Sei sulla pagina 1di 10

4/2/2021 Cesare Cantù - Wikipedia

Cesare Cantù
Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.

Cesare Ambrogio Cantù[2] (Brivio, 5 dicembre 1804 –


Cesare Cantù
Milano, 11 marzo 1895) è stato uno storico, letterato, politico,
archivista e scrittore italiano.

Deputato al parlamento dall'Unità d'Italia (1861) al 1867, fu il


fondatore dell'Archivio storico lombardo e presidente onorario
della SIAE[3]. Letterato legato all'area romantica e al
cattolicesimo poi, il Cantù fu autore di numerosi romanzi (tra i
quali spicca Margherita Pusterla), di saggi storici (Storia
Universale e Grande illustrazione del Lombardo Veneto) e di
storiografia letteraria (Ragionamenti per servire di commento
ai Promessi Sposi; Storia della letteratura italiana). Dal 1873
fino alla sua morte, fu infine Direttore dell'Archivio di Stato di
Milano, organizzandolo e trasportandone la sede nell'ex
Collegio Elvetico/Palazzo del Senato.

Indice Ritratto autografo del Cantù


Biografia
I primi anni e l'insegnamento Deputato del Regno d'Italia
L'attività storica e letteraria Legislature VIII, IX
Gli anni '30 Collegio Caprino Bergamasco
Margherita Pusterla e la Storia universale
Sito istituzionale (http://storia.camera.it/dep
Il periodo risorgimentale utato/cesare-cantu-18041215)
Dal 1848 alla collaborazione con Massimiliano
d'Asburgo
Deputato del Regno di Sardegna
L'Unità
L'attività politica Legislature VII
La produzione letteraria Collegio Almenno
Direttore dell'Archivio di Stato di Milano Sito istituzionale (http://storia.camera.it/dep
La morte e le esequie utato/cesare-cantu-18041215)

Discendenza
Dati generali
Onorificenze
Professione Letterato, storico,
Note
pubblicista e
Bibliografia giornalista[1]
Voci correlate Firma
Altri progetti

https://it.wikipedia.org/wiki/Cesare_Cantù 1/10
4/2/2021 Cesare Cantù - Wikipedia

Collegamenti esterni

Biografia

I primi anni e l'insegnamento

Cesare Cantù nacque a Brivio, un paesino della Brianza, da Celso e


da Rachele Gallavresi[4]. Educato al ginnasio Sant'Alessandro di
Milano[5] fu, dopo essere stato respinto al Collegio Ghisleri di Pavia,
docente supplente a Sondrio, città nella quale rimase dal 1821 al
1827 insieme al fratello minore Ignazio e dove, nel tempo libero,
poté formare la sua cultura leggendo avidamente i classici italiani e
quelli stranieri[6], in particolare le Antichità italiche di Ludovico
Antonio Muratori e la Storia delle Repubbliche italiane dello
svizzero Sismonde de Sismondì. Trasferitosi per l'insegnamento a
Como dal 1828 al 1832, in quell'anno divenne insegnante in quello
stesso collegio Sant'Alessandro di Milano dove aveva trascorso
l'adolescenza[4] e dove poté entrare in contatto con l'ambiente
intellettuale della città, in primis con Tommaso Grossi, con
Alessandro Manzoni e con il giurista Gian Domenico Romagnosi[7].
Arrestato il 15 novembre 1833 in quanto sospettato di far parte della
Giovine Italia di Mazzini, fu liberato dal Carcere di Porta Nuova l'11
Cantù in età matura
ottobre 1834, venendogli comminata però l'esclusione dai pubblici
uffici e quindi dall'insegnamento[8].

L'attività storica e letteraria

Gli anni '30

Già nel 1828 aveva pubblicato, a Como, il poemetto Algiso, ma aveva dimostrato anche notevoli doti
storiche elaborando la Storia della città e diocesi di Como, composta tra il 1829 e il 1831[9]. Arrivato a
Milano, si cimentò nella critica letteraria scrivendo il saggio Sulla storia Lombarda del secolo XVII:
Ragionamenti per servire di commento ai Promessi Sposi, edito nel 1832[10]. Nello stesso anno vide le
stampe Il Sacro Macello di Valtellina. Le guerre religiose del 1620 tra cattolici e protestanti tra
Lombardia e Grigioni, pubblicato a Milano nel 1832 e l'anno successivo i Racconti brianzoli (o Novelle
brianzole). Liberato dal carcere, Cantù si dedicò interamente all'attività letteraria, redigendo tra il 1836 e
il 1837 quattro libri di favole per bambini in cui compare il Carlambrogio di Montevecchia, emblema
della sottomissione all'ordine costituito e all'autorità morale del clero, come più viene specificatamente
ricordato ne Il galantuomo[11]. In queste due opere si vede già il conservatorismo religioso che dominerà
l'intera ideologia del Cantù anche negli anni a venire[12].

Margherita Pusterla e la Storia universale

Cantù, sulla scia del successo dei Promessi Sposi dell'amico Manzoni, si accinse alla stesura di un
romanzo storico sul modello di quello manzoniano e del Marco Visconti di Tommaso Grossi: la
Margherita Pusterla, scritta mentre era in carcere e che fu pubblicata soltanto nel 1838 a causa della
censura austriaca[13]. Basatosi sulla vicenda storica di Margherita Visconti (XIV secolo - 1341), figlia di
https://it.wikipedia.org/wiki/Cesare_Cantù 2/10
4/2/2021 Cesare Cantù - Wikipedia

Uberto e andata in sposa a Francesco Pusterla, l'opera del Cantù ne


ricalca la disgrazia famigliare (lei verrà imprigionata e uccisa per
essersi opposta alle lusinghe del signore della città, Luchino)
intrecciandola con quella di personaggi "di fantasia" (secondo la
metodologia del romanzo storico) che fanno da contorno alla
vicenda della nobildonna milanese[14]. Nonostante le vicinanze
tematiche e ideologiche coi Promessi Sposi (l'affidamento alla
religione quale strumento di consolazione e salvezza contro i mali
del mondo), Margherita Pusterla si rivela un romanzo storico
«cupo»[15] e più pessimista rispetto a quello manzoniano, sia per la
mancanza del lieto fine, sia della divisione "manichea" tra buoni e
cattivi[14].

Gli anni '40 videro anche l'affermazione del Cantù in ambito


storiografico: nel 1837 il libraio torinese Giuseppe Pomba propose al
letterato lombardo la stesura di una Storia Universale che doveva
raccogliere tutta la storia dell'umanità. Davanti all'opera
monumentale che gli si prospettava, Cantù non si tirò indietro e,
stipulato il contratto nel 1838, redasse tra quell'anno e il 1846
quest'opera divisa in 35 volumi[16], definita da Marino Berengo
«l'opera storica certo più letta e consultata per un cinquantennio in
Il primo volume della Storia Italia». In seguito, la Storia Universale verrà ampliata tra il 1883 ed
Universale di Cesare Cantù, edito a il 1890 raggiungendo i cinquantadue volumi. Anch'essa, però, risentì
Torino nel 1838
fortemente dell'influsso conservatore-clericale e di errori filologici
vari, specialmente nella trattazione dell'Evo antico[4].

Il periodo risorgimentale

Dal 1848 alla collaborazione con Massimiliano d'Asburgo

La sua posizione conservatrice e clericale spinse Cantù ad aderire alla tesi neoguelfa propugnata da
Vincenzo Gioberti nel Primato morale e civile degli italiani secondo cui né la tradizione cattolica né i
principi dell'illuminismo e della rivoluzione francese potevano costituire la chiave di volta per un
processo di unificazione in Italia, per raggiungere il quale sarebbe occorso ricorrere ad una specifica
filosofia politica nazionale. Cantù, che nel 1844 e nel 1845 visitò prima le altre regioni italiane, e l'anno
successivo Londra e Parigi[17], ritornò in Lombardia nel 1846, dove le sue posizioni antiaustriache si
esacerbarono ulteriormente agli albori dei moti del 1848. Sospettato dalla polizia, il 21 gennaio di
quell'anno fu costretto alla fuga da Milano per riparare a Torino[18], per poi ritornare a Milano durante le
cinque giornate e la prima guerra d'indipendenza[4]. In seguito al rientro delle armate austriache del
Radetzky, il Cantù dovette nuovamente riparare per breve tempo all'estero, in Svizzera, da dove rientrò
nuovamente a Milano in seguito all'amnsitia nei confronti degli esuli politici, fatto che non gli venne
perdonato da molti patrioti in futuro. Durante gli anni '50, infatti, Cantù giunse a collaborare col governo
austriaco e a sognare un Lombardo-Veneto indipendente con Massimiliano d'Asburgo[19] come re in
contrapposizione ad un Piemonte che, guidato da Cavour, stava attuando una politica legislativa
antiecclesiastica che il cattolico Cantù non poteva accettare[20].

In questi ultimi anni del dominio austriaco nel Lombardo-Veneto, Cantù riprese l'attività storica e
letteraria, realizzando i saggi: L'Abate Parini e la Lombardia nel secolo passato (1854), Ezelino da
Romano; la Grande Illustrazione del Lombardo-Veneto (1857), dettagliatissima enciclopedia storico-
toponomastica delle principali località del Reame; la Storia di cento anni (1851) Storia degli Italiani
https://it.wikipedia.org/wiki/Cesare_Cantù 3/10
4/2/2021 Cesare Cantù - Wikipedia

(1854). Questi ultimi due furono pubblicati rispettivamente a


Firenze e a Torino, in quanto potenzialmente pericolosi per
l'ideologia nazionale ivi espressa[4].

L'Unità

L'attività politica

Una volta che Milano e la Lombardia furono conquistate dalle


truppe franco-sarde di Vittorio Emanuele II e di Napoleone III,
Cesare Cantù assistette alla nascita dello Stato Unitario. Accantonati
i pregiudizi contro la monarchia sabauda, fu eletto (marzo 1860) in
quello che era ancora il Regno di Sardegna nel collegio di Almenno
San Salvatore (Bergamo) per la VII legislatura[21]. Battuto nel 1861 a
Caprino Bergamasco, entrò comunque in Parlamento (VIII
legislatura) dopo le dimissioni del suo avversario il 28 gennaio 1863
ma, viste alcune procedure irregolari, fu dichiarato decaduto dallo Edizione della Grande illustrazione
scranno parlamentare alla fine di quell'anno[4]. Ritornò in del Lombardo-Veneto, Corona e
Parlamento nel 1865 sempre nel collegio di Caprino Bergamasco, Caimi Editori, Milano 1858 (2ª ed.)
rimanendovi fino al 13 febbraio 1867, quando terminò la IX
legislatura[22].

In questi quasi sette anni di presenza parlamentare, Cantù fu «solitario oratore del partito cattolico»[23],
rappresentando insieme a Vito D'Ondes Reggio la fazione cattolica e conservatrice in un Parlamento
dominato da liberali e da massoni. I discorsi del Cantù erano «enfatici e apocalittici»[4] e, come riportati
dal biografo Pietro Manfredi, erano quasi tutti concentrati nella difesa della religione cattolica e delle sue
istituzioni (come riportato qui sotto), ma anche a difesa dei contadini meridionali e contrario alla Legge
Pica che aprì alla repressione del brigantaggio[24]:

«I suoi discorsi principali han per oggetto la libertà di insegnamento (1860) (65), la legge sulle
Opere pie e l'Ospedale di Milano (21 aprile 1864), l'obolo di S. Pietro (18 maggio 1864), la leva
dei chierici (6 luglio 1864), il giuramento degli impiegati (17 gennaio 1865 e 6 febbraio 1866), il
matrimonio civile (9 febbraio 1865), il diritto di petizione (23 febbraio 1865), l'unificazione dei
codici (7-15 marzo 1865), la soppressione delle corporazioni religiose (19 aprile 1865), la libertà
dei seminarii (27 aprile 1866), e il regime delle carceri (19 gennaio 1867).»

(Manfredi, pp. 84-85)

La produzione letteraria

Il Cantù, nonostante gli impegni politici, continuò la sua attività di studioso e storico scrivendo Gli
eretici d'Italia (1865-1866) in cui sottolineava il fattore positivo che la Chiesa cattolica ha svolto nei
confronti dell'Italia, dando quindi un tono politico all'opera proprio negli anni in cui si discuteva in
Parlamento riguardo alla questione di Roma capitale e al potere temporale dei papi; le Storie minori
(Lombardia, Valtellina, Brianza), del 1864 e una serie di opere a carattere erudito come gli Edifizii di
Milano, la Storia della letteratura italiana, del 1865, Il Conciliatore e i carbonari, del 1878, la
sopracitata Storia universale, impostata nel periodo 1838-1846 e ampliata nel periodo come prima
ricordato. Postumo, il Romanzo autobiografico, che verrà pubblicato soltanto nel 1969 a cura di Adriano
Bozzoli, Milano-Napoli, Ricciardi, 1969. Infine, si segnalano opere morali finalizzate all'educazione del
https://it.wikipedia.org/wiki/Cesare_Cantù 4/10
4/2/2021 Cesare Cantù - Wikipedia

cattolico non istruito: Buon senso e buongoverno (Milano, 1870),


Portafoglio d’un operaio (Milano, 1871), Attenzione! Riflessi di un
popolano (Milano, 1871)[13]. L'ultima grande opera del Cantù, scritta
quando era direttore dell'Archivio di Stato di Milano, fu Della
indipendenza d'Italia. Cronistoria (1872-1877, Torino), in cui
l'ormai anziano scrittore non esita ad attaccare figure chiave del
Risorgimento (quali Napoleone III e Cavour) e mostrare
compassione per i "vinti" del nuovo Stato Unitario, ovvero Carlo
Cattaneo e, addirittura, Francesco Giuseppe d'Austria. Nell'opera,
inoltre, Cantù rimane fedele ai suoi propositi anti-liberali,
attaccando le posizioni ideologiche su cui si sta costruendo il Regno
d'Italia.

Direttore dell'Archivio di Stato di Milano


Cesare Cantù a 70 anni
In seguito alla morte di
Luigi Osio nel 1873, il
governo guidato da Quintino Sella e Giovanni Lanza nominò il
Cantù come direttore interinale negli Archivi di Stato a
Milano il 24 aprile del 1874 per diventare poi Direttore
dell'Archivio di Stato di Milano nel dicembre del 1875[25].
L'Archivio, sotto il mandato dell'Osio, aveva subito un
processo di concentramento dei vari poli archivistici sparsi in
Milano in quello che era stato l'ex Collegio Elvetico/Palazzo del
Senato, ma il vecchio direttore non riuscì a vedere l'opera
completata. Il mandato ventennale di Cantù (1873-1895) viene
Cesare Cantù: medaglione sullo scalone
considerato uno dei periodi più floridi e importanti nella vita
monumentale di Palazzo del Senato a dell'istituto meneghino, come riportato da Nicola Raponi:
Milano

«Sta di fatto che il Cantù portò all'archivio di stato il


fervore delle sue ricerche e delle sue iniziative e
l'istituto milanese beneficiò ampiamente del prestigio
e della fama del suo diretto; il ventennio della sua
direzione fu tra i più significativi della storia dell'istituto
milanese.»

(Raponi, p. 314)

Cesare Cantù infatti iniziò la pubblicazione, a partire dal 1874, della rivista l'«Archivio Storico
Lombardo» il quale, edito dalla Società Storica Lombarda, doveva essere «anche il giornale dell'Archivio
di Stato»[26]. Fu lui, inoltre, a dare una definitiva riorganizzazione all'Archivio, spostando tutti i fondi
depositati in vari spazi sparsi per Milano nel Palazzo del Senato a partire dal 1886[27] grazie anche
all'influenza che il celebre storico aveva presso la società milanese[28]. Nonostante la vitalità culturale
acquisita dall'Archivio grazie alla sua preparazione e alla sua cultura, il Cantù non aveva però la forza di
cambiare il sistema archivistico imperante a Milano, denominato "peroniano" dal nome dell'archivista
Luca Peroni che diresse gli archivi governativi di Lombardia dal 1818 al 1832. Il Cantù si limitò a
bloccare la scissione dei fondi secondo questo sistema, ma non a rimediare alle operazioni che furono
portate avanti tanto alacremente da Peroni e dai suoi successori[29]. Archivista non di professione, il
Cantù operò nei fondi dell'Archivio meneghino con la mentalità dello storico, giungendo a danneggiare
dei fondi scartando arbitrariamente delle carte anteriori al 1650, azione che suscitò un vivo dibattito nel
https://it.wikipedia.org/wiki/Cesare_Cantù 5/10
4/2/2021 Cesare Cantù - Wikipedia

Consiglio per gli Archivi nel 1876 e che attirò l'attenzione del
Ministero dell'Interno, che ordinò un'inchiesta il 10 marzo 1878[30].

Nonostante ciò, l'attaccamento


di Cantù all'Archivio meneghino
fu ammirevole, in quanto lo
gestì fino ad età molto avanzata
e in cattivo stato di salute:
affetto negli ultimi anni da
gotta, pur di adempiere al suo
dovere di direttore «si fece
portare su per le scale»[31] fino al
suo ufficio.

La morte e le esequie

Cantù si mantenne lucido e


attivo fino a tarda età finché,
similmente a quanto era
accaduto all'amico Manzoni Archivio Storico Lombardo, anno I,
Cesare Cantù nel suo studio venti anni prima, nel marzo del 1874
1894 non si ruppe un femore
mentre usciva dalla messa
quotidiana nella chiesa di Santa Maria Podone di piazza Borromeo.[32] Da quel momento iniziò il suo
declino fisico e morì novantunenne nella sua abitazione di via Morigi n. 5 a Milano (dove oggi è posta
lapide commemorativa)[33], alle 6:25 del mattino dell'11 marzo 1895[34].

La scomparsa dello storico suscitò grande commozione in tutta Italia e alla famiglia giunsero messaggi di
cordoglio dalle più alte autorità civili e religiose: fra gli altri quelli di papa Leone XIII e del Cardinale
Segretario di Stato Mariano Rampolla del Tindaro, del re Umberto I e della regina Margherita, del
Principe di Napoli Vittorio Emanuele e del Presidente del Senato Domenico Farini[35].

I funerali furono celebrati il 14 marzo, nel pomeriggio, e videro una


enorme partecipazione da parte dei milanesi, che si assieparono
lungo tutto il percorso fra l'abitazione del Cantù e la Chiesa di
Sant'Alessandro in Zebedia, dove si tenne la cerimonia funebre[36], e
infine sulla strada per il Cimitero Monumentale, nel cui Famedio lo
storico venne tumulato[37]. L'11 novembre 1905 le spoglie vennero
traslate dal Cimitero Monumentale al cimitero di Brivio, paese
natale del Cantù, dove tuttora riposano[13].
Tomba di Cesare Cantù nel cimitero
Discendenza della sua città natale, Brivio

Cesare Cantù ebbe due figlie illegittime dall'amante[38] Antonietta


Beccaria Curioni de' Civati (1805-1866), moglie di Giulio Beccaria (1784-1858), questi figlio del ben noto
giurista e filosofo Cesare e zio di Alessandro Manzoni[39]:

Rachele
Antonietta

https://it.wikipedia.org/wiki/Cesare_Cantù 6/10
4/2/2021 Cesare Cantù - Wikipedia

Onorificenze
Onorificenze riportate da Maurizio Cassetti[25] e dalla Guida generale di Milano per l'anno 1874[40]:

Commendatore dell'Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro


Commendatore dell'Ordine della Corona d'Italia
Cavaliere dell'Ordine civile di Savoia
Cavaliere della Legion d'onore (Francia)
commendatore dell'Ordine del Cristo (Portogallo)
Grande ufficiale dell'Ordine Imperiale di Nostra Signora di Guadalupe (Impero del Messico)

Note
1. ^ Gli ultimi due mestieri sono riportati in Cantù deputato
2. ^ Manfredi, p.11, n°1.
3. ^ S.I.A.E., 125 anni di attività, Diritto d'autore.it. URL consultato il 28 giugno 2018.
4. Berengo.
5. ^ Manfredi, p. 15.
6. ^ Berengo:

«A Sondrio egli rimase sino al 1827, trattenendo presso di sé il fratello secondogenito


Ignazio che poté così studiare, nonostante il gravissimo dissesto della famiglia: fu in questo
periodo di solitarie e intense letture che il C. compì la sua vera formazione.»

7. ^ Manfredi, p. 23.
8. ^ Cesare Cantù; Manfredi, p. 29; p. 32
9. ^ Manfredi, p. 21; Berengo
10. ^ Cesare Cantù; Manfredi, p. 23
11. ^ Il passo finale del Carlambrogio recita infatti: «Nel mondo c'è meno elefanti che formiche ... il
numero dei servitori sorpassa di lunga mano quello dei padroni; amate la patria, il vostro governo,
vivete d'accordo e lavorate: qui consiste tutta la vostra politica»; mentre ne Il galantuomo: «intimano
ai potenti la verità in nome di Dio, istruiscono gli ignoranti, proteggono gli oppressi, riconciliano i
nemici». Così riportato nella voce biografica di Barengo
12. ^ Ferroni, p. 37: «...nei suoi scritti si mosse sempre con un'ottica moralistica, rigidamente cattolica,
che già negli anni Trenta assumeva caratteri reazionari»; Canova, p. 174 §2: «Tutti gli scritti di Cantù
sono percorsi da una vena moralistico-pedagogica reazionaria...»
13. Cesare Cantù.
14. Iovino.
15. ^ Ferroni, p. 37.
16. ^ Manfredi, p. 37; Cesare Cantù
17. ^ Manfredi, p. 44.
18. ^ Manfredi, p. 49.
19. ^ Manfredi, p. 64: «Peggio gli incolse a cagione de' suoi rapporti coll'arciduca Massimiliano, per i
quali non gli furono risparmiate contumelie e calunnie».

https://it.wikipedia.org/wiki/Cesare_Cantù 7/10
4/2/2021 Cesare Cantù - Wikipedia

20. ^ Berengo:

«Dopo un breve esilio in Svizzera e in Piemonte, il C. accettava di rientrare a Milano: e la


polemica degli emigrati contro di lui conobbe un'eccezionale asprezza [...] la collaborazione
che, quale consulente culturale, egli diede al vicerè Massimiliano, d'Asburgo [...] Il
concordato del 1855 tra Vienna e Roma e, ancor più, la ventilata creazione di un Lombardo-
Veneto semiautonomo con Massimiliano re gli rendevano ormai più accettabile quel regime;
e certo preferibile al governo piemontese, rivelatosi accentratore e irrispettoso delle "libertà
ecclesiastiche".»

21. ^ Berengo; Cantù deputato


22. ^ Cantù deputato.
23. ^ Manfredi, p. 83.
24. ^ Manfredi, p. 99: «Terzo, perché finiranno quelle esecuzioni sommarie, di cui fu contaminata per
dieci anni l'Italia media ed ora da sei la meridionale»; Berengo: «...e coglie l'occasione per
condannare sia le "esecuzioni sommarie" del Mezzogiorno...»
25. Cassetti, p. 309.
26. ^ Santoro, 2011, p. 4; Società Storica Lombarda - Storia
27. ^ Cagliari Poli, p. 13 §2.
28. ^ Cesare Cantù: «Fu grazie l’autorità di cui godeva nel mondo milanese del secolo Ottocento che il
Cantù, riuscì a far concentrare tutti gli archivi milanesi nel prestigioso palazzo del Senato».
29. ^ Cagliari Poli, p. 15 §1; Berengo: «Indubbie sono le benemerenze del C. nella carica affidatagli,
poiché interruppe lo smembramento delle serie archivistiche per materia, che aveva sconvolto e
falcidiato le documentazioni milanesi».
30. ^ Cassetti, p. 51.
31. ^ Manfredi, p. 104.
32. ^ Manfredi, p. 106.
33. ^ Chi era Costui - Scheda di Cesare Cantù, su www.chieracostui.com. URL consultato il 28 febbraio 2017.
34. ^ Cantù, p. 16 virtuale (inesistente quella sulla pagina).
35. ^ Cantù, Da Sua Santita Leone XIII (p. 29 "virtuale") e Dalle LL. MM. il Re e la Regina - da S.A.R. il
Principe Ereditario (p. 31 "virtuale").
36. ^ Cantù, p. 5.
37. ^ Il Manfredi, p. 110 scrive che la salma «riposa in una nicchia del colombario che il Comune gli
assegnò»; la famiglia di Cantù, p. 39 dice che il feretro fu posto ai piedi del Famedio. Può essere che
uno dei colombari di cui parla il Manfredi fosse nel Famedio. Niente dice Marino Berengo nella sua
voce biografica del Dizionario Biografico degli Italiani.
38. ^ Boneschi, p. 364: «Cesare Cantù, che è diventato intimo dei Beccaria e amante della zia
Antonietta...»
39. ^ Cremante, p. 318, n° 5 e 6.
40. ^ Guida di Milano, p. 199.

Bibliografia
Marino Berengo, Cesare Cantù, in Dizionario biografico degli italiani, vol. 18, Roma, Istituto
dell'Enciclopedia Italiana, 1975.
Marta Boneschi, Quel che il cuore sapeva: Giulia Beccaria, i Verri e i Manzoni, Milano, Mondadori,
2005, ISBN 88-04-54779-0.

https://it.wikipedia.org/wiki/Cesare_Cantù 8/10
4/2/2021 Cesare Cantù - Wikipedia

Gabriella Cagliari Poli (a cura di), L'archivio di Stato di Milano, in I tesori degli archivi, Firenze,
Nardini Editore, 1992, ISBN 88-404-1301-4.
Gianni Canova (a cura di), Letteratura, Volume 1 A-O, in L'Universale, vol. 4, Milano, Le Garzantine,
2003, SBN IT\ICCU\RCA\0766625.
Famiglia Cantù (a cura di), In morte di Cesare Cantù, Milano, Tipografia Bernardoni di C.
Rebeschini, 1896, SBN IT\ICCU\MIL\0349464. URL consultato il 28 giugno 2018.
Maurizio Cassetti (a cura di), Repertorio del personale degli Archivi di Stato (PDF), 1 (1861-1918),
Roma, Ministero dei Beni e attività culturali, 2008, ISBN 978-88-7125-294-0. URL consultato il 5 luglio
2018.
Renzo Cremante (a cura di), Emilio De Marchi un secolo dopo. Atti del convegno di studi: Università
di Pavia, 5-6 dicembre 2001, Roma, Edizioni di storia e letteratura, 2005, ISBN 88-8498-209-X.
Giulio Ferroni, Il Romanticismo e Manzoni: Restaurazione e Risorgimento (1815-1861), in Giulio
Ferroni, Andrea Cortellessa, Italo Pantani e Silvia Tatti (a cura di), Storia della Letteratura Italiana,
vol. 10, Milano, Mondadori, 2006, SBN IT\ICCU\CAG\1255837.
Pietro Manfredi, Cesare Cantù: la biografia ed alcuni scritti inediti o meno noti, Torino, Unione
Tipografico -Editrice, 1905, SBN IT\ICCU\CUB\0153588. URL consultato il 28 giugno 2018.
Guido Mazzoni, CANTÙ, Cesare, in Enciclopedia Italiana, vol. 8, Roma, Istituto dell'Enciclopedia
Italiana, 1930.
Nicola Raponi, Per la storia dell'archivio di stato di Milano. Erudizione e cultura nell'Annuario del
Fumi (1909-1919), in Rassegna degli Archivi di Stato, vol. 31, n. 2, Roma, Istituto Poligrafico dello
Stato, Libreria dello Stato, maggio/agosto 1971, pp. 313-334, ISSN 0037-2781.
Carmela Santoro, "Una casa di vetro per il mondo degli studiosi". Il Regio Archivio di Stato in Milano
nell'Annuario di Luigi Fumi, in Annuario dell'Archivio di Stato di Milano, Milano, Archivio di Stato di
Milano, 2011, pp. 3-53, SBN IT\ICCU\USM\1903141.
Guida di Milano per l'anno 1874, Milano, presso Giuseppe Bernardoni, 1874,
SBN IT\ICCU\RAV\0254593. URL consultato il 13 luglio 2018.

Voci correlate
Romanticismo
Cesare Valperga di Masino
Giovanni Bortolucci
Archivio di Stato di Milano

Altri progetti
Wikisource contiene una pagina dedicata a Cesare Cantù
Wikiquote contiene citazioni di o su Cesare Cantù
Wikimedia Commons (https://commons.wikimedia.org/wiki/?uselang=it) contiene immagini o altri
file su Cesare Cantù (https://commons.wikimedia.org/wiki/Category:Cesare_Cant%C3%B9?us
elang=it)

Collegamenti esterni

Cesare Cantù, su Treccani.it – Enciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.


Cesare Cantù, in Dizionario di storia, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 2010.
https://it.wikipedia.org/wiki/Cesare_Cantù 9/10
4/2/2021 Cesare Cantù - Wikipedia

Cesare Cantù, su sapere.it, De Agostini.


Cesare Cantù, su accademicidellacrusca.org, Accademia della Crusca.
Cesare Cantù, su BeWeb, Conferenza Episcopale Italiana.
(DE) Cesare Cantù (XML), in Dizionario biografico austriaco 1815-1950.
Opere di Cesare Cantù, su Liber Liber.
Opere di Cesare Cantù, su openMLOL, Horizons Unlimited srl.
(EN) Opere di Cesare Cantù, su Open Library, Internet Archive.
(EN) Opere di Cesare Cantù, su Progetto Gutenberg.
Cesare Cantù, su storia.camera.it, Camera dei deputati.
(EN) Patricius Schlager, Cesare Cantù, in Catholic Encyclopedia, Robert Appleton Company.
Ada Gigli Marchetti, Cesare Cantù, in Il contributo italiano alla storia del Pensiero: Storia e Politica,
Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 2013.
Cesare Cantù - Centro Studi, Cesare Cantù - Centro Studi. URL consultato il 28 giugno 2018.:
Biografia, su cesarecantu.it.
Società Storica Lombarda - Storia, Società Storica Lombarda. URL consultato il 28 giugno 2018.
L'emeroteca digitale, Biblioteca Nazionale Braidense. URL consultato l'8 luglio 2018., dove poter
consultare tutti i numeri dell'Archivio Storico Lombardo
Alessio Iovino, Margherita Pusterla, SoloLibri, 19 marzo 2014. URL consultato il 28 giugno 2018.
VIAF (EN) 7406300 (https://viaf.org/viaf/7406300) · ISNI (EN) 0000 0001 1740 0594 (http://i
sni.org/isni/0000000117400594) · SBN IT\ICCU\CFIV\017646 (https://opac.sbn.it/opacsbn/
opac/iccu/scheda_authority.jsp?bid=IT\ICCU\CFIV\017646) · LCCN (EN) n79099266 (http://
id.loc.gov/authorities/names/n79099266) · GND (DE) 119296543 (https://d-nb.info/gnd/1192
96543) · BNF (FR) cb120333389 (https://catalogue.bnf.fr/ark:/12148/cb120333389) (data)
Controllo di autorità (https://data.bnf.fr/ark:/12148/cb120333389) · BNE (ES) XX873969 (http://catalogo.bne.es/
uhtbin/authoritybrowse.cgi?action=display&authority_id=XX873969) (data) (http://datos.bn
e.es/resource/XX873969) · NLA (EN) 35693407 (https://nla.gov.au/anbd.aut-an35693407) ·
BAV (EN) 495/89888 (https://opac.vatlib.it/auth/detail/495_89888) · CERL cnp00405268 (htt
ps://thesaurus.cerl.org/record/cnp00405268) · WorldCat Identities (EN) lccn-n79099266 (htt
ps://www.worldcat.org/identities/lccn-n79099266)

Estratto da "https://it.wikipedia.org/w/index.php?title=Cesare_Cantù&oldid=118229753"

Questa pagina è stata modificata per l'ultima volta il 25 gen 2021 alle 21:27.

Il testo è disponibile secondo la licenza Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso modo; possono applicarsi
condizioni ulteriori. Vedi le condizioni d'uso per i dettagli.

https://it.wikipedia.org/wiki/Cesare_Cantù 10/10

Potrebbero piacerti anche