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Cesare Cantù
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Discendenza
Dati generali
Onorificenze
Professione Letterato, storico,
Note
pubblicista e
Bibliografia giornalista[1]
Voci correlate Firma
Altri progetti
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Collegamenti esterni
Biografia
Già nel 1828 aveva pubblicato, a Como, il poemetto Algiso, ma aveva dimostrato anche notevoli doti
storiche elaborando la Storia della città e diocesi di Como, composta tra il 1829 e il 1831[9]. Arrivato a
Milano, si cimentò nella critica letteraria scrivendo il saggio Sulla storia Lombarda del secolo XVII:
Ragionamenti per servire di commento ai Promessi Sposi, edito nel 1832[10]. Nello stesso anno vide le
stampe Il Sacro Macello di Valtellina. Le guerre religiose del 1620 tra cattolici e protestanti tra
Lombardia e Grigioni, pubblicato a Milano nel 1832 e l'anno successivo i Racconti brianzoli (o Novelle
brianzole). Liberato dal carcere, Cantù si dedicò interamente all'attività letteraria, redigendo tra il 1836 e
il 1837 quattro libri di favole per bambini in cui compare il Carlambrogio di Montevecchia, emblema
della sottomissione all'ordine costituito e all'autorità morale del clero, come più viene specificatamente
ricordato ne Il galantuomo[11]. In queste due opere si vede già il conservatorismo religioso che dominerà
l'intera ideologia del Cantù anche negli anni a venire[12].
Cantù, sulla scia del successo dei Promessi Sposi dell'amico Manzoni, si accinse alla stesura di un
romanzo storico sul modello di quello manzoniano e del Marco Visconti di Tommaso Grossi: la
Margherita Pusterla, scritta mentre era in carcere e che fu pubblicata soltanto nel 1838 a causa della
censura austriaca[13]. Basatosi sulla vicenda storica di Margherita Visconti (XIV secolo - 1341), figlia di
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Il periodo risorgimentale
La sua posizione conservatrice e clericale spinse Cantù ad aderire alla tesi neoguelfa propugnata da
Vincenzo Gioberti nel Primato morale e civile degli italiani secondo cui né la tradizione cattolica né i
principi dell'illuminismo e della rivoluzione francese potevano costituire la chiave di volta per un
processo di unificazione in Italia, per raggiungere il quale sarebbe occorso ricorrere ad una specifica
filosofia politica nazionale. Cantù, che nel 1844 e nel 1845 visitò prima le altre regioni italiane, e l'anno
successivo Londra e Parigi[17], ritornò in Lombardia nel 1846, dove le sue posizioni antiaustriache si
esacerbarono ulteriormente agli albori dei moti del 1848. Sospettato dalla polizia, il 21 gennaio di
quell'anno fu costretto alla fuga da Milano per riparare a Torino[18], per poi ritornare a Milano durante le
cinque giornate e la prima guerra d'indipendenza[4]. In seguito al rientro delle armate austriache del
Radetzky, il Cantù dovette nuovamente riparare per breve tempo all'estero, in Svizzera, da dove rientrò
nuovamente a Milano in seguito all'amnsitia nei confronti degli esuli politici, fatto che non gli venne
perdonato da molti patrioti in futuro. Durante gli anni '50, infatti, Cantù giunse a collaborare col governo
austriaco e a sognare un Lombardo-Veneto indipendente con Massimiliano d'Asburgo[19] come re in
contrapposizione ad un Piemonte che, guidato da Cavour, stava attuando una politica legislativa
antiecclesiastica che il cattolico Cantù non poteva accettare[20].
In questi ultimi anni del dominio austriaco nel Lombardo-Veneto, Cantù riprese l'attività storica e
letteraria, realizzando i saggi: L'Abate Parini e la Lombardia nel secolo passato (1854), Ezelino da
Romano; la Grande Illustrazione del Lombardo-Veneto (1857), dettagliatissima enciclopedia storico-
toponomastica delle principali località del Reame; la Storia di cento anni (1851) Storia degli Italiani
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L'Unità
L'attività politica
In questi quasi sette anni di presenza parlamentare, Cantù fu «solitario oratore del partito cattolico»[23],
rappresentando insieme a Vito D'Ondes Reggio la fazione cattolica e conservatrice in un Parlamento
dominato da liberali e da massoni. I discorsi del Cantù erano «enfatici e apocalittici»[4] e, come riportati
dal biografo Pietro Manfredi, erano quasi tutti concentrati nella difesa della religione cattolica e delle sue
istituzioni (come riportato qui sotto), ma anche a difesa dei contadini meridionali e contrario alla Legge
Pica che aprì alla repressione del brigantaggio[24]:
«I suoi discorsi principali han per oggetto la libertà di insegnamento (1860) (65), la legge sulle
Opere pie e l'Ospedale di Milano (21 aprile 1864), l'obolo di S. Pietro (18 maggio 1864), la leva
dei chierici (6 luglio 1864), il giuramento degli impiegati (17 gennaio 1865 e 6 febbraio 1866), il
matrimonio civile (9 febbraio 1865), il diritto di petizione (23 febbraio 1865), l'unificazione dei
codici (7-15 marzo 1865), la soppressione delle corporazioni religiose (19 aprile 1865), la libertà
dei seminarii (27 aprile 1866), e il regime delle carceri (19 gennaio 1867).»
La produzione letteraria
Il Cantù, nonostante gli impegni politici, continuò la sua attività di studioso e storico scrivendo Gli
eretici d'Italia (1865-1866) in cui sottolineava il fattore positivo che la Chiesa cattolica ha svolto nei
confronti dell'Italia, dando quindi un tono politico all'opera proprio negli anni in cui si discuteva in
Parlamento riguardo alla questione di Roma capitale e al potere temporale dei papi; le Storie minori
(Lombardia, Valtellina, Brianza), del 1864 e una serie di opere a carattere erudito come gli Edifizii di
Milano, la Storia della letteratura italiana, del 1865, Il Conciliatore e i carbonari, del 1878, la
sopracitata Storia universale, impostata nel periodo 1838-1846 e ampliata nel periodo come prima
ricordato. Postumo, il Romanzo autobiografico, che verrà pubblicato soltanto nel 1969 a cura di Adriano
Bozzoli, Milano-Napoli, Ricciardi, 1969. Infine, si segnalano opere morali finalizzate all'educazione del
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(Raponi, p. 314)
Cesare Cantù infatti iniziò la pubblicazione, a partire dal 1874, della rivista l'«Archivio Storico
Lombardo» il quale, edito dalla Società Storica Lombarda, doveva essere «anche il giornale dell'Archivio
di Stato»[26]. Fu lui, inoltre, a dare una definitiva riorganizzazione all'Archivio, spostando tutti i fondi
depositati in vari spazi sparsi per Milano nel Palazzo del Senato a partire dal 1886[27] grazie anche
all'influenza che il celebre storico aveva presso la società milanese[28]. Nonostante la vitalità culturale
acquisita dall'Archivio grazie alla sua preparazione e alla sua cultura, il Cantù non aveva però la forza di
cambiare il sistema archivistico imperante a Milano, denominato "peroniano" dal nome dell'archivista
Luca Peroni che diresse gli archivi governativi di Lombardia dal 1818 al 1832. Il Cantù si limitò a
bloccare la scissione dei fondi secondo questo sistema, ma non a rimediare alle operazioni che furono
portate avanti tanto alacremente da Peroni e dai suoi successori[29]. Archivista non di professione, il
Cantù operò nei fondi dell'Archivio meneghino con la mentalità dello storico, giungendo a danneggiare
dei fondi scartando arbitrariamente delle carte anteriori al 1650, azione che suscitò un vivo dibattito nel
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Consiglio per gli Archivi nel 1876 e che attirò l'attenzione del
Ministero dell'Interno, che ordinò un'inchiesta il 10 marzo 1878[30].
La morte e le esequie
La scomparsa dello storico suscitò grande commozione in tutta Italia e alla famiglia giunsero messaggi di
cordoglio dalle più alte autorità civili e religiose: fra gli altri quelli di papa Leone XIII e del Cardinale
Segretario di Stato Mariano Rampolla del Tindaro, del re Umberto I e della regina Margherita, del
Principe di Napoli Vittorio Emanuele e del Presidente del Senato Domenico Farini[35].
Rachele
Antonietta
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Onorificenze
Onorificenze riportate da Maurizio Cassetti[25] e dalla Guida generale di Milano per l'anno 1874[40]:
Note
1. ^ Gli ultimi due mestieri sono riportati in Cantù deputato
2. ^ Manfredi, p.11, n°1.
3. ^ S.I.A.E., 125 anni di attività, Diritto d'autore.it. URL consultato il 28 giugno 2018.
4. Berengo.
5. ^ Manfredi, p. 15.
6. ^ Berengo:
7. ^ Manfredi, p. 23.
8. ^ Cesare Cantù; Manfredi, p. 29; p. 32
9. ^ Manfredi, p. 21; Berengo
10. ^ Cesare Cantù; Manfredi, p. 23
11. ^ Il passo finale del Carlambrogio recita infatti: «Nel mondo c'è meno elefanti che formiche ... il
numero dei servitori sorpassa di lunga mano quello dei padroni; amate la patria, il vostro governo,
vivete d'accordo e lavorate: qui consiste tutta la vostra politica»; mentre ne Il galantuomo: «intimano
ai potenti la verità in nome di Dio, istruiscono gli ignoranti, proteggono gli oppressi, riconciliano i
nemici». Così riportato nella voce biografica di Barengo
12. ^ Ferroni, p. 37: «...nei suoi scritti si mosse sempre con un'ottica moralistica, rigidamente cattolica,
che già negli anni Trenta assumeva caratteri reazionari»; Canova, p. 174 §2: «Tutti gli scritti di Cantù
sono percorsi da una vena moralistico-pedagogica reazionaria...»
13. Cesare Cantù.
14. Iovino.
15. ^ Ferroni, p. 37.
16. ^ Manfredi, p. 37; Cesare Cantù
17. ^ Manfredi, p. 44.
18. ^ Manfredi, p. 49.
19. ^ Manfredi, p. 64: «Peggio gli incolse a cagione de' suoi rapporti coll'arciduca Massimiliano, per i
quali non gli furono risparmiate contumelie e calunnie».
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20. ^ Berengo:
Bibliografia
Marino Berengo, Cesare Cantù, in Dizionario biografico degli italiani, vol. 18, Roma, Istituto
dell'Enciclopedia Italiana, 1975.
Marta Boneschi, Quel che il cuore sapeva: Giulia Beccaria, i Verri e i Manzoni, Milano, Mondadori,
2005, ISBN 88-04-54779-0.
https://it.wikipedia.org/wiki/Cesare_Cantù 8/10
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Gabriella Cagliari Poli (a cura di), L'archivio di Stato di Milano, in I tesori degli archivi, Firenze,
Nardini Editore, 1992, ISBN 88-404-1301-4.
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Giulio Ferroni, Il Romanticismo e Manzoni: Restaurazione e Risorgimento (1815-1861), in Giulio
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Pietro Manfredi, Cesare Cantù: la biografia ed alcuni scritti inediti o meno noti, Torino, Unione
Tipografico -Editrice, 1905, SBN IT\ICCU\CUB\0153588. URL consultato il 28 giugno 2018.
Guido Mazzoni, CANTÙ, Cesare, in Enciclopedia Italiana, vol. 8, Roma, Istituto dell'Enciclopedia
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Nicola Raponi, Per la storia dell'archivio di stato di Milano. Erudizione e cultura nell'Annuario del
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Stato, Libreria dello Stato, maggio/agosto 1971, pp. 313-334, ISSN 0037-2781.
Carmela Santoro, "Una casa di vetro per il mondo degli studiosi". Il Regio Archivio di Stato in Milano
nell'Annuario di Luigi Fumi, in Annuario dell'Archivio di Stato di Milano, Milano, Archivio di Stato di
Milano, 2011, pp. 3-53, SBN IT\ICCU\USM\1903141.
Guida di Milano per l'anno 1874, Milano, presso Giuseppe Bernardoni, 1874,
SBN IT\ICCU\RAV\0254593. URL consultato il 13 luglio 2018.
Voci correlate
Romanticismo
Cesare Valperga di Masino
Giovanni Bortolucci
Archivio di Stato di Milano
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