
a piedi nudi. Avanzano
lentamente, procedendo verso
una casetta di legno, che si
staglia contro l‟orizzonte
azzurro.
- Dove stiamo andando, Gwen? –
chiede Peter, con un sorriso.
- Nell‟unico posto dove sei
sempre voluto essere. -
La casetta appariva lontana,
prima di quelle parole, ma subito
dopo averle pronunciate Gwen
può già aprire la porta della casa,
come se la distanza fosse sparita.
All‟interno, la minutezza esterna
della casa viene confermata,
come pure l‟accoglienza: un
divano campeggia al centro del
salotto, seguito da un televisore
anni ‟50 e circondato da tre o
quattro mobili modesti; in fondo
al salotto, davanti ad una grande
finestra c‟è un grande tavolo
imbandito; un odore di castagne
arrosto aleggia, impregnando il
legno delle pareti.
- Peter, Gwen…siete a casa? –
chiede una voce che Peter
conosce bene. Dopo pochi attimi
ecco comparire da una porta
May Parker, con il suo volto
sereno, ora scherzosamente
imbronciato per il ritardo dei due
giovani, incorniciato dai capelli
bianchi finissimi.
- Zia May! – pronuncia Peter,
andandole incontro con aria
incredula – Tu…sei…reale? È
reale tutto questo? -
- Santo cielo Peter! Ma che hai?
Ben! Vieni qui! -
- Cosa succede May? – chiede
l‟uomo con il volto rotondo
appena entrato.
- Zio Ben! – grida Peter,
abbracciandolo e scoppiando in
lacrime.
– Oh mio Dio! Peter, che ti
succede? – chiede Ben Parker.
- È felice di trovarci tutti qui,
Ben. – spiega Gwen.
- SI! SI! Santo cielo, certo che è
così! – sospira Peter.
- E non hai ancora visto tutto. –
declama con aria furbetta Gwen.

Mary Jane sfreccia in macchina,


sorpassando velocemente molti
veicoli. Si muove d‟istinto,
violando la maggioranza delle
norme stradali, tanto nessun
poliziotto riuscirebbe a fermarla
(e neanche a vederla, vista la
velocità). Lasciatasi alle spalle il
ponte di Brooklyn, la Rossa
procede spedita verso il suo
obiettivo. Quando Devil ha finito
di spiegarle ciò che è successo a
Peter, lei ha capito che avrebbe
avuto la possibilità di salvare suo
marito, se Felicia avesse
scoperto il covo degli Scrier,
perciò deve comunicarle le sue
informazioni. Ormai mancano
pochi isolati all‟agenzia
investigativa “Occhi di Gatto”,
ma improvvisamente avviene:
l‟imprevisto un essere
vagamente antropomorfo fa
capolino dalla strada; in un
primo attimo la mente di MJ lo
registra come un trampoliere,
uno di quei clown sui trampoli
che girano per le strade, un
attimo dopo lo riconosce come il
dottor Octopus. Ha appena
saccheggiato un centro ricerche e
ora, ergendosi su due delle sue
braccia metalliche, si è piantato
in mezzo alla strada per
affrontare la polizia.
- Sarà un piacere osservarvi, - fa
il dottore – ora che non avete
ragni a difendervi.
Mary Jane guarda il telefono
cellulare, ma poi comprende che
non può spiegare degli Scrier a
Felicia in quel modo, rischiando
che il telefono sia controllato.
“Nessuno può fermarmi ora, a
pochi metri dalla meta.” Si dice
MJ, guardando la figura del
dottore a otto arti che le da le
spalle. Nella forza che la donna
usa nel premere l‟acceleratore ci
sono anni e anni di imprese
dell‟Uomo Ragno passati come
spettatrice in prima fila, anni
passati a guarire le ferite del
marito, a fasciare e a nascondere
le ecchimosi. Quando il cofano
dell‟auto incontra le due braccia
metalliche piantate a terra, la
carrozzeria si piega sotto lo
sforzo, solo per un attimo però:
l‟auto va avanti, le braccia si
piegano all‟indietro e così anche
il corpo del dottore cade,
sbattendo la nuca e svenendo.
“Oddio.” Pensa MJ, sfrecciando
via “E Peter la fa sempre così
difficile!”

Freddy nel passato è stato


informatore per la polizia, per
l‟FBI, per un mucchio di
giornalisti e a volte anche per
alcuni avvocati…come quella
volta per quel tizio cieco…come
si chiamava…Murdock o
qualcosa del genere…comunque
è sempre girato a largo dai
vigilantes, si può dire per
principio. Ora questo principio
ha un senso pienamente espresso
nel volo che Devil gli fa
compiere, lanciandolo da una
parte all‟altra del bar. Tutti gli
“amici” di Freddy si sono
nascosti dietro tavoli o qualcosa
di meglio.
- Nooooo! – grida il povero
“soffione”, disteso a terra,
vedendo che Devil avanza verso
di lui. Se l‟informatore ne avesse
la forza fuggirebbe, ma l‟ultima
batosta lo ha stordito non poco.
- Ti giuro che non so niente di
questi Scier! -
- Non far finta di sbagliare i
nomi…sei patetico. Si chiamano
Scrier, dimmi dov‟è il loro
tempio. – gli fa Matt da dietro la
maschera.
- Ehi, - propone Freddy,
cercando un compromesso - se
vuoi conoscere il nome di tutti
gli spacciatori di New
York…diciamo che in un due
mesi posso farti avere una lista
abbastanza completa…ma non
chiedermi di loro…se lo
scoprono… -
“Diamine! Cosa possono mai
essere questi Scrier?” pensa
Matt, trovandosi di fronte
all‟informatore. Comunque per
farlo parlare, Devil gioca il suo
asso nella manica.
- Freddy, Freddy…mi stai
facendo arrabbiare… - Subito il
Diavolo stende le braccia in alto
e dal pavimento fuoriescono
fiamme che lo circondano,
danzando pericolosamente vicino
all‟informatore che è sul punto di
svenire.
- Ti sei mai chiesto perché mi
chiamano il Diavolo Rosso? – fa
Devil, ma la risposta la conosce
solo la Torcia Umana “Perché
sei diabolico!”; Johnny è entrato
dal tetto e al segnale stabilito ha
scatenato quell‟inferno senza
farsi vedere, restando nascosto al
piano di sopra e facendo passare
attraverso il pavimento le sue
mani.
Freddy, chissà, forse per
simpatia verso Devil, forse
perché ha urgente bisogno della
toilette decide di infrangere la
promessa fatta agli Scrier.

Norman Osborn sfreccia alla


guida del suo bolide Aston
Martin per le strade di
Manhattan, cercando di sfuggire
al suo inseguitore in calzamaglia
rosso-blu. Osborn può quasi
sentire i “Thwip!” e preso dal
terrore accarezza la borsa che
usava come Goblin, prima della
scissione da quel maniaco. “Il
fatto che non sia più Goblin,” ha
pensato Norman, il giorno in cui
ha riposto il piccolo bagaglio di
armi vicino la sua scrivania “non
significa che non posso utilizzare
le mie invenzioni per difesa.” È
stata la borsa a salvarlo pochi
attimi prima, quando l‟Uomo
Ragno lo ha sollevato di peso, di
fatti Norman l‟ha afferrata e ne
ha estratto la bomba zucca della
salvezza. Ora però sa che non ha
molta scelta, per quanto l‟Aston
Martin sia veloce, il Ragno lo
raggiungerà certo.
“Se si trattasse del solito Uomo
Ragno,” pensa Norman “potrei
cercare di ragionare, ma con
Lui…”
Un tonfo rimbomba negli interni
iper-accessoriati dell‟auto. La
carrozzeria dell‟Aston Martin
viene dilaniata da due forti mani,
guantate di rosso. Il Ragno, o
meglio ciò che resta di lui, si
para di fronte al terrorizzato
Osborn gridando:
- Oh, Norman! Come pensavi di
sfuggire a me, a GOBLIN?!? -

- Peter, tesoro! -
- Mamma! Papà! -
Sono queste le parole che
vengono gridate nella piccola
casetta di legno. Poi lunghi
silenzi, pianti. Peter rimane ore a
parlare con i suoi genitori
redivivi, seduto su un letto come
quando a quindici anni si
chiedeva il perché della morte
dei suoi genitori; non si rende
conto che Gwen, May e Ben si
sono allontanati. La sua mente
sembra tornata a prima del
morso del ragno radioattivo,
forse prima ancora che Peter
fosse in grado di capire. La gioia
in lui è accecante.
- Perché…perché siete tutti qui?
– chiede infine Peter.
- Perché, - spiega sua madre
Mary – è ciò che vuoi. Qui è
tutto perfetto, tu sei perfetto. -
- Che vuoi dire? -
- Quel che tua madre sta dicendo
è che anche tu sei come vuoi. –
spiega suo padre Richard.
Improvvisamente Peter capisce.
Lentamente si alza dal letto e si
avvicina alla parete di legno.
Con una calma carica di
meraviglia, il giovane Parker
solleva una mano e la appoggia
contro il muro, poi la allontana e
ripete il gesto con entrambe le
mani.
- Non aderisco…non posso
arrampicarmi…io…io…sono
libero! – grida Peter, provando
una gioia forse maggiore di
quelle già provate e non paura o
nostalgia dei poteri ragneschi,
totalmente assenti. I genitori lo
abbracciano, e si uniscono alla
sua felicità per la perdita dei suoi
poteri, poi lo guidano
dolcemente verso una porta che
si spalanca. Dietro di essa Gwen
attende in abito da sposa che suo
padre, George Stacy, la conduca
all‟altare.
- No, Felicia! Voglio venire con
te! – grida MJ, cercando di non
pensare all‟ovvia risposta.
- Oh, andiamo, Rossa… - fa
Felicia; ha indossato il suo
costume da gatta, e avrebbe già
lasciato la sua agenzia se MJ non
l‟avesse trattenuta – non
comportarti come se non sapessi
quale rischio correresti. E inoltre
rischieresti di rivelare l‟identità
di Peter! -
- Non credo che la sua identità
sia ancora segreta agli Scrier,
Felicia…perciò voglio venire
con te. Sei ancora debole dopo
quello che ti è successo ieri. –
La Gatta sorride, indossando un
guanto. La battaglia con il nuovo
Goblin, che si è poi rivelato
essere Peter, aveva davvero
messo in pericolo la sua vita; a
stento è riuscita a tornare da MJ,
che ha estratto la scheggia di una
bomba zucca dalla schiena di
Felicia. Ora però la Gatta è
determinata a trovare gli Scrier,
un po‟ per Peter, un po‟ per
vincere quel senso di inutilità
che la pervade da quando Mary
Jane le ha chiesto aiuto per
ritrovare suo marito.
- Non devi preoccuparti per me,
bella. – ribatte infine Felicia,
prendendo qualcosa da un
cassetto
- Sai che sono brava con le
fasciature, non sarei stata una
buona ladra altrimenti…ora,
questa è una radio in grado di
captare le comunicazioni della
polizia sulla terza frequenza,
quella adibita alle segnalazioni
degli spostamenti dei vigilantes
mascherati; me l‟ha regalata un
amico che mi doveva un
favore… -
Osservando le forme dell‟ex
ladra, MJ cerca di immaginare il
genere di favore dovuto da
Felicia, ma poi si riscuote con un
moto di rabbia mista a gelosia,
dovuto al ricordo del tempo in
cui Peter e la Gatta…ma Felicia,
l‟amica Felicia, ora continua a
parlare: - Sentiamo se il ragnetto
è stato avvistato, altrimenti andrò
a cercare gli Scrier…oddio… - la
Gatta, rapida, alza il volume
dell‟audio; una voce leggermente
interrotta da fruscii declama
agitata: - …sull‟East Village,
l‟Uomo Ragno sta attaccando
un‟Aston
Martin…chrrrshhh…lla
guida…sembra…Norman
Osborn… -
- Aspettami qui! – intima Felicia
a MJ, precipitandosi fuori.
Peccato che la rossa non abbia
sentito.

- Bel lavoro, Fiammifero. – fa


Devil, complimentandosi con la
Torcia, sul tetto del bar appena
lasciato.
- È stato semplice. Ha parlato? –
risponde Johnny.
- Si… - Matt deve fermarsi,
perché una scarica di energia
esplode in mezzo a loro.
- Chi diavolo… -
Due uomini in tunica, con il
volto coperto da una maschera
bianca deforme, planano
lentamente, ognuno su un aliante
simile a quello di Goblin. Freddy
non è stato zitto, o forse quei tizi
erano nel bar. Johnny è il primo
a parlare, rivolgendosi a Matt.
- Uh…io voglio il più brutto. -
- Qual è il più brutto? – chiede
Matt, sarcastico, rendendosi
conto del perché Peter scherzi
sempre durante i combattimenti.
Il ricordo gli da la forza di
attaccare per primo, per cui
lancia il suo manganello contro
uno Scrier, ma quello lo afferra
al volo.
- Arrendetevi. Come vedete
siamo troppo forti. – dice lo
Scrier.
- Solo per aver preso un bastone
al volo? Certo che hai una gran
bella autostima… - fa Devil,
gettandosi giù dal palazzo,
tenendo l‟altro capo del
manganello e sbilanciando così
l‟avversario. Johnny capisce che
è il momento di attaccare, e dopo
aver gridato “Fiamma!” lancia
una lingua di fuoco contro l‟altro
Scrier che scansa il colpo. Devil
intanto sta continuando a tirare
verso il basso il suo avversario,
nel tentativo di fargli perdere
l‟equilibrio, ma questa strategia
dura poco, perché lo Scrier lascia
la presa e fa precipitare Matt nel
vuoto. Nei pochi istanti della
caduta, Devil avverte un
aumento di calore nell‟aria, ma
non è la Torcia, che intanto si è
lanciata in un corpo a corpo in
aria con il suo nemico, è
qualcosa di molto vicino. Il
Diavolo Rosso allora si avvita in
aria, volteggiando con precisione
evitando la scarica di energia che
lo Scrier gli aveva lanciato
contro, e poi puntando un
balcone per aggrapparsi. Una
volta atterrato sul cornicione,
Matt lancia di nuovo il suo
manganello, stavolta colpendo in
volto il nemico, che resta
stordito, dando modo a Devil di
attaccare.

L‟Aston Martin sfreccia sulla


strada mentre l‟Uomo Ragno
cerca di afferrare Osborn,
facendo a pezzi l‟auto aderendo
al cofano.
“Dall‟alto, è uno spettacolo
difficile da dimenticare…” pensa
Felicia, cercando di reprimere il
bruciore della ferita: le auto sulla
strada sono tutte ferme, meno
che l‟Aston Martin squarciata.
La polizia ha bloccato le strade
limitrofe e limitato il traffico in
quelle più distanti, paralizzando
quella parte di New York. A lato
della strada, Felicia nota alcuni
agenti del codice blu che
intimano ad alcuni guidatori di
lasciare le macchine, altri che
sistemano transenne e
cartelli. La Gatta scende rapida
e arriva nelle vicinanze di Peter,
gridandogli
- Ehi, Ragno! Ragno! –
avvicinandosi a pochi centimetri
da lui.
- Zitta cagna! – grida l‟Uomo
Ragno, colpendola con un
pugno, quasi distrattamente.
Felicia cade a terra, in mezzo
alla strada. “Fortuna che il
traffico è fermo…” pensa, poco
prima di essere quasi investita da
Mary Jane che insegue l‟Aston
Martin (che per fortuna non sta
realmente correndo).
Nella mente della rossa top
model la figura nera a terra ha
fatto solo una fugace comparsa
che non l‟ha distolta dall‟auto
che suo marito sta distruggendo.
Con una manovra decisamente
pericolosa, MJ si accosta a destra
dell‟Aston Martin e cerca di
spingerla verso sinistra. Peter, o
meglio Goblin, non si volta a
guardarla, intento a cercare di
colpire Osborn o ad afferrare
qualche pezzo dell‟auto.
Il vecchio Norman si difende
come può, tenendo la testa sotto
il volante e armeggiando con una
borsa. Nelle orecchie della rossa
esplode un rumore, un Briiiiiip
che rompe il silenzio. Il nome sul
display la convince a rispondere
al suo cellulare: “Felicia”.
- Dimmi, Felicia… -
- Che diavolo ti prende? Stavi
per investirmi! – grida la Gatta.
- Sorry, dolcezza. Sto cercando
di riprendermi mio marito. -
- Sei sicura che sia Peter? Mi ha
colpita e… -
- È fuori di sé, ma a questo
penseremo dopo. -
- Che stai facendo? Perché
tamponi Osborn? -
- Voglio spingerli in direzione di
Brooklyn. Non possiamo
affrontare Peter da sole,
dobbiamo avere qualcuno dalla
nostra parte. Qualcuno con dei
superpoteri. -
- E a Brooklyn… -
- Fidati, ce n‟è uno là vicino,
Peter dice che ci mettono sempre
tanto a portarlo via… -
- Cosa? – fa Felicia, ma MJ
attacca per sterzare con entrambe
le mani, spingendo la Aston
Martin su un‟altra carreggiata.

Johnny Storm ha deciso di porre


fine a quella battaglia e perciò dà
fuoco all‟aliante dello Scrier che
sta combattendo, facendolo
precipitare su un tetto. Subito
anche la Torcia lo segue,
gettandosi in picchiata. Il
membro degli FQ non è mai
stato un tipo da pugni, ma
stavolta rende incandescente il
suo pugno e tira un gancio al
mento dell‟avversario, gridando
- Come direbbe un mio amico, è
tempo di distruzione! -
La maschera da Scrier si lacera
parzialmente, rivelando un volto
ignoto alla Torcia, ma che
esprime un vivo terrore misto a
odio.
- E ora, mister, - fa Johnny
facendo prendere fuoco ai suoi
pugni chiusi – ora mi dirai cosa
avete fatto all‟Uomo Ragno e
anche dove vi nascondete. –
quest‟ultima richiesta nasce dal
dubbio sulle parole di Freddy.
Lo Scrier si muove rapido,
estraendo dalla manica un
oggetto della grandezza di una
penna, e, puntandolo alla propria
gola si inietta un composto
chimico. Johnny cerca di
strappargli di mano il congegno,
ma l‟avversario ha già finito, e
negli ultimi spasmi lancia un
getto di energia contro la Torcia.
- Johnny! – grida Matt, arrivando
in suo soccorso e lasciando
l‟altro Scrier.
- Ah…mi… - comincia a dire la
Torcia umana, tirandosi in piedi
– mi ha preso di striscio. -
Devil rimane immobile, i suoi
sensi gli danno informazioni
sulla pressione sanguigna e lo
stato del cuore del suo amico.
- Bene. – inizia a dire Matt –
Continuerò io le ricerche, tu
torna dagli altri Fantastici e fatti
curare…-
- Tu vaneggi. – risponde la
figura ora ricoperta di fuoco.
- Sei debole, Johnny. -
- Ehi, scelgo io cosa fare.
Piuttosto, l‟altro Scrier è sparito
e quello che combattevo io… -
- È morto. – determina Matt con
i suoi poteri – L‟altro potrà
essere sparito per te, Fiammifero.
Quell‟aliante vibra molto forte, e
genera parecchio calore. Lo
percepisco ancora. Ma sei sicuro
di stare bene? -
- Si, certo. – mente Johnny.

A Goblin comincia a piacere


questa storia dei poteri da ragno.
Aderire al cofano di una Aston
Martin in corsa da un certo senso
di ebbrezza, inoltre i sensi
sviluppati dell‟Uomo Ragno, ora
che la mente di Peter è sopita,
funzionano in lui alla perfezione.
Nonostante questo, preso
dall‟ira, il folle non presta
attenzione alla macchina che
cerca di spingere quella di
Osborn in direzione Brooklyn,
né alla donna in costume che
salta di tetto in tetto. Goblin,
infatti, è concentrato nel
tentativo di afferrare la borsa di
armi di Osborn e si risveglia solo
quando la macchina va a sbattere
contro un furgone blindato,
saltando via poco prima
dell‟impatto. MJ, pochi metri
dietro, vede l‟uomo in tuta rosso-
blu sparire, prima di fermarsi.
Non ha notato lo spettacolo
dietro di lei, che tra l‟altro era
anche ciò che lei cercava di
raggiungere: la polizia,
utilizzando una speciale
imbracatura che intrappola le
quattro braccia meccaniche e una
speciale gru di ridotte
dimensioni, stava per portare via
Doc Ock.
- Che…cosa… - fa Octopus
riprendendo i sensi e rompendo
l‟imbracatura. Il colpo della
Aston Martin ha risvegliato il
buon (?!?) dottore. Nei panni
dell‟UR, Goblin osserva la
scena, aderendo ad un muro
vicino.
- TU! – grida Octavius,
vedendolo – Maledetto insetto! –
sono le ultime parole di Otto,
prima di liberarsi
completamente.
“Qualcuno con dei superpoteri.”
Pensa MJ in macchina, mentre
Felicia gli fa un segno di
approvazione da un tetto.
- Ti ucciderò! – grida Octopus,
attaccando Goblin con due
tentacoli, che il criminale, grazie
ai suoi nuovi riflessi, evita
facilmente. Otto allora curva con
un tentacolo e lo colpisce alla
schiena mentre è in volo. Nel
corpo del Ragno, Goblin compie
un doppio salto mortale e atterra
su un altro tetto.
- Piantala Octavius! Non sono
chi credi! – grida, ma
inutilmente.
- Presto non sarai nessuno! –
risponde Otto, attaccandolo
ancora. Con due volteggi, Goblin
è a terra, accanto alla macchina
di Osborn, che sembra sparito
pur avendo lasciato la borsa di
armi. In un lampo l‟uomo in
calzamaglia se ne impadronisce,
saltando poi per evitare i colpi
dei tentacoli.
La polizia prende a sparare, in
realtà, senza sapere realmente a
chi mirare, mentre Osborn, ferito
superficialmente per l‟incidente,
cerca di fuggire; la Gatta gli è
subito addosso.
- Mr. Osborn! Che sorpresa! –
gli fa, avvolgendolo in uno dei
suoi cavi da trazione.
- Sei impazzita? Se ti vedono
rapirmi ti… - ma Osborn non
può dire di più, trascinato in un
vicolo in ombra.
- Maledetto! – continua a gridare
Octavius, mentre attacca.
Compiendo un ultimo salto,
Goblin aderisce a una parete e
dice
- Idiota! Non vedi che sono
diverso? Beh, dovrò
dimostrartelo! -
- Come osi!?! – urla Otto,
lanciando contro di lui un
tentacolo. Il senso di Ragno
pizzica nella mente di Goblin,
ma lui non si muove, aspetta.
Appena l‟oggetto gli va addosso,
lui lo blocca unendo le mani;
Otto preme contro gli arti del
Ragno con tutta la forza per
schiacciarlo contro il muro, ma
Goblin lascia all‟improvviso la
mobile appendice metallica,
piegando la testa per evitare il
colpo che incastra il braccio di
Octavius nel muro. Subito,
Goblin incolla il braccio
meccanico al muro con la tela
del Ragno e agendo in un lampo,
lancia due bombe zucca contro il
tentacolo intrappolato, poi salta,
superando Doc Ock, mentre le
bombe esplodono, danneggiando
il braccio meccanico. Otto grida,
ma è solo l‟inizio. Privo di
remore, Goblin afferra due
tentacoli e getta Octavius contro
un palazzo; in un attimo gli è
addosso e lo colpisce con tanta
violenza da ferirlo in volto con i
soli pugni e rompendogli
qualche costola.
- Il Ragno sarebbe così violento?
Eh? Rispondi, idiota! Stai per
morire! – grida in preda all‟ira
Goblin, non ascoltando il senso
di ragno che gli da questo quadro
della situazione: i poliziotti
hanno smesso di sparare, la Gatta
Nera è lontana, MJ è scesa
dall‟auto e un tentacolo di
Octopus sta per scaraventarlo
via. L‟ultima evenienza è la
prima a verificarsi e Goblin si
ritrova a trapassare il muro di un
palazzo, cosciente e furioso.
Mary Jane, vista la foga di Peter,
o meglio di Goblin, voleva
fermarlo e farlo rinvenire, ma si
è paralizzata ora, davanti a quella
mossa di Octavius. Otto nota la
macchina di MJ, che ha due
segni sul cofano, provocati dai
suoi tentacoli circa un‟ora prima,
quando lei lo ha sconfitto.
- Tu… - mormora Octopus -
…mi hai… - in un attimo il
tentacolo danneggiato dalle
bombe zucca si stringe intorno
allo splendido corpo della rossa,
sollevandolo in alto.
- Ahhh! – grida MJ.
Goblin intanto è uscito dal
palazzo in cui era stato
scaraventato e osserva la scena
senza muoversi, qualcosa lo
paralizza. La Gatta Nera non lo
nota, ha in mente solo la
salvezza di Mary Jane mentre si
lancia contro Octopus, ma il
dottore la vede in tempo per
colpirla con un tentacolo e
scaraventarla su un terrazzo; la
ferita alla schiena di Felicia si
riapre completamente per l‟urto e
gli impedisce di agire. Gli occhi
di MJ, terrorizzata, incontrano
quelli di vetro della maschera del
Ragno.
- Peter… - grida, e il suo grido
diviene qualcosa di confuso e
indistinguibile, nella tensione per
gli spettatori, ma non per una
mente sopita. Poi accade.
-…Siete qui riuniti per assistere
all‟unione in matrimonio di
questi due giovani… -
“È la cosa giusta. È ciò che
voglio.” Pensa Peter, osservando
il volto rubicondo del prete che
sta celebrando il suo matrimonio.
Gwen è bellissima, il bianco del
velo sparisce in confronto al
candore della sua pelle. Il suo
sorriso si dischiude sotto lo
sguardo di Peter.
-…nella gioia e nel dolore… -
George Stacy osserva la scena
con gli occhi in lacrime. Il
giovane Parker non può non
ricordare l‟ultima espressione
che vide sul viso di quell‟uomo,
non c‟era paura, forse un po‟ di
dolore e molta rassegnazione.
-…e il vincolo sacro che non si
scinderà… -
Qualcosa distrae Peter dal
discorso, un lieve fastidio dietro
la nuca.
- Peter… - questo grido infrange
le pareti della chiesa. È Mary
Jane, è in pericolo. La chiesa
perde parte della sua luce, Peter
si volta di nuovo verso il viso di
Gwen prima di piombare nelle
tenebre. Il sorriso è l‟unica cosa
che fa luce nel buio, finché non
diviene un ghigno maligno, il
ghigno di Goblin.
- NOOOOO! – grida Peter. È il
grido più disperato che un essere
umano abbia lanciato. Il senso di
ragno esplode, il vigore nei
muscoli torna rapido.
- Si, Peter. Sta accadendo, ma tu
puoi fermarlo. – spiega Goblin –
Guarda. -
Agli occhi di Peter si mostrano
contemporaneamente due scene:
in una Mary Jane grida disperata,
stretta nel tentacolo di Octopus;
nell‟altra, la chiesa in cui poco
prima si trovava Peter sta
crollando, mentre Gwen
precipita in una crepa che si apre
nel pavimento, dietro di lei
scorre l‟acqua nera, come allora.
Come allora.
- Scegli Parker. Scegli dove vuoi
stare. – intima Goblin.
- Noooo…nnnnhhhhaaarrrgghh!
– grida Peter lanciandosi verso
Gwen, prima che cada. Il senso
di ragno preme nella mente, è un
dolore insopportabile, un peso di
cui liberarsi. Un attimo prima
che Peter arrivi da Gwen, il grido
di Mary Jane riecheggia.
- Peter… -
“Mio Dio! Cosa sto facendo?”
- Stupida cagna…come hai
pensato di potermi battere? –
grida Octopus agitando MJ con il
suo tentacolo. Improvvisamente
Doc Ock si rende conto che la
sua guancia è esplosa. Tale è il
dolore che gli provoca il calcio
volante sferrato dal rinato Uomo
Ragno.
- Che succede Doc? Uh, se
avessi una carota… - scherza
Peter, per convincersi di essere
sveglio.
- Ancora tu! – grida il criminale.
Il senso di ragno pizzica,
Octavius ha lasciato andare MJ
per il dolore. Con due volteggi,
lo stupefacente Parker prende al
volo sua moglie.
- Ti amo. – mormora, atterrando
e posandola a terra.
- Anch‟io. – risponde la rossa.
Un attimo dopo la lotta riprende:
Peter si lancia contro Otto,
mentre due tentacoli sfrecciano
verso di lui. Non potendo
evitarli, il Ragno con un calcio
colpisce uno di essi, producendo
un “Deng” metallico e
acquisendo la forza per saltare
subito via.
- Cosa hai, Ragno? Hai perso la
tua nuova grinta? – grida
Octopus.
- Già, Otto. Sarà il tuo alito ad
avermi sedato? – ribatte l‟Uomo
Ragno sferrando un calcio,
caricato molto dalla rabbia per le
parole di Octopus: Peter ricorda
benissimo cosa ha fatto Goblin
nei suoi panni e prova ribrezzo
per quelle azioni, soprattutto
perché Goblin sta facendo di
tutto per riemergere dalla mente,
confondendo l‟aracnide umano.
Ad ogni modo, Peter riesce a
sferrare un pugno che si rivela
decisivo; Octavius, già sfinito
per il combattimento con Goblin,
rimane stordito e inerme. Peter lo
afferra per i vestiti, mentre alcuni
poliziotti si fanno avanti,
puntando le pistole.
- Mi servi, Otto. – mormora
Peter – Mi servi, sveglio…uh,
Ok, questo sarà difficile… -
termina di dire Peter, flettendo i
muscoli delle gambe e delle
braccia e scaraventando Octopus
sul tetto del palazzo più basso e
vicino.
- Tornerò presto! – grida Peter,
senza guardare MJ e saltando
sullo stesso palazzo dove giace
svenuto Octavius. In un attimo,
lo stupefacente Uomo Ragno
salta verso un altro palazzo, poi
spara una tela verso qualcosa
rimasto sull‟altro palazzo e
tirando fa volteggiare verso di lui
il nemico a otto arti.
Mary Jane, impressionata per
quello spettacolo, si accorge
troppo tardi dell‟arrivo di alcuni
poliziotti, pronti a tempestarla di
domande.
“Oh-oh…identità segreta in
pericolo…” pensa MJ, poco
prima di venire afferrata da due
braccia scure: la Gatta Nera la
solleva rapida, volteggiando
verso un palazzo.
- Oddio, Felicia…mi hai
salvata… - fa Mary Jane.
- Mi ringrazierai con una nuova
fasciatura, non sai chi ho
incontrato… - risponde Felicia,
atterrando su un tetto; a pochi
metri di distanza giace Norman
Osborn, stordito e legato come
un salame.

Fine II parte

Goblin è
III Parte

Johnny Storm avanza in silenzio


nel buio di un ex magazzino
della Oscorp; non riuscendo
neanche a vedere dove mette i
piedi, il ragazzo dei FQ,
inciampa in una cassa fuori
posto, producendo un discreto
rumore. Subito una mano si
poggia al centro del suo costume
a molecole instabili, stringendo il
simbolo 4.
- Vuoi fare attenzione? –
bisbiglia Devil, allentando la
presa.
- Non è nel mio stile, Dev… -
- Già, forse preferivi seguire lo
Scrier con la Fantasticar e
arrivare qua dentro in pompa
magna! -
- Se questo è il loro quartier
generale… -
- No, non è il…quartier
generale? Che razza di termini
usi? Comunque sono solo in due,
quello che abbiamo seguito e un
altro vestito allo stesso modo. -
- Io non vedo nulla… -
- Ma io si! Cioè…sento che sono
qui…ora taci! -
Quando il battibecco termina, gli
straordinari sensi di Matt
riescono a captare la discussione
dei due Scrier a distanza.
- Qualcuno lo sta cercando. – fa
lo Scrier seguito dai due
supereroi.
- Lo so. Il Nostro Signore è stato
intercettato dalla Gatta Nera e da
Octopus. – risponde l‟altro.
- C‟è qualcun altro, mi sono
appena scontrato con la Torcia
Umana dei Fantastici Quattro e
Devil. -
- Bisogna tenerli lontani dal Sire,
specialmente ora che è
vulnerabile. -
- Basterà tenere occupati i due
eroi; se quel che mi hai detto è
vero, il Ragno farà di tutto per
stare lontano da noi, quindi
abbiano tutto il tempo di
eliminare quei due. Avvertirò gli
altri. -
- Sono qui fuori, a un centinaio
di metri di distanza, piazzati sui
tetti. -
- Cosa aspettano? -
- Questo. -
Il senso radar di Devil percepisce
l‟aumento di temperatura
anomalo, lo spostamento d‟aria e
il suono del raggio d‟energia,
mentre la sua voce fa appena in
tempo a gridare – Giù! –

La sede della Oscorp situata


sulla 24° strada può essere
paragonata alla piccola bottega
degli orrori. Essa infatti, fa parte
di un vecchio progetto di
Norman Osborn, negli anni in
cui era ancora tutt‟uno con
Goblin; il progetto in questione
aveva un nome composto da
numeri e cifre, come tanti altri,
ma era tutt‟altro che comune:
esso mirava all‟elaborazione di
una formula segreta per la
creazione di paraumani, in
pratica una nuova versione della
formula di Goblin. A questo
filone di ricerca se ne sono
aggiunti altri con il tempo, tanto
che alla fine quella sezione della
Oscorp, è finita per mettere le
mani su ogni composto
potenziante prodotto negli ultimi
anni, ed ha inoltre creato
numerosi apparati per scopo
bellico che non sono mai usciti
da quella sede. Il direttore di
quella succursale delle Osborn
Industries, Vincent Hensert, è
l‟unico uomo che abbia seguito
dall‟inizio l‟evoluzione del
progetto, gli altri, chi perché ha
lasciato quel lavoro,
scandalizzato, chi perché è morto
nel tentativo di sperimentare
qualche nuovo prototipo, sono
stati tutti sostituiti. Vincent è un
uomo sui sessantacinque anni,
basso, due occhi azzurri stanchi
che ne hanno viste tante, il volto
roseo incorniciato da capelli
bianchi e radi e da due folte
basette bianche. Ultimamente,
anche la sua poltrona ha vacillato
un po‟, dato che il grande capo
Osborn, riacquistata la ragione,
aveva quasi deciso di smantellare
quel progetto, ma preso da mille
altri problemi, lo ha dimenticato.
“Siamo così vicini all‟elemento
Omega che sarebbe stato un
crimine terminare le attività in
questo modo.” Pensa ora
Vincent, osservando la grande
finestra della sala centrale che da
su New York.
Quando avviene, il rumore è
assordante. La vetrata di tre
metri e mezzo per sei si infrange,
quando quello che era un puntino
lontano diviene un uomo con
strane appendici metalliche
legato con qualcosa di bianco e
aggrovigliato. L‟essere sbatte
contro il vetro, facendolo
esplodere, per poi atterrare ai
piedi di Vincent, paralizzato
dalla paura. Hensert ha
riconosciuto l‟uomo imbussolato
da quella strana sostanza: è Otto
Octavius, il dottor Octopus. –
Ahhh! – si lamenta il criminale,
cercando di muoversi.
- Non lamentarti. – fa una voce
fuori dalla finestra – Sono stato
fin troppo gentile. – detto questo,
l‟Uomo Ragno sguscia dentro,
camminando sul soffitto.
- Tu. – fa poi il ragno umano
rivolgendosi a Vincent – Fa
uscire tutti dal palazzo. Hai
cinque minuti.-
In quattro minuti e trentacinque,
l‟edificio si svuota quasi
completamente.

- Fallo di nuovo e io….nooo! –


Norman Osborn precipita per
cinque piani, poi un cavo in fibra
di vetro e kevlar si tende
strattonandolo per la schiena. Per
alcuni secondi, Osborn si trova a
penzolare di fronte ad una
finestra coperta parzialmente
dalle tende. Nell‟appartamento,
una giovane donna si infila nella
vasca da bagno ricolma di
schiuma.
“Beh, poteva andarmi peggio.” si
ritrova a pensare Norman,
mentre viene ritirato sul tetto.
- Immagino di non potervi
chiedere di rigettarmi giù? –
chiede Norman, mentre la Gatta
Nera lo prende con forza e lo
solleva.
- Togliti quello sguardo da
vecchio sadico dalla faccia. – gli
intima subito Felicia.
- Oh, non era rivolto a te. –
risponde Norman.
Mary Jane Watson-Parker, nel
sentire quella frase, chiuse
meglio la scollatura del vestito.
- No, Mary Jane, non parlavo
neanche di te. -
- Dimmi cosa sai su quello che è
successo all‟Uomo Ragno, o
sganciamo il cavo. – si ritrova a
dire MJ.
- Non lo farai. Non sei
un‟assassina… – ribatte Norman.
- Neanche io, - lo interrompe la
Gatta – infatti se sganciassi il
cavo mi lancerei per salvarti.
Forse. -
- Buona Gattina, - fa la rossa,
indossando uno dei guanti
artigliati di Felicia – dunque,
Norman, hai detto bene, non
sono un‟assassina… - dicendo
questo MJ si fa avanti con
sensualità verso l‟industriale -
…ma potrei farti molto male. –
Gli artigli oscillano
delicatamente sul volto di
Osborn, che improvvisamente si
contrae. Il suo morbo genetico si
sta di nuovo facendo sentire.
- Cosa vi importa di quell‟Uomo
Ragno? Non era Peter, era
Goblin! – mormora Norman in
preda ai dolori.
- È Peter. – fa MJ – Gli Scrier gli
hanno fatto qualcosa e ora è fuori
controllo. -
- Non è fuori controllo. – spiega
l‟industriale – È Goblin. Non
capisco come, ma si è liberato ed
ora…però, quella voce sembrava
proprio quella di Peter… -
- Era lui. – fa convinta la Gatta.
- Ti prego aiutaci. – insiste MJ.
Entrambe le donne puntano i
loro occhi splendidi e sensuali
sul volto di Osborn, mentre la
risposta si forma lentamente
nella mente dell‟industriale.

Matt Murdock esegue un doppio


salto mortale all‟indietro per
evitare il raggio sparato da uno
degli Scrier. Il suo senso radar
gli segnala che Johnny ha acceso
la sua fiamma.
- Ehi Diabolico, questa trama è
ripetitiva! – grida la Torcia,
volteggiando mentre fronteggia
lo Scrier. Ehhhmmm…forse ha
ragione…
Le finestre al piano superiore
esplodono simultaneamente,
quando decine e decine di Scrier
piombano dentro il magazzino
gridando:
- Libertà per il re dei Goblin! -
- Morte! Morte! -
“Oh, cazzo!” pensa Devil,
percependo la scena.
- Johnny! Non ce la faremo mai!
– grida poi, mentre tre Scrier gli
si fanno avanti.
- Come sapevano che eravamo
qui? -
- Devono averci visti seguire il
loro compagno; i battiti dei loro
cuori erano agitati infatti, ma io
non ho capito il perché in tempo!
-
Gli Scrier, in breve, riempiono il
magazzino, circondando i due
eroi. Nonostante tutti possano
lanciare energia, utilizzano poco
questo vantaggio per non colpirsi
l‟un l‟altro.
- Io ho un‟idea, ma mi serve il
tuo aiuto. – ribatte Johnny
ustionando parzialmente uno
Scrier.
- Hai la mia attenzione. -
- Chiudi tutte le aperture, poi ci
penso io. Possiamo usare quelle
lastre di ferro e la mia fiamma. -
- Dimmi cosa… -
- Non ora! -
Vedendo la convinzione della
Torcia, Matt si lancia attraverso
la mischia di Scrier,
raggiungendo una delle lastre di
ferro indicategli da Johnny.
Reggendo la lastra con una
mano, l‟avvocato di Hell‟s
Kitchen lancia il suo bastone
verso una trave e si libra in aria,
verso una finestra; Johnny
intanto lancia fuoco tutto
intorno, di modo da tenere
lontani gli Scrier. Quando Matt
si trova davanti all‟apertura,
Johnny salda la lastra contro la
finestra.
“Ne restano due e la porta che da
al secondo piano.” pensa Matt,
ringraziando il fatto di trovarsi in
un magazzino con poche
finestre. Nel frattempo Johnny
prende una lastra di ferro e
volando arriva subito davanti a
un‟altra finestra.
- Il nostro regno su tutto! – grida
uno Scrier lanciandosi
dall‟aliante contro la Torcia.
Con l‟essere avvinghiato, Johnny
perde quota, spengendo la sua
fiamma per non uccidere
l‟avversario. La mano dello
Scrier si accende, pronta a
lanciare energia, ma Johnny lo
scaraventa via poco prima di
finire al suolo.
- Peter…dovrai per lo meno
pagarmi una birra…una fabbrica
di birra… - fa Storm, sorridendo,
mentre torna a saldare la lastra.
Murdock intanto volteggia in
aria con un‟altra piastra, verso
l‟ultima finestra, quando il senso
radar percepisce due raggi di
energia in arrivo da due direzioni
diverse. Per evitare i colpi, Devil
lancia in alto la lastra di ferro,
poi piega le gambe e gira in aria
in posizione fetale, mentre
l‟oggetto metallico rotea sulla
sua testa. Quando ricade sulle
braccia di Matt quest‟ultimo
grida:
- Johnny! Colpiscimi!
COLPISCIMI! -
In una frazione di secondo la
Torcia esegue, senza cercare di
capire per essere più veloce. Una
lingua di fuoco investe l‟uomo
senza paura, che si ripara dietro
la lastra, mentre il colpo lo
sbalza verso la finestra. Poco
prima di venire schiacciato,
Devil si tira fuori, mentre la
fiamma salda l‟apertura.
Liberandosi dall‟assalto di due
Scrier, Johnny afferra l‟ultima
lastra e vola verso la porta,
l‟unica entrata rimasta.
- Devil devi uscire ora! – grida.
- Che hai intenzione di fare? -
- Esci, lascia l‟edificio e rientra
fra tre minuti esatti. -
- Ma… -
- Tre minuti. –
L‟avvocato cieco di Hell‟s
Kitchen si rende conto che
Johnny sta facendo uno sforzo
sorprendente per non venire
sopraffatto dalla paura per quello
che sta per fare e che nonostante
questo non ha intenzione di
fermarsi. Spingendo via alcuni
Scrier, Matt infila la porta,
mentre percepisce un calore che
salda la lastra di ferro alla porta.
Superata la rampa di scale,
raggiunge una finestra e si getta
fuori agganciandosi al tetto con
un bastone.
Johnny Storm vola al centro del
grande spazio, circondato da
Scrier.
- Ok. Fiamma. Tanta fiamma. -
- Ma che… - fa Matt all‟esterno.
I sensi di Matt percepiscono un
aumento impressionante della
temperatura, concentrato nel
mezzo del magazzino, come un
grande falò il cui calore gli
permette di “vedere”
un‟istantanea della scena: gli
Scrier si agitano confusi e
accecati dalla luce, mentre la
fiamma aumenta di intensità.
“Ma che sta facendo? Il calore
non è abbastanza forte per
fermarli! Che ha in mente?”
Dopo due minuti e mezzo, Matt
percepisce cosa sta accadendo,
grazie al calore di Johnny: alcuni
Scrier cadono a terra, stremati,
altri barcollano, altri ancora
perdono il controllo del proprio
aliante. In breve, tutti svengono
mentre Johnny, ora spento,
stramazza anche lui al suolo.
- Johnny… -
Matt si precipita verso la
fabbrica, e avvicinandosi
percepisce i battiti sempre più
lenti dei cuori di tutti. Una volta
entrato al secondo piano, si rende
conto che la porta è bloccata
dall‟interno da una lastra di ferro
saldata contro la parete.
- Dio! Come mi servirebbe una
forza sovrumana! – fa Devil,
colpendo la lastra inutilmente.
Poi afferra un estintore attaccato
alla parete e colpisce la parete
ferrea con quello, ripetutamente
fino a lacerarla leggermente,
creando un passaggio sufficiente
per passare sdraiato all‟interno.
Appena dentro al grande stanza,
il Diavolo Rosso si rende conto
che non c‟è quasi aria, a parte
quella che entra dal foro da lui
creato.
“Questo avevi in mente! Hai
bruciato tutto l‟ossigeno,
Johnny!”
Cercando di trattenere il respiro,
l‟uomo senza paura raggiunge la
Torcia che giace sopra un gruppo
di Scrier. Subito, lo porta vicino
all‟apertura per farlo riprendere,
ma il ragazzo non respira.
- No! – fa Devil facendogli un
massaggio cardiaco e la
respirazione artificiale – No!
Riprenditi! RIPRENDITI! -
- Piantala di baciarmi! –
mormora l‟eroe dei FQ
riprendendosi all‟improvviso.
- TU! – grida Matt.
- Li ho stesi tutti eh? Dobbiamo
aprire subito le finestre o
soffocheranno… -
- Sei debole… -
- Ero già ferito, ti ho mentito
prima, lo Scrier non mi ha preso
proprio di striscio e… -
- Attento! – grida Matt
percependo prima l‟esplosione.
Una delle finestre saldate
esplode, facendo penetrare la
luce. Subito entra un aliante,
seguito da molti altri. Questa
volta non sono vestiti da Scrier,
ma da Goblin e sono molti di
più. –
- Grazie per aver fermato questi
idioti, - esordisce uno dei folli –
non volevano capire che il vostro
amico appartiene alla SETTA
DEI GOBLIN! -
Matt sente il movimento degli
alianti e percepisce le bombe
zucca, mentre dice – Oh, porca
p… -

Il servizio di sicurezza della


Oscorp è fra i più avanzati, ma
quello di questa divisione è forse
ad un livello inarrivabile, dato
che ogni guardia è stata
selezionata e addestrata con cura
e con la somministrazione di
introsteroidi parapotenzianti, gli
stessi che permisero a Mac
Gargan di diventare lo
Scorpione, assieme ad un
milione di altri intrugli. I gradi
sono stabiliti in maniera molto
elementare a seconda delle
capacità fisiche e strategiche;
quando entrano in azione, e
questo avviene di rado, dato che
di solito si utilizzano corpi di
sicurezza esterni, ognuno ha
poche regole: la prima,
sopravvivere e possibilmente a
non uccidere i compagni, ma
comunque è vietato lasciare la
propria posizione prima di aver
eliminato la minaccia; la
seconda, obbedire ai gradi; la
terza, cercare di non danneggiare
le apparecchiature della Oscorp;
per il resto tutto è permesso. In
dotazione hanno un fucile a
impulsi modello T-395 che al
confronto i latveriani T-277 sono
pistole ad acqua, e granate di un
tipo sconosciuto, molto simili a
quelle usate da Goblin, tranne
per la forma. Ripassatosi tutto
questo nella mente Maximilian
Hoovin si accosta alla parete e
sporge dall‟angolo il suo fucile;
nessuna reazione. Quando anche
lui fa capolino dal muro, il calcio
dell‟Uomo Ragno lo fa volare
contro la parete. Gli introsteroidi
agiscono in fretta, anestetizzando
il danno, ma un secondo colpo fa
perdere del tutto i sensi a Max.
La figura Rosso-Blu, sguscia
così in un laboratorio, trainando
con sé il fagotto di tela in cui è
imbussolato Octopus. Una volta
nel laboratorio, Peter sigilla le
porte con la ragnatela.
- È qui? -
- Si, è qui. Slegami. – risponde
Octavius.
- Se mi hai mentito… -
- Mi hai chiesto il posto più
adatto per curare un paraumano,
e questo è il paese dei balocchi
paraumani firmato Osborn
Corporation. Qui siamo nel
laboratorio F45, il più fornito. -
- E tu come lo sai Otto? -
- Giro intorno a questo posto da
anni; lo conosco perché ho
lavorato per la Oscorp. Ci sono
un sacco di giocattoli che mi
servirebbero. Ora slegami! -
In poco tempo, Peter toglie la
sua tela dal corpo di Octopus,
lasciandola solo sulle braccia
meccaniche per immobilizzarle.
- Queste restano bloccate, per la
mia sicurezza. – fa Peter.
- Mi libererò in pochissimo. –
ribatte Otto.
- Ho bisogno del tuo aiuto. –
continua Parker, stupendolo –
Goblin mi ha fatto qualcosa, e…
-
Oh Peter, torna da me. È Gwen
Stacy a parlare, lei dietro a
Octavius, viva, triste, irreale.
Bella.
-…e… - continua Peter cercando
di ignorarla -…adesso sembra
che lui mi controlli, controlla il
mio corpo, per questo ti stavo
pestando a quel modo, non ero
io, era Goblin. –
- Non mi sembra che controlli
solo il tuo corpo. – fa notare
Octopus, notando i movimenti
della testa di Peter.
- Tu devi scoprire cosa mi ha
fatto, perché la formula di
Goblin non c‟entra nulla con
questa cosa…Reed Richards mi
ha liberato dall‟influsso del
composto di Osborn. -
- E cosa ti fa pensare che ti
aiuterò? – chiede Octavius,
sornione.
Torna con noi Peter. Non mi
riconosci? Sono Ben, tuo zio.
Gwen è così preoccupata.
- Tu… -
Torna…
- Io…devo… -
Torna con noi.
- NO! Cioè… - fa Peter cercando
di riprendersi - …cioè…tu, Otto
mi aiuterai. Sai perché? Per tre
motivi: uno, Goblin te le ha date
di santa ragione, e sono certo che
vuoi vendicarti di lui… -
- Idiozie. -
- …due, se mi aiuti, quando sarò
guarito io me ne andrò da questo
posto e lascerò che tu prenda ciò
che vuoi senza fermarti. È la tua
occasione per rubare ciò che ti
serve… -
- Questo è interessante. -
- …tre, in questa sacca di Goblin
ho abbastanza esplosivo per far
saltare in aria te, me, e tutto
questo stabile. Se non mi aiuti…
-
- Tu non uccidi. -
- Mettimi alla prova, Octavius.
Provaci, dopo quello che ho
passato. -
Otto Octavius osserva quegli
occhi a specchio; la rabbia
sembra trasparire anche da
quelli.
- Cominciamo pure. Mettiti
dietro quello schermo a raggi x. -
Peter, sorridendo dietro la
maschera, esegue il suo ordine.
Quando l‟apparecchio si
accende, sullo schermo appare
l‟immagine dell‟ossatura di
Peter, mentre Gwen e zio Ben lo
squadravano con i loro occhi
puntati. Il dottor Octavius
avvicinandosi all‟immagine
spiega cosa vede:
- Oh…eccolo qua…c‟è un
dispositivo nella tua
nuca…qualcosa di piccolo e
pulsante…mi stupisce che Mr.
Fantastic non l‟abbia trovato. -
- Non poteva usare nessuno
strumento su di me, ero immerso
in un liquido che curava il mio
DNA, ma che lo rendeva
momentaneamente più instabile;
i raggi x avrebbero… -
- Si…si…lo so! Ora taci. Non so
come curarti, dovrei estrarlo
per… -
- Oh, si, certo. Mi farò senz‟altro
operare da uno dei miei peggiori
nemici. -
- Ti ricordo che sono un dottore
plurilaureato! -
- Nonché macellaio e assassino!
-
- Cosa?! Io ti… -
Lui non ti vuole, Peter. Torna da
me, dalla tua sposa, la tua vera
sposa.
- Gwen…io… -
- Cosa blateri, insulso? – grida
Octopus, colpendolo con un
tentacolo semilibero. Spidey vola
per la stanza e atterrando, si
riprende dalla trance.
- Non sai quanto ti sia grato,
Otto. – fa Peter, estraendo una
bomba zucca – Ma rifallo e salti
in aria.-
- Non mi ucciderai! -
- Per come sono ridotto, non me
ne importa nulla. -
- Posso curarti. –
Scortato dalla Gatta Nera e da
MJ, Osborn guida l‟auto della
Parker fino alla sua villa di
Westchester. Il viaggio non dura
molto, ma il silenzio lo rende
insopportabile. Quando l‟auto si
ferma, Norman è il primo a
parlare:
- Siamo arrivati. -
- Lui è qui? – chiede MJ.
- Si. -
- Come ci aiuterà questo? –
chiede la Gatta.
- Se gli hanno fatto qualcosa,
siamo gli unici a poter porre
rimedio. – risponde Norman
aprendo lo sportello. Uscendo
dall‟auto MJ osserva il
panorama: la casa si staglia su un
cielo plumbeo, circondata dai
campi e da cinque pali disposti
intorno all‟edificio. I tre si
dirigono subito all‟interno della
villa. È deserta, nessun
domestico o custode.
- Ho licenziato tutti da quando è
qui. – spiega Norman.
La porta per i sotterranei è
controllata da un sistema di
sicurezza con un codice a venti
cifre.
- Anche se i numeri sono molti,
non li ho mai dimenticati. – fa
Osborn finendo di digitare. Le
imposte improvvisamente si
chiudono con paratie d‟acciaio,
mentre tutto piomba
nell‟oscurità.
- Che storia è questa? – fa
Felicia.
- È il sistema di sicurezza.
Quando qualcuno apre la porta
blocca tutte le uscite, così in caso
di errore, lui non fuggirà. -
- Ma la porta quando si apre? –
chiede Mary Jane.
- Beh, dovrebbe…oh, no! -
Due lucine si accendono
nell‟oscurità. Luci rosse, che si
moltiplicano, fino a diventare
decine.
- Sono droidi di sicurezza. Non
dovevano scattare, qualcuno ha
riprogrammato il codice! – fa
Osborn.
- Una trappola! – grida Felicia.
- NO! – fa una voce gelida –
NON UNA TRAPPOLA, MA
UNA VENDETTA. LA
VENDETTA DI GOBLIN! -

Devil salta ancora, evitando


un‟altra bomba zucca. Fra le
braccia, tiene Johnny, ferito.
- Arrendetevi, non avete scampo!
– grida un Goblin.
- Battuta originale. – fa Matt,
gettandosi contro il nemico e
stordendolo.
Con un altro salto, Devil esce dal
magazzino e lanciando il suo
bastone sale sul tetto. Una volta
in cima però, si trova faccia a
faccia con uno dei Goblin, quello
che li ha guidati là.
- Sei affaticato? Non ti sei
accorto di me? – fa quello
colpendolo con un pugno. In
effetti Matt è deconcentrato, a
causa dello sforzo, ed è riuscito a
malapena a percepire il punto
d‟appoggio. Ora, con un salto, si
porta fuori dalla portata del
nemico e posa in terra Johnny;
subito dopo percepisce l‟arrivo
dell‟avversario, ed evita appena
un suo colpo. In un istante, si fa
avanti per attaccare, ma la
Torcia colpisce il Goblin in
pieno volto con una fiammata
dicendo:
- Non sono mica moribondo! -
Mentre la maschera verde brucia,
il bastone di Devil colpisce il
Goblin in pieno volto.
- Ahhhhh! – grida il criminale.
Intanto gli altri Goblin hanno
circondato il tetto e ora
minacciano di attaccare. Allora
Matt, circonda il suo prigioniero
con la corda del suo manganello.
- Se vi avvicinate lo strozzo. Ho
capito che è un vostro capo, o
non sarebbe rimasto quassù. -
- N…non…lo farà… - mormora
l‟altro, senza troppa sicurezza.
- Lo farò se non mi dite come
guarire l‟Uomo Ragno e cosa
centrano gli Scrier. –
- Loro sono i nostri nemici. – fa
uno dei Goblin.
- TACI! – ribatte il capo, ma poi
si zittisce, perché Devil stringe il
cavo. -
- Parla: perché? –
- Dicono di aver liberato il nostro
signore, ma siamo stati noi.
Abbiamo creato il modo per
donargli il Ragno, loro lo hanno
saputo e hanno cercato di
superarci, con un rituale. In
qualche modo il rituale ha
attivato le nostre macchine, e
perciò, per un periodo abbiamo
condiviso il sire. Ma Goblin è
nostro, non degli Scrier! -
- Voglio sapere un nome, un
luogo…per salvare l‟Uomo
Ragno. PARLA! – grida Devil.
L‟altro tace, non sa che fare, ma
infine cede. – Devi… - ma il
resto viene coperto dalle grida
degli Scrier.
Si sono ripresi e ora attaccano i
loro nemici. Devil lascia subito
la presa del Goblin per andare da
Johnny, ma questi si è già librato
in aria all‟attacco.
- Sempre di corsa. – commenta
Matt, attaccando a sua volta.
Gli alianti sfrecciano in cielo
formando una fitta nube di
metallo e fuoco, una nube che si
sposta, verso Westchester.

- Questi generatori
elettromagnetici, dovrebbero
disattivare il congegno che hai
nella nuca. Dovrai fartelo
rimuovere presto, però. – spiega
Octavius, sistemando gli ultimi
cavi.
- Non puoi…semplicemente
premere un bottone? – chiede
Peter.
- Ciò che hai in testa è grande
quanto una scheggia, secondo te
ci sono bottoni? -
Gwen e Ben stanno di fronte alla
cabina dei generatori, per
impedirne l‟entrata.
- Ah, Ragno… - fa Octavius –
quei congegni elettromagnetici
della tua cura erano adibiti ai
sigilli dei sistemi di
radiazioni…la loro potenza
potrebbe stordirti…forse
ucciderti… -
- A te non importa, vero Otto?
Beh, neanche a me. – risponde
Peter, entrando nella cabina.
- Posso chiederti una cosa? -
- Sentiamo, Octavius. -
- Cosa ti sta facendo Goblin?
Cioè, accetti la possibilità della
morte senza battere ciglio… -
- Lui…mi riporta in un mondo
che ho già visitato di recente… -
- Quando? -
- Quando ho combattuto lo
Scorpione. -
- Di che mondo parli? -
Negli occhi di Gwen appaiono
lacrime.
- Un mondo di fantasmi. -
- Bah…non capirò mai… -
- Un‟ultima cosa, Octopus…se
sverrò, prova ad avvicinarti,
prova a toccare la mia maschera
o anche solo ad alitarmi in faccia
e me ne accorgerò. E allora… -
- Oh, taci. – ribatte il dottore
dando il via al processo senza
preavviso.
I generatori si attivano, e
quantità incredibili di energia
elettromagnetica attraversano il
corpo di Peter. All‟inizio è un
semplice calore, poi ogni cellula
grida BASTA! Non c‟è dolore,
solo l‟organismo non vuole stare
lì e la mente invece…la mente
vorrebbe non esistere, compressa
in una scatola di spunzoni
d‟acciaio, che trafiggono i
pensieri.
Zio Ben inizia a mutare, e con lui
Gwen.
Il calore si concentra dietro la
nuca, nel congegno.
Le due figure si fondono.
Ora c‟è dolore. Molto dolore.
Goblin sorride…
- Ora basta! Otto! Spegni! -
Goblin sorride…
- Basta, ho detto…BASTA! –
Peter infrange la cabina, alcuni
cavi saltano, mentre Octopus,
ormai libero, si fa avanti urlante.
- Non è finito! Idiota, se non sai
reggere un po‟ di dolore… -
Il pugno di Peter mette fine a
tutto questo.
- Arriverà qualcuno. Andrai di
nuovo in galera, Octavius…ma
grazie…grazie mille. -
Il dottore è intontito, ma capendo
le parole di Spidey, fugge, verso
il suo obiettivo.
Peter sorride sotto la maschera,
sentendosi libero. C‟è appena un
eco lontano dei pensieri di
Goblin, una voce. Poi il senso di
ragno esplode.

- MJ, Osborn…uscite fuori di


qui! – grida Felicia, colpendo
con un calcio uno dei droidi di
sicurezza.
- No, Gatta… - fa MJ.
- È inutile stare a parlare…il
sistema di sicurezza ha bloccato
tutte le porte e… - Norman tace.
Qualcosa lo ha tirato nel buio e
ora è scomparso.
“D‟accordo, finiamola.” pensa la
Gatta Nera, lanciandosi contro
un droide nel buio. L‟avversario
fa per rispondere, ma si trova
infilzato dall‟arpione di Felicia.
- Colpa tua. Ti sei distratto. – fa
l‟ex ladra.
Mary Jane Watson Parker si è
rintanata in un angolo della
stanza, cercando di restare
immobile e di respirare il meno
possibile. Improvvisamente si
rende conto di aver lasciato May
senza dire una parola. “Dormiva
quando l‟ho lasciata; ho creduto
che fosse da zia Anna, ma…la
verità è che mi sono dimenticata
di lei!” Un droide nota il pulsare
del suo cuore, sempre più veloce.
“Dormiva e ora quando si
sveglierà i suoi genitori non ci
saranno più…perché mi sono
dimenticata di lei…”
Il droide è ormai a pochi passi da
MJ.
“…non è giusto. Per May, tutto
questo non è mai stato giusto.
Peter, i suoi poteri, le mie
proteste, io stessa…non è
giusto.”
Sentendo in sé la rabbia, il furore
crescere a dismisura, la rossa si
alza per affrontare il droide,
afferrando una lampada.
La guerra fra Goblin e Scrier sta
attraversando i cieli di
Manhattan. New York, abituata
alle battaglie fra paraumani, di
fronte a quell‟incredibile
spettacolo in cielo si paralizza.
Solo la polizia, i giornalisti e i
fotografi si muovono a bordo di
auto e furgoni, seguendo lo
scontro attraverso la città. Cosa
strana, vista l‟entità dell‟evento,
J.J.J. ha inviato sul luogo ben tre
giornalisti e altrettanti fotografi,
non badando a spese.
- Sembra che abbiano preso parte
alla battaglia Devil e la Torcia
Umana. – spiega una giornalista
davanti ad una telecamera –
Mentre i Vendicatori sono in
arrivo, lo S.H.I.E.L.D. è già qui e
si sta preparando ad un attacco.
Non si sa ancora nulla degli altri
Fantastici Quattro, ma
probabilmente arriveranno a
breve. Non si conoscono i nomi
dei due gruppi che stanno… -
In quel momento la
Fantasticar solca il cielo, facendo
allontanare alcuni Scrier e
Goblin.
- Johnny! – grida Sue.
- Sorellina! -
Devil nota appena l‟arrivo dei
FQ, impegnato nel tentativo di
limitare i danni della lotta. La
confusione, i tanti oggetti in volo
e le vibrazioni, gli rendono
difficile percepire gli appigli,
perciò è costretto a spostarsi
lentamente, ma ha un vantaggio:
nessuno dei due gruppi ha in
mente di attaccare né lui né
Johnny, vuole solo annientare gli
altri.
- Johnny! Vai con loro, sei
ferito! – grida infine Matt.
- NO! Hai bisogno di aiuto
e…Sue…attenti! – grida Johnny
poco prima che la
Fantasticar venga colpita da un
raggio d‟energia.
- Susan…perdiamo quota… - fa
Reed – Lo schermo non ha
retto… -
- Sto cercando di tenerla su con
un campo di forza…ma riesco
solo a planare… -
- Ehi Infuocato…vieni a darci
una mano… - grida Ben.
Johnny non ha perso tempo, ma
non potendo sorreggere la
Fantasticar, crea una corrente
d‟aria calda che la faccia planare
dolcemente a terra, proprio
davanti alla squadra dei
Vendicatori. Reed, Sue e Ben,
escono rapidamente dal veicolo,
trovandosi faccia a faccia con
Capitan America.
- Reed, com‟è la situazione? -
- Pessima, Cap: non sappiamo
cosa vogliono, hanno armi
pesanti e… -
- …e li lascerete perdere. Me ne
occupo io. – a parlare è stato un
uomo in calzamaglia rosso-blu,
appeso ad un palazzo vicino.
- Uomo Ragno! – fa Capitan
America.
- Tranquillo, Cap…sono guarito.
Ho passato un brutto momento,
ma ora è tutto a posto. -
- Mi fa piacere, Uomo Ragno,
ma… -
- Non potete affrontarli, ci sono
state troppe vittime; voi impedite
che ci vadano di mezzo i civili,
al resto penso io. -
- Spidey…lassù c‟è Johnny… -
fa Susan.
- …e Devil, li ho visti. Cercherò
di farli scendere, non
preoccupatevi, ma state lontani
da quei tizi. -
Detto questo, Peter si arrampica
velocemente sulla parete, poi
spicca un salto verso un altro
palazzo e continuando a saltare
sale verso la lotta.
Devil non si accorge dei rinforzi
in arrivo, mentre combatte
contro un Goblin privato del suo
aliante. “Ha una forza
sovrumana…come gli
Scrier…che posso fare?”
Improvvisamente qualcosa gli si
appiccica dietro la schiena,
qualcosa che Murdock riconosce
come una ragnatela che lo tira
rapida dietro un angolo di un
palazzo, tenendolo sospeso a
mezz‟aria.
- Salve, Matt. Mi sono perso
qualcosa? -
- TU! Peter…sei… -
- Sono in me, non preoccuparti.
Tu e Johnny dovete andarvene,
io… -
- No, Pete. È te che vogliono
questi squilibrati, se ti vedono…
-
- Devi portare via Johnny…vola
in maniera strana… -
- È ferito e non se ne è voluto
andare. -
- Prendilo e portalo lontano. Ci
sono i FQ qui sotto. -
- È in fiamme e non vuole
ragionare, come faccio a… -
Spidey spruzza subito le braccia
di Matt con la sua ragnatela, poi
fa lo stesso con il costume.
- Trascinalo giù. – fa l‟Uomo
Ragno, portando Murdock sulla
cima del palazzo.
- Tu cosa farai Peter? -
- Io cadrò nella loro trappola. -
Detto questo, Peter salta via,
nascondendosi. Matt allora
punta la Torcia che sta
sistemando alcuni Scrier a tre
metri di distanza, poi prende la
rincorsa e salta. Quando arriva
vicino a Johnny lo afferra con le
braccia protette e lo trascina
verso il basso.
- Che fai? -
- Ti salvo. Peter è qui, me lo ha
chiesto lui. -
- Figlio di puttana…lasciami… -
- Sei ferito, ora farai come dico
io… -
Qualche secondo dopo, Peter si è
ormai sincerato della salvezza
dei due eroi e decide che è il
momento. Con un movimento
rapido, sbuca fuori da un angolo
e salta più in alto che può,
facendosi notare dai contendenti
di quella assurda lotta.
- Ehi! EHI! Non è me che
volete? -
Il Ragno si rende conto di aver
capito prima ciò che quei folli
avrebbero fatto non grazie al
senso di ragno, o non solo. In
qualche modo lui è connesso a
loro e viceversa, anche ora che
smettono di lottare per
inseguirlo.
- So dove stavate andando! –
grida Peter volteggiando verso
l‟esterno della città – Ora ci
andremo insieme! -
Metri più in basso, i Vendicatori,
lo S.H.I.E.L.D. e i FQ assistono
inermi alla scena.

- È la fine MJ! Cazzo, è la fine! –


grida Felicia, avvicinandosi alla
sua amica nel buio. I droidi le
hanno circondate, ed essendo in
superiorità numerica e di forza
l‟avranno presto vinta.
- Non possiamo arrenderci,
Felicia.
Dobbiamo…aspetta…questo
rumore…dobbiamo uscire,
subito!-
- Ma che dici? -
- Guarda fuori! -
Incorniciato dalla finestre della
casa, ad una ventina di metri da
essa, Peter salta da un aliante
all‟altro, colpendo quanti più
nemici gli è possibile.
- Tieniti forte, rossa. -
La Gatta Nera punta il suo
arpione e trafigge il vetro,
interrando all‟esterno il rampino,
poi afferra Mary Jane e si
proietta in mezzo alla massa di
droidi, uscendo e distruggendo la
finestra. MJ, rialzatasi, incurante
dei vetri e della spalla che si è
slogata, agita le braccia,
chiamando suo marito.
- PEEETEEERRR! -
- Sembra occupato. – commenta
Felicia.
Il senso di ragno pizzica
all‟impazzata.
“Che diavolo ci fai qui MJ?”
Con un volteggio, Peter atterra di
fronte a sua moglie, il suo
costume è lacero, ma lei ci è
abituata.
- Che ci fai qui? -
- Non sei venuto a salvarci? -
- Attente! – grida Peter,
spingendo lontano le due donne,
mentre gli Scrier e i Goblin
saltano giù dai loro alianti. Le
schiere di nemici stanno
immobili, come se aspettassero
qualcosa. Improvvisamente, il
senso di ragno avverte l‟eroe che
qualcuno sta uscendo dalla casa
alle sue spalle. È un Goblin, era
già lì e ha catturato Norman
Osborn che ora è alla sua mercé,
circondato dal suo braccio.
- Ciao Pete… - fa timidamente
l‟industriale.
- Norman… -
Il Goblin si porta in testa alle
truppe, poi finalmente il suo
sguardo prende vita.
- Un Goblin…cento Goblin…un
Goblin…cento Scrier… -
“Chiaro.” Pensa Peter.
- Un Goblin… cento Goblin…un
Goblin…cento Scrier… -
gridano tutti, mentre Spidey
capisce.
“Hanno tutti lo stesso mio
congegno nella mente!”
- Esatto, Parker. Molto astuto. –
fa il Goblin a capo di tutti,
mentre il grande gruppo circonda
Peter.
- Tu… -
- Conosco i tuoi pensieri, perché
sono ancora nella tua mente. -
- Goblin! Tu! -
- No. NOI! – gridano tutti.
“Non posso aspettare…devo
attaccare il capo…forse…”
pensa Peter “…ma non
posso…Norman è in pericolo, se
mi muovo lo uccide.”
- È tutto esatto, insetto. –
risponde il rapitore di Osborn –
Fai solo un passo e gli spezzo il
collo. -
- Morirai anche tu se… -
- Morire? Tecnicamente io sono
già morto e ho mille modi per
rivivere; questo però era il più
divertente. -
- Come ti sei liberato? -
- Io sono ancora nella camera di
stasi, la mia mente è libera. La
setta dei Goblin ha creato un
congegno che trasferisse i miei
pensieri nella mente altrui e lo ha
piazzato intorno alla villa, ma il
congegno non funzionava, gli
mancava qualcosa…-
Improvvisamente il Goblin
smette di parlare, mentre uno
Scrier termina la frase:
-…allora gli Scrier hanno capito
cos‟era: la magia. Con i loro
rituali la mia mente si è svegliata
e trasferita nelle loro, dato che si
erano impiantati i trasmettitori
del mio pensiero, ma per me non
bastava, così ho creato con essi
un vincolo inscindibile: gli ho
fatto preparare una variante della
formula di Goblin, che gli ha
donato una grande forza, ma che
li ucciderà tra qualche ora. –
- Bastardo! Io… -
- Tu sarai morto con loro Parker,
e con te la tua bella mogliettina e
quella puttanella che sta accanto
a lei. Ma prima mi libererai dalla
mia cella. -
Mary Jane si rende
istintivamente conto che suo
marito stavolta non può vincere.
Con Goblin, c‟è sempre stato un
pericoloso stallo, ma stavolta
non è così. Peter è stanco,
indebolito e in svantaggio, lei
deve agire. Soprattutto perché
ora sa cosa permette a Goblin di
comandare gli altri corpi.

- Perché io? Perché non farti


liberare da uno Scrier o da un
Goblin? – chiede Peter.
- Io volevo te. Sei sempre stato il
mio discendente. -
- Non ti aiuterò, lo sai. -
- Uccidetelo. -
L‟ordine, secco, quasi distratto,
sorprende Peter, ma non il suo
senso di ragno: con un salto, si
salva dalla massa di nemici che
gli si riversa contro. Quando
atterra, si ritrova da capo,
circondato da nemici che
combattono all‟unisono. Il suo
vantaggio è il percepire gli
attacchi attraverso il suo
congegno danneggiato, ma non
può resistere a lungo. I pugni gli
fracassano le costole, mentre le
gambe gli cedono, ma continua a
lottare, stendendo due nemici
alla volta, senza ottenere nessun
risultato.
-
Una voce bisbiglia veloce e
disperata
- I pali…distruggili ti prego!
ORA! -

Perché? PERCHÉ? – grida


Peter, rivivendo il tormento di
Goblin.
- Non c‟è mai stato un perché,
Parker. – risponde Goblin, con le
sue mille voci.
Ormai anche la mente di Peter
sta cedendo, mentre il suo corpo
diviene suo nemico,
anestetizzando il dolore, ma
intorpidendo il corpo e i riflessi.
Poi, improvvisamente, il dolore
finisce. Non c‟è modo di
descriverlo, solamente
dall‟eccesso di sofferenza inizia
una pace irreale. Il corpo di Peter
è inerte a terra, mentre i nemici
restano immobili, paralizzati.
- MJ! HA FUNZIONATO! –
grida Felicia, stringendo il suo
arpione che ha appena trafitto
l‟ultimo dei cinque pali.
- Si! – grida la rossa – I pali!
Quei…maledetti…pali…”intorn
o alla casa” ha detto Goblin…e
io…- non riesce a terminare la
frase, sopraffatta dalle lacrime.
Corre ad abbracciare Peter,
svenuto, ma vivo, a malapena. Si
riprenderà, ma sarà dura, lo è
sempre.
Osborn si è liberato dalla stretta
del suo nemico, e,
divincolandosi dalla stretta della
gatta che vorrebbe fermarlo, si
avvicina al corpo esanime, ma
MJ lo scaccia disperata:
- NO! LONTANI DA LUI!
COSA VI HA FATTO??? NON
HA CHIESTO LUI DI ESSERE
COSÌ, NON LO HA MAI
VOLUTO! VI
PREGO…lasciatelo stare… -
Fine
Vibrazioni 1

di Vale AlbaDiggi

Il cuore batté più forte e


tremando trasmise l‟onda in tutto
il corpo. Gli occhi, pulsando
dietro le palpebre chiuse,
immaginarono un mondo
diverso, solo per un attimo, per
un momento insulso e patetico. E
in quel bailamme di vibrazioni,
così simile ad una danza tribale,
tutto divenne possibile, anche
che i sogni si avverassero.
Nel furgone l‟attività era
frenetica. Alcuni degli elementi
erano nuovi a rapine e crimini
in genere, ma Wearon,
l‟organizzatore, li aveva scelti
solo perché avevano una buona
mira.
“L‟importante è uscire dalla
banca. Le vittime, non sono un
mio problema.” Era la sua frase
più frequente. Spietato e senza
scrupoli, Wearon, fino a quel
giorno, era stato più che altro il
tirapiedi di qualcuno, ma ora
aveva scelto di cambiare, con
quella rapina.
- Ehi, voi! – gridò a due uomini
in un angolo del furgone – Siete
pronti? –
Uno dei due uomini rispose
indossando una maschera
azzurra, simile ad una saetta:
- Mi sto già lavorando la rete
elettrica. – il suo nome era Max
Dillon. Nel piano, il suo compito
era quello di utilizzare i suoi
poteri da Electro per dirottare
l‟elettricità, privando la banca
dell‟allarme, ma
contemporaneamente Max
doveva dare energia agli
apparecchi in funzione
nell‟edificio perché nessuno si
accorgesse del blackout.
- Sbrigati, indossa il tuo
costume. Fra poco avrò finito. –
fece Electro rivolgendosi al
compagno alla sua sinistra:
Herman Schulz, Shocker. Anche
lui, come Dillon, era stato
ingaggiato da Wearon, per quella
rapina, ma a differenza del suo
compare, Herman non
sopportava l‟ex-tirapiedi che gli
dava ordini. Shocker osservò
sconsolatamente la banca che
avrebbe rapinato di lì a poco.
Una rossa mozzafiato in tallieur
ne uscì, in quel momento,
lasciando passare un padre e una
bambina di circa sei anni che
entravano.
- Fatto. Potete andare. – disse
Max.
- Muoviamoci! – gridò Wearon
aprendo i portelloni e facendo
scendere tutti. Herman fu
l‟ultimo.

Peter Parker si rigirò nel letto,


avvicinandosi a sua moglie. Il
senso di ragno prese a pizzicare.
Nessun pericolo. Solo la sveglia
che subito dopo il suo trillo
riprese la sua esistenza
meccanica. Peter si alzò
pigramente, e aprì la finestra
mentre Mary Jane lo implorava
di non farlo.
- mmmnnoooooo! -
-
Amore…scuola…bacino…May
… - mugugnò lo stupefacente
supereroe, schivando grazie ai
suoi riflessi una cuscinata di sua
moglie. Ancora in stato
catalettico, dopo una battaglia
con due aspiranti supercriminali
avvenuta la notte prima, Peter
perse più di tre quarti d‟ora in
bagno, perdendo conoscenza un
paio di volte per la stanchezza.
Solo di fronte al caffè, comparso
miracolosamente nelle sue mani,
il giovane Parker riprese del tutto
conoscenza e si rese conto di
dover uscire in fretta, avendo
all‟incirca due minuti per recarsi
al lavoro. In un attimo indossò i
suoi abiti civili, poi corse in
soffitta, il luogo più in alto.
“Volteggiando dovrei recuperare
il tempo perso…diamine! Il
costume!” si era dimenticato di
indossarlo sotto i suoi vestiti.
Rapido, lo indossò alla cieca,
sperando di non sbagliare verso,
trovandosi con il ragno grande e
rosso davanti. Prese dei
lanciaragnatele mezzi scarichi da
un baule, le tele organiche non
sarebbero mai bastate fino
all'università; Peter non si era
mai veramente deciso ad
abbandonare quel sistema da lui
inventato, un po‟ per nostalgia e
un po‟ per praticità; l‟unico
problema erano le sue filiere
naturali, che a volte,
ingrossandosi rendevano
scomodo l‟utilizzo di quei
bracciali, perciò era stato
costretto ad allargare le maglie di
chiusura. Ad ogni modo avrebbe
potuto sfruttare il composto
organico con relativa scioltezza,
se non fosse che consumava
troppe proteine.
“Sono…troppo in ritardo!”
pensò Peter. Un secondo dopo
schizzò fuori a gran velocità.

- Fermi tutti! Mani in alto! –


gridò Wearon. Tutti nella banca
provarono un tuffo nel cuore,
mentre i rapinatori passavano in
mezzo alla folla, vestiti di nero e
incappucciati, meno che uno, con
un costume giallo simile ad una
trapunta. Fu proprio questo a
parlare rivolgendosi a Wearon:
- Forse sarebbe meglio che li
facessi stendere a terra W. -
Wearon fulminò Shocker con
un‟occhiata attraverso il
passamontagna.
- Pensa a far saltare il caveau. –
sibilò.
Intanto la bambina che Herman
aveva visto entrare con il padre
poco prima, si era messa a
piangere; Wearon, visibilmente
infuriato, ordinò di farla tacere.
Uno scagnozzo la prese
bruscamente, scotendola e
gridando.
- Jenny! – urlò suo padre, ma fu
subito bloccato da un altro
criminale.
- Scansati. – disse Shocker al
tizio che teneva la bambina,
spingendola verso il padre. La
piccola continuò a piangere.
- siete…cattivi…persone
cattive…-
Wearon la prese brutalmente per
zittirla.
- Lasciala bastardo! – gridò il
padre colpendo l‟uomo che lo
tratteneva e facendosi avanti.
Wearon sorrise, poi alzò la sua
Glock 17 e sparò due colpi
contro il genitore.
Qualcuno gridò mentre il corpo
privo di vita si accasciava a terra,
coprendo il pavimento di sangue;
Jenny corse subito verso suo
padre, macchiandosi il vestitino
candido di sangue.
- Papà! Papà! -
- Procediamo. – fece serio
Wearon.
- Svegliati…papà…svegl… -
due bottoni vennero premuti.
L‟aria sembrò esplodere, mentre
Wearon volò lontano, contro una
parete. Shocker aveva colpito.
- Che ti prende, amico? – fece
uno degli uomini del criminale,
bloccando Herman; un attimo
dopo il tizio fu investito da
un‟ondata di vibrazioni che lo
misero fuori gioco.
- ahhh…. – mormorava Wearon
mentre cercava di riprendersi.
Quando infine mise a fuoco
l‟uomo con il costume anti-
vibrazioni che gli stava davanti,
la sua rabbia esplose.
- Ti sei bevuto il cervello,
stronzo? Pensi che solo per aver
costruito quegli affari che porti
alle braccia, puoi giocare a fare il
boss? O ti dispiace per la
bambina? Oh, andiamo, avrai
fatto cento volte di peggio! Sei
una carogna ben peggiore di me!
-
Herman sollevò l‟uomo sopra la
sua testa, poi accese uno dei suoi
congegni. Tutti i criminali
cominciarono a sparare contro di
lui, ma inutilmente, dato che le
pallottole gli rimbalzavano
contro.
- Che diavolo… - fece Wearon,
ma finalmente Shocker parlò:
- Il mio costume assorbe le
vibrazioni. Anche quelle dei
proiettili. -
- Che hai intenzione di fare,
Herman? –
- Non lo so ancora. Tu per il
momento muori. – Wearon andò
a sbattere di nuovo contro una
parete, stavolta con più violenza.
Spidey, nelle sue insolite vesti,
volteggiò per un paio di isolati.
Era terribilmente in ritardo, ma
non c‟erano speranze di
arrivare all'Empire State
University in due minuti.
Superato il ponte di
Williamsburg notò un certo
trambusto su Yancy Street, nei
pressi di una banca.
“Oh, no!” pensò l‟amichevole
Uomo Ragno di quartiere
notando Shocker che usciva
dall‟edificio “Per lo meno non
sarà una cosa lunga. Devo
muovermi in fretta, o noteranno i
miei abiti civili…”
Herman uscì dalla banca,
provocando un fuggi-fuggi
generale dei curiosi che si erano
accostati all‟edificio. Electro,
vedendo il criminale da solo,
uscì dal furgone dov‟era rimasto,
gridando:
- Che sta succedendo, Herman? -
- Wearon…è un idiota… l‟ho
sistemato…ora metti in moto e
filiamo. -
- E i soldi? Sei impazzito? -
- Metti in moto, Max! -
- Ehi, posso fare da paciere? –
gridò Spidey, planando sui due.
Shocker lo colpì al volo con una
scarica di vibrazioni.
- Non abbiamo tempo per
combattere. – disse poco prima
che Electro tentasse di
fulminarlo. I raggi elettrici del
criminale rimbalzarono sul
costume di Herman.
- Ma… - fece Dillon stupito.
- Peggio per te. – fece serio
l‟altro colpendolo.
L‟Uomo Ragno, che intanto si
era rialzato, vide tutto.
- Non so cosa abbiate voi due,
ma è ora di smettere di litigare
e… - il senso di ragno pizzicò e
Peter riuscì appena a scansare
un‟altra scarica di vibrazioni. La
polizia irruppe nella scena a
sirene spiegate, mentre
Herman Schulz, saltando sul
furgone, partì a tutta velocità.
“Dove credi di andare,
Herman?” pensò il ragno umano
saltando verso il furgone e
premendo il tasto del suo
lanciaragnatele ottenendo solo
un lieve sibilo.
- Niente Thwip? Perché non fa
Thwip? – si chiese Spidey,
precipitando nel vuoto. In un
attimo, l‟aracnide umano si sfilò
il lanciaragnatele scarico e
usando una tela organica bloccò
la sua caduta.

Guardando dietro di sé, Herman


Schulz non vide nessuno che lo
inseguiva.
“Che diamine mi è preso?”
Pensa accelerando.

Quando Peter arrivò finalmente


al lavoro, diede il via ad una
serie di scuse e giustificazioni
per il suo ritardo, senza
concentrarsi su quel che diceva;
continuò così anche quando fu in
classe.
- Perciò vi ripeto sempre che la
chimica… - si ritrovò a dire a un
certo punto bloccandosi.
“Cioè la polizia ha fermato me!
ME!” pensava “Invece di
inseguire Shocker ha cercato di
arrestarmi! Voglio dire…è
pazzesco che si ripeta tutte le
volte…come è pure pazzesco che
Shocker abbia steso quel tizio
nella banca; santo cielo, l‟hanno
portato in ospedale davanti a me
e ancora gridava, o meglio
rantolava, che gliel‟avrebbe fatta
pagare. Perché ha fatto una cosa
del genere? Herman non ha
neanche preso dei soldi, non
voleva accaparrarsi tutto…è
come se…”
- Mister Parker? Mister Parker?
– fece uno dei suoi allievi – Si
sente bene? -
- Uh…benissimo… - Peter aveva
smesso di parlare senza
rendersene conto -…beh…ho
notato che non eravate attenti e
per attirare l‟attenzione…ora che
mi state realmente a sentire
riprendiamo il discorso… -

La casa di Herman Schulz era


organizzata più come un
laboratorio che come una casa.
Negli ultimi anni infatti il
criminale era entrato in una delle
sue tante fasi di “evoluzione”
cercando di migliorare le sue
unità vibratorie e il suo costume.
“Quei corsi di elettronica mi
sono stati utili…” constatava
Shocker sistemando l‟ultimo
sistema di controllo nel
bracciale. “Maggiore potenza,
minore rinculo di vibrazioni,
sistemi elettrici…ahhh! È inutile
cercare di ignorare il problema;
ho dato di matto stamattina! Ma
che mi è preso? Cioè, quella
bambina…non…era giusto
quello che stava succedendo, lo
so, ma…non me ne è mai
importato nulla!” Prendendo un
bottiglia di birra, Herman si
avvicinò alla finestra,
continuando a riflettere.
“Mi sto istupidendo con l‟età? O
intenerendo? Oddio, ti prego, no!
Non sono come quegli idioti in
calzamaglia che vanno
chiacchierando di usare i propri
poteri per il bene
dell‟umanità…però diamine,
quella bambina!”
Un lieve bagliore si accese sulla
strada, facendosi subito più
grande. Una scarica a 9000
volto sfiorò appena il vetro della
finestra di Herman, caricandolo
con una scarica elettrostatica e
facendolo scoppiare.
- Ehilà, Herman! Pensavi di
scappare a Electro? –

- …e allora Mr. Patata arriva e


vuol dire la sua… - fece lo
spettacolare Uomo Ragno,
rivolgendosi a sua figlia. Intanto
MJ era in bagno, a prepararsi per
una serata speciale, tutta lei-suo
marito-e May. Una di quelle
serate, che, anche se non
sensualmente cariche, la
divertivano sempre.
Improvvisamente il telefono
squillò.
- Peter puoi… - disse Mary Jane.
- Pronto? – fece suo marito; MJ
si rese conto che il telefono si
trovava a due stanze di distanza
dalla camera di May e che aveva
squillato una volta sola. Regolare
amministrazione per uno con una
velocità di ragno.
- Casa Parker…ehm, Peter? –
fece la voce dall‟altra parte del
telefono.
- Terenzio? – chiese il supereroe;
era Terenzio Oliver Rucker,
tenente della divisione
investigativa crimine
organizzato.
- Si sono io; scusa se ti chiamo a
casa, ma abbiamo ricevuto una
chiamata. Sembra che Shocker e
Electro se le stiano dando di
santa ragione. Siamo bloccati nel
traffico e… -
- Ho capito, non aggiungere
altro…- fece Peter, preoccupato
per quanto stava accadendo.

- Aaaargghhh! – gridò Shocker


investito da una scarica elettrica.
Cercando di non perdere
conoscenza, afferra l‟ultima
parte del suo costume e la
indossa isolandosi dall‟attacco di
Electro.
- Quei soldi erano anche miei!
Miei, capisci? Hai mandato tutto
a monte solo per fare l‟eroe! -
- Max, ascolta… -
- No! Non voglio sentirti! Non le
tue parole da eroina in
calzamaglia! -
- Dillon! – gridò Shocker.
- Cosa? -
- IO NON SONO UN EROE!!! –
le vibrazioni investirono Electro
in pieno, facendogli saltare un
incisivo, due molari e la
maggioranza delle cablature
elettriche che controllavano i
suoi poteri. I fulmini
fuoriuscirono dal suo corpo
senza controllo, rimbalzando sul
costume di Herman.
- Mi sono perso qualcosa? –
disse l‟Uomo Ragno,
volteggiando verso i due
criminali. I colpi di Electro,
ormai controllati più che altro
dal caso e dalla concentrazione
di metalli, divennero subito il
problema principale.
- Vattene, ragno! – gridarono
all‟unisono Schultz e Dillon.
- Almeno vi ho messi d‟accordo
su una cosa! -
Peter sparò due tele,
imbozzolando le unità vibratorie
di Shocker, poi si lanciò verso
Electro e lo agganciò con un paio
di tele, trascinandolo fuori
dalla finestra.
“Devo tenerli lontani e renderli
innocui.” Pensò, tirando Dillon
su un tetto e coprendolo di
ragnatela.
- Ok, Max…tu sei il più
chiacchierone fra i due. Ora mi
spieghi che vi sta succedendo?
D‟accordo, tu ed Herman non
siete mai andati d‟accordo,
ma… -
- Senti, amico, quello si mette a
giocare all‟eroe durante l‟affare
che mi potrebbe sistemare la vita
e io devo lasciarlo fare? È un
idiota, ecco cos‟è. Un sicario
fallito, un criminale di serie C2!
Ha speso tutto quello che gli
restava per perfezionare quel
costume, ma rimane sempre un
fallito. -
- E tu saresti il grande uomo,
vero Dillon? Sei quello forte, no?

- Io almeno non sono lui. -
- Sai, mi ricordi i miei compagni
di liceo. – un paio di costole di
Electro emisero un lieve “crack!”
Herman si avvicinò ad uno
scaffale colmo di provette, ne
prese una fra i denti e aiutandosi
con le mani intrappolate nella
tela la aprì. Il liquido che si versò
sull‟ammasso di ragnatela
sciolse il polimero a lunga
catena, liberando il criminale.
- Bel trucchetto, Shocker. – fece
Peter dietro di lui.
- Enzimi litici, me lo ha
insegnato Mysterio. -
- E quello che hai fatto in banca?
Anche quello è un‟idea di
qualcun altro? -
Schulz non proferì parola, si
avvicinò al suo nemico e si sfilò
la maschera.
- Negli ultimi mesi, ho speso
tutto quello che avevo e ho fatto
questo. Vedi le cuciture su tutto
il costume? Sono fibre di
vibranio. Mi sono costate un
occhio della testa, come pure il
materiale che ho qui, tutto per
essere al massimo; è stato un
investimento, in quella rapina
dovevo rifarmi almeno di una
parte dei soldi. -
- E che è successo? -
- È successo che…che…che io
lavoro pulito! Non uccido perché
sono nervoso. -
- Invece quel tipo che hai steso
oggi si? -
- So dove vuoi farmi arrivare.
No, non sono diverso da lui. -
- Herman c‟è… - il senso di
ragno pizzicò -…c‟è qualcosa
che non va… -
La porta d‟ingresso cadde a terra,
sfondata. Entrarono tre uomini,
massicci, dall‟aspetto poco
rassicurante.
- Dobbiamo proprio farlo? -
- Dillon lo ha distratto, ora tocca
a noi. Non avrai mica paura di
quell‟idiota di Schulz? -
- Ho visto l‟Uomo Ragno, ne
sono certo. -
- Complimenti, vista d‟aquila! –
fece Peter, colpendo il tizio con
un calcio volante. Gli altri due
estrassero le loro armi, fucili a
raggi; Herman premette un
pulsante e un brutto ceffo fu a
terra.
- Insieme Herman? – chiese
l‟Uomo Ragno.
- Ma vaff… - rispose l‟altro.
La battaglia non durò a lungo, i
sicari erano stati una cattiva
scelta, ma forse ce l‟avrebbero
fatta senza la presenza
dell‟aracnide umano.
- Non mi piace. – disse Shocker,
alla fine.
- Vorrei vedere! – ribattè Spidey.
- Intendo dire…Wearon, il tizio
che ho steso alla banca…sono
certo che non è stato lui a
mandarli. -
- Come fai a stabilirlo? -
- I fucili a raggi. W. usava
pistole a proiettili, non aveva i
mezzi per questi aggeggi, perciò
ha chiamato Max e me. E
poi…c‟è qualcosa sotto, Uomo
Ragno. -
- Che vuoi dire, Herman? Sei
troppo criptico. -
- Stamattina, durante la rapina,
Wearon sembrava nervoso, più
aspro del solito. E giurerei
che…che l‟omicidio di
quell‟uomo era premeditato. -
- Scusa? -
- Wearon ha iniziato a
occhieggiare il tizio da
quando siamo entrati in banca ed
è stato lui a provocare la
reazione del padre. La rapina era
un pretesto, secondo me. -
- Allora dobbiamo scoprire chi
era quell‟uomo. Che sai di
questo Wearon? -
- Era un tirapiedi di uno grosso,
non ne so molto. Per questo non
mi piace. -
- Forse potremmo scoprire
qualcosa di più… -
- “Potremmo”? -
- Insieme. -
Herman si piantò davanti al suo
avversario, squadrandolo con
occhi seri.
- Perché? – chiese.
- Perché cosa? -
- Max è incollato sulla terrazza
di un palazzo, lo hai persino
pestato…perché non riservi lo
stesso trattamento anche a me? -
Peter non rispose.
- È per quella bambina, vero? –
chiese infine Shocker.
- Si. -
I due restarono in silenzio,
guardandosi l‟un l‟altro.
- Patetico. – concluse il criminale
– Sapevo che me ne sarei pentito
amaramente. -
- Non farmi pentire d‟averti dato
fiducia. Dovresti essere fiero di
ciò che hai fatto. -
- Lo sarei, se non me lo facessi
capire con il tuo tono di voce.
È…è umiliante, quasi. L‟ho fatto
perché mi è venuto istintivo, non
perché ho degli ideali o cose del
genere. -
- Pessima argomentazione da
portare davanti ad un giudice
durante un processo per rapina…
-
- Ehi! Discorso chiuso. -
- D‟accordo, sentiamo invece
questi simpaticoni… - fece Peter,
sollevando l‟unico scagnozzo
ancora in stato di semicoscienza.
- Ehi, ehi…mi senti? – disse
Spidey.
- mmmmhhhmmm… -
- Vorresti essere così gentile da
dirmi chi vi manda? -
- Crlznt….Crlfgjmmm… -
- Shocker…potresti colpirlo di
nuovo, per favore? -
- nnnnnooooo….C….Carl…Carl
Zante… -
Quella notte, quando la polizia
arrivò sul luogo del crimine,
trovò due criminali stesi a terra,
e il terzo seduto su una sedia con
in testa un cotillon di ragnatela
con un bigliettino.
“Ha fatto il bravo bambino”

Fine I parte

Vibrazioni – parte 2

Il vento percuoteva l‟ultimo


piano di quel palazzo con forza
inaudita. Peter aderì al suolo,
gettando un‟occhiata all‟uomo
che aveva accanto.
- Allora? – fece lo Shocker.
- Carl Zante, sai chi è, vero? -
- Lo chiamavano l‟Acrobata.
Uno ricco, un ladro per
divertimento. Un‟idiota ricco. -
- Idiota? -
- Ehi, quel tipo non avrebbe
bisogno di fare quello che fa, è
della peggior specie, ma i
principi del foro in aula ci sono
sempre a difenderlo. Io avrò
avuto il novanta per cento delle
volte avvocati d‟ufficio mezzi
addormentati e di soldi non ne
ho mai visti. Avrò diritto di
essere incavolato verso questa
gente con il portafoglio gonfio! -
- Vuoi entrare in
politica? Avresti
successo…Comunque, tornando
a noi, Zante è abbastanza ricco
da permettersi un sistema di
sicurezza niente male, stando al
mio senso di ragno. L‟attico che
abbiamo sotto di noi è suo ed
entrarci non sarà facile. -
Herman squadrò il suo nemico
dalla testa ai piedi.
- Non dirmi che pensi di non
farcela. -
- Io si…ma tu? Non credo che
quella trapunta ti renda molto
agile. –
- Io vado per conto mio
e…piantala con „sta storia della
trapunta. È un consiglio per la
tua salute. -

- Ammanettate questi due


imbecilli. – disse il
tenente Rucker, guardando i due
criminali stesi pochi minuti
prima dall‟Uomo Ragno. Lo
spettacolo più divertente era il
terzo scagnozzo, incollato ad una
sedia con un cappellino di
ragnatela con su scritto “Ha fatto
il bravo bambino.”
“Peter, Peter…” pensò il tenente
togliendo il regalo sulla testa del
malcapitato.
- Ok, ragazzi. – disse poi – Ne
mancano due. -
- Uno signore. – disse un agente,
vicino alla finestra. –
È Electro quello sul tetto. -
Un minuto dopo, gli agenti del
Codice Blu arrivarono sul
palazzo e circondarono il
criminale, incollato a terra.
- Max Dillon, - disse Rucker – ti
dichiaro in arresto per tentata
rapina, aggressione…ma il
motivo per cui vai in carcere,
brutta canaglia, è perché sei un
maledetto criminale!
Ricordatelo. -
I solventi per ragnatela creati dal
Codice Blu fecero effetto quasi
subito. Alcuni agenti intanto
ammanettarono il supercriminale
mani e piedi; le manette erano
del tipo magnetico, a energia
elettromagnetica. Questo fu
l‟unico errore della squadra: gli
avvolgimenti di rame crearono
una tensione sufficiente a
risvegliare Electro.
- Ehi, tenente… - disse il
criminale, riconoscendo il
poliziotto.
- Dillon, sei sveglio. Non che ti
servirà a molto. Sedativo. -
Uno degli agenti si avvicinò con
una siringa.
- Lo sai di cosa sono fatti gli
aghi, Rucker. -
L‟iniezione era ormai pronta.
- Di metallo. Non so quale
metallo, ma so una cosa… -
- Sta‟ zitto. E voi, sbrigatevi con
questo sedativo! -
- …so che quel metallo,
conduce. Conduce elettricità. -
Una scarica elettrica si proiettò
sull‟ago della siringa e poi su
due agenti che caddero, privi di
sensi.
- Dannazione! – gridò
Terenzio Oliver Rucker estraend
o la sua arma, ma Electro mandò
in cortocircuito i suo bracciali, e
le scintille colpirono il tenente in
pieno.

Ok, violazione di
domicilio. Pensò il Ragno Non è
la prima volta, però…ma dove
diavolo si è cacciato,
quell’idiota?
Nella stanza si udì un rumore
metallico, poi un suono simile a
quello di un diapason; alla fine la
porta si aprì per lasciar entrare
lo Shocker.
- C…come hai fatto? –
- Ero un buon scassinatore,
prima di mettermi questo stupido
costume. E tu come hai fatto? -
Peter ricordò a se stesso
mentre faceva aderire le mani
alla finestra, tenendosi sul muro
solo con i piedi, mentre tirando
con forza costante toglieva il
vetro e poi, guidato dal solo
senso di ragno si lanciava
nell‟unico angolo privo di
sensori, cercando di non fare
rumore.
- Lascia perdere.
Troviamo Zante e… - il senso di
ragno pizzicò.
Una delle finestre accanto a loro
andò improvvisamente in pezzi e
un energumeno vestito di azzurro
entrò facendo una capriola.
- Oh porca miseria… - disse
lo Shocker.
- Indietro criminale! – urlò
invece Capitan America.

Rucker aprì gli occhi,


distinguendo una macchia
confusa di puntini di luci.
- Dillon… - disse, confuso,
scosso da strani sobbalzi. Infine
riuscì a vedere i cavi
elettrici che aveva sotto di sé. Il
tenente era appeso ad un terzo
cavo inattivo, mentre gli altri due
lanciavano scintille,
contorcendosi come dei serpenti.
- Piano, Terenzio…piano… - si
disse, capendo che una mossa
brusca lo avrebbe fatto cadere.
Dopo qualche contorsione riuscì
ad afferrare il cavo a cui era
legato e cominciò a issarsi.
Purtroppo, Electro si era dato
pena di tagliarne una parte.
- Oh, no… - disse Rucker,
quando il cavo si ruppe e
precipitò fra i fili dell‟alta
tensione.
Senza pensare il tenente scansò
uno dei terminali che si era
rivoltato verso di lui e si tirò in
piedi, riparandosi in un angolo,
ma anche in quella posizione era
solo questione di tempo.
Devo restare concentrato e
cercare di calcolare i movimenti
dei cavi. ci pensò per una
manciata di secondi, esitando.
Alla fine, uno dei terminali volò
verso di lui e ruppe gli
indugi. Rucker corse verso un
gabbiotto del terrazzo, saltando
un cavo. Giunto alla porta si
accorse che era chiuse.
Fortunatamente i suoi due nemici
elettrici erano lontani, così ebbe
il tempo di estrarre la pistola e
sparare alla serratura. Un attimo
dopo, si lanciò dentro.
Ansimando, si poggiò contro un
muro e digrignò i denti.
- DILLON! -

Herman Schulz saltò un divano e


sparò una scarica di vibrazioni.
- È una tua trappola, Ragno?
Giuro che te la farò pagare! –
gridò lo Shocker. Capitan
America piroettò all‟indietro,
lasciando il suo scudo
che venne colpito in pieno.
L‟oggetto volò all‟indietro
e sbattè contro il muro, mentre il
possessore fece un salto mortale
atterrando vicino allo Shocker.
- Arrenditi. Non hai scampo. –
disse Cap.
- Crepa Capitano del #$/|°§! -
- Fermi, tutti e due. –
gridò Peter, saltando in mezzo a
loro.
- Uomo Ragno, quel criminale ha
rapinato… - cominciò a dire
l‟incarnazione dello
spirito americano, ma Spidey lo
interruppe.
- Già, è vero Cap…uh, ho
pensato a quella proposta…hai
presente? – disse il Ragno.
Rogers sembrò sorpreso, ma si
riprese subito – oh, si,
certo…non…non mi sembra il
momento… - Un
pugno ragnesco lo colpì in
pieno. Herman sgranò gli occhi,
rimanendo di stucco.
- Vedi, se tu fossi Capitan
America, - disse Peter, colpendo
l‟uomo con un altro pugno – Io
sarei impegnato in una lotta
abbastanza difficile. Forse
vincerei, sono più forte, ma sono
sicuro che non sarebbe così
semplice. Se tu fossi Cap, il tuo
scudo non si sarebbe incrinato
sotto il colpo dello Shocker,
sai vibranio e adamantio… - un
doppio calcio raggiunse il mento
dell‟avversario – Infine, se tu
fossi Capitan America… -
concluse Peter, sollevandolo con
un braccio e lanciandolo contro
un muro - avrei riconosciuto la
tua voce. -
Il finto Cap atterrò
pesantemente, sdraiato sul
pavimento, teneva le mani
tremanti davanti al viso.
- Allora Zante, - disse Peter,
sfilandogli la maschera – la tua
farsa è finita o non sei arrivato
ancora all‟ultimo atto? -
- Che tu sia maledetto brutto
£%&/=?!… -
- Oh, Capitan America non
dovrebbe esprimersi così. -
- Vaf… -
- Un‟altra mala parola e ti
appendo al lampadario. Adesso
mi vuoi dire che c‟entri con la
rapina di oggi? -
- Non ti dico un…NO!
ASPETTA! -
Penzolando dal lampadario,
incollato ad esso con una
poltiglia bianco-
grigiastro, Carl Zante si rese
conto che avrebbe fatto meglio a
mantenere un contegno più
consono alla sua estrazione
sociale.
- Non credo che ci dirà molto… -
disse Herman, osservano la
scenetta.
- Sarebbe strano, di solito è a
questo punto che parlano a ruota
libera… -
- Non capisci che non posso
parlare? Sono un uomo morto! –
urlò Zante.
- Perché Carl? Che cosa hai
fatto? -
- Non posso…non posso parlare!
Io ho…stretto un patto… -
- Con chi? -
- Non ve lo posso dire…non
posso…era solo un gioco,
capite? Era divertente,
l‟adrenalina che costantemente
invade ogni tua
azione…eh eh eh…è…impagabil
e. -
- Chi? Devo dirmelo, non
morirai. -
- No…tu non hai idea. Loro
avevano bisogno di una
copertura, uno specchietto per le
allodole
che mascherasse quell‟omicidio.
-
- Parli dell‟uomo della banca? -
- Si. Herbert Hiden, non ci hanno
detto perché dovessimo
ucciderlo, né perché gli servisse
la nostra copertura. Mi avrebbero
pagato, ma non è per questo che
ho accettato… -
- La sfida, il pericolo. –
capì Peter.
- Tu mi capisci vero? -
- Capirti? Hai fatto uccidere una
persona per le tue perversioni!
Dovrei… -
- NO! Ti prego! – fece Zante,
dondolandosi sul lampadario.
L‟Uomo Ragno rabbrividì nel
vedere quell‟essere così insulso
tremare e al tempo stesso godere
della sua paura.
- Tu non morirai, Zante. Né per
mano mia né di nessun altro.
Non stanotte, non oggi. Però
devi dirmi chi ti ha
commissionato tutto questo, lo
devi fare. -
- Non posso…non posso… -
- Questo mi ha proprio stufato…
- disse lo Shocker, puntando i
suoi bracciali.
Peter scattò. Un secondo
dopo Herman si ritrovò contro il
muro, senza capire cosa gli fosse
successo.
- Che ca… - gli sfuggì.
- Ma che avete voi criminali?
Nascete così bastardi, senza
rispetto della vita umana? –
gridò il Ragno.
- Vita umana? Quello è un
assassino, un pervertito! -
- È un essere umano! -
- Anch‟io! E un essere umano
non può sopportare tutto questo!
-
- Per questo esiste la
giustizia, Herman. -
- Sei stupido? Ce l‟hanno loro in
mano, la tua giustizia. Loro
decidono chi è cattivo e buono. -
- No. Ti sbagli. -
- Cosa credi che faranno al tizio
che ho steso in banca? Ha ucciso
un uomo e non si sarebbe
fermato davanti a quella
bambina! -
Peter rimase zitto per qualche
secondo. Quelle parole lo
avevano colpito, non solo per il
loro contenuto morale…
- La bambina! – disse.

Max Dillon sollevò una pila di


casse di ferro una scarica
elettrica. Sotto di esse si celava
uno scompartimento stagno
dotato di una serratura molto
particolare: una presa elettrica.
Subito il criminale vi poggiò una
mano ed emise una scarica; la
botola si aprì, rivelando
all‟interno un tessuto verde e
giallo.
- Anni di lavoro… -
Quando i media parlavano
di Electro, non sempre
ricordavano il suo passato. Non
parlavano della sua esperienza in
materia di elettronica, né di come
l‟avesse sprecata, per
insicurezza, nel lavoro di
guardafili; vedevano solo il
criminale. Ebbene, il criminale
aveva deciso di usare quella sua
esperienza ancora una volta,
costruendo
una cablatura potenziata per
controllare i fenomeni elettrici.
- Condensatori,
superconduttori… -
disse Dillon in estasi, indossando
il nuovo costume. Ricordava che,
mentre dissaldava i componenti
da macchine fotografiche
e taser elettrici, aveva progettato
di usare quella imbracatura in
un‟occasione speciale. Ma ora,
venutagli meno quella che usava
ordinariamente, non aveva
scelta.
- Tessuto isolante intrecciato
con fil di rame… - commentò
guardando i guanti.
-…e il cervello di un criceto. –
terminò la frase Rucker.
- TU! Come puoi… -
- Dovresti smetterla di assorbire
energia. Lasci una scia di black
out facilmente riconoscibile. -
- Sei finito, Rucker. Non saresti
dovuto venire. – le scariche
elettriche guizzarono verso il
tenente, che si riparò dietro una
cassa.
- Sai perché mi sono unito alla
squadra del Codice Blu che
veniva a catturarti? – disse il
poliziotto, muovendosi
accucciato - Perché mi sia preso
la briga di venire ad arrestarti,
nonostante tutti i casini che ho?
Perché di tutti i supercriminali
che ho visto nella mia vita, tu mi
hai sempre disgustato. -
- Non ti preoccupare, idiota. Sta
per finire tutto, ora. –
disse Electro.

Jonas Craintez faceva il tassista


da sei anni e da sette era New
York, perciò conosceva bene le
abitudini e i territori dei supertizi
di quartiere. Solo, non gli era
mai capitato di sentir dire che
prendessero il taxi.
- Vuoi muoverti? – gli intimò
lo Shocker.
Se quel pazzo pensava che mi
aggrappassi a lui mentre salta
da un tetto all’altro…oh, al
diavolo! Perché non dico al
tassista di cambiare destinazione
e me ne torno a casa?
Dopo poco, Herman abbandonò
quest‟idea, giustificandosi per il
fatto che il Ragno si aspettava la
sua collaborazione e che se lo
avesse tradito probabilmente non
gliel‟avrebbe fatta passare liscia,
dato che c‟entrava una bambina.

Strattonando con forza i fili di


ragnatela, Peter accelerò.
Probabilmente non c‟era molto
tempo né, perduta la possibilità
di scoprire chi fosse il padre
della piccola, avrebbe potuto
trovare i mandanti dell‟omicidio.
A metà di un salto prodigioso il
senso di ragno pizzicò attivando
l‟istinto, sviluppato in anni di
battaglie, di cambiare
repentinamente la direzione. Con
tre salti mortali perfettamente
calcolati, l‟Uomo Ragno atterrò
su un tetto vicino e si voltò a
destra e a manca con la rapidità
di un predatore notturno. Nulla, a
parte un grande raggruppamento
di persone. Avvicinandosi di più,
l‟avvertimento del sesto senso fu
subito più chiaro al Ragno: erano
poliziotti, squadre S.W.A.T. e
agenti del Codice Blu.
No! Non ci voleva…Dio, fa
che Herman non cambi idea o
per quella bambina è
finita. pensò Peter, prima di
gettarsi in picchiata.

- Se ricordi, fu durante la storia


del Mangiapeccati. –
disse Rucker, passando dietro ad
una fila di casse.
- Ma di cosa stai parlando? –
chiese Electro, lanciando una
scarica contro alcuni container.
- Di quando cominciai ad
avercela seriamente con te. Si, ti
avevo già arrestato un paio di
volte, ma quando
l‟Uomo Ragno ti gettò fra le
braccia di un mio agente e io
corsi da lui, tu dicesti quella
frase. -
- Rucker, non so di che stai
parlando. So soltanto che, mi hai
perseguitato, senza mai volermi
dire perché. Tu sei sempre
quello che arriva per primo per
interrogarmi, e magari scegli
anche la cella in cui devo stare.
Sempre tu, dopo ogni arresto tu
ci sei sempre. A volte arrivi
addirittura prima
dello S.H.I.E.L.D. o di chi per
loro. -
- Ma ti sei mai chiesto perché?
Hai mai capito cosa rappresenti
per me? -
Dillon non rispose.
- Per quella frase, ti ho odiato.
“Chi è l‟idiota che si è fatto
beccare?” mi chiedesti,
guardando il corpo di Stan Carter
trivellato di colpi. Poi è vero,
riconoscendolo aggiungesti le
oscenità peggiori. Ma fu quella
prima domanda a condannarti. –
- Tu sei fuori di testa. -
- Davvero? Perché penso che tu
sia un assassino e che non ti
importasse che quell‟uomo fosse
stato ucciso? O forse perché
sapevi benissimo chi eri e volevi
prenderti gioco del fatto che
fosse morto senza una ragione? -
- Senti, se hai finito vorrei
incenerirti. -
- Ma non è tutto. Ti ricordi di
aver pronunciato un‟altra volta
quella frase? Te lo
ricordi, Dillon? -
- ADESSO BASTA! –
Electro lanciò una scarica
elettrica scaraventando via tutte
le casse e spazzando via il
nascondigli del tenente.
- Ora guardami. – disse Max,
mettendosi davanti a lui e
preparandosi a lanciare un‟altra
scarica.

- Che sta succedendo agente? –


chiese l‟Uomo Ragno.
- Se pensi che ti dia inform… -
sbraitò l‟uomo, ma subito fu
interrotto da un suo collega.
- Sei tu, Uomo Ragno! Rucker ci
aveva detto che… -
- Rucker? C‟è Oliver Rucker là
dentro? -

- Sono sei dollari e sessantatre


centesimi signor Shocker. –
disse Jonas, guardando il
passeggero che era appena sceso.
- Uhm…si…io… -
disse Herman premendo un tasto
su una delle sue unità vibratorie.
Un led su di esse, che prima
lampeggiava lentamente, prese a
pulsare velocemente, fino ad
arrestarsi su luce
fissa. Craintez premette il piede
sull‟accelleratore, cercando di
evitare l‟attacco imminente.
- Ehi! Aspetti! – gridò
lo Shocker, mentre il
meccanismo apriva uno
sportellino sul suo bracciale,
mostrando uno scompartimento
che conteneva alcune banconote
da dieci.
- Chissà che gli è preso. – disse
tra sé, girandosi.

Rucker chiuse gli occhi, non


sapeva se avrebbe funzionato.
- Non parli più, eh? –
disse Electro. Fu allora che il
poliziotto scattò, aprendo la
valvola dell‟estintore. Il costume
verde fu investito da un getto
liquido, mentre Dillon si trovava
ricoperto di scintille che non
poteva controllare; per un istante
gli sembrò di proiettarsi in
milioni di direzioni.
- L‟ho chiesto ai ragazzi qui
fuori, è caricato ad acqua. –
disse Rucker, alzandosi – E
ora…ti ricordi? Ammetti la tua
colpa? -
Il criminale intanto
indietreggiava, cercando di
riprendersi.
- Fu in Vietnam, Dillon. Eri un
telefonista, me lo ricordo, e stavi
aggiustando una linea interrotta
quando il fuoco nemico ci
costrinse tutti a ripararci in
trincea. Tu lavoravi con un certo
Loden quel giorno, era un mio
amico; lo avevo conosciuto
proprio durante la guerra e quella
amicizia fu uno dei pochi aspetti
positivi che vedevo in
quell‟inferno.Ricordi quel nome,
almeno? -
Max non dava segno di intendere
ciò che diceva Rucker.
- Beh, forse ricordi di averlo
buttato a terra per arrivare prima
al sicuro, allora. Loden non era
molto agile, a rialzarsi ci mise
all‟incirca un secondo. L‟ultimo
secondo, prima che i proiettili lo
uccidessero. E io ero lì, a una
ventina di metri da lui, con te
accanto che scavalcavi la trincea
e voltandoti chiedevi “Chi è
l‟idiota che si è fatto beccare?”. -
Electro teneva una mano davanti
alla faccia e retrocedeva,
cercando di sfuggire gli sguardi
del tenente.
- Ecco perché i rinforzi non
entrano, Dillon: perché è una
questione personale. Ecco perché
ti interrogavo io, sperando che tu
riconoscessi la faccia di quello
che in guerra ti aveva preso a
pugni in trincea. -
- Oh…ma io la ricordavo. – disse
il criminale, rialzandosi, come se
non gli fosse accaduto nulla.
– Sinceramente questo Loden
non me lo ricordo, ma mi ricordo
di te, Rucker. Io ho una buona
memoria, anche per le sconfitte.
È per questo che ho costruito
questo nuovo costume
impermeabile e potenziato. -

Fine II parte

Vibrazioni – Parte 3
di Vale AlbaDiggi
Shocker osservò una fila di case
illuminate dai lampioni.
Ok, ho trovato la strada…e
adesso? Si chiese, guardandosi
intorno.
- Scusi signore, - fece una vocina
– lei sa che ore sono? – a parlare
era stata una creatura alta più o
meno un metro, identica ad un
coniglio vestito con giacca e
cravattino. Herman sgranò gli
occhi e fece scivolare i pollici sui
pulsanti delle sue unità
vibratorie.
- Si sente bene signore? –
- Che…che diamine sei? -
- Oh! Guardi! – fece il coniglio,
indicando un orologio di una
farmacia – È tardi! È Tardi! – si
mise a gridare, correndo e
afferrando il criminale per una
mano.
Sto impazzendo... pensò lo
Shocker, quando vide.
- Ma dove sono finito…in una
fanfiction della Disney? – si
chiese Herman, guardando
quello spettacolo: cervi parlanti,
la sirenetta, persino il Cappellaio
Matto erano tutti lì, in quella
piazzola, a ridere e a scherzare.
In particolare, Ariel e
Cenerentola si litigavano l‟unico
principe del gruppo, tirandosi i
capelli, mentre Romeo degli
Aristogatti e Figaro, il gatto di
Geppetto, erano intrappolati in
un angolo, con Lilly e il
Vagabondo davanti; intanto
Pinocchio sparava balle,
raccontando a Cip e Ciop della
sua battaglia contro la balena.
- Vede che eravamo in ritardo? –
disse il coniglio
- Senti, Bianconiglio, tornatene
dentro Matrix ed esci dalla mia
testa, va bene? – gridò Shocker.
- Forse possiamo aiutarla noi,
signore. – fece una voce seria.
Dall‟ombra emerse un gruppo di
una decina di uomini, il volto
coperto da un passamontagna e il
fucile imbracciato.
- Oh no. Voi che c‟entrate,
adesso? – fece Herman.
- Mi sorprende che Zante abbia
tenuto la bocca chiusa. – fece
uno di loro.
- Quindi siete stati voi a volere la
rapina! -
- Certo. Ed è stato lei a mandarla
all‟aria, signor Schultz. Che
mossa stupida. Scommetto che
adesso la sua mente sta cercando
di riunire tutti i tasselli,
inutilmente. Domande,
dubbi…Che c‟entriamo noi con
questo manicomio e l‟uccisione
di un uomo nella banca? Cosa
vogliamo dalla piccola Anne? Si,
Schultz, Anne è il nome della
bambina che stiamo cercando. -

- Mi chiedo solo cosa volete ora


da me. – fece lo Shocker serio.
- Lei morirà questa sera, signor
Schulzt, morirà per ciò che ha
fatto alla banca. Addio, anzi…
fece l‟uomo alzando il fucile,
imitato da tutti - …Heil Hydra! –

- E questa sarebbe la fine,


Dillon? – chiese Rucker,
guardando negli occhi il suo
nemico.
- Se te l‟eri immaginata in
maniera differente, mi spiace. -
- Oh, andiamo…dove sono i
discorsi lunghi da
supercriminale? – fece il
poliziotto.
- Veramente, quello a parlare di
più finora, sei stato tu. – replicò
il criminale.
- Appunto. -
Le scariche elettriche
raggiunsero il corpo di Terenzio,
facendolo cadere a terra in preda
alle convulsioni.
- Ah, Rucker… - fece Dillon,
guardandolo - …non lo capisci?
Per me sei solo un altro sulla mia
strada. Che motivo avrei di
parlare tanto? -
- E…eppure…non mi
hai…ucciso… - sibilò il
poliziotto.
- Hai ragione. Addio. -
Nell‟aria risuonarono due
“Thwap!” e Max si ritrovò con i
guanti gialli coperti di poltiglia
grigia.
- Andiamo Electro, - disse Peter,
eseguendo un carpiato e
sferrando un calcio al criminale
– non ti avevo già pestato?
Quanto sarà passato, due ore?
Tre? -
- Non so da dove sbuchi, Uomo
Ragno, ma hai fatto un errore a
venire qui. – replicò l‟uomo
elettrico, rialzandosi da terra.
- Mi vuoi battere a pugni? -
Dillon non rispose, respirò a
pieni polmoni e chiuse gli occhi.
Un sibilo si levò, crescendo di
intensità. La luce delle lampade
sul soffitto tremò per qualche
secondo, poi di colpo tutto
piombò nel buio. I toni più chiari
del costume di Electro presero ad
accendersi, come un neon,
spandendo una luce giallognola
intorno al criminale.
- Rucker…giù! – grido il Ragno,
quando il suo sesto senso andò in
tilt. Il tenente si buttò a terra,
mentre l‟eroe saltando verso di
lui premette i pulsanti dei
lanciaragnatele.
Per un attimo, l‟edificio divenne
la fonte di luce più luminosa di
tutta NY.

Herman chinò la testa,


riparandosi dalle pallottole dietro
una macchina.
- L‟Hydra…perfetto! -
- Già signor Schultz... davvero
perfetto! – gridò il capo,
distruggendo i finestrini con una
raffica.
Questo qui mi ha proprio
rotto…’signor Schultz’ …ma
vaff…! pensò Shocker, tirandosi
in piedi. I proiettili fischiarono,
colpendo a tutta velocità il
costume giallo e rimbalzando a
terra. Dopo qualche secondo gli
spari si placarono.
- Scusate, ma mi sono ricordato
che sono un criminale senza
scrupoli. – una scarica vibratoria
scaraventò i tizi contro un muro
– Il che vuol dire che sono cavoli
vostri. –
Una leggera pressione su due
pulsanti fece saltare le
otturazioni ad un paio di
militanti; sfruttando una delle
modifiche al costume, Herman
sollevò da terra un avversario
con un fascio di oscillazioni che
probabilmente, a causa di un
effetto collaterale, avrebbero
reso afono il nazista per un buon
due mesi. Un altro lanciò un
fumogeno a terra, rendendo
invisibile il gruppo. Per ovviare
al problema, Shocker cominciò a
sparare alla cieca.
Improvvisamente un dolore
bruciante gli pervase la spalla.
- Usate i sistemi a
microonde…sembra che in parte
penetrino il suo costume! – gridò
qualcuno.
Martoriato dai colpi, Herman si
piegò in ginocchio, annaspando
alla ricerca di qualcosa sulla sua
cintura. Il vibranio delle cuciture
del costume rilasciò tutta
l‟energia a microonde su una
frequenza leggermente più bassa,
un lieve bagliore rosso si diffuse
nella nebbia e un attimo dopo i
soldati erano a terra, privi di
sensi.
- Non…non è
stato…piacevole… - disse
Shocker, intravedendo una figura
minuta, prima di svenire.

La cupola di ragnatela era


carbonizzata e mandava un odore
nauseante di prodotti chimici e
plastica bruciata. I bordi che
toccavano a terra,
completamente anneriti, si
scollarono lentamente.
- Ecco perché ho
progettato questa roba, Rucker…
per salvarmi le chiappe.– disse
Peter, sollevando la tela.
- Dov‟è Dillon? -
Un bagliore elettrico si diffuse
dall‟esterno attraverso le finestre.
- Ci sono degli agenti qui fuori,
Peter!– commentò Rucker.
- E ci resteranno. Non
preoccuparti. – disse saltando
verso un lucernario. Il vetro
esplose sotto il colpo, mentre la
figura rossa e blu volava verso il
cielo. Max Dillon stava ad una
trentina di metri, circondato da
agenti di polizia e del Codice
Blu; la figura del
supercriminale sprigionava
scariche ad alto voltaggio tutto
intorno, tenendo a distanza gli
agenti. Peter planò a tutta
velocità verso Electro, ma un
attimo dopo si ritrovò a terra,
ricoperto da scintille.
- Ahhh! Ti sei rialzato,
finalmente. – disse Dillon
guardandolo – Ti aspettavo. -
- …non potevo lasciarti tutto il
divertimento… - fece il Ragno,
sollevandosi da terra.
- Già, immagino che non potessi.
– una scarica guizzò verso Peter
che saltò su un muro vicino.
- Comunque, Uomo Ragno, avrai
notato il mio nuovo costume. Sai
che l‟ho equipaggiato con quelli
che per un po‟ di tempo ho
creduto fossero transistor Stark?
-
- Cos‟è, li hai trovati
dall‟elettricista all‟angolo? –
disse Peter, colpendo
l‟avversario con un pugno
coperto di ragnatela. L‟elettricità
che si sprigionò all‟impatto
scaraventò l‟eroe lontano.
- No, però credevo di essere
riuscito a replicarli. Mi
sbagliavo, si trattava di qualcosa
di diverso, che amplificava la
potenza dei miei poteri… -
Simultaneamente, tutti i fucili e
le pistole degli
agenti vennero strappati dalle
loro mani e si sollevarono in
aria, mossi da una forza
invisibile; Peter osservò quelle
armi che lo puntavano.
- …e magari qualcosa di più. -

I sensi invasero la mente di


Herman con un guizzo
improvviso, che lui represse,
nella speranza di poter tornare a
riposare.
- Svegliati! Svegliati! – sentì,
mentre timidi colpetti
percuotevano la testa sul
costume ammortizzante.
- E tu chi saresti? – fece Shocker,
trovandosi faccia a faccia con
una bimba di sei anni –
Aspetta, sei quella
ragazzina Anne? -
Lei annuì con forza,
osservandolo con i suoi occhioni
– E tu sei Herman. – disse lei,
ridendo.
- Come fai a sapere…ma dove
siamo? -
- A casa. -
- Casa tua? Come ci siamo
arrivati? -
- Ti ho tirato su. -
Herman squadrò la figura così
gracile della bimba – Uh…ok,
chi mi ha portato… - un
bambolotto di pezza roteo nel
vuoto davanti agli occhi
di Shocker, seguito da una
Barbie dalla chioma fluttuante.
- Oh mio… -
- No-no-no…giù ho detto! – fece
Anne e i giocattoli caddero
simultaneamente a terra.
- Sei…sei una mutante? -
- Cos‟è una mutante? -
- Lascia stare… - replicò
Herman, sfilandosi il
passamontagna per respirare
meglio. Si pentiva di essersi
messo in quella situazione, ma al
contempo non riusciva a lasciare
la casa. La bimba era ancora in
pericolo.
- Senti, dobbiamo andarcene da
qui. Ti devo portare da qualcuno,
i Vendicatori… - poi si rese
conto delle probabili
conseguenze.
- Ven-di-ca-to-ri. So dividere
anche parole più lunghe. – disse
Anne, giocherellando con
l‟orsacchiotto.
- C‟è un auto in garage? -
- Papà ha una Volschwacenne
nuova-nuova… -
- C‟è qualcun altro in casa? -
- Dorme la signora…la signora
che pulisce, sogna le margherite
che mi piacciono tanto. -
- Ok, andiamo. – disse lo
Shocker, cercando di mettere in
ordine quel bailamme di eventi.

Le armi levitarono a diversi


metri da terra, emettendo scatti
sinistri, poi improvvisamente
esplosero in decine di colpi.
Peter balzò, evitando la prima
raffica, poi si avvitò in aria e
raggiunse il tetto di un palazzo,
scomparendo.
- AH! – fece Electro – Non te ne
andrai così? Non importa, ho
tanti amici… -
I fucili e le pistole si alzarono
lentamente, disponendosi davanti
ad ogni finestra della strada.
- Conterò fino a tre, Ragno!
Uno…due…tre! – passò un
attimo nel silenzio più assoluto.
- Max, sei patetico! – fece
l‟Uomo Ragno colpendo il
nemico al mento. –
Guardati…mi è bastato coprire i
pugni con più ragnatela e non
sento più niente. – un altro
pugno si infranse sulla guancia
del nemico. – E
poi…magnetismo! Non vorrei
essere in te quando Magneto si
accorgerà che lo hai copiato. -
Le armi caddero a terra,
seguendo il movimento di Max.
- N…no… - gemeva Dillon.
- Non ti sento…mi dispiace… -
replicò il Ragno, colpendolo
ancora.
Improvvisamente cominciò a
piovere una grandine fittissima.
Nessuna avvisaglia, solo il tuono
e simultaneamente quella
tempesta. Peter, nella foga della
battaglia, non l‟avrebbe neanche
notata, se il suo senso di ragno
non gliel‟avesse indicata come
un pericolo.
- Cosa…? -
- HO DETTO NO, RAGNO DI
M….! – il fulmine si infilò fra i
due, colpendo in pieno Electro e
scaraventando Parker lontano,
contro un muro.
Contemporaneamente, dai guanti
di Max si sprigionò un potente
ronzio elettrico che proveniva
direttamente dalle sue mani.
- Soggetto, maschio
bianco…eheheh! – ridacchiò il
criminale, avvicinandosi; sempre
con calma, avvicinò i palmi al
torace di Peter, poi sussurrò –
Libera! – e simulando l‟effetto di
un defibrillatore, lo fece saltare,
immettendo nel suo corpo una
potentissima scarica elettrica.
- Libera! -
Il cuore potente di Peter esitò
una prima volta; cercò di
riprendersi, inutilmente. Per
degli attimi infiniti, si fermò.
- Libera! -
A forza, il miocardio fu costretto
a contrarsi.
- Libera! -
Battiti. Pensieri. Luce. Una
frazione di secondo di lucidità
mista a senso di ragno.
- LIBERA! – ma stavolta, Dillon
non riuscì nel suo intento.
L‟Uomo Ragno sollevò una
gamba colpendolo…beh, nel
cavallo dei pantaloni; un attimo
dopo, l‟eroe scattò in piedi e
colpì con forza, sfruttando la
protezione di ragnatela. Peter
non stava neanche controllando
la propria forza, l‟unica cosa che
salvò Electro fu l‟averlo
indebolito tanto.
- No! Non finirà così! – gridò il
criminale a terra, cercando di
afferrare la caviglia dell‟eroe per
fulminarlo, vano tentativo dati i
riflessi dell‟avversario.
- Max, è già finita. – disse Peter
sferrando con rassegnazione
l‟ultimo colpo. Il corpo vede e
giallo rotolò a terra.
Non respiro…si rese conto il
Ragno Oh…non ci vedo neanche
bene…è tutto appannato…me ne
devo andare da qui… non
ricordava che Rucker era vicino,
non sapeva neanche dove si
trovasse. Saltò a fatica verso un
balcone vicino, poi si arrampicò
su un tetto sufficientemente
basso e scomparve.

Fine III parte

Vibrazioni – parte 4
di Vale AlbaDiggi

La pelle avvertì il tenue tocco del


cotone impregnato di
disinfettante, mentre la mente
faceva di tutto per non tornare
alla coscienza.
- mmm…. – mugugnò Peter,
movendo leggermente il braccio.
- Shhhh…buono…sta calmo
tesoro… -
- …M…M.J.? -
Gli occhi percepirono con
gratitudine la penombra della
stanza.
- Sta calmo, Peter…hai dormito
molto. – disse la rossa, dandogli
un bacio sulla fronte.
- Uh…sono arrivato a casa? Non
ricordo di… -
- Non avevi una bella cera. Hai
mancato la finestra, e quando sei
scivolato dentro non sei riuscito
neanche a parlare. Hai perso i
sensi quasi subito. -
- Electro… -
- Ho visto tutto in tv. È stato
terribile, temevo che non ti
risvegliassi! -
- Non è stato così…come sta
May? -
- Si è svegliata stanotte, credo ti
abbia sentito rientrare, ma non ha
capito cosa stava succedendo. -
- Ah, la mia piccola… - per
associazione di idee, un ricordo
balenò nella sua mente - …oh,
no! -
- Cosa c‟è? Che c‟è Peter? -
- Devo alzarmi…adesso… -
- Non se ne parla! No,
assolutamente… -
A fatica, l‟eroe riuscì a mettersi a
sedere, vincendo la stretta della
sua amata. Barcollava, non c‟era
verso di stare in piedi.
- Lo vedi? Dove credi di andare?
-
- Mary Jane…una bambina è in
pericolo…almeno credo.
Insomma, Shocker ed io
dovevamo andarla a prendere
per… -
- Collabori con Shocker? -
- Storia lunga. Non mi fido di lui
ed è proprio per questo che non
posso lasciarla nelle sue mani,
senza almeno sincerarmi delle
sue intenzioni. -
- Peter Parker, non sei nelle
condizioni di camminare. Vuoi
spiegarmi come faresti a
volteggiare per la città alla
ricerca di quei due? -
- E cosa dovrei fare? Stiamo
parlando di una bambina, M.J. -
- Telefona a qualche eroe amico
tuo. Telefona ai Vendicatori o a
Devil…perché devi occupartene
proprio tu? -
- Il problema è Shocker. Sembra
stranamente motivato a rigare
dritto, nei suoi limiti, ma…se gli
sguinzaglio dietro i Vendicatori
o chi per loro potrebbe fare
qualche idiozia. – concluse Peter,
indossando un costume nuovo.
La manovra richiese qualche
minuto e, cosa sorprendente per
lui, per indossare la parte
inferiore fu costretto a reggersi
su una sedia, addirittura a
sedersi. Questi gesti balzarono
agli occhi di sua moglie. Non
c‟era modo di convincere suo
marito a non intervenire, ma
come poteva lasciarlo andare
così?
- Sai almeno dove dirigerti? -
- Se Shocker ha trovato la
piccola e se tutto è filato liscio,
non credo che siano tornati a
casa sua. No, in effetti, non so da
dove partire. -
- Allora…so che non lo farai, ma
prova ad ascoltare questo mio
consiglio. Non sei per niente in
forma, perché non provi ad
iniziare le ricerche come Peter
Parker e a tenere l‟Uomo Ragno
nascosto fino a che non saprai
qualcosa di certo? -

- D‟accordo, ora tu resta qui. –


disse Shocker, trattenendosi
dall‟aggiungere “…e tieni il
motore acceso.” La piccola si era
già adagiata sul sedile e aveva
chiuso gli occhi da tempo. Forse
non era una buona idea lasciarla
sola in macchina, concluse ben
presto Herman, prendendola
in braccio. Anne, nel sonno, non
avvertì la differenza fra il sedile
e il costume del super-criminale,
nascosto da un impermeabile.
E speriamo che non riconoscano
la mia faccia. Pensò Schultz,
varcando la porta.
- Buongiorno, posso aiutarla? –
fece una voce femminile,
ma professionale.
Betty Brant sorrise udendo
quella frase, pensando a quante
volte, nel passato, fosse toccato a
lei pronunciarla. Ora era una
reporter d‟assalto, ma quegli
anni passati dietro una scrivania
gli erano, tutto sommato, ancora
cari. Il suo sguardo si soffermò
sulla bambina che poggiava la
testa sulla spalla dell‟uomo che
la teneva.
- Ehr…io…vorrei… - balbettava
Herman, intanto.
- Permetti Carla? Sono Betty
Brant… -
- La giornalista? -
- Si. Beh, a meno che lei non
debba annunciarmi un
licenziamento… -
- Cosa? No, no…ecco… -
- Il suo viso mi sembra familiare,
sa? -
Shocker si rese conto solo allora
dell‟errore. Era stato fotografato
anche senza il suo costume, di
recente.
- Uhm…si…ho una faccia
comune. Senta, so che può
sembrarle una domanda piuttosto
bizzarra, ma ho bisogno di
contattare l‟Uomo Ragno. -
Betty sgranò leggermente gli
occhi. Certo, era una richiesta
piuttosto strana.
- Beh, in questo caso perché è
qui, signor…signor? -
- Sc…Smith. -
- Signor Smith, questa è la
redazione di un giornale…se ha
urgente bisogno di contattare un
supereroe dovrebbe
rivolgersi…non so, credo ai
Vendicatori. -
- Non credo di potere. Inoltre, ho
bisogno della stampa. Devo
raccontare una lunga storia. -
- Allora è nel posto giusto e ha
trovato la persona giusta. La
prego, si accomodi nel mio
ufficio, io devo fare una
telefonata. -
- D‟accordo, grazie. -
Mentre Herman si allontanava,
Betty valutò rapidamente la
situazione. Di svitati ne
capitavano tanti in quella
redazione (primo fra tutti
l‟editore), ma quanti svitati
portavano con sé una bambina
sulle spalle e si facevano tante
riserve a parlare direttamente? Il
cellulare entrò in modalità
rubrica, mentre lo sguardo della
reporter scorreva i nomi, alla
ricerca di quello desiderato.

- Come pensavo… - si disse


Peter, osservando la scena. Gran
parte dell‟edificio dove viveva
Shocker mostrava i segni della
battaglia con Electro. Il posto per
di più pullulava di agenti, era
impossibile che fosse tornato a
casa.
- Un viaggio in auto sprecato. –
il ragazzo non amava viaggiare
in auto. La sua mente ragionava
in linea d‟aria, spesso solo il suo
senso di ragno gli impediva di
imboccare una strada con senso
di marcia opposto.
E adesso? M.J. ha ragione a
preoccuparsi per me, sono
debole, ma temo che Peter
Parker debba proprio uscire di
scena, devo andare a cercare
qualche informatore…un trillo
interruppe i suoi pensieri.
- Pronto? -
- Ciao Peter, sono Betty. -
- Oh, ciao. Ho saputo dell‟affare
della TriCorp… -
- Vorrei parlarne, ma ora non c‟è
tempo. Magari di persona, visto
che volevo chiederti di
raggiungermi in redazione. -
- C‟è qualche problema? -
- Beh, c‟è questo tizio, dice di
chiamarsi Smith…credo che il
nome sia falso…ma comunque,
dice di voler parlare con l‟Uomo
Ragno. Ha una bambina con sé,
la cosa potrebbe essere seria… -
- Una bambina? -
- Si, tu hai ancora qualche
contatto con l‟Uomo Ragno?
Cioè, sempre che tu l‟abbia mai
avuto… -
- Non so se riuscirò a contattarlo,
ma farò il possibile. Ti richiamo
appena so qualcosa. -
- Allora, precisamente di cosa
voleva parlare? – fece Betty,
entrando nell‟ufficio.
- Credo che non sia una cosa
semplice da spiegare. -
- …mmm…papà? – disse Anne,
aprendo appena le palpebre.
- Ha una bellissima bambina,
signor Smith. -
- Cosa? – fece Shocker,
sbalordito – No, no…non è
mia…uhm, è una storia lunga,
questa non è mia figlia. -
- Quindi anche la piccola è
implicata nella vicenda? -
- Si. Vogliono ucciderla. Hanno
ucciso prima il padre ed ora
cercano lei. -
- Chi? -
- L‟HYDRA. -
- Mi scusi, perché
un‟organizzazione come quella
di cui stiamo parlando vorrebbe
assassinare una bambina? -
- È questo il punto. Non lo so.
Hanno organizzato una specie di
messinscena, una rapina in banca
in cui…hanno ucciso… - si
fermò. Anne era ormai sveglia e
lo osservava, aveva capito.
- …papà… -
I contorni della stanza
tremarono, crepitando come
fiamme, poi divennero
evanescenti e si sostituirono con
un nuovo ambiente, più ampio
ma leggermente sfumato.
Shocker non fece fatica a
riconoscerlo, si trattava della
banca della rapina, ma i suoni
non erano percepibili con
chiarezza.
La piccola Anne comparve
accanto al padre. Betty osservò
quella bimba e poi la bambina in
braccio allo Shocker.
- Ma…cosa… -
- Come le ho detto, è una lunga
storia. -
Anne voltò la testa di scatto e
cominciò a dimenarsi per
scendere a terra, così Herman la
mise giù.
- Papà! – gridò, correndo verso il
genitore, ma quando fu per
afferrarlo gli passò attraverso.
- Si può sapere cosa sta
succedendo? – chiese la
giornalista.
- Credo che Anne, la bambina,
possieda un qualche tipo di
potere…uhm, telepatico o cose
del genere. Questo deve essere il
suo ricordo del giorno di cui le
stavo parlando. -
Improvvisamente entrarono i
rapinatori. Herman si riconobbe
in costume, mentre Betty
osservava tutta la scena a bocca
spalancata.

Peter atterrò pesantemente su un


tetto antistante agli uffici del
Daily Bugle.
- Uh…quindici isolati in due
minuti e mezzo, cambio d‟abiti
escluso. Sono un po‟ arrugginito.
-
In quel momento notò un raggio
luminoso che usciva dalla
finestra di quello che riconobbe
come l‟ufficio di Betty.
- Oh-oh… - disse lanciandosi
verso la finestra. Il senso di
ragno taceva, quindi i suoi timori
sparirono presto, ma ad ogni
modo preferì chiudere gli occhi,
anche per non rimanere accecato
dalla luce. Non appena percepì il
calore dell‟ambiente chiuso li
riaprì, ritrovandosi nel ricordo,
accanto agli altri.
- Uomo Ragno…ti ha
contattato… - fece Betty.
- È stato fortunato a trovarmi. –
disse Peter, cercando di essere
convincente.
- Vedo che stavolta ti sei
ricordato di venire. – disse
Shocker.
- Uh…ciao Herman. Dove
siamo? -
- Eroe del…dove ti sei cacciato
ieri sera? -
- Un‟emergenza. Davvero, non ti
avrei mai lasciato solo se non… -
- Certo, sicuro. Speravi che
l‟HYDRA mi facesse la pelle,
così ti saresti liberato di me! -
- L‟HYDRA? Che c‟entra
l‟HYDRA? -
- Vorrei saperlo. Vogliono
uccidere Anne…insomma, la
mocciosa volevo dire. Non sai
quanti problemi mi ha dato
questa mocciosa mutante con „sti
poteri telepatici! – disse lo
Shocker, aggiungendo l‟ultima
parte allo scopo di darsi un
contegno da criminale. Peter non
lo notò neanche, stava cercando
di mettere insieme tutte le
informazioni. Dietro la rapina, e
quindi all‟omicidio del padre
della bambina, c‟era
un‟organizzazione criminale di
stampo nazista. Carl Zante non
era altro che una pedina divertita
dal simpatico giochino e allettato
dal rischio che comportava la
missione. Shocker c‟era capitato
in mezzo e aveva rovinato tutto,
per motivi ancora non chiari, ma
in cui sembrava stranamente
persistere, dato che aveva tenuto
e difeso la bambina. Poi c‟erano
i poteri di Anne…
- Papà! – gridarono all‟unisono
le due bimbe, sia nel ricordo che
nel presente. L‟immagine del
padre morente colpì tutti i
presenti, ammutolendoli. Solo a
Betty sfuggì un‟esclamazione,
appena percettibile, come un
sospiro, più lieve di una lacrima.
Anne non si mosse questa volta,
si limitò a guardare la scena,
stava elaborando il dolore in
maniera molto rapida, grazie alle
sue abilità.
Di nuovo, mentre Shocker
riviveva quell‟attimo in cui
aveva tatuato quel bastardo di
Wearon sul muro, i contorni
della scena presero a crepitare,
fino a sparire. Lo studio di Betty
riapparve, l‟Uomo Ragno era
appena all‟interno di esso,
davanti alla finestra. La bimba
piangeva, le lacrime le
scendevano rapidamente dalle
guance al mento.
- Ehi… - fece Betty, non
riuscendo a vincere il suo istinto
materno -…no, no…beh, in
realtà piangere ti farà bene;
comunque, non devi
preoccuparti, ora ci siamo noi, ti
aiuteremo. Penseremo noi a te,
Anne. – La bambina, forse
spaventata dal viso sconosciuto
della giornalista o dalla maschera
di Peter, piangendo in silenzio,
corse verso l‟unico viso più noto
e rassicurante.
- …oh, no… - mormorò Herman,
mentre Anne gli afferrava le
ginocchia. Doveva vincere l‟idea
di essere osservato in quel
momento dal suo mortale
nemico? Poteva farlo?
- Su, su…buona…shhhh… -
disse, prendendola in braccio –
Cosa facciamo, Ragno? – disse,
mentre la consolava.
Prima che potesse rispondergli, il
senso di ragno pizzicò e dalla
strada si levò un grido potente,
con un tono militare.
- HEIL HYDRA! -
In strada, un plotone
sufficientemente numeroso
dell‟HYDRA si era schierato
davanti alle entrate del palazzo.
Dovevano aver notato la luce
prodotta dai poteri di Anne.
- Vogliamo la bambina. Non
sperate nell‟intervento della
polizia, l‟area è stata isolata. -
Avevano piazzato autobus e altri
veicoli ad ogni incrocio,
bloccando l‟accesso via terra,
mentre la contraerea si era
appostata sui tetti vicini. Peter,
colpito da un tale spiegamento di
forze, si ritrovò ad osservare
Anne, chiedendosi
quanto dovesse valere quella
bambina per l‟HYDRA Herman,
dal canto suo, era impallidito. Si
chiese solamente perché si
trovasse lì e non dall‟altra parte
della barricata, a puntare le sue
unità vibratorie contro la sede
del Bugle. Anne gli si strinse al
petto, spaventata da tutti quei
suoni e la risposta non ebbe più
alcun senso.

Fine IV parte

Vibrazioni – parte 5

La planimetria sembrava
piuttosto assennata agli occhi del
colonnello Fury. Quello che
aveva davanti era il progetto di
una base HYDRA che
l‟organizzazione non aveva
ancora costruito e forse non
avrebbe costruito mai, almeno se
quello che stava osservando era
vero.
Che razza di fonte di
alimentazione è questa? Sembra
una specie di arma, da come
viene descritta, ma non…
Purtroppo, questa riflessione fu
interrotta dall‟arrivo di un agente
con funzione di vedetta.
- Signore, abbiamo delle
segnalazioni di un attacco
HYDRA
assolutamente…imprevisto. -
- Imprevisto? – fece Fury,
stringendo fra le mani le
planimetrie.
- Noi non sapevamo…voglio
dire, signore, che non sembra un
attacco premeditato. -
- Imprevisto, hai detto? -
- Si, signore. -
- Dove? -
- Hanno attaccato la sede del
Daily Bugle, una decina di
minuti fa. -
- Il Bugle? – si chiese Nick,
alzando un sopracciglio –
Prepara due squadre per ogni
agente di livello 8 disponibile.
Prenderò parte all‟operazione. -

- Qualche idea? –
chiese Shocker, impaziente.
- Proteggi Anne a qualunque
costo. – disse Peter – Non so
perché vogliano prenderla, ma
non… -
- Che sta succedendo qui? –
quella voce era familiare. Troppo
familiare. – Cosa hai fatto al mio
giornale? -
- Oh, J.J.J.! Quanto tempo, eh? –
fece il Ragno, prendendo tempo.
- Hai portato tu qui l‟HYDRA,
vero? Sei tu il loro capo! -
- Certo. È per questo che
vogliono spararmi addosso,
perché non li pago abbastanza. -
- Li hai portati qui, criminale, e
hai preso in ostaggio Betty
Brant, la bambina e… -
Herman si era intanto sfilato
l‟impermeabile, rivelando il suo
costume.
- …lo sapevo! Ho sempre saputo
che eri in combutta con i tuoi
“nemici”! – gridò Jameson.
- Fa sempre così? – chiese
Shocker.
- Solo quando è di buon umore. -
il senso di ragno pizzicò con
veemenza. A qualche metro di
distanza, la porta che dava sulle
scale si spalancò, sotto la
pressione di un calcio.
- Heil HYDRA! - gridarono tutti
gli uomini che entrarono. In un
attimo, invasero la redazione del
giornale, con le armi spianate e il
tono di voce da militare. Uno dei
criminali irruppe nell'ufficio di
Betty, ma trovò solo J. Jonah
Jameson incollato ad una sedia,
imbavagliato con della ragnatela.
- Ehi, ma che diavolo... - disse il
terrorista.
- D'accordo non è una bellezza...
- disse Peter, lasciandosi cadere
dal soffitto addosso all'uomo -
...ma solo io posso offendere
J.J.J. - La lotta fu breve, una
volta steso il criminale, il Ragno
si avvicinò a Jameson – Scusa,
morivo dalla voglia di farti fare
da esca...Betty e gli altri sono sul
tetto, adesso. Resta qui, mi
raccomando. Non muoverti. -
In risposta, Jonah cercò di
scollarsi dalla sedia o di gridare,
ma era inutile...in fondo lui lo
sapeva, c'era già passato tante
volte, che ormai poteva definirsi
un esperto della tela dell'Uomo
Ragno.

Sul tetto, Betty Brant cercava di


riparare la piccola Anne dal
vento che percuoteva l'edificio.
- Che cosa pensa di fare? - chiese
a Herman.
- Buona, bambola... - replicò,
guardando di sotto – Il Ragno si
sta occupando di quelli
all'interno, ma in strada c'è un
piccolo esercito... -
- L'Uomo Ragno non può
farcela...chiamo la polizia! - fece
Betty e Shocker riuscì appena a
non dire “Niente polizia!”...era
un riflesso condizionato.
- Oh... - fece Anne
all'improvviso - ...gli uomini
volano... -
- Che stai dicendo? - chiese la
giornalista.
- Non lo so – replicò Herman –
ma conosco An...questa
ragazzina, perciò mi preoccupo...
-
Dopo qualche secondo, tre agenti
dell'Hydra volarono dalla strada
intorno al tetto, indossando degli
zaini dalla struttura futuristica: si
trattava di apparecchi
S.H.I.E.L.D. trafugati di recente
e modificati dagli scienziati
dell'HYDRA.
- Consegnaci la bambina! - urlò
uno di loro.
- Pupa...mettiti al riparo! - gridò
Herman, indossando il
passamontagna. I colpi a
microonde lo investirono in
pieno, ma stavolta cercò di
resistere di più, per dare il tempo
a Betty e ad Anne di
nascondersi.
- Herman non sa volare. - disse
Anne, prevenendo ancora gli
eventi. Shocker, infatti, si slanciò
in avanti per colpire a sorpresa
gli agenti dell'HYDRA
sopraggiunti, ma un colpo gli
fece perdere l'equilibrio sul
bordo del palazzo. Mentre
cadeva, colpì lo zaino antigravità
di uno dei tre con una scarica di
oscillazioni, mentre con un
pugno vibratorio distrusse
l'attrezzatura di quello più
vicino. I due in avaria furono
costretti a planare qualche piano
più in basso, mentre il terzo
seguiva a ruota Herman, verso il
basso.

- Permesso, scusate... - fece


Spidey, atterrando un paio di
terroristi. La redazione era
ridotta ad un cumulo di macerie,
nella furia della battaglia l'eroe
riusciva a malapena a proteggere
i presenti e inoltre sfruttava
tavoli, archivi e quant'altro per
combattere. Stendendo un agente
dell'HYDRA, notò una sua
vecchia conoscenza nascosta
sotto una scrivania.
- Ciao, Ben... - lo salutò,
chinandosi. Ben Urich lo scrutò,
con l'aria placida e quasi cinica
che sostituiva il terrore; non
aveva paura, era tranquillo, forse
un po' preoccupato perché le sue
sigarette erano state spazzate via
da una raffica di mitra, ma per il
resto era tranquillo.
- Jameson ti darà la colpa di tutto
questo, lo sai? - gli disse, con
tono sconsolato.
- Probabile... - rispose Peter,
bloccando un terrorista che
cercava di colpirlo con il calcio
del fucile, usandolo come una
clava - ...anzi certo...mi ama... -
- Ah, sicuro...il guaio è che
toccherà a me scrivere
l'articolo... -
- Rischi del mestiere... -
commentò Spidey, sferrando un
calcio volante – Ognuno ha i
suoi. -
- Su questo non ci piove... -
- Senti, qui la vedo
problematica...posso usare il
telefono? -
- Fai pure, paga J.J.J. -
Peter afferrò la cornetta,
colpendo un altro criminale con
un pugno. Ce n'erano davvero
troppi perché ce la potesse fare
da solo. In fretta, digitò un
numero telefonico.
- Buongiorno, sede dei
Vendicatori. -
- Ciao Jarvis, sono l'Uomo
Ragno, qui al Daily B... -
- Ha detto l'Uomo Ragno,
signore? -
- Si, sto combattendo... -
- Curioso, lei è il settimo oggi.
Pensavo che non avreste tentato
ancora con questo scherzo! -
- No, ascolta... - ma il
maggiordomo aveva già
riattaccato. - Non ci credo... -
disse, componendo un altro
numero, mentre evitava una
raffica di proiettili.
- Fantastici Quattro, qui è il
servo-call-center. Cosa posso
fare per lei? - disse una voce
dall'altra parte del filo che nella
sua esasperata perfezione
lasciava trasparire la sua origine
artificiale.
- Voglio parlare con i Fantastici
Quattro... -
- Gli appuntamenti sono tutti
fissati per i prossimi sei mesi,
oltre quella data non si
accettano... -
- No! Io intendo
adesso...passameli al telefono,
devo parlare con... -
- Codice di riconoscimento
richiesto. -
- Sono l'Uomo Ragno! -
insistette Peter, sparando una tela
contro una scrivania e
lanciandola verso un gruppo di
terroristi.
- Codice di riconoscimento
richiesto.
- Ma non li senti i “Thwip”?
Sono l'Uomo Ragno ti ho detto...
-
- Codice di riconoscimento ric...
-la cornetta ricadde sul telefono.
- Difficile contattare i propri
colleghi? - chiese Urich.
- Non...ah! Mi risponderà... -
esclamò il Ragno, trionfante.
Dopo aver fatto il numero
rispose una voce femminile
- Studio Nelson & Murdock, in
che cosa posso aiutarla? -
- Vorrei... - e abbassò la voce -
...vorrei parlare con Matt
Murdock. -
- Chi lo desidera? -
- Beh... - lanciò della tela contro
un criminale e dopo averlo
sbattuto contro il muro, per non
essere sentito si lanciò sul
soffitto e sussurrò - ...Peter
Parker... -
- Attenda in linea. -
Intanto, Urich gli rivolse la
parola - Sbaglio o quello che è
sfrecciato davanti alla finestra in
caduta libera era Shocker? -
Peter si era già fiondato fuori, il
suo senso di ragno lo aveva
avvertito prima ancora che
Herman passasse davanti alla
finestra. Una volta fuori, aderì
alla parete e sparò due tele,
tirandosi con forza verso
Shocker.
- Che accidenti... - fece il
criminale, quando l'Uomo Ragno
lo afferrò e sparò una tela.
- Sta fermo...non riesco a
mirare... - mancavano pochi
metri, quando la ragnatela fece
presa su un angolo del Daily
Bugle.
- Visto? Non sei morto... -
furono le parole di Peter, un
attimo prima che l'elasticità della
tela li scaraventasse di nuovo
verso l'alto.
- Davvero un genio. - commentò
Herman.
- C'era troppo peso per frenare in
un solo colpo... -
Si fiondarono contro una
finestra, il costume di Shocker
assorbì l'impatto con il soffitto,
ma fu l'Uomo Ragno ad attutire
la caduta sul pavimento.
- Scusa, ho una telefonata in
sospeso! - fece Peter,
agguantando la cornetta e
cercando di rialzarsi.
- Cosa? - fece Herman,
combattendo con un agente
HYDRA – Siamo nel bel mezzo
di una battaglia! A chi telefoni? -
- Signor Parker? Dov'era? -
chiese la segretaria al telefono.
- Uh...problemi di linea...mi
dica... -
- Il signor Murdock
sfortunatamente non è in sede. -
- No, aspetti... -
- Vorrei poterla aiutare, ma non
sono autorizzata a dare il suo
numero di cellulare. -
Peter forse conosceva anche quel
numero, ma in quel momento
non lo ricordava, dato che lo
teneva in memoria sul
suo cellulare.
- Dannazione! - fece, sbattendo il
telefono con forza,
distruggendolo e atterrando così
la scrivania.
- Ehi, piano! - disse Urich,
allontanandosi – Se ti interessa,
il tuo amico che vibra se n'è
andato. -
Alcuni piani più in su, Betty
Brant stringeva le sue braccia
intorno ad Anne, mentre gli
uomini dell'HYDRA si
avvicinavano con passo
marziale.
- Ci consegni la bambina, miss
Brant. Ora. - disse uno di loro,
muovendo nervosamente le
labbra.
- Anne...dietro di me. - sussurrò
lei, e la bimba obbedì.
- È una sua scelta, miss Brant. -
disse il terrorista, guardando i
suoi compagni – Mirate alla
testa, non vogliamo colpire la
bambina. - poi guardò di nuovo
la donna, aspettando la sua
reazione, ma lei non si mosse. -
Fuoco. - ordinò il criminale.
La porta dietro il gruppo
terroristico venne scaraventata in
avanti da un'ondata di vibrazioni.
- Attenti...cercate di... -
Shocker in un attimo colpì a terra
con le sue unità vibratorie,
facendo saltare il pavimento
davanti a sé. Della truppa di
dieci terroristi, ne rimasero tre in
piedi, e mentre due puntarono le
armi contro Shocker, il terzo si
nascose dietro un condotto
d'areazione e afferrò la
ricetrasmittente gridando:
- Abbiamo individuato
l'obiettivo...ma occorrono
rinforzi! -
Anne si concentrò sulla
situazione come finora la paura
le aveva impedito di fare. Sentì
la rabbia nella voce dell'uomo e
un attimo dopo la radio che
aveva in mano si smontò in pezzi
disposti separatamente a terra.
- Come vedi... - disse Shocker,
stendendo gli altri due agenti
dell'HYDRA - ...adesso siamo
noi in vantaggio numerico. -
- La mocciosa non mi fa paura!
Non è in grado di usare i suoi
poteri consciamente, né tanto
meno con scopi violenti, almeno
non di proposito.
Questi...trucchetti non mi
spaventano. - replicò l'altro,
rimanendo nascosto – E tu
invece? Chi ti dice che non sia la
bambina a controllarti
mentalmente? Potrebbe essere
per questo che giochi a fare
l'eroe! -
Per un attimo il dubbio si insinuò
nella mente di Herman. Da
quando l'aveva incontrata in
banca lui...
- Pensaci! È iniziato tutto con la
ragazzina, è lei il problema! -
fece l'altro, venendo
avanti, afferrando Anne per una
spalla e puntando una pistola
contro Betty.
- Ti sto offrendo la protezione
dell'HYDRA in cambio della
bambina. - chiarì l'uomo – Più
una cospicua ricompensa e il
perdono per ciò che hai fatto
finora. -
- Herman... - fu Betty a parlare -
...se ho capito che sta dicendo
quest'uomo... -
- Stà zitta! - il terrorista la colpì,
spazzando l'aria con la pistola
fino a prenderla in viso e farla
cadere a terra. Un attimo dopo la
bocca dell'ufficiale si spalancò in
un urlo di dolore. Centinaia di
oscillazioni investirono il suo
corpo e lo sollevarono da terra,
lontano da Anne e da Betty.
- Non la toccare mai più! - gridò
Shocker, spostandolo a
mezz'aria, più distante dalle due.
- Forse non sono io a dire queste
parole, ma tocca di nuovo una di
loro due e non sarò così
clemente! - le vibrazioni
distrussero la pistola che l'uomo
aveva in mano e fecero esplodere
i proiettili. Il criminale aveva
perso conoscenza, il suo corpo
rilasciato era scosso da centinaia
di vibrazioni, e continuava a
tremare a mezz'aria. Betty,
rialzandosi in piedi, vide la scena
e si avvicinò a Shocker,
mettendogli una mano sulla
spalla.
- Basta...io...sto...sto bene... -
I pollici lasciarono i pulsanti
delle unità vibratorie e il
terrorista cadde a terra.
- Non l'ho ucciso... - disse
Shocker, voltandosi dall'altra
parte. La testa gli girava, le
parole del terrorista avevano
generato una rabbia in lui che
non sapeva spiegarsi. In fondo al
suo atteggiamento da criminale,
desiderava che quel
cambiamento fosse reale, anche
se non l'avrebbe mai ammesso.
- Lo so. - rispose lei, facendo
scivolare la mano sulla spalla –
Non l'hai fatto, ma eri accecato
dall'ira...ora però va tutto bene...
-
- Non l'ho ucciso... - ripeté.
- Perché non volevi...ma non
volevi neanche che mi colpisse...
-
- È questo che fanno i
criminali...dovevo ucciderlo...io
sono un assassino... -
- Io non lo credo...forse...non
più... -
- NO! Tu non...puoi capire! È
lei! È quella ragazzina che mi
controlla...è così...io... -
- Tu lo credi veramente? - chiese
Betty, guardandolo negli occhi;
attese un attimo poi lo incitò –
Herman? Lo credi davvero? -
- Sono stato uno scassinatore e
poi un super-criminale...mai
niente di diverso. Sono
malvagio, non lo capisci? -
- No, Herman. Non lo capisco.
Mi hai salvata. -
- Io... -
- Mi hai salvata. -
Le sottili dita della donna si
infilarono sotto al
passamontagna di Herman e lo
sollevarono fino al naso. La
bocca di lei era calda, ma lui
tremava, scosso da violente
vibrazioni che non sapeva
spiegarsi.

Qualche piano di sotto, Peter


Parker saltò contro un agente
dell'HYDRA, stendendolo.
- Ok, uno è andato ne restano
altri quattrocentonovantanove. -
commentò l'eroe, rendendosi
conto d'aver fronteggiato forse
due centinaia di nemici
nell'ultima ora. Era esausto,
riusciva a malapena ad avvertire
il senso di ragno in tempo, a
chinarsi, a pensare ad un'altra
battuta da dire. All'improvviso, il
frastuono di tre elicotteri in
avvicinamento riempì l'aria.
- Ehi, ma che... -
Quindici secondi dopo, truppe
SHIELD entravano nell'edificio
e ingaggiarono una lotta contro
gli ultimi terroristi rimasti.
- Ottimo lavoro, Uomo Ragno. -
fece Nick Fury da un elicottero,
parlando in un megafono. - Devo
parlarti. - smise di parlare per un
secondo, poi aggiunse – Dov'è la
bambina? -

- Sono venuti a prendermi. -


disse Anne, piangendo.
- Cosa? - Herman si affacciò
dall'ultimo piano, scorgendo lo
SHIELD – Fantastico. Finirò
nella Volta... -
- Herman... - fece la bimba,
attirando la sua attenzione. Senza
pensarci, Betty la prese in
braccio e la portò accanto a
Shocker.
- Sta tranquilla. Non vengono per
te...sono qui per gli uomini
cattivi...e... - il criminale si
fermò - ...per me...credo. -
- No... - la bambina scuoteva la
testa – Mi prenderanno....andrò
lontano... -
- Anne, che cosa dici? -
- La verità, signorina Brant. -
disse Nicholas Fury, avanzando
dalle scale interne. Dietro di lui,
l'Uomo Ragno si chiedeva se
aveva fatto bene a portarlo alla
bimba, rischiando di mettere
Shocker nei guai.
- Nick Fury... - digrignò i denti
Herman – Che cosa vuoi? -
- Nulla da un criminale da
strapazzo come te. Non capisco
ancora perché tu abbia... -
- Le persone cambiano, Fury. - lo
interruppe Peter.
- Non in questo mondo, ragazzo.
- replicò il colonnello.
- Grazie tante Uomo
Ragno...questo è per aver cercato
di... -
- Fury, lascia stare Shocker. Ha
rigato dritto in questa storia. Mi
ha aiutato fin dall'inizio e se non
fosse per lui Anne sarebbe nelle
mani dell'HYDRA da tempo. -
continuò il Ragno.
- Schulz ha delle informazioni
sui mandanti dell'omicidio di suo
padre. - si fermò – E sai chi è il
padre di questa ragazzina, Uomo
Ragno? -
- No, sinceramente...sai, eravamo
occupati a tenerla in vita. -
- Spiritoso. Sai chi erano gli
Sconosciuti? -
- Ma se non li conosco come
posso sapere... -
- Sempre più divertente. Gli
Sconosciuti, una razza ibrida fra
umani e inumani, dotati di poteri
psichici. Durante la seconda
guerra mondiale sono stati
perseguitati, e sfruttati nel
progetto Loki, in Germania. I
sopravvissuti alla persecuzione si
sono inseriti nella maggior parte
dei nostri organismi politici,
cercando di manipolare
l'umanità. Anche se non è più un
segreto che esistano, sono ancora
insediati nella nostra società.
Non li definirei bellicosi, hanno
solo un grande timore di non
essere accettati e la paura li porta
ad agire in questo modo. -
- Stai dicendo che il padre di
Anne era uno Sconosciuto? -
chiese Spidey.
- Si, lo era, ma non è tutto.
Qualche anno fa si era distaccato
dal resto degli sconosciuti per
sposare una donna mutante di cui
si era innamorato. Hanno vissuto
entrambi nel timore di essere
scoperti, ma lo SHIELD
conosceva il passato di entrambi
i coniugi. Entrambi avevano
grandi poteri psichici, ma non
paragonabili a quelli della loro
piccola Anne. -
- D'accordo, ma...che c'entra
l'HYDRA? -
- Dopo la morte della madre di
Anne, suo padre ha commesso
delle imprudenze, lasciandosi
andare. È probabile che
l'HYDRA abbia rintracciato
l'uomo e lo abbia terminato, in
nome degli ideali nazisti che
segue, ma credo ci sia dell'altro.
Ho esaminato un progetto
dell'HYDRA, intercettato alcuni
mesi fa. Credo che vogliano
usare Anne per incanalare la
forza della Fenice e sfruttarne
l'energia come arma. -
- La...Fenice? È possibile che
Anne ospiti la Fenice? -
- Credo di si. I poteri che
dimostra di avere sono
strabilianti, e li utilizza a
bassissimo livello. -
- Io non voglio andare... -
mormorò la bimba, stringendosi
ad Herman e a Betty.
- Nessuno la porterà via. - disse
Shocker.
- Non sarai tu a decidere. -
replicò Fury – Anne deve essere
posta sotto la custodia dello
SHIELD, immediatamente.
Dobbiamo capire se realmente
può ospitare la Fenice e che tipo
di minaccia può rappresentare
per la terra. -
- E se potesse? Se doveste
scoprire che l'esistenza di Anne è
un pericolo, cosa farete? - chiese
Betty.
Nick non rispose, guardò la
donna con uno sguardo vuoto e
cercò di restare calmo.
- Rispondi, Fury. - disse Peter –
Che farete? La ucciderete? -
- Faremo... - cominciò a dire il
colonnello -...la cosa più giusta. -
- Betty, volta Anne. - disse
Shocker, avanzando. La
giornalista nascose il viso della
bimba stringendola a sé. Un
attimo dopo, Fury veniva
scaraventato lontano, al bordo
del tetto, da un'ondata di
vibrazioni.
- Pessima mossa, Schulz. Ho
sensori ovunque, tempo
venticinque secondi e mezzo
SHIELD sarà qui. -
- Falli venire tutti, così potrò... -
- Ehi! Ehi! Ehi! - fece Peter,
mettendosi fra i due – Perché
non ci diamo una calmata tutti
quanti? -
- Impossibile, Uomo Ragno. Il
tuo amico mi ha appena
aggredito... -
- Chiudi quella bocca! - fece
Shocker.
- Herman, basta! Nick, richiama
le truppe, prima che qualcuno si
faccia male. -
- Altrimenti? - chiesero gli altri
due all'unisono.
Peter sparò una tela sul torace di
Fury e con uno strattone lo gettò
contro Herman, facendoli cadere
entrambi a terra.
- Altrimenti ve le suono. -
- Questo non risolve le cose,
Uomo Ragno. - disse Nick.
- Non ti prenderai Anne! -
- È troppo pericolosa per tenerla
in libertà! -
- Ehi, ma voi due avete mai
sentito parlare di un posto che si
chiama...Genosha? - ribatté
Peter, guardandoli spazientito. -
Fury, penso che Xavier sia
disposto a prendersi cura di un
bimbo prodigio in più, no?
Inoltre chi meglio di lui può
scoprire se la bimba può essere
preda della Fenice? Genosha è
abbastanza lontana da qui perché
l'HYDRA non la trovi se terrete
segreto il trasferimento. Herman,
tu la potrai andare a trovare,
avrai un permesso speciale che ti
sarà concesso fintanto che
righerai dritto. Che ne dite? Può
funzionare? -

Funzionò. I due accettarono,


Fury contattò subito Xavier che
acconsentì volentieri ad ospitare
una mutante di quel livello. La
parte difficile fu salutare Anne:
né Herman, né Betty riuscirono a
resistere al salutarla decine e
decine di volte, fino a farla
partire con quasi due ore di
ritardo. Fu necessario aspettare
che la bimba si addormentasse,
perché si temeva che con i suoi
poteri dirottasse l'aereo che
l'avrebbe portata a Genosha.
Spidey se ne partì pochi minuti
dopo l'aver visto quella partenza,
ma Herman e Betty restarono
delle ore, in un parco non molto
distante. Vi assicuro che avevano
molte cose da dirsi.
Fine

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