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Indice
1Grandezze fondamentali
2Aggiunta di Huntley
4Significato concettuale
5Costanti adimensionali
6Teorema di Buckingham
7Note
8Bibliografia
9Voci correlate
10Collegamenti esterni
Lunghezza L metro m
Massa M chilogrammo kg
Tempo T secondo s
Temperatura
Θ kelvin K
assoluta
Già James Clerk Maxwell, in un articolo pubblicato nel 1871, impiegó simboli come [F],[M],
[L],[T], [Θ] per indicare rispettivamente le grandezze
fisiche forza, massa, lunghezza, tempo e temperatura.[1] Formò poi dei prodotti di potenze
di questi simboli, che chiamò "dimensioni".[2] Il primo vantaggio è che a ogni "dimensione
fisica" si può associare una sola unità di misura. Il Sistema internazionale di unità di
misura ha fissato le seguenti dimensioni, o grandezze, fisiche fondamentali: tempo,
lunghezza, massa, intensità di corrente, temperatura assoluta, quantità di
sostanza e intensità luminosa. Tutte le altre grandezze sono riconducibili a quelle
fondamentali: per ognuna esiste un'equazione dimensionale che esprime la relativa
grandezza come prodotto delle potenze delle grandezze fondamentali. Per esempio, la
dimensione della grandezza velocità è distanza/tempo, o L × T−1 e la dimensione di una
forza è massa × distanza/tempo², o M × L × T-2.
L'analisi dimensionale è uno strumento importante che può essere utilizzato come
controllo di coerenza nella derivazione o nella verifica dell'espressione finale, utilizzando il
fatto che le dimensioni possono essere trattate come grandezze algebriche, cioè possono
essere sommate o sottratte fra loro solamente se hanno le stesse dimensioni. Inoltre, i
termini di ciascun membro di un'equazione debbono avere le stesse dimensioni.
Seguendo queste semplici regole, si può adoperare l'analisi dimensionale come valido
ausilio per giudicare a priori la correttezza della forma di un'espressione, poiché
la condizione necessaria (ma assolutamente non sufficiente) per la correttezza della
relazione di uguaglianza è che le dimensioni delle grandezze fisiche in ambo i membri
dell'equazione siano le stesse.
I concetti di dimensionalità di una grandezza fisica e di unità di misura sono correlati. Le
unità di una grandezza fisica sono definite per convenzione in relazione a qualche
standard; per esempio una lunghezza può avere come
unità metri, piedi, pollici, miglia o micron; ma qualsiasi lunghezza ha come dimensione L,
indipendentemente da quali unità sono scelte per misurarla. La misura di una grandezza
fisica può essere espressa in diverse unità di misura, passando dall'una all'altra
attraverso fattori di conversione. Per esempio: 1 in = 2,54 cm, quindi (2,54 cm/in) è il
fattore di conversione (tra due rappresentazioni, espresse con differenti unità), della
grandezza fisica lunghezza ed è esso stesso adimensionale, o con dimensione pari a 1.
I simboli dimensionali, come L, formano un gruppo: c'è un'identità, L0=1; c'è l'inverso di L,
che è 1/L o L−1, e L elevato a qualsiasi esponente razionale p è un membro del gruppo,
che ha come inverso L-p o 1/L elevato allo stesso esponente p. L'operazione del gruppo è
la moltiplicazione, con le normali regole per trattare gli esponenti.
In meccanica, la dimensione di qualsiasi grandezza fisica può essere espressa in termini
delle dimensioni fondamentali M, L e T. Questa non è l'unica scelta possibile, ma quella
più comunemente usata. Si potrebbe, ad esempio, scegliere come dimensioni
fondamentali forza, lunghezza e massa, con le dimensioni associate F, L, M. La scelta
delle dimensioni fondamentali è così, almeno in parte, una convenzione, e risulta essere
quella più utile e familiare fra quelle che consentono di esprimere tutte le grandezze di
interesse.
Il sistema internazionale (SI) delle unità di misura, con le scelte delle dimensioni
corrispondenti, è quello maggiormente utilizzato e ha rimpiazzato la moltitudine di scelte
presenti in quello esteso (sistema CGS).
Al di fuori della meccanica può essere vantaggioso scegliere un insieme esteso di simboli
dimensionali piuttosto che un altro, a seconda del campo di interesse. In
elettromagnetismo, ad esempio, può essere utile usare le dimensioni M, L, T e Q,
dove Q rappresenta la quantità di carica elettrica. In termodinamica l'insieme base di
dimensioni è spesso esteso a comprendere una dimensione per la temperatura. In chimica
il numero di molecole è spesso coinvolto e una dimensione per esso è altresì utile.
Nella sua forma più primitiva, l'analisi dimensionale può essere usata per controllare la
plausibilità delle equazioni fisiche: le due parti di ogni equazione devono
essere commensurabili, cioè avere le stesse dimensioni; in altre parole, l'equazione deve
essere dimensionalmente omogenea. Come corollario di questo requisito segue che, in
una espressione fisicamente significativa, solo quantità della stessa dimensione possono
essere sommate o sottratte. Ad esempio, la massa di un topo e la massa di una pulce
possono essere sommate, ma la massa di una pulce e la lunghezza di un topo non
possono essere sommate significativamente. Quantità fisiche che hanno dimensioni
differenti non possono essere comparate tra di loro, o usate in disuguaglianze: 3 m > 1 g
non è un'espressione corretta, né significativa.
Quando quantità che sono parimenti dimensionate o meno vengono moltiplicate o divise, i
loro simboli dimensionali vengono similarmente moltiplicati o divisi. Quando quantità
dimensionali vengono elevate a una potenza razionale, lo stesso accade ai simboli
collegati a tali quantità.
Gli argomenti delle funzioni esponenziale, trigonometriche e logaritmiche devono
essere adimensionali e scalari. Il logaritmo di 3 kg è indefinito, ma il logaritmo di 3 è circa
0,477. Questo deriva essenzialmente dal requisito che i termini della serie di
Taylor devono essere omogenei dimensionalmente. Argomenti tensoriali [3] sono più
raramente usati.
Il valore di una quantità fisica dimensionale si scrive come il prodotto di una unità
dimensionale e di un fattore adimensionale. Se si usano unità di misura diverse nella
stessa espressione è necessario un fattore di conversione, il quale è un rapporto di
quantità egualmente dimensionate ed è uguale a una unità adimensionale:
è come dire
Il fattore è identico all'uno adimensionale, quindi moltiplicare per questo fattore di
conversione non cambia niente (nell'unità di misura). Inoltre quando si sommano due
quantità di simile dimensione, ma espresse in diverse unità, il fattore di conversione
appropriato, che è l'uno adimensionale, viene usato per convertire le quantità in unità
identiche, in modo che il loro valore numerico possa essere sommato o sottratto.
Solo in questa maniera è significativo dire che si sommano quantità similmente
dimensionate di unità diverse.
L'analisi dimensionale viene anche utilizzata per derivare relazioni tra le quantità
fisiche che sono coinvolte in un particolare fenomeno che si desidera capire e
caratterizzare. Fu utilizzata per la prima volta in questa maniera nel 1872 da Lord
Rayleigh, che stava cercando di capire perché il cielo è blu.
Un semplice esempio[modifica | modifica wikitesto]
Qual è il periodo di oscillazione di una massa attaccata a una molla ideale con
costante elastica sospesa in un campo gravitazionale di intensità ? Le quattro
quantità hanno le seguenti dimensioni: [T]; [M]; [M/T^2]; [L/T^2].
Da queste possiamo formare un solo prodotto adimensionale di forze: = , poiché
solo coinvolge la lunghezza (L). L'analisi dimensionale può portare a forti
dichiarazioni sulla irrilevanza di alcune quantità in un problema, o la necessità di
altri parametri. Se abbiamo scelto abbastanza variabili per descrivere il problema in
modo appropriato, allora in questo problema possiamo concludere che il periodo di
oscillazione della massa sulla molla è indipendente da : è lo stesso sia sulla Terra
sia sulla Luna. L'equazione che dimostra l'esistenza di un prodotto di forze per il
nostro problema può essere riscritta in una maniera interamente equivalente: ,
dove è una costante adimensionale non determinabile per mezzo della sola analisi
dimensionale. Con altri mezzi si ottiene che .
Quando ci si trova di fronte a un caso dove l'analisi dimensionale esclude una
variabile (in questo caso ) che siamo davvero sicuri che appartenga a una
descrizione fisica della situazione, potremmo anche considerare la possibilità che
la variabile esclusa sia effettivamente rilevante e che qualche altra variabile sia
stata omessa, variabile che potrebbe combinarsi con la variabile rifiutata per
formare una quantità adimensionale. Tuttavia non è questo il caso dell'esempio
descritto.
Quando l'analisi dimensionale porta a una soluzione di problemi dove viene
coinvolto solo un prodotto adimensionale di forze, come qui, non ci sono funzioni
sconosciute, e la soluzione viene detta "completa".