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IL LEGNO COME MATERIALE DA COSTRUZIONE

COSTRUZIONI IN LEGNO
1. NORMATIVA DI RIFERIMENTO

Fino al 2005:
• Leggi quadro: L1086/71 e L64/74
• Decreti attuativi: DM 16/01/96, (OPCM3274/03 e OPCM3431/05), NTC05
- Nessuna indicazione (e nessun obbligo) sul calcolo
- Poche prescrizioni, in taluni casi erronee

Per le strutture di particolare rilevanza (es. zona sismica, edifici strategici) veniva
richiesta una relazione di calcolo anche per le strutture in legno, alle tensioni
ammissibili, secondo le DIN 1052:88 e 96

Nel 2008:
• DM 14/01/08 e CIRC. 617/09 (Capp.4.4 , 7.7, 11.7)
• Nota: nel Cap. 12 del DM08 sono riportati ulteriori riferimenti tecnici
1. NORMATIVA DI RIFERIMENTO
Nel 2018:
• DM 17/01/18 :
- Cap. 4 «Costruzioni civili e industriali», § 4.4 «Costruzioni in legno»,
- Cap. 7 «Progettazione per azioni sismiche», §7.7 «Costruzioni in legno»,
- Cap. 11 «Materiali e prodotti ad uso strutturale», § 11.7 «Materiali e prodotti
a base di legno»)

- Cap. 12: ulteriori riferimenti tecnici (Eurocodice, Norme UNI, Istruzioni CNR...)

Per le costruzioni in legno:


• UNI EN 1995-1-1:2005, Regole comuni e regole per edifici
• UNI EN 1995-1-2:2005, Progettazione strutturale contro l’incendio
• UNI EN 1995-2:2005, Ponti

• UNI EN 1998-1:2005, Regole generali, azioni sismiche e regole per gli edifici

• Documento CNR-DT 206:2007: «Istruzioni per la progettazione, l’esecuzione ed il


controllo delle strutture in legno» (N.I.CO.LE.)

CARATTERISTICHE DEL LEGNO

Il legno è un materiale di origine organica

Per mezzo delle foglie, attraverso la fotosintesi clorofilliana, riesce ad assorbire anidride
carbonica dall’atmosfera e a restituire ossigeno all’ambiente
CARATTERISTICHE DEL LEGNO

UTILIZZO del legno NELLE COSTRUZIONI


SVANTAGGI:
- anisotropia
- Instabilità dimensionale al variare dell’umidità
- infiammabilità
- Bassa resistenza agli attacchi biologici (attacchi di funghi e/o insetti)

VANTAGGI:

- facile reperimento
- buona lavorabilità
- notevole leggerezza
- resistenza meccanica a diversi tipi di sollecitazioni

+ SOSTENIBILITA’ + compatibilità con l’ambiente

- Emissioni di C02 in atmosfera:


1 m3 di Acciaio:  5 ton C02
1 m3 di Calcestruzzo:  2.5 ton C02
1 m3 di Legno:  1 ton C02 immagazzinata

CARATTERISTICHE DEL LEGNO

UTILIZZO del legno NELLE COSTRUZIONI MODERNE

- Paesi Nordici
- Gran Bretagna
- Canada
- Stati Uniti

- Italia:
- Recupero di vecchi edifici
- Nuove costruzioni (coperture impianti sportivi)
- Strutture orizzontali / telai
CARATTERISTICHE DEL LEGNO

UTILIZZO del legno NELLE COSTRUZIONI MODERNE

pannello multistrato in La «casa di tronchi»


legno, somma di tante
lamelle affiancate e Scheletro a telaio, composto da elementi in legno
unite in modo incrociato di piccola sezione, chiuso per mezzo di pannelli
a strati alterni. lignei chiodati o avvitati (in genere OSB,
compensato o tavole a 45°).

CARATTERISTICHE DEL LEGNO

UTILIZZO del legno NELLE COSTRUZIONI MODERNE

Velocità di realizzazione: costruito in 9.5 settimane.


Leggerezza. 30% più leggero rispetto ad un
equivalente edificio in acciaio; 60% più leggero
rispetto equivalente edificio in Calcestruzzo =
fondazione più piccola, carichi sismici minori

Michael Green, Edificio T3, Minneapolis – 7 piani


(edificio più alto negli USA in legno massello)
CARATTERISTICHE DEL LEGNO

CARATTERISTICHE FISICO - MECCANICHE

Lavorazioni tipiche:

- Segagione (travi listelli, tavole)

- Sfogliatura (compensati)

- Sfibrature (pannelli di fibre)

Classificazione botanica:

- LATIFOGLIE («Hardwoods»
Faggio, castagno, pioppo

- CONIFERE («softwoods»
Abeti, pini, larici, douglas

2. COSTRUZIONI DI LEGNO – STRUTTURA DEL MATERIALE


Il legno rappresenta il tessuto del tronco, dei rami e
delle radici di un albero e degli arbusti.

Cambio: strato di forma anulare attraverso cui è


prodotto il legno

Xilema: cellule del legno (parte interna)

Floema: cellule del libro (parte esterna)

Attorno al midollo, per “crescita secondaria”,


ossia per crescita in senso radiale
contemporaneamente allo sviluppo, si dispongono
uno dopo l’altro gli strati di nuovo legno sopra quelli
vecchi (ANELLI di CRESCITA). Nella pianta
dunque solo una piccola parte di essa è viva: lo
strato di poche cellule (CAMBIO). Questo è
responsabile della formazione dei nuovi tessuti
verso l’interno (XILEMA o LEGNO) che hanno
principalmente funzioni di sostegno e di trasporto
della linfa grezza dalle radici alla chioma
(LIBRO o FLOEMA), o con funzioni di protezione
(CORTECCIA esterna o RITIDOMA).
2. COSTRUZIONI DI LEGNO – STRUTTURA DEL MATERIALE

Osservando la sezione di un tronco non scortecciato, si possono riconoscere ad occhio


nudo, a seconda della specie legnosa, dall’esterno verso l’interno:
- la corteccia, divisibile in esterna ed interna (libro);
- il legno costituente la parte principale con l’alburno ed il durame più o meno distinguibili
(legno differenziato o indifferenziato), con gli anelli di accrescimento, con i raggi midollari e gli
altri tessuti;
- il midollo al centro.
Il cambio, che si trova tra corteccia e legno, è riconoscibile solo a livello microscopico.

2. COSTRUZIONI DI LEGNO – STRUTTURA DEL MATERIALE

Il legno del tronco assume le tre funzioni di sostegno, immagazzinamento e trasporto.


L’albero può adattare molto bene le proprietà del legno alle esigenze legate a queste tre
funzioni. La composizione chimica del legno rimane completamente invariata; le sue proprietà
sono influenzate dal modo in cui le sostanze chimiche principali vengono assemblate a
formare la struttura micro e macroscopica del legno stesso.

La struttura del legno è costituita da elementi cellulari sottili ed allungati con orientamento
generale (fibratura) parallelo all’asse del tronco.
2. COSTRUZIONI DI LEGNO – STRUTTURA DEL MATERIALE

(Piazza et al., “Strutture in legno”, Hoepli) (Bernasconi et al., “Il materiale legno”, promolegno)

2. COSTRUZIONI DI LEGNO – STRUTTURA DEL MATERIALE

Direzioni radiale, tangenziale, longitudinale


2. COSTRUZIONI DI LEGNO – STRUTTURA DEL MATERIALE

Direzioni radiale, tangenziale, longitudinale


La struttura fibrosa orientata conferisce al legno una spiccata ortotropia
delle caratteristiche meccaniche, infatti si può pensare ad un insieme di
filamenti immersi in una matrice meno resistente.

2. COSTRUZIONI DI LEGNO – STRUTTURA DEL MATERIALE

(Piazza et al., “Strutture in legno”, Hoepli)


(Bernasconi et al., “Il materiale legno”, promolegno)

Il legno può essere univocamente definito e


caratterizzato soltanto considerando le tre direzioni
anatomiche fondamentali, in quanto il tessuto e le
cellule, che ne determinano l’aspetto, sono differenti a
seconda della sezione considerata. Le tre sezioni sono:
- trasversale (perpendicolare all’asse del tronco);
- radiale (piano della sezione parallelo all’asse del tronco
e praticamente parallelo ai raggi midollari);
- tangenziale (piano della sezione parallelo all’asse del
tronco e perpendicolare ai raggi midollari).
(Bernasconi et al., “Il materiale legno”, promolegno)
2. COSTRUZIONI DI LEGNO – STRUTTURA DEL MATERIALE
Nel suo primo anno di crescita, l’albero produce il cosiddetto “legno giovanile”, che si trova
nel centro del tronco immediatamente vicino al midollo.
Nelle Conifere, il legno giovanile si contraddistingue da quello maturo per le seguenti
caratteristiche:
- anelli di accrescimento più ampi;
- minore massa volumica;
- resistenza e rigidezza da 50 a 70% inferiori.

(Bernasconi et al., “Il materiale legno”, promolegno)

Tra il quinto ed il ventesimo anno di crescita, le caratteristiche del legno migliorano


gradualmente fino a raggiungere, all’incirca dal ventesimo anno di crescita, nel legno maturo, le
“normali” proprietà del legno da noi conosciute.
Il legno nelle vicinanze del midollo presenta, pertanto, una resistenza nettamente inferiore di
quello lontano da esso.

2. COSTRUZIONI DI LEGNO – STRUTTURA DEL MATERIALE

(Bernasconi et al., “Il materiale legno”, promolegno)

Con l’invecchiamento dell’albero, il legno si divide in alburno e durame mediante fenomeni di


duramificazione (ovvero l’insieme dei fenomeni che portano alla trasformazione dei tessuti del
legno in durame, variabile con l’età della pianta e con le condizioni di crescita).
L’alburno circonda il durame ed è, di regola, più chiaro. L’alburno è costituito da cellule vive e
fisiologicamente attive; esso ha funzione conduttrice dell’acqua e di immagazzinamento.
L’ampiezza dell’alburno è molto variabile. L’alburno è generalmente poco durevole ed è,
quindi, meno resistente del durame alle alterazioni biologiche indotte da funghi ed insetti.
Il durame comprende le zone interne del legno. Esso è costituito da cellule morte ma assolve
ancora la funzione di sostegno ed è importante per la rigidezza e la stabilità dell’albero.
2. COSTRUZIONI DI LEGNO – STRUTTURA DEL MATERIALE

Gli anelli si formano in seguito all’accrescimento


del fusto interrotto da periodi di stasi.
Nelle aree climatiche con pause invernali
nell’attività vegetativa (regioni temperato-fredde),
gli anelli di accrescimento corrispondono
all’accrescimento arboreo annuale
 indicazione dell’età “approssimativa” dell’albero
(dall’esame della sez trasversale)

Gli anelli di accrescimento diventano visibili perché


(Bernasconi et al., “Il materiale legno”, promolegno) si formano cellule di differente tipo e dimensione,
all’inizio e verso la fine del periodo di attività
vegetativa.

legno primaverile legno tardivo


(primaticcio) (si forma in estate)
assicura il rapido trasporto svolge principalmente il
della linfa all’inizio della compito del sostegno.
stagione vegetativa.

In confronto al legno primaverile, il legno tardivo ha maggiore


massa volumica e resistenza nonché maggiori valori dei
(Piazza et al., “Strutture in legno”, Hoepli) parametri legati al ritiro ed al rigonfiamento.

2. COSTRUZIONI DI LEGNO – STRUTTURA DEL MATERIALE

I raggi midollari sono presenti in tutte le Conifere e le


Latifoglie.
Essi costituiscono linee chiare, sottili raramente
ampie più di 1 mm e sono orientati a raggiera dalla
periferia del tronco verso il centro, come i raggi di
una ruota.

I raggi midollari servono per la conduzione radiale e


l’immagazzinamento delle sostanze prodotte
dall’albero, ma anche come sostegno in direzione
radiale.
(Bernasconi et al., “Il materiale legno”, promolegno)

(Bernasconi et al., “Il materiale legno”, promolegno)

(Piazza et al., “Strutture in legno”, Hoepli)


3. COSTRUZIONI DI LEGNO – CARATTERISTICHE DEL MATERIALE

• Il legno è un materiale poroso-capillare. A seconda della massa volumica del legno,


la percentuale dei pori è mediamente pari a 50-60%.
Questo sistema costituito prevalentemente da cavità, come tutti i materiali porosi,
assorbe vapore acqueo dall’aria circostante e può imbibirsi, per capillarità, di acqua.

• L’umidità del legno (detta anche tenore di umidità o contenuto di umidità) ne


influenza praticamente tutte le caratteristiche fisiche, meccaniche e tecnologiche.

• La stabilità dimensionale assume un ruolo rilevante e può essere garantita se, in fase
di lavorazione, il legno possiede un’umidità che manterrà anche nel successivo
impiego.

3. COSTRUZIONI DI LEGNO – CARATTERISTICHE DEL MATERIALE

• L’ umidità percentuale del legno u è il rapporto tra la massa dell’acqua contenuta nel
campione di legno di cui si vuole determinare l’umidità (mu - m0) e quella dello stesso
campione allo stato anidro m0:

u = umidità percentuale del legno


mu = massa del legno allo stato umido
m0 = massa del legno allo stato anidro (T = 103 ± 2 °C)

• Per determinare l’umidità del legno, esistono, a seconda del tipo di applicazione, un gran
numero di metodi diversi; tra cui:
- metodi diretti, secondo i quali il quantitativo di acqua contenuto nel campione di legno viene
completamente evacuato e misurato;
- metodi indiretti, che sfruttano come grandezza misurabile una proprietà del legno
dipendente dalla sua umidità  utili soprattutto per il legno in opera

Nella pratica si incontrano soprattutto il metodo dell’essiccazione (stagionatura) ed i


procedimenti elettrici di misurazione dell’umidità del legno (facilmente applicabili).
3. COSTRUZIONI DI LEGNO – CARATTERISTICHE DEL MATERIALE
Il legno può contenere quantità di acqua variabili a seconda delle circostanze; l’acqua nel
legno può appartenere a:
- dominio capillare (acqua libera)
- dominio igroscopico (usualmente con u<30%)

Nel legno fresco, ricavato dalla pianta appena abbattuta, il lume cellulare è pieno d’acqua
(dominio capillare di acqua libera), mentre nel periodo successivo all’abbattimento i lumi
cellulari del legno tagliato cominciano a svuotarsi per evaporazione: tale processo, in
ambienti a bassa umidità relativa, può progredire fino al completo svuotamento delle cellule,
ma anche oltre, come indicato dal proseguire della perdita di peso; in questo caso, il
processo di essiccazione coinvolge l’acqua che satura le pareti cellulari (dominio
igroscopico di acqua legata).

ll processo di perdita dell’acqua legata


viene detto desorbimento, e determina
l’avvicinamento delle catene molecolari,
producendo così variazioni sia di tipo
dimensionale (ritiro del materiale), che
delle proprietà fisico-meccaniche, con
conseguente incremento di resistenza e
modulo di elasticità.

(Piazza et al., “Strutture in legno”, Hoepli)

3. COSTRUZIONI DI LEGNO – CARATTERISTICHE DEL MATERIALE

Rappresentazione
schematica dei
capillari e dei tessuti
legnosi in varie
condizioni di umidità

(Piazza et al., “Strutture in legno”, Hoepli)

Umidità al di sopra del punto di saturazione (u > uS) Umidità sotto il punto di saturazione (u < uS)
 acqua allo stato liquido nel lume delle cellule  acqua adsorbita o desorbita solo dalle
(“acqua libera”). Variazioni di umidità in questo pareti cellulari (“acqua legata”). In questo
intervallo influenzano pochissimo le caratteristiche intervallo, l’acqua immagazzinata ha
fisico-meccaniche del legno un’influenza decisiva sulle caratteristiche
fisico-meccaniche del legno

L’umidità corrispondente al punto di saturazione delle pareti cellulari varia in funzione di


diversi fattori (specie legnosa, massa volumica, percentuali di legno tardivo e
primaticcio…) e si aggira intorno al 25-35%.
3. COSTRUZIONI DI LEGNO – CARATTERISTICHE DEL MATERIALE

3. COSTRUZIONI DI LEGNO – CARATTERISTICHE DEL MATERIALE

Umidità del legno – Equilibrio igroscopico


L’equilibrio è dinamico, e dipende dalle
condizioni termo-igrometriche e ambientali)

Il processo di desorbimento è facilmente


reversibile:
all’interno del dominio igroscopico le
microfibrille possono catturare nuovamente
le molecole d’acqua che interagiscono con i
gruppi ossidrilici (adsorbimento)
(Piazza et al., “Strutture in legno”, Hoepli)
(Bernasconi et al., “Il materiale legno”, promolegno)

saturazione delle pareti cellulari

variazione dimensionale variazione proprietà


(rigonfiamento) fisico-meccaniche
(decremento resistenza
e rigidezza)
3. COSTRUZIONI DI LEGNO – CARATTERISTICHE DEL MATERIALE
Umidità del legno: equilibrio dinamico, funzione delle condizioni termo-igrometriche e ambientali

(Piazza et al., “Strutture in


legno”, Hoepli)

• Per un impiego corretto del legno strutturale è fondamentale che esso sia soggetto ad un
processo di stagionatura atto a portarlo all’umidità media di equilibrio con l’ambiente in cui
saranno utilizzati i manufatti finiti.

• L’inerzia igroscopica del sistema legno-ambiente fa sì che, in presenza di oscillazioni


climatiche di limitata ampiezza, le variazioni di umidità rispetto all’umidità media e,
conseguentemente, le variazioni dimensionali, siano, agli effetti pratici, trascurabili.

3. COSTRUZIONI DI LEGNO – CARATTERISTICHE DEL MATERIALE

• Nel legno, l’adsorbimento o il desorbimento dell’acqua legata per un’umidità u ≤ uS porta a


delle variazioni di volume:
- in desorbimento si ha una diminuzione di volume o ritiro,
- in adsorbimento un aumento di volume o rigonfiamento.

- fessure e deformazioni inevitabili


- risultato finale influenzato dalla procedura seguita

Essiccatura rapida (es. al sole): Essiccatura corretta (es. all’aria e all’ombra):


- sollecitazioni importanti - sollecitazioni minori
- poche fessure molto ampie - Maggior n° fessure, ma meno ampie
3. COSTRUZIONI DI LEGNO – CARATTERISTICHE DEL MATERIALE
Essiccazione

NATURALE INDUSTRIALE
• u prossimo a umean previsto in esercizio • u pari a umean previsto in esercizio

• umin raggiungibile = 16-18% • umin ottimale per sezioni sottili,


buono (12%) per sezioni massicce

Camere di essiccazione
Deposito in luogo areato, al riparo da pioggia e sole
Programmi ottimizzati e sorvegliati, quantitativi
Necessari tempi lunghi (settimane, mesi, stagioni…)
medio-grandi di elementi identici
Qualità finale dipendente dal tempo
Necessari tempi accettabili (giorni, settimane…)

4. COSTRUZIONI DI LEGNO – CARATTERISTICHE MECCANICHE

1. LEGNO NETTO:
L’organizzazione cellulare del legno è all’origine di una
marcata anisotropia delle sue proprietà meccaniche,
che si traduce in una marcata differenza dei valori di
resistenza e di rigidezza in funzione della direzione della
fibratura.

Struttura “teorica” del legno:


- formata da fibre
- parallele tra loro
- parallele all’asse longitudinale
(Bernasconi et al., “Il materiale legno”, promolegno)
4. COSTRUZIONI DI LEGNO – CARATTERISTICHE MECCANICHE

• Il legno presenta infatti una maggior capacità di sopportare le sollecitazioni lungo la


direzione delle fibre (risultando quindi più resistente e più rigido), in quanto tali
sollecitazioni sono quelle che deve sopportare anche la pianta in piedi, per le quali il
materiale è stato “progettato”.
• Al contrario, il materiale risulta molto meno efficiente per sollecitazioni ortogonali alla
direzione delle fibre.

Caratteristiche meccaniche:
dettate dalla fibratura

(dalla presentazione del Prof. Bernasconi,


“Progettazione delle strutture in legno, materiale
e prodotti”, 2009)
(Piazza et al., “Strutture in legno”, Hoepli)

Elemento di sezione 20/20 mm


 Struttura corrispondente alla “teoria”

4. COSTRUZIONI DI LEGNO – CARATTERISTICHE MECCANICHE

• Per carichi orientati lungo la direzione


delle fibre, il materiale è inoltre molto
più debole in compressione, a causa di
fenomeni di imbozzamento e collasso
locale delle pareti cellulari, con valori di
rottura pari a circa la metà di quelli di
trazione.
(Piazza et al., “Strutture in legno”, Hoepli)

• Il comportamento non elastico del


materiale è particolarmente evidente negli
stati di compressione piuttosto che per
sollecitazioni di trazione, per le quali si
osservano in genere rotture elasto-fragili.

(dalla presentazione del Prof. Bernasconi,


“Progettazione delle strutture in legno, materiale e
prodotti”, 2009)
4. COSTRUZIONI DI LEGNO – CARATTERISTICHE MECCANICHE

2. LEGNO IN DIMENSIONE D’USO:

Differenza tra prove sul materiale (provini di legno di dimensioni ridotte) e prove
sugli elementi strutturali (provini in dimensione strutturale)

Il legno è un materiale da costruzione “naturale” dalle grandi potenzialità. Perciò occorre


tener conto della differenza tra i vari livelli di “struttura” del materiale e della loro influenza
sul comportamento meccanico.

La resistenza a trazione per le singole fibre di cellulosa è pari a circa 8000 N/mm²,
per il legno “privo di difetti” (detto anche legno “netto”) è di circa 100 N/mm²
mentre per il legno in dimensione strutturale è di un ordine di grandezza più piccolo.

Pertanto, in riferimento alle caratteristiche meccaniche delle fibre di cellulosa, solo una
parte del potenziale di questo materiale può essere sfruttata.

Nota: Le sezioni dei provini di legno di dimensione ridotte hanno dimensioni fino a 20 mm
x 20 mm. Nelle norme per le prove su campioni in dimensione strutturale, non sono
stabilite dimensioni fisse degli stessi; i valori caratteristici si riferiscono, tuttavia, a
larghezze o altezze di riferimento.

4. COSTRUZIONI DI LEGNO – CARATTERISTICHE MECCANICHE

2. LEGNO IN DIMENSIONE D’USO:

È importante ricordare che molte curve e


tabelle riportate in letteratura tecnica, a cui
solitamente si fa riferimento per ricavare le
caratteristiche del legno, sono riferite al
cosiddetto legno netto, ovvero privo di
quegli elementi fisiologici della pianta, quali
nodi, deviazioni di fibratura, fessurazioni…,
che negli elementi in dimensione strutturale
vengono considerati difetti.

Caratteristiche meccaniche:
- dettate dalla fibratura
Legno massiccio per costruzione: - struttura effettiva (“difetti”)
- dimensioni grandi
- “difetti” della struttura

crescita lavorazione (dalla presentazione del Prof. Bernasconi,


“Progettazione delle strutture in legno, materiale e
prodotti”, 2009)
4. COSTRUZIONI DI LEGNO – CARATTERISTICHE MECCANICHE

2. LEGNO IN DIMENSIONE D’USO:


Differenza tra prove sul materiale (provini di legno di dimensioni ridotte) e prove
sugli elementi strutturali (provini in dimensione strutturale)

(Bernasconi et al., “Il materiale legno”, promolegno)

• I valori nominali del legno privo di difetti non possono rappresentare, con sicurezza ed
affidabilità, il comportamento meccanico dei prodotti di legno per le costruzioni.
• Le cause delle differenze che si presentano nei provini in dimensione strutturale, caratterizzati
da forte dispersione delle proprietà, risiedono nei cosiddetti difetti della costituzione anatomica
dei tronchi (caratteristiche della crescita, es. i nodi) nonché nella lavorazione (es. la segagione
del legno tondo).
Le grandezze caratteristiche del legno come materiale da costruzione devono quindi essere
determinate su provini in dimensione strutturale

4. COSTRUZIONI DI LEGNO – CARATTERISTICHE MECCANICHE

(Bernasconi et al., “Il materiale legno”, promolegno)


4. COSTRUZIONI DI LEGNO – CARATTERISTICHE MECCANICHE

(dalla presentazione del Prof. Bernasconi, “Progettazione delle strutture in legno, materiale e prodotti”, 2009)

I difetti possono far variare in modo considerevole le caratteristiche di resistenza


dell’elemento ligneo,soprattutto nel caso di sollecitazione per trazione parallela alla fibratura.

4. COSTRUZIONI DI LEGNO – CARATTERISTICHE MECCANICHE

(Piazza et al., “Strutture in legno”, Hoepli)

Confronto di comportamenti tipici a flessione per provini di legno netto (sinistra) e in


dimensione d’uso (destra):
Comportamento carico-spostamento a) pseudoduttile per un provino di legno netto, b)
fragile per un provino di legno in dimensioni d’uso, con presenza di difetti
4. COSTRUZIONI DI LEGNO – CARATTERISTICHE MECCANICHE
Parametri che influenzano il comportamento in dimensione d’uso

1. La direzione della sollecitazione


(angolo forza/fibratura)

2. Il tipo di sollecitazione
(trazione – compressione – flessione – taglio)

(dalla presentazione del Prof. Bernasconi, “Progettazione delle


strutture in legno, materiale e prodotti”, 2009)

3. La specie legnosa

4. COSTRUZIONI DI LEGNO – CARATTERISTICHE MECCANICHE

Forti differenze tra le 2 direzioni di riferimento

Moduli
Tipo di sollecitazione Resistenza
elastici
flessione fm
parallela alla
(indice 0)
fibratura

compressione fc,0 E0
trazione ft,0
taglio fv G
perpendicolare

compressione fc,90
alla fibratura
(indice 90)

E90
trazione ft,90

taglio trasv. fR G90

Resistenza: Moduli elastici:

(dalla presentazione del Prof. Bernasconi,


“Progettazione delle strutture in legno, materiale e
prodotti”, 2009)
4. COSTRUZIONI DI LEGNO – CARATTERISTICHE MECCANICHE

(Bernasconi et al., “Il materiale legno”, promolegno)

4. COSTRUZIONI DI LEGNO – CARATTERISTICHE MECCANICHE


Altri parametri che influenzano il comportamento in dimensione d’uso

1. Presenza di nodi
(deviazione della fibratura)

2. Inclinazione della fibratura

(Furiozzi et al, “Prontuario per il


3. Anelli di crescita (struttura e calcolo degli elementi strutturali”, Le
densità del materiale) Monnier -
Schickhofer et al., “I prodotti del legno
per la costruzione”, promolegno)

4. Deformazioni
(modifica della fibratura)

5. Tipo di taglio
(zona del midollo)
4. COSTRUZIONI DI LEGNO – CARATTERISTICHE MECCANICHE
1. Presenza di nodi

I nodi sono porzioni di rami incluse all’interno della


pianta durante il processo di accrescimento e
pertanto, sebbene svantaggiosi a livello
tecnologico, la loro presenza all’interno della pianta
è fisiologica.
Ogni nodo presente nell’elemento strutturale deve
essere considerato non collaborante e la sua
presenza assimilabile, a vantaggio di sicurezza, a
quella di un foro delle stesse dimensioni.

Infatti anche nel caso di nodo sano e aderente, avente le stesse


caratteristiche meccaniche del legno normale, la deviazione della
fibratura che si forma intorno al nodo rappresenta comunque un
grave difetto, in quanto determina una notevole riduzione della
resistenza dell’elemento stesso.

Le caratteristiche dei nodi costituiscono quindi un importante criterio


di riferimento per la classificazione dei segati in funzione della loro
resistenza.

4. COSTRUZIONI DI LEGNO – CARATTERISTICHE MECCANICHE


1. Presenza di nodi

(Furiozzi et al, “Prontuario per il Riduzione della resistenza varia in funzione:


calcolo degli elementi strutturali”, - del tipo di nodo,
Le Monnier )
- delle dimensioni,
- della posizione nella sezione trasversale lungo
l’elemento,
- in base al tipo di sollecitazione applicata;
4. COSTRUZIONI DI LEGNO – CARATTERISTICHE MECCANICHE
2. Inclinazione della fibratura

Poiché nella schematizzazione del materiale si assume che la direzione longitudinale


dell’elemento strutturale sia parallela alla direzione di fibratura, la presenza di fibratura
deviata è da considerarsi un difetto.

Esistono varie tipologie di fibrature deviate, classificabili in tre principali categorie:


- fibratura elicoidale;
- fibratura ondulata;
- fibratura intrecciata.

(www.sfera-group.it)

4. COSTRUZIONI DI LEGNO – CARATTERISTICHE MECCANICHE


2. Inclinazione della fibratura

(www.sfera-group.it)
Inclinazione della fibratura

(Furiozzi et al, “Prontuario per il


calcolo degli elementi strutturali”,
Le Monnier )
4. COSTRUZIONI DI LEGNO – CARATTERISTICHE MECCANICHE
3. Anelli di crescita

Un parametro direttamente correlato alla massa volumica del legno è la larghezza degli
anelli di accrescimento:
- nelle conifere, ad un aumento di ampiezza corrisponde una diminuzione della massa
volumica e della resistenza;
- nelle latifoglie, invece ad anelli ampi corrisponde una maggior percentuale di legno
tardivo, e quindi un materiale più pesante e più resistente.

Va comunque ricordato che, più importante della larghezza degli anelli è la loro regolarità:
tanto più essi sono regolari, più è pregiato il legno.

Anelli di crescita

(legnolegno.it)

(Furiozzi et al, “Prontuario per il


calcolo degli elementi strutturali”,
Le Monnier )

4. COSTRUZIONI DI LEGNO – CARATTERISTICHE MECCANICHE


4. Deformazioni

Alcune anomalie nei segati sono inoltre imputabili alla presenza, nella pianta in piedi, di
tensioni interne, ovvero stati di coazione: nel piano radiale sono infatti presenti stati di
sollecitazione longitudinali, mentre nel piano trasversale sono presenti stati di
sollecitazione tangenziali e stati di trazione in direzione radiale.

La presenza di tali stati di sollecitazione interna causa spesso degli effetti indesiderati,
dal punto di vista tecnologico strutturale. Queste tensioni si liberano all’atto del taglio e
determinano inconvenienti nei segati, provocando deformazioni diverse da quelle dovute
all’anisotropia dei ritiri quali falcatura, arcuatura e cretti radiali.

(Furiozzi et al, “Prontuario per il


calcolo degli elementi strutturali”,
Le Monnier )
5. COSTRUZIONI DI LEGNO – CARATTERISTICHE MECCANICHE
4. Deformazioni

Si può inoltre incorrere nella presenza di cipollature, ovvero separazioni parziali o totali tra
due anelli di accrescimento consecutivi che danneggiano in maniera grave, il materiale
affetto da questo difetto.

(Furiozzi et al, “Prontuario per il calcolo degli elementi strutturali”, Le Monnier )

4. COSTRUZIONI DI LEGNO – CARATTERISTICHE MECCANICHE

5. Tipo di taglio

La parte centrale del fusto, comprendente il


midollo e il legno giovanile (primi 11/20 anelli a
partire dal centro) rappresenta dal punto di vista
tecnologico un difetto e deve possibilmente
essere esclusa dal segato, a meno di
declassamento dell’intero elemento strutturale in (Schickhofer et al., “I prodotti del legno per la
cui è presente. costruzione”, promolegno)

Il midollo ha modeste caratteristiche di resistenza e durabilità. Molto spesso in


prossimità del midollo si rileva un’elevata frequenza di nodi e/o fessurazioni del cuore
e marcescenza.

Il legno giovanile presenta delle caratteristiche anatomiche che complessivamente lo


rendono tecnologicamente inferiore rispetto al legno normale, soprattutto in termini di
caratteristiche meccaniche e di maggiori ritiri longitudinali.
5. CLASSIFICAZIONE DEL LEGNO STRUTTURALE

(DM 17/01/2018)

5. CLASSIFICAZIONE DEL LEGNO STRUTTURALE

NECESSITA’ DI UNA CLASSIFICAZIONE DEL


LEGNO STRUTTURALE
5. CLASSIFICAZIONE DEL LEGNO STRUTTURALE
• Per permettere un dimensionamento sicuro ed affidabile degli elementi strutturali di legno
devono essere conosciute le caratteristiche del materiale con sufficiente attendibilità.
Le caratteristiche meccaniche del legno presentano una dispersione dei valori molto grande
(il rapporto fra il valore più piccolo e quello più grande della resistenza a rottura di un
elemento di legno segato può raggiungere 1:10).

Ciò impedirebbe, in mancanza di una classificazione efficace, di impiegare il legno quale


elemento strutturale in modo adeguato

• La procedura di classificazione del materiale


si prefigge di ottenere l’effetto seguente:
- formazione di classi di resistenza con
proprietà differenziate e valori caratteristici
affidabili;
- distribuzione dei valori delle proprietà
meccaniche più ridotta all’interno delle singole
classi di resistenza rispetto alla totalità del
materiale (si definisce questo effetto come
“omogeneizzazione” del materiale). (Bernasconi et al., “Il materiale legno”, promolegno)

5. CLASSIFICAZIONE DEL LEGNO STRUTTURALE


• In dipendenza dall’utilizzazione prevista, il materiale può essere classificato
prevalentemente secondo:
- la resistenza (resistenza e/o rigidezza);
- l’apparenza estetica (criteri di classificazione specifici all’estetica o alla conformazione
della superficie);
- esigenze in relazione all’utilizzazione prevista (fessurazione, stabilità dimensionale).

• La classificazione secondo la resistenza meccanica, di fondamentale importanza per l’uso


del legno per elementi strutturali, può essere:

classificazione visiva classificazione meccanica

- ogni elemento ligneo viene esaminato dentro e fuori;


- ogni caratteristica che influenza la resistenza meccanica viene individuata e
misurata secondo regole ben definite;
- sulla base di tolleranze ammesse per ciascuna di queste caratteristiche 
attribuzione dell’elemento ad una delle classi di resistenza definite dalla EN
338:2016 (legno massiccio) e dalla EN 14080:2013 (legno lamellare)
5. CLASSIFICAZIONE DEL LEGNO STRUTTURALE

Classificazione visiva
Per la classificazione visiva si applicano criteri visibili e riconoscibili senza l’uso di
apparecchi particolari:
- nodi;
- inclinazione delle fibre;
- ampiezza degli anelli di accrescimento;
- smussi;
-eventualmente posizione nel tronco o nella sezione.

Il principio della classificazione visiva si basa sul fatto che esiste una correlazione, più o
meno buona, tra i singoli criteri riconoscibili visivamente (per esempio la grandezza dei
nodi) e le caratteristiche meccaniche del materiale.

Mediante prove di carico a rottura di elementi strutturali di legno massiccio in dimensione


reale, o sulla base della lunga esperienza della classificazione visiva, sono definiti i valori
limite per ogni singolo criterio.

5. CLASSIFICAZIONE DEL LEGNO STRUTTURALE

Classificazione visiva
I vantaggi della classificazione visiva sono:
- le prescrizioni e le regole di classificazione sono semplici e facili da mettere in pratica;
- l’applicazione senza l’ausilio di apparecchiature specifiche è possibile;
- in caso di esecuzione precisa e coscienziosa, la classificazione offre sufficienti garanzie di
affidabilità ed efficienza;
- una verifica ulteriore della classificazione di elementi già messi in opera è, in linea di
principio, possibile.

Gli svantaggi della classificazione visiva sono:


- la classificazione è soltanto parzialmente riproducibile, in quanto spesso il giudizio
soggettivo del personale preposto gioca un ruolo importante;
- il risultato finale dipende anche dalle condizioni di lavoro e dalla concentrazione del
personale preposto alla classificazione;
- la classificazione visiva richiede un impiego notevole di personale;
- la classificazione in classi di resistenza “elevate” non è possibile tramite la classificazione
visiva; il potenziale del materiale classificato non può quindi essere sfruttato completamente;
- le regole di classificazione piuttosto semplici non permettono di tener conto di tutti gli effetti e
parametri di classificazione: il parametro di classificazione “peggiore” determina la
classificazione.
5. CLASSIFICAZIONE DEL LEGNO STRUTTURALE

Classificazione meccanica
La classificazione meccanica permette di considerare anche criteri non analizzabili in
modo visivo, quali, ad esempio, la densità del materiale o il valore del modulo di elasticità.

In questo casi, i criteri di classificazione vengono infatti riconosciuti e analizzati da


un'apparecchiatura automatizzata, senza danneggiare in alcun modo il materiale.

Il criterio meccanico di classificazione più importante è il modulo di elasticità E, in quanto


permette una correlazione con la resistenza più marcata rispetto agli altri criteri.

I vantaggi della classificazione meccanica sono:


- a causa delle suddivisione più efficiente del materiale nelle classi di resistenza, si ottiene
un coefficiente di variazione più piccolo e quindi una migliore suddivisione del materiale
(varianza più piccola). Ne risulta quindi una classificazione più efficace, la classificazione
è documentata e ripetibile;
- il potenziale meccanico del materiale può essere sfruttato meglio, in quanto possono
essere formate classi di resistenza con caratteristiche meccaniche migliori;
- la capacità di classificazione meccanica dei sistemi più moderni raggiunge i 300 metri
lineari di materiale al minuto.

5. CLASSIFICAZIONE DEL LEGNO STRUTTURALE

Classificazione meccanica
Gli svantaggi della classificazione meccanica sono:
- l'impegno finanziario per l'acquisto, la messa in esercizio e l'omologazione di un impianto
di classificazione meccanica è molto importante. Gli impianti per la classificazione
meccanica, e il risultato della classificazione da essi ottenuta, devono essere sottoposti
regolarmente a controlli e verifiche sia interni allo stabilimento di produzione, sia esterni,
cioè ad opera di istituti appositamente accreditati;
- il risultato della classificazione, e in particolar modo dopo che gli elementi in questione
siano stati messi in opera, può essere ricostruito o controllato soltanto per mezzo di
impegnativi sistemi di controllo della qualità e protocollo delle procedure;
- il personale addetto alla gestione e all'esercizio della classificazione meccanica deve
essere istruito e qualificato secondo criteri ben definiti.
5. CLASSIFICAZIONE DEL LEGNO STRUTTURALE (DM08)

5. CLASSIFICAZIONE DEL LEGNO STRUTTURALE


• L’insieme dei valori caratteristici relativi alle principali resistenze, massa volumica ed alle proprietà elastiche di un
determinato tipo di legname costituisce il “Profilo Prestazionale”

• Le norme EN prevedono una serie di profili prestazionali che prendono il nome di classi di resistenza  tali classi
“svincolano” il progettista dalla scelta di una determinata specie legnosa (per quanto riguarda la resistenza)

UNI EN 338:2016. Legno strutturale - Classi di resistenza


5. CLASSIFICAZIONE DEL LEGNO STRUTTURALE

UNI EN 14080:2013.
Strutture di legno –
Legno lamellare incollato
- Classi di resistenza e
(Piazza et al., “Strutture in legno”, Hoepli) determinazione dei valori
caratteristici

5. CLASSIFICAZIONE DEL LEGNO STRUTTURALE

“Primo” prodotto di tipo lineare:


legno tondo (di Conifere o Latifoglie).

scortecciamento ed eliminazione del


cambio, senza altre trasformazioni
della sezione e della superficie del
legno (eventualmente rettificazione del
tronco per ottenere un diametro
costante).

I tondi vengono impiegati in edilizia


prevalentemente per impalcature e
ponteggi.

(Schickhofer et al., “Il prodotti del legno per la


costruzione”, promolegno)
5. CLASSIFICAZIONE DEL LEGNO STRUTTURALE

Legno massiccio strutturale  segati


destinati a strutture portanti, ricavati dal
legno tondo tramite taglio parallelo all’asse
del tronco ed eventuale piallatura, senza
superfici incollate e senza giunti a pettine.

In Europa centrale le specie legnose


impiegate sono soprattutto le Conifere
locali; per usi particolari viene usato anche
il legno delle Latifoglie indigene.

I segati si distinguono in listelli, tavole (o


lamelle), tavoloni e legname squadrato a
seconda delle dimensioni e del rapporto tra
altezza e spessore della sezione.

(Schickhofer et al., “Il prodotti del legno per la


costruzione”, promolegno)

5. CLASSIFICAZIONE DEL LEGNO STRUTTURALE


Legno massiccio strutturale
• Il legname squadrato viene utilizzato in
quasi tutti i settori delle costruzioni (edilizia e
ponti), per le travi correnti sulle fondazioni,
per i pilastri e le travi portanti, per travi
semplici o assemblate, per arcarecci,
puntoni, travetti e gli ulteriori elementi di una
struttura portante.

• I tavoloni sono utilizzati per le superfici di


carico (tavolati per impalcature, balconate,
solai).

• Le tavole sono utilizzate sia come materia


prima per una successiva lavorazione, sia
come casseri o ancora come rivestimenti
piallati o fresati. Tavole e tavoloni (lamelle)
sono, inoltre, i prodotti base per la
realizzazione del legno lamellare incollato.

• I listelli vengono utilizzati soprattutto come


elementi di completamento e sottostruttura
di pavimenti, come rivestimenti di coperture
(Schickhofer et al., “Il prodotti del legno per la e facciate.
costruzione”, promolegno)
5. CLASSIFICAZIONE DEL LEGNO STRUTTURALE
Prodotti di legno massiccio
• Legno massiccio da costruzione (KVH)
 legname squadrato essiccato artificialmente,
piallato e classificato secondo la resistenza,
ottenuto da taglio cuore spaccato o fuori cuore.

Mediante il giunto a pettine è possibile


ottenere elementi di maggior lunghezza.
Il giunto a pettine è un giunto longitudinale
tra due elementi di legno massiccio, sulle
cui testate sono stati intagliati, mediante
fresatura, denti aventi stesso profilo e
stesso passo, che si incastrano fra di loro
senza gioco e che sono uniti tramite
incollaggio.

(Schickhofer et al., “Il prodotti del legno per la


costruzione”, promolegno)

5. CLASSIFICAZIONE DEL LEGNO STRUTTURALE


Prodotti di legno massiccio
• Travi DUO - TRIO
Sono costituite da 2 o 3 elementi di
legname squadrato o tavoloni, essiccati
artificialmente, classificati secondo la
resistenza e successivamente incollati sui
lati lunghi; da questo procedimento risulta
un legno massiccio dalle caratteristiche
tecniche ben definite, di ottima qualità e
con una ridotta tendenza a fessurarsi.
I singoli elementi possono essere giuntati
longitudinalmente tramite giunti a pettine.

(Schickhofer et al., “Il prodotti del legno per la


costruzione”, promolegno)
5. CLASSIFICAZIONE DEL LEGNO STRUTTURALE
Legno lamellare incollato
E’ un prodotto composito costituito da
lamelle solitamente di una sola specie
legnosa e incollate parallelamente alla
fibratura.
Si distingue tra sezioni omogenee
(indicate aggiungendo h, ad esempio GL
24h) e sezioni combinate (indicate
aggiungendo c, ad esempio GL 24c).
Le prime sono costituite da lamelle della
stessa categoria di classificazione (classe
di resistenza delle lamelle) e della stessa
specie legnosa (o combinazione di specie
legnose). Le sezioni combinate prevedono
invece lamelle interne ed esterne
appartenenti a diverse categorie (classi di
resistenza delle lamelle) e specie legnose.

(Schickhofer et al., “Il prodotti del legno per la


costruzione”, promolegno)

5. CLASSIFICAZIONE DEL LEGNO STRUTTURALE


Prodotti di tipo piano
I prodotti a base legno di forma piana
attualmente in commercio possono essere
classificati, in base al materiale di partenza
(tavola, piallaccio, truciolo e fibra), in elementi
portanti, non portanti e isolanti.

Particolare importanza assumono gli elementi


costruttivi piani di tipo compensato (ottenuti
con tavole, piallacci e trucioli), caratterizzati
dalla capacità più o meno elevata di
trasmettere carichi nelle due direzioni principali
del loro piano. Essi possono lavorare sia come
piastre (per carichi agenti perpendicolarmente
al piano del pannello) che come lastre (per
carichi agenti nel piano del pannello).

Classificazione dei prodotti piani a base legno


in base a:
- grado di scomposizione del materiale di base
- orientamento o modalità di disposizione del
materiale stesso all’interno dell’elemento finito.
(Schickhofer et al., “Il prodotti del legno per la
costruzione”, promolegno)
5. CLASSIFICAZIONE DEL LEGNO STRUTTURALE
Prodotti di tipo piano
Grado di scomposizione
 grandezza (granulometria) del materiale di base destinato alla produzione.
A seconda delle dimensioni, si distingue tra:
- fibre di legno (o fasci di fibre),
- trucioli,
- piallacci
- tavole (lamelle).

fibre di
legno

(Schickhofer et al., “Il prodotti del


legno per la costruzione”, trucioli
promolegno)

piallacci

5. CLASSIFICAZIONE DEL LEGNO STRUTTURALE


Prodotti di tipo piano
Grado di scomposizione
Quanto maggiore è il grado di scomposizione, tanto maggiore sarà l’effetto di
omogeneizzazione all’interno dell’elemento a base legno.

• Maggiore omogeneità nei pannelli composti da fibre di legno


• Minore dispersione dei parametri caratteristici del materiale (es. resistenza e rigidezza)
rispetto al legno massiccio, caratterizzato da elevata disomogeneità e anisotropia.

MA: più aumenta il grado di scomposizione, più la fibra è soggetta a danni, con una
conseguente perdita di resistenza del materiale ottenuto e quindi dell’elemento costruttivo
con esso realizzato.
5. CLASSIFICAZIONE DEL LEGNO STRUTTURALE
Prodotti di tipo piano
Orientamento (Schickhofer et al., “Il prodotti del
legno per la costruzione”,
Si possono distinguere due tipi di elementi, stratificati e compensati promolegno)

• Negli elementi stratificati piani, i singoli elementi che costituiscono l’elemento piano sono
disposti con la direzione della fibratura parallela l’uno all’altro.
Gli elementi stratificati presentano un’elevata resistenza in direzione della fibratura, mentre la
resistenza e la rigidezza trasversalmente alla fibratura sono ridotte.

• Negli elementi piani di tipo compensati, una parte degli strati (di norma circa la metà
degli strati) è orientata in direzione perpendicolare alla fibra degli strati esterni. È però
possibile anche l’orientamento casuale della direzione della fibratura dei componenti dei
singoli strati.
In questo caso si subisce una perdita di resistenza e rigidezza nella direzione principale (che
in genere corrisponde all’orientamento degli strati esterni e/o alla direzione principale di
sollecitazione), ma d’altro canto si ottiene un elemento piano di forma notevolmente più
stabile.

6. IL CALCOLO DELLE STRUTTURE IN LEGNO


Dimensionamento di un elemento di una struttura portante  verifica numerica che:
1) sia assicurata una sufficiente sicurezza rispetto al collasso della struttura o
dell'elemento considerato (SLU)
2) le deformazioni della struttura o dell'elemento considerato siano contenute entro i limiti
necessari a garantirne il funzionamento per l'uso previsto (SLE)

La prima condizione è inderogabile e può essere definita come essenziale, garantendo una
resistenza sufficiente della struttura.

La seconda condizione si riferisce piuttosto al buon funzionamento della struttura


considerata. I valori limite delle deformazioni, quali le frecce o gli spostamenti laterali
massimi, sono spesso considerati come fattori estetici o di servizio, che non influenzano
direttamente la sicurezza della struttura. Questa condizione influenza principalmente la
rigidezza della struttura, e quindi anche le sue dimensioni.
6. IL CALCOLO DELLE STRUTTURE IN LEGNO
STATI LIMITE ULTIMI

(Piazza et al., “Strutture in legno”, Hoepli)

Verifica della sicurezza secondo il metodo dei coefficienti parziali:

E d ≤ Rd

S = sollecitazione
R = resistenza
gR = coefficiente di sicurezza per la resistenza del materiale
gS = coefficiente di sicurezza per le azioni

6. IL CALCOLO DELLE STRUTTURE IN LEGNO


STATI LIMITE ULTIMI
Osservazione: bisogna tener conto delle particolari caratteristiche del materiale considerato,
che influenzano la resistenza o il comportamento meccanico del materiale.

Per quanto riguarda il materiale legno o i materiali a base di legno, occorre tener conto
essenzialmente dell'effetto sul comportamento:
• della durata dell'azione del carico
• dell'umidità del legno.

Valore di calcolo della resistenza del materiale (§4.4.6):

kmod = coefficiente di correzione,


che tiene conto della durata del
carico e dell’umidità

Xk = valore caratteristico di una proprietà del materiale


Xd = valore di calcolo della stessa proprietà del materiale
gM = coefficiente di sicurezza parziale per le proprietà dei materiali
6. IL CALCOLO DELLE STRUTTURE IN LEGNO
STATI LIMITE ULTIMI – Coefficienti parziali gM (DM18)

(tratto dalla lezione dell’ing. Andreolli, “Il calcolo delle strutture di legno”)

6. IL CALCOLO DELLE STRUTTURE IN LEGNO


STATI LIMITE ULTIMI – Umidità e classi di servizio
La resistenza alla rottura del legno dipende in generale dall'umidità dello stesso: un
aumento dell'umidità provoca una riduzione della resistenza alla rottura.
I valori contenuti nelle norma per il calcolo di elementi strutturali sono normalmente riferiti
ad un'umidità del legno del 12%, cioè ad una umidità relativa dell'aria del 65% e ad una
temperatura di 20 gradi.

(Piazza et al., “Strutture in legno”, Hoepli)


6. IL CALCOLO DELLE STRUTTURE IN LEGNO
STATI LIMITE ULTIMI – Umidità e classi di servizio
La verifica della sicurezza deve tener conto delle condizioni climatiche in cui viene a
trovarsi l'elemento considerato.

Per questo vengono definite 3 classi di servizio:

Classe di servizio 1
clima 20° / 65%
u≅12%
(tutti gli interni di abitazione)

Classe di servizio 2
clima 20° / 85%
u≅18%
(elementi protetti dall’azione diretta delle intemperie)

Classe di servizio 3
clima più umido che la classe 2
u>20%
(elementi “bagnati”, possibile degrado biologico)

Riferita alla situazione “normale” della costruzione: possibili avvenimenti eccezionali e limitati nel tempo non
influenzano l'assegnazione della classe di servizio

6. IL CALCOLO DELLE STRUTTURE IN LEGNO


STATI LIMITE ULTIMI – Umidità e classi di servizio (DM18)

CIRC 21/01/2019
6. IL CALCOLO DELLE STRUTTURE IN LEGNO
STATI LIMITE ULTIMI – Classi di durata del carico
Anche la durata dell'azione del carico influenza la resistenza del materiale.
 nel caso di sollecitazioni molto elevate, si riscontra una diminuzione della resistenza del
materiale in caso di carichi di lunga durata.

resistenza del materiale più elevata in caso di carichi di breve durata

(Piazza et al., “Strutture in


legno”, Hoepli)

6. IL CALCOLO DELLE STRUTTURE IN LEGNO


STATI LIMITE ULTIMI – Classi di durata del carico
Definizione di opportune classi di durata del carico come base per il calcolo

(Bernasconi et al., “Il calcolo degli elementi delle strutture di legno”, promolegno)
Nelle NTC 2018:
vento medio: azione di breve durata
vento di picco: azione istantanea

In caso di combinazioni di carichi di durata differente ci si riferirà al carico con la durata più
breve per la determinazione della classe di durata della combinazione.

Sono infatti le sollecitazioni più elevate a causare il danneggiamento e quindi la rottura del
materiale: queste sollecitazioni estreme sono presenti soltanto durante l'azione contemporanea
di tutti i carichi previsti dalla combinazione considerata, che si verifica soltanto durante un lasso
di tempo pari alla durata dell'azione di più breve durata fra quelle contenute nella combinazione
considerata.
6. IL CALCOLO DELLE STRUTTURE IN LEGNO
STATI LIMITE ULTIMI – Classi di durata del carico (DM18+circ. 2019)

6. IL CALCOLO DELLE STRUTTURE IN LEGNO


STATI LIMITE ULTIMI – Classi di durata del carico (DM18)
6. IL CALCOLO DELLE STRUTTURE IN LEGNO
STATI LIMITE ULTIMI – RESISTENZA DI CALCOLO (DM18)

kmod carico kmod carico


permanente + breve durata

6. IL CALCOLO DELLE STRUTTURE IN LEGNO


STATI LIMITE ULTIMI – coefficienti kmod (DM18)
6. IL CALCOLO DELLE STRUTTURE IN LEGNO
STATI LIMITE ULTIMI – valori caratteristici delle resistenze
UNI EN 338:2016
Legno massiccio strutturale - Classi di resistenza

6. IL CALCOLO DELLE STRUTTURE IN LEGNO

STATI LIMITE ULTIMI – valori caratteristici delle resistenze

UNI EN 14080:2013
Legno lamellare incollato omogeneo e composito - Classi di resistenza
6. IL CALCOLO DELLE STRUTTURE IN LEGNO
STATI LIMITE ULTIMI – RESISTENZA DI CALCOLO
Esempio di calcolo del valore di resistenza a flessione:
- materiale: lamellare incollato, classe GL24h
- carichi: peso proprio e neve  classe del carico neve “determinante” (breve durata)
- condizioni: elemento protetto dalle intemperie  classe di servizio 2

k mod  f m, k
f m, d 
gM

0.9  24
f m,d   14.9 MPa
1.45

6. IL CALCOLO DELLE STRUTTURE IN LEGNO


STATI LIMITE ULTIMI – VERIFICHE DI RESISTENZA
6. IL CALCOLO DELLE STRUTTURE IN LEGNO
STATI LIMITE ULTIMI – VERIFICHE DI RESISTENZA
1. Trazione parallela alla fibratura

6. IL CALCOLO DELLE STRUTTURE IN LEGNO


STATI LIMITE ULTIMI – VERIFICHE DI RESISTENZA
1. Trazione parallela alla fibratura

Influenza della dimensione dell’elemento sulla resistenza (DM18, §11.7.1.1)


6. IL CALCOLO DELLE STRUTTURE IN LEGNO
STATI LIMITE ULTIMI – VERIFICHE DI RESISTENZA
1. Trazione parallela alla fibratura

Influenza della dimensione dell’elemento sulla resistenza (DM18, §11.7.1.1)

6. IL CALCOLO DELLE STRUTTURE IN LEGNO


STATI LIMITE ULTIMI – VERIFICHE DI RESISTENZA
1. Trazione parallela alla fibratura

(Bernasconi et al., “Il calcolo degli elementi delle strutture di legno”, promolegno)

La tensione di trazione va calcolata sulla SEZIONE NETTA: le giunzioni di estremità


indeboliscono la sezione a causa dei fori e degli intagli necessari
Nd
 t , 0 ,d 
A NETTA
6. IL CALCOLO DELLE STRUTTURE IN LEGNO
STATI LIMITE ULTIMI – VERIFICHE DI RESISTENZA
2. Trazione perpendicolare alla fibratura

(Piazza et al., “Strutture in


legno”, Hoepli)

Tensioni di trazione perpendicolare alla fibratura nella zona d’apice di una trave rastremata
e in una trave curva soggetta a momento positivo.

6. IL CALCOLO DELLE STRUTTURE IN LEGNO


STATI LIMITE ULTIMI – VERIFICHE DI RESISTENZA
2. Trazione perpendicolare alla fibratura

(tratto dalla lezione dell’ing. Andreolli, “Il calcolo delle strutture di legno”)
6. IL CALCOLO DELLE STRUTTURE IN LEGNO
STATI LIMITE ULTIMI – VERIFICHE DI RESISTENZA
2. Trazione perpendicolare alla fibratura

Rottura fragile, sensibilmente influenzata dalla presenza di difetti

Maggiore è il volume sollecitato  maggiore è il rischio di rottura


associato alla presenza di un difetto

0.2
V 
 t ,90,d  f t ,90,d  0 
V

V = volume uniformemente sollecitato (m3)


V0 = volume di riferimento (0.01 m3)

6. IL CALCOLO DELLE STRUTTURE IN LEGNO


STATI LIMITE ULTIMI – VERIFICHE DI RESISTENZA
3. Compressione parallela alla fibratura

(Bernasconi et al., “Il calcolo degli elementi delle strutture di legno”, promolegno)
6. IL CALCOLO DELLE STRUTTURE IN LEGNO
STATI LIMITE ULTIMI – VERIFICHE DI RESISTENZA
3. Compressione parallela alla fibratura

(Bernasconi et al., “Il calcolo degli elementi delle strutture di legno”, promolegno)

Nota: In questo caso non si tiene conto delle riduzioni della sezione, in quanto la
trasmissione della compressione è normalmente possibile per semplice contatto verso i
connettori o altri elementi: gli intagli e i fori hanno quindi un effetto molto meno sfavorevole
che nel caso della trazione.
Inoltre il comportamento decisamente meno fragile del materiale permette una migliore
ridistribuzione degli sforzi all'interno della sezione in prossimità delle eventuali riduzioni
della sezione.
La verifica avviene quindi sulla base dell'area cosiddetta lorda della sezione.

Nd
 c , 0 ,d 
A LORDA

6. IL CALCOLO DELLE STRUTTURE IN LEGNO


STATI LIMITE ULTIMI – VERIFICHE DI RESISTENZA
3. Compressione parallela alla fibratura
6. IL CALCOLO DELLE STRUTTURE IN LEGNO

6. IL CALCOLO DELLE STRUTTURE IN LEGNO


STATI LIMITE ULTIMI – VERIFICHE DI RESISTENZA
4. Compressione perpendicolare alla fibratura

(Bernasconi et al., “Il calcolo degli elementi delle strutture di legno”, promolegno)
6. IL CALCOLO DELLE STRUTTURE IN LEGNO
STATI LIMITE ULTIMI – VERIFICHE DI RESISTENZA
4. Compressione perpendicolare alla fibratura

(Bernasconi et al., “Il calcolo degli elementi delle strutture di legno”, promolegno)

Meccanismo di rottura comune in corrispondenza delle zone d’appoggio di una trave in


legno su una piastra d’acciaio  SCHIACCIAMENTO LOCALIZZATO DELLE FIBRE

(Piazza et al., “Strutture in legno”, Hoepli)

6. IL CALCOLO DELLE STRUTTURE IN LEGNO


STATI LIMITE ULTIMI – VERIFICHE DI RESISTENZA
4. Compressione perpendicolare alla fibratura
Effetti di confinamento:
Collaborazione, al meccanismo resistente, delle fibre
adiacenti non caricate, le quali sono sollecitate
localmente a trazione, assorbendo una parte del carico
 Funzione dell’affondamento della piastra e delle
dimensioni laterali all’impronta di carico
(“confinamento”)

Campione non confinato


(tutte le fibre schiacciate)

Campione confinato
(solo una parte è caricata; le
fibre adiacenti collaborano al
meccanismo resistente)

(Piazza et al., “Strutture in legno”, Hoepli)


6. IL CALCOLO DELLE STRUTTURE IN LEGNO
STATI LIMITE ULTIMI – VERIFICHE DI RESISTENZA
5. Compressione inclinata rispetto alla fibratura

Compressione parallela Compressione inclinata


RESISTENZA MAX SITUAZIONE INTERMEDIA Compressione
perpendicolare
(Piazza et al., “Strutture in legno”, Hoepli) RESISTENZA MIN

6. IL CALCOLO DELLE STRUTTURE IN LEGNO


STATI LIMITE ULTIMI – VERIFICHE DI RESISTENZA
5. Compressione inclinata rispetto alla fibratura

Negli appoggi di travi con l'asse principale non


orizzontale, ma anche nel caso di connessioni
di carpenteria classiche, può presentarsi il
caso dell'introduzione di forze tramite
pressione di contatto in una direzione obliqua
rispetto alla fibratura

In questi casi la resistenza alla compressione


dipende dall'angolo fra la direzione della
(Bernasconi et al., “Il calcolo
degli elementi delle strutture di
forza - perpendicolare alla superficie di
legno”, promolegno) contatto - e la fibratura

α = angolo fra la direzione della forza e la fibratura


Fc,α,d = valore di calcolo della forza di compressione da
introdurre in direzione obliqua rispetto alla fibratura
Aα = superficie di contatto o di trasmissione della forza
6. IL CALCOLO DELLE STRUTTURE IN LEGNO
STATI LIMITE ULTIMI – VERIFICHE DI RESISTENZA
6. Flessione semplice

≤ fm,d

(Bernasconi et al., “Il calcolo degli elementi delle strutture di legno”, promolegno)

Nel caso di una trave semplice la sollecitazione alla flessione maggiore sarà nella sezione
centrale, mentre lo sforzo di taglio maggiore sarà in prossimità degli appoggi.
Nel caso invece di una trave su più appoggi, spesso le sezioni trasversali in prossimità
degli appoggi intermedi sono sollecitate dal momento flettente massimo e dallo sforzo di
taglio massimo.
Le verifiche a flessione e a taglio avvengono però sempre in modo indipendente, anche se
la sezione determinate è la medesima in entrambi i casi

6. IL CALCOLO DELLE STRUTTURE IN LEGNO


STATI LIMITE ULTIMI – VERIFICHE DI RESISTENZA
6. IL CALCOLO DELLE STRUTTURE IN LEGNO
STATI LIMITE ULTIMI – VERIFICHE DI RESISTENZA
6. Flessione biassiale

(Bernasconi et al., “Il calcolo degli elementi delle strutture di legno”, promolegno)

6. IL CALCOLO DELLE STRUTTURE IN LEGNO


STATI LIMITE ULTIMI – VERIFICHE DI RESISTENZA
6. Flessione semplice
Nota:
Questa forma della verifica presuppone però l'assenza di fenomeni di instabilità dovuti allo
svergolamento della trave, cioè vale solo se lo spostamento laterale della parte
compressa della trave è completamente impedito su tutta la lunghezza della trave, per
esempio tramite una copertura o una pannellatura fissata su tutta la lunghezza della trave
Svergolamento della trave inflessa = forma di instabilità dovuta allo spostamento laterale
delle parte compressa della trave, che provoca la rotazione della sezione.
Questo spostamento laterale deve essere impedito tramite ritegni laterali, che possono
corrispondere per esempio con la struttura portante secondaria, o tramite elementi appositi

(Bernasconi et al., “Il calcolo degli


elementi delle strutture di legno”,
promolegno)
6. IL CALCOLO DELLE STRUTTURE IN LEGNO
STATI LIMITE ULTIMI – VERIFICHE DI RESISTENZA

6. IL CALCOLO DELLE STRUTTURE IN LEGNO


STATI LIMITE ULTIMI – VERIFICHE DI RESISTENZA
7. Tensoflessione

Nota: tensoflessione con flessione lungo un solo piano


6. IL CALCOLO DELLE STRUTTURE IN LEGNO
STATI LIMITE ULTIMI – VERIFICHE DI RESISTENZA
7. Tensoflessione

(Bernasconi et al., “Il calcolo degli elementi delle strutture di legno”,


promolegno)

6. IL CALCOLO DELLE STRUTTURE IN LEGNO


STATI LIMITE ULTIMI – VERIFICHE DI RESISTENZA

8. Pressoflessione

Nota: pressoflessione con flessione lungo un solo piano


sia svergolamento che
 c , 0,d  m , y ,d sbandamento
 1
f c , 0 ,d f m , y ,d  c , 0,d  m , y ,d
 1
k crit ,c  f c,0,d k crit ,m  f m, y,d
6. IL CALCOLO DELLE STRUTTURE IN LEGNO
STATI LIMITE ULTIMI – VERIFICHE DI RESISTENZA
9. Taglio

per sezioni
rettangolari

(Bernasconi et al., “Il calcolo degli elementi delle strutture di legno”, promolegno)

6. IL CALCOLO DELLE STRUTTURE IN LEGNO


STATI LIMITE ULTIMI – VERIFICHE DI RESISTENZA
9. Taglio

EN 1995-1-1 punto 6.5

(tratto dalla lezione dell’ing. Andreolli, “Il calcolo


delle strutture di legno”)
6. IL CALCOLO DELLE STRUTTURE IN LEGNO
STATI LIMITE ULTIMI – VERIFICHE DI RESISTENZA
9. Taglio – intagli agli appoggi

EN 1995-1-1 punto 6.5

6. IL CALCOLO DELLE STRUTTURE IN LEGNO


STATI LIMITE DI ESERCIZIO
6. IL CALCOLO DELLE STRUTTURE IN LEGNO
STATI LIMITE DI ESERCIZIO

SLE – verifiche di DEFORMABILITÀ

DEFORMAZIONE ISTANTANEA - DEFORMAZIONE FINALE

118
120
121

STATI LIMITE DI ESERCIZIO


STATI LIMITE DI ESERCIZIO

BIBLIOGRAFIA

- M. Piazza, R. Tomasi, R. Modena, “Strutture in legno”, Hoepli.


- A. Bernasconi, G. Schickhofer, K. Frühwald, G. Traetta, “Il materiale legno”,
promolegno.
- G. Schickhofer, A. Bernasconi, G. Traetta, “I prodotti di legno per la costruzione”,
promolegno.
- A. Bernasconi, G. Schickhofer, M. Piazza, “Il calcolo degli elementi delle strutture di
legno - Le basi principali”, promolegno
- A. Bernasconi, “Progettazione delle strutture in legno, Materiale e prodotti”, lezione
del Corso di aggiornamento professionale sulla Progettazione delle strutture in legno,
febbraio 2009.
- M. Andreolli, “Il calcolo delle strutture di legno”, lezione del Corso di aggiornamento
professionale sulla Progettazione delle strutture in legno, febbraio 2009.
- B. Furiozzi, C. Messina, L. Paolini, “Prontuario per il calcolo degli elementi strutturali”,
Le Monnier.

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