LUCI D’OMBRE
Silloge
2° premio
Collana
I Quaderni del Circolo Letterario Anastasiano
n. 68
a cura di Giuseppe Vetromile
1
Motivazione
Luci d’ombre, e non “luci ed ombre”: ad una prima rapida riflessione sul senso da dare a
questo titolo così indovinato e originale, viene da pensare che l’autrice abbia voluto creare
e rappresentare dei chiaroscuri lungo un percorso poetico costituito da stati d’animo,
situazioni, figure transitorie, immerse in uno spazio (e in un tempo!) ambiguo, frastagliato
ora da improvvise illuminazioni, ora da recondite zone buie. Ma la distinzione che l’autrice
ha voluto operare non è netta: non ci sono, nel suo percorso, zone di luce con accanto
zone d’ombra, e viceversa. La realtà che lei descrive è altra ed è una dimensione spazio
temporale nuova e originale, fatta essenzialmente di luci d’ombre.
Cosa possono essere dunque queste luci d’ombre? L’ossimoro è evidente, ed è soltanto con
la poesia, con la parola poetica, che è possibile creare linee comunicative di più alto livello
significativo rispetto a quelle “normali” nell’uso corrente. Non esistono infatti situazioni
di luci d’ombre nella realtà di tutti i giorni, o casi in cui le ombre possano irradiare una
qualche traccia di luce, seppur fioca e blanda. Ma qui è proprio l’ombra che, in qualche
modo, dà segno della propria esistenza, della propria vivacità e della propria dinamicità:
“Fiammelle, nuche reclinate, sedie vuote, / i Santi in pietra e olio / nella fissità evocativa”. È un’oscurità
nascosta, latente, silenziosa, dove però vive qualcosa, e questo qualcosa, nella fissità
distaccata dal tempo e dallo spazio, si manifesta nei suoi minimi dettagli, nei suoi stereotipi,
nelle sue figurazioni e nelle sue storie, ponendosi al centro dell’attenzione di chi le osserva
e le racconta, e che in altre realtà, quelle usuali, sarebbero destinate ad un banale e
insignificante sguardo: le fiammelle dei ceri, per esempio, o le nuche reclinate dei preganti,
seduti ai banchi della chiesa: queste immagini, queste situazioni sfuggono generalmente ai
tanti, distratti da ben altri pensieri, e qui invece, sottolineati dalla forza evocativa della
poesia, emergono dalla trama confusa di una quotidianità meccanica e abitudinaria,
acquisendo spessore di significati più alti e più autentici.
I dieci testi che compomgono la silloge sono dunque tutti attinenti a questo tema centrale,
suggerito dal titolo. In ognuno di essi infatti si trova un elemento, o più elementi, che si
rifanno a situazioni in cui il dimesso, il celato, l’appartato, il gesto o l’atteggiamento più
semplice e abitudinario, acquistano prevalenza su altre realtà e “brillano” di luce propria:
ecco, in qualche modo, una possibile interpretazione delle luci d’ombre, cioè dell’importanza
che a volte può assumere un elemento che generalmente non si è mai preso in
considerazione, del quale non si è mai preoccupati di osservarlo più da vicino, nella sua
umanità, nel suo contesto spazio-temporale e anche sociale; cosa che il poeta, invece, e in
questo caso la nostra Maria Elena Danelli, riesce a fare benissimo, in virtù di una poesia
lineare e intensa, a volte sommessa, ma sempre fluida ed esplicativa, con termini colti e un
dettato stilistico originale e di grande resa.
Giuseppe Vetromile
2
{Navata}
***
Riquadro di finestra
teatrino di rami nel cui pallore
un telo verde
è una medusa.
Siamo soave plastilina da macello
- pensavo -
sotto cieli
che accadono una volta sola.
***
3
{a D.}
Dalla finestra
la sveglia e il semaforo
s'accordano all'altrove.
Si fa nottetempo
e passa un soffio.
Lo stagno vibra,
un bacino d'acque e silenzi
raccolti dagli occhi.
Custodisco la tua nuca
che per poco non fu di me
mani, sguardi,
lontananze in collisione
traiettorie cucite.
Mi sono figlia-madre
delle tue scaglie d'oro
che non incresparono il mio stagno.
Forse lo scopo
è essere pane
per essere attraversati da un coltello.
***
***
4
{Frame}
***
{Il Fiore}
Intravvidi
un fiore circondato da recinti
cimitero familiare
ombreggiato da una luce d'oro.
Nella terra
una mappa visitata dal vento della notte.
Petali lucori vene
come il dito di Tommaso nel Costato.
Tanto è buio intorno, lui riluce.
Per i poteri conferiti a questo corpo
dichiaro la Vita un canto di cristallo.
***
5
{Oggi}
***
Si propaga il pensiero
in traiettorie nel cielo del lago
Sulla sponda tutti scatteremo la stessa foto
rapiremo la vita che sfugge
l'illusione di una non-morte
lasceremo in un cassetto un riquadro d'istante
lontano irraggiungibile istante
del battello sulla scia dello svasso
nel profumo della sera
***
6
Si emozionava al tavolo
vedendo una piccola lucertola,
schiudendosi l'uovo.
"Guarda che l'invertebrato non sente la Poesia"
Ma lui
si era illuso.
***
7
Maria Elena Danelli. La sua poetica fonde pittura, scrittura, installazione e poesia.
Milanese, nata ad Arco di Trento, scenografa teatrale laureata a Brera, passa trent’anni della
sua vita nel laboratorio “Scenografie Ercole Sormani” nato a Milano nel 1838,
collaborando con Teatri di tutto il Mondo e set cinematografici.
Nel 2013 e 2015 segue corsi di Teatro con Dario Fo, Franca Rame e Jacopo Fo alla Libera
Università di Alcatraz.
Da oltre dieci anni diventa editore indipendente con Gaetano Blaiotta creando la “Galleria
Del Disegno Nella Piccola Corte”, ospitando esposizioni artistiche e culturali e “GaEle
Edizioni” in Valcuvia, creando libri manufatti che racchiudono arte e scrittura. Presente
con sue opere in alcune plaquette delle Ed. PulcinoElefante, e con poesie in alcune
antologie poetiche (Ed. “La vita Felice”, “Nem”, “Forme Libere” e “Vagabond” di Los
Angeles). Nel 2018 esce la sua prima raccolta di poesie La corte dei Miracoli – Ventidue
fiammelle di cui due transiti (RPLibri) con prefazione di Danilo Blaiotta e un’opera di Sergio
Dangelo.
Nel giugno 2022 ha partecipato all’Edizione dell’”International Festival Poetry” all’Isola
d’Elba.
Ha illustrato testi poetici di alcune edizioni di “GaEle Edizioni”.
Presente in mostre personali e collettive nel corso della sua attività in Italia ed Estero.
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