TRANSITI POETICI
Volume XIX
Antologia
a cura di Giuseppe Vetromile
Gli Autori
Maddalena Capalbi
Barbara Carle
Anna Maria Curci
Barbara Herzog
Franca Mancinelli
Daìta Martinez
Marco Righetti
Enea Roversi
Graziella Sidoli
Adalgisa Zanotto
Introduzione
Giuseppe Vetromile
MADDALENA CAPALBI
(testi inediti)
La grande casa
È
un richiamo
quello della casa grande
al terzo piano…
quella dell’infanzia.
Ancora insieme
noi fratelli
***
Madre
BARBARA CARLE
Cielo
***
Origini
***
La stanza di Livia
***
Barcaiola
***
***
Dell’Angelo
***
Controcanti
I
“Bau bau baby” mi viene da cantare,
un ringhio contro il dì, paradossale,
moderata cantabile eversione
(nuovo marcio che avanza è minestrone).
II
E puoi anche negarti,
nel regno delle madri
(non sfugge, la bellezza,
dimora, sosta, danza).
III
Parto indotto o realtà,
questo è solo un dettaglio.
In permanenza oscillo
tra il balzo all’utopia
e l’orrore tranquillo.
IV
E quella goccia non si perde e viaggia
e si trasforma: ogni replica è prima,
indica vie di fuga tra le quinte
o svela il ben celato sul proscenio.
V
Leggo la musica della pazienza,
talvolta inciampo sulle biscrome
e all’improvviso, ecco: cadenza.
VI
Come Parzival al primo tentativo,
ancora pecchi di acuta discrezione.
Il passo indietro nella lista d’attesa:
altre sportule reclamano attenzione.
***
Sale
***
Iris indaco
BARBARA HERZOG
Trasferitasi dalla Svizzera, dove è nata, in Italia da più di vent’anni, Barbara Herzog è
valente scrittrice e poetessa attenta alle problematiche sociali e in particolare a quelle
legate al mondo dell’immigrazione. È anche esperta traduttrice. La sua poesia, come
negli esempi qui riproposti, è un canto dedicato alla donna coinvolta nella sua
quotidianità, da affrontare tra difficoltà e pregiudizi. I versi, rapidi e decisi, sono
l’immedesimazione di una condizione sempre precaria, aleatoria, ma offrono anche
spunti di riflessione sul tema, suggerendo un possibile recupero della dignità e della
rispettabilità femminile, dovunque e in ogni epoca.
in un incendio voluto
dal mistero chiamato
con tanti nomi
non ne ha il titolo
Pavonessa
ti sono sempre piaciute
le piume scintillanti
ma nessuno smeraldo
o zaffiro, o rubino
ha mai riempito il vuoto
ora cerchi morbidezza
perdono
offrendo il nulla di sempre
***
Noëlle
nessuna ricorda
quanto di buio
e visite notturne
prima del ventre gonfio
utile per rendere la terra
fertile
Zahra
non ha fermato
nessuno
il muro di pelle
che avevano sostituito
al peccaminoso fiore
Josephine
sapevi che la legge
non ammette ignoranza
ostinata
come la tua amata
Blossom e
Kadija e
Salwa
e
Parlano
di un mondo migliore
dopo
qualcuna di voi
sa già rispondere
Accogliente
si trova nel pregiudizio
smarrito per un istante
in ascolto
ogni parola
un confine disciolto
FRANCA MANCINELLI
Una delle Voci più importanti del nostro panorama letterario nazionale è senz’altro
Franca Mancinelli, originaria di Fano. Impegnatissima in ambito poetico, ha pubblicato
diversi libri ottenendo importanti riconoscimenti in vari concorsi letterari ed è stata
tradotta in altre lingue. La sua è una poesia complessa, articolata in diverse modalità
espressive, dalla lirica alla prosa poetica, all’accezione epigrammatica e persino
all’aforisma. È comunque sempre insita nella sua scrittura la volontà di un io che indaga
e ricerca nella profondità delle cose del mondo e della coscienza, una linea di autenticità
e di libertà nella stereotipia alienante dell’esistenza quotidiana.
Non è solo preparare una valigia. È confezionarsi, vestirsi bene. Entrare nella taglia esatta della
pena. Gesti a una destinazione sola. Calzando scarpe che non hanno mai premuto la terra, dormiremo
nel centro dello sguardo, come neonati.
***
Indosso e calzo ogni mattina forzando, come avessi sempre un altro numero, un’altra
taglia. Cresco ancora nel buio, come una pianta che beve dal nero della terra. Per
vestirsi bisogna perdere i rami allungati nel sonno, le foglie più tenere aperte. Puoi
sentirle cadere a un tratto come per un inverno improvviso. Nello stesso istante perdi
anche la coda e le ali che avevi. Da qualche parte del corpo lo senti. Non sanguini, è
una privazione a cui ti hanno abituato. Non resta che cercare il tuo abito. Scivolare
come un raggio, fino al calare della luce.
Le frasi non compiute restano ruderi. C’è un intero paese in pericolo di crollo che stai
sostenendo in te. Sai il dolore di ogni tegola, di ogni mattone. Un tonfo sordo nella
radura del petto. Ci vorrebbe l’amore costante di qualcuno, un lavorare quieto che
risuona nelle profondità del bosco. Tu che disfi la valigia, ti scordi di partire.
Mi porti in salvo come sollevando la parte più fragile di te. Resisti nel tumulto. Ed
eccoti al varco, attraversato da scariche di luce chiara. Non hai più viso, sei fuori da
ogni contorno. Soltanto luce chiara. Vorrei raccoglierti con le mani, contenerti mentre
nasci, ma ti sprigioni: sei la corrente prima che non si può toccare.
***
Nel tuo petto c’è una piccola faglia. Quando lo stringo o vi poso la testa c’è questo
soffio d’aria. Ha l’umidità dei boschi e l’odore della terra. Le montagne vicine con i
loro torrenti gelati. Da quando l’ho sentito non posso fare a meno di riconoscerlo.
Anche quando, uno dopo l’altro, nella tua voce passano uccelli d’alta quota, segnando
una rotta nel cielo limpido.
La faglia è in te, si allarga. Un soffio di freddo ti attraversa le costole e ti sta
scomponendo. Non hai più un orecchio. Il tuo collo è svanito. Tra una spalla e l’altra
si apre un buio popolato di fremiti, di richiami da ramo a ramo, su un pendio scosceso
a dirotto, non attraversato da passi umani.
***
Sei stanca. Stai facendo spuntare le gemme. Le scorze si frangono, non resistono più.
Con gli occhi chiusi continui a lottare. La terra è una roccia, si sbriciola in ghiaia sottile.
È una parete e una porta. Continua a dormire. Le foglie si parlano fraterne. Dal cuore
alla cima della chioma, stanno iniziando una frase per te.
***
è un chiodo la mattina
trafitta la mente
affiora un’immagine
come da un frutto marcio
torna in piccoli segni
la vita senza forma brulicando.
trapassando la terra
nel sonno continuiamo a discendere
in circolo tra organi e pianeti.
Alberi maestri
quando tornerai a vedere troverai ogni cosa sorretta dai rami. Non è accaduto niente.
Siamo qui, su questa intelaiatura di foglie. A tratti un grido spalanca la gola. Perdiamo
tepore. Allora si scuote, ci culla nel vento leggero.
Luminescenze
dove lo scorrere di un fiume si interrompe, dopo un salto o una cascata, l’acqua torna
a farsi schiuma. La corrente così forte da trattenere tutto ciò che giunge. Una lotta
inizia contro un confine mobile, invalicabile. – Oscillazioni, brevi tentennamenti.
Obbedienza a una lingua bianca e devastante. A volte è un temporale, o un masso
contro cui urtare, deviare rotta. E ritrovarsi liberi.
***
***
DAÌTA MARTINEZ
Una scrittura originalissima che mira all’essenzialità della parola, quella della poetessa
Daìta Martinez, originaria di Palermo e autrice di diverse raccolte poetiche apprezzate
e premiate in vari concorsi letterari importanti. Ha una linea progettuale criptica che si
manifesta sia con una densa sintesi poetica, sia con un’esposizione in forma di prosa
poetica, dove ogni figurazione e narrazione è spogliata fino all’ultimo intimo
significato, lasciando alle parole la potenza straordinaria del loro dire poetico. Sono
versi e parole che come onde vanno e vengono, ripetute in alcuni concetti (“filo”, “la
ragazza di ogni ora”…), sui quali l’autrice fonda il suo notevole dettato.
***
a fili ha un filo la paura quando non scende e grida la fronte austera del convento
d’istinto la scarpa cede questa volta sospesa a domani la luce naufragata di schiena sulla
porta spinta nell’indietro della bocca la ragazza d’ogni ora dietro il vetro affaticato sulla
piazza del mercato e il tendone rosso a vuotare dagli scarti il sole coi pomodori troppo
pieni per pudore d’appetito e il copione numero q lasciato passare l’inchiostro
nell’indietro della bocca la ragazza d’ogni ora coi gerani addormentati di lenzuola e i
ricordi ‘72 e il rosario a piccole noci sulla punta delle ciglia affusolate alle voci di taverna
azzurra melanconia dal mare hai partorito la fontana sui tavolini del pesce e un briciolo
da arrostire ancora di fumo durante questo tempo a fili ché : ha un filo la memoria
spettinata sul davanzale dei piedi rosicchiati allo stupore del canto ambulante
nell’indietro della bocca la ragazza d’ogni ora nasconde lo strappo della gonna inciampata
sul paniere dei limoni o una scorza di campane all’angolo di una culla tra gomiti a sera
rattoppati più in basso da quella tenerezza masticata in un attimo nell’incarto
improvviso del grembo quasi di pioggia fa silenzio rosmarino l’odore capovolto a fili
dove : ha un filo l’onda lieve dello scialle mentre ascolta spaccarsi il fiato dalla lunga
treccia in un piattino a righe di frutta martorana come succede d’isola arrossata dentro
i muri delle case e uno sbadiglio d’aiuola nell’indietro della bocca la ragazza d’ogni ora
sparecchia lo sguardo nel tegame di rame e una lacrima si fodera d’aria alle ginocchia
dure delle balate fiorite a tratti da una pozzanghera e un certo gradino d’alga all’ombra
della prima madre dimenticando la stagione antica di zibibbo nell’indietro della bocca
la ragazza d’ogni ora pizzica l’ombelico della difesa di pezza e siede truccata d’infanzia la
fatica conserta del seno davanti agli avanzi in processione di una lettera muta
MARCO RIGHETTI
Un poeta consapevole del suo grande talento letterario, che si esprime con la
riservatezza e la sensibilità di coloro che hanno vero, autentico cuore artistico e
creativo. Marco Righetti, da Parma, affianca la sua impegnativa attività professionale a
quella di scrittore e poeta, perseguendola con la medesima serietà, entusiasmo e
competenza. Autore di romanzi, di libri di poesia e di pièce teatrali, i suoi lavori sono
stati premiati in importanti e rinomati concorsi letterari. La sua è una poesia riflessiva,
dialogante, tendente a scavare nell’intimo per trarne lacerti di essenziale verità e di forte
sentimento d’amore verso l’umanità e la natura.
***
***
***
ENEA ROVERSI
Da Bologna, dove è nato e vive tuttora, la Voce autorevole di Enea Roversi, poeta e
critico letterario, organizzatore di eventi importanti quali il Festival Bologna in Lettere.
Autore di diverse pubblicazioni, propone qui alcuni brani tratti dalle sue opere edite,
nei quali traspare la sua linea poetica basata essenzialmente su una vena di incertezza
esistenziale, in una realtà inquadrata, incasellata e pedissequa. L’estrema sensibilità del
poeta è in grado di avvertire un tale disagio (spossato in terre di crisalidi) e ne mitiga in
qualche modo l’acutezza con i suoi versi ritmici e ricchi di gradevoli assonanze.
(dalla silloge Asfissia, pubblicata in: AA.VV., Contatti, Edizioni Smasher, 2011)
eppure
eppure mi ritrovo
spossato e muto
in terre di crisalidi
ignorando il volo
la tempesta di luce
lo schianto azzurro
cado sulla pietra
mi rialzo incolume
colmo di piaghe
poi a stento riparto
invocando le stelle
differite ferite
colano in tumulto
riabbraccio il mondo
sulla rampa di lancio
consapevole ora
di non andare lontano.
***
Incroci obbligati
***
latte ghiacciato
***
coleotteri
GRAZIELLA SIDOLI
(Inediti)
Arriverà il giorno
***
Dove le rondini
***
***
Materna-età
***
***
Tarde
***
ADALGISA ZANOTTO
come la pioggia
il bene si rovescia su tutti:
bagna la terra che ancora
odora muove
chiama così vicina
che la sento respirare
e fatico a prendere sonno
***
***
***
***
***
***
***
***
Giuseppe Vetromile
Maddalena Capalbi
Maddalena Capalbi è nata a Roma. Dal 1973 vive a Milano. La sua opera prima è stata
Fluttuazioni, sono seguite: Olio, Sapevo, Nessuno sa quando il lupo sbrana, (3° premio
Gozzano), Testa rasata, e in dialetto romanesco Arivojo tutto Ribbelle. Sue poesie sono
state inserite in varie antologie. Su progetto di Giuliano Turone ha tradotto in dialetto
romanesco alcune terzine tratte dal I e V canto dell’Inferno, Purgatorio e Paradiso. Su
progetto del M° Davide Gualtieri, docente della cattedra di improvvisazione del
Conservatorio di Milano, alcuni testi sono stati musicati e presentati al Conservatorio
di Milano e nella Sala Consiliare. È stata redattrice della rivista culturale Qui libri. Dal
2005 ha coordinato il Laboratorio di Poesia presso la II Casa di Reclusione di Bollate
curandone ogni anno le antologie poetiche. Nel 2015 il comune di Milano l’ha insignita
dell’Ambrogino d’Oro.
Barbara Carle
Barbara Carle è poeta, traduttore, e critico. La sua tesi di dottorato alla Columbia
University esplorava i rapporti intertestuali tra Ungaretti e Valéry (1988). Autrice di tre
libri di poesia bilingue: Don’t Waste My Beauty, Non guastare la mia bellezza, Caramanica,
2006, New Life Nuova vita, Gradiva, 2006 e Tangible Remains Toccare quello che resta,
Ghenomena, 2009, e di un libro di prose e poesie, Sulle orme di Circe, Ghenomena, 2016,
ha tradotto anche vari autori italiani contemporanei in inglese e in francese, tra cui:
Domenico Adriano (Bambina mattina, in inglese e francese, Ghenomena 2013),
Domenico Cipriano (November, Gradiva 2015), Rodolfo Di Biasio (Other Contingencies,
Caramanica/Gradiva 2002 e Patmos in inglese e francese, Ghenomena 2013),
Tommaso Lisi (Liturgia familiare, Family Liturgy, Edizioni Il Labirinto, 2015),
Gianfranco Palmery (Garden of Delights, Gradiva, 2010). Ha tradotto vari poeti
contemporanei e classici per diverse riviste (Dante, Petrarca, Stampa, Scotto, Valesio,
Zinna ed altri). Traduce anche dall’inglese all’italiano (Marianne Moore, Rachel Hadas,
T.S. Eliot) e ha scritto numerosi interventi su poeti italiani contemporanei e sulla
traduzione. Le sue poesie sono apparse su varie antologie in italiano e inglese. Una
antologia trilingue realizzata con Curtis Dean Smith, si intitola Tra il cielo e la terra-
Between Heaven and Earth, Poesie in cinese classico, italiano e inglese, La Vita Felice, 2017 e
2019 (nuova edizione rivista). I suoi libri più recenti sono due volumi d’arte: Gattizie
(2018) con Luciano Ragozzino (Il ragazzo innocuo) e Voices from the Northerner (2020)
con 6 incisioni di André Beuchat, Edizioni Alma Charta. È docente d’italianistica alla
California State University di Sacramento.
Nata a Roma nel 1960, Anna Maria Curci insegna lingua e cultura tedesca in un liceo
statale. È nella redazione della rivista “Periferie”, diretta da Vincenzo Luciani e Manuel
Cohen; per il sito “Ticonzero” di PierLuigi Albini ha ideato e cura la rubrica “Il cielo
indiviso”. Ha tradotto, tra l’altro, poesie di Lutz Seiler (La domenica pensavo a
Dio/Sonntags dachte ich an Gott, Del Vecchio 2012), di Hilde Domin (Il coltello che ricorda,
Del Vecchio 2016) e i romanzi Johanna (Del Vecchio 2014) e Pigafetta (Del Vecchio, di
prossima pubblicazione) di Felicitas Hoppe.
Ha pubblicato i volumi di poesia Inciampi e marcapiano (LietoColle 2011), Nuove
nomenclature e altre poesie (L’arcolaio 2015), Nei giorni per versi (Arcipelago itaca 2019),
Opera incerta (L’arcolaio 2020). Con la raccolta inedita Quando tace il latrato ha ricevuto
la menzione speciale come finalista nella VI edizione (2020) del Premio nazionale
editoriale “Arcipelago itaca”.
Insieme a Fabio Michieli è direttore, caporedattore ed editore del lit-blog “Poetarum
Silva”.
Barbara Herzog
Barbara Herzog si è trasferita ventenne dalla Svizzera in Italia, dove si è laureata con
una tesi in letteratura africana. È traduttrice ed interprete tra italiano, inglese, tedesco
e francese; scrittrice di poesie, racconti, recensioni, articoli e promulgatrice dei diritti
umani.
Ha lavorato per cinque anni al servizio dei migranti in stato di bisogno, dal punto di
vista legale, amministrativo, delle necessità primarie, ma soprattutto umano. Le poesie
e prose del suo ultimo libro sono il frutto di questa vicinanza quotidiana, colma di
dolore oltre ogni misura, ma altresì di gioia, bellezza, speranza.
I libri pubblicati sono la traduzione dallo svizzero tedesco della raccolta di poesie
Qualcuno ha scambiato le mie ossa di Ursula Hohler (Capire Ed. 2020), Se non nel silenzio
(ed. L’arcolaio 2015), con prefazione di Francesca Serragnoli, e Sopravvento (ed. Raffaelli
2012), con prefazione di Davide Rondoni.
Ha partecipato a vari convegni, rassegne e presentazioni di poesia (per esempio
Infinito 200 all’Accademia Mondiale della Poesia a Verona) ed è stata citata in rete (per
esempio sul blog di Luigia Sorrentino, Rai News).
Franca Mancinelli
Franca Mancinelli è autrice dei libri di poesia: Mala kruna (Manni, 2007, premio opera
prima Laudomia Bonanni e Giuseppe Giusti), Pasta madre (con una nota di Milo De
Angelis, Nino Aragno, 2013, premio Alpi Apuane, Carducci, Ceppo-giovani), Libretto
di transito (Amos Edizioni, 2018), e Tutti gli occhi che ho aperto (Marcos y Marcos, 2020).
Traduzioni di suoi testi sono apparse su riviste e antologie straniere. Dal progetto
europeo Refest – Images and Words on Refugee Routes (2018) è nato Taccuino croato, ora
in Come tradurre la neve (AnimaMundi, 2019). Con traduzione inglese di John Taylor
sono usciti in Usa per The Bitter Oleander Press, The Little Book of Passage (2018) –
traduzione di Libretto di transito –, e At an Hour’s Sleep from Here: Poems (2007-2019), una
raccolta dei suoi primi due libri con alcuni inediti.
Daìta Martinez
Daìta Martinez, palermitana, ha pubblicato nel 2011 con LietoColle Dietro l’una,
raccolta segnalata alla V Edizione del Premio Nazionale di Poesia “Maria Marino”, e
nel 2013 La bottega di via alloro. Vincitrice - sezione dialetto - del 7° Concorso Nazionale
di Poesia Città di Chiaramonte Gulfi, è stata finalista, per l’inedito in lingua siciliana,
della 44a. edizione del Premio Internazionale di Poesia Città di Marineo. Inserita
nell’Almanacco di poesia italiana al femminile “Secolo Donna 2018”, edizioni Macabor,
nel 2019 ha pubblicato La finestra dei mirtilli, suite poetica stilata con il poeta comisano
Fernando Lena, Edizioni Salarchi Immagini; Il rumore del latte, Spazio Cultura Edizioni,
e Nutrica, LietoColle. È vincitrice del Premio Macabor 2019 - sezione silloge inedita di
poesia - con pubblicazione, ‘a varca di zagara in lingua siciliana. Nel 2020 è stata finalista
- sezione raccolta inedita - della 34a. edizione del Premio Lorenzo Montano.
Marco Righetti
Enea Roversi
Enea Roversi è nato a Bologna, dove vive. Si occupa di poesia da molti anni,
collaborando con diverse realtà. Più volte premiato e segnalato in numerosi concorsi,
è stato pubblicato su riviste, antologie e blog letterari e ha partecipato a diverse letture
e rassegne poetiche. Le sue ultime raccolte pubblicate sono: Incroci obbligati (Arcipelago
Itaca, 2019) e Coleoptera (puntoacapo Editrice, 2020). Fa parte dello staff organizzativo
del festival Bologna in Lettere fin dalla prima edizione. Si occupa anche di arti figurative
(collage e tecnica mista). Gestisce il blog Tragico Alverman e il sito www.enearoversi.it .
Graziella Sidoli
Adalgisa Zanotto
Adalgisa Zanotto è nata a Bassano del Grappa (VI), vive a Marostica (VI).
Collabora con gruppi di scrittura creativa e laboratori di poesia. È attiva in associazioni
impegnate nel volontariato sociale.
La passione per la scrittura l’accompagna da sempre, “scompagina la sua vita, fa crescere la
sua libertà, allunga i passi del suo cuore”.
Ha ricevuto vari riconoscimenti e segnalazioni; suoi racconti e poesie sono inseriti in
diverse opere collettanee.
Con Fara Edizioni ha pubblicato: nel 2016 Celestina, una raccolta di racconti brevi; nel
2017 Sussurri e respiri, una raccolta di poesie; nel 2018 D’ora in poi, una seconda raccolta
di poesie; nel 2020 Ho da dirti in segreto, la terza raccolta di poesie.
Giuseppe Vetromile
Giuseppe Vetromile è nato a Napoli nel 1949. Attualmente svolge la sua attività
letteraria a Sant'Anastasia (Na), città in cui risiede dal 1980. Ha ricevuto riconoscimenti
sia per la poesia che per la narrativa in importanti concorsi letterari nazionali.
Numerosissimi sono stati i primi premi.
Ha pubblicato più di 20 di libri di poesie, gli ultimi dei quali sono Cantico del possibile
approdo (Scuderi, 2005), Inventari apocrifi (Bastogi, 2009), Ritratti in lavorazione (Edizioni
del Calatino, 2011), Percorsi alternativi (Marcus Edizioni, 2013), Congiunzioni e
rimarginature (Scuderi, 2015), Il lato basso del quadrato (La Vita Felice, 2017), Proprietà
dell'attesa (RPlibri, 2020), ed il libro di narrativa Il signor Attilio Cìndramo e altri perdenti
con (Kairos, 2010).
Ha curato diverse antologie, tra le quali, recentemente, Percezioni dell'invisibile, L'Arca
Felice Edizioni di Mario Fresa, Salerno, 2013; Ifigenia siamo noi (2015) e Mare nostro
quotidiano (2018) per la Scuderi Editrice di Avellino. È il fondatore e il responsabile del
Circolo Letterario Anastasiano. Fa parte di giurie in importanti concorsi letterari
nazionali. Organizza incontri ed eventi letterari, tra cui le rassegne letterarie Il London
Park Letterario a Sant'Anastasia, in collaborazione con Vanina Zaccaria, e Un caffè da
Mancini presso la Libreria Mancini di Napoli in collaborazione con lo scrittore Gennaro
M. Guaccio.
È l’ideatore e il coordinatore del Premio Nazionale di Poesia “Città di Sant’Anastasia".
È presente in rete con diversi blog letterari (Circolo Letterario Anastasiano, Transiti
Poetici, Taccuino Anastasiano, Selezione di Concorsi Letterari), ed inoltre collabora
attivamente con altre associazioni e operatori culturali del territorio nella realizzazione
di eventi letterari di rilievo, prodigandosi anche nella ricerca di nuovi “talenti” poetici.
Indice
Introduzione Pag. 4
Maddalena Capalbi “ 6
Barbara Carle “ 9
Anna Maria Curci “ 12
Barbara Herzog “ 17
Franca Mancinelli “ 21
Daìta Martinez “ 27
Marco Righetti “ 29
Enea Roversi “ 33
Graziella Sidoli “ 37
Adalgisa Zanotto “ 42
Giuseppe Vetromile “ 46
5 Gennaio 2021