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SISTEMI STRUTTURALI IN LEGNO

EDIFICIO IN LEGNO OGGI


La diffusione nel mercato edilizio delle costruzioni in legno
è stata caratterizzata negli ultimi anni da una crescita significativa.
Le ragioni sono da ricercare in una serie di aspetti, quali:

• La sostenibilità ambientale

più naturale e meno inquinante

• Il risparmio energetico

Il legno è un materiale estremamente isolante capace di garantire


un risparmio energetico vicino al 40% rispetto ai consumi delle strutture
convenzionali.

• L’elevata prefabbricazione

Una casa in legno viene costruita in 1/3 del tempo di una casa in latero-
cemento.

• L’elevato rapporto fra la resistenza (a flessione) e la massa volumica


L’uso del legno riduce la massa di circa il 70% rispetto ad un edificio
tradizionale, riducendo quindi le forze provocate dall’azione sismica.
LEGNO LAMELLARE
Nonostante i vantaggi del legno, unico difetto rimaneva il limite
dimensionale degli elementi lignei strettamente connessi alle
dimensioni dei tronchi degli alberi.

Limite superato dall’introduzione del «legno lamellare», che nasce in


Austria ai primi del ‘900 ma si diffonde in Italia a partire dagli anni ‘60
e ‘70 del secolo scorso.
Si realizzano elementi monodimensionali in legno (travi e pilastri)
«ingegnerizzati», realizzati con tecnologie avanzate che
consentono di superare le limitazioni dimensionali e qualitative del
legno massiccio.

IL LEGNO LAMELLARE Consta nell’unione di piccole assi (lamelle)


sovrapposte mediante incollaggio. Le fibre delle lamelle sono incollate
tutte nella stessa direzione.

Legni preferibilmente impiegati:

ABETE E PINO per le essenze europee


ABETE di DOUGLAS per le essenze esotiche

LEGNO LAMELLARE
Le strutture in legno lamellare permettono luci libere fino ai 50 metri,
ponendosi in alternativa al cemento armato (precompresso). Presenta
una densità pari a 550 kg/m3 risultando quindi più leggero se confrontato
con gli altri materiali strutturali.

Possono essere realizzate sezioni fino a 2 metri di altezza.

Campi di impiego:

- Elementi per strutture semplici


verticali (piedritti o pilastri) o per
la realizzazione di travi;
- Elementi per strutture di copertura
di luce piccola, media o grande
per edilizia civile, industriale,
commerciale e sportiva;
- Come elemento per la
composizione o la realizzazione di
componenti vari (serramenti,
pannelli tamponamento, ecc.)
LEGNO LAMELLARE
Le fasi principali sono le seguenti:

- Taglio di lamelle di spessore omogeneo


- Essicazione artificiale
- Selezione in funzione della classe di resistenza meccanica
- Eliminazione della parte difettosa
- Giunzione a pettine
- Piallatura
- Incollaggio
- Pressaggio
- Piallatura
- Impregnazione e coloritura

LEGNO LAMELLARE
LE COLLE

L’incollaggio del
lamellare avviene
per mezzo di resine di
due tipi principali di
colle con
caratteristiche
diverse.
LEGNO LAMELLARE

SISTEMI STRUTTURALI

SOLAI IN LEGNO
Contenimento luce di calcolo:
Suddivisione elementi portanti in diverse orditure
(principale, secondaria, terziaria)

•solai a semplice orditura, in cui le travi sono disposte secondo la minima


dimensione dell’ambiente da coprire (utilizzati per luci fino a 3/4 m)
•solai a doppia orditura, in cui le travi principali sono disposte ad interasse di 2/4 m,
secondo la dimensione minore dell’ambiente e una serie di travi secondarie di
minore dimensione sono disposte perpendicolarmente
•solai a tripla orditura, sono utilizzati quasi esclusivamente per ambienti di grande
luce o con carichi rilevanti, nei quali l’orditura principale è in genere costituita da
travi armate con saette o con contraffissi e tiranti, oppure da travi composte di
grandi dimensioni
SISTEMI STRUTTURALI

SOLAI IN LEGNO
Può essere presente o meno un’orditura secondaria, che serve a
riempire i vuoti, costituita da:

• tavole in legno (tavolato o assito)


• tavolato con giunti allineati
• tavolato con giunti sfalsati

• un incannucciato su cui poggia un massetto

• elementi lignei provenienti dalla segagione dei tronchi, anche


detto solaio alla napoletana con assito costituito da
“panconcelli”

• elementi in laterizio piani (pianelle in cotto o tavelle)

• elementi in laterizio con voltine di mattoni forati

• lastre di pietra appoggiate alle estremità e soggette a flessione

SOLAI IN LEGNO

Solai in legno – Solaio semplice


• Il tipo più semplice e più economico di solaio in
legno, presente in molte case rurali e di montagna, è
costituito da travi/travicelli, formanti un’orditura
orientata secondo il lato minore del vano da coprire
e posti in opera ad un certo interasse, su cui è
appoggiato un assito di tavole (detto anche
tavolato); in tal modo si ottiene una struttura (Davoli, “Costruire con il legno”, Hoepli)
resistente ma molto elastica, adatta per luci modeste
(fino a 4m).
Questo solaio può avere diversi gradi di finitura, a
seconda del legname impiegato, che può essere
appena sbozzato, o grossolanamente squadrato o
ancora lavorato a sega a spigolo vivo.

Il tipo rustico ha in genere travi appena


squadrate e tavole grezze semplicemente
accostate tra loro

Il tipo rifinito a regola d’arte ha le travi


perfettamente squadrate e le tavole unite a (Koenig et al., “Tecnologia
incastro delle costruzioni”, Le
Monnier)
Solai in legno – Solaio semplice
L’assito di tavole può anche funzionare
da pavimento (specie nel caso di soffitte,
fienili, baite di montagna), ma più
spesso serve come appoggio ad un
tavolato di usura più sottile, che
costituisce il piano di calpestio.

La pavimentazione è spesso realizzata


anche in cotto, su un sottofondo di
spessore variabile tra 5-10 cm, che rende
il solaio più rigido.

(Koenig et al., “Tecnologia delle costruzioni”, Le Monnier)

L’interasse ottimale dei travetti (in termini tecnico-economici) è di 30-50 cm; la lunghezza
più diffusa dei travetti è di 3-3.5 m.

Solai in legno – Solai a doppia orditura e solai composti

• Un altro tipo di solaio in legno molto diffuso è quello costituito da un’orditura


principale di grosse travi e da un’orditura secondaria di travicelli (in genere di
sezione quadrata) su cui poggia lo scempiato ( = singolo strato di mattoni o
pianelle), che a sua volta fa da supporto, tramite il sottofondo, alla pavimentazione
in cotto.
E’ utilizzato per ragioni di convenienza tecnico/economica quando la dimensione
minore del vano supera i 3.5-4.5 m o quando vi siano elevati carichi gravanti sul
solaio

(Koenig et al., “Tecnologia delle costruzioni”, Le Monnier)


Solai in legno – Solai a doppia orditura e solai composti

(Furiozzi et al., “Prontuario per il calcolo degli elementi strutturali”, Le Monnier)

Si suddivide l’area in due o più parti (campate) attraverso


travi primarie o maestre, poste generalmente ad un
massimo interasse di 3m circa;
ogni campata viene poi coperta con travicelli e tavolato o
tavelle di laterizio come nel caso del solaio semplice.
Le luci di 6m (o meglio ancora di 5m) dovrebbero essere
considerate il limite massimo entro il quale si è in grado di
risolvere il solaio con profili normalmente commercializzati
e con soluzioni tecniche competitive rispetto ad altre
tecnologie costruttive
(Davoli, “Costruire con il legno”, Hoepli)

Solai in legno – Solai a doppia orditura e solai composti

La parte inferiore del solaio può rimanere a vista, mostrando l’orditura delle travi e dei
travicelli, oppure essere nascosta da un controsoffitto, realizzato mediante cannicciato e
intonaco o rete metallica e intonaco (spessore totale = 40cm circa).

(Koenig et al., “Tecnologia delle costruzioni”, Le Monnier)

• Quando la luce del vano da coprire


con il solaio è notevole (5-7m) può
essere conveniente impiegare delle
grosse travi rompitratta sulle quali
appoggiare le normali travi del solaio; in
tal caso si parla di solaio composto.
Lo spessore totale dell’impalcato
diventa in questi casi considerevole.

(Koenig et al., “Tecnologia delle costruzioni”, Le Monnier)


Solai in legno - appoggi
Per evitare che le teste degli elementi in legno, più soggette
all’attacco degli agenti biologici e più inclini ad assorbire acqua
per la disposizione delle fibre, possano essere danneggiate
dall’umidità contenuta nella muratura e da quella conseguente
alla formazione di condensa interstiziale, è bene, quando
possibile, lasciare un’intercapedine d’aria tra la testa e la
muratura per favorire l’evaporazione dell’umidità.

(Davoli, “Costruire con il legno”, Hoepli)

Solai in legno - appoggi

Per evitare lesioni e frantumazione della muratura si frappone tra travicelli


e/o travi principali e muro un elemento detto dormiente che ha una mera
funzione di distribuzione del peso su una superficie più ampia. Per
migliorare l’appoggio delle travi incrementando la profondità di
penetrazione nel muro e riducendo la luce netta venivano spesso
adoperate mensole in legno.
Solai in legno – Dimensionamento di massima

Solaio a semplice orditura ( = con un solo ordine di travi/travetti portanti)  in funzione di:
luce e interasse delle travi, possibile sovraccarico

(Furiozzi et al., “Prontuario per il calcolo degli elementi strutturali”, Le Monnier)

Solaio a doppia orditura ( = con due ordini di travi portanti, principale e secondario) 
in funzione di: luce e interasse delle travi, possibile sovraccarico

(Furiozzi et al., “Prontuario per il calcolo degli elementi strutturali”, Le Monnier)


COPERTURE IN LEGNO
Tipologie di coperture – il tetto piano
• Il tetto piano rappresenta
la soluzione più semplice
dal punto di vista
strutturale: la copertura può
infatti essere vista come un
diaframma orizzontale che,
come tutti gli elementi di
solaio, trasmette i carichi
sulle pareti e funge da
diaframma orizzontale per (Bernasconi, “Aspetti strutturali della copertura e del tetto di un edificio”,
la controventatura e la promolegno)

stabilizzazione dell’edificio.

Concezione strutturale analoga a quella dei solai intermedi; differenze


prevalentemente di natura costruttiva (fisica tecnica, etc…) e legate ai carichi agenti,
in genere diversi per coperture e solai d’interpiano.

Nota: l’evacuazione dell’acqua dalla superficie del tetto implica molto spesso una leggera
inclinazione della falda – di regola una pendenza dell’1.5-2% verso gli spigoli, in cui è
previsto un pluviale o lo scorrimento naturale dell’acqua verso la gronda.
Se questa inclinazione è praticamente trascurabile nei calcoli strutturali e nelle verifiche agli
SLU, è comunque utile ricordare quali conseguenze abbia l’inclinazione della superficie del
tetto sulle forze in gioco e sui collegamenti con gli altri elementi della costruzione.

Tipologie di coperture – il tetto a una falda

Presenza di una falda inclinata:


1) È importante concepire ed eseguire gli appoggi
della struttura del tetto in modo tale da non creare
forze – o componenti di esse – orizzontali sulla
struttura sottostante a seguito dei carichi verticali
agenti sul tetto.

tutte le superfici di appoggio per la trasmissione di


forze di compressione tramite pressione di contatto
devono essere orizzontali.

2) Tra i carichi agenti sulla struttura del tetto, l’unico a


contenere una componente non verticale è quello del
vento  al crescere dell’angolo di inclinazione della
falda del tetto, questa componente inclinata aumenta

deve essere trasmessa ad opportuni elementi


strutturali di irrigidimento e di controventatura, tramite
i collegamenti. (Bernasconi, “Aspetti strutturali della copertura e del
tetto di un edificio”, promolegno)
Tipologie di coperture – il tetto a 2 falde

• Il tetto a 2 falde è la forma più


semplice e “classica” di copertura per
un edificio di abitazione, ed è formato
da due falde piane e inclinate.

Scelta dell’inclinazione delle falde:


- in linea di principio, a piacimento del
(Bernasconi, “Aspetti strutturali della copertura e del tetto di un edificio”,
progettista promolegno)
- generalmente, scelta in funzione
della cultura architettonica locale e di

scabrosità e permeabilità del manto di


copertura
latitudine ed altitudine del sito costruttivo - scandole di legno: 40%
(regione climatica): - coppi e canali: 35%
- alta quota ≥ 60% - tegole marsigliesi: 30%
- Alpi: 50-60% - lastre ondulate in fibrocemento o lamiera:
- alto Appennino settentrionale e centrale: 45% 20-25%
- basso Appennino e Pianura Padana: 35% - materiali speciali o vetro liscio: 10-20%
- centro Italia: 30-35% - manti in lamiera con giunti a tenuta: 5-10%
- meridione: 25%

Coperture in legno – Elementi che costituiscono una copertura con tetto a falde
 linea di colmo = linea, di intersezione
Conformazione di un tetto a falde
superiore di due falde;

 linea di gronda = linea che limita


inferiormente una falda; verso la linea di
gronda scende la pioggia che cade sulla
falda;

 monta della falda = altezza del colmo


rispetto al piano orizzontale passante
per la linea di gronda;

 pendenza della falda = rapporto fra la monta


e la distanza orizzontale del colmo della linea
di gronda;

 impluvio o compluvio = linea di intersezione


di due falde contigue che formano un angolo
rientrante;

 displuvio = linea di intersezione di due falde


contigue che formano un angolo sporgente,
da questa linea si allontanano le acque delle
falde che si intersecano.
Coperture in legno
Aspetti generali del sistema costruttivo con particolare riferimento al comportamento
in presenza di azioni orizzontali

Il problema della «spinta»

Coperture in legno
Aspetti generali del sistema costruttivo con particolare riferimento al comportamento
in presenza di azioni orizzontali
Il problema della «spinta»
Coperture in legno
Aspetti generali del sistema costruttivo con particolare riferimento al comportamento
in presenza di azioni orizzontali
Il problema della «spinta»

TETTO «A PUNTONI» TETTO «AD ARCARECCI»

Tipologie di coperture – il tetto a 2 falde

La struttura portante del tetto a 2 falde può essere concepita in modi diversi; le soluzioni
strutturali principalmente utilizzate sono 2:
• struttura a puntoni
• struttura ad arcarecci

1. Struttura a puntoni
 Basata su un’unica struttura portante, orientata
perpendicolarmente alla linea di colmo e formata
da una coppia di travi – i puntoni – che formano
una struttura portante a tre cerniere in un piano
verticale e ortogonale al colmo

Copertura SPINGENTE  necessità di un appoggio


fisso e rigido ad entrambe le estremità, senza il quale
la struttura non è stabile.
(Bernasconi, “Aspetti strutturali della copertura e del tetto
di un edificio”, promolegno)
Tipologie di coperture – il tetto a 2 falde
1. Struttura a puntoni

Copertura SPINGENTE  la spinta orizzontale


provocata dai puntoni è in genere piuttosto
consistente, e non può essere assorbita dalle pareti
della costruzione

Indispensabile l’introduzione di un altro elemento


strutturale che svolga questo compito, es.
elementi con funzione di catena appositamente
concepiti;
funzione di catena assolta dall’ultimo solaio, etc….

(Bernasconi, “Aspetti strutturali della copertura e del tetto di un edificio”, promolegno)

Tipologie di coperture – il tetto a 2 falde


1. Struttura a puntoni
Caratteristiche “tipiche” del sistema strutturale a puntoni:
- coppie di puntoni di sezioni ridotte, di solito con interassi i ≤ 80 cm, in modo da permettere
la posa della copertura del tetto direttamente sui puntoni
- sistema adatto per campate di luce ridotta, di regola l ≤ 7 m, e per coperture con inclinazioni
delle falde piuttosto importanti (spinta orizzontale proporzionale ad hcolmo rispetto agli appoggi
di estremità)
- presenza della spinta orizzontale e necessità di avere un sistema simmetrico, con 2 falde
identiche  oggi poco diffusi

2. Struttura ad arcarecci (o “falsi puntoni”)


 Evoluzione del tetto a puntoni, rappresenta oggi la soluzione base per tutti i tetti in legno
con struttura portante principale costituita in travi di legno massiccio (o lamellare) nell’ambito
dell’edilizia abitativa.

(Bernasconi, “Aspetti strutturali della copertura e del tetto di un edificio”, promolegno)


Tipologie di coperture – il tetto a 2 falde
2. Struttura ad arcarecci
Ai puntoni si aggiunge una struttura portante
“superiore” formata da travi inflesse parallele al colmo,
orizzontali, e disposte a livello del colmo stesso, delle
pareti esterne ed eventualmente anche fra queste
ultime, in modo da ridurre la campata dei “puntoni”.
Gli arcarecci sono di regola appoggiati sulle pareti
(Bernasconi, “Aspetti strutturali della copertura e del
frontali degli edifici (timpani), sulle quali scaricano le tetto di un edificio”, promolegno)
forze provenienti dal tetto.

N° di arcarecci  funzione delle dimensioni della copertura; di regola è sempre presente un


arcareccio di colmo, mentre in concomitanza delle pareti esterne la funzione dell’arcareccio
esterno è spesso rimpiazzata dalle pareti stesse.

Gli arcarecci sono disposti orizzontalmente, mentre i


“falsi puntoni” sono disposti ortogonalmente ad essi,
nel piano inclinato delle falde del tetto.
I “puntoni” formanti un piano comune e perpendicolare
alle due falde del tetto sono privi di collegamento e non
formano più un sistema a tre cerniere  sistema
statico di trave inflessa in semplice appoggio sugli
arcarecci.
(Bernasconi, “Aspetti strutturali della copertura e del
tetto di un edificio”, promolegno)

Tipologie di coperture – il tetto a 2 falde


2. TETTO AD ARCARECCI
Coperture in legno – Elementi che costituiscono la copertura

Tegole
marsigliesi su
listelli

Copertura “classica” con


puntone, terzera, scempiato Tegole su
di pianelle e coppi tavolato

(Koenig et al., “Tecnologia delle costruzioni”, Le Monnier)


In genere, la “classica” copertura in legno prevede:
• un manto in cotto (tegole, coppi)
• uno scempiato in cotto (pianelle o tavelle) o un tavolato o una serie di listelli a sostegno
del manto di copertura
• travicelli o correntini, a sostegno dello scempiato
• terzere o arcarecci, a sostegno dei travicelli
• puntoni o falsi puntoni, a sostegno delle terzere.

Si chiamano comunemente puntoni le grosse travi inclinate del tetto,


che in realtà sono falsi puntoni (sono infatti soggetti prevalentemente
a flessione); i puntoni propriamente detti (principalmente compressi)
sono quelli che compongono le capriate

Coperture in legno – Elementi che costituiscono una copertura con tetto a falde

listelli

arcarecci

puntoni

Trave di
colmo
(Barbisan et al., “Capriate e tetti in legno”, Franco Angeli)
• Orditura secondaria (portata) o orditura minuta
I travicelli (o correnti o morali o canteri) costituiscono l’orditura minuta; essi sono tutti uguali e
di sezione generalmente quadrata (comunemente 6x6, 7x7, 8x8, 8x10, 10x10, 10x12cm);
hanno interasse di circa 25-40cm se coperti con pianelle in laterizio, di 50-60cm se coperti
con tavelle più grandi di laterizio, fino a 80-100cm in presenza di tavolato;
la distanza degli appoggi – siano terzere o puntoni – varia da circa 1.20m a 1.80m, a seconda
delle dimensioni del travicello e della resistenza del legno impiegato

• Orditura principale (portante) o “grossa orditura”


Le terzere (o arcarecci), i puntoni (o falsi puntoni) e le capriate (o incavallature) costituiscono
la grossa orditura, che viene distribuita in base alla pianta dei muri sottotetto e alla forma della
copertura, sfruttando dove è possibile gli appoggi dei muri perimetrali e dei muri di spina.
Dove ci sono solo muri perimetrali in grado di sopportare il peso della copertura, si utilizzano le
capriate.

(Koenig et al., “Tecnologia delle costruzioni”, Le Monnier)

Coperture in legno
La copertura viene generalmente realizzata secondo
due modi “classici”:
• alla piemontese, con prevalenza di puntoni e senza
terzere
• alla lombarda, con prevalenza di terzere e pochi
puntoni

alla piemontese alla lombarda

Terzere portanti
Arcarecci su su pochi puntoni
puntoni o falsi di capriate
puntoni

(Koenig et al., “Tecnologia delle costruzioni”, Le Monnier)


Coperture in legno – Copertura alla piemontese

(Di Pasquale et al., “Costruzioni 2”, Le Monnier)

Concezione strutturale
basata su muri portanti
longitudinali di spina e/o
perimetrali

Gli arcarecci o i travicelli poggiano su travi inclinate dette falsi puntoni, perché sollecitate
principalmente a flessione, dal momento che gravano sui muri longitudinali perimetrali e
centralmente su quello longitudinale di spina.
Il muro di spina e/o quelli perimetrale possono essere sostituiti da pilastri e da una trave di
colmo o di bordo.
I falsi puntoni sono in numero rilevante perché con interasse molto ravvicinato (1.30-1.70m),
senza terzere ( = elementi con sezione > degli arcarecci).

Coperture in legno – Copertura alla piemontese

Le strutture principali (muri laterali e muro centrale di


spina o trave di colmo in legno) sono parallele alla
linea di gronda.
In assenza di muri di spina centrali si può inoltre
ricorrere alle capriate.
(Koenig et al., “Tecnologia delle
costruzioni”, Le Monnier)

(Davoli, “Costruire con il legno”, Hoepli)

La grossa orditura alla piemontese distribuisce il


carico in maniera abbastanza uniforme sui muri
perimetrali.
Coperture in legno – Copertura alla lombarda

Concezione strutturale
basata su appoggi continui
trasversali
(Di Pasquale et al., “Costruzioni 2”, Le Monnier)

Copertura caratterizzata da terzere portanti (e non portate) con i = 1.20 - 2m.


Le terzere possono appoggiare direttamente su muri trasversali sagomati a timpano e
distanti non più di 4 - 5m.
I muri trasversali possono essere sostituiti da falsi puntoni poggianti su pilastri o puntoni di
capriate con i = 3 - 4.5m.
Il sistema alla lombarda è in genere più economico rispetto a quello alla piemontese,
necessitando di un minor numero di travi di grossa sezione e notevole lunghezza.

Coperture in legno – Copertura alla lombarda

Le strutture principali (puntoni in legno o muri di timpano)


sono perpendicolari alla linea di gronda.
In assenza di strutture interne alla superficie che si vuole
coprire si può inoltre ricorrere alle capriate, che superano
tutta la luce del vano e non introducono azioni orizzontali sulle
murature esterne.

(Koenig et al., “Tecnologia delle


costruzioni”, Le Monnier)

(Davoli, “Costruire con il legno”, Hoepli)

La grossa orditura alla lombarda concentra


il carico in pochi punti del muro perimetrale.
Osservazione (Koenig et al., “Tecnologia delle costruzioni”, Le Monnier)

alla piemontese alla lombarda

Gli elementi disposti parallelamente alla linea di gronda (terzere, arcarecci/


travicelli…) sono essenzialmente sollecitati a flessione deviata e taglio.
Le terzere/arcarecci, infatti, sono sempre disposti con l’asse longitudinale della
trave orizzontale, mentre gli assi della sezione trasversale risultano inclinati di un
angolo a rispetto alla verticale pari a quello della falda  il carico P che agisce
sulla terzere può allora essere decomposto in 2 parti Q ed N che determinano
rispettivamente una flessione della trave secondo l’asse y e x (flessione deviata)

Gli elementi disposti ortogonalmente alla linea di gronda (falsi


puntoni, travicelli secondari) sono sollecitati a presso/tensoflessione
e taglio.
Per tutti gli elementi deve comunque essere prevista la verifica di
deformabilità.

Capriate

Le capriate vengono utilizzate per realizzare le coperture quando non si dispone di muri
nella posizione prevista per gli appoggi della grossa orditura del tetto.

Puntone: soggetto prevalentemente a compressione, anche


se esiste una componente di flessione (pressoflessione)

Saetta: soggetta a compressione, ha la funzione di limitare


l’inflessione dei 2 puntoni trasferendone i carichi al monaco.
Posizionata a circa 1/3 della lunghezza del puntone a partire
dal colmo

Catena: soggetta a trazione e spesso suddivisa in 2 spezzoni


giuntati in corrispondenza della staffa catena/monaco

(Davoli, “Costruire con il legno”, Hoepli)


Monaco: soggetto a trazione e staccato dalla catena (a cui è
collegato tramite una staffa metallica). Questo accorgimento
serve a mantenere il monaco stesso e le parti ad esso
collegate in un unico piano e gli permette di abbassarsi e
alzarsi al variare del carico di copertura. Nella parte inferiore
riceve le 2 saette, riportando lo sforzo direttamente in colmo.

(Koenig et al., “Tecnologia delle


costruzioni”, Le Monnier)
Capriate - Tipologie
Le capriate in legno possono essere realizzate nei seguenti tipi, a seconda della luce:
1. capriata semplice, per luci piccole di 4-5m;
2. capriata con monaco, per luci di 5-7m;
3. capriata con saettoni, per luci di 7-10m;

(Koenig et al., “Tecnologia delle


costruzioni”, Le Monnier)

(Davoli, “Costruire con il legno”, Hoepli)

Capriate - Tipologie
4. capriata composta, per luci di 12-15m;
5. capriata composta alla palladiana, per luci fino a 30m;

(Koenig et al., “Tecnologia delle


costruzioni”, Le Monnier)
6. capriata asimmetrica semplice, per luci di 5-7m;
7. capriata asimmetrica composta, per luci di circa 10m;
8. capriata senza catena, per luci fino a 10m;
9. capriata per tetti a forte pendenza, per luci di 5-7m.
Capriata alla Palladio
Capriate - Tipologie

(Davoli, “Costruire con il legno”, Hoepli)

(Furiozzi et al., “Prontuario per il calcolo degli elementi strutturali”, Le Monnier)

Capriate - Tipologie
Capriate
La capriata classica in legno è quella costituita da
puntoni, catena, monaco e saettoni.
I vari elementi in legno che compongono la
capriata devono essere uniti in modo tale da non
indebolire la struttura con intagli eccessivi; nei casi
necessari, si ricorre a legature metalliche,
staffature in ferro, bullonature, etc.

L’elemento più importante della capriata è il


puntone. Una volta dimensionato il puntone, gli
altri elementi (monaco, saettoni e catena) sono
sempre legati alla sua larghezza, altrimenti i
collegamenti sarebbero poco funzionali.

L’appoggio della capriata sul muro andrebbe sempre


fatto a mezzo di una tavola o pietra di ripartizione del
carico (dormiente); spesso l’appoggio è eseguito con
interposizione di una mensola che impedisce il
deterioramento della capriata.
Infatti il legname, a contatto con le murature umide,
dopo un certo tempo si deteriora; in tal caso è più
semplice ed economico sostituire una mensola
piuttosto che un’intera catena di capriata.
(Koenig et al., “Tecnologia delle
costruzioni”, Le Monnier)

Capriate - Funzionamento 2a)

1)

(Koenig et al., “Tecnologia delle 3)


costruzioni”, Le Monnier)
2)

(Davoli, “Costruire con il legno”, Hoepli)

1) Carico della copertura  distribuito dall’orditura secondaria sui puntoni.


scomposizione del carico in 2 componenti, 1 assiale ai puntoni e 1 assiale ai saettoni (quest’ultima
trasferita alla base del monaco)

2) Parte inferiore del monaco  si vengono a congiungere 2 forze inclinate ed opposte la cui risultante
verticale viene riportata in sommità

2a) La scomposizione delle forze in sommità (nel punto di unione dei puntoni) dà luogo a 2 componenti
assiali simmetriche, assorbite dai puntoni (di compressione)

3) Quest’ultima forza si somma a quella assiale (avente lo stesso verso) di cui al punto 1).
 all’estremità dei puntoni, in corrispondenza degli appoggi, si avranno 2 forze inclinate “spingenti”,
che possono essere scomposte in una componente verticale, trasferita agli appoggi, e in una
orizzontale, diretta verso l’esterno.
Le 2 spinte orizzontali, = e contrarie, si eliminano a vicenda grazie alla catena, soggetta a trazione
BIBLIOGRAFIA

- B. Furiozzi, C. Messina, L. Paolini, “Prontuario per il calcolo degli elementi strutturali”,


Le Monnier.
- G.K. Koenig, B. Furiozzi, F. Brunetti, “Tecnologia delle costruzioni”, Le Monnier.
- S. Di Pasquale, C. Messina, L. Paolini, B. Furiozzi, “Costruzioni 2 “, Le Monnier.
- P. Davoli, “Costruire con il legno”, Hoepli
- U. Barbisan, F. Laner, “Capriate e tetti in legno”, Franco Angeli.
- A. Bernasconi, G. Schickhofer, M. Piazza, “Il calcolo degli elementi delle strutture di
legno - Le basi principali”, promolegno
- M. Piazza, R. Tomasi, R. Modena, “Strutture in legno”, Hoepli.
- A. Bernasconi, “Aspetti strutturali della copertura e del tetto di un edificio”,
promolegno.
- A. Bernasconi, M.Piazza, “Prontuario 5 – Il calcolo delle strutture di legno, Basi
tecniche ed esempi di applicazione”, promolegno.
- M. Andreolli, “Esempio di calcolo di una copertura”, lezione del Corso di
aggiornamento professionale sulla Progettazione delle strutture in legno, febbraio
2009.

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