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Transiti Poetici – Volume XIX

TRANSITI POETICI
Volume XIX

Antologia
a cura di Giuseppe Vetromile

I Quaderni del Circolo Letterario Anastasiano


nr. 25

Copertina di Ksenja Laginja

I Quaderni del Circolo Letterario Anastasiano – nr. 25 Pag. 2


Transiti Poetici – Volume XIX

Gli Autori

Maddalena Capalbi
Barbara Carle
Anna Maria Curci
Barbara Herzog
Franca Mancinelli
Daìta Martinez
Marco Righetti
Enea Roversi
Graziella Sidoli
Adalgisa Zanotto

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Transiti Poetici – Volume XIX

Introduzione

Anni senza fine è un bellissimo romanzo di fantascienza dello scrittore americano


Clifford D. Simak. Il romanzo comparve nella collana Urania di Mondadori negli anni
sessanta ed io ne conservo gelosamente una copia. L’avrò letto più di tre volte. Si sa
che i migliori scrittori di fantascienza hanno sempre, in qualche modo, anticipato il
futuro scenario del mondo, immaginando quello che potrà accadere e avvicinandosi
con stupefacente veridicità alla realtà attuale. Prendiamo ad esempio Jules Verne,
precursore dei viaggi interplanetari e dei sottomarini. E poi anche, più recentemente,
Orwell, con il suo distopico Grande Fratello di 1984.
Ma, tornando ad Anni senza fine, che sono andato a riprendere qualche giorno fa, non
ho potuto fare a meno di notare come la storia narrata in questo bel libro di tanti anni
fa, ricalchi in molti aspetti l’attuale condizione della società globale, travolta dalla crisi
della pandemia da coronavirus. Nel romanzo non si parlava di pandemia, ma di
graduale decadimento della razza umana sulla Terra, soppiantata dalla razza canina: i
cani, che nel frattempo avevano acquistato l’uso della parola e si servivano dei robot
per assolvere ai normali compiti dell’esistenza quotidiana, erano diventati i nuovi
dominatori del pianeta. Gran parte dell’umanità era emigrata su Giove, dove si era
stabilita e adattata. I pochi uomini rimasti sulla Terra, ed è questa l’analogia che mi ha
impressionato, si erano rinchiusi in roccaforti lontane una dall’altra e non uscivano più,
non si frequentavano più. C’era un episodio che mi aveva colpito particolarmente: un
chirurgo avrebbe dovuto operare d’urgenza un grande luminare delle scienze
filosofiche, ma non se la sentiva di uscire, di affrontare un viaggio per effettuare
l’operazione in ospedale, e così, nonostante fosse preso da un grande senso di colpa e
dai rimorsi, rinunciò ad operare il luminare e di conseguenza questi morì. Agorafobia.
Ecco cosa rischiamo.
Un’umanità costretta per tanto tempo a rimanere chiusa nelle proprie abitazioni, entro
i confini della propria residenza usuale, abituata gradualmente a isolarsi, a rinunciare al
contatto fisico, a mantenere le distanze in caso di incontro accidentale, può ad un certo
punto divenire agorafobica? Certo, la salute è un bene primario, da salvaguardare sopra
ogni cosa, ma le conseguenze purtroppo potrebbero essere altrettanto dannose.
Già adesso, se per caso stai andando al negozio di alimentari sotto casa e ti capita di
incrociare un’altra persona che procede verso di te, ti viene istintivo il gesto di
scansarla, di superarla spostandoti di lato di almeno un paio di metri: lo fai
automaticamente, senza ragionarci su. E questa cosa vuol dire che l’istinto di

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sopravvivenza ci ha preso in tal modo, da farci impaurire se anche un altro nostro


simile dovesse accidentalmente sfiorarci una spalla! Agorafobia!
Siamo dunque sempre più soli, o piuttosto isolati, in un universo che va sfrangiandosi
in infiniti grandi e piccoli frammenti di egoismo, di indifferenza, di incertezza, di
pressapochismo, di sospetti, di sfiducia, di insofferenza, di pregiudizi e di tante altre
qualità umane negative perché nel momento della chiusura l’uomo si mostra per quello
che è: un animale in gabbia, che pensa esclusivamente a salvaguardare la propria
esistenza in pericolo.
Convengo che questo possa essere un quadro esageratamente negativo della situazione
attuale, forse, e convengo pure che dall’altro lato della fatidica medaglia, proprio in
virtù di questo stato “anormale”, ci possano essere invece slanci e manifestazioni di
pura umanità, di fratellanza, di accoglienza, di condivisione culturale. E in effetti
ritengo sia proprio l’arte a preservare i solidi ponti non solo tra le generazioni, ma
anche tra individuo e individuo, oggi, e dovunque nel mondo globalizzato. L’uomo
non vuole perdere il fratello, la relazione intima che ha con il suo prossimo. E dunque
l’arte, e in particolare la cultura letteraria, la poesia. Siamo chiusi nelle nostre case, ma
possiamo collegarci via internet con tutto il mondo: certo, saranno contatti freddi, non
sarà possibile respirare la stessa aria, scambiarsi un abbraccio, farsi contagiare da una
risata, gustare insieme un caffè, ma almeno non si perderà l’uso e l’abitudine di
“vedersi” e di scambiarsi reciprocamente qualche verso di una buona poesia.
Oppure, chiamare a raccolta gli amici poeti per cercare di costruire insieme a loro un
quaderno, tanti quaderni, una serie di antologie…
Credo di averlo già affermato in qualche introduzione precedente, ma mi piace
ripeterlo qui, ora che siamo a poche ore da questo infausto Natale 2020, che ci vede
tutti intimoriti, giustamente preoccupati, chiusi nelle nostre rispettive abitazioni: la
poesia sarà il nostro ponte salvifico, potremo attraversarlo da una sponda all’altra, da
una cultura all’altra, da una sensibilità all’altra, per mantenere salda la nostra prerogativa
fondamentale, quella di far parte di una stessa grande illuminata umanità.
E dunque ringrazio tutti gli Autori che hanno contribuito alla realizzazione di questa
mia iniziativa letteraria, e in particolare i dieci illustri poeti di questo diciannovesimo
volume.

Giuseppe Vetromile

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MADDALENA CAPALBI

Di origini romane, Maddalena Capalbi è poetessa impegnata e prolifica, avendo


prodotto diversi libri di poesie, tra i quali anche una pubblicazione in dialetto
romanesco, del quale è profonda conoscitrice. Propone qui di seguito alcuni testi
inediti dove traspare la sua vena evocativa, incentrando nel valore degli affetti familiari
il suo canto pregno di sentimento; la grande casa è il cuore del mondo, metafora
sottintesa di una umanità alla ricerca ancora di quel legame di fratellanza che va
progressivamente sfilacciandosi.

(testi inediti)

La grande casa

È
un richiamo
quello della casa grande
al terzo piano…
quella dell’infanzia.
Ancora insieme
noi fratelli

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Transiti Poetici – Volume XIX

tra risate, respiri


e tutto il dolore
della vita piena di echi.
Un vociare urgente
dalle stanze illuminate
dove i segreti della storia
di ognuno fanno scuola
ai più giovani
e tutti raccogliamo l’irrequietezza
di una possibilità.
La grande casa interpreta
ancora le scene di una Roma
che ammutolisce
e una languida parola d’intesa
ci fa ancora sognare.

***

Avrei voluto fossi la mia ragione

Madre

Avrei voluto fossi la mia ragione


Madre
Quella che hai cercato con tutte
Le forze di darmi mentre le vene
Reclamavano l’odore
dell’universo, per conoscere
La vita e la morte
I fiori e le stelle
I cieli.
Tutto è un dono che mi fai

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ti ripago col latte


che succhio
dal seno sporgente, carico di
profumi e sapori.
Non parlerai più,
solo le carezze da mani trasparenti
e fluttuanti saranno certezza della parola.

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Transiti Poetici – Volume XIX

BARBARA CARLE

Docente di italianistica presso la California State University di Sacramento, negli USA,


Barbara Carle è poetessa e traduttrice di grande talento ed esperienza, avendo all’attivo
diverse pubblicazioni di testi poetici in italiano ma anche in inglese e francese, oltre a
vari studi e traduzioni di poeti contemporanei e classici. La sua poesia, come nei brani
qui riproposti, si eleva in atmosfere di elementi naturali, in cui indaga e ricerca la vera
identità umana e personale; i versi sono onde sonore vellutate e armoniose, in cui le
parole ne riflettono l’eco e il ritmo.

Cielo

Crea se stessa all’alba


irradia il suo biancoceleste
essere mentre si allarga
leggera si riflette
oltre l’etere turchino
che la contiene
innegabilmente senza confini

***

Origini

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Tu che ne sai dello sciabordio


nautico dentro l’anima?
Dell’asolo sulle onde
in arrivo dove rifletto
scrivo su ogni basolo
mentre luccica facendo
eco ai fondi marini
dove vivo tra vertigini
nello specchio dei silenzi
oceanici, soffiano
di notte rigenerando
origini

***

La stanza di Livia

Chiudi gli occhi. Entra nella stanza


di Livia. Il tempo si ferma.
Arrenditi al trasporto del ninfeo
di scorrevole aspettanza.
Si attorniano intorno a te quattro
pareti affrescate oltre due mila
anni fa. Immergiti nella finezza
dipinta di ogni arboreo astro.
L’hortus conclusus scioglie la magia
verdazzurra di allori abeti uccelli
ali e frutti incisi nel reale
oltre il doppio recinto l’allegria
eterna sotto il saggio regno
del grande imperatore scomparso

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presente nel sempreverde incanto


del suo apotropaico segno.

***

Il morto di Bligny secondo Arturo Martini

La consueta iscrizione funebre


della pietra tombale si inclina nervosa-
mente mossa dalle mani invisibili:
I morti di Bligny trasalirebbero.
Dall’altra parte, un acuto riverbero
scultoreo atleticamente solleva
la lapide. Minaccia il sentenzioso
motto inciso nella lastra protesa.
Da una parte il tributo pesa
la chiave eroica. Sembrerebbe dire
fecero bene a morire per la patria.
Dall’altra, il vivo uomo espatria
non sta fermo, respinge con agile
destrezza ogni morte in eterno.

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ANNA MARIA CURCI

Da Roma la voce importante e affermata di Anna Maria Curci, poetessa e critico


letterario nonché esperta traduttrice. Si dedica alla poesia con costante e profondo
impegno, collaborando come redattrice in diverse realtà letterarie online. Considerevoli
sono le sue pubblicazioni in poesia, con le quali ha ottenuto diversi importanti
riconoscimenti. Della sua recente Opera incerta sono i brani che seguono, esempio di
alta poesia dove il raccoglimento interiore si fa aforisma riflessivo di rara efficacia ed
eleganza stilistica. Memoria e speranza, incertezza e coraggio, sono gli assiomi che
trapelano da questi versi misurati e densi di spunti umani e filosofici (ascolta, su, porgi
l’orecchio / dirama la conversazione / traduci e chiedi, leggi e annota, / discerni e associa sotto il
cielo).

(da Opera incerta, L’arcolaio, 2020)

Barcaiola

Siedi sull’altra riva e getti l’amo.


Io traghetto.
Nella scalmiera remo
bisbiglia con cadenza.
Lei, la tua mobile sostanza, smesse

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Transiti Poetici – Volume XIX

le vesti torbide, mi accoglie.


Quando riprende il volo la speranza,
cocciutamente sai che non è fuga.

***

ascolta, su, porgi l’orecchio

ascolta, su, porgi l’orecchio


dirama la conversazione
traduci e chiedi, leggi e annota,
discerni e associa sotto il cielo

***

Dell’Angelo

Restano mute le parole di prima,


la luce stempera il bruno della crosta.
Tace il rancore, e l’ala ripiegata
aspetta l’altra, insieme voleranno.
L’occhio che anticipa e la mano protesa
accolgono il sorriso, dopo tanto.

***

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Transiti Poetici – Volume XIX

Controcanti

I
“Bau bau baby” mi viene da cantare,
un ringhio contro il dì, paradossale,
moderata cantabile eversione
(nuovo marcio che avanza è minestrone).

II
E puoi anche negarti,
nel regno delle madri
(non sfugge, la bellezza,
dimora, sosta, danza).

III
Parto indotto o realtà,
questo è solo un dettaglio.
In permanenza oscillo
tra il balzo all’utopia
e l’orrore tranquillo.

IV
E quella goccia non si perde e viaggia
e si trasforma: ogni replica è prima,
indica vie di fuga tra le quinte
o svela il ben celato sul proscenio.

V
Leggo la musica della pazienza,
talvolta inciampo sulle biscrome
e all’improvviso, ecco: cadenza.

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VI
Come Parzival al primo tentativo,
ancora pecchi di acuta discrezione.
Il passo indietro nella lista d’attesa:
altre sportule reclamano attenzione.

***

Sale

Stanza tutta per me è un’espressione


che aggrinza le mie labbra ad un sorriso.
Di rimpianto, tu dici, tu che sai
che l’esclusiva sempre fu preclusa.
Invece l’ho trovata, l’ho inventata
in fogge disadorne eppure piene.
Due reti e un cassettone a soggiornare
con Il trono di legno e La ricerca.
Accolse una poltrona grande e lisa
gli esercizi sgraziati alla chitarra.
Ora è un ramo proteso di ligustro
a guidare lo sguardo, ogni risveglio.
Nelle sale remote puoi entrare
a patto di scostare le cortine
di sfondare i tramezzi in truciolato
di sopportare il peso d’esser sale.

***

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Iris indaco

Tenue e tenace sogno solitario


iris indaco aroma della cerca
ombroso nella prole variopinta
bivio tra sensi desti e l’oltremare.
Ti invoco ancora e già torna la sera.
Distendo le narici rattrappite
da frenesie di smerci afrori spicci.
Aspiro e al fondo guidi l’immersione.
Tu rannicchiati dentro l’anagramma,
cerca lo schermo, cerca il nascondiglio.
Pure ti scoveranno, non badare
alla torma dei cani, avido strazio.

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BARBARA HERZOG

Trasferitasi dalla Svizzera, dove è nata, in Italia da più di vent’anni, Barbara Herzog è
valente scrittrice e poetessa attenta alle problematiche sociali e in particolare a quelle
legate al mondo dell’immigrazione. È anche esperta traduttrice. La sua poesia, come
negli esempi qui riproposti, è un canto dedicato alla donna coinvolta nella sua
quotidianità, da affrontare tra difficoltà e pregiudizi. I versi, rapidi e decisi, sono
l’immedesimazione di una condizione sempre precaria, aleatoria, ma offrono anche
spunti di riflessione sul tema, suggerendo un possibile recupero della dignità e della
rispettabilità femminile, dovunque e in ogni epoca.

(da Sopravvento, Raffaelli Editore, 2012)

Una lunga ciocca di capelli


racchiude
i sorrisi delle figlie
la gara in macchina
l’ennesimo paio di scarpe
la convinzione che si apre
all’opposto
Cade un’altra
come pagine scritte
bruciate

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Transiti Poetici – Volume XIX

in un incendio voluto
dal mistero chiamato
con tanti nomi
non ne ha il titolo

Ghiaccio sale dai gomiti


avvolge le braccia
s’impossessa aleggiando
della nuca
cola nel petto
discioglie le fibre
nella cascata
senza frastuono
che corrode
e svuota
fino all’eco
ultima

Pavonessa
ti sono sempre piaciute
le piume scintillanti
ma nessuno smeraldo
o zaffiro, o rubino
ha mai riempito il vuoto
ora cerchi morbidezza
perdono
offrendo il nulla di sempre

***

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Transiti Poetici – Volume XIX

(da Se non nel silenzio, L’Arcolaio Editore, 2015)

Noëlle
nessuna ricorda
quanto di buio
e visite notturne
prima del ventre gonfio
utile per rendere la terra
fertile
Zahra
non ha fermato
nessuno
il muro di pelle
che avevano sostituito
al peccaminoso fiore
Josephine
sapevi che la legge
non ammette ignoranza
ostinata
come la tua amata
Blossom e
Kadija e
Salwa
e
Parlano
di un mondo migliore
dopo
qualcuna di voi
sa già rispondere

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Transiti Poetici – Volume XIX

Accogliente
si trova nel pregiudizio
smarrito per un istante
in ascolto
ogni parola
un confine disciolto

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FRANCA MANCINELLI

Una delle Voci più importanti del nostro panorama letterario nazionale è senz’altro
Franca Mancinelli, originaria di Fano. Impegnatissima in ambito poetico, ha pubblicato
diversi libri ottenendo importanti riconoscimenti in vari concorsi letterari ed è stata
tradotta in altre lingue. La sua è una poesia complessa, articolata in diverse modalità
espressive, dalla lirica alla prosa poetica, all’accezione epigrammatica e persino
all’aforisma. È comunque sempre insita nella sua scrittura la volontà di un io che indaga
e ricerca nella profondità delle cose del mondo e della coscienza, una linea di autenticità
e di libertà nella stereotipia alienante dell’esistenza quotidiana.

(Da Libretto di transito)

Non è solo preparare una valigia. È confezionarsi, vestirsi bene. Entrare nella taglia esatta della
pena. Gesti a una destinazione sola. Calzando scarpe che non hanno mai premuto la terra, dormiremo
nel centro dello sguardo, come neonati.

***

Indosso e calzo ogni mattina forzando, come avessi sempre un altro numero, un’altra
taglia. Cresco ancora nel buio, come una pianta che beve dal nero della terra. Per

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vestirsi bisogna perdere i rami allungati nel sonno, le foglie più tenere aperte. Puoi
sentirle cadere a un tratto come per un inverno improvviso. Nello stesso istante perdi
anche la coda e le ali che avevi. Da qualche parte del corpo lo senti. Non sanguini, è
una privazione a cui ti hanno abituato. Non resta che cercare il tuo abito. Scivolare
come un raggio, fino al calare della luce.

Le frasi non compiute restano ruderi. C’è un intero paese in pericolo di crollo che stai
sostenendo in te. Sai il dolore di ogni tegola, di ogni mattone. Un tonfo sordo nella
radura del petto. Ci vorrebbe l’amore costante di qualcuno, un lavorare quieto che
risuona nelle profondità del bosco. Tu che disfi la valigia, ti scordi di partire.

Mi porti in salvo come sollevando la parte più fragile di te. Resisti nel tumulto. Ed
eccoti al varco, attraversato da scariche di luce chiara. Non hai più viso, sei fuori da
ogni contorno. Soltanto luce chiara. Vorrei raccoglierti con le mani, contenerti mentre
nasci, ma ti sprigioni: sei la corrente prima che non si può toccare.

***

Nel tuo petto c’è una piccola faglia. Quando lo stringo o vi poso la testa c’è questo
soffio d’aria. Ha l’umidità dei boschi e l’odore della terra. Le montagne vicine con i
loro torrenti gelati. Da quando l’ho sentito non posso fare a meno di riconoscerlo.
Anche quando, uno dopo l’altro, nella tua voce passano uccelli d’alta quota, segnando
una rotta nel cielo limpido.
La faglia è in te, si allarga. Un soffio di freddo ti attraversa le costole e ti sta
scomponendo. Non hai più un orecchio. Il tuo collo è svanito. Tra una spalla e l’altra
si apre un buio popolato di fremiti, di richiami da ramo a ramo, su un pendio scosceso
a dirotto, non attraversato da passi umani.

***

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Sei stanca. Stai facendo spuntare le gemme. Le scorze si frangono, non resistono più.
Con gli occhi chiusi continui a lottare. La terra è una roccia, si sbriciola in ghiaia sottile.
È una parete e una porta. Continua a dormire. Le foglie si parlano fraterne. Dal cuore
alla cima della chioma, stanno iniziando una frase per te.

***

(Da Tutti gli occhi che ho aperto)

sono le perle del tempo, le morti


le attraversiamo come un filo.

è un chiodo la mattina
trafitta la mente
affiora un’immagine
come da un frutto marcio
torna in piccoli segni
la vita senza forma brulicando.

si è fatta di grafite la pupilla


fissa la nebulosa
di punti che siamo.

trapassando la terra
nel sonno continuiamo a discendere
in circolo tra organi e pianeti.

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ci svegliamo dentro gli occhi di un uccello.


È questo il mondo, un frutto spezzato
a colazione, il cerchio della tazza
specchio che si apre
su un prato, una coperta
a contenerci come un’isola
da cui non siamo nati.

Alberi maestri

ogni giorno per il taglio utile


ricominciare, e mai giungere
a se stessi – spezzata la custodia
della nascita, niente
altro che filamenti buoni al fuoco.

fanno un rumore secco


le cose che sono state vive.

quando tornerai a vedere troverai ogni cosa sorretta dai rami. Non è accaduto niente.
Siamo qui, su questa intelaiatura di foglie. A tratti un grido spalanca la gola. Perdiamo
tepore. Allora si scuote, ci culla nel vento leggero.

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ho visto gli occhi degli alberi


nel folto una scossa
di chiarore rimasto – a vegliarci
come fitta pioggia che aspetta.

da qui partivano vie


respirando crescevo
nel crollo, qualcosa di dolce
un incavo del tempo
tutti gli occhi che ho aperto
sono i rami che ho perso.

Luminescenze

dove lo scorrere di un fiume si interrompe, dopo un salto o una cascata, l’acqua torna
a farsi schiuma. La corrente così forte da trattenere tutto ciò che giunge. Una lotta
inizia contro un confine mobile, invalicabile. – Oscillazioni, brevi tentennamenti.
Obbedienza a una lingua bianca e devastante. A volte è un temporale, o un masso
contro cui urtare, deviare rotta. E ritrovarsi liberi.

***

corro. E sto fermo all’incrocio


dove rallenta, precipita

per una legge di gioia si trasforma.


Non credo ai muri divisori.
Chiudo gli occhi, e attraverso l’immagine.

***

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negli occhi chiusi una sorgente


di pupille – luminescenze
trascorse tra globi
custodi di un’unica immagine
gravitante nella polvere esplosa.

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DAÌTA MARTINEZ

Una scrittura originalissima che mira all’essenzialità della parola, quella della poetessa
Daìta Martinez, originaria di Palermo e autrice di diverse raccolte poetiche apprezzate
e premiate in vari concorsi letterari importanti. Ha una linea progettuale criptica che si
manifesta sia con una densa sintesi poetica, sia con un’esposizione in forma di prosa
poetica, dove ogni figurazione e narrazione è spogliata fino all’ultimo intimo
significato, lasciando alle parole la potenza straordinaria del loro dire poetico. Sono
versi e parole che come onde vanno e vengono, ripetute in alcuni concetti (“filo”, “la
ragazza di ogni ora”…), sui quali l’autrice fonda il suo notevole dettato.

dentro le cavità nostre della pelle


s’acciambellano silenzi le piccole
fessure d’un sorriso distante in un
valzer nato appena lieve conca di
un bacio a sera di zagara s’odora

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Transiti Poetici – Volume XIX

è bellissimo il silenzio indaffarato delle vene


il peso del nulla chiaramente s'annulla sulla
bocca l'ombra dei gusci d'uovo e soltanto le
finestre appena gonfie a mezz'aria belano ai
fiori innamorati tra le ciglia spente della folla
nell'unico intervallo del quadro un uomo e la
donna si scambiano il tempo in un abbraccio

(da il rumore del latte, Spazio Cultura edizioni, 2019)

***

a fili ha un filo la paura quando non scende e grida la fronte austera del convento
d’istinto la scarpa cede questa volta sospesa a domani la luce naufragata di schiena sulla
porta spinta nell’indietro della bocca la ragazza d’ogni ora dietro il vetro affaticato sulla
piazza del mercato e il tendone rosso a vuotare dagli scarti il sole coi pomodori troppo
pieni per pudore d’appetito e il copione numero q lasciato passare l’inchiostro
nell’indietro della bocca la ragazza d’ogni ora coi gerani addormentati di lenzuola e i
ricordi ‘72 e il rosario a piccole noci sulla punta delle ciglia affusolate alle voci di taverna
azzurra melanconia dal mare hai partorito la fontana sui tavolini del pesce e un briciolo
da arrostire ancora di fumo durante questo tempo a fili ché : ha un filo la memoria
spettinata sul davanzale dei piedi rosicchiati allo stupore del canto ambulante
nell’indietro della bocca la ragazza d’ogni ora nasconde lo strappo della gonna inciampata
sul paniere dei limoni o una scorza di campane all’angolo di una culla tra gomiti a sera
rattoppati più in basso da quella tenerezza masticata in un attimo nell’incarto
improvviso del grembo quasi di pioggia fa silenzio rosmarino l’odore capovolto a fili
dove : ha un filo l’onda lieve dello scialle mentre ascolta spaccarsi il fiato dalla lunga
treccia in un piattino a righe di frutta martorana come succede d’isola arrossata dentro
i muri delle case e uno sbadiglio d’aiuola nell’indietro della bocca la ragazza d’ogni ora
sparecchia lo sguardo nel tegame di rame e una lacrima si fodera d’aria alle ginocchia
dure delle balate fiorite a tratti da una pozzanghera e un certo gradino d’alga all’ombra
della prima madre dimenticando la stagione antica di zibibbo nell’indietro della bocca
la ragazza d’ogni ora pizzica l’ombelico della difesa di pezza e siede truccata d’infanzia la
fatica conserta del seno davanti agli avanzi in processione di una lettera muta

(da nutrica, LietoColle, 2019)

I Quaderni del Circolo Letterario Anastasiano – nr. 25 Pag. 28


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MARCO RIGHETTI

Un poeta consapevole del suo grande talento letterario, che si esprime con la
riservatezza e la sensibilità di coloro che hanno vero, autentico cuore artistico e
creativo. Marco Righetti, da Parma, affianca la sua impegnativa attività professionale a
quella di scrittore e poeta, perseguendola con la medesima serietà, entusiasmo e
competenza. Autore di romanzi, di libri di poesia e di pièce teatrali, i suoi lavori sono
stati premiati in importanti e rinomati concorsi letterari. La sua è una poesia riflessiva,
dialogante, tendente a scavare nell’intimo per trarne lacerti di essenziale verità e di forte
sentimento d’amore verso l’umanità e la natura.

(Da In questo breve corso senza fine, Puntoacapo editrice, 2015)

Hai visto l’edera?

Hai visto l’edera?


Non scala più
la sua parete di cielo
e anch’io non aderisco più a te
ma ad un riserbo che è ormai silenzio

I Quaderni del Circolo Letterario Anastasiano – nr. 25 Pag. 29


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È primavera e mi passerai fra le dita


come il vento fra i rami
come le parole che ci diciamo
e si spengono subito
ricordo: ci bastava entrare insieme
nel chiarore di uno sguardo

restiamo con pezzi di vita scoperti


qualcuno potrà medicarli?
Siamo aghi di brina
fiori di neve improvvisa
che ha smarrito la stagione.

***

Non so più parole…

Non so più parole,


madre,
perché dire consuma verbi
e mette partenze
evapora
la tua terra,
si fa ala di vento
guscio di nuvola in fuga
hai preso a imbiancare il tempo
a farlo di neve: prepari
la tua prossima primavera
corrono ancora
gli anni trascorsi,

I Quaderni del Circolo Letterario Anastasiano – nr. 25 Pag. 30


Transiti Poetici – Volume XIX

incollata alla finestra del cuore


vedi finalmente
che è stato tutto vero,
la vita che ti è capitata
la gravità dell’amore
la promessa dell’infinito
adesso lasci che gli occhi
sentano avvicinarsi la luce.

***

Ti sei voltata nella notte…

Ti sei voltata nella notte


dal fianco che non vedo
curo che non muoiano i germogli
lasciati a guardia sul balcone,
le pagine di una vita,
un muto fulgore,
il nostro passato rilascia
le sue luci, gli incendi
le città in cui visse:
arde tutto a quest’ora
il fondo del cuore
è diventato un mare
e non so più
da che parte verrai
forse ora tu sei il vento,
il seme di una terra imprevedibile,
promessa.

I Quaderni del Circolo Letterario Anastasiano – nr. 25 Pag. 31


Transiti Poetici – Volume XIX

***

Quanta luce ha il dolore

Ora la tua vita ha orizzonti maggiori dei miei,


vivo sotto fazzoletti di sole
e siepi di stelle
ma la tua assenza non ha notti
né albe, è un seme fedele
che attecchisce fra questi muri
nell’orto dei ricordi
insieme a te ho vissuto
le intermittenze del cammino
l’ombra che segue la luce,
mi era grembo saperti compagna e amica,
avevamo lunghe stagioni da mietere
ma indossavamo il grano di sorrisi,
la sera apriva il suo lento ventaglio
e ci portava nugoli di sponde lontane,
gli echi della fanciullezza
ora vedo come tutto si compia
e abbia ancora un seguito
e un mistero, mi appoggio alle braci
del tramonto perché mi indichino
quanta luce ha il dolore,
la speranza di un’eternità insieme
la passiflora superata l’ultima
pergola inizia ad artigliare il cielo

I Quaderni del Circolo Letterario Anastasiano – nr. 25 Pag. 32


Transiti Poetici – Volume XIX

ENEA ROVERSI

Da Bologna, dove è nato e vive tuttora, la Voce autorevole di Enea Roversi, poeta e
critico letterario, organizzatore di eventi importanti quali il Festival Bologna in Lettere.
Autore di diverse pubblicazioni, propone qui alcuni brani tratti dalle sue opere edite,
nei quali traspare la sua linea poetica basata essenzialmente su una vena di incertezza
esistenziale, in una realtà inquadrata, incasellata e pedissequa. L’estrema sensibilità del
poeta è in grado di avvertire un tale disagio (spossato in terre di crisalidi) e ne mitiga in
qualche modo l’acutezza con i suoi versi ritmici e ricchi di gradevoli assonanze.

(dalla silloge Asfissia, pubblicata in: AA.VV., Contatti, Edizioni Smasher, 2011)

eppure

eppure mi ritrovo
spossato e muto
in terre di crisalidi
ignorando il volo
la tempesta di luce
lo schianto azzurro
cado sulla pietra
mi rialzo incolume

I Quaderni del Circolo Letterario Anastasiano – nr. 25 Pag. 33


Transiti Poetici – Volume XIX

colmo di piaghe
poi a stento riparto
invocando le stelle
differite ferite
colano in tumulto
riabbraccio il mondo
sulla rampa di lancio
consapevole ora
di non andare lontano.

***

(da Incroci obbligati, Arcipelago Itaca, 2019)

Incroci obbligati

Incroci obbligati le nostre strade


caselle bianche e caselle nere
e tutto quel peso da sopportare
le definizioni così
assurde
e il significato delle cose poi
quello che non sappiamo
che non sapremo mai
le poesie con [le parentesi quadre]
e i punti di sospensione

come i fili a cui siamo appesi
le corde che ci tengono sospesi
la danza nell’aria
il bianco e il nero
delle strisce pedonali
dall’alto
le parole attutite (suoni)
ferro e nuvole
dov’era la rotaia

I Quaderni del Circolo Letterario Anastasiano – nr. 25 Pag. 34


Transiti Poetici – Volume XIX

ora c’è la fibra ottica


il semaforo si accende
obbligo di svolta a destra
eccole le nostre strade
ecco gli incroci
annerire e compensare il tutto
con un tocco di falsa intelligenza.

***

(da Coleoptera, puntoacapo Editrice, 2020)

latte ghiacciato

sul marciapiede una macchia, con bianche striature


di liquido rovesciato o di bagnato indecifrabile
si diramano stelle in ambo i sensi sull’asfalto
sembra latte ghiacciato, forse brina dicembrina rappresa
cerco di evitarla, non mi chiedo il perché di questa
mia azione ma poi è calpestata ormai la brina
di latte ghiacciato che supera il pensiero
che oltrepassa la volontà di delimitare il
raggio d’azione un raggio di sole che infine
scioglierà la macchia con scontata dolce efferatezza

***

coleotteri

forse la soluzione potrebbe stare nel


vivere come un coleottero qualunque
tra miliardi di simili incompresi e vacui
con la disinvoltura del saprofago
che sceglie con cura ogni sostanza
sorvolare inquietudini e tormenti

I Quaderni del Circolo Letterario Anastasiano – nr. 25 Pag. 35


Transiti Poetici – Volume XIX

disegnando nell’aria la naturale


linea di voli radenti e ben calibrati
un organismo anonimo e ronzante
sbeffeggiatore di teste umane
inopportuno trasvolatore in cerca
di

I Quaderni del Circolo Letterario Anastasiano – nr. 25 Pag. 36


Transiti Poetici – Volume XIX

GRAZIELLA SIDOLI

Se la Poesia non ha davvero confini, né geografici e né per quanto concerne la sua


manifestazione contemporanea in più lingue diverse, dobbiamo pensare a Graziella
Sidoli come una delle principali Voci che testimoniano tale asserto. Nata ad Ivrea ma
cittadina del Mondo in quanto ha soggiornato a lungo in Argentina e negli Stati Uniti,
a New York, Graziella Sidoli è illustre poetessa, docente, critico letterario e traduttrice,
ed inoltre ricercatrice per il dottorato in letteratura comparata. Vasta è la sua
produzione letteraria; qui di seguito alcuni esempi della sua scrittura poetica, brani
dove è facile intuire la sua grande capacità di pensare la poesia direttamente in lingua
originale, con forma e stile personale di una elevata liricità. La Natura, la bellezza e la
coloritura dei sentimenti, costituiscono la magica atmosfera delle sue liriche.

(Inediti)

Arriverà il giorno

Arriverà il giorno del suo viso


riconoscibile soltanto a lei:
lei che tutti li ha vissuti
i suoi visi, in ogni stagione.
Lei che li ha guardati trasformarsi
in visi suoi, irriconoscibili agli altri.

I Quaderni del Circolo Letterario Anastasiano – nr. 25 Pag. 37


Transiti Poetici – Volume XIX

Arriverà quel giorno e il suo viso


non accoglierà il sorriso, e lei
non raggiungerà la luce, e vedrà
la maschera di un viso vincente
sopra tutti gli altri, e quello non avrà
le labbra a mezzaluna voltate in giù
né gli occhi opachi come la notte.
Sarà la maschera seria di labbra serrate
e occhi varcati su un orizzonte infinito
perché si era scordata di ridere o piangere,
perché voleva ascoltare i pensieri, anche
quelli muti senza voce senza suono,
ma con il ronzio incessante di chi ascolta
la musica non sempre dolce dell’universo.
Gli altri visi saranno andati sparsi e persi,
per le strade senza uscita della sua vita.
Arriverà il giorno del suo vero viso.

***

Dove le rondini

Dove le rondini ci sfiorano la vita


e il loro canto sfreccia il vento marino
cosa cerchiamo noi?
Che una si posi sul collo nudo
anche solo per quell’istante fuggente
per non sentirci più soli?
Che riempiano il cielo vuoto
di macchie nere scintillanti
per ricordare che ci sono le stelle
che vibrano nell’assenza
che parlano al silenzio e dicono:
le rondini infiorano la vita.

I Quaderni del Circolo Letterario Anastasiano – nr. 25 Pag. 38


Transiti Poetici – Volume XIX

***

Estelas me llevo en el cuello, Scivolano sul mio collo scie


de la tristeza de estos días sin tiempo di sconforto nei giorni senza tempo
cuyos campos ya no tienen girasoles questi giorni di campi di girasoli
con ojos abiertos hacia el cielo, senza occhi rivolti al cielo,
porque la congoja se devora la luz perché la strage ha divorato la luce
de las estrellas aturdidas en el camino. degli astri storditi nel loro cammino.

(Escrita en el tiempo del Coronavirus) (Scritto nel tempo del Coronavirus)

***

Materna-età

per Francesca del Moro

La corda che non si spezza mai


a volte stringe al collo e soffoca
chi ha dato a luce ingenuamente
e quando la creatura si trasforma
poi all’esterno si metamorfizza aliena
e sfugge al riparo interno di chi rimane
in eterna attesa
se si perde la creatura
prima del suo tempo e spazza via
un programma di vita, cosa rimane
nel cuore materno?
Rimane la forma informe di ciò
che doveva essere un toccare il divino
e invece è spietatamente caduto a terra.

I Quaderni del Circolo Letterario Anastasiano – nr. 25 Pag. 39


Transiti Poetici – Volume XIX

***

A violin, not excellent Un violino, non egregio

A violin, not excellent Un violino, non egregio


is the crying of swallows hiding è il canto delle rondini nascoste
that we cherish in this post-time, che volutamente ascoltiamo
a post that took so many lives in questo tempo-post
that instilled fears unwanted, che si portò via così tante vite
disbelief and discontent. che ha trasfuso inattesi timori,
Today my Bologna wants to resurge sconforti e sospetti.
and the tide tells me: No, Oggi la mia Bologna vuole risorgere
not yet. ma la marea dice: No,
non ancora.

***

(Da Il male dei tigli, di prossima pubblicazione con Puntoacapo Edizioni)

Tarde

Il peso del pomeriggio è denso


come il fogliame del tiglio stanco
del sole che non si ritira
e tiranneggia la stagione
spietatamente indifferente
al dolore delle creature
chiuse nei condomini
e nei cortili avidi,
mentre c’è chi in montagna
respira aria ricca e nobile.

I Quaderni del Circolo Letterario Anastasiano – nr. 25 Pag. 40


Transiti Poetici – Volume XIX

***

Sin miedo libera mi canto

Così come si libera un campo


dall’erba che divora i papaveri
così come si libera un armadio
dai tarli che non sanno saziarsi
così come si libera l’aria
dalla polvere sottile che ci vuole uccidere
così senza paura libera il mio canto.

Liberalo dall’ansia e l'ignoranza,


l'invidia e la gelosia senza paura
libera la mia tripartita lingua
dall’erba divorante dai tarli insaziabili
dalle polveri dei morti...dai poeti
del passato del presente
e da quelli senza futuro.
Senza paura libera il mio canto.

I Quaderni del Circolo Letterario Anastasiano – nr. 25 Pag. 41


Transiti Poetici – Volume XIX

ADALGISA ZANOTTO

Originaria di Bassano del Grappa, residente a Marostica, Adalgisa Zanotto è poetessa


e scrittrice rinomata, molto impegnata nel diffondere la cultura letteraria anche tramite
laboratori di scrittura creativa; premiata in vari concorsi, ha pubblicato opere con
importanti case editrici, quali Fara Editore. La sua poesia, come negli esempi qui
proposti, si caratterizza principalmente per una ricerca stilistica particolarmente attenta
e originale, con l’uso efficace di pause e slittamenti dei versi per ribadire il desiderato
fluire ritmico del dettato poetico. La parola è la principale protagonista, con essa la
poetessa dispiega nei suoi versi il sentimento per la Natura e per la Vita.

(da Sussurri e respiri, FaraEditore, 2017)

come la pioggia
il bene si rovescia su tutti:
bagna la terra che ancora
odora muove
chiama così vicina
che la sento respirare
e fatico a prendere sonno

***

I Quaderni del Circolo Letterario Anastasiano – nr. 25 Pag. 42


Transiti Poetici – Volume XIX

la parola fissa fragile


la nostalgia dell’opaco:
l’imperfetto segno mancante
sa di bellezza
dietro luccica qualcosa
che giunge da altro

***

taccia il potere illusorio di parole


che schiacciano e abbruttano
tirano verso il basso – sottoterra –
al buio della presunzione
parli la voce all’orecchio:
possa arrivare alla profondità
dell’universo
della vita che sta andando altrove
e non muore

***

(da D’ora in poi, FaraEditore, 2018)

all'albicocco giovane fiorito nell'orto


su quel ramo alto è sbocciato piano
un altro fiore
sicuro del suo posto guarda radici e foglie
resta chiaro e necessario: sa a chi appartiene
il miracolo dello schiudersi
il silenzio del seme che si sposa in inverno

***

I Quaderni del Circolo Letterario Anastasiano – nr. 25 Pag. 43


Transiti Poetici – Volume XIX

rinascenza delicata per il corpo provvisorio


che ha sognato di alzarsi sopra
la gravità di gesti e desideri
quando sono tanti bisogna svestirli
e lasciarli scalzi e ringraziare e ridere come adesso

***

ho posto nel cuore le madri


e i loro figli che cercano i seni
segni che arrendono il cielo
gonfio di frutti senza spine
li cercano senza confondersi
senza demordere l'esplorazione
semmai riposano la testa nella giusta sospensione
che dà fiducia a quegli sguardi
da troppo tempo presenti in me

***

(da Ho da dirti in segreto, FaraEditore, 2020)

credo a questo cambiamento


di sguardo pratico sulla vita e la morte
in questo scarto scorre l’esistenza
lasciando ribaltare nell’ora imprevista
tutto ciò che non chiamo vita
prima_dietro_ sotto
in abisso di anima_ spazio_affetto
la resurrezione è all’opera

***

I Quaderni del Circolo Letterario Anastasiano – nr. 25 Pag. 44


Transiti Poetici – Volume XIX

m’insegni il confine aperto


la fatica feconda di essere nomade
veramente libera di andare
di entrare e di stare dentro
mi chiami bambina mia
mai possessivo l’aggettivo
identifica il tuo sguardo
accogliente e disarmato
quando entro e quando esco
eppure qui la nostalgia

***

lode a te vita che da un arco insonne


hai scoccato di nascosto
tre frecce rosso prediletto
_ calde dell’estate
e dei suoi fiori _ lode a te vita
che ci fai gustare
la bellezza delle impronte
lasciate senza polvere
immensamente piccole
una misura che ha dentro le vertigini

I Quaderni del Circolo Letterario Anastasiano – nr. 25 Pag. 45


Transiti Poetici – Volume XIX

Adunata delle ore guardinghe

Mi spiega l'angelo prima della mezzanotte


il necessario bagaglio per un tragitto senza mani né piedi
sulla coltre del letto
Da raggiungere è se possibile il sogno
nell'adunata delle ore guardinghe
che stanno tutte lì accantonate in un angolo
dopo la burrasca del giorno
Ho preso dunque il volto di mio padre tra le mani
e una vecchia scartoffia ingiallita
dove è ancora chiaro qualche tratto di preghiera
Poi ho chiuso il cielo nel cassetto della scrivania
e ho spento stelle lontane dalla mia stazione terrena
Così mi sono coricato con la ricchezza sotto il guanciale
di quelle cose che solo servono
a dare un senso alla morte
e alla vita

Giuseppe Vetromile

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Transiti Poetici – Volume XIX

NOTE SUGLI AUTORI

Maddalena Capalbi

Maddalena Capalbi è nata a Roma. Dal 1973 vive a Milano. La sua opera prima è stata
Fluttuazioni, sono seguite: Olio, Sapevo, Nessuno sa quando il lupo sbrana, (3° premio
Gozzano), Testa rasata, e in dialetto romanesco Arivojo tutto Ribbelle. Sue poesie sono
state inserite in varie antologie. Su progetto di Giuliano Turone ha tradotto in dialetto
romanesco alcune terzine tratte dal I e V canto dell’Inferno, Purgatorio e Paradiso. Su
progetto del M° Davide Gualtieri, docente della cattedra di improvvisazione del
Conservatorio di Milano, alcuni testi sono stati musicati e presentati al Conservatorio
di Milano e nella Sala Consiliare. È stata redattrice della rivista culturale Qui libri. Dal
2005 ha coordinato il Laboratorio di Poesia presso la II Casa di Reclusione di Bollate
curandone ogni anno le antologie poetiche. Nel 2015 il comune di Milano l’ha insignita
dell’Ambrogino d’Oro.

Barbara Carle

Barbara Carle è poeta, traduttore, e critico. La sua tesi di dottorato alla Columbia
University esplorava i rapporti intertestuali tra Ungaretti e Valéry (1988). Autrice di tre
libri di poesia bilingue: Don’t Waste My Beauty, Non guastare la mia bellezza, Caramanica,
2006, New Life Nuova vita, Gradiva, 2006 e Tangible Remains Toccare quello che resta,
Ghenomena, 2009, e di un libro di prose e poesie, Sulle orme di Circe, Ghenomena, 2016,
ha tradotto anche vari autori italiani contemporanei in inglese e in francese, tra cui:
Domenico Adriano (Bambina mattina, in inglese e francese, Ghenomena 2013),
Domenico Cipriano (November, Gradiva 2015), Rodolfo Di Biasio (Other Contingencies,
Caramanica/Gradiva 2002 e Patmos in inglese e francese, Ghenomena 2013),
Tommaso Lisi (Liturgia familiare, Family Liturgy, Edizioni Il Labirinto, 2015),
Gianfranco Palmery (Garden of Delights, Gradiva, 2010). Ha tradotto vari poeti
contemporanei e classici per diverse riviste (Dante, Petrarca, Stampa, Scotto, Valesio,
Zinna ed altri). Traduce anche dall’inglese all’italiano (Marianne Moore, Rachel Hadas,
T.S. Eliot) e ha scritto numerosi interventi su poeti italiani contemporanei e sulla
traduzione. Le sue poesie sono apparse su varie antologie in italiano e inglese. Una
antologia trilingue realizzata con Curtis Dean Smith, si intitola Tra il cielo e la terra-

I Quaderni del Circolo Letterario Anastasiano – nr. 25 Pag. 47


Transiti Poetici – Volume XIX

Between Heaven and Earth, Poesie in cinese classico, italiano e inglese, La Vita Felice, 2017 e
2019 (nuova edizione rivista). I suoi libri più recenti sono due volumi d’arte: Gattizie
(2018) con Luciano Ragozzino (Il ragazzo innocuo) e Voices from the Northerner (2020)
con 6 incisioni di André Beuchat, Edizioni Alma Charta. È docente d’italianistica alla
California State University di Sacramento.

Anna Maria Curci

Nata a Roma nel 1960, Anna Maria Curci insegna lingua e cultura tedesca in un liceo
statale. È nella redazione della rivista “Periferie”, diretta da Vincenzo Luciani e Manuel
Cohen; per il sito “Ticonzero” di PierLuigi Albini ha ideato e cura la rubrica “Il cielo
indiviso”. Ha tradotto, tra l’altro, poesie di Lutz Seiler (La domenica pensavo a
Dio/Sonntags dachte ich an Gott, Del Vecchio 2012), di Hilde Domin (Il coltello che ricorda,
Del Vecchio 2016) e i romanzi Johanna (Del Vecchio 2014) e Pigafetta (Del Vecchio, di
prossima pubblicazione) di Felicitas Hoppe.
Ha pubblicato i volumi di poesia Inciampi e marcapiano (LietoColle 2011), Nuove
nomenclature e altre poesie (L’arcolaio 2015), Nei giorni per versi (Arcipelago itaca 2019),
Opera incerta (L’arcolaio 2020). Con la raccolta inedita Quando tace il latrato ha ricevuto
la menzione speciale come finalista nella VI edizione (2020) del Premio nazionale
editoriale “Arcipelago itaca”.
Insieme a Fabio Michieli è direttore, caporedattore ed editore del lit-blog “Poetarum
Silva”.

Barbara Herzog

Barbara Herzog si è trasferita ventenne dalla Svizzera in Italia, dove si è laureata con
una tesi in letteratura africana. È traduttrice ed interprete tra italiano, inglese, tedesco
e francese; scrittrice di poesie, racconti, recensioni, articoli e promulgatrice dei diritti
umani.
Ha lavorato per cinque anni al servizio dei migranti in stato di bisogno, dal punto di
vista legale, amministrativo, delle necessità primarie, ma soprattutto umano. Le poesie
e prose del suo ultimo libro sono il frutto di questa vicinanza quotidiana, colma di
dolore oltre ogni misura, ma altresì di gioia, bellezza, speranza.

I Quaderni del Circolo Letterario Anastasiano – nr. 25 Pag. 48


Transiti Poetici – Volume XIX

I libri pubblicati sono la traduzione dallo svizzero tedesco della raccolta di poesie
Qualcuno ha scambiato le mie ossa di Ursula Hohler (Capire Ed. 2020), Se non nel silenzio
(ed. L’arcolaio 2015), con prefazione di Francesca Serragnoli, e Sopravvento (ed. Raffaelli
2012), con prefazione di Davide Rondoni.
Ha partecipato a vari convegni, rassegne e presentazioni di poesia (per esempio
Infinito 200 all’Accademia Mondiale della Poesia a Verona) ed è stata citata in rete (per
esempio sul blog di Luigia Sorrentino, Rai News).

Franca Mancinelli

Franca Mancinelli è autrice dei libri di poesia: Mala kruna (Manni, 2007, premio opera
prima Laudomia Bonanni e Giuseppe Giusti), Pasta madre (con una nota di Milo De
Angelis, Nino Aragno, 2013, premio Alpi Apuane, Carducci, Ceppo-giovani), Libretto
di transito (Amos Edizioni, 2018), e Tutti gli occhi che ho aperto (Marcos y Marcos, 2020).
Traduzioni di suoi testi sono apparse su riviste e antologie straniere. Dal progetto
europeo Refest – Images and Words on Refugee Routes (2018) è nato Taccuino croato, ora
in Come tradurre la neve (AnimaMundi, 2019). Con traduzione inglese di John Taylor
sono usciti in Usa per The Bitter Oleander Press, The Little Book of Passage (2018) –
traduzione di Libretto di transito –, e At an Hour’s Sleep from Here: Poems (2007-2019), una
raccolta dei suoi primi due libri con alcuni inediti.

Daìta Martinez

Daìta Martinez, palermitana, ha pubblicato nel 2011 con LietoColle Dietro l’una,
raccolta segnalata alla V Edizione del Premio Nazionale di Poesia “Maria Marino”, e
nel 2013 La bottega di via alloro. Vincitrice - sezione dialetto - del 7° Concorso Nazionale
di Poesia Città di Chiaramonte Gulfi, è stata finalista, per l’inedito in lingua siciliana,
della 44a. edizione del Premio Internazionale di Poesia Città di Marineo. Inserita
nell’Almanacco di poesia italiana al femminile “Secolo Donna 2018”, edizioni Macabor,
nel 2019 ha pubblicato La finestra dei mirtilli, suite poetica stilata con il poeta comisano
Fernando Lena, Edizioni Salarchi Immagini; Il rumore del latte, Spazio Cultura Edizioni,
e Nutrica, LietoColle. È vincitrice del Premio Macabor 2019 - sezione silloge inedita di
poesia - con pubblicazione, ‘a varca di zagara in lingua siciliana. Nel 2020 è stata finalista
- sezione raccolta inedita - della 34a. edizione del Premio Lorenzo Montano.

I Quaderni del Circolo Letterario Anastasiano – nr. 25 Pag. 49


Transiti Poetici – Volume XIX

Marco Righetti

Ex penalista, vive e lavora a Parma. È vincitore di importanti premi per l’inedito e


l’edito in poesia, narrativa breve e lunga, teatro, fra cui il Città di Castello 2019 per la
silloge di racconti L’occhio di Dio, appena pubblicata (Luoghinteriori 2020). Per
curriculum completo, presentazioni, interviste, recensioni, premi e video si rimanda al
sito www.marcorighetti.com.
Ha pubblicato inoltre le raccolte poetiche: Dirette (Lietocolle, 2006); Il seguito mancante
(Puntoacapo, 2010); A occhi chiusi (in “Retrobottega 2”, CFR, 2012); In questo breve corso
senza fine (Puntoacapo 2015, http://www.marcorighetti.com/libri-di-
poesia/recensione-di-rpiazza-in-questo-breve). I romanzi: Sole Nero (Leone ed. 2012);
La vita è molto più (Leone ed. 2013, pluripremiato). Le pièce: 2070 due ombelichi; Benedetta
Guerra!; Il posto (in Teatro contemporaneo e cinema n.10/2011); Il canestro (in I
drammaturghi del drago, Bevivino 2012); Epilogo; il poemetto per il teatro Come una
madre (in “Percezioni dell’invisibile”, Arca Felice, 2012). Attore finalista al premio
N.Martucci per l’interpretazione da La serata a Colono di Elsa Morante. Con testi,
interventi e recensioni è uscito su Poeti e Poesia, Gradiva, La Mosca di Milano, il
clanDestino, LaRecherche, Versante Ripido, Senecio, www.valeriaserofilli.it. Nel 2013
Puntoacapo gli ha dedicato la plaquette I quaderni dell’Ussero. È stato ospite presso
scuole romane (medie e licei) per conversazioni (e relativa proposta di testi) su alcuni
autori del Novecento. Premio Marudo per il saggio Sugli assetti intergenerazionali e i nuovi
linguaggi, suo il saggio breve Lo specchio, il doppio, le maschere, in www.ivanomugnaini.it/lo-
specchio-il-doppio-le-maschere/

Enea Roversi

Enea Roversi è nato a Bologna, dove vive. Si occupa di poesia da molti anni,
collaborando con diverse realtà. Più volte premiato e segnalato in numerosi concorsi,
è stato pubblicato su riviste, antologie e blog letterari e ha partecipato a diverse letture
e rassegne poetiche. Le sue ultime raccolte pubblicate sono: Incroci obbligati (Arcipelago
Itaca, 2019) e Coleoptera (puntoacapo Editrice, 2020). Fa parte dello staff organizzativo
del festival Bologna in Lettere fin dalla prima edizione. Si occupa anche di arti figurative
(collage e tecnica mista). Gestisce il blog Tragico Alverman e il sito www.enearoversi.it .

I Quaderni del Circolo Letterario Anastasiano – nr. 25 Pag. 50


Transiti Poetici – Volume XIX

Graziella Sidoli

Traduttrice, editrice, critica e autrice, Graziella Sidoli nasce a Ivrea ma cresce in


Argentina, e nella prima adolescenza approda a New York, città che diventerà la sua
terza patria. Docente di lingue e lettere prima negli atenei di New York e poi in Licei
Preparatori, si muove tra Brooklyn, Manhattan e il Connecticut, mentre continua la
ricerca per il dottorato in letteratura comparata e traduttologia. Crea e dirige una rivista
per 15 anni, PolyText, in cui presenta poeti italiani contemporanei in traduzione
inglese. Si trasferisce a Bologna nel 2014 dove si dedica alla scrittura giornalistica, la
saggistica, la traduzione e la poesia. Il Servo Rosso/The Red Servant (puntoacapo, 2016),
una antologia poetica di Paolo Valesio (1979-2002), ideata, curata e co-tradotta in
inglese con Michael Palma, ottiene il Premio Speciale Camaiore 2017. Nel 2018
pubblica Saggiminimi (Fara Editore), opera in prosa che si classifica al concorso
Faraexcelsior 2017. Fa parte delle redazioni di Italian Poetry Review (rivista letteraria
che si pubblica tra New York e Firenze, a cui collabora anche come traduttrice
trilingue), e di Le Voci della Luna, rivista trimestrale a Bologna. Per Il Sussidiario scrive
articoli che interessano la cultura e politica di USA e Italia. È membro del Comitato
Scientifico del Centro Studi Sara Valesio, a Bologna. Nel 2018 cura e co-traduce in
inglese con Todd Portnowitz Ero Maddalena/I Was Magdalene (Gradiva Publications),
poesie di Cinzia Demi, Menzione Speciale al Premio Camaiore 2019. È stata finalista
nella sezione di poesie inedite per il Premio di Bologna in Lettere, 2020. Graziella Sidoli
organizza e partecipa a presentazioni e letture poetiche.

Adalgisa Zanotto

Adalgisa Zanotto è nata a Bassano del Grappa (VI), vive a Marostica (VI).
Collabora con gruppi di scrittura creativa e laboratori di poesia. È attiva in associazioni
impegnate nel volontariato sociale.
La passione per la scrittura l’accompagna da sempre, “scompagina la sua vita, fa crescere la
sua libertà, allunga i passi del suo cuore”.
Ha ricevuto vari riconoscimenti e segnalazioni; suoi racconti e poesie sono inseriti in
diverse opere collettanee.
Con Fara Edizioni ha pubblicato: nel 2016 Celestina, una raccolta di racconti brevi; nel
2017 Sussurri e respiri, una raccolta di poesie; nel 2018 D’ora in poi, una seconda raccolta
di poesie; nel 2020 Ho da dirti in segreto, la terza raccolta di poesie.

I Quaderni del Circolo Letterario Anastasiano – nr. 25 Pag. 51


Transiti Poetici – Volume XIX

Giuseppe Vetromile

Giuseppe Vetromile è nato a Napoli nel 1949. Attualmente svolge la sua attività
letteraria a Sant'Anastasia (Na), città in cui risiede dal 1980. Ha ricevuto riconoscimenti
sia per la poesia che per la narrativa in importanti concorsi letterari nazionali.
Numerosissimi sono stati i primi premi.
Ha pubblicato più di 20 di libri di poesie, gli ultimi dei quali sono Cantico del possibile
approdo (Scuderi, 2005), Inventari apocrifi (Bastogi, 2009), Ritratti in lavorazione (Edizioni
del Calatino, 2011), Percorsi alternativi (Marcus Edizioni, 2013), Congiunzioni e
rimarginature (Scuderi, 2015), Il lato basso del quadrato (La Vita Felice, 2017), Proprietà
dell'attesa (RPlibri, 2020), ed il libro di narrativa Il signor Attilio Cìndramo e altri perdenti
con (Kairos, 2010).
Ha curato diverse antologie, tra le quali, recentemente, Percezioni dell'invisibile, L'Arca
Felice Edizioni di Mario Fresa, Salerno, 2013; Ifigenia siamo noi (2015) e Mare nostro
quotidiano (2018) per la Scuderi Editrice di Avellino. È il fondatore e il responsabile del
Circolo Letterario Anastasiano. Fa parte di giurie in importanti concorsi letterari
nazionali. Organizza incontri ed eventi letterari, tra cui le rassegne letterarie Il London
Park Letterario a Sant'Anastasia, in collaborazione con Vanina Zaccaria, e Un caffè da
Mancini presso la Libreria Mancini di Napoli in collaborazione con lo scrittore Gennaro
M. Guaccio.
È l’ideatore e il coordinatore del Premio Nazionale di Poesia “Città di Sant’Anastasia".
È presente in rete con diversi blog letterari (Circolo Letterario Anastasiano, Transiti
Poetici, Taccuino Anastasiano, Selezione di Concorsi Letterari), ed inoltre collabora
attivamente con altre associazioni e operatori culturali del territorio nella realizzazione
di eventi letterari di rilievo, prodigandosi anche nella ricerca di nuovi “talenti” poetici.

I Quaderni del Circolo Letterario Anastasiano – nr. 25 Pag. 52


Transiti Poetici – Volume XIX

Indice

Introduzione Pag. 4

Maddalena Capalbi “ 6
Barbara Carle “ 9
Anna Maria Curci “ 12
Barbara Herzog “ 17
Franca Mancinelli “ 21
Daìta Martinez “ 27
Marco Righetti “ 29
Enea Roversi “ 33
Graziella Sidoli “ 37
Adalgisa Zanotto “ 42

Giuseppe Vetromile “ 46

Note sugli Autori “ 47

5 Gennaio 2021

I Quaderni del Circolo Letterario Anastasiano – nr. 25 Pag. 53

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